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FeSteggiamo Verdi
Stagione Sinfonica Concerto Straordinario Festeggiamo Verdi ! Direttore Jader Bignamini Le Gallerie d’Italia e laVerdi Giulio Aristide Sartorio Risveglio (1904 - 1923) Olio su tela, 178,4 x 396 cm Provenienza: Milano, Collezione Giovanni Locatelli; Arena Po Collezione Giuseppina Quattrini Locatelli (1992) La tela fa parte, con quella di pari dimensioni Sagra, di un dittico frutto del rimaneggiamento da parte di Sartorio (18601932) di due pannelli che componevano uno dei fregi decorativi realizzati tra il 1903 e il 1912, durante una stagione ricca di successi espositivi per l’artista. In più di un’occasione, infatti, Sartorio riadattò, totalmente o in parte, le opere che per qualche ragione ritornavano in studio al termine delle mostre - la V Esposizione Internazionale d’arte di Venezia (1903), l’Esposizione internazionale di Saint Louis (1904), l’Esposizione nazionale di belle arti di Milano del 1906 e The Fine Art Society of London (1908) - o per lo smantellamento di apparati decorativi quali i pannelli della Casa del Popolo di Roma (1906) o di parti del Fregio di Palazzo Montecitorio, sede del Parlamento italiano (1908-1912). Nel 1923, come indicato sul fronte, Sartorio riutilizzò le due tele modificando i contenuti delle scene per celebrare la partecipazione italiana alla Prima guerra mondiale. In Risveglio fu inserita la data dell’entrata in guerra contro l’Austria, 24 maggio 1915, mentre Sagra venne trasformata nella celebrazione della vittoria del 4 novembre 1918, con l’aggiunta della data e di nomi del Carso, del Piave e di Vittorio Veneto, i luoghi dove avvennero le battaglie decisive. Realizzati con l’ausilio di bozzetti fotografici memori delle fotografie di Eadweard Muybridge, i nudi panneggiati trasmettono una forte sensazione di movimento e, da un punto di vista stilistico e compositivo, appaiono molto vicini al Fregio del Parlamento. A quell’epoca, Sartorio aveva in mente i Marmi Elgin del Partenone, visti nel 1893 al British Museum di Londra, e le opere dei preraffaelliti Dante Gabriele Rossetti e Edward Burne-Jones che, con Nino Costa e Gabriele D’Annunzio, erano stati tra i suoi primi riferimenti artistici e intellettuali. Dal novembre 2011 l’opera è visibile nell’allestimento di Gallerie d’Italia a Milano. 2013 10 Ottobre FESTEGGIAMO VERDI ! La battaglia di Legnano Sinfonia I Lombardi alla prima Crociata “Salve Maria” Preludio al Finale dell’Atto III (violino solo e orchestra) Oberto conte di San Bonifacio Sinfonia “Oh, chi torna l’ardente pensiero” Adagio per tromba Otello “Ave Maria” Il Trovatore Coro “Chi del Gitano” - Canzone “Stride la vampa” Simon Boccanegra Preludio - “Come in quest’ora bruna...” Aida Preludio Duetto “Fu la sorte dell’armi a’ tuoi funesta” Gran Finale dall’Atto II Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di Milano Giuseppe Verdi Mezzosoprano Chiara Taigi Soprano Violino Tromba Tiziana Carraro Luca Santaniello Alessandro Caruana Maestro del Coro Erina Direttore Gambarini Jader Bignamini 1913 10 Ottobre FESTEGGIAMO VERDI ! Leopoldo Metlicovitz, Manifesto per il primo Centenario a Busseto (Civica Raccolta Bertarelli, Milano) 1813 10 Ottobre FESTEGGIAMO VERDI ! Angelo Formis, La casa natale di Verdi alle Roncole (Museo Teatrale alla Scala) Le musiche del programma nella loro epoca Verdi 1854-1858 1838-1841 1842-1845 1846-1849 1850-1853 Donizetti La figlia del reggimento Verdi Nabucco Verdi Attila Verdi Stiffelio Verdi Un giorno di regno Verdi Ernani Verdi Macbeth Verdi Rigoletto Verdi I Vespri siciliani Verdi Oberto conte di S. Bonifacio Verdi I Lombardi alla prima Crociata Verdi La battaglia di Legnano Verdi Trovatore Verdi Simon Boccanegra Verdi Adagio per tromba Verdi I due Foscari Verdi I masnadieri Verdi La traviata Wagner L’oro del Reno (rappresentazione 1876) Donizetti Lucrezia Borgia Wagner Tannhäuser Verdi Luisa Miller Wagner Lohengrin Wagner La Walkiria (rappresentazione 1869) 1859-1863 1864-1867 1868-1871 1872-1875 1876-1880 Meyerbeer L’africana Boito Mefistofele Musorgskij Boris Godunov Čajkovskij Eugenio Onieghin Gounod Faust Smetana La sposa venduta Verdi Un ballo in maschera Verdi Don Carlo Verdi La forza del destino Wagner Tristano e Isotta Berlioz Les Troyens Wagner I Maestri cantori di Norimberga Bizet Carmen Verdi Aida Verdi Messa da Requiem Verdi Quartetto archi Wagner Walkiria Ponchielli La Gioconda Wagner L’anello del Nibelungo 1886-1889 1890-1893 1878-1881 1882-1885 Musorgskij Kovancina Čajkovskij Mazeppa Čajkovskij La dama di picche Massenet Manon Mascagni Cavalleria rusticana Verdi Simon Boccanegra Offenbach I racconti di Hoffmann Puccini Le Villi 1894-1897 Verdi Otello Verdi Falstaff Verdi Quattro pezzi sacri Puccini Edgar Puccini Manon Lescaut Puccini La bohème Leoncavallo I pagliacci I centenari di Verdi (e di Wagner) sono l’occasione per festeggiamenti e per riflessioni critiche utilissime. Ma anche l’anagrafe ha la sua importanza. Le tre tabelle cronologiche ratificano fatti già ben noti, che spesso si finisce col trascurare. Mettendo in fila, su un arco temporale di ben oltre mezzo secolo (1838 – 1897), le opere teatrali tuttora più popolari e presenti in repertorio, risulta evidente il ruolo di Verdi, sul melodramma italiano prima e su quello europeo (e dunque mondiale) subito dopo. Negli anni Quaranta, in Italia, Verdi è certamente l’erede di Rossini, Bellini e Donizetti, ma soprattutto è colui che sgomina la concorrenza dei suoi concorrenti Mercadante, Pacini, Petrella. Infatti la tabella 1848-1858 è zeppa di opere verdiane e lascia spazio (iniziale) soltanto per l’estremo Donizetti. In Europa entra in scena Wagner, peraltro ancora marginalizzato dai suoi giovanili ardori rivoluzionari. Negli ventennio Sessanta-Settanta, Verdi consolida la sua posizione internazionale (Forza del destino in Russia, Don Carlos in Francia, Aida in l’Egitto), osserva da lontano i tentativi degli scapigliati italiani Boito (Mefistofele) e Ponchielli (Gioconda). Wagner non sfonda a Parigi e si mantiene fenomeno bavarese, pur con Tristano, Maestri cantori, Anello del Nibelungo. In Francia comanda il lirismo di Gounod e Bizet muore senza poter sfruttare il successo di Carmen. Il nuovo teatro musicale europeo nasce in periferia, in Boemia e in Russia, con le scuole nazionali di Smetana, di Musorgkij e Čajkovskij. Nell’ultimo ventennio del secolo, Verdi crea capolavori come Otello e Falstaff, tuttavia la sua ridotta attività lascia (apparentemente) spazio a una nuova generazione di operisti italiani, il verista Mascagni, il multiforme Puccini. Verdi resta l’imperatore del melodramma italiano; non solo con le sue arie, ma anche con le sinfonie e con i cori. Come ascolteremo stasera dall’inizio alla fine, da Oberto a Otello. Giuseppe Verdi Busseto 1813 - Milano 1901 La battaglia di Legnano Composizione 1848 Sinfonia Edizione Ricordi Durata 8’ ca. Organico 2 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani, percussioni: cassa, piatti; archi Prima esecuzione Roma, Teatro Argentina, 27 gennaio 1849 primo violino e direttore Emilio Angelini I Lombardi alla prima Crociata Composizione 1843 “Salve Maria” Edizione Ricordi Durata 3’ 40” ca. Organico 2 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 3 corni; archi Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 11 febbraio 1843 primo violino e direttore Eugenio Cavallini I Lombardi alla prima Crociata Preludio al Finale dell’Atto III (violino solo e orchestra) Composizione 1843 Edizione Ricordi Durata 4’ ca. Organico violino solista; 2 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani, percussioni: cassa, piatti; archi Oberto, conte di San Bonifacio Composizione 1836 Sinfonia Edizione Ricordi Durata 8’ ca. Organico 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani, percussioni: cassa, piatti; archi Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 17 novembre 1839 primo violino e direttore Eugenio Cavallini Oberto, conte di San Bonifacio “Oh, chi torna l’ardente pensiero” Composizione 1836 Edizione Ricordi Durata 8’ ca. Organico 2 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni; archi Adagio per tromba Composizione 1837 Edizione McNaughtan Durata 5’ ca. Organico tromba solista; 2 flauti, 2 clarinetti, fagotti; 2 corni; archi Otello “Ave Maria” Composizione 1886 Edizione Ricordi Durata 4’ 30” ca. Organico solo archi, senza contrabbassi Prima esecuzione Milano, Teatro alla Scala, 5 febbraio 