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Iniziativa popolare
Servetschs dal parlament Argomentario Pro 12.074 Basta con l’IVA discriminatoria per la ristorazione! Iniziativa popolare Vo t a z i o n e p o p o l a re d e l 2 8 . 0 9 . 2 0 1 4 Biblioteca del Parlamento Servizi del Parlamento Bibliothèque du Parlement du Parlement Parlamentsbibliothek Services Dokumentation Documentation Documentazione Parlamentsdienste I seguenti argomenti sono stati riuniti dai Servizi del Parlamento a scopo di documentazione. I Servizi del Parlamento medesimi non hanno alcun influsso sulla loro impostazione né sul loro contenuto. Stessi prodotti, stessa tassazione Basta con l’IVA discriminatoria per la ristorazione! www.basta-discriminazione-iva.ch Principali informazioni in breve Un pranzo costa mediamente 20 franchi (senza bevanda). Se un operaio decide di pranzare al ristorante, paga 1 franco e 50 centesimi di IVA. Il suo collega che va a prendersi il pranzo e lo consuma sul cantiere paga invece un’IVA di tre volte inferiore, ossia appena 50 centesimi. Con cinque giornate lavorative a settimana, l’ospite del ristorante paga 7 franchi e 50 centesimi di IVA, quello del take-away soli 2 franchi e 50 centesimi. Ciò è inconcepibile! L’attuale sistema dell’IVA non è più al passo con i tempi. Sempre più persone, a causa dei lunghi tragitti casa-lavoro, sono costrette a mangiare fuori casa, motivo per cui pranzare al ristorante non è un più lusso intenzionalmente voluto, bensì una necessità. Il sistema dell’IVA vigente distorce chiaramente la concorrenza, agevolando una determinata forma di vendita degli alimenti. Questa differenziazione dell’aliquota in funzione alla parte di servizio prestato, non esiste in alcun altro settore. Il settore alberghiero e della ristorazione offre una vasta gamma di posti di lavoro, dai poco qualificati fino a quelli altamente qualificati. Discriminare il nostro settore sotto il profilo dell’imposta sul valore aggiunto finirà a lungo termine col mettere in pericolo molti posti di lavoro. 1. Situazione di partenza L’imposta sul valore aggiunto come la conosciamo attualmente è stata introdotta nel 1995. Sin dall’inizio, però, il sistema presentava un problema: gli stessi prodotti vengono tassati con aliquote diverse. Le pietanze e le bevande analcoliche negli esercizi take-away e nel commercio al dettaglio vengono tassate al 2,5%, mentre nei ristoranti l’aliquota di assoggettamento è pari all’8%, ovvero tre volte tanto. Ciò è scorretto e distorce la concorrenza. Inoltre la differenziazione dell’aliquota, in considerazione delle mutate abitudini di vita, non è più al passo con i tempi. Dagli anni Novanta, la linea di confine che separa ristorazione, commercio al dettaglio e takeaway è scomparsa. L’offerta gastronomica la si trova, al giorno d’oggi, sempre e ovunque: non solo nei ristoranti convenzionali, bensì anche nei negozi delle stazioni di servizio, nelle tavole calde dei supermercati, nei chioschi e ristoranti ambulanti, nelle macellerie e dal fornaio. Niente da obiettare sulla concorrenza nel libero mercato. Tuttavia è fondamentale che tutti gli offerenti possano contare sulle stesse opportunità! Ciò non succede con l’IVA, poiché il commercio al dettaglio e i take-away godono, rispetto alla ristorazione, di un vantaggio concorrenziale previsto per legge. La nostra iniziativa popolare «Basta con l’IVA discriminatoria per la ristorazione!» non chiede privilegi. Chiediamo soltanto di eliminare finalmente un difetto congenito dell’imposta sul valore aggiunto, che causa, sin dall’entrata in vigore dell’IVA, una grave ingiustizia poiché tassa eccessivamente gli ospiti di ristoranti. 