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I GIARDINI CINESI DEI LETTERATI - POLITesi

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I GIARDINI CINESI DEI LETTERATI - POLITesi
POLITECNICO DI MILANO
Facoltà di Architettura e Società
Corso di Architettura – Laurea Magistrale
I GIARDINI CINESI DEI LETTERATI
SUZHOU
Relatore: Prof. Massimo VENTURI FERRIOLO
Studente:
Gabriele PERLINI
Matr. n. 765955
Anno Accademico 2012/2013
I GIARDINI CINESI DEI LETTERATI
SUZHOU
Studente: Perlini Gabriele
Relatore: Massimo Venturi Ferriolo
園
Il carattere tradizionale cinese che indica il giardino è un pittogramma in cui si può ipotizzare il
quadrato esterno come simile a un muro che racchiude un’area verde. Il radicale superiore ha la
forma di un tetto e può rappresentare un riparo o un padiglione. Il radicale nel mezzo definisce
un’area delimitata come uno stagno o un laghetto, identificato comunemente come il centro del
giardino. Il radicale inferiore è invece simile al carattere dell’albero del melograno, un simbolo di
fertilità associato alla famiglia. Il giardino è quindi visto come uno spazio limitato che ha al suo
interno tre elementi chiave: un riparo, uno specchio d’acqua e un albero da frutto.
园
L’attuale carattere cinese indicante il giardino, modificato dalle riforme maoiste per aumentare il
livello di alfabetizzazione, perde queste allusioni benché vi rimanga il muro di chiusura. Questo è il
carattere visibile sulle mappe e sulla segnaletica contemporanea mentre il carattere tradizionale è
riportato su distici, pietre incise e altri antichi testi relativi ai giardini di Suzhou.
Nota al testo
L’umorismo, l’arguzia e la ricchezza del linguaggio cinese espressa nei nomi dei giardini e delle
strutture architettoniche è troppo speciale per privare il lettore del piacere di una traduzione. Questa
può risultare limitata o apparire stucchevole rispetto ai molti significati che uno stesso ideogramma
possiede. La cultura cinese attribuisce grande importanza al nome da dare alle cose e così, spesso,
tra nome e cosa intercorre una relazione che provoca intensa riflessione. Differenti nomi
architettonici significano differenti forme e funzioni e suggeriscono la loro specifica collocazione
all’interno dei giardini. Si è quindi cercato di tradurre i nomi il più fedelmente possibile basandosi
sul significato originale, sempre ricco di metafore o altri giochi di parole. Qualora non sia stato
possibile partire dalla radice cinese della parola, si è ricorso alla traduzione inglese, la più presente
nelle fonti bibliografiche consultate. Un esempio è il nome del belvedere del Giardino del Maestro
delle Reti, definito da ideogrammi che letteralmente si traducono come Belvedere sulla Riva del
Fiume per Lavare i Nastri del Proprio Cappello, traduzione evidentemente ostica ma fedele.
Suzhou
INDICE
Indice delle illustrazioni e delle tabelle
07
Abstract
11
PRIMA PARTE: LA CINA
13
1.1 LA STORIA E LE DINASTIE
1.2 COMMERCIO E VIAGGI
1.3 I PATRIMONI ORALI E IMMATERIALI
15
21
27
SECONDA PARTE: L’ARCHITETTURA E LA PROGETTAZIONE URBANA
31
2.1 I PRINCIPI ARCHITETTONICI CINESI
2.2 LA CITTA’ CINESE
2.3 PIANIFICAZIONE URBANA, CONFUCIO E INDIVIDUALISMO
33
39
43
TERZA PARTE: I GIARDINI DEI LETTERATI
3.1
STORIA E CARATTERI FONDAMENTALI
3.1.1
3.1.2
3.1.3
3.1.4
3.1.5
3.1.6
3.2
47
49
Architettura
Ammassi di rocce
Paesaggi d’acqua
Piante
Confini e delimitazioni
Percorso panoramico
56
61
63
64
65
66
ELENCO DEI GIARDINI STORICI CINESI
67
QUARTA PARTE: SUZHOU 苏州
4.1
4.2
71
LA CITTA’
I GIARDINI STORICI DI SUZHOU
73
87
4.2.1
Il Giardino dell’Umile Amministratore 拙政园
4.2.2
4.2.3
4.2.4
4.2.5
4.2.6
Il Giardino dell’Indugiare 留园
Il Boschetto dei Leoni 狮子林
Il Padiglione dell’Onda Verde 沧浪亭
Il Giardino del Maestro delle Reti 网师园
Il Giardino della Coppia 耦园
95
97
101
105
109
4.2.7
4.2.8
Il Giardino della Cultura 艺圃
La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza 环秀山庄
114
116
Gabriele Perlini
88
5
I Giardini Cinesi dei Letterati
4.3
4.4
NUOVI PROGETTI, VECCHI PRINCIPI: I. M. PEI E IL MUSEO DI SUZHOU
L’ISPIRAZIONE DI SUZHOU NELLE ARTI
CONCLUSIONI
135
LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE CINESE
137
APPARATI








