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Scarica la pubblicazione - Parco Regionale dei Castelli Romani

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Scarica la pubblicazione - Parco Regionale dei Castelli Romani
Mici
amici
Una guida ai doveri, agli obblighi,
ma anche ai diritti per una convivenza solidale
e informata fra gatti e umani
Assessorato alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile
Provincia di Roma
Assessorato Agricoltura e Ambiente
Ufficio Tutela Animali
Se lo ami proteggilo
adozione
per non lasciarlo solo
pensa ad un amico, un cane o un gatto,
e incontralo in un canile
tatuaggio e microchip
perché ritorni a casa
l’iscrizione all’anagrafe canina
è un obbligo di legge
e una garanzia per il proprietario
sterilizzazione
per evitare il randagismo
questo intervento può contribuire
a limitare la vergogna dell’abbandono
Hai bisogno di un consiglio? Rivolgiti sempre al medico veterinario
Ordine dei Medici Veterinari
della Provincia di Roma
www.provincia.roma.it
06.67663164
Mici
amici
3
Presentazione di
Enrico Gasbarra
Presidente della Provincia di Roma
5
Introduzione di
Filiberto Zaratti
Assessore alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente
e Protezione Civile della Provincia di Roma
7
Il gatto nella storia
di Palmerino Masciotta
15
Il gatto di strada, questo sconosciuto
di Eugenia Natoli
Provincia di Roma
Ufficio Tutela Animali
Dott.ssa Francesca Finocchiaro
Dipartimento V - Servizio 1 Ambiente
Via Tiburtina 691 - 00154 Roma
Tel. 06 67663164 - 06 67663315
21
Il decalogo della perfetta gattara
(e del perfetto gattaro)
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Consigli pratici per vivere tutti meglio
Ideazione e coordinamento editoriale
Gianluca Felicetti
Progetto grafico
Pier Paolo Puxeddu+Francesca Vitale
[email protected]
di Anna Mannucci
Illustrazioni
Rosario Oliva Visualstore
Stampa
La Moderna
Via di Tor Cervara, Roma
31
stampato nel mese di febbraio 2005
di Raimondo Colangeli
Ritiro singole copie:
Provincia di Roma
Ufficio Relazioni con il Pubblico
Via IV Novembre 102c - 00187 Roma
Richiesta e ritiro copie per enti,
amministrazioni e associazioni:
Provincia di Roma
Ufficio Tutela Animali - Servizio Ambiente
Via Tiburtina 691 - 00154 Roma
Tel. 06 67663164 - 06 67663315
Nella stessa serie:
L’uomo è il miglior amico del cane?
Guida per una pacifica convivenza
fra umani e quattrozampe
febbraio 2004 - II edizione giugno 2004
Il gatto di casa,
due o tre cose che dobbiamo sapere
40
Uno... centomila
di Laura Torriani
43
Leggi e Decreti.
Le regole, i diritti e i doveri
di Gianluca Felicetti
2
GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI
È
un caso ma a due passi dalla sede della Provincia c’è Via della Gatta.
Ed un felino occhieggia in rilievo da un cornicione. Un ricordo storico,
dell’epoca dell’antica Roma, in onore della dea-gatta egiziana.
Oggi, e non è un caso ma una precisa volontà, la Provincia di Roma
nel suo impegno a tutela dei più deboli e fra questi gli animali, oltre
che a valorizzare il volontariato che se ne occupa, propone
questa Guida pratica ad una convivenza solidale ed informata fra gatti
ed umani.
Non si tratta solo di un sentimento sempre più diffuso ma di un impegno
che trova riscontro a diversi livelli. Basti pensare al riconoscimento
degli animali per quello che sono effettivamente, esseri senzienti,
nella Costituzione Europea ed alla proposta di affermarne il diritto
al rispetto con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione Italiana.
Assieme alla campagna informativa realizzata in questi mesi
con la preziosa collaborazione dell’Ordine dei Medici Veterinari
e dei Comuni della Provincia di Roma ed alla precedente
Guida per la tutela dei cani, questo “Mici amici” è un altro
nostro, spero apprezzato, contributo.
Enrico Gasbarra
Presidente della Provincia di Roma
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GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI
R
oma e la provincia di Roma sono più che una casa naturale per i
felini domestici. Nel nostro territorio vivono infatti oltre 400mila gatti
di cui quasi la metà in colonie di strada. Una grande presenza radicata
e tutelata da normative spesso non conosciute o non applicate.
Chi si occupa dei gatti fino a pochi anni fa era deriso. Oggi non solo il suo
ruolo è stato riconosciuto come utile socialmente ma è anche
considerato favorevolmente, e giustamente, dall’opinione pubblica.
Alcuni dei più qualificati esperti a livello nazionale ci guidano in questa
pubblicazione alla scoperta delle regole e delle normative, con consigli
incentrati partendo dalle domande di tutti i giorni che tutti, anche chi non
vive con un gatto, si è posto almeno una volta. E ricordo che l’adozione
è un atto d’amore, l’abbandono è un reato punito dal Codice penale,
tanto più con la recente positiva legge 189/2004, e la sterilizzazione dei
quattrozampe una delle risposte dovute per porre freno ad una
moltiplicazione insostenibile.
Conservate questa Guida, fatela leggere ad amici e conoscenti:
è uno strumento concreto, pratico, davvero utile, tanto quanto la nostra
precedente Guida dedicata ai cani di cui sono state diffuse oltre
30mila copie e che per il grande successo è stata ristampata.
Spero così che si ripetano e si moltiplichino casi come quelli di una
signora che grazie alla nostra pubblicazione è riuscita a salvare due
quattrozampe randagi. Lei stessa, con una copia, ha ottenuto un pronto
intervento dall’autorità locale che altrimenti non sarebbe stato eseguito.
Sono queste le nostre soddisfazioni più grandi.
Filiberto Zaratti
Assessore alle politiche dell’Agricoltura,
dell’Ambiente e Protezione Civile
della Provincia di Roma
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Mici
amici
GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI
IL GATTO NELLA STORIA
di Palmerino Masciotta
Veterinario zooantropologo della Scuola d’Interazione Uomo Animale
Dall’addomesticamento nell’antico Egitto,
circa 6.000 anni fa, alla Roma imperiale, dove si consolida
in modo definitivo la presenza del gatto, passando
per le alterne vicende che lo hanno visto prima sacro
nel mondo antico, poi incarnazione del male
nel medioevo, fino ai nostri giorni dove i gatti
sono tutelati come “patrimonio” della Città eterna.
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Mici
amici
Il gatto, dall’antico Egitto a Roma
Gli Egiziani
rimasero
talmente
affascinati
dal gatto da
sviluppare un
vero e proprio
culto della
personalità di
questo animale
al punto
da venerarlo
come sacro.
È opinione comune e convalidata che il gatto sarebbe stato
addomesticato in Egitto intorno al 4.000 a.C. ma una recentissima
scoperta, avvenuta nell’isola di Cipro, di uno scheletro di gatto
risalente all’8.000-8.300 a.C. potrebbe gettare nuova luce
sulla storia della sua domesticazione.
Lo scheletro di gatto è stato trovato nella stessa tomba del suo
padrone, i due giacevano sepolti uno accanto all’altro, in posizione
parallela e con la testa rivolta ad ovest. Alla morte del padrone,
il gatto era stato probabilmente ucciso e posto accanto a lui
per accompagnarlo anche nella vita ultraterrena, a conferma
di una relazione molto intensa tra i due.
È comunque dall’Egitto che ci provengono le più importanti
testimonianze sullo stretto legame che univa l’uomo al gatto.
Le più antiche testimonianze della presenza del felino in contesti
domestici egizi risalgono al 4.000-3.000 a.C. ma è a partire
dal 1.900 a.C. che troviamo le prime rappresentazioni di gatti
su affreschi, dipinti su papiro, bassorilievi, da cui si evidenzia
con certezza la sua domesticazione. La sua fortuna fu sicuramente
legata alle sue grosse capacità di difendere i granai dai roditori, e
l’uomo da serpenti e scorpioni velenosi, ma anche alle sue fattezze
e alle sue caratteristiche; i gatti furono accolti nelle famiglie egizie
per gli stessi motivi per cui noi li amiamo: la bellezza, la grazia,
l’agilità e il misterioso distacco che li contraddistinguono, nonché
per la loro estrema pulizia.
Gli Egiziani rimasero talmente affascinati dal gatto da sviluppare
un vero e proprio culto della personalità di questo animale
al punto da venerarlo come sacro. A partire dal 1.500 a.C.
si diffuse la credenza che il dio solare Ra, la più potente divinità
egizia, potesse manifestarsi sotto forma di gatto.
Durante la dodicesima dinastia – 950-720 a.C. – viene associato
alla dea Bastet, divinità dalla testa di gatto e dal corpo
umano, guardiana della famiglia, il cui ruolo principale era quello
di dea della maternità, della fertilità, della gravidanza
e dell’allevamento dei bambini. Bastet ben presto divenne
la principale divinità del Pantheon egizio.
Il gatto era tenuto in così grande considerazione che quando
quello di casa veniva a mancare i proprietari prendevano il lutto
tagliandosi le sopracciglia. Spesso dopo la morte l’animale veniva
mummificato e posto in sarcofagi. L’uccisione di un gatto, fatta
deliberatamente, era considerata un delitto passibile della pena
IL GATTO NELLA STORIA
di morte. Anche i gatti liberi venivano tenuti in grande
considerazione e gli venivano offerti pranzi a base di pane
inzuppato nel latte.
La diffusione del gatto al di fuori dell’Egitto avvenne ad opera
di mercanti micenei i quali, ospitando i gatti sulle propri navi,
ne permisero la diffusione in tutta l’area dell’Egeo; numerose sono
le testimonianze che attestano la sua presenza nel periodo miceneo
– 1.700-1.200 a.C. – come i bellissimi dipinti rinvenuti sull’isola
di Santorini e a Creta, raffigurazioni su vasi, sigilli e pugnali sacri.
Ma fu grazie alla fondazione di colonie nella Magna Grecia
che il gatto ebbe ampia diffusione in tutta Europa.
Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo un’importante testimonianza
di questo, si tratta del rinvenimento di una serie di monete databili
intorno al 500 a.C. in cui sono raffigurati i fondatori delle colonie
di Rhegion (Reggio Calabria) e Taras (Taranto) intenti a giocare
con un gatto.
Anche dal periodo etrusco ci sono giunte testimonianze della
presenza del gatto, come il bel dipinto dalla Tomba del Triclinio
di Tarquinia o le raffigurazioni su vasi.
È nella Roma Imperiale che vedremo consolidata e affermata
in modo definitivo la presenza del gatto: di questo periodo ci sono
giunte numerose testimonianze quali affreschi, mosaici, bassorilievi
ma soprattutto steli funebri, dove il gatto viene rappresentato
o come ricordo dell’animale in vita o come compagno nell’aldilà.
È nella Roma
Imperiale che
vedremo
consolidata
e affermata in
modo definitivo
la presenza
del gatto.
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Mici
amici
Fu
l’introduzione
nell’Impero
Romano del
culto della dea
Bastet, e la sua
identificazione
con Iside,
a rinnovare
e rafforzare
il culto egizio
del gatto sacro.
Una delle connessioni più sorprendenti di questo periodo è il gran
numero di persone con cognome derivante dal nome
“gatto” in latino, all’inizio appellato con felis e successivamente
con cattus. Nella sola Roma sono state rinvenute più di 250
iscrizioni soprattutto di donne chiamate Felicula, Felicla o Felicia,
Gattina o Micina, Cattus e Catta, Gatto e Gatta oppure Cattulus
e Cattula, Gattino e Gattina, ma anche Catia e Cattius.
L’iscrizione più significativa risale al 144 d.C. e proviene dal Campo
Pretorio di Roma; da questa apprendiamo che la sesta centuria
della prima coorte della guardia era detta Catti cioè “i gatti”.
Mentre il reparto dell’esercito romano degli ordines Augusti aveva
sugli scudi l’immagine di un gatto rosso, e quello dei felices seniores
esibiva un gatto verde.
Il gatto sacro in Europa
I Greci identificarono la dea egizia Bastet con la loro Artemide
(la romana Diana), che oltre ad essere la dea della luna, corpo
celeste spesso associato al gatto, era nota soprattutto come
Potnia Theron, Signora degli Animali e, raffigurata con molti seni,
madre universale nutrice di ogni vita, come nella bellissima statua
di Villa Albani a Roma. Artemide era la dea più popolare in Grecia
soprattutto tra le donne, dea della fertilità, protettrice delle
partorienti e patrona degli infanti, prima di sposarsi le ragazze
le facevano offerte ed avevano un rapporto intimo e sacro con
la dea, e lo stesso avvenne in seguito anche per la dea Diana tra le
romane. Fu l’introduzione nell’Impero Romano del culto della dea
Bastet, e la sua identificazione con Iside, a rinnovare e rafforzare
il culto egizio del gatto sacro. Iside godette di una tale popolarità
che ogni centro urbano possedeva un tempio detto Serapeum
poiché dedicato alla dea e al suo sposo e fratello Osiride, divenuto
nella nuova religione sincretica Serapide. Il Serapeo di Alessandria
era tra i massimi monumenti religiosi del mondo antico-classico.
Un importante Serapeo sorse a Ostia – numerose sono
le testimonianze ivi rinvenute, soprattutto iscrizioni e statue
di gatto – dove si svolgeva un’importante festa il 5 marzo.
A Roma il tempio di Iside sorgeva nell’attuale chiesa di Santo
Stefano del Cacco, qui venne rinvenuta la statua marmorea della
gatta che ancora oggi occhieggia al passante dal primo cornicione
di Palazzo Grazioli, all’angolo di Via della Gatta e Piazza Grazioli,
un tempo Piazza della Gatta.
Anche a Tivoli nella Villa Adriana sorgeva un importante Serapeo.