1887, direttore Franco Faccio La battaglia di Legnano, “tragedia lirica” in quattro atti su libretto di Salvadore Cammarano, venne rappresentata la prima volta a Roma nel 1849. In quegli anni la censura ebbe un ruolo significativo nella creazione e nella trasmissione delle opere; stabiliva ciò che si poteva o non si poteva rappresentare e la “voce del mondo musicale” era obbligata ad adeguarsi ai criteri imposti dai rappresentanti dei governi. Librettisti e compositori, costretti a risistemare versi e rimaneggiare scene, in casi estremi non vedevano neppure la loro opera rappresentata - un celebre e sfortunato esempio è il Poliuto di Donizetti a Napoli. Anche Verdi si adeguò a questa situazione: finirono nel mirino della censura Nabucco, Ernani, Giovanna d’Arco, Rigoletto, Stiffelio ecc. e anche La battaglia di Legnano. Il libretto esprimeva sentimenti patriottici fin troppo espliciti: l’ambientazione in una Milano minacciata da Barbarossa o addirittura il titolo del IV atto - Morire per la Patria! - non erano accettabili. Così la trama si spostò nel XVI secolo, Barbarossa divenne il Duca d’Alba e il titolo, con il benestare di Verdi, mutò ne L’assedio di Harlem. Già nella Sinfonia d’apertura, che propone temi che ritroveremo all’interno dell’opera, si avverte un “clima sovversivo”: Verdi decise di inserire l’eco dell’inno rivoluzionario francese, la Marsigliese. Non è il primo a farlo in un’opera: Rossini, molti anni prima, inserì un riferimento a questa melodia nell’Italiana in Algeri facendola cantare al coro di schiavi italiani. La Sinfonia de La battaglia di Legnano, che si apre con un Allegro marziale maestoso, è di un certo impatto, anche se non è eseguita spesso nelle sale da concerto. Il tema della marcia introduttiva è esposto con una combinazione energica ed efficace prima da trombe, tromboni e cimbasso, e poi da legni e archi. La melodia si sviluppa in un Andante sostenuto – “con espressione” – per terminare con l’Allegro che ripresenta immutato il tema iniziale eseguito prima da legni e ottoni bassi e poi dall’orchestra. è nella coda della Sinfonia che riecheggia il potente tema rivoluzionario francese. Anche I Lombardi alla prima Crociata, scritta qualche anno prima, nel 1843, subì le modifiche della censura. La forte allusione alla situazione politica e addirittura una preghiera alla Madonna cantata dalla protagonista non convinsero il governo austriaco. L’Ave Maria intonata da Giselda Ave Maria! – di grazie il petto / t’empie il Signore – che in te si posa [...] subì una modifica nell’incipit; l’inizio della prima delle quattro Ave Maria scritte da Verdi divenne Salve Maria e con queste parole fino ad oggi è rimasta. La preghiera presenta una melodia semplice regolare, ed è accompagnata da un organico cameristico: otto violini, due viole, un contrabbasso, flauto e clarinetti soli. La cadenza finale di questo brano presenta uno dei primi casi di un procedimento che diventerà familiare in Verdi: cioè l’utilizzo una serie di accordi che non hanno tra loro una logica connessione, ma che creano all’ascolto la sensazione dello “scivolare le armonie”. Successivamente, nel 1887, Verdi compose un’altra Ave Maria (la terza). La ritroviamo in Otello (1887) eseguita da Desdemona su testo di Boito: Ave Maria piena di grazia, / eletta fra le spose e le vergini sei tu […]. La melodia inizia su un unico suono (Mi bemolle) fino alle parole Prega per chi adorando a te si prostra. Gli archi con sordine riescono a rendere meravigliosamente l’ispirazione della fede quale più alta concezione dello spirito umano. Il canto si spegne nell’oscurità poco prima della morte della protagonista uccisa da Otello. La sesta scena nel terzo atto de I Lombardi alla prima Crociata si apre con un brano molto curioso (che questa sera ascolteremo). Si tratta di un “concerto per violino” in miniatura con richiami allo stile di Paganini. Il brano è diviso in tre episodi: un preludio in stile declamato con cadenze, un andante cantabile e una coda brillante. Nell’opera italiana questi assoli eseguiti da strumenti sono piuttosto comuni, soprattutto perché i concerti strumentali all’epoca erano abbastanza rari. Esiste una piccola curiosità a proposito di Verdi e il violino: alcuni anni fa nella Biblioteca Palatina di Parma è stato scoperto un manoscritto, noto come Stramberia, che contiene una composizione per violino e pianoforte scritta presumibilmente da un giovanissimo Verdi. Dovrebbe risalire al 1836 o al 1838, poco prima dell’esordio di Oberto. La composizione è costituita da tre movimenti che hanno una struttura che esula dagli schemi: il primo movimento (che per necessità formale dovrebbe essere il più esteso) ha le stesse dimensioni dell’ultimo, mentre il brano centrale è il più ampio. La Sinfonia di Oberto, conte di San Bonifacio (1839) è una delle più brevi scritte da Verdi. è suddivisa in due movimenti e al loro interno vi si ritrovano elementi melodici tratti dall’opera. Il suono di questa composizione è esile, quasi settecentesco, un po’ come quello di Nabucco. Ciò è inevitabile dal momento che al tempo delle prime opere verdiane le orchestre avevano caratteristiche ben diverse da quelle che troveremo cinquant’anni dopo. L’organico era più ridotto, gli archi erano differenti, gli ottoni non avevano pistoni, inoltre l’orchestra suonava alla stessa altezza dei cantanti (non esisteva la buca) e i teatri erano sempre illuminati. Il secondo atto di Oberto si apre con il recitativo E che gli resta / a proferire in sua discolpa? e l’aria “Oh, chi torna l’ardente pensiero” seguita dalla cabaletta “Più che i vezzi e lo splendore”. Sono eseguiti dalla protagonista Cuniza (mezzosoprano). La donna, con un sospiro di rimpianto, rifiuta di parlare con Riccardo, suo promesso sposo, rinunciando per sempre alla sua felicità. Il recitativo è caratterizzato da scampoli di melodia cantata poco prima dal coro delle damigelle “Piangon le ciglia”, ed è accompagnata dai legni. L’aria che segue, un Andante, è caratterizzata da uno schema molto convenzionale, che si attiene al modello dell’ultimo Bellini, mentre la cabaletta “Più che i vezzi e lo splendore” ha un sapore squisitamente rossiniano sia nell’andatura che nell’orchestrazione. L’Adagio per tromba e orchestra in Re è invece un brano giovanile e non è inserito in un opera. è caratterizzato da una melodia semplice, breve e cantabile, con inizio in levare, presentata prima dall’orchestra e poi dallo strumento solista. L’Adagio è stato composto nel 1837 per uno strumento amato da Verdi e simbolo per secoli della musica militare, utilizzato sul campo di battaglia, per impartire ordini o solennizzare avvenimenti. Con il tempo lo strumento venne modificato: il tubo fu ripiegato su se stesso per renderlo meno ingombrante e più comodo da trasportare. All’inizio dell’Ottocento la tromba inoltre venne arricchita delle chiavi e dei pistoni rendendola così capace di eseguire l’intera scala cromatica con un’estensione di circa tre ottave. Laura Nicora laVerdi ha eseguito l’Adagio per tromba nelle Stagioni: 2001/02, tromba Gianluigi Petrarulo, direttore Riccardo Chailly (prima esecuzione italiana) I Lombardi alla prima Crociata Atto I, scena VI “Salve Maria” Giselda: Te, Vergin Santa, invoco! Salve Maria! di grazia il petto t’empie il Signore - che in te si posa; tuo divin frutto - sia benedetto, o fra le donne l’avventurosa! Vergine santa, madre di Dio, per noi tapini leva preghiera, ond’Ei ci guardi con occhio pio quando ne aggravi l’ultima sera! Oberto, Atto II, scena I “Oh chi torna l’ardente pensiero” Cuniza: Riccardo? . . . E che gli resta a proferire in sua discolpa? Un giorno dolce nel core mi scendea quel nome, qual rugiada che avviva i lassi fior nella stagione estiva. Oh, soavi memorie! Oh, caro affetto! Chi vi toglie al mio petto? Oh, chi torna l’ardente pensiero a’ bei sogni del tempo primiero! Ei nel volto, nell’alma era bello . . . Qui m’apparve . . . parlommi d’amor. Un suo sguardo, un suo vago sorriso m’eran vita, gioir, paradiso! Come preci su gelido, avello ora invano mi scendono al cor. Più che i vezzi e lo splendore, più che un plauso che delude, della splendida virtude può la voce sul mio cor. Della misera il dolore trovi asilo nel mio petto; amistade è santo affetto pari a quello dell’amor. Otello, Atto IV, scena II “Ave Maria” Desdemona: Ave Maria, piena di grazia, eletta fra le spose e le vergini sei tu; sia benedetto il frutto, o benedetta, di tue materne viscere, Gesù. Prega