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Francesco Battocchi ha dovuto arrendersi
Valli Giudicarie e Rendena 34 domenica 5 gennaio 2014 l'Adige Pinzolo | L’intero comprensorio del Doss del Sabion è perfettamente sciabile Darzo | Il Dylan’s ha voluto evitare gli ubriachi. Ha riaperto dopo due giorni Tanta neve, è aperta anche la pista «Tulot» Pub chiuso a Capodanno per evitare risse La pista Tulot a Pinzolo PINZOLO - È aperta da ieri anche la «regina delle piste», la Tulot, e l’intero comprensorio bianco del Doss del Sabion è quindi a disposizione degli sciatori. Dalla località Tulot, a nord di Pinzolo, l’omonima telecabina in meno di 8 minuti arriva a 1.700 metri presso Malga Cioca, dove è possibile infilare gli sci e scendere a valle lungo i 2.600 metri di lunghezza, gli oltre 900 metri di dislivello e una pendenza massima che raggiunge quasi il 70%. La nevicata di Natale ha portata tantissima neve e anche moltissimi ospiti che hanno scelto Pinzolo e la skiarea Campiglio Dolomiti di Brenta Val di Sole Val Rendena, la più grande del Trentino con oltre 150 km di piste collegate sci ai piedi per trascorrere le vacanze di Natale e festeggiare il nuovo anno. Ottime le previsioni per le settimane bianche che vedranno tanti turisti stranieri arrivare in Trentino e molti turisti italiani che amano trascorrere le vacanze invernale sulle Dolomiti: le montagne più belle del mondo patrimonio dell’Unesco. L’ingresso del pub DARZO - Ha riaperto i battenti dopo un giorno di chiusura (una sera e una notte, per essere precisi) il Dylan’s pub. La sera e la notte sono quelle di Capodanno quando il titolare Livio Briani ha deciso, su consiglio dei carabinieri, di chiudere il locale: troppo forti i rischi di ubriachi in cerca di rissa in circolazione. Già, si dirà, ma questo è un rischio corso da tutti i locali pubblici nella notte di Capodanno. Vero, se non fosse che nell’ultima settimana dell’anno scorso proprio al Dylan’s si sono avuti un paio di episodi per nulla tranquillizzanti. Il primo è accaduto la sera della vigilia di Natale, con un ragazzo non italiano (noto in zona per il comportamento non irreprensibile) ed un giovane di Bondone che, dopo aver discusso animatamente, sono venuti alle mani. Ripetizione della scena il 27 dicembre, con uguali scenario, causa ed attori diversi: un giovane di Storo e avventori bresciani. A quel punto il gestore, già preoccupato di suo, è stato chiamato dai carabinieri che gli hanno consigliato di non tenere aperto la notte di Capodanno, consiglio al quale si è adeguato senza problemi. Sulla neve era stato campione trentino di SuperG, Sarà ricordato con un minuto di silenzio in tutte le specialità in programma in questo fine settimana TIONE Francesco Battocchi ha dovuto arrendersi Atleta azzurro di sci d’erba, aveva 16 anni TIONE - Sotto un cielo che sembrava fatto apposta per aumentare la tristezza, ha gettato nello sgomento, ieri, la comunità di Tione la notizia arrivata improvvisa e dolorosa come una coltellata da Verona. Francesco Battocchi (nella foto) si è spento. Lo sgomento si è impadronito del paese, un po’ per la giovane età dello scomparso (perché è sempre troppo presto per morire, ma quando si è ragazzi...), un po’ perché il papà, Toni, è conosciuto per la sua attività di venditore di moto a Brevine, uno dei quartieri storici del capoluogo giudicariese. Francesco aveva sedici anni ed era ricoverato all’ospedale di Verona, per- ché aveva contratto la leucemia, un male che non sempre perdona. «Ragazzo gentile e cordiale», lo descrive chi lo conosceva. Da tempo combatteva una battaglia difficile, si potrebbe dire impari, con la malattia che gli ha avvelenato il sangue e alla fine gli ha tolto la vita. Il calvario era cominciato qualche anno fa, quando Francesco si era accorto di non stare bene, fra la prima e la seconda geometri, che frequentava all’Istituto di istruzione Lorenzo Guetti. «Siamo avviliti, perché non ci aspettavamo che finisse così. Anzi, a dirla tutta, eravamo convinti che rientrasse a scuola nel giro di poco tempo», mormora un