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La Nostra Città EDUCAZIONE Officina Educativa un servizioIdea con la città di educazione, modalità di lavoro e governance E Pubblicazione a cura del Servizio Officina Educativa Comune di Reggio Emilia Dicembre 2012 1 Indice Premessa 1. L’idea di educazione che sostiene l’approccio di Officina Educativa alla città . Educazione e welfare . La legge regionale 14/2008: promozione di diritti e politiche longitudinali . L’identità del servizio Officina Educativa: una costruzione condivisa . Gli obiettivi di mandato del servizio . L’organizzazione . Quale educazione 2. Scuole e territorio al centro delle progettualità educative . La scuola “aperta”, luogo di riferimento di bambini, ragazzi e adulti che si incontrano per apprendere . Interconnessioni Scuola e Servizi Educativi . I servizi educativi. Luoghi di educazione alla convivenza democratica e interculturale, alle relazioni genera zionali e intergenerazionali, alla molteplicità dei linguaggi . I progetti promossi dal territorio. Costellazione di luoghi educativi, punti del sistema educativo- formativo della città. 3. Una città per i giovani . Un approccio all apartecipazione . Una città per i giovani. I giovani per la città 4. Quale governance per un sistema integrato 2 3 Premessa La città di Reggio Emilia ha vissuto, negli ultimi vent’anni, importanti cambiamenti demografici che hanno determinato profonde modificazioni nella composizione della popolazione residente. Il Comune ha infatti registrato un significativo e rapido incremento della popolazione - dai circa 130.000 abitanti nel 1986 (dato rimasto pressoché stabile nei decenni precedenti) agli attuali 171.688 (dato al 31.12.20111) - dovuto all’aumento della natalità, della vita media e del tasso di immigrazione. Tra questi il fattore che ha contribuito in maniera determinante alla crescita demografica della comunità reggiana, provocando al contempo una discontinuità rispetto ai consolidati assetti culturali e sociali della città, è l’accelerazione della dinamica migratoria, prima interna e successivamente internazionale. Oltre ai bambini, la popolazione immigrata registra la maggior concentrazione nelle classi di età centrali (da 20 ai 50 anni), a testimoniare il fatto che la scelta migratoria è legata alla ricerca di opportunità di lavoro stabile. Reggio Emilia è un territorio con un’alta capacità attrattiva: è seconda in Italia per incidenza di famiglie con almeno un componente straniero, ossia il 26 % del totale delle famiglie reggiane2 . Contemporaneamente, si è fortemente diversificata la struttura interna delle famiglie reggiane: si registra quindi un aumento di tipologie familiari – monopersonali, monoparentali, mononucleari – che modificano la tradizionale rete parentale di sostegno nella cura dei bambini e degli anziani, elemento caratterizzante in passato la società reggiana. Inoltre, aumenta la percentuale di separazioni e divorzi così come l’età media degli sposi e, conseguentemente, la permanenza dei giovani nella famiglia d’origine. Le dinamiche delle famiglie separate o divorziate, ricomposte, miste per nazionalità dei coniugi, portano con sé fenomeni sociali complessi, come per esempio la mobilità sul territorio dei bambini che seguono i nuovi progetti di vita dei genitori, la fragilità economica di madri e padri separati, i ricongiungimenti familiari, ecc. In un contesto nel quale la famiglia ha perso parte della propria centralità educativa, assumono ancor maggior rilevanza i servizi educativi, dalla prima infanzia ai giovani, che l’Amministrazione Comunale ha promosso negli ultimi decenni. Questi servizi si connotano non come meri luoghi di accudimento, ma come luoghi educativi in rete tra loro: essi promuovono progettualità coerenti - che mettono al centro il bambino, il ragazzo, il giovane - in un processo volto a valorizzare e arricchire le competenze di ciascuno, ad educare alla partecipazione attiva ai propri processi di crescita e a quelli della comunità di appartenenza, a favorire le relazioni interpersonali ed intergenerazionali, a promuovere la convivenza delle differenze. Questo approccio porta a cercare una forte alleanza educativa con le scuole di ogni ordine e grado per elaborare insieme progettualità inclusive e di qualità, in grado sia di promuovere la conoscenza attraverso una pluralità di linguaggi formali ed informali, sia di aggregare, intorno alla scuola, iniziative culturali che la rendano centro della comunità e punto di riferimento per i bambini, i ragazzi e gli adulti, a partire dai genitori. Reggio Emilia non è infatti un luogo neutro per l’educazione e la pedagogia. È una realtà profondamente segnata da una pluralità di storie, soggetti e luoghi che hanno dato vita a sperimentazioni e servizi che da anni riscuotono attenzione e considerazione in Italia e nel mondo. È anche grazie a questa peculiarità, originata dall’esperienza dei Nidi e delle Scuole d’Infanzia Comunali e da un sistema educativo territoriale integrato, 1 http://osservatorioeconomico.re.it/wp-content/uploads/2012/04/Abstract-vulnerabilità-inattese-e-risorse-impreviste.pdf i dati sono tratti dalla ”Analisi di contesto” dell’Osservatorio delle Politiche: http://www.reggianiperesempio.comune. re.it/retecivica/urp/retecivi.nsf/PESIdDoc/385089367E5D2F66C12579B900305F7C/$file/Comune%20di%20RE. Analisi%20del%20contesto.pdf 2 4 che Reggio Emilia oggi può definirsi una città aperta, accogliente e comunitaria, che progetta il nuovo e rispetta la sua storia e la sua tradizione pedagogica ed educativa. Da questa specificità cittadina, espressione anche delle scelte politiche delle ultime Amministrazioni che dal dopoguerra ad oggi hanno costantemente investito costruendo servizi e molteplici contesti educativi, si sono negli anni generate progettualità di grande rilievo capaci di offrire qualificate proposte educative per ragazzi in età scolare. A questo proposito, Peter Moss3 ha dichiarato che avere il “[...] Comune come mediatore culturale e gestionale, che gioca un ruolo attivo nella educazione locale, può assicurare di avere una conoscenza profonda, di prima mano, di cosa significhi educare e costruire un progetto di educazione locale ”. 3 relazione al convegno “Scuola, bene comune”, Reggio Emilia ,21 maggio 2011 5 L’idea di educazione che sostiene l’approccio di Officina Educativa alla città EDUCAZIONE E WELFARE Officina Educativa fa riferimento ad una visione di educazione e di welfare come elementi e prospettive costantemente interconnessi nell’ottica di una comunità educante. Secondo questo approccio infatti il sistema educativo, nelle sue diverse articolazioni, rappresenta una componente centrale dell’idea di welfare, in una prospettiva continua e progressiva, poiché l’educazione è il fondamento della crescita delle capacità personali e del benessere collettivo. Un’educazione aperta e diffusa rappresenta dunque un elemento imprescindibile per la costruzione di una cultura civile, per la formazione di cittadini consapevoli, tolleranti e disponibili a partecipare alla vita sociale e politica della comunità. E’ fondamento della stessa democrazia. In questa continuo intreccio tra sé, altro e contesto, l’approccio educativo è dunque connotato da intenzionalità, reciprocità e corresponsabilità. Un contesto è infatti educativo se implica scambi tra gli attori, se attiva comunicazioni, se genera risorse attraverso processi progettuali e quindi intenzionali; in questo senso, in ottica freireiana4, avendo cura dell’altro costruiamo un bene anche nostro, costruiamo capitale sociale. Dentro l’idea della corresponsabilità c’è l’intento di