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capitolo primo Aurora,una bambina intuitiva,molto curiosa,piena di
La storia di Lina
PROLOGO
Timoline
28-04-2018
capitolo primo
Aurora,una bambina intuitiva,molto curiosa,piena di interessi,sta esplorando la
soffitta del nonno Giambattista,dove la nonna Margherita custodisce con passione i
suoi ricordi.Aurora,di 8 anni, ha trascinato con sé le sue sorelline Bianca,di 7 anni e
Camilla ,di 5 anni.
“Bianca,Camilla,guardate quante foto,libri, quaderni, minerali e conchiglie ha
raccolto la nonna in tanti anni.C’è persino una volpe imbalsamata!!!”
“Ehi,guardate il puzzle della nonna!”,grida entusiasta Camilla.
Aurora interviene:” Non è un puzzle,sono frammenti di una lapide
spezzata,che,sicuramente,ha ricomposto la nonna!”
Bianca afferma con entusiasmo:” Dai,portiamo giù in soggiorno qualche tesoro della
nonna”. E camilla di rimando :” Io prendo le conchiglie e questi sassolini e l’aquilone
cinese”. Bianca si associa :” Io prendo queste bamboline…e queste matite
colorate…”. Aurora sentenzia: “ Io mi prendo questa tavola di legno che sostiene i
frammenti di lapide e chiedo alla nonna di svelarmene il mistero! Ci sono incisi dei
nomi,dei numeri ed anche una poesia..........ascoltate......
“I miei fiori sono per i prigionieri,
occhi velati dalla lunga attesa,
dita cui fu negato cogliere,
pazienti fino al Paradiso”
E.Dickinson,1859
….......poi c'è un lungo elenco di nomi.........mi pare...in ordine di età.....
1-Carlo Banci,15 anni , di Roma
2-Silvano Dell'Armi,16 anni,di Roma
3-Mario Giorgi,16 anni,di Tolmezzo (Udine)
4-Mario Randi,16 anni,di Sulmona (L'Aquila)
5-Franco Zolli,16 anni,di Roma
6-Vincenzo Balsamo,17 anni,di Ficulle (Terni)
7-Alfredo Bulgarelli,17 anni,di Forlì
8-Franco Lagna,17 anni,di Collegno (Torino)
9-Mario Piellucci,17 anni,di Roma
10-Guido Piovaticci,17 anni,di Roma
11-Alfredo Pizzitutti,17 anni,di Gibellina (Trapani)
12-Sergio Rasi,17 anni,di Roma
13-Fiorino Bettineschi,18 anni,di Borno (Brescia)
14-Romano Ferlan,18 anni,di Fiume
15-Vincenzo Fontana,18 anni,di Roma
16-Giovanni Gerra,18 anni,di San Venanzo (Terni)
17-Stefano Pennachio,18 anni,di Roma
18-Antonio Aversa,19 anni,di Ceccano (Frosinone)
19-Carlo Cavagna,19 anni,di Roma
20-Giuseppe Foresti,19 anni,di Credaro (Bergamo)
21-Bruno Fraia,19 anni,di Fiume
22-Ferruccio Gallozzi,19 anni,di Roma
23-Francesco Garofalo,19 anni,di Latina
24-Vittorio Rampini,19 anni,di Roma
25-Giuseppe Randi,19 anni,di Sulmona (L'Aquila)
26-Italo Terranera,19 anni,di Roma
27-Pietro Uccellini,19 anni,di San Venanzo (Terni)
28-Carlo Villa,19 anni,di Monza (Milano)
29-aldo Zarelli,19 anni,di Tivoli (Roma)
30-Bruno Dilzeni,20 anni,di Carpenedolo (Brescia)
31-Antonio Fontana,20 anni,di Gibellina (Trapani)
32-Balilla Grippaudo,20 anni,di Roma
33-Enrico Marino,20 anni,di Tonco (Asti)
34-Giuseppe Mancini,20 anni,di Premilcuore (Forlì)
35-Giovanni Martinelli,di Dosolo (Mantova)
36-Alvaro Porcarelli,20 anni,di Matelica (Macerata)
37-Ettore Solari,20 anni,di La Spezia
38-Luigi Umena,20 anni,di Ficulle (Terni)
39-Fernando Cristini,21 anni,di Corana (Pavia)
40-Bartolomeo Gazzaniga,21 anni,di Varenna (Como)
41-Bruno Taffurelli,21 anni,di Roma
42-Fernando Andrisano,22 anni,di Brindisi
43-Roberto Panzarelli,22 anni,di Ficulle (Terni).
