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I GIARDINI CINESI DEI LETTERATI - POLITesi
POLITECNICO DI MILANO Facoltà di Architettura e Società Corso di Architettura – Laurea Magistrale I GIARDINI CINESI DEI LETTERATI SUZHOU Relatore: Prof. Massimo VENTURI FERRIOLO Studente: Gabriele PERLINI Matr. n. 765955 Anno Accademico 2012/2013 I GIARDINI CINESI DEI LETTERATI SUZHOU Studente: Perlini Gabriele Relatore: Massimo Venturi Ferriolo 園 Il carattere tradizionale cinese che indica il giardino è un pittogramma in cui si può ipotizzare il quadrato esterno come simile a un muro che racchiude un’area verde. Il radicale superiore ha la forma di un tetto e può rappresentare un riparo o un padiglione. Il radicale nel mezzo definisce un’area delimitata come uno stagno o un laghetto, identificato comunemente come il centro del giardino. Il radicale inferiore è invece simile al carattere dell’albero del melograno, un simbolo di fertilità associato alla famiglia. Il giardino è quindi visto come uno spazio limitato che ha al suo interno tre elementi chiave: un riparo, uno specchio d’acqua e un albero da frutto. 园 L’attuale carattere cinese indicante il giardino, modificato dalle riforme maoiste per aumentare il livello di alfabetizzazione, perde queste allusioni benché vi rimanga il muro di chiusura. Questo è il carattere visibile sulle mappe e sulla segnaletica contemporanea mentre il carattere tradizionale è riportato su distici, pietre incise e altri antichi testi relativi ai giardini di Suzhou. Nota al testo L’umorismo, l’arguzia e la ricchezza del linguaggio cinese espressa nei nomi dei giardini e delle strutture architettoniche è troppo speciale per privare il lettore del piacere di una traduzione. Questa può risultare limitata o apparire stucchevole rispetto ai molti significati che uno stesso ideogramma possiede. La cultura cinese attribuisce grande importanza al nome da dare alle cose e così, spesso, tra nome e cosa intercorre una relazione che provoca intensa riflessione. Differenti nomi architettonici significano differenti forme e funzioni e suggeriscono la loro specifica collocazione all’interno dei giardini. Si è quindi cercato di tradurre i nomi il più fedelmente possibile basandosi sul significato originale, sempre ricco di metafore o altri giochi di parole. Qualora non sia stato possibile partire dalla radice cinese della parola, si è ricorso alla traduzione inglese, la più presente nelle fonti bibliografiche consultate. Un esempio è il nome del belvedere del Giardino del Maestro delle Reti, definito da ideogrammi che letteralmente si traducono come Belvedere sulla Riva del Fiume per Lavare i Nastri del Proprio Cappello, traduzione evidentemente ostica ma fedele. Suzhou INDICE Indice delle illustrazioni e delle tabelle 07 Abstract 11 PRIMA PARTE: LA CINA 13 1.1 LA STORIA E LE DINASTIE 1.2 COMMERCIO E VIAGGI 1.3 I PATRIMONI ORALI E IMMATERIALI 15 21 27 SECONDA PARTE: L’ARCHITETTURA E LA PROGETTAZIONE URBANA 31 2.1 I PRINCIPI ARCHITETTONICI CINESI 2.2 LA CITTA’ CINESE 2.3 PIANIFICAZIONE URBANA, CONFUCIO E INDIVIDUALISMO 33 39 43 TERZA PARTE: I GIARDINI DEI LETTERATI 3.1 STORIA E CARATTERI FONDAMENTALI 3.1.1 3.1.2 3.1.3 3.1.4 3.1.5 3.1.6 3.2 47 49 Architettura Ammassi di rocce Paesaggi d’acqua Piante Confini e delimitazioni Percorso panoramico 56 61 63 64 65 66 ELENCO DEI GIARDINI STORICI CINESI 67 QUARTA PARTE: SUZHOU 苏州 4.1 4.2 71 LA CITTA’ I GIARDINI STORICI DI SUZHOU 73 87 4.2.1 Il Giardino dell’Umile Amministratore 拙政园 4.2.2 4.2.3 4.2.4 4.2.5 4.2.6 Il Giardino dell’Indugiare 留园 Il Boschetto dei Leoni 狮子林 Il Padiglione dell’Onda Verde 沧浪亭 Il Giardino del Maestro delle Reti 网师园 Il Giardino della Coppia 耦园 95 97 101 105 109 4.2.7 4.2.8 Il Giardino della Cultura 艺圃 La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza 环秀山庄 114 116 Gabriele Perlini 88 5 I Giardini Cinesi dei Letterati 4.3 4.4 NUOVI PROGETTI, VECCHI PRINCIPI: I. M. PEI E IL MUSEO DI SUZHOU L’ISPIRAZIONE DI SUZHOU NELLE ARTI CONCLUSIONI 135 LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE CINESE 137 APPARATI 6 119 125 141 SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA DELLA CINA CONTEMPORANEA QUADRO CRONOLOGICO DELLA CINA IL PERCORSO DEL GRAN CANALE TIMELINE DELLA CITTA’ DI SUZHOU DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA STORICA MAPPE DI SUZHOU GLOSSARIO BIBLIOGRAFIA, SITOGRAFIA E ICONOGRAFIA 143 145 147 149 151 159 163 165 Gabriele Perlini Suzhou Indice delle illustrazioni e delle tabelle Figura Pagina del titolo: La Porta della Luna.....................................................................................01 Figura Prima Parte: Lanterne cinesi………………………………………………………………...13 Figura 01: Tragitto della Via della Seta……………………………………………………….…….21 Figura 02: I viaggiatori………………………………………………………………………….......21 Figura 03: Il fiume Li……………………………………………………………………………….22 Figura 04: Il canale Jiangnan…………………………………………………………..……………23 Figura 05: Il viaggio di Marco Polo………………………………………………………….……..24 Figura 06: Attori di Opera Kunqu…………………………………………………………………..27 Figura 07,08: L'arte della calligrafia………………………………………………………………..28 Figura 09: Tazze da tè in ceramica………………………………………………………………….28 Figura 10: Piatto in ceramica………………………………………………………………………..28 Figura 11: Il baco da seta……………………………………………………………………………29 Figura 12: Rotoli di seta…………………………………………………………………………….29 Figura 13: Dougong…………………………………………………………………………………29 Figura 14: Struttura lignea tradizionale……………………………………………………………..29 Figura Seconda Parte: Il luoshu……………………………………………………………………..31 Figura 15: La Città Proibita (Pechino).……………………………………………………………..33 Figura 16: La Wenbi Pagoda (Changzhou).……………………………………………………...…33 Figura 17: Assonometria di un siheyuan.…………………………………………………….……..34 Figura 18: Simbolo del pipistrello nel Giardino dell'Indugiare (Suzhou).………………………….35 Figura 19: Esempio di connessione strutturale in legno.……………………………………………35 Figura 20: Le tipologie di tetto più diffuse in Cina…………………………………………………36 Figura 21: Esempio di edilizia residenziale classica..………………………………………………37 Figura 22: Colonne rosse della Città Proibita (Pechino).…………………………………………...37 Figura 23: Uso di ponteggi in bambù per i moderni edifici.………………………………………..38 Figura 24: Il quadrato magico applicato alla planimetria della città di Chengzhou………………...39 Figura 25: La divisione della Cina in nove parti secondo lo schema cosmico.……………………..40 Figura 26: Diagramma della città di Chengzhou.…………………………………………………...41 Figura 27: I vicoli della Cina classica.……………………………………………………………...43 Figura Terza Parte: Il muro bianco………………………………………………………………….47 Figura 28: I candidati per l'esame si affollano attorno al muro dove sono stati resi noti i risultati. (1540 circa)………………………………………………………………………………………….49 Figura 29: Isola Penglai, Collections of the Palace Museum Beijing.……………………………...50 Figura 30: Hearing rain by banana window.………………………………………………………...52 Figura 31: Il fiume Lijiang.…………………………………………………………………………54 Figura 32: La Porta della Luna nel Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………..55 Figura 33: La Sala del Profumo Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)…...56 Figura 34: Interno della Sala del Profumo Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou).……………………………………………………………………………………………56 Figura 35: Il Padiglione del Germoglio Verde del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)...57 Figura 36: Lo Xiao Cang Lang del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………..………57 Figura 37: Il Padiglione Cuore del Lago del Boschetto dei Leoni (Suzhou)…………………….....57 Figura 38: Il Padiglione del Verde Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)...58 Figura 39: La Barca di Pietra del Boschetto dei Leoni (Suzhou)…………………………………...58 Figura 40: Esempio di shi nel Giardino della Coppia (Suzhou)…………………………………….59 Figura 41,42: Camminamento coperto del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………..59 Figura 43: Il Ponte del Piccolo Arcobaleno Volante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou).……………………………………………………………………………………………60 Figura 44: Esempio di finestra ornamentale………………………………………………………...60 Gabriele Perlini 7 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 45: Raccolta di penjing del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………...60 Figura 46: Roccia della Residenza di Montagna dell'Avvolgente Bellezza (Suzhou)……………...61 Figura 47: Fengluan del Giardino dell'Armonia (Suzhou).…………………………………………61 Figura 48: Penjing del Giardino dell'Indugiare (Suzhou).………………...………………………..61 Figura 49: Roccia del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)……………………………...62 Figura 50: Bacino d'acqua di fronte al Padiglione della Luna che Sorge e del Vento che Scuote del Giardino del Maestro delle Reti (Suzhou)…………………………………………………………..63 Figura 51: Massi rocciosi intorno ad un bacino d'acqua…………………………………………....63 Figura 52: Crisantemo………………………………………………………………………………64 Figura 53: Bambù…………………………………………………………………………………...64 Figura 54: Pruno…………………………………………………………………………………….64 Figura 55: Peonia……………………………………………………………………………………64 Figura 56: Dettaglio di una pavimentazione del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)…..65 Figura 57: Muro del Giardino dell'Indugiare (Suzhou)……………………………………………..65 Figura 58: Corridoio coperto del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………….66 Figura Quarta Parte: Stemma della città di Suzhou…………………………………………………71 Figura 59: Inquadramento generale della Cina……………………………………………………..73 Figura 60: La provincia dello Jiangsu………………………………………………………………73 Figura 61: I canali storici di Suzhou………………………………………………………………...73 Figura 62: I canali storici di Suzhou………………………………………………………………..74 Figura 63: Il lago Taihu.…………………………………………………………………………….75 Figura 64: Abitazioni tipiche affacciate sul Suzhou Creek.………………………………………...76 Figura 65: Il Suzhou Creek a Shanghai……………………………………………………………..76 Figura 66: Suzhou Pingtan nella sala di un giardino……………………………...………………...77 Figura 67: Recipiente laccato.………………………………………………………………………77 Figura 68: La porta d’acqua Pan Men.………………………………..…………………………….80 Figura 69: La porta Jin Men.………………………………………………………………………..80 Figura 70: La Sala del Grande Eroe del Tempio e Giardino Buddhista dell'Ovest (Xi Yuan Si)…...81 Figura 71: Il canale Shantang.………………………………………………………………………81 Figura 72: Il canale Pingjiang……………………………………………………………………….82 Figura 73: Il Ponte della Cintura Preziosa.………………………………………………….………82 Figura 74: La Pagoda della Tigre.…………………………………………………………………..83 Figura 75: La Pagoda del Tempio del Nord.………………………………………………………...83 Figura 76: Le Pagode Gemelle.……………………………………………………………………..83 Tabella 1: I distretti della Suzhou contemporanea.………………………………………………….84 Figura 77: Il Suzhou Industrial Park.……………………………………………………………….85 Figura 78: Targa UNESCO del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou)………………..…..87 Figura 79/84: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………...91 Figura 85/89: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………...92 Figura 90/94: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………...93 Figura 95: Il Giardino dell’Umile Amministratore……………………………………………........94 Figura 96/100: Il Giardini dell’Indugiare.…………………………………………………………..96 Figura 101/104: Il Boschetto dei Leoni…………………………………………………………......98 Figura 105/109: Il Boschetto dei Leoni…………………………………………………………......99 Figura 110: Il Boschetto dei Leoni………………………………………………………………...100 Figura 111/115: Il Padiglione dell’Onda Verde…………………………………………………....102 Figura 116/119: Il Padiglione dell’Onda Verde…………………………………………………....103 Figura 120: Il Padiglione dell’Onda Verde………………………………………………………...104 Figura 121/123: Il Giardino del Maestro delle Reti…………………………………………….....106 Figura 124/130: Il Giardino del Maestro delle Reti………………………………………….…....107 Figura 131: Il Giardino del Maestro delle Reti………………………………………………....…108 Figura 132/137: Il Giardino della Coppia…………...……………………………………………..111 8 Gabriele Perlini Suzhou Figura 138/143: Il Giardino della Coppia……………………………………………...…………..112 Figura 144: Il Giardino della Coppia…………………………………………………………..…..113 Figura 145/147: Il Giardino della Cultura…………………………………………………………115 Figura 148/153: La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza…………………………...117 Figura 154: I. M. Pei……………………………………………………………………………….119 Figura 155: L'hotel Fragrant Hill.………………………………………………………………….120 Figura 156/157: Il Suzhou Museum……………………………………………………………….120 Figura 158: Il Suzhou Museum……………………………………………………………………121 Figura 159/160: Il Suzhou Museum…………………………………………………………...…..122 Figura 161/162: Il Suzhou Museum……………………………………………………...………..123 Figura 163: Copertina del libro……………………………………………………………………125 Figura 164: Copertina del libro……………………………………………………………………126 Figura 165: Uno dei dipinti di Sun Wen (1818–1904) rappresentanti una scena del romanzo……126 Figura 166: Copertina del libro……………………………………………………………………127 Figura 167: Cina. Chung Kuo………………………………………………………………..……128 Figura 168/173: Cina. Chung Kuo……………………………………………………………...…129 Figura 174/179: Cina. Chung Kuo………………………………………………………...………130 Figura 180/182: Le Tentazioni della Luna…………………………………………………………131 Figura 183/188: Le Tentazioni della Luna…………………………………………………………132 Figura 189/193: Suzhou River……………………………………………………………………..133 Figura 194: Breaking the Willow……………………………………………………………….....134 Figura Conclusioni: La Collina della Tigre ……………………………………………………….135 Tabella 2: Il turismo a Suzhou……………………………………………………………………..138 Figura 196: Divisione amministrativa della Cina………………………………………………….143 Tabella 3: Le dinastie cinesi……………………………………………………………………….145 Figura 197: Il tragitto del Gran Canale…………………………………………………………….147 Figura 198/200: Documentazione fotografica storica………………………………………...…...151 Figura 201/203: Documentazione fotografica storica…………………………………………......152 Figura 204/206: Documentazione fotografica storica…………………………………………......153 Figura 207/209: Documentazione fotografica storica…………………………………………......154 Figura 210/212: Documentazione fotografica storica……………………………………………..155 Figura 213/215: Documentazione fotografica storica…………………………………………......156 Figura 216/217: Documentazione fotografica storica…………………………………………......157 Figura 218: Mappa della città nel 1229, scolpita in una pietra…..…………………..……………159 Figura 219: Mappa della città (1487)...……………………………………………………………160 Figura 220: Distribuzione spaziale della città: canali e strade.……………………………………161 Figura 221: La città oggi: i luoghi di interesse….