2. Ospiti e società Mobilità professionale / immagine obsoleta e superata delle abitudini di vita: la differenziazione dell’aliquota nel settore alimentare, in base al diritto vigente, si fonda sulla superata distinzione tra alimenti di base da un lato e il consumo al ristorante inteso come servizio «di lusso» dall’altro. Da tempo, però, questa differenziazione non è più al passo con i tempi: la mobilità professionale e il cambiamento sociale del modello familiare fanno sì che il 54,4% dei pasti mangiati fuori casa siano consumati a pranzo (tra le ore 11 e le 15). Per la maggior parte degli avventori, pranzare fuori casa non è un lusso intenzionale. Si tratta piuttosto della necessità di mangiare nelle vicinanze del posto di lavoro e quindi quasi di un «consumo obbligato». D’altro canto, al giorno d’oggi pietanze pronte sono disponibili anche nel commercio al dettaglio, che da tempo ormai si è lasciato alle spalle la funzione di mera fornitura di alimenti di base. Per questo motivo è giunto il momento di trattare queste due offerte equamente sul piano fiscale, indipendentemente dalla loro origine. Ingiustizia: per quale motivo il menù di un pranzo consumato nella mensa aziendale è tassato il triplo rispetto al caviale del negozio di specialità? Non è pensabile che, per esempio, il caviale sia agevolato fiscalmente, mentre il menù giornaliero nella mensa aziendale sia assoggettato a una tariffa fiscale tre volte maggiore di questo prodotto alimentare di lusso. Ingiustizia: in proporzione, le persone a basso reddito dipendono dalle aziende gastronomiche esattamente nella stessa misura dei più abbienti. Le famiglie con un reddito lordo fino a 3’244 franchi ne spendono il 6,9% al ristorante. Le famiglie più abbienti con oltre 10’494 franchi di reddito lordo ne spendono al contrario solo il 5,9%. Ciò significa che le famiglie con i redditi più deboli si servono delle aziende gastronomiche praticamente nella stessa misura delle famiglie più abbienti. Ruoli obsoleti: la distinzione fiscale tra il consumo dei pasti in casa e al ristorante deriva da una concezione obsoleta dei ruoli, che vuole che la donna debba cucinare in casa e il marito lavorare fuori casa. In base a questo modello, l’uomo torna a casa a pranzo. Al ristorante ci si va solo in occasioni speciali. Il fatto che questa concezione dei ruoli sia antiquata è chiaro. Il pasto consumato al ristorante non è un lusso, bensì una necessità per la maggior parte dei dipendenti. Errore a livello di politica ambientale: anche a livello di politica ambientale non è pensabile che i pasti pronti siano fiscalmente agevolati rispetto al consumo delle pietanze al ristorante. Mentre i cibi pronti producono un’enorme quantità di rifiuti (parola chiave: littering), nei ristoranti le stoviglie e le posate si utilizzano più volte e gli alimenti provengono da grandi confezioni che riducono al minimo la produzione di rifiuti. 3. Economia nazionale Il settore della ristorazione crea posti di lavoro direttamente e indirettamente: il settore svizzero della ristorazione occupa direttamente circa 215’000 persone, ovvero il 7% di tutti gli occupati del terziario e circa il 5% degli occupati di tutti i settori. La ristorazione, però, crea anche indirettamente molti posti di lavoro in altri settori, per esempio nell’edilizia, nel commercio specializzato e nell’agricoltura. In Svizzera, circa la metà della carne viene consumata nel settore alberghiero e della ristorazione. Quindi nelle fattorie, presso i grandi distributori e anche nel tessuto commerciale locale vengono creati molti posti di lavoro. Un’industria alberghiera e della ristorazione forte è quindi anche nell’interesse di tutta l’economia. In nessun altra categoria di prodotti viene fatta una distinzione dal punto di vista dell’IVA, che il prodotto sia offerto con un sevizio oppure no. Sia che un consumatore acquisti un armadio dal falegname e lo ricomponga lui stesso a casa o che se lo faccia consegnare a casa e ricomporre dal falegname, l’aliquota dell’IVA applicata è sempre la stessa. La differenziazione dell’aliquota è sbagliata sul piano della politica del mercato del lavoro: quello della ristorazione è un settore intenso sotto il profilo lavorativo. Circa la metà del fatturato realizzato viene infatti utilizzato per pagare i salari. Il diritto dell’imposta