essere co-autori di una scelta fatta e significata insieme. Questa visione - che rappresenta una sfida di grande portata per istituzioni e cittadini - affida all’educazione la missione di perseguire la ricomposizione dei saperi, formali e non formali, per la formazione della persona, per contribuire alla coesione e al miglioramento della vita civile e sociale. LA LEGGE REGIONALE 14/2008: promozione di diritti e politiche longitudinali La LR14/2008 rappresenta un importante riferimento normativo che oltre a legittimare la nascita del servizio, permette di sottolinearne alcuni aspetti costitutivi. Già l’articolo 1 - “la Regione riconosce i bambini, gli adolescenti e i giovani come soggetti di autonomi diritti e come risorsa fondamentale ed essenziale della comunità regionale. Persegue l’armonia tra le politiche relative alle varie età per assicurare a tutti risposte adeguate ai propri bisogni, in un’ottica di continuità e coerenza”5 - porta con sé due temi di cruciale interesse. Da un lato vi è il tema dei diritti, che nel susseguirsi degli articoli vengono declinati nella loro valenza ampia di diritti di cittadinanza. Essi riguardano l’appartenenza piena alla comunità; la partecipazione consapevole e responsabile alla vita della collettività; l’uso adeguato del tempo libero come condizione per poter costruire compiutamente la propria personalità ed esprimere liberamente la propria individualità; l’effettiva attuazione del diritto ad un ambiente vivibile, condizione per il regolare sviluppo fisico e psichico; il sentire la propria voce percepita dalla società e dal mondo adulto. Dall’altro lato, la legge – collegando ed integrando le politiche per i bambini, i ragazzi e i giovani – evita cesure innaturali e sottolinea l’esigenza di considerare il cammino di ogni persona come un continuum. Ai due aspetti appena citati – il tema dei diritti e la scelta di tenere unite fasce d’età tradizionalmente separate nell’organizzazione dei servizi – sono legati finalità e modello organizzativo del 4 5 cfr. Freire, P., La pedagogia degli oppressi, EGA, Torino 2002 Legge della Regione Emilia Romagna, n.14 del 28 luglio 2008 6 nostro servizio. Pensare all’educazione come diritto significa infatti pensare all’educazione come “bene comune”. Officina Educativa promuove i diritti delle giovani generazioni ed in particolare il diritto agli apprendimenti, il diritto al benessere, il diritto alla partecipazione come processi che garantiscono il protagonismo di coloro che li esercitano. IDENTITA’ DEL SERVIZIO OFFICINA EDUCATIVA: una costruzione condivisa A partire da queste premesse, Officina Educativa nasce per ricomporre l’esperienza decennale di tre distinti servizi comunali che avevano al centro della propria azione, rispettivamente, il sostegno e la qualificazione della proposta formativa scolastica, la promozione di opportunità relazionali ed educative nel tempo extrascolastico e la partecipazione giovanile. In maniera coerente con i propri assunti culturali e pedagogici, Officina Educativa si sviluppa sostenendo strategie inclusive e valorizzanti le differenze, mettendo a sistema il patrimonio di competenze maturate da ciascuno dei tre servizi, nel corso della propria storia. Questa ricchezza di esperienze rappresenta un valore aggiunto per la costruzione dell’identità di un Servizio, che non si accontenti di essere semplice aggregazione di identità differenti. L’identità del nuovo servizio si definisce allora attraverso la condivisione rispetto a temi cruciali: dagli obiettivi di mandato al modello organizzativo, dall’idea di formazione come apprendimento dai propri processi di lavoro a quella di ricerca come approccio strategico ai processi educativi, da quale idea di educazione a quale idea di scuola. GLI OBIETTIVI DI MANDATO DEL SERVIZIO L’Amministrazione comunale pone l’educazione al vertice delle competenze distintive della città6 . In questa cornice, gli obiettivi di Officina Educativa si declinano come segue: • la promozione di una progettualità territoriale attraverso la costruzione di equipe educative di territorio che siano referenti, promotrici e interlocutrici primarie dei soggetti con potenzialità educative che abitano il territorio: le circoscrizioni, le scuole primarie e secondarie, le società sportive, le parrocchie, il privato sociale, i poli sociali territoriali, ecc. • il ripensamento dei servizi educativi della città per offrire “una chance educativa per tutti” puntando ad un’alleanza con scuola, famiglie e territorio; • il rifondare un patto cittadino con le scuole ridefinendone il ruolo di co-protagoniste dell’offerta formativa e culturale del territorio, concertando le progettualità, promuovendo un maggior dialogo tra 6 Dal discorso del Sindaco agli Stati Generali del 31 gennaio 2009. 7 personale docente e personale educativo; • l’orientamento verso interventi che rendano possibile un effettivo scambio culturale e una reale integrazione in ottica comunitaria, superando la visione di servizi e progetti rivolti ai cittadini immigrati, pur continuando a garantire l’apprendimento della lingua italiana come lingua per la comunicazione a tutti i nuovi cittadini e come fondamentale chiave d’accesso al diritto di cittadinanza; • il sostegno ai servizi educativi pomeridiani in quanto contesti formativi di primaria importanza che dialogano e co-progettano con la scuola e con le altre agenzie del territorio in un’ottica di comunità educante; • la promozione della partecipazione attiva e solidale dei giovani alla vita della città e il potenziamento dei progetti che favoriscono esperienze di cittadinanza attiva; • il sostegno alla socialità, all’aggregazione e alla creatività giovanile, anche valorizzando gli spazi cittadini rivolti ai giovani; • la promozione di buone prassi e stili di vita sani, potenziando anche l’educazione alla salute, per favorire il benessere delle giovani generazioni; • la promozione di iniziative che contribuiscano ad agevolare il successo formativo, la ricerca del lavoro, l’ imprenditorialità e l’autonomia abitativa dei giovani. L’alleanza con il sistema d’istruzione – nei suoi diversi livelli - contribuisce a costruire un apparato il più possibile inclusivo, capace di agevolare il successo formativo e di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. L’ORGANIZZAZIONE Pur nella cornice unitaria di Servizio che promuove politiche educative a favore di bambini, ragazzi e giovani, Officina Educativa sceglie di rivolgersi alla fascia 6-29 anni, in coerenza con la L.R. 14/2008, costituendo al suo interno due gruppi di lavoro – in una prospettiva di dialogo continuo e co-evoluzione – uno più centrato su progettualità rivolte a bambini e ragazzi in età da scuola primaria e secondaria di primo grado (614 anni), l’altro più vocato alla fascia giovanile (14-29 anni) . La UOC Gestione dei Processi Educativi e Diritto allo Studio si è strutturata attraverso equipe educative territoriali che sono referenti, promotrici e interlocutrici primarie dei soggetti con potenzialità educative, in primis la scuola, per bambini e ragazzi da 6 a 14 anni che abitano il territorio. La scelta di una dimensione più territoriale è da considerarsi anche in relazione alla giovane età dei protagonisti delle progettazioni che la UOC promuove. La UOC Partecipazione Giovanile e Benessere – più vocata alla promozione di progettualità per la fascia giovanile – assume invece una visione con un respiro cittadino puntando alla costruzione di un sistema di educazione diffusa, rispetto al quale intende svolgere un ruolo di governance, promuovendo la partecipazione solidale dei giovani alla vita della