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I (E) (O) U A

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I (E) (O) U A
Istituto comprensivo
SCUOLA- CITTÀ PESTALOZZI
Scuola sperimentale statale
D.M. 10.03.06 - ex art. 11 D.P.R. n. 275/1999
Scuola Laboratorio - Centro Risorse per la formazione docenti
Indicazioni tecniche: come educare la voce per una lettura espressiva
ARTICOLAZIONE E DIZIONE
Un'articolazione corretta agevola l'emissione e permette un maggior controllo della voce.
I suoni del linguaggio si dividono in due categorie: le vocali e le consonanti.
Le vocali e le consonanti sono classificate secondo il punto in cui vengono prodotte (luogo
d'articolazione) e il modo in cui vengono formate (modo d'articolazione).
LE VOCALI
Centrale
Pospalatale (posteriore)
Labiale
(labbra arrotondate)
Triangolo vocalico
A
Prepalatale (anteriore)
Non labiale
E
O
I
U
Le vocali sono:
anteriori o palatali (livello faringeo); posteriori o velari (anche dette gutturali) (palato
molle-bocca); centrali (livello faringeo).
Vengono formate a livello boccale e faringeo. In base alla vocale, la lingua assume forme
diverse.
I (E)
Elevazione della radice
della lingua verso
il palato duro
(O) U
La lingua si abbassa
e diventa concava
La lingua è piatta
i suoi bordi toccano
l’arcata dentaria inf.
A
LE VOCALI vengono formate a livello boccale e faringeo. In base alla vocale, la lingua
assume forme diverse. I e U sono le vocali più adoperate nell'educazione delle voci perchè
aprono maggiormente le cavità laringee e le loro vibrazioni vengono percepite maggiormente
nella zona bocca-naso. L'impostazione di questa due vocali va mantenuta come esempio
anche per le vocali anteriori.
LE CONSONANTI costituiscono una serie di rumori, strofinamenti, fischi, ecc. ottenuti con le
labbra e la lingua. Vengono prodotte con l'occlusione oppure con il restringimento delle labbra o
con l'appoggio della lingua in un determinato punto della bocca, del palato o della faringe.
Possono essere principalmente:
bilabiali (labbro inferiore e superiore): P, B, M
labio - dentali (labbro inferiore e denti superiori): F, V
linguo - dentali (punta della lingua e denti): D, T, Z, R, S, L, N
palatali (dorso della lingua e palato duro): C dolce, G dolce, SC, GL, N
Sibilanti (lingua e palato): S, Z
Velari o gutturali (dorso della lingua e palato molle): C dura, G dura
Le consonanti sono sonore o sorde. Le sonore sono accompagnate da vibrazioni delle corde vocali.
Le sorde non fanno vibrare le corde. Se appoggiamo una mano sulla gola, sentiremo una lieve
vibrazione pronunciando le consonanti sonore b,d,g,l,m,n,r,v,z. Questa vibrazione non sarà sentita
pronunciando le consonanti sorde c, f, p, s, t.
SORDE = senza vibrazione delle corde vocali
SONORE = con vibrazione delle corde vocali
Gli organi che determinano i suoni consonantici sono le labbra, la lingua e i denti, la gola.
Occlusiva. E' una consonante momentanea. Presuppone una chiusura del canale espiratorio.
Comprende tre momenti: l'implosione o la preparazione degli organi, il mantenimento o chiusura
completa del canale vocale e infine l'esplosione che si produce nel momento in cui gli organi in
contatto si staccano bruscamente (pa, ap).
Fricativa. E' una consonante debole e continua. Il canale respiratorio si restringe ma non
completamente (f).
Nasale. L'articolazione è caratterizzata da un libero passaggio dell'aria attraverso le fosse nasali e
da un'occlusione del canale boccale (n).
Liquida. L'aria espirata gira attorno a un ostacolo centrale. L'ostacolo è spesso la punta della lingua che
tocca un punto della bocca mentre l'aria esce dai lati (l).
Vibrante. Vibrazione di un organo sotto la pressione dell'aria espirata (r)
ARTICOLAZIONE DELLE CONSONANTI
Consonante
Bilabiali
Labio
dentali
Linguo
dentali
Palatali
Sibilanti
Velari
(gutturali)
Caratteristica
Classificazione
P
B
M
Sorda (pappa)
Sonora (bacio)
Sonora (mare)
F
V
Sorda (fuoco)
Sonora (vela)
Fricativa
D
Sonora (dado)
Occlusiva
T
Sorda (tavolo)
Occlusiva
R
L
N
C dolce
Sonora (rosa)
Sonora (libro)
Sonora (nave)
Sorda (cima)
Liquida vibrante
Liquida vibrante
Nasale
Semi occlusiva
G dolce
SC
GN
Sonora (punge)
Sorda (sci)
Sonora (gnomo)
Semi occlusiva
fricativa
Nasale
GL
Sonora (gigli)
Liquida
S
Sonora (gasolio)
Sorda (osso)
fricativa
Z
Sonora (zero)
Sorda (alza)
Semi occlusiva
G dura
Sonora (gara)
occlusiva
C dura
Sorda (casa)
occlusiva
Occlusiva
Occlusiva
Nasale
Fricativa
Come si
forma
Contatto tra
labbro sup. e
labbro inf.
idem
idem
I denti toccano
il bordo del
labbro inf.
idem
La punta della
lingua batte
contro l’arcata
dei denti
idem
La lingua si
appoggia al
palato ant.
idem
idem
Il dorso della
lingua si alza
idem
idem
Il dorso della
lingua si
allarga un
poco ai bordi
La lingua si
appoggia
al
palato ant.
Viene
pronunciata
quasi fra i
denti
Con la radice
della lingua
idem
da: " L'Arte di Cantare " di Karin Mensah
IMPARARE L'USO DI UNA CORRETTA DIZIONE
LE VOCALI
Nella lingua lingua italiana le Vocali vanno distinte fra:
Vocali alfabetiche, in numero di CINQUE: a, e, i, o, u
Vocali fonetiche, in numero di SETTE: a, è (aperta), é (chiusa), i, ò (aperta), ó (chiusa), u
Come si può notare, nella categoria delle Vocali fonetiche sono annoverati due tipi di e e due tipi di
o. È infatti su queste due vocali che incide la distinzione fonetica di pronuncia.
Altra distinzione necessaria per pronunciare correttamente le parole italiane è quella tra accento
tonico e accento fonico.
L’accento tonico: Il tono più marcato con cui la voce si posa su una sillaba della parola costituisce
l’accento tonico. La sillaba su cui si posa l’accento tonico si dice accentata o tònica, le altre sillabe si
dicono
non accentate o atoniche.
Accento tonico: è la forza che viene data ad una sillaba
(Es.: tàvolo, perché, tastièra)
Accento fonico: indica la distinzioni tra suoni aperti e chiusi per le vocali e ed o.
Per indicare quali vocali vanno pronunciate aperte e quali chiuse si usano due tipi di accento fonico:
Accento grave: ò è per indicare le vocali da pronunciare aperte
(Es.: pòdio, sèdia).
Accento acuto:
ó é per indicare le vocali da pronunciare chiuse
(Es.: bórsa, perché).
Dittonghi e Iati
Il dittongo metricamente forma sempre una sola sillaba.
Lo iato sarebbe un accostamento di due vocali che può essere smembrato in due sillabe diverse.
Esempio di dittongo - L’ accento cade sulla vocale forte: fàida
Esempio di iato: - L’ accento cade sulla vocale debole: faìna
LE CONSONANTI
Le consonanti in fonetica sono ventotto perché si aggiungono alle altre le consonanti sorde le consonanti
sonore e le consonanti miste. Sono consonanti sorde le vocali che si pronunciano senza vibrazioni di corde
vocali: C dolce e aspra, F, P, Q, T. Sono consonanti sonore le consonanti che si pronunciano per vibrazione
di corde vocali: B, D, G dolce e aspra, L, M, N, R, V. Sono consonanti miste le consonanti che possiedono
sia il suono sordo sia il suono sonoro. Sono consonanti miste la "S" e la "Z".
Esistono alcune consonanti con durata più lunga e si pronunciano come se fossero doppie. Esempi:
"GL" aglio, "GN" bagno, "SC" decresce"SC" più vocale: se si pronuncia la "I" scompare si tiene Il
suono "SC" lungo e si deve sentire il suono della vocale dopo la "I".
Es.: Uscio. La "Z" si pronuncia quasi sempre doppia.Es.:Spazio Zebra.
LA E APERTA La E si pronuncia con suono aperto in tutti i vocaboli che terminano in: ENDERE - ENTO ENTA - ENE - EVE - ERTO - ENTE - ENZIO.
Es.: Accèndere, vènto, contènta, bène, bève, scopèrto, cadènte, silènzio. Dittongo IE (es.: piède diètro
cavalière) ECCEZIONI: La E si pronuncia chiusa ( / ) nel vocabolo chiérico in tutti i vocaboli dove è
iniziale di un suffisso (es: aténiese, ziétto, magliétta).
LO SPEAKER
Il termine SPEAKER deriva dal verbo inglese "TO SPEAK" che significa "PARLARE".
La traduzione italiana di speaker è ANNUNCIATORE.
Nell'uso radiofonico lo speaker è l'annunciatore oppure il lettore oppure il commentatore di un
documentario fuori campo.
Nel linguaggio sportivo lo speaker è chi attraverso un altoparlante comunica il risultato di una gara.
Da non confondere con il radiocronista che è sempre un addetto ai lavori ad esempio un giornalista
sportivo.
Cosa fa lo speaker radiofonico?
Può leggere radiogiornali, annunci pubblicitari, comunicati diversi e altri messaggi scritti che la
redazione gli fornisce.