…………………………………………………162 Figura 222: Ombra dei bambù……………………………………………………………………..167 Gabriele Perlini 9 I Giardini Cinesi dei Letterati 10 Gabriele Perlini Suzhou Abstract Quello del giardino cinese è un tema molto complesso su cui si è tanto discusso e ancora se ne discuterà negli anni a venire. Nella terra del dragone il verde progettato può essere raggruppabile in tre diverse tipologie che hanno visto la nascita, la diffusione e lo sviluppo fin dai tempi antichi. In principio c’erano solo gli sterminati giardini imperiali delle prime dinastie, fondati e costruiti sulle credenze divine e sui miti, secondo il tema del giardino-microcosmo, riproduzione sacra del mondo che attinge in particolare alle fertili radici del pensiero taoista. Successivamente, in molte città del nord-ovest del Paese, i grandi parchi presero piede, costruiti per lo svago e il tempo libero dei sovrani e dei ricchi dignitari, luoghi di caccia e relax. L’arte del giardino si è quindi evoluta in quello che possiamo definire come l’ultimo stadio cronologico: i giardini dei letterati, privati, ricchi di scene, ambientazioni e vedute d’effetto, progettati da persone colte per il proprio diletto, per ricevere amici e parenti, per svolgervi feste e ricevimenti, il tutto corredato da numerose opere d’arte di calligrafia, scultura, pittura e incisioni di distici, quasi a farne dei musei a cielo aperto. Il giardino diventa quindi lo spazio privilegiato e completo in cui confluiscono la tradizionale visione cinese del paesaggio, struttura vitale e «organica», e l’eredità della speculazione estetica legata alle «arti del pennello». L’indagine della tesi è focalizzata su quest’ultimi, sui loro significati, sulla loro origine e diffusione nel corso della plurimillenaria storia cinese. Il lavoro è stato svolto prendendo come base di riferimento i giardini classici della città di Suzhou. L’elaborato è strutturato in quattro parti. La prima analizza la storia della Cina, la cultura e la produzione artistica, le influenze straniere, le rotte commerciali e i viaggiatori famosi. La seconda e la terza riguardano lo studio dei principi architettonici tradizionali riferiti sia alla progettazione edilizia e urbana che al verde privato. L’ultima parte invece è dedicata inizialmente alla storia della città di Suzhou per poi entrare nel dettaglio dei suoi più importanti giardini. Chinese garden it's an item complex and for long time people has discussing and again it will go to talking. It's possible to be placed in three several sorts such as garden birth, garden expansion and garden development. Firstly, there were only too much imperial gardens own of chinese dynasties, planning and building on local religious believes, about micro cosmos - garden and representing the world with the taoist thought. Later, in a lot of north-west cities nation, the bigger parks starting to expand itself, only for rich people and aristocratic family just for free time, relax, and hunting activities. Garden art is developed and continue to evolving and we can to define as last chronological step: cultured gardens, privates, riches of scenes, planning by important and studious people just for receiving friends, parents and organising parties with a lot of works art like a outdoor museums. Garden became an exclusive space and complete where there is a mixture with traditional chinese landscape sight, alive framework and heritage about painting art. Research about this thesis get a focus on these means, origin, diffusion during chinese history. All my studies I create by Suzhou classical chinese gardens city. The thesis is formed in three parts. First part study about China history, production and cultur art, mixture with foreign people, trade routes and famous travelling men. Second and third parts talk about all traditional architectural principles about urban building plan and private green. Last part is focused just on Suzhou city and after studyng with care all the most important gardens. Gabriele Perlini 11 I Giardini Cinesi dei Letterati 12 Gabriele Perlini Suzhou PRIMA PARTE LA CINA Gabriele Perlini 13 I Giardini Cinesi dei Letterati 14 Gabriele Perlini Suzhou 1.1 LA STORIA E LE DINASTIE La civiltà cinese è una delle più antiche al mondo: se ne fanno risalire le origini a circa 500.000 anni fa ma di questo periodo non esistono fonti storiche al di fuori dei miti e delle leggende che i cinesi si tramandano oralmente da generazioni. Le fonti ufficiali riportano che le prime città sorsero lungo le valli del Fiume Giallo e del Fiume Azzurro, di cui la prima viene ritenuta culla della civiltà. La prima esauriente trattazione sulla storia della Cina, le Memorie di uno storico di Sima Qian, un rinomato storiografo del II secolo a.C., inizia però 1.300 anni prima rispetto alla datazione ufficialmente riconosciuta, con la descrizione dei Tre Augusti e i Cinque Imperatori. Questi governanti erano re semi-mitici ed esempi morali e tra essi Huangdi, l’Imperatore Giallo, è ricordato come l’antenato di tutti i cinesi. Sima Qian riferisce che il principio del passaggio delle cariche di governo per ereditarietà venne introdotto per la prima volta nel periodo della dinastia Xia, portato avanti nelle successive dinastie Shang e Zhou. È solo da questo periodo delle tre dinastie che si riesce a delineare con chiarezza la storia della Cina. Dinastia Xia (2100 a.C. circa - 1600 a.C. circa) La prima dinastia ereditaria di imperatori cinesi è la dinastia Xia, cui primo sovrano, Yǔ il Grande, è ricordato per le maestose opere di regolazione delle acque. Anche se oggetto di una vasta tradizione orale, la reale esistenza e storicità di questa dinastia fu a lungo messa in dubbio e ipotizzato che fosse stata invece creata dal mito. Lo studio della storia primitiva della Cina è reso complicato dalla mancanza di una lingua scritta e dalla scarsa affidabilità dei primi documenti nel descrivere fatti accaduti in tempi più antichi. Dinastia Shang (1600 a.C. circa - 1046 a.C. circa) La dinastia Shang (chiamata anche Yin) è la prima dinastia cinese di cui si abbiano testimonianze storiche. Regnò sulla parte nord-orientale della Cina, nella valle del Fiume Giallo. Dinastia Zhou (1046 a.C. - 256 a.C.) Alla fine del II millennio a.C. la dinastia Zhou cominciò ad affermarsi e, con le sue molte sottodinastie, fu la più duratura di tutta la storia cinese. Originariamente era un popolo che viveva nella regione ad ovest del regno degli Shang. Il loro sovrano, re Wu, fondò il proprio stato nella valle del Fiume Giallo. La cultura, la letteratura e la filosofia cinese iniziarono da qui il loro imponente sviluppo. L’epoca finale degli Zhou è caratterizzata da due periodi di lotte. Periodo delle Primavere e degli Autunni (770 a.C. - 454 a.C.) Il principato di Jin si divise in tre stati indipendenti: Han, Wei e Zhao. I capi militari locali, al servizio della dinastia Zhou, ingaggiarono una guerra interna allo scopo di affermare la propria egemonia. La situazione si aggravò ulteriormente con l'invasione di alcune popolazioni straniere che costrinsero gli Zhou a spostare la capitale più a est. Ebbe così inizio la seconda era Zhou: la dinastia Zhou orientale. Emersero sette stati principali in perenne lotta tra loro; i prìncipi di questi stati detenevano tutto il potere e continuarono solo formalmente a servire la dinastia dominante. Questo fenomeno spezzerà la coesione rituale fra il signore e il suo popolo; sorgerà inoltre il nuovo gruppo sociale dei letterati, discendenti da rami cadetti di famiglie nobili, ridotti al rango di scribi, ma proprio per questo forti del potere della cultura scritta.1 Fu questo un periodo molto ricco per lo sviluppo della filosofia cinese: sorsero infatti, in risposta ai profondi e difficili cambiamenti del mondo politico, le cosiddette Cento Scuole di Pensiero, così come alcuni fra i più influenti movimenti quali il confucianesimo e il 1. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 29. Gabriele Perlini 15 I Giardini Cinesi dei Letterati taoismo. Il periodo prende il nome dalle cronache di quel tempo, gli Annali delle primavere e degli autunni, tradizionalmente attribuiti a Confucio, che narrano gli avvenimenti dello stato di Lu. E’ in questo clima che avverrà la fondazione della città di Suzhou (514 a.C.), con il nome di Gusu. Periodo degli Stati Combattenti (453 a.C. - 221 a.C.) Con il nome di Stati Combattenti (o Regni Combattenti) si indica il periodo storico in cui numerosi stati si combatterono per ottenere la supremazia nell'antica Cina. Dinastia Qin (221 a.C. – 206 a.C.) Fra gli stati combattenti, ad imporsi, fu Ying Zheng, re del regno di Qin, unificando definitivamente la Cina e nominandosi sovrano della prima dinastia imperiale moderna. Inizia la costruzione della Grande Muraglia e un'ampia rete stradale per un totale di circa 6.000 km; viene codificata la scrittura cinese e vengono uniformate le unità di misura e le monete. Affinché nessuno potesse dubitare della sua autorità invocando la tradizione, nel 213 a.C. Zheng decretò che tutti i testi antichi fossero bruciati per cancellare il ricordo del passato, fatta eccezione per quelli di argomento scientifico e tecnico. Dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) Dopo un periodo di turbolenza seguito alla caduta dei Qin, si consolida il potere della dinastia Han, che regnerà per circa quattro secoli. Questa dinastia prende il nome dalla principale etnia cinese, che attualmente corrisponde al 91,9% sul totale dei 56 gruppi etnici nazionali. Si apre ufficialmente la Via della Seta, inizia il commercio con le province romane d'oriente e la forza militare permette all’impero di espandersi ad ovest. Il confucianesimo diviene la filosofia ufficiale di stato mentre l'agricoltura e il commercio prosperarono, tanto da rendere la capitale Chang'an la più grande metropoli del suo tempo. Periodo dei Tre Regni (220 – 265) Al cadere della dinastia Han, l'impero si spezza di nuovo in tre stati: il regno Wei a nord, il regno Shu nell'attuale provincia del Sichuan e il regno Wu a sud. La divisione è favorita dall'introduzione del buddhismo. Dinastia Jin (265 – 420) Dopo il Periodo dei Tre Regni, la riunificazione avvenne sotto la dinastia Jìn, senza però durare molto tempo. La corte Jin fu sempre più minacciata dai popoli nomadi del nord che riuscirono a conquistare le capitali: Luoyang nel 311 d.C. e Chang'an nel 316 d.C. Così la dinastia Jin occidentale scomparve dal nord della Cina (316 d.C.) lasciandolo così diviso in ben sedici regni. Periodo dei Sedici Regni (304 – 439) La conquista del nord da parte dei popoli nomadi provocò un’importante esodo della popolazione verso il sud. La corte Jin si ricostituì nella città di Jiankang, vicino all’attuale Nanjing, dove continuarono a governare fino al 420 d.C. Gli storici cinesi hanno così dato il nome di Periodo dei Sedici Regni all'epoca durante la quale il nord della Cina attraversò una fase di frammentazione politica e di caos. Molti di quest i sedici regni inoltre erano retti da popoli di etnia non cinese. Periodo delle dinastie del Nord e del Sud (420 – 589) Sarà un altro popolo di etnia non cinese, i Tuoba, coloro che riusciranno ad unificare il nord della Cina sconfiggendo tutti questi piccoli stati e proclamando la dinastia Wei del Nord nel 440 d.C. Con il settentrione unificato, la Cina rimase divisa in due stati: quello 16 Gabriele Perlini Suzhou a nord, nel quale si succederanno le cosiddette dinastie settentrionali: Wei del Nord, Wei dell'Est, Wei dell'Ovest, Qi del Nord e Zhou del Nord; e un altro al sud, nel quale, sconfitto l'ultimo imperatore Jin, si succederanno quattro dinastie nella corte di Jiankang: Song, Qi, Liang e Chen. Dinastia Sui (589 – 618) La dinastia Sui riunificò la Cina dopo quasi quattro secoli di lotte interne, divisioni politiche e dinastiche. Fu una dinastia di breve durata ma fondamentale per il consolidamento dell'impero e della Cina come unica nazione. Contributo importante all'unificazione e alla crescita economica è lo scavo del Gran Canale Imperiale, lungo più di 1.500 km. La via d'acqua artificiale creò una rete di vie navigabili grazie all'intersezione con i fiumi e i canali naturali: diventò più facile e veloce trasportare materie prime, vettovaglie e truppe in molti angoli dell'impero. Dinastia Tang (618 – 907) Con la fine della dinastia Sui succedette quella Tang che caratterizzò uno dei periodi di massima fioritura della cultura cinese. Il confucianesimo tornò ad essere praticato nei circoli educativi; i canoni del confucianesimo richiedevano lo studio da parte di tutti i candidati alle cariche pubbliche. In questo modo le scuole della capitale attirarono a sé molti studenti dalle terre dell'impero e oltre. Durante l'epoca Tang, l'arte si distinse per dignità, realismo e vigore incomparabili. Nella cosmopolita e potente capitale Chang'an regnò una grande tolleranza religiosa. L'espansione del buddhismo favorì l'origine di numerose fondazioni religiose e di un'arte scultorea e pittorica estremamente varia. La pittura Tang raggiunse livelli elevatissimi nell'ambito del paesaggio ma troverà piena affermazione solo sotto i Song. Periodo delle Cinque Dinastie e Dieci Regni (907 – 960) Dopo la fine della dinastia Tang, con la fondazione della dinastia Liang nel nord della Cina iniziò una fase di instabilità in cui si succedettero cinque dinastie nel settentrione (dinastia Liang Posteriore, dinastia Tang Posteriore, dinastia Jin Posteriore, dinastia Han Posteriore e dinastia Zhou Posteriore), mentre nel sud si formarono dieci regni indipendenti. Dinastia Song (960 – 1279) La fondazione della dinastia Song riportò in Cina quell'unità politica che si era persa con la caduta della dinastia Tang. L’epoca Song si divide in due periodi ben definiti: dal 960 d.C. al 1127 d.C. la capitale è Kaifeng e la dinastia prende il nome di Song Settentrionali; dal 1127 d.C., in seguito alle invasioni dei Jurchen (fondatori della dinastia Jin), fino al 1279 d.C. la dinastia prende il nome di Song Meridionali con capitale Hangzhou. La dinastia Song perfezionò il sistema degli esami per reclutare i membri dell'amministrazione imperiale. Tale sistema, già presente con la dinastia Tang, fu qui esteso e codificato. L'efficiente burocrazia permise un livello di centralizzazione e di capacità di controllo sia politico che economico sulla società come mai si era verificato prima. I governatorati militari, ed in genere tutto l'apparato militare e il suo peso nella vita civile, fu gradualmente diminuito e di fatto estromesso dal centro decisionale imperiale. Le città prosperarono grazie all'attivo sistema commerciale e manifatturiero: si ritiene che a quel tempo Hangzhou fosse la più popolosa città del mondo. La classe dei mercanti raggiunse un livello sino ad allora ineguagliato di ricchezza, ma non riuscì ad ottenere spazio politico, grazie anche all'efficiente sistema di esami pubblici, che permetteva comunque l'ingresso per meriti letterari e di moralità confuciana. Ciò diede l'avvio a una speciale classe sociale che comprendeva i proprietari terrieri più ricchi e i letterati - talora provenienti da famiglie di mercanti - che, pur essendo imbevuti di ideali e cultura confuciana, non avevano passato gli esami e non erano organicamente integrati al sistema amministrativo imperiale. Ciò fu reso possibile anche dall'enorme diffusione che ebbe la stampa, Gabriele Perlini 17 I Giardini Cinesi dei Letterati mezzo principale dello scambio di idee. L'introduzione del cotone, specialmente a sud, costituì invece un’enorme risorsa per l’industria tessile mentre la bussola darà ai Song la supremazia sui mari. Dal punto di vista delle arti, con i Song raggiunsero la piena maturità la pittura, la calligrafia e la porcellana. In campo culturale, il buddhismo fu in costante declino, sempre più marginalizzato dalla nuova sintesi di taoismo e confucianesimo. Nonostante questi ed altri grandi progressi, gli studiosi affermano che, a causa del mancato sviluppo di una classe borghese capitalista, non vi fu mai una vera e propria rivoluzione industriale così come la si intende canonicamente. Dinastia Yuan (1279 – 1368) Gengis Khan diede inizio all'invasione mongola della Cina con varie incursioni nei territori controllati dalla dinastia Jin, che deteneva il potere nella parte settentrionale della nazione, invasione culminata con la conquista della capitale Beijing, allora denominata Khanbalik. Nell'anno 1258 d.C. inizia la conquista del territorio dei Song Meridionali conclusa da Kublai Khan con la definitiva distruzione della dinastia Song, l’occupazione di Hangzhou e la morte dell'ultimo imperatore. La dinastia Yuan regnò sulla Cina dal 1279 d.C. al 1368 d.C., dopo essere stata fondata nel 1271 d.C. Kublai Khan ne fu il primo imperatore e governò fino al 1294 d.C. La riunificazione della Cina portò benefici economici soprattutto per il commercio, attraverso gli scambi con le popolazioni europee grazie anche ai noti viaggi di Marco Polo. Il dominio mongolo è caratterizzato da una grave crisi demografica e gli invasori faticarono a integrarsi con i vinti fino a che una rivolta popolare portò alla cacciata dei mongoli ed alla fondazione di una nuova dinastia nazionale: la dinastia