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L`8 SETTEMBRE LIVORNO SCOPRIRÀ LA MADRE CHE

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L`8 SETTEMBRE LIVORNO SCOPRIRÀ LA MADRE CHE
IL GRANELLO
di senape
Via del Seminario, 61
57122 Livorno
tel. e fax
0586/210217
[email protected]
Notiziario locale
Direttore responsabile
Andrea Fagioli
Coordinatore diocesano
Nicola Sangiacomo
Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983
di mons. Alberto Ablondi
er conoscere l’altro, è sempre necessario presentarsi poveri di fronte
Ptipatici
all’interlocutore. "Poveri" in questo caso significa non essere gli anricchi, dalle idee preconfezionate. Tale sarebbe chi si presentasse al dialogo con un bagaglio presuntuoso di conoscenze scontate ,
di proposte oggettive cariche di suggerimenti e di comportamenti ben
definiti. Dobbiamo invece saper cogliere, attraverso l’ascolto, la creatura adolescente "in situazione", cioè nel suo delicato passaggio dal
mondo del bambino al mondo dell’adulto. Sarà ascolto delle richieste esplicità, sussurrate o gridate, ma più ancora delle esigenze e delle
situazioni non dette, perché inconsapevoli e non dette perché mortificate. Questo ascolto è doveroso gesto di potertà perché partecipa della
virtù della carità.
30 giugno 2013
I TASSELLI
PREZIOSI
DI UN UNICO
GRANDE
PROGETTO
PROGETTO
CULTURALE
DIOCESANO
Ripercorriamo le tappe
del percorso di quest’anno.
Qualità culturale
e partecipazione popolare,
una sfida vinta
NICOLA SANGIACOMO
un documento condiviso da
diversi consiglieri comunali,
l primo flash che descrive
e altri esponenti politici, di
il Progetto Culturale di
partiti diversi in cui sono
quest’anno è la cattedrale
state indicate alcune
gremita per ascoltare la
proposte concrete per
lectio magistralis del
garantire una maggiore tutela
cardinale Ruini: un
degli interessi della famiglia
intervento teologico e
riconosciuta dalla
filosofico insieme che ha
Costituzione italiana. Il
raccolto un’attenzione
documento è stato presentato
straordinaria ed inaspettata.
in occasione dell’incontro
Si è aperto così a novembre
pubblico nel quale è
un anno pastorale intenso e
intervenuto il professor
ricco di iniziative per il
Sergio Belardinelli, docente
Progetto
all’Università di
Culturale
Bologna e
A tener viva
diocesano.
coordinatore delle
Successivamente
iniziative del
l’attenzione
l’attenzione si è
Progetto culturale
su tutte le
spostata sul
nazionale, che ha
rapporto tra fede
descritto i risultati
iniziative
e scienza che è
delle più recenti
del Progetto,
stato trattato con
indagini
gli strumenti
la preziosa
sociologiche sul
collaborazione
tema della
dell’ufficio
di due scienziati
un
Comunicazioni famiglia:
come Piero
intervento
sociali
Benvenuti e
prezioso che ha
Valfredo Zolesi
dimostrato come
diocesano:
che hanno
la famiglia
la trasmissione
presentato le
continui ad essere
pubblicazioni
il motore della
televisiva,
dalla casa
nostra società
il
giornale
editrice
anche in un
diocesano
diocesana
tempo in cui sono
Pharus Editore: i
molteplici i
e
la
rete
internet
due
tentativi di
appuntamenti
cambiarne la
pubblici, uno la mattina con
fisionomia tradizionale.
gli studenti delle scuole
L’incontro, avvenuto a
superiori e l’altro il
ridosso delle elezioni
pomeriggio aperto a tutti,
politiche di febbraio scorso,
hanno dimostrato come
ha visto una partecipazione
anche argomenti scientifici
qualificata e molto attiva da
complessi, se trattati con
parte dei rappresentanti
passione e competenza,
cittadini delle forze politiche
possono diventare
che si candidavano a
interessanti per tutti. Chi vi
governare il Paese.
ha partecipato è uscito con la
La fase politica successiva,
convinzione che il luogo
caratterizzata da una forte
comune che la scienza è
incertezza a livello nazionale,
nemica della fede deve essere
ha poi condizionato la
sfatato; dall’intervento dei
realizzazione a livello locale
due autorevoli relatori è
di quanto era stato
emerso infatti che più si
convenuto con il documento
approfondisce la conoscenza
“Livorno, amica della
della realtà con criteri
famiglia”. Su questo tema
scientifici e più aumenta la
l’ambito socio politico del
fede.
Progetto Culturale
Lo stesso tema è stato anche
continuerà a tener viva
affrontato nel corso di una
l’attenzione anche nei
conferenza promossa,
prossimi mesi quando
insieme all’Ufficio Scuola,
entrerà nel vivo la campagna
che ha presentato le figure di
politica in vista dell’elezione
due illustri religiosi –
della nuova amministrazione
scienziati, Theilard de
della città.
Chardin e Stenone, due
Nello stesso ambito si è
uomini accomunati anche
mossa anche la riflessione
dal desiderio di cercare la
giuridica del Progetto
verità in epoche storiche
Culturale che ha
diverse.
approfondito il tema della
Sul piano socio politico
crisi dell’istituto del
l’attenzione si è concentrata
matrimonio civile con il
sul tema di un nuovo welfare
contributo autorevole del
amico della famiglia che ha
professor Giuseppe Dalla
portato all’approvazione di
Torre.
DI
I
L’accoglienza e il rispetto
della vita, anche di quella più
fragile, è stato al centro di
alcune iniziative
programmate all’interno del
mese della vita che ha visto
quest’anno la presentazione
della figura di uno scienziato
cristiano, già dichiarato servo
di Dio, particolarmente
sensibile all’argomento come
il francese Lejeune che ha
pagato con l’indifferenza del
mondo scientifico la sua
posizione contraria alla
fecondazione in vitro e alla
legalizzazione del’aborto. E’
rimasta celebre la sua frase a
proposito della possibilità di
trovare una cura per la
sindrome di Down di cui lui
stesso fu il primo scienziato a
scoprirne la causa: “è uno
sforzo intellettuale molto
meno difficile che mandare
un uomo sulla Luna”.
La grande partecipazione alle
celebrazioni di Santa Giulia
ha concluso nel modo più
popolare possibile le
iniziative del Progetto
Culturale, come aveva già
immaginato qualche anno
fa monsignor Giusti
quando aveva sostenuto
che un Progetto come
questo non può essere solo
un grande iniziativa
intellettuale ma deve
trovare il modo di essere
significativo per tutti,
riportando all’attenzione
generale i temi
fondamentali della fede
cristiana.
L’anno appena concluso
può essere considerato
esemplare da questo punto
di vista: dalla prolusione
teologica e filosofica del
cardinale Ruini alla festa
religiosa e popolare di
Santa Giulia si è realizzato
un unico grande progetto.
A tener viva l’attenzione su
tutte queste iniziative il
grande impegno dell’ufficio
Comunicazioni Sociali
diocesano che, attraverso la
televisione, il giornale
diocesano e la rete internet,
ha seguito passo passo tutte
le tappe di questo percorso.
Ma lo sguardo già va oltre
l’anno appena passato per
cominciare ad intuire i
prossimi importanti
appuntamenti che attendono
la Chiesa livornese nel
prossimo anno pastorale.
Appuntamenti per i quali
dovremo probabilmente
utilizzare, senza timore di
esagerare, l’aggettivo
“storico” … ma di questo
avremo modo di scrivere
nelle prossime settimane.
L’inaugurazione della statua della Madonna
dei Popoli al porto
L’8 SETTEMBRE LIVORNO SCOPRIRÀ
LA MADRE CHE ACCOGLIE
inalmente una data dopo mesi di attesa: l’inaugurazione ufficiale della statua della
Madonna dei Popoli sarà il prossimo 8 settembre. Voluta fortemente dalle realtà
portuali cittadine, in particolare dai Piloti, che per primi se ne fecero promotori
durante una visita del Vescovo in Capitaneria di Porto, l’immagine di quasi 10 metri
(basamento compreso) sarà finalmente collocata sulla lingua di terra tra il cantiere Azimut
e l’Avvisatore (molo sopraflutto 76). In queste foto già si può vedere il basamento, che sarà
ricoperto con alcune formelle di ceramica dove resteranno scritti i nomi di tutti coloro ha
sostenuto l’opera, di chi vi ha materialmente lavorato, di chi ha concesso le autorizzazioni.
I 145 pezzi (80 della statua e 65 del basamento) che compongono la scultura saranno
incastrati sull’anima di acciaio e cemento assicurata al molo (le cui operazioni hanno
impiegato più tempo del previsto, affinché tutto risultasse più sicuro e la struttura fosse
ancora più resistente alla forza delle mareggiate e del vento) e poi fissati tra loro in una
sorta di mosaico che andrà componendosi proprio in questi giorni d’estate.
Una volta terminata, la statua sarà avvolta in un telo per proteggerla dalle intemperie e da
sguardi curiosi prima dell’inaugurazione.
Tutto è (quasi) pronto dunque...la data si avvicina. Sicuramente un bel modo di iniziare il
prossimo anno pastorale.
c.d.
F
Nelle foto: qui accanto il maestro Paolo Grigò
con alle spalle il pilastro in cemento dove sarà costruita
la statua; accanto alcuni pezzi del "mosaico",
sotto il sopralluogo di ingegneri e tecnici del cantiere,
la signora Gabriella Neri, moglie dell’imprenditore
Piero, che ha seguito personalmente i lavori, insieme
al Vescovo e a Grigò.