per chi adorando a te si prostra, prega pel peccator, per l’innocente, e pel debole oppresso e pel possente, misero anch’esso, tua pietà dimostra. Prega per chi sotto l’oltraggio piega la fronte e sotto la malvagia sorte; per noi, per noi tu prega, prega sempre e nell’ora della morte nostra, prega per noi, prega per noi, prega. Ave Maria…nell’ora della morte. Ave! Amen! Giuseppe Verdi Busseto 1813 - Milano 1901 Il Trovatore Coro “Chi del Gitano” - Canzone “Stride la vampa” Composizione 1852 Edizione Ricordi Durata 6’ ca. Organico 2 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani, percussioni: cassa, triangolo, incudine; archi Prima esecuzione Roma, Teatro Apollo, 19 gennaio 1853, primo violino e direttore Emilio Angelini Simon Boccanegra Preludio - “Come in quest’ora bruna...” Composizione 1857 Edizione Ricordi Durata 6’ ca. Organico 2 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani; arpa; archi Prima esecuzione Venezia, Teatro La Fenice, 12 marzo 1857, direttore Carlo Ercole Bosoni Aida Preludio Composizione 1871 Edizione Ricordi Durata 4’ ca. Organico 3 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani; archi Prima esecuzione Il Cairo, Teatro dell’Opera, 24 dicembre 1871, direttore Giovanni Bottesini Aida Duetto “Fu la sorte dell’armi a’ tuoi funesta” Edizione Durata Composizione Ricordi 10’ ca. 1871 Organico 3 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani, percussioni: cassa, triangolo; archi Aida Gran finale dell’Atto II Composizione 1852 Edizione Luck’s Durata 11’ ca. Organico 3 flauti (uno ottavino), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti; 4 corni, 6 trombe, 3 tromboni, basso tuba; timpani, percussioni: cassa, piatti, triangolo; archi Il trovatore (1853) è la seconda opera della ‘trilogia popolare’, insieme a Rigoletto (1851) e La traviata (1853). è un’opera vasta e densa di suoni (Verdi la ritoccherà per il teatro di Parigi), pensata per un’orchestra subordinata ai cantanti. Non è un’opera di guerra come comunemente si crede, ma descrive personaggi giovani e innamorati; ha come protagonista un artista – un trovatore - che canta accompagnandosi con un liuto. L’opera è in quattro atti, ogni atto ha un titolo. Il secondo - La gitana - presenta il mondo di Azucena e degli zingari, calderai ambulanti. Il brano di apertura – il coro Vedi! Le fosche notturne spoglie - ricorda lo stile “alla turca” usato anche da Mozart: Verdi si serve di un ritmo binario (in 2/4) con molte acciaccature e si avvale dell’uso del triangolo. Il brano presenta un ritornello in Do maggiore, dal sapore bandistico, eseguito a piena orchestra e cantato all’unisono Chi del gitano i giorni abbella?. Nella versione rappresentata gli uomini battono le loro incudini (si ricorda così il lavoro dei calderai), i bassi in battere e i tenori in levare. L’effetto che ne risulta dall’esecuzione è completamente nuovo nell’opera italiana. Segue il celebre Allegretto in 3/8 cantato da Azucena (mezzosoprano): Stride la vampa. Questa “canzone caratteristica” è in realtà un brano molto drammatico. La protagonista ricorda la morte della madre, bruciata sul rogo. La musica in Mi minore ha un richiamo cupo e mistico. Il tempo ternario, caratteristico del ballo popolare, riflette anche la superstizione di Azucena. Il canto è scandito dall’accompagnamento degli archi e dal suono ribattuto del Si, con cui inizia il brano, che ritorna come un’ossessione. Il coro degli zingari ascolta queste parole e le commenta: Mesta è la tua canzon!. Azucena risponde: Del pari mesta / Che la storia funesta/Da cui tragge argomento! / Mi vendica… mi vendica. Anche Simon Boccanegra, insieme a Il trovatore (ma anche Macbeth, Stiffelio ecc.), è una di quelle opere che Verdi decise di modificare tra gli anni ’50 e gli anni ’80. La prima rappresentazione, fissata al Teatro La Fenice nel marzo 1857 (il libretto era di Piave), non fu un grande successo. Così, trascorsi alcuni anni, Verdi modificò parte dell’opera sollecitato da Giulio Ricordi e aiutato da Arrigo Boito che sistemò soprattutto i versi del primo atto. Ne nacque una seconda versione nella quale la preponderanza dell’elemento vocale cedeva il passo ad un uso più incisivo dell’orchestra, seguendo la moda del Grand Opéra parigino. La rappresentazione avvenne alla Scala il 24 marzo 1881 con un buon successo. Il primo atto, preceduto da un Prologo, è ambientato all’alba nel giardino dei Grimaldi, fuori Genova. Il Preludio (modificato nelle due versioni dell’opera) apre l’atto. Nella prima versione è molto breve, “semplice e diretto”, mentre nella seconda diventa “pittura sonora”, ricco di sfumature armoniche. Segue la cavatina Come in quest’ora bruna cantata dalla protagonista Amelia (soprano) - una “giovine modesta quieta magra vaporosa”, quasi una monachella, anche se in questo brano il suo tono è più ostentato. Amelia sta osservando l’orizzonte e attende l’amato Gabriele ricordando la fanciullezza. Il brano (rivisto per la versione del 1881) è strutturato in tre parti, ha proporzioni considerevoli, caratterizzato da un gusto “parigino”, con un ricco episodio centrale. Il ritmo è scandito dai 9/8 e l’accompagnamento è realizzato dagli archi insieme ai flauti, clarinetti e ottavini; questi ultimi rievocano il canto degli uccellini e la freschezza dell’aria mattutina. Tuttavia è in Aida (1871), opera complessa e raffinata, caratterizzata dall’influsso francese e da un notevole rinnovamento formale, che Verdi riesce a fondere alla perfezione tradizione e rinnovamento. Il sapore dell’Egitto, all’epoca una vera e propria moda, è trasmesso in modo mirabile, attraverso una tale ricchezza armonica non presente nelle sue opere precedenti. Il Preludio del primo atto ne è un esempio. E’ considerato superiore ad ogni altro pezzo strumentale fino ad allora scritto da Verdi. La sua robusta ed energica scrittura per archi rievoca e precorre le Sinfonie di Brahms (la prima di queste fu portata a termine dal compositore tedesco solo nel 1876, alcuni anni dopo la composizione di Aida). Ad un primo ascolto il Preludio di Aida può rievocare quello di Lohengrin, ma in realtà lo schema ha caratteristiche squisitamente verdiane che insistono sulle tonalità di Re maggiore, Fa diesis e Si minore nella parte intermedia. è costituito da due idee: la prima è collegata alla protagonista Aida ed è esposta dai violini in sor- dina, mentre la seconda, espressa in modo più minaccioso, è collegata ai sacerdoti. I versi di Aida furono affidati ad Antonio Ghislanzoni, al quale Verdi suggerì, raccomandò e richiese modifiche. A proposito del duetto tra Aida (soprano) e Amneris (mezzosoprano) - Fu la sorte dell’armi a’ tuoi funesta - nella prima scena del secondo atto (nell’opera ci sono ben cinque duetti), Verdi vuole maggiore concisione: “il recitativo si poteva dire in minor numero di versi. […] mi pare che manchi la parola scenica. […] intendo dire la parola che scolpisce e rende netta ed evidente la situazione”. E ancora: “La monotonia bisogna evitarla, cercando forme non comuni. [...] Coraggio, dunque, […] Veda dunque, se in questa accozzaglia di parole senza rima che le mando, può farmi dei buoni versi com’Ella ne ha fatti tanti”. Nel duetto la protagonista non nasconde alla rivale il suo amore per Radamès; le chiede compassione e indulgenza, ma Amneris non ha alcuna pietà (D’odio e vendetta le furie ho in cor). Musicalmente il duetto si sviluppa con un ritmo regolare e Verdi, a un certo punto, caratterizza ogni personaggio con un proprio colore orchestrale. Quello di Amneris con gli archi (con un tremolando) e rullo dei timpani, e quello di Aida con i legni. Il celebre finale del secondo atto dell’opera rappresenta una grandiosa celebrazione. Gli squilli di tromba di una banda su palco (utilizzata da Verdi anche per Nabucco) sono seguiti dalla risposta dell’orchestra in tempo di marcia. Il crescendo della musica porta al coro Gloria all’Egitto, un Allegro maestoso in Mi bemolle eseguito su un fortissimo, e poi suddiviso tra il coro degli uomini, quello delle donne (S’intrecci il loto al lauro) e dei sacerdoti (Della vittoria agli arbitri supremi). Pare che il kedivè d’Egitto volesse adottare questo brano come inno nazionale egiziano. Le didascalie d’azione del libretto, così come la Disposizione scenica, indicano dopo questo coro l’ingresso di una colonna di soldati preceduta dai trombettieri (trombe egiziane) che sfila davanti al Re. La processione è scandita da uno dei brani strumentali