comunità, valorizzandone le forme di aggregazione, sostenendo la creatività giovanile, nelle sue diverse espressioni, favorendo le autonomie, la formazione e le progettualità sia individuali che di gruppi. QUALE EDUCAZIONE L’idea di apprendimento Il contesto socio-culturale, politico ed economico attuale ci pone domande aperte, provvisorie, che orientano riflessioni, scelte e pratiche a partire da un concetto, che è anche un valore: ogni soggetto è unico e irripetibile e ha diritto alla sua unicità e, al contempo, il dovere di rispettare e valorizzare le unicità degli altri in un’ottica di opportunità di apprendere dalle differenze, piuttosto che di timore verso di esse. La domanda che si pone allora è come accompagnare le differenti soggettività nell’approccio con il mondo e con la conoscenza. A questo proposito occorre valorizzare le differenze e promuovere etiche e prassi e in grado di favorire una 8 loro stimolante convivenza, offrendo ad ogni soggetto la possibilità di scoprire le proprie potenzialità, le capacità, le idee, i modi di conoscere e di apprendere dalle capacità e dalle eccellenze altrui; convivere dunque in un clima relazionale intenzionalmente fondato7 dove l’essere diversi possa diventare risorsa per tutti e in cui la scuola, il territorio, le associazioni, la città siano luogo di significative relazioni soggettive ed intersoggettive. Da questa prospettiva le differenze sono gli elementi che ci mettono in relazione, sono ciò che emerge, che si rende evidente nella reciprocità della relazione. Per questo Officina Educativa sceglie una pedagogia fondata su un approccio sistemico, capace di includere le differenze, aiutandole a convivere attraverso un dialogo costante e generativo. Le attuali teorie sulla conoscenza ci restituiscono un’idea di mente come sistema altamente cooperativo, caratterizzato da una fitta rete di interconnessioni fra tutte le sue parti, la cui attività globale è caratterizzata da relazioni ed elaborazioni costanti. L’approccio socio-costruttivista dichiara che la conoscenza si costruisce “insieme”: l’individuo - con le proprie risorse e potenzialità - è parte attiva, protagonista fondamentale, unico ed irripetibile nell’ interazione con l’altro. La conoscenza è dunque costruzione e ricostruzione personale e soggettiva che evolve nell’incontro con gli altri, nella discussione, nel confronto, nel conflitto cognitivo: l’intersoggettività diviene quindi processo generativo, motore propulsivo all’apprendere. Linguaggi e conoscenza sono dunque indissolubilmente legati. Se facciamo infatti nostra la definizione batesoniana di relazione, l’apprendimento va inteso come processo connettivo che attraverso i linguaggi costruisce significati. L’essere umano possiede più di cento linguaggi8 per potersi esprimere e il processo per sviluppare questi linguaggi comincia nei primi anni di vita: i linguaggi del corpo, della danza, della musica, ecc. permettono di esprimersi e comunicare, formando rappresentazioni mentali che consentano la generalizzazione di dati e d’informazioni, pur continuando la ricerca di significati. Per dirla con E. Morin, “non teste piene, ma teste ben fatte” 9 , in grado di orientarsi in contesti sempre mutevoli e partecipare attivamente alla loro trasformazione. Nelle nostre progettazioni occorre prestare particolare attenzione alle possibilità inscritte in quelli che Bateson definisce “i raffinati linguaggi non finalistici — emozionali, relazionali, sociali — che quotidianamente pratichiamo in virtù di competenze comunicative largamente inconsapevoli. Linguaggi più sensibili al gratuito, alla sorpresa, all’incontro, al bello, al mistero, alla meraviglia, di quelli che si affidano al vigile occhio della coscienza” 10. Non esistono infatti azioni educative neutre, bensì sempre “situate”, che sono orientate (e a loro volta orientano) dai paradigmi culturali adottati. Lo sguardo che ci guida considera la conoscenza come costruzione. A partire dal paradigma culturale che abbiamo accennato, l’esperienza educativa si connota dunque come luogo fisico, relazionale e mentale, dove diversi soggetti connettono conoscenza e pratica delle cose: dove teoria e pratica dialogano, si contaminano e si danno reciprocamente significato. 7 8 9 10 Bertolini, P., L’esistere pedagogico, La nuova Italia, Firenze, 1996 Malaguzzi, L.,(1993), La storia, le idee, la cultura in Edwards, C., Gandini, L. e Forman, G., I cento linguaggi dei bambini, Bergamo, Edizioni Junior, 1995 Morin, E., La testa ben fatta, Cortina, Milano, 2000. Manghi, S., Il bello dell’insegnare. Modi ecologici di pensare l’apprendimento, citato in http://www.circolobateson.it/archivio 9 Educazione come Diritto agli Apprendimenti Per meglio declinare l’idea di educazione come diritto agli apprendimenti, è opportuno far riferimento ad una visione di conoscenza che considera l’uomo in relazione con i suoi simili, all’interno di contesti che contribuisce a organizzare attraverso un processo che produce modificazioni continue in funzione di coloro che li abitano o che con essi interagiscono. In questa ottica, relazione e contesti sono due parole chiave. Nello sforzo di dare valore a soggettività ed interazione è indispensabile assumere un atteggiamento di autentico ascolto e di grande attenzione all’organizzazione dei contesti ed alle relazioni tra di essi. Queste affermazioni portano con sé una grande rilevanza pedagogica, culturale, valoriale e politica e presuppongono perciò una assunzione di responsabilità da parte di chi opera nei molteplici ambiti di vita dei ragazzi: l’ascolto competente richiede all’educatore e al docente di favorire la costruzione e l’organizzazione di contesti educativi tali da favorire l’emergere della cultura dei bambini e dei ragazzi, il loro riconoscimento, la possibilità per ciascuno di esprimere con i propri tempi la narrazione di sé. Se consideriamo la conoscenza come processo co-evolutivo, in cui i processi non si separano mai dalla qualità dei contesti che li generano, diventa imprescindibile ragionare sulla qualità dei contesti di apprendimento, e non soltanto sulle caratteristiche del soggetto che apprende o sull’oggetto di conoscenza in sé. I contesti si delineano come il campo della possibilità di elaborare strategie personali e soggettivamente significative, per procedere negli apprendimenti. In questa ottica, la costruzione di contesti progettuali accoglienti è un cantiere sempre aperto, è una costruzione-ricostruzione quotidiana, è una co-evoluzione alla quale partecipano tutti i protagonisti della relazione educativa. Il lavoro sui contesti multipli è un elemento che induce all’apertura di sguardi e finestre per la costruzione di alleanze con gli altri adulti significativi, all’interno degli ambiti di vita dei ragazzi. In questo senso i contesti non sono neutri, ma favoriscono o ostacolano lo sviluppo di senso di appartenenza ed il riconoscimento reciproco in base alla loro reale flessibilità. Operare in questa direzione non è solo una scelta educativa, ma anche di politica educativa e forse l’unica che promuove seriamente il diritto all’apprendimento da parte dei bambini, dei ragazzi, più in generale, delle persone. Infatti non è possibile prescindere dal domandarsi come organizzare un contesto (ad es. un atelier) perché l’ascolto sia davvero bidirezionale e attivo; o affinché la relazione possa essere significativa e non escludente per i soggetti che sono parte di quei contesti. Il tema dei contesti rende inoltrte indispensabile una precisazione attorno ai linguaggi attraverso i quali concorrere alla costruzione della conoscenza. Se gli apprendimenti utilizzano solo linguaggi formalizzati, una certa percentuale di bambini/ragazzi sarà esclusa dai processi volti a produrre quegli apprendimenti. E’ necessario allora ricomprendere l’ampia gamma di linguaggi possibili evitando di considerarli solo come tecniche o discipline artistiche, ma piuttosto come mezzi con il quale attivare quei processi di elaborazione/organizzazione delle conoscenze pregresse e delle informazioni che si stanno acquisendo: cioè componente fondamentale dei contesti nell’individuazione delle strategie necessarie alla costruzione di significati/apprendimenti. 