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Supernonna Clotilde, 97 anni, infaticabile curiosa alla tastiera di un

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Supernonna Clotilde, 97 anni, infaticabile curiosa alla tastiera di un
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22
1 febbraio 2016
“Sa ’eccia no intendia ca morria, ma intendia ca imparu obìa...”
Supernonna Clotilde, 97 anni, infaticabile
curiosa alla tastiera di un computer
S
appiamo fin troppo bene che oggigiorno serve molto poco
per diventare famosi in rete, anche se per poche ore. Basta il video giusto e il gioco è fatto. Uno scherzo al compagno di classe malcapitato che ha il sapore del bullismo, una
parodia stonata di una cantante famosa, e altro, ancora più
triste, come minorenni che mettono a disposizione i loro corpi su internet, brevi video in cui si mortificano e a volte sconfinano nella pornografia. Questi sono i video che diventano
virali negli ultimi tempi. Milioni di visualizzazioni in pochi
giorni, per circostanze che rimarranno per sempre in rete e
faranno il giro del mondo con un solo click.
Queste settimane, però, a Samassi è accaduto qualcosa di diverso. Un’anziana ospite della Società Cooperativa Sociale
“Lago e Nuraghe” è diventata famosa grazie ad un video pubblicato su facebook che sta per raggiungere le 90.000 visualizzazioni. Niente di provocatorio od offensivo, ma la semplice prova che il progresso interessa tutti gli individui di
ogni età. La protagonista di queste vicende si chiama Clotilde Serpi, e nasce nel 1918 a Ussaramanna.
Vado a farle visita nella casa di riposo in mattinata, mi accoglie con affetto e ci accomodiamo nell’ufficio del direttore
Alessio Setti. Nonna Clotilde vuole che sia sempre presente
durante le sue interviste, in questi giorni ci ha fatto l’abitudine. L’unione Sarda, la Nuova Sardegna, altri giornali online
e poi è il turno della televisione: Videolina, Rai Uno e chissà
che non ci saranno altre visite per lei… Spera in Maria de
Filippi o Barbara D’Urso, magari.
Seduta nel posto d’onore, alla scrivania, è già pronta a mettere le sue mani sulla tastiera. Avete capito bene, nonna Clotilde alla veneranda età di 97 anni sa usare il computer. Il video virale la immortala mentre scrive dei versi su word e poi
dice: “Magari poi condividiamo su facebook!” Ecco perché
vado da lei, voglio conoscere la sua storia e come è arrivata
ad usare il pc.
Inizia a parlare senza tanti fronzoli e incomincia un fantastico viaggio nel tempo che mi riporta indietro di quasi cento
anni, Clotilde ha una memoria di ferro. Mi racconta dei genitori, dei fratelli che ricorda nome per nome e per ordine di
nascita (e sono dieci, mica è poco), addirittura talvolta si scusa perché fa confusione con qualche data e io in cuor mio
rido di gusto, perché lei dice di non ricordare certi avvenimenti e poi arriva a dirmi le generalità del primo emigrato in
America di Ussaramanna…È una donna energica, ma dai toni
gentili, è stata temprata dalla povertà, dagli stenti a cui i nostri nonni furono costretti a causa della guerra, è diventata
forte per mantenere la sua famiglia e i vari lutti che hanno
accompagnato la sua esistenza non l’hanno mai piegata. Le
piace parlare ed è un’abile cantastorie, ma lei stessa mi dice
che ci sarebbe tanto da dire e la storia diventerebbe troppo
lunga e io mi bevo ogni sua parola con trasporto dimenticandomi delle lancette dell’orologio che girano. Da Ussaramanna giunge, poi, a Cagliari e lavora presso diverse famiglie
benestanti come donna di servizio, per poi fare ritorno a casa
durante i bombardamenti, fidanzata con un vecchio compagno delle elementari decidono di sposarsi mentre lui è in congedo ed è dopo la fine della guerra che possono incominciare
la loro vita insieme. Clotilde ha due figli, un maschio e una
femmina, che con le rispettive famiglie si trovano lontano da
lei, il marito le ha dovuto dire addio a soli 62 anni a causa
della leucemia e lei dopo aver continuato a trascorrere la sua
esistenza fra alti e bassi è giunta a Samassi ormai sei anni fa.
Quando le chiedo come si trova, guarda subito Alessio e gli
sorride, poi mi rivela che per lei sono tutti suoi nipoti, è felicissima di trovarsi al “Lago e Nuraghe” e la considera ormai
la sua grande famiglia. A metà intervista squilla un cellulare,
non è il mio e neanche quello del direttore… Nonna Clotilde
risponde come se niente fosse e scambia alcune frasi con sua
sorella per poi riattaccare e scusarsi per l’interruzione.
«Sa usare anche il cellulare?» le domando curiosa.«Certo, solo
che non so ancora scrivere i messaggini, servirebbe qualcuno
che mi insegnasse a tempo perso!» Avrebbe tanto voluto continuare gli studi, ma, a causa delle ristrettezze economiche e i
tempi in cui è vissuta non ha potuto, ma non si è mai persa
d’animo e ha coltivato la sua vena poetica durante gli anni.
Scrive tante poesie, ringraziamenti e lettere, ne ha quaderni
pieni e certe sono diventate anche famose, per esempio quella
che ha scritto al Papa nel 2014, la cui risposta capeggia fieramente incorniciata nell’ufficio del direttore.
Dal calamaio che le riempiva mani e vestiti di inchiostro è passata alla tastiera del computer con facilità e curiosità, a dimostrazione che la tecnologia non è solo per i giovani. Si propone
di farmi vedere e in pochi minuti scrive con la tastiera alcuni
versi che dedica ai papà. Mi dice con un sorriso: «Sa, signorina, la Rai mi ha chiesto che ne pensassi delle donne, ma degli
uomini non parliamo mai? Ho deciso di scrivere per loro, oggi.»
Ha le idee chiare su che cosa sia l’amore e me lo sottolinea con
serietà.«Non importa se si è sposati, compagni o altri termini
che usate oggi… Fondamentale è l’amore, volersi bene e vivere insieme con armonia. L’unica cosa? Le mani in tasca! Non
si deve mai arrivare a mettere le mani addosso, è normale discutere ma senza esagerare. Quindi sempre le mani a posto, e
non è un rimprovero solo per gli uomini, ma anche per le donne!»
Nonna Clotilde è anche tanto simpatica e ironica e mi regala
diversi aneddoti divertenti, ma improvvisamente pare rattristarsi e si scusa preventivamente per ciò che sta per dirmi, guar-
da in alto e chiede perdono a Dio, prende un bel respiro e incomincia a parlare: «Sto per dire una cosa brutta, ma è ciò che
penso. Oggigiorno, è brutto dirlo, - rimarca per l’ennesima
volta - sarebbe meglio non mettere al mondo figli. Esiste talmente tanta cattiveria in questo mondo… Mi fa paura e spero
tanto che il Signore possa cambiare la situazione, altrimenti
potrà solo peggiorare e chissà dove finiremo. La cattiveria,
quando si arma, riesce a prevalere sul bene e a far tanto soffrire, glielo assicuro!» Si rende conto che le sue rivelazioni mi
danno da pensare e con un sorriso mi tranquillizza cercando
di cambiare poi argomento. Io la riempio di domande e ho
bisogno di soddisfare diverse mie curiosità, ma non posso andare troppo fuori tema e con un sospiro riprendiamo a parlare
di computer e tecnologia. È la quarta volta che traffica con la
tastiera di un pc e deve ringraziare nuovamente il direttore
della struttura che la ospita se ciò è stato possibile, il suo grande desiderio è stato esaudito. I suoi occhi sono vispi e curiosi,
hanno una luce particolare, hanno sete di sapere e conoscere il
più possibile. Nonna Clotilde alla bella età di 97 anni vuole
ancora imparare, quando avrebbe tanto da insegnare, ma mi
rivela che non esiste età per apprendere e la sua curiosità non
l’abbandonerà mai finché sarà viva.
Dopo averla salutata la lascio al computer, collegata su facebook per rispondere ai numerosi contatti che le hanno fatto i
complimenti sulla pagina della Società Cooperativa Sociale
“Lago e Nuraghe”. Una mattinata produttiva che rimarrà impressa nella mia memoria per sempre. Ringrazio nonna Clotilde per avermi ricordato che nonostante le difficoltà della vita,
le prove a cui ci sottopone, il dolore con cui ci mette alla prova e le altre vicissitudini non dobbiamo mai arrenderci. È tutto parte del gioco chiamato vita, serve a temprare l’essere
umano per ricordargli di non arrendersi mai.
Il 26 gennaio la storia di signora Clotilde viene raccontata a
“Storie Vere”, l’inserto di Uno Mattina condotto da Eleonora
Daniele e curato dal regista tv Riccardo Nisini.
C’è un proverbio africano che dice che «un vecchio che muore
è una biblioteca che brucia» non ci sono parole più azzeccate
per definire gli anziani, è il nostro più grande tesoro ed è
bene imparare a valorizzarlo prima che sia troppo tardi.
Carola Onnis
Barumini
D ov e e qu a n d o d on a r e
Sarà realizzato un ostello
nell’ex stazione ferroviaria
Ormai è ufficiale: il Comune ha ricevuto dalla Regione un
finanziamento di 542 mila euro per ristrutturare il fabbricato
dell’ex stazione ferroviaria per adibirlo a ostello della gioventù. A breve inizieranno i lavori nell’edificio, ormai in disuso da decenni, per realizzare 14 posti letto, al
cui interno sarà realizzato anche uno spazio espositivo riferito alla storia
delle ferrovie a Barumini.
Tra l’altro, l’Arst ha predisposto la valorizzazione
della vecchia linea ferroviaria trasformandola in pista ciclabile, che parte da Isili, attraversa Nuragus e Gesturi, con punto di arrivo proprio all’ex stazione di Barumini.
Un pezzo di storia tanto caro ai baruminesi, che usufruirono
del tratto di ferrovia per 41 anni, allora il sistema di trasporto
terrestre più veloce, successivamente sostituita con servizi
automobilistici. L’edificio della stazione ospitava la stanza
del telegrafo allora utilizzato per le comunicazioni di servizio per la circolazione dei treni, le sale d’attesa di seconda e
terza classe, biglietteria e magazzino merci, tutto al piano
terreno. Mentre al piano rialzato vi era l’alloggio per il personale e il capo stazione. A distanza ormai di decenni avrà un
look e utilizzo completamente diverso.