più famosi della storia dell’opera. Si tratta della celebre “marcia trionfale”, una melodia semplice, ma estremamente incisiva, creata con poche note, eseguita prima nella tonalità di La bemolle sul tempo 4/4, poi ripetuta da un altro gruppo di trombe in altra tonalità. Segue un ballabile (brano musicale sulle cui note danzano dei ballerini), concluso il quale si ritorna al tema del coro introduttivo (quando non si esegue il ballabile questo coro è eseguito subito dopo la “marcia trionfale”). Qui è presentato con maggiore solennità - Grazie agli dei - e termina con un grandioso e straordinario fortissimo eseguito dal Tutti, coro e orchestra, e supportato ancora dalle trombe. L. N. laVerdi ha eseguito “Chi del gitano” da Il trovatore nelle Stagione 2012/13, Quartetto d’archi de laVerdi, pianoforte Luigi Ripamonti, maestro del Coro Erina Gambarini • il Preludio e aria “Come in quest’ora bruna” da Simon Boccanegra nelle Stagione 1999/00, soprano Dimitra Theodossiou, direttore Roberto Polastri • il Gran Finale dall’Atto II da Aida nelle Stagione 2009/10, maestri dei cori Angelo Giussani, Mario Gaspani, direttore Jader Bignamini. Bibliografia Frank Walker, L’uomo Verdi, Mursia, Milano, 1964 Massimo Mila, L’arte di Verdi, Einaudi, Torino, 1980 Giuseppe Verdi, Lettere, a cura di Edoardo Rescigno, Einaudi, Torino, 2012 Edoardo Rescigno, Viva Verdi. Giuseppe Verdi e la sua opera, BUR, Milano, 2012 Discografia Adagio per Tromba, Verdi Discoveries, tromba Gianluigi Petrarulo, Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, direttore Riccardo Chailly (DECCA) Aida, New Philharmonia Orchestra, direttore Riccardo Muti (EMI Classics) La battaglia di Legnano, Orchestra Sinfonica del Teatro alla Scala, direttore Gianandrea Gavazzeni (MYTO) Il trovatore, Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, direttore Tullio Serafin (DG) Il trovatore, Atto II, scena I “Chi del gitano”, “Stride la vampa” Zingari: Vedi! Le fosche notturne spoglie de’ cieli sveste l’immensa volta: sembra una vedova che alfin si toglie i bruni panni ond’era involta. All’opra! all’opra! Dagli, martella. Chi del gitano i giorni abbella? La zingarella! Uomini: Versami un tratto: lena e coraggio il corpo e l’anima traggon dal bere. Tutti: Oh guarda, guarda! del sole un raggio brilla più vivido nel mio/tuo bicchiere! All’opra, all’opra... Chi del gitano i giorni abbella? La zingarella! Azucena: Stride la vampa! la folla indomita corre a quel foco, lieta in sembianza! Urli di gioia intorno echeggiano; cinta di sgherri donna s’avanza! Sinistra splende sui volti orribili la tetra fiamma che s’alza al ciel! Stride la vampa! giunge la vittima nerovestita, discinta e scalza; grido feroce di morte levasi; l’eco il ripete di balza in balza; sinistra splende sui volti orribili la tetra fiamma che s’alza al ciel! Simon Boccanegra, Atto I, scena I “Come in quest’ora bruna” Amelia: Come in quest’ora bruna sorridon gli astri e il mare! Come s’unisce, o luna, all’onda il tuo chiaror! Ah! Amante amplesso pare di due verginei cor! Ma gli astri e la marina che dicono alla mente dell’orfana meschina? La notte atra, crudel, quando la pia morente sclamò: Ti guardi il ciel! O altero ostel, soggiorno di stirpe ancor più altera, Il tetto disadorno non obliai per te! Ah! solo in tua pompa austera Amor sorride a me. S’inalba il ciel, ma l’amoroso canto non s’ode ancora! Ei mi terge ogni dì, come l’aurora la rugiada dei fior, del ciglio il pianto. Aida, Atto II, scena I “Fu la sorte dell’armi a’ tuoi funesta” Amneris: Fu la sorte dell’armi a’tuoi funesta, povera Aida! Il lutto che ti pesa sul cor teco divido. Io son l’amica tua... tutto da me tu avrai... Vivrai felice! Aida: Misera! Aida: Felice esser poss’io, lungi dal suol natio, qui dove ignota m’è la sorte del padre e dei fratelli? Aida: Per sempre io piangerò! Amneris: Ben ti compiango! pure hanno un confine i mali di quaggiù... Sanerà il tempo le angosce del tuo core, e più che il tempo, un Dio possente amore. Aida: (Amore, amore! Gaudio, tormento, soave ebbrezza, ansia crudel! Ne’ tuoi dolori la vita io sento, un tuo sorriso mi schiude il ciel). Amneris: (Ah! quel pallore... quel turbamento svelan l’arcana febbre d’amor. D’interrogarla quasi ho sgomento, divido l’ansie del suo terror) Ebben: qual nuovo fremito t’assal, gentil Aida? I tuoi segreti svelami, all’amor mio t’affida. Tra i forti che pugnarono della tua patria a danno qualcuno... un dolce affanno forse... a te in cor destò? Aida: Che parli? Amneris: A tutti barbara non si mostrò la sorte. Se in campo il duce impavido cadde trafitto a morte. Aida: Che mai dicesti! Misera! Amneris: Sì... Radamès da’ tuoi fu spento... Amneris: E pianger puoi? Amneris: Gli Dei t’han vendicata. Aida: Avversi sempre A me furo i Numi. Amneris: Trema! In cor ti lessi... Tu l’ami... Aida: Io! Amneris: Non mentire! Un detto ancora e il vero Saprò. Fissami in volto... io t’ingannava... Radamès vive! Aida: Vive! Ah, grazie, o Numi! Amneris: E ancor mentir tu speri? Sì, tu l’ami! Ma l’amo anch’io, intendi tu? Son tua rivale, figlia dei Faraoni. Aida: Mia rivale! Ebben sia pure... Anch’io son tal... Ah! che dissi mai? pietà, perdono! Ah! pietà ti prenda del mio dolor. È vero, io l’amo d’immenso amor. Tu sei felice, tu sei possente, Io vivo solo per questo amor! Amneris: Trema, vil schiava! Spezza il tuo core; segnar tua morte può quest’amore; del tuo destino arbitra sono, d’odio e vendetta le furie ho in cor. Aida: Tu sei felice, tu sei possente. Io vivo solo per questo amor! Pietà ti prenda del mio dolor! Amneris: Trema, vil schiava! Spezza il tuo core. Del tuo destino arbitra son. D’odio e vendetta le furie ho in cor. Coro: Su! del Nilo al sacro lido sien barriera i nostri petti; non echeggi che un sol grido: guerra e morte allo stranier! Amneris: Alla pompa che s’appresta, meco, o schiava, assisterai; tu prostrata nella polvere, io sul trono, accanto al Re. Aida: Ah pietà! Che più mi resta? un deserto è la mia vita; vivi e regna, il tuo furore io tra breve placherò. Quest’amore che t’irrita nella tomba io spegnerò. Amneris: Vien, mi segui, apprenderai se lottar tu puoi con me. Aida: Ah! pietà! Quest’amor nella tomba io spegnerò. Pietà! pietà! Coro: Guerra e morte allo stranier! Amneris: ... e apprenderai Se lottar tu puoi con me. Coro: Guerra e morte allo stranier! Aida: Numi, pietà del mio martir, speme non v’ha pel mio dolor; Numi, pietà del mio soffrir, Numi, pietà, pietà, pietà! Aida, Atto II Gran Finale Popolo: Gloria all’Egitto, ad Iside che il sacro suol protegge! Al Re che il Delta regge Inni festosi alziam! Gloria! Gloria! Gloria! Gloria al Re! Donne: S’intrecci il loto al lauro sul crin dei vincitori! Nembo gentil di fiori stenda sull’armi un vel. Danziam, fanciulle egizie, le mistiche carole, come d’intorno al sole danzano gli astri in ciel! Sacerdoti: Della vittoria agl’arbitri supremi il guardo ergete; grazie agli Dei rendete nel fortunato dì. Popolo: Come d’intorno al sole danzano gli astri in ciel! Inni festosi alziam al Re, Alziamo al Re. Sacerdoti: Grazie agli Dei rendete nel fortunato dì. Popolo: Vieni, o guerriero vindice, vieni a gioir con noi; sul passo degli eroi i lauri, i fior versiam! Gloria al guerrier, gloria! Gloria all’egitto, gloria! Sacerdoti: Agli arbitri supremi il guardo ergete; Grazie agli Dei rendete nel fortunato dì. Antonio Ghislanzoni Il maestro Verdi Antonio Ghislanzoni (1824-1893), il futuro librettista di Aida, era stato in gioventù baritono, anche in Francia, poi impresario a Milano e commediografo. Nel 1846 conobbe Verdi e nel ’51 cantò a Parigi nell’Ernani. Ritiratosi dalle scene per essere stato fischiato al Teatro Carcano, iniziò una brillante carriera di giornalista e scrittore, venendo introdotto da Giuseppe Rovani nel movimento della Scapigliatura. Al mondo e alla vita teatrale (d’opera e di prosa) del tempo è dedicato il suo primo romanzo, a metà fra invenzione e memorialistica, Gli artisti da teatro, 1856. Apparso originariamente a puntate sulla rivista “Cosmorama Pittorico”, nel 1865 fu pubblicato dall’editore Daelli in cinque volumetti più uno di Commentarii, in cui Ghislanzoni raccoglieva “cenni biografici e giudizii critici limitati agli artisti da me personalmente conosciuti”, precisando come le sue “impressioni” fossero “affatto indipendenti da quelle del pubblico”. Un’enciclopedia minima fatta di decine di paragrafi o semplici capoversi, come nel caso di Giuseppina Strepponi. Verdi (come Rossini, Bellini e