Ming. Dinastia Ming (1368 – 1644) Gli imperatori della dinastia Ming erano membri della famiglia Zhu ed erano di etnia Han. La dinastia sarebbe stata l'ultima di tale etnia a dominare la Cina. I mercanti cinesi tornarono ad avere un ruolo di primo piano spingendosi fino all'oceano Indiano mentre le arti, in special modo quella della produzione di porcellana, raggiunsero traguardi straordinari mai ottenuti prima. Secondo alcuni storici la Cina all'inizio della dinastia Ming era la nazione più evoluta della terra. Zhu avrebbe conquistato il potere nel 1368 d.C. fondando la dinastia Ming, stabilendo la capitale a Nanjing e restaurando l'ortodossa visione confuciana che vedeva i militari come una classe subordinata alla burocrazia degli eruditi. Venne ripristinato il tradizionale sistema confuciano di verifica, con il quale venivano selezionati i funzionari statali e gli impiegati civili sulla base del merito. All'interno del paese, il Gran Canale venne espanso notevolmente e fu utilizzato con profitto per il commercio interno. A partire dalla fine del XV secolo, ai soggetti imperiali venne impedito di costruire navi per l'oceano o di lasciare il paese. Questo rinnovamento si convertì in stagnazione, la scienza e la filosofia vennero strette in una rete di tradizioni che soffocarono ogni tentativo di apertura verso l'innovazione. Con scarsa comprensione dei processi economici dei mercati, supportato dagli eruditi, Zhu si affidò al punto di vista confuciano secondo cui i mercanti sono dei parassiti. Percepiva che l'agricoltura doveva essere la sorgente della prosperità del paese e che il commercio fosse ignobile. Sebbene il regno di Zhu avesse visto l'introduzione della cartamoneta, lo sviluppo del capitalismo venne intralciato prima dell'inizio del suo potenziale. Dinastia Qing (1644 – 1911) La dinastia Qing (o Manciù) fu fondata dal clan Manciù originario dell’attuale Manciuria, espanso poi nella Cina interna. Le potenze europee svolsero un ruolo chiave nella caduta della dinastia. Alla fine del 1830 i governi di Gran Bretagna e Francia erano profondamente preoccupati per il deflusso dei metalli preziosi e pertanto cercarono formule commerciali alternative con la Cina - la più estrema delle quali fu di renderla dipendente dall'oppio. Quando il regime dei Qing cercò di bandire il traffico dell'oppio nel 1838, la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Cina. La prima guerra dell'oppio rivelò lo stato di decadenza dell'esercito cinese. I Qing si arresero nel 1842 e ciò inferse alla Cina un colpo decisivo e umiliante. Il Trattato di Nanchino, che prevedeva il pagamento di riparazioni per i danni di guerra, permise agli europei l'accesso senza restrizioni nei porti cinesi e 18 Gabriele Perlini Suzhou cedette l'isola di Hong Kong alla Gran Bretagna, rivelando molte inadeguatezze nel governo Qing e provocando ribellioni sparse contro il regime. Nel 1854 la Gran Bretagna tentò di rinegoziare il Trattato di Nanchino inserendo clausole che permettessero l'accesso commerciale ai fiumi cinesi e la creazione di un'ambasciata britannica permanente a Pechino. Quest'ultima clausola offese il regime dei Qing, che si rifiutò di firmare, provocando così una nuova guerra contro la Gran Bretagna anch'essa terminante con una sconfitta cinese. La rivolta dei Taiping a metà del XIX secolo è stata la prima grande espressione del sentimento anti-Manciù che minacciava la stabilità della dinastia Qing. Il mondo esterno, con le sue idee e le sue tecnologie, ebbe un’enorme impatto rivoluzionario su uno stato Qing traballante e sempre più debole; una guerra civile che l'impero riuscì a reprimere solo grazie all'aiuto delle potenze europee che non aiutarono invece il movimento Taiping (pur avendo le stesse radici religiose cristiane) in quanto non consentiva la vendita dell'oppio. La caduta dell’ultima dinastia cinese si concluse con l'abdicazione del giovane re Pu Yi il 12 febbraio 1912. Repubblica di Cina (1912 – 1949) La rivolta di Wuchang del 1911 portò alla proclamazione di indipendenza della Repubblica di Cina, ponendo fine al Celeste Impero. La Repubblica di Cina si instaura nel 1912. Nel periodo appena successivo, la neonata Repubblica fu sconvolta da due guerre civili fra i nazionalisti del generale Chang Shai Shek e i comunisti di Mao Zedong (1927-1937 e 1945-1949) e l'invasione giapponese (1937-1945). Con la Rivoluzione cinese del 1949, la Repubblica di Cina si riduce alla sola Taiwan, mentre il controllo della Cina continentale passa alla neo-proclamata Repubblica Popolare Cinese. Repubblica Popolare Cinese (1949 – oggi) Nella seconda metà del Novecento, si afferma una linea economica che inizialmente segue il modello sovietico e poi tenta un percorso alternativo che porterà al disastro del Grande Balzo in Avanti. La terribile carestia, la repressione, i lavori forzati e la Rivoluzione Culturale in cui furono protagoniste le Guardie Rosse, provocarono decine di milioni di morti. Dopo le molteplici carestie nel Paese, negli scontri politici interni del Partito si afferma Deng Xiaoping, che riorganizza l'economia cinese favorendo il riconoscimento costituzionale della proprietà privata e l'apertura del mercato ad investimenti esteri. Le proteste di piazza Tian An Men non fermano la politica del Partito Comunista, che dopo il ritorno di Hong Kong e Macao, porta l'economia cinese ai primi posti del globo. Anche l'occidentalizzazione della Cina, tentata più volte dagli europei a partire dal secolo XVII è stata assorbita e trasformata nel corso del XX secolo in una singolare forma di comunismo nazionale, uno dei fattori dominanti nella scena internazionale del secondo dopoguerra, facendo dell'antico Regno di Mezzo uno dei poli della politica mondiale anche nell'era postcomunista. Da questa breve quanto necessaria analisi storica risulta evidente come la cultura cinese sia da sempre stata caratterizzata dall'alternanza di periodi di unità e divisioni. In alcune occasioni il territorio fu dominato da popoli provenienti dall'Asia centrale, poi assimilati nella popolazione Han. Influenze culturali e politiche da molte parti del continente asiatico, portate da ondate successive di immigrazione, espansione e assimilazione culturale, sono parte della moderna cultura della Cina. Fattori che rivedremo emergere anche nelle principali arti cinesi nonché nella progettazione dei giardini in quanto l’estetica tradizionale cinese è stata costruita assorbendo una grande varietà di concezioni e di gusti. Questa apertura mentale ha consentito di abbracciare elementi culturali di provenienze diversa, qualità considerata una delle più positive dell’approccio cinese al mondo. Gabriele Perlini 19 I Giardini Cinesi dei Letterati 20 Gabriele Perlini Suzhou 1.2 COMMERCIO E VIAGGI LUNGO LA VIA DELLA SETA Figura 1. Tragitto della Via della Seta. La Via della Seta è quel reticolo formato da itinerari terrestri, marittimi e fluviali che si sviluppava per circa 8.000 km e lungo i quali, nell'antichità, si erano snodati i commerci tra gli imperi cinesi e l'Occidente. Le vie carovaniere attraversavano l'Asia centrale e il Medio Oriente, collegando Chang'an, all’Asia Minore e al Mediterraneo. Insieme alle merci viaggiavano anche grandi idee e religioni, concetti fondamentali di matematica, geometria e astronomia. Sulla Via della Seta compì un complesso giro quasi in tondo anche il buddhismo, dall’India all’Asia Centrale alla Cina e infine al Tibet. Dopo un periodo di abbandono di questo tragitto, l'espansione dell'impero mongolo in tutto il continente asiatico dal 1215 circa al 1360 diede stabilità economica alla grande area e ristabilì l'importanza della Via come straordinario mezzo di comunicazione tra Oriente e Occidente, anche se ormai da diversi secoli la seta, prodotta già nella stessa Europa, vi aveva poca importanza. Con la disintegrazione dell'impero mongolo e della sua pax mongolica la Via della Seta perse la sua unicità politica, culturale ed economica, tornando a frantumarsi sotto i domini di principati locali essenzialmente di origine nomade, i quali traevano le loro ricchezze dal taglieggiamento dei commercianti che dovevano attraversare le loro terre e dal rapimento dei viaggiatori da vendere come schiavi sui loro mercati. Inoltre la Cina, dopo la cacciata della dinastia mongola degli Yuan, si era chiusa per reazione su sé stessa, impedendo l'accesso agli stranieri, compresi gli occidentali, già favoriti dagli odiati mongoli. Figura 2. I viaggiatori. Gabriele Perlini 21 I Giardini Cinesi dei Letterati LE VIE D’ACQUA NATURALI: I FIUMI La Cina è sede di un gran numero di fiumi. I tre maggiori sono: lo Huang He (Fiume Giallo), lo Yangtze (Fiume Azzurro) e lo Xi Jiang (Fiume delle Perle), che nella parte media e bassa del loro corso dividono tre grandi assi orografici della Cina orientale ed hanno origine sull'altopiano tibetano. Il Fiume Giallo nasce nelle montagne del Qinghai, percorre il territorio cinese per circa 4.855 km, prima di sfociare nel Pacifico presso la penisola dello Shandong. Il Fiume Azzurro è il maggiore fiume cinese e il quarto per lunghezza al mondo. Anch'esso nasce dalle montagne del Qinghai, ma procede verso sud-est attraversando così zone di montagne ricche di acqua che gli garantiscono una notevole portata. Il Fiume delle Perle nasce invece sull'altopiano dello Yunnan ed ha notevole importanza dal punto di vista agricolo, dato il clima subtropicale delle regioni irrigate. Nel Guandong confluisce nello Zhu Jiang che è un'altra importante arteria di trasporto fluviale, con il delta che arriva fino alla città di Canton e oltre verso un territorio pieno di canali e dighe. Circa la metà dei fiumi della Cina scorre da ovest a est e sfocia nei mari cinesi aperti Figura 3. Il fiume Li. all'Oceano Pacifico. Queste importanti vie d’acqua sono state da sempre sfruttate per il commercio, principalmente per trasportare i prodotti agricoli del fertile sud verso il nord più scosso dalla siccità. Un intricato sistema di canali venne scavato per consentire alle giunche cinesi di raggiungere nel minor tempo possibile i territori dell’impero. Fra essi il Gran Canale Imperiale è il miglior esempio dell’ingegno cinese del tempo. LE VIE D’ACQUA ARTIFICIALI: IL GRAN CANALE Il Gran Canale è il più lungo canale o fiume artificiale al mondo. Partendo da Pechino, attraversa Tianjin e le province di Hebei, Shandong, Jiangsu e Zhejiang fino alla città di Hangzhou, collegando il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro. Oggi la lunghezza totale del Gran Canale è di 1.794 km ben poco rispetto ai circa 4.000 originari. Da sempre periodiche inondazioni del Fiume Giallo ne hanno minacciato la sicurezza e il funzionamento. In tempo di guerra gli alti argini del Fiume Giallo sono stati a volte deliberatamente rotti per inondare l’avanzata delle truppe nemiche ma ciò ha causato disastri e difficoltà economiche prolungate nel tempo. Nonostante periodi temporanei di desolazione e di abbandono, il Gran Canale ha favorito un mercato locale dei centri urbani della Cina attraverso tutte le età dalla dinastia Sui, permettendo un commercio più veloce e un incremento dell’economia cinese. E’ considerato una delle più grandi opere ingegneristiche dell’antichità e, in Cina, è paragonabile solo alla Grande Muraglia. La storia del Gran Canale Si racconta che verso la fine del Periodo delle Primavere e degli Autunni Fu Chai, re dello Stato di Wu (l'odierna Suzhou), si avventurò a nord per conquistare il vicino Stato di Qi. Ordinò la costruzione di un canale per scopi commerciali come mezzo per spedire rifornimenti al nord nel caso in cui le sue forze fossero state coinvolte in una guerra anche con gli stati di Song e Lu. Questo 22 Gabriele Perlini Suzhou canale era conosciuto come Han Gou. I lavori iniziarono nel 486 a.C., a sud di Yangzhou fino a nord di Huai'an a Jiangsu, ed entro tre anni lo Han Gou collegava già il Fiume Azzurro e il fiume Huai per mezzo di corsi d'acqua, laghi e paludi. Un tratto del Gran Canale esisteva però già fin dal VI secolo a.C., si chiamava Hong Gou e collegava il Fiume Giallo ai fiumi Si e Bian. Le sezioni del Gran Canale oggi ancora funzionanti sono quelle che collegano le provincie Zhejiang e Jiangsu, costruite durante la dinastia Sui, a seguito della migrazione del nucleo economico dal nord al sud. Il suo ruolo principale è stato quello del trasporto del grano verso la capitale. Il Gran Canale è stato completato sotto il secondo imperatore Sui (604 d.C. – 609 d.C.), in primo luogo collegando Luoyang e Yangzhou, poi espandendosi verso Hangzhou (a sud) e Beijing (a nord). A fianco del canale corre parallela una strada imperiale usata dai corrieri e fornita di uffici postali. I governi locali piantarono anche una lunga serie di alberi lungo tutto il tragitto. Quando il canale fu completato collegava i fiumi Qiantang, Azzurro, Huai, Giallo, Wei e Hai. L'imperatore Yongle trasferì la capitale Ming da Nanjing a Beijing nel 1403 d.C. Questa mossa ha privato la prima del suo status di principale centro politico della Cina. La riapertura del Gran Canale ha anche beneficiato Suzhou rispetto Nanjing in quanto la prima era in una posizione migliore, sulla principale arteria del Gran Canale, diventando così il più grande centro economico della Cina Ming. L'unico concorrente valido di Suzhou nella regione di Jiangnan era Hangzhou, ma essendo posta 200 km più in basso del Gran Canale e dal delta principale, non ottenne grande fama e ricchezza. Molte delle sezioni del canale sono cadute in rovina e alcune parti sono state restituite ai campi pianeggianti. Dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949, la necessità di uno sviluppo economico ha portato le autorità a ordinare i lavori di ricostruzione. Il Gran Canale oggi La parte meridionale del Canale, che corre tra Hangzhou e il Fiume Azzurro, è stata nominata fiume Jiangnan (letteralmente ‘il fiume a sud dello Yangtze') ed è l’unica ancora oggi navigabile. Dopo aver lasciato Hangzhou, il canale passa attorno al confine orientale del lago Taihu, attraverso le città di Jiaxing, Suzhou, Wuxi e Changzhou prima di raggiungere Zhenjiang. Il Jiangnan è fortemente trafficato da chiatte trasportanti carbone e materiale da costruzione, verso il delta in forte espansione. Ha generalmente una larghezza minima di 100 metri nei centri urbani e due/tre volte questa larghezza nella campagna fuori città. Negli ultimi anni ampi canali di bypass sono stati scavati intorno alle grandi città per ridurre gli ingorghi. L'importanza economica del canale probabilmente aumenterà perché i governi delle province Shandong, Jiangsu e Zhejiang hanno pianificato un dragaggio che dovrebbe aumentare la capacità di trasporto del 40% entro Figura 4. Il canale Jiangnan. fine 2013. Il Canale è dal 2008 nella lista d’attesa per diventare sito del Patrimonio dell’Umanità UNESCO, traguardo che forse verrà raggiunto a breve dopo le dovute sistemazioni, le pulizie dai rifiuti e la successiva campagna di sensibilizzazione rivolta agli amministratori locali. I VIAGGIATORI Il Gran Canale non è servito ai soli scopi commerciali e militari. Fin dall’anno 1000 d.C. è stato percorso da studiosi, scienziati, viaggiatori e imperatori che volevano apprezzare i magnifici paesaggi cinesi evitando le vie terrestri. Le comodità del viaggio hanno permesso ai governanti di Gabriele Perlini 23 I Giardini Cinesi dei Letterati fare ispezioni per la Cina meridionale: nella dinastia Qing gli imperatori Kangxi e Qianlong fecero dodici viaggi al sud. Il Gran Canale ha inoltre permesso lo scambio culturale e l'integrazione politica tra il nord e il sud della Cina, impressionando anche i primi visitatori. Tra essi i più noti sono stati Marco Polo e Choe Bu. MARCO POLO Marco Polo (1254 d.C. – 1324 d.C.) è stato un noto viaggiatore e mercante veneziano. Nella primavera o nell'estate 1271 il padre e