Scarica la pubblicazione - Parco Regionale dei Castelli Romani
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Scarica la pubblicazione - Parco Regionale dei Castelli Romani
Mici amici Una guida ai doveri, agli obblighi, ma anche ai diritti per una convivenza solidale e informata fra gatti e umani Assessorato alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile Provincia di Roma Assessorato Agricoltura e Ambiente Ufficio Tutela Animali Se lo ami proteggilo adozione per non lasciarlo solo pensa ad un amico, un cane o un gatto, e incontralo in un canile tatuaggio e microchip perché ritorni a casa l’iscrizione all’anagrafe canina è un obbligo di legge e una garanzia per il proprietario sterilizzazione per evitare il randagismo questo intervento può contribuire a limitare la vergogna dell’abbandono Hai bisogno di un consiglio? Rivolgiti sempre al medico veterinario Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Roma www.provincia.roma.it 06.67663164 Mici amici 3 Presentazione di Enrico Gasbarra Presidente della Provincia di Roma 5 Introduzione di Filiberto Zaratti Assessore alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile della Provincia di Roma 7 Il gatto nella storia di Palmerino Masciotta 15 Il gatto di strada, questo sconosciuto di Eugenia Natoli Provincia di Roma Ufficio Tutela Animali Dott.ssa Francesca Finocchiaro Dipartimento V - Servizio 1 Ambiente Via Tiburtina 691 - 00154 Roma Tel. 06 67663164 - 06 67663315 21 Il decalogo della perfetta gattara (e del perfetto gattaro) 23 Consigli pratici per vivere tutti meglio Ideazione e coordinamento editoriale Gianluca Felicetti Progetto grafico Pier Paolo Puxeddu+Francesca Vitale [email protected] di Anna Mannucci Illustrazioni Rosario Oliva Visualstore Stampa La Moderna Via di Tor Cervara, Roma 31 stampato nel mese di febbraio 2005 di Raimondo Colangeli Ritiro singole copie: Provincia di Roma Ufficio Relazioni con il Pubblico Via IV Novembre 102c - 00187 Roma Richiesta e ritiro copie per enti, amministrazioni e associazioni: Provincia di Roma Ufficio Tutela Animali - Servizio Ambiente Via Tiburtina 691 - 00154 Roma Tel. 06 67663164 - 06 67663315 Nella stessa serie: L’uomo è il miglior amico del cane? Guida per una pacifica convivenza fra umani e quattrozampe febbraio 2004 - II edizione giugno 2004 Il gatto di casa, due o tre cose che dobbiamo sapere 40 Uno... centomila di Laura Torriani 43 Leggi e Decreti. Le regole, i diritti e i doveri di Gianluca Felicetti 2 GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI È un caso ma a due passi dalla sede della Provincia c’è Via della Gatta. Ed un felino occhieggia in rilievo da un cornicione. Un ricordo storico, dell’epoca dell’antica Roma, in onore della dea-gatta egiziana. Oggi, e non è un caso ma una precisa volontà, la Provincia di Roma nel suo impegno a tutela dei più deboli e fra questi gli animali, oltre che a valorizzare il volontariato che se ne occupa, propone questa Guida pratica ad una convivenza solidale ed informata fra gatti ed umani. Non si tratta solo di un sentimento sempre più diffuso ma di un impegno che trova riscontro a diversi livelli. Basti pensare al riconoscimento degli animali per quello che sono effettivamente, esseri senzienti, nella Costituzione Europea ed alla proposta di affermarne il diritto al rispetto con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione Italiana. Assieme alla campagna informativa realizzata in questi mesi con la preziosa collaborazione dell’Ordine dei Medici Veterinari e dei Comuni della Provincia di Roma ed alla precedente Guida per la tutela dei cani, questo “Mici amici” è un altro nostro, spero apprezzato, contributo. Enrico Gasbarra Presidente della Provincia di Roma 3 4 GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI R oma e la provincia di Roma sono più che una casa naturale per i felini domestici. Nel nostro territorio vivono infatti oltre 400mila gatti di cui quasi la metà in colonie di strada. Una grande presenza radicata e tutelata da normative spesso non conosciute o non applicate. Chi si occupa dei gatti fino a pochi anni fa era deriso. Oggi non solo il suo ruolo è stato riconosciuto come utile socialmente ma è anche considerato favorevolmente, e giustamente, dall’opinione pubblica. Alcuni dei più qualificati esperti a livello nazionale ci guidano in questa pubblicazione alla scoperta delle regole e delle normative, con consigli incentrati partendo dalle domande di tutti i giorni che tutti, anche chi non vive con un gatto, si è posto almeno una volta. E ricordo che l’adozione è un atto d’amore, l’abbandono è un reato punito dal Codice penale, tanto più con la recente positiva legge 189/2004, e la sterilizzazione dei quattrozampe una delle risposte dovute per porre freno ad una moltiplicazione insostenibile. Conservate questa Guida, fatela leggere ad amici e conoscenti: è uno strumento concreto, pratico, davvero utile, tanto quanto la nostra precedente Guida dedicata ai cani di cui sono state diffuse oltre 30mila copie e che per il grande successo è stata ristampata. Spero così che si ripetano e si moltiplichino casi come quelli di una signora che grazie alla nostra pubblicazione è riuscita a salvare due quattrozampe randagi. Lei stessa, con una copia, ha ottenuto un pronto intervento dall’autorità locale che altrimenti non sarebbe stato eseguito. Sono queste le nostre soddisfazioni più grandi. Filiberto Zaratti Assessore alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile della Provincia di Roma 5 6 Mici amici GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI IL GATTO NELLA STORIA di Palmerino Masciotta Veterinario zooantropologo della Scuola d’Interazione Uomo Animale Dall’addomesticamento nell’antico Egitto, circa 6.000 anni fa, alla Roma imperiale, dove si consolida in modo definitivo la presenza del gatto, passando per le alterne vicende che lo hanno visto prima sacro nel mondo antico, poi incarnazione del male nel medioevo, fino ai nostri giorni dove i gatti sono tutelati come “patrimonio” della Città eterna. 7 8 Mici amici Il gatto, dall’antico Egitto a Roma Gli Egiziani rimasero talmente affascinati dal gatto da sviluppare un vero e proprio culto della personalità di questo animale al punto da venerarlo come sacro. È opinione comune e convalidata che il gatto sarebbe stato addomesticato in Egitto intorno al 4.000 a.C. ma una recentissima scoperta, avvenuta nell’isola di Cipro, di uno scheletro di gatto risalente all’8.000-8.300 a.C. potrebbe gettare nuova luce sulla storia della sua domesticazione. Lo scheletro di gatto è stato trovato nella stessa tomba del suo padrone, i due giacevano sepolti uno accanto all’altro, in posizione parallela e con la testa rivolta ad ovest. Alla morte del padrone, il gatto era stato probabilmente ucciso e posto accanto a lui per accompagnarlo anche nella vita ultraterrena, a conferma di una relazione molto intensa tra i due. È comunque dall’Egitto che ci provengono le più importanti testimonianze sullo stretto legame che univa l’uomo al gatto. Le più antiche testimonianze della presenza del felino in contesti domestici egizi risalgono al 4.000-3.000 a.C. ma è a partire dal 1.900 a.C. che troviamo le prime rappresentazioni di gatti su affreschi, dipinti su papiro, bassorilievi, da cui si evidenzia con certezza la sua domesticazione. La sua fortuna fu sicuramente legata alle sue grosse capacità di difendere i granai dai roditori, e l’uomo da serpenti e scorpioni velenosi, ma anche alle sue fattezze e alle sue caratteristiche; i gatti furono accolti nelle famiglie egizie per gli stessi motivi per cui noi li amiamo: la bellezza, la grazia, l’agilità e il misterioso distacco che li contraddistinguono, nonché per la loro estrema pulizia. Gli Egiziani rimasero talmente affascinati dal gatto da sviluppare un vero e proprio culto della personalità di questo animale al punto da venerarlo come sacro. A partire dal 1.500 a.C. si diffuse la credenza che il dio solare Ra, la più potente divinità egizia, potesse manifestarsi sotto forma di gatto. Durante la dodicesima dinastia – 950-720 a.C. – viene associato alla dea Bastet, divinità dalla testa di gatto e dal corpo umano, guardiana della famiglia, il cui ruolo principale era quello di dea della maternità, della fertilità, della gravidanza e dell’allevamento dei bambini. Bastet ben presto divenne la principale divinità del Pantheon egizio. Il gatto era tenuto in così grande considerazione che quando quello di casa veniva a mancare i proprietari prendevano il lutto tagliandosi le sopracciglia. Spesso dopo la morte l’animale veniva mummificato e posto in sarcofagi. L’uccisione di un gatto, fatta deliberatamente, era considerata un delitto passibile della pena IL GATTO NELLA STORIA di morte. Anche i gatti liberi venivano tenuti in grande considerazione e gli venivano offerti pranzi a base di pane inzuppato nel latte. La diffusione del gatto al di fuori dell’Egitto avvenne ad opera di mercanti micenei i quali, ospitando i gatti sulle propri navi, ne permisero la diffusione in tutta l’area dell’Egeo; numerose sono le testimonianze che attestano la sua presenza nel periodo miceneo – 1.700-1.200 a.C. – come i bellissimi dipinti rinvenuti sull’isola di Santorini e a Creta, raffigurazioni su vasi, sigilli e pugnali sacri. Ma fu grazie alla fondazione di colonie nella Magna Grecia che il gatto ebbe ampia diffusione in tutta Europa. Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo un’importante testimonianza di questo, si tratta del rinvenimento di una serie di monete databili intorno al 500 a.C. in cui sono raffigurati i fondatori delle colonie di Rhegion (Reggio Calabria) e Taras (Taranto) intenti a giocare con un gatto. Anche dal periodo etrusco ci sono giunte testimonianze della presenza del gatto, come il bel dipinto dalla Tomba del Triclinio di Tarquinia o le raffigurazioni su vasi. È nella Roma Imperiale che vedremo consolidata e affermata in modo definitivo la presenza del gatto: di questo periodo ci sono giunte numerose testimonianze quali affreschi, mosaici, bassorilievi ma soprattutto steli funebri, dove il gatto viene rappresentato o come ricordo dell’animale in vita o come compagno nell’aldilà. È nella Roma Imperiale che vedremo consolidata e affermata in modo definitivo la presenza del gatto. 9 10 Mici amici Fu l’introduzione nell’Impero Romano del culto della dea Bastet, e la sua identificazione con Iside, a rinnovare e rafforzare il culto egizio del gatto sacro. Una delle connessioni più sorprendenti di questo periodo è il gran numero di persone con cognome derivante dal nome “gatto” in latino, all’inizio appellato con felis e successivamente con cattus. Nella sola Roma sono state rinvenute più di 250 iscrizioni soprattutto di donne chiamate Felicula, Felicla o Felicia, Gattina o Micina, Cattus e Catta, Gatto e Gatta oppure Cattulus e Cattula, Gattino e Gattina, ma anche Catia e Cattius. L’iscrizione più significativa risale al 144 d.C. e proviene dal Campo Pretorio di Roma; da questa apprendiamo che la sesta centuria della prima coorte della guardia era detta Catti cioè “i gatti”. Mentre il reparto dell’esercito romano degli ordines Augusti aveva sugli scudi l’immagine di un gatto rosso, e quello dei felices seniores esibiva un gatto verde. Il gatto sacro in Europa I Greci identificarono la dea egizia Bastet con la loro Artemide (la romana Diana), che oltre ad essere la dea della luna, corpo celeste spesso associato al gatto, era nota soprattutto come Potnia Theron, Signora degli Animali e, raffigurata con molti seni, madre universale nutrice di ogni vita, come nella bellissima statua di Villa Albani a Roma. Artemide era la dea più popolare in Grecia soprattutto tra le donne, dea della fertilità, protettrice delle partorienti e patrona degli infanti, prima di sposarsi le ragazze le facevano offerte ed avevano un rapporto intimo e sacro con la dea, e lo stesso avvenne in seguito anche per la dea Diana tra le romane. Fu l’introduzione nell’Impero Romano del culto della dea Bastet, e la sua identificazione con Iside, a rinnovare e rafforzare il culto egizio del gatto sacro. Iside godette di una tale popolarità che ogni centro urbano possedeva un tempio detto Serapeum poiché dedicato alla dea e al suo sposo e fratello Osiride, divenuto nella nuova religione sincretica Serapide. Il Serapeo di Alessandria era tra i massimi monumenti religiosi del mondo antico-classico. Un importante Serapeo sorse a Ostia – numerose sono le testimonianze ivi rinvenute, soprattutto iscrizioni e statue di gatto – dove si svolgeva un’importante festa il 5 marzo. A Roma il tempio di Iside sorgeva nell’attuale chiesa di Santo Stefano del Cacco, qui venne rinvenuta la statua marmorea della gatta che ancora oggi occhieggia al passante dal primo cornicione di Palazzo Grazioli, all’angolo di Via della Gatta e Piazza Grazioli, un tempo Piazza della Gatta. Anche a Tivoli nella Villa Adriana sorgeva un importante Serapeo. IL GATTO NELLA STORIA Iside era patrona del matrimonio, della famiglia e della maternità, moglie e madre devota, per millenni rimase fonte di ispirazione per le donne romane. Spesso raffigurata intenta ad allattare il figlio Horus, appellata anche come hagia theotokos, Santa Madre di Dio, costituirà il modello base per la rappresentazione iconografica della Madonna che allatta il Bambino, la Maria lactans: insomma l’Iside che conquista i romani è più Madonna che donna. Dai “secoli bui” ai nostri giorni È nel medioevo che il gatto assume quei significati legati all’aspetto notturno, lunare, irrazionale di sfrenata sessualità e che verrà associato agli eretici (Cataro deriva da cattus), alle streghe nonché al maligno. Nella bolla Vox in Roma promulgata da Papa Gregorio IX nel 1233, il gatto nero viene indicato come la reincarnazione di Satana. Nel 1484 Papa Innocenzo VIII scomunicò tutti i gatti e decretò che quelli trovati in compagnia delle streghe venissero con queste bruciate. Gli abitanti di Cerreto Laziale nel 1592 non si fecero scrupolo di liberarsi dell’assedio dei briganti appiccando il fuoco al loro accampamento con una gatta alla quale avevano legato una serie di stracci imbevuti di liquido infiammabile. A ricordo dei caduti, e della gatta, la cittadina ancora oggi dedica una festa nel mese di aprile. Nella bolla Vox in Roma promulgata da Papa Gregorio IX nel 1233, il gatto nero viene indicato come l’incarnazione di Satana. 