6
119
125
141
SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA DELLA CINA CONTEMPORANEA
QUADRO CRONOLOGICO DELLA CINA
IL PERCORSO DEL GRAN CANALE
TIMELINE DELLA CITTA’ DI SUZHOU
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA STORICA
MAPPE DI SUZHOU
GLOSSARIO
BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E ICONOGRAFIA
143
145
147
149
151
159
163
165
Gabriele Perlini
Suzhou
Indice delle illustrazioni e delle tabelle
Figura Pagina del titolo: La Porta della Luna.....................................................................................01
Figura Prima Parte: Lanterne cinesi………………………………………………………………...13
Figura 01: Tragitto della Via della Seta……………………………………………………….…….21
Figura 02: I viaggiatori………………………………………………………………………….......21
Figura 03: Il fiume Li……………………………………………………………………………….22
Figura 04: Il canale Jiangnan…………………………………………………………..……………23
Figura 05: Il viaggio di Marco Polo………………………………………………………….……..24
Figura 06: Attori di Opera Kunqu…………………………………………………………………..27
Figura 07,08: L'arte della calligrafia………………………………………………………………..28
Figura 09: Tazze da tè in ceramica………………………………………………………………….28
Figura 10: Piatto in ceramica………………………………………………………………………..28
Figura 11: Il baco da seta……………………………………………………………………………29
Figura 12: Rotoli di seta…………………………………………………………………………….29
Figura 13: Dougong…………………………………………………………………………………29
Figura 14: Struttura lignea tradizionale……………………………………………………………..29
Figura Seconda Parte: Il luoshu……………………………………………………………………..31
Figura 15: La Città Proibita (Pechino).……………………………………………………………..33
Figura 16: La Wenbi Pagoda (Changzhou).……………………………………………………...…33
Figura 17: Assonometria di un siheyuan.…………………………………………………….……..34
Figura 18: Simbolo del pipistrello nel Giardino dell'Indugiare (Suzhou).………………………….35
Figura 19: Esempio di connessione strutturale in legno.……………………………………………35
Figura 20: Le tipologie di tetto più diffuse in Cina…………………………………………………36
Figura 21: Esempio di edilizia residenziale classica..………………………………………………37
Figura 22: Colonne rosse della Città Proibita (Pechino).…………………………………………...37
Figura 23: Uso di ponteggi in bambù per i moderni edifici.………………………………………..38
Figura 24: Il quadrato magico applicato alla planimetria della città di Chengzhou………………...39
Figura 25: La divisione della Cina in nove parti secondo lo schema cosmico.……………………..40
Figura 26: Diagramma della città di Chengzhou.…………………………………………………...41
Figura 27: I vicoli della Cina classica.……………………………………………………………...43
Figura Terza Parte: Il muro bianco………………………………………………………………….47
Figura 28: I candidati per l'esame si affollano attorno al muro dove sono stati resi noti i risultati.
(1540 circa)………………………………………………………………………………………….49
Figura 29: Isola Penglai, Collections of the Palace Museum Beijing.……………………………...50
Figura 30: Hearing rain by banana window.………………………………………………………...52
Figura 31: Il fiume Lijiang.…………………………………………………………………………54
Figura 32: La Porta della Luna nel Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………..55
Figura 33: La Sala del Profumo Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)…...56
Figura 34: Interno della Sala del Profumo Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore
(Suzhou).……………………………………………………………………………………………56
Figura 35: Il Padiglione del Germoglio Verde del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)...57
Figura 36: Lo Xiao Cang Lang del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………..………57
Figura 37: Il Padiglione Cuore del Lago del Boschetto dei Leoni (Suzhou)…………………….....57
Figura 38: Il Padiglione del Verde Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)...58
Figura 39: La Barca di Pietra del Boschetto dei Leoni (Suzhou)…………………………………...58
Figura 40: Esempio di shi nel Giardino della Coppia (Suzhou)…………………………………….59
Figura 41,42: Camminamento coperto del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………..59
Figura 43: Il Ponte del Piccolo Arcobaleno Volante del Giardino dell'Umile Amministratore
(Suzhou).……………………………………………………………………………………………60
Figura 44: Esempio di finestra ornamentale………………………………………………………...60
Gabriele Perlini
7
I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 45: Raccolta di penjing del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………...60
Figura 46: Roccia della Residenza di Montagna dell'Avvolgente Bellezza (Suzhou)……………...61
Figura 47: Fengluan del Giardino dell'Armonia (Suzhou).…………………………………………61
Figura 48: Penjing del Giardino dell'Indugiare (Suzhou).………………...………………………..61
Figura 49: Roccia del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)……………………………...62
Figura 50: Bacino d'acqua di fronte al Padiglione della Luna che Sorge e del Vento che Scuote del
Giardino del Maestro delle Reti (Suzhou)…………………………………………………………..63
Figura 51: Massi rocciosi intorno ad un bacino d'acqua…………………………………………....63
Figura 52: Crisantemo………………………………………………………………………………64
Figura 53: Bambù…………………………………………………………………………………...64
Figura 54: Pruno…………………………………………………………………………………….64
Figura 55: Peonia……………………………………………………………………………………64
Figura 56: Dettaglio di una pavimentazione del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)…..65
Figura 57: Muro del Giardino dell'Indugiare (Suzhou)……………………………………………..65
Figura 58: Corridoio coperto del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………….66
Figura Quarta Parte: Stemma della città di Suzhou…………………………………………………71
Figura 59: Inquadramento generale della Cina……………………………………………………..73
Figura 60: La provincia dello Jiangsu………………………………………………………………73
Figura 61: I canali storici di Suzhou………………………………………………………………...73
Figura 62: I canali storici di Suzhou………………………………………………………………..74
Figura 63: Il lago Taihu.…………………………………………………………………………….75
Figura 64: Abitazioni tipiche affacciate sul Suzhou Creek.………………………………………...76
Figura 65: Il Suzhou Creek a Shanghai……………………………………………………………..76
Figura 66: Suzhou Pingtan nella sala di un giardino……………………………...………………...77
Figura 67: Recipiente laccato.………………………………………………………………………77
Figura 68: La porta d’acqua Pan Men.………………………………..…………………………….80
Figura 69: La porta Jin Men.………………………………………………………………………..80
Figura 70: La Sala del Grande Eroe del Tempio e Giardino Buddhista dell'Ovest (Xi Yuan Si)…...81
Figura 71: Il canale Shantang.………………………………………………………………………81
Figura 72: Il canale Pingjiang……………………………………………………………………….82
Figura 73: Il Ponte della Cintura Preziosa.………………………………………………….………82
Figura 74: La Pagoda della Tigre.…………………………………………………………………..83
Figura 75: La Pagoda del Tempio del Nord.………………………………………………………...83
Figura 76: Le Pagode Gemelle.……………………………………………………………………..83
Tabella 1: I distretti della Suzhou contemporanea.………………………………………………….84
Figura 77: Il Suzhou Industrial Park.……………………………………………………………….85
Figura 78: Targa UNESCO del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………..…..87
Figura 79/84: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………...91
Figura 85/89: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………...92
Figura 90/94: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………...93
Figura 95: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………........94
Figura 96/100: Il Giardini dell’Indugiare.…………………………………………………………..96
Figura 101/104: Il Boschetto dei Leoni…………………………………………………………......98
Figura 105/109: Il Boschetto dei Leoni…………………………………………………………......99
Figura 110: Il Boschetto dei Leoni………………………………………………………………...100
Figura 111/115: Il Padiglione dell’Onda Verde…………………………………………………....102
Figura 116/119: Il Padiglione dell’Onda Verde…………………………………………………....103
Figura 120: Il Padiglione dell’Onda Verde………………………………………………………...104
Figura 121/123: Il Giardino del Maestro delle Reti…………………………………………….....106
Figura 124/130: Il Giardino del Maestro delle Reti………………………………………….…....107
Figura 131: Il Giardino del Maestro delle Reti………………………………………………....…108
Figura 132/137: Il Giardino della Coppia…………...……………………………………………..111
8
Gabriele Perlini
Suzhou
Figura 138/143: Il Giardino della Coppia……………………………………………...…………..112
Figura 144: Il Giardino della Coppia…………………………………………………………..…..113
Figura 145/147: Il Giardino della Cultura…………………………………………………………115
Figura 148/153: La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza…………………………...117
Figura 154: I. M. Pei……………………………………………………………………………….119
Figura 155: L'hotel Fragrant Hill.………………………………………………………………….120
Figura 156/157: Il Suzhou Museum……………………………………………………………….120
Figura 158: Il Suzhou Museum……………………………………………………………………121
Figura 159/160: Il Suzhou Museum…………………………………………………………...…..122
Figura 161/162: Il Suzhou Museum……………………………………………………...………..123
Figura 163: Copertina del libro……………………………………………………………………125
Figura 164: Copertina del libro……………………………………………………………………126
Figura 165: Uno dei dipinti di Sun Wen (1818–1904) rappresentanti una scena del romanzo……126
Figura 166: Copertina del libro……………………………………………………………………127
Figura 167: Cina. Chung Kuo………………………………………………………………..……128
Figura 168/173: Cina. Chung Kuo……………………………………………………………...…129
Figura 174/179: Cina. Chung Kuo………………………………………………………...………130
Figura 180/182: Le Tentazioni della Luna…………………………………………………………131
Figura 183/188: Le Tentazioni della Luna…………………………………………………………132
Figura 189/193: Suzhou River……………………………………………………………………..133
Figura 194: Breaking the Willow……………………………………………………………….....134
Figura Conclusioni: La Collina della Tigre ……………………………………………………….135
Tabella 2: Il turismo a Suzhou……………………………………………………………………..138
Figura 196: Divisione amministrativa della Cina………………………………………………….143
Tabella 3: Le dinastie cinesi……………………………………………………………………….145
Figura 197: Il tragitto del Gran Canale…………………………………………………………….147
Figura 198/200: Documentazione fotografica storica………………………………………...…...151
Figura 201/203: Documentazione fotografica storica…………………………………………......152
Figura 204/206: Documentazione fotografica storica…………………………………………......153
Figura 207/209: Documentazione fotografica storica…………………………………………......154
Figura 210/212: Documentazione fotografica storica……………………………………………..155
Figura 213/215: Documentazione fotografica storica…………………………………………......156
Figura 216/217: Documentazione fotografica storica…………………………………………......157
Figura 218: Mappa della città nel 1229, scolpita in una pietra…..…………………..……………159
Figura 219: Mappa della città (1487)...……………………………………………………………160
Figura 220: Distribuzione spaziale della città: canali e strade.……………………………………161
Figura 221: La città oggi: i luoghi di interesse….…………………………………………………162
Figura 222: Ombra dei bambù……………………………………………………………………..167
Gabriele Perlini
9
I Giardini Cinesi dei Letterati
10
Gabriele Perlini
Suzhou
Abstract
Quello del giardino cinese è un tema molto complesso su cui si è tanto discusso e ancora se ne
discuterà negli anni a venire. Nella terra del dragone il verde progettato può essere raggruppabile in
tre diverse tipologie che hanno visto la nascita, la diffusione e lo sviluppo fin dai tempi antichi.
In principio c’erano solo gli sterminati giardini imperiali delle prime dinastie, fondati e costruiti
sulle credenze divine e sui miti, secondo il tema del giardino-microcosmo, riproduzione sacra del
mondo che attinge in particolare alle fertili radici del pensiero taoista.
Successivamente, in molte città del nord-ovest del Paese, i grandi parchi presero piede, costruiti per
lo svago e il tempo libero dei sovrani e dei ricchi dignitari, luoghi di caccia e relax.
L’arte del giardino si è quindi evoluta in quello che possiamo definire come l’ultimo stadio
cronologico: i giardini dei letterati, privati, ricchi di scene, ambientazioni e vedute d’effetto,
progettati da persone colte per il proprio diletto, per ricevere amici e parenti, per svolgervi feste e
ricevimenti, il tutto corredato da numerose opere d’arte di calligrafia, scultura, pittura e incisioni di
distici, quasi a farne dei musei a cielo aperto. Il giardino diventa quindi lo spazio privilegiato e
completo in cui confluiscono la tradizionale visione cinese del paesaggio, struttura vitale e
«organica», e l’eredità della speculazione estetica legata alle «arti del pennello».
L’indagine della tesi è focalizzata su quest’ultimi, sui loro significati, sulla loro origine e diffusione
nel corso della plurimillenaria storia cinese. Il lavoro è stato svolto prendendo come base di
riferimento i giardini classici della città di Suzhou.
L’elaborato è strutturato in quattro parti. La prima analizza la storia della Cina, la cultura e la
produzione artistica, le influenze straniere, le rotte commerciali e i viaggiatori famosi. La seconda e
la terza riguardano lo studio dei principi architettonici tradizionali riferiti sia alla progettazione
edilizia e urbana che al verde privato. L’ultima parte invece è dedicata inizialmente alla storia della
città di Suzhou per poi entrare nel dettaglio dei suoi più importanti giardini.
Chinese garden it's an item complex and for long time people has discussing and again it will go to
talking. It's possible to be placed in three several sorts such as garden birth, garden expansion and
garden development.
Firstly, there were only too much imperial gardens own of chinese dynasties, planning and building
on local religious believes, about micro cosmos - garden and representing the world with the taoist
thought.
Later, in a lot of north-west cities nation, the bigger parks starting to expand itself, only for rich
people and aristocratic family just for free time, relax, and hunting activities.
Garden art is developed and continue to evolving and we can to define as last chronological step:
cultured gardens, privates, riches of scenes, planning by important and studious people just for
receiving friends, parents and organising parties with a lot of works art like a outdoor museums.
Garden became an exclusive space and complete where there is a mixture with traditional chinese
landscape sight, alive framework and heritage about painting art.
Research about this thesis get a focus on these means, origin, diffusion during chinese history. All
my studies I create by Suzhou classical chinese gardens city.
The thesis is formed in three parts. First part study about China history, production and cultur art,
mixture with foreign people, trade routes and famous travelling men. Second and third parts talk
about all traditional architectural principles about urban building plan and private green. Last part is
focused just on Suzhou city and after studyng with care all the most important gardens.
Gabriele Perlini
11
I Giardini Cinesi dei Letterati
12
Gabriele Perlini
Suzhou
PRIMA PARTE
LA CINA
Gabriele Perlini
13
I Giardini Cinesi dei Letterati
14
Gabriele Perlini
Suzhou
1.1 LA STORIA E LE DINASTIE
La civiltà cinese è una delle più antiche al mondo: se ne fanno risalire le origini a circa 500.000 anni
fa ma di questo periodo non esistono fonti storiche al di fuori dei miti e delle leggende che i cinesi
si tramandano oralmente da generazioni. Le fonti ufficiali riportano che le prime città sorsero lungo
le valli del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro, di cui la prima viene ritenuta culla della civiltà.
La prima esauriente trattazione sulla storia della Cina, le Memorie di uno storico di Sima Qian, un
rinomato storiografo del II secolo a.C., inizia però 1.300 anni prima rispetto alla datazione
ufficialmente riconosciuta, con la descrizione dei Tre Augusti e i Cinque Imperatori. Questi
governanti erano re semi-mitici ed esempi morali e tra essi Huangdi, l’Imperatore Giallo, è
ricordato come l’antenato di tutti i cinesi. Sima Qian riferisce che il principio del passaggio delle
cariche di governo per ereditarietà venne introdotto per la prima volta nel periodo della dinastia Xia,
portato avanti nelle successive dinastie Shang e Zhou. È solo da questo periodo delle tre dinastie
che si riesce a delineare con chiarezza la storia della Cina.
Dinastia Xia (2100 a.C. circa - 1600 a.C. circa)
La prima dinastia ereditaria di imperatori cinesi è la dinastia Xia, cui primo sovrano, Yǔ il Grande,
è ricordato per le maestose opere di regolazione delle acque. Anche se oggetto di una vasta
tradizione orale, la reale esistenza e storicità di questa dinastia fu a lungo messa in dubbio e
ipotizzato che fosse stata invece creata dal mito. Lo studio della storia primitiva della Cina è reso
complicato dalla mancanza di una lingua scritta e dalla scarsa affidabilità dei primi documenti nel
descrivere fatti accaduti in tempi più antichi.
Dinastia Shang (1600 a.C. circa - 1046 a.C. circa)
La dinastia Shang (chiamata anche Yin) è la prima dinastia cinese di cui si abbiano testimonianze
storiche. Regnò sulla parte nord-orientale della Cina, nella valle del Fiume Giallo.
Dinastia Zhou (1046 a.C. - 256 a.C.)
Alla fine del II millennio a.C. la dinastia Zhou cominciò ad affermarsi e, con le sue molte sottodinastie, fu la più duratura di tutta la storia cinese. Originariamente era un popolo che viveva nella
regione ad ovest del regno degli Shang. Il loro sovrano, re Wu, fondò il proprio stato nella valle del
Fiume Giallo. La cultura, la letteratura e la filosofia cinese iniziarono da qui il loro imponente
sviluppo. L’epoca finale degli Zhou è caratterizzata da due periodi di lotte.
Periodo delle Primavere e degli Autunni (770 a.C. - 454 a.C.)
Il principato di Jin si divise in tre stati indipendenti: Han, Wei e Zhao. I capi militari
locali, al servizio della dinastia Zhou, ingaggiarono una guerra interna allo scopo di
affermare la propria egemonia. La situazione si aggravò ulteriormente con l'invasione di
alcune popolazioni straniere che costrinsero gli Zhou a spostare la capitale più a est.
Ebbe così inizio la seconda era Zhou: la dinastia Zhou orientale. Emersero sette stati
principali in perenne lotta tra loro; i prìncipi di questi stati detenevano tutto il potere e
continuarono solo formalmente a servire la dinastia dominante. Questo fenomeno
spezzerà la coesione rituale fra il signore e il suo popolo; sorgerà inoltre il nuovo
gruppo sociale dei letterati, discendenti da rami cadetti di famiglie nobili, ridotti al
rango di scribi, ma proprio per questo forti del potere della cultura scritta.1 Fu questo un
periodo molto ricco per lo sviluppo della filosofia cinese: sorsero infatti, in risposta ai
profondi e difficili cambiamenti del mondo politico, le cosiddette Cento Scuole di
Pensiero, così come alcuni fra i più influenti movimenti quali il confucianesimo e il
1. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 29.
Gabriele Perlini
15
I Giardini Cinesi dei Letterati
taoismo. Il periodo prende il nome dalle cronache di quel tempo, gli Annali delle
primavere e degli autunni, tradizionalmente attribuiti a Confucio, che narrano gli
avvenimenti dello stato di Lu. E’ in questo clima che avverrà la fondazione della città di
Suzhou (514 a.C.), con il nome di Gusu.
Periodo degli Stati Combattenti (453 a.C. - 221 a.C.)
Con il nome di Stati Combattenti (o Regni Combattenti) si indica il periodo storico in
cui numerosi stati si combatterono per ottenere la supremazia nell'antica Cina.
Dinastia Qin (221 a.C. – 206 a.C.)
Fra gli stati combattenti, ad imporsi, fu Ying Zheng, re del regno di Qin, unificando definitivamente
la Cina e nominandosi sovrano della prima dinastia imperiale moderna. Inizia la costruzione della
Grande Muraglia e un'ampia rete stradale per un totale di circa 6.000 km; viene codificata la
scrittura cinese e vengono uniformate le unità di misura e le monete. Affinché nessuno potesse
dubitare della sua autorità invocando la tradizione, nel 213 a.C. Zheng decretò che tutti i testi
antichi fossero bruciati per cancellare il ricordo del passato, fatta eccezione per quelli di argomento
scientifico e tecnico.
Dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.)
Dopo un periodo di turbolenza seguito alla caduta dei Qin, si consolida il potere della dinastia Han,
che regnerà per circa quattro secoli. Questa dinastia prende il nome dalla principale etnia cinese,
che attualmente corrisponde al 91,9% sul totale dei 56 gruppi etnici nazionali. Si apre ufficialmente
la Via della Seta, inizia il commercio con le province romane d'oriente e la forza militare permette
all’impero di espandersi ad ovest. Il confucianesimo diviene la filosofia ufficiale di stato mentre
l'agricoltura e il commercio prosperarono, tanto da rendere la capitale Chang'an la più grande
metropoli del suo tempo.
Periodo dei Tre Regni (220 – 265)
Al cadere della dinastia Han, l'impero si spezza di nuovo in tre stati: il regno Wei a nord,
il regno Shu nell'attuale provincia del Sichuan e il regno Wu a sud. La divisione è
favorita dall'introduzione del buddhismo.
Dinastia Jin (265 – 420)
Dopo il Periodo dei Tre Regni, la riunificazione avvenne sotto la dinastia Jìn, senza però durare
molto tempo. La corte Jin fu sempre più minacciata dai popoli nomadi del nord che riuscirono a
conquistare le capitali: Luoyang nel 311 d.C. e Chang'an nel 316 d.C. Così la dinastia Jin
occidentale scomparve dal nord della Cina (316 d.C.) lasciandolo così diviso in ben sedici regni.
Periodo dei Sedici Regni (304 – 439)
La conquista del nord da parte dei popoli nomadi provocò un’importante esodo della
popolazione verso il sud. La corte Jin si ricostituì nella città di Jiankang, vicino
all’attuale Nanjing, dove continuarono a governare fino al 420 d.C. Gli storici cinesi
hanno così dato il nome di Periodo dei Sedici Regni all'epoca durante la quale il nord
della Cina attraversò una fase di frammentazione politica e di caos. Molti di quest i
sedici regni inoltre erano retti da popoli di etnia non cinese.
Periodo delle dinastie del Nord e del Sud (420 – 589)
Sarà un altro popolo di etnia non cinese, i Tuoba, coloro che riusciranno ad unificare il
nord della Cina sconfiggendo tutti questi piccoli stati e proclamando la dinastia Wei del
Nord nel 440 d.C. Con il settentrione unificato, la Cina rimase divisa in due stati: quello
16
Gabriele Perlini
Suzhou
a nord, nel quale si succederanno le cosiddette dinastie settentrionali: Wei del Nord, Wei
dell'Est, Wei dell'Ovest, Qi del Nord e Zhou del Nord; e un altro al sud, nel quale,
sconfitto l'ultimo imperatore Jin, si succederanno quattro dinastie nella corte di
Jiankang: Song, Qi, Liang e Chen.
Dinastia Sui (589 – 618)
La dinastia Sui riunificò la Cina dopo quasi quattro secoli di lotte interne, divisioni politiche e
dinastiche. Fu una dinastia di breve durata ma fondamentale per il consolidamento dell'impero e
della Cina come unica nazione. Contributo importante all'unificazione e alla crescita economica è lo
scavo del Gran Canale Imperiale, lungo più di 1.500 km. La via d'acqua artificiale creò una rete di
vie navigabili grazie all'intersezione con i fiumi e i canali naturali: diventò più facile e veloce
trasportare materie prime, vettovaglie e truppe in molti angoli dell'impero.
Dinastia Tang (618 – 907)
Con la fine della dinastia Sui succedette quella Tang che caratterizzò uno dei periodi di massima
fioritura della cultura cinese. Il confucianesimo tornò ad essere praticato nei circoli educativi; i
canoni del confucianesimo richiedevano lo studio da parte di tutti i candidati alle cariche pubbliche.
In questo modo le scuole della capitale attirarono a sé molti studenti dalle terre dell'impero e oltre.
Durante l'epoca Tang, l'arte si distinse per dignità, realismo e vigore incomparabili. Nella
cosmopolita e potente capitale Chang'an regnò una grande tolleranza religiosa. L'espansione del
buddhismo favorì l'origine di numerose fondazioni religiose e di un'arte scultorea e pittorica
estremamente varia. La pittura Tang raggiunse livelli elevatissimi nell'ambito del paesaggio ma
troverà piena affermazione solo sotto i Song.
Periodo delle Cinque Dinastie e Dieci Regni (907 – 960)
Dopo la fine della dinastia Tang, con la fondazione della dinastia Liang nel nord della
Cina iniziò una fase di instabilità in cui si succedettero cinque dinastie nel settentrione
(dinastia Liang Posteriore, dinastia Tang Posteriore, dinastia Jin Posteriore, dinastia Han
Posteriore e dinastia Zhou Posteriore), mentre nel sud si formarono dieci regni
indipendenti.
Dinastia Song (960 – 1279)
La fondazione della dinastia Song riportò in Cina quell'unità politica che si era persa con la caduta
della dinastia Tang. L’epoca Song si divide in due periodi ben definiti: dal 960 d.C. al 1127 d.C. la
capitale è Kaifeng e la dinastia prende il nome di Song Settentrionali; dal 1127 d.C., in seguito alle
invasioni dei Jurchen (fondatori della dinastia Jin), fino al 1279 d.C. la dinastia prende il nome di
Song Meridionali con capitale Hangzhou. La dinastia Song perfezionò il sistema degli esami per
reclutare i membri dell'amministrazione imperiale. Tale sistema, già presente con la dinastia Tang,
fu qui esteso e codificato. L'efficiente burocrazia permise un livello di centralizzazione e di capacità
di controllo sia politico che economico sulla società come mai si era verificato prima. I
governatorati militari, ed in genere tutto l'apparato militare e il suo peso nella vita civile, fu
gradualmente diminuito e di fatto estromesso dal centro decisionale imperiale. Le città prosperarono
grazie all'attivo sistema commerciale e manifatturiero: si ritiene che a quel tempo Hangzhou fosse
la più popolosa città del mondo. La classe dei mercanti raggiunse un livello sino ad allora
ineguagliato di ricchezza, ma non riuscì ad ottenere spazio politico, grazie anche all'efficiente
sistema di esami pubblici, che permetteva comunque l'ingresso per meriti letterari e di moralità
confuciana. Ciò diede l'avvio a una speciale classe sociale che comprendeva i proprietari terrieri più
ricchi e i letterati - talora provenienti da famiglie di mercanti - che, pur essendo imbevuti di ideali e
cultura confuciana, non avevano passato gli esami e non erano organicamente integrati al sistema
amministrativo imperiale. Ciò fu reso possibile anche dall'enorme diffusione che ebbe la stampa,
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
mezzo principale dello scambio di idee. L'introduzione del cotone, specialmente a sud, costituì
invece un’enorme risorsa per l’industria tessile mentre la bussola darà ai Song la supremazia sui
mari. Dal punto di vista delle arti, con i Song raggiunsero la piena maturità la pittura, la calligrafia e
la porcellana. In campo culturale, il buddhismo fu in costante declino, sempre più marginalizzato
dalla nuova sintesi di taoismo e confucianesimo. Nonostante questi ed altri grandi progressi, gli
studiosi affermano che, a causa del mancato sviluppo di una classe borghese capitalista, non vi fu
mai una vera e propria rivoluzione industriale così come la si intende canonicamente.
Dinastia Yuan (1279 – 1368)
Gengis Khan diede inizio all'invasione mongola della Cina con varie incursioni nei territori
controllati dalla dinastia Jin, che deteneva il potere nella parte settentrionale della nazione,
invasione culminata con la conquista della capitale Beijing, allora denominata Khanbalik. Nell'anno
1258 d.C. inizia la conquista del territorio dei Song Meridionali conclusa da Kublai Khan con la
definitiva distruzione della dinastia Song, l’occupazione di Hangzhou e la morte dell'ultimo
imperatore. La dinastia Yuan regnò sulla Cina dal 1279 d.C. al 1368 d.C., dopo essere stata fondata
nel 1271 d.C. Kublai Khan ne fu il primo imperatore e governò fino al 1294 d.C. La riunificazione
della Cina portò benefici economici soprattutto per il commercio, attraverso gli scambi con le
popolazioni europee grazie anche ai noti viaggi di Marco Polo. Il dominio mongolo è caratterizzato
da una grave crisi demografica e gli invasori faticarono a integrarsi con i vinti fino a che una rivolta
popolare portò alla cacciata dei mongoli ed alla fondazione di una nuova dinastia nazionale: la
dinastia Ming.
Dinastia Ming (1368 – 1644)
Gli imperatori della dinastia Ming erano membri della famiglia Zhu ed erano di etnia Han. La
dinastia sarebbe stata l'ultima di tale etnia a dominare la Cina. I mercanti cinesi tornarono ad avere
un ruolo di primo piano spingendosi fino all'oceano Indiano mentre le arti, in special modo quella
della produzione di porcellana, raggiunsero traguardi straordinari mai ottenuti prima. Secondo
alcuni storici la Cina all'inizio della dinastia Ming era la nazione più evoluta della terra. Zhu
avrebbe conquistato il potere nel 1368 d.C. fondando la dinastia Ming, stabilendo la capitale a
Nanjing e restaurando l'ortodossa visione confuciana che vedeva i militari come una classe
subordinata alla burocrazia degli eruditi. Venne ripristinato il tradizionale sistema confuciano di
verifica, con il quale venivano selezionati i funzionari statali e gli impiegati civili sulla base del
merito. All'interno del paese, il Gran Canale venne espanso notevolmente e fu utilizzato con profitto
per il commercio interno. A partire dalla fine del XV secolo, ai soggetti imperiali venne impedito di
costruire navi per l'oceano o di lasciare il paese. Questo rinnovamento si convertì in stagnazione, la
scienza e la filosofia vennero strette in una rete di tradizioni che soffocarono ogni tentativo di
apertura verso l'innovazione. Con scarsa comprensione dei processi economici dei mercati,
supportato dagli eruditi, Zhu si affidò al punto di vista confuciano secondo cui i mercanti sono dei
parassiti. Percepiva che l'agricoltura doveva essere la sorgente della prosperità del paese e che il
commercio fosse ignobile. Sebbene il regno di Zhu avesse visto l'introduzione della cartamoneta, lo
sviluppo del capitalismo venne intralciato prima dell'inizio del suo potenziale.
Dinastia Qing (1644 – 1911)
La dinastia Qing (o Manciù) fu fondata dal clan Manciù originario dell’attuale Manciuria, espanso
poi nella Cina interna. Le potenze europee svolsero un ruolo chiave nella caduta della dinastia. Alla
fine del 1830 i governi di Gran Bretagna e Francia erano profondamente preoccupati per il deflusso
dei metalli preziosi e pertanto cercarono formule commerciali alternative con la Cina - la più
estrema delle quali fu di renderla dipendente dall'oppio. Quando il regime dei Qing cercò di bandire
il traffico dell'oppio nel 1838, la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Cina. La prima guerra
dell'oppio rivelò lo stato di decadenza dell'esercito cinese. I Qing si arresero nel 1842 e ciò inferse
alla Cina un colpo decisivo e umiliante. Il Trattato di Nanchino, che prevedeva il pagamento di
riparazioni per i danni di guerra, permise agli europei l'accesso senza restrizioni nei porti cinesi e
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Gabriele Perlini
Suzhou
cedette l'isola di Hong Kong alla Gran Bretagna, rivelando molte inadeguatezze nel governo Qing e
provocando ribellioni sparse contro il regime. Nel 1854 la Gran Bretagna tentò di rinegoziare il
Trattato di Nanchino inserendo clausole che permettessero l'accesso commerciale ai fiumi cinesi e
la creazione di un'ambasciata britannica permanente a Pechino. Quest'ultima clausola offese il
regime dei Qing, che si rifiutò di firmare, provocando così una nuova guerra contro la Gran
Bretagna anch'essa terminante con una sconfitta cinese.
La rivolta dei Taiping a metà del XIX secolo è stata la prima grande espressione del sentimento
anti-Manciù che minacciava la stabilità della dinastia Qing. Il mondo esterno, con le sue idee e le
sue tecnologie, ebbe un’enorme impatto rivoluzionario su uno stato Qing traballante e sempre più
debole; una guerra civile che l'impero riuscì a reprimere solo grazie all'aiuto delle potenze europee
che non aiutarono invece il movimento Taiping (pur avendo le stesse radici religiose cristiane) in
quanto non consentiva la vendita dell'oppio. La caduta dell’ultima dinastia cinese si concluse con
l'abdicazione del giovane re Pu Yi il 12 febbraio 1912.
Repubblica di Cina (1912 – 1949)
La rivolta di Wuchang del 1911 portò alla proclamazione di indipendenza della Repubblica di Cina,
ponendo fine al Celeste Impero. La Repubblica di Cina si instaura nel 1912. Nel periodo appena
successivo, la neonata Repubblica fu sconvolta da due guerre civili fra i nazionalisti del generale
Chang Shai Shek e i comunisti di Mao Zedong (1927-1937 e 1945-1949) e l'invasione giapponese
(1937-1945). Con la Rivoluzione cinese del 1949, la Repubblica di Cina si riduce alla sola Taiwan,
mentre il controllo della Cina continentale passa alla neo-proclamata Repubblica Popolare Cinese.
Repubblica Popolare Cinese (1949 – oggi)
Nella seconda metà del Novecento, si afferma una linea economica che inizialmente segue il
modello sovietico e poi tenta un percorso alternativo che porterà al disastro del Grande Balzo in
Avanti. La terribile carestia, la repressione, i lavori forzati e la Rivoluzione Culturale in cui furono
protagoniste le Guardie Rosse, provocarono decine di milioni di morti. Dopo le molteplici carestie
nel Paese, negli scontri politici interni del Partito si afferma Deng Xiaoping, che riorganizza
l'economia cinese favorendo il riconoscimento costituzionale della proprietà privata e l'apertura del
mercato ad investimenti esteri. Le proteste di piazza Tian An Men non fermano la politica del
Partito Comunista, che dopo il ritorno di Hong Kong e Macao, porta l'economia cinese ai primi
posti del globo. Anche l'occidentalizzazione della Cina, tentata più volte dagli europei a partire dal
secolo XVII è stata assorbita e trasformata nel corso del XX secolo in una singolare forma di
comunismo nazionale, uno dei fattori dominanti nella scena internazionale del secondo dopoguerra,
facendo dell'antico Regno di Mezzo uno dei poli della politica mondiale anche nell'era postcomunista.
Da questa breve quanto necessaria analisi storica risulta evidente come la cultura cinese sia da
sempre stata caratterizzata dall'alternanza di periodi di unità e divisioni. In alcune occasioni il
territorio fu dominato da popoli provenienti dall'Asia centrale, poi assimilati nella popolazione Han.
Influenze culturali e politiche da molte parti del continente asiatico, portate da ondate successive di
immigrazione, espansione e assimilazione culturale, sono parte della moderna cultura della Cina.
Fattori che rivedremo emergere anche nelle principali arti cinesi nonché nella progettazione dei
giardini in quanto l’estetica tradizionale cinese è stata costruita assorbendo una grande varietà di
concezioni e di gusti. Questa apertura mentale ha consentito di abbracciare elementi culturali di
provenienze diversa, qualità considerata una delle più positive dell’approccio cinese al mondo.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Suzhou
1.2 COMMERCIO E VIAGGI
LUNGO LA VIA DELLA SETA
Figura 1. Tragitto della Via della Seta.
La Via della Seta è quel reticolo formato da itinerari terrestri, marittimi e fluviali che si sviluppava
per circa 8.000 km e lungo i quali, nell'antichità, si erano snodati i commerci tra gli imperi cinesi e
l'Occidente. Le vie carovaniere attraversavano l'Asia centrale e il Medio Oriente, collegando
Chang'an, all’Asia Minore e al Mediterraneo. Insieme alle merci viaggiavano anche grandi idee e
religioni, concetti fondamentali di matematica, geometria e astronomia. Sulla Via della Seta compì
un complesso giro quasi in tondo anche il buddhismo, dall’India all’Asia Centrale alla Cina e infine
al Tibet. Dopo un periodo di abbandono di questo tragitto, l'espansione dell'impero mongolo in tutto
il continente asiatico dal 1215 circa al 1360 diede stabilità economica alla grande area e ristabilì
l'importanza della Via come straordinario mezzo di comunicazione tra Oriente e Occidente, anche
se ormai da diversi secoli la seta, prodotta già nella stessa Europa, vi aveva poca importanza. Con la
disintegrazione dell'impero mongolo e della sua pax mongolica la Via della Seta perse la sua unicità
politica, culturale ed economica, tornando a frantumarsi sotto i domini di principati locali
essenzialmente di origine nomade, i quali traevano le loro ricchezze dal taglieggiamento dei
commercianti che dovevano attraversare le loro terre e dal rapimento dei viaggiatori da vendere
come schiavi sui loro mercati. Inoltre la Cina, dopo la cacciata della dinastia mongola degli Yuan, si
era chiusa per reazione su sé stessa, impedendo l'accesso agli stranieri, compresi gli occidentali, già
favoriti dagli odiati mongoli.
Figura 2. I viaggiatori.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
LE VIE D’ACQUA NATURALI: I FIUMI
La Cina è sede di un gran numero di fiumi. I tre maggiori sono: lo Huang He (Fiume Giallo), lo
Yangtze (Fiume Azzurro) e lo Xi Jiang (Fiume delle Perle), che nella parte media e bassa del loro
corso dividono tre grandi assi orografici della Cina orientale ed hanno origine sull'altopiano
tibetano. Il Fiume Giallo nasce nelle montagne del Qinghai, percorre il territorio cinese per circa
4.855 km, prima di sfociare nel Pacifico presso la penisola dello Shandong. Il Fiume Azzurro è il
maggiore fiume cinese e il quarto per lunghezza al mondo. Anch'esso nasce dalle montagne del
Qinghai,
ma
procede
verso
sud-est
attraversando così zone di montagne ricche di
acqua che gli garantiscono una notevole
portata. Il Fiume delle Perle nasce invece
sull'altopiano dello Yunnan ed ha notevole
importanza dal punto di vista agricolo, dato il
clima subtropicale delle regioni irrigate. Nel
Guandong confluisce nello Zhu Jiang che è
un'altra importante arteria di trasporto fluviale,
con il delta che arriva fino alla città di Canton e
oltre verso un territorio pieno di canali e dighe.
Circa la metà dei fiumi della Cina scorre da
ovest a est e sfocia nei mari cinesi aperti
Figura 3. Il fiume Li.
all'Oceano Pacifico.
Queste importanti vie d’acqua sono state da sempre sfruttate per il commercio, principalmente per
trasportare i prodotti agricoli del fertile sud verso il nord più scosso dalla siccità. Un intricato
sistema di canali venne scavato per consentire alle giunche cinesi di raggiungere nel minor tempo
possibile i territori dell’impero. Fra essi il Gran Canale Imperiale è il miglior esempio dell’ingegno
cinese del tempo.
LE VIE D’ACQUA ARTIFICIALI: IL GRAN CANALE
Il Gran Canale è il più lungo canale o fiume artificiale al mondo. Partendo da Pechino, attraversa
Tianjin e le province di Hebei, Shandong, Jiangsu e Zhejiang fino alla città di Hangzhou,
collegando il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro. Oggi la lunghezza totale del Gran Canale è di 1.794
km ben poco rispetto ai circa 4.000 originari. Da sempre periodiche inondazioni del Fiume Giallo
ne hanno minacciato la sicurezza e il funzionamento. In tempo di guerra gli alti argini del Fiume
Giallo sono stati a volte deliberatamente rotti per inondare l’avanzata delle truppe nemiche ma ciò
ha causato disastri e difficoltà economiche prolungate nel tempo. Nonostante periodi temporanei di
desolazione e di abbandono, il Gran Canale ha favorito un mercato locale dei centri urbani della
Cina attraverso tutte le età dalla dinastia Sui, permettendo un commercio più veloce e un
incremento dell’economia cinese. E’ considerato una delle più grandi opere ingegneristiche
dell’antichità e, in Cina, è paragonabile solo alla Grande Muraglia.
La storia del Gran Canale
Si racconta che verso la fine del Periodo delle Primavere e degli Autunni Fu Chai, re dello Stato di
Wu (l'odierna Suzhou), si avventurò a nord per conquistare il vicino Stato di Qi. Ordinò la
costruzione di un canale per scopi commerciali come mezzo per spedire rifornimenti al nord nel
caso in cui le sue forze fossero state coinvolte in una guerra anche con gli stati di Song e Lu. Questo
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Suzhou
canale era conosciuto come Han Gou. I lavori iniziarono nel 486 a.C., a sud di Yangzhou fino a
nord di Huai'an a Jiangsu, ed entro tre anni lo Han Gou collegava già il Fiume Azzurro e il fiume
Huai per mezzo di corsi d'acqua, laghi e paludi. Un tratto del Gran Canale esisteva però già fin dal
VI secolo a.C., si chiamava Hong Gou e collegava il Fiume Giallo ai fiumi Si e Bian.
Le sezioni del Gran Canale oggi ancora funzionanti sono quelle che collegano le provincie Zhejiang
e Jiangsu, costruite durante la dinastia Sui, a seguito della migrazione del nucleo economico dal
nord al sud. Il suo ruolo principale è stato quello del trasporto del grano verso la capitale. Il Gran
Canale è stato completato sotto il secondo imperatore Sui (604 d.C. – 609 d.C.), in primo luogo
collegando Luoyang e Yangzhou, poi espandendosi verso Hangzhou (a sud) e Beijing (a nord). A
fianco del canale corre parallela una strada imperiale usata dai corrieri e fornita di uffici postali. I
governi locali piantarono anche una lunga serie di alberi lungo tutto il tragitto. Quando il canale fu
completato collegava i fiumi Qiantang, Azzurro, Huai, Giallo, Wei e Hai.
L'imperatore Yongle trasferì la capitale Ming da Nanjing a Beijing nel 1403 d.C. Questa mossa ha
privato la prima del suo status di principale centro politico della Cina. La riapertura del Gran Canale
ha anche beneficiato Suzhou rispetto Nanjing in quanto la prima era in una posizione migliore, sulla
principale arteria del Gran Canale, diventando così il più grande centro economico della Cina Ming.
L'unico concorrente valido di Suzhou nella regione di Jiangnan era Hangzhou, ma essendo posta
200 km più in basso del Gran Canale e dal delta principale, non ottenne grande fama e ricchezza.
Molte delle sezioni del canale sono cadute in rovina e alcune parti sono state restituite ai campi
pianeggianti. Dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, la necessità di uno
sviluppo economico ha portato le autorità a ordinare i lavori di ricostruzione.
Il Gran Canale oggi
La parte meridionale del Canale, che corre tra Hangzhou e il
Fiume Azzurro, è stata nominata fiume Jiangnan
(letteralmente ‘il fiume a sud dello Yangtze') ed è l’unica
ancora oggi navigabile. Dopo aver lasciato Hangzhou, il
canale passa attorno al confine orientale del lago Taihu,
attraverso le città di Jiaxing, Suzhou, Wuxi e Changzhou
prima di raggiungere Zhenjiang. Il Jiangnan è fortemente
trafficato da chiatte trasportanti carbone e materiale da
costruzione, verso il delta in forte espansione. Ha
generalmente una larghezza minima di 100 metri nei centri
urbani e due/tre volte questa larghezza nella campagna fuori
città. Negli ultimi anni ampi canali di bypass sono stati
scavati intorno alle grandi città per ridurre gli ingorghi.
L'importanza economica del canale probabilmente
aumenterà perché i governi delle province Shandong,
Jiangsu e Zhejiang hanno pianificato un dragaggio che
dovrebbe aumentare la capacità di trasporto del 40% entro
Figura 4. Il canale Jiangnan.
fine 2013.
Il Canale è dal 2008 nella lista d’attesa per diventare sito del Patrimonio dell’Umanità UNESCO,
traguardo che forse verrà raggiunto a breve dopo le dovute sistemazioni, le pulizie dai rifiuti e la
successiva campagna di sensibilizzazione rivolta agli amministratori locali.
I VIAGGIATORI
Il Gran Canale non è servito ai soli scopi commerciali e militari. Fin dall’anno 1000 d.C. è stato
percorso da studiosi, scienziati, viaggiatori e imperatori che volevano apprezzare i magnifici
paesaggi cinesi evitando le vie terrestri. Le comodità del viaggio hanno permesso ai governanti di
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I Giardini Cinesi dei Letterati
fare ispezioni per la Cina meridionale: nella dinastia Qing gli imperatori Kangxi e Qianlong fecero
dodici viaggi al sud. Il Gran Canale ha inoltre permesso lo scambio culturale e l'integrazione
politica tra il nord e il sud della Cina, impressionando anche i primi visitatori. Tra essi i più noti
sono stati Marco Polo e Choe Bu.
MARCO POLO
Marco Polo (1254 d.C. – 1324 d.C.) è stato un noto viaggiatore e mercante veneziano. Nella
primavera o nell'estate 1271 il padre e lo zio partirono da Venezia conducendo con loro il giovane
Marco e giungendo alla corte di Kublai Kan verso il maggio 1275. Durante il loro lungo soggiorno
presso la Corte mongolica, Marco svolse attività diplomatiche e amministrative per conto del Gran
Cane, che molto stimava la sua intelligenza e le sue capacità. Nel 1276 visitò Suzhou. Finalmente
nel 1292 i Polo salparono dal porto di Zaitun, iniziando per mare il viaggio di ritorno che si
concluse a Venezia intorno al 1295. Tre anni dopo Marco fu prigioniero e rinchiuso nelle carceri di
Genova. Qui incontrò Rustichello da Pisa di cui si servì per la stesura del racconto, dettato nel 1298
quando Marco aveva 44 anni.
Figura 5. Il viaggio di Marco Polo.
Il Milione
Si può dire che per secoli la più vera immagine dell'Oriente, al di là dei sogni e delle leggende, al di
là delle fantasie convenzionali di poeti e dei novellatori, sia rimasta, nella concezione degli europei,
essenzialmente affidata al Milione. Col suo Milione, il modesto e prudente mercante veneziano
aveva inteso di dotare l'Europa di una sorta di guida destinata a rivelare, con la maggiore fedeltà
possibile, come può esser quella fondata sulla testimonianza oculare o riportata direttamente da
osservatori prossimi, un mondo pressoché ignoto. Ed è davvero un singolare paradosso che un libro
sostanzialmente così realistico e positivo potesse essere ritenuto un contesto di fiabe e di menzogne
dai contemporanei e dai loro discendenti fino ad epoca noi prossima.
L'esperienza umana di Marco, quale si riflette nella redazione stessa del suo libro, si organizza
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Gabriele Perlini
Suzhou
attorno a un centro, unità di destino e unità di tema letterario. Questo centro d'esperienza vissuta fu
per lui il cuore del grande Impero mongolo, la Corte del Gran Cane, da cui si diramava la poderosa
organizzazione, insieme militare e burocratica, che Marco non cessava d'ammirare. Divenuto egli
pure, mercè gli incarichi avuti dal Signore dei Tartari, di ambasciatore e di reggitore di città,
qualcosa come un funzionario di quella organizzazione, essa rappresentò, per così dire, lo schema, il
piano razionale precostituito che gli consentì la ricca avventura di vent'anni della sua vita.
Come in tutti gli stati essenzialmente fondati sulla forza militare necessaria a tener soggetti popoli
di nazionalità diverse su immensi spazi, un sistema di comunicazioni analogo a quello dell'Impero
romano, ma assai più vasto e ancora più perfezionato, collegava col centro e fra loro le più lontane
regioni, assicurando, attraverso una fitta rete di comandi di tappa e di alloggiamenti, un servizio di
corrieri la cui rapidità era ignota all'Europa del tempo, così divisa e spopolata. Aggiungendosi la
fortunata circostanza storica di una relativa pacificazione del mondo asiatico sotto il dominio
tartaro, fu quella organizzazione a render possibile a un europeo una esperienza che non cessa
tuttavia dal tenere qualcosa di miracoloso: fu essa che ne permise e ne garantì l'ampio giro.
Pur non essendo l'opera di uno storico, geografo, naturalista o antropologo, Il Milione è un
documento insostituibile per ciascuno di questi studiosi. Al lettore comune, invece, regala ancora il
piacere di un racconto straordinario, che può essere indefinitamente arricchito moltiplicando le
prospettive sulle cose viste e ascoltate dall'autore.
CHOE BU
Choe Bu (1454 d.C – 1504 d.C.) è stato un funzionario coreano noto per il resoconto dei suoi viaggi
in Cina dopo un naufragio avvenuto nel febbraio 1488, durante il regno della dinastia Ming. Il
diario dei resoconti dei suoi viaggi è stato ampiamente stampato nel XVI secolo, sia in Corea che in
Giappone. Anche gli storici moderni utilizzano le sue opere scritte, dal momento che il suo diario di
viaggio offre la prospettiva della cultura cinese del XV secolo vista da un estraneo, con le preziose
informazioni sulle città della Cina e le differenze regionali. La sua descrizione di città, persone,
costumi, cucine e il commercio marittimo lungo il Gran Canale permettono di comprendere meglio
la vita quotidiana della Cina e di come essa differiva tra il nord e il sud. Bu visitò anche la città di
Suzhou e ne fece un’ampia descrizione elogiandone le bellezze, la ricchezza e la vitalità.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Suzhou
1.3 I PATRIMONI ORALI E IMMATERIALI
La Cina ha un elevato patrimonio culturale/naturale e immateriale/orale. L'UNESCO ha iscritto tra i
Siti del patrimonio dell'umanità ben 43 luoghi entrati dal 1987 ad oggi mentre tra i Patrimoni orali
e immateriali dell'umanità sono presenti 31 eredità culturali entrate tra il 2001 (anno di stesura della
prima lista) e il 2011. E molti altri sono nella lista delle candidature per i prossimi aggiornamenti.
Il teatro cinese – L’Opera Kunqu
Figura 6. Attori di Opera Kunqu.
Il teatro fa parte di quella eredità culturale sapientemente tramandata dalle generazioni di cinesi. Ha
caratteristiche molto diverse da quello occidentale in quanto non si tratta solo di mera recitazione
ma di un complesso insieme di arti. Teatro, musica, mimica, costumistica, il tutto unito insieme in
un’unica rappresentazione per appagare l’occhio e l’orecchio dello spettatore, generalmente limitato
alla sola vista ed estraneo ad altri sensi. Questo a discapito anche di una scenografia minimalista, in
contrasto con la sfarzosità e il dettaglio di costumi e trucchi. E’ tipico vedere nelle rappresentazioni
cinesi una tenda come fondale e al centro solo un tavolo e delle sedie: l’attore fa la scena anzi,
l’attore è la scena. Non si basa semplicemente sulla recita di un copione ma svolge anche ruoli di
cantante, acrobata, musicista, ballerino e mimo. Con la sua arte crea infatti l’illusione della realtà; il
suo gioco fa comprendere al pubblico dove e quando si svolge l’azione e può evocare delle
montagne, dei corsi d’acqua, dei battelli, dei giardini, insomma qualsiasi luogo necessario
all’azione. Le convenzioni del gioco sono raffinatissime e di svariati tipi: comprendono ogni tipo di
movimento della mano, del piede e del corpo, la mimica e l’espressione emotiva, e variano a
seconda del ruolo. Nell’Opera tradizionale cinese le tre unità aristoteliche di tempo, luogo e azione
sono sconosciute: sono gli attori stessi, al loro apparire sulla scena, che spiegano ciò che succede sul
palcoscenico, dove ci si trova, chi sono i personaggi. L'Opera Kunqu è probabilmente la forma più
antica di opera cinese, risalente alla dinastia Ming tra il XIV e il XVII secolo. Il Kunqu usa un cast
fisso con due prime parti, un uomo e una donna, più un anziano e un certo numero di personaggi
comici. Le rappresentazioni comprendono canto e danza, accompagnati da una varietà di strumenti
a corde, ad aria e a percussione.
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La scrittura cinese
Figura 7. L'arte della calligrafia.
Figura 8. L'arte della calligrafia.
La scrittura cinese è, tra quelle ancora in uso, forse la più antica del mondo; appare come un sistema
di scrittura pienamente sviluppato nella seconda parte della dinastia Shang. Da questo periodo
abbiamo numerosi esempi di scrittura su ossa, gusci di tartaruga e recipienti di bronzo. Sulla base
delle prove disponibili, tuttavia, non sarebbe irragionevole assumere che la scrittura cinese nacque
durante la prima parte della dinastia Shang o addirittura durante l'ultimo periodo della dinastia Xia,
approssimativamente nel XVII secolo a.C.
La scrittura cinese, ai suoi esordi, è di natura pittografica: il carattere è una rappresentazione diretta
della cosa. Tuttavia, il tratto dei caratteri si è rapidamente stilizzato: se i primi pittogrammi delle più
vecchie testimonianze assomigliano a disegni, il tratto diviene rigido, convenzionale, e finisce per
non assomigliare più all'originale. I caratteri cinesi possono rappresentare oggetti, idee oppure dare
indicazioni sulla pronuncia. Inizialmente erano solo qualche migliaio ma, man mano che la scrittura
divenne sempre più diffusa e praticata, il numero di caratteri aumentò: ad un certo punto si arrivò a
superare i 50.000; bisogna però precisare che molti sono arcaici e non più usati mentre altri sono
doppioni. Attualmente una persona di media cultura deve conoscerne circa 3.000-4.000.
La ceramica
Figura 9. Tazze da tè in ceramica.
Figura 10. Piatto in ceramica.
Le ceramiche sono forse i principali e più diffusi manufatti nati dalla millenaria storia cinese: sono
famose in tutto il mondo per la bellezza del loro aspetto e per l'eccellenza della qualità. Il bronzo, la
giada e la pittura erano a disposizione solo dei pochi privilegiati; la ceramica invece fu dominio di
tutto il popolo come oggi lo è di tutto il mondo.
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Suzhou
Le caratteristiche estetiche consentono di apprezzare un oggetto di ceramica e di individuarne
l'origine geografica e temporale, ma l'aspetto esteriore è determinato dalle proprietà delle materie
prime e dalle modalità di cottura. Oltre settemila anni fa gli artigiani delle varie etnie cinesi erano
già in grado di produrre terrecotte colorate, funzionali e di aspetto gradevole. Sia le ceramiche sia la
tecnologia necessaria a produrle vennero diffuse in seguito al di fuori della Cina, facendo così della
ceramica uno dei grandi doni che questa civiltà ha offerto al mondo. Le ceramiche cinese più note
in Occidente sono quelle della dinastia Song, oltre a quelle delle dinastie Ming e Qing, ma senza
l'esperienza accumulata nelle epoche precedenti, non si sarebbero potuti raggiungere quei picchi di
perfezione che distinguono la produzione cinese.
La sericoltura e la lavorazione della seta
Figura 12. Rotoli di seta.
Figura 11. Il baco da seta.
La sericoltura e la lavorazione della seta sono un altro bene immateriale tutela dall'UNESCO a
partire dal 2009. I cinesi furono i primi a trarre la seta dal bozzolo del bruco della farfalla; fin dal II
millennio a.C. gli abitanti della valle del Fiume Giallo lo addomesticarono. L'allevamento
sistematico del baco da seta e lo sviluppo dell'industria tessile si possono osservare dal XIV secolo
a.C., ovvero con due dozzine di secoli d'anticipo sull'Occidente, che pure fin dall'inizio dell'era
cristiana si dimostra ammirato e impaziente di scoprire il segreto della fabbricazione di questo
materiale meraviglioso, fine, soffice, morbido, a trama fitta, flessuosa, e di superba freschezza.
Perciò si capirà perché ben presto la Cina venne designata, oltre i propri confini, come il paese della
seta. Del resto, la Via della Seta, a ponente della Cina, che la mise in relazione con l'Iran, l'India,
l'Occidente ellenico e quindi romano, ebbe un'importanza fondamentale per la sua civiltà.
Le strutture architettoniche lignee tradizionali
Figura 13. Dougong.
Gabriele Perlini
Figura 14. Struttura lignea tradizionale.
29
I Giardini Cinesi dei Letterati
Le strutture architettoniche lignee tradizionali della Cina sono considerate una forma d’arte per la
loro capacità di formare strutture complesse partendo da piccoli e semplici pezzi. Questo antico
gioco d’incastri ha permesso ai maestri carpentieri di progettare e costruire abitazioni, pagode e
templi con pochi elementi sapientemente disposti in un’orditura ben studiata e intricata. Tra le più
note strutture si ricordano i dougong, le mensole di sostegno delle coperture a doppia o tripla
altezza che permettevano quindi un’elevata resistenza al peso soprastante senza i limiti di aperture
imposti dall’avere una parete in muratura piena, tipica delle costruzioni occidentali.
Tra i restanti patrimoni tutelati a partire dal 2009 si ricordano anche gli anelli sigillari incisi con
motivi geometrici o caratteri letterali; la xilografia, ovvero la tecnica di incisione di immagini e
ideogrammi su blocchi di legno che permetteva la creazione di matrici da poter impiegare per la
produzione in serie di uno stesso oggetto; ed infine i broccati di seta riccamente decorati. Tutte
queste forme d’arte si sono sviluppate ed evolute lungo la millenaria storia cinese portando ad una
sempre maggior abilità da parte degli artisti. Per poter essere ammirati da tutti, molti musei cinesi di
storia antica ospitano vaste collezioni di questi manufatti rinvenuti spesso nelle tombe di nobili o
funzionari statali.
30
Gabriele Perlini
Suzhou
SECONDA PARTE
L’ARCHITETTURA E
LA PROGETTAZIONE URBANA
Gabriele Perlini
31
I Giardini Cinesi dei Letterati
32
Gabriele Perlini
Suzhou
2.1 I PRINCIPI ARCHITETTONICI CINESI
That this system of construction could perpetuate itself for more than four thousand years over
such a vast territory and still remain a living architecture,
retaining its principal characteristics in spite of repeated foreign invasions
— military, intellectual, and spiritual —
is a phenomenon comparable only to the continuity of the civilization
of which it is an integral part.
— Liang, Ssu-ch'eng2, 1984
L’architettura cinese è un’arte molto complessa, che ha alla base alcuni concetti e teorie
fondamentali sviluppate e portate all’estremo dettaglio ed evoluzione. Benché la turbolenta storia
dinastica abbia portato molti popoli e influenze straniere nella terra del dragone, i principi strutturali
dell'architettura sono rimasti tendenzialmente invariati, mentre si sono evoluti i dettagli decorativi.
A partire dalla dinastia Tang, l'architettura cinese ha invece avuto una pesante influenza su quella
giapponese, coreana e vietnamita.
I caratteri fondamentali
L’asse orizzontale
Figura 15. La Città Proibita (Pechino).
La principale caratteristica architettonica tradizionale
cinese è l'enfasi dell'asse orizzontale, evidente nelle
costruzioni edilizie che partono da una pesante
piattaforma alla base con un grande tetto appoggiato
su di essa e le strutture verticali alquanto limitate e
prive di particolari funzioni statiche. Ciò contrasta
evidentemente con l'architettura occidentale, che
tende invece a svilupparsi in altezza e profondità.
L'architettura orizzontale pone l'accento sull'impatto
visivo dato dalla larghezza degli edifici. Un esempio
ne è la Città Proibita, un’enorme complesso di edifici
con un’altezza limitata ma con un ampio sviluppo
orizzontale.
L’asse verticale
Le costruzioni tradizionali cinesi con sviluppo verticale sono principalmente le
pagode, delle torri costruite a scopi religiosi. Le prime pagode furono costruite
interamente in legno e risalgono al II secolo ma col tempo iniziarono ad essere
impiegati anche i mattoni per motivi di stabilità. Possono avere forma quadrata
o pianta ottagonale e possono raggiungere anche altezze fino ai 60 metri.
La simmetria
Altra caratteristica dell'architettura tradizionale cinese è l'enfasi posta
all'articolazione simmetrica degli edifici, indicante equilibrio spirituale. La
simmetria bilaterale si trova ovunque nell'architettura cinese, dai palazzi
articolati alle più umili fattorie. Quando possibile, anche i piani di
ristrutturazione e di ampliamento di una casa cercavano di mantenere la Figura 16. La Wenbi
Pagoda (Changzhou).
simmetria.
2. S. Liang, A pictorial history of Chinese architecture: a study of the development of its structural system and the
evolution of its types, MIT Press, Cambridge 2005.
Gabriele Perlini
33
I Giardini Cinesi dei Letterati
Le corti interne
La pratica architettonica contemporanea occidentale comporta - a differenza di quanto ha sempre
fatto in passato - di circondare gli edifici con uno spazio aperto, facendolo parte della proprietà. Al
contrario l'architettura tradizionale cinese, è caratterizzata da edifici o complessi di edifici che
occupano l'intera proprietà, racchiudendo gli spazi aperti al loro interno. Questi spazi racchiusi si
differenziano in due tipologie principali: il cortile interno e il "pozzo di luce". L'uso di corti interne
è una caratteristica comune a molti tipi di architetture cinesi. Il caso più evidente è quello del
siheyuan, costituito da uno spazio vuoto
circondato da edifici collegati l'uno all'altro,
direttamente o tramite verande. Anche se i
grandi cortili aperti sono meno comuni nelle
architetture cinesi meridionali, il concetto di
"spazio aperto" circondato da edifici, si
ritrova al sud sotto forma di "pozzi di luce".
Questa struttura è essenzialmente un piccolo
cortile formato dall'intersezione di edifici
molto ravvicinati che creano piccole
aperture verso il cielo, attraverso lo spazio
lasciato libero tra i tetti. L’apertura serviva
per la regolazione della temperatura e la
ventilazione del complesso degli edifici
Figura 17. Assonometria di un siheyuan.
circostanti.
La gerarchia
La struttura gerarchica, l'importanza e l'utilizzo degli edifici nell'architettura tradizionale cinese
dipendono sempre strettamente dal posizionamento degli stessi sui lotti o nei complessi. Gli edifici
con porte sul fronte della proprietà sono considerati più importanti di quelli che affacciano sui lati;
di contro, le costruzioni più lontane dal fronte della proprietà sono le meno importanti.
Tuttavia, gli edifici nella parte posteriore (e più privata) della proprietà sono tenuti in più alta stima
e riservati ai membri anziani della famiglia, rispetto agli edifici vicino al fronte, tipicamente usati
per la servitù. Nei complessi con più corti, il cortile centrale e gli edifici che vi si affacciano sono
considerati più importanti di quelli periferici, utilizzati come magazzini o cucine.
La geomanzia
Fin dall’antichità l’architettura cinese usava concetti dalla cosmologia quali il fengshui (geomanzia)
ed il taoismo per organizzare la costruzione e il layout delle tipologie architettoniche. Tra questi:
1
2
3
4
5
34
uso di una schermatura per l’entrata della casa che riflette la credenza cinese secondo cui
gli spiriti maligni viaggino in linea retta;
talismani e immagini votive poste su porte e intorno alle finestre per tenere lontani gli
spiriti malvagi e convogliare i flussi positivi, usando ad esempio le tre figure
antropomorfe rappresentanti le stelle Fu Lu Shou solitamente corredate dall’incisione “le
tre stelle sono qui” o alcune specie di animali e di frutti usati come segni di buon auspicio
(ad esempio i pipistrelli e i melograni);
orientare la struttura con il retro disposto in una posizione più elevata e assicurando di
avere sul fronte la presenza di acqua. Altro suggerimento è di disporre rivolte a nord le
pareti prive di aperture in modo da creare una netta barriera con i venti gelidi dell’inverno;
disporre all’interno della proprietà laghetti, vasche, pozzi e altre fonti d’acqua;
uso di alcuni colori, numeri e direzioni cardinali particolari che riflettono la credenza
cinese cui la natura di una cosa possa essere interamente contenuta nella sua forma, senza
riferimento ad alcun essere evanescente (l'anima occidentale).
Gabriele Perlini
Suzhou
I materiali
A differenza degli altri materiali, le antiche strutture in legno spesso non sono sopravvissute in
quanto più vulnerabili agli agenti atmosferici e agli incendi o perché marcite naturalmente nel corso
del tempo. Dalla dinastia Tang in poi, tuttavia, l'uso di mattoni e pietra in architettura divenne
gradualmente più comune e sostituì gli edifici in legno. Anticamente le mura e le fondazioni erano
principalmente in terra battuta ma anche qui, col tempo, i mattoni e la pietra hanno avuto il
sopravvento.
I colori e i simboli
Secondo la tradizione confuciana anche i colori sono legati
a certi ruoli: il giallo è il colore dei membri della famiglia
imperiale, il rosso quello delle persone di alto rango, il
viola e il blu quello dei funzionari, il nero denota uno strato
sociale inferiore mentre il bianco è riservato ai giovani.
Anche le simbologie hanno un preciso significato. Il
pipistrello indica lunga vita, la tigre simboleggia la virilità
e la potenza guerriera mentre il fior di susino o la peonia Figura 18. Simbolo del pipistrello nel
esprimono la delicatezza.
Giardino dell'Indugiare (Suzhou).
La struttura compositiva
Le fondazioni
La maggior parte degli edifici tradizionali cinesi sono eretti su piattaforme usate come fondazioni.
Le travi poggiano su piedistalli in pietra o in alcuni casi su pilastri. Negli edifici popolari le
piattaforme sono invece composte da cumuli di terra battuta oppure rivestiti con mattoni o
ceramica. Nei casi più semplici le travi d’appoggio scaricano direttamente verso il suolo. Gli edifici
più importanti sorgono invece su un cumulo di terra lastricato con pietra mentre pilastri decorati con
incisioni sopportano il peso delle travi. Le travi e i pilastri non sono in nessun modo collegati fra
loro ma è la naturale frizione e il peso stesso che consentono agli elementi di non muoversi e
rimanere saldi.
Le travi strutturali
Vengono usate larghe strutture in legno come supporto primario per il tetto
dell’edificio. Strutture lignee, provenienti solitamente da grandi tronchi
tagliati, vengono utilizzate come colonne portanti o travi laterali per
delimitare gli edifici e sostenere i tetti. Queste travi sono collegate tra loro
direttamente o con strutture più grandi e di elevata articolazione oppure legate
indirettamente attraverso l'utilizzo di staffe. Questi elementi strutturali sono
ben visibili nelle strutture finite.
Le connessioni strutturali
Le intelaiature avvengono solitamente con l’uso di incastri fra elementi in
legno; solo nelle epoche più recenti sono stati usati chiodi o colla. Questo tipo
di giunti strutturali semi-rigidi permettono alla struttura del legno di resistere
molto alla flessione e alla torsione anche sotto ad elevata compressione. La
stabilità strutturale è ulteriormente garantita attraverso l'uso di fasciature
pesanti e dai tetti, col cui peso permettono alla struttura di stare ferma. La
mancanza di colla o chiodi, l'utilizzo di supporti non rigidi (dougong) e l'uso
del legno come elementi strutturali consentono agli edifici di muoversi e Figura 19. Esempio di
flettersi con l'assorbimento di urti, vibrazioni e scosse dei terremoti, senza connessione strutturale
in legno.
provocare danni significativi alla struttura.
Gabriele Perlini
35
I Giardini Cinesi dei Letterati
I muri
L'uso di facciate e porte continue delineano le camere e circondano l’edificio, con la conseguente
perdita d’importanza della funzione portante delle pareti nelle costruzioni.
I tetti
I tetti piani sono rari, mentre quelli
spioventi sono quasi onnipresenti in
tutta l’architettura tradizionale cinese.
Entrambe le tipologie sono costruite
su un sottostante tetto formato
dall’incrocio trasversale di travi e
poggiante direttamente sulle strutture
portanti verticali. Nelle costruzioni di
classe superiore, il tetto, sostenuto
dalle travi di sostegno, è di supporto
attraverso l’uso di complessi dougong
che indirettamente li collegano alle
travi strutturali primarie.
Figura 20. Le tipologie di tetto più diffuse in Cina.
I principali tipi di tetto sono:
1
2
3
ad unica inclinazione: tetto ad una sola pendenza, il tipo più economico e più diffuso nelle
architetture popolari;
multi-inclinato: tetti con due o più sezioni di pendenza. Questi tetti sono utilizzati nelle
costruzioni di classe superiore, dalle abitazioni dei ricchi mercanti ai palazzi dei burocrati;
ricurvo: tetti con notevole curvatura che sale agli angoli. Questo tipo di tetto è di solito
riservato ai templi e ai palazzi anche se può essere occasionalmente trovato nelle case dei
ricchi. Nel primo caso le creste del tetto sono in genere decorate con figure in ceramica.
Il colmo del tetto
L'apice del tetto di una grande sala è di solito sormontato da una cresta di piastrelle e statue sia per
scopi decorativi che per appesantire gli strati di tegole e garantirne la stabilità. Queste creste sono
spesso ben decorate, soprattutto nelle strutture religiose o sontuose.
Gli elementi architettonici

lou (edifici a più piani)

tai (terrazze)

ting (padiglioni cinesi)

ge (padiglioni a due piani)

ta (pagode cinesi)

xuan (verande con finestre)

xie (padiglioni o case su terrazze)

wu (camere disposte lungo corridoi coperti)

