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L`8 SETTEMBRE LIVORNO SCOPRIRÀ LA MADRE CHE
IL GRANELLO di senape Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 di mons. Alberto Ablondi er conoscere l’altro, è sempre necessario presentarsi poveri di fronte Ptipatici all’interlocutore. "Poveri" in questo caso significa non essere gli anricchi, dalle idee preconfezionate. Tale sarebbe chi si presentasse al dialogo con un bagaglio presuntuoso di conoscenze scontate , di proposte oggettive cariche di suggerimenti e di comportamenti ben definiti. Dobbiamo invece saper cogliere, attraverso l’ascolto, la creatura adolescente "in situazione", cioè nel suo delicato passaggio dal mondo del bambino al mondo dell’adulto. Sarà ascolto delle richieste esplicità, sussurrate o gridate, ma più ancora delle esigenze e delle situazioni non dette, perché inconsapevoli e non dette perché mortificate. Questo ascolto è doveroso gesto di potertà perché partecipa della virtù della carità. 30 giugno 2013 I TASSELLI PREZIOSI DI UN UNICO GRANDE PROGETTO PROGETTO CULTURALE DIOCESANO Ripercorriamo le tappe del percorso di quest’anno. Qualità culturale e partecipazione popolare, una sfida vinta NICOLA SANGIACOMO un documento condiviso da diversi consiglieri comunali, l primo flash che descrive e altri esponenti politici, di il Progetto Culturale di partiti diversi in cui sono quest’anno è la cattedrale state indicate alcune gremita per ascoltare la proposte concrete per lectio magistralis del garantire una maggiore tutela cardinale Ruini: un degli interessi della famiglia intervento teologico e riconosciuta dalla filosofico insieme che ha Costituzione italiana. Il raccolto un’attenzione documento è stato presentato straordinaria ed inaspettata. in occasione dell’incontro Si è aperto così a novembre pubblico nel quale è un anno pastorale intenso e intervenuto il professor ricco di iniziative per il Sergio Belardinelli, docente Progetto all’Università di Culturale Bologna e A tener viva diocesano. coordinatore delle Successivamente iniziative del l’attenzione l’attenzione si è Progetto culturale su tutte le spostata sul nazionale, che ha rapporto tra fede descritto i risultati iniziative e scienza che è delle più recenti del Progetto, stato trattato con indagini gli strumenti la preziosa sociologiche sul collaborazione tema della dell’ufficio di due scienziati un Comunicazioni famiglia: come Piero intervento sociali Benvenuti e prezioso che ha Valfredo Zolesi dimostrato come diocesano: che hanno la famiglia la trasmissione presentato le continui ad essere pubblicazioni il motore della televisiva, dalla casa nostra società il giornale editrice anche in un diocesano diocesana tempo in cui sono Pharus Editore: i molteplici i e la rete internet due tentativi di appuntamenti cambiarne la pubblici, uno la mattina con fisionomia tradizionale. gli studenti delle scuole L’incontro, avvenuto a superiori e l’altro il ridosso delle elezioni pomeriggio aperto a tutti, politiche di febbraio scorso, hanno dimostrato come ha visto una partecipazione anche argomenti scientifici qualificata e molto attiva da complessi, se trattati con parte dei rappresentanti passione e competenza, cittadini delle forze politiche possono diventare che si candidavano a interessanti per tutti. Chi vi governare il Paese. ha partecipato è uscito con la La fase politica successiva, convinzione che il luogo caratterizzata da una forte comune che la scienza è incertezza a livello nazionale, nemica della fede deve essere ha poi condizionato la sfatato; dall’intervento dei realizzazione a livello locale due autorevoli relatori è di quanto era stato emerso infatti che più si convenuto con il documento approfondisce la conoscenza “Livorno, amica della della realtà con criteri famiglia”. Su questo tema scientifici e più aumenta la l’ambito socio politico del fede. Progetto Culturale Lo stesso tema è stato anche continuerà a tener viva affrontato nel corso di una l’attenzione anche nei conferenza promossa, prossimi mesi quando insieme all’Ufficio Scuola, entrerà nel vivo la campagna che ha presentato le figure di politica in vista dell’elezione due illustri religiosi – della nuova amministrazione scienziati, Theilard de della città. Chardin e Stenone, due Nello stesso ambito si è uomini accomunati anche mossa anche la riflessione dal desiderio di cercare la giuridica del Progetto verità in epoche storiche Culturale che ha diverse. approfondito il tema della Sul piano socio politico crisi dell’istituto del l’attenzione si è concentrata matrimonio civile con il sul tema di un nuovo welfare contributo autorevole del amico della famiglia che ha professor Giuseppe Dalla portato all’approvazione di Torre. DI I L’accoglienza e il rispetto della vita, anche di quella più fragile, è stato al centro di alcune iniziative programmate all’interno del mese della vita che ha visto quest’anno la presentazione della figura di uno scienziato cristiano, già dichiarato servo di Dio, particolarmente sensibile all’argomento come il francese Lejeune che ha pagato con l’indifferenza del mondo scientifico la sua posizione contraria alla fecondazione in vitro e alla legalizzazione del’aborto. E’ rimasta celebre la sua frase a proposito della possibilità di trovare una cura per la sindrome di Down di cui lui stesso fu il primo scienziato a scoprirne la causa: “è uno sforzo intellettuale molto meno difficile che mandare un uomo sulla Luna”. La grande partecipazione alle celebrazioni di Santa Giulia ha concluso nel modo più popolare possibile le iniziative del Progetto Culturale, come aveva già immaginato qualche anno fa monsignor Giusti quando aveva sostenuto che un Progetto come questo non può essere solo un grande iniziativa intellettuale ma deve trovare il modo di essere significativo per tutti, riportando all’attenzione generale i temi fondamentali della fede cristiana. L’anno appena concluso può essere considerato esemplare da questo punto di vista: dalla prolusione teologica e filosofica del cardinale Ruini alla festa religiosa e popolare di Santa Giulia si è realizzato un unico grande progetto. A tener viva l’attenzione su tutte queste iniziative il grande impegno dell’ufficio Comunicazioni Sociali diocesano che, attraverso la televisione, il giornale diocesano e la rete internet, ha seguito passo passo tutte le tappe di questo percorso. Ma lo sguardo già va oltre l’anno appena passato per cominciare ad intuire i prossimi importanti appuntamenti che attendono la Chiesa livornese nel prossimo anno pastorale. Appuntamenti per i quali dovremo probabilmente utilizzare, senza timore di esagerare, l’aggettivo “storico” … ma di questo avremo modo di scrivere nelle prossime settimane. L’inaugurazione della statua della Madonna dei Popoli al porto L’8 SETTEMBRE LIVORNO SCOPRIRÀ LA MADRE CHE ACCOGLIE inalmente una data dopo mesi di attesa: l’inaugurazione ufficiale della statua della Madonna dei Popoli sarà il prossimo 8 settembre. Voluta fortemente dalle realtà portuali cittadine, in particolare dai Piloti, che per primi se ne fecero promotori durante una visita del Vescovo in Capitaneria di Porto, l’immagine di quasi 10 metri (basamento compreso) sarà finalmente collocata sulla lingua di terra tra il cantiere Azimut e l’Avvisatore (molo sopraflutto 76). In queste foto già si può vedere il basamento, che sarà ricoperto con alcune formelle di ceramica dove resteranno scritti i nomi di tutti coloro ha sostenuto l’opera, di chi vi ha materialmente lavorato, di chi ha concesso le autorizzazioni. I 145 pezzi (80 della statua e 65 del basamento) che compongono la scultura saranno incastrati sull’anima di acciaio e cemento assicurata al molo (le cui operazioni hanno impiegato più tempo del previsto, affinché tutto risultasse più sicuro e la struttura fosse ancora più resistente alla forza delle mareggiate e del vento) e poi fissati tra loro in una sorta di mosaico che andrà componendosi proprio in questi giorni d’estate. Una volta terminata, la statua sarà avvolta in un telo per proteggerla dalle intemperie e da sguardi curiosi prima dell’inaugurazione. Tutto è (quasi) pronto