10 Educazione come Diritto alla Partecipazione L’idea di cittadino che sta alla base di un progetto educativo di partecipazione è quella di un soggetto dotato di piena titolarità di diritti e di fondamentali doveri, che esercita in maniera attiva nel corso della sua vita, attraverso l’azione politica svolta nella quotidianità. La politica, infatti, se intesa come azione svolta in funzione ed a beneficio della polis, è una responsabilità condivisa da tutti coloro che fanno parte di una comunità. Ribadire e rilanciare, attraverso specifiche azioni educative a largo raggio, un’idea partecipata di democrazia significa anche costruire un argine rispetto alla deriva individualistica che vede la partecipazione alla vita pubblica in una logica di competizione, secondo una visione strumentale del legame sociale. Legame che, soprattutto in questa fase di crisi, è sottoposto a un progressivo processo di deterioramento. Una cultura della cittadinanza attiva che coltivi la tensione verso una socialità partecipata e un empowerment diffuso, poggia invece su presupposti che promuovono il desiderio di solidarietà e l’assunzione di responsabilità nei confronti della propria comunità. In questa prospettiva la città è il luogo dell’apprendimento: promuovere tra le nuove generazioni il diritto alla partecipazione significa sostenere la loro capacità di spendersi in azioni volontarie a vantaggio della propria comunità, ma anche immaginare percorsi in cui esse possano sperimentare in maniera diretta le procedure democratiche che la governano. I processi di apprendimento hanno successo a condizione che le persone diventino protagoniste attive e che vengano previsti, al loro interno, spazi in cui poter ripensare ai significati delle proprie esperienze individuali e sociali . Politiche che tengano conto di questi elementi sono in grado di promuovere reale partecipazione e dunque produrre cambiamento. Educazione come Diritto al Benessere L’idea di benessere cui facciamo riferimento non è tanto quella diffusa di welfare, quanto quella di wellbeing, quel benessere cioè che deriva dalla capacità di azione, ossia dalla possibilità degli individui di riunire assieme le loro facoltà, così da poter fronteggiare situazioni e soddisfare bisogni. In questa prospettiva “l’educazione deve aiutare i giovani a usare gli strumenti del fare significato e della costruzione della realtà, in modo che possano adattarsi al meglio al mondo in cui si trovano e, se necessario, cambiarlo.” 11 Peraltro la stessa Carta di Ottawa per la Promozione della Salute sancisce quanto sarà poi ripreso in tutte le Conferenze per la Promozione della Salute successive e cioè come “per raggiungere uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale un individuo o un gruppo devono essere capaci di identificare e realizzare le proprie aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni, di cambiare l’ambiente circostante o di farvi fronte. […] ”12 . Secondo questa prospettiva il benessere deriva quindi dalla capacità di azione consapevole nei propri contesti di vita (da quello abitativo a quello legato all’istruzione e al mondo del lavoro, dalla possibilità di espressione della propria creatività a quella di conoscere e condurre stili di vita sani). 11 12 Bruner, J., La cultura dell’educazione, Feltrinelli, Milano 1998. pp. 33 Carta di Ottawa per la Promozione della Salute - 1986 11 Risulta evidente quindi come il diritto al benessere non includa la sola declinazione di azioni per la promozione di stili di vita sani, ma comprenda la genesi di progettazioni che valorizzino lo sviluppo dell’individuo in tutte le sue dimensioni: fisiche, educative, relazionali, sociali e culturali. Declinato in questo modo, il diritto al benessere è indissolubilmente legato con il diritto agli apprendimenti - intesi come capacità di lettura ed interpretazione creativa della realtà - e con il diritto alla partecipazione, come possibilità di poterla modificare con la propria azione individuale e collettiva. I protagonisti del nostro operare, lungi dall’essere considerati destinatari passivi, da plasmare, sono soggetti attivi e responsabili del proprio percorso di crescita. Quanto più un giovane svolge una parte attiva sia nel determinare i propri bisogni, sia nel reperire le risorse per farvi fronte tanto più è nelle condizioni di esperire benessere. Da più settori, quello sanitario e quello sportivo, è già emersa la necessità di confrontarsi con la sfera educativa, nell’ottica di promuovere progettazioni ed interventi unitari, nuove dinamiche relazionali, contro proposte frammentarie e non in dialogo tra loro. Si tratta di iniziare a muoversi attraverso una logica di maggiori interdipendenze tra le realtà, di ulteriori scambi, favorendo così processi di forte integrazione delle culture, delle competenze, dei linguaggi tra sistemi diversi, ciascuno con la propria identità. Allora promuovere il Diritto al Benessere significa costruire un progetto culturale cittadino di cui istituzioni, servizi, realtà sportive e società civile siano i protagonisti. Officina Educativa si riconosce in un percorso che permetta a tutti gli attori di dialogare e costituirsi come comunità educante che pratichi l’ascolto, ponendo attenzione alle diverse istanze lette ed elaborate e tentandone una ricomposizione; in questo senso esercita e promuove la responsabilità individuale e collettiva. 13 Scuole e territorio al centro delle progettualità educative LA SCUOLA “APERTA”, luogo di riferimento di bambini, ragazzi e adulti che s’incontrano per apprendere La scuola oggi sta attraversando grandi cambiamenti, molti dei quali strettamente connessi alla forte riduzione delle risorse a disposizione. Le riforme alla scuola degli ultimi anni e la riforma Gelmini in particolare hanno comportato la quasi totale perdita del tempo scolastico in compresenza fra gli insegnanti e, di conseguenza, una drastica riduzione della possibilità di lavorare utilizzando stili e strumenti didattici alternativi alla lezione frontale. Inoltre si è assistito ad una consistente riduzione del tempo scuola complessivo: ciò ha significato minor opportunità formative agli alunni, non solo rispetto alle discipline scolastiche, ma soprattutto relativamente agli apprendimenti non formali e alle occasioni di confronto, di espressione e di relazione. In generale, dunque, si assiste ad una situazione di sofferenza e ad un vissuto di difficoltà, anche dovuto ad una riduzione dell’organico di insegnanti di sostegno per i disabili. Questo panorama non può non sollecitare un ripensamento del sistema scolastico e un’assunzione di responsabilità ancora maggiore da parte della rete Istituzionale. Il sistema scolastico statale della nostra città è attualmente organizzato in 12 Istituzioni comprensive, a seguito di una complessa opera di razionalizzazione della rete scolastica che l’Amministrazione Comunale ha perseguito, in attuazione della Legge 111/2011 art.19 comma 4 e con il preciso intento di superare il precedente assetto, nel quale ancora convivevano aggregati scolastici disomogenei