dougong (struttura costituita da incastri di elementi lignei che sostiene il tetto)
36
Gabriele Perlini
Suzhou
Le tipologie architettoniche
Edilizia popolare
Le case della gente comune - burocrati,
commercianti o agricoltori - tendono a
seguire un modello stabilito: al centro
della costruzione si trova un santuario
per la divinità e gli antenati, usato
durante le feste. Ai lati si trovano le
camere da letto per gli anziani; le due
ali dell'edificio (che i cinesi chiamano
tradizionalmente “draghi guardiani”)
sono destinate invece ai membri più
giovani della famiglia, così come il
salotto, la sala da pranzo e la cucina,
anche se a volte il salotto si trova vicino Figura 21. Esempio di edilizia residenziale classica.
al centro dell'edificio.
Talvolta le famiglie allargate diventavano così grandi che era richiesta la costruzione di una o due
coppie di "ali" extra. Ciò dava all'edificio una forma a U, con un cortile anteriore utilizzato per i
lavori agricoli; mercanti e burocrati, tuttavia, preferivano di norma chiudere il fronte con un
imponente cancello. Tutti gli edifici erano regolamentati dalla legge, che stabiliva il numero di
piani, la lunghezza del fabbricato e i colori utilizzabili, a seconda della classe sociale del
proprietario.
Edilizia imperiale
Esistono alcuni elementi architettonici
riservati esclusivamente agli edifici
costruiti per l'imperatore della Cina. Un
esempio sono le tegole di colore giallo:
era il colore imperiale e questo tipo di
tegole adornano ancora la maggior
parte degli edifici all'interno della Città
Proibita. Il Tempio del Cielo utilizza
tuttavia tegole blu, a simboleggiare il
cielo. I tetti sono quasi sempre sostenuti
da dougong, una caratteristica condivisa
solo con i maggiori edifici religiosi. Le
colonne di legno degli edifici, così Figura 22. Colonne rosse della Città Proibita (Pechino).
come la superficie dei muri, sono
tendenzialmente verniciate di colore rosso. Il nero è invece usato spesso nelle pagode, per via della
credenza che vuole le divinità attratte da questo colore.
Il drago cinese, emblema riservato all'imperatore, era molto utilizzato nell'architettura regale, ad
esempio su tetti, travi, pilastri e sulle porte. Solo gli edifici utilizzati dalla famiglia imperiale
potevano avere nove jian (gli spazi tra le colonne); e solo le porte usate dall'imperatore potevano
avere cinque archi, con quello centrale riservato all'imperatore stesso. Gli edifici affacciavano a sud,
perché al nord spirava un vento freddo.
La numerologia ha fortemente influenzato l'architettura imperiale e si ritrova, ad esempio, nell'uso
del nove in molte costruzioni (il nove è ritenuto essere il numero migliore); questa è la ragione per
cui la Città Proibita di Pechino è detta avere 9.999,9 camere - appena al di sotto delle mitiche
10.000 camere del cielo. L'importanza dell'oriente (la direzione del sole che sorge) nel disporre e
posizionare gli edifici imperiali è una forma di culto solare comune a molte culture antiche.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Edilizia religiosa
In linea generale l'architettura buddhista segue lo stile imperiale. I grandi monasteri buddhisti hanno
una sala d'ingresso dove si trova la statua di un Bodhisattva3, seguita da un grande salone, ospitante
le statue del Buddha. Gli alloggi per i monaci e le monache si trovano ai lati. I monasteri buddhisti
presentano talvolta delle pagode: quelle più antiche tendono ad avere quattro lati, mentre le
successive sono solitamente ottagonali.
L'architettura taoista, d'altro canto, segue di solito lo stile popolare. L'ingresso principale è situato a
lato, per timore che i demoni possano cercare di entrare nell'edificio. In contrasto con i buddhisti, in
un tempio taoista la divinità principale è situata nella sala principale anteriore mentre le divinità
minori nelle sale retrostanti e ai lati.
La modernità
Durante il XX secolo alcuni architetti cinesi,
educati in occidente, hanno tentato - con
risultati non sempre ottimali - di combinare i
caratteri tradizionali cinesi in edifici moderni. Il
pressante sviluppo urbano contemporaneo
richiede velocità di costruzione e un'elevata
densità abitativa, che mal si accordano con le
tradizionali costruzioni non superanti i tre piani,
abbandonate quindi in favore di edifici
moderni. Ciononostante, le tecniche tradizionali
sono ancora ampiamente usate nella costruzione
di architetture vernacolari nelle aree rurali come
ad esempio i fusti di bambù usati per i ponteggi. Figura 23. Uso di ponteggi in bambù per i moderni
edifici.
Alcune idee architettoniche cinesi trovarono interessanti sviluppi anche nell'edilizia occidentale
moderna, attraverso l'opera di architetti come Frank Lloyd Wright, Jørn Utzon e I. M. Pei.
3. Il Bodhisattva è un essere vivente (sattva) che aspira all’Illuminazione (bodhi) conducendo pratiche altruistiche.
38
Gabriele Perlini
Suzhou
2.2 LA CITTA’ CINESE
L'antica progettazione urbana cinese prevedeva l'applicazione dei principi tradizionali
dell'architettura al design urbano. Tra questi: l’uso del fengshui (o geomanzia), l’astronomia, il wellfield system; la cosmologia gaitian (qi come mezzo di energia che connette uomo, terra e cielo); il
potere politico suddiviso tra un’aristocrazia militare e gli amministratoti istruiti; il luogo sacro bo;
un sistema economico a tre livelli sotto il controllo dello Stato assoluto e la capitale fortificata come
una rappresentazione del potere politico.
La pianificazione urbana cinese ha origine durante l'urbanizzazione della valle del Fiume Giallo nel
Neolitico. Il processo, tipico di tutte le civiltà antiche, è legato a quello di centralizzazione del
potere di uno stato politico. Anche se diverse culture formarono gli Stati Combattenti, l'antenato
diretto dello Stato cinese era la cultura Longshan. Pertanto, la prima pianificazione urbana cinese
era una sintesi della cosmologia, geomanzia, astrologia e numerologia tradizionali di Longshan.
Questa sintesi ha generato un diagramma del cosmo che ha posto l'uomo, lo stato, la natura e il cielo
in armonia fra loro. La città è stata progettata nel contesto di questo schema cosmico per mantenere
l'armonia e l'equilibrio, da sempre importanti principi della legge cinese.
L'urbanizzazione inizia a Banpo (4800 a.C. - 3750
a.C.) sulla pianura Zhongyuan del Fiume Giallo e
rappresenta il primo esempio di architettura
specializzata, diversa da una semplice casa.
Spazialmente, Banpo era formata da 200 case
circondate da fossati con tutti gli ingressi rivolti a
sud.
A inizio primavera, gli adolescenti cinesi nuotavano
attraverso le acque alluvionali alla confluenza dei
fiumi ed emergevano tremanti, infusi con le anime
degli antenati sepolti in quella terra. Così
procreavano, in uno stato di eccitamento, in un luogo
ritenuto in possesso dell'energia vitale della terra.
Queste procreazioni consacrate erano indispensabili
per mantenere il ciclo della vita. Poi, quando le acque
dell'alluvione si ritiravano, il triangolo di terra veniva
Figura 24. Il quadrato magico applicato alla
diviso in campi tra le famiglie. Questi sacri siti
planimetria della città di Chengzhou.
primaverili della procreazione diventarono, nel
tempo, il luogo santo chiamato bo. Inoltre, questa relazione tra antenati, terra e fertilità ha dato
origine alla teoria dell'energia qi e alla geomanzia fengshui. L'uomo è una concentrazione di qi:
quando le sue ossa vengono restituite alla terra, si ri-energizzano; i discendenti sono influenzati dal
qi generato dalle ossa dei loro antenati. Secondo questa teoria, il mondo è una matrice attiva di qi
nel quale le tombe, le case e le città dovevano essere accuratamente posizionate, influenzate e
sottoposte ai principi fengshui per mantenerne l'armonia. La rappresentazione di questo mondo
ideale è definita da un cielo rotondo che ruota attorno a una terra quadrata. Questa cosmologia,
chiamata gaitian, ha origine quindi dall'astronomia del Neolitico. Il diagramma cosmico è spesso
raffigurato su ceramiche decorate con incisioni di quadrati nove-in-uno (la terra), circondati da un
cerchio (il cielo) e rappresenta di fatto già uno schema cosmico della terra divisa in nove parti.
Questo digramma diverrà nel tempo la base del well-field system, il modulo geometrico e giuridico
di base della pianificazione urbana-regionale cinese.
Gabriele Perlini
39
I Giardini Cinesi dei Letterati
Il popolo Longshan (3000 a.C. - 2000
a.C.) arriverà da est nella stessa area,
1.000 anni dopo la cultura Banpo. Le
loro città avevano la forma di un
quadrato fortificato pieno di case
anch’esse quadrate. Nella storia, il
passaggio dalla casa rotonda a quella
quadrata è sempre accompagnato dalla
centralizzazione del potere. La città di
forma quadrata, essa stessa un prodotto
del
potere
centralizzato,
nasce
storicamente da un accampamento
militare. Città come diagramma del
potere politico. Tre livelli di
insediamento sono emersi nello stato
Longshan: villaggio, città e capitale.
Questi tre livelli sono la realizzazione Figura 25. La divisione della Cina in nove parti secondo lo
fisica della teoria delle località centrali. schema cosmico.
Attualmente la divisione di aree urbane e rurali è ancora poco definita in Cina. La capitale del
popolo Longshan, Erlitou, è la manifestazione fisica del massiccio cambiamento sociale della Cina
del 2000 a.C. Erlitou è situata alla confluenza dei fiumi Lou e Yi, un luogo sacro conosciuto come il
deserto di Xia. Geograficamente, il deserto di Xia ha segnato il centro del quadrato nove-in-uno.
Durante la transitoria cultura Erlitou, diverse tradizioni neolitiche sono state tessute insieme in un
armonico sistema filosofico e politico. In questo sistema la terra era lo specchio del cielo, governata
dall'Imperatore di Giada. Residente a Polaris, mandò il soffio celeste di qi sulla terra attraverso i
meridiani. Il qi si concentrò nelle montagne e nei fiumi, attraverso la pianificazione del sito: un
edificio e persino una città potevano inserirsi in questa matrice di tensione. L'Imperatore teneva
cielo e terra in armonico equilibrio attraverso il suo potere assoluto venendo così considerato, dalla
successiva epoca Zhou, come il «Figlio del Cielo», garante e mediatore della stabilità universale.
Geograficamente lo stato era a pianta quadrata e centrato sul sovrano. Come descritto nel Libro dei
Documenti, la Cina è un quadrato di 45.000 li4 con cinque quadrati interni distanziati 500 li ognuno
per creare altrettante cinque zone. Partendo dal centro ci sono il Dominio Reale (500 x 500 li), il
Dominio Nobile, il Dominio della Pace-Protezione, il Dominio della Moderazione e il Dominio
Selvaggio. Infine, fuori dalla quinta zona vivevano le tribù barbariche. I primi nuclei abitativi Xia e
Shang erano un diagramma in miniatura di questo cosmo. Esso aveva una tradizionale forma
quadrata orientata rigorosamente sull'asse nord-sud visto che l'energia qi scorre lungo quella
direzione (Polaris si trova a nord). Questo quadrato è stato ulteriormente suddiviso in nove parti
sulla base dell'ormai antico diagramma nove-in-uno, simbolo di prosperità. Intorno a questo palazzo
andava poi a formarsi un insediamento murato rettangolare per i servitori e gli artigiani. Il quadrato
nove-in-uno è stato trasformato nel simbolo del Campo Santo (o well-field system) durante la
dinastia Shang. In un mito fondatore della dinastia Xia, Yu il Grande, ha ricevuto il simbolo del
Campo Santo da una tartaruga magica inviatagli dal cielo. La sua importanza non può essere
sottovalutata in quanto è la base geometrica dell'antica architettura cinese, dell'urbanistica e della
geografia. Al tempo della dinastia Xia il territorio del quadrato nove-in-uno è stato diviso in nove
stati. Anche se è una tappa importante dell’urbanizzazione, Erlitou non era una vera e propria città:
si trattava invece di un complesso di palazzi circondato da un villaggio Neolitico di grandi
dimensioni. Ogni capitale successiva avrà un più alto livello di sviluppo fino all'ultima capitale
Shang chiamata Yin. Yin è stata la prima vera città ed ha rappresentato il culmine della cultura
Longshan.
4. Un li o «miglio» cinese corrisponde all’incirca a mezzo chilometro. L’espressione «mille li» era spesso usata come
indicazione generica di grande distanza.
40
Gabriele Perlini
Suzhou
Il well-field system è alla base di ogni pianificazione urbana cinese. Il suo nome deriva dal carattere
cinese 井, che significa 'pozzo' e si presenta come il simbolo #: questo carattere rappresenta
l'aspetto teorico della divisione della terra. Il diagramma del well-field system nasce dalla
sovrapposizione di luoshu, quadrati magici suddivisi a loro volta in nove quadrati più piccoli,
connessi con la numerologia cinese.
Ogni quadrato è numerato da 1 a 9 a formare un quadrato magico di M = 15. I numeri pari e dispari
si alternano nella periferia del modello luoshu: i 4 numeri pari sono ai quattro angoli mentre i 5
numeri dispari (superando di un numero i numeri pari) formano una croce al centro della piazza. Le
somme in ognuna delle tre righe, in ciascuna delle tre colonne, in ambedue le diagonali, sono tutte
15 (il numero di giorni in ciascuno dei 24 cicli dell'anno solare cinese). Poiché il nord nella Cina è
posto nella parte inferiore delle mappe, il quadrato magico 3x3 con il numero 1 in basso e 9 in alto è
preferito rispetto ad altre rotazioni o riflessioni.
Il Campo Santo è stato utilizzato per concettualizzare molti sistemi come l'astronomia, la geografia
e la politica. Il centro è il soggetto del sistema, gli interni otto quadrati rappresentano il mezzo
attraverso il quale il soggetto agisce, i dodici bordi esterni sono amplificazioni delle loro qualità. I
quattro quadrati di numeri pari agli angoli sono yin e i cinque quadrati assiali di numeri dispari sono
yang. Questo è considerato il giusto equilibrio tra yin e yang per mantenere un flusso armonioso del
qi. La flessibilità di questo semplice sistema ha consentito una grande diversità all'interno di ogni
distretto, ma grande omogeneità alla scala cittadina.
Quando la dinastia Zhou prese il controllo della Cina dai
Shang, sconvolse l'ordine naturale e armonioso
dell'universo e ci fu una complicata questione legale sul
loro diritto divino a governare. L'improvvisa morte del
loro capo sembrava confermare la violazione della
volontà del cielo. Il reggente temporaneo, il Duca di
Zhou, ha agito rapidamente per ripristinare l'equilibrio
re-insediando l'aristocrazia, gli eruditi e gli artigiani
Shang nel Santo deserto di Xia. Progettò nel 1036 a.C.
una nuova città santa, Chengzhou, secondo i rigorosi
principi cosmologici. In primo luogo il sito idoneo è
stato determinato con il corretto sistema qi, una collina a
nord (Mt Mang) e il fiume a sud (Luo River).
Successivamente il centro è stato determinato da una
bussola e un solco è stato arato per segnare il bordo della
Figura 26. Diagramma della città di
parete. Il posto centrale è stato costruito nel quadrato
Chengzhou.
numero 5 e la terra è stata spartita. Chengzhou benché
fosse la capitale ufficiale e una città santa, non è mai stata la capitale politica. Si credeva che da
queste azioni l’armonia sarebbe stata ripristinata e il cielo avrebbe concesso agli Zhou il diritto di
governare la Cina. Con Chengzhou, il Duca di Zhou ha stabilito lo standard classico di
pianificazione urbana.
Lo standard classico Zhou ha esteso il concetto di progettazione modulare utilizzata nella capitale
anche alla scala di pianificazione regionale, rispecchiando la gerarchia dello Stato in una scala più
piccola. Il rango economico di una città determinava la sua dimensione, misurata in li, considerata
la lunghezza di un villaggio come stabilito dall'Imperatore Giallo.
Gerarchia urbana degli Zhou:
 Capital city 9 × 9 li 81 wards of 1 li
 Primary city 5 × 5 li 25 wards of 1 li
 Secondary city 4 × 4 li 16 wards of 1 li
 Tertiary city 3 × 3 li 9 wards of 1 li
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Quando la Cina entrerà nell'Età del ferro, il controllo totale dell'impero Zhou si dissolverà in stati
multipli, usando come modello Chengzhou per costruire le loro capitali. Chengzhou stessa divenne
la capitale politica degli Zhou orientali nel 510 a.C. e la sua fortificazione triplicò in larghezza. Le
città persero il rango rigoroso della gerarchia dimensionale imposta dall'autorità imperiale,
crescendo secondo le loro funzioni economiche e militari. Questo periodo anche se politicamente
caotico fu di grande urbanizzazione, sperimentazione in architettura e in urbanistica.
Parallelamente alla crescita delle città c'è stata quella della società urbana: mercanti indipendenti,
artigiani e studiosi emersero come nuove classi sociali. Oltre alla crescita nella valle del Fiume
Giallo anche quella del Fiume Azzurro ha cominciato a urbanizzarsi. Le città di Stati come Wu,
Yue, Chu e Shu ebbero solo alcune variazioni regionali rispetto allo standard degli Zhou.
La città mercato con torre era la nuova caratteristica urbana di quest’epoca ed ha segnato l'inizio di
una funzione economica integrata alla città. L'architettura degli Stati Combattenti ha caratterizzato
alte mura, grandi porte e torri. La torre di solito si protendeva verso l'esterno nella parte superiore
per creare un'immagine di forza e intimidazione.
Storicamente le città dei sei Stati sono state combinate in un unico sistema regionale dopo
l'unificazione della Cina da parte della dinastia Qin. Anche sotto la dinastia Qin Chengzhou perse il
suo status di città santa e venne ribattezzata Luoyang nel 236 a.C. I Qin hanno creato un sistema
nazionale di presidi militari basato su una gerarchia amministrativa a tre livelli, come misura pratica
per controllare la popolazione. Ironia della sorte, perché il legalismo fu così repressivo che i Qin
persero il potere in una rivolta finendo sostituiti dalla dinastia Han, che ha proseguito il sistema dei
Qin dell'amministrazione imperiale sotto una dottrina confuciana più equilibrata.
Agli inizi la dinastia Han ha avuto il compito di ricostruire l'infrastruttura urbana che si era persa
nelle purghe della dinastia Qin e dalla guerra di successione dopo la sua caduta. L'epoca imperiale è
stata segnata dalla scelta di un masterplan comune che ha esteso l'autorità dell’Imperatore in modo
uniforme in tutta la Cina, con la creazione di una gerarchia economica e politica delle città.
L'origine di questo masterplan era un tentativo della dinastia Han di idealizzare il ricordo delle
regole della dinastia Zhou (codificate in un testo dal titolo Riti dei Zhou) come un'età dell'oro, mai
esistita. In questo masterplan nazionale l'impero della Cina era diviso in province sulla base delle
precedenti nove regioni degli Zhou, mantenendo così il concetto di Cina come un Campo Santo
quadrato. Ogni provincia era divisa in prefetture successivamente divise in contee (xian). Nel centro
di ogni contea c'era una città murata; il bordo della contea era ad una giornata di marcia dalla città
murata, in modo che l'autorità imperiale fosse onnipresente. La città non aveva un nome proprio ma
veniva definita aggiungendo il suffisso -cheng al nome della contea. Economicamente, la contea era
un mercato di vendita dei prodotti della campagna. Il territorio della contea venne diviso in distretti
chiamati comuni (xiang), poi suddivisi in villaggi (cūn). I villaggi solitamente avevano una
popolazione di 100 abitanti ed, attualmente, è il più basso livello di amministrazione in Cina.
Queste unità locali sono state raccolte in gruppi di 8-10 chiamate prefetture, e le prefetture erano
riunite in gruppi di 12-16 per formare le province. L'apice di questo masterplan nazionale era la
creazione della capitale imperiale.
Dopo la caduta della dinastia Han la Cina entrò in un periodo di declino che si concluse con la
dinastia Tang. La crescente attività commerciale che si ebbe durante la dinastia Song portò ad una
«esplosione» della vecchia città coi suoi quartieri murati: l’attività mercantile e la nascita di nuovi
mestieri resero le città più animate e creativamente articolate. La dinastia Yuan ha fatto rivivere il
vecchio standard classico Zhou, utilizzato fino alla seconda guerra mondiale da cui iniziò la
moderna pianificazione urbana cinese.
Le idee sull’armonia cosmica e l’ordine della città sono state interpretate al livello più basilare,
tanto che una riproduzione della “città ideale” non è mai stata creata. La ricostruzione di Pechino
durante il XV e XVI secolo rimane il miglior esempio di pianificazione urbana tradizionale cinese.
42
Gabriele Perlini
Suzhou
2.3 PIANIFICAZIONE URBANA, CONFUCIO E
INDIVIDUALISMO
“C’era una volta, in un paese lontano, una bellissima città. Aveva ricchi palazzi, splendidi templi,
coloratissimi archi di trionfo, magnifici giardini e migliaia di armoniose case grigie, ognuna
costruita attorno a un tranquillo cortile, tutte allineate lungo uno schema regolare di strade e vicoli
come su una scacchiera. Tutto attorno, per ventisei chilometri, aveva alte mura, imponenti. Le mura
avevano magnifiche porte, a guardia delle quali stavano dei leoni di pietra. Era una città sacra,
costruita sul bordo di un deserto, secondo un progetto che era venuto direttamente dal Cielo.” 5
Il testo di Tiziano Terzani descrive con toni quasi mitici le caratteristiche, le bellezze e le peculiarità
che hanno reso la città di Pechino un esempio di pianificazione urbana cinese, prima delle
distruzioni ad opera dei maoisti. Questa descrizione può essere associata anche a tutte le altre
antiche città della Cina, in quanto derivanti sempre dal modello di Chengzhou.
I principi di progettazione e costruzione tipici della Cina antica
hanno alla base un concetto di semplicità e rigore geometrico tali da
poter essere inseriti in quell’insieme di canoni che caratterizzano il
Modernismo e il minimalismo, lasciando poco spazio alla creatività
delle forme e alla fantasia individuale. Nasce tutto dalla scuola di
pensiero secondo cui la vita del cinese deve essere subordinata a
delle regole precise, definite dal confucianesimo.
Giunti a questo punto una piccola parentesi è quanto mai necessaria.
Il confucianesimo, a differenza del taoismo e del buddhismo, non è
da considerare come una religione. Sarebbe più corretto definirla una
scuola di pensiero, basata su regole morali codificate ed espresse dal
filosofo laico Confucio intorno al 500 a.C. (nello stesso periodo della
fondazione della città di Suzhou) per poi influenzare anche altre
civiltà dell’Estremo Oriente quali Giappone, Corea e Vietnam.
Questo accadeva nel Periodo delle Primavere e degli Autunni,
un’epoca di grande crisi, anarchia e instabilità politica che vede la
Cina divisa in piccoli stati contendersi il predominio nella terra del
dragone. La morale di Confucio si sforzò, più delle altre, di
correggere il comportamento dei governanti. Quell’epoca presentava
analogie interessanti con il mondo odierno, in termini di relazioni
internazionali instabili, disordine globale, «multilateralismo
imperfetto», alleanze a geometrie variabili. Nel pensiero di Confucio
e del suo più importante discepolo, Mencio, alcuni studiosi asiatici Figura 27. I vicoli della Cina
trovano oggi l’ispirazione per definire la legittimità o illegittimità classica.
degli interventi militari, l’etica delle relazioni internazionali, e i
precetti per far evolvere il mondo attuale verso un equilibrio più stabile. 6 In un clima dominato dal
caos non sorprende la voglia e la ricerca di un equilibrio ormai perduto ma pur sempre aspirato. La
sua filosofia si basava sull'etica personale e politica, sulla correttezza delle relazioni sociali, sulla
giustizia, sul rispetto dell'autorità familiare e gerarchica, sull'onestà e la sincerità. La difesa di questi
valori gli assicurò sotto la dinastia Han un ruolo preminente rispetto ad altre dottrine in voga.
Possiamo perciò cercare di definire, in modo non certo esaustivo, questa scuola di pensiero come un
insieme di regole di comportamento sociali, rivolte ai rapporti fra gli individui.
5. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano
2007, p. 93.
6. F. Rampini, L’ombra di Mao, Mondadori, Milano 2009, p. 67.
Gabriele Perlini
43
I Giardini Cinesi dei Letterati
Questo come influenza l’architettura?
Da sempre la società cinese ha un maggior senso di collettività rispetto all’individualismo tipico
delle popolazioni occidentali. La forza sta nel totale e non nel singolo. Lo prova tutta l’arte cinese di
ieri e di oggi che non porta mai il segno della mano di un autore, ma è anonima anche se bellissima
e si potrebbe definire, con termine moderno, arte applicata. 7 Questo non deve stupire se durante il
maoismo il suo leader abbia messo alla gogna la divisione in classi favorendo una parità di diritti e
doveri che tutti i cinesi dovevano rispettare senza i privilegi, che la storia da sempre ci insegna e la
vita ci conferma, tipici delle persone di alto rango e dei possessori di grandi ricchezze.
L’uguaglianza è un punto centrale che caratterizza il pensiero cinese fin dalle epoche passate. Quasi
mai però questo si verificò, se non dal punto di vista urbano.
La città è il mezzo, il motore e l’espressione di questa ricerca di principi forti che caratterizza una
società. Basta aprire un qualsiasi libro sulle città cinesi per vedere come esse partano tutte da un
modello regolare (molto simile ad un castrum romano) quadrato o rettangolare, circondato da mura
e fossati retto internamente da un intricato sistema di strade parallele e trasversali tra loro. Fino a
qui nulla di strano o di diverso rispetto alle città fondate in occidente: l’umanità ha sempre cercato il
modo più semplice e regolare per definire e tracciare i luoghi di insediamento. Le differenze stanno
alla base di queste realizzazioni: il popolo cinese parte da una concezione regolare della vita e della
società che va ad integrarsi ai luoghi vissuti e alle relazioni con gli altri. C’è il bianco e c’è il nero,
il diritto e il rovescio, il bene e il male; principi che riprendono il concetto taoista dello yin e dello
yang. Le strade dei centri storici delle città cinesi sono sempre diritte, non esistono curve o svolte
improvvise, solo percorsi chiari e incroci ben definiti. Le vie sono spesso delimitate da alte mura
bianche che costituiscono il perimetro delle abitazioni, solitamente prive di aperture se non quelle
indispensabili degli accessi. Anche questo rimanda al confucianesimo: l’abitazione è l’individuo, la
città è la società. Se le strade e le vie sono diritte vuol dire che le relazioni fra i suoi abitanti devono
essere ben regolate come la maglia a scacchiera della città. Le scarse finestre stanno ad indicare la
poca permeabilità che deve esserci fra gli individui, la limitazione delle relazioni.
La casa è il simbolo della famiglia. E’ al suo interno che si svolgono le relazioni fra famigliari e
parenti. Questo non significa che la società cinese vieti le amicizie: anch’esse avvengono all’interno
degli edifici, solitamente nei cortili o in sale appositamente organizzate per gli ospiti e gli incontri.
Fuori dalle dimore, un dedalo di canali e strade, percorsi per motivi lavorativi o professionali, un
labirinto di alti muri bianchi e incroci deserti. Questo riflette il fatto di come in Cina non esista il
concetto di piazza, tipico delle città europee. La gente non aveva il bisogno (e, in epoca maoista,
nemmeno il diritto) di riunirsi in grandi masse nei luoghi pubblici, tanto meno potevano farlo per
esprimere la propria opinione. La piazza Tien An Men, fiancheggiata dall’architettura grecostalinista del Grande Palazzo del Popolo e del Museo della Rivoluzione, diverrà in futuro il cuore
della Nuova Cina, dove si tennero le grandi celebrazioni del regime e le prime proteste. 8 La vita
sociale avviene solo all’interno degli edifici, in forma privata e discreta.
Tutto questo avveniva nella vita di un cinese fino allo scorso secolo; ora tutto sta cambiando. Dalla
scomparsa di Mao ad oggi c’è stata un’evidente inversione di marcia del pensiero e dell’agire della
società cinese. Come ha ben evidenziato il giornalista Federico Rampini:
“(…) la vitalità eccitante che la Cina di oggi sprigiona è esplosa solo quando si è allentata
l’oppressione sulla società civile e le sono stati riconosciuti margini di autonomia. Quando
finalmente le hanno tolto di dosso la cappa soffocante del maoismo livellatore e statalista, si è visto
quali riserve inesauribili la nazione possedeva da sempre nelle sue vene: creatività e fantasia,
laboriosità, talento imprenditoriale, flessibilità e concretezza. (…) Da questo punto di vista, oggi la
traccia lasciata da Mao si intravede prevalentemente in un rovesciamento negativo: c’è nei cinesi un
eccesso di individualismo, un darwinismo sociale (una visione del mondo in cui è naturale che
7. G. Parise, Teologia politica in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano 2007, p. 54.
8. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano
2007, p. 98.
44
Gabriele Perlini
Suzhou
vincano i più forti), talora perfino un’irritante assenza di spirito civico. Questi tratti sono le reazioni
di rigetto di un popolo che ha vissuto sulla propria pelle la chirurgia sociale dell’egualitarismo
coatto, è stato vaccinato dolorosamente contro gli slogan del collettivismo e le ipocrisie di chi
predicava l’interesse comune, e quindi oggi nutre una diffidenza istintiva verso chiunque gli chieda
sacrifici in nome della collettività.” 9
Cosa si prospetta per il futuro della Cina? Forse un individualismo sfrenato, lo stesso che ha portato
alla civiltà occidentale dei nostri giorni ma in un lasso di tempo talmente ridotto da rendere
azzardata qualsiasi tipo di previsione.
E’ con queste premesse, con la diffusione del pensiero di Confucio e la sua integrazione con le
religioni più antiche (quali il taoismo) che nel 514 a.C. viene fondata la città di Suzhou, un chiaro
esempio di rigore progettuale definito dai dogmi della società cinese dell’epoca.
Ora andiamo oltre, attraversiamo gli intricati e monotoni viali cinesi fino a giungere di fronte
all’ingresso di una residenza. Il morigerato e bianco accesso è in linea con il restante aspetto
esteriore della dimora ma una volta varcata la soglia ci immergiamo in un ambiente talmente
diverso, ricco, vivace e colorato che si presenta ai nostri occhi. Uno sfavillante giardino, verdi
chiome dalle forme più insolite, rocce riflesse in laghetti sinuosi, padiglioni colorati con finestre a
grata sagomate con sapienza dai più grandi maestri cinesi. Uno spazio affascinante circondato e
racchiuso da bianche mura che non lasciano trasparire niente all’esterno. Questa è l’espressione
della libertà individuale.
9. F. Rampini, L’ombra di Mao, Mondadori, Milano 2009, p. 307.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Gabriele Perlini
Suzhou
TERZA PARTE
I GIARDINI DEI LETTERATI
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Gabriele Perlini
Suzhou
3.1 STORIA E CARATTERI FONDAMENTALI
Il giardino è una ricreazione artistica della natura;
una pittura di paesaggio in tre dimensioni.
Proverbio cinese.
Entrando in un classico giardino privato cinese, solitamente di piccole dimensioni e protetto da alte
mura, si è subito invasi dalle vedute, dagli odori e dai rumori10 di un ambiente rigoglioso e
apparentemente selvaggio, posto all’interno del tessuto urbano di una grande città. Passeggiare su
un sentiero irregolare per raggiungere padiglioni, alberi, rocce e laghetti in cui nuotano i pesci koi,
dove gli unici rumori sono dovuti al frusciare del vento fra gli alberi e il cinguettare degli uccelli. E’
evidente il contrasto con l’ambiente esterno, la morfologia della città in cui si trova il giardino. Le
vie cittadine sono state costruite tenendo a mente i principi morali di Confucio mentre il giardino è
quella che possiamo definire come l’unica espressione individuale concessa ai cinesi (chi non era
ricco e non poteva permettersi un giardino aveva la possibilità di esprimere le proprie emozioni
attraverso l’arte della cucina o della calligrafia). Il taoismo indica il modo che ognuno di noi ha di
relazionarsi con il proprio io e quindi, ricordando la metafora secondo cui l’abitazione riflette il
proprietario, possiamo notare come questa religione abbia qui favorito la materializzazione del
libero pensiero e del libero agire attraverso la composizione del proprio giardino.
I letterati
I giardini erano e sono tuttora una forma d’arte. O, ancor meglio, un complesso insieme di arti. Un
bel giardino è tale solo se è stato progettato e realizzato da una persona colta. Nella società cinese
solo i ricchi potevano permettersi di averne uno ma solo chi di loro era anche istruito poteva
vantarsi di avere un’opera d’arte nella propria dimora.
Il letterato era quella persona che, in talune
dinastie cinesi, andava a coincidere con il
funzionario imperiale di corte. Questo
abbinamento non avveniva a priori, cioè che
tutti i funzionari diventassero automaticamente
letterati ma anzi, avveniva l’esatto opposto. Per
diventare uomo di corte dell’imperatore
bisognava passare un ‘esame di stato’ così da
poter permettere solo alle persone che hanno
studiato di diventare funzionari e accedere alle
cariche di alto rango della gerarchia cinese. Non
c’è da stupirsi se durante la dinastia Han, coloro
che resero obbligatorio l’esame per accedere
alle cariche pubbliche, la Cina divenne una
potenza economica mondiale e si espanse fino al
Medio Oriente. Proprio per questa capacità
amministrativa la dinastia Han durò quasi Figura 28. I candidati per l'esame si affollano attorno al
muro dove sono stati resi noti i risultati. (1540 circa)
quattro secoli, dal 206 a.C. al 220 d.C.
10. Come rileva giustamente R. Mather («The Landscape Buddhism of the Fifth-Century Poet Hsieh Ling-yun»,
Journal of Asian Studies, XVIII/1, 1958, pp. 67-79, p. 68), l’eremita sembra essere colpito soprattutto dalle qualità
negative del paesaggio, come il vuoto dei vasti spazi o l’assenza di suoni che rivelino l’attività umana. E’ questo un
elemento essenziale, che troverà applicazione nella disposizione dei giardini.
Gabriele Perlini
49
I Giardini Cinesi dei Letterati
Dopo più di mille anni in cui si succedettero diverse dinastie, alcune solo per breve periodo e altre
più lunghe ma di etnia non cinese (e in cui questi esami di stato persero importanza a favore della
classe dei ricchi mercanti) bisognerà aspettare il ritorno al potere dell’etnia Han, con la dinastia
Ming, per far tornare obbligatori gli esami per l’accesso alle cariche pubbliche. Non a caso i Ming
sono considerati la più grande potenza del mondo di allora, superiore anche a quella occidentale
benché più avanzata sotto altri aspetti.
I cinesi hanno saputo raggiungere alti livelli di cultura grazie a questa semplice verifica che ha
portato l’impero ad essere un connubio di storia, cultura, arte ed evoluzione tecnica. Questa scalata
al successo degli eruditi è un altro dei principi chiave che pervadono il confucianesimo nonché il
primo esempio nella storia di cariche acquisite con il merito e non con il denaro. Serviva quindi da
stimolo allo studio e allo stesso tempo svantaggiava i ricchi mercanti, di fatto una classe sempre
disprezzata dallo stesso Confucio.
Avendo ora chiaro il concetto di chi fossero i letterati e quale fosse il loro ruolo nella storia e nella
diffusione della cultura cinese, possiamo spingerci oltre fino al momento della rinuncia o
dell’abbandono delle cariche pubbliche. Quando gli eruditi, stanchi degli affari di stato, decidevano
di abbandonare la burocrazia, erano soliti acquistare o costruire una nuova abitazione e dedicarsi
alla progettazione del suo giardino, in cui trascorrervi la vecchiaia in pace e serenità. Il giardino è
stato quindi l’unico impegno a tener occupati i letterati negli ultimi anni della loro vita, unico
esempio di libertà dopo anni al servizio di regole stabilite dal comportamento civile ed etico.
La nascita del giardino dei letterati
Le fasi che hanno portato alla nascita e alla formazione della tipologia definita giardino dei letterati
può ricondursi a sei particolari fasi della storia della Cina.
1) Dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.): La montagna
Gli antichi credevano nell’esistenza degli Immortali da cui il
popolo della terra di mezzo sarebbe disceso. Questi esseri semimitici vivevano in un ambiente naturale non intaccato dalla civiltà:
la montagna. Questo luogo naturale è divenuto col tempo una
porta, un passaggio per un mondo ultraterreno, un accesso al quale
non è possibile avvicinarsi senza le debite precauzioni. Essa fu
posta dall’immaginario collettivo nel Mare Orientale, rappresentata
come tre isole, o più precisamente come tre montagne emergenti
dalle acque e rispondenti al nome di Penglai, Fangzhang e Yinzhou.
I primi imperatori cinesi cercarono spesso, attraverso delle
spedizioni, di trovare queste magiche montagne per poter anche
loro diventare degli immortali. Tra essi, Wu degli Han, per nulla
scoraggiato dagli insuccessi delle spedizioni esplorative, prese una
decisione che si può dire rappresenti un’applicazione ante litteram
del proverbio di Maometto e della montagna. We si fece costruire
delle riproduzioni delle tre montagne-isola nel giardino del suo
immenso palazzo, nella speranza che questa riproduzione di uno
spazio sacro attirasse le vere entità sovrannaturali che aveva invano
tentato di raggiungere. Per la prima volta fa il suo ingresso in un
giardino una montagna artificiale, elemento che diverrà Figura 29. Isola Penglai,
fondamentale, mantenendosi attraverso i secoli grazie anche a Collections of the Palace Museum
Beijing.
un’ampia letteratura agiografica e popolare.11
11. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 47.
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Gabriele Perlini
Suzhou
E’ di questo periodo anche il primo giardino privato riportato dalle fonti; esso sarebbe appartenuto a
un ricco possidente di nome Yuan Guanghan. In questo suo giardino gli elementi costitutivi della
tradizione cinese sono già tutti presenti; la vegetazione, l’acqua, l’architettura e infine la montagna
artificiale sembrano già ricoprire il ruolo che sarà loro proprio con la nascita del vero piccolo
giardino privato. Ciò non significa che il giardino non avrà una sua evoluzione. Il motivo del
giardino come microcosmo, la riproduzione sacra delle montagne degli Immortali si manterranno
nel tempo; sarà il gusto, la lettura estetica di questo mondo ridotto che muterà, adattandosi alle
condizione di una nuova epoca.12
In conclusione, si può definire il giardino cinese di questa prima fase storica come una riproduzione
del paradiso e del Cielo. Il piccolo giardino del letterato nascerà da qui; ma per trovare la sua
identità sarà necessario che “l’arte della manifestazione si ritiri (…) per lasciare il posto alle
manifestazioni dell’arte, riflesso di un’epoca nuova ed eccezionalmente feconda”. 13
2) Periodo delle dinastie del Nord e del Sud (420 – 589): Verso il sud
In questi secoli di lotte e mutamenti si fa luce una nuova sensibilità estetica, interessando tutte le
manifestazioni artistiche dell’epoca, fondendosi con il graduale diffondersi del buddhismo. Tuttavia
queste influenze straniere non porteranno a quella rottura col passato, tipica delle popolazioni
occidentali ma ad un assorbimento delle stesse, peculiarità tipica dello spirito cinese.
A Luoyang convivono il confucianesimo, il taoismo e il buddhismo. Il noto letterato Xi Kang e i
suoi amici si ritrovavano periodicamente in un meraviglioso angolo di natura a nord della capitale
per tornare però ogni volta alla loro vita di cittadini. Questa era la ricerca di un paradiso naturale in
cui discutere di letteratura e filosofia, ritirati dopo una vita di intrighi.
Il crollo del potere centrale di Luoyang e la fuga della corte a sud dello Yangtze nel 317 non
fermeranno il processo di evoluzione estetica messosi ormai in moto da almeno un secolo.
L’imperatore con tutta la sua corte e le persone di più alto rango si trasferiranno nella nuova capitale
Jiankang (l’odierna Nanjing): la Cina meridionale, con la sua eccezionale varietà di alture, laghetti e
corsi d’acqua, sarà fonte di stimolo per i nuovi residenti, influenzati anche dallo spirito buddhista.
Da questo momento giardino e poesia procedono di pari passo: la poesia detta shanshui
(letteralmente dei monti e delle acque, cioè del paesaggio), attingendo alle bellezze naturali, nutrita
dalle suggestioni taoiste e buddhiste, sboccerà in una fantastica espressione di colori, una vena
artistica che durerà per secoli. E i poeti cercheranno di realizzare l’ideale attraverso il giardino,
componimento tridimensionale ed eternamente cangiante secondo i ritmi naturali. 14
A differenza dei poeti e dei letterati, le cui semplici residenze si trovavano spesso in campagna, i
giardini di nobili e funzionari erano il fiore all’occhiello della splendida Jiankang. Sfarzo e
ricchezze naturali o architettoniche, nonché suggestioni sempre vive come le «montagne-isola»
degli Immortali, attestano il carattere di continuità con il passato, riscontrabili in questi giardini