II
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
30 giugno 2013
L’iniziativa del Centro
Donna di Livorno
Una rete
antiviolenza
n fiocco nero affisso accanto alla porta e
U
una piccola inserzione per dire "basta"
alla violenza sulle donne.
Così il Centro Donna di Livorno ha voluto
ricordare le venticinque donne italiane che
hanno perso la vita a partire dal primo
gennaio 2013, donne vittime di una violenza
trasversale che interessa tutti i paesi e tutte le
fasce d’età.
Venticinque anime, venticinque vite,
venticinque storie le loro, eppure sono molte di
più le donne vittime di violenza ogni giorno.
Secondo le statistiche, nella maggior parte dei
casi l’artefice è una persona conosciuta dalla
donna, ma restano comunque moltissime le
aggressioni improvvise consumate tra strade e
parcheggi di tutte le città.
“La violenza è costituita da un insieme di atti
che affermano la superiorità e il possesso
smodato di una persona su un’altra, fino al
disconoscimento di quest’ultima” ha spiegato
Serenella Frangilli, ex dirigente
psicopedagogista, oggi impegnata nel centro
donna come volontaria.
Riconoscere la violenza è il primo passo per
abbatterla e per dare un senso al disagio che
avverte la vittima, in questo caso la donna.
Circoscrivere la violenza è difficile, poiché le
sue forme sono molteplici, e proprio a questo
proposito il centro donna di Livorno (con sede
in largo Strozzi n3) ha elaborato delle piccole
guide dedicate alla sensibilizzazione e alla
lotta contro la violenza al femminile.
All’interno della guida vi è un breve ma
incisivo excursus sulla violenza, e sono elencati
alcuni dei comportamenti e delle situazioni
tipiche di quella rosa. La matrice che
accomuna questi comportamenti è la stessa, e
la ritroviamo in tutte quelle azioni che vedano
la donna abusata nella sua integrità, ed intesa
come oggetto da possedere e violare sotto
fronti fisici e psicologici.
Vi è poi una parte dedicata alle ripercussioni
che tali comportamenti hanno sulla vittima, e
infine i recapiti dei soggetti coinvolti
all’interno della rete antiviolenza livornese, di
cui oltre il centro fanno parte l’agenzia
ippogrifo, l’armata dei carabinieri, l’asl n6 e il
Comune di Livorno.
“All’interno di questa rete è possibile operare
senza sporgere un’effettiva denuncia” ha
spiegato la dottoressa Frangilli.
Violenza sono anche le molestie, le chiamate
indesiderate che molte donne continuano a
ricevere da parte di colleghi, vicini di casa, ex
fidanzati.
Gli uomini che esercitano violenza sulle donne
sono uomini comunemente insicuri e pertanto
incapaci di creare con la donna un legame
permanente, sano e pacifico.
Conseguentemente, quando i soggetti
coinvolti vivono una relazione, tra i due si può
arrivare ad instaurare un meccanismo
perverso, un rapporto disturbato che vede la
donna schiava e vittima di quello che sa (e
talvolta non sa) essere il suo problema, il suo
disagio.
Molte volte questi uomini sono stati a loro
volta testimoni di violenza, spesso durante
l’infanzia, e tendano a riprodurre da adulti
situazioni già vissute precedentemente come
spettatori.
Per tutti gli uomini che necessitano di un aiuto
per costruire e vivere un rapporto positivo con
le donne è nata l’associazione "Lui", con sede
a Livorno in via Pieroni n27, ed anche qui è
offerto ascolto e supporto psicologico gratuito.
L’associazione è aperta a tutti gli uomini che
hanno trovato il coraggio e la volontà di farsi
aiutare, aiutare a combattere con il proprio
"no" un vero e proprio scempio sociale che va
avanti da troppo tempo.
Francesca Cecconi
Gli incontri formativi ALLA PARROCCHIA DEI SALESIANI
Dire «Dio oggi»:
si può, si deve!
a seconda tappa
degli incontri di
formazione
promossi dalla
parrocchia dei salesiani
ha presentato, grazie alla
presenza di Severino
Dianich, vicario per la
pastorale della cultura
dell’università di Pisa e
teologo di fama, i
contenuti della nuova
evangelizzazione che
mette al primo posto
l’annuncio di Cristo agli
uomini di oggi.
Dopo il primo incontro
che ha visto l’intervento
di Monsignor Giusti, il
quale ha illustrato in
modo vivace e
avvincente i luoghi e i
metodi per una nuova
evangelizzazione, la
presenza di Dianich, un
teologo che sa farsi
ascoltare, ha arricchito
gli ascoltatori con la sua
pacata saggezza.
Partendo dalla lettura di
un versetto del Salmo
119 “Lampada sui miei
passi è la tua parola/luce
sul mio cammino”, si è
snodata una riflessione
che ha avuto come
perno la domanda: cosa
dire di Dio oggi?
Partiamo dal
presupposto che il
termine
evangelizzazione può
spesso avere un’eccessiva
ampiezza di significato.
In realtà,
interpretandolo in senso
stretto, il termine
evangelizzazione indica
un incontro: colui che è
credente incontra chi,
per svariati motivi
credente non lo è, e gli
comunica la sua fede.
Evangelizzazione non
significa quindi fornire
notizie precise su Gesù
Cristo, questo può farlo
tranquillamente
qualsiasi professore di
Storia del Cristianesimo,
anche se ateo. È
fondamentale capire che
non si comunica una
conoscenza, ma la
propria fede.
Storicamente, nel primo
millennio dopo Cristo,
in Europa la
trasmissione della fede
era alla stregua di una
mera trasmissione
L
Don Severino
Dianich
(nella foto
insieme
a don Gino
Berto)
approfondisce
il tema
della nuova
evangelizzazione
generazionale: veniva
passata da padre a figlio,
senza che si
evangelizzasse in senso
stretto.
IL QUADRO ATTUALE
In primis a causa dei
forti movimenti
migratori, per i quali gli
europei non sono più
massicciamente cristiani;
in secondo luogo, a
causa di un imponente
abbandono della fede da
parte di persone che in
tempi passati,
osteggiavano la Chiesa
definendosi anticlericali;
ultimo, e non meno
importante fattore è il
peso del compito
dell’evangelizzazione
che ricade sulle famiglie:
oggi molte famiglie non
nascono su un
fondamento cristiano e
questa consapevolezza fa
prevedere, per il futuro,
una diminuzione dei
battesimi.
La Chiesa deve quindi
riprendere in mano la
responsabilità del
comunicare la fede
soprattutto agli adulti.
Deve riaprirsi la pagina
del cristianesimo dei
primi secoli, quando
ogni cristiano era di fatto
un evangelizzatore, nel
pieno rispetto della
spiritualità altrui, e si
assisteva così ad
un’ovvietà di
espansione. Seguendo le
direttive del Concilio
Vaticano II, Dianich
sottolinea quanto
l’evangelizzazione non
sia comunque un
compito per soli
specialisti, ma di tutto il
popolo di Dio. Riguardo
la posizione dei laici, si
pone l’accento rispetto a
quella dei sacerdoti per
due motivi: il laico ha
più relazioni al di fuori
della cerchia della
parrocchia e quindi ha
più occasioni di
evangelizzare rispetto a
un sacerdote; i laici
possono comunicare
l’esperienza di fede
vissuta sia in famiglia
che nel lavoro, due
ambiti preclusi ai preti.
Lo sforzo congiunto di
tutto il popolo di Dio
può così arrivare a
portare il messaggio del
Vangelo anche a chi non
crede, partendo dal
presupposto
fondamentale che serve
un approccio sempre
diverso a seconda di chi
abbiamo di fronte: chi si
accosta alla fede ha
sempre posizioni di
partenza diverse.
COME COMUNICARE
LA FEDE?
Sicuramente attraverso il
linguaggio, con la
propria testimonianza di
vita a anche attraverso gli
aspetti simbolici
rappresentati dai gesti
religiosi. Non serve una
preparazione specifica
per evangelizzare in
senso stretto: serve una
manifestazione della
propria fede, mostrata
attraverso l’educazione
dei figli, nel lavoro, nei
rapporti con gli altri.
Dianich rimarca con
forza quanto sia
importante che alla base
vi sia la passione del
comunicare agli altri ma
soprattutto passione per
la preghiera. Serve la
piena coscienza, da parte
di chi evangelizza, che
non si comunica la
propria bravura e
perfezione, ma un dono
fattoci da Dio. Per
evangelizzare serve
l’umiltà e non la
presunzione di chi, di
fatto, guarda i non
cristiani dall’alto in
basso: la fede non è
merito nostro e se siamo
credenti è grazie
unicamente alla
misericordia di Dio.
COSA BISOGNA CREDERE
PER ESSERE CRISTIANI
I contenuti
fondamentali sono
pochi e tutti siamo in
grado di darli. Sullo
sfondo c’è il senso di
Dio, il mistero
dell’esistenza che viene
percepito a patto che
l’uomo non si faccia
ingabbiare dalla
presunzione di saper
tutto, ma questo senso
ce l’hanno anche i
musulmani e gli ebrei. I
cristiani puntano
l’attenzione su Gesù, sul
senso che Egli ha dato
alla Sua vita e alla Sua
morte. Gesù ha dato la
vita per Dio e così è
resuscitato portando nel
mondo un evento
nuovo. Al di là del
fascino esercitato dalla
figura storica del Signore,
la fede è assorbire il Suo
messaggio, è credere che
Lui sia veramente
resuscitato a vita nuova.
