Costruttore suicida in cella ai Pagliarelli Era considerato un
by user
Comments
Transcript
Costruttore suicida in cella ai Pagliarelli Era considerato un
Giornale di Sicilia 11 Febbraio 2008 Costruttore suicida in cella ai Pagliarelli Era considerato un prestanome dei clan PALERMO. Dopo un anno di detenzione si suicida nel carcere di Pagliarelli l'imprenditore edile di Carini Giovanni Cataldo di 35 anni. Il costruttore era finito in manette nel gennaio di un anno fa nell'ambito dell'operazione «Occidente», un blitz antimafia con una cinquantina ordini di custodia contro i fedelissimi del boss Salvatore Lo Piccolo. Cataldo era finito in manette con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione e riciclaggio. In particolare, sarebbe stato socio di Nino Pipitone, 38 anni, uno dei presunti mafiosi di Carini. Di lui ha parlato anche il collaboratore di giustizia Gaspare Pulizzi, che da alcune settimane sta svelando agli inquirenti storie di affari e omicidi ordinati da Cosa nostra. Consentendo anche di individuare in un terreno di Villagrazia di Carini un cimitero di mafia. E proprio con Pulizzi e con una serie di personaggi arrestati nell'operazione del 2007, Cataldo era imputato (l'udienza con il rito abbreviato si è svolta venerdì). Cataldo è accusato dal pentito Gaspare Pulizzi di essere prestanome dei boss Pipitone e Lo Piccolo e di gestire per conto della mafia una grossa discoteca alle porte di Palermo. Cataldo, in sostanza, sarebbe stato uno degli imprenditori a disposizione di Cosa nostra. In base a una prima ricostruzione dei fatti, l' uomo si è suicidato con un lenzuolo. Ha atteso che un suo compagno di cella uscisse per prendere parte a un corso e ha messo in atto il suo piano. Cataldo ha lasciato una lettera ai familiari nella quale affermerebbe di non essere riuscito a sopportare il regime carcerario. Adesso sono in corso indagini per comprendere cosa sia esattamente avvenuto. In base ai risultati dell'inchiesta di un anno fa, Cataldo e Pipitone, tra l'altro, avrebbero costretto un imprenditore a impiegare la loro ditta nei lavori svolti presso il cantiere perla costruzione di un complesso di villette in via Magellano, a Villagrazia di Carini. Sul suo conto nei giorni scorsi sono arrivate le nuove dichiarazioni di Gaspare Pulizzi, un tempo personaggio di spicco della cosca di Carini. Il collaborante di giustizia Angelo La Manna ha riferito: «Giovanni Cataldo lavora investendo i soldi di Nino Pipitone. Tutte le costruzioni di complessi di villini a Carini sono di Pipitone. Lo sono, in particolare, le costruzioni effettuate da Giovanni Cataldo, che utilizza il denaro della famiglia di Carini e di Pipitone in particolare». La scorsa settimana la guardia di finanza aveva messo sotto sequestro per mafia beni per 300 milioni di euro. Gran parte degli immobili e delle aziende oggetto del provvedimento farebbero riferimento a Vincenzo Pipitone, un altro dei personaggi di Carini che gli inquirenti ritengono al vertice di Cosa nostra. Anche lui era rimasto coinvolto nell'operazione «Occidente». Un blitz che aveva permesso agli inquirenti di fare luce sulla rete di affari dei Lo Piccolo. Edilizia, trasporti e commercio, secondo l'accusa, sarebbero stati sotto il controllo delle cosche. Per i magistrati della Dda, la zona di Carini, dove nel più recente passato sono state avviate lottizzazioni e costruzioni di centinaia di villette, ha rappresentato per le «famiglie» una grande fonte di reddito. N. P. EMEROTECA ASSOCIAZIONE MESSINESE ANTIUSURA ONLUS