residenza (zhaiyuan). L’unica differenza è nelle dimensioni: il nuovo tipo di giardino si basa sul
concetto del «paesaggio in prestito» (jiejing), attraverso la costruzione di piattaforme o alti
padiglioni che consentono di spaziare con lo sguardo, del «vedere il grande nel piccolo» (xiaozhong
jianda) e una rappresentazione meno diretta ma più culturale del Paradiso mediata da un’erudizione
e una raffinatezza che riflettono il clima del sud.
3) Dinastia Tang (618 – 907): Gli esami di stato e il ritiro
Il processo di unificazione della Cina, dopo quasi tre secoli di divisione, partì dal nord, dove la forte
centralizzazione del potere statale consentiva un’organizzazione militare più efficiente. Inoltre la
12. Ibid, p. 49.
13. Ibid, p. 59.
14. Ibid, pp. 68-69.
Gabriele Perlini
51
I Giardini Cinesi dei Letterati
costruzione del Gran Canale e i relativi progressi dell’attività mercantile avevano permesso
l’avvicinamento della Cina barbara e quella aristocratica.
Durante questa dinastia si afferma il sistema degli esami ufficiali (già presente nella dinastia Han),
che permetterà a un numero sempre maggiore di letterati di accedere a funzioni governative,
accelerando il processo di identificazione tra potere e cultura. Il rapporto fra potere e letterati
diventa allo stesso tempo paradossalmente elemento di pericolo per l’uomo di cultura, coinvolto
sovente suo malgrado nelle alterne fortune dei circoli di corte. E’ così che si afferma nuovamente
quella norma morale del ritiro, coltivazione individuale della personalità.15
4) Dinastia Song (960 – 1279): Giardino dell’Arte
Durante questa dinastia nasce un più elaborato ideale estetico
del giardino che trae origine dal concetto generale di arte e
dalle fonti confuciane. L’arte diventa mezzo privilegiato per il
raffinamento interiore: la stessa etimologia del termine (yi)
indica l’attività di piantare o coltivare piante. Mentre al tempo
di Confucio yi denoterà le sei arti (rituale, musica, tiro con
l’arco, guida dei carri, calligrafia e scienza dei numeri),
durante i Song ci si rivolgerà alle nobili arti del pennello:
calligrafia, poesia, pittura.16 Il giardino diverrà la quarta arte,
un prezioso connubio delle prime tre. Nelle città Song si avrà
una proliferazione dei giardini artistici: la città di Luoyang
verrà chiamata «città dei fiori» grazie ai suoi 150 giardini. Il
primo è forse quello di Su Wuqin, costruito a Suzhou nella
prima metà dell’XI secolo, e chiamato il Padiglione dell’Onda
Figura 30. Hearing rain by banana
Verde.
window.
Questi giardini si caratterizzano da tre diversi valori, la limpidezza, la chiarezza e la lontananza. I
primi due obiettivi vengono raggiunti con il ridotto numero di elementi naturali e una generale
sobrietà, attraverso la strutture architettoniche poco numerose e isolate. L’architettura non riveste
ancora il ruolo di collegamento fra i vari elementi paesistici che avrà successivamente. Sono
principalmente le varietà di specie vegetali a rivestire il ruolo di primo piano. La lontananza evoca
invece l’infinito, la capacità di oltrepassare la rappresentazione. Questa potenzialità, rappresentata
da una lontana catena montuosa, viene raggiunta attraverso la costruzione di terrazze e piattaforme
per poter guardare lontano.
Se la calligrafia è sempre stata un’arte di primo piano nella storia cinese e la poesia lo è diventata
durante le prime dinastie, è solo durante i Song che la pittura del paesaggio occuperà lo spazio che
merita. Questa realtà del paesaggio è ben lontana da ogni naturalismo: con i Song si afferma la
pittura monocroma, il trionfo dell’evasività e dell’evocazione. Un tema altrettanto importante è il
limite negativo della rappresentazione, il bianco del rotolo di pergamena, l’assenza d’inchiostro
come simbolo del vuoto, ruolo fondamentale svolto anche nella progettazione dei giardini.
Con la caduta dei Song del Nord e la formazione di quelli meridionali, il ritiro fra mille forme d’arte
diventa l’unico sostegno spirituale per i rappresentanti dell’élite. Il raffinamento degli elementi
paesistici giunge a vette paradossali. Il bambù, simbolo di modestia e purezza, è il protagonista
vegetale di tanti giardini dell’epoca, così come di numerose composizioni poetiche e pittoriche.
5) Dinastia Ming (1368 – 1644): Fioritura dei giardini a Suzhou
A seguito dell’invasione mongola e la fondazione della dinastia Yuan l’arte dei giardini dei letterati
subisce un notevole declino a favore degli angoli naturali connessi a templi e monasteri, grazie alla
politica di tolleranza religiosa mongola. Il Boschetto dei Leoni di Suzhou ne è un esempio.
15. Ibid, p. 88.
16. Ibid, p. 95.
52
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Suzhou
Con la successiva dinastia Ming e il trasferimento della capitale da Nanjing a Pechino si accentuano
le tendenze all’isolamento che però non freneranno lo sviluppo delle aree del sud-est, dove la
crescita economica e urbana danno forma a una società evoluta e raffinata. L’arte del giardino
raggiunge qui le espressioni più alte grazie agli esempi del Giardino dell’Umile Amministratore e
agli altri giardini di Suzhou. Assume qui rilevanza il ruolo degli esperti specializzati nella scelta e
nella costruzione delle rocce artificiali e, parallelamente, nasce la prima trattazione teorica scritta
sull’argomento: L’Arte dei Giardini di Ji Cheng. Cheng non è più il colto e raffinato che organizza il
suo giardino immortalandolo in composizioni poetiche e pittoriche: è invece un professionista che
cerca di trasformare in esso i principi di un’arte.
6) Dinastia Qing (1644 – 1911): Crepuscolo dell’arte
Con la salita al potere dei Manciù la classe dei letterati, inizialmente ostile ai conquistatori, viene
integrata attraverso monumentali opere di erudizione che impegnano migliaia di studiosi.
L’uso di costruire alture con rocce dalla forma più bizzarra diventa ancora più comune; spesso però
il non eccelso retroterra culturale dei nuovi ricchi sembra riflettersi sulle loro creazioni, che peccano
di pretenziosità eccedendo in formalismo.17 In generale si assiste a un aumento nel numero degli
elementi architettonici, la cui densità porta tuttavia a un calo della naturalezza, sino ad ora lineaguida principale del motivo paesistico. Gli edifici non sono più elementi disposti all’interno del
paesaggio ma fungono per lo più da cornice o da separazione dello spazio interno. La divisione
dell’ambiente in spazi si attua anche attraverso la stretta relazione fra giardino e residenza: se da un
lato la residenza tende a estendere le sue funzioni verso il giardino, dall’altro la dimora «assorbe» il
giardino. Nell’opera si avverte già il crepuscolo dell’arte, la mancanza di aderenza ai principi che
sia però anche originalità; l’autore guarda così ai modelli del passato, imitandoli. Di contro vedremo
anche l’impulso a restaurare gli antichi giardini, nell’inevitabile stravolgimento delle loro strutture
originali attraverso anche l’influenza del giardino europeo.
Oggi i giardini sono divenuti musei aperti a tutti, vedendo così tradito il proprio spirito originario.
Anche la poesia delle rocce e delle acque, il canto dei padiglioni e dei bambù sono stati coperti dal
vocio del turismo di massa.18
La progettazione
Costruito e non piantato, il principio alla base della composizione del giardino è il 'flusso' (qi), che
permette al visitatore di meditare e connettersi con la natura, riflettendo sulla vita. Come affermerà
il grande taoista Ge Hong, «L’ascesi dell’immortalità consiste nel desiderio di ottenere la quiete e
l’indifferenza dello spirito». 19 Le rigide regole geometriche che hanno da sempre caratterizzato
l’architettura cinese vengono abbandonate. Questo è il momento di lasciar vagare la fantasia, creare
ambientazioni e luoghi fantastici, quasi sempre naturali ma quasi mai reali, integrazione di più arti e
professioni. Anche se i giardini sembrano non pianificati, il caos è strutturato e si allinea con i
principi cinesi del fengshui – è rispettato l’asse nord-sud e sono ricercati i principi di equilibrio e di
armonia, così come la legge degli opposti. Tre principali religioni della Cina hanno influenzato la
creazione di giardini: il confucianesimo sottolinea la geometria, il taoismo sottolinea la mancanza di
artificiosità e l'importanza del naturale mentre il buddhismo sottolinea l'importanza della
meditazione.
Shen Fu, letterato cinese del XVIII secolo, sottolinea come la meta finale da raggiungere nel
disporre un piccolo giardino sia il «vedere il piccolo nel grande, il grande nel piccolo, scorgere il
reale nell’illusorio e l’illusorio nel reale».
17. Ibid, pp. 126-127.
18. Ibid, p. 137.
19. Baopu zi nei pian (Capitolo interni del Maestro che abbraccia la Semplicità), cap II, p. 7.
Gabriele Perlini
53
I Giardini Cinesi dei Letterati
L’essenza del giardino cinese nasce dalla filosofia tradizionale che si è sviluppata come sintesi della
costante opposizione nella filosofia taoista, tra tao e qi (il soffio), o come sintesi della tensione tra
ciò che è tangibile (fisico) e ciò che non lo è (metafisico) ma anche nei fondamenti quali la
permanenza e la pervasività. In questa fondamentale coppia di concetti, il qi si riferisce a tutte le
cose che in natura possono essere percepite attraverso i sensi, mentre il tao è l’origine dalla quale
tutte le cose sono generate. Il giardino fu quindi creato come una forma d’arte nella quale persone
colte potessero esprimere il loro pensiero e i loro sentimenti; nel corso dei secoli sviluppò una sua
logica e un suo linguaggio.
L’espressione cinese che le lingue
occidentali traducono con il termine
paesaggio significa alla lettera «acqua e
montagne». Le rocce, quintessenza della
montagna, sollecitano per esempio risposte
molteplici: sono il simbolo delle montagne,
ma anche dei più sublimi e profondi
sentimenti umani. Una bella roccia deve
essere sottile ed elegante e allo stesso
tempo aperta, pronta a ricevere l’acqua
della pioggia e delle cascate; non è
compatta ma perforata da aperture, stretti
anfratti e piccole cavità; la sua superficie è
rugosa e ricca di fenditure dovute alla sua
Figura 31. Il fiume Lijiang.
lunga storia.
Arte del giardinaggio, dell’incisione della pietra o delle tavole in legno, dipinti appesi alle pareti o
distici ai lati delle porte, giochi d’acqua e ruscelli che serpeggiano fra le piante. Non è superfluo
ricordare come gli eruditi fossero spesso anche artisti, scrittori, incisori, ebanisti che avevano il
modo e la possibilità di esprimere la propria abilità nei giardini. Giardinaggio, pittura, scultura e
calligrafia: forme d’arte che hanno influenzato e che hanno ampio spazio di mostrarsi in tutti i
giardini cinesi. Il giardino dei letterati rappresenta quindi una peculiare espressione del
superamento del dualismo natura-artificio, costituendosi come realtà totale in cui convivono
felicemente speculazione e progettualità. Per questo motivo, per poter raccontare dei giardini dei
letterati, le fonti letterarie si sono imposte naturalmente come mezzo privilegiato anteriore alle
testimonianze iconografiche.20
Le visuali inaspettate: i paesaggi presi in prestito
I giardini cinesi enfatizzano in maniera particolare l’idea del «creare la grande immagine a partire
dal piccolo dettaglio». L’abilità richiesta a chi crea un giardino è quindi quella di creare l’effetto di
uno spazio più grande rispetto a quello reale e di una prospettiva più profonda. In altre parole, la
scena cambia a ogni passo e lo spettatore diventa a sua volta osservato: voi osservate il giardino e
allo stesso tempo ne diventate parte non appena altri vi osservano in esso.
Per stimolare l’immaginazione, gli architetti di giardini fanno molta attenzione agli effetti spaziali,
alle «visuali inaspettate» o paesaggi presi in prestito, consapevoli del fatto che confini rigidi
limiterebbero il senso dello spazio e spegnerebbero l’immaginazione. Questo spiega perché nella
maggior parte dei giardini cinesi non vi sia una demarcazione ben definita tra gli spazi; è questo
delicato equilibrio tra ampie prospettive e minimi dettagli ad attrarre lo sguardo di chi osserva e a
dare l’illusione a chi visita i giardini di passeggiare in una vera foresta.
20. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 12.
54
Gabriele Perlini
Suzhou
Trattazione e diffusione
Durante la dinastia Tang, la progettazione del giardino ha
raggiunto il suo apice mentre un manuale sul design del
giardino, L’Arte dei Giardini (Yuanye), venne scritto nel 1631
dal pittore-giardiniere Ji Cheng, nato a Tong Li nell’attuale
area amministrativa di Suzhou. Il lavoro è suddiviso in tre
volumi. Il primo si concentra sui principi generali quali:
situazione, layout, edifici e loro accessori. Il secondo volume
contiene le descrizioni e le illustrazioni di balaustre
decorative. Il terzo riguarda i particolari di porte, finestre,
muri, pavimenti decorativi, collinette artificiali, le selezioni di
rocce e i paesaggi presi in prestito (borrowed scenery, jie
jing). L'opera si sofferma principalmente sulle caratteristiche
architettoniche, piuttosto che quelle naturali. Il suo libro è da
molti considerato come il primo esempio mondiale di
monografia dedicata all’architettura dei giardini. Tra le sue Figura 32. La Porta della Luna nel
Giardino dell'Umile Amministratore
pagine si legge: "The garden is created by the human hand, (Suzhou).
but should appear as if created by heaven".
Il giardino tradizionale cinese influenzò profondamente i paesi vicini come il Giappone e la Corea
del Sud; allo stesso modo affascinò i mercanti e i missionari provenienti da tutta Europa. Lo stile
europeo noto come cineseria era un chiaro esempio della forte curiosità che l’Occidente mostrava
per la cultura e i manufatti provenienti dalla Cina.
All’interno di un senso di ordine di fondo, i giardini cinesi presentano forme assai variegate. Per
esaltare le vedute del giardino, elementi architettonici e naturali vi sono combinati in maniera da
creare l’effetto visivo di un tutto unico. Sia nei giardini imperiali che in quelli privati, gli edifici
mostrano una ricca varietà di forme, stili e dimensioni, in orizzontale come in verticale. La loro
composizione delle masse spesso sembra anticipare i principi del Modernismo europeo. Lo spirito
di libertà intrinseco ai giardini tradizionali cinesi echeggia la spinta del Modernismo occidentale a
rompere con le costrizioni del disegno architettonico dell’inizio del XX secolo.
Gabriele Perlini
55
I Giardini Cinesi dei Letterati
3.1.1 ARCHITETTURA
In generale, in un tipico giardino cinese, gli edifici occupano all’incirca il 20-30% dello spazio, più
di qualsiasi altro elemento paesaggistico. Tradizionalmente un giardino incarna il concetto di «unità
tra uomo e natura»; quale elemento chiave, le strutture architettoniche simbolizzano l’Umanità o le
attività proprie dell’«essere umano». Poiché l’architettura è uno degli elementi principali del
paesaggio, le sue forme e i suoi stili devono soddisfare rigorosi standard estetici più di altri
elementi, ma le combinazioni degli stili architettonici e le relazioni tra i singoli edifici sono
abbastanza flessibili.
TINGTANG
Un tingtang, termine che equivale in parte alla
parola sala, costituisce un importante elemento
d’architettura nei giardini cinesi. Infatti un
tingtang è composto da ting e tang; il primo è
un luogo per discutere gli affari, il secondo è
una grande sala luminosa e soleggiata.
Tendendo le loro funzioni sovrapporsi, le due
voci sono state unite a formare un unico
termine.
Come è chiaramente riportato ne L’Arte dei
Giardini, in ogni progetto di giardino bisogna
per prima cosa posizionare il tingtang, il
Figura 33. La Sala del Profumo Aleggiante del Giardino principale elemento visivo e l’ambiente
dell'Umile Amministratore (Suzhou).
riservato ai ricevimenti e ai ritrovi sociali.
Nella maggior parte dei casi, il tingtang è situato esattamente nel centro della più importante e
ampia zona panoramica, riflesso del tradizionale principio secondo il quale «ciò che è nel centro è
più importante».
Quale spazio massimamente pubblico del giardino, il tingtang è spesso riccamente decorato e il suo
stile e il suo arredo determinano il carattere estetico del giardino. Tra le varie forme di architettura
di un tingtang, degna di speciale nota è una costruzione tipica della Cina meridionale, le cosiddette
«sale gemelle». Le sale si affacciano verso direzioni opposte, con i lati posteriori affrontati; la sala
meridionale tiene caldo nei freddi inverni, quella settentrionale fornisce frescura nelle caldi estati.
Quando le sale gemelle sono aperte sui quattro
lati sono chiamate «sale dai quattro lati». Nella
maggior parte dei casi, un tingtang si eleva
sopra l’area circostante. Sotto questo profilo,
richiede ampio spazio attorno in modo da
adempiere la sua funzione di uso pubblico e da
mantenere la relazione proporzionale tra
dimensione
architettonica
e
ambiente,
conformandosi così al principio tradizionale
cinese per cui le attività all’aria aperta sono più
importanti degli intrattenimenti al coperto.
Benché ci possano essere diversi tingtang in un
grande giardino, occorre che uno sia il più
imponente e magnifico, con il tetto più Figura 34. Interno della Sala del Profumo Aleggiante
del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou).
sontuosamente decorato.
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Gabriele Perlini
Suzhou
XUAN
Nella Cina meridionale il termine xuan designa il cortile
di fronte a un edificio. Come genere architettonico,
normalmente individua una costruzione aperta su tre
lati. Talvolta uno xuan esercita la stessa funzione di un
tingtang, quando non vi siano tingtang nel giardino.
Storicamente molte costruzioni furono chiamate xuan,
poiché questo tipo di architettura offre una migliore
veduta sul mondo esterno. Per mantenere la relazione di
corrispondenza tra architettura e paesaggio, gli xuan,
come il nome stesso suggerisce, sono per lo più
collocati in aree aperte. In generale uno xuan può essere
di diverse dimensioni, l’importante è che non sia più
Figura 35. Il Padiglione del Germoglio Verde
del Giardino dell'Umile Amministratore
grande di un tingtang né più piccolo di uno studio o di
(Suzhou).
una camera. Talvolta può unirsi ad un camminamento
coperto, situato al centro o all’estremità di un giardino. Quando non vi sono telai di finestre,
somiglia in realtà a un padiglione.
XIE
Nei tempi antichi, xie designava un edificio situato su
un’alta terrazza o su una struttura in riva all’acqua; da
qui il nome shuixie, o terrazzo d’acqua. Quasi tutti i
giardini cinesi sono pieni di caratteristici elementi
d’acqua, che differiscono l’uno dall’altro per
grandezza; per questo motivo, lo xie è sempre stato una
delle più popolari forme di architettura nei giardini.
Il lato che si affaccia sull’acqua offre solitamente, da
dietro le grate, una veduta aperta; richiama l’immagine
di una bella donna, seduta immobile in meditazione. I
visitatori, mentre si rilassano sul bordo dell’acqua,
Figura 36: Lo Xiao Cang Lang del Giardino
possono divertirsi a dar da mangiare ai pesci o a
dell'Umile Amministratore (Suzhou).
chiacchierare con gli amici.
Lo xie di un giardino privato non è di solito tanto grande, perché la sua dimensione dev’essere
proporzionata a quella della massa d’acqua; quello di un giardino imperiale dev’essere invece largo
abbastanza per consentire ampie vedute d’acqua.
TING
Figura 37. Il Padiglione Cuore del Lago del
Boschetto dei Leoni (Suzhou).
Gabriele Perlini
Letteralmente un ting è un luogo riparato dove fermarsi
per una sosta, equivalente alla parola padiglione. E’
uno degli elementi architettonici più semplici, denotato
da un’ampia varietà di stili e si trova non solo nei
giardini, ma anche in altri luoghi pubblici. Dal punto di
vista architettonico sono simili ai padiglioni dei
giardini occidentali seppur con stili considerevolmente
diversi.
Nel giardino cinese i padiglioni sono abitualmente il
luogo privilegiato per godere la veduta migliore sulla
zona circostante; hanno molte dimensioni e stili e
possono essere collocati quasi ovunque, anche sulla
sommità di una collina artificiale per diventare a pieno
57
I Giardini Cinesi dei Letterati
diritto delle attrazioni. Le loro coperture presentano svariate forme: rotonde, quadrate, esagonali,
ottagonali, triangolari, a losanga, seminascoste dietro muri, a uno o due livelli.
A seconda della loro funzione, i padiglioni sono suddivisi in tre grandi categorie: nuanting o
padiglione del sole (con finestre); beiting o padiglione a stele (rivestito con steli); jingting o
padiglione del pozzo (con un pozzo scavato all’interno). Ciò che rende unico il jingting è che il
centro del tetto deve essere aperto per facilitare la comunicazione tra uomo e Cielo. Spesso sono
costruiti accanto a biblioteche, forni alchemici o sale degli antenati.
LOUGE
Figura 38. Il Padiglione del Verde
Aleggiante del Giardino dell'Umile
Amministratore (Suzhou).
Lou designa un edificio a due o più piani e ge un edificio alto
aperto sui lati al piano terreno; nella maggior parte sono,
tuttavia, intercambiabili e invariabilmente chiamati louge.
I louge sono di norma costruiti lungo il perimetro del giardino
per mitigare la sensazione di isolamento creata dai muri di cinta;
possono avere una grande varietà di forme per adempiere una
pari molteplicità di funzioni, senza creare alcun senso di
oppressione.
I ge sono spesso situati in giardini piuttosto grandi, per
arricchire lo scenario e, cosa più importante, aggiungere un
movimento verticale alle linee orizzontali delle architetture.
Poiché i louge di rado sono costruiti al centro dei giardini, non
richiedono spazio in questa zona chiave. Per lo stesso motivo,
nei giardini privati rare sono le pagode, un altro tipo di alto
edificio a scopo religioso; sono invece numerose nei parchi
imperiali.
SALA-BATTELLO
Una «sala-battello» è un’interessante
struttura
architettonica,
simile
a
un’imbarcazione a filo d’acqua. Nella
Cina meridionale la navigazione fluviale
o lacustre è considerata un grande
divertimento; inoltre, secondo la cultura
tradizionale cinese, il pescatore è spesso
strettamente associato a un eremita, e
dunque i battelli sono simboli
iconografici della vita solitaria.
E’ interessante notare che, diversamente
dalle strutture architettoniche usuali, le
cui facciate principali sono i lati lunghi,
le sale-battello spesso rivolgono il lato
corto verso il centro del lago, dando
Figura 39. La Barca di Pietra del Boschetto dei Leoni (Suzhou).
l’impressione di far vela nel blu.
Mentre alcune sale-battello sembrano imbarcazioni attraccate alla riva, altre ricordano le shuixie
(terrazze sull’acqua) piuttosto che imbarcazioni, se non per l’estremità sull’acqua, con una struttura
rettangolare e aperture a oblò. Altre ancora sono un ibrido di queste due precedenti, con un xuan
davanti, un shuixie nel mezzo e un piccolo ge sul retro. Sorprendentemente, un numero abbastanza
grande di sale-battello si trova lontano dall’acqua; sono tecnicamente chiamate «imbarcazioni sulla
terraferma», forme architettoniche del tutto uniche, espressione soprattutto del desiderio di una vita
ritirata.
58
Gabriele Perlini
Suzhou
SHI
Figura 40. Esempio di shi nel Giardino della Coppia (Suzhou).
Uno shi, in quanto parte di un edificio, si
riferisce a un locale chiuso, privato, che
serve soprattutto come studio o camera
da letto, e in cui il distintivo disegno
degli interni riflette il gusto estetico e il
mondo interiore del proprietario.
Situati normalmente nella parte più
interna di un giardino e racchiusi dal
perimetro di un cortile, gli shi sono per
lo più ambienti piccoli e collocati in un
contesto pacifico e appartato. Ben
diversamente dalle sale e dalle terrazze
degli spazi aperti, essi gareggiano per
eleganze e delicatezza, rivelando gli
ideali e i desideri di chi li abita.
LANGZI
Figura 41. Camminamento coperto del Giardino
dell'Umile Amministratore (Suzhou).
Il
langzi,
spesso
conosciuto
come
«camminamento coperto» o «corridoio», è parte
importante di un percorso panoramico che
conduce i visitatori attraverso un giardino. Un
langzi può essere diritto o curvilineo, può
inerpicarsi sulle colline o attraversare i laghi,
formare un cortile chiuso o collegare tra loro i
luoghi più piacevoli. I maestri del paesaggio
usano con perizia curve, tornanti e saliscendi per
determinare la migliore sequenza di visuali. Uno
dei più begli esempi è forse il langzi sulla collina
del Giardino
dell’Indugiare,
che
gira
improvvisamente proprio prima di raggiungere
la sommità, meravigliando i visitatori con la
visuale intrigante del langzi stesso.
Talvolta viene inserito un muro mediano di
separazione che rende il camminamento un
langzi a doppia corsia; nel muro divisorio sono di
solito inserite finestre a graticcio per consentire
la visibilità da ambedue i lati, cosa che permette
ai visitatori di godere di panorami scenicamente
variati, creando insieme l’illusione di uno spazio
più ampio. Tra i tipi di langzi meno comuni, che
normalmente ritroviamo in immensi giardini con
alti edifici, vi sono quelli con finestre che
ricevono
il
sole,
chiamati
nuanlang
(camminamenti caldi), e quelli con un piano più
alto e un piano più basso, chiamati «a due piani». Figura 42. Camminamento coperto del Giardino
Nei giardini privati quelli «a due piani» sono rari. dell'Umile Amministratore (Suzhou).
Gabriele Perlini
59
I Giardini Cinesi dei Letterati
PONTE
Mentre predisporre una massa d’acqua significa
separare con un’ombra di mistero, il ponte
simbolizza il nesso, con un sentimento di attesa.
Nei giardini tradizionali cinesi, il ponte è visto
come un elemento paesaggistico eccezionalmente
poetico, la cui presenza non manca mai di
suggerire la ricerca dell’ignoto.
Nella maggior parte dei casi, per ridurre il peso di
un ponte e migliorarne l’efficienza strutturale, si
ricorre ad archi che descrivono lunghe campate.
La «cintura di giada», un genere di ponte
tipicamente cinese, presenta archi a emiciclo che
con il loro riflesso sul lago formano un cerchio
completo. Il «ponte ricurvo» è di solito costruito Figura 43. Il Ponte del Piccolo Arcobaleno Volante
direttamente sull’acqua per far si che i visitatori del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou).
abbiano la sensazione di passeggiare sul lago. Fra altri tipi di ponti degni di nota si annoverano la
semplice volta in muratura tra due picchi, il rustico ponte pedonale in legno, il ponte coperto con
tettoia e il ponte-padiglione sui grandi laghi.
FINESTRE ORNAMENTALI
L’architettura dei giardini è un’arte capace di dar rilievo ai dettagli.
Inserite nei muri o altro, finestre e aperture ornamentali si
presentano con una grande varietà di forme e di stili. Nella Cina
meridionale, gli architetti pongono particolare attenzione
all’abbinamento accurato dei motivi delle finestre con le piante del
paesaggio circostante e si ingegnano affinché le grate delle finestre
si confondano con i viticci e i rami su cui si affacciano.
Figura 44. Esempio di finestra
ornamentale.
ARREDI
Oltre agli elementi paesaggistici, anche gli arredi e i
motivi
decorativi
svolgono
ruoli
importanti
nell’aggiungere bellezza a uno spazio interno: tavoli e
sedie di pietra, rocce dalle forme strane, paesaggi in
vaso, dipinti e calligrafie
Figura 45. Raccolta di penjing del Giardino
dell'Umile Amministratore (Suzhou).
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Gabriele Perlini
Suzhou
3.1.2 AMMASSI DI ROCCE
Le colline artificiali sono considerate le creazioni
artistiche che hanno reso unici i giardini cinesi. La moda
di costruire enormi montagne si protrasse sotto gli Han, i
Wen, i Jin e sotto le dinastie del Nord e del Sud. A partire
dalla dinastia Tang, i paesaggisti iniziarono a costruire
piccole colline che assomigliavano ad alte montagne per
la forma, ma non per dimensione; iniziò, quindi, il
secondo periodo dell’arte di ammassare le rocce. Le
coline così create erano simili a dipinti di paesaggio o a
bonsai, e divennero gradualmente, durante le successive
dinastie, il modo più diffuso di concepire un ammasso di
rocce. Con la dinastia Qing, questo stile architettonico fu
Figura 46. Roccia della Residenza di Montagna
criticato dagli studiosi, cosa che diede avvio alla terza
dell'Avvolgente Bellezza (Suzhou).
fase dell’arte dell’ammasso di rocce, con le sue
caratteristiche: modellare una collina artificiale, imitare una parte, non tutta, di una montagna vera
in scala ridotta, o creare un’immagine fedele di una veduta ben nota. La maggior parte delle colline
così create era fatta di terra frammista a rocce, e coperta da fitte
piante «a mo’ di foresta», in modo che il visitatore avesse la
percezione che gli altissimi picchi, i ripidi dirupi e le colline ondulate
fossero vicini alle mura del giardino. I materiali di costruzione per i
giardini rocciosi includono pietre ovoidali di piccole dimensioni
provenienti da fondi lacustri; pietre larghe, gialle e a forma di cubo;
lastre blu originarie della Cina settentrionale, ideali per paesaggi
spettacolari. Tra queste tre categorie, la pietra di lago della Cina
meridionale è la più preziosa, perché struttura morfologica e
conformazione ricordano da vicino le pennellate di un dipinto cinese.
La pietra di lago, in modo del tutto interessante, non è completamente
naturale. L’artista antico, seguendo la tradizione, dopo aver cesellato
dei fori nella pietra con uno scalpello, la faceva andare a fondo nel
lago, lasciando che il tempo
lavasse via i suoi segni. Col
passare degli anni, quando Figura 47. Fengluan del
la pietra veniva finalmente Giardino dell'Armonia
ripescata
dal
lago, (Suzhou).
ridiventava un «meraviglioso dono della natura». Dato
che le pietre provenienti dal fondo lacustre hanno forme
irregolari uniche, è virtualmente impossibile metterle
insieme per taglia, forma, colore e consistenza.
Sotto il profilo architettonico, un tipico giardino di rocce
si compone di vari elementi paesaggistici:
Figura 48. Penjing del Giardino
dell'Indugiare (Suzhou).
1
2
PENDIO: le rocce vengono disseminate lungo un dolce pendio a rappresentare il fianco di
una montagna;
DIRUPO: come è chiaramente affermato ne L’Arte dei Giardini, per dirupo o falesia si
intende una collina costruita contro un muro. Creati dopo lunga riflessione, i dirupi
presentano una varietà di forme e di stili: alcuni sono ripidi, altri sospesi, alcuni pendono
sul filo dell’acqua, altri lottano con i loro riflessi sul lago, alcuni assomigliano a un
paesaggio dipinto prodotto su una tela e altri sembrano una fotografia tridimensionale con
cornici di pini, bambù e pruni;
Gabriele Perlini
61
I Giardini Cinesi dei Letterati
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7
FENGLUAN: combinazione di feng (alto picco) e luan (collina tondeggiante), i fengluan
sono per lo più modellati a imitazione delle montagne vere della Cina meridionale. Per
accentuarne in modo soddisfacente altezza e grandiosità, non è consigliato far crescere
piante sui picchi o sulla cima delle colline;
GROTTA: misteriose grotte, ospitano tunnel che attraversano le montagne; altre sono
solamente celle dove i visitatori possono fermarsi a riposare; altre ancora sono piene a
metà d’acqua per accrescere l’atmosfera di isolamento;
VALLE: le valli prive di corsi d’acqua che le attraversano sono chiamate «valli secche»;
quelle solcate da corsi d’acqua sono più appropriatamente chiamate gole, nelle quali il
dislivello dà origine a cascate;
SENTIERO: molte scalinate che salgono un pendio sono pavimentate con lastre di pietra
per ricreare la sensazione di camminare su un sentiero tortuoso;
BONSAI: belle rocce disposte nelle aiuole o in vasi di bonsai aggiungono bellezza e
fascino alle pittoresche ambientazioni, specialmente nei piccoli cortili.
Figura 49. Roccia del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou).
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Gabriele Perlini
Suzhou
3.1.3 PAESAGGI D’ACQUA
L’acqua è l’anima di tutti i giardini. Ha
tante funzioni e ruoli diversi. Rispecchia il
cielo, la luna, i fiori, gli alberi e le
architetture, creando la sensazione di uno
spazio più ampio. Fornisce l’habitat alle
piante acquatiche come il loto e una casa
per i pesci. Il rumore dell’acqua – che cade,
scorre, gorgoglia, gocciola – crea
un’atmosfera. Nei bacini d’acqua più grandi
si può inoltre oziare cullati su una barca.
Poiché in genere i giardini nella Cina
meridionale sono abbastanza piccoli, i
paesaggisti hanno bisogno di usare elementi
d’acqua per creare effetti speciali grazie ai
quali ottenere vedute più ampie.
Vi sono, di base, due tipi di relazione Figura 50. Bacino d'acqua di fronte al Padiglione della Luna
che Sorge e del Vento che Scuote del Giardino del Maestro
spaziale tra acqua e roccia: nel primo caso delle Reti (Suzhou).
gli elementi rocciosi si trovano all’estremità
di un bacino d’acqua e fronteggiano a distanza l’edificio principale, verticalmente rispetto alla
superficie d’acqua; diversamente, l’acqua e le rocce possono essere disposte in parallelo per creare
intimità e un tocco di romanticismo.
Da un punto di vista architettonico, per un bel giardino è fondamentale una sorgente d’acqua
zampillante. Fatta eccezione per l’acqua limpida di uno stagno, che deve creare un senso di luogo
appartato, ogni altro elemento d’acqua
deve potersi ricondurre alla propria
sorgente. Spesso, la sorgente di un corso
d’acqua è nascosta nella profondità di
una grotta, cosa che di per sé suscita
curiosità.
Le sponde devono combinarsi con lo
stile architettonico del giardino; esse
possono essere di due tipi: di pietra o di
fango. Le sponde di pietra decorate con
rocce sono le più diffuse, ma quelle di
fango danno veramente la sensazione del
selvatico. In generale, le sponde devono
essere abbastanza basse per mantenere Figura 51. Massi rocciosi intorno ad un bacino d'acqua.
un rapporto intimo tra uomo e acqua.
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STAGNO: riempito di acqua ferma, senza isole, ponti o sponde irregolari;
LAGO: grande o piccolo, di qualsiasi forma e ricco di elementi architettonici o naturali;
TORRENTE o FIUME: a seconda della grandezza;
GOLA: stretta tra due colline, è attraversata da acqua corrente; si differenzia dalla valle in
quanto quest’ultima è caratterizzata solo da vedute montane senza l’elemento d’acqua;
BACINO D’ACQUA: piscina d’acqua profonda, verde e blu, spesso collocato sotto una
cascata;
FONTANA: caratterizzata da un movimento d’acqua allegro e gorgogliante;
MASSI ROCCIOSI: posti sulla superficie dell’acqua o sulle sponde sabbiose.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
3.1.4 PIANTE
Le piante simboleggiano la vita, la vitalità e la crescita. Nel giardino, esse sono gli elementi che
segnano i cambiamenti stagionali, ma anche quelli che richiedono più lavoro, cura e manutenzione.
Gli antichi proprietari di giardino si servivano delle piante come mezzo per esprimere i propri
sentimenti.
Il crisantemo simbolizza l’aspirazione a una vita ritirata; il loto incarna la purezza; il bambù con i
suoi nodi suggerisce nobiltà, integrità, forza e resistenza; il pruno nella neve è considerato un
emblema di resistenza nelle avversità; il pino simboleggia longevità, immortalità, tenacia e
persistenza; l’orchidea è associata all’innocenza e alla cultura e la peonia è salutata come regina di
tutti i fiori.
Di più, le piante favoriscono una sensazione di spazio ampliato, suddividendo il giardino in sezioni
e creando profondità, ombra e luce con le loro chiome. I giardinieri cinesi, tuttavia, non usano
piante potate geometricamente, né siepi che assomigliano a muri; tendono piuttosto a cercare mezzi
più naturali per regolare gli effetti visivi. Nella Cina meridionale, dove il clima temperato è ideale
per le piante, se ne possono scegliere tra molte specie disponibili; nel freddo settentrione, invece, le
piante sempreverdi sono le migliori per i paesaggi invernali.
Nei giardini cinesi dove l’architettura enfatizzava il movimento orizzontale piuttosto che quello
verticale, il paesaggio era definito soprattutto dalle piante; disposte con grande attenzione,
consentivano un incremento dell’interesse visivo e del fascino di paesaggi altrimenti monotoni per
via dei loro edifici rettangolari e squadrati.
Sotto il profilo estetico, la cultura cinese attribuisce grande importanza alla forma fisica delle
piante. I giardinieri arrivano talvolta persino a torcere i tronchi degli alberi o quanto meno li potano
secondo la forma desiderata; così gli architetti dei giardini preferiscono alberi flessibili e aggraziati
come il canforo, l’olmo e il salice piangente che con i suoi lunghi rami flessibili e la grande chioma
è piantato in riva all’acqua.
Anche il senso dell’udito deve essere appagato come quello della vista. Per esempio sentendo la
pioggia che gocciola sulle grandi foglie del banano o sui fiori di loto e il vento soffiare attraverso i
rami dei pini. Anche il cinguettio degli uccelli e il frinire delle cicale è connesso alle piante.
Infine non bisogna dimenticare la stagionalità delle fioriture, facendo in modo di avere un giardino
sempre colorato e vivace per almeno nove o dieci mesi all’anno.
Figura 52. Crisantemo.
64
Figura 53. Bambù.
Figura 54. Pruno.
Figura 55. Peonia.
Gabriele Perlini
Suzhou
3.1.5 CONFINI E DELIMITAZIONI
I confini di un giardino possono essere definiti
da elementi naturali o artificiali. Il giardino
cinese è composto da diverse zone scenicopanoramiche di varie dimensioni, a loro volta
ulteriormente suddivise da sentieri tortuosi,
pareti di fiori ed edifici per creare piccoli cortili
che mostrano temi differenti. Poiché l’arte del
paesaggio tradizionale cinese pone un forte
accento sulla «visuale inaspettata», il concetto di
confine si riferisce non solo ad una precisa linea
di demarcazione ma anche ai punti più lontani Figura 56. Dettaglio di una pavimentazione del
Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou).
dello spazio visibile.
1
2
3
4
5
MURO: quello esterno è sempre più alto e massiccio di quelli interni che sono usati
solamente per delimitare i cortili e le zone panoramiche. I muri sono spesso ricchi di
finestre ornamentali e grate per ottenere «visuali inaspettate». A volte, al posto dei muri,
vengono usate recinzioni in bambù. Tra i vari tipi di muri presenti in un giardino, i più
degni di nota sono il muro imbiancato coperto da tegole nere, il muro delle «nuvole che
scorrono» e il muro del «drago che serpeggia». Talvolta, antichi arbusti rampicanti e
giardini rocciosi sono posti ai piedi delle pareti per creare l’effetto di un tradizionale
acquarello cinese;
COLLINA ARTIFICIALE: si dividono in tre categorie. La collina di terra presenta un
ampio pendio e ha un aspetto naturale: i suoi effetti delimitanti sono meno forti rispetto
agli altri due tipi e quindi è raramente utilizzata nei giardini di piccole o medie
dimensioni. Le colline di pietre fanno parte del sinuoso percorso scenografico, segnando il
confine in modo più piacevole e significativo. Le colline miste di terra e pietre sono quelle
più diffuse;
CAMMINAMENTO: sono adiacenti al muro, creando spazi ornati con piccole piante,
rocce ornamentali e paesaggi in miniatura aggiungendo colore e vivacità ad un percorso
normalmente monotono e diritto;
PAVIMENTAZIONE: molto utile l’uso di diversi materiali. Il pavimento di ponti e
terrazze d’acqua, per esempio, è costituito di solito da blocchi di pietra accuratamente
disposti, dopo averli sfregati uno contro l’altro fino a che non combacino perfettamente.
Passaggi, camminamenti e sentieri
sulle colline sono pavimentati con
mattoni, lastre e ciottoli per
proteggerli
dalla
penetrazione
dell’acqua piovana e dall’erosione
del vento e della pioggia;
ACQUA: capace di creare perfetti
confini, la superficie dell’acqua
offre di per sé un forte senso di
spazio. Poiché lo spazio ininterrotto
soprastante l’acqua non chiude la
vista, i giardini prospicienti l’acqua
sfruttano al meglio questo elemento. Figura 57. Muro del Giardino dell'Indugiare (Suzhou).
Gabriele Perlini
65
I Giardini Cinesi dei Letterati
3.1.6 PERCORSO PANORAMICO
Il percorso panoramico permette al visitatore di raggiungere le
zone di maggior interesse; questo percorso è spesso situato
vicino al muro esterno per sfruttare al meglio lo spazio limitato
del giardino. Numerose targhe e iscrizioni in distici,
normalmente distribuite lungo il percorso panoramico,
sottolineano il significato del paesaggio.
1
2
3
CORRIDOIO: i turisti lo percorrono seguendo il
saliscendi che crea l’effetto di un paesaggio che cambia
ad ogni passo. Essendo coperto permette al visitatore di
ascoltare il suono della pioggia mentre lo percorre;
INTERSEZIONE: fungono da luoghi di intersezione le
sale, i padiglioni e le terrazze, posti come luoghi di
riposo fra i vari percorsi;
VIE D’ACQUA: la visuale da una barca è scenicamente Figura 58. Corridoio coperto del
differente da quella che si ha dalla riva.
Giardino dell'Umile Amministratore
(Suzhou).
66
Gabriele Perlini
Suzhou
3.2 ELENCO DEI GIARDINI STORICI CINESI
Maggie Keswick nel suo libro The Chinese garden: history, art and architecture (2003) ha redatto
una lista dei più importanti giardini storici presenti sul territorio cinese.
Cina del Nord
Beijing area