Carlo Fadda
dalle ore 8.00
alle 12.00
Arbus Piazza Mercato............................................................sabato 6 febbraio
Furtei
Piazza Municipio...................................................domenica 21 febbraio
Gonnosfanadiga Via Mameli 1..........................................sabato 27 febbraio
Guspini Via Don Minzoni 107...............................................sabato 20 febbraio
Sanluri Piazza San Pietro......................................................sabato 13 febbraio
San Gavino Ospedale .......................................... martedì - giovedì - sabato
Sardara Via Oristano............................................................sabato 27 febbraio
Serramanna Poliambulatorio C.so Europa..................domenica 14 febbraio
Serrenti Via A. Gramsci...................................................domenica 14 febbraio
Villacidro Via Guido Rossa ..................................................sabato 6 febbraio
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1 febbraio 2016
Peste e corna
di Edmunduburdu
TORNIAMO A BOMBA
A
vanti, è ora, più sberle a chi lavora: così, più o meno,
si gridava qualche decennio fa, e forse il concetto è
ancora più che valido. Ma chi diamine sono i lavoratori?
Individui pieni di entusiasmo, di capacità, di correttezza
professionale, e maltrattati dai datori di lavoro, stando a
qualche sindacalista, oppure fannulloni senza nerbo, stando ad altri, assenteisti e irresponsabili. Un po’ come i nostri manager e capi d’azienda, strapagati dieci, cento o più
volte il semplice dipendente, qualcuno modesto e serio,
qualche altro incapace ma arrogante. La differenza tra i
primi e i secondi è che se un’azienda, non importa se pubblica o privata, va a rotoli, i dipendenti vengono licenziati
o messi in cassa integrazione e i manager restano al loro
posto o liquidati a suon di milioni. I primi infatti hanno
sindacati semplicemente velleitari, i secondi santi protettori in cielo.
Ci siamo ridotti male e nessuno pare in grado di ridarci un
briciolo di giustizia. I politici si azzannano sul tema del
pelo nell’uovo, anziché sulla valanga che cade, e tutto resta fermo. Politici servi di capicorrente o di capipartiti,
con i quali tuttavia contrattano il loro futuro di servitori
della patria a patto d’essere riconfermati nei loro ruoli di
parlamentari o di amministratori di qualcosa che solo a
loro fa comodo. E quando non bastano le convinzioni personali fanno valere le loro credenze religiose o strani principi, dimostrandosi ancora servi di un qualcosa che con la
vita reale delle persone non ha niente a che fare. Esempi
ne sono i contrastanti punti di vista tra le diverse modalità
di adozioni, di unioni, di considerazione dei cosiddetti diversi, di sanzioni per immigrati clandestini (ma c’è davvero qualcuno che crede che un immigrato sia in grado di
pagare le multe che si prevedono in questi casi?), di aborto, termine vita, educazione, lavoro, pensioni, occupazioni, garanzie eccetera? E se questo non bastasse, ora finalmente arrivano norme da approvare su guidatori senza patente e su lavoratori assenteisti. Il buon senso e la capacità
di comprendere altri punti di vista per trovare qualche accordo in tempi decenti non esistono. Se non è quello alla
bibbia o al vangelo o al papa o a un’altra religione o a
esigenze particolari di qualcuno c’è alla fin fine il richiamo alla costituzione che, seppure di grande visione, è sta-
IL COMMENTO
ta comunque scritta quasi una settantina d’anni fa mentre
tempi, abitudini ed esigenze della popolazione sono cambiati. E così politici, imprenditori, sindacalisti e predicatori continuano a contestarsi giorno dopo giorno e una riforma qualsiasi, magari di assoluto rilievo, tarda a essere
decisa e approvata. E quando questo succede occorrono
ancora mesi o anni perché possa essere attuabile, cioè portata a termine. E se poi a questa si aggiungono i codici e i
codicilli, i distinguo troppo spesso difficilmente interpretabili e le varie eccezioni a seconda delle circostanze e
delle caratteristiche si ottengono norme comprensibili solo
in funzione dei diversi e spesso contrastanti punti di vista. E le persone che dovrebbero adattarsi alle nuove norme cosa possono fare?
Però, alla fine, il Senato ha approvato la sua riforma con
i voti favorevoli (salvo qualche assente) della maggioranza, dei verdiniani e di qualcuno di Forza Italia, mentre come sempre il tonante Brunetta parla di riforma farsa e assicura che il referendum sarà per Renzi una disfatta. E poi la questione delle unioni civili e delle adozioni
da parte di un partner dei figli dell’altro, dato che tutti si
sentono in dovere di stabilire codici comportamentali che
limitano non la libertà propria ma quella altrui e si programmano manifestazioni di laici e di family day, gli uni
contro gli altri, anziché tutti per il rispetto della persona
e dei diritti individuali. Un bimbo che si trova a vivere
con due genitori dello stesso sesso ma in armonia è meno
felice di uno che vive con due genitori di sesso diverso
che non vanno d’accordo? Però, intanto, un passo avanti
è stato fatto con la questione dei non patentati alla guida
magari di macchine non loro e degli assenteisti timbratori in proprio e per conto terzi, dove l’ago della bilancia è
stato un po’ troppo tenero con i primi (solo multe la prima volta che li becchi? e non è possibile che stiano girando senza patente da anni?) e finalmente calci nel sedere agli altri. Non sarebbero stati inappropriati i calci
anche a chi va in giro senza patente, o si vuole ancora
una volta non educare, ma consentire di ignorare o infrangere le regole dimenticando che è tempo di smetterla
con i furbetti di ogni genere? C’è speranza che il cervello umano cresca?
di Rinaldo Ruggeri
QUESTO MATRIMONIO
NON S’HA DA FARE
La rettitudine per un politico deve essere un requisito imprescindibile, come lo spirito di servizio e la conoscenza.
Tutte queste caratteristiche sono passate in secondo piano, oggi ha spazio il politico che vende sogni e sfodera un
look accattivante. Un ammaliatore che spesso parla alla
pancia della gente, con falsità e disonestà intellettuale.
Questo modo di essere di certi politici odierni lo vediamo
in modo esplicito quando affrontano la questione del terrorismo cosiddetto islamico. Un politico accorto, un politico che studia e approfondisce i problemi non commetterebbe mai gli strafalcioni strategici che si stanno facendo.
Accreditare la tesi che tutti gli islamici sono dei terroristi
o dei fiancheggiatori, oltre ad essere una falsità, è una idiozia politica. Questa politica dozzinale, che non nota le differenze, che non sa discernere il grano dalle zizanie, lavora per la causa terrorista, agevolandone il proselitismo.
Un politico preparato ed intelligente sa cogliere le differenze ed operare su di esse per isolare i terroristi. Bisogna
isolare i terroristi creando il vuoto intorno a loro con una
politica di accoglienza e di integrazione. Questa politica
comporta per l’Occidente certamente dei costi, però sempre meno delle spese militari che si fanno nelle guerre
odierne, non dichiarate.
Per accogliere dobbiamo essere consapevoli che abbiamo
a che fare con una cultura diversa dalla nostra. In materia
di libertà e di emancipazione della donna, l’Islam ha molte analogie con il nostro passato e, in alcuni casi, con il
nostro presente. Il Cristianesimo storicamente non ha niente
da invidiare a nessuno in materia di repressione delle libertà. Ancora oggi, parte dei cattolici del nostro paese vogliono imporre ai cittadini italiani, con la forza delle leg-
gi, le loro convinzioni spacciandole per universali. Questo tentativo è palese in materia di unioni civili, si vuole
bloccare o snaturare la legge in discussione in Parlamento. Nessuno vieta ai cattolici di sposarsi come meglio credono, con chi vogliono o con i riti che ritengono giusti.
Perché devono vietare ad altri ciò che a loro è consentito?
Il matrimonio è stato storicamente un lusso delle classi
benestanti, sancito da unioni civili o da accordi fra famiglie. Per dodici secoli la Chiesa ha convissuto e operato in
questa situazione sociale, solo con il Concilio Lateranense IV del 1215 si inizia a parlare di matrimonio fra cattolici come sacramento. Strano, tutti i papi che si sono succeduti fino al Basso Medioevo erano distratti o non avevano
capito che il matrimonio era un sacramento. Ci sono voluti oltre trecento anni di discussione nella Chiesa per stabilire definitivamente che il matrimonio è un sacramento
(Concilio di Trento 1545-1563 ). Sono stati uomini come
noi, e non Dio, come la storia dimostra, a dare un’aureola
di sacralità al matrimonio. Fu il papa Innocenzo III a santificare il matrimonio, uomo non certo pio secondo il libri
di storia. Sotto il suo papato si svolse il Concilio Lateranense IV, Concilio che diede organicità alla lotta agli eretici con l’inquisizione. Fu sotto il suo papato che la comunità cristiana dei Catari (Albigesi), ritenuti eretici, furono
trucidati. Tristemente famoso fu il massacro di Béziers del
22 luglio 1209, vennero sterminati circa 20.000 abitanti
fra uomini, donne e bambini. A fine crociata contro l’eresia dei Catari si calcola che vennero uccisi oltre un milione di individui. Cambiano i tempi ma la logica è sempre la
stessa: reprimere con la forza delle armi e delle leggi chi
reclama libertà e uguaglianza dei diritti.
23
LETTERE
ARBUS: IL FALÒ DI
SANT’ANTONIO NEL CIRCUITO
REGIONALE DEI FUOCHI
La nona edizione dei fuochi di Sant’Antonio ad Arbus ha
lasciato aria di festa, tantissimi i complimenti e gli attestati di
elogio ricevuti. Nonostante il grande freddo in tanti non hanno voluto rinunciare all’appuntamento che, dopo 9 anni, è
tornato nella parte sud del paese. Sono state tante le famiglie
con gli animali al seguito, oltre ogni nostra più rosea previsione visto anche le condizioni meteo, ma ci ha fatto piacere
notare parecchie
persone venute
dai paesi limitrofi,
tenuto conto del
periodo destagionalizzato è per noi
più che positivo.
Fra qualche settimana ci sarà il rinnovo del gruppo
dirigente, sono
ampiamente soddisfatto del risultato conseguito in questi anni
di presidenza, termino il mandato consapevole di lasciare l’associazione in ottima salute e in buone mani composta tra l’altro da persone validissime e motivate che insieme a me non
si sono arrese davanti alle difficoltà, non potevo che chiudere questo mandato con questo grande risultato.
Dal 2007 abbiamo sempre realizzato in proprio questo evento che ha avuto un consenso sempre maggiore, ma per questa
edizione la differenza l’hanno fatto proprio le numerose famiglie che hanno partecipato e che sono state la parte attiva
per la realizzazione del falò. I presupposti per inserire la nostra iniziativa nel circuito regionale dei fuochi di Sant’Antonio ci sono tutti, l’iter è già in cantiere dal mese di novembre
e siamo convinti che questo risultato sia il punto d’arrivo e il
premio per il lungo lavoro svolto in questo costante decennio
di attività continuativa.