Le bambine,orgogliose delle loro mercanzie,con un montacarichi,arrivano vociando
in salotto dalla nonna Margherita che,con il nonno Giambattista ed altri
nipotini,sono seduti tranquilli accanto al camino acceso.
Il nonno sorseggia una tazza di te',con gli occhi rivolti al mosaico colorato che sta
componendo su un tavolinetto accanto.
La nonna abbandona la lettura della favola,che sta leggendo agli altri bambini,e si
rivolge alle esploratrici appena arrivate:
“Cosa state combinando voi tre bambine ?”
“Nonna Margherita,guarda che bottino abbiamo trovato nella vostra soffitta!Che
significato hanno questi frammenti di marmo che tu hai conservato? ”cinguetta
Aurora.
L'entusiasmo e la curiosità di Aurora si trasmette a tutti i presenti,che si
accovacciano sul tappeto ed ascoltano assorti il racconto della nonna:
“ LA STORIA DI LINA.”
La storia di Lina (l’eccidio di Rovetta).
28/04/1945
cap secondo
La nostra storia ci porta alla fine della 2a guerra mondiale, a Rovetta,un piccolo paese della provincia di
Bergamo,in val Seriana a sud del massiccio della Presolana (bellissima ed impervia montagna a Nord di
Rovetta,appartenente alle Prealpi Orobiche).E'il 27 aprile 1945, un giovedì ,sono le 16.
Lina ha 13 anni,è una commessa del negozio di salumeria di Visinoni Vincenzo (Marculina),ubicato sotto i
portici del centro storico di Rovetta,mentre sta servendo diligentemente dei clienti,le giungono,suo
malgrado,i loro discorsi concitati.
“Pare sia in arrivo una compagnia di 50 giovani militi fascisti dal Passo della Presolana”, dice una donnetta
con una grossa sporta,in ciabatte.
Le risponde un'altra con un fazzoletto in testa ed uno scialle sulle spalle:” Non fanno più paura a nessuno,i
fascisti e i tedeschi hanno perso la guerra.....Lina,dammi 2 etti di salame.....e due once di strutto,bontà
tua........
“Dicono che un gruppo di partigiani e patrioti si stia radunando per fermarli al ponte di Fino”,aggiunge una
terza,con un grembiulino allacciato in vita,in attesa del suo turno per essere servita.
“Mi sa che ne vedremo delle belle....Dio ce ne scampi!”,ribatte un uomo con un sigaro spento in bocca.
“Si mormora che un camion di partigiani dagli “alti comandi di Clusone sia in arrivo per prelevarli e
disarmarli”......arrischia quella col grembiulino...
“Svelta Lina che i clienti hanno fretta” incalza il padrone del negozio,il vecchio Vincenzo
Marculina,mormorando all'orecchio della sua commessa,”Non ti curare,Lina, delle chiacchiere di quattro
donnette linguacciute, l'essenziale è che comprino,paghino in contanti o marchino il debito sui libri e
sloggino al più presto dalla mia bottega !”
“Io vorrei due stecche di cannella e un pezzo di bertagnì (merluzzo).....Avete sentito del parroco don Bravi
come sta attaccato ai patrioti,un gran trovarsi e riunirsi di notte tempo”,mormora sottovoce quella con lo
scialle.