IL GATTO NELLA STORIA
Iside era patrona del matrimonio, della famiglia e della maternità,
moglie e madre devota, per millenni rimase fonte di ispirazione
per le donne romane. Spesso raffigurata intenta ad allattare il figlio
Horus, appellata anche come hagia theotokos, Santa Madre di Dio,
costituirà il modello base per la rappresentazione iconografica
della Madonna che allatta il Bambino, la Maria lactans: insomma
l’Iside che conquista i romani è più Madonna che donna.
Dai “secoli bui” ai nostri giorni
È nel medioevo che il gatto assume quei significati legati all’aspetto
notturno, lunare, irrazionale di sfrenata sessualità e che verrà
associato agli eretici (Cataro deriva da cattus), alle streghe nonché
al maligno. Nella bolla Vox in Roma promulgata da Papa Gregorio
IX nel 1233, il gatto nero viene indicato come la reincarnazione
di Satana. Nel 1484 Papa Innocenzo VIII scomunicò tutti i gatti
e decretò che quelli trovati in compagnia delle streghe venissero
con queste bruciate.
Gli abitanti di Cerreto Laziale nel 1592 non si fecero scrupolo
di liberarsi dell’assedio dei briganti appiccando il fuoco al loro
accampamento con una gatta alla quale avevano legato una serie
di stracci imbevuti di liquido infiammabile. A ricordo dei caduti,
e della gatta, la cittadina ancora oggi dedica una festa nel mese
di aprile.
Nella bolla
Vox in Roma
promulgata da
Papa Gregorio IX
nel 1233, il
gatto nero viene
indicato come
l’incarnazione
di Satana.
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Mici
amici
Nell’Ottocento
il gatto torna
a riconquistare
tutta Roma,
al punto che
per le strade
si aggira un
venditore molto
particolare: il
“carnicciarolo”,
venditore
di carne per
sfamare cani
e soprattutto
gatti di strada.
Bisognerà attendere il Rinascimento e il Secolo dei Lumi per vedere
rivalutati i nostri a-mici anche in seno alla chiesa. Il cardinale
Richelieu accudiva personalmente decine di gatti: Gazette, calma
e discreta, Lucifero, il gatto nero, Lodoiska, la gatta polacca, Piramo
e Thisbe, due gatti dolci e inseparabili, Sottomessa, Serpillo e Rubino.
Nelle corti di tutta Europa il gatto divenne compagno inseparabile
di dame altolocate che si facevano dipingere con i loro gatti, in loro
onore si coniavano medaglie e alla loro morte si erigevano tombe,
si scrivevano epitaffi o si commissionavano sonetti a poeti famosi.
Nell’arte rinascimentale il gatto riappare in molti dipinti anche
a carattere sacro. A Roma si possono vedere: la Sacra Famiglia
e S. Giovannino del Barocci, alla Galleria Corsini; la Vergine con
la gatta, di Giulio Romano, conservata in S. Maria in Ara Coeli;
L’ultima cena, di Cosimo Rosselli, affresco nella Cappella Sistina;
La Visitazione, del Pinturicchio, alla Sala dei Santi in Vaticano;
l’Annunciazione, del Garofalo, alla Pinacoteca Vaticana; Il banchetto
di Erode, di Giovan Battista Naldini, in S.Trinità dei Monti; e il famoso
Gatto Rospigliosi a Palazzo Braschi. A Subiaco, invece, nel Convento
di San Francesco si trova la Nascita della Vergine, affresco di Antonio
Bazzi detto Il Sodoma.
Nell’Ottocento il gatto torna a riconquistare tutta Roma, al punto
che per le strade si aggira un venditore molto particolare: il
“carnicciarolo”, venditore di carne per sfamare cani e soprattutto
gatti di strada, come testimoniano due stampe, una del Pinelli datata
1815 e l’altra di Diofebi della prima metà dell’800.
Anche il Vaticano viene conquistato dal gatto, come si evince dalla
testimonianza di Chateaubriand, all’epoca ambasciatore di Francia
a Roma. «Ho per compagno – scrive – un gatto a strisce nere
trasversali, nato in Vaticano in una delle Logge di Raffaello: Leone XII
l’aveva allevato in un lembo della sua veste, …Quando il successore
di S. Pietro morì, ereditai il gatto rimasto senza padrone. Lo chiamai
Micetto, adesso è soprannominato il gatto del papa».
Fino agli inizi del Novecento i gatti romani furono alimentati
a spese del Comune con razioni di trippa (i soldi in realtà venivano
dati alle numerose “gattare” che poi provvedevano ad acquistarla
presso le macellerie della città) fino a quando una decisione
del Sindaco Ernesto Nathan, dovendo operare dei tagli al bilancio
comunale, eliminò proprio la voce “trippa per i gatti”
facendo così nascere il celebre detto “nun c’è trippa pe’ gatti”.
IL GATTO NELLA STORIA
Una bella testimonianza di questo periodo ci viene da una poesia
di Trilussa:
Romanità
Un giorno una Signora forastiera,
passanno cor marito
sotto l’arco de Tito,
vidde una Gatta nera
spaparacchiata fra l’antichità.
– Micia, che fai? – je chiese: e je buttò
un pezzettino de biscotto ingrese;
ma la Gatta, scocciata, nu’ lo prese:
e manco l’odorò.
Anzi lo guardò male
e disse con un’aria strafottente:
– Grazie, madama, nun me serve gnente:
io num magno che trippa nazzionale!
Forse Pasolini non aveva ancora incontrato le sue amiche gattofile
Anna Magnani ed Elsa Morante quando scrisse in un verso di sentirsi
“povero come un gatto del Colosseo”.
Oggi invece i gatti di Roma sono diventati un’istituzione,
amati e coccolati come quelli egizi, sono accuditi da sacerdotiservitori i fedeli “gattari”, che ogni giorno donano loro la rituale
offerta di cibo, e non è certo un caso che una delle colonie feline
“storiche” più importanti sia proprio quella della Piramide Cestia.
Incarnazione di nuovi valori, simbolo di libertà e autonomia, il gatto
ha conquistato l’affetto di milioni di italiani, è divenuto il nuovo
“genius loci”, il protettore delle nostre case. In apparenza
“semplici gatti”, in realtà molto di più, queste “piccole tigri” meritano
la nostra più totale devozione.
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Mici
amici
GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI
IL GATTO DI STRADA,
QUESTO SCONOSCIUTO
di Eugenia Natoli
Etologa, Azienda USL Roma D, Area Dipartimentale di Sanità Pubblica Veterinaria
Recita il dizionario della lingua italiana Devoto-Oli:
“Si dice randagio di animale che vaga solo, senza
padrone”.Tutti sappiamo chi sono un cane o un gatto
randagi, ma pochi sanno che la definizione data poc’anzi
calza a pennello al cane e mal si addice al gatto.
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Mici
amici
Gatto randagio?
La definizione
di “randagio”
non è adatta
al gatto che ha
sempre un punto
di riferimento
preciso dove
fare ritorno.
Il gatto, nelle nostre città, non “vaga” affatto solo, ma è un
animale territoriale, cioè legato a un luogo al quale fa sempre
ritorno, per quanto lunghi possano essere i suoi vagabondaggi.
Questo comportamento non è casuale: il “territorio”,
definito in termini tecnici “un’area protetta dall’intrusione
di conspecifici, cioè di altri gatti”, contiene le risorse
necessarie per sopravvivere e per riprodursi.
I gatti, come tutte le specie territoriali,“sono stati selezionati”
a fare riferimento, a non allontanarsi eccessivamente e a difendere
il luogo che contiene il cibo, innanzitutto, e poi i rifugi, le femmine
e i piccoli. Anche lo spazio nell’ambiente urbano può essere
considerato una risorsa da difendere, poiché le città
non abbondano di luoghi adatti ad essere colonizzati dai gatti.
Di conseguenza, quando un gruppo di felini domestici “conquista”
i luoghi intorno o dentro delle rovine storiche, vicino a un
monumento, in un angolo di una piazza, in un giardino pubblico
o privato,“se lo tiene ben stretto”, nel senso che lo difende
aggressivamente nei confronti di gatti estranei e sconosciuti.
Quindi, la definizione di “randagio” non è adatta al gatto che ha
sempre un punto di riferimento preciso dove fare ritorno.
I gatti, inoltre, in città godono di alcuni privilegi: la Legge quadro
in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo
del 14 agosto 1991, n. 281 stabilisce non solo che i gatti senza
padrone possono occupare luoghi pubblici e privati,
ma anche che non possono essere catturati, maltrattati
e tantomeno uccisi. Ma non possono essere nemmeno
spostati dalla loro colonia; ancora, la legge (rafforzata
dalla norma regionale n. 34 del 1997) decreta che i gatti che
vivono liberi per le strade devono essere sterilizzati dal Servizio
Veterinario Pubblico e reintrodotti nella loro colonia; infine,
istituzionalizza la figura della “gattara” o del “gattaro”.
Questi, riuniti in Associazioni protezionistiche o in Associazioni
di animalisti volontari, possono, di concerto con il Servizio
Veterinario Pubblico e, laddove esistente, l’Ufficio dei Diritti Animali
del territorio, essere incaricati ufficialmente della gestione
della colonia felina. Pensate che differenza: il “randagismo”
dei cani, invece, non è permesso. Con l’eccezione dei “cani di
quartiere”, previsti da alcune leggi regionali, come quella del Lazio,
se un cane vaga, per l’appunto, da solo, apparentemente senza
padrone, viene subito accalappiato e portato nel più vicino canile.
IL GATTO DI STRADA
A proposito di sterilizzazione
Come cambiano velocemente gli scenari! Circa vent’anni fa,
parlare di sterilizzazione equivaleva a negare i diritti naturali
degli animali, e cioè vivere una vita da “normale”, corteggiarsi,
accoppiarsi, riprodursi. La sterilizzazione veniva percepita come
qualcosa di minaccioso nei confronti del benessere animale.
Perfino quando era sotto gli occhi di tutti la triste realtà: circa
il 90% dei gattini moriva prima del compimento dei
sei mesi di vita.Veniva ritenuto più “naturale” tenere un gatto
intero recluso e impedirgli di accoppiarsi, piuttosto che
sterilizzarlo. Non si sa quando la corrente di pensiero sia
cambiata: si può dire solo che, quasi di colpo, l’idea della
sterilizzazione ha preso piede, è diventata di moda e oggi
la tendenza è opposta: viene percepito come “innaturale”,
o comunque “crudele”, il mantenere i gatti interi. Sembra quasi
che “sterilizzazione” sia sinonimo di “benessere”, come un
tempo era considerato sinonimo di “malessere”. Non è vera
nè l’una nè l’altra cosa: la sterilizzazione, se ritenuta utile,
va programmata nel tentativo di migliorare il livello di benessere
dei gatti, tenendo sempre conto del contesto in cui vivono
gli animali in questione.Oggi le gattare o i gattari, ma anche
la maggior parte della gente, considerano che il modo più
umanitario di rapportarsi ai gruppi di gatti di strada senza
padrone sia controllarne il numero.
Nel nostro Paese, all’avanguardia per quanto riguarda la gestione
dei gatti in città, la collaborazione tra i Servizi Veterinari Pubblici
e le persone che spontaneamente si prendono cura delle
colonie è molto stretta. Possiamo dire che, in tutta l’Italia,
regione più regione meno, le richieste di sterilizzazione per
gatti di strada arrivano regolarmente agli uffici addetti che,
in tempi ragionevoli (circa un mese, periodo che include anche
il sopralluogo del veterinario) provvedono all’operazione.
La sterilizzazione
va programmata
nel tentativo
di migliorare
il livello
di benessere
dei gatti.
17
18
Mici
amici
Come vivono i gatti senza padrone?
Come si organizzano?
Quasi sempre il
nucleo centrale
della colonia
è costituito
da femmine
imparentate,
tra le quali i
comportamenti
amichevoli sono
molto frequenti.
I gatti vivono in gruppi con molti maschi e molte
femmine sullo stesso territorio difeso contro i gatti intrusi che
appartengono ad altre colonie. Quasi sempre il nucleo centrale
della colonia è costituito da femmine imparentate, cioè mamme,
figlie, zie, cugine, nipoti e così via. Infatti, i comportamenti
amichevoli tra le femmine sono molto frequenti: quando
si incontrano si toccano il naso con le code alzate, si strusciano
l’una sull’altra, si puliscono reciprocamente, dormono a contatto.
Alcuni di questi comportamenti li osserviamo anche nei nostri
gatti di casa, rivolti a noi, perchè i gatti ci mostrano il loro
atteggiamento amichevole negli stessi modi: si strusciano sulle
nostre gambe con le code alzate quando ci chiedono cibo
e attenzioni, come fanno i gattini con la mamma; fanno le fusa
per manifestarci il loro stato di benessere, e così via.
I comportamenti amichevoli si osservano anche tra le femmine
e i maschi adulti, ma non tra i maschi adulti del gruppo:
tra questi ultimi c’è invece solo tolleranza reciproca.
Un altro comportamento che ci colpisce è la cooperazione
tra le femmine adulte per l’allevamento dei gattini:
queste istituiscono una vera e propria nursery dove si alternano
ad allattare, pulire, giocare e difendere i gattini propri ma anche
di altre femmine. In realtà, trattandosi come già detto di parenti,
“danno una mano” nell’accudimento
di nipoti e fratelli. I maschi adulti
della stessa colonia sono organizzati
in una gerarchia di dominanza,
con il maschio più competitivo al
primo posto. Questo significa che
ci sono i maschi di alto rango
e i maschi di basso rango,
ben distinguibili: i più grossi,
aggressivi, dal portamento fiero,
i più “guappi”, o “machi”se si
preferisce, sono di alto rango.
IL GATTO DI STRADA
Mostrano tolleranza reciproca ma, quando si incontrano,
non perdono occasione per confrontarsi. I combattimenti
veri, tra i gatti, sono rari, ma quelli “ritualizzati”
sono molto frequenti.Vengono chiamati ritualizzati
perché consistono di molte minacce senza contatto fisico:
i due contendenti arruffano il pelo, si mettono in una postura
minacciosa gonfiando i muscoli, la testa di lato, gli occhi obliqui,
la coda che sferza l’aria. Emettono dei sordi brontolii alternati
a urli acuti. Quando sembra che stia per scoppiare il finimondo,
senza essersi ancora toccati, per motivi che sfuggono
all’osservatore umano, uno dei due abbassa lo sguardo
e comincia ad allontanarsi lentamente, facendosi piccolo piccolo.