lo zio partirono da Venezia conducendo con loro il giovane Marco e giungendo alla corte di Kublai Kan verso il maggio 1275. Durante il loro lungo soggiorno presso la Corte mongolica, Marco svolse attività diplomatiche e amministrative per conto del Gran Cane, che molto stimava la sua intelligenza e le sue capacità. Nel 1276 visitò Suzhou. Finalmente nel 1292 i Polo salparono dal porto di Zaitun, iniziando per mare il viaggio di ritorno che si concluse a Venezia intorno al 1295. Tre anni dopo Marco fu prigioniero e rinchiuso nelle carceri di Genova. Qui incontrò Rustichello da Pisa di cui si servì per la stesura del racconto, dettato nel 1298 quando Marco aveva 44 anni. Figura 5. Il viaggio di Marco Polo. Il Milione Si può dire che per secoli la più vera immagine dell'Oriente, al di là dei sogni e delle leggende, al di là delle fantasie convenzionali di poeti e dei novellatori, sia rimasta, nella concezione degli europei, essenzialmente affidata al Milione. Col suo Milione, il modesto e prudente mercante veneziano aveva inteso di dotare l'Europa di una sorta di guida destinata a rivelare, con la maggiore fedeltà possibile, come può esser quella fondata sulla testimonianza oculare o riportata direttamente da osservatori prossimi, un mondo pressoché ignoto. Ed è davvero un singolare paradosso che un libro sostanzialmente così realistico e positivo potesse essere ritenuto un contesto di fiabe e di menzogne dai contemporanei e dai loro discendenti fino ad epoca noi prossima. L'esperienza umana di Marco, quale si riflette nella redazione stessa del suo libro, si organizza 24 Gabriele Perlini Suzhou attorno a un centro, unità di destino e unità di tema letterario. Questo centro d'esperienza vissuta fu per lui il cuore del grande Impero mongolo, la Corte del Gran Cane, da cui si diramava la poderosa organizzazione, insieme militare e burocratica, che Marco non cessava d'ammirare. Divenuto egli pure, mercè gli incarichi avuti dal Signore dei Tartari, di ambasciatore e di reggitore di città, qualcosa come un funzionario di quella organizzazione, essa rappresentò, per così dire, lo schema, il piano razionale precostituito che gli consentì la ricca avventura di vent'anni della sua vita. Come in tutti gli stati essenzialmente fondati sulla forza militare necessaria a tener soggetti popoli di nazionalità diverse su immensi spazi, un sistema di comunicazioni analogo a quello dell'Impero romano, ma assai più vasto e ancora più perfezionato, collegava col centro e fra loro le più lontane regioni, assicurando, attraverso una fitta rete di comandi di tappa e di alloggiamenti, un servizio di corrieri la cui rapidità era ignota all'Europa del tempo, così divisa e spopolata. Aggiungendosi la fortunata circostanza storica di una relativa pacificazione del mondo asiatico sotto il dominio tartaro, fu quella organizzazione a render possibile a un europeo una esperienza che non cessa tuttavia dal tenere qualcosa di miracoloso: fu essa che ne permise e ne garantì l'ampio giro. Pur non essendo l'opera di uno storico, geografo, naturalista o antropologo, Il Milione è un documento insostituibile per ciascuno di questi studiosi. Al lettore comune, invece, regala ancora il piacere di un racconto straordinario, che può essere indefinitamente arricchito moltiplicando le prospettive sulle cose viste e ascoltate dall'autore. CHOE BU Choe Bu (1454 d.C – 1504 d.C.) è stato un funzionario coreano noto per il resoconto dei suoi viaggi in Cina dopo un naufragio avvenuto nel febbraio 1488, durante il regno della dinastia Ming. Il diario dei resoconti dei suoi viaggi è stato ampiamente stampato nel XVI secolo, sia in Corea che in Giappone. Anche gli storici moderni utilizzano le sue opere scritte, dal momento che il suo diario di viaggio offre la prospettiva della cultura cinese del XV secolo vista da un estraneo, con le preziose informazioni sulle città della Cina e le differenze regionali. La sua descrizione di città, persone, costumi, cucine e il commercio marittimo lungo il Gran Canale permettono di comprendere meglio la vita quotidiana della Cina e di come essa differiva tra il nord e il sud. Bu visitò anche la città di Suzhou e ne fece un’ampia descrizione elogiandone le bellezze, la ricchezza e la vitalità. Gabriele Perlini 25 I Giardini Cinesi dei Letterati 26 Gabriele Perlini Suzhou 1.3 I PATRIMONI ORALI E IMMATERIALI La Cina ha un elevato patrimonio culturale/naturale e immateriale/orale. L'UNESCO ha iscritto tra i Siti del patrimonio dell'umanità ben 43 luoghi entrati dal 1987 ad oggi mentre tra i Patrimoni orali e immateriali dell'umanità sono presenti 31 eredità culturali entrate tra il 2001 (anno di stesura della prima lista) e il 2011. E molti altri sono nella lista delle candidature per i prossimi aggiornamenti. Il teatro cinese – L’Opera Kunqu Figura 6. Attori di Opera Kunqu. Il teatro fa parte di quella eredità culturale sapientemente tramandata dalle generazioni di cinesi. Ha caratteristiche molto diverse da quello occidentale in quanto non si tratta solo di mera recitazione ma di un complesso insieme di arti. Teatro, musica, mimica, costumistica, il tutto unito insieme in un’unica rappresentazione per appagare l’occhio e l’orecchio dello spettatore, generalmente limitato alla sola vista ed estraneo ad altri sensi. Questo a discapito anche di una scenografia minimalista, in contrasto con la sfarzosità e il dettaglio di costumi e trucchi. E’ tipico vedere nelle rappresentazioni cinesi una tenda come fondale e al centro solo un tavolo e delle sedie: l’attore fa la scena anzi, l’attore è la scena. Non si basa semplicemente sulla recita di un copione ma svolge anche ruoli di cantante, acrobata, musicista, ballerino e mimo. Con la sua arte crea infatti l’illusione della realtà; il suo gioco fa comprendere al pubblico dove e quando si svolge l’azione e può evocare delle montagne, dei corsi d’acqua, dei battelli, dei giardini, insomma qualsiasi luogo necessario all’azione. Le convenzioni del gioco sono raffinatissime e di svariati tipi: comprendono ogni tipo di movimento della mano, del piede e del corpo, la mimica e l’espressione emotiva, e variano a seconda del ruolo. Nell’Opera tradizionale cinese le tre unità aristoteliche di tempo, luogo e azione sono sconosciute: sono gli attori stessi, al loro apparire sulla scena, che spiegano ciò che succede sul palcoscenico, dove ci si trova, chi sono i personaggi. L'Opera Kunqu è probabilmente la forma più antica di opera cinese, risalente alla dinastia Ming tra il XIV e il XVII secolo. Il Kunqu usa un cast fisso con due prime parti, un uomo e una donna, più un anziano e un certo numero di personaggi comici. Le rappresentazioni comprendono canto e danza, accompagnati da una varietà di strumenti a corde, ad aria e a percussione. Gabriele Perlini 27 I Giardini Cinesi dei Letterati La scrittura cinese Figura 7. L'arte della calligrafia. Figura 8. L'arte della calligrafia. La scrittura cinese è, tra quelle ancora in uso, forse la più antica del mondo; appare come un sistema di scrittura pienamente sviluppato nella seconda parte della dinastia Shang. Da questo periodo abbiamo numerosi esempi di scrittura su ossa, gusci di tartaruga e recipienti di bronzo. Sulla base delle prove disponibili, tuttavia, non sarebbe irragionevole assumere che la scrittura cinese nacque durante la prima parte della dinastia Shang o addirittura durante l'ultimo periodo della dinastia Xia, approssimativamente nel XVII secolo a.C. La scrittura cinese, ai suoi esordi, è di natura pittografica: il carattere è una rappresentazione diretta della cosa. Tuttavia, il tratto dei caratteri si è rapidamente stilizzato: se i primi pittogrammi delle più vecchie testimonianze assomigliano a disegni, il tratto diviene rigido, convenzionale, e finisce per non assomigliare più all'originale. I caratteri cinesi possono rappresentare oggetti, idee oppure dare indicazioni sulla pronuncia. Inizialmente erano solo qualche migliaio ma, man mano che la scrittura divenne sempre più diffusa e praticata, il numero di caratteri aumentò: ad un certo punto si arrivò a superare i 50.000; bisogna però precisare che molti sono arcaici e non più usati mentre altri sono doppioni. Attualmente una persona di media cultura deve conoscerne circa 3.000-4.000. La ceramica Figura 9. Tazze da tè in ceramica. Figura 10. Piatto in ceramica. Le ceramiche sono forse i principali e più diffusi manufatti nati dalla millenaria storia cinese: sono famose in tutto il mondo per la bellezza del loro aspetto e per l'eccellenza della qualità. Il bronzo, la giada e la pittura erano a disposizione solo dei pochi privilegiati; la ceramica invece fu dominio di tutto il popolo come oggi lo è di tutto il mondo. 28 Gabriele Perlini Suzhou Le caratteristiche estetiche consentono di apprezzare un oggetto di ceramica e di individuarne l'origine geografica e temporale, ma l'aspetto esteriore è determinato dalle proprietà delle materie prime e dalle modalità di cottura. Oltre settemila anni fa gli artigiani delle varie etnie cinesi erano già in grado di produrre terrecotte colorate, funzionali e di aspetto gradevole. Sia le ceramiche sia la tecnologia necessaria a produrle vennero diffuse in seguito al di fuori della Cina, facendo così della ceramica uno dei grandi doni che questa civiltà ha offerto al mondo. Le ceramiche cinese più note in Occidente sono quelle della dinastia Song, oltre a quelle delle dinastie Ming e Qing, ma senza l'esperienza accumulata nelle epoche precedenti, non si sarebbero potuti raggiungere quei picchi di perfezione che distinguono la produzione cinese. La sericoltura e la lavorazione della seta Figura 12. Rotoli di seta. Figura 11. Il baco da seta. La sericoltura e la lavorazione della seta sono un altro bene immateriale tutela dall'UNESCO a partire dal 2009. I cinesi furono i primi a trarre la seta dal bozzolo del bruco della farfalla; fin dal II millennio a.C. gli abitanti della valle del Fiume Giallo lo addomesticarono. L'allevamento sistematico del baco da seta e lo sviluppo dell'industria tessile si possono osservare dal XIV secolo a.C., ovvero con due dozzine di secoli d'anticipo sull'Occidente, che pure fin dall'inizio dell'era cristiana si dimostra ammirato e impaziente di scoprire il segreto della fabbricazione di questo materiale meraviglioso, fine, soffice, morbido, a trama fitta, flessuosa, e di superba freschezza. Perciò si capirà perché ben presto la Cina venne designata, oltre i propri confini, come il paese della seta. Del resto, la Via della Seta, a ponente della Cina, che la mise in relazione con l'Iran, l'India, l'Occidente ellenico e quindi romano, ebbe un'importanza fondamentale per la sua civiltà. Le strutture architettoniche lignee tradizionali Figura 13. Dougong. Gabriele Perlini Figura 14. Struttura lignea tradizionale. 29 I Giardini Cinesi dei Letterati Le strutture architettoniche lignee tradizionali della Cina sono considerate una forma d’arte per la loro capacità di formare strutture complesse partendo da piccoli e semplici pezzi. Questo antico gioco d’incastri ha permesso ai maestri carpentieri di progettare e costruire abitazioni, pagode e templi con pochi elementi sapientemente disposti in un’orditura ben studiata e intricata. Tra le più note strutture si ricordano i dougong, le mensole di sostegno delle coperture a doppia o tripla altezza che permettevano quindi un’elevata resistenza al peso soprastante senza i limiti di aperture imposti dall’avere una parete in muratura piena, tipica delle costruzioni occidentali. Tra i restanti patrimoni tutelati a partire dal 2009 si ricordano anche gli anelli sigillari incisi con motivi geometrici o caratteri letterali; la xilografia, ovvero la tecnica di incisione di immagini e ideogrammi su blocchi di legno che permetteva la creazione di matrici da poter impiegare per la produzione in serie di uno stesso oggetto; ed infine i broccati di seta riccamente decorati. Tutte queste forme d’arte si sono sviluppate ed evolute lungo la millenaria storia cinese portando ad una sempre maggior abilità da parte degli artisti. Per poter essere ammirati da tutti, molti musei cinesi di storia antica ospitano vaste collezioni di questi manufatti rinvenuti spesso nelle tombe di nobili o funzionari statali. 30 Gabriele Perlini Suzhou SECONDA PARTE L’ARCHITETTURA E LA PROGETTAZIONE URBANA Gabriele Perlini 31 I Giardini Cinesi dei Letterati 32 Gabriele Perlini Suzhou 2.1 I PRINCIPI ARCHITETTONICI CINESI That this system of construction could perpetuate itself for more than four thousand years over such a vast territory and still remain a living architecture, retaining its principal characteristics in spite of repeated foreign invasions — military, intellectual, and spiritual — is a phenomenon comparable only to the continuity of the civilization of which it is an integral part. — Liang, Ssu-ch'eng2, 1984 L’architettura cinese è un’arte molto complessa, che ha alla base alcuni concetti e teorie fondamentali sviluppate e portate all’estremo dettaglio ed evoluzione. Benché la turbolenta storia dinastica abbia portato molti popoli e influenze straniere nella terra del dragone, i principi strutturali dell'architettura sono rimasti tendenzialmente invariati, mentre si sono evoluti i dettagli decorativi. A partire dalla dinastia Tang, l'architettura cinese ha invece avuto una pesante influenza su quella giapponese, coreana e vietnamita. I caratteri fondamentali L’asse orizzontale Figura 15. La Città Proibita (Pechino). La principale caratteristica architettonica tradizionale cinese è l'enfasi dell'asse orizzontale, evidente nelle costruzioni edilizie che partono da una pesante piattaforma alla base con un grande tetto appoggiato su di essa e le strutture verticali alquanto limitate e prive di particolari funzioni statiche. Ciò contrasta evidentemente con l'architettura occidentale, che tende invece a svilupparsi in altezza e profondità. L'architettura orizzontale pone l'accento sull'impatto visivo dato dalla larghezza degli edifici. Un esempio ne è la Città Proibita, un’enorme complesso di edifici con un’altezza limitata ma con un ampio sviluppo orizzontale. L’asse verticale Le costruzioni tradizionali cinesi con sviluppo verticale sono principalmente le pagode, delle torri costruite a scopi religiosi. Le prime pagode furono costruite interamente in legno e risalgono al II secolo ma col tempo iniziarono ad essere impiegati anche i mattoni per motivi di stabilità. Possono avere forma quadrata o pianta ottagonale e possono raggiungere anche altezze fino ai 60 metri. La simmetria Altra caratteristica dell'architettura tradizionale cinese è l'enfasi posta all'articolazione simmetrica degli edifici, indicante equilibrio spirituale. La simmetria bilaterale si trova ovunque nell'architettura cinese, dai palazzi articolati alle più umili fattorie. Quando possibile, anche i piani di ristrutturazione e di ampliamento di una casa cercavano di mantenere la Figura 16. La Wenbi Pagoda (Changzhou). simmetria. 