Il suo lavoro è quello di diffondere il messaggio attraverso la sua voce.
Cosa si deve fare per essere uno speaker?
Bisogna imparare a usare bene la voce studiando la dizione e le varie tecniche di respirazione,
impostazione e intonazione. Bisogna sapere scandire bene quello che si dice per comunicare nel
migliore dei modi il messaggio a coloro che ascoltano. E sapere leggere senza nessuna inflessione
dialettale. E anche per questo è necessario conoscere le tecniche di dizione.
CONDUTTORI
I conduttori sono coloro che presentano le trasmissioni "conducendole", intrattenendo i
radioascoltatori. Un conduttore deve avere una buona proprietà di linguaggio.
Ci sono diversi tipi di conduttori radiofonici: conduttori di trasmissioni a carattere di intrattenimento
con musica e attualità; conduttori di trasmissioni a carattere musicale; conduttori di trasmissioni a
carattere sportivo; conduttori di trasmissioni a carattere politico; conduttori di trasmissioni a carattere
culturale e artistico; Non si devono commettere errori come fare silenzi in trasmissione creando i
"buchi", non si devevono sovrapporre le voci altrimenti da casa i radioascoltatori non riescono a
capire e altri.
LE REGOLE DA SEGUIRE PER STUDIARE LA DIZIONE
LA RESPIRAZIONE
Le tecniche della respirazione sono molto importanti per imparare come si riprende il fiato mentre
diciamo una frase, per non affaticarsi, per dosare le emozioni e insomma per riuscire a parlare bene
in maniera da rendere comprensibile e piacevole a tutti il proprio ascolto.
Sono per questo necessari degli specifici esercizi che riguardano innnanzitutto la respirazione.
ESERCIZIO NUMERO UNO:
Sdraiarsi in posizione supina dove meglio si preferisce e rilassarsi. Sciogliere le gambe e sentire il
sangue che scorre dalle gambe sino alle dita dei piedi. Ripercorrere adesso tutto il proprio corpo
sentendo che piano piano si rilassa prima le gambe poi il bacino, le braccia, le mani, il dorso, la
schiena e la testa. Si rilassano poi anche gli occhi, le labbra, le mascelle e tutto il viso. Questa fase si
chiama la decontrazione.
USO DEL DIAFRAMMA
Innanzitutto si impara a inspirare ed a espirare (prima a trattenere l'aria e poi a lasciarla fuoriuscire
libera) senza scatti. Ricordiamo che in genere con la respirazione normale la inspirazione è più lunga
della espirazione. Al contrario con la respirazione diaframmatica la inspirazione è più breve della
espirazione.
ESERCIZIO NUMERO DUE:
Sdraiati. Inspirare spingendo in avanti l'addome, le costole inferiori si abbassano e si sollevano, le
costole medie continuano il movimento che viene completato dalle costole superiori. In questa fase
tenere le spalle immobili.
Se volete riuscire a parlare bene cercate di usare una espirazione che coinvolga tutti gli organi della
respirazione più le clavicole le costole e più importante di tutti il diaframma perché proprio qui si
concentra l'energia.
PROVARE: Sdraiati mettere le mani alla altezza dello stomaco per controllare il movimento. Inspirare
trattenere un attimo il fiato e poi espirare. Attraverso il movimento di espirazione il diaframma si alza e
l'addome si abbassa.
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RIPETERE: Inspirare bene trattenere il fiato e poi espirare lasciando uscire l'aria dalla bocca
socchiusa.
Inspirare, trattenere l’aria, espirare emettendo un leggero sibilo (sss...).
In questi esercizi bisogna cercare di allungare il più possibile il tempo della espirazione.
Riprendere e continuare emettendo nella fase della espirazione dopo il suono sss... i suoni mmm...
nnn... lll... rrr... .
Fare lo stesso esercizio in piedi con le mani su un piano alla altezza delle braccia.
L'inspirazione
e
l'espirazione
avverranno
sempre
nella
stessa
maniera.
PROVARE: Le mani su un piano inspirare trattenere espirare emettendo il suono sss... Inspirare,
trattenere, espirare emettendo il suono mmm...
Ancora questo esercizio lo potrete fare in piedi con le braccia dietro il dorso stringendo con la mano
destra il polso della mano sinistra per facilitare la dilatazione di tutto il torace.
PROVARE:
Inspirare
trattenere
espirare
emettendo
il
suono
nnn...
Per controllare il movimento delle costole, fare lo stesso esercizio mettendo le mani sullo sterno e
facendo toccare le estremità delle dita medie.
PROVARE: Inspirare trattenere espirare emettendo il suono iii...
ESERCIZIO NUMERO TRE:
Inspirare con il naso, trattenere il fiato sul diaframma contare mentalmente sino a dieci ed espirare in
maniera veloce.
Adesso provare a fare lo stesso esercizio ed espirare emettendo il suono PFF...
PROVARE: Inspirare trattenere contare mentalmente sino a dieci ed espirare emettendo a brevi
intervalli di tempo il suono PFF... PFF...PFF...
ALTRE POSIZIONI PER QUESTI ESERCIZI
1- Posizione laterale embrionale raggomitolata:
Stendersi su un fianco con le ginocchia piegate ed avvicinate al petto tenendo la schiena curva.
(Questa posizione consente di sentire meglio le costole che si allargano).
PROVARE: Inspirare trattenere espirare emettendo Il suono SSS...
2- Posizione supina con le ginocchia piegate.
Adesso assumere la posizione a quattro zampe da animale; piegare le ginocchia con i palmi delle
mani bene sistemati a terra.
(Questa posizione consente di controllare meglio l'abbassamento e la posizione del diaframma).
PROVARE: Inspirare trattenere espirare emettendo il suono NNN...
(Se si vuole ottenere una maggiore apertura della gabbia toracica piegare le braccia dietro riunendo
le mani dietro la testa in posizione supina oppure eretta).
PROVARE: Inspirare trattenere espirare emettendo il suono LLL...Indichiamo un altro esercizio che
serve per ampliare le possibilità di respirazione.
ESERCIZIO NUMERO QUATTRO:
Camminare cercando di trovare un andamento ritmico medio contando mentalmente mentre si
cammina poi cercare di inspirare in tre tempi ed espirare prima in cinque tempi, poi in sette, poi in
nove, undici, tredici, quindici, diciassette, diciannove, ventuno, eccetera...
Questo esercizio è utile se si riesce a prolungare il più possibile il tempo di espirazione.
PROVARE: Camminare, inspirare trattenere espirare contando mentalmente da UNO A CINQUE
Inspirare trattenere espirare contando mentalmente da UNO a SETTE
Inspirare trattenere espirare contando mentalmente da UNO a NOVE.”
E così via fino al numero che si riesce raggiungere.
ULTIMO ESERCIZIO
In piedi da fermi fare una bella inspirazione e poi contare con voce a volume medio fino a dove si
riesce in una sola inspirazione.
PROVARE: Inspirare trattenere e contare con un volume di voce medioda uno a dieci. Inspirare trattenere e
contare con un volume di voce medio da uno a quindici. Se si usa bene il fiato e si trattiene sul diaframma, si
riesce ad arrivare a contare sino a quaranta con una sola inspirazione!
Se non si riesce, non sforzare. La utilità di questi esercizi è di potenziare le possibilità respiratorie e di
conseguenza vocali. Tutti gli esercizi dovrebbero essere realizzati QUINDICI MINUTI al giorno per ottenere
buoni risultati.
LA VOCE
Una buona voce dovrebbe essere vigorosa e stabile, senza essere stridula.Una voce è VIGOROSA
se possiede una forza sufficiente a farsi sentire anche a qualche metro di distanza senza urlare,
STABILE se è priva di tremolii oppure di misto di tonalità basso-alte, STRIDULA se contiene un
insieme di sonorità sgradevoli a chi ascolta.
ESERCIZI PER RAFFORZARE UNA VOCE FIEVOLE
Cominciare ad aprire la bocca per pronunciare una "A" che tende alla "O".
Questo è un trucco suggerito dai cantanti oppure dai coristi perché la "O" richiede meno emissione di fiato
della "A" e meno apertura delle labbra.
PROVARE: Inspirare bene trattenere espirare cercando di fare uscire tutto il fiato emettendo il suono "A"
prima con il volume della voce più basso che si può aumentando il volume ad ogni emissione di suono sino
ad arrivare alla tonalità più elevata che si riesce nel corso della espirazione.
- Inspirare bene trattenere espirare emettendo il suono "A" e tenendo sempre la stessa intensità di
voce.
- Inspirare bene trattenere espirare emettendo il suono "A" prima aumentando il volume e poi
diminuendolo sino al termine della emissione del fiato.
- Inspirare bene trattenere espirare emettendo il suono "A" con il volume della voce che aumenta e
diminuisce a più riprese.
- Inspirare bene trattenere espirare in maniera secca emettendo il suono "A" con volume di voce
maggiore.
- Inspirare bene trattenere espirare in maniera secca emettendo il suono "A" con volume di voce
minore.
- Ripetere alternando il volume della voce da maggiore a minore.
Ripetere questi esercizi più volte al giorno per diversi giorni.
RENDERE STABILE UNA VOCE TREMULA
Nel fare questi esercizi bisogna mantenere il tono e il volume della voce stabili senza né alti né bassi.
- Inspirare bene trattenere espirare e con una emissione limitata di fiato e per un tenpo limitato
emettere il suono "A" con volume di voce medio.
- Inspirare bene trattenere espirare emettendo il suono "A" aumentando la durata della emissione e il
volume della voce.
- Inspirare bene trattenere espirare emettendo il suono "A" aumentando ancora la durata della
emissione e il volume della voce.
- Continuare con suoni prolungati e robusti soltanto come si riesce a compiere bene questo ultimo
esercizio.