11 12 Mici amici Nell’Ottocento il gatto torna a riconquistare tutta Roma, al punto che per le strade si aggira un venditore molto particolare: il “carnicciarolo”, venditore di carne per sfamare cani e soprattutto gatti di strada. Bisognerà attendere il Rinascimento e il Secolo dei Lumi per vedere rivalutati i nostri a-mici anche in seno alla chiesa. Il cardinale Richelieu accudiva personalmente decine di gatti: Gazette, calma e discreta, Lucifero, il gatto nero, Lodoiska, la gatta polacca, Piramo e Thisbe, due gatti dolci e inseparabili, Sottomessa, Serpillo e Rubino. Nelle corti di tutta Europa il gatto divenne compagno inseparabile di dame altolocate che si facevano dipingere con i loro gatti, in loro onore si coniavano medaglie e alla loro morte si erigevano tombe, si scrivevano epitaffi o si commissionavano sonetti a poeti famosi. Nell’arte rinascimentale il gatto riappare in molti dipinti anche a carattere sacro. A Roma si possono vedere: la Sacra Famiglia e S. Giovannino del Barocci, alla Galleria Corsini; la Vergine con la gatta, di Giulio Romano, conservata in S. Maria in Ara Coeli; L’ultima cena, di Cosimo Rosselli, affresco nella Cappella Sistina; La Visitazione, del Pinturicchio, alla Sala dei Santi in Vaticano; l’Annunciazione, del Garofalo, alla Pinacoteca Vaticana; Il banchetto di Erode, di Giovan Battista Naldini, in S.Trinità dei Monti; e il famoso Gatto Rospigliosi a Palazzo Braschi. A Subiaco, invece, nel Convento di San Francesco si trova la Nascita della Vergine, affresco di Antonio Bazzi detto Il Sodoma. Nell’Ottocento il gatto torna a riconquistare tutta Roma, al punto che per le strade si aggira un venditore molto particolare: il “carnicciarolo”, venditore di carne per sfamare cani e soprattutto gatti di strada, come testimoniano due stampe, una del Pinelli datata 1815 e l’altra di Diofebi della prima metà dell’800. Anche il Vaticano viene conquistato dal gatto, come si evince dalla testimonianza di Chateaubriand, all’epoca ambasciatore di Francia a Roma. «Ho per compagno – scrive – un gatto a strisce nere trasversali, nato in Vaticano in una delle Logge di Raffaello: Leone XII l’aveva allevato in un lembo della sua veste, …Quando il successore di S. Pietro morì, ereditai il gatto rimasto senza padrone. Lo chiamai Micetto, adesso è soprannominato il gatto del papa». Fino agli inizi del Novecento i gatti romani furono alimentati a spese del Comune con razioni di trippa (i soldi in realtà venivano dati alle numerose “gattare” che poi provvedevano ad acquistarla presso le macellerie della città) fino a quando una decisione del Sindaco Ernesto Nathan, dovendo operare dei tagli al bilancio comunale, eliminò proprio la voce “trippa per i gatti” facendo così nascere il celebre detto “nun c’è trippa pe’ gatti”. IL GATTO NELLA STORIA Una bella testimonianza di questo periodo ci viene da una poesia di Trilussa: Romanità Un giorno una Signora forastiera, passanno cor marito sotto l’arco de Tito, vidde una Gatta nera spaparacchiata fra l’antichità. – Micia, che fai? – je chiese: e je buttò un pezzettino de biscotto ingrese; ma la Gatta, scocciata, nu’ lo prese: e manco l’odorò. Anzi lo guardò male e disse con un’aria strafottente: – Grazie, madama, nun me serve gnente: io num magno che trippa nazzionale! Forse Pasolini non aveva ancora incontrato le sue amiche gattofile Anna Magnani ed Elsa Morante quando scrisse in un verso di sentirsi “povero come un gatto del Colosseo”. Oggi invece i gatti di Roma sono diventati un’istituzione, amati e coccolati come quelli egizi, sono accuditi da sacerdotiservitori i fedeli “gattari”, che ogni giorno donano loro la rituale offerta di cibo, e non è certo un caso che una delle colonie feline “storiche” più importanti sia proprio quella della Piramide Cestia. Incarnazione di nuovi valori, simbolo di libertà e autonomia, il gatto ha conquistato l’affetto di milioni di italiani, è divenuto il nuovo “genius loci”, il protettore delle nostre case. In apparenza “semplici gatti”, in realtà molto di più, queste “piccole tigri” meritano la nostra più totale devozione. 13 14 Mici amici GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI IL GATTO DI STRADA, QUESTO SCONOSCIUTO di Eugenia Natoli Etologa, Azienda USL Roma D, Area Dipartimentale di Sanità Pubblica Veterinaria Recita il dizionario della lingua italiana Devoto-Oli: “Si dice randagio di animale che vaga solo, senza padrone”.Tutti sappiamo chi sono un cane o un gatto randagi, ma pochi sanno che la definizione data poc’anzi calza a pennello al cane e mal si addice al gatto. 15 16 Mici amici Gatto randagio? La definizione di “randagio” non è adatta al gatto che ha sempre un punto di riferimento preciso dove fare ritorno. Il gatto, nelle nostre città, non “vaga” affatto solo, ma è un animale territoriale, cioè legato a un luogo al quale fa sempre ritorno, per quanto lunghi possano essere i suoi vagabondaggi. Questo comportamento non è casuale: il “territorio”, definito in termini tecnici “un’area protetta dall’intrusione di conspecifici, cioè di altri gatti”, contiene le risorse necessarie per sopravvivere e per riprodursi. I gatti, come tutte le specie territoriali,“sono stati selezionati” a fare riferimento, a non allontanarsi eccessivamente e a difendere il luogo che contiene il cibo, innanzitutto, e poi i rifugi, le femmine e i piccoli. Anche lo spazio nell’ambiente urbano può essere considerato una risorsa da difendere, poiché le città non abbondano di luoghi adatti ad essere colonizzati dai gatti. Di conseguenza, quando un gruppo di felini domestici “conquista” i luoghi intorno o dentro delle rovine storiche, vicino a un monumento, in un angolo di una piazza, in un giardino pubblico o privato,“se lo tiene ben stretto”, nel senso che lo difende aggressivamente nei confronti di gatti estranei e sconosciuti. Quindi, la definizione di “randagio” non è adatta al gatto che ha sempre un punto di riferimento preciso dove fare ritorno. I gatti, inoltre, in città godono di alcuni privilegi: la Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo del 14 agosto 1991, n. 281 stabilisce non solo che i gatti senza padrone possono occupare luoghi pubblici e privati, ma anche che non possono essere catturati, maltrattati e tantomeno uccisi. Ma non possono essere nemmeno spostati dalla loro colonia; ancora, la legge (rafforzata dalla norma regionale n. 34 del 1997) decreta che i gatti che vivono liberi per le strade devono essere sterilizzati dal Servizio Veterinario Pubblico e reintrodotti nella loro colonia; infine, istituzionalizza la figura della “gattara” o del “gattaro”. Questi, riuniti in Associazioni protezionistiche o in Associazioni di animalisti volontari, possono, di concerto con il Servizio Veterinario Pubblico e, laddove esistente, l’Ufficio dei Diritti Animali del territorio, essere incaricati ufficialmente della gestione della colonia felina. Pensate che differenza: il “randagismo” dei cani, invece, non è permesso. Con l’eccezione dei “cani di quartiere”, previsti da alcune leggi regionali, come quella del Lazio, se un cane vaga, per l’appunto, da solo, apparentemente senza padrone, viene subito accalappiato e portato nel più vicino canile. IL GATTO DI STRADA A proposito di sterilizzazione Come cambiano velocemente gli scenari! Circa vent’anni fa, parlare di sterilizzazione equivaleva a negare i diritti naturali degli animali, e cioè vivere una vita da “normale”, corteggiarsi, accoppiarsi, riprodursi. La sterilizzazione veniva percepita come qualcosa di minaccioso nei confronti del benessere animale. Perfino quando era sotto gli occhi di tutti la triste realtà: circa il 90% dei gattini moriva prima del compimento dei sei mesi di vita.Veniva ritenuto più “naturale” tenere un gatto intero recluso e impedirgli di accoppiarsi, piuttosto che sterilizzarlo. Non si sa quando la corrente di pensiero sia cambiata: si può dire solo che, quasi di colpo, l’idea della sterilizzazione ha preso piede, è diventata di moda e oggi la tendenza è opposta: viene percepito come “innaturale”, o comunque “crudele”, il mantenere i gatti interi. Sembra quasi che “sterilizzazione” sia sinonimo di “benessere”, come un tempo era considerato sinonimo di “malessere”. Non è vera nè l’una nè l’altra cosa: la sterilizzazione, se ritenuta utile, va programmata nel tentativo di migliorare il livello di benessere dei gatti, tenendo sempre conto del contesto in cui vivono gli animali in questione.Oggi le gattare o i gattari, ma anche la maggior parte della gente, considerano che il modo più umanitario di rapportarsi ai gruppi di gatti di strada senza padrone sia controllarne il numero. Nel nostro Paese, all’avanguardia per quanto riguarda la gestione dei gatti in città, la collaborazione tra i Servizi Veterinari Pubblici e le persone che spontaneamente si prendono cura delle colonie è molto stretta. Possiamo dire che, in tutta l’Italia, regione più regione meno, le richieste di sterilizzazione per gatti di strada arrivano regolarmente agli uffici addetti che, in tempi ragionevoli (circa un mese, periodo che include anche il sopralluogo del veterinario) provvedono all’operazione. La sterilizzazione va programmata nel tentativo di migliorare il livello di benessere dei gatti. 17 18 Mici amici Come vivono i gatti senza padrone? Come si organizzano? Quasi sempre il nucleo centrale della colonia è costituito da femmine imparentate, tra le quali i comportamenti amichevoli sono molto frequenti. I gatti vivono in gruppi con molti maschi e molte femmine sullo stesso territorio difeso contro i gatti intrusi che appartengono ad altre colonie. Quasi sempre il nucleo centrale della colonia è costituito da femmine imparentate, cioè mamme, figlie, zie, cugine, nipoti e così via. Infatti, i comportamenti amichevoli tra le femmine sono molto frequenti: quando si incontrano si toccano il naso con le code alzate, si strusciano l’una sull’altra, si puliscono reciprocamente, dormono a contatto. Alcuni di questi comportamenti li osserviamo anche nei nostri gatti di casa, rivolti a noi, perchè i gatti ci mostrano il loro atteggiamento amichevole negli stessi modi: si strusciano sulle nostre gambe con le code alzate quando ci chiedono cibo e attenzioni, come fanno i gattini con la mamma; fanno le fusa per manifestarci il loro stato di benessere, e così via. I comportamenti amichevoli si osservano anche tra le femmine e i maschi adulti, ma non tra i maschi adulti del gruppo: tra questi ultimi c’è invece solo tolleranza reciproca. Un altro comportamento che ci colpisce è la cooperazione tra le femmine adulte per l’allevamento dei gattini: queste istituiscono una vera e propria nursery dove si alternano ad allattare, pulire, giocare e difendere i gattini propri ma anche di altre femmine. In realtà, trattandosi come già detto di parenti, “danno una mano” nell’accudimento di nipoti e fratelli. I maschi adulti della stessa colonia sono organizzati in una gerarchia di dominanza, con il maschio più competitivo al primo posto. Questo significa che ci sono i maschi di alto rango e i maschi di basso rango, ben distinguibili: i più grossi, aggressivi, dal portamento fiero, i più “guappi”, o “machi”se si preferisce, sono di alto rango. IL GATTO DI STRADA Mostrano tolleranza reciproca ma, quando si incontrano, non perdono occasione per confrontarsi. I combattimenti veri, tra i gatti, sono rari, ma quelli “ritualizzati” sono molto frequenti.Vengono chiamati ritualizzati perché consistono di molte minacce senza contatto fisico: i due contendenti arruffano il pelo, si mettono in una postura minacciosa gonfiando i muscoli, la testa di lato, gli occhi obliqui, la coda che sferza l’aria. Emettono dei sordi brontolii alternati a urli acuti. Quando sembra che stia per scoppiare il finimondo, senza essersi ancora toccati, per motivi che sfuggono all’osservatore umano, uno dei due abbassa lo sguardo e comincia ad allontanarsi lentamente, facendosi piccolo piccolo. L’andamento di un combattimento vero è ben diverso, e le conseguenze si possono vedere sulle orecchie e sui musi dei maschi più competitivi, coperti di cicatrici. È stato verificato con l’analisi del Dna che, generalmente, i maschi di alto rango sono quelli che generano più gattini. Ma nell’ambiente urbano, a causa dell’alta densità di gatti, è frequente la paternità multipla, ovvero le cucciolate che hanno più di un padre. Questo fenomeno è molto più raro nell’ambiente rurale. Cosa cambia quando i gatti sono sterilizzati? Dopo la sterilizzazione, i gatti vivono ancora in colonie sociali, e la gerarchia non cambia, beninteso se tutti gli individui sono sterilizzati. I gatti sono molto meno attivi e vagabondano in spazi meno ampi, sono meno aggressivi e talvolta si sottomettono a gatti estranei alla colonia. I maschi adulti della stessa colonia sono organizzati in una gerarchia di dominanza, con il maschio più competitivo al primo posto. 