dunque...la data si avvicina. Sicuramente un bel modo di iniziare il prossimo anno pastorale. c.d. F Nelle foto: qui accanto il maestro Paolo Grigò con alle spalle il pilastro in cemento dove sarà costruita la statua; accanto alcuni pezzi del "mosaico", sotto il sopralluogo di ingegneri e tecnici del cantiere, la signora Gabriella Neri, moglie dell’imprenditore Piero, che ha seguito personalmente i lavori, insieme al Vescovo e a Grigò. II TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 30 giugno 2013 L’iniziativa del Centro Donna di Livorno Una rete antiviolenza n fiocco nero affisso accanto alla porta e U una piccola inserzione per dire "basta" alla violenza sulle donne. Così il Centro Donna di Livorno ha voluto ricordare le venticinque donne italiane che hanno perso la vita a partire dal primo gennaio 2013, donne vittime di una violenza trasversale che interessa tutti i paesi e tutte le fasce d’età. Venticinque anime, venticinque vite, venticinque storie le loro, eppure sono molte di più le donne vittime di violenza ogni giorno. Secondo le statistiche, nella maggior parte dei casi l’artefice è una persona conosciuta dalla donna, ma restano comunque moltissime le aggressioni improvvise consumate tra strade e parcheggi di tutte le città. “La violenza è costituita da un insieme di atti che affermano la superiorità e il possesso smodato di una persona su un’altra, fino al disconoscimento di quest’ultima” ha spiegato Serenella Frangilli, ex dirigente psicopedagogista, oggi impegnata nel centro donna come volontaria. Riconoscere la violenza è il primo passo per abbatterla e per dare un senso al disagio che avverte la vittima, in questo caso la donna. Circoscrivere la violenza è difficile, poiché le sue forme sono molteplici, e proprio a questo proposito il centro donna di Livorno (con sede in largo Strozzi n3) ha elaborato delle piccole guide dedicate alla sensibilizzazione e alla lotta contro la violenza al femminile. All’interno della guida vi è un breve ma incisivo excursus sulla violenza, e sono elencati alcuni dei comportamenti e delle situazioni tipiche di quella rosa. La matrice che accomuna questi comportamenti è la stessa, e la ritroviamo in tutte quelle azioni che vedano la donna abusata nella sua integrità, ed intesa come oggetto da possedere e violare sotto fronti fisici e psicologici. Vi è poi una parte dedicata alle ripercussioni che tali comportamenti hanno sulla vittima, e infine i recapiti dei soggetti coinvolti all’interno della rete antiviolenza livornese, di cui oltre il centro fanno parte l’agenzia ippogrifo, l’armata dei carabinieri, l’asl n6 e il Comune di Livorno. “All’interno di questa rete è possibile operare senza sporgere un’effettiva denuncia” ha spiegato la dottoressa Frangilli. Violenza sono anche le molestie, le chiamate indesiderate che molte donne continuano a ricevere da parte di colleghi, vicini di casa, ex fidanzati. Gli uomini che esercitano violenza sulle donne sono uomini comunemente insicuri e pertanto incapaci di creare con la donna un legame permanente, sano e pacifico. Conseguentemente, quando i soggetti coinvolti vivono una relazione, tra i due si può arrivare ad instaurare un meccanismo perverso, un rapporto disturbato che vede la donna schiava e vittima di quello che sa (e talvolta non sa) essere il suo problema, il suo disagio. Molte volte questi uomini sono stati a loro volta testimoni di violenza, spesso durante l’infanzia, e tendano a riprodurre da adulti situazioni già vissute precedentemente come spettatori. Per tutti gli uomini che necessitano di un aiuto per costruire e vivere un rapporto positivo con le donne è nata l’associazione "Lui", con sede a Livorno in via Pieroni n27, ed anche qui è offerto ascolto e supporto psicologico gratuito. L’associazione è aperta a tutti gli uomini che hanno trovato il coraggio e la volontà di farsi aiutare, aiutare a combattere con il proprio "no" un vero e proprio scempio sociale che va avanti da troppo tempo. Francesca Cecconi Gli incontri formativi ALLA PARROCCHIA DEI SALESIANI Dire «Dio oggi»: si può, si deve! a seconda tappa degli incontri di formazione promossi dalla parrocchia dei salesiani ha presentato, grazie alla presenza di Severino Dianich, vicario per la pastorale della cultura dell’università di Pisa e teologo di fama, i contenuti della nuova evangelizzazione che mette al primo posto l’annuncio di Cristo agli uomini di oggi. Dopo il primo incontro che ha visto l’intervento di Monsignor Giusti, il quale ha illustrato in modo vivace e avvincente i luoghi e i metodi per una nuova evangelizzazione, la presenza di Dianich, un teologo che sa farsi ascoltare, ha arricchito gli ascoltatori con la sua pacata saggezza. Partendo dalla lettura di un versetto del Salmo 119 “Lampada sui miei passi è la tua parola/luce sul mio cammino”, si è snodata una riflessione che ha avuto come perno la domanda: cosa dire di Dio oggi? Partiamo dal presupposto che il termine evangelizzazione può spesso avere un’eccessiva ampiezza di significato. In realtà, interpretandolo in senso stretto, il termine evangelizzazione indica un incontro: colui che è credente incontra chi, per svariati motivi credente non lo è, e gli comunica la sua fede. Evangelizzazione non significa quindi fornire notizie precise su Gesù Cristo, questo può farlo tranquillamente qualsiasi professore di Storia del Cristianesimo, anche se ateo. È fondamentale capire che non si comunica una conoscenza, ma la propria fede. Storicamente, nel primo millennio dopo Cristo, in Europa la trasmissione della fede era alla stregua di una mera trasmissione L Don Severino Dianich (nella foto insieme a don Gino Berto) approfondisce il tema della nuova evangelizzazione generazionale: veniva passata da padre a figlio, senza che si evangelizzasse in senso stretto. IL QUADRO ATTUALE In primis a causa dei forti movimenti migratori, per i quali gli europei non sono più massicciamente cristiani; in secondo luogo, a causa di un imponente abbandono della fede da parte di persone che in tempi passati, osteggiavano la Chiesa definendosi anticlericali; ultimo, e non meno importante fattore è il peso del compito dell’evangelizzazione che ricade sulle famiglie: oggi molte famiglie non nascono su un fondamento cristiano e questa consapevolezza fa prevedere, per il futuro, una diminuzione dei battesimi. La Chiesa deve quindi riprendere in mano la responsabilità del comunicare la fede soprattutto agli adulti. Deve riaprirsi la pagina del cristianesimo dei primi secoli, quando ogni cristiano era di fatto un evangelizzatore, nel pieno rispetto della spiritualità altrui, e si assisteva così ad un’ovvietà di espansione. Seguendo le direttive del Concilio Vaticano II, Dianich sottolinea quanto l’evangelizzazione non sia comunque un compito per soli specialisti, ma di tutto il popolo di Dio. Riguardo la posizione dei laici, si pone l’accento rispetto a quella dei sacerdoti per due motivi: il laico ha più relazioni al di fuori della cerchia della parrocchia e quindi ha più occasioni di evangelizzare rispetto a un sacerdote; i laici possono comunicare l’esperienza di fede vissuta sia in famiglia che nel lavoro, due ambiti preclusi ai preti. Lo sforzo congiunto di tutto il popolo di Dio può così arrivare a portare il messaggio del Vangelo anche a chi non crede, partendo dal presupposto fondamentale che serve un approccio sempre diverso a seconda di chi abbiamo di fronte: chi si accosta alla fede ha sempre posizioni di partenza diverse. COME COMUNICARE LA FEDE? Sicuramente attraverso il linguaggio, con la propria testimonianza di vita a anche attraverso gli aspetti simbolici rappresentati dai gesti religiosi. Non serve una preparazione specifica per evangelizzare in senso stretto: serve una manifestazione della propria fede, mostrata attraverso l’educazione dei figli, nel lavoro, nei rapporti con gli altri. Dianich rimarca con forza quanto sia importante che alla base vi sia la passione del comunicare agli altri ma soprattutto passione per la preghiera. Serve la piena coscienza, da parte di chi evangelizza, che non si comunica la propria bravura e perfezione, ma un