DARE CONSISTENZA A UNA VOCE STRIDULA
Questo esercizio viene di solito usato per scaldare le corde vocali.
- Cominciare respirando intensamente e lentamente e dopo qualche respirazione silenziosa emettere
il suono "A" in maniera lenta prima con volume di voce altissima e poi diminuendo il volume della
voce sempre di più sino a raggiungere un volume di voce bassissimo.
- Quando si sarà riusciti a raggiungere buoni risultati con il precedente esercizio, provare a scandire
una parola sillaba per sillaba espirando ad ogni sillaba: PRA-TI-CA. (Provare a leggere un testo
qualsiasi con lo stesso metodo. Ad ogni sillaba deve corrispondere una emissione di fiato).
7
IL RADDOPPIAMENTO INIZIALE
Corso per speaker e conduttori radiofonici di Alessandra Concas
Variamente definito dai fonetisti "raddoppiamento sintattico" o "rafforzamento iniziale", il fenomeno
non pare in realtà aver nulla di sintattico, se non diacronicamente, derivando dall'assimilazione di
consonanti adiacenti attraverso i confini di parole diverse (cf. il latino "et bonum" > italiano [ebbene],
o "ad Romam" > [a rroma]). Esistono infatti in italiano alcune parole terminanti in vocale accentata
dette "parole rafforzative", le quali causano il raddoppiamento della consonante immediatamente
seguente, sicché "caffè forte" viene pronunziato [kaffè fforte]; di regola (cf. Radford 1987) il
raddoppiamento avviene dopo (a) tutte le parole terminanti in vocale accentata (compresi i
"monosillabi forti", cioè quelli che possono prendere l'accento frasale, come è, e, o, a, da, fra, che,
se, ma, più, può, gru, re, blu, tre, me, te, sé, ciò, no, sì, già, giù, là, lì, qua, qui, né); (b) i lemmi come,
dove, qualche, sopra, sovra; il raddoppiamento non avviene con: (a) le parole terminanti in
consonante; (b) le parole terminanti in dittongo; (c) la quasi totalità delle parole terminanti in vocale
non accentata (eccetto come, dove, qualche, sopra, sovra); (d) monosillabi deboli, intrinsecamente
non accentate: la preposizione di (al contrario di da), gli articoli, i pronomi clitici (mi, ti, lo, ecc.); (e)
nel caso in cui il risultato di un raddoppiamento dovesse causare gruppi consonantici non attestati in
italiano (per esempio "a spasso" [a spasso] anziché [a sspasso] dato che [ssp] non esiste in italiano).
Prof. Gabriele Azzaro
RADDOPPIAMENTI SINTATTICI
a + dio = addio;
ne + pure = neppure;
o + dio = oddio;
così + detto = cosiddetto;
da + vero = davvero;
da + poco = dappoco
ma + chè = macchè;
qua + giù = quaggiù;
se + mai = semmai;
su + via = suvvia;
qua + su = quassu;
e + bene = ebbene;
e + pure = eppure;
chi + che + sia = chicchessia;
o + sia = ossia;
a + dietro = addietro;
a + pena = appena;
LE PAROLE CHE INCIAMPANO
La balbuzie è una alterazione del linguaggio nella quale il fattore ereditario e l’emotività sono
determinanti
La balbuzie è una alterazione del linguaggio, caratterizzata da esitazione e/o ripetizione in modo
spasmodico di sillabe mentre si sta parlando. E’ possibile distinguere una balbuzie tonica , con
blocco e impossibilità di emettere un suono per un certo periodo e la balbuzie clonica caratterizzata
dal ripetere, involontariamente, la prima sillaba di una frase. Nei bambini tra i 3 e i 5 anni può
comparire una balbuzie fisiologica, senza alcun altro correlato, questa è una forma transitoria e
scompare completamente.
Le cause Sono state effettuate molte ricerche per rintracciare possibili danni al sistema neurologico,
nessuna di queste ha evidenziato danni ma soprattutto non è emersa nessuna anomalia funzionale.
L’ereditarietà è presente nel 30% dei casi. Dal momento che la balbuzie si acuisce in alcune
situazioni emotivamente forti e si attenua o sparisce completamente quando si è in situazioni
totalmente prive di importanza emotiva, come ad es. parlare con un peluche, è più che plausibile
dire che il fattore emotivo gioca un ruolo importante nella genesi della balbuzie.
I fattori associati La balbuzie molto spesso è accompagnata da diversi movimenti motori, Tics:
contrazione del viso, della mano, degli arti inferiori. Un ritardo nello sviluppo del linguaggio lo si
ritrova nel 50% dei casi.
La personalità del balbuziente
Non esiste una vera e propria personalità del balbuziente, però alcuni tratti di personalità ossessiva
sono presenti, così come frequentemente si evidenzia una tendenza all’introversione e alla passività
e/o comportamento aggressivo unito ad una marcata impulsività. Le reazioni ansiose, ostili o
aggressive di fronte agli altri sono in grado di bloccare la spontaneità verbale e di far comparire il
sintomo
L’atteggiamento della famiglia
Le madri sono decisamente in primo piano, possono essere ansiose e iperprotettrici o al contrario
possono essere poco affettive e distanti. Il padre è invece una figura fortemente idealizzata dal
bambino, senza però una rispondenza con la realtà.
Il trattamento terapeutico
L’approccio terapeutico deve iniziare tra i 5 e 7 anni, il trattamento più è precoce più i risultati
saranno migliori. Trattamenti iniziati nell’adolescenza (10-12 anni) diventano difficili e i risultati sono
decisamente scarsi. Considerato che la balbuzie si accentua quando il fattore emotivo è elevato, è
necessario evitare il più possibile stimoli ansiogeni. È bene far allenare il bambino a dialogare con
peluche raffiguranti animali o con un animale vero, è positivo far cantilenare i bambini perché il canto
blocca la balbuzie. Far allenare il bambino balbuziente con gli stratagemmi descritti sicuramente lo
aiutano
ad
aumentare
e
stabilizzare
la
propria
autostima.
Accanto alla rieducazione ortofonica, va lasciato spazio alla loro aggressività attraverso la pratica
sportiva. Con i bambini più grandi, se sono presenti tratti nevrotici (comportamenti ripetitivi) può
essere utile una psicoterapia. Utili risultano essere anche le tecniche basate sul rilassamento.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
FISIOLOGIA E FONAZIONE
LINEE ATTUALI DELLA NEUROPSICOLOGIA
… presentiamo le linee attuali della neuropsicologia in particolare soffermandoci sul dibattito relativo
alle funzioni delle aree corticali del linguaggio e sulla realizzazione del linguaggio articolato.
La ricerca attuale ha ripensato il modello tradizionale d'interpretazione delle aree cerebrali, un
modello gerarchico, che distingue un emisfero sinistro "maggiore-dominante", e un emisfero destro
"minore". A seconda del compito da affrontare la neuropsicologia considera la temporanea
dominanza dell'emisfero competente.
I dati recenti tendono verso un modello caratterizzato da una specializzazione funzionale che divide
le competenze tra i due emisferi secondo la natura del materiale da elaborare: così all'emisfero
sinistro sono affidate attitudini particolari per l'elaborazione del linguaggio, mentre il destro manifesta
specifiche competenze nell'elaborazione dei dati spaziali, nella percezione musicale e nell'emozione,
implicato anche nell'attività onirica. In particolare l'emisfero destro deputato alla percezione delle
forme, elabora l'informazione che riceve sintetizzandola secondo una modalità olistica (globalistasimultanea).
L'emisfero sinistro, quello della parola articolata, della matematica e dell'astrazione, elabora invece
su un piano analitico-successivo consistente nella scomposizione dell'informazione nei suoi elementi
base e nell'analizzare successivamente le relazioni intercorrenti. Il linguaggio analogico (non verbale)
che deriva dall'attività dell'emisfero destro sovrintende all'immaginazione fantastica, alla creatività,
all'intuizione, alla percezione visiva e olfattiva, alla comunicazione e alla gestualità corporea.
Nella prospettiva moderna della specializzazione interemisferica, a nostro parere molto accreditata,
l'emisfero sinistro è competente ed efficace nel linguaggio (comprensione e produzione) perché il
suo modo di elaborare analitico è particolarmente adatto al materiale verbale (come catena di
elementi (singoli fonemi, parole, frasi), successivi nel tempo (linguaggio parlato) e nello spazio
(scrittura), i cui rapporti devono risultare significativi.
L'introduzione di esami strumentali con le tecniche di neuroimmagine (soprattutto PET e fMRI),
ausilio anche per la diagnosi, hanno confermato e precisato la teoria di Broca secondo cui l'area del
lobo frontale di sinistra era la "sede" del linguaggio articolato. Il neurologo e antropologo francese
Pierre Paul Broca sulla base di dati empirici aveva stabilito che una funzione mentale era localizzata
nella corteccia cerebrale, e che questa localizzazione riguardava solamente un emisfero, quello sx.
Questa asimmetria funzionale tra i due emisferi venne dal francese, ma non solo, presto messa in
relazione con la lateralità (preferenza manuale a destra o sinistra).
L'area di Broca nel lobo frontale di sinistra dei destrimani si "attiva" non solamente quando parliamo,
ma anche durante qualsiasi compito linguistico compresa la lettura. Un'attivazione di minore entità è
presente anche nella regione corrispondente dell'emisfero destro. Questa asimmetria si inverte in
una certa percentuale di soggetti mancini.
Le ricerche sul CERVELLO DIVISO (mancanza del corpo calloso (agenesia) che costituisce la
principale via nervosa di comunicazione tra i due emisferi) hanno permesso inoltre di approfondire le
conoscenze sul funzionamento della mente confermando l'esistenza di specifiche differenziazioni tra
le funzioni cognitive degli emisferi cerebrali sinistro e destro dell' uomo.