Donizetti) occupa uno dei più ampi, costruito con maestria di sintesi. Il suo interesse, oltre che documentario è appunto nella franchezza di giudizio, fra cui il rilievo di “imitazione del genere mayerbeeriano” e di cedimento al “dispotismo dell’Opéra” di Parigi, relativo a quella che chiama “terza maniera” verdiana (non fa, invece, Museo Teatrale alla Scala cenno alle controversie riguardo a Wagner perchè non ancora insorte quando scriveva). È probabile che Verdi fosse almeno informato del romanzo, divenuto popolarissimo tanto da essere continuamente ristampato da diversi grandi editori fino al 1930. Questo non impedì che nel 1868, su impulso di Arrigo Boito, lo ricevesse per affidargli la revisione della Forza del destino a cui seguirà il libretto per Aida. Ghislanzoni prese occasione dall’incontro, il primo dopo la lontana conoscenza a Milano, per un lungo articolo sulla “Gazzetta musicale di Milano”, La casa di Verdi a Sant’Agata, rimasto “una delle pagine più note della letteratura verdiana dell’Ottocento”, come ha scritto Marcello Conati ristampandolo. Su Ghislanzoni è disponibile una vasta bibliografia, fra cui un breve saggio di Benedetto Croce nel vol. V della Letteratura della nuova Italia. Il testo si riproduce inalterato nella punteggiatura e nella grafia di nomi e espressioni straniere. Giuseppe Verdi, l’ultimo dei grandi maestri, che non cessa di alimentare lo splendido repertorio lasciato da’ suoi predecessori, sostenendo il credito della musica italiana già molto compromesso dalla potente concorrenza degli stranieri; deriva immediatamente da Donizetti, come questi da Rossini e da Bellini. Pochi maestri si pronunziarono nelle prime opere con slanci di sì franca indipendenza. Il Nabucco e i Lombardi furono, pel pubblico italiano, una nuova rivelazione d’arte. Chi vuole scorgere nel Nabucco di Verdi una imitazione del Mosè di Rossini; mostra di non aver compreso né l’uno né l’altro spartito. La grande aria di Zaccaria, la profezia di questi, il duetto a baritono e soprano, tuttoché improntati di maestà religiosa, di entusiasmo biblico, come il Mosè di Rossini; musicalmente rappresentano una innovazione. Verdi, nelle prime opere, manifesta la propria individualità nella concitazione appassionata de’ suoi canti, colla chiarezza ritmica delle sue melodie, qualche volta un po’ banali, ma di effetto immancabile. I suoi duetti, i suoi terzetti si svincolano affatto dalle forme più usitate. Nei pezzi di concerto, i suoi personaggi si caratterizzano come negli a solo dell’opera; l’odio e l’amore, la preghiera e il disprezzo cessano di parlare il medesimo linguaggio, di rispondersi con un canto omogeneo, di confondersi nelle medesime note, nel medesimo ritmo. I terzetti di Verdi rappresentano le tre individualità del dramma, l’una dall’altra indipendenti. L’irresistibile effetto di questa musica è dovuto alla sorpresa dei contrasti, agli slanci inaspettati, ai rinforzi acustici della frase culminante maestrevolmente combinati. Verdi, progressista fino dal suo esordire, non era talento da appagarsi delle prime innovazioni, da arrestarsi sovra i primi successi. Nelle opere, che appartengono alla sua prima maniera, egli ha prodigate le esuberanze dell’anima giovanile, con una sbrigliatezza, che più volte diede ragione a’ suoi detrattori. Ernani, Foscari, Giovanna d’Arco, Attila, Battaglia di Legnano, peccano di soverchio fragore, di impeti eccessivi, di cantilene volgari, malamente applicate. Nel Nabucco e nei Lombardi, ove l’autore esordiente sembra aver posto maggiore cura d’arte che non in altre opere scritte dappoi, il frastuono è eccedente, ma apparisce più logico in ragione del subietto musicato, ed anche per il predominio di più elette melodie, e per lo studio più accurato delle combinazioni armoniche. Nondimeno la prima maniera del Verdi, appunto per la sua sbrigliatezza qualche volta un po’ volgare, fece impressione nelle masse, una impressione che produsse il delirio. Il pubblico urlava di entusiasmo al terzetto dei Lombardi; si esaltava per Ernani, per Elvira, pel vecchio Silva, fremeva con Attila, si infiammava Antonio Ghislanzoni in un ai belligeri ardori di Giovanna d’Arco. Si avvicinava il 1848 – le idee ritratto della “Illustrazione patriottiche, i fremiti di indipendenza si agitavano sotto una superficie Italiana”, 1887 di calma e di ben essere; la musica di Verdi era un bisogno del tempo. I successi di Attila, Giovanna d’Arco, dei Lombardi, erano il primo grido della rivoluzione sotterranea; il pubblico sentiva in quella musica il presagio dei nuovi tempi, e la accoglieva come un appello patriottico, come un inno di guerra. – La seconda maniera di Verdi, comincia, a mio vedere, in alcune scene del Macbhet, e si sviluppa completamente in tutte le opere che stanno fra la Luisa Miller e la Traviata – Di queste, la più perfetta è forse il Rigoletto, la più popolare il Trovatore, la più simpatica la Traviata. In questa seconda fase d’arte, Verdi divenne più castigato nella istromentazione, più eletto nelle melodie, e soprattutto, più drammatico. Il Rigoletto è la vera traduzione musicale del Roi s’amuse, mentre l’Ernani non era che una parafrasi molto sbrigliata del dramma di Vittore Ugo. Il Trovatore ha un quarto atto sublime. La Traviata è il vero dramma moderno, il dramma intimo, sentimentale, appassionato, straziante - a mio gusto, il dramma dove l’originalità di Verdi spicca più distinta. Dirò ancora, che delle tre maniere di Verdi, la seconda è la meglio accetta generalmente, come quella, che elevandosi dalle banalità, respingendo gli eccessi, temperandosi con tutte le risorse dell’arte più perfetta, ci ha dato il vero dramma senza togliere alla musica il suo carattere melodioso, ritmico, chiaro, il carattere italiano. – Nella terza maniera, iniziata coi Vespri Siciliani, scritti a Parigi pel teatro dell’Opera, Verdi comincia a smarrire la propria individualità nella imitazione di quel genere mayerbeeriano, in cui si fondono tutte le scuole, italiana, francese, tedesca, per formare dei mosaici colossali, qualche volta un po’ stucchevoli, anche se improntati dalla mano del genio. Così nel Guglielmo Tell, non abbiamo più il Rossini schietto della Semiramide e dell’Otello; così nella Favorita, vediamo il Donizetti violentare la propria natura per trasformarsi al beneplacito del gusto francese. Dico gusto francese per modo di esprimermi, ma più esattamente dovrei dire: gusto dell’Opera. Questo teatro ha le sue speciali esigenze in fatto di opere musicali; esso impone ai maestri un convenzionalismo barocco, da cui nessuno che scriva per quel teatro può emanciparsi senza rischiare una caduta. Verdi cedette come gli altri al dispotismo dell’Opera. Nei Vespri Siciliani volle accostarsi a Meyerbeer, prendere lo stile che suol chiamarsi francese, ed è lo stile di un teatro. Una volta entrato in questa nuova via; una volta innamorato di questa forma grandiosa, elaborata, calcolata, che ha le sue forti seduzioni per i nobili intelletti; Verdi non potè riprendere la propria individualità pura e schietta, e le sue ultime manifestazioni musicali, tuttochè eloquentissime, parvero le meno conformi al gusto italiano. Il Boccanegra, magnifico lavoro, la Giovanna di Guzman, e il Ballo in maschera, non destarono in Italia i pronti entusiasmi del Rigoletto, del Trovatore, della Traviata; sebbene la stampa, e i così detti intelligenti, si adoperassero con zelo apostolico a favorire i trionfi della terza maniera di Verdi. Comunque sia, scegliete a vostro grado fra le tre maniere – le vostre preferenze dipenderanno dal gusto, o dal pregiudizio – è innegabile che Verdi oggimai ha preso il suo nobile posto nella storia della musica italiana, anzi, egli segna un’epoca di transizione, che è destinata a portare il suo nome. I pedanti, gli Frontespizio della prima edizione imbecilli, nemici implacabili di chi procede innovando e ottiene il in volume de Gli artisti da teatro, 1865 successo, osano ancora discutere il genio di Verdi: Essi non vedono come tutto il mondo sia attualmente predominato da questa musica irresistibile, respinta, in sulle prime, dai teatri di Parigi e di Londra, e quivi divenuta popolare più che in Italia, e da ultimo quasi esclusivamente ammirata. Venti opere, più o meno pregievoli, modellate a tre formole differenti, venti opere, che rappresentano il progresso drammatico di venti anni, fecero il giro dei grandi e minimi teatri di Europa, col nome di Giuseppe Verdi. Non si discute un ingegno