dono fattoci da Dio. Per evangelizzare serve l’umiltà e non la presunzione di chi, di fatto, guarda i non cristiani dall’alto in basso: la fede non è merito nostro e se siamo credenti è grazie unicamente alla misericordia di Dio. COSA BISOGNA CREDERE PER ESSERE CRISTIANI I contenuti fondamentali sono pochi e tutti siamo in grado di darli. Sullo sfondo c’è il senso di Dio, il mistero dell’esistenza che viene percepito a patto che l’uomo non si faccia ingabbiare dalla presunzione di saper tutto, ma questo senso ce l’hanno anche i musulmani e gli ebrei. I cristiani puntano l’attenzione su Gesù, sul senso che Egli ha dato alla Sua vita e alla Sua morte. Gesù ha dato la vita per Dio e così è resuscitato portando nel mondo un evento nuovo. Al di là del fascino esercitato dalla figura storica del Signore, la fede è assorbire il Suo messaggio, è credere che Lui sia veramente resuscitato a vita nuova. Vangelo significa che viene il regno di Dio e questo rappresenta una speranza concreta per il mondo, perché Dio lo ama e chiama tutti a vivere un ideale più alto. La fede nella resurrezione rappresenta il vero salto di qualità del cristiano, perché è lì che si trova la vera speranza. La propria testimonianza, alla luce di questa speranza, va quindi inserita in una valutazione positiva del mondo e della vita. Lo stile cristiano del vivere è quello di rimboccarsi le maniche anche, e soprattutto, in tempi difficili. Negare la speranza, essere cristiani sfiduciati e tristi rappresenta un grave blocco per l’evangelizzazione: è la negazione stessa della fede. Benedetta Agretti ALL’ASSOCIAZIONE ABLONDI PARLA IL VESCOVO SIMONI I «Segni dei tempi»: presagi di condizioni migliori ■ DAL SINODO DIOCESANO DEL 1984 le indicazioni per «vivere il nostro tempo» ella Sala della parrocchia di Santa Rosa, dedicata a Monsignor Ablondi, si è svolto l’incontro, indetto dall’Associazione Alberto Ablondi, su uno dei temi più qualificanti del Sinodo del 1984 della Chiesa livornese: quello sui “segni dei tempi”. Relatore è stato monsignor Gastone Simoni, Vescovo emerito di Prato, che ha compiuto una rivisitazione del Sinodo, il quarto della nostra storia diocesana, in cui, nella stesura finale, un capitolo era stato dedicato “ai segni dei tempi”. Nei lavori sinodali questo tema aveva dato impulso ad un vivissimo dibattito e provocato un rapporto di dialogo dentro e fuori dalla Chiesa livornese. Fu un momento alto e significativo del Sinodo perché la stesura di quel capitolo si era avvalsa degli apporti di sensibilità diverse, ed è stato anche questo il motivo per cui si è deciso di riproporlo all’attenzione di tutti come segno di una Chiesa locale che cammina secondo le scelte del Concilio Vaticano II. Monsignor Simoni ha iniziato specificando N che il Sinodo parla esplicitamente dei “segni dei tempi” nel capitolo V e che la finalità era quella di comprendere l’uomo nella sua interezza, l’umanità concreta del nostro tempo. Nella parte “Convivere nel nostro tempo” vengono elencati sei segni dei tempi correlati da possibili scelte operative: l’aspirazione alla pace, il volontariato, la donna, i giovani, l’emergenza sociale, l’attesa di unità e di novità che c’è nel mondo. Quando si parla dei segni dei tempi è opportuno fare -ha aggiunto il Vescovo- un riferimento biblico a Matteo e Luca, quando Gesù provocato dai farisei e dai sadducei li invita ad aprire il cuore e a non abbandonarsi all’ipocrisia, perché il segno dei tempi è Lui, morto, crocifisso, risorto. Il segno dei tempi è dunque l’assolutezza della parola di Dio che si deve coniugare nella storia e con il linguaggio della gente come predicava il Padre Chenu. Papa Giovanni nella “Humanae salutis” del 1961, quindi prima dell’inizio del Concilio, evidenzia l’esistenza di “segnali” che non sono solo “errore e ma- le” e nella quale viene affermata una concezione positiva della storia, che sarà poi chiarita nel documento conciliare “Gaudium et Spes” in cui si invita a “scrutare” i segni dei tempi per comprendere il mondo in cui viviamo. In tutto questo -ha chiarito monsignor Simoni- c’è “un fondamento teologico” che si basa sulla Parola di Dio con la quale si legge il mondo, che comporta il discernimento, in quanto Dio si rivela sempre nella storia, perché grazie allo Spirito si rivelerà ogni cosa. L’azione dello Spirito dunque ci invita a capire ciò che ci proviene dagli altri, dai non credenti, non tutto quindi è male, ma è anche vero che non tutto è bene, ecco allora la grande facoltà del discernimento, bisogna saper valutare gli avvenimenti senza fare assolutizzazioni moralistiche. I segni dei tempi -ha concluso- come diceva Paolo VI, sono “presagi di condizioni migliori”. Alla conferenza è seguito il dibattito. Gianni Giovangiacomo TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 30 giugno 2013 III Per approfondire SPECIALE Scout Abbiamo chiesto inoltre a don Francesco, Paola e Andrea: perché un bambino, un ragazzo dovrebbe intraprendere il cammino dello scout? Una giungla per crescere Abbiamo incontrato i nuovi responsabili AGESCI di Livorno Paola Bartoli, Andrea Monachini e l’assistente spirituale don Francesco Fiordaliso per farci raccontare qualcosa del mondo Scout “ ...ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Procurate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di aver fatto "del vostro meglio”B.P. ueste sono, probabilmente, le parole più conosciute di Robert Baden Powell, fondatore del movimento Scout; un’associazione che nasce nel 1907 in Inghilterra e che ancora oggi "vive" in tutto il mondo grazie a circa 28 milioni di ragazzi e ragazze e 12 milioni di guide in 216 paesi del mondo, che hanno deciso di seguire le orme del militare educatore inglese. Per capire meglio questa realtà, abbiamo rivolto alcune domande ai responsabili di zona dell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) Q Sta arrivando l’estate, periodo di campeggi e di bilanci; cosa avete in programma? Quali saranno le proposte per i bambini, i ragazzi e i giovani? «A conclusione dell’anno scout, nei mesi di luglio e agosto, offriamo delle occasioni privilegiate di incontro e condivisione, differenti per ciascuna fascia di età, tenendo conto dell’attività svolta durante tutto l’anno. I Lupetti e Lupette, bambini/e dagli 8 agli 11/12 anni, vivono le Vacanze di Branco, una settimana di vita comunitaria sotto il controllo dei Capi adulti in cui i singoli bambini imparano a gestirsi, ad essere responsabili delle loro cose ed a impegnarsi in prima persona. Gli Esploratori e le Guide, i ragazzi/e dagli 11/12 ai 16 anni, sono impegnati per circa 12/15 giorni nel Campo di Reparto, interamente caratterizzato dalla vita all’aperto, con pernottamento in tenda, totalmente immersi nella natura, in cui si trovano a sperimentare il loro spirito di avventura e di adattamento. Ed infine i giovani, Rover e Scolte dai 16 ai 20/21 anni, vivono la loro Route di circa una settimana, un’occasione comunitaria in cui fanno soprattutto strada (cammino), talvolta alternata ad occasioni di servizio, e si trovano a confrontarsi e scontrarsi con i propri limiti». Quali sono invece le attività che svolgete durante l’anno? Svolgete qualche servizio particolare? «Durante tutto l’anno i nostri gruppi (8 in totale tra Livorno, Rosignano e Guasticce), svolgono programmi differenti per le diverse fasce di età. Il grande gioco dello scautismo inizia fin da bambini con tutta una serie di attività ambientate nel mondo fantastico della Giungla; attraverso il gioco i bambini si misurano continuamente con se stessi, conoscono il proprio corpo ed imparano a rapportarsi con gli altri. I ragazzi più grandi, divisi in squadriglie, svolgono varie attività ed imprese, necessarie per stimolare l’autonomia nelle scelte e lo spirito di collaborazione nell’organizzazione dei progetti intrapresi; tutto ciò alternato ad Uscite, nelle quali i Capi privilegiano il contatto con la natura, il rispetto dell’ambiente e la creazione di buone abitudini per la vita in comune. Ai giovani vengano offerte durante i momenti di incontro tutta una serie di strumenti per maturare delle scelte consapevoli, per