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Il nuovo Municipio di Fiumicino, Roma
Progetti Laura Guglielmi Dai primi anni Novanta il Comune di Fiumicino ha dato avvio a un complesso di interventi volti a riscattare il territorio dallo stato di abbandono in cui l’avevano confinato le politiche capitoline, prima che ne venisse riconosciuta la piena autonomia amministrativa. Ma, nonostante questa azione di riqualificazione e valorizzazione, l’area è tuttora connotata da situazioni di incuria e di abbandono che ne soffocano potenzialità e risorse. Il frammentato tessuto residenziale degli anni Cinquanta e Sessanta, in gran parte abusivo, è sorto attorno a pochi brani di città pianificata: la quinta ottocentesca costruita da Giu- alessandro anselmi Il nuovo Municipio di Fiumicino, Roma Il Municipio nel comparto urbano progettato sull’isolato dell’ex Stazione. Nella pagina a fianco: i gradoni a ventaglio della piazza. FOTOGRAFIE Andrea Jemolo seppe Valadier lungo il molo-canale, le case degli anni ’20 dei dipendenti della vetreria Stoelcker, gli edifici dell’Istituto Case Popolari realizzati negli anni Trenta. A poca distanza sorgono testimonianze storiche e archeologiche uniche al mondo:i resti del porto imperiale di Claudio e del bacino esagonale di Traiano; la necropoli dell’antica città di Portus e il piccolo borgo medioevale noto come “castello di S. Lucia”; le torri costiere costruite dai papi in epoche diverse, man mano che l’erosione marina faceva avanzare la linea di costa. Una grande opportunità di sviluppo è rappresentata dall’aeroporto Leonardo da Vinci, principale scalo della capitale, per il quale è già stato avviato il potenziamento delle strutture con la costruzione della cargo-city e della piattaforma logistica e la previsione di un centro per uffici, alberghi e spazi congressuali. Ad esso si affianca il nuovo porto commerciale, attualmente in fase di approvazione, con cui l’Amministrazione intende 4 CIL 101 sviluppare ulteriormente le attività legate alla pesca e al collegamento marittimo e fluviale. Proprio sulla linea di connessione tra l’aeroporto e il porto si trova il nuovo Municipio. Progettato da Alessandro Anselmi, con Maurizio Castelli, Pia Pascalino e Natale Russo, è l’opera che più rappresenta, per qualità architettonica, il processo di ridefinizione dell’immagine di Fiumicino in rapporto alle diverse componenti del territorio: la terra, il mare, il canale. L’edificio rappresenta il primo tassello di una strategia urbana che, nelle intenzioni progettuali, avrebbe dovuto rivitalizzare la vasta area della ex Stazione, situata lungo la via Portuense, alle porte dell’attuale centro abitato, dismessa in seguito alla realizzazione del collegamento ferroviario Roma-aeroporto. Di questo intervento, costituito da residenze, uffici, esercizi commerciali e attività ricettive, immaginato come una nuova centralità urbana in grado di dare carattere a un abitato ancora privo di una propria connotazione, è stato però realizzato, almeno fino ad ora, soltanto il Municipio. Come purtroppo avviene per la maggior parte delle opere pubbliche costruite in Italia, la storia del progetto è stata lunga e travagliata: prima, in Conferenza dei Servizi, sono stati imposti cambiamenti e riduzioni volumetriche; poi, in fase di realizzazione, sono nati gli inevitabili contenziosi che sempre accompagnano le gare vinte con ribassi tali da comportare risparmi su materiali, manodopera e tempi di esecuzione a discapito della qualità del progetto. Nonostante queste difficoltà, e a fronte di un budget finanziario quasi ridicolo se confrontato con gli importi stanziati all’estero per interventi di analoga importanza (il costo finale dell’opera è stato di € 4.100.000, circa 950 €/m2), il Municipio di Fiumicino va ascritto a pieno titolo tra le opere più significative del panorama architettonico contemporaneo. Il cammino di Anselmi, iniziato negli anni ’60 con il GRAU, alla ricerca, come lui stesso afferma, di “un modo ideologica- Scorcio della piazza. Pianta del primo piano. mente perfetto di fare architettura” che restituisse nuova dignità alla disciplina, si è aperto sempre più alla comprensione dei luoghi e alla scoperta dei segni e delle memorie impressi dalla storia nel paesaggio, tracce che il progetto colloca nella prospettiva del reale. Qui a Fiumicino, scartata la strada del mimetico e pacato inserimento nel contesto preesistente, troppo slabbrato e compromesso,Anselmi ricorre alla gestualità del segno desemantizzato per dare nuova significazione e identità ai luoghi. La piegatura e la sagomatura di un piano continuo - che nei suoi schizzi nasce dall’ideale prosecuzione delle banchine del Tevere, nascosto alla vista 6 CIL 101 al di là della strada - modella un nuovo paesaggio artificiale, o meglio, un paesaggio naturale trasfigurato dall’artificio compositivo. Prende così forma una singolare collina dagli spigoli vivi in cui, come già avveniva nel progetto per il Teatro di Chambery le Haut,“il suolo, attraverso la sua geometrizzazione, trapassa nella sfera dell’architettura”. La superficie inclinata, che si solleva dolcemente dalla via Portuense per assurgere al ruolo di nuova piazza pubblica, si increspa improvvisamente a formare una gradinata a ventaglio, diviene facciata e successivamente copertura di due distinti volumi, per concludersi infine libera nell’aria proiettando la sua sagoma contro l’azzurro del cielo. E’ lo sviluppo di uno dei temi più affascinanti del moderno, quello del “tetto giardino”, della