L’andamento di un combattimento vero è ben diverso,
e le conseguenze si possono vedere sulle orecchie e sui musi
dei maschi più competitivi, coperti di cicatrici. È stato verificato
con l’analisi del Dna che, generalmente, i maschi di alto rango
sono quelli che generano più gattini. Ma nell’ambiente urbano,
a causa dell’alta densità di gatti, è frequente la paternità multipla,
ovvero le cucciolate che hanno più di un padre.
Questo fenomeno è molto più raro nell’ambiente rurale.
Cosa cambia quando i gatti
sono sterilizzati?
Dopo la sterilizzazione, i gatti vivono ancora in colonie sociali,
e la gerarchia non cambia, beninteso se tutti gli individui sono
sterilizzati. I gatti sono molto meno attivi e vagabondano in spazi
meno ampi, sono meno aggressivi e talvolta si sottomettono
a gatti estranei alla colonia.
I maschi adulti
della stessa
colonia sono
organizzati
in una gerarchia
di dominanza,
con il maschio
più competitivo
al primo posto.
19
20
Mici
amici
Ma, al di là degli effetti sul comportamento degli individui,
è utile domandarsi che conseguenze ha portato il grosso sforzo
in termini di tempo, energie e denaro pubblico delle campagne di
sterilizzazione. A Roma le Asl hanno cominciato a sterilizzare
i gatti senza padrone nel 1989 e, dopo 14 anni di attività durante
i quali sono stati sterilizzati quasi 10.000 gatti,
si possono controllare gli effetti sull’andamento demografico della
popolazione felina urbana. Le verifiche condotte ci dicono che i
gatti non sono diminuiti in maniera sostanziale.
In realtà, il vero nodo del problema è un altro, ovvero
gli abbandoni di animali da parte dei privati.
Ciò che è emerso è che le campagne di sterilizzazione vanno
Le campagne di affiancate a delle campagne di informazione che cambino
sterilizzazione
la mentalità delle persone. Finché ci saranno cittadini
vanno affiancate che culturalmente non accettano la sterilizzazione, oppure che
a delle
non vogliono affrontare i costi della stessa, e che abbandonano
campagne
per strada i gattini nati in casa, oppure gli adulti dei quali si sono
di informazione stufati, il numero di gatti per strada non cambierà sostanzialmente
che cambino
perché i gatti di casa rappresentano un serbatoio infinito.
la mentalità
Forse si spenderebbero meglio i soldi pubblici sovvenzionando
delle persone.
in qualche modo la sterilizzazione dei gatti dei privati cittadini.
Esigenze umane
nel rispetto degli animali
E, in conclusione, è doveroso riflettere in generale su quanto
si sta facendo. Nell’affrontare i problemi di gestione degli animali
e nel proporre soluzioni bisognerebbe non perdere mai di vista
il confine sottile che separa il venire incontro alle esigenze
umane nel rispetto del benessere animale dal decidere per
nostra convenienza che all’animale “va bene così”. Ci si adagia
sull’idea che, per esempio a Roma, ci sono talmente tanti gatti
per le strade che, pur continuando le sterilizzazioni a questo
ritmo, non si arriverà mai a un mondo fatto di gatti di razza
fertili e “Europei a pelo corto” (i gatti di strada) sterili.
Eppure a Venezia, dalla metà degli anni ’90 non si vede più un
gatto in giro. Negli anni precedenti li hanno sterilizzati tutti,
operazione riuscita ovviamente a causa della minore estensione
del territorio rispetto alla città di Roma. Però è un’esperienza
che ci dovrebbe fare riflettere. Gestire non deve significare
eliminare i gatti dall’ambiente urbano. Anche perché
i gatti in città costituiscono un bellissimo “arredo vivente”.
IL GATTO DI STRADA
Provincia di Roma
Assessorato alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile
Ufficio Tutela Animali
IL DECALOGO DELLA PERFETTA GATTARA
(E DEL PERFETTO GATTARO)
1 Distribuire il cibo ad ore fisse
8 Concordare con gli inquilini uno spazio
in modo che i gatti consumino subito
la loro razione.
2 Creare delle “stazioni di rifornimento”
apposito dove lasciare il cibo per i gatti
di cortili e giardini condominiali.
Questo spazio dovrà sempre essere
tenuto scrupolosamente pulito.
al riparo dal sole per evitare
decomposizioni e cattivi odori.
9 Ricordarsi che queste regole non
3 Versare il cibo in contenitori
usa e getta e rimuoverli quanto prima.
4 Scegliere il cibo in maniera razionale
e non “quel che capita”.
Tramite il cibo i gatti possono essere
difesi dalla fame e dalle malattie.
Usare, quando possibile, cibi secchi
per eliminare i cattivi odori.
5 Provvedere che vi sia sempre
dell’acqua a disposizione dei felini.
Gli operatori ecologici si dovranno
impegnare a non rimuoverla.
6 Scegliere un luogo sicuro
e riparato per i ricoveri.
Rinnovare spesso eventuali cassette
e tenere il più possibile le eventuali
coperture in lana per l’inverno.
7 Evitare di lasciare il cibo
sotto le automobili parcheggiate.
bastano se non si è provveduto alla
sterilizzazione dei gatti, a cura del
Servizio Veterinario Azienda Usl, necessaria
alla salvaguardia della salute e ad evitare
la crescita incontrollata della colonia.
10 L’accudimento della colonia
felina è un diritto sancito dalla
legge nazionale 281/91 e dalla legge
regionale 34/97. L’impossibilità di tutelare
i gatti configura il reato di maltrattamento
di animali sanzionato dall’articolo 544-ter
del Codice penale ed è punito con la
reclusione da tre mesi ad un anno
o con la multa da 3.000 a 15.000 euro;
pena aumentata della metà se si causa
la morte di un animale.
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Mici
amici
GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI
CONSIGLI PRATICI
PER VIVERE TUTTI MEGLIO
di Anna Mannucci
Giornalista e gattarologa
Toxoplasmosi. Gli attrezzi necessari. Parlare con i gatti.
Come capire se non stanno bene. La scelta del cibo.
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Mici
amici
Toxoplasmosi: gatto assolto
Per infettarsi
bisogna ingerire
le feci di un
gatto e nel
momento in cui
sono infestate.
Una importante causa di abbandono o di allontanamento
del gatto è la paura della toxoplasmosi quando in casa c’è una
donna gravida. Questa malattia infatti può essere pericolosa
per il feto, anche se è curabile fino alla completa guarigione.
La prima cosa da fare, prima del concepimento, è controllare
con un semplice esame del sangue, il toxotest, gli anticorpi
della futura madre. Se ha già “fatto” la toxoplasmosi, non c’è
nessun problema, perché questa infezione si prende una sola volta
nella vita, spesso senza neanche accorgersene. Altrimenti, bisogna
ripetere il test alle scadenze indicate dal ginecologo.
Ma cosa c’entra il gatto? Le oocisti del parassita colpevole
della malattia, il Toxoplasma gondii, hanno il loro ciclo completo
solo nei gatti e in alcuni felini selvatici, che emettono con le feci
queste uova. Ma questo accade solo se il gatto è ammalato e solo
durante il periodo di infezione acuta, che dura circa tre settimane.
Un gatto che ha già “fatto” la toxoplasmosi, cosa verificabile
con un test, non si riammalerà più per tutta la vita, a parte casi
eccezionali. Comunque, per infettarsi bisogna ingerire le feci
di un gatto e nel momento in cui sono infestate. Con un minimo
di precauzioni igieniche – usare i guanti e lavarsi le mani –
quando si pulisce la lettiera del gatto, o affidando questo compito
ad un convivente, il rischio è allontanato. Ma ci sono altri
colpevoli, ben più pericolosi dei mici. Al primo posto c’è
la carne, non soltanto il carpaccio, come è abbastanza noto, ma
tutta la carne cruda o poco cotta (bovina, ovina, cacciagione ecc.),
la bistecca al sangue, le salsicce, ecc. Segue il contatto con
il terriccio, tipico di chi fa giardinaggio. Rischiosi – e non solo per
questa infezione – sono anche i viaggi in Paesi con scarso livello
di igiene e, meno frequentemente, il consumo di latte e latticini
non pastorizzati. Anche le verdure
e la frutta mal lavate possono
essere una fonte di infezione.
CONSIGLI PRATICI
Gli attrezzi della gattara:
per far bene è necessario
un adeguato corredo.
Il gabbione da ricovero
Indispensabile per ogni gattara e per ogni gattofila è una gabbia
da ricovero, come quelle che ci sono in quasi tutti gli ambulatori
veterinari. È utilissima per molte circostanze. Per esempio,
per tenere tranquilla una gatta, anche di casa, appena sterilizzata.
O un gatto che ha subìto qualche operazione. O un gatto
che non sta bene e ha bisogno di essere al riparo da altri gatti.
Nel caso di cattura di un gatto libero per poi effettuare
la sterilizzazione, il ricovero serve per verificarne le funzioni
fisiologiche di base, cioè se mangia, defeca e urina regolarmente.
Nel caso che l’animale abbia per esempio vomito e/o diarrea,
bisogna rimandare l’intervento e intanto farlo curare
dal veterinario. Il gabbione deve avere abbastanza spazio
da contenere una piccola lettiera, il piattino per il cibo
e la ciotolina per l’acqua (possibilmente fissata) e uno spazio
dove l’animale si possa rifugiare, riparato da un telo scuro.
Se il gatto è agitato, va messo nel gabbione dentro il suo
trasportino. In questo modo sarà anche possibile tirarlo fuori.
Queste gabbie si comprano nei grandi negozi di animali
o da chi le fabbrica. Ci sono anche dei modelli pieghevoli.
Attenzione: i gatti molto selvatici possono aprire o smontare
i gabbioni poco robusti.
La gabbia-trappola
Per catturare i gatti liberi, per curarli o sterilizzarli, spesso
è necessaria una gabbia-trappola. Attira l’animale con
un’esca alimentare e poi si chiude a scatto (proprio
come una trappola). Bisogna usarla con attenzione.
Non si deve assolutamente lasciare la gabbia-trappola innestata
e andarsene, lasciando in pericolo il gatto che eventualmente
ci entra. Si deve aspettare fino a che si riesce a catturare il gatto
prescelto. È poi molto difficile ricatturare una seconda volta
lo stesso gatto con questo attrezzo. La gabbia-trappola si può
comprare. Alcune associazioni animaliste e alcuni veterinari
la prestano, in certi casi su cauzione.
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Mici
amici
Il retino
Sempre per catturare i gatti per curarli o sterilizzarli, si può
adoperare un retino da pesca. Deve essere un vero e robusto
retino da pesca professionale, non un giocattolo.
È economico e occupa poco spazio, ma richiede abilità
e destrezza. Meglio esercitarsi, prima di provare con i gatti liberi.
Lo spray del buonumore
Utile è uno spray a base di feromoni felini, che rassicura
il gatto.Va spruzzato sul trasportino, sulla gabbia, nella macchina
ecc. ma dieci minuti prima di metterci il gatto (per far evaporare
la base alcolica). Si compra in farmacia e nei negozi per animali.
È utile dare
un nome anche
a ciascuno dei
gatti liberi,
per identificarlo
e per chiamarlo,
i gatti
riconoscono
infatti il proprio
nome.
La pinza lunga
Talvolta i leggeri contenitori di plastica che servono da piatti
per i mici volano via, si nascondono in luoghi poco accessibili.
È utile avere una pinza con manico molto lungo per raccattarli
o per raccogliere altri piccoli rifiuti. È un attrezzo pensato
per le persone che non riescono a piegare la schiena, si compra
nei negozi di sanitari.
Parlare con i gatti
Per la gatta e il gatto la comunicazione vocale è davvero molto
importante.Tutti i felini usano molto la voce per
comunicare tra loro e i gatti, da quando sono diventati
domestici e vivono nelle nostre case e cortili, hanno adattato
le loro capacità espressive per comunicare con gli esseri umani,
da cui dipendono per il cibo e l’affetto. Il linguaggio che i gatti
usano con noi è un’elaborazione dei comportamenti infantili,
tipici del rapporto con la madre, come le fusa e il “miao”.Tra di
loro, gli adulti, hanno un ricco vocabolario, ma di altro tipo.
Parlate con loro e loro staranno ad ascoltarvi, se ne siete degni
vi risponderanno. Con il tono giusto, con voce rassicurante
(ma se voi siete ansiosi non funziona, il gatto lo capisce
benissimo), potete anche calmarli quando sono nel trasportino
o si agitano o si azzuffano. È utile dare un nome anche a
ciascuno dei gatti liberi, per identificarlo e per chiamarlo, i gatti
riconoscono infatti il proprio nome. Secondo molte gattare e
gattofile, i gatti capiscono molte parole, per cui non è il caso di
esplicitare in loro presenza l’intenzione di catturarli, portarli dal
veterinario, fare iniezioni: non si fanno più prendere.
CONSIGLI PRATICI
Come capire se non stanno bene
Un animale in buona salute ha il pelo bello, mangia con appetito
ma senza ingozzarsi, è vivace e vitale nel modo giusto a seconda
dell’età. Per esempio, un cucciolo sempre troppo tranquillo deve
essere controllato dal veterinario. Un anziano, è normale che
non sia arzillo. Segni evidenti di malessere sono
l’inappetenza non occasionale, il naso che cola e gli starnuti,
gli occhi che lacrimano o con la terza palpebra alzata, il vomito,
la diarrea, il dimagrimento. Ci sono poi segni meno chiari.
Per esempio, lo scuotere ripetutamente la testa può indicare
problemi alle orecchie. Ferite da grattamento dietro le orecchie
segnalano prurito probabilmente a causa degli acari. Il pelo
“brutto”, arruffato o che cambia colore, diventa rossastro, può
significare vari disturbi anche gravi. Il pelo sempre umido intorno
all’ano può significare diarrea (il gatto si lecca continuamente
per pulirsi). E altro ancora. Ognuno di questi sintomi può poi
differenziarsi, per esempio il vomito può consistere in boli
di pelo, cibo appena mangiato e non digerito, vomito acquoso
e altro ancora.