per distribuzione territoriale, per ordine e grado di scuole. La nuova rete scolastica, ufficialmente in vigore dal 01\09\2012, proietta le scuole in un’organizzazione coerente con la sfida della continuità educativa, con una più marcata attenzione alla territorialità e ad una visione prospettica della città, perché i percorsi di cambiamento ed evoluzione possano, attraverso progetti strategici, coinvolgere diversi aspetti della vita di tutti i cittadini: l’educazione, la mobilità, l’urbanistica, il lavoro, la partecipazione e la coesione sociale. Assumere questo cambiamento come elemento di riflessione e di innovazione permette di ricercare nuovi significati ed interpretazioni del legame tra scuole e città: le trasformazioni sono sfide complesse ma anche opportunità per ripensare la relazione tra i diversi servizi e la scuola in termini di modalità, di progettazione e realizzazione di itinerari educativi condivisi, che promuovano la capacità di tutti di stare in situazioni in divenire. Per questo, l’impegno di Officina Educativa è quello di sostenere e valorizzare i percorsi di continuità educativa/formativa per i bambini dai 6 ai 14 anni e le loro famiglie - all’interno della rete scolastica organizzata in Istituti Comprensivi - promuovendo progettazioni e pratiche che coinvolgano l’intero processo di sviluppo individuale, culturale e relazionale. Interconnessioni Scuola e Servizi Educativi L’accesso ai servizi d’istruzione ed educazione pubblica, come previsti dalle leggi in vigore, è un diritto di tutte le persone che deve essere esercitato non solo come fatto privato, ma come impegno pubblico. La Pubblica Amministrazione attraverso le azioni che assume - non solo per adempimento ad obblighi legislativi, ma per la costruzione di un reale processo educativo - tende alla costruzione di una identità culturale, relazionale e civile della propria comunità. 14 L’Ente Locale non si pone dunque come mero erogatore di servizi per l’accesso alla frequenza scolastica diritto allo studio L.R.25/1/83 ridefinito nel D.L.vo 112/98 art. 139 – bensì come significativo attore di programmazione, promozione e gestione amministrativa dell’offerta formativa sul territorio, da attuare in collaborazione con le Istituzioni scolastiche, che con l’autonomia sono diventate protagoniste del processo formativo e alle quali compete la gestione del servizio d’istruzione. In questa prospettiva il territorio deve essere considerato soprattutto come ambito di convivenza delle persone e di espressione/confronto fra esigenze, aspettative, disagi e risorse. E la scuola è l’agenzia educativa centrale di ogni territorio e della comunità: essa, sostenendo la sua memoria istituzionale ed individuale, definisce la sua storia in un principio di continuità. La scuola non può quindi non essere un importante luogo di incontro, di confronto e condivisione sulle scelte e sugli stili educativi. Lungi dall’essere solo luogo deputato a produrre e diffondere conoscenza, essa è soprattutto un luogo di crescita, sviluppo e progresso della comunità, capace di accogliere tanti e diversi soggetti in continua evoluzione, portatori di conoscenze, vissuti, storie e sguardi, che vengono rimessi in circolo. La scuola dell’autonomia si caratterizza come centro aggregante e di promozione culturale nel contesto territoriale, quale fulcro di un sistema formativo complesso. A partire da queste consapevolezze Officina Educativa non può prescindere dalla ricerca di una forte alleanza con le Istituzioni Scolastiche, nella realizzazione di politiche educative di comunità che sappiano coinvolgere - in una logica di integrazione - anche le famiglie, le associazioni, le società sportive, l’Ausl, l’Università, l’intera collettività. La finalità generale condivisa è il potenziamento del sistema educativo e formativo della città quale condizione strategica per lo sviluppo civile ed economico locale e per la promozione e la realizzazione del successo formativo per tutti. E’ infatti indubbio che il tema del contrasto alla dispersione e al precoce abbandono dei contesti formativi, nonostante siano, da oltre un decennio, al centro di dichiarazioni e alti intenti di varie organizzazioni internazionali (cfr i cinque benchmark della Strategia di Lisbona13 e Strategia Europa 202014), rappresentino ancor oggi obiettivi lontani, consapevolezze non sufficientemente supportate da azioni diffuse e pratiche efficaci. La nostra città si misura dunque con una sfida quotidiana verso “la scuola di qualità per tutti” aspirando ad un’educazione inclusiva che sappia considerare sia i valori dell’autonomia scolastica riconoscendone e rispettandone i tempi della ricerca e della valorizzazione delle singole identità, sia i diversi contesti collettivi e sociali propri di una comunità complessa e in trasformazione. Proprio di fronte a questa complessità - abitata da differenze e particolarità - abbiamo la responsabilità di costruire un pluralismo culturale, un processo d’integrazione esteso che nella dimensione di socialità sappia evitare situazioni di solitudine ed esclusione. L’osservazione, la riflessione condivisa e la valutazione tra differenti professionalità e tra diversi gruppi di lavoro, il rilancio che tiene conto delle competenze, delle motivazioni, delle vivacità dei bambini/ragazzi, sono gli strumenti che valorizzano tutto ciò che accade all’interno della scuola, in un’idea di ascolto attento e di scambio per costruire progettazioni in grado di accogliere, interpretare e rielaborare azioni ed esperienze in continuità tra la scuola ed il territorio, tra il tempo del mattino e del pomeriggio, tra ordini di scuole. Il piano dell’offerta formativa, documento costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle Istituzioni scolastiche, dovrebbe rappresentare la sintesi dell’effettiva collaborazione e della progettazione condivisa fra scuola e Comune, in grado di assumere i bisogni formativi del territorio ma anche di considerare le condizioni di erogazione del servizio e le risorse disponibili. La piena conoscenza del nuovo sistema e della normativa che lo regola, il confronto, la ricerca continua del dialogo, la costituzione di tavoli di condivisione e negoziazione sono le condizioni reali per una concreta integrazione tra i soggetti. In sintesi, Officina Educativa, nella rispetto delle differenti identità territoriali e scolastiche, assume quindi l’educazione come progetto della e nella comunità, a partire da precisi obiettivi: • garantire a tutti il diritto all’apprendimento, al benessere, alla partecipazione; • attivare azioni educative a partire dai diritti degli alunni; • armonizzare gli interventi e gli strumenti operativi nel quadro del sistema scolastico provinciale e regio- 13 14 Conclusioni Consiglio Europeo di Lisbona 23/24 marzo 2000 Comunicazione della Commissione Europa 2020, 3 marzo 2010 15 • • • nale; incrementare la partecipazione dei genitori nell’ambito dell’organizzazione della scuola attraverso l’introduzione di modalità, anche innovative, di informazione, consultazione e coinvolgimento; ricordando che l’art. 118 della Costituzione stabilisce che i cittadini, nella misura in cui concorrono a realizzare il bene comune, svolgono una funzione pubblica al pari delle Istituzioni; promuovere un’offerta formativa tesa all’innovazione e rispondente alle esigenze di sviluppo della comunità locale; finalizzata ad un uso ottimale delle risorse umane, strutturali e finanziarie disponibili sul territorio; sostenere i processi di inclusione. I SERVIZI EDUCATIVI POMERIDIANI: luoghi di educazione alla convivenza democratica e interculturale, alle relazioni generazionali