“La sua perpetua Adalgisa,che è mia amica,mi ha confidato in segreto,e che nessuno lo sappia,che
andranno con il reverendo in testa,attraverso la pineta,a trattare con “i caporioni di là”,per liberare gli 800
russi che si trovano dentro al Seminario di Clusone,al soldo dei tedeschi,che,ormai sono tutti col sedere per
terra......e,come se non bastasse,il reverendo sta trattando col podestà per ospitarli qualche tempo nel
nostro paese....”
“E dove penserebbe di alloggiare 800 russi il nostro parroco?....Forse in chiesa...Dio ce ne scampi...quei
miscredenti....”,soggiunge la donnetta in ciabatte.
La donna con lo scialle si infiamma: “ Si sa per certo che i russi si porterebbero dietro provviste di
panni,coperte ,cibarie e medicinali e come se non bastasse sono riforniti anche di cavalli ed in più,hanno ar
mi ,che potrebbero servire ai nostri partigiani o ai patrioti......
“SSStttsss...silenzio,qui nel mio negozio,non è bene parlare a vanvera di queste cose, io non sto dalla parte
di nessuno..avanti,Lina con quelle pesate di lievito e di zucchero... veloce che... andiamo..a .. Bergamo..
Lina,ferma a mezz'aria con una paletta piena di lievito ,mentre un cartoccio color carta zucchero sta in
attesa sul piatto della bilancia,sta pensando a suo padre ed ha un presentimento di pericolo.
Silvio,suo padre,uomo neutrale, ha tradotto tanti discorsi ai tedeschi ed ai fascisti,ha collaborato anche con
i partigiani.....che confusione nella mente di Lina....
“Vincenzo,mi scusi,ma sto poco bene :le chiedo il permesso di assentarmi due ore e di andare a casa!”
“Accidenti,proprio adesso che c'è un sacco di clienti qui in negozio......va bene.....ma torna guarita al più
presto”. …..........” Dici donna e pensi danno,..... ste donne.....mi fanno sempre dannare......”, pensa fra sé il
salumiere....
Lina esce precipitosamente dal negozio,infilandosi il soprabito,fra gli sguardi incuriositi della
clientela,attraversa di corsa la piazza Ferrari per arrivare velocemente a “Serisola”,un luogo ameno ai piedi
della montagna,dislocato 2 km dal paese,dove ci sono tanti alberi di ciliegio sbocciati al sole di
primavera,piantati da suo padre Silvio anni prima.
La storia di Lina (l’eccidio di Rovetta).
26/04/1945
capitolo terzo
Serisola.
Lina arriva trafelata alla cascina di Serisola.Sale precipitosamente la scaletta laterale,in cucina ci sono la
mamma Priscilla e il fratellino Luciano ( 6 anni),che aiuta la mamma a preparare i ravioli per la festa della
domenica imminente.La mamma ha steso sul tavolo la pasta per fare i ravioli,il fratellino l'aiuta a dare la
forma al raviolo con lo stampino.
La cucina è antica,c'è il focolare acceso,sopra il cui fuoco scoppiettante bolle un gran pentolone di
acqua,destinata a cucinare il pastone per i maiali,c'è l'acquaio,il tavolone in mezzo alla stanza,la
credenza,pentole di rame appese al muro o in bella mostra sulle mensole.
Priscilla guarda stupita Lina,sudata,affannata,con i capelli sconvolti,ha un oscuro presentimento,impallidisce
Esordisce: “O Cielo,Lina,come mai sei già a casa a quest'ora e così di fretta?”
Luciano (6 anni),approfitta di quel momento di distrazione della madre per mettersi in bocca una pallina di
ripieno di carne,già appoggiato sulla pasta,destinato a riempire un raviolo.
Il piccolo ritenta,ma Priscilla lo vede ,con la coda dell'occhio,gli dà uno schiaffetto sulla mano e gli mostra
un viso studiatamente corrucciato.