2. S. Liang, A pictorial history of Chinese architecture: a study of the development of its structural system and the evolution of its types, MIT Press, Cambridge 2005. Gabriele Perlini 33 I Giardini Cinesi dei Letterati Le corti interne La pratica architettonica contemporanea occidentale comporta - a differenza di quanto ha sempre fatto in passato - di circondare gli edifici con uno spazio aperto, facendolo parte della proprietà. Al contrario l'architettura tradizionale cinese, è caratterizzata da edifici o complessi di edifici che occupano l'intera proprietà, racchiudendo gli spazi aperti al loro interno. Questi spazi racchiusi si differenziano in due tipologie principali: il cortile interno e il "pozzo di luce". L'uso di corti interne è una caratteristica comune a molti tipi di architetture cinesi. Il caso più evidente è quello del siheyuan, costituito da uno spazio vuoto circondato da edifici collegati l'uno all'altro, direttamente o tramite verande. Anche se i grandi cortili aperti sono meno comuni nelle architetture cinesi meridionali, il concetto di "spazio aperto" circondato da edifici, si ritrova al sud sotto forma di "pozzi di luce". Questa struttura è essenzialmente un piccolo cortile formato dall'intersezione di edifici molto ravvicinati che creano piccole aperture verso il cielo, attraverso lo spazio lasciato libero tra i tetti. L’apertura serviva per la regolazione della temperatura e la ventilazione del complesso degli edifici Figura 17. Assonometria di un siheyuan. circostanti. La gerarchia La struttura gerarchica, l'importanza e l'utilizzo degli edifici nell'architettura tradizionale cinese dipendono sempre strettamente dal posizionamento degli stessi sui lotti o nei complessi. Gli edifici con porte sul fronte della proprietà sono considerati più importanti di quelli che affacciano sui lati; di contro, le costruzioni più lontane dal fronte della proprietà sono le meno importanti. Tuttavia, gli edifici nella parte posteriore (e più privata) della proprietà sono tenuti in più alta stima e riservati ai membri anziani della famiglia, rispetto agli edifici vicino al fronte, tipicamente usati per la servitù. Nei complessi con più corti, il cortile centrale e gli edifici che vi si affacciano sono considerati più importanti di quelli periferici, utilizzati come magazzini o cucine. La geomanzia Fin dall’antichità l’architettura cinese usava concetti dalla cosmologia quali il fengshui (geomanzia) ed il taoismo per organizzare la costruzione e il layout delle tipologie architettoniche. Tra questi: 1 2 3 4 5 34 uso di una schermatura per l’entrata della casa che riflette la credenza cinese secondo cui gli spiriti maligni viaggino in linea retta; talismani e immagini votive poste su porte e intorno alle finestre per tenere lontani gli spiriti malvagi e convogliare i flussi positivi, usando ad esempio le tre figure antropomorfe rappresentanti le stelle Fu Lu Shou solitamente corredate dall’incisione “le tre stelle sono qui” o alcune specie di animali e di frutti usati come segni di buon auspicio (ad esempio i pipistrelli e i melograni); orientare la struttura con il retro disposto in una posizione più elevata e assicurando di avere sul fronte la presenza di acqua. Altro suggerimento è di disporre rivolte a nord le pareti prive di aperture in modo da creare una netta barriera con i venti gelidi dell’inverno; disporre all’interno della proprietà laghetti, vasche, pozzi e altre fonti d’acqua; uso di alcuni colori, numeri e direzioni cardinali particolari che riflettono la credenza cinese cui la natura di una cosa possa essere interamente contenuta nella sua forma, senza riferimento ad alcun essere evanescente (l'anima occidentale). Gabriele Perlini Suzhou I materiali A differenza degli altri materiali, le antiche strutture in legno spesso non sono sopravvissute in quanto più vulnerabili agli agenti atmosferici e agli incendi o perché marcite naturalmente nel corso del tempo. Dalla dinastia Tang in poi, tuttavia, l'uso di mattoni e pietra in architettura divenne gradualmente più comune e sostituì gli edifici in legno. Anticamente le mura e le fondazioni erano principalmente in terra battuta ma anche qui, col tempo, i mattoni e la pietra hanno avuto il sopravvento. I colori e i simboli Secondo la tradizione confuciana anche i colori sono legati a certi ruoli: il giallo è il colore dei membri della famiglia imperiale, il rosso quello delle persone di alto rango, il viola e il blu quello dei funzionari, il nero denota uno strato sociale inferiore mentre il bianco è riservato ai giovani. Anche le simbologie hanno un preciso significato. Il pipistrello indica lunga vita, la tigre simboleggia la virilità e la potenza guerriera mentre il fior di susino o la peonia Figura 18. Simbolo del pipistrello nel esprimono la delicatezza. Giardino dell'Indugiare (Suzhou). La struttura compositiva Le fondazioni La maggior parte degli edifici tradizionali cinesi sono eretti su piattaforme usate come fondazioni. Le travi poggiano su piedistalli in pietra o in alcuni casi su pilastri. Negli edifici popolari le piattaforme sono invece composte da cumuli di terra battuta oppure rivestiti con mattoni o ceramica. Nei casi più semplici le travi d’appoggio scaricano direttamente verso il suolo. Gli edifici più importanti sorgono invece su un cumulo di terra lastricato con pietra mentre pilastri decorati con incisioni sopportano il peso delle travi. Le travi e i pilastri non sono in nessun modo collegati fra loro ma è la naturale frizione e il peso stesso che consentono agli elementi di non muoversi e rimanere saldi. Le travi strutturali Vengono usate larghe strutture in legno come supporto primario per il tetto dell’edificio. Strutture lignee, provenienti solitamente da grandi tronchi tagliati, vengono utilizzate come colonne portanti o travi laterali per delimitare gli edifici e sostenere i tetti. Queste travi sono collegate tra loro direttamente o con strutture più grandi e di elevata articolazione oppure legate indirettamente attraverso l'utilizzo di staffe. Questi elementi strutturali sono ben visibili nelle strutture finite. Le connessioni strutturali Le intelaiature avvengono solitamente con l’uso di incastri fra elementi in legno; solo nelle epoche più recenti sono stati usati chiodi o colla. Questo tipo di giunti strutturali semi-rigidi permettono alla struttura del legno di resistere molto alla flessione e alla torsione anche sotto ad elevata compressione. La stabilità strutturale è ulteriormente garantita attraverso l'uso di fasciature pesanti e dai tetti, col cui peso permettono alla struttura di stare ferma. La mancanza di colla o chiodi, l'utilizzo di supporti non rigidi (dougong) e l'uso del legno come elementi strutturali consentono agli edifici di muoversi e Figura 19. Esempio di flettersi con l'assorbimento di urti, vibrazioni e scosse dei terremoti, senza connessione strutturale in legno. provocare danni significativi alla struttura. Gabriele Perlini 35 I Giardini Cinesi dei Letterati I muri L'uso di facciate e porte continue delineano le camere e circondano l’edificio, con la conseguente perdita d’importanza della funzione portante delle pareti nelle costruzioni. I tetti I tetti piani sono rari, mentre quelli spioventi sono quasi onnipresenti in tutta l’architettura tradizionale cinese. Entrambe le tipologie sono costruite su un sottostante tetto formato dall’incrocio trasversale di travi e poggiante direttamente sulle strutture portanti verticali. Nelle costruzioni di classe superiore, il tetto, sostenuto dalle travi di sostegno, è di supporto attraverso l’uso di complessi dougong che indirettamente li collegano alle travi strutturali primarie. Figura 20. Le tipologie di tetto più diffuse in Cina. I principali tipi di tetto sono: 1 2 3 ad unica inclinazione: tetto ad una sola pendenza, il tipo più economico e più diffuso nelle architetture popolari; multi-inclinato: tetti con due o più sezioni di pendenza. Questi tetti sono utilizzati nelle costruzioni di classe superiore, dalle abitazioni dei ricchi mercanti ai palazzi dei burocrati; ricurvo: tetti con notevole curvatura che sale agli angoli. Questo tipo di tetto è di solito riservato ai templi e ai palazzi anche se può essere occasionalmente trovato nelle case dei ricchi. Nel primo caso le creste del tetto sono in genere decorate con figure in ceramica. Il colmo del tetto L'apice del tetto di una grande sala è di solito sormontato da una cresta di piastrelle e statue sia per scopi decorativi che per appesantire gli strati di tegole e garantirne la stabilità. Queste creste sono spesso ben decorate, soprattutto nelle strutture religiose o sontuose. Gli elementi architettonici lou (edifici a più piani) tai (terrazze) ting (padiglioni cinesi) ge (padiglioni a due piani) ta (pagode cinesi) xuan (verande con finestre) xie (padiglioni o case su terrazze) wu (camere disposte lungo corridoi coperti) dougong (struttura costituita da incastri di elementi lignei che sostiene il tetto) 36 Gabriele Perlini Suzhou Le tipologie architettoniche Edilizia popolare Le case della gente comune - burocrati, commercianti o agricoltori - tendono a seguire un modello stabilito: al centro della costruzione si trova un santuario per la divinità e gli antenati, usato durante le feste. Ai lati si trovano le camere da letto per gli anziani; le due ali dell'edificio (che i cinesi chiamano tradizionalmente “draghi guardiani”) sono destinate invece ai membri più giovani della famiglia, così come il salotto, la sala da pranzo e la cucina, anche se a volte il salotto si trova vicino Figura 21. Esempio di edilizia residenziale classica. al centro dell'edificio. Talvolta le famiglie allargate diventavano così grandi che era richiesta la costruzione di una o due coppie di "ali" extra. Ciò dava all'edificio una forma a U, con un cortile anteriore utilizzato per i lavori agricoli; mercanti e burocrati, tuttavia, preferivano di norma chiudere il fronte con un imponente cancello. Tutti gli edifici erano regolamentati dalla legge, che stabiliva il numero di piani, la lunghezza del fabbricato e i colori utilizzabili, a seconda della classe sociale del proprietario. Edilizia imperiale Esistono alcuni elementi architettonici riservati esclusivamente agli edifici costruiti per l'imperatore della Cina. Un esempio sono le tegole di colore giallo: era il colore imperiale e questo tipo di tegole adornano ancora la maggior parte degli edifici all'interno della Città Proibita. Il Tempio del Cielo utilizza tuttavia tegole blu, a simboleggiare il cielo. I tetti sono quasi sempre sostenuti da dougong, una caratteristica condivisa solo con i maggiori edifici religiosi. Le colonne di legno degli edifici, così Figura 22. Colonne rosse della Città Proibita (Pechino). come la superficie dei muri, sono tendenzialmente verniciate di colore rosso. Il nero è invece usato spesso nelle pagode, per via della credenza che vuole le divinità attratte da questo colore. Il drago cinese, emblema riservato all'imperatore, era molto utilizzato nell'architettura regale, ad esempio su tetti, travi, pilastri e sulle porte. Solo gli edifici utilizzati dalla famiglia imperiale potevano avere nove jian (gli spazi tra le colonne); e solo le porte usate dall'imperatore potevano avere cinque archi, con quello centrale riservato all'imperatore stesso. Gli edifici affacciavano a sud, perché al nord spirava un vento freddo. La numerologia ha fortemente influenzato l'architettura imperiale e si ritrova, ad esempio, nell'uso del nove in molte costruzioni (il nove è ritenuto essere il numero migliore); questa è la ragione per cui la Città Proibita di Pechino è detta avere 9.999,9 camere - appena al di sotto delle mitiche 10.000 camere del cielo. L'importanza dell'oriente (la direzione del sole che sorge) nel disporre e posizionare gli edifici imperiali è una forma di culto solare comune a molte culture antiche. Gabriele Perlini 37 I Giardini Cinesi dei Letterati Edilizia religiosa In linea generale l'architettura buddhista segue lo stile imperiale. I grandi monasteri buddhisti hanno una sala d'ingresso dove si trova la statua di un Bodhisattva3, seguita da un grande salone, ospitante le statue del Buddha. Gli alloggi per i monaci e le monache si trovano ai lati. I monasteri buddhisti presentano talvolta delle pagode: quelle più antiche tendono ad avere quattro lati, mentre le successive sono solitamente ottagonali. L'architettura taoista, d'altro canto, segue di solito lo stile popolare. L'ingresso principale è situato a lato, per timore che i demoni possano cercare di entrare nell'edificio. In contrasto con i buddhisti, in un tempio taoista la divinità principale è situata nella sala principale anteriore mentre le divinità minori nelle sale retrostanti e ai lati. La modernità Durante il XX secolo alcuni architetti cinesi, educati in occidente, hanno tentato - con risultati non sempre ottimali - di combinare i caratteri tradizionali cinesi in edifici moderni. Il pressante sviluppo urbano contemporaneo richiede velocità di costruzione e un'elevata densità abitativa, che mal si accordano con le tradizionali costruzioni non superanti i tre piani, abbandonate quindi in favore di edifici moderni. Ciononostante, le tecniche tradizionali sono ancora ampiamente usate nella costruzione di architetture vernacolari nelle aree rurali come ad esempio i fusti di bambù usati per i ponteggi. Figura 23. Uso di ponteggi in bambù per i moderni edifici. Alcune idee architettoniche cinesi trovarono interessanti sviluppi anche nell'edilizia occidentale moderna, attraverso l'opera di architetti come Frank Lloyd Wright, Jørn Utzon e I. M. Pei. 3. Il Bodhisattva è un essere vivente (sattva) che aspira all’Illuminazione (bodhi) conducendo pratiche altruistiche. 38 Gabriele Perlini Suzhou 2.2 LA CITTA’ CINESE L'antica progettazione urbana cinese prevedeva l'applicazione dei principi tradizionali dell'architettura al design urbano. Tra questi: l’uso del fengshui (o geomanzia), l’astronomia, il wellfield system; la cosmologia gaitian (qi come mezzo di energia che connette uomo, terra e cielo); il potere politico suddiviso tra un’aristocrazia militare e gli amministratoti istruiti; il luogo sacro bo; un sistema economico a tre livelli sotto il controllo dello Stato assoluto e la capitale fortificata come una rappresentazione del potere politico. La pianificazione urbana cinese ha origine durante l'urbanizzazione della valle del Fiume Giallo nel Neolitico. Il processo, tipico di tutte le civiltà antiche, è legato a quello di centralizzazione del potere di uno stato politico. Anche se diverse culture formarono gli Stati Combattenti, l'antenato diretto dello Stato cinese era la cultura Longshan. Pertanto, la prima pianificazione urbana cinese era una sintesi della cosmologia, geomanzia, astrologia e numerologia tradizionali di Longshan. Questa sintesi ha generato un diagramma del cosmo che ha posto l'uomo, lo stato, la natura e il cielo in armonia fra loro. La città è stata progettata nel contesto di questo schema cosmico per mantenere l'armonia e l'equilibrio, da sempre importanti principi della legge cinese. L'urbanizzazione inizia a Banpo (4800 a.C. - 3750 a.C.) sulla pianura Zhongyuan del Fiume Giallo e rappresenta il primo esempio di architettura specializzata, diversa da una semplice casa. Spazialmente, Banpo era formata da 200 case circondate da fossati con tutti gli ingressi rivolti a sud. A inizio primavera, gli adolescenti cinesi nuotavano attraverso le acque alluvionali alla confluenza dei fiumi ed emergevano tremanti, infusi con le anime degli antenati sepolti in quella terra. Così procreavano, in uno stato di eccitamento, in un luogo ritenuto in possesso dell'energia vitale della terra. Queste procreazioni consacrate erano indispensabili per mantenere il ciclo della vita. Poi, quando le acque dell'alluvione si ritiravano, il triangolo di terra veniva Figura 24. Il quadrato magico applicato alla diviso in campi tra le famiglie. Questi sacri siti planimetria della città di Chengzhou. primaverili della procreazione diventarono, nel tempo, il luogo santo chiamato bo. Inoltre, questa relazione tra antenati, terra e fertilità ha dato origine alla teoria dell'energia qi e alla geomanzia fengshui. L'uomo è una concentrazione di qi: quando le sue ossa vengono restituite alla terra, si ri-energizzano; i discendenti sono influenzati dal qi generato dalle ossa dei loro antenati. Secondo questa teoria, il mondo è una matrice attiva di qi nel quale le tombe, le case e le città dovevano essere accuratamente posizionate, influenzate e sottoposte ai principi fengshui per mantenerne l'armonia. La rappresentazione di questo mondo ideale è definita da un cielo rotondo che ruota attorno a una terra quadrata. Questa