dopo un successo mondiale. Verdi ha fatto la sua carriera di grande maestro, e l’Italia deve rendergli grazie di averla sì degnamente rappresentata, egli solo, pel corso di tanti anni. Verdi si è considerevolmente arricchito colle sue opere, portando fortuna ai suoi editori, agli impresari, agli speculatori teatrali, ed anche ai cantanti. L’ingegno eminente, il carattere severo, quasi selvaggio, conciliano a Verdi il rispetto di quanti lo ammirano come maestro. L’autore del Nabucco e del Rigoletto ha impiegato i suoi capitali in compere di terreni, nelle vicinanze di Busseto sua patria, e vive da campagnolo, quando non sia chiamato dall’arte, a cui non ha rinunziato, a presentare una nuova opera al teatro. Verdi ottenne onorificenze, titoli e perfino la carica di deputato al primo Parlamento italiano – tuttociò, senza prostituire il proprio carattere, senza derogare dalla propria dignità, senza chiedere, pregato. Recentemente, alla morte di Meyerbeer, egli fu nominato successore al grande maestro nell’Istituto di Francia. La Strepponi fu cantante di merito non comune, sebbene pochi anni ella durasse nell’esercizio dell’arte sua. Alla Scala di Milano, ove cantò più volte con esito sempre felice, creò la parte di Abigaille nel Nabucco di Verdi, e in quell’opera ottenne straordinarii trionfi. Il maestro Verdi ebbe speciale devozione ed affetto per questa cantante, che alle doti dell’artista aggiungeva quelle del cuore, dell’ingegno, della più squisita educazione. Ritiratasi dal teatro nel momento in cui avrebbe potuto raccogliere le più belle corone, ella si unì in matrimonio al celebre maestro Verdi, ed ora divide le gioie domestiche e i pubblici trionfi dell’illustre maestro. (Gli artisti da teatro, romanzo, vol. VI, Commentarii, G. Daelli e C., Milano, 1865, pp. 14-20 e 62-63) a cura di Pasquale Guadagnolo Cronologie Verdi Note biografiche 1813 - Nasce il 10 ottobre alle Roncole, frazione di Busseto (Parma), di famiglia modesta. 1817-28 - Studi al Ginnasio e con il Maestro di Cappella Ferdinando Provesi. Prime composizioni per la Filarmonica di Busseto, presieduta dal suo benefattore e futuro suocero Barezzi. 1847-48 - A Londra conosce Mazzini, che ritrova a Milano nel periodo delle Cinque Giornate. Musica un inno patriottico di Mameli. A Parigi inizia la convivenza con Giuseppina Strepponi e ripresenta i Lombardi sul modello “Grand-Opéra” (Jérusalem). 1849 - Scrive per la Repubblica Romana La battaglia di Legnano, 1832-35 - Ottenuta una borsa accolta con entusiasmo. Si trasferisce con Giuseppina a Busseto. di studio, si trasferisce a Milano. Negatagli l’ammissione 1850-51 - Pensa a un’opera al Conservatorio, studia come dal Re Lear, che non compirà. Maestro di cappella. Scrive con Piave Rigoletto, 1836-35 - Nomina a direttore osteggiato dalla censura, che trionfa alla Fenice. della Filarmonica di Busseto, dove esegue una sua Messa. 1852-55 - Trae dalla Dame Sposa Margherita Barezzi. Musica Il cinque maggio di Manzoni. aux camélias di Dumas, La traviata. La “prima” alla Fenice è Nasce la figlia Virginia. deludente, ma l’opera si riscatta subito. Trionfano a Parigi Il tro1838-40 - Nasce il figlio Icilio, vatore e Les Vêpres siciliennes. ma poco dopo muore Virginia. Conosce Giuseppina Strepponi, 1857 - Esito mediocre di Simon interprete alla Scala della sua prima opera, Oberto, conte di San Boccanegra alla Fenice. Vietato Bonifacio. Muoiono Icilio e la mo- dalla censura a Napoli, Un ballo in glie Margherita. L’opera buffa Un maschera trionfa a Roma. giorno di regno non ha successo. 1859 - Sposa Giuseppina con 1842 - Con il Nabucco conquista rito religioso. Rappresenta Busseto per l’annessione del Ducato la popolarità. Rossini lo accoglie di Parma al Regno di Sardegna. amichevolmente a Bologna. Incontro con Cavour. Iniziano i suoi “anni di galera”, come li chiamerà, per le conti1860-61 - Al Teatro di San nue richieste di nuove opere. Pietroburgo gli chiedono una nuova opera. È senatore al pri1843-44 - “Prima” alla Scala dei Lombardi alla prima crocia- mo Parlamento italiano. ta. Scrive per la Fenice Ernani, che avvierà la sua affermazio- 1861 - Inno delle Nazioni, su versi di A. Boito, per l’Esposizione ne nazionale. Internazionale di Londra. Succes1845-46 - Acquista un podere so a San Pietroburgo della Forza alle Roncole. Nascono I Masna- del destino, avversata da una parte dell’ambiente musicale. dieri e Macbeth. 1863-67 - Debutto di Don Carlos all’Opéra. 1868 - A Milano fa visita al Manzoni. Muore Rossini. Progetta una Messa celebrativa dei maggiori compositori italiani, ma l’iniziativa fallirà. 1871-72 - Discute con il ministro C. Correnti una riforma dei Conservatori. Al Cairo va in scena Aida per l’inaugurazione del Canale di Suez, poi allestita alla Scala. Assiste a Bologna al Lohengrin di Wagner. 1873-75 - Muore Manzoni. Verdi riprende in suo onore il proposito di una Messa da Requiem. Eseguita nella Chiesa di San Marco e alla Scala, verrà subito replicata a Parigi, Londra e Vienna. 1879-80 - Commissiona a Boito libretto e ideazione scenica di Otello. Dirige a Parigi una trionfale ripresa di Aida. Prima esecuzione a Milano di Pater noster e Ave Maria. Gli viene conferita la cittadinanza onoraria. Avvia la revisione per la Scala di Simon Boccanegra. 1885-87 - Lavora alla riduzione in quattro atti di Don Carlos. “Prima” alla Scala di Otello. 1890 - Acquista un terreno per costruire una casa di riposo per musicisti. 1892-93 - Alla Scala dirige la “Preghiera” del Mosè nel centenario di Rossini e trionfa ancora con Falstaff. 1897-99 - Conclude i Quattro pezzi sacri. Fonda la Casa di riposo per musicisti. 1901 - Muore il 27 gennaio a Milano. I solenni funerali vedono una partecipazione immensa. Mezzosoprano Compie i suoi studi musicali diplomandosi in pianoforte e canto. Debutta al Festival della Valle d’Itria di Martina Franca nel 1991 nel Farnace di Vivaldi (Aquilio). Nel 1994 vince il Concorso per Giovani Cantanti Lirici indetto dall’Associazione Amici del Loggione del Teatro alla Scala e il concorso dell’As.Li.Co. che le permette di debuttare nel ruolo della protagonista ne La Diavolessa di Galuppi. Debutta nei principali ruoli di mezzosoprano esordendo in titoli verdiani come Aida (Amneris), Il trovatore (Azucena), Don Carlo (Eboli), Nabucco (Fenena), La forza del destino (Preziosilla), oltre a opere quali La Gioconda (Laura), Carmen (ruolo titolo), Adriana Lecouvreur (Principessa di Bouillon), Amico Fritz (Beppe) e Il crociato in Egitto (Felicia). è stata acclamata interprete nei maggiori teatri e festival tra cui l’Arena di Verona (Nabucco, La Gioconda, Rigoletto), il Teatro dell’Opera di Roma (Rigoletto, Carmen), La Fenice di Venezia (Il crociato in Egitto, Nabucco), il Teatro Massimo di Palermo (Aida), lo Sferisterio di Macerata (Don Carlo), le Terme di Caracalla (Nabucco), il Teatro della Pergola di Firenze (Aida), il Megaron Concert Hall di Atene (Aida), la Deutsche Oper Berlin (La Gioconda), l’Opra Royal de Wallonie a Liegi (Mefistofele), la New Israeli Opera a Tel Aviv (Don Carlo, La forza del destino, La Gioconda). Recentemente è stata impegnata in Aida (Amneris), Samson et Dalila (Dalila) e in Maria Stuarda (Elisabetta) al Teatro Verdi di Trieste; ancora Aida al Teatro Lirico di Cagliari, Nabucco (Fenena) al Carlo Felice di Genova, Juditha Triumphans (Juditha) a Seoul. Ha inoltre interpretato Maddalena in Rigoletto nell’edizione 2011 dello Sferisterio Opera Festival, la Sinfonia n.2 di Mahler e Anna Bolena (Giovanna Seymour) al Teatro Verdi di Trieste, nonché Carmen a Novara. Ha riscosso grande successo come Amneris in Aida alla Royal Albert Hall di Londra. Prossimamente sarà impegnata in tournée in Cina con la Trilogia Popolare di Verdi e canterà il Requiem di Verdi a Londra. Chiara Taigi Soprano Nata a Roma, comincia gli studi di canto con Ivenza Fogli, con la quale successivamente si diploma. Dopo aver vinto, giovanissima, i concorsi “Agostino Lazzari”, “Toti dal Monte”, e “Angelica Catalani”, debutta ne Il turco in Italia di Rossini al Teatro Giuseppe Verdi di Treviso, e pochi mesi dopo torna nello stesso teatro con Der Schauspieldirektor di Mozart. Ha cantato nei principali teatri italiani ed esteri; ricordiamo di seguito alcune apparizioni: debutta nel ruolo di Desdemona in Otello al Teatro alla Scala, nella produzione diretta da Riccardo Muti con la regia di Graam Dic e in Cyrano di Marco Tutino a Metz. Nel 2002 debutta nel Simon Boccanegra (Amelia) con Claudio Abbado, riprende