e intergenerazionali, alla molteplicità dei linguaggi Come si è più volte sottolineato, Officina Educativa promuove una cultura educativa diffusa sul territorio che concorre a porre bambini, ragazzi e giovani al centro del loro processo educativo e formativo come protagonisti attivi del cambiamento, sia attraverso un lavoro diretto in situazione sia attraverso un lavoro di rete con e per il territorio. Officina Educativa, assumendo il territorio come fulcro centrale della sua azione, lo colloca dunque non come oggetto dell’azione educativa, ma come soggetto co-costruttore di saperi, approcci, potenzialità educative e quindi co-protagonista dell’azione educativa a livello cittadino. Se il territorio e le sue agenzie educative sono “al centro” dell’azione di Officina Educativa, la distinzione tra interventi scolastici, interventi attraverso i servizi educativi pomeridiani e interventi con le agenzie territoriali, necessita di essere letta in una visione sistemica dove, senza appiattire le specificità, siano evidenziate le coprogettazioni e le interdipendenze, dove acquistino centralità i legami, gli intrecci, le continuità tra percorsi scolastici ed interventi pomeridiani. In questa visione, i contesti educativi e di apprendimento sono in costante dialogo tra loro, all’interno di una progettualità educativa che caratterizzi la città sia per la qualità dell’offerta educativa/formativa, sia per il numero di opportunità che i territori mettono a disposizione dei giovani cittadini e delle loro famiglie. A partire da questi assunti, Officina Educativa promuove politiche che intreccino più che in passato il senso, i contenuti, le azioni, gli approcci che afferiscono ai progetti educativi promossi nei diversi contesti. In coerenza con ciò il ruolo che gli enti gestori dei servizi ricoprono è fondamentale: Officina Educativa - in un’ottica di collaborazione - sostiene la loro capacità di far dialogare le diverse progettazioni ed esperienze che abitano lo stesso territorio, oltre che di sentirsi parte di una dimensione cittadina. In questa cornice si inserisce la scelta di una logica di gestione unitaria – in ogni singolo territorio - dei servizi educativi pomeridiani, dei progetti con le scuole e del supporto agli interventi educativi delle diverse agenzie locali che si affidano prevalentemente al volontariato. Adottare questa logica – più sistemica e meno frammentaria - permette di avere equipe educative in grado di costruire relazioni continuative con i ragazzi che attraversano 16 i diversi contesti educativi dello stesso territorio; ciò significa dare loro, alle famiglie e agli insegnanti, riferimenti più stabili, nonché costruire relazioni maggiormante significative con i soggetti che interagiscono, a vario titolo, con Officina Educativa; infine significa semplificare e rendere più efficaci gli incontri all’interno di ogni equipe educativa territoriale. All’interno di questa riorganizzazione, i servizi educativi rappresentano snodi cruciali di un Servizio che scelga di: • promuovere l’educazione attraverso la sperimentazione di diversi linguaggi ed approcci alla conoscenza. • • • • E’ da vedersi in questo contesto, tra l’altro, la scelta di fare un investimento di ricerca nei servizi per bambini dai 6 agli 11 anni, attorno al tema dell’imparare ad apprendere e dell’apprendimento attraverso il gioco e i linguaggi espressivi; promuovere i saperi relazionali per sviluppare capacità nella gestione dei rapporti sia nel gruppo dei pari che con gli adulti; promuovere percorsi volti all’apprendimento delle autonomie; promuovere consapevolezza e assunzione di responsabilità rispetto ai diritti/doveri di cittadinanza (intesi come partecipazione, solidarietà, interesse per la propria comunità…); promuovere la conoscenza e la sperimentazione delle opportunità del territorio. In riferimento a questo obiettivo diventa fondamentale allargare la possibilità di fruizione di alcune proposte educative di un territorio a tutti i ragazzi interessati: i laboratori/atelier proposti da uno specifico centro educativo, allora, devono strutturarsi in modo da essere in grado di rivolgersi sia ai ragazzi iscritti, sia ad altri ragazzi che desiderano sperimentarsi. Infine ci preme sottolineare come nei percorsi educativi - che nascono e si sviluppano a partire da singole progettualità - vengano elaborati nuovi elementi di conoscenza dei contesti, dei bisogni e dei problemi, dei soggetti e delle risorse disponibili e attivabili, delle competenze necessarie e di quelle esistenti e come ciò renda possibile un lavoro di rielaborazione continua delle finalità, degli obiettivi, delle azioni, degli strumenti, per la valorizzazione e la crescita culturale, sociale, pedagogica dei bambini e dei ragazzi, degli stessi educatori, degli altri attori interessati, dell’intera comunità locale. I PROGETTI PROMOSSI DAL TERRITORIO: costellazione di luoghi educativi, punti del sistema educativo/formativo della città La storia della nostra comunità è caratterizzata dalla nascita, vita e sviluppo di riferimenti “strutturati” attorno al tema della partecipazione attiva, sia dal punto di vista istituzionale (ruolo storico delle Circoscrizioni) che non istituzionale; ne è la prova la presenza di una rete articolata di associazionismo e volontariato che ha arricchito e integrato, ma non sostituito, il sistema di welfare locale. Accanto a questa rete articolata oggi sono nate e si sono sviluppate nuove forme di rappresentanza, quali comitati cittadini o di quartiere, che richiedono di essere viste e valorizzate come “portatori di sapere”, partecipanti attivi anche a fasi di progettazione e realizzazione delle politiche. Il dialogo tra amministrazione pubblica e cittadino deve essere continuamente ricercato e alimentato: le recenti politiche di promozione della cittadinanza attiva (vedi bando “I reggiani per 17 esempio”) rappresentano uno dei modi attraverso cui l’Amministrazione Comunale evidenzia e dà valore a questa vocazione della città. A partire da queste premesse e dall’interpretazione dell’educazione come responsabilità diffusa dell’intera comunità, diviene fondamentale definire il ruolo di Officina Educativa - in quanto servizio educativo pubblico - rispetto alle progettazioni educative promosse dal territorio. Nell’assumere la dimensione territoriale e di rete, il Servizio deve necessariamente sviluppare un approccio capace di leggere nelle esperienze che nascono dal territorio le identità, il vissuto a cui fanno riferimento, le finalità dichiarate e le competenze messe in campo. A partire da questo approccio - caratterizzato da ascolto attivo e dialogo costante con gli interlocutori del territorio - si generano condivisioni e sinergie, si individuano zone di ricerca e di priorità, in linea con gli obiettivi dichiarati e si costruiscono micro-patti territoriali, che possono essere riletti e restituiti al sistema cittadino. Officina Educativa intende promuovere la costruzione di reti virtuose che vedano una vantaggiosa collaborazione tra l’ente pubblico e le molteplici identità territoriali. Valorizzare competenze ed esperienze che facilitano il perseguire e sostenere un interesse generale, significa anche dichiarare un “work in progress”, una situazione di provvisorietà e sperimentazione delle relazioni con i gruppi di cittadini e di volontari che ogni territorio sta portando avanti. Quella che Lanzara definisce capacità negativa15 , la capacità cioè di saper sostare in questa incertezza e temporaneità, è una competenza fondamentale per un Servizio che non si accontenti di accumulare esperienze, ma intenda sviluppare occasioni per confrontarsi