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Riflessi tono forza

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Riflessi tono forza
Esame della motilità
L’indagine semeiologica esplora i seguenti parametri della
funzione motoria:
Riflessi
Il riflesso è una risposta involontaria a uno stimolo. La sua
base anatomo-funzionale è l’arco riflesso o diastaltico formato
dal recettore con la via afferente, dal centro reflessogeno e
dalla via efferente con l’organo effettore.
ƒriflessi e tono muscolare,
ƒriflessi
ƒforza muscolare,
e tono muscolare
ƒtrofismo muscolare,
ƒcoordinazione del movimento,
ƒequilibrio,
La presenza di un riflesso dipende dalla integrità dell’arco;
l’intensità di un riflesso dipende dalla regolazione
soprasegmentaria.
ƒmarcia,
ƒmotilità globale,
ƒcontrazioni, movimenti e posture patologiche.
Riflessi
I riflessi comunemente utilizzati nel corso
dell’esame neurologico clinico si dividono in
profondi
e
superficiali.
Alcuni riflessi (riflessi primitivi), presenti nei primi
mesi di vita, possono riemergere nel corso di lesioni
delle strutture soprasegmentali; sono denominati.
Esistono infine reazioni riflesse mediate dagli organi
dell’equilibrio (riflessi posturali)
posturali e dal sistema
autonomico (riflessi vegetativi).
vegetativi
In condizioni patologiche i riflessi forniscono perciò indicazioni
sulla pervietà dell’arco e sullo stato delle influenze
soprasegmentali.
Riflessi profondi: fisiologia
Sono mediati da un arco monosinaptico, bineuronico.
bineuronico
I recettori sono i fusi neuromuscolari ; la via afferente è
fornita da cellule a T dei gangli sensitivi con assone di largo
diametro che prendono contatto diretto con i motoneuroni
alfa.
L’agglomerato segmentale dei motoneuroni alfa (“pool
motoneuronale”) funge da centro reflessogeno;
reflessogeno la via
efferente è costituita dagli assoni degli stessi motoneuroni
che terminano sulle fibre striate del muscolo scheletrico.
Riflessi profondi
Fuso neuromuscolare
Riflessi profondi: semeiotica
Sono evocati dallo stiramento dei fusi, che si ottiene
percuotendo il tendine o il segmento osseo sul quale il
tendine è inserito; la risposta consiste nella contrazione
del muscolo corrispondente.
I riflessi vanno esaminati a paziente il più possibile
decontratto. Sono infatti facilitati dalla contrazione
volontaria subliminare dei muscoli corrispondenti e dalla
contrazione forzata di un territorio muscolare distante,
per esempio negli arti inferiori, quando il soggetto serra i
denti, stringe il pugno o tenta di divaricare le mani tenute
avvinghiate (manovra di Jendrassik). Similmente, la
contrazione dei muscoli degli arti inferiori facilita i riflessi
negli arti superiori.
Riflessi profondi: clinica
Riflessi profondi: clinica
In condizioni patologiche si può osservare:
1)
Riduzione o abolizione unilaterale di un riflesso. Indica
una lesione dell’arco diastaltico, a livello del nervo periferico,
delle radici o del midollo, ed è sempre sintomatica di un evento
patologico.
2)
Riduzione o abolizione bilaterale o diffusa dei riflessi. Al
contrario dell’asimmetria, il significato patologico di questo
reperto va sempre valutato nel contesto clinico. Si osserva:
2a) nelle lesioni sistemiche dei nervi periferici, che
interrompono bilateralmente l’arco o rallentano fortemente la
velocità di conduzione, disperdendo la scarica afferente; la
depressione inizia di solito dagli archi più lunghi e quindi dai
riflessi achillei;
2b) nelle lesioni estese delle radici, che interrompono la
porzione afferente o efferente dell’arco diastaltico;
2c) nelle lesioni estese del midollo, che distruggono i
motoneuroni alfa o interrompono il segmento intramidollare
dell’arco;
2d) nelle lesioni acute del sistema piramidale, che sopprimono
bruscamente le influenze facilitatrici discendenti (fase di shock
o di diaschisi); si osserva soprattutto dopo lesioni midollari e la
soppressione dei riflessi può protrarsi per più giorni o
settimane; nelle lesioni cerebellari acute i riflessi possono
essere de-pressi, ma difficilmente aboliti;
2e) nella sindrome di Adie.
Riflessi profondi: clinica
3)
Aumento
dei
riflessi.
Indica
la
soppressione
delle
influenze
inibitorie
centrali, ed è un tipico segno piramidale. La
ipereflessia si manifesta nella diminuzione
della soglia di evocazione del riflesso,
nell’allargamento
dell’area
reflessogena,
nella maggiore prontezza e ampiezza della
risposta e nell’allargamento della risposta a
muscoli
abitualmente
non
coinvolti
(diffusione del riflesso). Inoltre, un singolo
stimolo tende a provocare una risposta
ripetitiva (riflessso policinetico). Un grado
estremo di questo fenomeno è il clono.
