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Nella «Nuova Atlantide» di Francesco Bacone (1561

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Nella «Nuova Atlantide» di Francesco Bacone (1561
Manipolazione spietata di cose, vegetali ed animali nella «Nuova Atlantide» di Francesco
Bacone
di Francesco Lamendola
Nella «Nuova Atlantide» di Francesco Bacone
(1561-1626) vediamo la concezione meccanicistica e utilitaristica della
natura portata fino alle estreme conseguenze, con la celebrazione di
una illimitata facoltà di manipolazione sulle cose e sugli esseri viventi.
Bacone è stato definito il profeta della tecnica, ma, in realtà, è stato
molto di più: è stato il profeta di una casta di tecnoscienziati i quali
organizzano a loro discrezione l'intera società; modificano
geneticamente piante e animali; ottengono la maturazione di frutta
fuori stagione; compiono esperimenti ripugnanti per vedere fino a che
punto degli animali possono vivere, dopo essere stati mutilati delle
loro parti vitali; costruiscono robot capaci di ogni genere di
movimento; conducono mostruose operazioni per creare delle razze
animali nane o gigantesche, influendo sullo sviluppo delle cavie;
fabbricano armi sempre più potenti e micidiali; realizzano navi
sommergibili e studiano la possibilità di realizzare il volo.
In breve, manipolano ogni cosa e ogni essere vivente, con la più
completa libertà e con la più totale mancanza di scrupoli; anzi, senza
neanche porsi minimamente un problema etico nei confronti delle loro
scoperte e delle relative applicazioni.
Più che il paradiso degli scienziati e dei tecnici, la «Nuova Atlantide»,
deforme caricatura dell'Atlantide di Platone e stravolgimento di ogni
legame di armonia e di rispetto fra uomo e natura, è il delirio di una
mente assetata di dominio, di potenza, d successo: una proiezione
dell'Inghilterra di Elisabetta che, dopo la vittoria sull'Invincibile
Armada di Filippo II di Spagna, si avviava a diventare la prima
potenza marittima d'Europa e a gettare le basi del suo impero
coloniale e della sua potenza mercantile e finanziaria.
Hanno scritto di lui e della sua visione filosofica Nicola Abbagnano e
Giovanni Fornero (in «Filosofi e filosofie nella storia», Torino, Paravia,
1986, 1992, vol. 2, p. 143):
«Se Galilei ha chiarito il metodo della ricerca scientifica, Bacone ha
intravisto per primo il potere che la scienza offre all'uomo sul mondo.
Bacone ha concepito la scienza essenzialmente diretta a realizzare il
dominio dell'uomo sulla natura, il "regnun hominis":ha visto la
fecondità delle sue applicazioni pratiche, sicché può dirsi il filosofo e il
profeta della tecnica. (…)
«La carriera politica di Bacone fu quella di un cortigiano abile e senza
scrupolo. Ma quest'uomo ambizioso ed amante del denaro e del fasto
ebbe un'idea altissima del valore e dell'utilità della scienza al servizio
dell'uomo. Tutte le sue pere tendono ad illustrare tendono ad
illustrare il progetto di una ricerca scientifica che portando il metodo
sperimentale in tutti i campi della realtà faccia della realtà stessa il
dominio dell'uomo. Egli voleva rendere la scienza attiva e operante al
servizio dell'uomo e la concepì diretta alla costituzione di una tecnica
che doveva dare all'uomo il dominio di ogni parte del mondo
naturale. Quando nella "Nuova Atlantide" volle dare l'immagine di una
città ideale, ricorrendo al pretesto, già adoperato da Tommaso Moro
nella "Utopia" della descrizione di un'isola sconosciuta, non si fermò a
vagheggiare forme di vita sociali o politiche perfette, ma immaginò un
paradosso della tecnica dove fossero portati a compimento le
invenzioni ed i ritrovati di tutto il mondo. E difatti in questo scritto
(rimasto incompiuto) l'isola della Nuova Atlantide è descritta come un
enorme laboratorio sperimentale, nel quale gli abitanti cercano di
conoscere tutte le forze nascoste della natura "per estendere i confini
dell'impero umano ad ogni cosa possibile". I numi tutelari dell'isola
sono i grandi inventori di tutti i paesi; e le sacre reliquie sono gli
esemplari di tutte le più rare e grandi invenzioni.»
Si noti, in questo sintetico ritratto, il valore dell'avversativa: «ma
quest'uomo…», che vorrebbe mettere in risalto come Bacone, pur
essendo un arrivista avido e senza scrupoli, fu però un cultore
disinteressato dell'ideale scientifico. Pare che gli Autori citati non siano
neanche sfiorati dal sospetto che, forse, quell'idea "altissima" del
valore e dell'utilità della scienza al servizio dell'uomo fu, appunto,
forse un po' troppo alta: talmente alta da diventare ferocemente
tirannica; e talmente presuntuosa da infliggere ogni sorta di
sofferenza agli altri esseri viventi, senza mai domandarsi se l'uomo
abbia il diritto di agire in tal modo.