e discutere, sollecitando e sostenendo un tempo maggiore per la riflessione. A partire da questi intenti, l’approccio alle differenti esperienze nate nei territori attraversa passaggi cruciali: • il dialogo con gli interlocutori del territorio deve partire da una lettura condivisa dei bisogni del territorio stesso. Spesso stessi bisogni sono affrontati – in maniera molto frammentata - da soggetti differenti: Officina Educativa allora vuole promuovere spazi di confronto tra soggetti e organizzazioni che tentino di dare risposte a bisogni analoghi, ricercare terreni fertili, nei quali più interlocutori (Poli sociali, Parrocchie, centri sociali, circoscrizioni, organizzazioni del volontariato, gruppi di cittadini…) si mettano in gioco, per affrontare insieme una problematica. Con questo si legittimano la competenza e la disponibilità dei volontari e, nello stesso tempo, si cerca di rafforzare il gruppo con altre risorse umane, in grado di sostenerlo qualitativamente e quantitativamente; • a partire dalle letture condivise, occorre proporre delle modalità operative agli interlocutori con cui dialoghiamo, avendo ben presente che spesso il dialogo con i volontari parte da questioni organizzative: la discussione attorno a questi aspetti deve portare tuttavia a definire valori e contenuti più larghi; • solo allora si possono definire protocolli che dichiarino intenzionalità e pratiche condivise e che siano finalizzati a costruire un sistema di interventi coerente e meno frammentato; • Officina Educativa porta necessariamente questioni aperte sul piano formativo. Chi lavora con i bambini, con i ragazzi e le famiglie ha diritto, bisogno e dovere di essere formato, accompagnato attraverso uno sguardo che contribuisca a restituire, osservare, documentare, creare consapevolezze. La formazione dei gruppi di volontari è una questione che il Servizio ha già assunto, attraverso la promozione del capitale educativo della città (formazione dei volontari civili e dei giovani “levisti”). Inoltre nella pratica della lettura condivisa, della scelta di modalità operative e organizzative, nella stessa scrittura collettiva di protocolli che dichiarino le finalità di ogni intervento vi è già un aspetto formativo: si tratta di un processo guidato dal basso, di tipo bottom-up, in cui il confronto e il dialogo continui stimolano l’autoriflessione in ogni protagonista. Questo tipo di autoformazione rappresenta l’elemento qualificante di ogni progettazione educativa intenzionale. 15 Lanzara, G.F., Capacità negativa, Il Mulino, 1993 19 Una città per i giovani. UN APPROCCIO ALLA PARTECIPAZIONE Abbiamo già avuto modo di sottolineare come la dimensione della partecipazione ricopra un ruolo centrale nelle politiche di Officina Educativa. L’incontro tra la dimensione educativa e quella della partecipazione è necessario su un piano generale, perché - anche se si esercitano diritti - si diventa cittadini solo attraverso un processo di apprendimento dei saperi necessari all’uso consapevole della democrazia. In questo senso l’educazione alla partecipazione deve promuovere e costruire opportunità perché i giovani possano sperimentarsi all’interno di dimensioni di cittadinanza attiva; deve sostenere le azioni del prendersi cura, riconnettendole all’interno di una cornice di partecipazione alla vita della comunità nel suo insieme; deve promuovere lo spirito cooperativo, la collaborazione tra pari e tra generazioni differenti come approccio efficace e generativo di ricadute positive per la comunità stessa. Favorire la partecipazione significa favorire lo sviluppo di un alto grado di relazionalità, di costruzione dei legami, di fiducia che si crea in una comunità, ossia di quel “capitale sociale” il cui accumulo rende la città più vivibile e più leggibile, rende le persone più sicure rispetto alla capacità di affrontare e trovare risposte ai problemi, più disponibili a “mettersi in gioco” per il bene comune. Per questo l’approccio di Officina Educativa alle politiche giovanili, pur senza trascurare le dimensioni problematiche che ogni giorno molti ragazzi incontrano e vivono, vuole spostare l’attenzione dal concetto di giovani come problema a quello di giovani come risorsa. Ciò comporta il riservare massima attenzione all’ascolto e il favorire la partecipazione diretta dei giovani alla vita della città, attraverso diverse dimensioni: il volontariato, l’imprenditoria giovanile, la creatività nelle sue diverse espressioni, la costruzione e/o la messa in rete di opportunità d’incontro e aggregazione. Questi orientamenti s’inseriscono in uno scenario di cambiamento delineato anche dal “Libro Bianco sulla condizione dei giovani europei”16 , che mette in luce alcuni ulteriori aspetti su cui riflettere: il progressivo aumento del limite di età per la fascia giovanile, i percorsi di vita sempre meno lineari e non riconducibili a modelli comuni, l’allontanamento dalle istituzioni. In questa ottica, le politiche giovanili di Officina Educativa intendono porsi come politiche che facilitano l’assunzione di consapevolezza, responsabilità e partecipazione attiva dei giovani. Il raggiungimento di questi obiettivi può diventare “possibile” solo nel momento in cui i ragazzi percepiscono anche dalla scuola, dalla famiglia e dalle altre agenzie del territorio un clima di attenzione, d’interesse e di valorizzazione per le cose che propongono e realizzano, per i contesti che vivono e per come li vivono ed interpretano. Risulta quindi necessario costruire relazioni significative con questi soggetti e renderli a loro volta coprotagonisti dei processi di partecipazione, affinché si inneschino quei processi di circolarità che permettono di connettere le diverse dimensioni dell’agire quotidiano dentro un’unica cornice di senso. Da questa attenzione verso la costruzione di reti in dialogo e orientate alla coprogettazione nascono tutte le iniziative, che hanno come denominatore comune i giovani visti non come semplici destinatari ma come soggetti attivi, competenti e protagonisti . 16 Libro Bianco della Commissione Europea, Un nuovo impulso per la gioventù europea, 2008 20 UNA CITTA’ PER I GIOVANI. I giovani per la citta’ Costruire una città a misura anche dei suoi cittadini più giovani, significa farlo con la loro partecipazione, scegliendo di investire in determinati ambiti: - la promozione e la facilitazione del protagonismo e della partecipazione attiva e solidale dei giovani alla vita della città, scommettendo sulla loro capacità di assunzione di un ruolo propositivo nella vita pubblica e sociale, coinvolgendoli nelle scelte che li riguardano, nel prendere parte alla vita dei quartieri, invitandoli ad osservare e criticare la situazione esistente, a proporre soluzioni alternative, a collaborare con gli adulti per realizzare i cambiamenti possibili. I progetti di partecipazione come Leva Giovani, Consigli Circoscrizionali dei ragazzi e delle ragazze, progetti di Servizio Civile Nazionale, sono gli strumenti di cui Officina Educativa si è dotata per favorire i processi che tendono a questo obiettivo. E’ essenziale che i giovani si familiarizzino con la partecipazione e la democrazia nel corso della loro vita scolastica anche fruendo in modo attivo di percorsi formativi. A partire da queste consapevolezze Officina Educativa collabora con diversi servizi di questa Amministrazione e con l’Università per la realizzazione di percorsi formativi sul tema della cittadinanza attiva – sia a livello locale che in una dimensione europea - destinati a studenti delle scuole secondarie di secondo grado. - il sostegno di iniziative volte a promuovere socialità, aggregazione