Tante le difficoltà ben note, burocratiche, amministrative ed
economiche, ancora oggi non conosciamo l’esito dell’istanza prodotta con il “ nuovo bando “ per ottenere un qualche
minimo contributo a fronte delle spese sostenute. Aldilà di 6
tavoli, 12 panche e 2 cartelli stradali, altri quattro avuti da
una impresa locale, altro non ci è stato dato; speriamo che
ciò che è successo per la festa dell’emigrato sia solo una brutta
pagina di questa lunga estate. Sentirsi dire da chi di dovere
che per le spese, nonostante obbligati ad inserire “Con il Patrocinio economico del Comune di Arbus” e il logo, “la manifestazione è a vostro rischio “ non va per niente bene, soprattutto quando ci si impegna per l’intera comunità.
Sarebbe forse il caso di chiedere il parere a tutti quei cittadini
che hanno presenziato all’evento, verificare se hanno o meno
il diritto di vedere qualche loro contributo dirottato a questo
tipo di attività culturali; usanze e tradizioni dimenticate nel
tempo fanno parte del bagaglio culturale di ogni comunità e
noi da sempre siamo qui presenti nel territorio adoperandoci
in tal senso.
Graizie quindi ai parroci per la rinnovata presenza ma in particolare a don Gian Luca Carrogu per l’ospitalità e per averci
messo a disposizione gli spazi dell’Oratorio San Giuseppe,
all’associazione Pecora Nera di Arbus, alla Protezione Civile e a quanti ci hanno sostenuto.
Luciano Lampis
Presidente dell’associazione folcloristica Sant’Antonio
PANE AL PANE E VINO AL VINO:
RISPOSTA
Egregio direttore,
mi permetta di rispondere con due righe al commento che
mi riguarda, presente nella Gazzetta del primo gennaio a pagina 22 intitolato “Pane al pane e vino al vino” avente firma
“Efisio Cadoni - Villacidro”.
«Egregio Signor Cadoni, non sono arrivato alla fine del suo
chilometrico intervento. Non me ne voglia, ma mi sono annoiato già dalle primissime battute. Capisco comunque lo
sforzo e per questo la ringrazio per tutte le ore che mi ha
dedicato, cercando informazioni generiche e etimologiche su
vocabolari, enciclopedie o su Google allo scopo di potermi
rispondere al meglio (rispondere a me e non parlare del concetto in sé).
Grazie».
Saimen Piroddi
PDF Compressor Pro
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1 febbraio 2016
Pabillonis
Sant’Antonio Abate: sagra di tradizioni contadine
A
Pabillonis la sagra di Sant’Antonio, protettore del fuo
co, ha seguito ancora la tradizione con antiche usanze
che hanno visto in primo luogo l’accensione di un enorme
falò comunitario, la distribuzione intorno al fuoco di piatti di
ceci con cotenna di maiale, del pane benedetto e la benedizione degli animali domestici. Tutto si è svolto come programmato dal comitato organizzatore, presieduto da Domenico Pia, che si è prodigato con impegno per garantire la buona
riuscita della manifestazione. Particolarmente suggestiva la
cerimonia della benedizione degli animali domestici che molti
cittadini hanno portato davanti alla chiesa di Fatima. Alle 19,
nello spazio pubblico di via Sardegna, un folto pubblico ha
assistito alla benedizione e accensione del falò da parte del
parroco don Luca Pittau e al bellissimo spettacolo pirotecnico. Subito dopo il comitato ha iniziato la distribuzione, per
tutti i presenti, dei ceci con cotenna di maiale, del pane, arrosti vari e vino locale, mentre sul sagrato della chiesa si sono
esibiti numerosi ballerini accompagnati dalla musica di Mat-
Gonnosfanadiga
tia Murru all’organetto, Antonello Carta alla fisarmonica e
da Angela e Pepe. Suggestivi i riti religiosi che si sono svolti
sabato e domenica con la benedizione del pane per i poveri,
la processione con il simulacro del santo accompagnato dal
gruppo Folk Santu Juanni e dal suono delle launeddas. Domenica, infine, dopo la messa, nel salone parrocchiale il comitato organizzatore ha distribuito a tutta la popolazione i
malloreddus allo zafferano e il pane benedetto.
Dario Frau
Pabillonis. Organizzata dalla Pro loco
Su Fogadoni e altri cinque fuochi in onore del Santo
Gonnosfanadiga ha festeggiato Sant’Antonio
Abate. La festa, organizzata dalla omonima associazione costituita nel duemila, è sempre stata
ospitata nella parrocchia Madonna di Lourdes,
dove si trova il simulacro del santo. Quest’anno per lavori di restauro della chiesa a farsene
carico è stata la parrocchia del Sacro Cuore.
La grande partecipazione di fedeli è stata un
segnale di «unione e comunione» afferma don
Giorgio Lisci, che ha celebrato la santa messa
e benedetto il pane. Dopo la processione è stato acceso il falò. Significativa la presenza, nonostante il freddo, di tante persone e di tutte le
istituzioni locali.
“Su Fogadoni” è stato allestito con quaranta
quintali di legna. Gianni Demelas, presidente
del comitato di san’Antonio, ricorda: «Fino a
due anni fa, grazie alle offerte, riuscivamo a
distribuire millecinquecento pasti. Con l’avvento della crisi sono due anni che non offriamo da mangiare, ma continuiamo ad organizzare le celebrazioni, il grande fuoco, la distribuzione del pane e l’offerta dell’immagine del
santo in terracotta e cartacea con la preghiera». La comunità di Gonnosfanadiga è tanto devota a San’Antonio che sono stati allestiti altri fuochi in cinque zone diverse del
paese. Numerosa la partecipazione attorno
ad ogni falò: «Come associazione - asserisce Cesare Frongia, dell’associazione culturale Il Coriandolo - organizziamo il fuoco da circa dieci anni, è sufficiente recuperare la legna per allestirlo, qualche sponsor
che contribuisca all’organizzazione degli
assaggi per i partecipanti e fare il passaparola con gli inviti ad amici, parenti e conoscenti e quanti vogliano condividere insieme un momento di serenità e la festa è assicurata».
«Ben vengano tanti fuochi - sottolinea Gianni Demelas - sarebbe bello che per la prossima edizione la processione potesse tracciare un percorso con tante tappe quanti
sono i fuochi allestiti, come segno di benedizione degli stessi”.
Elena Fadda
È stata la Pro Loco a rinnovare, anche quest’anno, l’antica usanza di Su trigu cottu: offrire al mattino dell’ultimo giorno di dicembre una
ciotola di grano bollito condito con la sapa (mosto cotto). Non sarebbe di buon auspicio, infatti, iniziare l’anno nuovo senza l’assaggio di questo particolare alimento,simbolo di prosperità
e di fertilità. Su trigu cottu, inoltre, secondo la
tradizione, è anche un toccasana per gli animali: un tempo veniva dato ai buoi, alle pecore e a
tutti gli animali da cortile, perché li preservava
dalle malattie della bocca. Una tradizione che
a Pabillonis, le donne anziane seguono ancora
scrupolosamente secondo le antiche consuetudini. «I preparativi incominciano già il 29 dicembre con la ricerca del grano, che viene cernito con i crivelli in ferro o in giunco e poi
messo in ammollo in acqua fredda. Nel tardo
pomeriggio del giorno dopo, il cereale viene
fatto bollire in una grossa pentola, e dopo 5 o 6
ore di cottura il recipiente viene ricoperto di
paglia, per mantenersi caldo fino alla mattina
seguente (quando verrà mangiato)», spiega Lui-
Si è ripetuta
l’antica usanza
de Su trigu cottu
gia (Elisa) Manca 92 anni che, nonostante
l’età, anche quest’anno ha preparato su trigu cottu per tutto il vicinato. Luigi Erdas,
il presidente della Pro Loco, insieme ai volontari dell’associazione, per mantenere
viva questa usanza, in piazza San Giovanni ha allestito uno stand dove, per tutta la
mattinata di giovedì, è stato offerto su trigu cottu a tutta la popolazione, in caratteristici tegami di terracotta. (d. f.)
Pabillonis
Grandi e piccoli alla tombolata della Prociv
Ancora una volta è stato un successo la Tombolata organizzata dalla Prociv. Adulti, bambini,
famiglie intere hanno riempito i tavoli della sala
principale del centro di aggregazione sociale di
via Su Rieddu per partecipare all’estrazione dei
numeri vincenti. Un’iniziativa che ha permesso
alla comunità di trascorrere tre serate all’insegna del sano divertimento e di lieti momenti
socializzanti. Soddisfatti anche gli organizzatori che hanno ringraziato tutti coloro che hanno
collaborato per la buona riuscita della manifestazione. (d. f.)
PDF Compressor Pro
1 febbraio 2016
EMOTIVAMENTE
di Alice Bandino
LETTERE
psicologa
[email protected]
EMOZIONI E RICORDI
Mi scrive una lettrice per condividere il proprio disagio
causato dal ricordo di eventi emotivi passati che prepotentemente stanno interferendo nel suo presente.
Le più recenti ricerche sull’argomento propendono per
dare una centralità alle emozioni nel processo del ricordo, ovvero tendiamo a tenere in memoria eventi che son
stati intensamente emotivi quando li abbiamo vissuti
(positivi/negativi), indipendentemente dal quando e con
chi son avvenuti.
I ricordi piacevoli son più facilmente ricordabili di quelli
negativi, in un’ottica di sopravvivenza della specie, una
sorta di auto-medicazione del nostro organismo che delega la mente a relegare spiacevolezza e sofferenza nell’oblio privilegiando gli eventi positivi che hanno suscitato quindi emozioni positive.
Un turbinìo di emozioni vissuto nell’infanzia o nell’adolescenza potrebbe quindi essere riportato in memoria in
qualsiasi momento durante l’arco della nostra vita? Parrebbe di no; sembra esserci una tendenza a rivivere particolari ricordi in base all’umore che abbiamo nel presente e pare che con l’avanzare dell’età si tenda a “lasciare scivolar via”i ricordi spiacevoli e a trattenere in
memoria quelli piacevoli, sempre per una questione di
omeostasi (equilibrio) organica: meno spiacevolezza psichica equivale a meno dolore, a meno stress e quindi a
minori rischi di salute stress-correlati (le comunità scientifiche di PsicOncologia e PsicoNeuroEndocrinoImmunologia da tempo si occupano della correlazione tra
stress e insorgenza del cancro ad esempio).
Se un ricordo turba, può farlo in maniera positiva o negativa. Spesso può essere il campanello d’allarme per
capire che stiamo vivendo percorsi inadeguati alle nostre reali emozioni/motivazioni.
I ricordi possono essere funzionali in positivo per mi-
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gliorarci, per attivare quei meccanismi di resilienza utili per affrontare eventuali eventi stressogeni fisiologici del ciclo di vita. Se i ricordi turbano vanno affrontati e non evitati; la regolazione delle emozioni associate ai ricordi, ci permette di contestualizzarli per raggiungere il giusto benessere psico-fisico. Il cambiamento necessita di una buona dose di coraggio, di molta
autostima e di autoconsapevolezza delle proprie emozioni.
Come sempre le emozioni sono al centro del nostro
mondo interiore con conseguenze sul mondo reale, non
è tanto il ricordo che turba, quanto il significato emotivo che abbiniamo ad esso, e questo potrebbe essere
il punto di partenza anche per la lettrice.