19 20 Mici amici Ma, al di là degli effetti sul comportamento degli individui, è utile domandarsi che conseguenze ha portato il grosso sforzo in termini di tempo, energie e denaro pubblico delle campagne di sterilizzazione. A Roma le Asl hanno cominciato a sterilizzare i gatti senza padrone nel 1989 e, dopo 14 anni di attività durante i quali sono stati sterilizzati quasi 10.000 gatti, si possono controllare gli effetti sull’andamento demografico della popolazione felina urbana. Le verifiche condotte ci dicono che i gatti non sono diminuiti in maniera sostanziale. In realtà, il vero nodo del problema è un altro, ovvero gli abbandoni di animali da parte dei privati. Ciò che è emerso è che le campagne di sterilizzazione vanno Le campagne di affiancate a delle campagne di informazione che cambino sterilizzazione la mentalità delle persone. Finché ci saranno cittadini vanno affiancate che culturalmente non accettano la sterilizzazione, oppure che a delle non vogliono affrontare i costi della stessa, e che abbandonano campagne per strada i gattini nati in casa, oppure gli adulti dei quali si sono di informazione stufati, il numero di gatti per strada non cambierà sostanzialmente che cambino perché i gatti di casa rappresentano un serbatoio infinito. la mentalità Forse si spenderebbero meglio i soldi pubblici sovvenzionando delle persone. in qualche modo la sterilizzazione dei gatti dei privati cittadini. Esigenze umane nel rispetto degli animali E, in conclusione, è doveroso riflettere in generale su quanto si sta facendo. Nell’affrontare i problemi di gestione degli animali e nel proporre soluzioni bisognerebbe non perdere mai di vista il confine sottile che separa il venire incontro alle esigenze umane nel rispetto del benessere animale dal decidere per nostra convenienza che all’animale “va bene così”. Ci si adagia sull’idea che, per esempio a Roma, ci sono talmente tanti gatti per le strade che, pur continuando le sterilizzazioni a questo ritmo, non si arriverà mai a un mondo fatto di gatti di razza fertili e “Europei a pelo corto” (i gatti di strada) sterili. Eppure a Venezia, dalla metà degli anni ’90 non si vede più un gatto in giro. Negli anni precedenti li hanno sterilizzati tutti, operazione riuscita ovviamente a causa della minore estensione del territorio rispetto alla città di Roma. Però è un’esperienza che ci dovrebbe fare riflettere. Gestire non deve significare eliminare i gatti dall’ambiente urbano. Anche perché i gatti in città costituiscono un bellissimo “arredo vivente”. IL GATTO DI STRADA Provincia di Roma Assessorato alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile Ufficio Tutela Animali IL DECALOGO DELLA PERFETTA GATTARA (E DEL PERFETTO GATTARO) 1 Distribuire il cibo ad ore fisse 8 Concordare con gli inquilini uno spazio in modo che i gatti consumino subito la loro razione. 2 Creare delle “stazioni di rifornimento” apposito dove lasciare il cibo per i gatti di cortili e giardini condominiali. Questo spazio dovrà sempre essere tenuto scrupolosamente pulito. al riparo dal sole per evitare decomposizioni e cattivi odori. 9 Ricordarsi che queste regole non 3 Versare il cibo in contenitori usa e getta e rimuoverli quanto prima. 4 Scegliere il cibo in maniera razionale e non “quel che capita”. Tramite il cibo i gatti possono essere difesi dalla fame e dalle malattie. Usare, quando possibile, cibi secchi per eliminare i cattivi odori. 5 Provvedere che vi sia sempre dell’acqua a disposizione dei felini. Gli operatori ecologici si dovranno impegnare a non rimuoverla. 6 Scegliere un luogo sicuro e riparato per i ricoveri. Rinnovare spesso eventuali cassette e tenere il più possibile le eventuali coperture in lana per l’inverno. 7 Evitare di lasciare il cibo sotto le automobili parcheggiate. bastano se non si è provveduto alla sterilizzazione dei gatti, a cura del Servizio Veterinario Azienda Usl, necessaria alla salvaguardia della salute e ad evitare la crescita incontrollata della colonia. 10 L’accudimento della colonia felina è un diritto sancito dalla legge nazionale 281/91 e dalla legge regionale 34/97. L’impossibilità di tutelare i gatti configura il reato di maltrattamento di animali sanzionato dall’articolo 544-ter del Codice penale ed è punito con la reclusione da tre mesi ad un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro; pena aumentata della metà se si causa la morte di un animale. 21 22 Mici amici GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI CONSIGLI PRATICI PER VIVERE TUTTI MEGLIO di Anna Mannucci Giornalista e gattarologa Toxoplasmosi. Gli attrezzi necessari. Parlare con i gatti. Come capire se non stanno bene. La scelta del cibo. 23 24 Mici amici Toxoplasmosi: gatto assolto Per infettarsi bisogna ingerire le feci di un gatto e nel momento in cui sono infestate. Una importante causa di abbandono o di allontanamento del gatto è la paura della toxoplasmosi quando in casa c’è una donna gravida. Questa malattia infatti può essere pericolosa per il feto, anche se è curabile fino alla completa guarigione. La prima cosa da fare, prima del concepimento, è controllare con un semplice esame del sangue, il toxotest, gli anticorpi della futura madre. Se ha già “fatto” la toxoplasmosi, non c’è nessun problema, perché questa infezione si prende una sola volta nella vita, spesso senza neanche accorgersene. Altrimenti, bisogna ripetere il test alle scadenze indicate dal ginecologo. Ma cosa c’entra il gatto? Le oocisti del parassita colpevole della malattia, il Toxoplasma gondii, hanno il loro ciclo completo solo nei gatti e in alcuni felini selvatici, che emettono con le feci queste uova. Ma questo accade solo se il gatto è ammalato e solo durante il periodo di infezione acuta, che dura circa tre settimane. Un gatto che ha già “fatto” la toxoplasmosi, cosa verificabile con un test, non si riammalerà più per tutta la vita, a parte casi eccezionali. Comunque, per infettarsi bisogna ingerire le feci di un gatto e nel momento in cui sono infestate. Con un minimo di precauzioni igieniche – usare i guanti e lavarsi le mani – quando si pulisce la lettiera del gatto, o affidando questo compito ad un convivente, il rischio è allontanato. Ma ci sono altri colpevoli, ben più pericolosi dei mici. Al primo posto c’è la carne, non soltanto il carpaccio, come è abbastanza noto, ma tutta la carne cruda o poco cotta (bovina, ovina, cacciagione ecc.), la bistecca al sangue, le salsicce, ecc. Segue il contatto con il terriccio, tipico di chi fa giardinaggio. Rischiosi – e non solo per questa infezione – sono anche i viaggi in Paesi con scarso livello di igiene e, meno frequentemente, il consumo di latte e latticini non pastorizzati. Anche le verdure e la frutta mal lavate possono essere una fonte di infezione. CONSIGLI PRATICI Gli attrezzi della gattara: per far bene è necessario un adeguato corredo. Il gabbione da ricovero Indispensabile per ogni gattara e per ogni gattofila è una gabbia da ricovero, come quelle che ci sono in quasi tutti gli ambulatori veterinari. È utilissima per molte circostanze. Per esempio, per tenere tranquilla una gatta, anche di casa, appena sterilizzata. O un gatto che ha subìto qualche operazione. O un gatto che non sta bene e ha bisogno di essere al riparo da altri gatti. Nel caso di cattura di un gatto libero per poi effettuare la sterilizzazione, il ricovero serve per verificarne le funzioni fisiologiche di base, cioè se mangia, defeca e urina regolarmente. Nel caso che l’animale abbia per esempio vomito e/o diarrea, bisogna rimandare l’intervento e intanto farlo curare dal veterinario. Il gabbione deve avere abbastanza spazio da contenere una piccola lettiera, il piattino per il cibo e la ciotolina per l’acqua (possibilmente fissata) e uno spazio dove l’animale si possa rifugiare, riparato da un telo scuro. Se il gatto è agitato, va messo nel gabbione dentro il suo trasportino. In questo modo sarà anche possibile tirarlo fuori. Queste gabbie si comprano nei grandi negozi di animali o da chi le fabbrica. Ci sono anche dei modelli pieghevoli. Attenzione: i gatti molto selvatici possono aprire o smontare i gabbioni poco robusti. La gabbia-trappola Per catturare i gatti liberi, per curarli o sterilizzarli, spesso è necessaria una gabbia-trappola. Attira l’animale con un’esca alimentare e poi si chiude a scatto (proprio come una trappola). Bisogna usarla con attenzione. Non si deve assolutamente lasciare la gabbia-trappola innestata e andarsene, lasciando in pericolo il gatto che eventualmente ci entra. Si deve aspettare fino a che si riesce a catturare il gatto prescelto. È poi molto difficile ricatturare una seconda volta lo stesso gatto con questo attrezzo. La gabbia-trappola si può comprare. Alcune associazioni animaliste e alcuni veterinari la prestano, in certi casi su cauzione. 25 26 Mici amici Il retino Sempre per catturare i gatti per curarli o sterilizzarli, si può adoperare un retino da pesca. Deve essere un vero e robusto retino da pesca professionale, non un giocattolo. È economico e occupa poco spazio, ma richiede abilità e destrezza. Meglio esercitarsi, prima di provare con i gatti liberi. Lo spray del buonumore Utile è uno spray a base di feromoni felini, che rassicura il gatto.Va spruzzato sul trasportino, sulla gabbia, nella macchina ecc. ma dieci minuti prima di metterci il gatto (per far evaporare la base alcolica). Si compra in farmacia e nei negozi per animali. È utile dare un nome anche a ciascuno dei gatti liberi, per identificarlo e per chiamarlo, i gatti riconoscono infatti il proprio nome. La pinza lunga Talvolta i leggeri contenitori di plastica che servono da piatti per i mici volano via, si nascondono in luoghi poco accessibili. È utile avere una pinza con manico molto lungo per raccattarli o per raccogliere altri piccoli rifiuti. È un attrezzo pensato per le persone che non riescono a piegare la schiena, si compra nei negozi di sanitari. Parlare con i gatti Per la gatta e il gatto la comunicazione vocale è davvero molto importante.Tutti i felini usano molto la voce per comunicare tra loro e i gatti, da quando sono diventati domestici e vivono nelle nostre case e cortili, hanno adattato le loro capacità espressive per comunicare con gli esseri umani, da cui dipendono per il cibo e l’affetto. Il linguaggio che i gatti usano con noi è un’elaborazione dei comportamenti infantili, tipici del rapporto con la madre, come le fusa e il “miao”.Tra di loro, gli adulti, hanno un ricco vocabolario, ma di altro tipo. Parlate con loro e loro staranno ad ascoltarvi, se ne siete degni vi risponderanno. Con il tono giusto, con voce rassicurante (ma se voi siete ansiosi non funziona, il gatto lo capisce benissimo), potete anche calmarli quando sono nel trasportino o si agitano o si azzuffano. È utile dare un nome anche a ciascuno dei gatti liberi, per identificarlo e per chiamarlo, i gatti riconoscono infatti il proprio nome. Secondo molte gattare e gattofile, i gatti capiscono molte parole, per cui non è il caso di esplicitare in loro presenza l’intenzione di catturarli, portarli dal veterinario, fare iniezioni: non si fanno più prendere. CONSIGLI PRATICI Come capire se non stanno bene Un animale in buona salute ha il pelo bello, mangia con appetito ma senza ingozzarsi, è vivace e vitale nel modo giusto a seconda dell’età. Per esempio, un cucciolo sempre troppo tranquillo deve essere controllato dal veterinario. Un anziano, è normale che non sia arzillo. Segni evidenti di malessere sono l’inappetenza non occasionale, il naso che cola e gli starnuti, gli occhi che lacrimano o con la terza palpebra alzata, il vomito, la diarrea, il dimagrimento. Ci sono poi segni meno chiari. Per esempio, lo scuotere ripetutamente la testa può indicare problemi alle orecchie. Ferite da grattamento dietro le orecchie segnalano prurito probabilmente a causa degli acari. Il pelo “brutto”, arruffato o che cambia colore, diventa rossastro, può significare vari disturbi anche gravi. Il pelo sempre umido intorno all’ano può significare diarrea (il gatto si lecca continuamente per pulirsi). E altro ancora. Ognuno di questi sintomi può poi differenziarsi, per esempio il vomito può consistere in boli di pelo, cibo appena mangiato e non digerito, vomito acquoso e altro ancora. L’attenta osservazione da parte della proprietaria o della gattara è fondamentale. Prendete nota scritta di questi eventi, con la data in cui avvengono. Quante volte ha vomitato? Il pelo è rovinato da un mese o da tre? E comunicate tutto, con precisione, al veterinario. Allarme denti Il pelo rovinato può indicare anche mal di denti, il gatto ha la bocca malandata e a causa del dolore non si lecca più, rinuncia alla pulizia per cui è così famoso. E sono sempre più i gatti con gengiviti, stomatiti, denti marci, radici scoperte e altro ancora. Non solo i mici di casa, ma anche quelli di strade e cortili. Lo si vede chiaramente se assumono il cibo con fatica o addirittura urlando quando masticano o, ancora peggio, dal fatto che non riescono proprio a mangiare. Così la consolidata pratica di gestione dei gatti liberi – cattura, controllo, castrazione, rimetti in libertà nella colonia di origine – rischia di essere inutile. Se, alla fine di tutto ciò, il gatto non riesce a mangiare a causa dei dolorosi problemi orali, tutta questa fatica è inutile e costosa per la gattara e tragica per l’animale che può anche morire, se non di fame, per le malattie che facilmente insorgono in un organismo debilitato. L’attenta osservazione dei sintomi è fondamentale. Prendetene nota scritta e comunicate tutto, con precisione, al veterinario. 