prendersi delle responsabilità di fronte agli altri, per progettare con determinazione la propria vita; ciascuno di questi giovani viene chiamato anche a svolgere un servizio, inteso come occasione di crescita, mettendo a disposizione degli altri le proprie energie e capacità e rendendosi utile in qualunque momento sia richiesto; in particolare ciascun giovane si pone in relazione con gli altri, attraverso l’ascolto e l’attenzione per i più piccoli, i più deboli, gli emarginati. Tutta l’attività scout risponde a un progetto educativo teso a formare "l’uomo e la donna della partenza", come diciamo noi, cioè a dare ai bambini, ai ragazzi e ai giovani gli strumenti necessari per diventare buoni cittadini e buoni cristiani. Fin dall’inizio l’obbiettivo educativo è quindi quello di far arrivare i nostri ragazzi a un momento della loro vita in cui si diranno: "io scelgo di essere cristiano e scelgo di essere cittadino", è il momento della "partenza" (compiuta in genere intorno ai 21 anni) in cui i ragazzi lasciano le attività scout e vivono nella loro realtà i valori e le scelte fatte proprie durante il percorso educativo. In questo senso quindi tutto il percorso, dai lupetti fino ai Rover e Scolte, è attraversato da una forte sensibilità civica e cristiana. Parte integrante delle attività scout è quindi anche l’educazione alla fede, tutti gli strumenti del metodo educativo hanno una forte matrice spirituale e religiosa, dal gioco alle attività manuali, dalla vita di squadriglia alla presa di coscienza delle proprie capacità e qualità, dal rapporto con la natura al servizio, questi e molti altri sono strumenti educativi che hanno, tra i propri obbiettivi, quello di permettere a ciascun ragazzo di sentirsi personalmente amato e chiamato dal Signore e, quindi, di poter rispondere con gioia e responsabilità». E’ stato rinnovato il consiglio, voi siete i nuovi responsabili, che progetti avete per il futuro? «Il cammino svolto dall’ AGESCI, nella zona di Livorno, in questi ultimi anni è stato molto positivo; volto soprattutto ad incrementare la collaborazione tra i singoli gruppi della zona ed alla conoscenza ed integrazione con le altre realtà presenti nella città. Intendiamo proseguire su questa strada, in particolare nella prima parte dell’anno, rispondendo anche ad un progetto portato avanti dalla nostra Associazione a livello regionale, ci occuperemo di approfondire la conoscenza di persone e/o esperienze di azione politica, che con interventi concreti sul territorio sono portatori di "idee positive" e "slanci di cambiamento"; le nostre proposte confluiranno, insieme a quelle di tutti gli altri Capi della Toscana, all’ Indaba un incontro regionale che si svolgerà a fine settembre. Successivamente la nostra attenzione si sposterà sulla preparazione della Route Nazionale di Branca R/S, un evento a livello nazionale, che si svolgerà ad Agosto 2013 a San Rossore e che vedrà protagonisti circa 32.000 giovani dai 16 ai 20/21 anni; una grande occasione di crescita e confronto per così tanti Rover e Scolte. Inoltre vorremmo portare avanti il rapporto di comunione e collaborazione con la Chiesa Locale nella consapevolezza che, come dice il documento che raccoglie i valori e le idee di fondo dello scoutismo nell’AGESCI, il "Patto Associativo", come capi AGESCI, portando avanti il progetto educativo dello scoutismo, siamo un carisma e una spiritualità attraverso cui lo Spirito Santo contribuisce a arricchire la Chiesa, per questo motivo vorremmo renderci sempre più conto che "più facciamo bene gli scout, più contribuiamo alla crescita della Chiesa", vorremmo che questo principio fosse sempre più consapevole nei capi e nella Chiesa Locale». Martina Bonigni «Un bambino, quando entra in un gruppo scout, è semplicemente alla ricerca di un ambiente dove divertirsi ed è sicuramente incuriosito ed attratto dalle diverse e particolari attività che vengono proposte. E’ certamente più importante la scelta fatta dai genitori, che devono essere pienamente consapevoli di mandare i loro figli in un’ Associazione, il cui metodo educativo è una proposta formativa che vede i singoli come autentici protagonisti della loro crescita; tutto ciò deriva da una visione cristiana della vita, che tiene conto della globalità della persona e quindi della necessaria armonia con se stessi, con il creato, con gli altri. Uno dei problemi oggi molto diffusi, nella società in cui viviamo e anche nella Chiesa, è la difficoltà delle persone a tradurre in pratica i valori in cui dicono di credere. Questa difficoltà ha radici e cause molto diverse ma il pericolo più grosso è che non sia percepito come un problema. Lo scoutismo, attraverso il metodo educativo scout, gli strumenti e le attività che gli sono propri, vuole invece aiutare ciascuna persona a "fare quello che dice", anzi ancor meglio a "fare prima di dire". Per questo motivo una famiglia, un ragazzo, un giovane, aderendo al cammino educativo scout, ha la possibilità di far propri quegli strumenti indispensabili per tradurre, in maniera originale e secondo coscienza, i valori che riconosce come importanti per la propria vita». m.b. IV TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 30 giugno 2013 Agenda del VESCOVO Diocesi informa I giovedì nel CHIOSTRO VENERDÌ 28 GIUGNO Nella mattina, udienze laici in vescovado 20.00 incontro con l’Ordine di Malta “La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo "custodi" della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! ” (Francesco, Vescovo di Roma, 19 marzo 2013) SABATO 29 GIUGNO 10.30 S. Messa e ordinazioni presbiterali in cattedrale 18.00 S. Messa in occasione della festa patronale alla chiesa di SS. Pietro e Paolo DOMENICA 30 GIUGNO 11.30 S. Messa al Santuario di Montenero 17.30 S. Messa e consacrazione della chiesa progettata da monsignor Giusti a Casino di Terra a Volterra CHIAMATI A COSTRUIRE MARTEDÌ 2 LUGLIO Nella mattina, udienze clero in vescovado Quattro incontri per riflettere e pregare insieme la Scrittura e il Concilio a partire dall’invito del Santo Padre MERCOLEDÌ 3 LUGLIO 9.30 incontro con i vicari foranei in vescovado Nella mattina udienze laici in vescovado 18.00 visita alla comunità delle Piccole figlie di San Giovanni Gualberto a Pescia 4 luglio: Custodire il creato Elena Marini (AGESCI) Genesi 2, 4b-15 / Gaudium et Spes 37 11 luglio: Custodire ogni persona Anna Aiello (comunità di Sant’Egidio) Luca 10, 25-37 / Gaudium et Spes 27 18 luglio: Custodire Cristo nella nostra vita Franco Miano (Azione Cattolica) Luca 2, 41-51 / Gaudium et Spes 45 GIOVEDÌ 4 LUGLIO Nella mattina, udienze laici in vescovado 15.00 a Roma, incontro mondiale dei seminaristi in occasione dell’Anno della Fede 25 luglio: Custodire noi stessi Salvatore Nasca (Movimento dei Focolari) Matteo 19, 16-22 / Gaudium et Spes 14 VENERDÌ 5 LUGLIO A Roma, incontro mondiale dei seminaristi in occasione dell’Anno della Fede SABATO 6 LUGLIO 16.00 visita alla villa S.Cuore in via Numa Campi e incontro con i fedeli 18.00 S. Messa alla chiesa di S. Stefano a Castelnuovo della Misericordia DOMENICA 7 LUGLIO Visita pastorale all’isola di Gorgona Libri da LEGGERE di Mo.C. Bombardieri M., Pasinetti E. - In bilico. La separazione dei genitori raccontata dai figli.Ed. Paoline, pp.164, euro 11,00. Gli autori, affrontano con delicatezza e competenza, l’esperienza della separazione coniugale e le sue ripercussioni sulle relazioni familiari ma lo fa da un punto di vista particolare: quello dei figli. Figli di coppie separate, ormai diventati adulti che rileggono la loro esperienza con gli occhi di chi, attraverso il racconto, può dare significato alla sofferenza. Si tratta appunto di storie "in bilico", di chi, dopo aver vissuto la sofferenza e la rottura di antichi equilibri, ne ha saputi ricostruire di nuovi. Si tratta, in molti casi, di equilibri relazionali che hanno permesso di camminare su fili sospesi nel vuoto, alla ricerca di nuovi orizzonti. Le storie narrate in questo libro, si intrecciano, fino a costituire la trama che offre a chi legge, la possibilità di addentrarsi nelle pieghe del vissuto dei figli di coppie separate, rileggendo