“Mamma,sta arrivando un drappello di soldati dal passo della Presolana,intenzionati a deporre le armi e a
consegnarsi ai partigiani di Clusone.In paese,a Rovetta,c'è un gran fermento.Sembra che i patrioti di Rovetta
li vogliano fermare per requisire loro le armi.
Mamma,ti prego,dì al papà di scappare al più presto,di mettersi in salvo.La guerra è finita,non si sa cosa
succederà...Non si capisce più da che parte dobbiamo stare.....Ma,dov'è il papà adesso?.....”
Lina guarda fra l'interrogativa e l'ansiosa la madre,la quale risponde in tono preoccupato:
“Il papà è nella stalla a mungere le capre che Antonino ha da poco fatto rientrare dal pascolo.” ….Fra sé e sé
Priscilla pensa : “ Avessimo ancora le nostre 3 mucche che i fascisti ci hanno requisito per sfamare le
truppe,saremmo fortunati...e invece....”.
Lina si precipita nella stalla:” Papà,ti prego, scappa al più presto,arrivano i fascisti dal passo della Presolana
a Rovetta,cedono le armi ai partigiani,hanno perso la guerra..!”
Silvio sbianca,intuisce il pericolo,consegna a Lina il secchio della mungitura del latte e raggiunge al più
presto la moglie in cucina.
“Priscilla,ha ragione la nostra Lina: è giunto per me il tempo di cambiare aria.....Antonino,Luciano, vi affido
la mamma e Lina.Badate alle capre,al maiale ed al pollame.Ormai siete quasi uomini! ( 12 e 6 anni !).
E tu,Lina,veglia su tutti: occhio aperto,parlare solo all'occorrenza,misurando le parole.Evitare gli sconosciuti.
Priscilla,luce dei miei occhi,mi affido alle tue preghiere.....
Mentre il papà prende commiato dalla mamma,Lina va in camera sua a scrivere velocemente un
biglietto,dalla grafia minuta,che il papà consegnerà ai suoi amici partigiani al Moschel.
“Cari amici miei,quest'uomo,per chi di voi non lo conosce,è mio padre.E' una brava persona,sa fare molte
cose.potrà esservi utile.Vi prego,ospitatelo.Rovetta non è più aria per lui!
In nome dela nostra amicizia,vi sarò sempre grata.
Lina”.
Mentre Lina torna in cucina,la mamma sta consegnando uno zaino al papa' Silvio e gliene illustra il
contenuto.”Silvio ti ho messo dentro :una coperta,biancheria,una maglia di lana,un salame, 5 uova sode ,3
mele,una borraccia piena d'acqua,una pila,un taccuino,una matita ed un piccolo Vangelo”.
Silvio,commosso, abbraccia la moglie ed i figli e si inerpica su per la strada della montagna,senza voltarsi
indietro,con il cuore gonfio di angoscia e di preoccupazione,per l'incertezza del futuro.
Dopo la salita del Canalone e le sponde di Cuncalada,Silvio imbocca la galleria-acquedotto,scavata nel 1932
dal'impresa dell'illustre Nazareno Marinoni,che lì ha contratto una polmonite,e gli è costata la vita.
Silvio impiegherà molte ore per arrivare alla radura del Moschel,ma il favor delle tenebre lo protegge e lo
rincuora.Alla prima curva,intravede un'ombra umana che lo spaventa.”Altola', chi siete?”,intima l'uomoombra....”Sono Silvio dei“Supete”,vengo da Serisola.
“Sono Antonio Marinoni del Ruch”,risponde lo sconosciuto. “Tone bu pani dieci,””cosa fai qui in galleria al
tramonto? Quasi mi hai spaventato!!!”
“I capi della brigata .di Beppe Lanfranchi,dal Moschel mi hanno messo di guardia qui e,a dire il vero, non
si sta proprio male al riparo,dentro questa galleria.Meglio qui che all'adiaccio nel bosco del Lagonero o in
Istria a combattere contro Tito a lasciarci la pelle!!!
