Data 24 dicembre PAG. IX Rapinato un anziano disabile di
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Data 24 dicembre PAG. IX Rapinato un anziano disabile di
Data 24 dicembre PAG. IX Rapinato un anziano disabile di 79 anni al centro sociale di via Emilia Levante Un anziano disabile di 79 anni è stato rapinato mentre si trovava all’interno del centro sociale villa Paradisi di via Emilia Levante. L’uomo era seduto su una sedia, con accanto la sua sedia a rotelle, quando un nordafricano è penetrato nella sala e tra lo sconcerto degli altri presenti lo ha strattonato per un braccio e l’ha gettato sul pavimento e gli strappato l’orologio d’oro al polso. Un’altra rapina inedita è avvenuta sabato alla sala slot di via Laura Bassi, dove si è presentato uno con un fucile, rapinando l’incasso. data 24 dicembre 2013 PAG. VII La bimba, di sei mesi, è in condizioni disperate Tenta l'aborto clandestino: ventenne al Sant'Orsola di Gianluca Rotondi Due giovani donne, la stessa scena in due ospedali diversi. I medici che si affannano, la paura sul volto delle ragazze. Poi le domande, senza risposta. Hanno 20 e 26 anni, alle spalle storie che non potrebbero essere più diverse. La ventenne è arrivata al pronto soccorso ginecologico dell'ospedale Sant'Orsola con una emorragia in corso e forti dolori addominali: aveva da poco preso delle pillole per abortire pur essendo ormai alla 26esima settimana di gravidanza. Effettuate le analisi e i tracciati sul feto, i medici sono intervenuti d'urgenza per evitare guai peggiori per la giovane, una prostituta romena di vent'anni che non vive sotto le Due Torri. Il parto è stato indotto ma la bimba, che non è stata riconosciuta dalla mamma, è nata con gravissime malformazioni e poche speranze di sopravvivere. È tuttora ricoverata in Rianimazione. Su questa delicata vicenda la Procura ha aperto due diversi fascicoli entrambi per tentato procurato aborto. Dopo la segnalazione dell'ufficio di polizia del Policlinico, il pm Marco Forte ha delegato alla Mobile accertamenti per capire chi abbia aiutato la giovane che a medici e assistenti sociali ha detto inizialmente d'aver ricevuto delle pillone da un'amica conosciuta su Facebook. Allo stesso tempo però si è mosso il Tribunale per i minorenni che ha comunicato in Procura la presenza in ospedale della neonata e la decisione della mamma di non riconoscerla. La pm Beatrice Ronchi ha dunque delegato il Nas dei carabinieri per identificare la donna, nel frattempo dimessa. Ieri i militari hanno acquisito la documentazione e si è scoperto che sullo stesso caso esistevano due fascicoli, che ora verranno presumibilmente riuniti. Ai poliziotti la ventenne ha riferito di aver rimediato i medicinali grazie all'aiuto di un'amica conosciuta in rete: si sarebbero incontrate in stazione lo stesso giorno e la donna le avrebbe dato delle pillole. Una versione che poco dopo la 20enne ha ritrattato, chiamando in causa un cliente farmacista. L'uomo, di cui ha anche fornito il telefono, ha però riferito agli agenti una versione completamente diversa. Ha detto che la ragazza gli ha chiesto dei medicinali per una sua amica, ma senza far parola del suo stato interessante. Il professionista verrà presto sentito dagli inquirenti che, a quanto si apprende, non darebbero credito alla versione della ragazza. Senza la sua collaborazione difficilmente le indagini riuscirano a fare chiarezza. È molto probabile che la ragazza abbia trovato quelle pillole nel giro che frequenta e non intenda mettere nei guai altre persone. A distanza di pochi giorni la polizia si è invece occupata di un caso simile emerso dopo l'arrivo di un'altra ragazza alla Gineocologia del Maggiore. La giovane, una marocchina di 26 anni, è stata ricoverata per le consueguenze di un aborto «casalingo» quando era ormai al quarto mese inoltrato di gravidanza. Anche in questo caso la Procura ha aperto un fascicolo per violazione della legge 194 ma, come per la ragazza romena, non è stato possibile capire chi l'abbia aiutata ad abortire. Pare che i genitori non sapessero nemmeno che fosse incinta. Data 23 dicembre Link: http://www.ilpiacenza.it/politica/laboratorio-cesi-a-rischio-chiusura-60-lavoratori-inbilico-cavalli-intervenire.html Laboratorio Cesi a rischio chiusura: 60 lavoratori in bilico. Cavalli: «Intervenire» Lavoratori Cesi in bilico per la