Otello agli Arcimboldi ed è alla Opernhaus di Zurigo per il Benvenuto Cellini di Berlioz, diretta da Sir John Elliott Gardiner. Nel gennaio 2003 debutta al Teatro San Carlo di Napoli con La Battaglia di Legnano di Verdi. Nel settembre 2003 debuttato nel ruolo principale de La Marescialla d’Ancre di Alessandro Nini in prima esecuzione moderna al Teatro Pergolesi di Jesi. Il 2004 la vede protagonista di tre importanti debutti: a marzo è Maddalena di Coigny in Andrea Chénier al Teatro Politeama di Lecce; a maggio interpreta il ruolo di Suor Angelica, diretta da Riccardo Chailly all’Auditorium di Biografie Tiziana Carraro Biografie Milano; a ottobre inaugura la stagione dell’Opéra de Nice come Amelia ne Il ballo in maschera di Verdi, diretta da Marco Guidarini. Nel marzo 2005, al St. Moritz/Milano Music Festival in Svizzera, debutta ne Messa da Requiem di Verdi con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, diretta da Romano Gandolfi. Nel novembre 2005 il suo ritorno in Germania nel ruolo di Amelia in Un ballo in maschera; la nuova produzione (regia di Ermanno Olmi, scene e costumi di Arnaldo Pomodoro, in dvd Euroarts) ha inaugurato la stagione 2005-2006 dell’Opera di Lipsia, in occasione dell’insediamento di Riccardo Chailly come Generalmusikdirektor e Kappelmeister della Gewandhaus. Nel gennaio 2006 debutta in un altro importante ruolo pucciniano alla Deutsche Oper di Berlino, Giorgetta, ne Il Tabarro, con la regia di Katharina Wagner. Chiara Taigi affianca alla sua importante carriera teatrale quella concertistica. Nel febbraio 2009 è con laVerdi all’Auditorium di Milano per Messa da Requiem di Verdi. Nel maggio 2010 è Leonora in Il trovatore per l’inaugarzione del Teatro Municipal a Rio de Janiero. Nel marzo 2011 debutta in USA come Selika ne L’africaine di Giacomo Meyerbeer al fianco di Marcello Giordani come Vasco da Gama diretta da Mo Eve Queler dell’Opera Orchestra of New York e quindi a Palm Beach per Tosca. Estate 2011 il debutto di Nabucco accanto a Juan Ponce diretti da Pier Giorgio Morandi al Festival Euromediterreneo di Taormina con la mondovisione dell’opera in diretta. Nel 2013 inaugura le celebrazioni di Assisi davanti al Pontefice. Nel 2014/2015 è stata chiamata a far parte del Progetto Pace nel mondo. Alessandro Caruana Tromba Si diploma in tromba nel 1996 presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, dove nel 2008, consegue il Biennio superiore di secondo livello con la votazione di 110 e lode. Dal 1998 inizia a partecipare ad audizioni e concorsi che lo portano a collaborare con orchestre ed enti lirici quali l’Orchestra Sinfonica di Savona, Filarmonica di Torino, Filarmonica Italiana, Orchestra Guido Cantelli di Milano, Pomeriggi Musicali di Milano, Orchestra Arturo Toscanini di Parma, Orchestra da camera di Mantova, Orchestra Nazionale della RAI, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Regio di Torino, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Carlo Felice di Genova, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra della Svizzera Italiana. Dal giugno 2005 occupa il posto di Prima tromba presso l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi. Svolge una ormai lunga attività di docente di Tromba negli istituti civici A. Gandino di Bra (Cuneo) e Baravalle di Fossano, presso il quale frequenta un corso di perfezionamento con Roberto Rossi, prima tromba dell’Orchestra Nazionale della RAI e suo insegnante da numerosi anni. Luca Santaniello Violino Ha intrapreso lo studio del violino all’età di sei anni sotto la guida della professoressa Lucina Invernizzi che lo ha seguito sino al diploma. Ancora studente ha ottenuto riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali. Diplomatosi quale privatista al Conservatorio G. Verdi di Milano nel 1992, si è perfezionato nei due anni successivi a Sion in Svizzera, sotto la guida del maestro Tibor Varga. Ha frequentato in seguito i corsi del maestro Pavel Vernikov e per due anni il corso di Violino di spalla con il maestro Giulio Franzetti a Fiesole. Quale violinista del Trio Felix ha conseguito con il massimo dei voti e la lode il diploma all’Accademia di alto perfezionamento a Pescara; con la stessa formazione ha vinto tre concorsi nazionali e due internazionali e ha ottenuto un contratto discografico per la realizzazione di un Cd con il Trio in La minore di Maurice Ravel e il Trio in Re minore op. 49 di Felix Mendelssohn. Giovane diplomato ha collaborato con le più prestigiose orchestre italiane, e si è esibito in numerosi teatri in Italia, Francia, Svizzera, Spagna, Austria e Germania. Dal 2000 è Spalla dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi e ha lavorato con direttori e solisti di fama mondiale tra cui Carlo Maria Giulini, Riccardo Chailly, George Prêtre, Riccardo Muti, Valeriy Gergiev, Zhang Xian, Luciano Pavarotti, Placido Domingo, Sergej Rostropovich, Marta Argerich, Salvatore Accardo, J. Bell, K. Blacher, Enrico Dindo, Mario Brunello e molti altri. Con la stessa formazione diretta dal Maestro Chailly ha inciso per la Decca il solo de I Lombardi alla Prima Crociata di Verdi (il disco ha ricevuto diversi premi); nella stagione 2002-2003 si è esibito come solista con un violino Stradivari del 1703 appartenuto a J. S. Bach e ha suonato nelle sale più prestigiose d’Europa, Sud America, Cina, India e Giappone. Come primo violino del Quartetto I Solisti de laVerdi ha inciso un Cd con trascrizioni di brani di Jimi Hendrix, Janis Joplin e dei Beatles. Con questa formazione ha un’intensa attività concertistica affiancando al repertorio classico interessanti e innovative trascrizioni. Oltre al suo ruolo di Primo violino de laVerdi, negli ultimi anni si è esibito come solista nelle rassegne dedicate all’esecuzione dell’integrale dei concerti di Mozart e Haydn. Ha inoltre eseguito il Triplo Concerto di Ludwig van Beethoven con Simone Pedroni al pianoforte e Enrico Dindo al violoncello nel marzo 2008 e nel maggio 2011, sempre con Simone Pedroni al pianoforte, violoncello Mario Shirai Grigolato. Fra gli impegni recenti come violino solo il Doppio concerto in La minore per violoncello e orchestra di Johannes Brahms. Con il Quartetto de laVerdi ha eseguito, per l’anniversario della morte, il Quartetto per archi di Verdi al Teatro di Busseto e al Grand Hotel de Milan. Dal 2007 si occupa anche di un’orchestra amatoriale, “laVerdi per tutti” e una di ragazzi, l’Orchestra Sinfonica Junior (OSJ). Suona un Vuillaume copia Maggini del 1617. Biografie Erina Gambarini Maestro del Coro Figlia d’arte, a tredici anni alla Scala di Milano fu la prima voce bianca interprete di Flora nel Giro di vite di Benjaminn Britten, iniziando un’intensa e ininterrotta attività di cantante, soprano, studiando a Vienna con Teresa Stich-Randall. Allo studio del pianoforte con il padre Maestro Guido affianca quello di Direzione, Interpretazione e Musica Vocale da Camera con Marcel Courod, Tecnica Vocale e Interpretazione con Gerhard Schmidt-Gaden. Nel 1989 fonda il gruppo corale Canticum Novum, che si impone in breve tempo per la qualità e la ricca attività artistica; è con esso che inizia la collaborazione, tra gli altri, con il Maestro Romano Gandolfi nel 1996. Dal 2007 è Direttore del Coro Sinfonico Giuseppe Verdi di Milano, succedendo al Maestro Gandolfi, che la chiamò come sua assistente alla fondazione del Coro nel 1998. Ha diretto il Coro Verdi alla Sala Nervi alla presenza di S. S. Benedetto XVI, al Festival Rostropovich, al ROH di Muscat con Carmen di Bizet, al Festival Mito, a LA7, alle Celebrazioni per l’Unità d’Italia alla presenza del Presidente della Repubblica, ecc. Ha lavorato con Riccardo Chailly, Claudio Abbado, Gianandrea Gavazzeni, Xian Zhang, Aldo Ceccato, Ettore Gracis, Claus Peter Flor, Christopher Hogwood, Rudolf Barshai, Vladimir Jurowski, Helmuth Rilling, Leonard Slatkin, Nevil Marriner, Roger Norrington,Vladimir Fedoseyev, Robert King, JohnAxelrod, Patrick Fournillier. è invitata a far parte di giurie di Concorsi Internazionali di Canto. Dal 1997 è membro dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti di Bergamo per i suoi meriti artistici. Nelle Stagioni 2011-2012 e 2012-2013 ha diretto il Coro nei concerti de laVerdi al Teatro alla Scala, rispettivamente in War Rrequiem di Britten e Ivan il Terribile di Prokof’ev. Fra gli impegni di questa Stagione, i Quattro pezzi sacri di Verdi, direttore Xian Zhang, Salmo 42 di Mendelsshon, direttore Helmut Rilling, la tradizionale