Alla fioca luce della lanterna da minatore,che Antonio ha in mano,Silvio gli mostra il biglietto-presentazione
della sua Lina e,poco dopo soggiunge:
“Antonio,pensi che ci sia posto per me tra voi? Non so dove trovare rifugio....”
“Io penso di sì,vi accompagno,fino al prossimo picchetto.Ho l'ordine di muovermi e di perlustrare la zona.
Da quando ho disertato l'esercito (a dire la verità è stato il nostro capitano che ci ha messi sul treno che ci
riportava a casa,perchè vedeva fallita l'impresa,prima del suo nascere, l'andare a combattere contro Tito)
mi trovo qui e so poco di cio' che succede a Rovetta e nella mia casa del Ruch o ,come dicono gli invidiosi,”là
alla Malpensata!!!”
E i due si avviano nella profondità del tunnel che sbocca a Valzurio.
EPILOGO
28-04-2018
Aurora riporta l'attenzione di tutto il gruppo di ascoltatori rivolgendosi alla nonna:
“Nonna Margherita,come finisce la storia di Lina e chi era per noi quella ragazza?”
La nonna Margherita riprende fiato,guarda tutti quei nipoti rapiti dalla magia del racconto,vive un attimo di
commozione e prosegue con tenerezza appassionata a narrare:
Silvio,che nel racconto abbiamo lasciato sulla montagna di Valzurio con Antonio,era mio nonno.Là è stato
accolto dai partigiani della montagna come uno di loro,perchè Antonio ha saputo presentarlo destando la
loro fiducia:
“Ragazzi,questo è Silvio,un mio compaesano,è una persona per bene,accogliamolo,ci potrà aiutare a vivere
il tempo rimanente in cui siamo confinati su questa malga,nel disagio di questa stalla,dove ci è stato detto di
attendere gli sviluppi del dopo-guerra.
Lui sa fare anche l'elettricista;mi ha promesso che,tanto per cominciare,ci sistemerà l'impianto elettrico di
questo rifugio alpino,e poi....”
I compagni rimangono tutti immobili e silenziosi,sono una decina,esprimono un viso dubbioso,non
conoscono Silvio,tuttavia sanno che Antonio è una persona onesta e con i pedi per terra.
Rompe il ghiaccio Gigio di San Lorenzo:
“Qui siamo tutti fratelli,abbiamo un nemico comune: la guerra.Ormai è finita,ma ha sconvolto la vita a tutti
noi.Silvio,benvenuto fra noi!”
Silvio,dal viso teso e contratto per l'angoscia dell'ignoto,passa ad un'espressione distesa e, dopo un sospiro
profondo,sorride ai nuovi compagni e,con tono bonario,così si rivolge a loro:
“La guerra è finita,ma non sappiamo cosa le succederà,se abiterà l'amore o l'odio nel fondo del cuore delle
persone.......Grazie per la vostra accoglienza,amici !”
Nel giugno 1945,ognuno torna a casa propria.Silvio invita Antonio a lavorare nel suo podere di
“Serisola”,dove Antonio e Lina hanno spesso occasione di incontrarsi e di ridere delle paure
passate,soprattutto in occasione di qualche invito a pranzo da parte di Priscilla.
Dopo qualche anno,Antonio si presenta a Lina con un anellino ornato da un'acquamarina
incastonata,prende coraggio e le chiede d'un fiato:
“Lina,mi vuoi sposare?”
Lei risponde stupita:” Cosa ci trovi di speciale in me?”
“Per me, sei bellissima,hai una voce dolcissima.La vita,adesso,ci sorride,perchè la pace sta portando la
speranza e l'entusiasmo di entrare senza angoscia nel futuro”.