Fra l'altro, l'organizzazione della società di Nuova Atlantide è esposta
da un governatore che non imbastisce un colloquio con i suoi ospiti,
ma che ne riceve uno solo per comunicargli, vantandosene, tutte le
conquiste e le realizzazioni scientifiche e tecniche realizzate sull'isola,
in un lunghissimo monologo che evidenzia la mentalità autoritaria,
dogmatica e intollerante di questi sacerdoti della nuova scienza.
Ma, perché il lettore possa farsi da se stesso un'idea del tipo di società
che Bacone profetizza, descrivendo le caratteristiche della Nuova
Atlantide, ne riportiamo qui di seguito una pagina significativa.
Dice il Padre della Casa di Salomone a un rappresentante della nave
europea capitata presso la sua isola, nella «Nuova Atlantide» di
Francesco Bacone (in: Bacone, «Saggi, ecc.», traduzione a cura di
Claudio Ascari, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1966, pp.
518-19, 523):
«… Abbiamo anche vasti e diversi frutteti e orti, nei quali non badiamo
tanto alla bellezza, quanto alla varietà del terreno e del concime,
adatto alle diverse piante ed erbe, e alcuni assai spaziosi, nei sono
piantati alberi e bacche dai quali ricaviamo varie specie di bevande,
oltre che dalle vigne., In esse pratichiamo anche ogni genere di
innesto e di inoculazione, tanto di alberi selvatici quanto di alberi da
frutto, e questo dà molti risultati. E artificialmente facciamo in modo
che, in questi stessi frutteti e orti, gli alberi e i fiori vengano prima o
dopo rispetto alla loro stagione, e che crescano e diano frutto più
speditamente di quanto non facciano secondo il loro processo
naturale. Artificialmente li rendiamo anche più grandi di quanto non
siano in natura, e i loro frutti più grossi e più gustosi, e di sapore, di
odore, di colore e di forma diversi dalla loro natura. E molti d'essi li
modifichiamo in modo tale che diventano di uso medicinale.
«Abbiamo anche mezzi per far crescere diverse piante mescolando
terreni diversi senza semi, e parimente di produrre diverse piante
nuove, differenti da quelle comuni, e di trasformare un albero o una
pianta in un'altra.
«Abbiamo ancora parchi e recinti con ogni sorta di animali e di uccelli,
dei quali non ci serviamo soltanto per mostra di rarità, ma anche per
dissezioni ed esperimenti, e con ciò siamo in grado di trarre lumi su
ciò che si può operare sul corpo dell'uomo. E in questo riscontriamo
molti singolari fenomeni: per esempio la continuazione della vita in
quegli animali, anche se diverse parti che voi considerate vitali sono
morte e asportate; la risuscitazione di altri che in apparenza
sembrano morti, e simili. Sperimentiamo anche su di essi ogni sporta
di veleni e di farmaci, sia nella chirurgia sia nella medicina. Ancora li
rendiamo artificialmente li rendiamo più grandi o più alti della loro
specie, o per contro li rimpiccioliamo e arrestiamo la loro crescita; li
rendiamo più fecondi e produttivi di quanto non lo sia la loro specie, e
per contro sterili e improduttivi. Li facciamo anche mutare colore,
forma e attività in molti modi. Abbiamo trovato il modo di fare incroci
e accoppiamenti fra specie diverse, e queste hanno prodotto molte
nuove specie non sterili come generalmente si pensa. Produciamo un
gran numero di serpenti, di vermi di mosche, di pesci, per mezzo della
putrefazione, delle quali poi alcune sono fatte progredire sino a essere
creature perfette, come animali e uccelli, e hanno sesso e si
moltiplicano E non facciamo questo a caso, ma sappiamo in
precedenza da quale materia e composizione usciranno questa o
quella specie di creature.
«Abbiamo anche piscine speciali nelle quali facciamo esperimenti sui
pesci, come abbiamo detto prima per gli animali e per gli uccelli. (…)
Abbiamo ancora fabbriche di macchine, nelle quali vengono costruite
macchine e strumenti adatti a qualsiasi genere di movimento. Ivi
conduciamo esperienze per imitare movimenti più veloci di quanto
non possiate fare voi sia con i vostri moschetti sia con qualsiasi altra
macchina che possederete; e ottenerli e moltiplicarli più facilmente e
con poca energia, con ingranaggi e altri mezzi, e renderli più forti e
più violenti di quanto non siano i vostri, superando i vostri più grandi
cannoni e basilischi. Fabbrichiamo anche materiale bellico e strumenti
di guerra e macchine d'ogni sorta; e anche nuove miscele e
combinazioni di polvere da sparo, fuoco greco che arde nell'acqua ed
è inestinguibile, e ancora fuochi d'artificio di ogni varietà, sia per
divertimento, sia per utilità. Imitiamo ancora il volo degli uccelli, e
abbiamo qualche possibilità di volare nell'aria. Abbiamo navi e
imbarcazioni per andare sott'acqua e per sfruttare i mari, e ancora
cinture e sostegni per nuotare. Abbiamo diversi orologi singolari, e
altri simili meccanismi di reazione, e anche moti perpetui.