Nona di Beethoven, direttore Xian Zhang. Il 27 gennaio 2013 ha diretto il Coro nel Concerto a Busseto per l’anniversario della morte di Giuseppe Verdi. Direttore Scelto nel 1998 dal M°Riccardo Chailly come clarinetto piccolo dell’Orchestra Sinfonica laVerdi di Milano, Jader Bignamini inizia il suo percorso all’interno dell’Istituzione che lo vedrà passare dalle file dell’Orchestra al podio, fino a essere nominato nel 2010 Direttore Assistente e dal 2012 Direttore Associato. Nato a Crema, dopo gli studi effettuati al Conservatorio di Piacenza inizia giovanissimo la sua attività di solista con gruppi da Camera, collabora come clarinetto piccolo e primo clarinetto con varie Orchestre (Filarmonica della Scala, Sinfonica Nazionale della RAI, dei Teatri Regio di Parma e Comunale di Bologna), affiancando anche l’attività di direttore e concertatore, sia con gruppi da Camera (intensa la collaborazione con l’Ensemble d’Archi de I Pomeriggi Musicali di Milano) che con Ensemble di Fiati e Orchestre Sinfoniche. Apprezzato per il forte carisma e la personalità dirompente, ha diretto orchestre quali quella del Teatro San Carlo di Napoli, dell’Arena di Verona, del Maggio Musicale Fiorentino, dedicandosi sia al repertorio operistico (Un ballo in maschera, Aida, Tosca, Andrea Chénier e Carmen) che a quello sinfonico (dal classico al tardo romantico). Nell’autunno 2012 partecipa per il secondo anno consecutivo al Festival MiTo con la Messe Solennelle di Berlioz. Prosegue inoltre la sua intensa collaborazione con l’orchestra laVerdi dove dirige, oltre a quello inaugurale, svariati concerti con programmi lirici e sinfonici (Brahms, Cajkovskij, Glinka, Musorgskij, Prokofiev, Ravel, Respighi, Rimskij-Korsakov, Paganini, Piazzolla, Stravinskij, Vivaldi), sia a Milano che nella tournée in Russia (Cajkovskij Hall a Mosca e Glinka Philarmonic Hall a San Pietroburgo), collaborando con solisti quali Karen Gomyo, Francesca Dego, Natasha Korsakova, Kolya Blacher e Lylia Zilberstein, con la quale registra la prima esecuzione assoluta del R Concerto per pianoforte e orchestra di Nicola Campogrande. Recenti i debutti in Giappone alla Biwako Hall di Otsu, in Brasile al Teatro Municipal di Sao Paulo e a Palermo con l’Orchestra Sinfonica Siciliana. è stato ospite del Maggio Musicale Fiorentino e del Festival Internazionale di Baku con un programma verdiano. Ha inaugurato con grandissimo successo il XXXIX Festival della Valle d’Itria con Crispino e la Comare sul podio dell’Orchestra Internazionale d’Italia. Nel novembre 2012 ha guidato l’entusiasmante tournée, promossa dall’Ambasciata italiana e da Intesa Sanpaolo, de laVerdi a Mosca e San Pietroburgo. L’ 1 ottobre ha debuttato al Festival Verdi di Parma, dirigendo Simon Boccanegra per il bicentenario verdiano. Inaugurerà inoltre la Stagione sinfonica 2013/2014 dell’Orchestra Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, terrà concerti al Teatro Petruzzelli di Bari e debutterà al Teatro la Fenice con La bohème. Biografie Jader Bignamini Violini I Luca Santaniello* Danilo Giust** Nicolai Freiherr V. Dellingshausen Giulio Mignone Marco Ferretti Marta Tosti Edlira Rrapaj Adriana Ginocchi Fabio Rodella Abramo Raule Marco Capotosto Delia Diaconescu Adelaide Fezo Violini II Lycia Viganò* Gianfranco Ricci* Donatella Rosato** Keler Alizoti Sandra Opacic Giorgia Righetti Simone De Pasquale Roberta Perozzi Ambra Cusanna Michaela Chiri Daniele Cabassi Viole Gabriele Mugnai* Cono Cusma’ Piccione** Miho Yamagishi Marco Audano Kirill Vishnyakov Enrico De Angelis Mikhail Klyachko Luca Trolese Altin Thanasi Violoncelli Mario Shirai Grigolato* Tobia Scarpolini* Giovanni Marziliano** Gabriele D’Agostino Alessandro Peiretti Nadia Bianchi Enrico Garau Ivan Merlini Contrabbassi Michele Sciandra* Kastriot Mersini* Toni Del Coco** Joachim Massa Umberto Re Angelo Tommaso Marco Gori Flauti e Ottavino Massimiliano Crepaldi* Valeria Perretti Ninoska Petrella Oboi e Corno Inglese Emiliano Greci* Luca Stocco* Clarinetti Raffaella Ciapponi* Fabio Valerio Fagotti e Controfagotto Andrea Magnani* Luigi Muscio Corni Sandro Ceccarelli* Giuseppe Amatulli* Fabio Cardone Stefano Buldrini Alceo Zampa Trombe Alessandro Ghidotti* Alessandro Caruana Edy Vallet Stefano Benedetti Daniele Colossi Alberto Mastrocostas Tromboni Giacomo Ceresani* Massimiliano Squadrito Trombone basso Andrea Arrigoni Tube Matteo Magli Timpani Viviana Mologni* Percussioni Ivan Fossati Luca Bleu Stefano Bardella Arpe Elena Meozzi * Prima parte ** Concertino Ispettore d’Orchestra Amedeo Scodeggio Soprani I Pierangela Agosti Simona Cataldo Silvia Cattaneo Giulietta Marchesini Franca Marcucci Regina Partel Gianna Perrella Anna Petrone Mirella Sala M. Rose Steutel Kaoru Suzuki Francesca Trivini Soprani II Nina Almark Giannina Baldo Laura Belloli Anila Gjermeni Patricia McGibbony Elena Platone M. Antonieta Preti Adalgisa Ravasio Kaoru Saito Claudia Strano Giosiana Troiano Giovanna Zawadski Mezzi Silvana Barbi Alessandra Faggiani Marina Galbusera Francesca Giorgi Jasna Klasic Donata Menci Federica Moglia M. Teresa Tramontin Alti Raffaella Biscuolo Giulia Catrambone Teodora Dimitrova Annalisa Dossi Marta Furlan Silvia Maggi M.Cristina Michel Lidia Migliorini Lorenza Pedrini Giuliana Scaccabarozzi Luciana Scolari Roberta Zanuso Tenori I Gianni Brina Lorenzo Caltagirone Diego Chacon Torres Luigi Fiorani Francesco Frasca Massimo Gavardi Chung Yun Hwang Francesco Lodetti Giovanni Maestrone Gianbattista Mazzola Francesco Torrisi Baritoni Gianluca Alfano Ottavio Aondio Yasuo Asaki Umberto Bocchiola Fausto Candi Carlo Canegallo Claudio Ierardi Kennosuke Kumatani Giuseppe Lisca Alfredo Vaca Daniele Veltri Tenori II Tonino Carai Francesco Casella Matteo De Munari Gianni Granata Giuseppe Loguercio Mirko Luppi Biagio Meloni Nicola Olivieri Franco Previdi Domenico Zattera Bassi Marco Baricevic Giacomo Bruni Giuseppe Corrieri Andrea Locati Riccardo Margaria Angelo Oldani Claudio Pezzi Luigi Ponzi Giorgio Senatore Luigi Tasselli Roberto Termine Maestro collaboratore Luigi Ripamonti Segretaria del Coro Maria Cristina Michel Prossimi appuntamenti Iniziative culturali Ingresso libero Venerdì 11 Ottobre ore 18.30 In collaborazione con Milano Musica 3 Alfonso Alberti introduce all’ascolto di Morton Feldman The Viola in My Life Stagione Sinfonica 4 VENERDÍ 11 ore 20.00 - DOMENICA 13 ore 16.00 Prezzi: da 13 a 31 € D F H E G I In collaborazione con Milano Musica Feldman The Viola in my life Takemitsu Marginalia ( prima esecuzione italiana ) Stravinskij Petruška ( versione 1911 ) Viola Geneviève Strosser Direttore Tetsuji Honna Il programma Feldman, Takemitzu e Stravinskij. Tre autori e tre composizioni molto diverse fra loro. Tre tempi diversi, distribuiti in quel secolo breve che chiamiamo Novecento. Ma soprattutto tre mondi diversi. Anzi tre continenti diversi, sia pure comunicanti. La musica e la personalità di Morton Feldman non possono che nascere e crescere in America, in quel crogiolo di popoli e di idee che è New York negli anni del dopoguerra. C’è voglia di trovare una via alla musica, e all’arte in generale, che sia autonoma rispetto all’Europa, contraria allo strutturalismo, aperta ai timbri d’Oriente, ostile ai ricatti del tempo che scorre, ipnotizzata dal dissolversi delle forme e delle architetture. Feldman è in programma con The Viola in My Life (1971), quasi un fantasma di concerto solistico. Toru Takemitzu sta dall’altra parte degli oceani, in un Giappone che esce industrioso dalla disfatta nucleare. Trova nella musica per il nuovo cinema dei suoi connazionali il luogo per esprimere sonorità sottili e avvolgenti. Conosce bene la delicata musica del suo paese e i valori profondi, pur minimalisti, che la legano ai suoni della natura e allo scorrere delle stagioni. Da sempre ammira l’impressionismo dei francesi e, a ben vedere, i bilanciamenti architettonici occidentali. Riesce a scrivere lavori di ampio respiro, mantenendo dinamiche e circoscrivendo durate. Il suo Marginalia per orchestra è del 1976. L’avanguardia di Stravinskij è caso noto, con il cubismo di Petrouska (1911) a far da ponte fra la Russia fiabesca dell’Uccello di fuoco (1911) e quella preistorica della Sagra della primavera (1913). Siamo dunque nell’Europa che non immagina la catastrofe militare incombente e che pensa che la rivoluzione (sonora) che viene da Oriente sia solo la curiosa provocazione di un artista eccentrico (Stravinskij) e di un impresario (Diaghilev) in cerca di notorietà.