Riferendosi a casi di soggetti privi di una diretta connessione interemisferica, i neurofisiologi,
ricordiamo il nobel R. Sperry, hanno individuato differenziazioni funzionali specifiche riguardo aspetti
dell'operare cognitivo e prussico -operativo. E' stata confermata la teoria secondo cui l'emisfero
sinistro e' parlantee il destro e' silente. Oltre l'area di Broca, l'altra area, detta di Wernicke (situata nel
lobo temporale) sviluppata anch'essa nell'emisfero sinistro assume compiti di tipo associativo che
facilitano la comprensione. Gli studiosi la ritenengono deputata a realizzare una sincronia tra i dati
percepiti e l'evocazione dei dati mnestici acquisiti, determinando in tal modo una interferenza della
memoria nel riconoscimento per confronto delle informazioni percettive.
Esistono quindi nell'emisfero sinistro centri cerebrali implicati nella comprensione del linguaggio
parlato (area di Wernicke - patologia sordità verbale) e nella lettura (area di Déjerine - patologia
cecità verbale), e zone corticali che permettono l'espressione del linguaggio articolato tramite la
parola (area di Broca - patologia anartria) e la scrittura (area di Exner - patologia agrafia).
Queste specializzazioni che agiscono sul riconoscimento e la verbalizzazione sono chiaramente
lateralizzate a sinistra, mentre sulla scorta delle analisi dei flussi sanguigni ottenute con la
strumentazione NMR e PET non si evince alcuna corrispondenza simmetrica nell' emisfero dx di tali
aree funzionali.
L'emisfero sinistro viene ritenuto più disposto nello sviluppo di percorsi e strategie di ricerca cognitiva
stabilendo relazioni logico-spaziali capaci di finalizzare la memoria anticipando una risposta sulla
base di notizie e conoscenze acquisite.
Oltre il corpo calloso che mette in comunicazione i due emisferi cerebrali, esistono all'interno di ogni
emisfero dei fasci di fibre chiamate intraemisferiche che collegano diverse aree corticali. Esistono
quindi da un punto di vista neurofisiologico circuiti funzionali trasversali alle diverse aree, che si
attivano coinvolgendo questa o quell'area (zone di convergenza) in maniera non esclusiva.
Da un punto di vista clinico la tesi classica di Broca secondo cui emisferi sono "perfettamente
simmetrici da un punto di vista anatomico" è stata non confermata. Infatti la Scissura di Silvio è
generalmente più lunga a sx, ma in particolare il planum temporale, appartenente all'area di
Wernicke copre una superficie più estesa a sx che a destra (dalle ricerche in circa il 65%). Tuttavia le
misurazioni (in seguito analizzeremo le conclusioni a tale proposito della dr. Foundas accreditando
l'ipotesi del legame della balbuzie con la forma dell'area del linguaggio) a nostro parere non
consentono di sostenere se le differenze anatomiche sono causa o conseguenza della dominanza a
sx del linguaggio e pongono altresì il problema della cronologia di questa differenziazione
morfologica (fin dalla ventinovesima settimana è possibile riscontrare nell'encefalo del feto
un'asimmetria di sviluppo).
Il diversi livelli della lingua, fonetico (pronuncia dei vari suoni delle sillabe e delle parole),
grammaticale o morfologico e sintattico (connesso alla corretta disposizione delle parole all'interno di
una frase) sembrano, secondo le visualizzazioni mediante PET (tomografia ad emissione di
positroni) riferibili a regioni cerebrali diverse. Un gruppo di ricercatori e docenti della Facoltà di
Psicologia dell'Università Vita - Salute del San Raffaele di Milano ha individuato le regioni che
presiedono a queste diverse facoltà linguistiche.
Viene confermato il ruolo centrale dell'area di Broca localizzata nella parte centrale dell'emisfero
cerebrale sinistro, tuttavia esistono specializzazioni neuronali diverse che controllano gli aspetti
fonetici, morfologici e sintattici.
COME PRONUNCIAMO UNA PAROLA UDITA?
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La meraviglia del linguaggio rappresenta il risultato sinergico e sinfonico di una molteplicità di
strutture anatomiche e funzionali dall'estrema complessità. Nel caso della parola udita il segnale
sonoro codificato dal punto di vista nervoso giunge all'area primaria uditiva , interpretato dall'area di
Wernicke dove acquista significato. Tale rappresentazione semantica viene trasferita attraverso il
fascio arcuato nell'area di Broca dove si attiva il programma neuromotorio necessario alla sua
articolazione, garantita dall'azione della corteccia motoria primaria (zona corticale prerolandica) che,
seguendo la sequenza programmata, mobilizza (pronuncia) gli organi della fonazione (bocca, lingua,
laringe, ecc.)
COME PRONUNCIAMO UNA PAROLA SCRITTA?
Nel caso della lettura il canale d'entrata è visivo. Il messaggio nervoso-retineo giungendo all'area
visiva primaria (area associativa localizzata all'estremità del lobo occipitale) viene convertita da forma
visiva (forma della parola) in forma sonora (nell'area di Wernicke).
Il processo della pronuncia (lettura) si svolge poi in sequenza secondo le tappe descritte per la
parola udita.
L'ARTICOLAZIONE E LA PRODUZIONE VOCALE-VERBALE
L'atto della fonazione (articolazione del linguaggio e delle parole) è svolta da parti mobili della
sezione vocale che modificando dimensioni e forma varia il flusso della colonna d'aria in uscita. Tali
organi non svolgono esclusivamente tale funzione che hanno invece sviluppato filogeneticamente a
partire da attività fisiologiche, come la masticazione, la deglutizione e respirazione.
La loro estrema plasticità funzionale permette di realizzare modelli linguistici estremamente vari e
diversificati attraverso potenzialità articolari estese. La stessa plasticità realizza forme di
compensazione rendendo possibile l'intelligibilità di un messaggio vocale anche in presenza di
alterazioni di tipo funzionale o organico.
Durante la produzione delle parole i modi e i luoghi di articolazioni (cfr. oltre) cambiamo da un
fonema al successivo, si influenzano foneticamente realizzando quel fenomeno dinamico
caratteristico del linguaggio che gli studiosi hanno denominato coarticolazione.
I sistemi uditivo (feedback audiofonoarticolare) e cinestetico-tattile (feedback propriocettivo) regolano
costantemente la produzione e l'articolazione vocale integrandosi reciprocamente.
Distinguiamo fisiologicamente nella realizzazione articolatoria:
ORGANI ARTICOLARI primari: lingua e labbro inferiore.
LUOGHI ARTICOLARI: labbro superiore, arcate alveo-dentali, il palato duro, il velo. Variabilmente
vengono in contatto con gli organi articolari realizzando fonemi sia vocalici(prodotti della vibrazione
laringea e dalla posizione della lingua e dalla particolare forma della rima buccale che determinano
variazioni volumetriche del segmento sovraglottico) che consonantici (prodotti dall'ostruzione più o
meno totale del flusso d'aria in uscita realizzati dagli organi articolari).
In particolare i suoni consonantici si realizzano:
Dal contatto tra il labbro superiore e il labbro inferiore: P, B, M
Dal contatto tra la zona dento-alveolare (predorso-alveolare) e la lingua (zona predorsale-apicale):
RD, ST, ZN, L
Dal contatto tra la zona dento-alveolare (apico-dento-alveolare) e la lingua (apice): T, D, N
Dal contatto tra la zona dento-alveolare (apico-post-alveolare) e la lingua: CI, GI, SC, J.
Dal contatto tra il palato duro e il dorso della lingua: GN, GL.
Dal contatto tra il palato molle o velo pendulo e la lingua (zona dorso-base): K, GH.
I denti, intervengono non solamente nella produzione delle consonanti dentali (T, D, N) ma anche
nelle consonanti (extra-buccali - dette anche labiodentali) F, V.
Anatomicamente e fisiologicamente riguardo la produzione delle consonanti oltre l'organo di
articolazione e il luogo d'articolazione (cfr. sopra) dobbiamo riferirci anche al MODO DI
ARTICOLAZIONE delle consonanti (con cui si realizzano).
Distinguiamo:
Consonanti OCCLUSIVE: caratterizzato dall'ostacolo completo della cavità orale al flusso d'aria in
fase espiratoria (uscita)
Consonanti COSTRITTIVE: realizzate da un restringimento della cavità buccale.
Consonanti SEMIOCCLUSIVE E SEMICOSTRITTIVE: in cui l'atteggiamento articolare risulta intermedio tra i primi
due.
A loro volta le occlusive possono essere nasali/orali, e le costrittive vibranti (mediane e laterali), sorde/sonore.
In particolare alcune consonanti (da un punto di vista dell'impressione sonora) si realizzano attraverso una
contemporanea vibrazione della laringe (per cui si parla di consonati sonore, B, D, M, N, GH, GN),
diversamente dalle sorde in cui manca (T, L, P, S).
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GLOSSARIO
Area di Broca - Centro corticale posto ai piedi della circonvoluzione frontale ascendente
dell'emisfero sinistro. La sua lesione o perdita funzionale è causa della perdita della capacità di
produrre il linguaggio articolato (afasia di Broca, altrimenti detta "afasia ad emissione verbale ridotta"
o afasia motrice).
Area di Wernicke - Centro della corteccia posto nella parte posteriore della prima circonvoluzione
temporale dell'emisfero sx. La sua lesione o distruzione è conseguenza del disturbo della
comprensione delle parole udite (afasia di Wernicke, altrimenti detta "afasia ad emissione verbale
fluida", o afasia sensoriale) conservando l'articolazione della parole.