Riproduciamo anche i movimenti delle creature vive con modelli di
uomini, animali, uccelli, pesci e serpenti; abbiamo ancora un grande
numero di altri vari movimenti, singolari per regolarità, precisione e
minuzia.»
Crediamo che sarebbe lietamente sorpreso, Francesco Bacone (che fu
contemporaneo di William Shakespeare), se potesse vedere fino a che
punto la sua profezia tecnocratica e antropocentrica è stata tradotta in
realtà dagli uomini del XX e del XXI secolo.
Le sue più rosee previsioni si sono tradotte in realtà.
Noi possiamo davvero coltivare le fragole al Polo Nord o vendemmiare
nel colmo dell'inverno; possiamo modificare geneticamente le piante
alimentari, per ricavarne un raccolto più abbondante; possiamo
clonare gli animali da allevamento, per ottenere più lana o più carne;
possiamo togliere pezzi di cervello a una scimmietta di laboratorio,
per vedere in quanti giorni, ore o minuti si decide a morire; possiamo
costruire sommergibili atomici in grado di navigare fin sotto la
banchisa polare e aerei da bombardamento capaci di distruggere
intere città. Possiamo…
Quante cose possiamo! E tutte quelle che possiamo fare, con l'aiuto
della tecnoscienza, immancabilmente le facciamo: senza porci
seriamente il problema se ciò sia un bene, oltre che un successo dal
punto di vista scientifico.
Sembra che nessuno si domandi più se sia giusto realizzare tutto ciò
che è fattibile teoricamente; né se i costi, in termini di sofferenza dei
viventi - e, indirettamente, anche dell'uomo - giustifichino qualunque
tipo di esperimento e qualunque forma di dominio della tecnica.
Ecco, oltre che un profeta della tecnica, Bacone è stato anche, e
soprattutto, un grande araldo del dominio: del dominio sulle cose e
sui viventi come forma di piacere intellettuale, oltre che come ricerca
di utilità pratica.
Un piacere demoniaco da parte della creatura che non riconosce più
un progetto amorevole e provvidenziale nel mondo, così come lo ha
ricevuto; ma che vuole creare una seconda natura, totalmente
artificiale, perché solo nel dominio della scienza sul mondo può
realizzare pienamente se medesima: in altre parole, farsi Dio ella
stessa di un mondo che non è più opera del Creatore, ma delle sue
mani.
E, oltre che un araldo del dominio, Bacone è stato anche il sacerdote
di una nuova religione: la religione della macchina. Una religione
basata non solo sulla costruzione di nuove e sempre più potenti
macchine, ma anche sulla interpretazione meccanicistica della natura,
spogliata di ogni residua dimensione spirituale e trascendente. La
natura è, per Bacone, una realtà totalmente desacralizzata e
radicalmente inerte, sulla quale è legittimo abbandonarsi a ogni
genere di manipolazione. Il mondo non ha più un'anima: esso non è
che una cava da cui prelevare i materiali utili, e una discarica in cui
gettare quelli che non servono più.
Infine, il mondo è diventato lo strumento di uno sfruttamento
sistematico che ha anche e, forse, soprattutto, una ragione
economica. È il profitto la molla di questo enorme laboratorio a cielo
aperto che è l'isola di Nuova Atlantide: è per il profitto che si
compiono tutti quegli esperimenti sulle piante e sugli animali.
Sì, crediamo che Francesco Bacone, oggi, potrebbe essere veramente
soddisfatto di come i suoi discendenti hanno saputo raccogliere la sua
eredità culturale e hanno tradotto in pratica i suoi insegnamenti.
Dell'effetto serra, del buco nell'ozono e dello scioglimento dei ghiacciai
non si darebbe - probabilmente - troppo pensiero; né dei rischi legati
ai cibi transgenici; e neppure degli esperimenti di ingegneria genetica
che, in un domani sempre più verosimile, potrebbero realizzare l'isola
del dottor Moreau immaginata da Herbert George Wells, innestando
parti di animali diversi su degli esseri umani addetti a particolari
mansioni o, semplicemente, destinati a rifornire di organi da trapianto
i frigoriferi degli ospedali.
Non si preoccuperebbe, perché direbbe che questi sono i costi del
progresso, ma che i rischi valgono il risultato.
Bisognerebbe che venisse entro breve tempo, però, per poter dire una
cosa del genere.
Se venisse fra qualche altro decennio, rischierebbe di non aver più
nulla da dire, in un mondo ormai desolatamente vuoto e avvelenato.
Rischierebbe di non poter dire più nulla: a meno di mettersi a parlare
con le ombre dei defunti., divenuto ombra egli stesso.
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