27 28 Mici amici È sbagliato, vedendo un gatto con denti e gengive rovinati, dargli del cortisone e poi liberarlo. Sul momento l’infiammazione si calma, ma poi ritorna, con tutti i problemi connessi. Serve un veterinario esperto di odontostomatologia, che rimetta a posto la bocca, togliendo i denti, pulendo le sacche infette, ecc. Prima dell’operazione (che si fa in anestesia totale) è consigliabile somministrare antibiotici. Dopo l’operazione, gli antibiotici vanno dati molto a lungo, anche per un mese. È consigliabile somministrarli per iniezione, almeno i primi giorni, quando il gatto ha molto dolore in bocca. Dunque il gatto deve essere ricoverato e tenuto sotto controllo. È sbagliato, vedendo un gatto con denti e gengive rovinati, dargli del cortisone e poi liberarlo. Sul momento l’infiammazione si calma, ma poi ritorna, con tutti i problemi connessi. Ci sono poi gatti che, nonostante l’operazione, continuano ad avere problemi e a cui sarà necessario somministrare per sempre, circa una volta al mese, del cortisone per iniezione. Se si tratta di un gatto libero, deve essere riacciuffabile al momento giusto, quando non riesce più a mangiare. E la gattara deve essere in grado di capirlo. CONSIGLI PRATICI Cibo è salute Soprattutto per chi ha tanti mici, nutrirli può diventare un problema economico. Ma non vale la pena di risparmiare troppo, il cibo scadente provoca disturbi e scarsa qualità della vita, e anche malattie vere e proprie. Meglio dare meno pappa, ma di migliore qualità (anche se è un criterio poco apprezzato dalle gattare). I gatti non possono essere vegetariani Non devono essere “ingozzati” di carne e pesce ma hanno bisogno di proteine animali. Il latte Non date latte a gatti che non conoscete, potreste fare un disastro. Se l’animale non è fisiologicamente abituato a questo cibo, che è latte di mucca fatto per il vitello e non è universale, potete provocare diarree molto gravi, anche mortali nel caso di cuccioli. I prodotti A differenza di pochi anni fa, sono disponibili prodotti di ogni tipo per migliorare la vita dei gatti ■ Latte speciale e biberon per i neonati orfani ■ Integratori alimentari per ogni esigenza ■ Vitamine specifiche (quelle per umani hanno un sapore cattivo per i gatti e non hanno gli ingredienti giusti) ■ Farmaci specifici per le malattie e i disturbi più vari ■ Alimenti medicati o dietetici. Attenzione: non tutti si trovano in farmacia, molti sono nei negozi o nei supermercati per animali. Il cibo scadente provoca disturbi e scarsa qualità della vita, e anche malattie vere e proprie. 29 30 Mici amici GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI IL GATTO DI CASA, DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE di Raimondo Colangeli Veterinario comportamentalista, Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani Vorrei raccontarvi la storia di Pallina. Pallina è arrivata nella nostra casa tre anni fa. Dopo la morte del cane Arturo e della gatta Lenticchia la casa era rimasta vuota fin troppo tempo. I miei figli desideravano una nuova micia e siamo andati a sceglierla in un gattile-rifugio. 31 32 Mici amici Scegliere un gatto Si deve lasciare il tempo ad un gatto appena adottato di abituarsi al nuovo ambiente, lasciandolo in pace in modo che possa perlustrare l’abitazione, trasformandola in territorio. La prima cosa che ho insegnato ai miei figli, Marta e Tommaso, è che un gatto non è un cane: banale a dirsi, ma sono due specie diverse, due mondi etologici differenti e da scoprire. La scelta di Pallina è stata difficile fra tanti bellissimi gattini. La seconda cosa che ho insegnato è stato quindi scegliere un micio, un micio che avesse avuto la mamma il tempo necessario perché gli fossero insegnati tre processi fondamentali per la sua vita futura: ■ la socializzazione con la propria specie: questo vuol dire riconoscere gli altri gatti come suoi simili e scegliere loro come partner per la riproduzione ■ saper esplorare l’ambiente circostante con tutti i suoi nuovi stimoli acustici, visivi, tattili e odorosi; quindi la presenza della mamma è fondamentale per poter prendere fiato, si dice “appagarsi”, per poi potersi riavvicinare allo stimolo sconosciuto e pian piano abituarsi ad esso ■ acquisire gli auto-controlli, cioè il saper inibire i propri movimenti, controllare il morso e saper retrarre le unghie in modo da non far male ai fratelli mentre si fanno i giochi di lotta. Una delle applicazioni dell’inibizione nei movimenti è quando la mamma gatta prende i figli per la collottola per trasportarli da un posto ad un altro: questo meccanismo viene chiamato, dal francese, “riflesso del portage”. Quindi abbiamo preso Pallina per la collottola e l’abbiamo sollevata delicatamente; subito si è immobilizzata rannicchiandosi su se stessa: perfetta inibizione, inoltre l’età di adozione era quella giusta, cioè sui cinquanta giorni di vita e quindi... via a casa. Il territorio del gatto La terza cosa che ho insegnato ai miei bambini è che un gatto, in quanto essere vivente, va rispettato: si deve lasciare il tempo ad un animale appena adottato di abituarsi al nuovo ambiente, lasciandolo in pace in modo che possa perlustrare l’abitazione, trasformandola in territorio. Questo concetto è fondamentale e differenzia il cane dal gatto: quando il cucciolo di cane diventa adolescente abbandona il tetto materno per entrare a far parte del mondo degli adulti, cioè del branco; questo processo si chiama “distacco”. L’attaccamento che il cucciolo aveva per la madre, figura di riferimento oltre che polo appagante, si trasferisce al nuovo gruppo sociale e particolarmente DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE alla figura del capo-branco, cioè al leader. Nel gatto, al contrario, l’attaccamento verso la madre si trasferisce al territorio dove andrà a vivere. Marta e Tommaso erano stupiti di vedere Pallina che dopo qualche giorno iniziava a strusciarsi con il muso sui mobili, sugli stipiti delle porte, addirittura sui loro giocattoli oltre che sulle gambe e le mani di tutti i componenti familiari. Pallina stava rilasciando dei messaggi olfattivi, di cui noi non percepiamo la presenza, tramite delle molecole chimiche chiamate “feromoni” che sono secrete, cioè liberate nell’ambiente, da ghiandole posizionate in diversi punti del suo corpo. Il gatto segna il suo territorio, si dice “marcare”, in particolare i confini dei campi territoriali ed i sentieri che li uniscono, tramite le marcature di identificazione, che permettono il deposito di feromoni oltre ad altri segnali che possono essere vocali e visivi. Grazie a questo comportamento egli si sente a suo agio, insomma “a casa sua”. Tra l’altro con tale comportamento il gatto marca e riconosce più facilmente anche gli esseri viventi a lui graditi: si chiamano “allomarcature”. Ecco perché ama sfregarsi anche su di noi e sui nostri vestiti; è un po’ come se mettesse un cartello con scritto: «questo umano, questo cane, sono miei amici!»; è ciò che viene chiamata “socializzazione inter-specifica”, che impedisce i comportamenti di aggressione predatoria o la fuga per paura. Strusciandosi, il gatto segna il suo territorio, e grazie a questo comportamento si sente a suo agio, insomma, a “casa sua”. 33 34 Mici amici Evitare di pulire continuamente dove il gatto sta cercando di lasciare i suoi feromoni con le marcature facciali; in caso di graffiature si possono spruzzare sui mobili, magari di gran valore, dei feromoni artificiali, oggi in commercio. Ovviamente più marcature feromonali sono presenti e minore sarà la necessità di lasciare segnali di altra natura (e poco graditi da noi umani) nell’ambiente. Quindi ho potuto tranquillizzare mia moglie che già tremava al pensiero delle tende di casa e dei mobili. Infatti il “farsi le unghie”, non è nient’altro che un’altra comunicazione feromonale, oltre che visiva, che è possibile ridurre, o addirittura eliminare, con alcuni accorgimenti. Ad esempio il posizionare i famosi tira-graffi, che devono essere posti in verticale e di materiale quale legno (i gatti adorano quello di ulivo), moquette o corda, vicino a dove il gatto dorme (insomma alla periferia del campo di isolamento). A ciò bisogna aggiungere di evitare di pulire continuamente dove il gatto sta cercando di lasciare i suoi feromoni con le marcature facciali; in caso di graffiature si possono spruzzare sui mobili, magari di gran valore, dei feromoni artificiali, oggi in commercio. Più complessa è la spiegazione delle “marcature urinarie”. Intanto bisogna differenziarle rispetto alle normali pipì del gatto, dette “eliminazioni”: queste ultime avvengono su supporti orizzontali, su un substrato abituale (sabbietta, terra, ritagli di giornali, ecc.); avvengono con il gatto accovacciato e con un comportamento di copertura dei bisogni. Al contrario le marcature urinarie avvengono generalmente su supporti verticali (mobili, muri, porte, finestre, oggetti vari); il gatto, soprattutto il maschio, si pone con la coda alzata ed emette un getto di urina a breve distanza. Molti pensano che siano solamente delle marcature legate alla sessualità, mentre le cause possono essere delle perturbazioni emozionali (stati ansiosi) o la scomparsa di almeno il 70% delle marcature facciali nell’ambiente. Questo spiega le marcature dopo i traslochi nelle nuove case oppure le ristrutturazioni delle abitazioni: il gatto si sente perso senza i suoi punti di riferimento territoriali e deve ricominciare da capo a crearsi un territorio, ma ciò avviene con un grande senso di disagio. Ma attenzione! Prima di pensare ad un problema comportamentale, il vostro medico veterinario dovrà escludere un problema organico legato alle vie urinarie (cistite, presenza di cristalli nelle urine, eccetera). DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE Come abbiamo accennato prima, con il nome di territorio si intende un insieme di campi territoriali uniti fra loro da sentieri; fra questi troviamo: ■ il campo di attività: differenziato fra campo di caccia, dove si mangia, e campo di gioco ■ il campo di isolamento: il luogo dove il gatto si apparta, dorme ed evita il contatto.Tutti i mici amano dormire in posti diversi, per esempio Pallina ama stare al sole su un divano o su una poltrona nel salone di giorno, mentre dorme sul nostro letto di notte. È interessante notare che più un gatto è timoroso o poco socializzato e più tenderà a dormire in un luogo appartato o in luogo posto in alto: ciò sottolinea il fatto che il territorio del gatto è tridimensionale ■ il campo di eliminazione: Pallina come la maggioranza dei suoi simili ha imparato subito a cosa serviva la cassetta posta nel bagno di servizio ed ha trovato di suo gradimento il substrato fatto di sabbietta. È importante che la cassetta si trovi in un posto tranquillo, sicuramente non in luogo di passaggio, dove non piova e tiri vento e con una sabbietta non troppo profumata, in quanto, a causa dell’olfatto così sviluppato e sensibile nel gatto, potrebbe trovarla insopportabile. Più un gatto è timoroso o poco socializzato e più tenderà a dormire in un luogo appartato o in luogo posto in alto: ciò sottolinea il fatto che il territorio del gatto è tridimensionale. 