Vangelo significa che
viene il regno di Dio e
questo rappresenta una
speranza concreta per il
mondo, perché Dio lo
ama e chiama tutti a
vivere un ideale più alto.
La fede nella
resurrezione rappresenta
il vero salto di qualità
del cristiano, perché è lì
che si trova la vera
speranza. La propria
testimonianza, alla luce
di questa speranza, va
quindi inserita in una
valutazione positiva del
mondo e della vita. Lo
stile cristiano del vivere è
quello di rimboccarsi le
maniche anche, e
soprattutto, in tempi
difficili. Negare la
speranza, essere cristiani
sfiduciati e tristi
rappresenta un grave
blocco per
l’evangelizzazione: è la
negazione stessa della
fede.
Benedetta Agretti
ALL’ASSOCIAZIONE ABLONDI PARLA IL VESCOVO SIMONI
I «Segni dei tempi»: presagi di condizioni migliori
■ DAL SINODO DIOCESANO DEL 1984 le indicazioni per «vivere il nostro tempo»
ella Sala della parrocchia di Santa
Rosa, dedicata a Monsignor Ablondi, si è svolto l’incontro, indetto
dall’Associazione Alberto Ablondi,
su uno dei temi più qualificanti del Sinodo
del 1984 della Chiesa livornese: quello sui
“segni dei tempi”. Relatore è stato monsignor
Gastone Simoni, Vescovo emerito di Prato,
che ha compiuto una rivisitazione del Sinodo, il quarto della nostra storia diocesana, in
cui, nella stesura finale, un capitolo era stato
dedicato “ai segni dei tempi”. Nei lavori sinodali questo tema aveva dato impulso ad un
vivissimo dibattito e provocato un rapporto
di dialogo dentro e fuori dalla Chiesa livornese. Fu un momento alto e significativo del
Sinodo perché la stesura di quel capitolo si
era avvalsa degli apporti di sensibilità diverse,
ed è stato anche questo il motivo per cui si è
deciso di riproporlo all’attenzione di tutti come segno di una Chiesa locale che cammina
secondo le scelte del Concilio Vaticano II.
Monsignor Simoni ha iniziato specificando
N
che il Sinodo parla esplicitamente dei “segni
dei tempi” nel capitolo V e che la finalità era
quella di comprendere l’uomo nella sua interezza, l’umanità concreta del nostro tempo.
Nella parte “Convivere nel nostro tempo”
vengono elencati sei segni dei tempi correlati
da possibili scelte operative: l’aspirazione alla
pace, il volontariato, la donna, i giovani, l’emergenza sociale, l’attesa di unità e di novità
che c’è nel mondo. Quando si parla dei segni
dei tempi è opportuno fare -ha aggiunto il Vescovo- un riferimento biblico a Matteo e Luca, quando Gesù provocato dai farisei e dai
sadducei li invita ad aprire il cuore e a non
abbandonarsi all’ipocrisia, perché il segno
dei tempi è Lui, morto, crocifisso, risorto. Il
segno dei tempi è dunque l’assolutezza della
parola di Dio che si deve coniugare nella storia e con il linguaggio della gente come predicava il Padre Chenu. Papa Giovanni nella
“Humanae salutis” del 1961, quindi prima
dell’inizio del Concilio, evidenzia l’esistenza
di “segnali” che non sono solo “errore e ma-
le” e nella quale viene affermata una concezione positiva della storia, che sarà poi chiarita nel documento conciliare “Gaudium et
Spes” in cui si invita a “scrutare” i segni dei
tempi per comprendere il mondo in cui viviamo.
In tutto questo -ha chiarito monsignor Simoni- c’è “un fondamento teologico” che si basa
sulla Parola di Dio con la quale si legge il
mondo, che comporta il discernimento, in
quanto Dio si rivela sempre nella storia, perché grazie allo Spirito si rivelerà ogni cosa.
L’azione dello Spirito dunque ci invita a capire ciò che ci proviene dagli altri, dai non credenti, non tutto quindi è male, ma è anche
vero che non tutto è bene, ecco allora la grande facoltà del discernimento, bisogna saper
valutare gli avvenimenti senza fare assolutizzazioni moralistiche. I segni dei tempi -ha
concluso- come diceva Paolo VI, sono “presagi di condizioni migliori”. Alla conferenza è
seguito il dibattito.
Gianni Giovangiacomo
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
30 giugno 2013
III
Per approfondire
SPECIALE
Scout
Abbiamo
chiesto inoltre
a don Francesco,
Paola e Andrea:
perché
un bambino,
un ragazzo
dovrebbe
intraprendere
il cammino
dello scout?
Una giungla
per crescere
Abbiamo incontrato i nuovi responsabili
AGESCI di Livorno Paola Bartoli,
Andrea Monachini e l’assistente spirituale
don Francesco Fiordaliso per farci raccontare
qualcosa del mondo Scout
“ ...ma il vero modo di essere felici
è quello di procurare la felicità agli
altri. Procurate di lasciare questo
mondo un po’ migliore di quanto
non l’avete trovato e, quando
suonerà la vostra ora di morire,
potrete morire felici nella coscienza
di non aver sprecato il vostro
tempo, ma di aver fatto "del vostro
meglio”B.P.
ueste sono,
probabilmente, le
parole più conosciute
di Robert Baden
Powell, fondatore del
movimento Scout;
un’associazione che nasce nel
1907 in Inghilterra e che ancora
oggi "vive" in tutto il mondo
grazie a circa 28 milioni di
ragazzi e ragazze e 12 milioni di
guide in 216 paesi del mondo,
che hanno deciso di seguire le
orme del militare educatore
inglese.
Per capire meglio questa realtà,
abbiamo rivolto alcune
domande ai responsabili di
zona dell’AGESCI (Associazione
Guide e Scouts Cattolici
Italiani)
Q
Sta arrivando l’estate, periodo di
campeggi e di bilanci; cosa avete
in programma? Quali saranno le
proposte per i bambini, i ragazzi
e i giovani?
«A conclusione dell’anno scout,
nei mesi di luglio e agosto,
offriamo delle occasioni
privilegiate di incontro e
condivisione, differenti per
ciascuna fascia di età, tenendo
conto dell’attività svolta durante
tutto l’anno. I Lupetti e Lupette,
bambini/e dagli 8 agli 11/12
anni, vivono le Vacanze di
Branco, una settimana di vita
comunitaria sotto il controllo
dei Capi adulti in cui i singoli
bambini imparano a gestirsi, ad
essere responsabili delle loro
cose ed a impegnarsi in prima
persona. Gli Esploratori e le
Guide, i ragazzi/e dagli 11/12 ai
16 anni, sono impegnati per
circa 12/15 giorni nel Campo di
Reparto, interamente
caratterizzato dalla vita
all’aperto, con pernottamento
in tenda, totalmente immersi
nella natura, in cui si trovano a
sperimentare il loro spirito di
avventura e di adattamento. Ed
infine i giovani, Rover e Scolte
dai 16 ai 20/21 anni, vivono la
loro Route di circa una
settimana, un’occasione
comunitaria in cui fanno
soprattutto strada (cammino),
talvolta alternata ad occasioni di
servizio, e si trovano a
confrontarsi e scontrarsi con i
propri limiti».
Quali sono invece le attività che
svolgete durante l’anno?
Svolgete qualche servizio
particolare?
«Durante tutto l’anno i nostri
gruppi (8 in totale tra Livorno,
Rosignano e Guasticce),
svolgono programmi differenti
per le diverse fasce di età. Il
grande gioco dello scautismo
inizia fin da bambini con tutta
una serie di attività ambientate
nel mondo fantastico della
Giungla; attraverso il gioco i
bambini si misurano
continuamente con se stessi,
conoscono il proprio corpo ed
imparano a rapportarsi con gli
altri. I ragazzi più grandi, divisi
in squadriglie, svolgono varie
attività ed imprese, necessarie
per stimolare l’autonomia nelle
scelte e lo spirito di
collaborazione
nell’organizzazione dei progetti
intrapresi; tutto ciò alternato ad
Uscite, nelle quali i Capi
privilegiano il contatto con la
natura, il rispetto dell’ambiente
e la creazione di buone
abitudini per la vita in comune.
Ai giovani vengano offerte
durante i momenti di incontro
tutta una serie di strumenti per
maturare delle scelte
consapevoli, per prendersi delle
responsabilità di fronte agli
altri, per progettare con
determinazione la propria vita;
ciascuno di questi giovani viene
chiamato anche a svolgere un
servizio, inteso come occasione
di crescita, mettendo a
disposizione degli altri le
proprie energie e capacità e
rendendosi utile in qualunque
momento sia richiesto; in
particolare ciascun giovane si
pone in relazione con gli altri,
attraverso l’ascolto e
l’attenzione per i più piccoli, i
più deboli, gli emarginati.
Tutta l’attività scout risponde a
un progetto educativo teso a
formare "l’uomo e la donna
della partenza", come diciamo
noi, cioè a dare ai bambini, ai
ragazzi e ai giovani gli strumenti
necessari per diventare buoni
cittadini e buoni cristiani. Fin
dall’inizio l’obbiettivo
educativo è quindi quello di far
arrivare i nostri ragazzi a un
momento della loro vita in cui
si diranno: "io scelgo di essere
cristiano e scelgo di essere
cittadino", è il momento della
"partenza" (compiuta in genere
intorno ai 21 anni) in cui i
ragazzi lasciano le attività scout
e vivono nella loro realtà i valori
e le scelte fatte proprie durante
il percorso educativo. In questo
senso quindi tutto il percorso,
dai lupetti fino ai Rover e Scolte,
è attraversato da una forte
sensibilità civica e cristiana.