Planum temporale - Regione situata nella superficie del lobo temporale corrispondente alle zone
dell'emisfero sinistro coinvolte nella comprensione del linguaggio.
Fascio arcuato - Struttura anatomica che mette in comunicazione l'area di Broca e di Wernicke. La
sua lesione comporta nel soggetto un'afasia di conduzione caratterizzata dalla difficoltà, nonostante
la comprensione e l'articolazione, di ripetere quello che viene detto.
Fasci di associazione interemisferica - Esistono, oltre i citati corpo calloso e fascio arcuato, vie di
comunicazione specializzate attraverso cui le aree cerebrali scambiano continuamente messaggi
nervosi, elaborando informazioni provenienti da diverse aree del cervello:
- Fascio longitudinale inferiore (temporale-occipitale)
- Fascio longitudinale superiore (parietale frontale)
- Cingulum (temporale-occipitale-parietale-frontale)
- Fasci uniforme (temporale-frontale)
- Legami corti
Scissura di Rolando e Silvio - Le scissure costituiscono riferimenti anatomici che permettono di
distinguere su ogni emisfero quattro lobi cerebrali: frontale, parietale, temporale e occipitale. Il lobo
frontale, particolarmente sviluppato nella specie uomo, rappresenta anatomicamente, il contrassegno
della diversità con gli altri primati.
CILD Centro Italiano Logoterapia Dinamica
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LABORATORIO DI LETTURA ESPRESSIVA
Tecniche elaborate dal Roy Hart Theater e proposte da Lisa Ferrari. Utili alla scuola, non
sono esercizi di dizione.
Suoni Naturali: Sono i suoni che tentano di riprodurre i rumori di animali, agenti atmosferici,
oggetti (fischio del vento, ruggito del leone...)
Suoni Umani: Sono i suoni prodotti dalla voce umana, non sono imitativi. (Non stiamo
ancora parlando di parole: per ora ci occupiamo di colpi di tosse, fischi, pianto...).
“Il Gioco dei suoni”.
Gli allievi vengono divisi in gruppi. Ogni gruppo deve creare una storia di senso compiuto
utilizzando una sequenza di suoni appartenenti al genere loro assegnato (es.suoni naturali,
suoni umani).
Lettura 1
Scegliere un brano. Ogni allievo sceglie un breve brano di prosa di suo gradimento.
Cadenza, pause. L’animatore deve rendere gli allievi consapevoli del proprio modo di
leggere. Può far ad esempio notare che l’allungamento delle vocali crea inflessioni non
volute; per migliorare la pronuncia in chi tende a "mangiarsi" le sillabe finali, a volte è utile l’
esercizio di aggiungere la lettera T dopo ogni parola letta.
Vocali e consonanti. Un altro esercizio che migliora la pronuncia è il leggere un testo
saltando le consonanti o le vocali. L’esercizio va ripetuto spesso. Fare attenzione nella
lettura delle sole consonanti a non introdurre suoni leganti: ad es. "tetto" diventa "t tt" e non
"tititi". Mantenere il senso logico ed espressivo della frase.
Caratteristiche del suono: volume
Vari livelli di volume - Voce sussurrata: Ripetere "Mi chiamo Lisa, ma non dirlo a
nessuno". Voce in lontananza. "Mi chiamo Marco e vengo da lontano". Urlo. Urlare sembra
facile, ma non lo è, spesso capita che di fronte all’insegnante non si riesce a "lasciarsi
andare".
Lettura 2
Con voce sussurrata, con voce in lontananza, con volume diverso
crescendo di volume.
Caratteristiche del suono: timbro
Dare una caratterizzazione fisica della voce attraverso un personaggio
Orco. Ripetere: "Io sono un orco", probabilmente la voce sarà profonda, ma esistono 1000
ocrchi diversi: terribile, tonto, vecchio, vegetariano…
Strega. "Io sono una strega", probabilmente la voce sarà nasale,
ma esistono 1000 streghe diverse: perfida, pasticciona, malaticcia…
Fata. "Io sono una fata", probabilmente la voce sarà di testa, ma esistono 1000 fate diverse:
dolce, altezzosa, bonacciona…
Lettura 3
“Con voce da orco, con voce da strega, con voce da fata”.
Caratteristiche del suono: tono
Gioco orchestra (tono + volume). Si forma un’orchestra di circa 5 persone; ognuna di
queste sceglie un suono differente: una vocale, un’esplosiva, una nasale, ecc. I suoni
possono essere continui o intermittenti con ritmi diversi. Il direttore d’orchestra potrà
rivolgersi a tutti o solo ad alcuni allievi e indicherà di aumentare o diminuire il volume
allontanando o avvicinando i palmi delle mani. Indicherà il tono alzando o abbassando le
mani. Ovviamente i due movimenti si possono combinare ottenendo contemporaneamente
variazioni di tono e volume.
Lettura 4
Diversi toni, crescendo di tono.
Stimoli dalle parole: sensorialità
Immagini acustiche. Ogni allievo cercherà delle parole la cui pronuncia suggerisca l’effetto
acustico: zzzanzzzara, trrrrrrrrapano…
Immagini visive. spi-go-lo, scintillio…
Immagini olfattive. viole, capra…
Immagini tattili. bambagia, spillo…
Stimoli dalle parole: emotività
Le parole suscitano in chi le dice emozioni diverse da persona a persona. Mentre ogni
ragazzo ripete la parola "mamma" gli altri individuano il sentimento principale che trasmette.
Ripetere l’esercizio con la frase: "Oggi piove". Inventare altre frasi.
Stimoli dalle parole: logica
Le parole hanno anche un ruolo logico. A secondo del tono esprimono ad esempio
un’affermazione o un’interrogazione, sottolineano un’intenzione invece di un’altra. Nella
frase "Oggi Luca mangia una mela" sottolineare una sola parola per volta.
Lettura 5
Lavoro sul testo
Scegliere un testo, ad es. una poesia:
1) Lettura e comprensione del testo.
2) Lettura con tono generale (ad es. malinconia, serenità…)
3) Sottolineare le parole che suggeriscono immagini sensoriali e leggerle.
4) Sottolineare le parole che suggeriscono immagini emotive e leggerle.
5) Interpretare la poesia tenendo presente i precedenti punti.
Lisa Ferrari “Laboratorio di lettura esprerssiva”
LABORATORIO ANNUALE «LA VOCE NARRANTE»
“La lettura è un atto
necessariamente individuale
molto più bello dello scrivere”.
Italo Calvino
La lettura espressiva
Per recitare un racconto occorre poi esercitarsi nella lettura espressiva, in cui si rendono
evidenti i sentimenti, gli stati d'animo che caratterizzano il testo; la tecnica quindi va poi
arricchita con l'espressione: la manifestazione esteriore del pensiero. L'espressione non è
regolata da leggi, ma si affida alla sensibilità, all'intuito dell'interprete, è patrimonio
strettamente individuale. E' buona regola non spezzare mai un'immagine, un sentimento, una
descrizione con troppe pause, si rischia di spezzare la comunicazione, ad esempio non
scindendo mai il sostantivo dall'attributo che lo precede, oppure non spezzando mai il binomio
soggetto-verbo o verbo-complemento, anche se può succedere che sia necessario
sospendere un attimo la voce per dare maggior risalto alla frase principale nei confronti delle
parti secondarie, degli incisi, ecc.; è poi necessario dare il giusto peso a tutte le parti dei
discorso analizzandole separatamente. Vi proponiamo alcuni esercizi:
1. Leggere un breve testo e provare ad individuare il sentimento che questo esprime. Dopo
averlo evidenziato rileggere il testo cercando di comunicare il sentimento attraverso la
lettura.
2. Usare la "memoria emotiva", che consiste nella facoltà di rievocare in sé, dal proprio
passato, percezioni sensibili e reazioni emotive. […]
3. Far entrare in gioco il corpo attraverso delle azioni fisiche.
Esempi di azioni fisiche:
Azione fisica che esprime la gioia. Alzare le braccia sopra la testa, muoversi nello spazio
saltando verso l'alto, chiudendo ed aprendo le mani come se si cercasse di afferrare un frutto
su un ramo alto. Dopo aver compiuto l'azione per un po', e aver acquisito una certa
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consapevolezza del proprio corpo, cominciare a ripetere le parole del testo seguendo il ritmo
del movimento e lasciandosi condurre da questo.
Azione fisica che esprime la tristezza. Piegare il busto in avanti contraendo gli addominali,
strisciare i piedi muovendosi molto lentamente tenendo le braccia pendenti lungo il corpo o
incrociate
sul
petto.
Azione fisica che esprime la rabbia. Irrigidire il corpo, marciare sbattendo i piedi per terra
mantenendo
un'andatura
costante.
Azione fisica che esprime la disperazione. Sdraiarsi a terra e tenere le mani chiuse a
pugno ed i piedi rigidi a martello. Strisciare per terra facendo forza solo sulle braccia.
L'utilizzo di tali azioni ci farà muovere nello spazio mantenendo le tensioni muscolari create
dalla posizione iniziale; quando si è pronti, iniziare a pronunciare le parole del testo
rispettando il ritmo dell'azione fisica che si sta compiendo. E' importante muoversi secondo
un ritmo specifico e prestare attenzione al corpo in movimento. Quest'esercizio è più adatto
ad esprimere sentimenti "semplici", non composti di molte sfumature, quali gioia, tristezza,
rabbia, ecc.
Infine è consentito dedicarsi all'interpretazione: questa consiste nel fissare il pensiero in
parole e frasi, filtrando l'espressività del testo con la propria personalità.