La signora potrebbe capire (con un sostegno psicologico o con l’invio a un percorso di psicoterapia), quali
son le emozioni legate ai ricordi e perché queste la turbano proprio in questo preciso momento.
SGARBI E FEISBUKISTI QUOTIDIANI:
BUONE NOTIZIE PER I BILANCI
COMUNALI 2016
Dopo diversi anni arrivano notizie positive nella predisposizione dei bilanci comunali per il 2016. Grazie alle misure
inserite nella legge di stabilità nazionale, tutte le amministrazioni comunali sono poste nelle condizioni di abbassare le
imposte locali e di far ripartire le opere pubbliche. Ecco in
sintesi le novità più rilevanti.
1. Viene eliminata la Tasi sulla prima casa: questo significa
che i sardaresi, ad esempio, risparmiano circa 130.000 euro,
mentre il comune dovrebbe (condizionale d’obbligo) ricevere una compensazione dallo Stato.
2. Viene dimezzata l’Imu sulle case concesse gratuitamente
ai figli. La legge di stabilità ha previsto una riduzione del
50% sull’imponibile delle abitazioni date in comodato (registrato) d’uso ai figli. In soldoni, a Sardara, a parità di aliquota, si pagherà la metà dell’Imu versata nel 2015.
3. Esenzione Imu per i terreni agricoli. A decorrere dall’anno 2016 sono considerati esenti da IMU i terreni agricoli nei
comuni presenti nella Circolare del Ministero delle finanze
n. 9 del 14 giugno 1993 (Sardara compresa). In soldoni non
si pagherà più l’Imu sui terreni agricoli.
4. Allentamento del patto di stabilità: è la novità più importante. Permetterà di far ripartire tutti i lavori del passato e
sospesi dal 2012. Per gli anni futuri permetterà di poter spendere quanto incassiamo. In soldoni, a Sardara, sarà possibile
investire 200.000 euro annui aggiuntivi rispetto al triennio
appena trascorso.
È evidente quindi che non si tratta di amministrazioni “cattive prima” e “brave adesso” ma semplicemente di vincoli normativi sempre decisi a Roma. Se tutti coloro che si occupano
della “cosa pubblica” avessero maggiore onestà intellettuale
nel spiegare anche i tecnicismi ed una minore propensione
alla demagogia e al populismo questo Paese (Italia) sarebbe
migliore. Anzi normale.
Peppe Garau
sindaco di Sardara
POSTO ERGO SUM
di Nino Cannella
Il 23 Dicembre Vittorio Sgarbi è stato ricoverato per un problema clinico improvviso, e ha postato in facebook l’immagine di sé come paziente post-operatorio intervistato appena
dopo una situazione chirurgica felicemente risolta. Mi è piaciuto ascoltargli un (per me) intelligente appunto di varia
umanità sul letto ospedaliero, davanti ad una videocamera (o
smartphone che fosse) che lui stesso presumibilmente avrà
richiesto tra una pastiglia e l’altra. Parole di chi sa quel che
ha da dire anche intorno ad un grave momento personale di
ordine sanitario. Ed io stesso ho voluto inviargli un messaggio di fraterno augurio, solidarizzando con chi testimoniava
con serenità di giudizio una grave vicenda avversa. Ma non
l’ho fatto perché ne venisse a conoscenza. Lungi da me il
pensiero! I “mi piace” erano centomila, e i commenti migliaia e migliaia, col mio che non poteva che risultare disperso
come una goccia d’acqua nell’Atlantico. Ma forse perché il
mio “commento” è finito dalle parti del mio “diario”, ho curiosato, trovando oltre ad una fiumana di clikkate a più
zeri relative a lui, un successivo post di Sgarbi che contestava il menù della sua situazione alimentare in campo ASL.
Questo il testo: “ho chiesto cappelletti in brodo e mi hanno
portato un tè.” Era il supremo canto di un cantante in un karaoke fatto con le dita…o era l’ultima sgarbiàna occasione
per pigliar per culo il mondo in browser? Non era certamente
della stessa dignità espressiva del dantesco “Amor ch’a nullo
amato amar perdona”, né un “Addio monti sorgenti dall’acqua ed elevati al cielo”, o l’esordio del carme “I Sepolcri”,
ma non per questo verrebbe di dire che “tasteggiare” con tanto
“feisbukpensiero” serve soltanto a conquistare illustri anonimi demenzialmente sparsi nel Web, e ad asservirli alla propria “visibilità”, anche a costo di comunicati vistosamente
ebeti che facebook sa rendere ricchissimi. Soprattutto di “mi
piace”… “A a facc’d’o’ k…!” Una tempesta di “mi piace”, e
una grandinata di commenti su cappelletti (o tortellini che
fossero)! Vista l’autorevole notorietà del feisbukiano in questione, ho trovato la cosa un po’ridicola.., e ho voluto inviare
un altro mio commento, stavolta un po’ più ruvido. Sparso
anch’esso tra ventimila altri, e tra migliaia di “mi piace”, eccomi ad aver rovesciato un’altra goccia d’acqua nell’oceano.
Diteggiando qua e là, però, mi è capitato di scoprire che erano tutti in rete, e non senza curiosità ho voluto regalarmi
un’ora di clik in proposito, e cercare…cercare…cercare. Che
dire? Centinaia e centinaia di kazzate lette l’una dietro l’al-
tra, e non tutte servite in piatto d’argento e guanti di velluto.
Migliaia e migliaia di kazzate commentanti una feisbuKazzata tirata su probabilmente per attirare le mosche al miele, o
da tutt’altra parte. A questo punto la cultura del voler “pigliar
per culo” il mondo sembrerebbe essere diventata una cosa
“sgarbianamente molto seria”. La direi “ai limiti dell’interpretazione”. Detrattori, ammiratori e soprattutto ammiratrici
da tutte le parti, a dire la loro su una comunicativa che come
messaggio è una mediatica esagerazione che farebbe ridere
anche chi sta piangendo, ma che purtroppo sa agganciarsi
ottimamente al carrozzone di questo mondo (che fa acqua e
clik da tutte le parti). Potenze degli dei che banchettano tra le
nuvole della piazza pazza! A dirigere il concerto (…e con
successo…) i cappelletti! Minimo si sfiorava la rissa tra Reggio Emilia e Modena…sulla paternità della ricetta o del d.o.c.
E il felice destino di queste chiassosissime minchiate sarebbe il numero delle clikkate raggiunte? Più zeri ci sono…e
meglio è? Ti auguro ogni bene, Vittorio, e in ogni caso non
prendertela; un post sui pasti di un convalescente alimentato
in ospedale, per quanto celebre, non è una gran notizia. Qualche volta sarebbe il caso di lasciar perdere certe insipide occasioni da postare! A meno che quest’Italia formato “mi piace” non avesse bisogno di disquisire tra tortellini e cappelletti per confortare, sulla tua bocca e sul tuo nome, l’origine e la
denominazione geografica garantita della pastasciutta emiliana con ripieno di prosciutto e parmigiano. Riposarsi, in
certe situazioni, e lasciar perdere facebook e la sua raffica di
zeri è meglio che fare protagonismo della serie POSTO ERGO
SUM. Secondo me questi “mi piace”, questi tam-tam delle
cincischiate clikkate a tutti i costi, non dovrebbero servirti.
Tanto vale procurarteli, allora… Con tutto il tempo che si
spende picconando nei tasti di facebook, e con tutto quello
che s’ha da fare nei propri immensi impegni di giornata, occorrerà impiegare per lo meno un esercito di impiegatucci
addetti a selezionare tra centomila quella scarsa dozzina di
commenti intelligenti o interessanti, o quell’altra dozzina di
minchiate a carico delle tue spalle (perché ce n’erano), sulle
quali poter clikkare anche tu il tuo ironico “mi piace” (in un
eterno ping-pong del pigliarsi per culo a vicenda). O c’è da
ritenere, forse, che quel che in facebook interessa è solo la
compiaciuta visione di un numero? Un milione di “mi piace”
e mezzo milione di commenti bianchi e neri per un gramo
pranzo - neanche fatto (probabilmente) - sono l’immortalità
dei condottieri mediatici del nostro tempo? Misura per misura..? oppure - costi quel che costi - è ben gradita la cura di un
miliardo di “mi piace”? Va da sé che la quotazione dei cappelletti avrà senz’altro registrato un’impennata in borsa.
E adesso un po’ di filosofia feisbukiana dell’ultima ora.
Quando Vittorio Sgarbi cerca di risolvere altrimenti il suo
protagonismo televisivo, ormai divenuto di maniera, cambia
registro...e si fa teologo. Il suo carisma telemediatico è sempre in atto; dovunque e comunque. E ovviamente gli concede
di tutto. E qualche volta anche castronerie storico-religiose.
C’è da ridere di certe sue filosofie televisive, non meno che
degli strafalcioni teologici con i quali fa salotto. Dopo l’ultima sparata su “il vero musulmano buono è ateo”, in cui dimentica di tener conto che “musulmano”, per definizione,
non è un abitante di uno stato, ma un credente nell’Islam, e di
conseguenza non può essere definibile ateo (se non da uno
Sgarbi sempre furente) eccolo definire sempre in facebook
(o dove non so, ma in facebook l’ho trovato) la figura del
Cristo.
“ Il suo grande valor fondamentale (cito riassumendo) è nell’essere sostanzialmente e formalmente uomo, prima che Dio.
Questa la sua grandezza! Ha una madre, sta con una Maria di
Magdala, e probabilmente non è neanche risorto.”
Fatto vero questo tuo sofisma personale, Vittorio, si dedurrebbe come primo corollario sia che anche lui fosse un riformatore religioso come tanti altri, e che anche il Lazzaro risorto non si trova; che forse è Ri-morto un’altra volta (non si
sa come o dove...), e che alle nozze di Cana si pasteggiò con
sola acqua minerale, e che la moltiplicazione dei pesci fu anch’essa piuttosto dubbia, quanto l’ascesa in cielo e il cammino sulle acque. Se rimuovi la “resurrezione”, il senso del tuo
teologismo è fatto di chiacchiere maldestre e inascoltabili…
E come secondo corollario, assai espanso, c’è da dire questo:
se non c’è indimostrabile e specifica natura divina del Cristo,
decadono le favole evangeliche, e rimane solo il Paolinismo
che ha gestito il tutto; e tu a ri-gestirlo...e correggerlo. Scusa, ma la tua teologia, se ad un homo televisivus che pende
dalle tue labbra per costume nazional popolare sembrerà un
grande parlare, ad un libero pensatore colto quanto te pare
solo una sgangherata scemenza sproloquiata per far audience.