Parte integrante delle attività
scout è quindi anche
l’educazione alla fede, tutti gli
strumenti del metodo educativo
hanno una forte matrice
spirituale e religiosa, dal gioco
alle attività manuali, dalla vita
di squadriglia alla presa di
coscienza delle proprie capacità
e qualità, dal rapporto con la
natura al servizio, questi e molti
altri sono strumenti educativi
che hanno, tra i propri
obbiettivi, quello di permettere
a ciascun ragazzo di sentirsi
personalmente amato e
chiamato dal Signore e, quindi,
di poter rispondere con gioia e
responsabilità».
E’ stato rinnovato il
consiglio, voi siete i nuovi
responsabili, che progetti avete
per il futuro?
«Il cammino svolto dall’
AGESCI, nella zona di Livorno,
in questi ultimi anni è stato
molto positivo; volto
soprattutto ad incrementare la
collaborazione tra i singoli
gruppi della zona ed alla
conoscenza ed integrazione con
le altre realtà presenti nella città.
Intendiamo proseguire su
questa strada, in particolare
nella prima parte dell’anno,
rispondendo anche ad un
progetto portato avanti dalla
nostra Associazione a livello
regionale, ci occuperemo di
approfondire la conoscenza di
persone e/o esperienze di
azione politica, che con
interventi concreti sul territorio
sono portatori di "idee positive"
e "slanci di cambiamento"; le
nostre proposte confluiranno,
insieme a quelle di tutti gli altri
Capi della Toscana, all’ Indaba un incontro regionale che si
svolgerà a fine settembre.
Successivamente la nostra
attenzione si sposterà sulla
preparazione della Route
Nazionale di Branca R/S, un
evento a livello nazionale, che si
svolgerà ad Agosto 2013 a San
Rossore e che vedrà protagonisti
circa 32.000 giovani dai 16 ai
20/21 anni; una grande
occasione di crescita e confronto
per così tanti Rover e Scolte.
Inoltre vorremmo portare avanti
il rapporto di comunione e
collaborazione con la Chiesa
Locale nella consapevolezza
che, come dice il documento
che raccoglie i valori e le idee di
fondo dello scoutismo
nell’AGESCI, il "Patto
Associativo", come capi
AGESCI, portando avanti il
progetto educativo dello
scoutismo, siamo un carisma e
una spiritualità attraverso cui lo
Spirito Santo contribuisce a
arricchire la Chiesa, per questo
motivo vorremmo renderci
sempre più conto che "più
facciamo bene gli scout, più
contribuiamo alla crescita della
Chiesa", vorremmo che questo
principio fosse sempre più
consapevole nei capi e nella
Chiesa Locale».
Martina Bonigni
«Un bambino, quando entra in un
gruppo scout, è semplicemente alla
ricerca di un ambiente dove divertirsi
ed è sicuramente incuriosito ed
attratto dalle diverse e particolari
attività che vengono proposte.
E’ certamente più importante la scelta
fatta dai genitori, che devono essere
pienamente consapevoli di mandare
i loro figli in un’ Associazione, il cui
metodo educativo è una proposta
formativa che vede i singoli come
autentici protagonisti della loro
crescita; tutto ciò deriva da una
visione cristiana della vita, che tiene
conto della globalità della persona e
quindi della necessaria armonia con
se stessi, con il creato, con gli altri.
Uno dei problemi oggi molto diffusi,
nella società in cui viviamo e anche
nella Chiesa, è la difficoltà delle
persone a tradurre in pratica i valori
in cui dicono di credere. Questa
difficoltà ha radici e cause molto
diverse ma il pericolo più grosso è
che non sia percepito come un
problema. Lo scoutismo, attraverso il
metodo educativo scout, gli
strumenti e le attività che gli sono
propri, vuole invece aiutare ciascuna
persona a "fare quello che dice", anzi
ancor meglio a "fare prima di dire".
Per questo motivo una famiglia, un
ragazzo, un giovane, aderendo al
cammino educativo scout, ha la
possibilità di far propri quegli
strumenti indispensabili per tradurre,
in maniera originale e secondo
coscienza, i valori che riconosce
come importanti per la propria vita».
m.b.
IV
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
30 giugno 2013
Agenda del VESCOVO
Diocesi
informa
I giovedì nel CHIOSTRO
VENERDÌ 28 GIUGNO
Nella mattina, udienze laici in vescovado
20.00 incontro con l’Ordine di Malta
“La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda
tutti. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro
che occupano ruoli di responsabilità in ambito
economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e
le donne di buona volontà: siamo "custodi" della
creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! ”
(Francesco, Vescovo di Roma, 19 marzo
2013)
SABATO 29 GIUGNO
10.30 S. Messa e ordinazioni presbiterali in cattedrale
18.00 S. Messa in occasione della festa
patronale alla chiesa di SS. Pietro e
Paolo
DOMENICA 30 GIUGNO
11.30 S. Messa al Santuario di Montenero
17.30 S. Messa e consacrazione della
chiesa progettata da monsignor Giusti
a Casino di Terra a Volterra
CHIAMATI A COSTRUIRE
MARTEDÌ 2 LUGLIO
Nella mattina, udienze clero in vescovado
Quattro incontri per riflettere e pregare insieme
la Scrittura e il Concilio a partire dall’invito del
Santo Padre
MERCOLEDÌ 3 LUGLIO
9.30 incontro con i vicari foranei in
vescovado
Nella mattina udienze laici in vescovado
18.00 visita alla comunità delle Piccole figlie di San Giovanni Gualberto a
Pescia
4 luglio: Custodire il creato
Elena Marini (AGESCI)
Genesi 2, 4b-15 / Gaudium et Spes 37
11 luglio: Custodire ogni persona
Anna Aiello (comunità di Sant’Egidio)
Luca 10, 25-37 / Gaudium et Spes 27
18 luglio: Custodire Cristo nella nostra vita
Franco Miano (Azione Cattolica)
Luca 2, 41-51 / Gaudium et Spes 45
GIOVEDÌ 4 LUGLIO
Nella mattina, udienze laici in vescovado
15.00 a Roma, incontro mondiale dei
seminaristi in occasione dell’Anno
della Fede
25 luglio: Custodire noi stessi
Salvatore Nasca (Movimento dei Focolari)
Matteo 19, 16-22 / Gaudium et Spes 14
VENERDÌ 5 LUGLIO
A Roma, incontro mondiale dei seminaristi in occasione dell’Anno della
Fede
SABATO 6 LUGLIO
16.00 visita alla villa S.Cuore in via
Numa Campi e incontro con i fedeli
18.00 S. Messa alla chiesa di S. Stefano
a Castelnuovo della Misericordia
DOMENICA 7 LUGLIO
Visita pastorale all’isola di Gorgona
Libri da LEGGERE
di Mo.C.
Bombardieri M., Pasinetti E. - In bilico. La
separazione dei genitori raccontata dai figli.Ed. Paoline, pp.164, euro 11,00.
Gli autori, affrontano con delicatezza e
competenza, l’esperienza della separazione coniugale e le sue ripercussioni sulle
relazioni familiari ma lo fa da un punto
di vista particolare: quello dei figli. Figli
di coppie separate, ormai diventati adulti
che rileggono la loro esperienza con gli
occhi di chi, attraverso il racconto, può
dare significato alla sofferenza. Si tratta
appunto di storie "in bilico", di chi, dopo
aver vissuto la sofferenza e la rottura di
antichi equilibri, ne ha saputi ricostruire
di nuovi. Si tratta, in molti casi, di equilibri relazionali che hanno permesso di
camminare su fili sospesi nel vuoto, alla
ricerca di nuovi orizzonti. Le storie narrate in questo libro, si intrecciano, fino a
costituire la trama che offre a chi legge, la
possibilità di addentrarsi nelle pieghe del
vissuto dei figli di coppie separate, rileggendo le difficoltà dei genitori a preservare il loro ruolo educativo. Ne emerge un
racconto fresco e immediato, che dà voce
alla fragilità e alla forza dei legami familiari.
I GIOVEDì NEL CHIOSTRO 2013 Chiostro
del Vescovado, via del Seminario 61, dalle
ore 21.15 alle 23.00
SCOPRENDO LIVORNO
28 GIUGNO 2013
Giro in battello e Tour a piedi
del BORGO REALE
UCSI: L’ASSEMBLEA
DEGLI ISCRITTI A LIVORNO
con la visita guidata
del Museo Diocesano
L’itinerario inizia alle ore 18.00 con un tour a
bordo del battello lungo i fossi medicei che
circondano il Cinquecentesco Pentagono del
Buontalenti .
Allo sbarco, davanti alla Fortezza Nuova,
accompagnati dalle guide percorrendo Via
Garibaldi,
entreremo nel
Quartiere
anticamente
conosciuto
come Borgo
Reale, ricco di
vicende
storiche
culturali e di
tesori come il
prezioso
Museo
Diocesano
dove potremo
ammirare
oggetti sacri,
vere e proprie
opere d’arte
che adornavano le chiese cittadine della Livorno
porto franco e primo emporio del Mediterraneo.