paventata chiusura del laboratorio chimico di Piacenza. Sono a rischio 60 dipendenti. A lanciare l'allarme in Regione è il consigliere Stefano Cavalli (Lega Nord) che in un'interrogazione invoca "l'immediato intervento dell'assessore Gian Carlo Muzzarelli" Lavoratori Cesi in bilico per la paventata chiusura del laboratorio chimico di Piacenza. Sono a rischio 60 dipendenti. A lanciare l’allarme in Regione è il consigliere Stefano Cavalli (Lega Nord) che in un’interrogazione presentata oggi invoca “l’immediato intervento dell’assessore Gian Carlo Muzzarelli, perché "non sia un Natale amaro per i lavoratori piacentini". Cesi si occupa dal 1956 di prove e certificazioni di apparati elettromeccanici, di consulenze sui sistemi elettrici. A Piacenza la società è operativa nei settori “Ambiente e ingegneria”. La quota di maggioranza del pacchetto azionario è di Enel e Terna che oggi parlano di “scarsa competitività del centro piacentino” per giustificare il taglio annunciato. L’azienda intenderebbe affidare le analisi - oggi realizzate dal polo piacentino - a un’altra struttura, che farebbe lo stesso lavoro, in maniera molto più superficiale e basandosi su precariato e riduzione allo stremo dei costi, contestano le sigle sindacali. “Quelle dell’azienda sono motivazioni che non rendono ragione di anni di attività sempre all’altezza delle aspettative aziendali, sia in termini di operatività che di risultati economici - protesta Cavalli -. Per questo ci saremmo aspettati investimenti in attrezzature e personale, investimenti che, peraltro, risultano essere stati annunciati negli ultimi anni, ma non concretizzati” dice l’esponente del Carroccio. “Parliamo di una realtà importante, collocata in una sede, Piacenza, che è da sempre capitale energetica dell’Emilia Romagna e del Paese”. “Non si capisce come un centro di servizi di livello internazionale come Cesi possa pensare di disperdere un patrimonio professionale e di competenze come quello piacentino, da sempre punto di riferimento per Enel, Edipower, Sogin e molte altre società del settore. Ci pare una decisione immotivata, che porterà gravi conseguenze per il nostro territorio e che contrasta con le numerose commesse oggi in essere. In prospettiva futura la chiusura del laboratorio mette a rischio l’intera sede piacentina della Cesi. La perdita del centro rappresenterebbe l’ennesimo duro colpo alla produttività locale, già seriamente provata da una lunga serie di ‘chiusure eccellenti’ e ‘delocalizzazioni selvagge’ che stanno avendo drammatiche ripercussioni occupazionali e, di conseguenza, sociali”. Data 24 novembre Link: http://gazzettadireggio.gelocal.it/cronaca/2013/12/24/news/via-le-slot-in-circoli-arci-ecentri-sociali-1.8359026 Via le slot in circoli Arci e centri sociali A partire dal 2014, il Comune inserirà una clausola nei contratti per togliere le macchinette dai locali dati in gestione di Evaristo Sparvieri Slot, videolottery e macchinette addio. Una lotta combattuta su tutti i fronti. Dal regolamento edilizio fino ai circoli. Ed è proprio su quest’ultimo versante che il 2014 porterà una vera rivoluzione per quel che riguarda le politiche di contrasto al gioco d’azzardo. Mai più macchinette all’interno dei centri Arci e Ancescao, gestiti dalle rispettive associazioni, ma in locali di proprietà del Comune, che periodicamente rinnova loro le convenzioni. «Alla fine della prossima convenzione non ci dovranno essere più slot», fa sapere l’assessore alla Sicurezza, Franco Corradini, illustrando le linee guida di un intervento che ha già riguardato spontaneamente numerosi circoli reggiani, che hanno deciso di non mettere “macchinette mangiasoldi” all’interno dei loro locali. Una condotta che ora verrà messa nero su bianco, tra le clausole dei contratti di gestione. Il prossimo 31 dicembre, infatti, scadono le concessioni. E da venerdì prossimo si dà il via ai rinnovi. Proprio in fase di rinnovo, dal Comune inseriranno una clausola specifica che proibisce la presenza di slot e videogallery nei locali comunali. «Abbiamo iniziato la discussione diversi mesi fa – aggiunge Corradini – e nei centri sociali che hanno riaperto nel 2103, come ad esempio la Paradisa di Massenzatico, il circolo di Foscato e il Catòmes Tot di piazzale Fiume, l’accordo è stato nessuna slot e nessuna videolottery. Nel mese di giugno, inoltre, c’è