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26
1 febbraio 2016
L’ISOLA IN CUCINA
di Roberto Loddi
de Santu ’Engiu Murriabi
MERAVIGLIAS DE LACONI
Le frittelle di carnevale risalgono alle “frictilias” dell’antica Roma, fritte nella sugna e irrorate con
miele caldo in occasione del periodo carnevalesco. Facendo un giro per l’Italia noteremo che le frittelle
assumono parecchi nomi diversi in base alla preparazione e alla regione. Per esempio in Sardegna le
chiamano “chiacchiere”, (meraviglias in dialetto) e si differenziano dalle altre per la colata di miele
amaro subito dopo averle fritte, poi spolverate con zucchero al velo, scorze d’agrumi non trattate
grattugiate e sono tipiche di Laconi in provincia di Nuoro. Una vera libidine consumate insieme ad un
calice di moscato dolce (muscadeddu) di Sardegna. Proseguendo il giro, sempre parlando di chiacchiere le troviamo anche nel Lazio, in Sicilia, in Abruzzo, in Campania, sempre in Campania in alcune zone
si chiamano “pampuglie”. Sempre chiacchiere anche in Umbria, Basilicata, Puglia, Emilia e Toscana.
Rimanendo in Toscana a Viareggio, le chiamano “cenci”, in Liguria troviamo le “bugie”, così come in
Piemonte. In Abruzzo ci sono anche le “cioffe”, mentre i “cróstoli o gròstoi o grustal”, “ga’lani o
sosole” li troviamo in Veneto, Trentino e Friuli. Nel Molise troviamo i “cunchiell’ o qunchiell”, in
Emilia i “rosoni”, “intrigoni”, “lasagne”, “sprelle o sfrappole”, “fiocchetti”, “galarane”, “saltasù”. Troviamo ancora le “frappe” pure in Umbria, nel Lazio e nelle Marche. Sempre nelle Marche in alcune
zone le “sfrappe”. Ancora in Piemonte “risòle”, “gale o gali” con le “gasse” dell’alessandrino”. “Manzole”, “lattughe o latÖghe” in Lombardia. Tanti ancora sono i nomi dialettali di questi dolci carnevaleschi nelle regioni italiane, sta di fatto che, qualunque sia il nome delle frittelle, che siano ricoperte di
zucchero al velo, di miele o quant’altro sono una vera delizia per il palato dei più golosi.
Ingredienti
g 500 di farina manitoba, g 85 di zucchero comune, 4 uova intere più un
tuorlo, g 50 di strutto, g 250 di miele
amaro di corbezzolo, la scorza di 1
arancia e 1 limone non trattati grattugiata, un bicchierino di limoncello,
olio di arachidi per friggere, zucchero a velo, sale q.b.
Preparazione
Prima di tutto setaccia la farina, poi disponila a fontana su di una spianatoia, quindi tuffaci al centro le uova sgusciate più il tuorlo insieme a una
presa di sale, lo zucchero, lo strutto ammorbidito a temperatura ambiente, la metà delle scorze di agrumi grattugiate, il limoncello e poca acqua
tiepida, qualora fosse necessaria per ottenere un impasto privo di grumi e omogeneo. Fatto, avvolgi il composto in un canovaccio e lascialo riposare
in luogo fresco un’oretta. Trascorso il tempo, stendi la pasta a sfoglie sottili e con l’aiuto di una rotella dentata ritaglia tanti rombi o strisce quante
ne consente la pasta, ritagli compresi e, man mano che le prepari, friggile poche alla volta in abbondante olio bollente. Appena le meraviglias
risulteranno dorate da ambo le parti, scolale su dei fogli di carta assorbente da cucina a perdere il grasso in esubero. A questo punto, irrorale con il
miele fatto sciogliere a bagnomaria insieme alle restanti scorze di agrumi, infine cospargile con abbondante zucchero al velo e servile. Vino
consigliato: Moscato di Sardegna, dal sapore delicato, fruttato, tipico e dolce.
Villamar
Quando la gestione del verde pubblico funziona a dovere
Lungi da me esaltare le gesta dell’amministrazione comunale di turno. Ritengo tuttavia doveroso segnalare come
negli ultimi anni Villamar sia diventata, in termini di pulizia delle strade e nella gestione delle aree verdi, un vero
e proprio modello da seguire. Tali considerazioni, ovviamente, non vogliono generare un conflitto con la gestione
del servizio pulizie in altri paesi, considerato che spesso a
fare la differenza è la questione appalti, il cui esito, pur
anche gestendo la gara con la massima trasparenza possibile, porta spesso a risultati che possono essere ben lontani dai buoni intenti. Chi ha amministrato la “res pubblica”
infatti sa benissimo che, anche con il massimo dei buoni
propositi, le gare pubbliche possono andar bene o male. E
quando vanno male la colpa è di tutti o di nessuno. O forse sì, un colpevole alla fine c’è sempre e si chiama “sistema troppo macchinoso”, quello degli appalti appunto, che
in un certo qual modo lega gli amministratori a dover accettare, giocoforza, i servizi di società che svolgono servizi essenziali e che col tempo si rivelano dei veri e propri
flop. Il tutto, ovviamente, con buona pace dei cittadini che
alla fine sono quelli che pagano la Tasi, la tassa comunale
sui servizi pubblici.
La possibilità che possa esistere incapacità da parte dell’amministratore di turno non è certo una leggenda metropolitana, tuttavia non possiamo far finta di vedere che
l’esito delle gare possa alcune volte dar risultati buoni e
altre volte invece decisamente negativi. Di inefficienze
subite però i cittadini ne hanno le tasche sin troppo piene
e spesso non rimane che guardare con ammirazione a realtà della Penisola che invece riescono a raggiungere risultati straordinari nei servizi pubblici abbinando virtuosità ed efficienza. Però, ci chiediamo: perché guardare
sempre l’erba del vicino (il “caro” nord Italia o l’Estero)
e non provare a copiare chi da tempo in casa nostra raccoglie da tempo buoni risultati? Già, perché anche da noi
esistono sistemi efficienti. Ne parlavamo proprio all’inizio: a Villamar, negli ultimi anni, si è creato un modello
efficiente in quanto a pulizia delle strade e gestione del
verde pubblico.
Tutto ciò, ovviamente, non è frutto del caso, infatti la società che attualmente si occupa della gestione (La. So.Pa.
società cooperativa sociale attiva nel paese da cinque anni)
spiega il perché di questo successo attraverso il suo presidente Luca Atzeni: «Nessun grande segreto, soltanto grande attenzione ad alcuni aspetti fondamentali. Innanzitutto
disponiamo di una squadra laboriosa composta da cinque
operai che lavorano per l’anno intero: non potremmo offrire il buon servizio che ci viene riconosciuto se avessimo
un numero inferiore di addetti. Altro punto importante è il
senso di responsabilizzazione dei nostri operai: tutti sono
consapevoli che loro sono i primi cittadini (essendo tutti
villamaresi) e i soldi che percepiscono dalla nostra impresa sono frutto della vittoria dell’appalto comunale che altro non sono che gli stessi soldi della Tasi pagata dai cittadini. Insomma, non possiamo permetterci di fare brutte figure nei confronti di chi (ci) paga».
A sentir parlare Atzeni sembrerebbe tutto ovvio, eppure
altre esperienze ci insegnano che non sempre è così. «Responsabilizzarci in questo modo - continua il presidente crea una situzione di auto-controllo dell’impresa che ci porta ad un’ottima pianificazione delle giornate lavorative, ad
una velocizzazione delle mansioni e ad un risultato di pulizia e manutenzione delle aree verdi più che soddisfacente. Il paese, e questo ce lo riconoscono spesso anche i nostri compaesani, è pulito e a noi questo non può che far
piacere». L’appalto grava alle casse comunali per una cifra annua che oscilla fra i novanta e i centomila euro, una
cifra sostenuta dai circa 1.250 utenti che pagano la Tasi.
«Facendo un po’ i conti della serva - sottolinea Atzeni - a
fine anno la nostra società riesce ad andare in pareggio
con le spese sostenute. Non ci sono segreti quindi se non
quello di essere un gruppo molto responsabile costituito
da persone serie e dedite al lavoro. Attualmente siamo impegnati in altri due appalti, uno a Selegas e l’altro a Tuili:
nei luoghi in cui la nostra cooperativa vince le gare ci impegnamo ad assumere esclusivamente gente del posto, questo perché riteniamo che il modello adottato a Villamar sia
quello fra i migliori per ottenere buoni risultati».
Quali gli obiettivi futuri? «Sarebbe bello decorare il paese
con ornamenti floreali e piccoli prati soprattutto lungo la
via principale, questo però significherebbe presumibilmente
gravare con ulteriori tasse sulle tasche dei cittadini e non è
ovviamente ciò che vorremmo. Speriamo che in un prossimo futuro, al di là del fatto se saremo noi o meno a continuare a gestire questo servizio, le disponibilità finanziarie
comunali permettano la realizzazione di quest’intento», risponde Atzeni.
Apprendiamo quindi che la ricetta in realtà sia molto più
semplice di quanto possa sembrare, servono una buona dose
di impegno lavorativo, una squadra di lavoratori di prima
scelta, un pizzico di senso di appartenenza al proprio paese e tanta voglia di far bene nel rispetto del giudizio dei
cittadini che in sostanza sono coloro che, attraverso i loro
soldi, permettono di mettere in moto questa macchina. É
grazie a questa ricetta che la gestione della pulizia e quella
delle aree verdi nel paese di Villamar continua a collezionare complimenti ed elogi.
Simone Muscas
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
di Maurizio Onidi
LA SARDEGNA
MERITA PIÙ
ATTENZIONE
Prendo spunto dall’editoriale di Gian Paolo Pusceddu pubblicato sulla Gazzetta del 15 dicembre per condividerne e
riprenderne il tema affrontato. Mai come in questo momento sono necessari interventi urgenti che pongano le basi per
una inversione di tendenza in materia di sviluppo economico, occupazione e politiche giovanili. Non c’è bisogno che
ce lo ricordi l’Istat con la classifica delle regioni sul reddito
procapite. Basta guardarsi attorno per capire che la nostra
regione è nelle posizioni più basse. La forbice, tra nord e
sud dello stivale, comprese le isole, si è ulteriormente allargata. Lascia ancora più sconcertati la mancanza di prospettive future che possano incidere in modo radicale. Si va
ancora avanti con soluzioni tampone. Si ha la netta sensazione che la nostra classe politica faccia molta fatica a farsi
ascoltare dal governo centrale, perché?
Prendiamo ad esempio la zona franca, perché non è mai
decollata? Posso affermare senza pericolo di smentita che
chi come me è diversamente giovane, da molto tempo ne
sente parlare, sembra cosa fatta e poi tutto torna nell’oblio.
Con molta lungimiranza, i nostri padri costituenti, nel lontano 1948, all’atto della promulgazione della legge costituzionale n. 3, con la quale veniva emanato lo statuto speciale
per la Regione Sardegna, avevano previsto la possibilità che
nell’isola, proprio per questa sua peculiarità, si potessero
istituire punti franchi. Giusto per rinfrescarmi la memoria,
zona franca significa attirare capitali freschi e tutti sappiamo benissimo quanta liquidità circoli in questo momento.