Per info e prenotazioni:
Francesca Sorrentino - 347/2718655
C’è anche una proposta estiva di formazione per i giovani, tra le iniziative
che sono state decise nella riunione di Livorno, con gli iscritti e gli amici
del’Associazione, proposta che sarà inserita nel progetto di
“ImmaginaLavoro”. Proprio i giovani comunicatori diventeranno sempre
di più un punto di riferimento dell’attività dell’Ucsi Toscana.
Alcuni di loro sono impegnati proprio in questi giorni a Trento al X Forum dell’Informazione Cattolica per la Salvaguardia del Creato, organizzato dall’associazione Greenaccord Onlus, con il supporto della Provincia Autonoma di Trento e dell’Arcidiocesi di Trento. Tema dell’edizione
2013: "Il Creato e le vie di comunicazione vecchie e nuove: cammini, incroci e reti a partire dalle Dolomiti".
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
30 giugno 2013
V
er il cristiano, Gesù è “il
tutto” e da qui deriva la
sua magnanimità. E’
quanto sottolineato da
Papa Francesco nella Messa di
stamani alla Casa Santa Marta.
Il Papa ha ribadito che la
giustizia che porta Gesù è
superiore a quella
degli scribi,
all’occhio per
occhio, dente per
dente.
P
“Se uno ti percuote
la guancia destra, tu
porgigli anche
l’altra”. Papa
Francesco ha
incentrato la sua
omelia sulle
sconvolgenti parole
di Gesù rivolte ai
suoi discepoli.
Quello dello
schiaffo, ha
osservato il Papa, “è
diventato un
classico per ridere
dei cristiani”. Nella
vita, ha detto, la
“logica normale” ci
insegna che
“dobbiamo lottare,
dobbiamo
difendere il nostro
posto” e se ci danno
uno schiaffo “noi ne
daremo due, così ci
difendiamo”. Del resto, ha
detto il Papa, quando
consiglio ai genitori di
riprendere i propri figli sempre
dico: “Mai sulla guancia”,
perché “la guancia è la
dignità”. Gesù invece, ha
proseguito, dopo lo schiaffo
sulla guancia va a avanti e dice
anche di dare il mantello,
spogliarsi di tutto.
“La giustizia che Lui porta – ha
dunque affermato – è un’altra
giustizia totalmente diversa
dall’occhio per occhio, dente
per dente. E’ un’altra giustizia”.
E questo, ha osservato, lo
possiamo capire quando San
Paolo parla dei cristiani come
“gente che non ha nulla” e
“invece possiede tutto”. Ecco
allora che la sicurezza cristiana
è proprio in questo “tutto” che
è Gesù. “Il ‘tutto’ - ha
soggiunto - è Gesù Cristo. Le
altre cose sono ‘nulla’ per il
cristiano”. Invece, ha avvertito
il Papa, “per lo spirito del
mondo il ‘tutto’ sono le cose:
le ricchezze, le vanità”, “avere
posti in su” e “il ‘nulla’ è
Gesù”. Se dunque un cristiano
può camminare 100 chilometri
quando gli chiedono di andare
avanti per 10, “è perché per lui
questo è ‘nulla’” e, con
tranquillità, “può dare il
mantello quando gli chiedono
la tunica”. Ecco qual è allora il
“segreto della magnanimità
cristiana, che sempre va con la
mitezza”, è il “tutto”, è Gesù
Cristo:
“Il cristiano è una persona che
allarga il suo cuore, con questa
magnanimità, perché ha il
‘tutto’, che è Gesù Cristo. Le
altre cose sono il ‘nulla’. Sono
buone, servono, ma nel
momento del confronto
sceglie sempre il ‘tutto’, con
quella mitezza, quella mitezza
cristiana che è il segno dei
discepoli di Gesù: mitezza e
magnanimità. E vivere così
non è facile, perché davvero ti
danno degli schiaffi, eh?, te li
danno! E su tutte e due le
guance. Ma, il cristiano è mite,
il cristiano è magnanimo:
allarga il suo cuore. Ma
quando noi troviamo questi
cristiani con il cuore ridotto,
con il cuore rimpicciolito, che
non vanno… questo non è
cristianesimo: questo è
Continuiamo questa settimana
ad offrirvi un momento
di riflessione attraverso le parole
del Santo Padre
egoismo, mascherato da
cristianesimo”.
“Il vero cristiano”, ha detto
ancora, “sa risolvere questa
opposizione bipolare, questa
tensione tra il ‘tutto’ e il ‘nulla’,
come Gesù ci aveva
consigliato: ’Cercate prima il
Regno di Dio e la sua giustizia,
e l’altro viene, poi’”:
“Il Regno di Dio è il ‘tutto’,
l’altro è secondario, non è
principale. E tutti gli sbagli
cristiani, tutti gli sbagli della
Chiesa, tutti i nostri sbagli
nascono di qua, quando noi
diciamo al ‘nulla’ che è il
‘tutto’ e al ‘tutto’ che, mah,
sembra che non conti...
Seguire Gesù non è facile, non
è facile. Ma neppure è difficile,
perché nella strada dell’amore
il Signore fa le cose in un
modo che noi possiamo
andare avanti; lo stesso Signore
ci allarga il cuore”.
E questa è la preghiera che noi
dobbiamo fare, ha aggiunto,
“davanti a queste proposte
dello schiaffo, del mantello,
dei 100 chilometri”. Dobbiamo
pregare il Signore, affinché
allarghi “il nostro cuore”,
affinché “noi siamo
magnanimi, siamo miti”, e
non lottiamo “per le
piccolezze, per i ‘nulla’ di ogni
giorno”.
“Quando uno fa un’opzione
per il ‘nulla’, da quella opzione
nascono gli scontri in una
famiglia, nelle amicizie, con gli
amici, nella società, anche; gli
scontri che finiscono con la
guerra: per il ‘nulla’! Il ‘nulla’ è
seme di guerre, sempre. Perché
è seme d’egoismo. Il ‘tutto’ è
quello grande, è Gesù.
Chiediamo al Signore che
allarghi il nostro cuore, che ci
faccia umili, miti e
magnanimi, perché noi
abbiamo il ‘tutto’ in Lui; e che
ci difenda dal fare problemi
quotidiani attorno al ‘nulla’”.
Papa Francesco: perdonare i
nemici ci fa assomigliare a
Gesù
Amare i nemici è difficile, ma è
quello che ci chiede Gesù: è
quanto affermato da Papa
Francesco nella Messa di
stamani alla Casa Santa Marta.
Il Papa ha sottolineato che per
perdonare i nostri nemici, è
fondamentale pregare per loro,
pregare il Signore che cambi il
loro cuore.
Come possiamo amare i nostri
nemici? Nella sua omelia,
Papa Francesco ha posto delle
domande lancinanti,
menzionando alcuni drammi
dell’umanità. Come si possono
amare, si è chiesto, quanti
“prendono la decisione di fare
un bombardamento e
ammazzare tante persone”? E
ancora, come si “possono
amare quelli che per amore dei
soldi non lasciano che le
medicine arrivino agli anziani
e li lasciano morire”? O quelli
che cercano soltanto “il
proprio interesse, il proprio
potere e fanno tanto male”?
“Sembra una cosa difficile da
fare amare il nemico”, ha
osservato, ma Gesù ce lo
chiede. La liturgia di questi
giorni, ha proseguito, ci
propone proprio questo
“aggiornamento della legge
che fa Gesù”, dalla legge del
Monte Sinai alla Legge del
Monte della Beatitudini. Ed ha
sottolineato che tutti noi
abbiamo nemici, ma infondo
noi stessi possiamo diventare
nemici degli altri:
“Anche noi tante volte
diventiamo nemici di altri:
non vogliamo loro bene. E
Gesù ci dice che noi dobbiamo
amare i nemici! E questo non è
facile! Non è facile… Anche
pensiamo che Gesù ci chiede
troppo! Lasciamo questo per le
suore di clausura, che sono
sante; lasciamo questo per
qualche anima santa, ma per la
vita comune questo non va. E
questo deve andare! Gesù dice:
‘No, dobbiamo fare questo!
Perché al contrario voi siete
come i pubblicani, come i
pagani. Non siete cristiani’”.
Come possiamo dunque
amare i nostri nemici? Gesù,
ha detto Papa Francesco, "ci
dice due cose": innanzitutto
guardare al Padre che “fa
sorgere il sole sui cattivi e sui
buoni” e “fa piovere sui giusti e
gli ingiusti”. Dio “ha amore per
tutti”. E poi, ha continuato,
Gesù ci dice di essere “perfetti
come è perfetto il Padre
Celeste”, “imitare il Padre con
quella perfezione dell’amore”.
Gesù, ha soggiunto, “perdona i
suoi nemici”, “fa tutto per
perdonarli”. Vendicarsi invece,
ha avvertito, non è cristiano.
Ma come possiamo dunque
riuscire ad amare i nostri
nemici? Pregando. “Quando
uno prega per quello che ci fa
soffrire – ha
affermato il Papa – è
come se il Signore
viene con l’olio e
prepara i nostri cuori
alla pace”:
“Pregare! E’ quello
che Gesù ci consiglia:
‘Pregate per i vostri
nemici! Pregate per
quelli che vi
perseguitano!