sul valore aggiunto attualmente in vigore promuove invece le aziende che dispongono di processi altamente automatizzati (parola chiave: convenience food) o che hanno un numero di personale di servizio molto esiguo (take-away). A lungo termine, ciò rappresenta una minaccia per i posti di lavoro. Posti di lavoro anche per meno qualificati: il settore alberghiero e della ristorazione offre anche posti di lavoro per personale con qualifiche inferiori. Proprio per questo motivo l’AMOSA, l’osservatorio del mercato del lavoro di dieci cantoni, ritiene che la ristorazione sia un settore estremamente importante. Il turismo è il terzo settore dell’export per importanza: quando i visitatori stranieri chiedono servizi turistici in Svizzera, l’effetto sulla bilancia dei pagamenti svizzera è pari a quello dell’esportazione delle merci. Infatti il turismo in Svizzera è il terzo settore dell’export per importanza. Concorrenzialità della ristorazione nei confronti delle destinazioni estere: la qualità dell’industria svizzera della ristorazione e dell’albergheria è ottima e riconosciuta a livello internazionale. Purtroppo però è anche costosa. I motivi più importanti vanno ricercati negli elevati salari svizzeri e nell’elevato costo della merce. Eliminare la discriminazione fiscale nei confronti del settore alberghiero e della ristorazione potrebbe portare a una maggiore competitività. 4. Distorsioni della concorrenza Evidente discriminazione del settore della ristorazione e dei suoi clienti: l’industria della ristorazione da un lato e i take-away e il commercio al dettaglio (prodotti precotti e pronti al consumo) dall’altro sono diretti concorrenti per quanto riguarda i prodotti alimentari. Sebbene non si differenzino quasi per niente dal punto di vista del grado di lavorazione, negli esercizi concorrenti alla ristorazione questi prodotti vengono venduti a un’aliquota IVA ridotta: una pizza acquistata al take-away, un caffè alla stazione di servizio o un panino al chiosco sono notevolmente avvantaggiati sul piano fiscale rispetto agli stessi prodotti consumati al ristorante. Sussiste quindi una chiara discriminazione della ristorazione dovuta alla diversa tassazione delle medesime prestazioni di prodotti alimentari. Pesanti conseguenze soprattutto per i clienti: la differenza tra l’IVA pagata dal commercio al dettaglio o dai take-away e quella dei ristoranti per, il più delle volte, gli stessi identici prodotti è attualmente di ben 5,5 punti percentuali. Poiché l’IVA grava sul consumatore finale, al cliente tocca pagare 5,5 punti percentuali di IVA in più. Ingiustizia: per quale motivo un take-away per un caffè di 4 franchi deve versare 10 centesimi di tasse, mentre il ristoratore per lo stesso caffè deve versarne circa 30? Per quale motivo il ristoratore deve pagare il triplo di tasse? Si tratta di una pesante distorsione: un ristoratore con un fatturato medio paga all’anno circa 30’000 franchi di tasse in più rispetto ai suoi diretti concorrenti. La distorsione della concorrenza è confermata da un’istituzione neutrale: la distorsione della concorrenza provocata dalla discriminazione è pesante ed è stata confermata a chiare lettere anche dal controllo federale delle finanze (valutazione condotta nell’ottobre 2007). Violazione dei principi fiscali: un importante principio fiscale è che la tassazione non debba provocare falsificazioni concorrenziali tra aziende, settori e regioni. Deve valere assolutamente il principio della neutralità della concorrenza. A questo si aggiunge il principio della giustizia fiscale. Il carico fiscale deve essere ripartito equamente tra i contribuenti. Aliquote differenziate si ripercuotono pesantemente sul tessuto del libero mercato. Il consumo più conveniente di alimenti e bevande analcoliche presso i takeaway che nei ristoranti ha modificando così gli equilibri di mercato. La conseguenza sono allocazioni errate e indesiderate. origine: http://basta-discriminazione-iva.ch/di-cosa-si-tratta/argomentario/