L’attenta osservazione da parte della proprietaria o della gattara
è fondamentale. Prendete nota scritta di questi eventi,
con la data in cui avvengono. Quante volte ha vomitato?
Il pelo è rovinato da un mese o da tre? E comunicate tutto,
con precisione, al veterinario.
Allarme denti
Il pelo rovinato può indicare anche mal di denti, il gatto ha
la bocca malandata e a causa del dolore non si lecca più,
rinuncia alla pulizia per cui è così famoso. E sono sempre più
i gatti con gengiviti, stomatiti, denti marci, radici scoperte e altro
ancora. Non solo i mici di casa, ma anche quelli di strade
e cortili. Lo si vede chiaramente se assumono il cibo con
fatica o addirittura urlando quando masticano o, ancora
peggio, dal fatto che non riescono proprio a mangiare.
Così la consolidata pratica di gestione dei gatti liberi – cattura,
controllo, castrazione, rimetti in libertà nella colonia di origine –
rischia di essere inutile. Se, alla fine di tutto ciò, il gatto non
riesce a mangiare a causa dei dolorosi problemi orali, tutta
questa fatica è inutile e costosa per la gattara e tragica
per l’animale che può anche morire, se non di fame, per
le malattie che facilmente insorgono in un organismo debilitato.
L’attenta
osservazione
dei sintomi
è fondamentale.
Prendetene nota
scritta e
comunicate
tutto, con
precisione,
al veterinario.
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Mici
amici
È sbagliato,
vedendo un
gatto con denti
e gengive
rovinati, dargli
del cortisone
e poi liberarlo.
Sul momento
l’infiammazione
si calma, ma poi
ritorna, con tutti
i problemi
connessi.
Serve un veterinario esperto di odontostomatologia,
che rimetta a posto la bocca, togliendo i denti, pulendo
le sacche infette, ecc. Prima dell’operazione (che si fa in anestesia
totale) è consigliabile somministrare antibiotici.
Dopo l’operazione, gli antibiotici vanno dati molto a lungo,
anche per un mese. È consigliabile somministrarli per iniezione,
almeno i primi giorni, quando il gatto ha molto dolore in bocca.
Dunque il gatto deve essere ricoverato e tenuto sotto controllo.
È sbagliato, vedendo un gatto con denti e gengive rovinati,
dargli del cortisone e poi liberarlo. Sul momento
l’infiammazione si calma, ma poi ritorna, con tutti i problemi
connessi. Ci sono poi gatti che, nonostante l’operazione,
continuano ad avere problemi e a cui sarà necessario
somministrare per sempre, circa una volta al mese,
del cortisone per iniezione. Se si tratta di un gatto libero, deve
essere riacciuffabile al momento giusto, quando non riesce più
a mangiare. E la gattara deve essere in grado di capirlo.
CONSIGLI PRATICI
Cibo è salute
Soprattutto per chi ha tanti mici, nutrirli può diventare
un problema economico. Ma non vale la pena di risparmiare
troppo, il cibo scadente provoca disturbi e scarsa qualità
della vita, e anche malattie vere e proprie.
Meglio dare meno pappa, ma di migliore qualità
(anche se è un criterio poco apprezzato dalle gattare).
I gatti non possono essere vegetariani
Non devono essere “ingozzati” di carne e pesce ma hanno
bisogno di proteine animali.
Il latte
Non date latte a gatti che non conoscete, potreste fare
un disastro. Se l’animale non è fisiologicamente abituato
a questo cibo, che è latte di mucca fatto per il vitello
e non è universale, potete provocare diarree molto gravi,
anche mortali nel caso di cuccioli.
I prodotti
A differenza di pochi anni fa, sono disponibili prodotti di ogni
tipo per migliorare la vita dei gatti
■ Latte speciale e biberon per i neonati orfani
■ Integratori alimentari per ogni esigenza
■ Vitamine specifiche (quelle per umani hanno un sapore
cattivo per i gatti e non hanno gli ingredienti giusti)
■ Farmaci specifici per le malattie e i disturbi più vari
■ Alimenti medicati o dietetici. Attenzione: non tutti
si trovano in farmacia, molti sono nei negozi
o nei supermercati per animali.
Il cibo scadente
provoca disturbi
e scarsa qualità
della vita, e
anche malattie
vere e proprie.
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Mici
amici
GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI
IL GATTO DI CASA,
DUE O TRE COSE
CHE DOBBIAMO SAPERE
di Raimondo Colangeli
Veterinario comportamentalista, Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani
Vorrei raccontarvi la storia di Pallina.
Pallina è arrivata nella nostra casa tre anni fa.
Dopo la morte del cane Arturo e della gatta Lenticchia
la casa era rimasta vuota fin troppo tempo.
I miei figli desideravano una nuova micia e siamo andati
a sceglierla in un gattile-rifugio.
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Mici
amici
Scegliere un gatto
Si deve lasciare
il tempo
ad un gatto
appena adottato
di abituarsi al
nuovo ambiente,
lasciandolo
in pace in modo
che possa
perlustrare
l’abitazione,
trasformandola
in territorio.
La prima cosa che ho insegnato ai miei figli, Marta e Tommaso,
è che un gatto non è un cane: banale a dirsi, ma sono due
specie diverse, due mondi etologici differenti e da scoprire.
La scelta di Pallina è stata difficile fra tanti bellissimi gattini.
La seconda cosa che ho insegnato è stato quindi scegliere
un micio, un micio che avesse avuto la mamma il tempo
necessario perché gli fossero insegnati tre processi fondamentali
per la sua vita futura:
■ la socializzazione con la propria specie: questo vuol dire
riconoscere gli altri gatti come suoi simili e scegliere loro
come partner per la riproduzione
■ saper esplorare l’ambiente circostante con tutti i suoi nuovi
stimoli acustici, visivi, tattili e odorosi; quindi la presenza
della mamma è fondamentale per poter prendere fiato,
si dice “appagarsi”, per poi potersi riavvicinare allo stimolo
sconosciuto e pian piano abituarsi ad esso
■ acquisire gli auto-controlli, cioè il saper inibire i propri
movimenti, controllare il morso e saper retrarre le unghie
in modo da non far male ai fratelli mentre si fanno i giochi
di lotta. Una delle applicazioni dell’inibizione nei movimenti
è quando la mamma gatta prende i figli per la collottola
per trasportarli da un posto ad un altro: questo meccanismo
viene chiamato, dal francese, “riflesso del portage”.
Quindi abbiamo preso Pallina per la collottola e l’abbiamo
sollevata delicatamente; subito si è immobilizzata rannicchiandosi
su se stessa: perfetta inibizione, inoltre l’età di adozione era
quella giusta, cioè sui cinquanta giorni di vita e quindi... via a casa.
Il territorio del gatto
La terza cosa che ho insegnato ai miei bambini è che un gatto,
in quanto essere vivente, va rispettato: si deve lasciare il tempo
ad un animale appena adottato di abituarsi al nuovo ambiente,
lasciandolo in pace in modo che possa perlustrare l’abitazione,
trasformandola in territorio. Questo concetto è fondamentale
e differenzia il cane dal gatto: quando il cucciolo di cane diventa
adolescente abbandona il tetto materno per entrare a far parte
del mondo degli adulti, cioè del branco; questo processo
si chiama “distacco”. L’attaccamento che il cucciolo aveva
per la madre, figura di riferimento oltre che polo appagante,
si trasferisce al nuovo gruppo sociale e particolarmente
DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE
alla figura del capo-branco, cioè al leader.
Nel gatto, al contrario, l’attaccamento verso la madre
si trasferisce al territorio dove andrà a vivere. Marta e Tommaso
erano stupiti di vedere Pallina che dopo qualche giorno iniziava
a strusciarsi con il muso sui mobili, sugli stipiti delle porte,
addirittura sui loro giocattoli oltre che sulle gambe e le mani
di tutti i componenti familiari.
Pallina stava rilasciando dei messaggi olfattivi, di cui noi
non percepiamo la presenza, tramite delle molecole chimiche
chiamate “feromoni” che sono secrete, cioè liberate nell’ambiente,
da ghiandole posizionate in diversi punti del suo corpo.
Il gatto segna il suo territorio, si dice “marcare”, in particolare
i confini dei campi territoriali ed i sentieri che li uniscono, tramite
le marcature di identificazione, che permettono il deposito di
feromoni oltre ad altri segnali che possono essere vocali e visivi.
Grazie a questo comportamento egli si sente a suo agio,
insomma “a casa sua”.
Tra l’altro con tale comportamento il gatto marca e riconosce
più facilmente anche gli esseri viventi a lui graditi: si chiamano
“allomarcature”. Ecco perché ama sfregarsi anche su di noi e sui
nostri vestiti; è un po’ come se mettesse un cartello con scritto:
«questo umano, questo cane, sono miei amici!»; è ciò che viene
chiamata “socializzazione inter-specifica”, che impedisce
i comportamenti di aggressione predatoria o la fuga per paura.
Strusciandosi,
il gatto segna
il suo territorio,
e grazie a questo
comportamento
si sente a suo
agio, insomma,
a “casa sua”.
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Mici
amici
Evitare di pulire
continuamente
dove il gatto sta
cercando di
lasciare i suoi
feromoni con
le marcature
facciali; in caso
di graffiature
si possono
spruzzare sui
mobili, magari
di gran valore,
dei feromoni
artificiali, oggi
in commercio.
Ovviamente più marcature feromonali sono presenti e minore
sarà la necessità di lasciare segnali di altra natura (e poco graditi
da noi umani) nell’ambiente. Quindi ho potuto tranquillizzare mia
moglie che già tremava al pensiero delle tende di casa e dei mobili.
Infatti il “farsi le unghie”, non è nient’altro che un’altra
comunicazione feromonale, oltre che visiva, che è possibile
ridurre, o addirittura eliminare, con alcuni accorgimenti.
Ad esempio il posizionare i famosi tira-graffi, che devono essere
posti in verticale e di materiale quale legno (i gatti adorano
quello di ulivo), moquette o corda, vicino a dove il gatto dorme
(insomma alla periferia del campo di isolamento). A ciò bisogna
aggiungere di evitare di pulire continuamente dove il gatto
sta cercando di lasciare i suoi feromoni con le marcature facciali;
in caso di graffiature si possono spruzzare sui mobili, magari
di gran valore, dei feromoni artificiali, oggi in commercio.
Più complessa è la spiegazione delle “marcature urinarie”.
Intanto bisogna differenziarle rispetto alle normali pipì del gatto,
dette “eliminazioni”: queste ultime avvengono su supporti
orizzontali, su un substrato abituale (sabbietta, terra, ritagli
di giornali, ecc.); avvengono con il gatto accovacciato
e con un comportamento di copertura dei bisogni.
Al contrario le marcature urinarie avvengono generalmente
su supporti verticali (mobili, muri, porte, finestre, oggetti vari);
il gatto, soprattutto il maschio, si pone con la coda alzata
ed emette un getto di urina a breve distanza. Molti pensano che
siano solamente delle marcature legate alla sessualità, mentre
le cause possono essere delle perturbazioni emozionali
(stati ansiosi) o la scomparsa di almeno il 70% delle marcature
facciali nell’ambiente. Questo spiega le marcature dopo
i traslochi nelle nuove case oppure le ristrutturazioni delle
abitazioni: il gatto si sente perso senza i suoi punti di riferimento
territoriali e deve ricominciare da capo a crearsi un territorio,
ma ciò avviene con un grande senso di disagio.
Ma attenzione! Prima di pensare ad un problema
comportamentale, il vostro medico veterinario dovrà escludere
un problema organico legato alle vie urinarie (cistite, presenza
di cristalli nelle urine, eccetera).
DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE
Come abbiamo accennato prima, con il nome di territorio
si intende un insieme di campi territoriali uniti fra loro
da sentieri; fra questi troviamo:
■ il campo di attività: differenziato fra campo di caccia,
dove si mangia, e campo di gioco
■ il campo di isolamento: il luogo dove il gatto si apparta,
dorme ed evita il contatto.Tutti i mici amano dormire in posti
diversi, per esempio Pallina ama stare al sole su un divano
o su una poltrona nel salone di giorno, mentre dorme sul
nostro letto di notte. È interessante notare che più un gatto
è timoroso o poco socializzato e più tenderà a dormire in un
luogo appartato o in luogo posto in alto: ciò sottolinea il fatto
che il territorio del gatto è tridimensionale
■ il campo di eliminazione: Pallina come la maggioranza dei suoi
simili ha imparato subito a cosa serviva la cassetta posta nel
bagno di servizio ed ha trovato di suo gradimento il substrato
fatto di sabbietta. È importante che la cassetta si trovi in un
posto tranquillo, sicuramente non in luogo di passaggio,
dove non piova e tiri vento e con una sabbietta non troppo
profumata, in quanto, a causa dell’olfatto così sviluppato
e sensibile nel gatto, potrebbe trovarla insopportabile.
Più un gatto è
timoroso o poco
socializzato e
più tenderà a
dormire in un
luogo appartato
o in luogo
posto in alto:
ciò sottolinea
il fatto che
il territorio
del gatto è
tridimensionale.
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Mici
amici
Il gioco
è anche la fonte
principale
di esperienza e
di attività fisica
per il nostro
gatto: dobbiamo
interagire con
lui regolarmente
tutti i giorni,
e non solo da
piccolo, ma
durante tutta
la sua vita.
Ma allora se il territorio è così importante per il nostro gatto,
cosa potrebbe succedere nel caso dovesse essere adottato
un altro micio o micia?
L’entrata di un nuovo gatto non è accettata di buon grado da
parte del gatto di casa: per lui è un intrusione nel suo territorio.