LABORATORI DI RAABE 05/06
EDUCARE ALLA LETTURA ESPRESSIVA
Obiettivi:
1, Comprendere il significato di ciò che si è letto a voce alta
2. Essere in grado, durante 1a lettura ad alta voce, di curare:
a) il rispetto delle pause segnalate dalla punteggiatura;
b) il ritmo e la velocità;
c) l'intonazione;
d) l’espressività (e la cura dell'intensità e dell'espressione della voce).
Contenuti.
La lettura a voce alta è normalmente un'abilitá che viene acquisita durante la scuola
elementare. Inoltre i ragazzi a questa età usano giá la lettura mentale, necessaria per
velocizzare i processi di studio. Si corre pertanto il rischio, durante gli anni di scuola media,
di trascurare la lettura espressiva, che è invece un grande patrimonio, un’abilità
al servizio degli altri. Inoltre questa abilità è necessaria per imparare a dialogare, narrare e
argomentare oralmente.
Per le attività proposte possono essere utilizzati brani di qualsiasi tipo, meglio però se
narrativi a carattere dialogico.
Metodi e attività
Come sempre, è importante rafforzare le motivazioni che possono spingere gli alunni al
raggiungimento degli obiettivi.
Sicuramente avranno già notato la diversa “godibilità” di un brano narrativo sia esso letto da
un compagno o dal docente (o da chiunque altro padroneggi l’arte del leggere a voce alta).
Possiamo ora proporre un breve brano di cui gli alunni non posseggono il testo. Il docente lo
leggerà in modo uniforme con poche pause e senza sfumature. Gli alunni si appunteranno tutti
gli elementi che hanno recepito. La lettura verrà quindi ripetuta, ma questa volta il docente
utilizzerà tutte le sue capacità espressive; introdurrà le pause opportune e darà la giusta
intonazione alle frasi e la giusta intensità della voce.
Quali nuovi elementi gli alunni sono stati in grado di cogliere in questa seconda lettura?
Tali informazioni sono state recate all’ascoltatore principalmente attraverso le capacità
espressive del lettore.
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Invogliati dalle potenzialità della lettura espressiva, gli alunni dovrebbero prendere coscienza
di una propria capacità di lettura ancora limitata. Si tratta ora di individuare nel concreto i
difetti principali.
Si può concentrare dapprima l’attenzione sulle singole parole. I ragazzi lavoreranno in
coppia: mentre uno leggerà la prima parte del brano (cfr. ad esempio l’allegato 1), il secondo
segnerà sulla copia del testo gli errori, utilizzando delle abbreviazioni come le seguenti:
S = parola saltata;
C = parola confusa (preside anziché presiede)
E = parola pronunciata in modo erroneo (settine per settimane)
I = incertezza.
Lo Spirito delle acque e la perla
(parte prima - 44 parole )
“Un uomo, che si trovava in una scialuppa, lasciò cadere in mare una perla di gran valore.
Tornò alla rive, prese un secchio, cominciò ad attingere l’acqua del mare e a versarla sulla
terra. Per tre giorni di seguito riempì il secchio e lo vuotò”.
(parte seconda – 61 parole ).
“Il quarto giorno, lo Spirito delle acque uscì dal mare e gli domandò “Perché attingi
quest’acqua?”.
E l’uomo rispose: “Perché ho lasciato cadere una perla nel mare”
Lo Spirito delle acque gli domandò: “E quando la smetterai?”.
“Quando avrò asciugato il mare, smetterò”.
Lo Spirito delle acque rientrò nel mare, trovò la perla perduta e la riportò all’uomo.” (da L.
Tolstoj, I quattro libri di lettura)
Poi si cambieranno i ruoli. Tale esercizio potrà essere svolto anche da soli, a casa,
utilizzando il registratore.
Una seconda importantissima fase è la comprensione e il rispetto delle pause ,
generalmente indicate dai segni di interpunzione. Le pause sono fondamentali perché
individuano i “gruppi di senso”, ossia quei gruppi di parole che pronunciamo legati perché uniti
nel significato. Questi blocchi rappresentano già singole informazioni che poi unendosi ad
altre danno luogo al messaggio. La distribuzione delle pause indica anche il ritmo del parlare,
senza il quale il messaggio risulta a volte persino incomprensibile. Bisognerà poi indicare le
diverse lunghezze delle pause e i segni grafici che le indicano (pausa breve: virgola, trattino,
parentesi; pausa media: due punti e punto e virgola; pausa lunga: punto, punto e a capo,
punto esclamativo, punto di domanda).
Condotto più volte l’esercizio di riconoscimento dei segni grafici e di riproduzione nel ritmo
della lettura, si può procedere in senso inverso: inserire la punteggiatura in un brano che ne è
sprovvisto. Esercizio più difficile ma di grande interesse (anche per far scoprire le notevoli
differenze tra lingua orale e lingua scritta) è l’intervista: l’alunno intervista qualcuno (meglio se
appartenente alla classe ) registrando il colloquio, deve poi trascrivere ilo testo. Insieme alla
classe, in seguito, si valuterà se è stato in grado di riprodurre graficamente il ritmo del parlato.
Una terza fase del lavoro è dedicata all’intonazione, ossia alla speciale modulazione con
cui pronunciamo le frasi. Esse possono essere:
- conclusive (leggero abbassamento di tono in conclusione);
- incisive (il tono si abbassa leggermente all’inizio dell’inciso e acquista maggior forza
quando si riprende il discorso principale);
- sospensive (la frase non è completa e dopo una leggera pausa seguono le parole
mancanti);
- interrogative (innalzamento di tono sull’ultima sillaba dell’ultima parola);*
- esclamative (generale allungamento dei suoni).
Molto legata a tale aspetto è la cura dell’enfasi, per mezzo della quale si dà un particolare risalto
a ciò che più ci interessa comunicare con una frase; ciò si ottiene normalmente alzando o
abbassando il tono di voce su quella parola o gruppo di parole, oppure pronunciando in modo
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rafforzato o prolungato la vocale tonica. Oltre alla regolazione del respiro (necessaria per
seguire il giusto ritmo della frase) è importante anche la
capacità di controllare il tono e l’intensità della voce.
A tale scopo può essere utile far pronunciare una frase (ad esempio “Grazie tante!) a diversi
livelli di intensità:
- fra sé, muovendo appena le labbra, - sottovoce,- tra i denti,
- a mezza voce - chiaramente- ad alta voce - a voce spiegata,
- a squarciagola
* non sono d’accordo con questa definizione! L’innalzamento di tono sull’ultima sillaba dell’ultima
parola produce un’intonazione molto poco naturale. Poiché la lettura di una frase interrogativa è
piuttosto difficile, può essere d’aiuto chiedere al lettore di dire la frase come se stesse parlando
e non leggendo.
(Anna Lucheroni)
Se le precedenti competenze sono state almeno parzialmente raggiunte, si potrà ottenere la
capacità di riprodurre i diversi “toni di voce”, da quello
pacato a quello minaccioso, da quello sprezzante a quello lamentoso. Ciò richiede,
naturalmente, di “interpretare” il testo, e quindi di averlo compreso. Sarà evidente allora che un
testo può essere ben letto a voce alta solo se si capisce ciò che si sta leggendo prima
silenziosamente il brano, poi, gradualmente, si dovrebbe ottenere una buona comprensione
immediata, nell’atto stesso della riproduzione orale.
L’unica maniera di padroneggiare nella pratica tali conoscenze è quella di un ripetuto
esercizio. Esso può essere svolto in classe, specialmente attraverso la lettura per parti ( o
“ruoli” ); ma è soprattutto necessario che venga svolto a casa. Anche se non si ascoltati da
nessuno, in qualche modo “ci si sente” durante la lettura ad alta voce. E’ poi utilissimo, di
quando in quando, registrare la propria voce leggente. Così “oggettivizzata”, sarà più
facilmente esaminata e si potranno vedere i miglioramenti e gli errori che ancora
permangono.
Verifiche - Naturalmente la verifica più diretta degli obiettivi avviene attraverso le prove di
lettura individuale degli alunni. Se li si fa leggere per un tempo adeguato, si possono
segnare i tipi di errore più frequenti. Dai confronti con le loro successive esecuzioni si
noteranno i maggiori o minori miglioramenti.
Leggi ad alta voce il seguente brano. Inserisci poi nel testo i segni di punteggiatura e le
maiuscole che sono state deliberatamente omesse, quindi rileggilo ad alta voce.
“Il cane e il lupo”
Un cane si addormentò davanti alla porta del cortile di casa un lupo affamato gli si avvicinò e
voleva mangiarlo 0 aspetta un po’ disse il cane per il momento non sono altro che pelle e
ossia dammi il tempo e ci saranno delle nozze in casa dei miei padroni allora avrò da
mangiare a sazietà e ingrasserò e sarò un buon boccone il lupo si lasciò convincere e se ne
andò un’altra volta e vide il cane che dormiva sotto il tetto ebbene queste nozze disse il lupo
il cane rispose vuoi un saggio consiglio se un’altra volta mi troverai ancora addormentato
davanti alla porta del cortile non aspettare più fino al giorno delle nozze.
(da Tolstoj, I quattro libri di lettura).
Alberto Mirabella
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LA VOCE
Voce, lo specchio dell'animo
Che cos'è la voce? "E' qualcosa che facciamo e non qualcosa che abbiamo" afferma Franco
Fussi, foniatra con una passione per la voce che va al di là della sua professione. Se
riflettiamo su questa definizione, che ha basi fisiologiche, possiamo anche comprendere che
è proprio questa sua caratteristica, di farla, a renderla capace di esprimere le nostre
emozioni
Emozioni. La qualità della voce diviene più acuta ed aspra se siamo arrabbiati, più profonda
e morbida se innamorati, trema per un'emozione improvvisa. E dà gioia o commozione se si
trasforma in canto. La voce testimonia il nostro stato d'animo: è dunque essa stessa
emozione? "La voce esprime le nostre emozioni e in questo senso dobbiamo considerarla
uno dei più importanti mezzi di comunicazione non verbale" interviene Luigi Anolli, docente
di Psicologia della comunicazione all'Università Cattolica di Milano. "Fateci caso:
indipendentemente dal significato delle parole la voce assume tono, ritmo e intensità diversi
che
tradiscono
il
nostro
stato
d'animo
in
quel
momento".