le difficoltà dei genitori a preservare il loro ruolo educativo. Ne emerge un racconto fresco e immediato, che dà voce alla fragilità e alla forza dei legami familiari. I GIOVEDì NEL CHIOSTRO 2013 Chiostro del Vescovado, via del Seminario 61, dalle ore 21.15 alle 23.00 SCOPRENDO LIVORNO 28 GIUGNO 2013 Giro in battello e Tour a piedi del BORGO REALE UCSI: L’ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI A LIVORNO con la visita guidata del Museo Diocesano L’itinerario inizia alle ore 18.00 con un tour a bordo del battello lungo i fossi medicei che circondano il Cinquecentesco Pentagono del Buontalenti . Allo sbarco, davanti alla Fortezza Nuova, accompagnati dalle guide percorrendo Via Garibaldi, entreremo nel Quartiere anticamente conosciuto come Borgo Reale, ricco di vicende storiche culturali e di tesori come il prezioso Museo Diocesano dove potremo ammirare oggetti sacri, vere e proprie opere d’arte che adornavano le chiese cittadine della Livorno porto franco e primo emporio del Mediterraneo. Per info e prenotazioni: Francesca Sorrentino - 347/2718655 C’è anche una proposta estiva di formazione per i giovani, tra le iniziative che sono state decise nella riunione di Livorno, con gli iscritti e gli amici del’Associazione, proposta che sarà inserita nel progetto di “ImmaginaLavoro”. Proprio i giovani comunicatori diventeranno sempre di più un punto di riferimento dell’attività dell’Ucsi Toscana. Alcuni di loro sono impegnati proprio in questi giorni a Trento al X Forum dell’Informazione Cattolica per la Salvaguardia del Creato, organizzato dall’associazione Greenaccord Onlus, con il supporto della Provincia Autonoma di Trento e dell’Arcidiocesi di Trento. Tema dell’edizione 2013: "Il Creato e le vie di comunicazione vecchie e nuove: cammini, incroci e reti a partire dalle Dolomiti". TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 30 giugno 2013 V er il cristiano, Gesù è “il tutto” e da qui deriva la sua magnanimità. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che la giustizia che porta Gesù è superiore a quella degli scribi, all’occhio per occhio, dente per dente. P “Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. Papa Francesco ha incentrato la sua omelia sulle sconvolgenti parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli. Quello dello schiaffo, ha osservato il Papa, “è diventato un classico per ridere dei cristiani”. Nella vita, ha detto, la “logica normale” ci insegna che “dobbiamo lottare, dobbiamo difendere il nostro posto” e se ci danno uno schiaffo “noi ne daremo due, così ci difendiamo”. Del resto, ha detto il Papa, quando consiglio ai genitori di riprendere i propri figli sempre dico: “Mai sulla guancia”, perché “la guancia è la dignità”. Gesù invece, ha proseguito, dopo lo schiaffo sulla guancia va a avanti e dice anche di dare il mantello, spogliarsi di tutto. “La giustizia che Lui porta – ha dunque affermato – è un’altra giustizia totalmente diversa dall’occhio per occhio, dente per dente. E’ un’altra giustizia”. E questo, ha osservato, lo possiamo capire quando San Paolo parla dei cristiani come “gente che non ha nulla” e “invece possiede tutto”. Ecco allora che la sicurezza cristiana è proprio in questo “tutto” che è Gesù. “Il ‘tutto’ - ha soggiunto - è Gesù Cristo. Le altre cose sono ‘nulla’ per il cristiano”. Invece, ha avvertito il Papa, “per lo spirito del mondo il ‘tutto’ sono le cose: le ricchezze, le vanità”, “avere posti in su” e “il ‘nulla’ è Gesù”. Se dunque un cristiano può camminare 100 chilometri quando gli chiedono di andare avanti per 10, “è perché per lui questo è ‘nulla’” e, con tranquillità, “può dare il mantello quando gli chiedono la tunica”. Ecco qual è allora il “segreto della magnanimità cristiana, che sempre va con la mitezza”, è il “tutto”, è Gesù Cristo: “Il cristiano è una persona che allarga il suo cuore, con questa magnanimità, perché ha il ‘tutto’, che è Gesù Cristo. Le altre cose sono il ‘nulla’. Sono buone, servono, ma nel momento del confronto sceglie sempre il ‘tutto’, con quella mitezza, quella mitezza cristiana che è il segno dei discepoli di Gesù: mitezza e magnanimità. E vivere così non è facile, perché davvero ti danno degli schiaffi, eh?, te li danno! E su tutte e due le guance. Ma, il cristiano è mite, il cristiano è magnanimo: allarga il suo cuore. Ma quando noi troviamo questi cristiani con il cuore ridotto, con il cuore rimpicciolito, che non vanno… questo non è cristianesimo: questo è Continuiamo questa settimana ad offrirvi un momento di riflessione attraverso le parole del Santo Padre egoismo, mascherato da cristianesimo”. “Il vero cristiano”, ha detto ancora, “sa risolvere questa opposizione bipolare, questa tensione tra il ‘tutto’ e il ‘nulla’, come Gesù ci aveva consigliato: ’Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e l’altro viene, poi’”: “Il Regno di Dio è il ‘tutto’, l’altro è secondario, non è principale. E tutti gli sbagli cristiani, tutti gli sbagli della Chiesa, tutti i nostri sbagli nascono di qua, quando noi diciamo al ‘nulla’ che è il ‘tutto’ e al ‘tutto’ che, mah, sembra che non conti... Seguire Gesù non è facile, non è facile. Ma neppure è difficile, perché nella strada dell’amore il Signore fa le cose in un modo che noi possiamo andare avanti; lo stesso Signore ci allarga il cuore”. E questa è la preghiera che noi dobbiamo fare, ha aggiunto, “davanti a queste proposte dello schiaffo, del mantello, dei 100 chilometri”. Dobbiamo pregare il Signore, affinché allarghi “il nostro cuore”, affinché “noi siamo magnanimi, siamo miti”, e non lottiamo “per le piccolezze, per i ‘nulla’ di ogni giorno”. “Quando uno fa un’opzione per il ‘nulla’, da quella opzione nascono gli scontri in una famiglia, nelle amicizie, con gli amici, nella società, anche; gli scontri che finiscono con la guerra: per il ‘nulla’! Il ‘nulla’ è seme di guerre, sempre. Perché è seme d’egoismo. Il ‘tutto’ è quello grande, è Gesù. Chiediamo al Signore che allarghi il nostro cuore, che ci faccia umili, miti e magnanimi, perché noi abbiamo il ‘tutto’ in Lui; e che ci difenda dal fare problemi quotidiani attorno al ‘nulla’”. Papa Francesco: perdonare i nemici ci fa assomigliare a Gesù Amare i nemici è difficile, ma è quello che ci chiede Gesù: è quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha sottolineato che per perdonare i nostri nemici, è fondamentale pregare per loro, pregare il Signore che cambi il loro cuore. Come possiamo amare i nostri nemici? Nella sua omelia, Papa Francesco ha posto delle domande lancinanti, menzionando alcuni drammi dell’umanità. Come si possono amare, si è chiesto, quanti “prendono la decisione di fare un bombardamento e ammazzare tante persone”? E ancora, come si “possono amare quelli che per amore dei soldi non lasciano che le medicine arrivino agli anziani e li lasciano morire”? O quelli che cercano soltanto “il proprio interesse, il proprio potere e fanno tanto male”? “Sembra una cosa difficile da fare amare il nemico”, ha osservato, ma Gesù ce lo chiede. La liturgia di questi giorni, ha proseguito, ci propone proprio questo “aggiornamento della legge che fa Gesù”, dalla legge del Monte Sinai alla Legge del Monte della Beatitudini. Ed ha sottolineato che tutti noi abbiamo nemici, ma infondo noi stessi possiamo diventare nemici degli altri: “Anche noi tante volte diventiamo nemici di altri: non vogliamo loro bene. E Gesù ci dice che noi dobbiamo amare i nemici! E questo non è facile! Non è facile… Anche pensiamo che Gesù ci chiede troppo! Lasciamo questo per le suore di clausura, che sono sante; lasciamo questo per qualche anima santa, ma per la vita comune questo non va. E questo deve andare! Gesù dice: ‘No, dobbiamo fare questo! Perché al contrario voi siete come i pubblicani, come i pagani. Non siete cristiani’”. Come possiamo dunque amare i nostri nemici? Gesù, ha detto Papa Francesco, "ci dice due cose": innanzitutto guardare al Padre che “fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni” e “fa piovere sui giusti e gli ingiusti”. Dio “ha amore per tutti”. E poi, ha continuato, Gesù ci dice di essere “perfetti come è perfetto il Padre Celeste”, “imitare il Padre con quella perfezione dell’amore”. Gesù, ha soggiunto, “perdona i suoi nemici”, “fa tutto per perdonarli”. Vendicarsi invece, ha avvertito, non è cristiano. Ma come possiamo dunque riuscire ad amare i nostri nemici? Pregando. “Quando uno prega per quello che ci fa soffrire – ha affermato il Papa – è come se il Signore viene con l’olio e prepara i nostri cuori alla pace”: “Pregare! E’ quello che Gesù ci consiglia: ‘Pregate per i vostri nemici! Pregate per quelli che vi perseguitano! Pregate!’