e creatività giovanile, valorizzando i luoghi d’incontro a partire dagli spazi cittadini rivolti ai giovani, favorendo la costruzione e la gestione di contesti che aiutino chi li vive a maturare fiducia verso di sé, rispetto verso gli altri, interesse e responsabilità per il bene comune. La Legge regionale 14/2008, definisce gli spazi di aggregazione giovanile come “luoghi polifunzionali d’incontro, d’intrattenimento, di acquisizione di competenze attraverso processi non formali di apprendimento, di cittadinanza attiva, di sperimentazione e realizzazione di attività sul piano educativo, ludico, artistico, culturale, sportivo, ricreativo attuate senza fini di lucro, con caratteristiche di continuità e libertà di partecipazione, senza discriminazione alcuna”17. Nella realtà reggiana esistono diverse realtà di grande ricchezza come offerta soggettiva, ma difficilmente collocabili all’interno di una cornice unitaria; con il rischio di tradursi in un indebolimento complessivo del sistema esistente. Per questo Officina Educativa – raccogliendo l’invito della stessa legge regionale a passare “dalla frammentazione del Sistema a una logica di rete” e con il fondamentale contributo degli educatori territoriali - si è data l’obiettivo della messa in valore della rete nel suo insieme, attraverso lo scambio delle esperienze, il confronto tra i progetti, il supporto nella documentazione, al fine di comunicare meglio ciò che la città fa per i suoi giovani e ciò che i giovani fanno per loro stessi e per la città. 17 Legge della Regione Emilia Romagna, n.14 del 28 luglio 2008 21 Rientra in questa area anche la promozione di un dialogo intergenerazionale in luoghi significativi come Centri e circoli sociali in cui s’incrociano aspettative, conflitti, collaborazioni, confronto tra generazioni diverse. Officina Educativa intende lavorare in collaborazione con altri servizi dell’Amministrazione per intraprendere azioni volte a migliorare il tessuto comunitario locale. - la volontà di favorire il benessere delle giovani generazioni attraverso la promozione di buone prassi e stili di vita sani sostiene sia la diffusione della pratica sportiva non competitiva che l’adozione di quelle pratiche che, se correlate, migliorano sia lo stato di benessere personale che quello complessivo del territorio. Officina Educativa e la Fondazione dello Sport condividono, in questo senso, l’impegno volto a creare le condizioni affinché lo sport diventi davvero un diritto per tutti, a partire dalla proposta di un progetto educativo e formativo sull’educazione motoria e sani stili di vita che si sviluppi in modo coerente dentro e fuori la scuola. Officina Educativa s’impegna inoltre per favorire, in collaborazione con i rappresentanti delle organizzazioni giovanili e dei servizi sanitari, politiche locali di informazione e formazione sul tema della salute come responsabilità collettiva. - la promozione di azioni che agevolano il successo formativo, la ricerca del lavoro, l’imprenditorialità e le autonomie dei giovani in collaborazione con i diversi interlocutori. Il modo migliore per sostenere l’occupazione dei giovani è innanzitutto dar loro una buona formazione, aumentando il numero dei laureati e dei tecnici qualificati e riducendo la dispersione scolastica18 . Come già ricordato in precedenza, la lotta all’abbandono scolastico e le azioni per una scuola inclusiva sono tra le priorità del mandato di questo servizio. Officina Educativa si spende su questo fronte costruendo opportunità formative non formali e sostenendo interventi volti ad accogliere, accompagnare e sensibilizzare i ragazzi rispetto ai propri percorsi di vita . Sostenere l’occupazione significa anche migliorare l’orientamento ed il rapporto tra domanda ed offerta di lavoro. Per questo è necessario mettere in dialogo le associazioni giovanili, gli imprenditori, i sindacati, le scuole secondarie di secondo grado, l’università, i centri di formazione per elaborare politiche locali e programmi volti a promuovere opportunità occupazionali; sostenere la creazione di imprese e di cooperative da parte di giovani o di gruppi giovanili; incoraggiare presso i giovani le esperienze di economia sociale e le iniziative di cooperazione. In questo senso assume un’importanza rilevante l’impegno, sostenuto da Officina Educativa, per giungere ad un patto locale per il lavoro. In particolare, si intende sostenere professioni creative nascenti caratterizzate da un’impronta innovativa. Per quanto riguarda, ancora, le autonomie delle giovani generazioni, un tema centrale è il diritto alla casa. Officina Educativa intende collaborare con i soggetti pubblici titolari di mandati specifici in questo ambito, svolgendo - in particolare - un servizio di comunicazione rispetto alle opportunità legate al mondo degli studenti e più in generale al sistema di mercato protetto degli alloggi. Secondo l’ultimo rapporto Istat, i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che, dopo aver conseguito la licenza media non hanno né un diploma né una qualifica professionale e non frequentano altre attività formative, rappresentano il 18,8%. 18 23 Quale governance per un sistema integrato Le normative nazionale e regionale in materia ci aiutano a comprendere quale ruolo si affidi ad un Ente Locale in un disegno di competenze e ruoli policentrico e complesso come quello di un sistema educativo cittadino. Sia la Legge 285 del 1997, sia la Legge 328 del 2000, sia la più recente Legge Regionale 14 del 2008 individuano, per le Amministrazioni Comunali, una specifica dimensione di governance di sistemi educativi misti pubblici e privati. I Comuni quindi in aggiunta al loro storico ruolo di erogatori di azioni educative assumono il compito di rilevare, valorizzare, mettere in rete progetti ed azioni di realtà pubbliche e private, operatori naturali, volontari, che, nei territori di riferimento operino con intenzionalità educativa. L’Ente Pubblico accoglie la richiesta di qualità da parte della cittadinanza, se ne assume la responsabilità declinando il concetto di governance come un modello di tipo concertativo, tenendo il piano della costruzioni dei saperi e non quello dei poteri. Officina Educativa, in quanto servizio pubblico, si rappresenta come luogo dialettico, in grado di dialogare, confrontare le proprie logiche con altre differentemente elaborate da soggetti altri presenti sul territorio. La responsabilità del servizio è quella della ricerca e della promozione della qualità nei progetti e nelle azioni educative che sul territorio trovano espressione; in questa visione, qualità è governance. Il servizio riconosce e legittima le competenze della città, perché ha un ruolo storicamente riconosciuto di progettazione e gestione di azioni educative. E a partire da questo, ricerca alleanze e sinergie tra pubblico e privato, imposta strategie territoriali improntate alla sussidiarietà, in ascolto e a supporto dell’esperienza altrui, alla ricerca di costruzioni di affinità culturali e pedagogiche che riducano distanze e moltiplichino le occasioni di crescita e di apprendimento per la nostra città. In questo senso Officina Educativa è impegnata in un denso itinerario formativo verso la costruzione condivisa di professionalità e di contesti capaci di giocarsi su zone plurali, su azioni sinergiche e visioni d’insieme, accorciando le distanze fra contesti e linguaggi diversi, fra scuola ed extra scuola. E Pubblicazione a cura del Servizio Officina Educativa Comune di Reggio Emilia Dicembre 2012 La Nostra Città EDUCAZIONE Officina Educativa un servizioIdea con la città di educazione, modalità di lavoro e governance