Beijing Botanical Garden

Beihai Gongyuan

Prospect Garden

Angler's Rest

Prince Gong's Garden

Garden of the Qianlong Emperor; Garden of Tranquil Longevity

Garden on Harmonious Interest

Song Qingling's Former Residence

Summer Palace

Imperial Palace Garden

Carefree Pavilion Garden

Zhongshan Park

Purple Bamboo Garden

Old Summer Palace - Garden of Perfect Brightness

Fragrant Hills
Shandong Province

Great Brightness Lake

Confucian Mansion

Pu Songlin's House
Hebei Province

Mountain Resort, Chengde
Cina dell’est
Huzhou

Lesser Lotus Manor

Mochou's Lake
Nanjing
Gabriele Perlini
67
I Giardini Cinesi dei Letterati

Warm Garden

Outlook Garden

Drunken Bai Garden

Ancient Garden of Elegance

Garden of Autumn Vapors

Garden to Please

Fengyang Villa

West Lake

Library of Cosmic Unity

Orchid Pavilion

Shen's Garden

Green Vine Studio

Xin'an Garden of Stelai

Garden for Lodging One's Expansive Feelings

Chinese Plum Garden

Li's Garden

Slender West Lake

Isolated Garden

He's Garden

Hall Level with the Mountains

Sliver of Rock Mountain Cottage

The Garden Of Cultivation

Lingering Garden
Shanghai
Hangzhou
Ningbo
Shaoxing
Shexian
Wuxi
Yangzhou
Suzhou
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Gabriele Perlini
Suzhou

Humble Administrator's Garden

Master of the Nets Garden

The Mountain Villa Of Embracing Beauty

Surging Wave Pavilion

Lion Grove Garden

The Couple's Garden

Retreat & Reflection Garden (Tongli)

Garden of Harmony

The Mountain Villa Of Embracing Emerald

Crane Garden

Zigzag Garden

Carefree Garden

West Garden
Cina dell’Ovest
Xi'an

Hua Ching Spring

Thatched Hut of Du Fu

Green Fortification Mountain
Chengdu
Cina del Sud
Guangdong

Adore Garden, Kind Garden

Orchid Nursery

Garden of the Liang Family (Thatched Hut of the Assembled Stars)