Il meccanismo. La voce è dunque anche emozione, ma in primo luogo è il risultato di un
meccanismo complesso e affascinante. "Dal punto di vista fisiologico - spiega Franco Fussi - la
voce è il risultato di un comportamento, relativo alla messa in rapporto di tre organi che
lavorando insieme portano al prodotto vocale. Paragoniamola a una macchina: l'apparato
respiratorio è il fornitore di benzina, la laringe è il motore, la cavità di risonanza è il carburatore
che permette di esaltare la prestazione del motore. La voce, in quanto comportamento, è anche
suscettibile di un apprendimento a cui cooperano tutte le tecniche previste dalla didattica in
campo artistico ma anche in campo logopedico".
La salute. Se tutto funziona bene è possibile ottenere il massimo del risultato con il minimo
dispendio energetico e senza alcun disturbo. A volte invece bastano le inevitabili grida
durante una lite a comprometterne la salute. Segno che la "macchina" è stata male utilizzata
nel corso di un abuso vocale, pretendendo il massimo della prestazione in condizioni non
ideali. "Molte persone usano male la propria voce e questo nel tempo può determinare
disturbi dapprima funzionali ed in seguito vere e proprie patologie dell'organo vocale.
Il funzionamento.
Un sistema basato su 4 corde, due vere e due per le necessità. Le responsabili della voce
sono le corde vocali: ne abbiamo quattro, due vere, utilizzate nella normale fonazione, e due
false.
Le false. Le false, chiamate anche bande ventricolari, sono due gruppi muscolari situati
sopra e ai lati delle due corde vere. Non sono coinvolte durante la fonazione normale, a
meno che non vi siano atteggiamenti forzati o pressati da parte di chi parla (nel qual caso
subiscono un incremento di massa e mostrano una certa attività contrattile) ma possono
supplire o vicariare la mancanza di adduzione o avvicinamento delle corde vocali vere fra
loro, qualora esistano problemi alla corde vere, come ad esempio nelle paralisi o dopo
interventi di cordectomia.
Le vere. Le corde vocali vere sono costituite da un legamento di fibre collagene ed elastiche,
rivestito da una mucosa. L'onda sonora è generata per effetto dello scivolamento della mucosa
sul legamento sottostante. Ma in che modo si riesce ad attivare questo meccanismo? "Il
passaggio dell'aria espirata incontra un ostacolo offerto dall'avvicinamento, sulla linea mediana,
delle due corde vocali" spiega Franco Fussi, responsabile Centro Audiologico Foniatrico della
Usl di Ravenna e consulente del Teatro Comunale di Bologna e dell'Accademia d'Arte Lirica di
Osimo e di Martina Franca. "Si crea così una pressione sotto le corde vocali che è responsabile
della messa in vibrazione delle corde stesse attraverso la generazione dell'onda mucosa della
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superficie cordale. Dallo stato di tensione delle corde stesse e dal grado di pressione
sottoglottica dipende il numero di vibrazioni al secondo che determina l'altezza del suono
emesso: la nota".
Alti e bassi. Se il suono è di tonalità grave il numero delle vibrazioni è basso; se il suono è
acuto il numero di vibrazioni è elevato, perché aumentano la tensione e l'allungamento delle
corde vocali. La voce umana varia lungo un'estensione che si situa tra un minimo di 60
vibrazioni al secondo, che corrispondono al do grave della voce di basso, alle 1.570
vibrazioni al secondo del sol sovracuto di un soprano di coloratura!
La respirazione. Quella diaframmatica, o meglio costodiaframmatica, è quella che permette di
usare al meglio la voce. E' la respirazione che si adotta naturalmente quando si è distesi a letto,
ma che nel caso della fonazione dobbiamo ampliare e controllare ai fini della produzione vocale
che vogliamo ottenere (frase lunga o breve, intensità vocale elevata o ridotta, ecc.). Al contrario
una respirazione toracica, con sollevamento dello sterno e impegno della muscolatura del collo
e delle spalle, porta a non gestire l'aria espiratoria attraverso il controllo sul diaframma e
conduce ad una forzatura della voce che può causare alcuni disturbi.
"Portare i suoni". Significa gestire la qualità ed udibilità della voce e quindi avere il controllo della
cassa di risonanza, composta da tutto ciò che si trova al di sopra delle corde vocali: cavità orale,
faringe, cavità nasali. "Molti sono coloro che non respirano in modo corretto, in base a fattori
ansiogeni, stress, ore di fonazione eccessiva; in questi casi è necessario disimparare i
meccanismi che sono stati messi in atto inconsapevolmente per aiutarsi. "Chiunque utilizzi molto
la voce è paragonabile ad un atleta e come tale deve allenare i suoi muscoli" conclude Fuschini.
"Prima di uno spettacolo, di una lezione, di una conferenza è necessario 'scaldare' la
muscolatura attraverso apposite tecniche di preparazione all'uso professionale della voce così
come alla fine del lavoro è d'obbligo il 'defaticamento', una pratica purtroppo poco rispettata".
Comunicare. Stessa frase emozioni diverse
Toni e intensità cambiano il significato verbale
"La voce è uno dei mezzi più importanti della comunicazione non verbale, più importante della
postura o della mimica" afferma Luigi Anolli, docente di Psicologia della comunicazione
all'Università Cattolica di Milano. Una definizione che può apparire "stonata": che cosa significa
infatti "non verbale"?
Luigi Anolli e Rita Ciceri in "La voce delle emozioni" (edito da Franco Angeli nel 1997) hanno
esplorato le emozioni che la voce riesce a trasmettere: gioia, tristezza, paura, collera, disprezzo e
tenerezza. Nel libro, frutto di una ricerca durata tre anni, gli autori propongono una lettura nuova:
"Ciò che emerge - spiega Anolli - è che la voce è un sistema di comunicazione autonomo,
indipendente dal significato delle parole che diciamo. In questo senso può quindi essere definito
mezzo di comunicazione non verbale. Anche la frase più neutra, come ad esempio "Non è
possibile, non ora" assume sfumature differenti a seconda di come viene detta. Il suo significato
cambia in relazione all'emozione che la anima". Provate anche voi a dirla: prima con il tono
seccato di chi è arrabbiato, come un capo a un collaboratore che lo importuna nel momento
sbagliato, e poi con il tono dolce che usereste nei confronti di vostro figlio che pretende di giocare
mentre invece è il momento di andare a tavola. La differenza si sente! "La frase è stata
interpretata secondo le diverse emozioni e nel corso dell'indagine abbiamo chiesto a 200 persone
di riconoscere quella caratterizzante. Il 65% del campione è riuscito ad individuare senza difficoltà
ognuna delle emozioni. Tra tutte le più immediatamente riconoscibili sono state quelle negative: la
collera, la paura, la tristezza, mentre solo il 40% del campione è riuscito ad individuare la
tenerezza".
Sfumature. Come interpretare questi dati? Siamo naturalmente attrezzati per riconoscere le
emozioni negative, perché espressione o segnale di un possibile disagio? O ci sono emozioni più
chiare di altre? "Gli errori dipendono in minima parte dalla casualità - risponde Anolli - mentre sono
fortemente influenzati dalla confusione che le emozioni possono generare: il limite tra tristezza e
dolore può essere molto sottile così come quello del disprezzo con la collera. E' facile sbagliare:
sono errori sistematici di categorie di confine". Possiamo quindi affermare che la voce è uno
strumento estremamente potente perché esprime tutte le situazioni emotive, tutte le sfumature
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delle emozioni. Ma ecco secondo la ricerca, quali sono i principali profili della voce che esprime le
diverse emozioni.
Collera. Ha un tono alto, una forte intensità e un'assenza di pause perché la voce viene buttata fuori
di colpo. La voce di chi si arrabbia è tesa e piena.
Gioia. E' la voce di chi sta bene, con un tono tendenzialmente alto, voce ampia, piena
perché ha anche un'intensità elevata ed è abbastanza modulata, con un ritmo con dei
contorni arrotondati. La risonanza è bilanciata ed esprime proprio lo stato di chi sta bene.
Paura. E' sottile, molto sottile, il tono è acuto, oltremodo tesa; è una voce stretta, stretta perché
trema. Esprime l'incapacità di far fronte alla minaccia.
Tristezza. Ha un tono basso, un'intensità modesta, il ritmo è lento.
E' rilassata ma stretta: è la voce di chi è impotente, sopraffatto.
Disprezzo. Ha alcune caratteristiche tipiche: la più evidente è la segmentazione delle sillabe.
La voce del disprezzo, pur avendo una velocità normale, suddivide in sillabe.
Tenerezza. E' ampia, distesa, con angoli arrotondati.
Viste le differenze più importanti non possiamo dimenticare che la voce è anche ironia: infatti
è in grado di mostrare il contrasto tra ciò che vogliamo dire e ciò che diciamo. E' il tono della
voce a dare valore linguistico alle parole. Le parole degli innamorati esprimono amore,
desiderio o complicità proprio perché dette in modo "speciale". Se la voce comunica o
tradisce le emozioni, attraverso la voce possiamo "leggere" le emozioni di chi ci sta accanto.