cosmologia, chiamata gaitian, ha origine quindi dall'astronomia del Neolitico. Il diagramma cosmico è spesso raffigurato su ceramiche decorate con incisioni di quadrati nove-in-uno (la terra), circondati da un cerchio (il cielo) e rappresenta di fatto già uno schema cosmico della terra divisa in nove parti. Questo digramma diverrà nel tempo la base del well-field system, il modulo geometrico e giuridico di base della pianificazione urbana-regionale cinese. Gabriele Perlini 39 I Giardini Cinesi dei Letterati Il popolo Longshan (3000 a.C. - 2000 a.C.) arriverà da est nella stessa area, 1.000 anni dopo la cultura Banpo. Le loro città avevano la forma di un quadrato fortificato pieno di case anch’esse quadrate. Nella storia, il passaggio dalla casa rotonda a quella quadrata è sempre accompagnato dalla centralizzazione del potere. La città di forma quadrata, essa stessa un prodotto del potere centralizzato, nasce storicamente da un accampamento militare. Città come diagramma del potere politico. Tre livelli di insediamento sono emersi nello stato Longshan: villaggio, città e capitale. Questi tre livelli sono la realizzazione Figura 25. La divisione della Cina in nove parti secondo lo fisica della teoria delle località centrali. schema cosmico. Attualmente la divisione di aree urbane e rurali è ancora poco definita in Cina. La capitale del popolo Longshan, Erlitou, è la manifestazione fisica del massiccio cambiamento sociale della Cina del 2000 a.C. Erlitou è situata alla confluenza dei fiumi Lou e Yi, un luogo sacro conosciuto come il deserto di Xia. Geograficamente, il deserto di Xia ha segnato il centro del quadrato nove-in-uno. Durante la transitoria cultura Erlitou, diverse tradizioni neolitiche sono state tessute insieme in un armonico sistema filosofico e politico. In questo sistema la terra era lo specchio del cielo, governata dall'Imperatore di Giada. Residente a Polaris, mandò il soffio celeste di qi sulla terra attraverso i meridiani. Il qi si concentrò nelle montagne e nei fiumi, attraverso la pianificazione del sito: un edificio e persino una città potevano inserirsi in questa matrice di tensione. L'Imperatore teneva cielo e terra in armonico equilibrio attraverso il suo potere assoluto venendo così considerato, dalla successiva epoca Zhou, come il «Figlio del Cielo», garante e mediatore della stabilità universale. Geograficamente lo stato era a pianta quadrata e centrato sul sovrano. Come descritto nel Libro dei Documenti, la Cina è un quadrato di 45.000 li4 con cinque quadrati interni distanziati 500 li ognuno per creare altrettante cinque zone. Partendo dal centro ci sono il Dominio Reale (500 x 500 li), il Dominio Nobile, il Dominio della Pace-Protezione, il Dominio della Moderazione e il Dominio Selvaggio. Infine, fuori dalla quinta zona vivevano le tribù barbariche. I primi nuclei abitativi Xia e Shang erano un diagramma in miniatura di questo cosmo. Esso aveva una tradizionale forma quadrata orientata rigorosamente sull'asse nord-sud visto che l'energia qi scorre lungo quella direzione (Polaris si trova a nord). Questo quadrato è stato ulteriormente suddiviso in nove parti sulla base dell'ormai antico diagramma nove-in-uno, simbolo di prosperità. Intorno a questo palazzo andava poi a formarsi un insediamento murato rettangolare per i servitori e gli artigiani. Il quadrato nove-in-uno è stato trasformato nel simbolo del Campo Santo (o well-field system) durante la dinastia Shang. In un mito fondatore della dinastia Xia, Yu il Grande, ha ricevuto il simbolo del Campo Santo da una tartaruga magica inviatagli dal cielo. La sua importanza non può essere sottovalutata in quanto è la base geometrica dell'antica architettura cinese, dell'urbanistica e della geografia. Al tempo della dinastia Xia il territorio del quadrato nove-in-uno è stato diviso in nove stati. Anche se è una tappa importante dell’urbanizzazione, Erlitou non era una vera e propria città: si trattava invece di un complesso di palazzi circondato da un villaggio Neolitico di grandi dimensioni. Ogni capitale successiva avrà un più alto livello di sviluppo fino all'ultima capitale Shang chiamata Yin. Yin è stata la prima vera città ed ha rappresentato il culmine della cultura Longshan. 4. Un li o «miglio» cinese corrisponde all’incirca a mezzo chilometro. L’espressione «mille li» era spesso usata come indicazione generica di grande distanza. 40 Gabriele Perlini Suzhou Il well-field system è alla base di ogni pianificazione urbana cinese. Il suo nome deriva dal carattere cinese 井, che significa 'pozzo' e si presenta come il simbolo #: questo carattere rappresenta l'aspetto teorico della divisione della terra. Il diagramma del well-field system nasce dalla sovrapposizione di luoshu, quadrati magici suddivisi a loro volta in nove quadrati più piccoli, connessi con la numerologia cinese. Ogni quadrato è numerato da 1 a 9 a formare un quadrato magico di M = 15. I numeri pari e dispari si alternano nella periferia del modello luoshu: i 4 numeri pari sono ai quattro angoli mentre i 5 numeri dispari (superando di un numero i numeri pari) formano una croce al centro della piazza. Le somme in ognuna delle tre righe, in ciascuna delle tre colonne, in ambedue le diagonali, sono tutte 15 (il numero di giorni in ciascuno dei 24 cicli dell'anno solare cinese). Poiché il nord nella Cina è posto nella parte inferiore delle mappe, il quadrato magico 3x3 con il numero 1 in basso e 9 in alto è preferito rispetto ad altre rotazioni o riflessioni. Il Campo Santo è stato utilizzato per concettualizzare molti sistemi come l'astronomia, la geografia e la politica. Il centro è il soggetto del sistema, gli interni otto quadrati rappresentano il mezzo attraverso il quale il soggetto agisce, i dodici bordi esterni sono amplificazioni delle loro qualità. I quattro quadrati di numeri pari agli angoli sono yin e i cinque quadrati assiali di numeri dispari sono yang. Questo è considerato il giusto equilibrio tra yin e yang per mantenere un flusso armonioso del qi. La flessibilità di questo semplice sistema ha consentito una grande diversità all'interno di ogni distretto, ma grande omogeneità alla scala cittadina. Quando la dinastia Zhou prese il controllo della Cina dai Shang, sconvolse l'ordine naturale e armonioso dell'universo e ci fu una complicata questione legale sul loro diritto divino a governare. L'improvvisa morte del loro capo sembrava confermare la violazione della volontà del cielo. Il reggente temporaneo, il Duca di Zhou, ha agito rapidamente per ripristinare l'equilibrio re-insediando l'aristocrazia, gli eruditi e gli artigiani Shang nel Santo deserto di Xia. Progettò nel 1036 a.C. una nuova città santa, Chengzhou, secondo i rigorosi principi cosmologici. In primo luogo il sito idoneo è stato determinato con il corretto sistema qi, una collina a nord (Mt Mang) e il fiume a sud (Luo River). Successivamente il centro è stato determinato da una bussola e un solco è stato arato per segnare il bordo della Figura 26. Diagramma della città di parete. Il posto centrale è stato costruito nel quadrato Chengzhou. numero 5 e la terra è stata spartita. Chengzhou benché fosse la capitale ufficiale e una città santa, non è mai stata la capitale politica. Si credeva che da queste azioni l’armonia sarebbe stata ripristinata e il cielo avrebbe concesso agli Zhou il diritto di governare la Cina. Con Chengzhou, il Duca di Zhou ha stabilito lo standard classico di pianificazione urbana. Lo standard classico Zhou ha esteso il concetto di progettazione modulare utilizzata nella capitale anche alla scala di pianificazione regionale, rispecchiando la gerarchia dello Stato in una scala più piccola. Il rango economico di una città determinava la sua dimensione, misurata in li, considerata la lunghezza di un villaggio come stabilito dall'Imperatore Giallo. Gerarchia urbana degli Zhou: Capital city 9 × 9 li 81 wards of 1 li Primary city 5 × 5 li 25 wards of 1 li Secondary city 4 × 4 li 16 wards of 1 li Tertiary city 3 × 3 li 9 wards of 1 li Gabriele Perlini 41 I Giardini Cinesi dei Letterati Quando la Cina entrerà nell'Età del ferro, il controllo totale dell'impero Zhou si dissolverà in stati multipli, usando come modello Chengzhou per costruire le loro capitali. Chengzhou stessa divenne la capitale politica degli Zhou orientali nel 510 a.C. e la sua fortificazione triplicò in larghezza. Le città persero il rango rigoroso della gerarchia dimensionale imposta dall'autorità imperiale, crescendo secondo le loro funzioni economiche e militari. Questo periodo anche se politicamente caotico fu di grande urbanizzazione, sperimentazione in architettura e in urbanistica. Parallelamente alla crescita delle città c'è stata quella della società urbana: mercanti indipendenti, artigiani e studiosi emersero come nuove classi sociali. Oltre alla crescita nella valle del Fiume Giallo anche quella del Fiume Azzurro ha cominciato a urbanizzarsi. Le città di Stati come Wu, Yue, Chu e Shu ebbero solo alcune variazioni regionali rispetto allo standard degli Zhou. La città mercato con torre era la nuova caratteristica urbana di quest’epoca ed ha segnato l'inizio di una funzione economica integrata alla città. L'architettura degli Stati Combattenti ha caratterizzato alte mura, grandi porte e torri. La torre di solito si protendeva verso l'esterno nella parte superiore per creare un'immagine di forza e intimidazione. Storicamente le città dei sei Stati sono state combinate in un unico sistema regionale dopo l'unificazione della Cina da parte della dinastia Qin. Anche sotto la dinastia Qin Chengzhou perse il suo status di città santa e venne ribattezzata Luoyang nel 236 a.C. I Qin hanno creato un sistema nazionale di presidi militari basato su una gerarchia amministrativa a tre livelli, come misura pratica per controllare la popolazione. Ironia della sorte, perché il legalismo fu così repressivo che i Qin persero il potere in una rivolta finendo sostituiti dalla dinastia Han, che ha proseguito il sistema dei Qin dell'amministrazione imperiale sotto una dottrina confuciana più equilibrata. Agli inizi la dinastia Han ha avuto il compito di ricostruire l'infrastruttura urbana che si era persa nelle purghe della dinastia Qin e dalla guerra di successione dopo la sua caduta. L'epoca imperiale è stata segnata dalla scelta di un masterplan comune che ha esteso l'autorità dell’Imperatore in modo uniforme in tutta la Cina, con la creazione di una gerarchia economica e politica delle città. L'origine di questo masterplan era un tentativo della dinastia Han di idealizzare il ricordo delle regole della dinastia Zhou (codificate in un testo dal titolo Riti dei Zhou) come un'età dell'oro, mai esistita. In questo masterplan nazionale l'impero della Cina era diviso in province sulla base delle precedenti nove regioni degli Zhou, mantenendo così il concetto di Cina come un Campo Santo quadrato. Ogni provincia era divisa in prefetture successivamente divise in contee (xian). Nel centro di ogni contea c'era una città murata; il bordo della contea era ad una giornata di marcia dalla città murata, in modo che l'autorità imperiale fosse onnipresente. La città non aveva un nome proprio ma veniva definita aggiungendo il suffisso -cheng al nome della contea. Economicamente, la contea era un mercato di vendita dei prodotti della campagna. Il territorio della contea venne diviso in distretti chiamati comuni (xiang), poi suddivisi in villaggi (cūn). I villaggi solitamente avevano una popolazione di 100 abitanti ed, attualmente, è il più basso livello di amministrazione in Cina. Queste unità locali sono state raccolte in gruppi di 8-10 chiamate prefetture, e le prefetture erano riunite in gruppi di 12-16 per formare le province. L'apice di questo masterplan nazionale era la creazione della capitale imperiale. Dopo la caduta della dinastia Han la Cina entrò in un periodo di declino che si concluse con la dinastia Tang. La crescente attività commerciale che si ebbe durante la dinastia Song portò ad una «esplosione» della vecchia città coi suoi quartieri murati: l’attività mercantile e la nascita di nuovi mestieri resero le città più animate e creativamente articolate. La dinastia Yuan ha fatto rivivere il vecchio standard classico Zhou, utilizzato fino alla seconda guerra mondiale da cui iniziò la moderna pianificazione urbana cinese. Le idee sull’armonia cosmica e l’ordine della città sono state interpretate al livello più basilare, tanto che una riproduzione della “città ideale” non è mai stata creata. La ricostruzione di Pechino durante il XV e XVI secolo rimane il miglior esempio di pianificazione urbana tradizionale cinese. 42 Gabriele Perlini Suzhou 2.3 PIANIFICAZIONE URBANA, CONFUCIO E INDIVIDUALISMO “C’era una volta, in un paese lontano, una bellissima città. Aveva ricchi palazzi, splendidi templi, coloratissimi archi di trionfo, magnifici giardini e migliaia di armoniose case grigie, ognuna costruita attorno a un tranquillo cortile, tutte allineate lungo uno schema regolare di strade e vicoli come su una scacchiera. Tutto attorno, per ventisei chilometri, aveva alte mura, imponenti. Le mura avevano magnifiche porte, a guardia delle quali stavano dei leoni di pietra. Era una città sacra, costruita sul bordo di un deserto, secondo un progetto che era venuto direttamente dal Cielo.” 5 Il testo di Tiziano Terzani descrive con toni quasi mitici le caratteristiche, le bellezze e le peculiarità che hanno reso la città di Pechino un esempio di pianificazione urbana cinese, prima delle distruzioni ad opera dei maoisti. Questa descrizione può essere associata anche a tutte le altre antiche città della Cina, in quanto derivanti sempre dal modello di Chengzhou. I principi di progettazione e costruzione tipici della Cina antica hanno alla base un concetto di semplicità e rigore geometrico tali da poter essere inseriti in quell’insieme di canoni che caratterizzano il Modernismo e il minimalismo, lasciando poco spazio alla creatività delle forme e alla fantasia individuale. Nasce tutto dalla scuola di pensiero secondo cui la vita del cinese deve essere subordinata a delle regole precise, definite dal confucianesimo. Giunti a questo punto una piccola parentesi è quanto mai necessaria. Il confucianesimo, a differenza del taoismo e del buddhismo, non è da considerare come una religione. Sarebbe più corretto definirla una scuola di pensiero, basata su regole morali codificate ed espresse dal filosofo laico Confucio intorno al 500 a.C. (nello stesso periodo della fondazione della città di Suzhou) per poi influenzare anche altre civiltà dell’Estremo Oriente quali Giappone, Corea e Vietnam. Questo accadeva nel Periodo delle Primavere e degli Autunni, un’epoca di grande crisi, anarchia e instabilità politica che vede la Cina divisa in piccoli stati contendersi il predominio nella terra del dragone. La morale di Confucio si sforzò, più delle altre, di correggere il comportamento dei governanti. Quell’epoca presentava analogie interessanti con il mondo odierno, in termini di relazioni internazionali instabili, disordine globale, «multilateralismo imperfetto», alleanze a geometrie variabili. Nel pensiero di Confucio e del suo più importante discepolo, Mencio, alcuni studiosi asiatici Figura 27. I vicoli della Cina trovano oggi l’ispirazione per definire la legittimità o illegittimità classica. degli interventi militari, l’etica delle relazioni internazionali, e i precetti per far evolvere il mondo attuale verso un equilibrio più stabile. 6 In un clima dominato dal caos non sorprende la voglia e la ricerca di un equilibrio ormai perduto ma pur sempre aspirato. La sua filosofia si basava sull'etica personale e politica, sulla correttezza delle relazioni sociali, sulla giustizia, sul rispetto dell'autorità familiare e gerarchica, sull'onestà e la sincerità. La difesa di questi valori gli assicurò sotto la dinastia Han un ruolo preminente rispetto ad altre dottrine in voga. Possiamo perciò cercare di definire, in modo non certo esaustivo, questa scuola di pensiero come un insieme di regole di comportamento sociali, rivolte ai rapporti fra gli individui. 5. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano 2007, p. 93. 6. F. Rampini, L’ombra di Mao, Mondadori, Milano 2009, p. 67. Gabriele Perlini 43 I Giardini Cinesi dei Letterati Questo come influenza l’architettura? Da sempre la società cinese ha un maggior senso di collettività rispetto all’individualismo tipico delle popolazioni occidentali. La forza sta nel totale e non nel singolo. Lo prova tutta l’arte cinese di ieri e di oggi che non porta mai il segno della mano di un autore, ma è anonima anche se bellissima e si potrebbe definire, con termine moderno, arte applicata. 7 Questo non deve stupire se durante il maoismo il suo leader abbia messo alla gogna la divisione in classi favorendo una parità di diritti e doveri che tutti i cinesi dovevano rispettare senza i privilegi, che la storia da sempre ci insegna e la vita ci conferma, tipici delle persone di alto rango e dei possessori di grandi ricchezze. L’uguaglianza è un punto centrale che caratterizza il pensiero cinese fin dalle epoche passate. Quasi mai però questo si verificò, se non dal punto di vista urbano. La città è il mezzo, il motore e l’espressione di questa ricerca di principi forti che caratterizza una società. Basta aprire un qualsiasi libro sulle città cinesi per vedere come esse partano tutte da un modello regolare (molto simile ad un castrum romano) quadrato o rettangolare, circondato da mura e fossati retto internamente da un intricato sistema di strade parallele e trasversali tra loro. Fino a qui nulla di strano o di diverso rispetto alle città fondate in occidente: l’umanità ha sempre cercato il modo più semplice e regolare per definire e tracciare i luoghi di insediamento. Le differenze stanno alla base di queste realizzazioni: il popolo cinese parte da una concezione regolare della vita e della società che va ad integrarsi ai luoghi vissuti e alle relazioni con gli altri. C’è il bianco e c’è il nero, il diritto e il rovescio, il bene e il male; principi che riprendono il concetto taoista dello yin e dello yang. Le strade dei centri storici delle città cinesi sono sempre diritte, non esistono curve o svolte improvvise, solo percorsi chiari e incroci ben definiti. Le vie sono spesso delimitate da alte mura bianche che costituiscono il perimetro delle abitazioni, solitamente prive di aperture se non quelle indispensabili degli accessi. Anche questo rimanda al confucianesimo: l’abitazione è l’individuo, la città è la società. Se le strade e le vie sono diritte vuol dire che le relazioni fra i suoi abitanti devono essere ben regolate come la maglia a scacchiera della città. Le scarse finestre stanno ad indicare la poca permeabilità che deve esserci fra gli individui, la limitazione delle relazioni. La casa è il simbolo della famiglia. E’ al suo interno che si svolgono le relazioni fra famigliari e parenti. Questo non significa che la società cinese vieti le amicizie: anch’esse avvengono all’interno degli edifici, solitamente nei cortili o in sale appositamente organizzate per gli ospiti e gli incontri. Fuori dalle dimore, un dedalo di canali e strade, percorsi per motivi lavorativi o professionali, un labirinto di alti muri bianchi e incroci deserti. Questo riflette il fatto di come in Cina non esista il concetto di piazza, tipico delle città europee. La gente non aveva il bisogno (e, in epoca maoista, nemmeno il diritto) di riunirsi in grandi masse nei luoghi pubblici, tanto meno potevano farlo per esprimere la propria opinione. La piazza Tien An Men, fiancheggiata dall’architettura grecostalinista del Grande Palazzo del Popolo e del Museo della Rivoluzione, diverrà in futuro il cuore della Nuova Cina, dove si tennero le grandi celebrazioni del regime e le prime proteste. 8 La vita sociale avviene solo all’interno degli edifici, in forma privata e discreta. Tutto questo avveniva nella vita di un cinese fino allo scorso secolo; ora tutto sta cambiando. Dalla scomparsa di Mao ad oggi c’è stata un’evidente inversione di marcia del pensiero e dell’agire della società cinese. Come ha ben evidenziato il giornalista Federico Rampini: “(…) la vitalità eccitante che la Cina di oggi sprigiona è esplosa solo quando si è allentata l’oppressione sulla società civile e le sono stati riconosciuti margini di autonomia. Quando finalmente le hanno tolto di dosso la cappa soffocante del maoismo livellatore e statalista, si è visto quali riserve inesauribili la nazione possedeva da sempre nelle sue vene: creatività e fantasia, laboriosità, talento imprenditoriale, flessibilità e concretezza. (…) Da questo punto di vista, oggi la traccia lasciata da Mao si intravede prevalentemente in un rovesciamento negativo: c’è nei cinesi un eccesso di individualismo, un darwinismo sociale (una visione del mondo in cui è naturale che 7. G. Parise, Teologia politica in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano 2007, p. 54. 8. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano 2007, p. 98. 44 Gabriele Perlini Suzhou vincano i più forti), talora perfino un’irritante assenza di spirito civico. Questi tratti sono le reazioni di rigetto di un popolo che ha vissuto sulla propria pelle la chirurgia sociale dell’egualitarismo coatto, è stato vaccinato dolorosamente contro gli slogan del collettivismo e le ipocrisie di chi predicava l’interesse comune, e quindi oggi nutre una diffidenza istintiva verso chiunque gli chieda sacrifici in nome della collettività.” 9 Cosa si prospetta per il futuro della Cina? Forse un individualismo sfrenato, lo stesso che ha portato alla civiltà occidentale dei nostri giorni ma in un lasso di tempo talmente ridotto da rendere azzardata qualsiasi tipo di previsione. E’ con queste premesse, con la diffusione del pensiero di Confucio e la sua integrazione con le religioni più antiche (quali il taoismo) che nel 514 a.C. viene fondata la città di Suzhou, un chiaro esempio di rigore progettuale definito dai dogmi della società cinese dell’epoca. Ora andiamo oltre, attraversiamo gli intricati e monotoni viali cinesi fino a giungere di fronte all’ingresso di una residenza. Il morigerato e bianco accesso è in linea con il restante aspetto esteriore della dimora ma una volta varcata la soglia ci immergiamo in un ambiente talmente diverso, ricco, vivace e colorato che si presenta ai nostri occhi. Uno sfavillante giardino, verdi chiome dalle forme più insolite, rocce riflesse in laghetti sinuosi, padiglioni colorati con finestre a grata sagomate con sapienza dai più grandi maestri cinesi. Uno spazio affascinante circondato e racchiuso da bianche mura che non lasciano trasparire niente all’esterno. Questa è l’espressione della libertà individuale. 9. F. Rampini, L’ombra di Mao, Mondadori, Milano 2009, p. 307. Gabriele Perlini 45 I Giardini Cinesi dei Letterati 46 Gabriele Perlini Suzhou TERZA PARTE I GIARDINI DEI LETTERATI Gabriele Perlini 47 I Giardini Cinesi dei Letterati 48 Gabriele Perlini Suzhou 3.1 STORIA E CARATTERI FONDAMENTALI Il giardino è una ricreazione artistica della natura; una pittura di paesaggio in tre dimensioni. Proverbio cinese. Entrando in un classico giardino privato cinese, solitamente di piccole dimensioni e protetto da alte mura, si è subito invasi dalle vedute, dagli odori e dai rumori10 di un ambiente rigoglioso e apparentemente selvaggio, posto all’interno del tessuto urbano di una grande città. Passeggiare su un sentiero irregolare per raggiungere padiglioni, alberi, rocce e laghetti in cui nuotano i pesci koi, dove gli unici rumori sono dovuti al frusciare del vento fra gli alberi e il cinguettare degli uccelli. E’ evidente il contrasto con l’ambiente esterno, la morfologia della città in cui si trova il giardino. Le vie cittadine sono state costruite tenendo a mente i principi morali di Confucio mentre il giardino è quella che possiamo definire come l’unica espressione individuale concessa ai cinesi (chi non era ricco e non poteva permettersi un giardino aveva la possibilità di esprimere le proprie emozioni attraverso l’arte della cucina o della calligrafia). Il taoismo indica il modo che ognuno di noi ha di relazionarsi con il proprio io e quindi, ricordando la metafora secondo cui l’abitazione riflette il proprietario, possiamo notare come questa religione abbia qui favorito la materializzazione del libero pensiero e del libero agire attraverso la composizione del proprio giardino. I letterati I giardini erano e sono tuttora una forma d’arte. O, ancor meglio, un complesso insieme di arti. Un bel giardino è tale solo se è stato progettato e realizzato da una persona colta. Nella società cinese solo i ricchi potevano permettersi di averne uno ma solo chi di loro era anche istruito poteva vantarsi di avere un’opera d’arte nella propria dimora. Il letterato era quella persona che, in talune dinastie cinesi, andava a coincidere con il funzionario imperiale di corte. Questo abbinamento non avveniva a priori, cioè che tutti i funzionari diventassero automaticamente letterati ma anzi, avveniva l’esatto opposto. Per diventare uomo di corte dell’imperatore bisognava passare un ‘esame di stato’ così da poter permettere solo alle persone che hanno studiato di diventare funzionari e accedere alle cariche di alto rango della gerarchia cinese. Non c’è da stupirsi se durante la dinastia Han, coloro che resero obbligatorio l’esame per accedere alle cariche pubbliche, la Cina divenne una potenza economica mondiale e si espanse fino al Medio Oriente. Proprio per questa capacità amministrativa la dinastia Han durò quasi Figura 28. I candidati per l'esame si affollano attorno al muro dove sono stati resi noti i risultati. (1540 circa) quattro secoli, dal 206 a.C. al 220 d.C. 10. Come rileva giustamente R. Mather («The Landscape Buddhism of the Fifth-Century Poet Hsieh Ling-yun», Journal of Asian Studies, XVIII/1, 1958, pp. 67-79, p. 68), l’eremita sembra essere colpito soprattutto dalle qualità negative del paesaggio, come il vuoto dei vasti spazi o l’assenza di suoni che rivelino l’attività umana. E’ questo un elemento essenziale, che troverà applicazione nella disposizione dei giardini. Gabriele Perlini 49 I Giardini Cinesi dei Letterati Dopo più di mille anni in cui si succedettero diverse dinastie, alcune solo per breve periodo e altre più lunghe ma di etnia non cinese (e in cui questi esami di stato persero importanza a favore della classe dei ricchi mercanti) bisognerà aspettare il ritorno al potere dell’etnia Han, con la dinastia Ming, per far tornare obbligatori gli esami per l’accesso alle cariche pubbliche. Non a caso i Ming sono considerati la più grande potenza del mondo di allora, superiore anche a quella occidentale benché più avanzata sotto altri aspetti. I cinesi hanno saputo raggiungere alti livelli di cultura grazie a questa semplice verifica che ha portato l’impero ad essere un connubio di storia, cultura, arte ed evoluzione tecnica. Questa scalata al successo degli eruditi è un altro dei principi chiave che pervadono il confucianesimo nonché il primo esempio nella storia di cariche acquisite con il merito e non con il denaro. Serviva quindi da stimolo allo studio e allo stesso tempo svantaggiava i ricchi mercanti, di fatto una classe sempre disprezzata dallo stesso Confucio. Avendo ora chiaro il concetto di chi fossero i letterati e quale fosse il loro ruolo nella storia e nella diffusione della cultura cinese, possiamo spingerci oltre fino al momento della rinuncia o dell’abbandono delle cariche pubbliche. Quando gli eruditi, stanchi degli affari di stato, decidevano di abbandonare la burocrazia, erano soliti acquistare o costruire una nuova abitazione e dedicarsi alla progettazione del suo giardino, in cui trascorrervi la vecchiaia in pace e serenità. Il giardino è stato quindi l’unico impegno a tener occupati i letterati negli ultimi anni della loro vita, unico esempio di libertà dopo anni al servizio di regole stabilite dal comportamento civile ed etico. La nascita del giardino dei letterati Le fasi che hanno portato alla nascita e alla formazione della tipologia definita giardino dei letterati può ricondursi a sei particolari fasi della storia della Cina. 1) Dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.): La montagna Gli antichi credevano nell’esistenza degli Immortali da cui il popolo della terra di mezzo sarebbe disceso. Questi esseri semimitici vivevano in un ambiente naturale non intaccato dalla civiltà: la montagna. Questo luogo naturale è divenuto col tempo una porta, un passaggio per un mondo ultraterreno, un accesso al quale non è possibile avvicinarsi senza le debite precauzioni. Essa fu posta dall’immaginario collettivo nel Mare Orientale, rappresentata come tre isole, o più precisamente come tre montagne emergenti dalle acque e rispondenti al nome di Penglai, Fangzhang e Yinzhou. I primi imperatori cinesi cercarono spesso, attraverso delle spedizioni, di trovare queste magiche montagne per poter anche loro diventare degli immortali. Tra essi, Wu degli Han, per nulla scoraggiato dagli insuccessi delle spedizioni esplorative, prese una decisione che si può dire rappresenti un’applicazione ante litteram del proverbio di Maometto e della montagna. We si fece costruire delle riproduzioni delle tre montagne-isola nel giardino del suo immenso palazzo, nella speranza che questa riproduzione di uno spazio sacro attirasse le vere entità sovrannaturali che aveva invano tentato di raggiungere. Per la prima volta fa il suo ingresso in un giardino una montagna artificiale, elemento che diverrà Figura 29. Isola Penglai, fondamentale, mantenendosi attraverso i secoli grazie anche a Collections of the Palace Museum Beijing. un’ampia letteratura agiografica e popolare.11 11. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 47. 50 Gabriele Perlini Suzhou E’ di questo periodo anche il primo giardino privato riportato dalle fonti; esso sarebbe appartenuto a un ricco possidente di nome Yuan Guanghan. In questo suo giardino gli elementi costitutivi della tradizione cinese sono già tutti presenti; la vegetazione, l’acqua, l’architettura e infine la montagna artificiale sembrano già ricoprire il ruolo che sarà loro proprio con la nascita del vero piccolo giardino privato. Ciò non significa che il giardino non avrà una sua evoluzione. Il motivo del giardino come microcosmo, la riproduzione sacra delle montagne degli Immortali si manterranno nel tempo; sarà il gusto, la lettura estetica di questo mondo ridotto che muterà, adattandosi alle condizione di una nuova epoca.12 In conclusione, si può definire il giardino cinese di questa prima fase storica come una riproduzione del paradiso e del Cielo. Il piccolo giardino del letterato nascerà da qui; ma per trovare la sua identità sarà necessario che “l’arte della manifestazione si ritiri (…) per lasciare il posto alle manifestazioni dell’arte, riflesso di un’epoca nuova ed eccezionalmente feconda”. 