35 36 Mici amici Il gioco è anche la fonte principale di esperienza e di attività fisica per il nostro gatto: dobbiamo interagire con lui regolarmente tutti i giorni, e non solo da piccolo, ma durante tutta la sua vita. Ma allora se il territorio è così importante per il nostro gatto, cosa potrebbe succedere nel caso dovesse essere adottato un altro micio o micia? L’entrata di un nuovo gatto non è accettata di buon grado da parte del gatto di casa: per lui è un intrusione nel suo territorio. Quindi non dobbiamo metterli a contatto subito tra loro, ma permettere che si abituino l’uno alla presenza dell’altro in modo graduale e senza scontri. Solo in questo modo i due gatti potranno convivere pacificamente creando dei propri campi territoriali che possono al limite sovrapporsi. Ciò comporta una cassetta, un ciotola per il cibo e per l’acqua per ogni gatto; inoltre dovremo concedere a ciascuno un proprio posto per dormire, a meno che non diventino amici per la pelle tanto che, oltre a giocare a rincorrersi o a simulare una lotta, potremmo vederli ronfare insieme! Il gioco La quarta cosa che ho insegnato ai miei figli è che il gioco del gatto è fondamentalmente una caccia (si dice “gioco predatorio”). Pallina infatti adora inseguire, balzare sulla preda ed immobilizzarla con i suoi artigli e addentarla. Per questo motivo è importante insegnargli da subito che la sua preda non possono essere le nostre mani o i nostri piedi! Altrimenti, quando sarà adulta, rischierà di farci del male, anche se involontariamente. DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE A Marta e Tommaso ho insegnato quindi a giocare da subito con il loro gatto con delle palline di carta stagnola o dei topolini finti da far acchiappare, delle piume legate ad uno spago da far inseguire, ecc. (non vi sono limiti alla propria fantasia) evitando di fare dei giochi di lotta oppure di favorire gli attacchi alle caviglie delle persone di casa che, quando a compierli è un gattino ci fanno sorridere, ma che fatti da un gatto adulto possono provocare delle serie ferite alle gambe. Se vi rammentate il discorso sugli autocontrolli che abbiamo fatto all’inizio capirete anche che è necessario interrompere il gioco ogni volta che il gatto si eccita in maniera eccessiva o non retrae le unghie, in quanto il possibile rischio è che non imparerà mai ad arrestare per tempo le sue attività. Ricordiamoci che il gioco è anche la fonte principale di esperienza e di attività fisica per il nostro gatto: dobbiamo interagire con lui regolarmente tutti i giorni, per rispettare le sue esigenze comportamentali, oltre che per mantenerlo in forma; e non solo da piccolo, ma durante tutta la sua vita. Gli stimoli psicologici possono anche riguardare l’esplorazione della casa: il poter salire sui mobili, librerie, armadi; il potersi infilare in scatoloni vuoti impilati uno sull’altro e in comunicazione fra loro; nascondere del cibo sotto delle scatoline che il gatto è in grado di rovesciare in modo da scovare “la preda”. Marta e Tommaso hanno creato in questo modo in casa sia un “Luna Park” sia una “Caccia al tesoro” per Pallina, rendendo meno noiosa la sua vita durante le ore che rimane da sola, mentre i suoi proprietari sono a scuola e al lavoro! Il cibo e l’acqua Alla domanda dei miei figli di quante volte al giorno Pallina dovesse mangiare, ho risposto: “Sempre!”. Un gatto, libero in natura, mangia anche 15 o 20 volte al giorno, consumando, ovviamente, dei piccoli pasti. Per un gatto quindi è totalmente innaturale mangiare due o tre volte al giorno. Questa è un abitudine da cane o da umano, che al contrario può causare un notevole stress ad un felino fino al punto da renderlo bulimico (mangiare in modo ossessivo) oppure in alcuni casi aggressivo. Ecco perché la pappa deve essere sempre lasciata a disposizione, e per far sì che non si deteriori, il cibo da privilegiare è quello industriale secco. Un gatto, libero in natura, mangia anche 15 o 20 volte al giorno, consumando, ovviamente, dei piccoli pasti. Per un gatto quindi è totalmente innaturale mangiare due o tre volte al giorno. 37 38 Mici amici Non bisogna stupirsi se la ciotola si svuota lentamente, in quanto il gatto è molto bravo a gestire la quantità di alimento a lui indispensabile, senza così ingrassare. Non è quindi necessario cambiare continuamente il menu, nella vana speranza che lui spolveri tutta la pappa in una volta. Al contrario, quando ci troviamo davanti un gatto famelico ci dobbiamo chiedere se il comportamento alimentare è anormale o se siamo di fronte a delle patologie organiche; e fate attenzione, in quanto un gatto affamato è più irritabile e può diventare aggressivo: si sa che a pancia piena si ha meno voglia di litigare! L’acqua fresca deve sempre lasciata a disposizione se non vogliamo che il gatto incorra in seri guai fisici. All’inizio Marta e Tommaso mi chiesero se Pallina bevesse. La risposta ovviamente era affermativa, ma indubbiamente il gatto assume quantità talmente piccole di acqua (probabilmente a causa delle sue origini desertiche) che la domanda è comprensibile. L’acqua fresca deve in ogni caso essere sempre lasciata a disposizione se non vogliamo incorrere in seri guai fisici, anche se ci sembrerà un inutile spreco di tempo (specialmente quando vedremo il nostro gatto preferire l’acqua dei sottovasi o le gocce che scendono dal rubinetto). DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE Premio e punizione Un’altra cosa che ho insegnato ai miei figli è che il significato di punizione a posteriori, cioè la punizione che viene inferta dopo che è avvenuto un fatto indesiderato, non ha alcun significato in natura. Le punizioni messe in atto dalla mamma gatta sono dei brevissimi colpetti dati con i polpastrelli della zampa anteriore sul naso del gattino oppure delle leggere graffiate date coi posteriori sulla pancia mentre con gli anteriori il gattino viene tenuto fermo (capite ora perché i gatti non amano le coccole sulla pancia, oppure perché non sopportano essere spazzolati sull’addome?). Ma attenzione, queste punizioni sono messe in atto esclusivamente per interrompere un azione che il gattino sta facendo in quel momento! Per il nostro gatto essere preso, magari mentre dorme o gioca, e portato davanti a qualche guaio che ha combinato anche solo due minuti prima e poi punito, oltretutto fisicamente, non è solo senza senso e quindi inaccettabile, ma tale da fargli dubitare della vostra sanità di mente. Risultato piuttosto deleterio per un educatore, non trovate? Ricordiamoci sempre che l’unica punizione accettabile è quella che interrompe l’azione che il gatto sta effettuando e per fare ciò basta alzare la voce dicendo un “No!” secco o battere le mani. Se vogliamo che impari dei comportamenti corretti, è più utile premiare il nostro amico felino, otterremo molto di più senza rovinare la nostra relazione umano-gatto. L’unica punizione accettabile è quella che interrompe l’azione che il gatto sta effettuando e per fare ciò basta alzare la voce dicendo un “No!”. 39 40 Mici amici UNO… CENTOMILA di Laura Torriani Veterinaria Libero Professionista, Segretaria Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani Cosa succederebbe se, come da molti ritenuto necessario, ogni gatta o cagna avesse almeno una volta nella vita una cucciolata? Qui serve la matematica. Ogni animale “produrrebbe” una media di circa sei cuccioli, considerando che a volte sono solo due o tre ma molto spesso, soprattutto nei cani grossi, le cucciolate sono anche di dieci individui. Se la metà sono femmine (tre) anche queste, nel giro di un paio d’anni, avranno messo al mondo altri diciotto cuccioli. Dopo altri due anni anche le nove giovani gatte/cagne avranno sformato 54 nuovi animaletti. Passano altri due anni e i proprietari ritengono che sia ormai ora anche che le 27 gatte/cagne della terza generazione abbiano i loro bei cucciolini miagolanti/abbaianti: DUE O TRE COSE CHE DOBBIAMO SAPERE ecco che 162 pallette di pelo vedono la luce. Ancora altri due anni: 81 gatte/cagne hanno prodotto 486 gatti/cani che cercano un nuovo proprietario. Sono passati a questo punto solo dieci anni dal primo della serie dei parti. In questo calcolo nessuna delle mamme pelose ha prodotto più di una cucciolata, ma nonostante ciò la cifra totale degli animali si è quasi cinquecentuplicata. Siete sicuri che sia così facile trovare tutte queste persone desiderose di adottare questi animali? Se esistessero così tante persone che vogliono adottare un animale, come mai nei rifugi che raccolgono randagi ogni anno il numero dei cani e gatti ricoverati continua a crescere e non cala mai? In Italia si calcolano 150.000 nuovi cani abbandonati ogni anno, ma il numero preciso non è noto. Nessuno sa quanti sono i gatti, ma probabilmente almeno tre volte (450.000) rispetto al numero dei cani. Tenete presente che non è affatto vero che un parto prevenga tumori mammari o problemi all’utero (come si sosteneva alcuni anni fa): l’unico metodo veramente sicuro di prevenzione delle neoplasie mammarie è la sterilizzazione precoce dell’animale. Siete ancora del parere che ogni gatta o cagna debba fare i cuccioli almeno una volta nella vita? 41 42 Mici amici GUIDA PER UNA CONVIVENZA SOLIDALE E INFORMATA FRA GATTI E UMANI LEGGI E DECRETI. LE REGOLE, I DIRITTI E I DOVERI di Gianluca Felicetti Esperto di questioni legali del sito www.animalieanimali.it Consulente per la tutela degli animali dell’Assessore alle politiche dell’Agricoltura e dell’Ambiente della Provincia di Roma Siamo in tanti ad avere in casa un gatto o un cane: quasi una famiglia su due, per l’esattezza, vive con un animale domestico. Secondo la Doxa, infatti, presso le famiglie italiane ci sono 6.800.000 cani (circa 230mila fra Roma e provincia) e 8.500.000 gatti. Solo a Roma città, storicamente e culturalmente legata da sempre a una pacifica e benvoluta convivenza con i gatti, vivono circa 300.000 felini domestici di cui circa 120.000 nelle case ed i restanti nelle colonie feline (le Aziende Usl ne hanno censite più di 400) mentre in provincia ce ne sono altri centomila. 43 44 Mici amici Sui gatti intervengono diversi tipi di norme e diversi organismi pubblici e privati ognuno con obblighi e competenze diverse. Leggi nazionali e Codice penale (con le nuove positive disposizioni entrate in vigore recentemente), leggi regionali, Codice civile, Regolamenti Comunali, Servizi Veterinari delle Aziende Usl, veterinari liberi professionisti, Enti locali, forze di Polizia, Guardie zoofile. Per una migliore e più utile lettura non ho semplicemente elencato e pubblicato gli atti, uno per uno, ma, partendo dalle domande “di tutti i giorni”, ho accorpato le previsioni di ognuna delle norme esistenti. Gli aggiornamenti saranno reperibili sul sito www.provincia.roma.it come servizio d’informazione che non si esaurisce nella pubblicazione di questa Guida. Cos’è una colonia felina? Da chi è curata? Una colonia felina è costituita da un gruppo più o meno numeroso di gatti (ne bastano anche due) che vivono in un determinato territorio. La colonia felina è stata riconosciuta/ufficializzata dalla legge nazionale 14 agosto 1991 n.281 “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo” (commi 10 e 11 dell’articolo 1) e della conseguente legge regionale del Lazio n.34 del 21 ottobre 1997 ed in base a questa normativa, articolo 11 comma 3,“le associazioni di volontariato animalista e per la protezione degli animali possono, in accordo con le aziende USL competenti, avere in gestione le colonie dei felini che vivono in stato di libertà, curandone la salute e le condizioni di sopravvivenza”. Questa gestione viene operata anche da singole persone che, nella pratica, ottengono anch’esse la sterilizzazione gratuita dei gatti liberi ad opera del Servizio Veterinario Azienda Usl. Colonie condominiali La legge regionale n.34 del 1997 riconosce al gatto il diritto al territorio formulando un espresso divieto di spostamento dei soggetti dal loro habitat (articolo 11), intendendo per habitat il luogo dove i gatti trovano abitualmente rifugio, cibo e protezione, identificando con questo termine aree sia pubbliche che private. Pertanto la permanenza dei gatti nelle aree condominiali, siano esse cortili, garage o giardini, aree ospedaliere (in queste ultime vi sono esperienze positive come presso LEGGI E ORDINANZE S. Eugenio, Forlanini, San Camillo, Gemelli, San Giovanni, fra gli altri) è da considerare assolutamente legittima, alla stregua della presenza degli uccelli sugli alberi; d’altro canto, al fine di escludere ogni sorta di disturbo per i condomini, la legge prevede che il loro numero sia tenuto sotto controllo attraverso la sterilizzazione e che gli animali siano nutriti nel rispetto dell’igiene dei luoghi. È comunque consentito lasciare una ciotola per l’acqua, soprattutto nel periodo estivo (a Roma è previsto un accordo con l’Ama affinché gli appositi contenitori non vengano rimossi dagli operatori). La presenza di persone che si occupano dei gatti è quindi garanzia di animali in buona salute e controllati dal punto di vista demografico. QUI VIVE UNA COLONIA FELINA PROTETTA Si fa presente a tutti i cittadini che ai sensi dell’articolo 11 della legge regionale n.34/97, dell’articolo 2 della legge nazionale n.281/91 dei nuovi articoli 544-bis e 544-ter del Codice penale recentemente cambiati dal Parlamento, i gatti sono protetti. Il loro maltrattamento è perseguito penalmente anche con la reclusione da tre mesi a un anno o la multa da 3.000 euro a 15.000 euro mentre l’uccisione è punita con la reclusione da tre a diciotto mesi. È vietato allontanarli dai luoghi nei quali trovano abitualmente rifugio, cibo e protezione. Ai cittadini è consentito nutrire e curare i gatti nel rispetto delle regole igieniche. È consentito lasciare stabilmente solo un piccolo contenitore dell’acqua mentre dopo i pasti dovranno essere rimossi i contenitori del cibo. Provincia di Roma Assessorato alle politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e Protezione Civile Ufficio Tutela Animali 45 46 Mici amici In alcuni casi è opportuno, in cortili e giardini, segnalare la presenza della colonia felina attraverso dei semplici fogli fotocopiati, inseriti in fogli di plastica trasparente per ripararli dalle intemperie, ed