Quindi non dobbiamo metterli a contatto subito tra loro,
ma permettere che si abituino l’uno alla presenza dell’altro in
modo graduale e senza scontri. Solo in questo modo i due gatti
potranno convivere pacificamente creando dei propri campi
territoriali che possono al limite sovrapporsi. Ciò comporta
una cassetta, un ciotola per il cibo e per l’acqua per ogni gatto;
inoltre dovremo concedere a ciascuno un proprio posto per
dormire, a meno che non diventino amici per la pelle tanto che,
oltre a giocare a rincorrersi o a simulare una lotta, potremmo
vederli ronfare insieme!
Il gioco
La quarta cosa che ho insegnato ai miei figli è che il gioco
del gatto è fondamentalmente una caccia (si dice “gioco
predatorio”). Pallina infatti adora inseguire, balzare sulla preda
ed immobilizzarla con i suoi artigli e addentarla.
Per questo motivo è importante insegnargli da subito che la sua
preda non possono essere le nostre mani o i nostri piedi!
Altrimenti, quando sarà adulta, rischierà di farci del male, anche
se involontariamente.
DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE
A Marta e Tommaso ho insegnato quindi a giocare da subito
con il loro gatto con delle palline di carta stagnola o dei topolini
finti da far acchiappare, delle piume legate ad uno spago da far
inseguire, ecc. (non vi sono limiti alla propria fantasia) evitando
di fare dei giochi di lotta oppure di favorire gli attacchi alle
caviglie delle persone di casa che, quando a compierli è un
gattino ci fanno sorridere, ma che fatti da un gatto adulto
possono provocare delle serie ferite alle gambe.
Se vi rammentate il discorso sugli autocontrolli che abbiamo
fatto all’inizio capirete anche che è necessario interrompere
il gioco ogni volta che il gatto si eccita in maniera eccessiva
o non retrae le unghie, in quanto il possibile rischio è che non
imparerà mai ad arrestare per tempo le sue attività.
Ricordiamoci che il gioco è anche la fonte principale
di esperienza e di attività fisica per il nostro gatto: dobbiamo
interagire con lui regolarmente tutti i giorni, per rispettare le sue
esigenze comportamentali, oltre che per mantenerlo in forma;
e non solo da piccolo, ma durante tutta la sua vita.
Gli stimoli psicologici possono anche riguardare l’esplorazione
della casa: il poter salire sui mobili, librerie, armadi; il potersi
infilare in scatoloni vuoti impilati uno sull’altro e in
comunicazione fra loro; nascondere del cibo sotto delle
scatoline che il gatto è in grado di rovesciare in modo
da scovare “la preda”.
Marta e Tommaso hanno creato in questo modo in casa
sia un “Luna Park” sia una “Caccia al tesoro” per Pallina,
rendendo meno noiosa la sua vita durante le ore che rimane
da sola, mentre i suoi proprietari sono a scuola e al lavoro!
Il cibo e l’acqua
Alla domanda dei miei figli di quante volte al giorno Pallina
dovesse mangiare, ho risposto: “Sempre!”.
Un gatto, libero in natura, mangia anche 15 o 20 volte al giorno,
consumando, ovviamente, dei piccoli pasti. Per un gatto quindi
è totalmente innaturale mangiare due o tre volte al giorno.
Questa è un abitudine da cane o da umano, che al contrario
può causare un notevole stress ad un felino fino al punto
da renderlo bulimico (mangiare in modo ossessivo) oppure in
alcuni casi aggressivo. Ecco perché la pappa deve essere sempre
lasciata a disposizione, e per far sì che non si deteriori, il cibo
da privilegiare è quello industriale secco.
Un gatto, libero
in natura,
mangia anche
15 o 20 volte
al giorno,
consumando,
ovviamente,
dei piccoli
pasti. Per un
gatto quindi
è totalmente
innaturale
mangiare due
o tre volte
al giorno.
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Mici
amici
Non bisogna stupirsi se la ciotola si svuota lentamente, in quanto
il gatto è molto bravo a gestire la quantità di alimento a lui
indispensabile, senza così ingrassare. Non è quindi necessario
cambiare continuamente il menu, nella vana speranza che lui
spolveri tutta la pappa in una volta.
Al contrario, quando ci troviamo davanti un gatto famelico
ci dobbiamo chiedere se il comportamento alimentare è anormale
o se siamo di fronte a delle patologie organiche; e fate attenzione,
in quanto un gatto affamato è più irritabile e può diventare
aggressivo: si sa che a pancia piena si ha meno voglia di litigare!
L’acqua fresca
deve sempre
lasciata
a disposizione
se non vogliamo
che il gatto
incorra in seri
guai fisici.
All’inizio Marta e Tommaso mi chiesero se Pallina bevesse.
La risposta ovviamente era affermativa, ma indubbiamente
il gatto assume quantità talmente piccole di acqua
(probabilmente a causa delle sue origini desertiche)
che la domanda è comprensibile.
L’acqua fresca deve in ogni caso essere sempre lasciata
a disposizione se non vogliamo incorrere in seri guai fisici, anche
se ci sembrerà un inutile spreco di tempo (specialmente quando
vedremo il nostro gatto preferire l’acqua dei sottovasi o le gocce
che scendono dal rubinetto).
DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE
Premio e punizione
Un’altra cosa che ho insegnato ai miei figli è che il significato
di punizione a posteriori, cioè la punizione che viene inferta
dopo che è avvenuto un fatto indesiderato, non ha alcun
significato in natura.
Le punizioni messe in atto dalla mamma gatta sono dei
brevissimi colpetti dati con i polpastrelli della zampa anteriore
sul naso del gattino oppure delle leggere graffiate date coi
posteriori sulla pancia mentre con gli anteriori il gattino viene
tenuto fermo (capite ora perché i gatti non amano le coccole
sulla pancia, oppure perché non sopportano essere spazzolati
sull’addome?). Ma attenzione, queste punizioni sono messe
in atto esclusivamente per interrompere un azione che il gattino
sta facendo in quel momento!
Per il nostro gatto essere preso, magari mentre dorme o gioca,
e portato davanti a qualche guaio che ha combinato anche solo
due minuti prima e poi punito, oltretutto fisicamente, non è solo
senza senso e quindi inaccettabile, ma tale da fargli dubitare
della vostra sanità di mente. Risultato piuttosto deleterio
per un educatore, non trovate?
Ricordiamoci sempre che l’unica punizione accettabile è quella
che interrompe l’azione che il gatto sta effettuando e per fare ciò
basta alzare la voce dicendo un “No!” secco o battere le mani.
Se vogliamo che impari dei comportamenti corretti, è più utile
premiare il nostro amico felino, otterremo molto di più senza
rovinare la nostra relazione umano-gatto.
L’unica
punizione
accettabile
è quella che
interrompe
l’azione che
il gatto sta
effettuando
e per fare ciò
basta alzare
la voce dicendo
un “No!”.
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Mici
amici
UNO… CENTOMILA
di Laura Torriani
Veterinaria Libero Professionista, Segretaria Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani
Cosa succederebbe se, come da molti ritenuto necessario,
ogni gatta o cagna avesse almeno una volta nella vita una
cucciolata? Qui serve la matematica.
Ogni animale “produrrebbe” una media di circa sei cuccioli,
considerando che a volte sono solo due o tre ma molto spesso,
soprattutto nei cani grossi, le cucciolate sono anche di dieci
individui.
Se la metà sono femmine (tre) anche queste, nel giro di un paio
d’anni, avranno messo al mondo altri diciotto cuccioli.
Dopo altri due anni anche le nove giovani gatte/cagne avranno
sformato 54 nuovi animaletti.
Passano altri due anni e i proprietari ritengono che sia ormai ora
anche che le 27 gatte/cagne della terza generazione abbiano i loro
bei cucciolini miagolanti/abbaianti:
DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE
ecco che 162 pallette di pelo vedono la luce.
Ancora altri due anni: 81 gatte/cagne hanno prodotto 486 gatti/cani
che cercano un nuovo proprietario.
Sono passati a questo punto solo dieci anni dal primo della serie
dei parti.
In questo calcolo nessuna delle mamme pelose ha prodotto più di
una cucciolata, ma nonostante ciò la cifra totale degli animali
si è quasi cinquecentuplicata.
Siete sicuri che sia così facile trovare tutte queste persone
desiderose di adottare questi animali?
Se esistessero così tante persone che vogliono adottare
un animale, come mai nei rifugi che raccolgono randagi ogni anno
il numero dei cani e gatti ricoverati continua a crescere
e non cala mai?
In Italia si calcolano 150.000 nuovi cani abbandonati ogni
anno, ma il numero preciso non è noto.
Nessuno sa quanti sono i gatti, ma probabilmente almeno
tre volte (450.000) rispetto al numero dei cani.
Tenete presente che non è affatto vero che un parto prevenga
tumori mammari o problemi all’utero (come si sosteneva alcuni
anni fa): l’unico metodo veramente sicuro di prevenzione
delle neoplasie mammarie è la sterilizzazione precoce
dell’animale.
Siete ancora del parere che ogni gatta o cagna debba fare
i cuccioli almeno una volta nella vita?
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Mici
amici
GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI
LEGGI E DECRETI.
LE REGOLE,
I DIRITTI E I DOVERI
di Gianluca Felicetti
Esperto di questioni legali del sito www.animalieanimali.it
Consulente per la tutela degli animali dell’Assessore alle politiche dell’Agricoltura
e dell’Ambiente della Provincia di Roma
Siamo in tanti ad avere in casa un gatto o un cane:
quasi una famiglia su due, per l’esattezza, vive con un animale
domestico. Secondo la Doxa, infatti, presso le famiglie
italiane ci sono 6.800.000 cani (circa 230mila fra Roma
e provincia) e 8.500.000 gatti. Solo a Roma città,
storicamente e culturalmente legata da sempre
a una pacifica e benvoluta convivenza con i gatti, vivono
circa 300.000 felini domestici di cui circa 120.000 nelle case
ed i restanti nelle colonie feline (le Aziende Usl ne hanno
censite più di 400) mentre in provincia ce ne sono
altri centomila.
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Mici
amici
Sui gatti intervengono diversi tipi di norme e diversi organismi
pubblici e privati ognuno con obblighi e competenze diverse.
Leggi nazionali e Codice penale (con le nuove positive
disposizioni entrate in vigore recentemente), leggi regionali,
Codice civile, Regolamenti Comunali, Servizi Veterinari delle
Aziende Usl, veterinari liberi professionisti, Enti locali,
forze di Polizia, Guardie zoofile.
Per una migliore e più utile lettura non ho semplicemente
elencato e pubblicato gli atti, uno per uno, ma, partendo dalle
domande “di tutti i giorni”, ho accorpato le previsioni di ognuna
delle norme esistenti. Gli aggiornamenti saranno reperibili sul sito
www.provincia.roma.it come servizio d’informazione che non
si esaurisce nella pubblicazione di questa Guida.
Cos’è una colonia felina?
Da chi è curata?
Una colonia felina è costituita da un gruppo più o meno
numeroso di gatti (ne bastano anche due) che vivono in un
determinato territorio.
La colonia felina è stata riconosciuta/ufficializzata dalla
legge nazionale 14 agosto 1991 n.281 “Legge quadro in materia
di animali di affezione e prevenzione del randagismo” (commi 10
e 11 dell’articolo 1) e della conseguente legge regionale del Lazio
n.34 del 21 ottobre 1997 ed in base a questa normativa, articolo
11 comma 3,“le associazioni di volontariato animalista e per la
protezione degli animali possono, in accordo con le aziende USL
competenti, avere in gestione le colonie dei felini che vivono in stato
di libertà, curandone la salute e le condizioni di sopravvivenza”.
Questa gestione viene operata anche da singole persone che,
nella pratica, ottengono anch’esse la sterilizzazione gratuita dei gatti
liberi ad opera del Servizio Veterinario Azienda Usl.
Colonie condominiali
La legge regionale n.34 del 1997 riconosce al gatto il diritto
al territorio formulando un espresso divieto di spostamento
dei soggetti dal loro habitat (articolo 11), intendendo
per habitat il luogo dove i gatti trovano abitualmente rifugio, cibo
e protezione, identificando con questo termine aree sia pubbliche
che private. Pertanto la permanenza dei gatti nelle aree
condominiali, siano esse cortili, garage o giardini, aree ospedaliere
(in queste ultime vi sono esperienze positive come presso
LEGGI E ORDINANZE
S. Eugenio, Forlanini, San Camillo, Gemelli, San Giovanni, fra gli altri)
è da considerare assolutamente legittima, alla stregua della
presenza degli uccelli sugli alberi; d’altro canto, al fine di escludere
ogni sorta di disturbo per i condomini, la legge prevede che il loro
numero sia tenuto sotto controllo attraverso la sterilizzazione
e che gli animali siano nutriti nel rispetto dell’igiene dei luoghi.
È comunque consentito lasciare una ciotola per l’acqua,
soprattutto nel periodo estivo (a Roma è previsto un accordo
con l’Ama affinché gli appositi contenitori non vengano rimossi
dagli operatori). La presenza di persone che si occupano dei gatti
è quindi garanzia di animali in buona salute e controllati
dal punto di vista demografico.
QUI VIVE
UNA COLONIA FELINA PROTETTA
Si fa presente a tutti i cittadini che ai sensi dell’articolo 11 della legge
regionale n.34/97, dell’articolo 2 della legge nazionale n.281/91 dei nuovi
articoli 544-bis e 544-ter del Codice penale recentemente cambiati dal
Parlamento, i gatti sono protetti.
Il loro maltrattamento è perseguito penalmente anche con la
reclusione da tre mesi a un anno o la multa da 3.000 euro a 15.000 euro
mentre l’uccisione è punita con la reclusione da tre a diciotto mesi.
È vietato allontanarli dai luoghi nei quali trovano abitualmente
rifugio, cibo e protezione. Ai cittadini è consentito nutrire e curare i
gatti nel rispetto delle regole igieniche. È consentito lasciare stabilmente
solo un piccolo contenitore dell’acqua mentre dopo i pasti dovranno
essere rimossi i contenitori del cibo.