Garden of Pure Splendor

Mountain Cottage of Abundant Shade

Lou Lim Ieoc Garden

Comendador Ho Yin Garden

Kowloon Walled City Park

Nan Lian Garden
Macau
Hong Kong
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
70
Gabriele Perlini
Suzhou
QUARTA PARTE
SUZHOU
苏州
Gabriele Perlini
71
I Giardini Cinesi dei Letterati
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Gabriele Perlini
Suzhou
4.1 LA CITTA’
In Cielo c’è il Paradiso,
sulla terra Suzhou e Hangzhou.
Antico proverbio cinese.
Figura 59. Inquadramento generale della Cina.
Figura 60. La provincia dello Jiangsu.
Suzhou 苏州, conosciuta anche come Su-chou, Suchow o Soochow, è una città di 5.349.00021
abitanti a 80 km ad ovest di Shanghai e 200 km a sud-est di Nanjing, situata nella provincia dello
Jiangsu. Ad est confina con Shanghai, ad ovest con Wuxi, a sud con Zhejiang mentre a nord con il
fiume Yangtze. Ha una superficie di 8.488,42 km quadrati, pari all’ 8,27% della superficie della
provincia. Dei 392 km quadrati d’area urbana, la nuova città ne occupa 74 mentre quella vecchia
14,2. La pianura si estende per il 54% della superficie totale, con un'altitudine media di circa 4
metri; il terreno è più basso nel sud-est della città mentre ci sono più colline nel sud-ovest.
Suzhou è stata inserita fra le 24 città storiche e culturali da parte del Consiglio di Stato cinese. Nel
corso dei secoli ha assunto sempre più ruoli di prestigio ed il privilegio di essere chiamata "Terra
dell'Abbondanza", "Capitale della Seta", "Città di Mestieri", "Città di Giardini" e “La Venezia
d’Oriente”.
Figura 61. I canali storici di Suzhou.
21. Suzhou Municipal Statistic Bureau. 2010-01-20. Aggiornato il 2010-05-05.
Gabriele Perlini
73
I Giardini Cinesi dei Letterati
L’etimologia
Il carattere 苏 (o 蘇) che compone il nome cinese della città è una contrazione dell’ideogramma del
vicino Monte Gusu (姑苏山). Il sū nel suo nome si riferisce ad un tipo di menta chiamata Perilla (o
zisu) famosa per il suo gradevole aroma che va dall’anice alla melissa. E’ largamente coltivata in
Cina e negli stati vicini. È una pianta medicinale, ornamentale ed orticola analoga alla menta e al
basilico perciò molto usata in cucina come vegetale alimentare, decorazione, condimento o
contorno. Il carattere 州 originariamente significava qualcosa come una provincia o una regione (ad
esempio Guizhou), ma spesso è venuto per essere utilizzato come metonimia per il capoluogo di
regione (Guangzhou, Hangzhou).22 Nella Cina moderna, -zhou oggi esiste solo nel significato di
"prefettura autonoma", una delle zone amministrative della Cina. Tuttavia il suffisso -zhou ha
lasciato un segno enorme sui nomi di luogo della Cina, comprese le province e le città.
Il nome completo ‘Suzhou’ significa letteralmente ricca di acque.
La storia
Figura 62. I canali storici di Suzhou.
Suzhou ha un’origine molto antica: secondo gli storici l’area dove sorge la città era già abitata da
alcune popolazioni durante la dinastia Shang (1600 a.C. - 1046 a.C.) che chiamavano sé stesse Gou
Wu. La storia cinese associa il Signore degli Zhou, Taibo, con la fondazione dello stato di Wu nel
corso del XI secolo a.C., la civilizzazione della popolazione locale, il miglioramento
dell’agricoltura e la padronanza dell’irrigazione. La capitale di Wu era all'interno dell’attuale
Suzhou e veniva chiamata Gusu o Wu. Nel 514 a.C., durante il Periodo delle Primavere e degli
Autunni, Re Helu di Wu fondò la sua nuova capitale vicino a Helu City dopo aver ucciso il cugino e
ottenuto la sua corona; questo sito è cresciuto fino a diventare la moderna Suzhou. Alla corte di
22. Dictionary of Chinese Place-names Ancient and Modern (Zhongguo Gujin Diming Dacidian), Shanghai Cishu
Chubanshe, Shanghai 2006, p. 1438.
74
Gabriele Perlini
Suzhou
questo re visse anche Sun Tzu, o Sunzi, il noto stratega militare che compose il breviario de L’Arte
della Guerra (Bingfa). Secondo la leggenda, Re Helu, dopo la morte avvenuta nel 496 a.C. verrà
sepolto sotto la Pagoda della Tigre (costruita in cima alla Collina della Tigre) così chiamata perché
si narra che dopo la sepoltura apparve una tigre bianca vicino alla tomba e la si vuole vedere come
sua guardiana e protettrice. Nel 473 a.C. lo stato di Wu venne sconfitto da quello di Yue, un altro
regno orientale che verrà presto annesso dallo stato di Chu nel 306 a.C. Il periodo d'oro di Suzhou si
concluse. Oggi sono ancora visibili i resti di questa civiltà, nelle mura e in una delle porte che le
attraversano (Pan Men Gate).
Al tempo della dinastia Qin, la città era conosciuta come Wuxian ed era la capitale del Commando
Kuaiji. Xiang Yu iniziò qui la sua storica rivolta del 209 a.C., contribuendo alla fine della dinastia
Qin e alla salita al potere degli Han.
Il nome attuale di Suzhou (letteralmente ‘ricca di acque’) venne assegnato alla città solo nel 589
d.C., durante la dinastia Sui, a seguito dell’ampliamento del Gran Canale. Suzhou si ritrovò così in
una zona strategica, al centro di un'importante via commerciale che la renderà una delle maggiori
città artigianali e commerciali della storia della Cina e, per tutta la dinastia Song, sarà un polo di
primo piano per la produzione dei broccati.
Nel febbraio del 1130 l'esercito della dinastia Jin saccheggiò e distrusse la città, che venne
nuovamente colpita durante l'invasione mongola nel 1275 e agli inizi della dinastia Ming nel 1367,
quando il centro della città venne demolito. Dopo questi ripetuti disordini, la città ebbe una storia
ben più prospera grazie al commercio della seta che ne caratterizzerà la crescita economica nei
secoli a venire. Grazie alla vicinanza con il lago Taihu, da cui si diramano canali e affluenti
attraversanti buona parte dell’area, Suzhou è stata la Mecca del commercio nella Cina meridionale,
superando di molto la vicina Hangzhou che, benché capitale politica del Regno, non ne sarà mai
quella economica. Durante le dinastie Ming e Qing vennero costruiti gran parte dei suoi famosi
giardini.
Un ultimo rovescio Suzhou lo subì nel 1860, durante la rivolta dei Taiping, quando venne occupata
dall'esercito ribelle. La liberazione avvenne solo nel novembre del 1863 per opera di Charles
George Gordon. Con l'invasione giapponese del 1937 molti dei giardini della città vennero
devastati; solo negli anni cinquanta iniziarono i restauri per riportarli al loro antico splendore.
L’importanza dell’acqua e il Suzhou Creek
L’acqua è una della principali caratteristiche morfologiche
dell’area in cui si trova Suzhou. La città è posta sulle rive del
lago Taihu, traducibile come Grande Lago, in quanto è il più
vasto del delta dello Yangtze e le sue coste dividono le province
dello Jiangsu e dello Zhejiang. E’ il terzo lago d’acqua dolce più
grande della Cina e su di esso si trovano un centinaio di isole che
vanno da pochi metri quadri a diversi chilometri quadrati. Le
formazioni calcaree del lago sono uniche e pregiate, per questo
avidamente asportate e usate per arredare i giardini storici cinesi.
Il lago è anche fonte preziosa per la pesca dei granchi,
contribuendo perciò all’economia della zona. Purtroppo i gravi
problemi d’inquinamento degli ultimi trent’anni lo hanno reso
poco pulito facendogli perdere parte del prestigio acquistato nel
corso dei secoli, a causa anche della proliferazione di una serie
di alghe su tutta la superficie dell’acqua. Il lago è collegato al
Gran Canale di Cina ed è il punto di origine di una vasta serie di
Figura 63. Il lago Taihu.
fiumi tra cui il Suzhou Creek.
Gabriele Perlini
75
I Giardini Cinesi dei Letterati
Il Suzhou Creek è un fiume lungo 125 km che
attraversa la città omonima per poi sfociare nello
Huangpu River a Shanghai. E’ proprio l’area che
si affaccia su questo incrocio di acque ad essere
stata scelta dalle delegazioni straniere a metà
1800 come luogo di colonizzazione. Il Suzhou
Creek ha svolto un ruolo importante per essere
stato la linea di demarcazione tra sfere politiche
di influenza in tutta la storia di Shanghai. Dopo il
Trattato di Nanchino, che ha costretto la Cina ad
aprirsi al mercato occidentale nel 1842, Shanghai
divenne un porto commerciale internazionale e il
fiume fu scelto come confine tra la concessione
Figura 64. Abitazioni tipiche affacciate sul Suzhou
Creek.
britannica (a sud) e l'insediamento americano (a
nord), fino a che entrambe le concessioni non si fusero nell'International Settlement nel 1863.
Quando i giapponesi invasero Shanghai nel 1937, il fiume segnò il confine tra l'International
Settlement a sud e la concessione giapponese a nord.
Grazie al ruolo di Shanghai come porto commerciale, dal 1930 quello del Suzhou Creek divenne un
importante percorso, facilitando il trasporto di merci verso l'interno della Cina. Lungo le rive del
fiume, un gran numero di magazzini e fabbriche sono state costruite, trasformando la zona in una
significativa area industriale.
Nel corso dell’urbanizzazione maoista, le industrie locali si sono ritirate dal centro città, lasciando i
magazzini e le fabbriche abbandonate. Fino ad allora il fiume era stato pesantemente inquinato dalle
industrie e dalle acque reflue domestiche, assegnandogli il non invidiabile merito di essere "il fiume
puzzolente", il più inquinato di Shanghai dal 1920.
In anni recenti il governo municipale di Shanghai ha perseguito una riqualificazione della zona. Nel
1998, le autorità hanno lanciato il Suzhou Creek Rehabilitation Project, un programma in dodici
anni per migliorare la qualità dell'acqua, ridurre l'impatto delle inondazioni, gestire le risorse
idriche, spingere per la rivitalizzazione urbana e un livello di vita più elevato nelle zone desolate
lungo il suo corso.
Inizialmente la maggior parte delle vecchie fabbriche furono scelte per essere demolite a favore
della costruzione di moderni grattacieli nel centro città, ai fini di una rigenerazione sociale ed
economica della zona. Tuttavia, a seguito di iniziative di artisti, alla fine del 1990 il fiume è stato
designato come zona di patrimonio protetto e molti magazzini sono quindi stati conservati e
forniscono ora alloggio per la fiorente scena artistica di Shanghai.
Nel 2002, i nuovi progetti per la riqualificazione del lungofiume di Suzhou Creek sono stati
approvati. Questi piani, sulla base di proposte di tre aziende internazionali, richiedono la
costruzione di strutture di intrattenimento e un
chilometro quadrato di parchi lungo la sezione
del centro del Suzhou Creek, tra lo Zhongshan
Park e la sua confluenza con il fiume Huangpu,
con l'obiettivo di aumentare l'attrattiva
commerciale. Le nuove strutture comprendono
negozi, bar e un totale di 95 cinture verdi presso
le rive del fiume, che dovrebbero essere piantate
entro il 2013. Mentre alcune aree già affittate a
investitori
dovranno
diventare
strutture
residenziali e vecchie fabbriche verranno
sostituite, le autorità affermano che la protezione
degli edifici storici, in particolare i magazzini,
Figura 65. Il Suzhou Creek a Shanghai.
sarà rispettata.
76
Gabriele Perlini
Suzhou
La arti e il commercio
La seta è uno dei prodotti tipici di Suzhou: è in questa città che viene fatto risalire un particolare
tipo di ricamo (su xiu) molto apprezzato dai cinesi e dalle popolazioni occidentali fin dai tempi dei
romani. A partire dalla dinastia Song la città è stato luogo di ritrovo di mercanti per scambiare e
barattare questi pregiati manufatti della cultura e tradizione cinese. Con i suoi colori sgargianti, i
modelli squisiti, una forte e morbida tessitura, è uno dei tre broccati più famosi della Cina insieme
al Nanjing Yun e al Sichuan Shu. Dopo che il governo spostò la capitale a sud, il centro politico e
culturale del paese si trasferì nella zona del fiume Yangtze. Per far fronte al bisogno degli artisti,
questo particolare tipo di broccato prese diffusione a Suzhou. La lavorazione ha ottenuto il
riconoscimento di Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO e,
orgogliosamente, la municipalità della città ha inaugurato un museo del Ricamo Su e un museo
della Seta.
Nella lista di questi patrimoni tutelati
ritroviamo anche le tradizioni orali della
scuola Kunqu,
forse
la più
nota
rappresentazione teatrale cinese, nata proprio
a Suzhou in epoca Ming e rimasta diffusa per
più di trecento anni. Questa ballata-canto, o
Suzhou Pingtan, è una forma locale di
narrazione che mescola canto (accompagnato
da strumenti musicali quali la pipa e lo
sanxian) con parti in dialetto parlato. Essa ha
preso il sopravvento sulla scuola Beixi, tipica
della Cina settentrionale, e su quella Nanqu,
tipica del sud.
Figura 66. Suzhou Pingtan nella sala di un giardino.
Nella città viene parlato il dialetto Wu, diffuso nella Cina del delta del Fiume Azzurro. Dal dialetto
Wu ne è nata anche una variante, diffusa soprattutto a Suzhou e zone limitrofe, chiamato Suzhou
dialect.
Suzhou è nota anche per la produzione di lacche che, assieme alla seta e alla ceramica, formano il
principale apporto della Cina all’arte universale. Le lacche fanno parte di quei prodotti esportati in
Europa fin dall’apertura al mercato occidentale della dinastia Qing. Pechino e Suzhou si
specializzeranno nella produzione di lacche incise ed otterranno grande diffusione nella corte
imperiale come dimostrano i numerosi ritrovamenti nelle tombe dei sovrani dell’epoca. Le lacche
sono considerate oggetti artistici di lusso e perciò
molto apprezzate, realizzate dopo una lunga serie di
interventi e lavorazioni che vedevano all’opera un gran
numero di artigiani e specialisti. Questa vernice
protettiva veniva passata su ogni genere di oggetti,
recipienti, vasi, piatti, mobili, strumenti musicali,
oggetti da toilette e armi. Anche i pilastri e le colonne
di palazzi e templi, nonché le grandi statue buddhiste
furono laccate. Materiali di ogni genere facevano da
supporto a questi oggetti: il più usato era il legno ma si
laccavano anche bronzi, porcellane e terraglie, cuoio e
cartapesta. Isolanti eccellenti, oggi trovano impieghi
inattesi nell'industria quali cruscotti per automobili e
lampade da scrivania. La lacca è vista come la prima Figura 67. Recipiente laccato.
materia plastica di cui si sia mai fatto uso.
Gabriele Perlini
77
I Giardini Cinesi dei Letterati
Legati alla produzione della città sono da citare infine i famosi ventagli (di legno di sandalo e seta
quelli più antichi, di carta quelli moderni), gli strumenti musicali, i rotoli di pergamena dipinti, le
lanterne, i mobili in mogano, gli arazzi e le incisione su pietra, legno e giada.
Anche la cucina cinese ha una particolare relazione con la città: qui il granchio del lago Yangcheng
è considerato una prelibatezza e ne è diventato il piatto tipico. Degni di nota sono in generale tutti i
piatti a base di pesce, crostacei e verdure, i dolci e il tè, di cui quello coltivato nella contea Wu è
ritenuto uno dei dieci tipi cinesi migliori, famoso per il suo gusto morbido, la freschezza, il colore e
l’aroma fragrante.
L’iniziativa privati dei letterati
Nel corso dei secoli la città di Suzhou ha visto la costruzioni di edifici o luoghi di pubblica utilità
non solo ad opera delle amministrazioni cittadine ma anche frutto della generosità e dell’impegno
artistico di una serie di letterati. Ad esempio, nell'825, durante la dinastia Tang, venne costruito un
canale artificiale dal poeta cinese Bai Juyi, il Canale di Shantang (o Shantang Street) per collegare
la città con la Collina della Tigre a scopo turistico. Nel 1035 venne eretto un tempio di Confucio per
opera di un altro grande poeta cinese, Fan Zhongyan; il tempio divenne ben presto un luogo per gli
esami civili imperiali e si svilupperà nella Suzhou High School nel 1910. A dimostrare il fatto di
come questa classe di colti non si limitasse a progettare e allestire opere a soli scopi personali ma lo
spirito civile, la solidarietà e la moralità confuciana erano ancora molto presenti.
Secondo Peter James Carroll (1998), durante la dinastia Qing Suzhou avuto il più alto numero di
promossi agli esami imperiali per il servizio civile di qualsiasi altra città della Cina. Tra la
fondazione della dinastia Qing nel 1644 e l'abolizione degli esami di servizio civile nel 1905, 600
uomini provenienti da Suzhou hanno conseguito la laurea Jinshi, mentre 20 hanno vinto il primo
premio Zhuang Yuan.
La visita di Marco Polo (1276)
“Sugiu è nobilissima e grande città. Sono idolatri23 e soggetti al Gran Kan, e hanno seta in
grandissima quantità facendo molti tessuti per vestirsene. Ci sono ricchi e ragguardevoli mercanti.
La città è grandissima, di un circuito di sessanta miglia. E' così fittamente popolata che non è
possibile contare gli abitanti. E vi dico che se fossero gente d'armi, quelli del Mangi24
conquisterebbero il mondo. Invece non sono gente d'armi, ma esperti mercanti, uomini di sottile
intendimento in ogni mestiere ed hanno fra loro grandi filosofi e grandi medici molto sapienti dei
segreti della natura. Grande è presso di loro il numero degli astrologi e degli indovini. E pensate che
in questa città ci sono ben seimila ponti di pietra sotto i quali possono passare una o due galee.
Nelle montagne intorno crescono il rabarbaro e lo zenzero in grande abbondanza, tanto che per un
grosso veneziano si possono avere sessanta libre di zenzero fresco, eccellente. La città ha sotto la
sua signoria altre sedici città grandi e fervide di commerci e di botteghe d'artigiani.” 25
La descrizione che Marco Polo fa di Suzhou non deve essere presa troppo fedelmente. Polo non era
uno storico o un esteta del nostro o dello scorso secolo. Non aveva, né poteva avere, come oggi si
dice, «curiosità culturali» (nel Milione non si accenna neppure all'arte della stampa). Il bello di
un'arte esotica egli lo confondeva probabilmente col prezioso e col sontuoso, e la vera sapienza
consisteva per lui in una scienza privilegiata, per sempre fissata nei dogmi della religione.
Fatalmente egli doveva riconoscere quella civiltà soltanto dal di fuori, e limitarsi a constatarne la
23. Seguaci di Buddha.
24. La Cina del Sud, l'antico impero dei Sung, durato dal 906 a.C. al 1276 a.C.
25. M. Bellonci, Il Milione di Marco Polo, Oscar Varia, Mondadori, Milano 2003, p. 162.
78
Gabriele Perlini
Suzhou
sconfitta nei confronti del popolo Tartaro, dovuta al fatto che i Cinesi non erano «uomeni d'arme»,
benché «savi mercatanti d'ogni cosa» e «buoni e naturali filosofi».
La città di Suzhou è rinomata anche per il suo numero di ponti in pietra: Marco Polo ne ha contati
6.000 ma in verità, negli anni della dinastia Yuan, non potevano essere più di 300. Le astronomiche
enumerazioni e misurazioni di folle, isole, palazzi, ponti e mura non rappresentano che un
artificioso espediente comune alla letteratura del tempo per tradurre la meraviglia dello spettatore di
fronte al numero e all'imponenza, e non già calcolate esagerazioni: e una tale meraviglia non perciò
risulta meno autentica e schietta.
La visita di Choe Bu (1488)
Percorrendo 50 km in media al giorno, ci sono voluti 43 giorni (dal 25 marzo al 9 maggio) per
viaggiare da Hangzhou a Pechino, trascorrendo un giorno di riposo a Suzhou. Choe Bu ha osservato
che, nonostante la grandezza di Hangzhou, non c’era competizione con Suzhou in quanto la prima
era semplicemente un polo di rifornimento commerciale che serviva per arricchire la regione
Jiangnan.26 Dopo la visita di Suzhou del 28 marzo, Choe Bu commentò così il centro economico del
sud-est:
“Negozi e mercati erano allineati uno dopo l'altro lungo entrambe le rive del fiume, e le giunche
mercantili affollavano i canali. E' stato così chiamato un centro urbano del sud-est. (...) Tutti i tesori
della terra e del mare, come sete sottili, garze, oro, argento, gioielli, artigianato e ricchi e grandi
mercanti si trovano qui (…) mercantili e giunche provenienti da Henan, Hebei, Fujian si radunano
qui come le nuvole in cielo.”27
Choe ha fatto anche osservazioni sulla topografia della Cina in ciascuna delle città e dei villaggi che
ha visitato.28 La sua documentazione delle posizioni esatte può aiutare gli storici a individuare i
luoghi ormai perduti. Nella descrizione di Suzhou, ha riportato:
“Nei tempi antichi, Suzhou si chiamava Wukuai. Confina con il mare ad est, comanda tre grandi
fiumi e cinque laghi ed ha un migliaio di li di ricchi campi. (...) Quartieri di mercato sono sparsi
come stelle. Molti fiumi e laghi attraversano [la regione], rinfrescandola e purificandola.” 29
Caratteristiche della città
La città di Suzhou è stata costruita seguendo i principi base della pianificazione urbana e della
dottrina confuciana di società. Si parte da una forma base rettangolare protetta da alte mura
circondate da canali artificiali che si collegano al Suzhou Creek e al Gran Canale. I ponti, le pagode,
i canali, i templi e i giardini storici sono punti d’interesse per i turisti che frequentano la città. Dal
1980 la città è gemellata con Venezia e da sempre le è stato attribuito l’appellativo di “Venezia
d’Oriente”. E’ importante però non cadere nell’inganno e nell’errore. Suzhou non possiede
l’eleganza ed il lusso di Venezia: i canali della città cinese erano e sono usati solo per scopi ed
esigenze pratiche quali il trasporto di merci e persone, tenendo in secondo piano l’importanza
estetica.
26. T. Brook, The Confusions of Pleasure: Commerce and Culture in Ming China, University of California Press,
Berkeley 1998, p. 51.
27. Y. Xu, The Chinese City in Space and Time: The Development of Urban Form in Suzhou, University of Hawaii
Press, Manoa 2000, pp. 25-26.
28. Khair, Tabish and Leer, Edwards, Zaideh, Other Routes: 1.500 Years of African and Asian Travel Writing, Signal
Books Limited, Oxford 2006, p. 155.
29. M. Marme, Suzhou: Where the Goods of All the Provinces Converge, Stanford University Press, Stanford 2005, p.
144.
Gabriele Perlini
79
I Giardini Cinesi dei Letterati
 Struttura della città e suoi accessi
Figura 68. La porta d’acqua Pan Men.
Figura 69. La porta Jin Men.
La città storica, circondata da alte mura, aveva una forma rettangolare con otto porte. Questo
modello di città era conforme alla tradizionale pianificazione urbanistica del nord della Cina ma era
abbastanza unico nella regione dello Jiangnan dove altre città murate come Nanjing e Hangzhou
hanno forme irregolari adeguate alla topografia naturale del loro ambiente, o avevano una cinta
muraria circolare circondata da un fossato come le città di Jiading, Qingpu, Songjiang, e Shanghai.
Da quando innalzate, le mura della città di Suzhou vennero distrutte e ricostruite più volte. La più
recente ricostruzione risale al 1662, primo anno del regno Kangxi della dinastia Qing secondo Xu
Gangyi, Old Suzhou (1999), e Peter James Carroll (1998). Carroll afferma che, nonostante la
devastazione dei ribelli Taiping durante l’occupazione della città, i viaggiatori a Suzhou durante la
Repubblica di Cina hanno riferito che le mura della città erano ancora in gran parte intatte.
Le due diverse mappe di Suzhou pubblicate in Hampden C. Du Bose (1888 e 1911) mostrano
entrambe che le mura della città avevano sei porte: Zi Men a nord, Liu Men a nord-est, Fu Men a
sud-est, Pan Men a sud, Xu Men a sud-ovest e Chang Men a nord-ovest.
La mappa di Suzhou inclusa nel Carl Crow (1933) classifica sette porte della città, tra cui le sei
citate da Hampden C. Du Bose, più la "nuova porta" di Ping Men a nord della città tra Zi Men e
Chang Men. Ha lasciato fuori la porta Jin Men che era stata costruita nel 1929. F.R. Nance (1936)
ha detto che c’erano sei porte e cinque cancelli d'acqua, ma questo apparentemente non include le
due più recenti porte di Ping Men e Jin Men. In base a questo conteggio c’erano un totale di otto
porte nella città di Suzhou nel 1936. In realtà la mappa di Suzhou inclusa nel libro di Nance mostra
tutti gli otto cancelli della città, compresi quei Ping Men e Jin Men però assenti nel testo.
Du Bose (1911, pp. 29-30) descrive le mura della città di Suzhou come aventi forma rettangolare, di
quattro miglia di lunghezza da nord a sud, e due e mezzo/tre miglia di larghezza da est a ovest. Egli
ha stimato la lunghezza totale delle mura della città in tredici o quattordici miglia. Ha detto che il
muro di mattoni era "alto più di 30 metri" e aveva "cinque metri di spessore nella parte più alta."
Tuttavia, Peter James Carroll (1998), dopo aver consultato una varietà di fonti, ha concluso che nel
1936 le mura della città di Suzhou erano di tre miglia di lunghezza da sud a nord, e di due miglia di
larghezza da est a ovest, misurando 10 miglia di circonferenza e variando tra i 28-35 metri in
altezza e 15-18 metri in larghezza.
80
Gabriele Perlini
Suzhou
 Templi
In netto contrasto con le città come Hangzhou, dove la
maggior parte dei templi tradizionali sono andati distrutti
da calamità artificiali del XX secolo, Suzhou ha la più
ampia gamma di templi storici di qualsiasi città della
regione dello Jiangnan. La maggior parte di questi sono
strutture storiche originali e non nuove ricostruzioni. Fang
Tingshu (1993) cita che la città durante il regno Tongzhi
(1851-1862) aveva ben 284 templi.
Figura 70. La Sala del Grande Eroe del
Tempio e Giardino Buddhista dell'Ovest
(Xi Yuan Si).
 Canali
Stando a quanto scrive Xu Gangyi, in Old Suzhou (1999), Suzhou aveva sette canali che andavano
da sud a nord, e otto da est a ovest, formando una griglia di linee orizzontali e verticali che si
intersecavano l'un l'altro. La lunghezza totale dei canali raggiungeva 82 km durante le dinastie Tang
e Song, con un picco di 90 km durante quella Ming, per poi ridursi a 65 km verso la fine della
dinastia Qing, 56 km durante la Repubblica di Cina fino agli attuali 35 km. Tuttavia, Hampden C.
Du Bose (1911, p. 32), afferma che ci sono stati "sei canali da nord a sud, e sei canali da est a ovest"
con una distanza totale di "circa trenta chilometri di canali all'interno della città".
Ad oggi vi sono 20 canali di cui 6 che corrono da nord a sud e 14 in direzione ovest-est. Tra essi
spiccano per importanza Shantang Street (di circa 1.200 anni fa) e Pingjiang Street (risalente a
ottocento anni fa), inseriti nella lista delle “più famose vie di storia e di cultura" della Cina.
Oggi è possibile fare una crociera in battello turistico lungo l'intero circuito del fossato (Hu Cheng
He) in tutto il centro storico della città.
Il canale Shantang è lungo sette li (poco
più di due miglia) ed era chiamato
Báigong Di. Quando Bai Juyi, un famoso
poeta della dinastia Tang, divenne
governatore di Suzhou, nell’825 a.C.
assunse della gente per scavare fossati e
costruire strade. Tra essi ha sviluppato
anche un corso d'acqua, il fiume
Shantang, che collega la Collina della
Tigre con Suzhou. La strada a poco a
poco divenne una località turistica molto
popolare per l'abbondanza di costumi
etnici. La Suzhou Street del Palazzo
d’Estate di Pechino è stata costruita come Figura 71. Il canale Shantang.
una copia esatta di questa via per il divertimento dell'Imperatrice vedova Cixi della
dinastia Qing. La via ha un vasto numero di vecchi templi, sale ancestrali e archi
memoriali che conservano ancora il loro stile originario. Nel giugno del 2002, la
municipalità di Suzhou ha iniziato un progetto di restauro per rendere Shantang una
zona protetta sotto il profilo storico e culturale. Il lavoro di ricostruzione è incentrato sul
ripristino dello stile tradizionale, con un occhio di riguardo al turismo e l'intrattenimento
per evidenziare i ricchi tesori di Shantang, i corsi d'acqua e le usanze popolari della
tradizione Wu.
Gabriele Perlini
81
I Giardini Cinesi dei Letterati
Il canale Pingjiang si trova nella parte nord-orientale della
vecchia Suzhou in una area di 116,5 ettari, ed è la zona
meglio conservata della città storica. Nel corso della sua
storia, molti studiosi di letteratura, alti funzionari e
membri della nobiltà vivevano nell’area. E' un quartiere
aperto che consiste principalmente in edifici residenziali e
il suo valore sta nel tradizionale stile di vita dell’epoca
Song. Si tratta di un ritratto di "acqua e terra con fiumi
adiacenti alle strade" e un buon esempio di città sulla riva
sud del fiume Yangtze, con i suoi "piccoli ponti sui corsi
d'acqua, le pareti bianche e le piastrelle nere". Nell’area si
trovano il Giardino della Coppia e il Museo dell'Opera
Kunqu (Quanjin Guild Hall).
Figura 72. Il canale Pingjiang.
 Ponti
Xu Gangyi (1999) afferma che durante la dinastia Tang Suzhou aveva 390 ponti in gran parte in
legno, mentre nella dinastia Song erano 314, in gran parte in pietra. Scesero a 300 nella dinastia
Ming, 311 durante la dinastia Qing e 261 durante la Repubblica di Cina. Oggi solo 186 ponti storici
sopravvivono, di cui 70 databili prima della dinastia Qing.
Il Ponte della Cintura Preziosa
(Bao Dai Bridge) si estende
attraverso il lago Daitai nella
periferia di Suzhou. Xu Gangyi, in
Old Suzhou (1999), afferma che è
stato costruito nel 819 d.C., durante
il 14° anno del regno di Yuan He
della dinastia Tang. Il costo di
costruzione è stato finanziato dal
Prefetto Wang Zhongshu che ha
donato la sua preziosa cintura di
giada cerimoniale, da cui deriva il
nome del ponte. Alcune fonti
dicono che potrebbe essere stato
ricostruito nel 1446 durante la Figura 73. Il Ponte della Cintura Preziosa.
dinastia Ming. Secondo Xu Gangyi (1999), è stato ristrutturato da Lin Zixu nel 1831,
l’11° anno del regno di Dao Guang della dinastia Qing. Tuttavia, Ronald G. Knapp,
Chinese Bridges (1993), afferma che il generale britannico Charles Gordon ha
provocato la parziale caduta del ponte nel 1863 (abbattendo l’arco centrale) durante il
suo assalto marittimo ai Taiping e venendo poi riparato nel 1872.
Il Bao Dai Qiao è il ponte di pietra più lungo della Cina: ha 361,8 metri di lunghezza e
53 archi in pietra. Si collega alla riva del canale attraverso un'isola raggiungibile solo
per mezzo di questo ponte pedonale in pietra. Accanto ad esso ci sono una colonna di
pietra buddhista e un moderno faro di navigazione per le chiatte che percorrono il Gran
Canale. Alla fine del ponte, sull'isola, si trova una seconda colonna buddhista in pietra,
un padiglione in pietra e una sala di più recente costruzione del tempio dedicato a
Dantai Mieming, detto Ziyu, uno dei 72 discepoli di Confucio. Il ponte è stato incluso
nella lista dei monumenti nazionali nel 2001.
82
Gabriele Perlini
Suzhou
 Pagode
Suzhou ha almeno una decina fra pagode e torri storiche, tra cui:
La Pagoda della Tigre (Yun Yan Si Ta), costruita nel 961
a.C., è una pagoda sita sulla Collina della Tigre, a cinque
chilometri a nord-ovest di Suzhou. La torre sorge ad
un'altezza di 47 m e si tratta di un edificio ottagonale di
sette piani costruito con mattoni blu. In più di mille anni la
torre si è a poco a poco inclinata a causa delle forze della
natura: ora la parte superiore e inferiore della torre variano
di 2,32 metri. L'intera struttura pesa circa 7.000.000 kg ed è
sostenuta da colonne interne in mattoni. Tuttavia la torre
pende di circa tre gradi a causa della rottura di due colonne
di sostegno. La Collina della
Tigre è stata meta di turisti per
centinaia di anni: le poesie e le
calligrafie incise nelle rocce
sulla
collina
sono
la Figura 74. La Pagoda della
testimonianza diretta di questa Tigre.
lunga storia. Un famoso poeta della dinastia Song, Su Shi
ha detto: “E’ un peccato aver visitato tutta la città di
Suzhou senza essere stati anche alla Collina della Tigre”.
Figura 75. La Pagoda del
Tempio del Nord.
La Pagoda del Tempio del Nord (Bei Si Ta) è una pagoda
cinese costruita tra il 1131 e il 1162, situata nel Tempio
Bao'en. E’ costituita da nove piani ed ha un'altezza
complessiva di 76 m. E' la più alta pagoda cinese a sud del
fiume Yangtze.
Le Pagode Gemelle (Shuang Ta) sono due
pagode che si trovano nel Vicolo del Tempio
Dinghui nell'angolo sud-orientale della città
storica di Suzhou. Una si chiama Pagoda di
Erogazione della Chiarezza mentre l'altra è la
Pagoda della Beneficenza. E' affascinante
come esse sembrino due pennelli da disegno.
Al di sotto c’era originariamente una casa a
un piano e somigliava quasi ad un supporto
delle spazzole da scrittura, con le ombre delle
due pagode che al tramonto si proiettavano
sul tetto. Ad est della pagoda c’è un edificio Figura 76. Le Pagode Gemelle.
quadrato di cinque piani con una campana
costruito durante la dinastia Ming, che pare essere una barra d’inchiostro. Da qui il
modo di dire che "le Pagode Gemelle sono come pennelli per scrivere, mentre l'edificio
con campana è la sua barra d’inchiostro".
Gabriele Perlini
83
I Giardini Cinesi dei Letterati
Le altre città fluviali
Zhouzhuang si trova nel sud-est di Suzhou ed è una delle città fluviali più famose della Cina. Il
villaggio è noto per le sue antiche tradizioni e i costumi, gli edifici ben conservati, gli antichi ponti e
la posizione pittoresca. Tutta la città è collegata da ponti e strade e tutte le case sono state costruite
sul fiume.
Tong Li (o Tongli) si trova sulla sponda orientale del lago Taihu, a soli 18 km da Suzhou. Tong Li è
un antico borgo con una storia di più di 1.000 anni e conserva molte delle caratteristiche di un'antica
città cinese. Degno di nota è il Giardino della Ritirata e della Riflessione, patrimonio UNESCO.
Luzhi si trova nell’est di Suzhou, a circa 25 km dalla città ed ha una storia di più di 1.400 anni.
Occupa appena un chilometro quadrato ma gli è stato assegnato il merito di “prima città d'acqua”
della Cina.
Il ruolo amministrativo della città: tra passato, presente e futuro
Tabella 1. I distretti della Suzhou contemporanea.
La divisione amministrativa della Cina contemporanea, che prevede tre livelli di agglomerati urbani
quali municipalità, città-prefettura e città-contee, classifica Suzhou come una città-prefettura. E'
d'obbligo però precisare che municipalità e prefetture non sono da intendere come semplici città ma
unità amministrative dinamiche più sviluppate ed estese che generalmente comprendono un nucleo
cittadino (urban core, cioè il concetto occidentale di città) e un'ampia zona circostante rurale o in
via di sviluppo che occupa un’area più vasta rispetto al nucleo urbano. Le città-prefetture molto
spesso comprendono a loro volta delle contee e delle città-contee fino a giungere alle suddivisioni
amministrative più piccole quali i villaggi. Se nel suo urban core risiedono più di 5 milioni di
abitanti, nel totale dell'area amministrativa di Suzhou ne vivono più di 10. Sebbene la sua grandezza
e la sua densità abbiano valori elevati, Suzhou risulta una città di media grandezza in confronto alle
altre città cinesi in quanto è solo al 18° posto fra le più densamente popolate della terra del dragone.
84
Gabriele Perlini
Suzhou
Agli occhi di un occidentale una città come questa, quasi cinque volte più popolosa di Milano,
potrebbe apparire come un’improbabile utopia del secolo scorso. Soffermandosi sulle cause che
hanno portato alla crescita economica e allo sprawl urbano della Cina in seguito alla scomparsa di
Mao Zedong e la successiva adozione di una politica meno socialista di quella che il Grande
Timoniere aveva perseguito, non è difficile comprenderne i risvolti attuali culminanti in quel
modello cinese di cui oggi molto si parla e molto sorprende.
Suzhou non è certo un caso isolato; basti pensare
infatti che più di 160 città cinesi superano il
milione di abitanti. Lo sviluppo crescente della
vicina Shanghai ha portato ad un incremento di
capitale umano ed economico (soprattutto
straniero) in tutta l'area posta tra le due città.
Questo non vuole essere un paragone tra la
megalopoli e la città-prefettura, in quanto le loro
storie ci mostrano quanto possa essere diverso lo
sviluppo di due vicini agglomerati urbani nel corso
del tempo.
Figura 77. Il Suzhou Industrial Park.
Se fino alla metà del 1800 la città di Shanghai altro non era che un piccolo villaggio di pescatori
sito sulle sponde del fiume Huangpu, Suzhou era già una grossa città con almeno mezzo milione di
abitanti e 2.500 anni di storia alle spalle. Solo dai primi anni del '900 Shanghai ha avuto una
crescita incontrollata grazie alla colonizzazione e alla settorializzazione della città da parte delle
potenze straniere (in primis gli inglesi, gli americani e i giapponesi) che l’hanno scelta per la sua
posizione favorevole al commercio mondiale, facendo diminuire sempre di più l’importanza di
Suzhou e di tutte le altre città storiche nelle vicinanze.
Oggi la città è una delle più importanti dell’intera Cina nonché polo industriale della farmaceutica e
delle lavorazioni biomediche grazie al finanziamento delle multinazionali occidentali e di altri stati
asiatici come Singapore. Ad oggi la crescita del prodotto interno lordo di Suzhou è pari al 12,1%
mentre al settembre 2012 le statistiche la classificavano al primo posto fra le città più
industrializzate della Cina. Il suo sviluppo ha una correlazione diretta con la crescita delle sue città
satelliti, tra cui Kunshan, Taicang, Changshu e Zhangjiagang, che insieme alla città storica formano
la prefettura di Suzhou. Questa crescita economica è dovuta anche al fatto che Suzhou si trova a
metà del 'corridoio infrastrutturale' che collega Shanghai a Nanjing, le due città più importanti
dell’est della Cina. Nuove aree edificate sorgono in tutto il circondario della città storica di Suzhou
(Gusu District) quali:
Il Suzhou Industrial Park (SIP) è il più grande progetto di cooperazione tra il governo
cinese e quello di Singapore, sviluppato a partire dal 1994. Si trova accanto al Lago
Jinji, ad est della città vecchia di Suzhou.
Il Suzhou New District è stato fondato nel 1990. Nel novembre 1992 la zona è stata
scelta per essere la più grande area industriale hi-tech a livello nazionale.
Nel 2000, l'originale Contea di Wu fu divisa in due distretti inclusi Xiangcheng e
Wuzhong. Essi costituiscono oggi la parte settentrionale e meridionale della città di
Suzhou.
Nel 2012, la città di Wujiang divenne un altro distretto di Suzhou.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Gabriele Perlini
Suzhou
4.2 I GIARDINI STORICI DI SUZHOU
I giardini di Suzhou hanno un’origine molto antica. Il primo di cui si ha notizia apparteneva
all'imperatore dello Stato di Wu durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni. Più di 200
giardini esistevano a Suzhou tra il XVI secolo e XIIX secolo. Essi sono stati costruiti secondo lo
stile e la concezione dei dipinti: tutto il giardino è visto come un rotolo di pergamena che si apre
sotto i nostri occhi (paesaggio preso in prestito).
L’osmanthus e l’albero della canfora sono rispettivamente il fiore e la pianta caratteristici della città,
molto diffusi in tutte le aree verdi pubbliche e private.
Figura 78. Targa UNESCO del Giardino dell'Umile
Amministratore (Suzhou).
Dei molti giardini che esistevano nel periodo di massimo splendore della città (epoca Ming) oggi ne
rimangono solo 19 di cui alcuni privati e altri pubblici. Tra essi quelli più importanti sono:
1
Il Giardino dell’Umile Amministratore 拙政园 (Zhuozheng Yuan)
2
3
4
5
6
Il Giardino dell’Indugiare 留园 (Liu Yuan)
Il Boschetto dei Leoni 狮子林 (Shizilin)
Il Padiglione dell’Onda Verde 沧浪亭 (Canglang Ting)
Il Giardino del Maestro delle Reti 网师园 (Wangshi Yuan)
Il Giardino della Coppia 耦园 (Ou Yuan)
7
8
9
10
Il Giardino della Cultura 艺圃 (Yi Pu)
La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza 环秀山庄 (Huanxiu Shanzhuang)
Il Giardino dell’Armonia 怡园 (Yi Yuan)
La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Smeraldo 拥翠山庄 (Yongcui Shanzhuang)
11
12
13
14
15
Il Giardino della Gru 鹤园 (He Yuan)
Il Giardino Zigzagante, o Ex Residenza di Yu Yue 曲园, 俞樾故居 (Qu Yuan)
Il Giardino della Spensieratezza 畅园 (Chang Yuan)
Il Giardino dell’Ovest 西园寺 (Xi Yuan)
Il Giardino della Ritirata e della Riflessione [a Tong Li] 退思园 (Tuisi Yuan)
I primi otto sono quelli che hanno ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità
dall’UNESCO tra il 1997 e il 2000, assieme a quello della città di Tong Li.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
4.2.1 IL GIARDINO DELL’UMILE AMMINISTRATORE
拙政园 (Zhuozheng Yuan)
Il Giardino dell’Umile Amministratore (noto anche come il Giardino del Politico Fallito) è il più
grande di Suzhou. Costruito nel 1513 da Wang Xianchen, è associato allo stimato artista della
dinastia Ming Wen Zhengming che, da frequente visitatore, ha dipinto numerose vedute del suo
interno. Il giardino deve la sua fama alla raffinatezza e alla sobrietà della struttura, esaltante il ruolo
della vegetazione nel rapporto con acque e rocce mentre è povera di elementi architettonici.
La storia
Il nome del giardino, Zhuozheng Yuan, proviene da un saggio di Pan Yue, scrittore della dinastia
Jin, dal titolo Vivere nell’Ozio: “Costruire una casa e piantare alberi, annaffiare il giardino e
coltivare verdure sono compiti (zheng) di umili (zhuo) persone… Coltivare il mio giardino e
vendere le verdure raccolte è la politica di un umile uomo.”
Il nome costituisce il commento di Wang Xianchen – in parte sottile autoironia, ma anche auto
giustificazione – al giardino da lui stesso creato, in verità risultato del lavoro di una vita che si
rivelò migliore della sua carriera pubblica.
La visita
Il giardino comprende un’area di più di quattro ettari ed è formato da tre sezioni adiacenti unite in
modo armonioso: la parte est, la parte centrale e la parte ovest, di cui quella centrale risulta la più
raffinata.
L’attuale entrata avviene attraverso il giardino orientale ma i visitatori dovrebbero velocemente
camminare attraverso la parte est, entrare nel giardino centrale e continuare dritto verso la storica
entrata della residenza principale – la sala d’ingresso con l’antico glicine piantato da Wang
Xianchen. Bisognerebbe iniziare da qui il tour guardando per prima cosa attraverso la strada per
vedere il muro di schermatura che delimita il cortile d’entrata della casa e la strada che ci passa
vicino. Questo stratagemma architettonico è tipico in diversi giardini di Suzhou ma quello qui
presente è particolarmente elegante e sapientemente proporzionato.
Da qui si cammina verso nord attraverso una progressione di sale e cortili, arredate come fossero
sale di un museo. Da notare il percorso elevato al centro del cortile che consente una passeggiata
coperta da un padiglione all’altro. I cortili ospitano una successione di quattro diverse specie
d'alberi: partendo dalla magnolia del primo, un albero da frutto come il pesco o il pero nel secondo
cortile, un albero con fogliame autunnale come l’acero nel terzo e un pino nel quarto cortile. Questi
alberi definiscono la stagionale progressione di primavera, estate, autunno e inverno.
Il Giardino Centrale
Il Giardino Centrale è formato da quattro aree: la Corte del Nespolo, il laghetto centrale (che copre
un terzo dell’area), l’area del Piccolo Ponte Volante dell'Arcobaleno a sud-ovest e i corridoi tortuosi
a nord-ovest. Il Giardino Centrale è stato costruito in un periodo di oltre sessant’anni, dagli inizi del
4° anno del regno di Zhengde della dinastia Ming (1509) dall’ispettore imperiale Wang Xianchen.
La Corte del Nespolo
Camminando si esce dal lato nord della residenza verso la Corte del Nespolo, formato da un
piccolo giardino con un padiglione ad est, un padiglione sulla sommità di una collina e una
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Gabriele Perlini
Suzhou
pavimentazione riccamente disegnata in stile ghiaccio frantumato. Il pavimento è tra i più
belli di tutti i giardini della Cina. Una texture simile è usata anche nelle finestre del
padiglione. A nord-ovest c’è un accesso di forma rotonda (moon gate) che conduce verso il
grande giardino.
Il laghetto centrale
Guardando attentamente verso il giardino mentre ci si avvicina attraversandolo e stando
nell’altro lato della porta rotonda per apprezzare la cornice che la circonda, bisogna dare
un’occhiata attraverso l’accesso e la panoramica scena scorrevole che emerge dall’altro lato.
Da questa postazione nell’angolo a sud-est del Giardino Centrale, uno può guardare da destra
a sinistra nella stessa maniera in cui si srotola una pergamena ed immaginare che si stiano
vedendo fiumi, laghi e montagne. E’ un esempio di paesaggio preso in prestito.
La Sala del Profumo Aleggiante è subito ad ovest della porta rotonda e il suo nome allude
all’aroma dei fiori di loto in estate. Almeno dieci edifici all’interno del giardino hanno nomi
che si riferiscono ai fiori di loto. Infatti in estate il laghetto è colmo di loti e l’allusione al
proverbio buddhista “spesso dal fango possono sbocciare la bellezza e l’onore” pervade il
giardino. Se dalla sala si guarda verso nord, si vede un’isola artificiale realizzata con la terra
scavata dallo stagno. Un torrente attraversa l’isola, dividendola in due. Un piccolo ponte
costruito con lastre di pietra attraversa il torrente e dà un senso di mistero al tranquillo
paesaggio. Alberi e piante crescono in tale abbondanza da creare un paesaggio multiforme. La
sommità della collina dell’isola è completata dal Padiglione Prunus mume, studiato per dare
l’impressione che si tratti di una piccola locanda in un paesino di montagna. Uno di fronte
all’altra, divisi dallo stagno, il padiglione e la Sala del Profumo Aleggiante costituiscono
l’asse centrale, lungo il quale si trovano la maggior parte delle bellezze del giardino. Sulla
sponda occidentale, la Torre Vista della Montagna (Torre Jianshan) sembra galleggiare sullo
stagno. Dalla Sala del Profumo Aleggiante, i visitatori possono vedere il padiglione sullo
sfondo del giardino. A sud si trova il Continente Fragrante, sorta di sala-battello con un
padiglione nella parte anteriore e una torre sul retro, collegati da una linea di bassi edifici.
Diversi ponti serpeggianti attraversano lo stagno, alimentato da un corso d’acqua che
proviene da sud e che scorre verso un padiglione nel mezzo.
Il Piccolo Ponte Volante dell’Arcobaleno
I ponti del giardino centrale sono particolarmente raffinati, specialmente il Piccolo Ponte
Volante dell’Arcobaleno nell’angolo a sud-ovest. Si tratta di un raro ponte in legno in cui
l’esuberante slancio attraverso l’acqua anima il ristretto spazio sottostante. Il paesaggio
incorniciato dal ponte, il colmo del tetto illuminato dal sole e i riflessi sull’acqua al di sotto
danno vita a un contrasto delizioso. Degno di nota è il Piccolo Padiglione dell’Onda Verde,
situato sullo stagno, una variante del ponte coperto, da cui si gode la piacevole veduta di un
villaggio sull’acqua. Benché il corso d’acqua non si spinga lontano, i due ponti coperti creano
una naturale illusione di ben maggiore lunghezza. A est della Sala del Profumo Aleggiante vi
sono diversi paesaggi in vaso di squisita finitura, utilizzati principalmente come zone di
passaggio. Il più degno di nota è la Corte dei Malus micro malus Makino, che deve il nome