affissi nella zona. Chi si occupa delle colonie Le persone che si occupano della nutrizione e della cura degli animali sono privati cittadini o appartenenti ad associazioni di volontariato, mossi unicamente dal grande amore verso gli animali e non sovvenzionati in alcun modo con denaro pubblico. La tradizione vuole che siano principalmente le donne a prendersi cura degli animali (da qui il termine di “gattare” per indicarle), ma sono sempre più gli uomini e i giovani che vogliono dedicarsi ad attività di cura e tutela di questi amici a quattro zampe. Il servizio veterinario della Azienda Usl provvede alla sterilizzazione gratuita dei componenti la colonia felina e fornisce assistenza sanitaria quando necessario (con farmaci a carico dei responsabili delle colonie). Cosa fare per le colonie Difficilmente i responsabili delle colonie feline chiederanno un aiuto alla cittadinanza: è però sempre meno raro trovare persone pronte a dedicare, con assoluta continuità, parte del proprio tempo giornaliero per nutrire e curare gli appartenenti alla colonia felina. Allo stesso modo in genere non chiederanno denaro, coscienti del fatto che la loro dedizione è assolutamente volontaria. Ciò non toglie che ci si aspetti solidarietà, comprensione o quanto meno tolleranza da parte di coloro che non si occupano dei gatti ma risiedono nella zona limitrofa alla colonia felina. L’attività di gestione della colonia, infatti, deve essere condotta dal responsabile nell’assoluto rispetto dei luoghi e delle persone, cercando di recare il minor disturbo possibile e contenendo il numero degli animali. Chiunque volesse, comunque, può contribuire donando al responsabile confezioni di cibo o avanzi che lo stesso provvederà a dare ai gatti, negli orari stabiliti e ai quali gli animali sono abituati, senza lasciare vassoi o carte per strada. Regolamenti comunali A livello locale in materia di gatti, a differenza dei cani, solo alcuni Comuni hanno emanato norme specifiche: LEGGI E ORDINANZE A Roma è stata approvata il 28 gennaio 2003 una “Memoria della Giunta Comunale”. Dichiara i gatti patrimonio bioculturale della città come già sancito dalla Risoluzione del Consiglio Municipale Roma Centro Storico del 12 dicembre 2001 “perché la loro presenza aiuta, soprattutto anziani e bambini, permettendo loro di superare stati di solitudine, insicurezza e stress”. Auspica che in ogni Municipio vengano realizzati dei piccoli insediamenti di gatti, tipo oasi feline nel verde pubblico (esempi già esistenti:Villa Torlonia,Via dei Rocciatori, Parco Nemorense,Villa Lais, Villa Flora,Villa Lazzaroni) che accolgano gatti in stato di necessità o pericolo perché provenienti da sgomberi, decessi dei proprietari, maltrattamenti, invitando così “Presidenti ed Assessori dei Municipi ad identificare aree verdi e/o manufatti dismessi di proprietà comunale per realizzare tali oasi feline che saranno gestite in accordo con il Municipio, le associazioni animaliste e le Aziende Usl competenti per territorio”. Ad Albano Laziale il Consiglio Comunale ha approvato il 26 novembre 2003 un Regolamento per la detenzione e la tutela degli animali che dedica l’intero Titolo V ai gatti fissando la protezione delle colonie feline, enunciando i compiti dell’Azienda Usl e sancendo diritti alle gattare per accudire i felini dichiarando all’articolo 26 che “i gatti liberi che vivono nel territorio comunale appartengono al Patrimonio Indisponibile dello Stato”. Sanzioni per chi maltratta i gatti, da 25 a 500 euro. A Ladispoli il Regolamento Comunale n.10 del 6 febbraio 1995 prevede il divieto “di detenere animali in spazi angusti e privi di acqua e del cibo necessari” (articolo 12), il “divieto di catturare animali randagi e/o vaganti, ad eccezione di quelle effettuate da autorità competenti” (articolo 13), con sanzioni da 250 a 1.500 euro per i trasgressori. Per conoscere l’eventuale Ordinanza e/o Regolamento in vigore nel proprio Comune non menzionato, atto che si aggiunge alle previsioni delle disposizioni regionali e nazionali, ci si deve rivolgere all’Ufficio Relazioni con il Pubblico del proprio Municipio o alla segreteria del Sindaco. 47 48 Mici amici Come si deve custodire un gatto? E se scappa? L’articolo 672 del Codice penale, depenalizzato ma sempre valido, punisce l’omessa custodia e malgoverno di animali: “1. Chiunque lascia liberi o non custodisce con le debite cautele animali pericolosi da lui posseduti o ne affida la custodia a persona inesperta è punito con l’ammenda fino a 250 euro. Alla stessa pena soggiace: (…) 2) chi aizza o spaventa animali in modo da mettere in pericolo l’incolumità delle persone”. L’articolo 2052 del Codice civile prescrive che “il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è responsabile dei danni cagionati dall’animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito”. In tutto il territorio del Lazio vige la Legge regionale 21 ottobre 1997, n.34 “Tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo” che all’articolo 19 recita: “1. Chiunque possiede o detiene animali, a qualunque titolo, è obbligato a provvedere ad un trattamento adeguato alla specie, al mantenimento ed alla nutrizione degli stessi. 2. Gli animali devono disporre di uno spazio sufficiente, fornito di tettoia idonea a ripararli dalle intemperie e tale, salvo speciali controindicazioni, da consentire un adeguato movimento (…). 3. È fatto divieto a chiunque di custodire presso la propria abitazione o in altri locali, in proprietà o in detenzione, animali domestici in condizioni tali che rechino nocumento all’igiene, alla salute ed alla quiete delle persone nonchè pregiudizio agli animali stessi”. La sanzione prevista per i contravventori, articolo 24 comma 5, va da 1.54,93 a 1.549,37 euro. Secondo l’articolo 2 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28.2.2003 che ha recepito l’Accordo Stato-Regioni 6 febbraio 2003 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.51 del 3 marzo 2003, “le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano si impegnano a prevedere disposizioni specifiche che individuino responsabilità e doveri del detentore dell’animale da compagnia stabilendo che chiunque conviva con un animale da compagnia o abbia accettato di occuparsene è responsabile della sua salute e del suo benessere e deve provvedere alla sua sistemazione e fornirgli adeguate cure ed attenzione, tenendo conto dei suoi bisogni fisiologici LEGGI E ORDINANZE ed etologici secondo l’età, il sesso, la specie e la razza ed in particolare: a) rifornirlo di cibo e di acqua in quantità sufficiente e con tempistica adeguata; b) assicurargli le necessarie cure sanitarie ed un adeguato livello di benessere fisico e etologico; c) consentirgli un’adeguata possibilità di esercizio fisico; d) prendere ogni possibile precauzione per impedirne la fuga; e) garantire la tutela di terzi da aggressioni; f) assicurare la regolare pulizia degli spazi di dimora degli animali”. Il maltrattamento è punito La legge nazionale 281 del 1991, articolo 1 comma 7, afferma che “è vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà”. Principio ripreso dalla conseguente legge regionale 34 del 1997, articolo 11 comma 1:“La Regione promuove la tutela dei gatti che vivono in stato di libertà. È vietato a chiunque maltrattarli e spostarli dal loro habitat”. È prevista la sanzione amministrativa da 150 a 1.550 euro. A Roma la “Memoria della Giunta Comunale” approvata il 28 gennaio 2003 ha dato “mandato all’Assessore competente di predisporre una specifica direttiva per i Vigili Urbani al fine di vigilare e prevenire ogni aggressione o maltrattamento ai danni dei gatti delle colonie feline e di coloro che li accudiscono, competenza spettante alla Polizia Municipale ai sensi della legge regionale 34/97”. Il nuovo articolo 544-ter del Codice penale punisce come un delitto chi “per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie, o strazio per gli animali ovvero attività insostenibili per le caratteristiche etologiche degli stessi o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche, con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 euro a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al comma 1 deriva la morte dell’animale”. Importantissima è la nuova norma che all’articolo 544-sexies del Codice penale ha previsto finalmente la confisca degli animali maltrattati: “nel caso di condanna, o di applicazione della pena su richiesta delle parti a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale è sempre ordinata la confisca dell’animale, salvo che appartenga a persona estranea al reato. È altresì disposta la sospensione da tre mesi a tre anni dell’attività di trasporto, di commercio o di allevamento degli 49 50 Mici amici animali se la sentenza di condanna o di applicazione della pena su richiesta è pronunciata nei confronti di chi svolge le predette attività. In caso di recidiva è disposta l’interdizione dall’esercizio delle attività medesime”. Gli animali oggetto di provvedimento di sequestro o di confisca sono affidati ad associazioni o enti che ne facciano richiesta, individuati con decreto del Ministro della salute, adottato di concerto con il Ministro dell’interno.Tali associazioni “ai sensi dell’articolo 91 del Codice di procedura penale, perseguono finalità di tutela degli interessi lesi dai reati previsti dalla presente legge”. In ambito di contravvenzione è rimasto invece l’articolo 727 del Codice penale riformulato, dove al secondo comma prevede l’arresto fino ad un anno o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro per “chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”. Il maltrattamento deve essere denunciato ad un qualsiasi organo di Polizia nazionale o locale (Polizia municipale o provinciale) che per l’applicazione della nuova legge contro il maltrattamento devono coordinarsi. Un facsimile di esposto-denuncia è disponibile su www.animalieanimali.it/forzedellordine.asp Anche lo spargimento di sostanze velenose, finalizzate o no all’uccisione di gatti o altri animali “di proprietà” e vaganti è punito dall’articolo 146 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie (Regio Decreto 27 luglio 1934 n.1265), dall’articolo 21 comma 1 lettera u) della legge 11 febbraio 1992 n.157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, dall’articolo 638 del Codice penale “Danneggiamento o uccisione di animali altrui” (competenza del Giudice di Pace) “salvo che il fatto costituisca più grave reato” così come, in caso di uccisione, dal nuovo articolo 544-bis del Codice penale. LEGGI E ORDINANZE L’abbandono di un gatto è sanzionato? L’abbandono di un gatto è sanzionato dal nuovo articolo 727 del Codice penale con “l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro”. In ambito amministrativo la legge regionale 34/97, articolo 15 comma 1, vietando l’abbandono da parte di chi è “proprietario, possessore o detentore” ha fissato una sanzione da 150 a 1.500 euro. L’abbandono deve essere denunciato ad un qualsiasi organo di Polizia nazionale o locale. Un facsimile di esposto-denuncia è disponibile su www.animalieanimali.it/forzedellordine.asp Cosa devo fare se trovo un gatto vagante? Avvicinatelo con cautela ed appurate che sia effettivamente smarrito e non parte di una colonia felina o un gatto “in libera uscita”. In caso di mancanza di dati, chi trova un gatto vagante, ai sensi della legge nazionale n.281 del 1991 sulla tutela degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo, deve denunciarne il ritrovamento presso una forza di Polizia o al Servizio Veterinario della Azienda USL (quest’ultimo ha una reperibilità 24 ore su 24 compresi giorni festivi - basta chiamare il 118 - ed è obbligato ad intervenire). Questa certifica la “condizione di gatto vagante ritrovato”; in tal caso si esclude anche l’illecito di eventuale appropriazione indebita, la sussistenza dell’effettivo abbandono da parte del proprietario, o la fuga dell’animale o lo smarrimento dello stesso e si solleva il cittadino da qualsiasi responsabilità. Il gatto vagante ritrovato deve essere consegnato con il verbale della Pubblica Autorità, solo al Sindaco territorialmente responsabile (ex articoli del Codice civile 927 “Cose ritrovate. Chi trova una cosa mobile – l’animale è considerato tale, ndr – deve restituirla al proprietario, e, se non lo conosce, deve consegnarla senza ritardo al Sindaco del luogo in cui l’ha trovata, indicando le circostanze del ritrovamento” e 931 “Agli effetti delle disposizioni contenute negli articoli 927 e seguenti, al proprietario sono equiparati, secondo le circostanze, il possessore e il detentore”) tramite un canile, una struttura pubblica o privata convenzionata con Enti locali, quasi come fosse (ed in base all’articolo 812 del Codice Civile, lo è purtroppo come bene mobile) un “oggetto” smarrito. Sarà quindi la struttura, in assenza di posto o prendendo atto della volontà esplicita di chi ritrova il gatto, a predisporre un affidamento provvisorio in attesa delle indagini sull’abbandono/smarrimento. Chi consegna il gatto ad una struttura pubblica non accompagnato da regolare denuncia 51 52 Mici amici ne diventa automaticamente il nuovo “proprietario” e deve pagare tutte le spese sanitarie e di mantenimento presso la struttura