commosso Claudio Pucci, vice dirigente del Guetti. «Ho parlato con la dirigente proprio ora, e non sappiamo capacitarci: la notizia ci ha schiacciati. Guardi, io l’ho avuto a scuola in prima: era un ragazzo interessato, molto intelligente e cordiale. Proprio non ci voleva questa». Francesco lascia i genitori ed un fratello, tramortiti dal dolore. Frequentare un ospedale è doloroso per tutti, figuriamoci per un adolescente che aspirerebbe alla vita e cerca ogni occasione per viverla. Il ragazzo è stato ricoverato all’ospedale di Bolzano, prima di essere trasferito nel nosocomio di Verona. Si sperava in un decorso positivo del male, Darzo. Ieri l’ultimo saluto all’emigrante di ritorno, scomparso a 103 anni dopo una vita di lavoro Giambattista Pellizzari se n’è andato col sorriso DAONE - Lo hanno accompagnato ieri pomeriggio nell’ultimo viaggio i paesani, gli amici e i parenti nel piccolo camposanto di Daone, Giambattista Pellizzari (nella foto), che ha scavalcato con sprint le 103 primavere prima di lasciare le cose terrene, fermato sabato scorso da un infarto, per il quale è stato ricoverato prima al Santa Chiara di Trento poi all’ospedale di Tione, dov’è spirato. Vita lunga la sua: proprio per questo aveva molte cose da STORO raccontare. Ultimo di nove fratelli, era figlio di un daonese emigrato in Cile per lavorare, come fecero sul finire dell’Ottocento molti valligiani. E nel paese andino aveva messo in piedi con il fratello un’azienda per la costruzione delle ferrovie. Passati alcuni anni e messo via un gruzzoletto, il papà di Giambattista rientrò con la famiglia al paesello. Solo che poco dopo fu chiamato alle armi: per l’Europa si preparava uno dei più nefasti periodi con l’inizio della Grande guerra. E il papà di Giambattista fu tra le vittime, appena dopo un anno dall’inizio del conflitto: trovò la morte in val di Breguzzo e lasciò soli la moglie Geralda, originaria del Cile, e nove figli piccoli. La guerra (la seconda mondiale, stavolta) segnò anche Giambattista, che fu arruolato per sei anni e passò un paio d’anni di prigionia fra Polonia, Germania e Danimarca. Nella vita, trascorsa nel paese natale ha fatto il boscaiolo ed il muratore; si è sposato e ha allevato due figlie: Liliana e Carmen. Personaggio di spirito, amava scherzare. «Quando aveva 90 anni - racconta un nipote - e incontrava un ottantenne gli diceva: “Con che coraggio sei ancora qua alla tua età? Non ti vergogni?”. Gli piaceva ridere e scherzare». E se n’è andato, Giambattista, con il buonumore e la serenità negli occhi. ma non è stato così. Una speranza rafforzata dalla forte fibra di Battocchi. Era infatti atleta della nazionale italiana A1 di Coppa del Mondo di sci d’erba e d’inverno praticava lo sci alpino con buoni risultati, tant’è che nel 2012 si era laureato pure campione trentino di superG. La notizia è stata accolta con sgomento anzitutto dalla squadra di sci alpino del Comitato Trentino della Fisi che era in allenamento a Pozza di Fassa anche perché il fratello Matteo, di 4 anni più grande, è uno dei punti di forza del team soprattutto nelle discipline veloci. Nell’estate 2012, proprio quando il suo fratellone vinse la medaglia d’argento ai mondiali juniores di Burbach, in Germania, Francesco fece il suo debutto internazionale ottenendo alla rassegna under 21. Nello sci alpino Francesco non ha potuto giocarsi le chance per entrare nella rappresentativa del Comitato Trentino Fisi perché ha inevitabilmente dovuto saltare l’ultimo anno di competizioni da allievo. La passione per lo sci era stata tramandata a Francesco anzitutto dal papà Antonio, maestro di sci a Madonna di Campiglio e da mamma Miriam, stimolato anche dal fratello Matteo. La prima società di appartenenza di Francesco era il glorioso Sci club Soreghina, successivamente era passato allo Sporting Campiglio, quindi al Campiglio Ski Team e allo Sci club Bolbeno. Il presidente del Comitato trentino Fisi Angelo Dalpez, assieme al Consiglio di presidenza e a tutto lo staff della Federsci provinciale, ha deciso che tutte le competizioni del calendario