Zona franca significa meno tasse, meno imposte, costi del
carburante dimezzati e chi più ne ha più ne metta. Da semplice cittadino sardo e residente da sempre in Sardegna,
ancorché domiciliato “in continente”, mi permetto di suggerire ai nostri illuminati governanti di fare una gita (ovviamente a loro spese, visto quello che percepiscono) a Livigno oppure se preferiscono a Campione d’Italia, città famose oltre che per il fresco clima dove soggiornare nelle
caldi estate, per essere zone extradoganale o zone franche,
con somma gioia di tutti i residenti visto il reddito procapite.
Dimenticavo: se qualche nostro politico decidesse di fare la
gita, gli auguro ovviamente buon viaggio con l’augurio che
al rientro metta a frutto l’esperienza fatta.
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1 febbraio 2016
27
Sport
La società ha un settore giovanile con oltre 110 tesserati
L’Olympia Villacidro regina del cross
U
n trionfo per la società di atletica villacidrese Olympia
che vince il titolo sardo 2016 a squadre nelle categorie
ragazzi e ragazze, quindi sia in campo maschile che femminile. È stata una grande giornata di sport a Capoterra: oltre
800 atleti si sono dati battaglia in un bellissimo percorso campestre in località Is Olias. Villacidro è stata rappresentata da
ben 2 società: Olympia Villacidro (con 52 atleti) e Villacidro
Triathlon (24 atleti) entrambe protagoniste. La gara di Capoterra ha assegnato alcuni titoli sardi tra i quali quelli individuali di cadetti e cadette e a squadre categorie Ragazzi
maschili e femminili.
Ebbene nella categorie ragazzi si è laureata campionessa sarda 2016 di cross l’Olympia Villacidro sia per il settore maschile che per quello femminile. Il regolamento prevedeva
di prendere in considerazione i primi migliori 5 piazzamenti
su un minimo di tre. Bellissima la gara corsa sulla distanza
di 1 km con Simone Cadeddu splendido 3° (nella foto nel
podio con Ciriaco Fronteddu di Dorgali 1° e con Daniele
Congia di Fluminimaggiore 2°), poi Alessandro Figus (5°),
Nicola Labriola (10°), Alessio Lai (22°), Enrico Deidda (33°)
e Nicola Muscas (34°) - (completa la squadra campione Michele Murgia assente per indisponibilità). Con 132 punti staccano in classifica generale Polisportiva Uta 2000 (110 punti), Gonone Dorgali (79), Ichnos Sassari (62) e il Villacidro
Triathlon (53 punti grazie ai piazzamenti di Gabriele Vacca
9°, Giorgio Pibiri 31° e dei fratelli Filippo e Marco Loru,
rispettivamente 35° e 36°).
Molto più sorprendente la vittoria delle ragazze dell’Olympia
Villacidro che hanno avuto la meglio su Serramanna per soli 2
punti (103 a 101) grazie ai seguenti piazzamenti: Simona Piras (10°), Elena Giua (16°), Lussu Maria Faustina (17°), Maria Giulia Pittau (29°), Giorgia Spada (30°) e Valeria Vacca
(36°). Da citare anche la settima componente delle neo campionesse regionali: Valeria Garau, assente per malattia. Al terzo
posto la Ichnos di Sassari (91 punti), Cagliari Atletica Leggera (64 punti), Villacidro Triathlon (53 punti) e l’Atletica Fluminimaggiore che chiude la classifica con 45 punti.
Nella categoria Junior si è avuto invece il dominio dei forti
triathleti del Villacidro Triathlon che lungo gli 8km del duro
percorso hanno sbaragliato gli avversari con Matteo Collu
primo ed Emanuele Aru secondo. Per l’Olympia Villacidro
non vanno dimenticati anche 3 podi individuali per Michela
Pilleri (seconda nella categoria EFC), Simone Cadeddu 3°
RM e la vicepresidente Ludovica Marini terza nelle master
femminili. Ottime anche le prove di Carlo Pibiri 5° negli Esordienti A e di Marianna Deidda che ha chiuso la gara delle
esordienti A femminili al 4° posto.
Emozionato e contento il presidente dell’Olympia, Angelo
Salis, per questo doppio titolo a squadre che dà un chiaro
segnale della bontà del settore giovanile dell’Olympia Villacidro, frutto del costante impegno di un gruppo affiatato di
volontari che con passione trasmettono l’amore per l’atletica
e per lo sport in generale. Salis fa notare orgoglioso che nella
categoria master hanno corso tutti i 7 membri del direttivo:
presidente, vicepresidente, segretario e 4 fra tecnici e consiglieri. Attualmente l’Olympia Villacidro ha un settore giovanile con oltre 110 atleti tesserati (dai 6 ai 15 anni) seguiti da
6 istruttori e un settore master con circa 40 atleti seguiti da 2
istruttori.
Gian Luigi Pittau
Villamar
Terza Divisione femminile: dopo anni d’oblio risorge il volley
Il sedici gennaio la nuova società Volley Mara Arbarei ha giocato contro il Villaspeciosa la prima giornata del campionato
di Terza Divisione femminile di pallavolo. Villamar è sempre
stata una piazza dalla buona tradizione pallavolistica, da alcuni anni aveva sospeso tutte le attività chiudendo le possibilità
a tanti giovani del paese di affacciarsi a questo entusiasmante
sport. È stato un gruppo di giovani intraprendenti del paese,
dopo una serie di lungaggini burocratiche (su tutte l’affiliziazione alla FIPAV, la richiesta della palestra comunale, il reclutamento di un numero sufficiente di tesserati), a far rinascere una società pallavolistica, la Volley Mara Arbarei appunto. «La nostra - spiega la presidente Sonia Caneglias - è
una vera e propria scommessa, stiamo cercando di mettere su
un gruppo coeso che con gli anni possa crescere in modo da
ridare lustro e prestigio a questo bellissimo sport nel nostro
paese. Al momento siamo riuscite ad allestire tre categorie: il
minivolley, la squadra under 13 femminile e, appunto, la categoria adulte che ha esordito oggi nel campionato di Terza Divisione femminile».
La pratica del volley a Villamar è lunga un ventennio, con una
pausa negli ultimi anni. Intorno al 1995, un gruppo di appassionati guidati dall’allenatore e arbitro Giannetto Montisci
fondò la Gimnos Villamar, società che in pochi anni divenne
un vero e proprio modello sforando all’inizio del nuovo millennio la quota storica di cento iscritti. Oltre alla tanta partecipazione, per la Gimnos non mancano però i grandi risultati in
bacheca: la vittoria nel 2002 del campionato Fipav di Prima
Divisione maschile con la conseguente partecipazione l’anno
successivo a quello della Serie D e la vittoria del campionato
di Terza Divisione femminile appena qualche anno fa. Tutti
successi raccolti con Giannetto Montisci alla guida tecnica
delle squadre. Da non dimenticare inoltre le tante soddisfazioni raccolte nelle categorie Minivolley e nell’Under 15 maschile e femminile, oltre ai successi in campionati di federazioni meno prestigiose della Fipav, quali il Csi.
«Ripetere le gesta e i numeri di adesione della Gimnos nei
suoi anni d’oro rappresenta un sogno - continua la presidente
- infatti per il momento è già un gran successo essere riusciti
a ripartire. Abbiamo una ventina di tesserati, speriamo tuttavia di riuscire a seminare bene questa stagione e a far quindi
decollare il progetto nei prossimi anni. La scommessa, viste
le numerose difficoltà, non è semplicissima; tuttavia ci raccontano che non è stato facile neppure durante i primi anni
della fondazione della Gimnos. Se si è riusciti allora, non
vedo perché non si possa riuscire oggi. Quest’anno paghiamo l’handicap di aver avuto numerose spese iniziali e commesso qualche errore per inesperienza; dalla prossima stagione ci auguriamo di migliorarci. Per far questo servirà che
il gruppo societario rimanga ben coeso e le squadre riescano
ad amalgamarsi bene, non soltanto dal punto di vista tecnico,
ma anche e soprattutto da quello umano».
Oltre a Sonia Caneglias questi gli altri componenti della società: Ilaria Cogoni, Cristina Mura, Federica Podda, Antonio
Pintori, Susy Susanna e l’allenatrice Giorgia Mura. Per iscrizioni o per informazioni un rappresentante della Volley Mara
Arbarei è disponibile nella palestra delle scuole medie il lunedì, mercoledì e giovedì dalle 17,45 alle 19,45.
Per la cronaca la partita è terminata con il punteggio di 0 a 3
per il Villaspeciosa che ha dimostrato di essere una compagine molto forte ed esperta. Al di là del risultato rimane il fatto
che questo rappresenta il primo mattone di quello che si spera un giorno possa essere un bel muro sul quale poter scrivere le gesta di una grande società. «Al momento - conclude
Sonia Caneglias - è soltanto un sogno, però chissà: infatti
spesso è dalle situazioni meno congeniali che capita vengano
scritte le storie più belle. Ci auguriamo che il futuro, prima o
poi, possa sorriderci».
Simone Muscas
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28
1 febbraio 2016
Villacidro. Triathlon
Valerio Curridori in Nuova Zelanda
I
l triatleta della Villacidro triathlon conclude l’ironman 70.3
a Taupo in Nuova Zelanda in 5 h e10': tempo ragguardevole, ma non sufficiente per conquistare il podio, cosi come da
tempo siamo abituati a vederlo in occasione degli eventi internazionali. Un viaggio lungo, estenuante, logorante, concentrato nell’arco di pochi giorni: 23 h di volo ed un fuso
orario di 12 necessitano di tempi più lunghi per essere completamente smaltiti! «Indubbiamente - afferma l’atleta - il parziale recupero ha influito sul risultato; comunque è bene ricordarsi che ogni tanto in qualche angolo del pianeta si incontrano avversari che, per una serie di coincidenze, risultano più forti e dunque... onore al vincitore!».
«Le difficoltà e le sensazioni negative emergono fin dalle
prime bracciate nelle acque cristalline e trasparenti del lago
Taupo; un diffuso fastidio, una inspiegabile pesantezza e fatica nei movimenti come se al posto delle gambe trascinassi
enormi macigni hanno reso i 1900 mt di nuoto interminabili
e spossanti», aggiunge Curridori.
In bici sembra vada meglio e dopo i primi 8 km che costeggiano il lago si affronta una salita che conduce verso le zone
interne. L’ironman 70.3 (1.900mt di nuoto, 90 km in bici,
mezza maratona a piedi ) è una disciplina che ammette poche distrazioni o leggerezze: tutto è spinto al limite; tutto è
finalizzato a sostenere una fatica impensabile che si protrae
per ore. Sono necessari concentrazione, testa, cervello, perfetta conoscenza dei propri limiti e attentissima gestione delle energie. Non si può restare freddi e indifferenti tuttavia
quando, in cima all’ascesa, la strada si apre a scenari che
tolgono il respiro arricchendo di ulteriore stupore quanto già
visto il 1° giorno in auto lungo i 360 km che, dall’areoporto
di Auckland nel nord dell’ isola, conducono a Taupo.