Il 28-11-1953,in un giorno di sole,Lina,accompagnata dai suoi familiari vestiti a festa,lascia Serisola ed
incontra, nella chiesa di Rovetta,Antonio,dove don Giuseppe Bravi celebra le loro nozze,sotto gli occhi di una
Madonna Assunta fra gli angeli e i santi.
“Vuoi tu,Maddalena Pierina Pedrocchi sposare il qui presente Angelo Antonio Marinoni?”
“Sì,lo voglio!”
“Vuoi tu,Angelo Antonio Marinoni sposare la qui presente Maddalena Pierina Pedrocchi?”
“Sì,lo voglio!”
“Allora scambiatevi gli anelli e datevi la mano destra.....Ego coniugo vos in matrimonium,in nomine patris,et
filii,et spiritui sanctis amen..........finchè morte non vi separi!
Scoppia un grande applauso.
All'uscita dal portone della chiesa,i due leoni di S.Marco in pietra,posti lì da tempi remoti,osservano fieri il
passaggio del corteo nuziale:la sposa in abito color rosa antico con un cappellino in tinta,i parenti e gli amici
al seguito,allegri,gioviali,festosi,i ragazzi del paese,alla ricerca di confetti, che osservano il loro passaggio,
mentre sono diretti all'hotel Vittoria per il pranzo nuziale.
I due leoni sembrano dire:
“E' scoppiata la pace anche in questa piazza,che ha assistito a tante ingiustizie,sorprusi,discordie.Noi siamo
qui immobili a testimoniare il ritorno della speranza e la vita che si rinnova”.
Dopo una pausa,la nonna Margherita conclude:”Da quel matrimonio sono nata anch'io,ho sposato il nonno
Giambattista,da noi sono nati i nostri figli Daniele,Michele e Gabriele e da loro ...tutti voi! ”.
Aurora chiede perplessa:
“e dei quattro ragazzi sopravvissuti in quel tragico giorno del 28-04-1945,cosa ne è stato,nonna
Margherita?”
La nonna è commossa,l'emozione è troppo grande e le paralizza la bocca.
Prende la parola il nonno Giambattista.
“I sopravvissuti alla strage,alla fine sono ritornati alle loro case.Fernando Caciolo è rimasto 3 mesi nascosto
in canonica da Don Bravi e Adalgisa,la sua perpetua.
I tre giovani occultati nella cisterna dei vostri trisnonni Bartolomeo e Maria Giuditta,ci sono rimasti qualche
tempo,fino a quando è stata libera la strada per il palazzo del seminario di Clusone ed ,in seguito,per le loro
case lontane.
Il parroco ha avvisato per lettera i famigliari dei ragazzi fucilati,che,quando la giustizia ha terminato il suo
corso,nel 1947 hanno potuto venire nel piccolo campo santo di Rovetta a raccogliere i resti dei loro poveri
ragazzi.
La lapide con i loro nomi e le loro provenienze,fu sostituita da un'enorme pietra anonima,ed è stata gettata
a terra,forse, da un'incauto muratore,e si è spezzata in cento frammenti,che venivano calpestati dai
passanti.
La vostra nonna Margherita ha raccolto pietosamente i frammenti ad uno ad uno,e li ha ricomposti.
La parete posteriore della lapide rivelava una poesia.
Margherita,a memoria ,recita:
“I miei fiori sono per i prigionieri
occhi velati dalla lunga attesa,
dita cui fu negato cogliere,
pazienti fino al Paradiso”
(Emily Dickinson 1859)
Ragazzi,non dimentichiamoci mai di loro!!!
Ed infine....................
28-04-2032
Aurora,Bianca e Camilla quando,per un richiamo atavico, ritornano alla casa dei trisnonni,in mezzo alle
montagne,si fermano alcuni istanti al piccolo campo santo di Rovetta e depongono sempre sulla pietra
anonima ,che ricorda quei 43 ragazzi,un piccolo fiore.
In memoria dei miei genitori Antonio e Lina
Marinoni Margherita Ausilia
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