Provincia di Roma
Assessorato alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile
Ufficio Tutela Animali
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Mici
amici
In alcuni casi è opportuno, in cortili e giardini, segnalare la presenza
della colonia felina attraverso dei semplici fogli fotocopiati, inseriti
in fogli di plastica trasparente per ripararli dalle intemperie,
ed affissi nella zona.
Chi si occupa delle colonie
Le persone che si occupano della nutrizione e della cura degli
animali sono privati cittadini o appartenenti ad associazioni
di volontariato, mossi unicamente dal grande amore verso gli
animali e non sovvenzionati in alcun modo con denaro pubblico.
La tradizione vuole che siano principalmente le donne a prendersi
cura degli animali (da qui il termine di “gattare” per indicarle),
ma sono sempre più gli uomini e i giovani che vogliono dedicarsi
ad attività di cura e tutela di questi amici a quattro zampe.
Il servizio veterinario della Azienda Usl provvede alla sterilizzazione
gratuita dei componenti la colonia felina e fornisce assistenza
sanitaria quando necessario (con farmaci a carico dei responsabili
delle colonie).
Cosa fare per le colonie
Difficilmente i responsabili delle colonie feline chiederanno un aiuto
alla cittadinanza: è però sempre meno raro trovare persone pronte
a dedicare, con assoluta continuità, parte del proprio tempo
giornaliero per nutrire e curare gli appartenenti alla colonia felina.
Allo stesso modo in genere non chiederanno denaro, coscienti
del fatto che la loro dedizione è assolutamente volontaria.
Ciò non toglie che ci si aspetti solidarietà, comprensione o quanto
meno tolleranza da parte di coloro che non si occupano dei gatti
ma risiedono nella zona limitrofa alla colonia felina. L’attività di
gestione della colonia, infatti, deve essere condotta dal responsabile
nell’assoluto rispetto dei luoghi e delle persone, cercando di recare
il minor disturbo possibile e contenendo il numero degli animali.
Chiunque volesse, comunque, può contribuire donando
al responsabile confezioni di cibo o avanzi che lo stesso provvederà
a dare ai gatti, negli orari stabiliti e ai quali gli animali sono abituati,
senza lasciare vassoi o carte per strada.
Regolamenti comunali
A livello locale in materia di gatti, a differenza dei cani, solo alcuni
Comuni hanno emanato norme specifiche:
LEGGI E ORDINANZE
A Roma è stata approvata il 28 gennaio 2003 una “Memoria
della Giunta Comunale”. Dichiara i gatti patrimonio
bioculturale della città come già sancito dalla Risoluzione del
Consiglio Municipale Roma Centro Storico del 12 dicembre 2001
“perché la loro presenza aiuta, soprattutto anziani
e bambini, permettendo loro di superare stati
di solitudine, insicurezza e stress”.
Auspica che in ogni Municipio vengano realizzati dei piccoli
insediamenti di gatti, tipo oasi feline nel verde pubblico (esempi già
esistenti:Villa Torlonia,Via dei Rocciatori, Parco Nemorense,Villa Lais,
Villa Flora,Villa Lazzaroni) che accolgano gatti in stato di necessità
o pericolo perché provenienti da sgomberi, decessi dei proprietari,
maltrattamenti, invitando così “Presidenti ed Assessori dei Municipi
ad identificare aree verdi e/o manufatti dismessi di proprietà comunale
per realizzare tali oasi feline che saranno gestite in accordo
con il Municipio, le associazioni animaliste e le Aziende Usl competenti
per territorio”.
Ad Albano Laziale il Consiglio Comunale ha approvato il 26
novembre 2003 un Regolamento per la detenzione e la tutela
degli animali che dedica l’intero Titolo V ai gatti fissando la
protezione delle colonie feline, enunciando i compiti
dell’Azienda Usl e sancendo diritti alle gattare per
accudire i felini dichiarando all’articolo 26 che “i gatti liberi
che vivono nel territorio comunale appartengono
al Patrimonio Indisponibile dello Stato”.
Sanzioni per chi maltratta i gatti, da 25 a 500 euro.
A Ladispoli il Regolamento Comunale n.10 del 6 febbraio 1995
prevede il divieto “di detenere animali in spazi angusti
e privi di acqua e del cibo necessari” (articolo 12),
il “divieto di catturare animali randagi e/o vaganti,
ad eccezione di quelle effettuate da autorità competenti”
(articolo 13), con sanzioni da 250 a 1.500 euro per i trasgressori.
Per conoscere l’eventuale Ordinanza e/o Regolamento in vigore
nel proprio Comune non menzionato, atto che si aggiunge alle
previsioni delle disposizioni regionali e nazionali, ci si deve rivolgere
all’Ufficio Relazioni con il Pubblico del proprio Municipio
o alla segreteria del Sindaco.
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Mici
amici
Come si deve custodire un gatto?
E se scappa?
L’articolo 672 del Codice penale, depenalizzato ma sempre valido,
punisce l’omessa custodia e malgoverno di animali: “1. Chiunque
lascia liberi o non custodisce con le debite cautele animali pericolosi
da lui posseduti o ne affida la custodia a persona inesperta è punito
con l’ammenda fino a 250 euro. Alla stessa pena soggiace: (…)
2) chi aizza o spaventa animali in modo da mettere in pericolo
l’incolumità delle persone”.
L’articolo 2052 del Codice civile prescrive che “il proprietario
di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso,
è responsabile dei danni cagionati dall’animale, sia che fosse sotto
la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi
il caso fortuito”.
In tutto il territorio del Lazio vige la Legge regionale 21 ottobre
1997, n.34 “Tutela degli animali di affezione e prevenzione
del randagismo” che all’articolo 19 recita:
“1. Chiunque possiede o detiene animali, a qualunque titolo,
è obbligato a provvedere ad un trattamento adeguato alla specie,
al mantenimento ed alla nutrizione degli stessi.
2. Gli animali devono disporre di uno spazio sufficiente, fornito
di tettoia idonea a ripararli dalle intemperie e tale, salvo speciali
controindicazioni, da consentire un adeguato movimento (…).
3. È fatto divieto a chiunque di custodire presso la propria abitazione
o in altri locali, in proprietà o in detenzione, animali domestici
in condizioni tali che rechino nocumento all’igiene, alla salute ed
alla quiete delle persone nonchè pregiudizio agli animali stessi”.
La sanzione prevista per i contravventori, articolo 24 comma 5,
va da 1.54,93 a 1.549,37 euro.
Secondo l’articolo 2 del Decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri 28.2.2003 che ha recepito l’Accordo Stato-Regioni 6
febbraio 2003 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.51 del 3 marzo
2003, “le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano
si impegnano a prevedere disposizioni specifiche che individuino
responsabilità e doveri del detentore dell’animale da compagnia
stabilendo che chiunque conviva con un animale da compagnia
o abbia accettato di occuparsene è responsabile della sua salute e
del suo benessere e deve provvedere alla sua sistemazione e fornirgli
adeguate cure ed attenzione, tenendo conto dei suoi bisogni fisiologici
LEGGI E ORDINANZE
ed etologici secondo l’età, il sesso, la specie e la razza ed in particolare:
a) rifornirlo di cibo e di acqua in quantità sufficiente e con tempistica
adeguata; b) assicurargli le necessarie cure sanitarie ed un adeguato
livello di benessere fisico e etologico; c) consentirgli un’adeguata possibilità
di esercizio fisico; d) prendere ogni possibile precauzione per impedirne la
fuga; e) garantire la tutela di terzi da aggressioni; f) assicurare la regolare
pulizia degli spazi di dimora degli animali”.
Il maltrattamento è punito
La legge nazionale 281 del 1991, articolo 1 comma 7, afferma
che “è vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà”.
Principio ripreso dalla conseguente legge regionale 34 del 1997,
articolo 11 comma 1:“La Regione promuove la tutela dei gatti che
vivono in stato di libertà. È vietato a chiunque maltrattarli e spostarli dal
loro habitat”. È prevista la sanzione amministrativa da 150 a 1.550 euro.
A Roma la “Memoria della Giunta Comunale” approvata il 28
gennaio 2003 ha dato “mandato all’Assessore competente
di predisporre una specifica direttiva per i Vigili Urbani al fine
di vigilare e prevenire ogni aggressione o maltrattamento
ai danni dei gatti delle colonie feline e di coloro che li
accudiscono, competenza spettante alla Polizia Municipale ai sensi
della legge regionale 34/97”.
Il nuovo articolo 544-ter del Codice penale punisce come un delitto
chi “per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale
ovvero lo sottopone a sevizie, o strazio per gli animali ovvero attività
insostenibili per le caratteristiche etologiche degli stessi o a comportamenti
o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche,
con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 euro
a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra
agli animali sostanze stupefacenti ovvero li sottopone a trattamenti
che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata
della metà se dai fatti di cui al comma 1 deriva la morte dell’animale”.
Importantissima è la nuova norma che all’articolo 544-sexies
del Codice penale ha previsto finalmente la confisca degli animali
maltrattati: “nel caso di condanna, o di applicazione della pena su
richiesta delle parti a norma dell’articolo 444 del codice di procedura
penale è sempre ordinata la confisca dell’animale, salvo che appartenga
a persona estranea al reato. È altresì disposta la sospensione da tre mesi
a tre anni dell’attività di trasporto, di commercio o di allevamento degli
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Mici
amici
animali se la sentenza di condanna o di applicazione della pena su
richiesta è pronunciata nei confronti di chi svolge le predette attività. In
caso di recidiva è disposta l’interdizione dall’esercizio delle attività
medesime”.
Gli animali oggetto di provvedimento di sequestro o di confisca
sono affidati ad associazioni o enti che ne facciano richiesta,
individuati con decreto del Ministro della salute, adottato di
concerto con il Ministro dell’interno.Tali associazioni “ai sensi
dell’articolo 91 del Codice di procedura penale, perseguono finalità di
tutela degli interessi lesi dai reati previsti dalla presente legge”.
In ambito di contravvenzione è rimasto invece l’articolo 727
del Codice penale riformulato, dove al secondo comma prevede
l’arresto fino ad un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro per
“chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura,
e produttive di gravi sofferenze”.
Il maltrattamento deve essere denunciato ad un qualsiasi organo
di Polizia nazionale o locale (Polizia municipale o provinciale)
che per l’applicazione della nuova legge contro il maltrattamento
devono coordinarsi. Un facsimile di esposto-denuncia è disponibile
su www.animalieanimali.it/forzedellordine.asp
Anche lo spargimento di sostanze velenose, finalizzate o no
all’uccisione di gatti o altri animali “di proprietà” e vaganti è punito
dall’articolo 146 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie (Regio
Decreto 27 luglio 1934 n.1265), dall’articolo 21 comma 1 lettera u)
della legge 11 febbraio 1992 n.157 “Norme per la protezione della
fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, dall’articolo
638 del Codice penale “Danneggiamento o uccisione di animali
altrui” (competenza del Giudice di Pace) “salvo che il fatto costituisca
più grave reato” così come, in caso di uccisione, dal nuovo articolo
544-bis del Codice penale.
LEGGI E ORDINANZE
L’abbandono di un gatto è sanzionato?
L’abbandono di un gatto è sanzionato dal nuovo articolo 727
del Codice penale con “l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da
1.000 a 10.000 euro”. In ambito amministrativo la legge regionale
34/97, articolo 15 comma 1, vietando l’abbandono da parte
di chi è “proprietario, possessore o detentore” ha fissato
una sanzione da 150 a 1.500 euro.
L’abbandono deve essere denunciato ad un qualsiasi organo
di Polizia nazionale o locale. Un facsimile di esposto-denuncia
è disponibile su www.animalieanimali.it/forzedellordine.asp
Cosa devo fare se trovo
un gatto vagante?
Avvicinatelo con cautela ed appurate che sia effettivamente
smarrito e non parte di una colonia felina o un gatto “in
libera uscita”. In caso di mancanza di dati, chi trova un gatto
vagante, ai sensi della legge nazionale n.281 del 1991 sulla tutela
degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo, deve
denunciarne il ritrovamento presso una forza di Polizia o al Servizio
Veterinario della Azienda USL (quest’ultimo ha una reperibilità 24
ore su 24 compresi giorni festivi - basta chiamare il 118 - ed è
obbligato ad intervenire). Questa certifica la “condizione di gatto
vagante ritrovato”; in tal caso si esclude anche l’illecito di eventuale
appropriazione indebita, la sussistenza dell’effettivo abbandono da
parte del proprietario, o la fuga dell’animale o lo smarrimento dello
stesso e si solleva il cittadino da qualsiasi responsabilità. Il gatto
vagante ritrovato deve essere consegnato con il verbale della Pubblica
Autorità, solo al Sindaco territorialmente responsabile (ex articoli del
Codice civile 927 “Cose ritrovate. Chi trova una cosa mobile – l’animale è
considerato tale, ndr – deve restituirla al proprietario, e, se non lo conosce,
deve consegnarla senza ritardo al Sindaco del luogo in cui l’ha trovata,
indicando le circostanze del ritrovamento” e 931 “Agli effetti delle
disposizioni contenute negli articoli 927 e seguenti, al proprietario sono
equiparati, secondo le circostanze, il possessore e il detentore”) tramite un
canile, una struttura pubblica o privata convenzionata con Enti locali,
quasi come fosse (ed in base all’articolo 812 del Codice Civile, lo è
purtroppo come bene mobile) un “oggetto” smarrito. Sarà quindi la
struttura, in assenza di posto o prendendo atto della volontà esplicita
di chi ritrova il gatto, a predisporre un affidamento provvisorio in attesa
delle indagini sull’abbandono/smarrimento. Chi consegna il gatto
ad una struttura pubblica non accompagnato da regolare denuncia
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Mici
amici
ne diventa automaticamente il nuovo “proprietario” e deve pagare
tutte le spese sanitarie e di mantenimento presso la struttura stessa,
proprio in virtù del fatto che è considerato – solo in questo caso –
il detentore responsabile a tutti gli effetti.
E se trovo un gatto ferito?