trentino di tutte le specialità in programma in questo fine settimana, compreso il giorno dell’Epifania, riserveranno prima del via un minuto di silenzio in ricordo di Francesco Battocchi. Il funerale sarà celebrato mercoledì alle 14 a Tione. IN BREVE DASINDO Il libro sulla chiesa Oggi alle ore 19 nella chiesa di Dasindo viene presentato il libro «Santa Maria Assunta e la Comunità di Dasindo», di Graziano Riccadonna e Ivana Franceschi. Presenti gli autori, verranno proiettate le immagini degli affreschi. CADERZONE La Befana dal campanile Domani alle 17 la Befana scenderà dal campanile, attesa sul piazzale della chiesa; a seguire merenda ai mercatini (aperti dalle 15 alle 19) con la Bandina di Caderzone. FIAVÉ Judicaria: nuova rivista Domani alle ore 16, al Museo delle palafitte di Fiavé, presentazione della rivista Judicaria n. 84 a cura del Centro studi; saranno presenti gli autori dei saggi e l’Associazione Avis comunale Giudicarie. PIEVE DI BONO Casa Arlecchino: gli arredi Il Comune si avvarrà di un contributo provinciale di 267.989 euro (l’80% della spesa ammessa) per il completamento delle opere esterne e l’acquisto di arredi e attrezzature per l’ostello della gioventù «Casa Arlecchino». Il Comune del Chiese dal 2007 chiede di dividere i costi di manutenzione Il sindaco vieta le strade ai ledrensi GIULIANO BELTRAMI STORO - L’avevano annunciata per novembre il sindaco di Storo Vigilio Giovanelli ed il delegato all’agricoltura Adriano Malcotti; arriva con qualche settimana di ritardo, ma arriva (anzi, è arrivata) l’ordinanza per regolare il traffico dei mezzi pesanti sulle strade comunali di montagna. La scintilla che ha scatenato i malumori dell’amministrazione è data dalla strada di Lorina, al confine fra i comuni di Storo e Ledro, con un rapporto che rischia di incrinarsi perché Ledro non paga da anni ciò che, secondo una convenzione, sarebbe dovuto al comune del Chie- se per la manutenzione. Si sa, i camion che scendono carichi di legname finiscono per distruggere il fondo stradale. «Se non pagate chiudiamo la strada ai vostri veicoli», avevano minacciato nei mesi scorsi i responsabili del comune di Storo. «Tranquilli, arriviamo», avevano cercato di mettere tranquillità i ledrensi, ma non è arrivato proprio nulla: non un bonifico bancario, ma nemmeno una telefonata. E siccome ballano (banconota più, banconota meno) 25.000 euro, Storo non è disposto a far finta di niente. Lo si capisce dalla lettera partita per Ledro ancora in ottobre, nella quale si legge fra l’altro: «A più di un anno dal primo incontro, avvenuto presso il Vostro Municipio con il Vostro sin- daco e i rappresentanti della Vostra Giunta, il sottoscritto (il sindaco di Storo, ndr) ed il consigliere delegato all’agricoltura, al termine del quale Vi eravate dichiarati disponibili ad affrontare il problema della strada di Val Lorina che si trascina ormai dal 2007, spiace constatare come tale volontà non abbia trovato concretezza». «Considerato che il tempo passa e che anche il comitato di Val Lorina ci ha segnalato i guasti alla strada - conferma il sindaco di Storo - si procederà a vie di fatto». Premettevamo l’ordinanza apposta per Lorina. «Per ora abbiamo bloccato solo il traffico pesante, quello che rovina le strade montane, ma nei prossimi mesi - assicura Giovanelli - andremo oltre». Dato che c’erano gli storesi hanno pensato di emettere un’ordinanza che riguarda tutte le strade comunali di montagna, in considerazione che tali strade, «sia per la limitata larghezza della carreggiata che per i limiti di portata, possono costituire situazioni di pericolo per i mezzi pesanti». Così viene istituito il divieto di transito per «i veicoli aventi una massa superiore alle 26 tonnellate sulle strade Faserno-Seghe, Terramonte-Casina, Nar-Alpo, Val Lorina, Tonolo, Dospré, Borei-Giardini e Fo-Baita dal Pì». Come sempre accade in simili circostanze, in caso di necessità il sindaco potrà concedere una deroga, tuttavia attenzione, perché «Polizia municipale e Carabinieri sono stati informati». La strada di Retort in Val Lorina