alle piante di Malus micro malus, alle decorazioni e ai motivi pavimentali di mela selvatica.
In ciascuno dei due cortili laterali si trova un piccolo albero, che offre scenari diversi a
seconda del diverso angolo di osservazione.
I corridoi tortuosi
Una schiera di corridoi tortuosi occupa l’angolo a nord-ovest del Giardino Centrale. E’
piacevole camminare su e giù, davanti e dietro le mura e le colonne che lo delimitano
spazialmente. E’ importante concludere la visita al Giardino Centrale attraverso la porta
insolitamente alta ad ovest del laghetto che connette la sezione centrale e quella ovest del
giardino.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Il Giardino dell’Ovest
La parte occidentale del Giardino dell’Umile Amministratore è conosciuta anche con il nome di
Giardino Supplementare. Attraversando la galleria del portale, i visitatori sono accolti da un
elegante padiglione a forma di ventaglio denominato Con Chi Mi Siederò?, che prende il nome dai
versi di Su Dongpo: «Con chi mi siederò? Con la luna brillante, con il vento fresco e con me
stesso». La sensazione di riservatezza e di melanconia è ampliata dall’illusione di maggiore
profondità spaziale procurata dallo stagno; qui l’elemento più spettacolare è il camminamento che
costeggiando la riva sovrasta l’acqua; il suo procedere a zigzag aggiunge interesse allo stagno.
Altre costruzioni importanti nel giardino sono il Padiglione Ascolta la Pioggia a sud-est e il
Padiglione Fermati e Ascolta a ovest. Sebbene entrambi prendano il nome dalla composizione del
poeta Tang Li Shangyin Il loto appassito è lasciato solo ad ascoltare la pioggia, il primo sottolinea
la bellezza dell’«ascoltare» il suono della pioggia, mentre il secondo presta più attenzione all’essere
«lasciati soli», suggerendo al visitatore di fermarsi e godere dei fiori prima che essi appassiscano e
muoiano.
Verso nord un tratto particolarmente raffinato di corridoio curva e si abbassa verso un approdo per
barche al limite dell’acqua. Il Giardino dell’Ovest è anche noto per la Sala delle Trentasei Anatre
Mandarine, con i suoi accostamenti di legnami quadrati e rotondi che alludono alle anatre maschie e
femmine e alla loro duratura fedeltà. Questa sala è il perno da dove il laghetto conduce a sud dentro
un piccolo canale tortuoso e a delle colline a sud ovest. Il Giardino dell’Ovest include anche un
giardino di penjing con oltre settecento paesaggi in vaso nello stile di Suzhou e che meritano studio
e ammirazione.
Il Giardino dell’Est
Il Giardino dell’Est è abbastanza mediocre benché sia stato costruito in epoca Ming e alcuni
padiglioni siano stati ricostruiti.
La fama
Durante la dinastia Ming i pittori di corte ripresero le metafore del mondo visto come un giardino
imperiale, tipiche del primo periodo della dinastia Song, mentre i pittori eruditi, ispirati dalle
esplorazioni dei paesaggi mentali dei pittori dell’epoca Yuan, seguirono i propri spiriti interiori. La
scuola di pittura Wu era incentrata a Suzhou. Il leader del movimento Shen Zhou (1427-1509) e il
suo celebre discepolo Wen Zhengming (1470-1559), hanno vissuto e dipinto a Suzhou, dove
esercitarono la via dell’auto-coltivazione dalla politicizzata corte imperiale. Tra le serie di dipinti di
Wen Zhengming ci sono due album: il primo è del 1533 e composto da trentuno pergamene mentre
il secondo è del 1551 ed è composto da otto scene (completate all’età di ottantun anni). Entrambi gli
album sono dedicati al Giardino dell’Umile Amministratore, di proprietà del suo grande amico
Wang Xianchen. Per ognuno dei trentuno angoli del giardino, Wen lasciò anche una descrizione e
un componimento poetico, con un’introduzione sulla loro disposizione spaziale e sul significato dei
nomi attribuiti loro dal proprietario. Questi album sono un esempio di perfezione delle tre arti:
poesia, calligrafia e pittura. Usando solo dell’inchiostro ha elegantemente delineato il giardino come
un luogo di auto-riflessione.
Camminare in senso antiorario intorno al laghetto centrale, fermarsi al padiglione ad est del laghetto
e guardare ad ovest verso la Pagoda del Tempio del Nord, è un superbo esempio di paesaggio preso
in prestito (borrowing scenery). Si continua lungo il lato nord del laghetto, camminando su e giù per
le colline, per aver quel senso di cambiamento di vedute che un’alternanza di elevazioni come
questa può produrre.
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Gabriele Perlini
Suzhou
Architettonicamente, il Giardino dell’Umile Amministratore può considerarsi un meraviglioso
esempio di un grande giardino caratterizzato dal movimento, da una ricchezza di sentieri che si
dividono e si biforcano, da splendidi punti di osservazione e costanti mutamenti del senso dello
spazio. La sua massima riuscita sta nel contrasto armonioso tra i paesaggi: l’area scenica principale
attorno agli elementi d’acqua crea l’impressione di uno spazio ben più ampio, ulteriormente
rafforzata dagli snodi panoramici secondari ricchi di edifici.
Figura 79. Dipinto del giardino di Wen Zhengming. Figura 80. Lo stagno.
Figura 81. La parete rocciosa.
Figura 83. Pavimento a ghiaccio frantumato.
Gabriele Perlini
Figura 82. Il sentiero.
Figura 84. La salita.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 85. Rapporto interno residenza-esterno del giardino.
Figura 86. Texture di un sentiero.
Figura 87. Laghetto.
Figura 88. Il molo di attracco e il Padiglione del Germoglio Verde.
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Figura 89. Il boschetto di bambù.
Gabriele Perlini
Suzhou
Figura 91. L'edificio Xiangzhou costruito sull'Isola
Fragrante.
Figura 90. Il ponte a zigzag.
Figura 92. Lo stagno pieno di fiori di loto.
Figura 93. La Torre Jianshan.
Figura 94. Planimetria generale del giardino.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 95. Pianta della sezione ovest del giardino.
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Gabriele Perlini
Suzhou
4.2.2 IL GIARDINO DELL’INDUGIARE
留园 (Liu Yuan)
La storia
Il Giardino dell’Indugiare fu realizzato sull'area del Giardino Orientale della dinastia Ming,
costruito dall'ex-ministro Xu Taishi. Durante il regno dell'imperatore Jiaqing (1796-1820) della
dinastia Qing, il Giardino Orientale fu ricostruito e ribattezzato Freddo Villaggio Verde. Più tardi,
cambiò nuovamente nome in Giardino dell'Indugiare in quanto, in cinese, questo termine si
pronuncia come il cognome del suo proprietario: Liu. All'ingresso venne così posta una targa che
spiega il nome con l'iscrizione poetica «Indugiare per sempre tra Cielo e Terra».
La visita
Il giardino che vediamo oggi è ciò che rimane dalla dinastia Qing. L'intera area, che si estende su
due ettari, può essere suddivisa in quattro parti: al centro, ciò che resta del Freddo Villaggio Verde,
la parte principale attorno al lago; la Grandiosa Collina Artificiale a ovest; il complesso di edifici a
est; e l'incontaminato villaggio di montagna a nord.
Nello stagno, nel cuore del giardino, fu creata una piccola isola chiamata Piccola Penglai, collegata
da un tortuoso ponte pedonale a una penisola a est. A nord dello stagno fu eretta una collina di rocce
e terra con pietre gialle di lago. Sulla collina sorge un piccolo padiglione esagonale denominato
Padiglione Keting, che offre una veduta panoramica del paesaggio a sud della collina,
straordinariamente pittoresco, con la Torre Trasparente e la Residenza del Verde Traboccante.
La parte occidentale costituisce un ottimo esempio di interessanti colline di terra costellate di pietre
gialle. Sulla sommità della Grande Collina Artificiale, il Padiglione Shuxiao si erge sopra un corso
d'acqua serpeggiante, fiancheggiato in fondo alla valle da alberi di pesco. Per far apparire più alta la
collina, i muri dei pochi edifici sono stati tenuti molto bassi.
La Sala Celeste dei Cinque Picchi, conosciuta anche con il nome di Sala Nanmu, è l'edificio più
imponente del complesso architettonico situato nella parte orientale del giardino. Assai spaziosa e
lussuosamente arredata, è la sala più grande di tutta Suzhou. Il cortile situato nella parte anteriore
del complesso è denominato Cortile dei Cinque Picchi Antichi. Quando tutte le finestre delle due
vetrate laterali sono aperte, sembra davvero di camminare attraverso montagne e foreste. Benché gli
edifici siano qui piuttosto ravvicinati, lo Studio Yifeng a est occupa un luogo tranquillo; a sud vi
sono una serie di piccoli cortili allineati comunicanti tra loro. A nord vi è un altro piccolo cortile, lo
Studio del Ritorno alla Lettura, delizioso e appartato. Questi cortili suggeriscono miracolosamente
l'infinito sebbene siano un labirinto di piccoli spazi.
Nell'angolo nord-est del giardino si trova una costruzione a «sale gemelle», splendidamente
decorata, denominata Sala dei Vecchi Eremiti Letterati. Non lontano, presso le acque del piccolo
Stagno Huanyun, si trova una roccia Taihu chiamata Picco Nascosto dalle Nuvole, alta oltre 5 metri;
il suo riflesso nelle acque cristalline sottostanti insieme a un gruppo di edifici progettati per farne
risaltare la grandezza scultorea accrescono il fascino del giardino. Questa roccia è la pietra calcarea
più grande di tutti i giardini classici a Suzhou, e probabilmente la più bella in assoluto. Forse per la
sua grandezza era sfuggita alle attenzioni dell'imperatore Hui Zong della dinastia dei Song del
Nord, il quale aveva una grande passione per le pietre Taihu e requisiva le più belle per la sua
capitale.
La parte settentrionale del giardino si chiama Un Altro Villaggio, ora utilizzato per esporre
esemplari di centinaia di piante e paesaggi in vaso. Quest'area, che presenta pochi edifici, è stata
lasciata vuota per consentire all'immaginazione del visitatore di vagare, come avviene per lo spazio
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
appositamente lasciato vuoto in un tradizionale dipinto cinese.
Il camminamento coperto che collega tutti i punti panoramici del giardino è lungo 700 metri; si
snoda seguendo le configurazioni del terreno, offrendo visuali che cambiano di continuo.
Sebbene le quattro aree paesaggistiche del Giardino dell'Indugiare presentino caratteristiche
nettamente differenti – ad esempio strutture massicce che si alternano a piccole costruzioni o
paesaggi apparentemente complicati - esse condividono uno stile architettonico simile. Come il
Giardino dell'Umile Amministratore, anche il Giardino dell'Indugiare è caratterizzato da paesaggi
artificiali ben organizzati che si completano a vicenda, vari per forma, colore e interesse.
Figura 96. Il sentiero fra le rocce.
Figura 98. Finestra sul giardino.
Figura 97. La Porta della Luna.
Figura 99. Simbologie sulle pavimentazioni.
Figura 100. Il giardino di penjing.
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Gabriele Perlini
Suzhou
4.2.3 IL BOSCHETTO DEI LEONI
狮子林 (Shizilin)
La storia
Il giardino del Boschetto dei Leoni, risalente al secondo anno del regno di Zhizheng (1342), era in
origine un tempio eretto da Tianru, eminente monaco della dinastia Yuan e deve il suo nome alle
bizzarre formazioni rocciose, che si diceva assomigliassero a leoni accovacciati. Ni Zan, celebrato
pittore della dinastia Yuan che partecipò alla costruzione del giardino, ne catturò la bellezza nel
dipinto Rotolo del Boschetto dei Leoni (1373), procurandogli immediata fama. Dopo la morte di
Tianru, il giardino passò attraverso una serie di mani fino a quando nel 1918 divenne proprietà di un
ricco industriale di nome Mr. Pei per poi passare allo Stato dopo la fondazione della Repubblica
Popolare Cinese. La maggior parte degli edifici del giardino ha conservato lo stile architettonico
della dinastia Yuan.
La visita
Il Boschetto dei Leoni è un giardino cinto da mura di forma irregolare che si estende per 1,1 ettari,
caratterizzato da un terreno collinare a sud-est e da numerosi elementi d'acqua a nord-ovest.
Circondato da lunghi corridoi dotati di finestre a grata, il famoso giardino di rocce ne è forse
l'attrazione principale, ma degni di nota sono pure i 22 padiglioni, le 71 tavole storiche di pietra e le
steli incise con calligrafie di artisti famosi.
Disposte in maniera compatta intorno al bacino d'acqua centrale, le architetture del giardino sono
suddivise in tre gruppi: il Tempio Ancestrale, la Residenza e il Cortile.
Il Tempio Ancestrale all'ingresso del giardino era un tempo di proprietà della famiglia Pei,
attorno al 1920 il secondo proprietario immobiliare di Shanghai.
Spaziosa e splendida, la Sala Yanyu costituisce l'edificio principale di tutta l'area residenziale;
tipica costruzione cinese a «sale gemelle», ospita un paravento dipinto con il Rotolo del
Boschetto dei Leoni da un lato e il Documento della Restaurazione del Boschetto dei Leoni
dall'altro. Nel cortile a nord della sala vi sono due piante di lagunaria (Lagunaria patersonii)
che aggiungono un che di esotico ai colori primaverili del giardino. Gli elementi di maggiore
interesse sono per lo più incentrati sulla sala gemella, con i passaggi che portano alla Sala
Stare in piedi sulla Neve (Lixuetang), alla Camera Dormire sulle Nuvole (Woyun Shi) e alla
vicina Piccola Sala Quadrata chiamata Villaggio nel Giardino delle Delizie (Xiaofangting).
Attraversando la Piccola Sala Quadrata, i visitatori potranno ammirare i nove imponenti
picchi che si dice assomiglino a nove leoni disposti in diverse posizioni e con diverse
espressioni del muso. Le grate delle finestre del cortile a nord dei picchi sono decorate con
belle immagini raffiguranti il liuto cinese, il gioco degli scacchi, dipinti calligrafati e fiori.
Situato nel punto più alto, nella parte occidentale del giardino, il Padiglione della Cascata
Volante è una struttura a tre livelli, costruita con pietre di lago e che dispone in alto di una
riserva d'acqua. Appena si avvia il dispositivo, una cascata artificiale inizia a scendere
nell'anfratto sottostante.
L'area del Cortile, situata nella parte occidentale del giardino, è costituita principalmente dalla
Sala del Loto e dal Padiglione delle Vere Delizie. Entrambi sono situati vicino all'acqua e
sono impreziositi da belle sculture in legno. Un camminamento ingegnosamente progettato
collega il piano superiore della Torre del Profumo Nascosto e delle Ombre Scarse (Anxiang
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Shuying Lou) con il Padiglione del Ventaglio, il Padiglione della Stele Wen Tianxiang e il
Padiglione della Stele Imperiale, che costituiscono una linea di strutture basse che si
contrappongono all'imponente muro meridionale. La maggior parte degli edifici, di stili
diversi e altezze variabili, si trova a nord.
Con una superficie di 0,15 ettari, il labirintico giardino di rocce è considerato lo spettacolo più
affascinante del Boschetto dei Leoni. Pieno di movimento e di strutture diverse, progettato
con una combinazione di curve e deviazioni, è stato realizzato su tre livelli con rocce Taihu,
pietre calcaree provenienti dal lago Tai. I visitatori possono perdersi facilmente nel dedalo dei
nove sentieri tortuosi e delle ventuno caverne: la fine sembra sempre dietro l'angolo, ma in
verità è ancora lontana... Una gola che ricorda una cavità carsica naturale nella zona ovest
divide in due la collina artificiale, attraversata però da una terrazza di bambù che riunifica le
due metà. Secondo la leggenda, gli Immortali vivevano su una montagna divina in mezzo al
mare; per ricreare questo ambiente, gli antichi architetti ammassarono pietre nell’area centrale
del giardino.
L'imperatore Qianlong della dinastia Qing visitò sei volte il giardino Boschetto dei Leoni e ne
fece poi realizzare due simili nella Città Proibita e nella Residenza Estiva. L'imperatore ha
scritto la parola "Zhenqu" (vera delizia) per descrivere la bellezza del giardino. L'iscrizione è
ancora mostrata in un padiglione con lo stesso nome.
Il Boschetto dei Leoni, essendo stato ampliato e rimaneggiato nei primi anni del 1900, ha una
varietà di stili. Lo stile architettonico dei piccoli ponti e anche di qualche piccolo edificio era
occidentale mentre le strutture principali mantenevano lo stile tradizionale cinese. Si trovano qui ad
esempio dei rari casi di vetri decorativi, tipici della cultura occidentale che niente hanno a che
vedere con la classica progettazione cinese dei giardini.
Figura 101. Esempio di fengluan.
Figura 103. Veduta del laghetto.
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Figura 102. Il ponte a zigzag.
Figura 104. Fiori di loto nello stagno.
Gabriele Perlini
Suzhou
Figura 105. Dettaglio di pietra e acqua.
Figura 107. Uso del vetro nella Piccola Sala Quadrata.
Figura 106. Fengluan.
Figura 108. La salita rocciosa.
Figura 109. Assonometria del giardino.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 110. Planimetria del giardino.
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Suzhou
4.2.4 IL PADIGLIONE DELL’ONDA VERDE
沧浪亭 (Canglang Ting)
La parola cinese «giardino» può essere espressa con molti altri nomi comuni, tra i quali uno dei più
significativi è «padiglione», a testimoniare l’importante ruolo che tali costruzioni ricoprono
all’interno di un giardino. Il Padiglione dell’Onda Verde a sud della città storica di Suzhou è un
giardino che prende il nome dallo storico padiglione che si trova nella sua area; si estende per 1,08
ettari ed è riconosciuto come il più antico dei giardini classici esistenti a Suzhou, risalente al
periodo delle Cinque Dinastie.
La storia
Il giardino era in origine la proprietà privata di un principe; in seguito, durante la dinastia dei Song
del Nord, Su Shunqin, un poeta letterato allontanato dal governo, stabilì qui la propria residenza nel
1044 e la chiamò Canglang, o Onda Verde. Il padiglione ha cambiato molti proprietari fino al 1696
d.C., quando fu restaurato da Song Luo, governatore della provincia dello Jiangsu. Nel 1827 la
proprietà fu trasferita al governatore Tao Shu e nel 1873 il governatore Zhang Shusheng ne divenne
proprietario. Più volte ricostruito, la maggior parte degli attuali elementi paesaggistici ricorda
tuttavia ancora lo stile architettonico originale della dinastia Song. Nel 1955 il padiglione fu aperto
al pubblico e nel 2000 è stato inserito nella lista del patrimonio dei monumenti culturali mondiali
dell'UNESCO.
La visita
Il Padiglione dell’Onda Verde si caratterizza per una disposizione unica che integra boschi e acqua.
Un torrente scorre attraverso il giardino ed esce dal cancello settentrionale. Una serie di padiglioni a
sé stanti e terrazze che si affacciano lungo il torrente danno la sensazione di uno spazio ampio e
aperto che si fonde perfettamente con il paesaggio urbano in lontananza. Un lungo camminamento
coperto, a est del cancello principale, si snoda seguendo il torrente della Camera sulla Riva dello
Stagno al Padiglione per Guardare i Pesci. Un muro divisorio centrale divide il camminamento in
due percorsi paralleli, che colloquiano tramite finestre a grata; in tutto il giardino se ne contano 108
diversi tipi, ciascuna con un proprio stile e modello. Le formazioni rocciose del giardino, create più
con terra che con pietre e fitte di alberi altissimi e folti cespugli, sembrano colline boscose.
Visto dall’altra parte del torrente, il famoso Padiglione dell’Onda Verde, antico edificio a pianta
quadrata, si staglia superbamente sulla sommità della collina. I distici incisi sui pilastri di pietra che
lo sostengono recitano: «La brezza rinfrescante e la luna luminosa non hanno prezzo; fiumi vicini e
colline in lontananza suonano note di sentimento». Essendo il Padiglione per Guardare i Pesci
vicino all’acqua e il Padiglione dell’Onda Verde lontano sullo sfondo, i visitatori spesso
erroneamente considerano il primo il padiglione principale. Sotto il profilo architettonico, tuttavia,
il Padiglione dell’Onda Verde dall’alto della collina si affaccia sull’acqua attraverso il
camminamento coperto dietro la fitta vegetazione, in una posizione ideale per suscitare una
sensazione di grande pace e serenità. Il corridoio tortuoso che segue il terreno della montagna
unisce insieme acqua e architettura, creando una perfetta «visuale inaspettata» grazie alle finestre a
grata che eliminano la divisione tra interno ed esterno e la sensazione di dentro e fuori. Questa
tecnica dell’open space ha contribuito nel corso degli anni alla fama del giardino.
Degno di nota è anche un piccolo ma profondo bacino d’acqua a ovest del giardino, elegantemente
adagiato sulla collina per rendere più magnificente la veduta delle montagne. I bambù sono stati le
Gabriele Perlini
101
I Giardini Cinesi dei Letterati
piante tradizionali che hanno reso unico il giardino sin dai tempi in cui fu costruito da Su Shunqing.
Nel giardino se ne coltivano oggi oltre venti specie. A nord si trova un ampio complesso, la Sala
Meravigliosa del Verde, che presenta camere laterali di varie dimensioni dal disegno raffinato. I
cortili anteriore e posteriore, ricchi di bambù verdi, alberi di banano e pini che danzano con l’ombra
e la luce, sono animati dal loro movimento e dai loro colori. Uno sguardo a nord attraverso le grate
delle finestre della sala principale lascerà i visitatori incantati dalle foglie di bambù illuminate dal
sole, un mare di fresche increspature di colore verde come quelle dell’acqua e una sinfonia di foglie
leggere che frusciano al vento.
Il Padiglione dell’Onda Verde, uno dei pochi giardini con un camminamento che ne collega tutti gli
angoli, insieme al Boschetto dei Leoni, il Giardino dell’Umile Amministratore e il Giardino
dell’Indugiare è uno dei magnifici esempi di giardini classici realizzati a Suzhou secondo gli stili
delle dinastie Song, Yuan, Ming e Qing.
Figura 111. Il cortile interno e il Tempio dei 500 Saggi.
Figura 112. La Casa del Bambù Elegante.
Figura 114. Apertura nel muro.
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Figura 113. Interno.
Figura 115. Il laghetto.
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Suzhou
Figura 116. Finestra a grata.
Figura 117. Il Padiglione dell’Onda Verde.
Figura 118. Finestra sulle foglie di banano.
Figura 119. La Porta della Luna.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 120. Planimetria del giardino.
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4.2.5 IL GIARDINO DEL MAESTRO DELLE RETI
网师园 (Wangshi Yuan)
Realizzato alla fine del XII secolo durante la dinastia dei Song del Sud, il Giardino del Maestro
delle Reti a sud-est della città storica di Suzhou è un complesso di tre cortili di 0,4 ettari.
Riconosciuto come uno dei più bei giardini classici della Cina meridionale, il Giardino del Maestro
delle Reti si caratterizza per la disposizione ingegnosa dei suoi elementi, compatti ma non assiepati.
La storia
Il giardino fu la residenza del Mandarino Shi Zhengzhi della dinastia dei Song Meridionali.
Chiamato anche "sala Wanjuan" o "Yuyin" (studio del pescatore), il nome indica il desiderio da
parte del proprietario di trasformarsi in un umile pescatore, per gustare la semplicità di una vita
lontana dalla burocrazia imperiale. Noto come La Pesca Segreta, aveva cambiato nome durante il
regno di Qianlong e infine restaurato durante il regno di Guangxu dal grande funzionario Li
Hongyi, assumendo la forma che conserva tuttora.
La visita
Varcando il cancello d’ingresso, i visitatori saranno affascinati dallo Studio dei Boschi di Cassia del
Recluso, il cui nome evoca un verso della poesia di Liu An Convocazione per un Recluso: «Gli
alberi di cassia crescono fitti nei recessi della montagna».
La Collina Nuvolosa, un giardino di rocce a nord dello studio, è formata da pietre gialle.
Ammantata dai fiori gialli delle cassie, nasconde il lago alla vista (secondo i principi tradizionali di
architettura cinese, un grande edificio, all’occasione rumoroso, utilizzato per incontri sociali
dovrebbe stare a una certa distanza dagli elementi d’acqua).
A ovest dello studio si trova un belvedere chiamato Belvedere sulla Riva del Fiume per Lavare i
Nastri del Proprio Cappello. Anche questo nome richiama antichi versi, che suggeriscono
l’adattabilità alle mutate circostanze di un funzionario in pensione: «Quando le acque del fiume
sono limpide, posso lavare i nastri del mio cappello, ma se sono fangose vi laverò i miei piedi».
Un camminamento coperto conduce al padiglione esagonale prospiciente il lago, chiamato
Padiglione della Luna che Sorge e del Vento che Scuote, uno dei luoghi più spettacolari del
giardino. Sotto il profilo architettonico, le vedute panoramiche attorno al lago sono tutti esempi di
spazi aperti, pur relativamente indipendenti, costruiti su basse fondamenta intorno ad un paesaggio
d’acqua.
Due edifici a nord del lago, lo Studio Guardando i Pini e Leggendo i Dipinti e lo Studio del Vuoto
Raccolto, costituiscono l’area residenziale principale. Lo Studio del Vuoto Raccolto, una delle
attrazioni più importanti del giardino, è una torre a due piani che si affaccia su tutto il complesso.
Per ridurre l’impatto visivo della torre massiccia, davanti allo studio fu costruito un camminamento
coperto, chiamato Il Ramo Oltre il Bambù. Di particolare nota è la struttura della torre, dal disegno
ingegnoso: tutte le giunture sono poste alla stessa altezza e i tenoni sono saldamente incastrati con
le mortase in modo da garantire duratura solidità.
Lo Studio della Tarda Primavera, piccolo cortile nell’angolo nordorientale del giardino, prende il
nome da un’altra nota poesia: Le peonie sole sono lasciate fiorire nel vento della tarda primavera, il
che spiega la coltivazione delle peonie all’interno del cortile, intervallate da bambù e da alberi di
pruno e banani. Dall’esterno, le finestre dello studio, di eccezionale bellezza, sembrano cornici
antiche. Una lunga struttura di rocce corre lungo tre dei muri, di fronte alla Fontana del Verde
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Traboccante. Vicino a questo piccolo ma profondo bacino, si erge il Padiglione della Fredda
Primavera, un mezzo padiglione tipico dei giardini cinesi. La Sala Ming al Metropolitan Museum of
Art di New York è stata progettata sulla base dello Studio della Tarda Primavera e così il Giardino
del Maestro delle Reti è diventato famoso in Occidente.
Di forma quasi quadrata, il piccolo stagno offre una veduta apparentemente infinita del giardino con
i camminamenti che serpeggiano lungo le sue cale negli angoli a sud-est e a nord-ovest. Nello
stagno non ci sono né erbe selvatiche, né fiori di loto e ciò rende l’acqua di una limpidezza
scintillante consentendo riflessi perfetti che danno l’impressione di una bacino più ampio di quanto
in realtà sia. Altrettanto importante è il fatto che lo stagno misuri circa 20 metri di lato, distanza
ideale per l’occhio umano che consente di abbracciare in unico sguardo la sponda opposta.
Il carattere illusorio delle dimensioni spaziali è qui reso pienamente: il laghetto ha una superficie di
appena quattrocento metri quadrati, ma la folta vegetazione e gli edifici che si rispecchiano in esso,
i meandri che si inoltrano negli angoli più nascosti, le diverse e cangianti prospettive concorrono
per dare il senso di un’indefinitezza dell’osservazione. Non deve dunque stupire che l’ultimo,
sfolgorante riflesso di un’arte sia considerato forse il più eccelso fra i giardini di Suzhou30.
Figura 121. Mappa dipinta del giardino.
Figura 122. Il Padiglione della Luna che Sorge e del
Vento che Scuote.
Figura 123. Dettaglio della porta d'ingresso.
30. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 131.
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Figura 124. Il ponte sull'acqua.
Figura 125. La Porta della Luna.
Figura 126. Il giardino di rocce.
Figura 127. Il Padiglione della Fredda Primavera.
Figura 128. Il Belvedere sulla Riva del Fiume per
Lavare i Nastri del Proprio Cappello.
Figura 129. Il laghetto.
Figura 130. Veduta generale del laghetto.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 131. Planimetria del giardino.
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4.2.6 IL GIARDINO DELLA COPPIA
耦园 (Ou Yuan)
Il Giardino della Coppia, chiamato anche Giardino Gemello o Giardino della Coppia Ritirata, è
posto nell’angolo est della vecchia città di Suzhou ed è circondato su tre lati da canali. Gli alti muri
bianchi che delimitano il giardino sono costruiti direttamente in cima alle mura di granito dei canali.
La storia
Shen Bingcheng, il fondatore del Giardino della Coppia, era un noto ufficiale d’alto livello durante
la dinastia Qing, dedito agli affari esteri. Verso i cinquant’anni, dopo la morte del padre, perse anche
la prima moglie e i due figli. Incapace di sopportarne le perdite, Shen si ammalò. Dopo diversi anni
passati in precarie condizioni fisiche, cominciò a riprendersi e infine si risposò. La sua seconda
moglie, Yan Yonghua, non era solo brava a scrivere poesie e a dipingere ma era anche una donna
piena di coraggio e intelligenza. Il corteggiamento di Shen e Yan si dice sia stato predestinato
perché egli la incontrò per la prima volta quando Yan era giovane e lui si meravigliò del talento
letterario di lei. Sua moglie lo prese in giro dicendogli: “Se l’ammiri così tanto perché non la prendi
come tua concubina?” Questo in effetti si avvererà anni dopo. In seguito al matrimonio, la coppia
iniziò a comporre poemi incisi sulla pietra e la loro storia d’amore divenne di dominio pubblico fra
gli intellettuali dell’epoca. Shen decise di ritirarsi dalla vita pubblica, dimettendosi con la scusa di
una malattia, e si trasferì a Suzhou con la nuova moglie e dove acquistò il Giardino della Coppia,
rimodellandolo secondo i propri gusti. Da questa storia romantica il giardino prese il suo nome
attuale e verrà ricordato da tutti come un luogo d’amore.
La visita
Questa dualità si nota nella disposizione architettonica: se nella maggior parte dei giardini la parte
residenziale e quelle sceniche sono separate, qui la residenza si trova esattamente al centro del
giardino, con due separati giardini uno ad est (il più raffinato) e uno ad ovest, riferiti rispettivamente
alle figure di moglie e marito.
Il Giardino dell’Est
La parte est è a diretto contatto coi canali ed è separata da essi solo dall’alto muro costellato da
finestre a grata, che consentono rapide occhiate dal giardino verso l’acqua e la città circostante.
L’entrata alla residenza avviene attraverso una porta nel muro sud – come stabilisce il classico
orientamento delle abitazioni cinesi. Oltre la porta, sopra il passaggio, c’è un’iscrizione placcata in
cui si legge ping quan xiao yin, Piccolo Ritiro del Pacifico Canale. Un senso di liquidità permea
l’esperienza del giardino.
Da qui iniziano una serie di tre sale: la Sala della Portantina, la reception hall e la grande sala sono
di fronte a una successione di cortili che procedono verso nord. Gli antichi visitatori sarebbero stati
accolti nella reception hall, il luogo principale che connette il giardino dell’est a quello dell’ovest.
Posta in alto nella sala c’è una tavola in cui si legge zai jiu tang, Sala del Vino Servito. Essa è
fiancheggiata da un distico montato su colonne traducibile come “Trovare fiori nella piccola strada
di campo del sud. Rastrellare le foglie pendenti nella strada di campo del nord.” Un secondo distico
è montato sul muro, a fianco di un dipinto di una coppia che beve sotto un albero. Questo distico si
traduce come “Servire il vino nel Giardino dell’Est e berlo in quello dell’Ovest”.
Un padiglione a tre campate indica il passaggio al Giardino dell’Est. Un distico inciso nel mattone,
composto dalla moglie Yan, incornicia la finestra nel lato est del padiglione. Il giardino è infuso
dell’amore di questa coppia ed è forse il più personale e intimo fra tutti quelli di Suzhou.
Un ammasso di rocce gialle occupa il quadrante a nord-ovest del Giardino dell’Est e un lungo
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I Giardini Cinesi dei Letterati
laghetto si snoda da nord a sud attraverso il centro. Corridoi circondano i lati ovest, sud ed est e una
grande sala racchiude il lato nord del giardino. All’estremità sud del laghetto, il Padiglione Fra
Montagne e Acqua sta sospeso sull’acqua che scorre al di sotto a creare un altro piccolo laghetto.
Dentro il padiglione c’è una schermatura incisa nel legno – I Tre Amici dell’Inverno: Prugno,
Bambù e Pino – che divide la stanza. La robusta incisione è considerata una fra le più raffinate
dell’epoca Qing. Il piccolo laghetto è anche racchiuso da un altro padiglione chiamato Ascoltare
dalla Torre delle Barche. Da qui uno può salire dentro la torre per osservare le attività giornaliere
svolte fuori dal giardino.
Lungo il muro est del giardino ci sono due padiglioni che sono collegati da un corridoio coperto. Il
padiglione più a nord, il Padiglione Vedere il Sole e la Luna, offre la più lunga veduta del giardino:
una prospettiva diagonale attraverso il laghetto che si apre al cielo del sud.
Una larga sala racchiude un terrazzo e un piccolo prato che guarda verso sud, oltre il giardino. Qui,
si può salire alla Torre del Sole e della Luna per una vista del canale e della città o accedere alla
banchina lungo lo stretto corridoio nell’angolo nord-est della terrazza. Da questa banchina, si può
fare un breve giro su una delle barche che fanno la spola sull’acqua del canale e ritornano al
giardino.
Il giardino roccioso del Giardino dell’Est è tra i più raffinati di Suzhou ed è stato costruito dal
maestro della dinastia Ming Zhang Nanyang. La roccia è ripida e piena di precipizi sul lato est dove
la proporzionata relazione fra il giardino roccioso e il laghetto è particolarmente pregevole. La
pietra gialla è dura e angolare e fa da forte contrasto con la calma del laghetto. Il giardino roccioso
si protende verso ovest attraverso una stretta apertura che taglia lungo il centro. Il lato ovest del
giardino roccioso è ricco di terra e piante ed è meno artistico di quello del lato est.
Il Giardino dell’Ovest
Nel Giardino dell’Ovest ci sono una serie di cortili e padiglioni, inclusi il Padiglione della Gru e
della Longevità a sud-est e la Torre della Biblioteca a nord. Nel centro del Giardino dell’Ovest c’è
la zhi lian lao wu, la Vecchia Casa con le Tende, un padiglione a tre campate circondato da piccoli
ammassi rocciosi.
Il Giardino dell’Ovest era usato per la lettura e la scrittura di poemi, circondati dagli alberi e dalle
montagne. Shen e Yan fecero questo solo per otto anni prima che lui venisse richiamato al servizio
governativo e la coppia si spostò da Suzhou lasciando il giardino abbandonato.
Nel libro Il Sogno della Camera Rossa di Cao Xueqin, uno dei capitoli è intitolato “Il talento
letterario è testato dalla composizione di iscrizioni” e poi si legge: “Se per i diversi padiglioni e le
sale del giardino non vengono fatte iscrizioni su tavolette con viste di fiori, salici, colline e laghetti
mancherà di aggiungere colore ad esse.” Solo dopo che un’iscrizione sarà stata composta e incisa su
pannelli in pietra, tavolette in legno o strisce di bambù allora la scena del giardino potrà definirsi
completa.
La moglie, Yan Yonghua, ha composto il distico che è alla base del nome del giardino. Ogni linea
del distico inizia e finisce con parole omofone (ou per la prima linea e cheng per la seconda). Il
carattere “ou” può significare “loto” o “una coppia di agricoltori”. Il pannello alla destra della
finestra riporta ou yuan zhu jia ou. Il pannello a sinistra della finestra riporta cheng qin zhu shi
cheng. La diretta traduzione dalla lingua cinese è difficile, dovuta alle sfumature dei diversi
significati spesso inclusi in poemi e distici. Tra le possibili traduzioni del distico:
Un’amorevole coppia vive nel giardino della coppia ritirata.
Una poetica città è stata costruita nell’angolo di una antica città.
Il giardino della coppia ritirata è pieno di amore.
La città è piena di conoscenza.
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Gabriele Perlini
Suzhou
Figura 132. Finestra sulla vegetazione.
Figura 133. Porta interna.
Figura 134. Il Ponte dell’Arcobaleno.
Figura 135. I corridoi coperti.
Figura 136. La finestra a grata.
Figura 137. Il canale esterno.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 138. Interno.
Figura 140. La Porta della Luna.
Figura 142. Il fiume.
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Figura 139. Il Padiglione Fra Montagne e Acqua.
Figura 141. Interno.
Figura 143. Il canale esterno.
Gabriele Perlini
Suzhou
Figura 144. Planimetria del giardino.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
4.2.7 IL GIARDINO DELLA CULTURA
艺圃 (Yi Pu)
Yi Pu, il Giardino della Cultura – a volte conosciuto anche come il Frutteto Artistico o il Giardino
delle Erbe – è un importante giardino della dinastia Ming ed è ricordato per un’illustre associazione
familiare. Esso vanta la più grande quantità di reperti della dinastia Ming fra tutti gli altri giardini di
Suzhou.
La storia
Il giardino è posto in fondo ad uno stretto vicolo, Wenya Lane, chiamato così dopo un proprietario
del giardino, Wen Zhenmeng, che era il pronipote di Wen Zhengming, il famoso erudito Ming che
dipinse le scene del Giardino dell’Umile Amministratore. Il periodo Ming è conosciuto per le
eleganti e fini proporzioni nell’arredamento, i delicati dipinti delle scene del giardino e i giardini
privati come questo, organizzati con chiarezza e graziosi spazi sapientemente scalati. Un comune
detto dice “I Tang hanno scritto poesie così che i Song avessero soggetti per i loro dipinti così che i
Ming avessero ispirazione per costruire i giardini così che i Qing potessero rappresentarci opere e
suonarci musica”.
La visita
Yi Pu occupa un sito lungo e stretto. La residenza e la reception hall dominano la metà nord del
giardino. Un laghetto, un giardino roccioso e un canale occupano invece la metà a sud. Il limite est
è formato solo da un piccolo corridoio che collega Wenya Lane alla residenza mentre il limite ovest
ha solo uno stretto passaggio coperto che collega la residenza al giardino.
I visitatori entrano nella residenza attraverso un padiglione Ming ben conservato, lungo uno stretto
e tortuoso corridoio fiancheggiato da erba, hibiscus e glicini. In un’insolita sistemazione dello
stretto sito, si entra all’interno da un angolo (anziché dal centro) del cortile della reception hall, la
Shilun Tang. Una piccola apertura nel muro del corridoio ovest garantisce immediato accesso al
giardino attraverso questo cortile-reception e può essere il punto di entrata per gli ospiti invitati nel
giardino.
Il centro del giardino è definito da un laghetto di loti e dal più largo padiglione su acqua di Suzhou,
il Yanguang Ge a cinque campate, o Padiglione della Longevità. La vista da sud a nord verso il
padiglione è piuttosto monotona e manca di vitalità. Benché l’acqua scivoli sotto il padiglione, lo
spazio sembra ostruito e la relazione tra acqua ed edificio non è soddisfacente.
Dietro il Padiglione della Longevità c’è il Nianzu Tang, Sala per Ricordare gli Antenati, la
principale sala della residenza dove il proprietario tratteneva gli ospiti. Questa sala è anche
conosciuta come Boya Tang, la Sala dell’Erudizione e dell’Eleganza. Questo padiglione ha l’entrata
dagli angoli – ancora un’insolita stranezza – ed ha un unico percorso diagonale probabilmente a
conseguenza della ristrettezza della proprietà.
La vista dal Padiglione della Longevità è varia e ricca. Il giardino roccioso sale sopra due bassi
ponti nel sud-est. Un padiglione esagonale è sito sotto la chioma a forma di ombrello di un albero
della canfora.
La vista a sud-ovest è definita da un’imponente e alto muro bianco ricoperto da rampicanti. Una
porta tonda a forma di luna fa capolino da dietro una parete rocciosa del lago Tai, al limite
dell’acqua. Questa porta è il nesso esperienziale del giardino come esso si mostra da dentro il cortile
della gola e la Casa della Dolce Erba. La parete della gola scende fino ad immergersi nel laghetto.
La vitalità di questo spazio si trasforma quando si entra nel cortile della calma e ordinata Casa della
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Gabriele Perlini
Suzhou
Dolce Erba – chiamata così per la veccia, sunchang e le altre piante grasse qui piantate. La
posizione della Casa della Dolce Erba era il sito della biblioteca originaria.
Il Giardino della Cultura è frequentato dagli abitanti della città che quasi sempre troviamo seduti nel
Ruyu Ting, il Padiglione dell’Allevamento dei Pesci, una struttura in legno con sedute a ringhiera
inclinate datate dinastia Ming e poste sopra l’angolo sud-est del laghetto. Il soffitto e il tetto
inclinato del padiglione sono eccezionalmente raffinati – specialmente l’angolo in legno con la
mensola delle travi diagonali che sopportano la cima del tetto. Un arcuato ponte in pietra, il Ponte
Guardando i Pesci, attraversa una piccola insenatura del laghetto appena a sud-ovest del padiglione
ed è un buon posto dove poter ammirare i pesci.
Figura 145. La Casa della Dolce Erba.
Figura 146. Interno.
Figura 147. Il laghetto centrale con il Padiglione dell’Allevamento dei Pesci.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
4.2.8 LA RESIDENZA DI MONTAGNA DELL’AVVOLGENTE BELLEZZA
环秀山庄 (Huanxiu Shanzhuang)
Il giardino roccioso della Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza è ritenuto il più raffinato
fra tutti i giardini cinesi. Il giardino roccioso è stato costruito da Ge Yuliang (1764-1830), un
maestro dell’arte di costruire montagne artificiali durante il regno dell’imperatore Qianlong. Da Lu
Yuan Conghua (Osservazioni su Lu Garden) di Qian Yun della dinastia Qing, veniamo a conoscenza
dell’abilità di Ge Yuliang: “C’è un uomo chiamato Ge Yuliang, un nativo di Changzhou, il quale
modo di impilare rocce è migliore degli altri…e il giardino roccioso posto di fronte allo studio della
casa di Sun Guyuan (Sun Jun) è stato anch’esso realizzato sotto la sua direzione.” E’ raro come
possa esistere un’attribuzione individuale in un giardino. Dipinti e opere di calligrafia sono quasi
sempre attribuibili ad una data persona ma la progettazione di giardini ha visto la partecipazioni di
esperti artigiani e non autori rinomati. Quello della Residenza di Montagna dell’Avvolgente
Bellezza è una nota eccezione.
La storia
Durante il regno dell’imperatore Qing Qianlong, il giardino era la residenza dell’erudito Shen
Shixing. Per duecento anni il giardino fu di proprietà di Jiang Ji, Bi Yuan e Sun Shiyi. La famiglia
Wang occupò il giardino agli inizi del regno dell’imperatore Daoguang (1841). Otto anni dopo, nel
1849, la Sala degli Antenati Wang e la Villa per la Cultura furono costruite. Il Giardino dell’Est
venne riparato e la sala principale del giardino, posta sulla terrazza a sud dell’ammasso roccioso, è
stata chiamata la Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza – nome che verrà
successivamente usato per indicare l’intero giardino. Il giardino era in rovina dal 1949 e solo la
montagna rocciosa e il Buqiu Fang, l’Approdo del Reintegro dell’Autunno, rimanevano fra le
strutture originali.
La visita
Diversamente dagli altri giardini di Suzhou dove l’acqua è l’elemento centrale, la Residenza di
Montagna dell’Avvolgente Bellezza si basa sulla conformazione rocciosa ad opera di Ge, realizzata
con la porosa pietra calcarea bianca del lago Tai, con i suoi nascosti sentieri, gole, ponti e camere.
La pietra calcarea usata è relativamente leggera, si deteriora e si erode in forme lisce di cui Ge ne ha
sfruttato le caratteristiche carsiche aprendovi fori e cavità. Il giardino roccioso occupa un’area
proporzionalmente vasta – circa 500 su un totale di 2.200 metri quadrati. I fori della parete rocciosa
appaiono come nere cavità dalla terrazza di fronte alla montagna artificiale ma dagli spazi interni
del massiccio roccioso diventano dei canali di entrata della luce proveniente da sud.
Ge Yuliang spiega quali devono essere gli obiettivi di una costruzione rocciosa: “Solamente quando
ha raggiunto le esatte sembianze di una collina o cava reale si può dire di aver fatto un buon
lavoro.” Fuori Suzhou, tra gli esistenti lavori attribuiti a Ge ci sono la roccia a Yan Yuan in
Changshu, Xiaopan Gu a Yangzhou e Shuihui Yuan a Rugao.
La spaziosità dei sentieri e delle camere dell’ammasso roccioso li rende unici rispetto agli altri di
Suzhou e del resto della Cina. Entrare nella roccia è spesso limitato così, se consentito, è
consigliabile esplorare questi spazi entrando dal piccolo ponte nell’angolo sud-ovest. Il percorso
che conduce all’interno è una stretta sporgenza nella parte bassa della scoscesa parete rocciosa che
da un senso di venir catturati tra la montagna e il canale.
Due spazi diagonali si intersecano al centro della roccia. Uno va dalla Sala Ospitare la Montagna
con una Piscina Mezza Riempita in Autunno a nord-ovest, lungo un canale, e svolta in alto verso
sud-est in direzione del più importante esemplare d’albero del giardino, un antico bagolaro che
emana un’ombra contorta sul muro orientale di cinta del giardino. L’altra diagonale va grezzamente
116
Gabriele Perlini
Suzhou
da sud-ovest a nord-est e collega le due camere interne della roccia per mezzo di un ponte in pietra.
L’abilità con cui è stata costruita la roccia non rende necessario usare piante per nascondere o
coprirne parte di essa. La roccia è stata costruita usando adesivi e glutine del riso come un letto di
base con alterni sostegni in ferro per garantire la sicurezza strutturale. Gli unici alberi e arbusti usati
sono posti a nord della roccia. Il lato ovest del giardino è dominato da piante sempreverdi mentre il
lato est da alberi caduchi. Il Padiglione Ospitare la Montagna con una Piscina Mezza Riempita in
Autunno è posto nell’angolo a nord-est del giardino tra la vivace chioma di aceri e bagolari. La
Galleria della Composizione Autunnale è la più grande fra i padiglioni a nord dell’ammasso
roccioso. Attaccato ad esso e collegato da corridoi c’è il Padiglione Porre un Quesito alla
Primavera, posto su una piccola isola tra la più grande e la più piccola roccia nell’angolo a nordovest.
Figura 148. Il complesso di edifici.
Figura 149. Il laghetto centrale.
Figura 150. La parete rocciosa.
Figura 151. L'accesso all'edificio.
Figura 152. Il ponte zigzag.
Gabriele Perlini
Figura 153. La parete rocciosa.
117
I Giardini Cinesi dei Letterati
118
Gabriele Perlini
Suzhou
4.3 NUOVI PROGETTI, VECCHI PRINCIPI:
I. M. PEI E IL MUSEO DI SUZHOU
In Cina l’architettura e il giardino sono una cosa sola.
In occidente un edificio è un edificio e un giardino è un giardino:
essi sono legati nello spirito.
Ma in Cina essi sono una cosa sola.
I. M. Pei
Come è regolata oggi la progettazione dei giardini in Cina? Gli esempi classici sono ancora validi?
La risposta è sicuramente affermativa benché un’evoluzione ci sia stata. Da quando la Cina si è