stata una riunione ufficiale della Consulta dei centri sociali, formata dai presidenti dei circoli, da un rappresentante Arci e Ancescao e dal Comune. In quella occasione, con la presidente della Commissione sociale del Comune, Luisa Carbognani, e Matteo Iori, presidente della Papa Giovanni XXIII, abbiamo discusso come affrontare il problema e si è detto che nelle convenzioni ci dovesse essere una indicazione per superare la presenza delle slot e delle vlt». Secondo un piccolo screening condotto dal Comune, su 26 circoli presenti in città già 10 sono senza slot. «Ora anche ai 14 rimasti diciamo che dovranno adeguarsi. Abbiamo già avviato il dialogo con tutti i presidenti dei circoli. Nella convenzione che si va firmare ci sarà una clausola di una riga, così come avviene per le altre voci tipo manutenzione e utenze: ci si impegna a togliere qualunque videoslot». Ma cosa succede se i circoli non rispetteranno la norma? «Nel caso non lo facciamo, la convenzione non è rispettata. Saranno i centri che dovranno discutere come attuare questa norma. Ma dovranno comunque attuarla». La norma si va ad aggiungere a quanto previsto dal regolamento edilizio, che dal 24 aprile scorso regola l’apertura di locali con slot solo in alcune aree industriali della città, lontano da luoghi della socialità. «È un segnale fortissimo e stiamo avendo riscontri anche da altre amministrazioni che ci chiedono come è stata costruita la norma per poterla riprendere». Data 23 dicembre Link: http://gazzettadimodena.gelocal.it/cronaca/2013/12/23/news/usai-emergenza-sfrattidove-sono-i-50-alloggi-1.8357071 Usai: «Emergenza sfratti Dove sono i 50 alloggi?» L’esponente di Politica Indipendente: «Per legge il Comune ha questa quota Si utilizzino le case popolari disponibili. E i Servizi sociali siano più elastici» di Alfonso Scibona Esauriti i soldi del “Fondo di solidarietà” che l'amministrazione comunale - in prima persona l'assessore ai servizi sociali Giorgio Barbieri, dimessosi l'altra settimana - aveva ideato per dare sostegno alle famiglie che hanno problemi nell'abitazione (affitto, condominio, bollette ed altro), inizia la stagione degli sfratti. Episodi che riconducono a varie motivazioni, tutte valide: mensilità e spese di gestione non pagate (a favore dei proprietari); perdita del lavoro, in primis (a favore degli affittuari). Negli ultimi tempi diversi casi sono diventati di competenza dell'ufficiale giudiziario, che dopo la sentenza del tribunale, è colui che di fatto fa eseguire gli atti. Su questo problema, che di certo si acuirà già a partire da gennaio, arriva l'intervento di Angioletto Usai di Politica Indipendente Democratica, da sempre vicino alle famiglie in difficoltà del territorio.«A Sassuolo - dice Usai - ci sono oltre 550 abitazioni popolari gestite da Acer, Comune e Agenzia casa regionale. Di queste, per legge, un 10% deve essere sempre disponibile per l'emergenza con il sindaco che ne dovrebbe disporre a seconda dei casi. Acer, ricordiamolo pure, incassa circa 1 milione di euro di affitti, con una quota parte che arriva nelle casse del Comune. L'amministrazione comunale dovrebbe utilizzare questi soldi “solo” per fini analoghi, legati ai problemi abitativi. Cosa ne fa? La domanda che sorge spontanea è anche più oscura: dove sono i 50 appartamenti che servono all'emergenza?« Usai parla anche del rapporto tra Servizi sociali e cittadini. «Dovrebbero essere più elastici e più sensibili nelle risposte - aggiunge - e non dare sempre ragione ad Acer o ai proprietari privati. Oggi, infatti, l'emergenza ha coinvolto direttamente tantissime famiglie italiane che sono entrate nel cono d'ombra della crisi, per perdita di lavoro e di reddito e di questo si deve tenere conto». C'è poi un risvolto politico che vuole colpire il centro destra, al governo della città da 5 anni. «Quando nel 2009 i sassolesi scelsero, per pochi voti il centro destra - conclude - diedero una delega che né questa amministrazione comunale e nemmeno il consiglio comunale, formato da gente inesperta, hanno saputo portare avanti. Per questo non sono state trovate soluzioni a questo ed altri problemi della collettività. Serve una presa di posizione seria e concreta perchè questa autentica piaga, che mette in pericolo decine e decine di famiglie, privandole della abitazione in cui vivono, venga curata».