Presso ogni canile pubblico, in base alla legge nazionale 281
del 1991, deve essere attivo un servizio di pronto soccorso
per animali randagi. I servizi veterinari delle Aziende Usl
forniscono una reperibilità anche notturna e festiva – anche
tramite il numero 118 – e sono obbligati ad intervenire per il ritiro
dell’animale non di proprietà in base all’articolo 3, comma 3)
lettera b) della legge regionale n.34 del 1997.
Voglio sterilizzare il mio gatto. E per
quelli della colonia felina come fare?
Strumento fondamentale per combattere abbandoni e
randagismo, la sterilizzazione è un atto di responsabilità che non
incide sulla vita dell’animale. Una gattina non deve fare per
forza almeno una cucciolata “se no chissà cosa succede” così
come un maschio non deve diventare per forza papà.
A Roma l’Ufficio Diritti Animali del Comune ha stanziato un
contributo per chi fa sterilizzare il proprio animale
presso il veterinario di fiducia previa segnalazione al numero
06.32650570 e successiva presentazione del certificato
dell’avvenuta operazione, invitando chi ha un reddito inferiore
ai 26mila euro annui a rivolgersi all’Azienda Usl per la
sterilizzazione gratuita. Per quelli delle colonie feline poi
è un obbligo previsto dal comma 8 dell’articolo 1 della Legge 14
agosto 1991 n.281:“I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati
dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro
gruppo” a cura del Servizio Veterinario dell’Azienda Usl
competente per territorio, principio affermato pari pari anche
dall’articolo 11 comma 2 della legge del Lazio 34/97. L’articolo 15
della stessa norma regionale, comma 2, prevede inoltre che “gli
animali ceduti dalle strutture pubbliche ai privati richiedenti debbono
essere obbligatoriamente sterilizzati (…) prima della cessione”.
Ai gatti durante l’operazione di sterilizzazione, ovviamente
in anestesia, viene tagliato un pezzettino di orecchio
per segnalare visivamente senza margini d’errore il nuovo “status”.
Il pezzettino deve però essere tale da non menomare l’animale.
LEGGI E ORDINANZE
È lecito il taglio di unghie, code e orecchie?
Secondo l’articolo 10 della Convenzione europea STE n.125 relativa
alla protezione degli animali da compagnia, firmata a Strasburgo il 13
novembre 1987, che da oltre sedici anni l’Italia deve ratificare, è disposto
il divieto di praticare “interventi chirurgici finalizzati a modificare
l’aspetto di un animale da compagnia, o per altri fini non terapeutici,
in particolare: a) il taglio della coda; b) il taglio delle orecchie; c) la sezione
delle corde vocali; d) l’asportazione delle unghie e dei denti”.
La pratica per fini “estetici” di tagliare unghie (la onisectomia), code ed
orecchie è una crudeltà: fra l’altro inibisce alcuni fondamentali espressioni
del comportamento del gatto e non deve essere praticata.
Essa configura il reato di maltrattamento e come tale deve essere
perseguita.
Da un punto di vista bioetico il rapporto costi/benefici fa pendere
decisamente la bilancia dalla parte dei rischi. Non considerare più il gatto
come un oggetto vuol dire anche rispettare il suo diritto a non essere
menomato.
Devo iscrivere e quando il gatto
all’anagrafe?
No, non vi è alcuna disposizione per i felini ma solo per i cani.
L’unico obbligo è dal 1° ottobre 2004 e riguarda l’uscita del gatto dai
confini nazionali: secondo il Regolamento comunitario n. 998/2003
è necessario il passaporto europeo ed il microchip.
Rivolgetevi al vostro veterinario di fiducia.
Se il mio gatto morde cosa devo fare?
Se morde una persona in modo grave, va assicurato subito il soccorso
al ferito chiamando il 118 per le emergenze sanitarie. A seguito della
denuncia di aggressione subìta scatta un’azione giudiziaria con le
caratteristiche normative spiegate nella parte precedente sulla “custodia
in generale” nonché in genere una richiesta di risarcimento danni.
Ai sensi dell’articolo 86 del Dpr 320 del 1954, Regolamento di Polizia
Veterinaria, il gatto che ha morsicato persona o altro animale ai fini della
prevenzione contro la rabbia,“deve essere isolato e tenuto in osservazione
per dieci giorni nel canile comunale. L’osservazione a domicilio può essere
autorizzata su richiesta del possessore soltanto se non risultano circostanze
epizoologicamente rilevanti ed in tal caso l’interessato deve dichiarare
di assumersi la responsabilità della custodia dell’animale e l’onere
per la vigilanza da parte del veterinario comunale”.
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Mici
amici
Chiamo un’associazione
di volontariato. Cosa può fare?
Ogni associazione fornisce consigli ed aiuti diretti o indiretti, ognuna con una propria
“specializzazione”. Ed anche quelle che si occupano di cani sono un punto di riferimento
utile anche per chi cerca aiuto per i felini.
Il loro ruolo non può e non deve sostituire quello dei servizi pubblici, anche se alcune
di loro dispongono di Guardie zoofile, ed è fondamentale nella divulgazione dei diritti
degli animali e di stimolo nei confronti delle Amministrazioni. Le associazioni non hanno
“poteri speciali” nell’intervento diretto sugli animali ma il riconoscimento dell’associazione
nel Registro regionale del Volontariato è una garanzia per iscritti e cittadini riguardo
al loro funzionamento.
Alcune Associazioni di volontariato
Ambiente & Animali Roma - 06.3051122
Amici del Cane Velletri Via Colle d’Oro 56 - 06.9624713
Animalisti Italiani Roma Via degli Ontani 32 - 06.23232569
Anpana Roma via Ostiense 152 / b - 06.5740916 (svolge attività in convenzione
con l’Ufficio Diritti Animali del Comune per interventi sul campo e controlli)
Albano Laziale via S. Francesco 10 - 06.9320694 - 335.5364452
Arca – Associazione Romana Cura Animali Roma 06.5756085
www.igattidellapiramide.it (svolge attività in convenzione con l’Ufficio Diritti Animali
del Comune per assistenza a gatti feriti o malati non appartenenti a privati).
Tutti i giorni dalle 14 alle 16:30 si accolgono le offerte di volontariato e donazioni di giornali,
vestiti, scatolame, sabbia per lettiere.
Asta - Associazione salute e tutela animali Roma
Via Sante Bargellini 18 - 06.4506162
Coda Grottaferrata Piazza Vittime del fascismo 17 - 06.9412449
Enpa Roma Via Terni 42 - 06.70307099
Gruppo Animalista Castelli Romani Rocca Priora Via dei Principi 39
06.9405266 - 335.5250692
Il Faro/Volontari Pro animali randagi Fiumicino Via Portunno 48
06.6580613 - 347.1185680
Lav - Lega Anti Vivisezione Roma Via Sommacampagna 29 - 06.4461325
Lega Nazionale per la Difesa del Cane Roma Via A. Filoteo 61 - 06.87131808
Panda Roma 06.7963702
Quintomondo animalisti volontari-La Nuova Cuccia Roma
Via Serranti 37 - 338.1500703
Torre Argentina Cat Sanctuary Roma 06.6872133 - 340.9862294 www.romancats.de
Si accolgono le offerte di volontariato e donazioni di giornali, vestiti, scatolame, sabbietta.
Uvoda Roma 347.0859261
Volontari Cinofila Marilù Pomezia Via Ovidio 44 - 06.9122131- 347.8597168
LEGGI E ORDINANZE
Discorso a parte (anche per la loro specializzazione in cani ma informazioni utili
vengono date anche per i gatti) per l’Associazione Volontari del Canile di Porta
Portese (06.67109550/76) che svolge in convenzione con il Comune di Roma-Ufficio
Diritti Animali (06.32650570) la gestione del nuovo Canile pubblico di Via della
Magliana, (fermata FM3 “Muratella” 06.65670639-40-41 / 340.5400353)
anche per le adozioni di quattrozampe nei canili convenzionati
“Hotel cani e gatti”Via Paravia 201 (Via Braccianense) Roma 338.4072822
Villa Andreina Via di Saponara 701 Acilia
Canile ex Cinodromo, Ponte Marconi, Roma 347.7980572
Rifugio Code Felici, Roma, 348.4932955
Cibo per canili ed oasi feline
È bene ricordare che in base all’articolo 23 della legge n.179
del 31 luglio 2002 “Disposizioni in materia ambientale” che ha
modificato un articolo del Decreto Legislativo numero 22 del
1997, sono stati “svincolati” dal ciclo dei rifiuti i residui
e le eccedenze derivanti dalle preparazioni nelle cucine di
qualsiasi tipo di cibi solidi, cotti e crudi, non entrati nel circuito
distributivo di somministrazione che quindi possono essere
destinati alle strutture di ricovero di animali di affezione
di cui alla legge 14 agosto 1991, n. 281 sul randagismo.
Si tratta di una grande occasione che associazioni e singoli privati
che gestiscono strutture di ricovero possono sfruttare al meglio,
inviando le richieste ad Amministrazioni pubbliche, uffici, scuole,
aziende private, aziende di ristorazione citando gli estremi della
legge, per poter recuperare pasti e risparmiare.
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Mici
amici
Gatti in auto e motorino
Dovrebbe essere l’eccezione e non la regola del mantenimento
del gatto: non lasciate mai solo il gatto in auto e per tanto
tempo, e soprattutto mai sotto il sole o nei periodi caldi.
Lasciate sempre disponibile una ciotola d’acqua.
Per le modalità di trasporto in auto anche dopo il varo della
Legge 1 agosto 2003 n.214 vige il comma 6 dell’articolo 169
del Codice della Strada, titolo V “Norme di comportamento”,
Trasporto di persone, animali e oggetti sui veicoli a motore:
“Sui veicoli diversi da quelli autorizzati a norma dell’articolo 38
del Decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320
(Regolamento di Polizia Veterinaria, per il trasporto a fini
commerciali, ndr) è vietato il trasporto di animali domestici
in numero superiore a uno e comunque in condizioni da costituire
impedimento o pericolo per la guida. È consentito il trasporto di soli
animali domestici, anche in numero superiore, purché custoditi in
apposita gabbia o contenitore o nel vano posteriore al posto
di guida appositamente diviso da rete od altro analogo mezzo idoneo
che, se installati in via permanente, devono essere autorizzati dal
competente ufficio del Dipartimento per i trasporti terrestri” (ex ufficio
provinciale della Direzione generale della Motorizzazione Civile
Trasporti in Concessione, attenzione al bollino posto alla vendita
come quello dei caschi regolari, ndr). Per un solo gatto, quindi,
nessuna rete divisoria, basta porlo sul sedile o vano posteriore.
Ma nel trasportino è meglio per il gatto e per la
sicurezza di tutti. Chi contravviene a questo comma 6 incappa
espressamente nella previsione del successivo comma 10 che
prevede “il pagamento di una somma da euro 68,25 a euro 275,10”
ed un punto di penalità che si raddoppia – come tutte le perdite
di punti – per chi ha la patente da meno di tre anni, conseguita
successivamente alla data del 1° ottobre 2003.
Sui mezzi a due ruote, articolo 170 del Codice della Strada,
è permesso il trasporto di animali purché custoditi in apposita
gabbia o contenitore che non sporga tanto lateralmente
o longitudinalmente rispetto alla sagoma del mezzo ovvero
impediscano o limitino la visibilità del conducente.
Posso portare il gatto sul bus?
E in treno, aereo o nave?
In genere gli autobus sono già normalmente pieni che salirci con
un gatto può essere controindicato per tutti. Ma da alcuni anni,
LEGGI E ORDINANZE
sull’onda lunga ritardata, molto ritardata, di ciò che in Centro
e Nord Europa dell’Ovest e dell’Est è la normalità, la possibilità
di prendere un bus con un gatto nel trasportino è stata prevista.
Non vi è una legge nazionale di divieto o di permesso,
o meglio si trova solo un invito nel già citato Accordo StatoRegioni sugli animali domestici ad eliminare eventuali divieti
ma solo per i cani dei disabili (articolo 9 comma 1. lettera b).
Cosa prevedono i Regolamenti di Cotral e Atac-Met.ro:
i gatti in trasportino devono essere tenuti in modo da non
arrecare fastidio e danno a persone o cose, non ingombrare
i passaggi né le porte; sono ammessi non più di due gatti
per vettura. I passeggeri che accompagnano gli animali sono tenuti
a risarcire eventuali danni provocati alla vettura, a cose o ad altri
viaggiatori. L’accesso ai gatti è consentito nella parte posteriore
degli autobus e nel primo o ultimo vagone di trenini
e metropolitana.
Sui treni Eurostar sono solo ammessi gatti in trasportini
non superiori a cm 32x32x50.
Su Intercity, Interregionali, Locali e cuccette nessuno
può sindacare se il gatto si trova nel trasportino.
Nei vagoni-letto sono ammessi ma si deve pagare oltre
al biglietto anche una tassa di pulizia di 38 euro.
In aereo si possono portare in cabina i gatti in un trasportino
di centimetri 48x33x29.
In nave i gatti viaggiano in trasportino accanto al detentore.
Su alcune linee sono ammessi anche in cabina previo benestare
del Comandante.
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Mici
amici
Posso portare il gatto in spiaggia
o in campeggio? E all’estero?
Sulle spiagge, per il gatto, meglio di no, seppure il principio sia
praticabile opportunamente per i cani. I Sindaci delegati dalle
Regioni in base all’ articolo 105 comma 2 lettera l) del Decreto
Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, oltre che le Capitanerie
di Porto, possono prevedere la possibilità di accesso
dei quattrozampe in alcuni arenili. Al momento in provincia
di Roma esiste solo la positiva esperienza dello stabilimento
“Baubeach” di Maccarese-Fregene dedicato ai cani.
Per l’accesso in campeggi ed alberghi, sono sempre di più quelli
che lo permettono e segnalano tale caratteristica su depliant
e siti internet.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea L146
del testo del Regolamento (CE) n. 998/2003 del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003,“relativo
alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere
non commerciale di animali da compagnia e che modifica la direttiva
92/65/CEE del Consiglio che uniforma le norme per i viaggi
degli animali da compagnia all’interno dell’Unione europea”,
sono state unificate le norme finora diverse da Stato a Stato.