stessa, proprio in virtù del fatto che è considerato – solo in questo caso – il detentore responsabile a tutti gli effetti. E se trovo un gatto ferito? Presso ogni canile pubblico, in base alla legge nazionale 281 del 1991, deve essere attivo un servizio di pronto soccorso per animali randagi. I servizi veterinari delle Aziende Usl forniscono una reperibilità anche notturna e festiva – anche tramite il numero 118 – e sono obbligati ad intervenire per il ritiro dell’animale non di proprietà in base all’articolo 3, comma 3) lettera b) della legge regionale n.34 del 1997. Voglio sterilizzare il mio gatto. E per quelli della colonia felina come fare? Strumento fondamentale per combattere abbandoni e randagismo, la sterilizzazione è un atto di responsabilità che non incide sulla vita dell’animale. Una gattina non deve fare per forza almeno una cucciolata “se no chissà cosa succede” così come un maschio non deve diventare per forza papà. A Roma l’Ufficio Diritti Animali del Comune ha stanziato un contributo per chi fa sterilizzare il proprio animale presso il veterinario di fiducia previa segnalazione al numero 06.32650570 e successiva presentazione del certificato dell’avvenuta operazione, invitando chi ha un reddito inferiore ai 26mila euro annui a rivolgersi all’Azienda Usl per la sterilizzazione gratuita. Per quelli delle colonie feline poi è un obbligo previsto dal comma 8 dell’articolo 1 della Legge 14 agosto 1991 n.281:“I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo” a cura del Servizio Veterinario dell’Azienda Usl competente per territorio, principio affermato pari pari anche dall’articolo 11 comma 2 della legge del Lazio 34/97. L’articolo 15 della stessa norma regionale, comma 2, prevede inoltre che “gli animali ceduti dalle strutture pubbliche ai privati richiedenti debbono essere obbligatoriamente sterilizzati (…) prima della cessione”. Ai gatti durante l’operazione di sterilizzazione, ovviamente in anestesia, viene tagliato un pezzettino di orecchio per segnalare visivamente senza margini d’errore il nuovo “status”. Il pezzettino deve però essere tale da non menomare l’animale. LEGGI E ORDINANZE È lecito il taglio di unghie, code e orecchie? Secondo l’articolo 10 della Convenzione europea STE n.125 relativa alla protezione degli animali da compagnia, firmata a Strasburgo il 13 novembre 1987, che da oltre sedici anni l’Italia deve ratificare, è disposto il divieto di praticare “interventi chirurgici finalizzati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia, o per altri fini non terapeutici, in particolare: a) il taglio della coda; b) il taglio delle orecchie; c) la sezione delle corde vocali; d) l’asportazione delle unghie e dei denti”. La pratica per fini “estetici” di tagliare unghie (la onisectomia), code ed orecchie è una crudeltà: fra l’altro inibisce alcuni fondamentali espressioni del comportamento del gatto e non deve essere praticata. Essa configura il reato di maltrattamento e come tale deve essere perseguita. Da un punto di vista bioetico il rapporto costi/benefici fa pendere decisamente la bilancia dalla parte dei rischi. Non considerare più il gatto come un oggetto vuol dire anche rispettare il suo diritto a non essere menomato. Devo iscrivere e quando il gatto all’anagrafe? No, non vi è alcuna disposizione per i felini ma solo per i cani. L’unico obbligo è dal 1° ottobre 2004 e riguarda l’uscita del gatto dai confini nazionali: secondo il Regolamento comunitario n. 998/2003 è necessario il passaporto europeo ed il microchip. Rivolgetevi al vostro veterinario di fiducia. Se il mio gatto morde cosa devo fare? Se morde una persona in modo grave, va assicurato subito il soccorso al ferito chiamando il 118 per le emergenze sanitarie. A seguito della denuncia di aggressione subìta scatta un’azione giudiziaria con le caratteristiche normative spiegate nella parte precedente sulla “custodia in generale” nonché in genere una richiesta di risarcimento danni. Ai sensi dell’articolo 86 del Dpr 320 del 1954, Regolamento di Polizia Veterinaria, il gatto che ha morsicato persona o altro animale ai fini della prevenzione contro la rabbia,“deve essere isolato e tenuto in osservazione per dieci giorni nel canile comunale. L’osservazione a domicilio può essere autorizzata su richiesta del possessore soltanto se non risultano circostanze epizoologicamente rilevanti ed in tal caso l’interessato deve dichiarare di assumersi la responsabilità della custodia dell’animale e l’onere per la vigilanza da parte del veterinario comunale”. 53 54 Mici amici Chiamo un’associazione di volontariato. Cosa può fare? Ogni associazione fornisce consigli ed aiuti diretti o indiretti, ognuna con una propria “specializzazione”. Ed anche quelle che si occupano di cani sono un punto di riferimento utile anche per chi cerca aiuto per i felini. Il loro ruolo non può e non deve sostituire quello dei servizi pubblici, anche se alcune di loro dispongono di Guardie zoofile, ed è fondamentale nella divulgazione dei diritti degli animali e di stimolo nei confronti delle Amministrazioni. Le associazioni non hanno “poteri speciali” nell’intervento diretto sugli animali ma il riconoscimento dell’associazione nel Registro regionale del Volontariato è una garanzia per iscritti e cittadini riguardo al loro funzionamento. Alcune Associazioni di volontariato Ambiente & Animali Roma - 06.3051122 Amici del Cane Velletri Via Colle d’Oro 56 - 06.9624713 Animalisti Italiani Roma Via degli Ontani 32 - 06.23232569 Anpana Roma via Ostiense 152 / b - 06.5740916 (svolge attività in convenzione con l’Ufficio Diritti Animali del Comune per interventi sul campo e controlli) Albano Laziale via S. Francesco 10 - 06.9320694 - 335.5364452 Arca – Associazione Romana Cura Animali Roma 06.5756085 www.igattidellapiramide.it (svolge attività in convenzione con l’Ufficio Diritti Animali del Comune per assistenza a gatti feriti o malati non appartenenti a privati). Tutti i giorni dalle 14 alle 16:30 si accolgono le offerte di volontariato e donazioni di giornali, vestiti, scatolame, sabbia per lettiere. Asta - Associazione salute e tutela animali Roma Via Sante Bargellini 18 - 06.4506162 Coda Grottaferrata Piazza Vittime del fascismo 17 - 06.9412449 Enpa Roma Via Terni 42 - 06.70307099 Gruppo Animalista Castelli Romani Rocca Priora Via dei Principi 39 06.9405266 - 335.5250692 Il Faro/Volontari Pro animali randagi Fiumicino Via Portunno 48 06.6580613 - 347.1185680 Lav - Lega Anti Vivisezione Roma Via Sommacampagna 29 - 06.4461325 Lega Nazionale per la Difesa del Cane Roma Via A. Filoteo 61 - 06.87131808 Panda Roma 06.7963702 Quintomondo animalisti volontari-La Nuova Cuccia Roma Via Serranti 37 - 338.1500703 Torre Argentina Cat Sanctuary Roma 06.6872133 - 340.9862294 www.romancats.de Si accolgono le offerte di volontariato e donazioni di giornali, vestiti, scatolame, sabbietta. Uvoda Roma 347.0859261 Volontari Cinofila Marilù Pomezia Via Ovidio 44 - 06.9122131- 347.8597168 LEGGI E ORDINANZE Discorso a parte (anche per la loro specializzazione in cani ma informazioni utili vengono date anche per i gatti) per l’Associazione Volontari del Canile di Porta Portese (06.67109550/76) che svolge in convenzione con il Comune di Roma-Ufficio Diritti Animali (06.32650570) la gestione del nuovo Canile pubblico di Via della Magliana, (fermata FM3 “Muratella” 06.65670639-40-41 / 340.5400353) anche per le adozioni di quattrozampe nei canili convenzionati “Hotel cani e gatti”Via Paravia 201 (Via Braccianense) Roma 338.4072822 Villa Andreina Via di Saponara 701 Acilia Canile ex Cinodromo, Ponte Marconi, Roma 347.7980572 Rifugio Code Felici, Roma, 348.4932955 Cibo per canili ed oasi feline È bene ricordare che in base all’articolo 23 della legge n.179 del 31 luglio 2002 “Disposizioni in materia ambientale” che ha modificato un articolo del Decreto Legislativo numero 22 del 1997, sono stati “svincolati” dal ciclo dei rifiuti i residui e le eccedenze derivanti dalle preparazioni nelle cucine di qualsiasi tipo di cibi solidi, cotti e crudi, non entrati nel circuito distributivo di somministrazione che quindi possono essere destinati alle strutture di ricovero di animali di affezione di cui alla legge 14 agosto 1991, n. 281 sul randagismo. Si tratta di una grande occasione che associazioni e singoli privati che gestiscono strutture di ricovero possono sfruttare al meglio, inviando le richieste ad Amministrazioni pubbliche, uffici, scuole, aziende private, aziende di ristorazione citando gli estremi della legge, per poter recuperare pasti e risparmiare. 55 56 Mici amici Gatti in auto e motorino Dovrebbe essere l’eccezione e non la regola del mantenimento del gatto: non lasciate mai solo il gatto in auto e per tanto tempo, e soprattutto mai sotto il sole o nei periodi caldi. Lasciate sempre disponibile una ciotola d’acqua. Per le modalità di trasporto in auto anche dopo il varo della Legge 1 agosto 2003 n.214 vige il comma 6 dell’articolo 169 del Codice della Strada, titolo V “Norme di comportamento”, Trasporto di persone, animali e oggetti sui veicoli a motore: “Sui veicoli diversi da quelli autorizzati a norma dell’articolo 38 del Decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320 (Regolamento di Polizia Veterinaria, per il trasporto a fini commerciali, ndr) è vietato il trasporto di animali domestici in numero superiore a uno e comunque in condizioni da costituire impedimento o pericolo per la guida. È consentito il trasporto di soli animali domestici, anche in numero superiore, purché custoditi in apposita gabbia o contenitore o nel vano posteriore al posto di guida appositamente diviso da rete od altro analogo mezzo idoneo che, se installati in via permanente, devono essere autorizzati dal competente ufficio del Dipartimento per i trasporti terrestri” (ex ufficio provinciale della Direzione generale della Motorizzazione Civile Trasporti in Concessione, attenzione al bollino posto alla vendita come quello dei caschi regolari, ndr). Per un solo gatto, quindi, nessuna rete divisoria, basta porlo sul sedile o vano posteriore. Ma nel trasportino è meglio per il gatto e per la sicurezza di tutti. Chi contravviene a questo comma 6 incappa espressamente nella previsione del successivo comma 10 che prevede “il pagamento di una somma da euro 68,25 a euro 275,10” ed un punto di penalità che si raddoppia – come tutte le perdite di punti – per chi ha la patente da meno di tre anni, conseguita successivamente alla data del 1° ottobre 2003. Sui mezzi a due ruote, articolo 170 del Codice della Strada, è permesso il trasporto di animali purché custoditi in apposita gabbia o contenitore che non sporga tanto lateralmente o longitudinalmente rispetto alla sagoma del mezzo ovvero impediscano o limitino la visibilità del conducente. Posso portare il gatto sul bus? E in treno, aereo o nave? In genere gli autobus sono già normalmente pieni che salirci con un gatto può essere controindicato per tutti. Ma da alcuni anni, LEGGI E ORDINANZE sull’onda lunga ritardata, molto ritardata, di ciò che in Centro e Nord Europa dell’Ovest e dell’Est è la normalità, la possibilità di prendere un bus con un gatto nel trasportino è stata prevista. Non vi è una legge nazionale di divieto o di permesso, o meglio si trova solo un invito nel già citato Accordo StatoRegioni sugli animali domestici ad eliminare eventuali divieti ma solo per i cani dei disabili (articolo 9 comma 1. lettera b). Cosa prevedono i Regolamenti di Cotral e Atac-Met.ro: i gatti in trasportino devono essere tenuti in modo da non arrecare fastidio e danno a persone o cose, non ingombrare i passaggi né le porte; sono ammessi non più di due gatti per vettura. I passeggeri che accompagnano gli animali sono tenuti a risarcire eventuali danni provocati alla vettura, a cose o ad altri viaggiatori. L’accesso ai gatti è consentito nella parte posteriore degli autobus e nel primo o ultimo vagone di trenini e metropolitana. Sui treni Eurostar sono solo ammessi gatti in trasportini non superiori a cm 32x32x50. Su Intercity, Interregionali, Locali e cuccette nessuno può sindacare se il gatto si trova nel trasportino. Nei vagoni-letto sono ammessi ma si deve pagare oltre al biglietto anche una tassa di pulizia di 38 euro. In aereo si possono portare in cabina i gatti in un trasportino di centimetri 48x33x29. In nave i gatti viaggiano in trasportino accanto al detentore. Su alcune linee sono ammessi anche in cabina previo benestare del Comandante. 57 58 Mici amici Posso portare il gatto in spiaggia o in campeggio? E all’estero? Sulle spiagge, per il gatto, meglio di no, seppure il principio sia praticabile opportunamente per i cani. I Sindaci delegati dalle Regioni in base all’ articolo 105 comma 2 lettera l) del Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112, oltre che le Capitanerie di Porto, possono prevedere la possibilità di accesso dei quattrozampe in alcuni arenili. Al momento in provincia di Roma esiste solo la positiva esperienza dello stabilimento “Baubeach” di Maccarese-Fregene dedicato ai cani. Per l’accesso in campeggi ed alberghi, sono sempre di più quelli che lo permettono e segnalano tale caratteristica su depliant e siti internet. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea L146 del testo del Regolamento (CE) n. 998/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003,“relativo alle condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere non commerciale di animali da compagnia e che modifica la direttiva 92/65/CEE del Consiglio che uniforma le norme per i viaggi degli animali da compagnia all’interno dell’Unione europea”, sono state unificate le norme finora diverse da Stato a Stato. Il Regolamento e le successive modifiche hanno stabilito che dal LEGGI E ORDINANZE 1° ottobre 2004 gli animali domestici, per essere trasportati a scopo non commerciale da un Paese europeo all’altro o in ingresso nell’Unione Europea (quest’ultimo con differenze oltre i cinque animali e sempre con certificazione veterinaria di esame clinico effettuato nelle 24 ore precedenti) devono essere innanzitutto identificabili tramite sistema elettronico cioè un microchip (ISO 11784 o ISO 11785 allegato A) che consenta di risalire al nome e all’indirizzo del proprietario dell’animale. I viaggi di animali sotto i tre mesi d’età non vaccinati possono essere autorizzati Stato per Stato. Inoltre, devono essere muniti di uno specifico passaporto rilasciato dal veterinario Usl (costo 60 euro per decisione della Regione Lazio) attestante la vaccinazione antirabbica: attenzione, tale vaccinazione effettuata da non meno di venti giorni e da non più di un anno è obbligatoria se ci si reca in Sardegna (controllo all’imbarco navale o aereo), Friuli-Venezia Giulia e provincia di Bolzano. Norme particolari riguardano i viaggi per Irlanda, Svezia e Gran Bretagna che fanno cadere, di fatto, le grandi limitazioni finora vigenti. Per i Paesi extra Unione Europea è buona norma contattare di volta in volta l’Ambasciata del Paese dove intendiamo recarci. 59 60 Mici amici Visite veterinarie È buona regola portare il gatto ad almeno una visita di controllo ogni anno. L’obbligo di assistenza veterinaria è stato peraltro sancito dalla Sentenza della III sezione della Corte di Cassazione, n.1215 del 29 gennaio 1999: “In materia di maltrattamento di animali, la condotta di incrudelimento va intesa nel senso della volontaria inflizione di sofferenze, anche per insensibilità dell’agente. Comportamento, questo, che non necessariamente richiede un preciso scopo di infierire sull’animale. Peraltro determinare sofferenza non comporta necessariamente che si cagioni una lesione all’integrità fisica, potendo la sofferenza consistere in soli patimenti”. Avete conservato la documentazione che attesta le spese sostenute con il vostro veterinario? Bene, grazie all’articolo 32 della legge 432 del 2000, per la parte che eccede l’importo di euro 129,11 e nel limite massimo di euro 387,34 nella dichiarazione dei redditi potete riportare la cifra di detrazione del 19% per le spese veterinarie sostenute nell’anno precedente, per “gli animali legalmente detenuti a scopo di compagnia e pratica sportiva” come previsto dal Decreto n.289, 6 giugno 2001, del Ministro delle Finanze. Se compilate il modulo 730 dovrete scrivere il risultato dell’operazione nel rigo 15 della sezione I del quadro E, apponendo il Codice 25; se invece avete l’Unico dovrete compilare il rigo RP15 o 16 o 17 sempre apponendo accanto il Codice 25. È importante sapere che in caso di pericolo per l’animale, superare i limiti di velocità per portarlo d’urgenza in auto da un veterinario è lecito. Così hanno sentenziato i giudici di Pace di Agordo (Belluno) nell’aprile 2003 e di Genova nel luglio dello stesso anno. LEGGI E ORDINANZE Allevatori e venditori, quali i loro obblighi? L’articolo 20 comma 3 della Legge regionale 21 ottobre 1997, n.34 “Tutela degli animali di affezione e prevenzione del randagismo” prevede che “gli animali possono essere venduti soltanto previa certificazione di buona salute attestante che il soggetto non presenta sintomi clinici riferibili a malattie infettive trasmissibili ed è esente da malattie infettive trasmissibili, rilasciata dal servizio veterinario dell’azienda USL competente per territorio o da medici veterinari liberi professionisti della provincia autorizzati dalla stessa azienda USL. La validità del certificato è di due giorni dal rilascio”. Per i contravventori, articolo 24 comma 5, si applica “la sanzione amministrativa del pagamento di una somma compresa tra un minimo di 154,93 ed un massimo di 1549,37 euro”. La compravendita di una cosa (a ciò dobbiamo purtroppo rifarci ancora in tema di animali) è un contratto che si completa prima ancora del trasferimento o consegna della cosa stessa, ai sensi dell’articolo 812 del Codice civile. Secondo l’articolo 5 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 febbraio 2003 che ha recepito l’Accordo StatoRegioni sul benessere degli animali da compagnia e pet-therapy del 6 febbraio 2003, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano provvedono a sottoporre all’autorizzazione di cui all’art. 24 del Decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320, anche le attività di commercio, di cui all’art. 1, comma 2, lettera c). A tal fine, le Regioni richiedono, almeno, alcuni requisiti fra i quali: “e) il possesso per la persona responsabile, delle cognizioni necessarie all’esercizio di tale attività, di una qualificata formazione professionale o di una comprovata esperienza nel settore degli animali da compagnia; f) i locali e le attrezzature utilizzate per l’attività abbiano requisiti che siano stati giudicati validi e sufficienti dalle Autorità sanitarie dell’Azienda Sanitaria locale che ha effettuato il sopralluogo; g) l’aggiornamento da parte dell’azienda dei registri di carico e scarico dei singoli animali da compagnia, compresa l’annotazione della loro provenienza e destinazione”. L’articolo 6 dello stesso Dpcm dispone inoltre che “le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano vietano la partecipazione a manifestazioni espositive di cani e gatti di età inferiore a 4 mesi e consentono agli animali di età superiore la partecipazione a dette manifestazioni a condizione che abbiano idonea copertura vaccinale per le malattie individuate dalle Autorità sanitarie territoriali”. 61 62 Mici amici L’importazione di gatti in Italia è ammessa purchè gli animali “siano scortati da certificati di origine e di sanità portanti l’attestazione di un veterinario di Stato o a ciò delegato dallo Stato, che gli animali provengono da località nella quale non si sono verificati casi rabbia da almeno sei mesi. Devono inoltre subire, con esito favorevole, la visita sanitaria al confine, al porto o all’aeroporto” ai sensi dell’articolo 52 del Dpr 320 del 1954 “Regolamento di Polizia Veterinaria”. È evidente che per motivi etici è comunque preferibile prendere un gatto in adozione da una colonia felina – solo tramite la/il responsabile – dove è in sovrannumero e non acquistarlo. Se il gatto viene aggredito da un cane… Un rottweiler passeggia al guinzaglio in città. Ma ad un certo punto si libera, entra in un giardino privato, aggredisce ed uccide un gatto. L’affidataria del micio, seppure il suo dispiacere non potrà mai essere risarcito, si rivolge al giudice di Pace. E dopo due anni e mezzo giunge la sentenza.Trecentonove euro per i danni materiali, mille per quelli morali, vengono riconosciuti alla signora. I mici non hanno prezzo ma il riconoscimento del valore affettivo di un animale è un principio che fortunatamente si stà facendo largo anche nell’ambito giuridico. LEGGI E ORDINANZE È lecito fare accattonaggio con gatti? Nel territorio comunale di Roma, in base all’Ordinanza del Sindaco numero 372 del 21 luglio 1997, “è fatto divieto assoluto di utilizzare per la pratica dell’accattonaggio animali domestici e/o selvatici, soprattutto cuccioli lattanti, nonchè animali in cattivo stato di salute, in particolare cagne debilitate per gravidanze ripetute, o comunque animali detenuti in evidenti condizioni di maltrattamento. Gli animali rinvenuti nelle suddette condizioni e circostanze saranno sequestrati dagli organi di vigilanza e ricoverati presso il canile pubblico o presso i canili-rifugio di associazioni animaliste o presso altre strutture adeguate” per poi essere affidati “con l’ausilio di associazioni animaliste, ai cittadini che ne faranno richiesta di adozione”. Le trasgressioni saranno punite con sanzioni amministrative da 25,82 a 155 euro chiamando la Polizia Municipale. Si possono utilizzare gatti randagi per la sperimentazione? No, vige un divieto esplicito sia nella legge nazionale sul randagismo n.281 del 1991 sia nel Decreto Legislativo 116 del 1992 sulla sperimentazione. Chi ne fa commercio per questo uso incappa nella sanzione amministrativa prevista dall’articolo 5 comma 4 della legge richiamata, da 2.500 a 5.000 euro. Principio questo affermato anche dall’articolo 11 commi 5 e 6 della legge regionale 34/97 sulla tutela degli animali da affezione che all’articolo, prevede la sanzione amministrativa da 150 a 1.500 euro. Per la sperimentazione, secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute, il numero dei gatti utilizzati – provenienti da allevamenti autorizzati – è passato dai 401 del 1992 ai 25 del 2000. In provincia di Roma i felini sono utilizzati dalla Sigma Tau e dalla RTC di Pomezia, così come altri esperimenti in deroga alla legge sono effettuati dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Istituto Superiore di Sanità a Roma (fonte: Rapporto LAV 2004 “La vivisezione in Italia, Regione per Regione”) I gatti si possono mangiare? No, il consumo di carni feline, come quelle canine, è vietato dal Dpr 320 del 1954 “Regolamento di Polizia veterinaria”. così come dal Decreto Legislativo 286 del 1994 in materia di produzione ed immissione sul mercato di carni fresche. 63 64 Mici amici Si possono fare pelli o oggetti con i gatti? No. Lo dichiarava prima l’Ordinanza del Ministro della Salute Sirchia, ora più concretamente l’articolo 2 della nuova legge 189/2004 “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”: 1. È vietato utilizzare cani (Canis familiaris) e gatti (Felis catus) per la produzione o il confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria costituiti od ottenuti, in tutto o in parte, dalle pelli o dalle pellicce dei medesimi, nonché commercializzare o introdurre le stesse nel territorio nazionale. 2. La violazione delle predette disposizioni è punita con l’arresto da 3 mesi ad un anno o con l’ammenda da 5.000 a 100.000 euro. 3. Alla condanna consegue in ogni caso la confisca e la distruzione del materiale di cui al comma 1.” Chi può decidere per la soppressione ? Solamente un veterinario. Secondo l’articolo 1 comma 9 della legge nazionale 281 del 1991, la condizione per “i gatti in libertà” è che siano “gravemente malati o incurabili”. La conseguente legge regionale 34/97 con l’articolo 11 comma 4 estende opportunamente questo principio anche ai gatti di proprietà. Attenzione, il nuovo articolo 544-bis del Codice penale punisce con la reclusione da tre a diciotto mesi chiunque che “per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale”. Quando il gatto muore I cadaveri di animali sono considerati rifiuti speciali da incenerire: per quelli vaganti la segnalazione per il ritiro deve essere fatta al Servizio veterinario Usl (a Roma città al Canile Municipale); per quelli di proprietà esistono società private a pagamento. È però permessa la sepoltura in cimiteri di animali da compagnia (previsti dalla legge regionale 34 del 1997 e dall’Accordo StatoRegioni del 6-11-2003, articolo 9 punto 3) e da pochi anni, grazie all’articolo 24 del Regolamento (CE) n. 1774/2002 che stabilisce norme sanitarie per la gestione dei cosiddetti sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano, è consentito il sotterramento per gli animali da compagnia in terreni di privati cittadini a condizione che il Servizio Veterinario Usl, opportunamente interpellato, decida che non vi siano controindicazioni di carattere sanitario a procedere in tal senso. LEGGI E ORDINANZE Devo chiamare il Servizio Veterinario USL! ROMA CITTÀ Azienda USL ROMA A (Municipi 1-2-3-4) Via Ida Baccini 80 – 06.87140346-06.87133158 Azienda USL ROMA B (Municipi 5-7-8-10) Viale Palmiro Togliatti 1280 – 06.21807741-2-5 Azienda USL ROMA C (Municipi 6-9-11-12) Via Monza 2 – 06.77192535 Via La Spezia 30 – 06.51006533-06.51996535 Azienda USL ROMA D (Municipi 13-15-16-Fiumicino) Via della Magliana 854 – 06.522877642 Via Portuense 1397 – 06.65002415 Ostia – Via dei Romagnoli 781 – 06.5650991-06.5651891 Azienda USL ROMA E (Municipi 17-18-19-20) Via De Sanctis 9 – 06.68354806 ROMA PROVINCIA AZIENDA USL ROMA F Bracciano Via Dominici 9, 06.99890206 Cerveteri Via Vittorio Veneto, 06.9942453 Civitavecchia Via Filzi 1, 0766.5911 – 06.502968 Rignano Flaminio Via Verdi 2, 0761.508288 AZIENDA USL ROMA G Arsoli Via dei Massimo 2, 0774.921266 Colleferro Via Donatello, 06.9782063 Guidonia Via F.lli Gualandi 35, 0744.354150 Monterotondo Via Montegrappa 60, 06.90080053 Palestrina Via Porta San Martino 38, 06.95322401 Subiaco Largo Mazzini 5, 0774.824144 Tivoli/Villa Adriana Via Galli 39, 0774.3164755 AZIENDA USL ROMA H Anzio Viale Severiano 5, 06.9846101 Ariccia Via delle Cerquette 56a, 06.9331219 Montecompatri Via Rosmini 1, 06.94044201 Pomezia Via del Mare Km. 19, 06.911451 Velletri Via San Biagio 13, 06.96102426 65 Mici amici