Pregate!’. E dire a
Dio: ‘Cambiagli il
cuore. Ha un cuore
di pietra, ma
cambialo, dagli un
cuore di carne, che
senta bene e che
ami’. Soltanto lascio
questa domanda e
ciascuno di noi
risponde nel suo
cuore: ‘Io prego per i
miei nemici? Io
prego per quelli che
non mi vogliono
bene?’ Se noi
diciamo di ‘sì’, io
dirò: ‘Vai avanti, prega di più,
quella è una buona strada’. Se
la risposta è ‘no’, il Signore
dice: ‘Poveretto. Anche tu sei
nemico degli altri!’. Pregare
perché il Signore cambi il
cuore di quelli. Anche
possiamo dire: ‘Ma questo me
ne ha fatta una grossa’, o questi
hanno fatto cose cattive e
questo impoverisce le persone,
impoverisce l’umanità. E con
questo argomento vogliamo
portare avanti la vendetta o
quell’occhio per occhio, dente
per dente”.
E’ vero, ha ribadito Papa
Francesco, l’amore per i nemici
“ci impoverisce”. Ma “ci fa
poveri” come Gesù “quando è
venuto da noi, si è abbassato e
si è fatto povero” per noi.
Qualcuno, ha osservato,
potrebbe dire che questo non è
un buon affare “se il nemico
mi fa più povero” e certo,
“secondo i criteri del mondo
non è un buon affare”. Ma
questa, ha detto, è “la strada
che ha fatto Gesù”, che da
ricco si è fatto povero per noi.
In quella povertà, “in
quell’abbassamento di Gesù –
ha sottolineato – c’è la grazia
che ci ha giustificati tutti, ci ha
fatto ricchi”. E’ il “mistero di
salvezza”:
“Col perdono, con l’amore al
nemico, noi diventiamo più
poveri: l’amore ci impoverisce,
ma quella povertà è seme di
fecondità e di amore per gli
altri. Come la povertà di Gesù
è diventata grazia di salvezza
per tutti noi, ricchezza… Noi
che siamo oggi alla Messa,
pensiamo ai nostri nemici a
quelli che non ci vogliono
bene: sarebbe bello che
offrissimo la Messa per loro:
Gesù, il sacrificio di Gesù, per
loro, per loro che non ci
amano. E anche per noi,
perché il Signore ci insegni
questa saggezza tanto difficile,
ma tanto bella perché ci fa
assomigliare al Padre, al nostro
Padre e fa uscire il sole per
tutti, buoni e cattivi. E ci fa
assomigliare al Figlio, a Gesù,
che nel suo abbassamento si è
fatto povero per arricchirci, a
noi, con la sua povertà”.
Su www.toscanaoggi.it i
video servizi sulle omelie di
Francesco a Casa S. Marta
dalla CASA
È Gesù il segreto della
magnanimità del cristiano
S. MARTA
LE OMELIE DI...PAPA FRANCESCO.........
VI
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
30 giugno 2013
ALLA PARROCCHIA DI S. TERESA
LA MADONNA
PELLEGRINA DI FATIMA
Le reliquie di Padre Pio e La vergine pellegrina del santuario di Nostra Signora di Fatima
visitano la Parrocchia di Santa Teresa del
Bambino Gesù
VENERDÌ 28 GIUGNO
ore 17.00: arrivo reliquie Padre Pio
Accoglienza e intronizzazione
ore 17.15: recita S. Rosario
ore 18.00: S. Messa
(della solennità Ss. Pietro e Paolo)
(presieduta da Fra Marciano Guarino P.
Guardiano convento dei Cappuccini di Pietrelcina)
SABATO 29 GIUGNO
Ss Pietro e Paolo (solennità)
Preghiamo per chi soffre
ore 17.00: Esposizione SS. Sacramento
- Preghiera di intercessione a P. Pio
- Benedizione degli ammalati
ore 18.00: S. Messa
(presieduta da Fra Marciano Guarino P.
Guardiano convento dei Cappuccini di Pietrelcina)
DOMENICA 30 GIUGNO
Ss. Messe ore: 8.30 - 11.00
ore 17.00: arrivo piazza 4 Repubbliche Marinare della statua Vergine Pellegrina di Fatima
Accoglienza e processione verso la Chiesa
ore 18.00: S. Messa
DAL 1° AL 6 LUGLIO
ore 17.00: recita del Santo Rosario meditato
ore 18.00: S. Messa con intenzioni particolari
LUNEDÌ 1 LUGLIO
Preghiamo per le famiglie
MARTEDÌ 2 LUGLIO
Preghiamo per i governanti
MERCOLEDÌ 3 LUGLIO
Preghiamo per le missioni
GIOVEDÌ 4 LUGLIO
Preghiamo per i giovani
VENERDÌ 5 LUGLIO
Preghiamo per il mondo del lavoro
ore 21.00: processione per le strade del Paese
con la statua della Vergine
percorso: P.zza della chiesa - Via del Popolo via Terracini - P.zza Monte alla Rena - Via Del
Fante - Via Aurelia - Via d. E. Rivera
SABATO 6 LUGLIO
Preghiamo per la pace
ore 21.30: CONCERTO D’ESTATE (in chiesa)
Tornano i «GIOVEDÌ NEL CHIOSTRO» DEL VESCOVADO
Chiamati a custodire. Per favore!
Nei Giovedì nel Chiostro
2013 l’Azione Cattolica
mette a tema l’esortazione
di Papa Francesco invitando
ospiti d’eccezione:
il presidente nazionale
e le altre aggregazioni laicali.
Con una mostra su Frassati
ome è ormai consuetudine da
diversi anni, il mese di luglio
per la diocesi di Livorno è
sinonimo anche di Giovedì nel
Chiostro, il tradizionale
appuntamento di riflessione
organizzato dall’Azione Cattolica nel
Chiostro del Vescovado.
Il tema di quest’anno sarà "Chiamati a
custodire", titolo ripreso dall’omelia
di inizio pontificato di Papa
Francesco, tenutasi il 19 marzo 2013,
in cui il vescovo di Roma così esortava
i fedeli: "La vocazione del custodire
non riguarda solamente noi cristiani,
ha una dimensione che precede e che
è semplicemente umana, riguarda
tutti. Vorrei chiedere, per favore, a tutti
coloro che occupano ruoli di
responsabilità in ambito economico,
politico o sociale, a tutti gli uomini e
le donne di buona volontà: siamo
“custodi” della creazione, del disegno
di Dio iscritto nella natura, custodi
dell’altro, dell’ambiente; non
lasciamo che segni di distruzione e di
morte accompagnino il cammino di
questo nostro mondo".
A partire da quest’ invito, e soprattutto
dalla tenerezza di quel "per favore"
del Papa, quasi a costituire un ultimo,
pressante appello alla responsabilità
di ogni uomo, l’Azione Cattolica ha
organizzato quattro serate invitando,
oltre al proprio presidente nazionale
Franco Miano, alcune delle principali
aggregazioni laicali presenti nella
Chiesa livornese, le quali, per il loro
particolare carisma, possono aiutarci a
riflettere sui diversi aspetti di questa
vocazione umana e cristiana alla
C
testi del Concilio Vaticano II,
di cui la Chiesa sta celebrando
il 50° del suo svolgimento.
Inoltre, in occasione del
primo Giovedì, il 4 di luglio,
giorno in cui si ricorda la
memoria del beato Pier
Giorgio Frassati, sotto i portici
del Chiostro sarà inaugurata
una mostra che ne ripercorre
la vita e che sarà visitabile in quella e
nelle altre serate.
Frassati è definito “il santo giovane e
dei giovani”, nei 24 anni in cui è
vissuto è stato giovane della Gioventù
Cattolica, ramo maschile dell’Azione
Cattolica dell’epoca, universitario
della Fuci, militante del neonato
Partito Popolare di don Sturzo,
antifascista, fondatore della rivista
“Pensiero Popolare”. In lui l’AC, ma
non solo, trova una straordinaria
testimonianza di santità laicale, in
quanto manifesta che la santità è
possibile per tutti, anticipando in
questo quanto poi affermerà
solennemente il Concilio.
Tutti gli incontri si svolgeranno nel
Chiostro del Vescovado di Livorno,
dalle ore 21,15 alle ore 23.
Gabriele Maremmani
A partire da quest’invito, e soprattutto
dalla tenerezza di quel “per favore”
del Papa, quasi a costituire un ultimo,
pressante appello alla responsabilità
di ogni uomo, l’Azione Cattolica
ha organizzato quattro serate
"custodia" richiamata dal papa: la
cura del creato e dell’ambiente, la cura
del prossimo, la cura di se stessi, la
cura di Cristo nella nostra vita.
Ecco quindi il programma completo:
4 luglio: CUSTODIRE IL CREATO,
introduce ELENA MARINI (Agesci
Livorno)
11 luglio: CUSTODIRE OGNI
PERSONA, introduce ANNA AIELLO
(Comunità di S.Egidio)
18 luglio: CUSTODIRE CRISTO
NELLA NOSTRA VITA, introduce
FRANCO MIANO (Azione Cattolica)
25luglio: CUSTODIRE NOI STESSI,
introduce SALVATORE NASCA
(Movimento dei Focolari)
Le riflessioni prenderanno spunto,
oltre che dalla Scrittura, anche dai
DOMENICA 7 LUGLIO
Ss. Messe ore: 8.30 - 11.00 - 18.00
Nei giorni di presenza delle reliquie e della statua
di Fatima la chiesa sarà aperta, perla venerazione, nel seguente orario:
8.00 - 12.00 e 15.30 - 19.30
Info: 0586/760731
Un’idea per l’estate?