copertura intesa non solo come terminazione dell’edificio ma come luogo dell’abitare che, a fronte di numerosi progetti, ha trovato sinora poche opportunità di realizzazione. Qui l’immagine fortemente sintetica viene affidata a un uso inedito del materiale: il laterizio riveste i piani senza interruzione tra le giaciture orizzontali e quelle verticali, determinando un’omogeneità tipica di molte piazze medioevali del centro–nord dell’Italia. Nella scelta del mattone si legge un altro sottile motivo di contestualizzazione del progetto: l’intenzione di utilizzare il materiale per riaffermare la continuità del nuovo con le vicine rovine romane, ipotesi progettuale già sperimentata da Valadier con la costruzione della chiesa di S. Maria della Salute nel borgo antico di Fiumicino. La passeggiata tra i vari livelli della piazza si rivela un viaggio alla scoperta di una realtà inimmaginata, di un mondo ipogeo ricavato nello spessore della collina artificiale. All’inizio della salita, un profondo spacco nel piano inclinato immette nel foyer a doppia altezza, il cui ingresso principale è posto al livello del suolo, sul piazzale retrostante. Sull’atrio si aprono gli ambienti più importanti come la sala consiliare, dalla inusuale Il piano sagomato in laterizio. Sezione sull’atrio d’ingresso. copertura costituita dall’intradosso dei gradoni a ventaglio della piazza soprastante. Ritornati all’esterno e proseguendo il cammino si giunge alla terrazza superiore, dove due pozzi quadrati rivelano lo spessore abitato della copertura e forniscono luce e aria allo spazio d’ingresso mentre le forature regolari restituiscono la presenza, dietro le superfici laterizie verticali, degli ambienti del municipio. Qui ha luogo la scoperta più sorprendente che svela il senso della salita: il paesaggio circostante, infatti, rivela gli elementi eterogenei di cui è composto. Il canale con le imbarcazioni, il ponte sollevabile, il borgo antico ritrovano, come i tasselli 7 PROGETTI di un puzzle, la giusta collocazione in una panoramica visione di insieme che ricuce un’immagine urbana impossibile da percepire a livello stradale. Nella continuità del foglio piegato, si apre un’ampia fenditura che, come una sezione stratigrafica, trapassa l’edificio e ne svela le componenti: l’ossatura portante costituita da pilastri circolari in c.a.; la consistenza cementizia della superficie piegata, il cui intradosso è rivestito di tessere di mosaico vitreo; la scala in ferro che dalla terrazza superiore conduce al piazzale retrostante, dove è collocato l’ingresso principale; il curtain-wall in pannelli di alluminio e vetro che riveste le altre facciate e su cui, La facciata in curtain wall sottostante il piano sagomato. Particolare dell’articolata struttura cementizia di supporto. Scorcio interno. come in un caleidoscopio, si riflette, moltiplicandosi, il paesaggio circostante. L’edificio è giocato sul contrappunto tra le superfici tecnologiche e la matericità artigianale dei fronti verso il fiume, dove i mattoni lavorati a mano - indispensabili a garantire la durata nel tempo - sono allettati di piatto direttamente sulle superfici cementizie. Ricorsi di granito regolarizzano la posa in opera dei laterizi e individuano un reticolo di dieci mattoni per quattro, che determina un effetto grafico simile a quello ottenuto montando gli elementi a secco su supporti di fissaggio in metallo.Anche gli altri componenti che interagiscono con la superficie in cotto - caditoie, gradini, bordature perimetra- li - sono realizzati in granito la cui brillantezza, alla luce, esalta ancora di più la scabrosità del mattone artigianale. La superficie laterizia si rivela all’osservatore con sembianze che non raccontano unicamente la funzione che svolge, ma diviene una “maschera” che, come suggerisce lo stesso Anselmi, si presta più di altre figure architettoniche all’interpretazione del suo Municipio. Il piano in laterizio, infatti, è al tempo stesso copertura dell’edificio e piazza pubblica, ma nel profilo della sezione si può intravedere un aquilone, ma anche la sagoma di un sorprendente animale preistorico emerso dalle acque del Tevere. L’edificio si trasforma così in una raffigurazione fantastica e immagi- 8 CIL 101 nifica che ingigantisce la scala del sogno e lo trasfigura nella realtà. Il riferimento zoomorfo, presente in altri progetti di Anselmi, connota anche le forme degli arredi del Municipio e affonda le radici nell’immaginario surrealista, nelle atmosfere dei dipinti di Arp e di Mirò,nelle ricerche sulla forma di Calder. È con questo linguaggio, così ricco di figure, di segni, di metafore, che Anselmi afferma la volontà di dare forma a un’architettura che non rappresenti unicamente se stessa, ribadendo, al contrario, la necessità del rapporto tra le arti come terreno da cui far nascere le creazioni più significative del nostro tempo. ¶ Scheda tecnica La terrazza superiore. Committente: Amministrazione comunale di Fiumicino Progetto e D.L.: Alessandro Anselmi (capogruppo), Maurizio Castelli, Pia Pascalino, Natale Russo Collaboratori: S. Paolini, M. Storchi Strutture: Antonio Maria Michetti Impianti: Renato Tito Imprese: CO.GE.L. spa, Roma (impresa generale); ALAN, San Giuseppe Vesuviano, Napoli (facciate strutturali); FARM spa, Giavera del Montello, Treviso, OFFICE SYSTEM, Pomezia, Roma (arredi) Dati dimensionali: superficie lotto 4.231 m2; superficie complessiva 6100 m2; volume complessivo 20.980 m3 Cronologia: 1996-97 progetto; 1999-2002 realizzazione 9 PROGETTI