Riflessi profondi: clinica
3) Non
è sempre agevole valutare il significato
di una ipereflessia diffusa. Solo i gradi
estremi
di
vivacità,
la
diffusione
controlaterale, la presenza di risposte
policinetiche e di clono sono indici sicuri di
un danno piramidale.
L’asimmetria ha sempre un significato
patologico; anche il contrasto fra vivacità dei
riflessi agli AAII e riflessi normali o deboli
agli AASS è indicativo di un danno del midollo
toracico (o delle aree corticali parasagittali).
Riflessi profondi
4) Inversione» di un riflesso. Una lesione focale del midollo
sopprime il riflesso segmentale e genera una ipereflessia piramidale
nei segmenti sottostanti.
Nelle lesioni focali dei segmenti C5-6 il riflesso bicipitale è
abolito da uno o ambedue i lati, ma lo stimolo meccanico diviene
efficace per il muscolo tricipite (C7-8) e per i flessori delle dita (C7Tl); si ottiene perciò, invece della flessione, l’estensione del gomito,
di solito accompagnata da flessione delle dita (“inversione
(“inversione del riflesso
bicipitale”
bicipitale”). E’ un segno molto utile di danno midollare cervicale.
cervicale.
Significato analogo (danno L2-4) possiede la scomparsa di un
rotuleo con diffusione della risposta ai muscoli adduttori e al
quadricipite femorale del lato opposto.
Riflessi superficiali
Sono mediati da un arco polisinaptico, che include
uno o più interneuroni fra via afferente ed efferente.
I recettori sono costituiti da meccanocettori e da
nocicettori della cute e delle mucose, la via afferente
da cellule a T con assone mielinico di medio e piccolo
diametro, e la via efferente dai motoneuroni alfa,
prevalentemente dei muscoli flessori.
Sono evocati da stimoli meccanici e termici, hanno
significato di difesa e provocano la retrazione del
segmento stimolato.
Riflessi superficiali
In condizioni patologiche si può osservare:
1) Riduzione o abolizione isolata di un riflesso.
riflesso. Indica, come per i
riflessi profondi, una patologia dell’arco.
dell’arco. Nelle lesioni del trigemino,
la depressione del riflesso corneale è un segno precoce e significativo:
la risposta è abolita in ambedue gli occhi quando si stimola la cornea
dal lato della lesione trigeminale, mentre è bilateralmente normale
quando si stimola la cornea dal lato sano; al contrario, se la lesione
interessa il nervo faciale, il riflesso è abolito dal lato paretico, sia
stimolando la cornea del lato paretico, sia stimolando quella del lato
sano. L’abolizione del riflesso faringeo di un lato è segno
significativo di danno del glossofaringeo e del vago; i due nervi sono
di solito colpiti assieme e il disturbo interessa quindi sia la branca
afferente che quella efferente del riflesso. Anche l’abolizione focale
di un riflesso addominale è indicativa di un danno segmentale
radicolare o midollare.
Riflessi superficiali
2) Depressione diffusa dei riflessi. Al contrario dei riflessi
profondi, i riflessi superficiali sono depressi in corso di lesioni
del sistema piramidale. La depressione unilaterale dei riflessi
addominali e del cremasterico è un segno precoce e utile di
sofferenza piramidale.
3) Aumento dei riflessi flessori degli arti inferiori. Nelle lesioni
midollari compare, accanto alla depressione dei riflessi
addominali, una iperattività dei riflessi flessori di difesa e la
stimolazione nocicettiva della pianta determina la triplice
flessione dell’arto alla caviglia, al ginocchio e all’anca. Talora
l’area reflessogena si allarga a tal punto che qualsiasi stimolo
sulla superficie dell’arto inferiore scatena la flessione massiva
degli arti, con piloerezione, sudorazione, minzione e
defecazione (riflesso di massa).
Riflessi superficiali
4) Inversione del riflesso plantare. Nel soggetto normale, dopo il
primo anno di vita, la stimolazione meccanica della pianta del
piede provoca la flesssione plantare delle dita. Nelle lesioni
piramidali lo stimolo provoca la flessione dorsale (“estensione”)
dell’alluce e lo sventagliamento delle dita (riflesso plantare in
estensione o segno di Babinski). Il fenomeno è un segno precoce e
stabile di danno piramidale ed ha una grande importanza pratica.
Indica l’allargamento del riflesso a muscoli abitualmente non
coinvolti, come l’estensore lungo dell’alluce, l’estensore lungo
delle dita e il tibiale anteriore. Sia in condizioni normali che
patologiche il riflesso piantare ha quindi il significato di una
risposta flessoria di difesa che retrae l’arto, ma il termine
«estensione» è entrato ormai definitivamente nel vocabolario
neurologico. La risposta in «estensione» è fisiologica nel primo
anno di vita, quando la mielinizzazione del fascio piramidale non è
ancora compiuta.