L’oratorio parrocchiale
Consigli e accorgimenti
per la terza età
Alla chiesa
di S. Giovanni
Bosco
tanti giovani
si prendono
cura dei più
piccoli animando
le loro
vacanze giorno
dopo giorno
Estate anziani
i chiama “Estate Anziani” la nuova campagna
Sregionale
informativa realizzata dal Servizio sanitario
per prevenire i rischi legati alle ondate di
calore in arrivo per le persone più fragili. La
Regione Toscana ha elaborato un documento che
riassume una serie di piccoli accorgimenti e consigli
per star bene adatti alle persone della terza età, ma
non solo. Il depliant si compone di quattro parti con
delle indicazioni per ogni situazione come lo stare
"In casa", "Fuori casa", "In auto" o come
comportarsi con l’ "Uso dei farmaci".
Se in casa è importante mantenere i locali areati,
evitare l’uso del forno ed evitare alcol o caffeina,
fuori dalla mura domestiche è sempre bene non
uscire nelle ore centrali della giornata, vestirsi con
abiti chiari di cotone e frequentare ambienti
pubblici con aria condizionata. Per l’uso stesso
della macchina è poi importante cambiare l’aria
dell’abitacolo prima di partire, nei viaggi lunghi
portarsi acqua da bere e non orientare le bocchette
del climatizzatore direttamente verso le persone.
Un altro capitolo importante è poi quello dei
farmaci visto che per mantenere le proprie capacità
devono essere conservati alle temperature riportate
sulle confezioni e che soprattutto quelli destinati
alla cura di ipertensione o problemi cardiovascolari,
con il caldo possono potenziare il proprio effetto.
Ogni decisione sulla terapia deve, in ogni caso,
essere presa sempre in accordo con il proprio
medico.
Tutte le informazioni sul sito
www.usl6.toscana.it:
uando la
scuola finisce
inizia il
meraviglioso
periodo delle
vacanze estive. Ma i
genitori che lavorano
devono affrontare il
problema di dove poter
lasciare i figli.
Così negli ultimi anni
sono nati come funghi i
campi estivi proposti da
agenzie di tutti i generi
(sportive, educative,
naturalistiche, religiose
...). Ognuno offre
servizi diversi,
personale qualificato,
luoghi attrezzati dove i
bambini possono
trascorrere le calde
giornate estive senza i
genitori.
Partendo da un’analisi
di questo panorama la
mente vulcanica e
Q
sempre in agitazione
del parroco don
Luciano Musi ha tirato
fuori l’ennesima idea:
organizziamo anche noi
in parrocchia l’oratorio.
Completamente
gratuito, dedicato ai
bambini che hanno
voglia di divertirsi e ai
genitori che devono
lavorare, fare la spesa,
qualche noiosa
commissione ... o
semplicemente
vogliono far trascorrere
ai figli qualche ora in
compagnia.
Così dal 12 di Giugno è
partita questa nuova
esperienza, ideata sì dal
parroco ma attuata
grazie alla preziosissima
disponibilità di tanti
ragazzi che hanno
messo a disposizione il
proprio tempo per
dedicarsi ai più piccoli.
Fino ad oggi l’oratorio
ha avuto un grande
successo: gli animatori
si alternano il Lunedì,
Mercoledì e Venerdì,
dalle 9 alle 12.30 e
intrattengono tantissimi
bambini e adolescenti
con tanti giochi di tutti i
tipi e... piccole
escursioni (i pratini di
via Torino non sono poi
così lontani ma è
divertente andarci tutti
insieme a piedi).
I bambini si recano
entusiasti in parrocchia,
fanno amicizia, giocano
in Casa del Sorriso e
fuori nel campino,
dipingono, cantano, e...
lavorano! Il primo
giorno sono stati
coinvolti nel piccolo
giardino adiacente casa
del sorriso e lo hanno
fatto con piacere,
scoprendo un posto di
cui tanti ignoravano
anche l’esistenza!
A metà mattina viene
offerta una semplice
merenda e poi via, verso
i lidi della fantasia,
verso quel mondo
magico del gioco
semplice e genuino che
i giovanissimi
animatori sanno ben
strutturare andando
incontro alle esigenze di
tutti.
E intanto mamme e
babbi, nonne e nonni
possono trascorrere 3
ore tranquilli,
consapevoli che i propri
figli e nipoti sono felici,
giocano in allegria e
non si annoiano.
Ho parlato con gli
animatori che mi
hanno raccontato il loro
duro lavoro: dietro tutto
questo infatti c’è tanta
organizzazione e non
sempre è facile gestire
decine di bambini di
tutte le età che
vorrebbero fare ognuno
qualcosa di diverso.
Ma noi genitori che
mandiamo i nostri figli
li ringraziamo di cuore
e preghiamo il Signore
affinché possano
sempre mantenere
l’allegria l’entusiasmo e
il sorriso. I bimbi li
amano tanto, sono loro
molto affezionati.
E’ un simbolico
prendersi per mano: i
più grandi
accompagnano i più
piccoli e così
camminano insieme in
amicizia. E’ bellissimo,
grazie!
Laura Marchini
TOSCANA OGGI
LA SETTIMANA DI LIVORNO
30 giugno 2013
VII
Le conferenze
dell’Associazione Borsi
DUE DIVE
LIVORNESI:
DORIS DURANTI
E VIVI GIOI
icoletta Borgioli, vice presidente
N
dell’Associazione Culturale “Borsi”, alla
Biblioteca Labronica di Villa Fabbricotti, ha
OraTOUR
Dalle recite
natalizie in
parrocchia al tour
nazionale in
ricordo di Madre
Maria
Mazzarello; la
storia dei ragazzi
dell’Oratorio
Mondo Giovane
dell’Istituto Santo
Spirito
DI
GIULIA SARTI
a prima volta sul
palco era forse per
la recita di Natale
dell’oratorio,
magari vestito da
angioletto. Senza
accorgersene, il tempo è
passato e quel bimbo è
diventato l’animatore
che balla i Bans per far
divertire i più piccoli.
Poi, scoperto che il
talento non manca, il
ruolo nel musical per
beneficenza. Ma agli
animatori dell’Oratorio
Mondo giovane
dell’Istituto Santo
Spirito, ancora non
bastava.
Finché Giulia, Anna,
Chiara, Marco e
Antonio, solo per fare
qualche nome, che già
dall’asilo giravano tra le
stanze dell’oratorio,
adesso girano gli Istituti
Salesiani d’Italia con
"Sei con noi", il musical
fatto in casa sulla storia
di Madre Mazzarello,
Cofondatrice
dell’Istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice.
Iniziato il 6 aprile a
Padova, il tour porta in
giro 44 attori, animatori
e ragazzi della scuola
media dell’Istituto, che
hanno già replicato ad
Aosta, Livorno e lo
scorso 26 maggio a
Lecco. Prossima tappa
Mornese, luogo natale
di Madre Mazzarello, il
13 agosto prossimo per
il confronto Italiano del
Movimento Giovanile
Salesiano a cui
parteciperanno più di
2000 giovani
provenienti da tutta
Italia. Un tour vero e
proprio con una
carovana di una
cinquantina di persone
che con pullman e
pulmino partono
carichi di scenografia,
costumi, materiale di
scena, addetto alle luci e
al suono e due
L
"mamme Margherita"
tuttofare, Franca e Suor
Grazia.
Lo spettacolo dell’11
maggio è stato
addirittura
sovvenzionato dalla
regione perché nel
programma dei
festeggiamenti
dell’Istituto locale e li
ha fatti viaggiare fino al
teatro comunale di
Aosta.
"Il 26 aprile 2012racconta Matteo
Pantani, responsabile
dell’oratorio- per la
festa mondiale per il
140° anniversario della
fondazione della
congregazione, ci fu
chiesto di mettere su
questa cosa che
avevamo in testa da un
po’". A tempo di record,
dalla testa è passata alle
mani di Matteo, che
insieme all’aiuto degli
animatori più grandi ha
scritto la sceneggiatura.
Dopo quella prima
volta a Mornese, andata
in onda in
mondovisione su
Telepace, all’Istituto di
corso Mazzini arrivano
alcune telefonate da
altre case salesiane per
riproporlo nella loro
comunità.
Fatica: tanta. Guadagno:
zero. Almeno in termini
economici. Il tempo
passato a riprovare le
coreografie, ripassare le
battute e le canzoni,
viene "ripagato"
dall’accoglienza degli
Istituti che offrono
vitto, alloggio e
trasporto. "Sono uscita
dal camerino- racconta
Giulia- e ho sentito un
bimbo cantare l’ultima
canzone dello
spettacolo. Questo già
mi bastava"."Diciamo
che ci siamo ritrovati
dentro questo tour un
po’ per caso-continua
Francesca- ma in modo
naturale. Il lavoro che è
stato fatto per la prima
rappresentazione era
stato massiccio. Le
suore avevano cucito
tanti vestiti, noi
avevamo provato
molto, poterlo mettere
nuovamente in scena
era quasi doveroso
anche nei loro
confronti".
"La difficoltà- spiega
Matteo- ma anche la
bellezza, è uno
spettacolo sempre
diverso perché diverso il
tipo di palco, le
dimensioni, diversi a
volte gli attori, con i
ragazzi che hanno
l’esame di maturità e
non possono
partecipare a ogni data,
cosa che ogni volta ci fa
ridimensionare le
coreografie".