aperta al mondo occidentale, la conoscenza e la diffusione di articoli, studi e ricerche sui giardini
classici hanno permesso di attirare non solo l’attenzione di professionisti in materia ma anche di
gente comune. Vediamo quindi ora la nascita di molti giardini di chiara ispirazione cinese in tutte le
parti del mondo, dall'Australia, agli U.S.A. e all'Europa.
I principi spaziali, organizzativi e geometrici derivanti dal mondo classico di Suzhou sono stati
anche usati per opere di architettura non propriamente limitate ad un ambiente vegetale e naturale
ma per edifici moderni dei più svariati tipi, ad opera di grandi architetti contemporanei come I. M.
Pei.
I. M. Pei
Ieoh Ming Pei è forse il più noto architetto cinese
contemporaneo. Classe 1917, ha vissuto in prima persona tutti
gli avvenimenti che si sono succeduti nella terra del dragone
dallo scorso secolo fino ai giorni nostri. Nato a Canton ma
cresciuto tra Hong Kong e Shanghai, Pei ha tratto ispirazione fin
dalla tenera età dai giardini di Suzhou.
Gli antenati di Pei risalgono alla dinastia Ming, quando la sua
famiglia si trasferì dalla provincia di Anhui nella città di Suzhou
diventando ricca grazie alla vendita di erbe medicinali. All'età di
dieci anni, Pei si trasferì con la famiglia a Shanghai.31 Fu colpito
dai numerosi giardini di Suzhou, dove trascorse le estati con i
parenti: il Boschetto dei Leoni è stato influente in quanto era di
proprietà dello zio e, in generale, della famiglia Pei da almeno
700 anni. Le sue insolite formazioni rocciose, i ponti di pietra e
le cascate sono rimaste impresse nella memoria di Pei per
decenni. Ha spesso parlato della sua passione per la fusione delle
Figura 154. I. M. Pei.
strutture naturali e umane presenti nel giardino.32
Fragrant Hill
Nel 1978, dopo aver tenuto una serie di conferenze di architettura in Cina, a Pei è stato chiesto di
pensare ad un progetto per il suo Paese d'origine. Dopo aver esaminato un certo numero di luoghi,
31. Negli anni 20 del '900 la famiglia Pei era il secondo proprietario immobiliare di Shanghai.
32. C. Wiseman, I.M. Pei: A Profile in American Architecture, H.N. Abrams, New York 2001, pp 31-33.
Gabriele Perlini
119
I Giardini Cinesi dei Letterati
Pei si innamorò di una valle vicino a Pechino, un tempo usata come giardino e riserva di caccia
imperiale, denominata Fragrant Hill. Il sito ospitava un albergo in rovina; Pei è stato invitato ad
abbatterlo e costruirne uno nuovo. Si è approcciato al progetto considerando attentamente il
contesto e lo scopo. Allo stesso modo considerava gli stili modernisti inappropriati per
l'impostazione. Così, ha detto, è stato necessario trovare "una terza via."33
Dopo aver visitato la sua casa d’infanzia a
Suzhou, Pei ha creato un progetto basato
sulle tecniche di costruzione degli edifici
tradizionali cinesi. Tra questi sono stati
abbondanti i giardini, esempi di integrazione
della natura e di un'attenta considerazione
delle relazioni esistenti tra involucri e
passaggi. Il progetto di Pei comprendeva un
grande atrio centrale coperto da pannelli di
vetro; le aperture di varie forme scrutavano
attraverso i muri per focalizzare lo sguardo
sulle viste esterne naturali. L'hotel è stato
progettato per adattarsi perfettamente nel
suo habitat naturale. Gli alberi della zona
erano di particolare interesse e perciò si è
Figura 155. L'hotel Fragrant Hill.
cercato di abbatterne il meno possibile. Ha
lavorato con uno storico di Suzhou per conservare e rinnovare un labirinto d'acqua dalla struttura
originale, uno dei cinque soli esempi rimasti nel paese. Pei era anche meticoloso circa la
disposizione degli elementi del giardino dietro l'hotel: ha insistito per far trasportare 210 tonnellate
di rocce provenienti dal lago Taihu per soddisfare l'estetica naturale. Un socio di Pei dirà più tardi
di non aver mai visto l'architetto così coinvolto in un progetto.34
Il progetto venne però realizzato in maniera approssimativa e sottoposto a una scarsa manutenzione:
nel paese, trascinato verso il basso dalla Rivoluzione Culturale, gli standard qualitativi erano troppo
scarsi per soddisfare un perfezionista come Pei.
Suzhou Museum
Figura 156. Il complesso di edifici.
Figura 157. La finestra classica cinese.
33. Ibid, p 192.
34. Ibid, pp 201-203.
120
Gabriele Perlini
Suzhou
Nei primi anni 2000 Pei ottenne un lavoro nella città d’infanzia: Suzhou. Fino a quel momento
aveva sempre rifiutato di doversi impegnare in un progetto che avrebbe senza dubbio toccato la sua
vita privata e i ricordi d’infanzia ma alla fine accettò l’incarico. L’obiettivo era quello di creare il
nuovo Suzhou Museum, che prendesse il posto di quello costruito nel 1960 nella ex residenza del
Principe Zhong del Taiping Heavenly Kingdom.
Figura 158. Modellino del museo.
Innanzitutto Pei suggerì all’amministrazione di Suzhou di risanare il fossato della città e di dedicarsi
alle primarie esigenze del suo nucleo storico. Per avere la certezza che sarebbe stato costruito
secondo i suoi desideri, affidò la realizzazione del progetto ai suoi tre figli - una strategia
tipicamente cinese - e la gestione commerciale a suo nipote. Il nuovo museo confina con la sede
precedente, una residenza principesca ricostruita nel XIX secolo, e con il Giardino dell'Umile
Amministratore, ed è collocato nell’incrocio di due canali a nord-est della città. Alte mura uniscono
le due proprietà mentre limitazioni scoraggianti definirono i criteri del progetto. La città ha richiesto
un museo di 150.000 metri quadrati che però non superasse i 52,5 metri di altezza (non più di 20
piedi rispetto gli adiacenti edifici storici). La soluzione più ovvia, già impiegata da Pei nella
Pyramide du Louvre, era quella di svilupparsi nel terreno ma la vasta quantità d’acqua che circonda
la città e che scorre nel sottosuolo ha reso difficoltosi i lavori di scavo in profondità. Alla fine la
struttura è formata da due piani fuori terra e uno interrato, con un grande spazio quadrato lasciato
come giardino.
Pei ha usato le tinte della tradizione locale, muri dall’intonaco bianco calce, tracciandone i contorni
con il granito grigio-azzurro del selciato e delle tegole sfaccettate. Il suo stile rigoroso e geometrico
è evidente nelle falde dei tetti e nei lucernari squadrati che li sovrastano. Varie porte d’ingresso in
sequenza danno accesso ad una spaziosa corte interna, ad una grande sala e ad un giardino d’acqua,
formando un asse centrale che separa la lunga ala ovest dalla più corta ala est. La spaziosa sala
ottagonale è il perno intorno a cui ruota tutta la composizione. Una sottile cornice in acciaio inserita
Gabriele Perlini
121
I Giardini Cinesi dei Letterati
nei muri in calcestruzzo sostiene i quattro ordini di superfici angolate e rettilinee e le aperture
nettamente incise. La spinta verticale fa da contrappunto all’orizzontalità delle sale che conducono
alle gallerie e fungono da asse centrale. “Senza luce non c’è architettura”, ha dichiarato Pei, e ogni
spazio del museo è soffuso di luce naturale che filtra attraverso i brise-soleil in alluminio stampato a
legno applicati sui lucernari e sui claristori. La luce ha una presenza tangibile, plasma le superfici
bianche e riempie i volumi. Un suono d’acqua corrente attira i visitatori verso le sale ad ovest, che
culminano in una scalinata che conduce alle gallerie dei due piani superiori e all’auditorium nel
piano interrato. La luce proveniente dall’alto sugli scalini in granito crea la sensazione di essere
sospesi in un vuoto abbagliante. Pei ha preso dalla tradizione l’idea del labirinto acquatico, che
portava le coppe di vino da parte del padrone di casa agli ospiti durante le feste in giardino, e lo ha
esteso oltre il muro posteriore. L’acqua scorre da un canale all’altro e scende verso uno specchio
d’acqua coperto di piante di loto.
Il museo ospita una modesta collezione di manufatti che non suscitavano grande interesse nelle
vecchie gallerie, ormai superate. La collezione e l’esposizione dei dipinti e delle opere di calligrafia
cinesi non richiedono solitamente grandi spazi, ma necessitano di un ambiente elegante e
confortevole che crei la giusta atmosfera. Nel nuovo spazio, acquistano una nuova raffinatezza, e
Pei si augura che il museo possa arricchirsi con prestiti da parte di altre istituzioni, oltre a svolgere
un ruolo educativo. Per questo, ha creato una serie di gallerie che sono opere d’arte già di per sé.
Sale con soffitti spioventi rivestiti di legno suddivisi da profili in acciaio si alternano a leggere volte
intonacate, che si dispiegano a forma di stella per dare l’illusione di una maggiore altezza. Teche
foderate di seta mettono in risalto i piccoli oggetti in porcellana e le calligrafie fotosensibili. Per
contrasto, le tre gallerie dell’ala est, che ospitano mostre temporanee di arte contemporanea, sono
spaziose ed essenziali. È stato Pei a proporre questa aggiunta, nella speranza di poter rimediare
all’interruzione della lunga tradizione creativa di Suzhou. È riuscito a ricreare lo studio di un
maestro di epoca Ming e una sala da tè in legno della dinastia Song, epoca in cui la città era al
massimo della ricchezza e della fama. Le maniglie in metallo ritorto sulle porte in vetro sono state
progettate per proiettare sul pavimento l’ombra della cifra “88”, considerata in Cina di buon
auspicio. Ogni finestra del museo incornicia delle piante per sottolineare costantemente la presenza
del mondo naturale. Pei ha scelto personalmente gli alberi di pino, acero, melograno, tipici della
zona, disposti nei cortili come punti di riferimento e per proiettare le loro ombre sulle pareti
bianche. Ha tracciato un sentiero in un boschetto di bambù che lascia trasparire il cielo ed ha
innestato una pianta di glicine vecchia più di 500 anni sulle nuove piante che ricoprono una pergola
del giardino del tè, per creare un legame simbolico con il passato. Ricollegandosi all’uso che si
faceva nell’antica Cina di rocce erose e contorte dalle forme strane, Pei ha fatto sistemare davanti al
muro di cinta del giardino d’acqua delle pietre irregolari provenienti dalla provincia dello Shandog
per dare l’illusione della presenza di una catena montuosa, prendendo ispirazione da un prezioso
documento dell’epoca Song dell’artista Mi Fu, che ritrae delle montagne che emergono dalla
nebbia.
Figura 159. Il laghetto centrale.
122
Figura 160. Il museo di notte.
Gabriele Perlini
Suzhou
Figura 161. Il corridoio coperto.
Figura 162. Interno del museo.
I lavori durarono dal 2002 al 2006; il processo pluriennale di progettazione, costruzione e
inaugurazione del nuovo museo è stata raccontata in American Masters serie televisiva di
documentari della PBS in un episodio del 2010 dal titolo "IM Pei: Building China Modern".
Il museo ha una superficie espositiva di 2.200 metri quadrati e conta più di 15.000 pezzi nelle sue
collezioni. La maggior parte sono dipinti antichi e opere di calligrafia, ceramica, artigianato, cimeli
rinvenuti e reliquie rivoluzionarie. Possiede inoltre più di 70.000 libri e documenti, e oltre 20.000
incisioni su pietra. La collezione di dipinti e calligrafie comprende opere di maestri dalla dinastia
Song alle dinastie Ming e Qing.
Il Museo di Suzhou, completato da Pei nel corso del suo novantesimo anno di età, è un trionfale
ritorno a casa, il coronamento di mezzo secolo di professione a New York. L’esule che per tutta la
vita ha progettato musei occidentali esemplari dimostra, con questo museo, sia nella progettazione
degli spazi interni sia dell’esterno, come la modernità possa fondersi con le antiche tradizioni
orientali.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Suzhou
4.4 L’ISPIRAZIONE DI SUZHOU NELLE ARTI
LIBRI
Canti d’amore a Suzhou nella Cina Ming
I giardini storici di Suzhou sono stati spesso fonte d’ispirazione per
racconti e poesie d’amore, scritte soprattutto durante la dinastia Ming.
Luoghi dove le effusioni e i giochi amorosi erano all’ordine del giorno
fra i rampolli dell’aristocrazia cinese dell’epoca. Quale significato e
quale valore potevano avere i canti popolari di argomento amoroso?
Non dovevano essere certo di scarso interesse, se un grande scrittore
dell'epoca, Feng Menglong (1574-1646), li trascrive e li rielabora, per
farne quasi un manifesto estetico-letterario e anche di educazione
sentimentale. I canti erano originariamente trasmessi solo oralmente tra
la popolazione locale.
Quello che rende interessante tale materiale è che esso non si limita a
presentare questo sentimento nelle sue varie forme legittime e
illegittime. Sin dall’inizio il curatore è conscio di scegliere un
Figura 163. Copertina del
argomento trasgressivo ed estremamente delicato per l’epoca: l’amore
libro.
clandestino e illecito, la passione amorosa nella sua forma di desiderio
proibito, argomenti banditi dalla morale confuciana e dalle varie religioni dominanti, puniti dalla
legge e dalle convenzioni sociali, e pur tuttavia così significativi sia a livello della vita sociale che
in quello più intimo del subconscio individuale. Altra importante caratteristica è che si tratta della
prima opera cinese letteraria di ampio respiro in dialetto, il dialetto Wu dell’area di Suzhou. 35
Chi sono i personaggi dei canti? In gran parte si tratta di gente comune del popolo. Innanzitutto
pescatori, barcaioli e pescivendoli, e ciò non deve sorprendere, perché i canti provenivano da una
città costruita fra i canali, che quindi necessitava dei trasporti su acqua, e che in parte viveva di
pesca. Si noti che qui i pescatori sono degli uomini del popolo, dediti al faticoso lavoro quotidiano e
alle cure della vita, con i loro desideri e timori elementari, lontani dagli stereotipi delle
rappresentazioni pittoriche e delle frequenti idealizzazioni letterarie. Quindi chiatte, barche a remi e
altre imbarcazioni appartenevano all’immagine della città. Meno presenti sono i contadini di cui
ogni tanto si parla, assieme ai trasportatori di merci varie per rifornire questa grande metropoli dalle
campagne. Molto più visibili sono invece gli artigiani, falegnami, fabbri, e soprattutto quelli
impegnati nel settore tessile, estremamente importante nell’economia di Suzhou – si pensi ai
calandratori e ai tintori. I personaggi sono allora battellieri, mercanti ambulanti, contadini. Inurbati
sono invece i numerosi artigiani, bottai, falegnami, fabbri, osti, tintori, e poi i mercanti e bottegai,
per non parlare di alcuni letterati, studenti e candidati agli esami, poliziotti e uscieri degli uffici
governativi, i servi e le serve domestici. Proprio per questo loro legame con la vita quotidiana e
concreta, i canti sono una fonte inesauribile di informazioni sulla società del tempo, soprattutto sulla
cultura materiale, gli oggetti quotidiani, gli strumenti e le suppellettili, gli utensili vari. 36
Nella società di Feng Menglong non esiste un’unica scala di valori che più o meno formalmente
venga riconosciuta come assoluta. Dovremmo addirittura dire che è una società in qualche modo
post-confuciana, perché la raccolta non dimostra un particolare assillo per l’organizzazione politica
e sociale, né prende in considerazione la preoccupazione di ristabilire un ordine nel disordine,
un’armonia nella disarmonia: i protagonisti non hanno compiti né ambizioni di questo genere.
35. P. Santangelo, Canti d'amore a Suzhou nella Cina Ming, Aracne Editrice, Roma 2011, pp. 11-12.
36. Ibid, pp. 22-23.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Eppure non vivono in un mondo sentimentale o edonistico separato dalla realtà circostante. Le virtù
confuciane sono viste come atteggiamenti lontani se non ipocriti, e al loro posto sono più visibili le
tensioni personali, i risentimenti, le gelosie, la competizione nelle comunità e in famiglia, l’effimero
gioire e soffrire per strada e nei luoghi di lavoro.37
Il Sogno della Camera Rossa di Cao Xueqin - 红楼梦
Il Sogno della Camera Rossa, noto anche come La Storia della Pietra, è
un romanzo cinese da paragonare, in rilevanza, alle più grandi opere della
letteratura occidentale del XIX secolo. Fu scritto durante il regno
dell'imperatore Qianlong da Cao Xueqin, ma pubblicato solo nel 1792, a
trent'anni dalla morte dello scrittore.
Il romanzo appare come un'allegoria della vita, eppure è chiaro l'intento
di rappresentare un amaro ritratto della Cina del Periodo delle Primavere
e degli Autunni che stava per avvolgerla, anche se questo non ha impedito
all'opera d'irradiare di nuova luce la dinastia Qing. Un concetto che si
trova nel buddhismo cinese è che il mondo intero sia "polvere rossa",
meramente illusoria, da cui bisogna cercare di allontanarsi. Il romanzo in
un certo qual modo è in perfetto accordo con le credenze buddhiste e
taoiste, secondo cui per raggiungere l'illuminazione, si deve capire che il
mondo è solo un sogno da cui bisogna svegliarsi; e ci si dovrebbe ritirare
Figura 164. Copertina del dal mondo, appartandosi così dalla società. Questo allontanamento è
libro.
evidente dalla quantità di descrizione di giardini usati spesso come
ambientazioni di passi del romanzo. Si dice che tra quelli in cui si svolgono le azioni della vicenda
ci siano anche il Palazzo del Principe Kung di Pechino e il Giardino dell’Umile Amministratore di
Suzhou. Questo perché il giardino di Suzhou era di proprietà di un parente dello stesso Cao e qui vi
trascorse buona parte dell’infanzia. Anche il Giardino Zigzagante di Suzhou è legato al libro, in
quanto il critico e studioso Yu Pingbo, noto per aver fatto luce sul fatto che solo i primi otto capitoli
del libro sono scritti da Xueqin (mentre i restanti sono opera di suoi discepoli), era il nipote di Yu
Yue, il costruttore del giardino.
Figura 165. Uno dei dipinti di Sun Wen (1818–1904) rappresentanti una scena del romanzo.
37. Ibid, p. 43.
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Gabriele Perlini
Suzhou
E’ triste riportare quello che accadrà a questi giardini nel periodo del maoismo:
“La residenza più bella e più famosa di Pechino, la casa del principe Kung, con i suoi vari cortili e
padiglioni, laghetti, sale di ricevimento e giardini, fu spartita fra diverse unità: la parte centrale
affidata a una fabbrica di condizionatori d’aria. Questo palazzo, conosciuto da ogni cinese perché
avrebbe ispirato l’autore del romanzo Il Sogno della Camera Rossa, è ora nella lista dei monumenti
che la municipalità di Pechino vuole proteggere, ma è più facile dirlo che farlo. Intere parti del
palazzo sono state ormai distrutte, altre sono così danneggiate che è difficile immaginare come
potranno essere restaurate (…).”38
The Gardens Of Suzhou di Bert Schierbeek
Bert Schierbeek è stato uno scrittore olandese, poco conosciuto fuori dalla
sua terra natia, con il merito di aver scritto una raccolta di poesie dedicate
e ispirate dal suo prolungato soggiorno nei giardini di Suzhou nel 1985. Si
tratta di uno dei primi occidentali ad aver trattato, in forma poetica e non
saggistica o documentaristica, dei giardini e delle sensazioni che essi
ispirano al visitatore.
Figura 166. Copertina del
libro.
38. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema,
Milano 2007, p. 103.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
FILM
Cina. Chung Kuo
Regia: Michelangelo ANTONIONI
Nazionalità: Italia
Lingua: Italiano
Genere: Documentario
Anno: 1972
Durata: 207 minuti
Nel 1972 Antonioni viene ufficialmente invitato dal governo cinese a
girare un documentario che rappresenti al pubblico italiano quel
lontano, affascinante, immenso, antico Paese. Il regista accetta. E il
suo sguardo, molto più attento all'animo (umano) che all'anima
(trascendentale) si getta fin da subito sulle persone: non è infatti un
caso che il film si apra sulla sconfinata piazza Tien An Men, dalle
dimensioni irragionevoli, tanto larga da poter scorgerne a malapena la
Figura 167. Locandina francese
fine. Qui brulicano personaggi di ogni tipo, ma tutti bene o male
del film.
uniformati a uno standard di vita povero ma non miserrimo, come
sottolinea immediatamente il commento del giornalista Andrea Barbato; per le successive tre ore e
mezza la macchina da presa non si scollerà dai comportamenti, dagli assembramenti, dalle
mirabolanti creazioni umane (strutture come la Muraglia Cinese o il monumentale ponte sul Fiume
Azzurro), analizzando gesti e abitudini, volti e corpi. Particolare è inoltre la maniera in cui
Antonioni osserva le giovanissime generazioni; l'età media dei cinesi - si dice a un certo punto - era
a quei tempi attorno ai venti anni e il regista insiste spesso nel descrivere la Cina come un Paese di
bambini, cioè fortemente popolato di infanti già perfettamente disciplinati e inseriti fin quasi da
subito nella vita 'pubblica': immensi asili, reparti delle fabbriche dedicati ai piccoli, una fortissima
attenzione dedicata dallo Stato alla crescita dei pargoli in linea con il pensiero e la morale maoista.
Tutto questo si deduce facilmente, ma Antonioni non ha alcun interesse a criticare o a mostrare
difetti, se non come parte integrante, insieme ai pregi, di una società tanto differente dalla nostra e
al contempo tanto ricca di mistero e attrattiva.
Il documentario è diviso in tre parti. La prima è stata girata nella zona vecchia della città di Pechino.
La seconda in una fabbrica dell'Henan e nella parte vecchia della città di Suzhou e dei suoi giardini.
L'ultima parte mostra il porto e le industrie di Shanghai.
Antonioni svolge, attraverso le immagini della Cina di oggi, un discorso coerente sulla vita come
conquista e sull’esistenza come serenità. Apparentemente estraniato, Antonioni, attraverso la realtà
fisica rappresentata, assume una presenza ideologica precisa e, nel suo dialogo senza parole, guarda
uomini e cose in aderenza alla loro rappresentazione, procede indifferente al significato particolare
per rinvenire una struttura che collega il nuovo all’antico.
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Gabriele Perlini
Suzhou
Figura 168. La città e i canali.
Figura 169. La città e i canali.
Figura 170. La città e i canali.
Figura 171. La città e i canali.
Figura 172. La città e i canali.
Figura 173. La città e i canali.
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 174. Il Giardino dell'Umile Amministratore.
Figura 176. Il Giardino dell'Umile Amministratore.
Figura 178. Il Giardino dell'Umile Amministratore.
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Figura 175. Il Giardino dell'Umile Amministratore.
Figura 177. Il Giardino dell'Umile Amministratore.
Figura 179. Il Giardino dell'Umile Amministratore.
Gabriele Perlini
Suzhou
Le Tentazioni della Luna - 风月
Regia: Chen KAIGE
Cast: Leslie CHEUNG, Gong LI, He CAIFEI
Nazionalità: Cina
Lingua: Cinese Mandarino
Genere: Drammatico
Anno: 1996
Durata: 130 minuti
Nel 1911 a Suzhou, non lontano da Shanghai, la potente famiglia
Pang si sta lentamente consumando, incapace di adattarsi ai
cambiamenti della società. Il giovane Zhongliang vorrebbe andare a
studiare a Pechino ma ben presto capisce che a lui è stato riservato il
destino di fare da servo alla sorella Xiuyi e a suo marito Zhengda.
Trattato male, alla fine si ribella e scappa verso la capitale. Ma a
Figura 180. Locandina del film. Pechino Zhongliang non ci arriva. Alla stazione conosce Biggie, un
vecchio gangster, che lo prende sotto la sua protezione, lo porta a Shanghai e ne fa un gigolò di
successo che seduce anziane signore sposate per poi ricattarle. Intanto, morto il vecchio Pang, il
potere passa alla figlia Ruyi ma, come donna, viene affiancata ad un parente povero, il giovane
Duanwu. In seguito a questa nomina, Biggie convince Zhongliang a tornare a palazzo per sedurre
Ruyi. Tra i due in effetti nasce una segreta attrazione…
La quasi totalità del film è svolta in interni, quelli della grande casa della famiglia Pang; per queste
scena il regista ha pensato di ambientarle nei giardini storici di Suzhou, per dare all’ambientazione
quel tocco di tradizione e famigliarità che sta alla base della trama e del fondamento della società
confuciana. Il colore, la presenza degli elementi (soprattutto l’acqua), la cura dei dettagli, la
lentezza, la capacità di gestire il melodramma senza scadere nella banalità: tutto è accurato,
artistico, commovente, da ricordarsi. Senza contare la straordinaria rappresentazione dei canali di
Suzhou e della città di Shanghai, restituita con dettagli significativi in brevi excursus di treni
affollati nella Cina in crisi e della presenza inglese. Tuttavia le vicende storiche vengono trattenute
sullo sfondo, che è quello dell'abdicazione dell'imperatore Pu Yi nel 1912 e degli anni successivi,
per dare maggior risalto alla vita famigliare delle vecchie generazioni.
Figura 181. Viaggio in barca fra i loti.
Gabriele Perlini
Figura 182. I canali di Suzhou.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 183. Il giardino di penjing.
Figura 185. Gli interni della villa.
Figura 187. La veranda.
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Figura 184. Corridoi coperti del giardino.
Figura 186. Gli interni della villa.
Figura 188. Gli interni della villa.
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Suzhou
Suzhou River - 苏州河
Regia: Lou YE
Cast: Zhou XUN, Jia HONGSHEN
Nazionalità: Cina
Lingua: Cinese Mandarino
Genere: Drammatico
Anno: 2000
Durata: 83 minuti
Un video-artista solitario, che non vediamo mai in faccia (ne sentiamo
solo voce e pensieri), è disposto a qualsiasi lavoro su commissione. Un
giorno viene contattato dal proprietario di un locale notturno perché
realizzi un filmato promozionale del posto, in particolare della vasca in
cui nuota una sirena. L'artista si innamora della sirena, Meimei, e i due
iniziano a uscire. Ma Meimei è un tipo difficile e spesso si assenta per
Figura 189. Locandina del
film.
giorni senza dare spiegazioni. Lui è geloso: osservando la gente che
cammina ignara per le strade, prende vita una storia di un amore tragico. Mardar è un fattorino
motorizzato. Per soldi è disposto a trasportare di tutto. Un padre ubriacone lo contatta perchè
trasporti dai parenti la figlia, Moudan, ogniqualvolta lui ha degli appuntamenti con altre donne. I
due giovani si innamorano, ma Mardar è invischiato in affari loschi…
Suzhou River è una tragica storia d’amore ambientata nella Shanghai contemporanea, nelle zone
adiacenti all’omonimo fiume, una serie di fatiscenti capannoni ed ex fabbriche oggi adibite a spazi
per i giovani per esercitare liberamente le loro espressioni artistiche e di design. Sulle rive del fiume
vive la Shangai più vera, quella della sporcizia e della solitudine, quella dei ponti che si lanciano da
una riva all'altra, vive un’umanità ai margini della modernità che avanza e che si staglia in
lontananza, vive un mondo che si rispecchia nelle acque torbide capace però di grandissimi slanci
emotivi. Il film, inizialmente pensato come parte di una produzione televisiva, è stato gonfiato a
lungometraggio grazie all'interessamento del produttore tedesco Philippe Bober che, in questo
modo, ha fatto conoscere il nome di Lou Ye in tutto il mondo. Suzhou River ha ottenuto importanti
premi e riconoscimenti a livello mondiale ma non abbastanza da convincere un distributore
nostrano a doppiarlo in italiano.
Figura 190. Il ponte sul Suzhou Creek.
Figura 191. Vista dall'alto della città.
Figura 192. Lungo il canale.
Figura 193. La zona industriale.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Breaking the Willow - 凤冠情事
Regia: Yun FAN
Cast: Fong WANG, Jiqing ZHANG, Wenlin ZHAO
Nazionalità: Hong Kong
Lingua: Cinese Mandarino
Genere: Documentario
Anno: 2003
Durata: 110 minuti
Figura 194. Locandina del
film.
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Alla Mostra del Cinema di Venezia tenutasi dal 27 agosto al 07
settembre 2003 è stato presentato un film cinese nella sezione Nuovi
Territori. Breaking the Willow, diretto da Yun Fan, è un rigorosissimo
documentario sul teatro Kunqu, genere operistico risalente a 400 anni
or sono. La capitale del Kunqu è Suzhou, la città dei giardini, che il
regista filma nei suoi aspetti più piovosi e prosaici (traffico, grigiore,
rumore). Yun Fan intervista la grande diva ultracinquantenne Zhang
Jiqing, interprete di più di quattromila opere Kunqu, nell'intimità della
sua dimora, in vesti borghesi.
Gabriele Perlini
Suzhou
CONCLUSIONI
Gabriele Perlini
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Gabriele Perlini
Suzhou
LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE CINESE
Il futuro della Cina è un grosso punto di domanda. L’incontrollata crescita economica che ha avuto
in questi ultimi vent’anni è arrivata inaspettata anche per i più grandi economisti e urbanisti
occidentali; perciò chi può sapere quale sarà il suo futuro? Della crescita non se ne prevede un
arresto imminente e il ruolo che la Cina svolgerà nell’economia del mercato globale sarà sempre più
di primo livello.
La salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale è una delle problematiche che la Cina ha
sempre ritenuto di secondo piano rispetto alla crescita economica. Questo scarso interesse per le
reliquie della tradizione ha avuto origine dalla politica di Mao Zedong a partire dalla sua Lunga
Marcia. Per il Grande Timoniere il passato cinese era una grossa offesa, un'onta da cancellare dalla
memoria collettiva del popolo, ricostruendo una nazione secondo i principi dettati dal marxismo e
dalla Russia comunista. Per i comunisti cinesi Pechino, come tutte le altre storiche città, erano la
quintessenza di tutto ciò contro cui avevano combattuto e che volevano cambiare. “La pianta della
città rifletteva la società feudale, in quanto stava a dimostrare il potere centrale, assoluto,
dell’imperatore,” dice il professore Ho Renzhi dell’Università di Pechino. “Non c’erano dubbi:
dovevamo trasformarla, dovevamo fare di Pechino la capitale della Cina socialista.”39 Anche gli
anni successivi alla caduta delle dinastie cinesi, dalla colonizzazione delle potenze occidentali
all’avvento del maoismo, sono stati prova di come il popolo cinese abbia dovuto subire
continuamente il dominio straniero: era necessaria una purificazione. E questo sarebbe avvenuto
grazie a Mao, attraverso il culto della sua persona. Tra le politiche che attuò quella più critica e
legata agli argomenti qui trattati è quella della cancellazione del passato cinese, non solo quello
recente ma anche quello che ha reso la Cina una civiltà tra le più progredite al mondo. Eliminare il
passato per forgiare il futuro. Per raggiungere questi obiettivi adoperò diverse soluzioni: dalla
chiusura dei musei alla carcerazione delle persone di cultura (studiosi, professori, scrittori) passando
alla distruzione dei monumenti e dei simboli storici. Templi (Mao era contro a qualsiasi tipo di
religione che non fosse quella descritta nel suo Libretto Rosso), statue, palazzi storici, edifici
dell’aristocrazia, mura e ponti di pregio vennero abbattuti per lasciare spazio a casermoni popolari,
privi dei tradizionali sistemi costruttivi, realizzati per il fiero e orgoglioso popolo cinese socialista e
operaio. Sorte simile toccò anche ai giardini storici: se a Suzhou un tempo se ne contavano almeno
una sessantina, a seguito di queste politiche urbane oggi ne rimangono solo una ventina.
Lo scrittore Tiziano Terzani ha vissuto in prima persona la scomparsa di Mao, essendo presente in
Cina nel 1976 come giornalista inviato de La Repubblica. Ha scritto una serie di riflessioni sul
popolo cinese e le sue incredibili contraddizioni. Una riguarda l’urbanizzazione di Pechino e la
memoria storica dei monumenti:
“Andare in giro per Pechino alla ricerca non tanto dei monumenti del passato che non ci sono più,
ma anche soltanto dei luoghi dove si trovavano, è un’esperienza che rattrista. Le carte della città
prima del '49 sono neibu (per uso interno soltanto), in altre parole: segrete. “I comunisti non
vogliono che la gente si renda conto di quanto hanno distrutto”, mi dice un amico intellettuale.
Quelle che si comprano oggi liberamente nelle cartolerie sono guide per la circolazione, con gli
itinerari dei vari autobus e della metropolitana, ma non riportano i nomi di tutti i vicoli né tanto
meno fanno riferimento ai monumenti e ai luoghi storici della capitale. Alcuni vecchi pechinesi
sono ancora disposti a indicare la sede di un tempio o di un palazzo, ma i giovani, abituati a vedersi
la strada sbarrata dai muri, non sanno, né si chiedono più, che cosa ci sia stato là dietro.”40
39. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema,
Milano 2007, p. 97.
40. Ibid, p. 104.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
L’estratto dimostra come il fanatismo maoista abbia in qualche modo sbarrato gli occhi ai giovani,
tenendoli lontani dalla plurimillenaria tradizione cinese e negandogli l’interesse della riscoperta del
passato.
La successione di Deng Xiaoping come leader del partito unico ha posto appena in tempo una serie
di freni a questi abusi edilizi perpetrati fino a metà anni ‘70. Basta far notare come Mao avesse
l’intenzione di demolire pure la Città Proibita per edificarci una schiera di palazzoni per gli operai.
Dai primi anni '80 non solo la distruzione e l'abusivismo edilizio hanno avuto un freno ma, anzi, la
storia tornò in primo piano grazie forse alla casuale scoperta (1974) dell’esercito di terracotta del
primo imperatore cinese Qin Shi Huang e, a seguito dell’interessamento degli studiosi occidentali,
si ebbe una dirompente crescita dell’orgoglio nazionale. L’improvvisa riscoperta del passato ha
portato anche alla ricostruzione di templi, pagode ed edifici di pregio, nel loro sito d’origine,
partendo spesso da zero e usando come basi le documentazioni fotografiche e iconografiche ancora
a disposizione. D’altra parte molti beni occupati o danneggiati durante l’occupazione straniera e
l’epoca maoista verranno in seguito restaurati o convertiti in altre destinazioni d’uso quali musei e
biblioteche cittadine.
“Nel 1958 il governo ordinò un censimento di tutti i monumenti di Pechino che avessero un qualche
valore storico, religioso, culturale o artistico: ne venne fatta una lista di ottomila. Fu deciso di
conservarne settantotto. Gli altri potevano sparire. Durante la Rivoluzione Culturale anche quei
settantotto furono attaccati e in parte distrutti. Nel 1982 fu fatta una nuova inchiesta per vedere che
cosa poteva essere ancora salvato e che cosa valeva la pena di ricostruire. Ai vecchi settantotto
monumenti ne vennero aggiunti altri settanta.”41
I pochi monumenti oggi rimasti sono tutelati e protetti dal governo cinese, grazie anche alla
pubblicazione di una serie di liste, in costante aggiornamento, che censiscono i beni di interesse
nazionale da preservare. Anche con l’entrata della Cina nell’UNESCO, nel 1987, è iniziata questa
caccia all’eredità del popolo cinese attraverso l’assegnazione dei riconoscimento a Sito del
Patrimonio dell'Umanità e della più recente lista dei Patrimoni Orali e Immateriali di importanza
storica. La Cina è oltretutto al secondo posto (dopo l’Italia) fra le nazioni con il maggior numero di
beni storici tutelati UNESCO.
Queste ultime riflessioni
farebbero pensare ad un
futuro
roseo
per
il
patrimonio culturale cinese
ma sarà possibile? Le nuove
politiche di salvaguardia
dell’ambiente
farebbero
presagire di si. La Cina negli
ultimi decenni è diventata la
nazione più inquinata del
mondo con il conseguente
alto tasso di mortalità fra i
bambini e gli anziani nelle Tabella 2. Il turismo a Suzhou.
grandi città e l’inquinamento
della falda acquifera, delle terre coltivabili e dei fiumi. Pare che da pochi anni il Paese si stia
convertendo alla green economy, spinto forse dalle pressioni delle altre potenze economiche
mondiali o da una nuova autocoscienza ambientale. Sta di fatto che nel recente programma cinese è
prevista la diminuzione delle emissioni di CO2 e la salvaguardia dell’ambiente, del patrimonio
41. Ibid, p. 100.
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Suzhou
naturale e del costruito. Bisogna comunque tenere conto di altri fattori. L’entrata di siti
nell’UNESCO non porta solo vantaggi economici e prestigio internazionale; da esso nascono anche
una serie di problematiche di non poco conto. Una mobilità internazionale più efficiente, economica
e alla portata di tutti hanno permesso a milioni di persone di entrare nella terra del dragone per
ammirarne le bellezze. Questa massa di turisti sono però da considerare anche come un problema
sia per la stabilità ambientale che economica dei siti tutelati. L’eccessiva presenza ha portato i cinesi
ad adeguarsi e adattarsi a seconda delle convenienze economiche.
Dopo la nomina dei giardini storici di Suzhou a siti tutelati UNESCO questi sono stati parzialmente
riconvertiti per risultare luoghi ospitali e adattarsi alle esigenze dei turisti, a volte trasformando
delle sale o dei padiglioni originariamente adibiti a delle funzioni specifiche in luoghi di ristoro per
il pubblico, biglietterie, bar ecc. I giardini fanno ora parte di quella macchina politico-commerciale
che permette allo Stato cinese (come qualsiasi altro basato su un modello capitalista) di guadagnare
sfruttando le bellezze e i beni di pregio. Il problema non pare così grave come si potrebbe pensare:
questo da la possibilità ai visitatori di poter entrare in luoghi che magari sarebbero potuti rimanere
privati e quindi difficilmente accessibili. E, soprattutto, questa politica garantisce ai giardini una
costante manutenzione statale. Il problema principale è connesso agli abitanti di Suzhou. Molti
hanno pensato di guadagnarci con la presenza dei turisti: chi aprendo un negozio di souvenir chi
invece ristoranti, librerie o negozi di prodotti tipici nei pressi dei giardini UNESCO in modo da
attirare il ricco straniero e far scoprire la tradizione cinese più commerciale nelle sue mille varianti.
Ciò portando a volte gli abitanti a convertire la propria attività a favore del turismo di massa e
dell’economia, abbandonando quei lavori e quei mestieri antichi che caratterizzano i popoli di tutte
le nazioni del mondo. Artigiani, sarti e ceramisti hanno convertito la propria attività di produzione
di beni di pregio verso prodotti di consumo, economici e meno raffinati, tipici delle società
occidentali.
Ogni cambiamento ha sempre i suoi risvolti positivi e negativi.
Se da un lato vediamo la riscoperta dei principi tradizionali cinesi di progettazione prendere
nuovamente piede nelle costruzioni contemporanee (dopo la parentesi maoista) dall’altro, con la
nomina dei giardini di Suzhou a siti UNESCO la criticità più alta è diventata la perdita delle
tradizioni degli antichi mestieri della città. Cosa ne avrebbe pensato Mao? Pare che, anche dopo più
di trent'anni dalla scomparsa, la sua cappa d’influenza non sia sparita del tutto e, anzi, dal mausoleo
in piazza Tien An Men potrebbe compiacersi di questo, seppur parziale, allontanamento dal passato
e balzo verso il futuro.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Suzhou
APPARATI
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SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA DELLA CINA CONTEMPORANEA
Figura 196. Divisione amministrativa della Cina.
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Suzhou
QUADRO CRONOLOGICO DELLA CINA
Xia circa XXI – XVI sec. a.C.
Shang 1600 – 1046 a.C.
Nel caso delle dinastie Xia e Shang sono
state ipotizzate anche diverse datazioni.
Zhou
Zhou occidentali 1046 – 770 a.C.
Zhou orientali 770 – 249 a.C.
Periodo delle Primavere e degli Autunni 770 – 454 a.C.
Periodo degli Stati Combattenti 453 – 221 a.C.
Qin 221 – 206 a.C.
Han
Han occidentali 206 a.C. – 25 d.C.
Han orientali 25 – 220
Periodo dei Tre Regni
Wei 220 – 265
Shu Han 221 – 263
Wu 222 – 280
Jin
Jin occidentali 265 – 317
Jin orientali 317 – 420
Dinastie del Nord e del Sud
Nord 386 – 581
Sud 420 – 589
Sui 589 – 618
Tang 618 – 907
Cinque Dinastie e Dieci Regni
Cinque Dinastie 907 – 960
Dieci Regni 902 – 979
Song
Song del Nord 960 – 1127
Song del Sud 1127 – 1279
Liao 907 – 1125
Jin 1115 – 1234
Yuan 1279 – 1368
Ming 1368 – 1644
Qing 1644 – 1911
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Gabriele Perlini
Suzhou
IL PERCORSO DEL GRAN CANALE
Figura 197. Il tragitto del Gran Canale.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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Suzhou
TIMELINE DELLA CITTA’ DI SUZHOU
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DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA STORICA
Figura 198. La città di Suzhou vista dalla Pagoda del Tempio del Nord. (1936)
Figura 199. Il centro di Suzhou. (1944)
Figura 200. I canali di Suzhou. (1930)
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Figura 201. La porta d’acqua Pan Men a sud di Suzhou. (1936)
Figura 202. La porta Jin Men. (1944)
Figura 203. La porta Jin Men. (1984)
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Suzhou
Figura 204. Il Suzhou Creek a Shanghai. (1910)
Figura 205. Il canale Shantang. (1925)
Figura 206. Un canale di Suzhou. (1940)
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 207. Il Doppio Corridoio del Padiglione dell'Onda Verde. (1946)
Figura 208. Il Padiglione dell'Onda Verde visto dalla sponda del canale.
(1908)
Figura 209. Il Padiglione dell'Onda Verde visto dal ponte dell’ingresso. (1933)
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Figura 210. Le rocce maestose del Boschetto dei Leoni. (1936)
Figura 211. Il Boschetto dei Leoni. Sullo sfondo la camera Woyun. (1920)
Figura 212. Vista del laghetto centrale del Giardino dell’Umile
Amministratore. (1920)
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 213. Roccia del Giardino
dell'Ovest. (1936)
Figura 214. Le rocce maestose del Giardino dell’Indugiare. (1936)
Figura 215. Rocce del Giardino del Maestro delle
Reti. (1935)
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Suzhou
Figura 216. Ponte del Giardino del Maestro delle Reti. (1935)
Figura 217. Corrido del Giardino del Maestro delle
Reti. (1935)
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I Giardini Cinesi dei Letterati
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MAPPE DI SUZHOU
Figura 218. Mappa della città nel 1229, scolpita in una pietra.
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Figura 219. Mappa della città. (1487)
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Suzhou
Figura 220. Distribuzione spaziale della città: canali e strade.
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Figura 221. La città oggi: i luoghi di interesse.
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Suzhou
GLOSSARIO
Beijing. Pechino;
Bo. Luogo sacro dell’antica cultura Banpo che veniva scelto per edificarci sopra;
Cambaluc. Khanbalik, la città del Gran Kan, l'odierna Pechino; dal 1267 capitale dell'impero;
ricostruita dopo la conquista mongola, prende il nome di Taidu, “grande capitale”;
Catai. La Cina del Nord;
Chang’an. Capitale degli Han anteriori; costruita secondo un piano a scacchiera su un’area di
ottanta chilometri quadrati, in epoca Tang era la città più grande del mondo;
Chang Jiang. Il Fiume Azzurro;
Cheng. Suffisso che indica il nome di una città;
Chengzhou. Antico nome della città Luoyang; prima città cinese ad essere progettata in base a
teorie urbane ideali; durante la dinastia Han era la terza città del mondo per area urbana dopo
Chang’an e Roma, ma probabilmente era la prima per densità di popolazione (vivevano più di
mezzo milione di abitanti); nel 494 d.C. divenne capitale;
Confucio. Fondatore della scuola di pensiero omonima;
Hangzhou. Capitale della provincia dello Jiangsu;
Helu (Re). Fondatore dello stato di Wu e della capitale Suzhou;
Huang He. Il Fiume Giallo;
Hu Cheng He. Il fossato della città di Suzhou;
Jiangnam. Il ‘fiume a sud dello Yangtze’. E’ il tratto del Gran Canale che collega lo Yangtze ad
Hangzhou, l’unico oggi navigabile;
Jiangnan. Area della Cina a sud dello Yangtze, popolata fin dall’antichità dal popolo Wu;
Jiangsu. Provincia cinese con capitale Hangzhou;
Jie Jing. I “paesaggi presi in prestito” (borrowed scenery) o visuali inaspettate;
Kublai, o “Gran Signore”. Quinto Gran Kan dei Mongoli;
Kunqu. Tipo di Opera cinese, nata e diffusa a Suzhou;
Lago Tai. Altro nome del lago Taihu. Letteralmente ‘grande lago’;
Luoshu. Simbolo magico della numerologia cinese: un quadrato suddiviso in altri nove quadrati più
piccoli;
Mangi. La Cina del Sud, l'antico impero dei Sung, durato dal 906 al 1276; Cin: sinonimo di Mangi;
Mencio. Discepolo di Confucio;
Nanjing. Nanchino, un tempo conosciuta come Jiankang;
Penjing. Paesaggi in vaso (in Giappone bonsai); la riduzione delle dimensioni va ricondotto alla
fine del periodo delle Sei Dinastie;
Shanshui. Tipo di poesia diffusa a partire del 310 il cui nome significa letteralmente dei monti e
delle acque, cioè del paesaggio;
Shantang. Canale che collega la città di Suzhou alla Collina della Tigre (Tiger Hill);
Suzhou. Chiamata anche Gusu, Wu, Sugiu, Su-chou, Suchow, Soochow, Wuxian, Wukai;
significa letteralmente ‘ricca di acque’;
Taoismo. Corpus di insegnamenti delineatosi storicamente in un duplice aspetto, speculativo e
operativo, e tramandatosi attraverso la trasmissione da maestro a discepolo. La composizione della
prima opera fondamentale del taoismo è attribuita a Laozi;
Wu (stato di). Stato formato durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni che aveva come
capitale Gusu, l’attuale Suzhou;
Yangtze. Il Fiume Azzurro;
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I Giardini Cinesi dei Letterati
Yuan. Il giardino;
Zhou. Suffisso per indicare una prefettura autonoma.
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Gabriele Perlini
Suzhou
BIBLIOGRAFIA
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http://www.chinavista.com/suzhou/tour/tour.html
http://en.visitsz.com/
http://italian.cri.cn/1/2004/03/02/[email protected]
http://nosatispassion.altervista.org/tipografia/5131/la-scrittura-cinese/
http://www.peipartnership.com/
http://www.szmuseum.com/default.php?mod=c&s=ssa6d2030
http://www.tuttocina.it/
http://www.wikipedia.org/
http://yangziman.blog.com/2012/02/25/suzhou-epicenter-of-the-grand-canal/
ICONOGRAFIA STORICA
-
http://suzhou.virtualcities.fr/
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Ringrazio la mia famiglia,
tutti gli amici che mi hanno aiutato
e Clara per le indispensabili traduzioni dal cinese.
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Gabriele Perlini
Suzhou
“Di fatto, non serve neppure avere un giardino: un vaso di bambù che proietta la sua ombra su un
muro bianco può avere la stessa potenza di un padiglione che si affaccia su un lago.”
(Janet Wheatcroft)
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