Un'opportunità che in alcuni casi può essere utile. "Riconoscere i bugiardi ad esempio non è
difficile. Le persone che mentono tendono ad alzare il tono della voce, ad aumentare la
pause e interrompono spesso le parole". La voce è come un'impronta digitale. Strettamente
legata all'individuo di cui racconta la storia, traduce e tradisce le emozioni. La voce "parla",
l'importante è saperla "ascoltare".
Recitare - La dizione è come il Dna
"La voce è vita, la voce parla della nostra vita. E' una sorta di DNA, l'essenza della nostra
personalità. " Così ama definire la voce Annabella Cerliani, attrice e autrice di teatro, cinema
e televisione, una lunga collaborazione con Gigi Proietti. Oggi Annabella Cerliani insegna
recitazione: qual è dunque il legame tra l'attore e la sua voce? "La voce è uno dei veicoli
primari attraverso cui l'attore si esprime. La definirei come il tratto fisico attraverso cui si
esprime la personalità di un attore. Certo nella recitazione c'è anche il corpo, il modo di
muoversi, la capacità di interpretare fisicamente gli stati d'animo e le emozioni. Ma è la voce
che "esprime" ed è per questo che diviene uno degli elementi di maggior fascino di un attore.
". Ma la voce è anche molto di più: un tempo trasmetteva la cultura e le tradizioni di un
popolo. Gli aedi greci narravano in versi le gesta gloriose di dei e di eroi, quando non
esisteva la scrittura. La voce dunque è storia e cultura, ma è anche, quella della mamma, il
primo "suono" che un neonato riconosce e che lo orienta nel mondo. "La voce è strettamente
legata al respiro che è simbolo di vita" prosegue Cerliani. "Per questo nella voce è insito un
concetto sacrale". Se la voce è tutto questo, forse dovremmo rispettarla di più? "Ritengo
criminale che non si insegni a scuola l'utilizzo della voce, dal respiro alla dizione, così come
è criminale che venga accantonato l'insegnamento della musica. Entrambe sono importanti
nella crescita e nell'equilibrio psico-fisico di ogni individuo".
Essere benessere
REGISTRI
Dal GIORNALE DELLA CLASSE dell’ Insegnante Sig. S. Teresa COMUNE di Mede Classe prima femminile. Alunne n° 42
ANNO SCOLASTICO 1939 – 1940
Trascrizione di alcune sezioni del registro
Programma didattico per gruppi di lezioni da svolgersi nell’anno
[…] Esercizi di respirazione: inspirare, espirare lentamente.
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Esercizi d’intonazione.
Cadenze, battute delle mani e marce cadenzate.
Canti religiosi, patriottici, qualche filastrocca, qualche gioco musicato.
Copiatura di frasi, detti, parole memorabili e facili decorazioni di pagine
Recitazione
Esercizi di retta pronuncia: doppie, suoni affini, correzione di inflessioni dialettali, di modi di
pronuncia dialettali. Le pause, i segni d’espressione, il colorito, i gesti .
Recitazione per imitazione di poesie e dialoghetti.
Scioglilingua, filastrocche.
Recitazione delle parole dei canti da imparare.
Avviamento alla: “Lettura”.
Lettura di oggetti e di immagini; empirica, distinzione di articolo e nome. Scomposizione
delle parole in sillabe con la loro rappresentazione corrispondente in lineette. Esercizi di
respirazione e di pronuncia.
Lettura corrente e spiegata.
Lettura dalla lavagna, dal libro di lettura, dai giornali, da quaderni scolastici scambiati
vicendevolmente.
Lettura mentale. Rappresentazione “sceneggiata”e dialogate di brani del Sillabario,
opportunamente scelti.
Spiegazione del brano letto. Gare di lettura.
Nomenclatura, composizione e scomposizione orale di sillabe e parole in suoni e loro
rappresentazione convenzionale con lineette.
Apprendimento del leggere e scrivere, seguendo l’ordine del Sillabario, con l’ausilio di
abbondanti esercizi alla lavagna.
Ricerca di caratteri, di parole, da libri e giornali.
PAGELLE *
* Con il “Regio Decreto n. 1615 del 1926” vengono istituite le pagelle con i voti
Anno scolastico 1940-1941, anno XIX dell'Era fascista.
(Le pagelle erano di un modello unico per tutte le classi, con l'indicazione della materia,
delle classi in cui dovevano essere valutate e lo spazio per il voto)
Materie: Religione (tutte le classi);
Canto (terza e successive classi);
Disegno e bella scrittura (terza e successive classi);
Lettura espressiva e recitazione (terza e successive classi);
Ortografia (seconda e terza classe);
Lettura ed esercizi scritti di lingua (tutte le classi);
Aritmetica e contabilità (tutte le classi);
Nozioni varie e cultura fascista (classi prima, seconda e terza);
Geografia (terza e successive classi);
Storia e cultura fascista (quarta e successive classi);
Scienze fisiche e naturali e igiene (quarta e successive classi);
Nozioni di diritto e di economia (quinta e successive classi);
Educazione fisica (tutte le classi);
Lavori donneschi e manuali (tutte le classi);
Disciplina (condotta) (tutte le classi);
Igiene e cura della persona (tutte le classi).
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PROGRAMMI DIDATTICI
Da “I Programmi didattici per la scuola primaria 1955”
Decreto Presidente della Repubblica 14 giugno 1955.
[…] L'insegnante consideri come fonte e stimolo della progressiva conquista della lingua
parlata, e successivamente scritta, le intuizioni, osservazioni, scoperte, esperienze che
soprattutto nella fase iniziale del processo educativo trovano i più vivi elementi di sviluppo
nei giochi individuali e collettivi, nel gioco-lavoro, nelle libere attività creative (mimica e
drammatizzazione, disegno spontaneo, manifestazioni pittoriche, plastiche, ecc.).
Non appena possibile gli alunni siano avviati alle libere letture, all'autodettatura,
all'apprendimento e recitazione di facili artistiche poesie, alla spontanea drammatizzazione
di favole, raccontini, scherzi, giochi. […]
L'insegnante eserciterà i fanciulli nella lettura a prima vista e a viva voce, nella lettura
individuale silenziosa, nella lettura espressiva, nella conversazione, nella drammatizzazione,
nella recitazione a memoria di brevi prose e poesie di autentico valore, nella partecipazione
a scene dialogate. […]
E' anche consigliabile che l'alunno partecipi attivamente a spettacoli di burattini e assista a
rappresentazioni teatrali opportunamente scelte. […]
E' anche necessario che l'insegnante eserciti la scolaresca nell'arte non facile di ascoltare la
parola altrui […]. L'insegnante sappia cogliere sempre le occasioni di esercizio alla retta
pronuncia. [...]
Da “I programmi della Scuola Elementare 1985”
D.P.R. 12 febbraio 1985.
[…] La scuola si propone l'obiettivo di far conseguire la capacità di usare, in modo sempre
più significativo, il codice verbale, senza peraltro trascurare altri tipi di codici (grafico,
pittorico, plastico, ritmico-musicale, mimico-gestuale, ecc.) che non sono alternativi al codici
verbale, ma complementari ad esso. […]
La voce in particolare e, in generale, tutto il corpo sono gli strumenti più naturali e immediati
che gli uomini hanno a disposizione per produrre suoni musicali o indistinti e sequenze
ritmiche. Il fanciullo deve essere stimolato ad usare ed analizzare i suoni che è già capace di
produrre con la voce e con il corpo.
La voce che parla: analisi della formazione delle vocali e consonanti, analisi del modo di
produzione dei suoni vocali (funzione dei polmoni, del diaframma, delle corde vocali);
giochi con la voce: parlare, leggere, parlare e leggere con o senza uso delle corde vocali (è
evidente l'utilità di questi giochi in rapporto alla pronuncia delle parole); […]
Sarà utile organizzare forme di attività quali:
esecuzione di brani musicali, con strumenti di facile uso, collegati a rappresentazioni gestuali
e mimiche, a forme di teatro danzato e alla elaborazione di altri progetti e attività di
spettacolo (teatro delle marionette e dei burattini, teatro delle ombre, realizzazione di
audiovisivi).
INDICE E BIBLIOGRAFIA
ARTICOLAZIONE E DIZIONE
Da " L'Arte di Cantare " di Karin Mensah
PAG. 1
22
Ed. Demetra S.r.l. Colognola ai Colli (VR)
IMPARARE L’USO DI UNA CORRETTA DIZIONE
Radio Arcobaleno - Corso per speaker e conduttori radiofonici
di Alessandra Concas
PAG. 4
IL RADDOPPIAMENTO INIZIALE
Prof. Gabriele Azzaro - Fac. di Lingue - Univ. di Genova
Corso MONOGRAFICO (A.A. 1997/98)
PAG.10
LE PAROLE CHE INCIAMPANO
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psicologo - Psichiatra - Psicoterapeuta
PAG.11
FISIOLOGIA E FONAZIONE
CILD Centro Italiano Logoterapia Dinamica s.n.c.
BALBUZIE & PERSONA Milano
PAG.12
LABORATORIO DI LETTURA ESPRESSIVA
Lisa Ferrari PANDEMONIUM TEATRO
via Paleocapa 14 - 24122 Bergamo
PAG.18
LABORATORIO ANNUALE «LA VOCE NARRANTE»
LABORATORI DI RAABE 05/06
PAG.20
EDUCARE ALLA LETTURA ESPRESSIVA
Un esempio di unità di apprendimento
di Alberto Mirabella (Facoltà di Scienze della Formazione
dell’Università degli Studi di Salerno)
PAG.21
LA VOCE
Radio24 Essere benessere
PAG.25
REGISTRI
(Lavoro svolto dagli alunni della Scuola Media di Mede
con la guida dalle insegnanti. Angela Drisaldi e Celestina Mirabile)
PAG.29
PAGELLE
PAG.30
PROGRAMMI DIDATTICI
PAG.31
23
Fly UP