"Credo- continua
Francesca- che adesso
che abbiamo più
sicurezza tecnica,
riusciamo a
concentrarci ancora
meglio sul messaggio
sperando di saperlo
trasmettere anche a chi
ci guarda. Su questo ha
influito la visita ai
luoghi di Mornese dove
Madre Mazzarello ha
vissuto, che l’ha resa più
vera e ci ha aiutato a
sentirla più
concretamente anche
sul palco".
E come ogni tour che si
rispetti, non solo la
bravura di questi
ragazzi, che la preside
dell’Istituto di Livorno,
Suor Fiorella ringrazia
alla fine dello
spettacolo nel teatro
dell’oratorio di corso
Mazzini il 13 maggio,
per il loro sorriso e la
capacità di trasmettere
un carisma ai giovani,
ma addirittura un CD
che i giovani cantanti
hanno registrato negli
studi di Fabrizio Brilli.
"E’ diventato uno di noi
e ci accompagna in giro
col sacco a pelo e con la
stessa pazienza che ha
avuto durante la
registrazione delle 12
canzoni".
Scritte e arrangiate da
Matteo Pantani e da
Dimitri Cappagli, sono
diventate un prodotto
finito e di qualità dopo
circa quattro mesi di
registrazione. "Per i
ragazzi-continua
Matteo- cantare in uno
studio è stata una
bellissima esperienza, il
prossimo passo
vorrebbe essere adesso
il DVD prodotto da
Missioni Don Bosco
con i sottotitoli nelle
diverse lingue, perché
possa raggiungere le
case salesiane in tutto il
mondo".
La formula vincente che
ha forse spinto gli altri
Istituti a chiedere il bis
in casa propria sta
nell’essere un musical
fatto da giovani per altri
giovani, che con
leggerezza trasmettono
un messaggio, quello di
Madre Mazzarello, ma
anche una
testimonianza vera
dello stare insieme
mettendosi al servizio
degli altri.
"Per il nostro oratorio continua Matteo- c’è un
altro duplice scopo: per
i più piccoli condividere
un’esperienza con gli
animatori è la spinta
per molti di loro a
essere i protagonisti del
passaggio di testimone.
Ma tutto lo sforzo, tutto
l’impegno che abbiamo
sempre messo è
soprattutto la volontà di
dire grazie a tutte quelle
suore che sono sempre
lì con noi, che ci hanno
permesso di vivere e
respirare lo spirito
salesiano". Sono
proprio le suore le
prime fan. Loro che
ricordando le parole di
Madre Mazzarello
"State allegre", col
sorriso sulle labbra e le
lacrime agli occhi nel
vedere la scena della
vestizione, a fine
spettacolo dicono grazie
a questi giovani artisti.
Storie di vita
parrocchiale, storie di
persone che crescono
dentro gli oratori, che
viste da fuori appaiono
comuni, semplici, per
qualcuno forse
addirittura banali, ma
che tra vent’anni
saranno forse il tema di
una serata passata a
chiacchierare
ricordando di come
questa esperienza abbia
segnato il cammino di
ognuno di loro.
LA STORIA DI MADRE
MAZZARELLO
aria Domenica Mazzarello (Main per tutti),
M
Santa Cofondatrice dell’Istituto delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, nasce il 9 maggio 1837 a
Mornese (Al). Quando nel 1860 il paese è colpito da un’epidemia di tifo, don Pestarino chiede a
Maria aiuto presso i parenti ammalati. Maria accetta, ma dopo poco si ammala. Guarita, ma indebolita dalla malattia, decide di imparare il lavoro di sarta, per aprire un piccolo laboratorio
per le ragazze di Mornese che funga da strumento per insegnare loro un mestiere e avvicinarle a
Dio. Don Pestarino propone allora a Maria e ad
altre giovani di consacrarsi come "Figlie dell’Immacolata", predisponendo per loro una casa dove abitare insieme. Qui, nell’ottobre del 1867,
iniziano a vivere in comunità. Tre anni prima,
Giovanni Bosco, in visita a Mornese, aveva conosciuto Maria, ed è proprio lui nel 1872, a sceglierla come iniziatrice dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice destinando lei e le sue dieci compagne al collegio di Mornese. Nel 1879 la Casa
Madre viene trasferita a Nizza Monferrato, luogo
più facilmente accessibile alle linee di comunicazione di quel tempo. In questo luogo Madre
Mazzarello il 14 maggio 1881, muore all’età di
44 anni. Alla sua morte, l’Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice conta già 165 suore e 65 novizie sparse in 28 case (19 in Italia, 3 in Francia e 6
in America).
tenuto l’ultima delle conferenze di Primavera
indette dall’associazione intrattenendo gli
ascoltatori sul tema: “Le dive livornesi del
cinema Doris Duranti e Vivi Gioi”: due
personalità completamente diverse sia nel
fisico che nel temperamento.
Doris Duranti, il cui vero nome era Dorina,
ebbe una vita in cui le avventure amorose si
intrecciarono con gli incontri politici che la
aiutarono nella sua carriera. La Duranti, nata
da una famiglia della borghesia livornese,
ebbe subito la voglia di staccarsi dalla
famiglia e da Livorno, aveva una ferrea
volontà di imporsi e di vivere nell’agiatezza.
Dapprima aveva studiato a Firenze al
Collegio di Poggio Imperiale poi in quello
dell’Immacolata Concezione tenendo
sempre dei rapporti burrascosi con le Madri
Superiori. Egocentrica, ci tramandano le
cronache che alla Baracchina d’Ardenza “si
allenava a puntare i cadetti”. Fidanzata con
un ufficiale, si interessò poi ad un industriale
della Solvay, decideva sempre lei quelli che
potevano essere i suoi “bersagli”, e quello
più famoso, che le aprì la strada del cinema,
fu Nino Besozzi, che incontrò a Livorno
durante la sua recita in “Casa di bambola”.
Doris, dopo aver girato per Roma e Milano,
si ritrova con Besozzi che riesce a farla
incontrare con il regista Guido Brignone, da
lui ottiene una piccola parte in “Ginevra
degli Almieri” dove si rese protagonista di un
“urlo”, così stridente che la fece conoscere a
tutti. Brignone colpito anche dalla sua
bellezza le fece interpretare “Vivere”. Ma
furono i “film coloniali” a darle una
notorietà come “Lo squadrone bianco” con
Fosco Giachetti e con “Sentinelle di bronzo”
(1937) ottenne una buona affermazione alla
Mostra Internazionale del Cinema di
Venezia. La Duranti diventò una attrice di
primo piano e negli stabilimenti
cinematografici della Pisorno interpretò “Il
cavaliere di Kruja” e “La figlia del Corsaro
Verde”. Ci furono anche film propagandistici
voluti dal fascismo, tra questi “Giarabub” di
cui il regime rese obbligatoria la proiezione
nelle scuole. Ospite di Villa Ciano, conobbe
Alessandro Pavolini, Ministro della Cultura
Popolare, personaggio controverso, creatore
della rivista “Il Bargello”, del “Maggio
Musicale Fiorentino”, autore di opere
letterarie. Un personaggio che visse il
fascismo delle origini fino alla drammatica
fine, come capo delle Camicie nere nella
Repubblica Sociale Italiana, fu catturato dai
partigiani e messo a morte. Si prodigò fino
all’ultimo per la Duranti che fece scappare in
Svizzera, e successivamente in Argentina
dove i rifugiati politici erano molto ben
accetti. Tornata in Italia passò, come era il
suo stile di vita, da un amante ad un altro,
l’ultimo conosciuto sarà Mario Ferretti, noto
cronista del Giro d’Italia, fece ancora film ma
in tono minore e morì a Santo Domingo.
La personalità di Vivi Gioi fu invece
l’opposto di quello della Duranti, fu una
bellezza atipica per i suoi tempi, dotata di
lineamenti fini e sofisticati. Proveniva da una
famiglia tradizionalista e il suo vero nome
era Vivien Trumphy. Anche lei sente la città
troppo stretta e desidera andare a Roma a
fare del cinema, in questo pienamente
appoggiata dalla madre. A Roma viene
notata da Vittorio De Sica che le dà una
particina nel film “Ma non è una cosa seria”,
si innamora di lui ma sarà una storia breve
perché De Sica si sposerà con Giulietta
Rissone. Anagrammando il proprio cognome
De Sica l’aveva lanciata con il nome di Vivien
Diesca che poi cambiò in Vivi Gioi,
interpreta quindi (1939) “Bionda sotto
chiave”. Diviene una delle più apprezzate
attrici del periodo dei “telefoni bianchi”,
sposa e divorzia dal produttore Peppino
Amato e si risposa con il notaio romano
Alfredo Zanardo, testimoni di nozze saranno
Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, ma
anche questa unione durerà poco. Si
invaghisce di Gabriele Ferzetti, lo lancia e lo
fa affermare, ma le liti tra i due sono
frequenti e Ferzetti l’abbandona. Un unico
rimpianto: quello di non essere potuta
diventare madre. Lascia poi il cinema e si
afferma nel teatro interpretando il
personaggio principale di “Un tram che si
chiama desiderio”, l’alcool e il fumo
danneggiano il suo aspetto e la fanno
sembrare più vecchia. Si ritira a vita privata
nella sua Villa di Fregene, una parte della
quale affitta ai turisti, muore a 58 anni e le
sua spoglie riposano nel Cimitero della
Misericordia.
Gianni Giovangiacomo
VIII
TOSCANA OGGI
30 giugno 2013
LA SETTIMANA DI LIVORNO
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