. E dire a Dio: ‘Cambiagli il cuore. Ha un cuore di pietra, ma cambialo, dagli un cuore di carne, che senta bene e che ami’. Soltanto lascio questa domanda e ciascuno di noi risponde nel suo cuore: ‘Io prego per i miei nemici? Io prego per quelli che non mi vogliono bene?’ Se noi diciamo di ‘sì’, io dirò: ‘Vai avanti, prega di più, quella è una buona strada’. Se la risposta è ‘no’, il Signore dice: ‘Poveretto. Anche tu sei nemico degli altri!’. Pregare perché il Signore cambi il cuore di quelli. Anche possiamo dire: ‘Ma questo me ne ha fatta una grossa’, o questi hanno fatto cose cattive e questo impoverisce le persone, impoverisce l’umanità. E con questo argomento vogliamo portare avanti la vendetta o quell’occhio per occhio, dente per dente”. E’ vero, ha ribadito Papa Francesco, l’amore per i nemici “ci impoverisce”. Ma “ci fa poveri” come Gesù “quando è venuto da noi, si è abbassato e si è fatto povero” per noi. Qualcuno, ha osservato, potrebbe dire che questo non è un buon affare “se il nemico mi fa più povero” e certo, “secondo i criteri del mondo non è un buon affare”. Ma questa, ha detto, è “la strada che ha fatto Gesù”, che da ricco si è fatto povero per noi. In quella povertà, “in quell’abbassamento di Gesù – ha sottolineato – c’è la grazia che ci ha giustificati tutti, ci ha fatto ricchi”. E’ il “mistero di salvezza”: “Col perdono, con l’amore al nemico, noi diventiamo più poveri: l’amore ci impoverisce, ma quella povertà è seme di fecondità e di amore per gli altri. Come la povertà di Gesù è diventata grazia di salvezza per tutti noi, ricchezza… Noi che siamo oggi alla Messa, pensiamo ai nostri nemici a quelli che non ci vogliono bene: sarebbe bello che offrissimo la Messa per loro: Gesù, il sacrificio di Gesù, per loro, per loro che non ci amano. E anche per noi, perché il Signore ci insegni questa saggezza tanto difficile, ma tanto bella perché ci fa assomigliare al Padre, al nostro Padre e fa uscire il sole per tutti, buoni e cattivi. E ci fa assomigliare al Figlio, a Gesù, che nel suo abbassamento si è fatto povero per arricchirci, a noi, con la sua povertà”. Su www.toscanaoggi.it i video servizi sulle omelie di Francesco a Casa S. Marta dalla CASA È Gesù il segreto della magnanimità del cristiano S. MARTA LE OMELIE DI...PAPA FRANCESCO......... VI TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 30 giugno 2013 ALLA PARROCCHIA DI S. TERESA LA MADONNA PELLEGRINA DI FATIMA Le reliquie di Padre Pio e La vergine pellegrina del santuario di Nostra Signora di Fatima visitano la Parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù VENERDÌ 28 GIUGNO ore 17.00: arrivo reliquie Padre Pio Accoglienza e intronizzazione ore 17.15: recita S. Rosario ore 18.00: S. Messa (della solennità Ss. Pietro e Paolo) (presieduta da Fra Marciano Guarino P. Guardiano convento dei Cappuccini di Pietrelcina) SABATO 29 GIUGNO Ss Pietro e Paolo (solennità) Preghiamo per chi soffre ore 17.00: Esposizione SS. Sacramento - Preghiera di intercessione a P. Pio - Benedizione degli ammalati ore 18.00: S. Messa (presieduta da Fra Marciano Guarino P. Guardiano convento dei Cappuccini di Pietrelcina) DOMENICA 30 GIUGNO Ss. Messe ore: 8.30 - 11.00 ore 17.00: arrivo piazza 4 Repubbliche Marinare della statua Vergine Pellegrina di Fatima Accoglienza e processione verso la Chiesa ore 18.00: S. Messa DAL 1° AL 6 LUGLIO ore 17.00: recita del Santo Rosario meditato ore 18.00: S. Messa con intenzioni particolari LUNEDÌ 1 LUGLIO Preghiamo per le famiglie MARTEDÌ 2 LUGLIO Preghiamo per i governanti MERCOLEDÌ 3 LUGLIO Preghiamo per le missioni GIOVEDÌ 4 LUGLIO Preghiamo per i giovani VENERDÌ 5 LUGLIO Preghiamo per il mondo del lavoro ore 21.00: processione per le strade del Paese con la statua della Vergine percorso: P.zza della chiesa - Via del Popolo via Terracini - P.zza Monte alla Rena - Via Del Fante - Via Aurelia - Via d. E. Rivera SABATO 6 LUGLIO Preghiamo per la pace ore 21.30: CONCERTO D’ESTATE (in chiesa) Tornano i «GIOVEDÌ NEL CHIOSTRO» DEL VESCOVADO Chiamati a custodire. Per favore! Nei Giovedì nel Chiostro 2013 l’Azione Cattolica mette a tema l’esortazione di Papa Francesco invitando ospiti d’eccezione: il presidente nazionale e le altre aggregazioni laicali. Con una mostra su Frassati ome è ormai consuetudine da diversi anni, il mese di luglio per la diocesi di Livorno è sinonimo anche di Giovedì nel Chiostro, il tradizionale appuntamento di riflessione organizzato dall’Azione Cattolica nel Chiostro del Vescovado. Il tema di quest’anno sarà "Chiamati a custodire", titolo ripreso dall’omelia di inizio pontificato di Papa Francesco, tenutasi il 19 marzo 2013, in cui il vescovo di Roma così esortava i fedeli: "La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo". A partire da quest’ invito, e soprattutto dalla tenerezza di quel "per favore" del Papa, quasi a costituire un ultimo, pressante appello alla responsabilità di ogni uomo, l’Azione Cattolica ha organizzato quattro serate invitando, oltre al proprio presidente nazionale Franco Miano, alcune delle principali aggregazioni laicali presenti nella Chiesa livornese, le quali, per il loro particolare carisma, possono aiutarci a riflettere sui diversi aspetti di questa vocazione umana e cristiana alla C testi del Concilio Vaticano II, di cui la Chiesa sta celebrando il 50° del suo svolgimento. Inoltre, in occasione del primo Giovedì, il 4 di luglio, giorno in cui si ricorda la memoria del beato Pier Giorgio Frassati, sotto i portici del Chiostro sarà inaugurata una mostra che ne ripercorre la vita e che sarà visitabile in quella e nelle altre serate. Frassati è definito “il santo giovane e dei giovani”, nei 24 anni in cui è vissuto è stato giovane della Gioventù Cattolica, ramo maschile dell’Azione Cattolica dell’epoca, universitario della Fuci, militante del neonato Partito Popolare di don Sturzo, antifascista, fondatore della rivista “Pensiero Popolare”. In lui l’AC, ma non solo, trova una straordinaria testimonianza di santità laicale, in quanto manifesta che la santità è possibile per tutti, anticipando in questo quanto poi affermerà solennemente il Concilio. Tutti gli incontri si svolgeranno nel Chiostro del Vescovado di Livorno, dalle ore 21,15 alle ore 23. Gabriele Maremmani A partire da quest’invito, e soprattutto dalla tenerezza di quel “per favore” del Papa, quasi a costituire un ultimo, pressante appello alla responsabilità di ogni uomo, l’Azione Cattolica ha organizzato quattro serate "custodia" richiamata dal papa: la cura del creato e dell’ambiente, la cura del prossimo, la cura di se stessi, la cura di Cristo nella nostra vita. Ecco quindi il programma completo: 4 luglio: CUSTODIRE IL CREATO, introduce ELENA MARINI (Agesci Livorno) 11 luglio: CUSTODIRE OGNI PERSONA, introduce ANNA AIELLO (Comunità di S.Egidio) 18 luglio: CUSTODIRE CRISTO NELLA NOSTRA VITA, introduce FRANCO MIANO (Azione Cattolica) 25luglio: CUSTODIRE NOI STESSI, introduce SALVATORE NASCA (Movimento dei Focolari) Le riflessioni prenderanno spunto, oltre che dalla Scrittura, anche dai DOMENICA 7 LUGLIO Ss. Messe ore: 8.30 - 11.00 - 18.00 Nei giorni di presenza delle reliquie e della statua di Fatima la chiesa sarà aperta, perla venerazione, nel seguente orario: 8.00 - 12.00 e 15.30 - 19.30 Info: 0586/760731 Un’idea per l’estate? L’oratorio parrocchiale Consigli e accorgimenti per la terza età Alla chiesa di S. Giovanni Bosco tanti giovani si prendono cura dei più piccoli animando le loro vacanze giorno dopo giorno Estate anziani i chiama “Estate Anziani” la nuova campagna Sregionale informativa realizzata dal Servizio sanitario per prevenire