A metà percorso, nonostante la fatica e la consapevolezza di
vivere in pieno una giornata negativa sul piano fisico, la media è di 35 km orari: velocità più o meno costante per tutti i
90 km di un tracciato esposto al vento e con continui saliscendi. Ma è la terza frazione della gara, i 21,5 km di corsa,
che occupa la mia mente e mi spaventa: non riesco a pensare
ad altro al punto che percorrendo gli ultimi km in discesa,
rischio di finire fuori strada per distrazione e pessima impostazione delle traiettorie nelle curve. Conclusa anche la prova in bici...
Ci siamo! Via il casco, scarpe da corsa, cappellino, due gel.
Si corre lungo il lago, tra due ali di folla colorata, ordinata e
partecipe. I km diventano uno strazio, sono interminabili e
sofferti fino all’ultimo metro. Per quanti sforzi faccia, per
quanto cerchi di richiamare immagini di altre fatiche vissute,
non riesco a dare un senso a quella sofferenza brutale. È un
incessante conflitto tra cervello che ordina alle gambe di andare più forte e queste che, invece, diventate ormai di piombo, esauste,spente e insensibili a qualunque comando, si arrendono e si trascinano con l’unico obiettivo di portare a termine quel calvario e onorare comunque la gara. “ Non ho
vinto, ma sono un uomo migliore!»
È evidente la delusione: hai da rimproverarti qualcosa?
Nel complesso direi di no, il tempo a disposizione nelle trasferte è sempre limitato ma questo è stato il viaggio più lungo che abbia mai fatto. Una certa amarezza non posso nasconderla perchè mi sarebbe piaciuto chiudere il 2015 con
una vittoria. È stato un anno intenso con ben 7 ironman disputati: Dubai ( E. Arabi ) - Putrajaia ( Malesia ) - Cagliari Rapperwill ( Svizzera) - Haugesund ( Norvegia ) - Budapest
( Ungheria) - Zell Am See ( Austria ) - Taupo ( Nuova Zelanda . 3 vittorie ; un secondo posto ; un quinto ; un settimo ;
uno non concluso per caduta. Come un sarto mi piace ideare,
disegnare, tagliare e cucire i miei viaggi che abbinano la competizione sportiva alla conoscenza di nuove terre e nuove culture e dunque, alla fine, sono sempre positivi, gratificanti e appaganti al di là del risultato, come in questo caso.
La Nuova Zelanda a lungo fantasticata è terra ai confini del
mondo, di impareggiabile bellezza e di forti contrasti: verdi e
dolci pianure dove pascolano migliaia di ovini e bovini e alture scoscese; prati fioriti e fiordi selvaggi con insenature
mozzafiato; venti antartici impetuosi e freddi e tramonti languidi e caldi sui laghi e brezze profumate nella sera; spiagge
dorate e cascate potenti e, ovunque, pennacchi e vapori geotermici. Un paesaggio che varia continuamente, dai colori
forti e vivi come quelli di una cartolina. E su tutto una pace
ed una atmosfera inenarrabili, un senso di libertà e di distacco dal mondo forti al punto che viene da dire: Mollo tutto e
vengo a vivere qui ...
Tanti anni nel ciclismo, poi nel 2005 esattamente 10 anni
fa, sei approdato al triathlon maturando esperienze in
tante parti del mondo e accumulando ricordi , emozioni e
conoscenze.
Sì, esattamente 10 anni fa ... Per gioco, per curiosità, per noia
e forse perchè era giunto il momento di percorrere nuove
L’Atletica Serramanna al Festival del Cross
Si è svolta domenica 17 gennaio, a Capoterra, la seconda tappa
del circuito campestre 2016 valevole per l’assegnazione dei primi titoli regionali dell’anno, individuali per la categoria Cadetti
e a squadre per i Ragazzi. Ancora una volta l’Atletica Serramanna si presenta carica e con numerosi atleti, oltre quindici i
bambini, tanti esordienti alla loro prima gara.
Il Festival del Cross vede il gruppo sportivo serramannese in
undicesima posizione nella classifica generale su 28 società,
con 298 punti, ventiduesimi nella categoria maschile con 103
punti grazie alla squadra Promesse/Senior M23 e noni su 22
posizioni nella categoria femminile.
A Capoterra le tre ragazze di Serramanna perdono di un soffio
la prima posizione con 101 punti, contro i 103 della prima classifica, l’Olympia Villacidro, che ha potuto schierare cinque atlete. Dopo un 2015 concluso positivamente il nuovo anno inizia con grandi soddisfazioni per gli atleti e la società sportiva che lavora per crescere e migliorarsi. (e. f.)
strade e sperimentare altre dimensioni e in definitiva c’era
desiderio di mettermi alla prova: vedevo il triathlon come
l’essenza della sfida sportiva individuale e dell’ avventura
nel contempo. Da 2 anni nella diga del Rio Leni a Villacidro
si svolgeva l’XTerra Italy off road che richiamava atleti da
ogni parte del mondo. Professionisti e non, maschi e femmine, tutti insieme, nuotavano sulla distanza di 1500 mt e poi,
velocissimi nei movimenti, saltavano sulla mtb e sparivano
ingobbiti per percorrere 35 km di sterrato: ripide salite, sentieri impervi, discese vertiginose e tratti da percorrere con la
bici in spalla. A conclusione della prova ancora 10 km a piedi. Incredibile! Non avevo mai visto nulla di simile e mai
avevo sentito parlare di triathlon, quegli uomini erano fuori
dal comune: non era possibile praticare tre discipline insieme! Avevo 52 anni, la mia fantasia aveva messo le ali e ormai
volava senza freni... La sola idea di concludere una simile
sfida mi riempiva di di gioia. La prima gara proprio a Villacidro e che emozione! Nonostante una foratura, mi classificai al primo posto nella categoria : seguirono lo stesso anno
l’XTerra Austria e Germany. Allora non sapevo nulla delle
prove terrificanti: sentivo parlare di ironman... di 3.800mt di
nuoto, di 180 km da percorrere in bici senza scia e per concludere, di 42 km di corsa a piedi (una maratona!) No, non
era possibile, era assurdo! No! Non era roba per me! Ma, tre
anni dopo, eccomi schierato a Nizza! Tre gli ironman, tre di
seguito! La fabbrica dei miei sogni lavorava senza sosta progettando sfide e allargando a dismisura gli orizzonti. È il
momento del leggendario triathlon Alpe D’Huez e delle acque gelate del lago Verney, delle salite Alpe du Gran Serre e
col d’ Ornon da affrontare prima della mitica ascesa finale
all’ Alpe D’ Huez - 14 km con pendenza media del 10%. E
per concludere, 21,5 km a piedi .E cosi ho messo nella cassaforte dei ricordi due epici triathlon “Alpe D’ Huez “.
Allora non sapevo nulla del triathlon internazionale - long
distance - di Abu Dhabi e dei 200 km da percorrere nel deserto! E cosi ho portato a casa anche due triathlon di Abu Dhabi
E poi le isole Hawaii: e ancora triathlon in Canada...E trionfi
sui fiordi norvegesi... a Punta Del Este in Uruguay... a
Panama...in Malesia ...in Thailandia... in Corsica ...in
Polonia...in Slovenia...a Dubai ecc.ecc...
Dieci anni: Una trentina di successi internazionali; Campione Mondiale nel 2010 nelle isole Hawaii; nel 2014, a Milano, la consegna dell’Oscar del triathlon quale miglior Atleta tra tutti gli Age Group...Quello che per me all’inizio era
solo gioco, col tempo si è trasformato in stile di vita, impegno, dovere, rigore umano e alimentare. Dieci anni di risparmi per investire in fatica e allenamenti, molto spesso in totale solitudine, soprattutto nei mesi invernali: un modo diverso
di interpretare l’esistenza arricchendola di emozioni e nuovi
traguardi. Ne è valsa la pena! Dieci anni di ricordi e sapori
custoditi nella mente e nell’animo. Dieci anni di viaggi. “
C’è chi andò nei boschi perchè voleva vivere con saggezza e
succhiare tutto il nettare della vita... continuerò a fare triathlon e ad andare in giro per il mondo anche per non dover
dire un domani, di non aver vissuto... ( e. m.)
L’Unione ciclistica Guspini si prepara per la stagione 2016
Per l’Unione Ciclistica Guspini è già tempo di ripartire con
la preparazione delle squadre agonistiche in vista della stagione 2016. L’imminente stagione agonistica sarà piena di
impegni con le numerose gare regionali su Strada e MTB e
l’impegno a confermare la partecipazione ai Campionati Italiani ed alle altre trasferte extraregionali. Tanti gli impegni e
tante le aspettative, in particolar modo per la squadra principale Allievi/Juniores, che nel corso del 2015 ha ottenuto vittorie di prestigio culminate poi con la conquista di due Campionati regionali, su Strada e nella MTB.
Per gli Esordienti, gli Allievi e gli Juniores, si partirà a marzo
con la MTB regionale a Sassari, per poi proseguire a Olbia,
Bosa e Gonnosfanadiga, mentre per l’attività su Strada, si
dovrà attendere la prima settimana di aprile con la classica
d’apertura a Olbia. Sempre ad aprile inizieranno i Campionati dei Giovanissimi.
A difendere i colori sociali, oltre agli atleti locali, saranno
presenti due ex Juniores della Terranova Olbia, Daniel Loi e
Alberto Piras di Bari Sardo, l’ex Juniores della Palazzago
Ozierese Claudio Piras di Serramanna, l’ex Juniores della Ossidiana Bike Marrubiu Nicola Biancu, l’ex Allievo della Ossidiana Bike Marrubiu Matteo Biancu, l’ex Juniores del VC
Sarroch Carlo Sergio Manca, l’ex Allievo della Monreal Bike
di San Gavino Ricardo Murgia e l’Allievo locale Mattia Fois.
Non meno impegnativa sarà la stagione delle categorie Esordienti e quelle dei Giovanissimi della Scuola di Ciclismo.
Nonostante la forte crisi economica e la scarsità di risorse
pubbliche e private, si cercherà di ottemperare a tutti gli impegni, e tenere alto il nome della società guspinese nel panorama ciclistico isolano. Questo grazie al supporto di tutti i
sostenitori esterni ed interni con particolare riferimento alle
famiglie degli atleti ed ai soci. (s. d.)