Il Regolamento e le successive modifiche hanno stabilito che dal
LEGGI E ORDINANZE
1° ottobre 2004 gli animali domestici, per essere trasportati
a scopo non commerciale da un Paese europeo all’altro
o in ingresso nell’Unione Europea (quest’ultimo con differenze
oltre i cinque animali e sempre con certificazione veterinaria
di esame clinico effettuato nelle 24 ore precedenti) devono
essere innanzitutto identificabili tramite sistema elettronico
cioè un microchip (ISO 11784 o ISO 11785 allegato A)
che consenta di risalire al nome e all’indirizzo del proprietario
dell’animale.
I viaggi di animali sotto i tre mesi d’età non vaccinati possono
essere autorizzati Stato per Stato.
Inoltre, devono essere muniti di uno specifico passaporto
rilasciato dal veterinario Usl (costo 60 euro per decisione
della Regione Lazio) attestante la vaccinazione antirabbica:
attenzione, tale vaccinazione effettuata da non meno di venti giorni
e da non più di un anno è obbligatoria se ci si reca in Sardegna
(controllo all’imbarco navale o aereo), Friuli-Venezia Giulia
e provincia di Bolzano. Norme particolari riguardano i viaggi
per Irlanda, Svezia e Gran Bretagna che fanno cadere, di fatto,
le grandi limitazioni finora vigenti.
Per i Paesi extra Unione Europea è buona norma contattare
di volta in volta l’Ambasciata del Paese dove intendiamo recarci.
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Mici
amici
Visite veterinarie
È buona regola portare il gatto ad almeno una visita
di controllo ogni anno. L’obbligo di assistenza veterinaria
è stato peraltro sancito dalla Sentenza della III sezione
della Corte di Cassazione, n.1215 del 29 gennaio 1999: “In materia
di maltrattamento di animali, la condotta di incrudelimento va intesa
nel senso della volontaria inflizione di sofferenze, anche per insensibilità
dell’agente. Comportamento, questo, che non necessariamente
richiede un preciso scopo di infierire sull’animale. Peraltro determinare
sofferenza non comporta necessariamente che si cagioni una lesione
all’integrità fisica, potendo la sofferenza consistere in soli patimenti”.
Avete conservato la documentazione che attesta le spese
sostenute con il vostro veterinario? Bene, grazie all’articolo 32
della legge 432 del 2000, per la parte che eccede l’importo
di euro 129,11 e nel limite massimo di euro 387,34
nella dichiarazione dei redditi potete riportare la cifra
di detrazione del 19% per le spese veterinarie sostenute nell’anno
precedente, per “gli animali legalmente detenuti a scopo
di compagnia e pratica sportiva” come previsto dal Decreto n.289,
6 giugno 2001, del Ministro delle Finanze.
Se compilate il modulo 730 dovrete scrivere il risultato
dell’operazione nel rigo 15 della sezione I del quadro E,
apponendo il Codice 25; se invece avete l’Unico dovrete
compilare il rigo RP15 o 16 o 17 sempre apponendo accanto
il Codice 25.
È importante sapere che in caso di pericolo per l’animale,
superare i limiti di velocità per portarlo d’urgenza in auto
da un veterinario è lecito. Così hanno sentenziato i giudici di Pace
di Agordo (Belluno) nell’aprile 2003 e di Genova nel luglio
dello stesso anno.
LEGGI E ORDINANZE
Allevatori e venditori,
quali i loro obblighi?
L’articolo 20 comma 3 della Legge regionale 21 ottobre 1997,
n.34 “Tutela degli animali di affezione e prevenzione del
randagismo” prevede che “gli animali possono essere venduti
soltanto previa certificazione di buona salute attestante che
il soggetto non presenta sintomi clinici riferibili a malattie infettive
trasmissibili ed è esente da malattie infettive trasmissibili, rilasciata
dal servizio veterinario dell’azienda USL competente per territorio
o da medici veterinari liberi professionisti della provincia autorizzati
dalla stessa azienda USL. La validità del certificato è di due giorni
dal rilascio”. Per i contravventori, articolo 24 comma 5, si applica
“la sanzione amministrativa del pagamento di una somma compresa
tra un minimo di 154,93 ed un massimo di 1549,37 euro”.
La compravendita di una cosa (a ciò dobbiamo purtroppo rifarci
ancora in tema di animali) è un contratto che si completa prima
ancora del trasferimento o consegna della cosa stessa, ai sensi
dell’articolo 812 del Codice civile.
Secondo l’articolo 5 del Decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri 28 febbraio 2003 che ha recepito l’Accordo StatoRegioni sul benessere degli animali da compagnia e pet-therapy
del 6 febbraio 2003, le Regioni e le Province autonome di Trento
e Bolzano provvedono a sottoporre all’autorizzazione di cui
all’art. 24 del Decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio
1954, n. 320, anche le attività di commercio, di cui all’art. 1, comma
2, lettera c). A tal fine, le Regioni richiedono, almeno, alcuni requisiti
fra i quali: “e) il possesso per la persona responsabile, delle cognizioni
necessarie all’esercizio di tale attività, di una qualificata formazione
professionale o di una comprovata esperienza nel settore degli animali
da compagnia; f) i locali e le attrezzature utilizzate per l’attività
abbiano requisiti che siano stati giudicati validi e sufficienti
dalle Autorità sanitarie dell’Azienda Sanitaria locale che ha effettuato
il sopralluogo; g) l’aggiornamento da parte dell’azienda dei registri
di carico e scarico dei singoli animali da compagnia, compresa
l’annotazione della loro provenienza e destinazione”.
L’articolo 6 dello stesso Dpcm dispone inoltre che “le Regioni e le
Province autonome di Trento e Bolzano vietano la partecipazione
a manifestazioni espositive di cani e gatti di età inferiore
a 4 mesi e consentono agli animali di età superiore la partecipazione
a dette manifestazioni a condizione che abbiano idonea copertura
vaccinale per le malattie individuate dalle Autorità sanitarie territoriali”.
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Mici
amici
L’importazione di gatti in Italia è ammessa purchè gli animali
“siano scortati da certificati di origine e di sanità portanti l’attestazione
di un veterinario di Stato o a ciò delegato dallo Stato, che gli animali
provengono da località nella quale non si sono verificati casi rabbia
da almeno sei mesi. Devono inoltre subire, con esito favorevole, la visita
sanitaria al confine, al porto o all’aeroporto” ai sensi dell’articolo 52
del Dpr 320 del 1954 “Regolamento di Polizia Veterinaria”.
È evidente che per motivi etici è comunque preferibile prendere
un gatto in adozione da una colonia felina – solo tramite
la/il responsabile – dove è in sovrannumero e non acquistarlo.
Se il gatto viene aggredito
da un cane…
Un rottweiler passeggia al guinzaglio in città. Ma ad un certo punto
si libera, entra in un giardino privato, aggredisce ed uccide un gatto.
L’affidataria del micio, seppure il suo dispiacere non potrà mai
essere risarcito, si rivolge al giudice di Pace. E dopo due anni
e mezzo giunge la sentenza.Trecentonove euro per i danni
materiali, mille per quelli morali, vengono riconosciuti alla signora.
I mici non hanno prezzo ma il riconoscimento del valore affettivo
di un animale è un principio che fortunatamente si stà facendo
largo anche nell’ambito giuridico.
LEGGI E ORDINANZE
È lecito fare accattonaggio con gatti?
Nel territorio comunale di Roma, in base all’Ordinanza del Sindaco
numero 372 del 21 luglio 1997, “è fatto divieto assoluto
di utilizzare per la pratica dell’accattonaggio animali domestici
e/o selvatici, soprattutto cuccioli lattanti, nonchè animali in cattivo
stato di salute, in particolare cagne debilitate per gravidanze ripetute,
o comunque animali detenuti in evidenti condizioni di maltrattamento.
Gli animali rinvenuti nelle suddette condizioni e circostanze saranno
sequestrati dagli organi di vigilanza e ricoverati presso il canile pubblico
o presso i canili-rifugio di associazioni animaliste o presso altre
strutture adeguate” per poi essere affidati “con l’ausilio di associazioni
animaliste, ai cittadini che ne faranno richiesta di adozione”.
Le trasgressioni saranno punite con sanzioni amministrative
da 25,82 a 155 euro chiamando la Polizia Municipale.
Si possono utilizzare gatti randagi
per la sperimentazione?
No, vige un divieto esplicito sia nella legge nazionale
sul randagismo n.281 del 1991 sia nel Decreto Legislativo 116
del 1992 sulla sperimentazione. Chi ne fa commercio per questo
uso incappa nella sanzione amministrativa prevista dall’articolo 5
comma 4 della legge richiamata, da 2.500 a 5.000 euro.
Principio questo affermato anche dall’articolo 11 commi 5 e 6
della legge regionale 34/97 sulla tutela degli animali da affezione
che all’articolo, prevede la sanzione amministrativa
da 150 a 1.500 euro.
Per la sperimentazione, secondo i dati ufficiali del Ministero
della Salute, il numero dei gatti utilizzati – provenienti
da allevamenti autorizzati – è passato dai 401 del 1992 ai 25
del 2000. In provincia di Roma i felini sono utilizzati dalla Sigma Tau
e dalla RTC di Pomezia, così come altri esperimenti in deroga
alla legge sono effettuati dall’Università Cattolica del Sacro Cuore
e dall’Istituto Superiore di Sanità a Roma (fonte: Rapporto LAV
2004 “La vivisezione in Italia, Regione per Regione”)
I gatti si possono mangiare?
No, il consumo di carni feline, come quelle canine, è vietato
dal Dpr 320 del 1954 “Regolamento di Polizia veterinaria”.
così come dal Decreto Legislativo 286 del 1994 in materia
di produzione ed immissione sul mercato di carni fresche.
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Mici
amici
Si possono fare pelli o oggetti
con i gatti?
No. Lo dichiarava prima l’Ordinanza del Ministro della Salute Sirchia,
ora più concretamente l’articolo 2 della nuova legge 189/2004
“Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali
nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini
o competizioni non autorizzate”: 1. È vietato utilizzare cani
(Canis familiaris) e gatti (Felis catus) per la produzione o il
confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento
e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti, in tutto o in parte,
dalle pelli o dalle pellicce dei medesimi, nonché commercializzare
o introdurre le stesse nel territorio nazionale. 2. La violazione
delle predette disposizioni è punita con l’arresto da 3 mesi ad un anno
o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro. 3. Alla condanna consegue
in ogni caso la confisca e la distruzione del materiale di cui al comma 1.”
Chi può decidere per la soppressione ?
Solamente un veterinario. Secondo l’articolo 1 comma 9 della
legge nazionale 281 del 1991, la condizione per “i gatti in libertà”
è che siano “gravemente malati o incurabili”. La conseguente
legge regionale 34/97 con l’articolo 11 comma 4 estende
opportunamente questo principio anche ai gatti di proprietà.
Attenzione, il nuovo articolo 544-bis del Codice penale punisce
con la reclusione da tre a diciotto mesi chiunque che “per crudeltà
o senza necessità, cagiona la morte di un animale”.
Quando il gatto muore
I cadaveri di animali sono considerati rifiuti speciali da incenerire:
per quelli vaganti la segnalazione per il ritiro deve essere fatta
al Servizio veterinario Usl (a Roma città al Canile Municipale);
per quelli di proprietà esistono società private a pagamento.
È però permessa la sepoltura in cimiteri di animali da compagnia
(previsti dalla legge regionale 34 del 1997 e dall’Accordo StatoRegioni del 6-11-2003, articolo 9 punto 3) e da pochi anni, grazie
all’articolo 24 del Regolamento (CE) n. 1774/2002 che stabilisce
norme sanitarie per la gestione dei cosiddetti sottoprodotti
di origine animale non destinati al consumo umano, è consentito
il sotterramento per gli animali da compagnia in terreni
di privati cittadini a condizione che il Servizio Veterinario Usl,
opportunamente interpellato, decida che non vi siano
controindicazioni di carattere sanitario a procedere in tal senso.
LEGGI E ORDINANZE
Devo chiamare
il Servizio Veterinario USL!
ROMA CITTÀ
Azienda USL ROMA A (Municipi 1-2-3-4)
Via Ida Baccini 80 – 06.87140346-06.87133158
Azienda USL ROMA B (Municipi 5-7-8-10)
Viale Palmiro Togliatti 1280 – 06.21807741-2-5
Azienda USL ROMA C (Municipi 6-9-11-12)
Via Monza 2 – 06.77192535
Via La Spezia 30 – 06.51006533-06.51996535
Azienda USL ROMA D (Municipi 13-15-16-Fiumicino)
Via della Magliana 854 – 06.522877642
Via Portuense 1397 – 06.65002415
Ostia – Via dei Romagnoli 781 – 06.5650991-06.5651891
Azienda USL ROMA E (Municipi 17-18-19-20)
Via De Sanctis 9 – 06.68354806
ROMA PROVINCIA
AZIENDA USL ROMA F
Bracciano Via Dominici 9, 06.99890206
Cerveteri Via Vittorio Veneto, 06.9942453
Civitavecchia Via Filzi 1, 0766.5911 – 06.502968
Rignano Flaminio Via Verdi 2, 0761.508288
AZIENDA USL ROMA G
Arsoli Via dei Massimo 2, 0774.921266
Colleferro Via Donatello, 06.9782063
Guidonia Via F.lli Gualandi 35, 0744.354150
Monterotondo Via Montegrappa 60, 06.90080053
Palestrina Via Porta San Martino 38, 06.95322401
Subiaco Largo Mazzini 5, 0774.824144
Tivoli/Villa Adriana Via Galli 39, 0774.3164755
AZIENDA USL ROMA H
Anzio Viale Severiano 5, 06.9846101
Ariccia Via delle Cerquette 56a, 06.9331219
Montecompatri Via Rosmini 1, 06.94044201
Pomezia Via del Mare Km. 19, 06.911451
Velletri Via San Biagio 13, 06.96102426
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Mici
amici
Fly UP