i rischi legati alle ondate di calore in arrivo per le persone più fragili. La Regione Toscana ha elaborato un documento che riassume una serie di piccoli accorgimenti e consigli per star bene adatti alle persone della terza età, ma non solo. Il depliant si compone di quattro parti con delle indicazioni per ogni situazione come lo stare "In casa", "Fuori casa", "In auto" o come comportarsi con l’ "Uso dei farmaci". Se in casa è importante mantenere i locali areati, evitare l’uso del forno ed evitare alcol o caffeina, fuori dalla mura domestiche è sempre bene non uscire nelle ore centrali della giornata, vestirsi con abiti chiari di cotone e frequentare ambienti pubblici con aria condizionata. Per l’uso stesso della macchina è poi importante cambiare l’aria dell’abitacolo prima di partire, nei viaggi lunghi portarsi acqua da bere e non orientare le bocchette del climatizzatore direttamente verso le persone. Un altro capitolo importante è poi quello dei farmaci visto che per mantenere le proprie capacità devono essere conservati alle temperature riportate sulle confezioni e che soprattutto quelli destinati alla cura di ipertensione o problemi cardiovascolari, con il caldo possono potenziare il proprio effetto. Ogni decisione sulla terapia deve, in ogni caso, essere presa sempre in accordo con il proprio medico. Tutte le informazioni sul sito www.usl6.toscana.it: uando la scuola finisce inizia il meraviglioso periodo delle vacanze estive. Ma i genitori che lavorano devono affrontare il problema di dove poter lasciare i figli. Così negli ultimi anni sono nati come funghi i campi estivi proposti da agenzie di tutti i generi (sportive, educative, naturalistiche, religiose ...). Ognuno offre servizi diversi, personale qualificato, luoghi attrezzati dove i bambini possono trascorrere le calde giornate estive senza i genitori. Partendo da un’analisi di questo panorama la mente vulcanica e Q sempre in agitazione del parroco don Luciano Musi ha tirato fuori l’ennesima idea: organizziamo anche noi in parrocchia l’oratorio. Completamente gratuito, dedicato ai bambini che hanno voglia di divertirsi e ai genitori che devono lavorare, fare la spesa, qualche noiosa commissione ... o semplicemente vogliono far trascorrere ai figli qualche ora in compagnia. Così dal 12 di Giugno è partita questa nuova esperienza, ideata sì dal parroco ma attuata grazie alla preziosissima disponibilità di tanti ragazzi che hanno messo a disposizione il proprio tempo per dedicarsi ai più piccoli. Fino ad oggi l’oratorio ha avuto un grande successo: gli animatori si alternano il Lunedì, Mercoledì e Venerdì, dalle 9 alle 12.30 e intrattengono tantissimi bambini e adolescenti con tanti giochi di tutti i tipi e... piccole escursioni (i pratini di via Torino non sono poi così lontani ma è divertente andarci tutti insieme a piedi). I bambini si recano entusiasti in parrocchia, fanno amicizia, giocano in Casa del Sorriso e fuori nel campino, dipingono, cantano, e... lavorano! Il primo giorno sono stati coinvolti nel piccolo giardino adiacente casa del sorriso e lo hanno fatto con piacere, scoprendo un posto di cui tanti ignoravano anche l’esistenza! A metà mattina viene offerta una semplice merenda e poi via, verso i lidi della fantasia, verso quel mondo magico del gioco semplice e genuino che i giovanissimi animatori sanno ben strutturare andando incontro alle esigenze di tutti. E intanto mamme e babbi, nonne e nonni possono trascorrere 3 ore tranquilli, consapevoli che i propri figli e nipoti sono felici, giocano in allegria e non si annoiano. Ho parlato con gli animatori che mi hanno raccontato il loro duro lavoro: dietro tutto questo infatti c’è tanta organizzazione e non sempre è facile gestire decine di bambini di tutte le età che vorrebbero fare ognuno qualcosa di diverso. Ma noi genitori che mandiamo i nostri figli li ringraziamo di cuore e preghiamo il Signore affinché possano sempre mantenere l’allegria l’entusiasmo e il sorriso. I bimbi li amano tanto, sono loro molto affezionati. E’ un simbolico prendersi per mano: i più grandi accompagnano i più piccoli e così camminano insieme in amicizia. E’ bellissimo, grazie! Laura Marchini TOSCANA OGGI LA SETTIMANA DI LIVORNO 30 giugno 2013 VII Le conferenze dell’Associazione Borsi DUE DIVE LIVORNESI: DORIS DURANTI E VIVI GIOI icoletta Borgioli, vice presidente N dell’Associazione Culturale “Borsi”, alla Biblioteca Labronica di Villa Fabbricotti, ha OraTOUR Dalle recite natalizie in parrocchia al tour nazionale in ricordo di Madre Maria Mazzarello; la storia dei ragazzi dell’Oratorio Mondo Giovane dell’Istituto Santo Spirito DI GIULIA SARTI a prima volta sul palco era forse per la recita di Natale dell’oratorio, magari vestito da angioletto. Senza accorgersene, il tempo è passato e quel bimbo è diventato l’animatore che balla i Bans per far divertire i più piccoli. Poi, scoperto che il talento non manca, il ruolo nel musical per beneficenza. Ma agli animatori dell’Oratorio Mondo giovane dell’Istituto Santo Spirito, ancora non bastava. Finché Giulia, Anna, Chiara, Marco e Antonio, solo per fare qualche nome, che già dall’asilo giravano tra le stanze dell’oratorio, adesso girano gli Istituti Salesiani d’Italia con "Sei con noi", il musical fatto in casa sulla storia di Madre Mazzarello, Cofondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Iniziato il 6 aprile a Padova, il tour porta in giro 44 attori, animatori e ragazzi della scuola media dell’Istituto, che hanno già replicato ad Aosta, Livorno e lo scorso 26 maggio a Lecco. Prossima tappa Mornese, luogo natale di Madre Mazzarello, il 13 agosto prossimo per il confronto Italiano del Movimento Giovanile Salesiano a cui parteciperanno più di 2000 giovani provenienti da tutta Italia. Un tour vero e proprio con una carovana di una cinquantina di persone che con pullman e pulmino partono carichi di scenografia, costumi, materiale di scena, addetto alle luci e al suono e due L "mamme Margherita" tuttofare, Franca e Suor Grazia. Lo spettacolo dell’11 maggio è stato addirittura sovvenzionato dalla regione perché nel programma dei festeggiamenti dell’Istituto locale e li ha fatti viaggiare fino al teatro comunale di Aosta. "Il 26 aprile 2012racconta Matteo Pantani, responsabile dell’oratorio- per la festa mondiale per il 140° anniversario della fondazione della congregazione, ci fu chiesto di mettere su questa cosa che avevamo in testa da un po’". A tempo di record, dalla testa è passata alle mani di Matteo, che insieme all’aiuto degli animatori più grandi ha scritto la sceneggiatura. Dopo quella prima volta a Mornese, andata in onda in mondovisione su Telepace, all’Istituto di corso Mazzini arrivano alcune telefonate da altre case salesiane per riproporlo nella loro comunità. Fatica: tanta. Guadagno: zero. Almeno in termini economici. Il tempo passato a riprovare le coreografie, ripassare le battute e le canzoni, viene "ripagato" dall’accoglienza degli Istituti che offrono vitto, alloggio e trasporto. "Sono uscita dal camerino- racconta Giulia- e ho sentito un bimbo cantare l’ultima canzone dello spettacolo. Questo già mi bastava"."Diciamo che ci siamo ritrovati dentro questo tour un po’ per caso-continua Francesca- ma in modo naturale. Il lavoro che è stato fatto per la prima rappresentazione era stato massiccio. Le suore avevano cucito tanti vestiti, noi avevamo provato molto, poterlo mettere nuovamente in scena era quasi doveroso anche nei loro confronti". "La difficoltà- spiega Matteo- ma anche la bellezza, è uno spettacolo sempre diverso perché diverso il tipo di palco, le dimensioni, diversi a volte gli attori, con i ragazzi che hanno l’esame di maturità e non possono partecipare a ogni data, cosa che ogni volta ci fa ridimensionare le coreografie". "Credo- continua Francesca- che adesso che abbiamo più sicurezza tecnica, riusciamo a concentrarci ancora meglio sul messaggio sperando di saperlo trasmettere anche a chi ci guarda. Su questo ha influito la visita ai luoghi di Mornese dove Madre Mazzarello ha vissuto, che l’ha resa più vera e ci ha aiutato a sentirla più concretamente anche sul palco". E come ogni