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LA «VARIANTE 95» È UNA ZAPPA TIRATA SUI NOSTRI PIEDI

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LA «VARIANTE 95» È UNA ZAPPA TIRATA SUI NOSTRI PIEDI
LA «VARIANTE 95» È UNA ZAPPA TIRATA SUI
NOSTRI PIEDI
FERRUCCIO D’ AMBROGIO *
Avolte per risolvere un problema basta un’idea semplice: per il traffico, parrebbe che la logica
soluzione sia quella di aumentare l’offerta, costruendo una nuova strada. Nel caso specifico, le
colonne su certi tratti delle strade cantonali tra Cadenazzo e la rotonda di Magadino inducono a
pensare che una superstrada che colleghi la N13 con la A2 assorbirebbe il traffico attuale e
libererebbe finalmente i paesi delle due sponde dal traffico di transito. Formulata in tali termini
la proposta appare logica e convincente. Sogno o chimera? Mettiamo le carte in tavola, tutte le
carte!
Nel dibattito attuale si dà per scontato che occorra un collegamento veloce tra la A2 di Giubiasco
e Locarno e ci si concentra essenzialmente a contrapporre vantaggi ed inconvenienti della
«Variante 95» con quella «Panoramica». Il nocciolo della questione, ancora una volta, scartato
dalla discussione è però un altro: la costruzione e relativo impatto di un nuovo tratto di
autostrada che collegherà Giubiasco a Mappo. C’è il rischio di guardare il dito, invece della luna. Esemplificando: il tunnel autostradale del S. Gottardo, invocato in coro dai ticinesi per rompere l’isolamento invernale e riavvicinare il Sud al Nord, ha anche comportato un flusso sempre
più intenso di autoveicoli e camion che con il passare degli anni ha finito per saturare la capacità
della A2, creando intasamenti e disagi lungo tutto il suo asse. Un incubo per Chiasso, Melide,
Bissone, la Leventina tutta. Un dato incontestabile, tuttavia non previsto o comunque non preso in
considerazione allorquando si progettò l’opera. Anzi si tendeva a ridicolizzare: al massimo
qualche camion in più (allora erano mediamente 150 al giorno) di pescivendoli, scriveva la NZZ!
La realtà si è rivelata ben altra (oggi superano i 3.000).
Alcune osservazioni. 1) Ciò che si trascura nel dibattito, è che qualsiasi strada, soprattutto se poi
si tratta di una superstrada, stravolge la struttura, creando nuovi flussi del traffico. Questi flussi
vanno esaminati dettagliatamente per non trovarsi un indomani con una valanga di lamiera
puzzolente e rumorosa. Ovvero, per non tirarsi la zappa sui piedi, come nel caso della A2 e di
quanto avviene finora nel Locarnese – dove gli assi interni, malgrado il tunnel MappoMorettina,
sono sovraccarichi con le solite colonne. Contrariamente a quanto potrebbe far pensare la
logica, l’insieme del traffico aumenta e con esso i problemi connessi, derivanti dall’aumento
dell’offerta di mobilità. 2) Si parla del traffico tra Locarno-Bellinzona, dimenticando
(volutamente o ingenuamente?) che la superstrada aprirebbe un nuovo asse di transito internazionale Nord delle Alpi-Piemonte, via l’autostrada che arriva a Fondotoce, a 25 km dal
confine svizzero. Gli studi e i progetti della CIT non hanno mai contemplato l’opzione del collegamento internazionale. La galleria Mapp Morettina fu progettata e costruita per il solo traffico
d’origine regionale, non come tassello di una futura autostrada. 3) Si afferma che la Variante 95
è la più approfondita, ma si tratta essenzialmente di studi sulla fattibilità tecnica-economica,
mancano quelli d’impatto ambientale, di previsione del traffico che genererebbe. Ricordiamo che
la Mappo-Morettina è già ora al limite della saturazione, che Minusio, Muralto e Locarno
sopportano, in assenza delle misure fiancheggiatrici non messe in atto, un traffico e un
inquinamento che superano di quasi il doppio quello previsto (rapporto 2007). Il contrario di
quanto Locarno, con il suo scenario «Incontro » – elaborato dalla CIT ma travisato da chi
(Cantone e Comuni) lo deve interpretare – intendeva realizzare. 4) Sviluppo regionale. L’isolamento del Locarnese e il suo previsto declino per l’assenza di un collegamento veloce, invocato
da certi ambienti del settore in caso di non costruzione della V95, risulta paradossale: le regioni
in Svizzera che hanno conosciuto un boom del turismo di qualità sono proprio quelle discoste,
non raggiungibili direttamente con l’autostrada e lontane da traffici di transito (vedi Engadina).
In tempi in cui la crisi energetica e l’incombenza ambientale obbligano a trovare soluzioni sostenibili per l’avvenire ci si ostina a proporre soluzioni sorpassate, causa degli attuali problemi!
In termini di trasporti, il futuro si chiama progettazione dell’offerta: ovvero definire quale e
quanto traffico si desidera avere, e non pianificazione della domanda di mobilità, con la costruzione di nuove strade come la V95. Il sogno di andare più velocemente da Locarno a Bellinzona rischia di diventare un incubo per gli ingenui cittadini che prendono in conto solo una parte
delle ripercussioni della V95; per altri, più scaltri, che non esitano a vendere l’ultima «argenteria
della nonna», ovvero il Piano di Magadino e con esso quel che resta dell’ambiente, si annunciano
invece affari da mille e una notte.
* Membro della commissione scenari della CIT e presidente Nuovo piano viario Minusio
08-09-07
Corriere del Ticino
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