Tono muscolare
Il tono muscolare è la contrazione riflessa e persistente che
mantiene l’assetto posturale del corpo. E’ maggiore nei
muscoli a funzione antigravitaria (nell’uomo: i muscoli
masticatori, gli estensori del collo, i flessori degli arti
superiori e gli estensori degli arti inferiori). Il circuito
elementare che mantiene il tono è il riflesso monosinaptico,
attivato dall’azione della forza di gravità sui fusi
neuromuscolari dei muscoli antigravitari. La regolazione del
tono si attua modulando il livello di eccitabilità dell’arco
riflesso monosinaptico. Un ruolo particolare nella
regolazione del tono muscolare è svolto dalle strutture
motorie del tronco.
Di fatto, per tono muscolare si intende la sensazione di
resistenza che viene apprezzata dall’esaminatore, quando
mobilizza passivamente gli arti o il capo.
Tono muscolare
Una indicazione globale sulla distribuzione del tono è fornita
dalla valutazione dell’atteggiamento posturale nella stazione
eretta, seduta, nel decubito e durante la marcia.
Il tono distrettuale degli arti e del collo si rileva mediante la
mobilizzazione passiva dei segmenti corporei, valutando, in
assoluto e in modo comparativo ai due lati del corpo, la
resistenza al movimento passivo e la escursione massima
dell’articolazione.
Un’altra prova consiste nell’imprimere oscillazioni libere ai
segmenti, osservando l’ampiezza e la durata dell’escursione
articolare (manovra del ballottamento).
Minori informazioni fornisce la palpazione muscolare.
Ipotonia muscolare
Ipertonia muscolare
Si osserva ipotonia:
Si osserva ipertonia:
¾ nelle malattie del muscolo che riducono la forza contrattile
delle fibre muscolari (per es., nelle miopatie congenite);
¾ nelle lesioni segmentali che bloccano i meccanismi locali
inibitori del riflesso monosinaptico e provocano spasmi (per
es., nel tetano, nell’avvelenamento da stricnina, ecc.;)
¾nelle lesioni segmentali che interrompono il riflesso
monosinaptico alla base del tono muscolare (malattie dei
nervi periferici e delle radici, estese distruzioni dei
motoneuroni);
¾nelle lesioni soprasegmentali che deprimono il livello di
attività del riflesso monosinaptico, come nella fase iniziale
delle lesioni piramidali acute (fase di shock),
¾ o che attivano i riflessi di difesa (per es., nella sindrome da
irritazione meningea);
¾ e, più di frequente, nelle lesioni dei circuiti soprasegmentali
inibitori del riflesso monosinaptico: spasticità, rigidità
estrapiramidale, rigidità decorticata, rigidità decerebrata,
paratonia.
¾nella sindrome coreica e
¾nella sindrome cerebellare.
Spasticità
L’ipertono interessa prevalentemente
i muscoli antigravitari (flessori,
adduttori e rotatori interni degli arti
superiori; estensori e adduttori degli
inferiori); è poco evidente durante
dislocazioni lente dell’articolazione,
mentre, quando il movimento è
effettuato rapidamente, la resistenza
aumenta bruscamente nella fase
iniziale e cede altrettanto
bruscamente nella fase finale della
escursione articolare, generando una
sensazione simile alla chiusura di un
coltello a serramanico (fenomeno del
temperino); è tipica della sindrome
piramidale
Rigidità
L’ipertono è distribuito in maniera
relativamente uniforme in tutti i
muscoli (anche se prevale nei flessori)
e la resistenza al movimento passivo
non cambia con il variare della
velocità né con il grado della
escursione articolare. Genera
l’impressione di un giunto troppo
stretto (rigidità cerea); a volte è
interrotta da cedimenti ritmici, come
se l’articolazione fosse costituita da un
ingranaggio dentato (fenomeno della
ruota dentata di Negro); inoltre
aumenta durante un movimento
attivo di un altro segmento. E’ tipica
della sindrome parkinsoniana.
Quando la lesione separa il
tronco dal resto dell’encefalo, il
tono risulta regolato solamente
dalle strutture troncali. Se la
lesione risparmia il mesencefalo,
l’influenza moderatrice del
nucleo rosso sul tono estensorio
vestibolare determina una
distribuzione del tono
relativamente fisiologica, con
estensione degli arti inferiori e
flessione degli arti superiori
(rigidità decorticata).
decorticata).
Se invece la lesione coinvolge il mesencefalo e mette fuori
funzione il nucleo rosso, emerge il livello integrativo vestibolare,
che si traduce in un aumento del tono estensorio della nuca e dei
quattro arti e in una postura estensoria forzata (rigidità
decerebrata).
decerebrata
DEFICIT DI FORZA
Reale o soggettivo
Correlato a patologie non neurologiche
Costante o fluttuante
Diffuso o localizzato
Progressivo o no
Storia familiare positiva
DEFICIT DI FORZA
Sindrome muscolare
Sindrome neuromuscolare
Sindrome periferica
Sindrome centrale
Esame della motilità
L’indagine semeiologica esplora i seguenti parametri della
funzione motoria:
ƒriflessi e tono muscolare,
ƒforza muscolare,
ƒtrofismo muscolare,
ƒcoordinazione del movimento,
ƒequilibrio,
ƒmarcia,
ƒmotilità globale,
ƒcontrazioni, movimenti e posture patologiche.
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