tour che si rispetti, non solo la bravura di questi ragazzi, che la preside dell’Istituto di Livorno, Suor Fiorella ringrazia alla fine dello spettacolo nel teatro dell’oratorio di corso Mazzini il 13 maggio, per il loro sorriso e la capacità di trasmettere un carisma ai giovani, ma addirittura un CD che i giovani cantanti hanno registrato negli studi di Fabrizio Brilli. "E’ diventato uno di noi e ci accompagna in giro col sacco a pelo e con la stessa pazienza che ha avuto durante la registrazione delle 12 canzoni". Scritte e arrangiate da Matteo Pantani e da Dimitri Cappagli, sono diventate un prodotto finito e di qualità dopo circa quattro mesi di registrazione. "Per i ragazzi-continua Matteo- cantare in uno studio è stata una bellissima esperienza, il prossimo passo vorrebbe essere adesso il DVD prodotto da Missioni Don Bosco con i sottotitoli nelle diverse lingue, perché possa raggiungere le case salesiane in tutto il mondo". La formula vincente che ha forse spinto gli altri Istituti a chiedere il bis in casa propria sta nell’essere un musical fatto da giovani per altri giovani, che con leggerezza trasmettono un messaggio, quello di Madre Mazzarello, ma anche una testimonianza vera dello stare insieme mettendosi al servizio degli altri. "Per il nostro oratorio continua Matteo- c’è un altro duplice scopo: per i più piccoli condividere un’esperienza con gli animatori è la spinta per molti di loro a essere i protagonisti del passaggio di testimone. Ma tutto lo sforzo, tutto l’impegno che abbiamo sempre messo è soprattutto la volontà di dire grazie a tutte quelle suore che sono sempre lì con noi, che ci hanno permesso di vivere e respirare lo spirito salesiano". Sono proprio le suore le prime fan. Loro che ricordando le parole di Madre Mazzarello "State allegre", col sorriso sulle labbra e le lacrime agli occhi nel vedere la scena della vestizione, a fine spettacolo dicono grazie a questi giovani artisti. Storie di vita parrocchiale, storie di persone che crescono dentro gli oratori, che viste da fuori appaiono comuni, semplici, per qualcuno forse addirittura banali, ma che tra vent’anni saranno forse il tema di una serata passata a chiacchierare ricordando di come questa esperienza abbia segnato il cammino di ognuno di loro. LA STORIA DI MADRE MAZZARELLO aria Domenica Mazzarello (Main per tutti), M Santa Cofondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, nasce il 9 maggio 1837 a Mornese (Al). Quando nel 1860 il paese è colpito da un’epidemia di tifo, don Pestarino chiede a Maria aiuto presso i parenti ammalati. Maria accetta, ma dopo poco si ammala. Guarita, ma indebolita dalla malattia, decide di imparare il lavoro di sarta, per aprire un piccolo laboratorio per le ragazze di Mornese che funga da strumento per insegnare loro un mestiere e avvicinarle a Dio. Don Pestarino propone allora a Maria e ad altre giovani di consacrarsi come "Figlie dell’Immacolata", predisponendo per loro una casa dove abitare insieme. Qui, nell’ottobre del 1867, iniziano a vivere in comunità. Tre anni prima, Giovanni Bosco, in visita a Mornese, aveva conosciuto Maria, ed è proprio lui nel 1872, a sceglierla come iniziatrice dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice destinando lei e le sue dieci compagne al collegio di Mornese. Nel 1879 la Casa Madre viene trasferita a Nizza Monferrato, luogo più facilmente accessibile alle linee di comunicazione di quel tempo. In questo luogo Madre Mazzarello il 14 maggio 1881, muore all’età di 44 anni. Alla sua morte, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice conta già 165 suore e 65 novizie sparse in 28 case (19 in Italia, 3 in Francia e 6 in America). tenuto l’ultima delle conferenze di Primavera indette dall’associazione intrattenendo gli ascoltatori sul tema: “Le dive livornesi del cinema Doris Duranti e Vivi Gioi”: due personalità completamente diverse sia nel fisico che nel temperamento. Doris Duranti, il cui vero nome era Dorina, ebbe una vita in cui le avventure amorose si intrecciarono con gli incontri politici che la aiutarono nella sua carriera. La Duranti, nata da una famiglia della borghesia livornese, ebbe subito la voglia di staccarsi dalla famiglia e da Livorno, aveva una ferrea volontà di imporsi e di vivere nell’agiatezza. Dapprima aveva studiato a Firenze al Collegio di Poggio Imperiale poi in quello dell’Immacolata Concezione tenendo sempre dei rapporti burrascosi con le Madri Superiori. Egocentrica, ci tramandano le cronache che alla Baracchina d’Ardenza “si allenava a puntare i cadetti”. Fidanzata con un ufficiale, si interessò poi ad un industriale della Solvay, decideva sempre lei quelli che potevano essere i suoi “bersagli”, e quello più famoso, che le aprì la strada del cinema, fu Nino Besozzi, che incontrò a Livorno durante la sua recita in “Casa di bambola”. Doris, dopo aver girato per Roma e Milano, si ritrova con Besozzi che riesce a farla incontrare con il regista Guido Brignone, da lui ottiene una piccola parte in “Ginevra degli Almieri” dove si rese protagonista di un “urlo”, così stridente che la fece conoscere a tutti. Brignone colpito anche dalla sua bellezza le fece interpretare “Vivere”. Ma furono i “film coloniali” a darle una notorietà come “Lo squadrone bianco” con Fosco Giachetti e con “Sentinelle di bronzo” (1937) ottenne una buona affermazione alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. La Duranti diventò una attrice di primo piano e negli stabilimenti cinematografici della Pisorno interpretò “Il cavaliere di Kruja” e “La figlia del Corsaro Verde”. Ci furono anche film propagandistici voluti dal fascismo, tra questi “Giarabub” di cui il regime rese obbligatoria la proiezione nelle scuole. Ospite di Villa Ciano, conobbe Alessandro Pavolini, Ministro della Cultura Popolare, personaggio controverso, creatore della rivista “Il Bargello”, del “Maggio Musicale Fiorentino”, autore di opere letterarie. Un personaggio che visse il fascismo delle origini fino alla drammatica fine, come capo delle Camicie nere nella Repubblica Sociale Italiana, fu catturato dai partigiani e messo a morte. Si prodigò fino all’ultimo per la Duranti che fece scappare in Svizzera, e successivamente in Argentina dove i rifugiati politici erano molto ben accetti. Tornata in Italia passò, come era il suo stile di vita, da un amante ad un altro, l’ultimo conosciuto sarà Mario Ferretti, noto cronista del Giro d’Italia, fece ancora film ma in tono minore e morì a Santo Domingo. La personalità di Vivi Gioi fu invece l’opposto di quello della Duranti, fu una bellezza atipica per i suoi tempi, dotata di lineamenti fini e sofisticati. Proveniva da una famiglia tradizionalista e il suo vero nome era Vivien Trumphy. Anche lei sente la città troppo stretta e desidera andare a Roma a fare del cinema, in questo pienamente appoggiata dalla madre. A Roma viene notata da Vittorio De Sica che le dà una particina nel film “Ma non è una cosa seria”, si innamora di lui ma sarà una storia breve perché De Sica si sposerà con Giulietta Rissone. Anagrammando il proprio cognome De Sica l’aveva lanciata con il nome di Vivien Diesca che poi cambiò in Vivi Gioi, interpreta quindi (1939) “Bionda sotto chiave”. Diviene una delle più apprezzate attrici del periodo dei “telefoni bianchi”, sposa e divorzia dal produttore Peppino Amato e si risposa con il notaio romano Alfredo Zanardo, testimoni di nozze saranno Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, ma anche questa unione durerà poco. Si invaghisce di Gabriele Ferzetti, lo lancia e lo fa affermare, ma le liti tra i due sono frequenti e Ferzetti l’abbandona. Un unico rimpianto: quello di non essere potuta diventare madre. Lascia poi il cinema e si afferma nel teatro interpretando il personaggio principale di “Un tram che si chiama desiderio”, l’alcool e il fumo danneggiano il suo aspetto e la fanno sembrare più vecchia. Si ritira a vita privata nella sua Villa di Fregene, una parte della quale affitta ai turisti, muore a 58 anni e le sua spoglie riposano nel Cimitero della Misericordia. Gianni Giovangiacomo VIII TOSCANA OGGI 30 giugno 2013 LA SETTIMANA DI LIVORNO