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1 febbraio 2016
29
Calcio Seconda Categoria: Siddi - Lunamatrona
Grande successo di spettacolo e pubblico
per il derby della Marmilla
L
o scorso 17 gennaio si è svolto il derby fra
Siddi e Lunamatrona, partita clou del girone E di seconda categoria da sempre molto attesa dal pubblico e dalle due
società. Sarà che ai primi degli anni ’50 Siddi era frazione di
Lunamatrona, sarà per le inevitabili tante amicizie fra siddesi
e lunamatronesi; fatto sta che questo match per molti tifosi è
considerato un vero e proprio derby. La partita, l’ultima del
girone di andata, si è giocata a Siddi in uno stadio che per
l’occasione vede una grossa partecipazione di pubblico, circa 250 tifosi, nonostante le temperature bassissime e un freddo pungente. Sulla destra dell’unica gradinata è presente una
folta schiera di tifosi ospiti con sciarpe e giubbotti biancoazzurri, mentre a sinistra vi è il pubblico di casa, con i propri
colori sociali che per ironia della sorte sono gli stessi degli
avversari. Le due compagini sono state allestite per il salto di
categoria. Gli ospiti comandano la classifica, mentre i padroni di casa seguono a cinque punti. «Per noi - dichiara nel prepartita Michele Uras, presidente di casa - questo match è di
vitale importanza perché, essendo staccati di qualche punto
dalla vetta, dobbiamo cercare di accorciare il divario quanto
prima. In settimana ci siamo allenati intensamente con la rosa
al completo». «Ci teniamo a consolidare ulteriormente il primato. È un derby, ma per noi in questo momento viene prima
di tutto la classifica», afferma il presidente avversario Roberto Moi prima del match.
Giocatori in campo e formazioni al completo. Fischio d’inizio e pubblico inizialmente molto silenzioso. Dirige il giovane arbitro Podda di Cagliari. Poche le occasioni iniziali, solo
da segnalare all’11’ una punizione di Saruis di un soffio al
lato. Al 30’ però è il locale Solinas con un bel pallonetto a
scavalcare il portiere e a buttarla in rete. È delirio fra i tifosi
del Siddi che si alzano in piedi per applaudire il loro centravanti autore di un gol davvero molto bello. La partita però
non decolla, è il tatticismo a farla da padrone. Molto falli e
alcune ammonizioni rompono il gioco delle due compagini.
Intanto il Lunamatrona perde per infortunio il difensore Casti che fa posto a Marongiu. Qualche tafferuglio tipico nel
derby fra i giocatori alla fine del primo tempo (con relative
urla dagli spalti) e squadre negli spogliatoi. Nel pubblico,
intanto, provato dal freddo pungente, si cerca di conoscere i
risultati dopo la prima frazione di gioco del Sanluri e del Samassi, compagini anch’esse coinvolte nella volata per la vittoria. Si rientra in campo. Dopo pochi minuti il Lunamatrona
fa uscire il giovane Pinna e inserisce l’attaccante Uda, che
quest’anno fatica di più a trovare la via della rete. Gli ospiti
col passare dei minuti sembrano più decisi. Il gol per il Lunamatrona è nell’aria: su respinta del portiere Busni il difensore lunamatronese Brandu è abile ad insaccare. Uno a uno.
Non passano tre minuti e, sugli sviluppi di un calcio d’angolo calciato da Saruis, il difensore del Siddi Luca Pisanu manda il pallone in rete. Il gol scatena le proteste degli avversari
che discutono animatamente con l’arbitro perché, a loro dire,
il pallone non avrebbe varcato completamente la linea di porta.
La tecnologia “Occhio di Falco” però non è presente e l’arbitro non ha alcun dubbio a convalidare il gol. Gli ospiti non si
demoralizzano, anzi si spingono in avanti con maggior veemenza. Al 74’ arriva il gol di Farris per il Lunamatrona. È 2 a
2, il nervosismo sale e aumentano i cartellini gialli nel taccuino dell’arbitro Podda. L’allenatore Luca Rugiu è un fiume
in piena, in diverse occasioni varca la linea del campo per
protesta contro le decisioni dell’arbitro. Finisce la partita. Alla
fin dei conti è un pareggio con un suono decisamente più
dolce per il Lunamatrona: con questo punto viene infatti
mantenuta la vetta e la squadra al giro di boa diventa campione d’inverno. I giocatori in campo ringraziano i propri tifosi
accorsi numerosi. Un pizzico di delusione invece in casa Siddi
che, per voce del proprio presidente, accetta comunque un
pareggio che alla fine, per quello che si è visto in campo, è da
ritenersi giusto.
Il campionato rimane comunque lungo. La differenza la farà
chi, tra le quattro squadre di vertice (nell’ordine Lunamatrona, Sanluri, Samassi e Siddi) avrà la forza e la determinazione maggiore per arrivare in una delle prime due posizioni
che permetteranno di accedere al campionato di Prima, da
dove il Lunamatrona manca da tempo immemore, mentre il
Siddi non vi ha mai giocato. Intanto, al di là di classifiche e
punti, una nota d’onore merita il pubblico, ospite e di casa,
che ha dato vita ad un bello spettacolo di tifo nel rispetto
reciproco, pur con qualche sfottò di rito che non ha fatto altro che aggiungere spettacolo allo spettacolo. In un’epoca in
cui persino nelle serie maggiori si vedono stadi desolatamente vuoti è bello assistere ad un pubblico così numeroso per
una partita di seconda categoria. L’auspicio è che spettacoli
del genere possano ripetersi ancora nel nostro territorio e, in
particolare, che il prossimo derby possa essere, insieme a delle
temperature un po’ più miti, ugualmente caldo nel cuore e
negli animi dei tifosi, giocatori e dirigenti delle due squadre.
Magari con la ciliegina sulla torta finale di due squadre che,
all’ultima giornata di ritorno, possano festeggiare a braccetto l’accesso alla prima categoria.
Simone Muscas
In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni
conviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
GONNOSFANADIGA 22.12.1979 - 22.12.2015
Tanti
auguri
S al
or
alvv at
ator
oree
e
er
esa
ia T
Mar
eresa
Ter
Maria
VILLAMAR
Tanti auguri
a
Giorgio
e
A ntonietta
per il vostro
36esimo anniversario di matrimonio
da Veronica, Alex, da fratelli, sorelle, parenti e amici.
BARUMINI
Il padre del sindaco ha compiuto 101 anni
Giuseppe Lilliu
ha raggiunto il
prestigioso traguardo dei 101
anni, essendo
nato il 23 gennaio del 1915. A festeggiarlo nella
propria abitazione, la moglie
Laudina Mureddu, i cinque figli
tra i quali il sindaco Emanuele, sette nipoti, tanti parenti
e amici. Il nonnino ha lavorato e sacrificato sin da bambino, svolgendo per oltre
quarant’anni il pastore e poi l’agricoltore. Sacrifici che gli hanno permesso di
allevare la propria famiglia. Con sorpre-
sa, il paese famoso nel mondo per
il nuraghe Su Nuraxi, apprende di
essere terra fertile per i vecchietti: Giuseppe Lilliu raggiunge
l’altra ultracentenaria Rosina Sergi, e altri novantenni si apprestano a raggiungere
il secolo di vita. Davvero un bel record
per il paese della Marmilla, in cui l’aria
pulita priva di smog, poco stress, sana alimentazione e movimento fisico, contribuiscono a innalzare gli anni di vita.
Carlo Fadda
per un felice e sereno
trentanovesimo anniversario di matrimonio.
SERRAMANNA 25 DICEMBRE 2015
Cento candeline per Giovanni Paulis
Dicono che nascere con la camicia porti fortuna;
effettivamente, Giovanni Paulis di Serramanna che
il 25 dicembre 2015 ha spento le sue prime 100
candeline, oggi potrebbe confermarlo. Nonostante questo notevole traguardo, la sua vita
non è stata sempre fortunata, infatti, all’età di 5 anni ha perso sua madre e ha
dovuto affrontare il mondo senza il suo
sostegno ed il suo amore. Nato a Iglesias, è arrivato a Serramanna quando era
militare e, dopo aver conosciuto Pietrina ed essersene innamorato, ha formato una famiglia insieme
a lei e dal loro amore sono nati due figli. Ha imparato a guidare gli autotreni quando ancora non aveva 18 anni. Racconta lui stesso che la sua mansione era spazzare un garage: stando a contatto con
autisti e mezzi di trasporto, “a orecchio” ha imparato a metterli in moto e farli funzionare e fare
l’autotrasportatore è diventato il mestiere della sua
vita. Fino all’età di 98 anni attraversava ancora il paese in bicicletta. La sua grande passione è
la lettura: fino a poco tempo fa si recava lui stesso
in biblioteca per prendere i libri in prestito. Legge
ancora tantissimo e, si vanta Giovanni, non gli occorrono gli occhiali, in quanto la sua vista è perfetta come anche la sua salute. Mangia di tutto, gli
piace il caffè e al posto dell’acqua beve aranciata:
sarà forse questo il segreto della sua longevità?
Francesca Murgia
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1
1 febbraio 2016
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Il Sindaco Fanni
non è stato dimenticato
Alle prime ore del 29 dicembre 2012, in un ospedale di Monza dove era ricoverato da qualche giorno per una grave forma di leucemia, moriva il sindaco di Villacidro Ignazio Fanni. Aveva 69 anni, ed era stato eletto nel 2008 con una lista
civica.
“Ignazio Fanni, per i Villacidresi il Dottor Fanni, amava la
trasparenza, pratica sconosciuta dagli attuali politici. Un uomo
dall’animo nobile che sapeva riconoscere i suoi errori. Un
sindaco al passo con i tempi, che dialogava con i suoi concittadini anche attraverso il social network Facebook.
La politica ormai è fatta di menzogne, corruzione e favoritismi di ogni genere. Non c’è più spazio per i “buoni”, per
quelli che credono ancora che la pratica del governo sia un’arte nobile. Lo stimato farmacista amava divulgare le informazioni del palazzo, anche quando queste erano scomode per il
suo governo. Non temeva il confronto: fu lui a lottare contro
i potenti, quelli che si arroccarono le pretese di vedersi modificata la destinazione d’uso dei propri terreni, sostituendo la
bandiera italiana esposta in municipio con quella di un grosso gruppo commerciale. Le urla di dipendenti sottomessi
echeggiano ancora fra i meandri di piazza Municipio: “Vogliamo andare al cinema?”. Ma di quale cinema stiamo parlando? Sembrerebbe che non ci sia nemmeno l’ombra di un
documento che attesti la volontà di costruirlo.
Sottomesso da un male incurabile, riuscì ad assistere, anche
se virtualmente, ad alcune riunioni contro il suo operato. Un
gesto di cattivo gusto che solo la politica più becera, crudele
e affarista ha avuto il coraggio di mettere in piedi. Ancora
oggi si parla di immobilismo della macchina burocratica comunale durante il suo mandato, quello stesso immobilismo
lamentato da una moltitudine di dipendenti seduti nel Salone
Farigu durante l’ultima campagna elettorale.
Ignazio Fanni serva da esempio per chi ancora oggi crede
che la politica sia un’arte nobile, fatta per migliorare l’interesse dei cittadini e non quello delle proprie tasche”.
Gian Paolo Marcialis
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