13 2) Periodo delle dinastie del Nord e del Sud (420 – 589): Verso il sud In questi secoli di lotte e mutamenti si fa luce una nuova sensibilità estetica, interessando tutte le manifestazioni artistiche dell’epoca, fondendosi con il graduale diffondersi del buddhismo. Tuttavia queste influenze straniere non porteranno a quella rottura col passato, tipica delle popolazioni occidentali ma ad un assorbimento delle stesse, peculiarità tipica dello spirito cinese. A Luoyang convivono il confucianesimo, il taoismo e il buddhismo. Il noto letterato Xi Kang e i suoi amici si ritrovavano periodicamente in un meraviglioso angolo di natura a nord della capitale per tornare però ogni volta alla loro vita di cittadini. Questa era la ricerca di un paradiso naturale in cui discutere di letteratura e filosofia, ritirati dopo una vita di intrighi. Il crollo del potere centrale di Luoyang e la fuga della corte a sud dello Yangtze nel 317 non fermeranno il processo di evoluzione estetica messosi ormai in moto da almeno un secolo. L’imperatore con tutta la sua corte e le persone di più alto rango si trasferiranno nella nuova capitale Jiankang (l’odierna Nanjing): la Cina meridionale, con la sua eccezionale varietà di alture, laghetti e corsi d’acqua, sarà fonte di stimolo per i nuovi residenti, influenzati anche dallo spirito buddhista. Da questo momento giardino e poesia procedono di pari passo: la poesia detta shanshui (letteralmente dei monti e delle acque, cioè del paesaggio), attingendo alle bellezze naturali, nutrita dalle suggestioni taoiste e buddhiste, sboccerà in una fantastica espressione di colori, una vena artistica che durerà per secoli. E i poeti cercheranno di realizzare l’ideale attraverso il giardino, componimento tridimensionale ed eternamente cangiante secondo i ritmi naturali. 14 A differenza dei poeti e dei letterati, le cui semplici residenze si trovavano spesso in campagna, i giardini di nobili e funzionari erano il fiore all’occhiello della splendida Jiankang. Sfarzo e ricchezze naturali o architettoniche, nonché suggestioni sempre vive come le «montagne-isola» degli Immortali, attestano il carattere di continuità con il passato, riscontrabili in questi giardini residenza (zhaiyuan). L’unica differenza è nelle dimensioni: il nuovo tipo di giardino si basa sul concetto del «paesaggio in prestito» (jiejing), attraverso la costruzione di piattaforme o alti padiglioni che consentono di spaziare con lo sguardo, del «vedere il grande nel piccolo» (xiaozhong jianda) e una rappresentazione meno diretta ma più culturale del Paradiso mediata da un’erudizione e una raffinatezza che riflettono il clima del sud. 3) Dinastia Tang (618 – 907): Gli esami di stato e il ritiro Il processo di unificazione della Cina, dopo quasi tre secoli di divisione, partì dal nord, dove la forte centralizzazione del potere statale consentiva un’organizzazione militare più efficiente. Inoltre la 12. Ibid, p. 49. 13. Ibid, p. 59. 14. Ibid, pp. 68-69. Gabriele Perlini 51 I Giardini Cinesi dei Letterati costruzione del Gran Canale e i relativi progressi dell’attività mercantile avevano permesso l’avvicinamento della Cina barbara e quella aristocratica. Durante questa dinastia si afferma il sistema degli esami ufficiali (già presente nella dinastia Han), che permetterà a un numero sempre maggiore di letterati di accedere a funzioni governative, accelerando il processo di identificazione tra potere e cultura. Il rapporto fra potere e letterati diventa allo stesso tempo paradossalmente elemento di pericolo per l’uomo di cultura, coinvolto sovente suo malgrado nelle alterne fortune dei circoli di corte. E’ così che si afferma nuovamente quella norma morale del ritiro, coltivazione individuale della personalità.15 4) Dinastia Song (960 – 1279): Giardino dell’Arte Durante questa dinastia nasce un più elaborato ideale estetico del giardino che trae origine dal concetto generale di arte e dalle fonti confuciane. L’arte diventa mezzo privilegiato per il raffinamento interiore: la stessa etimologia del termine (yi) indica l’attività di piantare o coltivare piante. Mentre al tempo di Confucio yi denoterà le sei arti (rituale, musica, tiro con l’arco, guida dei carri, calligrafia e scienza dei numeri), durante i Song ci si rivolgerà alle nobili arti del pennello: calligrafia, poesia, pittura.16 Il giardino diverrà la quarta arte, un prezioso connubio delle prime tre. Nelle città Song si avrà una proliferazione dei giardini artistici: la città di Luoyang verrà chiamata «città dei fiori» grazie ai suoi 150 giardini. Il primo è forse quello di Su Wuqin, costruito a Suzhou nella prima metà dell’XI secolo, e chiamato il Padiglione dell’Onda Figura 30. Hearing rain by banana Verde. window. Questi giardini si caratterizzano da tre diversi valori, la limpidezza, la chiarezza e la lontananza. I primi due obiettivi vengono raggiunti con il ridotto numero di elementi naturali e una generale sobrietà, attraverso la strutture architettoniche poco numerose e isolate. L’architettura non riveste ancora il ruolo di collegamento fra i vari elementi paesistici che avrà successivamente. Sono principalmente le varietà di specie vegetali a rivestire il ruolo di primo piano. La lontananza evoca invece l’infinito, la capacità di oltrepassare la rappresentazione. Questa potenzialità, rappresentata da una lontana catena montuosa, viene raggiunta attraverso la costruzione di terrazze e piattaforme per poter guardare lontano. Se la calligrafia è sempre stata un’arte di primo piano nella storia cinese e la poesia lo è diventata durante le prime dinastie, è solo durante i Song che la pittura del paesaggio occuperà lo spazio che merita. Questa realtà del paesaggio è ben lontana da ogni naturalismo: con i Song si afferma la pittura monocroma, il trionfo dell’evasività e dell’evocazione. Un tema altrettanto importante è il limite negativo della rappresentazione, il bianco del rotolo di pergamena, l’assenza d’inchiostro come simbolo del vuoto, ruolo fondamentale svolto anche nella progettazione dei giardini. Con la caduta dei Song del Nord e la formazione di quelli meridionali, il ritiro fra mille forme d’arte diventa l’unico sostegno spirituale per i rappresentanti dell’élite. Il raffinamento degli elementi paesistici giunge a vette paradossali. Il bambù, simbolo di modestia e purezza, è il protagonista vegetale di tanti giardini dell’epoca, così come di numerose composizioni poetiche e pittoriche. 5) Dinastia Ming (1368 – 1644): Fioritura dei giardini a Suzhou A seguito dell’invasione mongola e la fondazione della dinastia Yuan l’arte dei giardini dei letterati subisce un notevole declino a favore degli angoli naturali connessi a templi e monasteri, grazie alla politica di tolleranza religiosa mongola. Il Boschetto dei Leoni di Suzhou ne è un esempio. 15. Ibid, p. 88. 16. Ibid, p. 95. 52 Gabriele Perlini Suzhou Con la successiva dinastia Ming e il trasferimento della capitale da Nanjing a Pechino si accentuano le tendenze all’isolamento che però non freneranno lo sviluppo delle aree del sud-est, dove la crescita economica e urbana danno forma a una società evoluta e raffinata. L’arte del giardino raggiunge qui le espressioni più alte grazie agli esempi del Giardino dell’Umile Amministratore e agli altri giardini di Suzhou. Assume qui rilevanza il ruolo degli esperti specializzati nella scelta e nella costruzione delle rocce artificiali e, parallelamente, nasce la prima trattazione teorica scritta sull’argomento: L’Arte dei Giardini di Ji Cheng. Cheng non è più il colto e raffinato che organizza il suo giardino immortalandolo in composizioni poetiche e pittoriche: è invece un professionista che cerca di trasformare in esso i principi di un’arte. 6) Dinastia Qing (1644 – 1911): Crepuscolo dell’arte Con la salita al potere dei Manciù la classe dei letterati, inizialmente ostile ai conquistatori, viene integrata attraverso monumentali opere di erudizione che impegnano migliaia di studiosi. L’uso di costruire alture con rocce dalla forma più bizzarra diventa ancora più comune; spesso però il non eccelso retroterra culturale dei nuovi ricchi sembra riflettersi sulle loro creazioni, che peccano di pretenziosità eccedendo in formalismo.17 In generale si assiste a un aumento nel numero degli elementi architettonici, la cui densità porta tuttavia a un calo della naturalezza, sino ad ora lineaguida principale del motivo paesistico. Gli edifici non sono più elementi disposti all’interno del paesaggio ma fungono per lo più da cornice o da separazione dello spazio interno. La divisione dell’ambiente in spazi si attua anche attraverso la stretta relazione fra giardino e residenza: se da un lato la residenza tende a estendere le sue funzioni verso il giardino, dall’altro la dimora «assorbe» il giardino. Nell’opera si avverte già il crepuscolo dell’arte, la mancanza di aderenza ai principi che sia però anche originalità; l’autore guarda così ai modelli del passato, imitandoli. Di contro vedremo anche l’impulso a restaurare gli antichi giardini, nell’inevitabile stravolgimento delle loro strutture originali attraverso anche l’influenza del giardino europeo. Oggi i giardini sono divenuti musei aperti a tutti, vedendo così tradito il proprio spirito originario. Anche la poesia delle rocce e delle acque, il canto dei padiglioni e dei bambù sono stati coperti dal vocio del turismo di massa.18 La progettazione Costruito e non piantato, il principio alla base della composizione del giardino è il 'flusso' (qi), che permette al visitatore di meditare e connettersi con la natura, riflettendo sulla vita. Come affermerà il grande taoista Ge Hong, «L’ascesi dell’immortalità consiste nel desiderio di ottenere la quiete e l’indifferenza dello spirito». 19 Le rigide regole geometriche che hanno da sempre caratterizzato l’architettura cinese vengono abbandonate. Questo è il momento di lasciar vagare la fantasia, creare ambientazioni e luoghi fantastici, quasi sempre naturali ma quasi mai reali, integrazione di più arti e professioni. Anche se i giardini sembrano non pianificati, il caos è strutturato e si allinea con i principi cinesi del fengshui – è rispettato l’asse nord-sud e sono ricercati i principi di equilibrio e di armonia, così come la legge degli opposti. Tre principali religioni della Cina hanno influenzato la creazione di giardini: il confucianesimo sottolinea la geometria, il taoismo sottolinea la mancanza di artificiosità e l'importanza del naturale mentre il buddhismo sottolinea l'importanza della meditazione. Shen Fu, letterato cinese del XVIII secolo, sottolinea come la meta finale da raggiungere nel disporre un piccolo giardino sia il «vedere il piccolo nel grande, il grande nel piccolo, scorgere il reale nell’illusorio e l’illusorio nel reale». 17. Ibid, pp. 126-127. 18. Ibid, p. 137. 19. Baopu zi nei pian (Capitolo interni del Maestro che abbraccia la Semplicità), cap II, p. 7. Gabriele Perlini 53 I Giardini Cinesi dei Letterati L’essenza del giardino cinese nasce dalla filosofia tradizionale che si è sviluppata come sintesi della costante opposizione nella filosofia taoista, tra tao e qi (il soffio), o come sintesi della tensione tra ciò che è tangibile (fisico) e ciò che non lo è (metafisico) ma anche nei fondamenti quali la permanenza e la pervasività. In questa fondamentale coppia di concetti, il qi si riferisce a tutte le cose che in natura possono essere percepite attraverso i sensi, mentre il tao è l’origine dalla quale tutte le cose sono generate. Il giardino fu quindi creato come una forma d’arte nella quale persone colte potessero esprimere il loro pensiero e i loro sentimenti; nel corso dei secoli sviluppò una sua logica e un suo linguaggio. L’espressione cinese che le lingue occidentali traducono con il termine paesaggio significa alla lettera «acqua e montagne». Le rocce, quintessenza della montagna, sollecitano per esempio risposte molteplici: sono il simbolo delle montagne, ma anche dei più sublimi e profondi sentimenti umani. Una bella roccia deve essere sottile ed elegante e allo stesso tempo aperta, pronta a ricevere l’acqua della pioggia e delle cascate; non è compatta ma perforata da aperture, stretti anfratti e piccole cavità; la sua superficie è rugosa e ricca di fenditure dovute alla sua Figura 31. Il fiume Lijiang. lunga storia. Arte del giardinaggio, dell’incisione della pietra o delle tavole in legno, dipinti appesi alle pareti o distici ai lati delle porte, giochi d’acqua e ruscelli che serpeggiano fra le piante. Non è superfluo ricordare come gli eruditi fossero spesso anche artisti, scrittori, incisori, ebanisti che avevano il modo e la possibilità di esprimere la propria abilità nei giardini. Giardinaggio, pittura, scultura e calligrafia: forme d’arte che hanno influenzato e che hanno ampio spazio di mostrarsi in tutti i giardini cinesi. Il giardino dei letterati rappresenta quindi una peculiare espressione del superamento del dualismo natura-artificio, costituendosi come realtà totale in cui convivono felicemente speculazione e progettualità. Per questo motivo, per poter raccontare dei giardini dei letterati, le fonti letterarie si sono imposte naturalmente come mezzo privilegiato anteriore alle testimonianze iconografiche.20 Le visuali inaspettate: i paesaggi presi in prestito I giardini cinesi enfatizzano in maniera particolare l’idea del «creare la grande immagine a partire dal piccolo dettaglio». L’abilità richiesta a chi crea un giardino è quindi quella di creare l’effetto di uno spazio più grande rispetto a quello reale e di una prospettiva più profonda. In altre parole, la scena cambia a ogni passo e lo spettatore diventa a sua volta osservato: voi osservate il giardino e allo stesso tempo ne diventate parte non appena altri vi osservano in esso. Per stimolare l’immaginazione, gli architetti di giardini fanno molta attenzione agli effetti spaziali, alle «visuali inaspettate» o paesaggi presi in prestito, consapevoli del fatto che confini rigidi limiterebbero il senso dello spazio e spegnerebbero l’immaginazione. Questo spiega perché nella maggior parte dei giardini cinesi non vi sia una demarcazione ben definita tra gli spazi; è questo delicato equilibrio tra ampie prospettive e minimi dettagli ad attrarre lo sguardo di chi osserva e a dare l’illusione a chi visita i giardini di passeggiare in una vera foresta. 20. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 12. 54 Gabriele Perlini Suzhou Trattazione e diffusione Durante la dinastia Tang, la progettazione del giardino ha raggiunto il suo apice mentre un manuale sul design del giardino, L’Arte dei Giardini (Yuanye), venne scritto nel 1631 dal pittore-giardiniere Ji Cheng, nato a Tong Li nell’attuale area amministrativa di Suzhou. Il lavoro è suddiviso in tre volumi. Il primo si concentra sui principi generali quali: situazione, layout, edifici e loro accessori. Il secondo volume contiene le descrizioni e le illustrazioni di balaustre decorative. Il terzo riguarda i particolari di porte, finestre, muri, pavimenti decorativi, collinette artificiali, le selezioni di rocce e i paesaggi presi in prestito (borrowed scenery, jie jing). L'opera si sofferma principalmente sulle caratteristiche architettoniche, piuttosto che quelle naturali. Il suo libro è da molti considerato come il primo esempio mondiale di monografia dedicata all’architettura dei giardini. Tra le sue Figura 32. La Porta della Luna nel Giardino dell'Umile Amministratore pagine si legge: "The garden is created by the human hand, (Suzhou). but should appear as if created by heaven". Il giardino tradizionale cinese influenzò profondamente i paesi vicini come il Giappone e la Corea del Sud; allo stesso modo affascinò i mercanti e i missionari provenienti da tutta Europa. Lo stile europeo noto come cineseria era un chiaro esempio della forte curiosità che l’Occidente mostrava per la cultura e i manufatti provenienti dalla Cina. All’interno di un senso di ordine di fondo, i giardini cinesi presentano forme assai variegate. Per esaltare le vedute del giardino, elementi architettonici e naturali vi sono combinati in maniera da creare l’effetto visivo di un tutto unico. Sia nei giardini imperiali che in quelli privati, gli edifici mostrano una ricca varietà di forme, stili e dimensioni, in orizzontale come in verticale. La loro composizione delle masse spesso sembra anticipare i principi del Modernismo europeo. Lo spirito di libertà intrinseco ai giardini tradizionali cinesi echeggia la spinta del Modernismo occidentale a rompere con le costrizioni del disegno architettonico dell’inizio del XX secolo. Gabriele Perlini 55 I Giardini Cinesi dei Letterati 3.1.1 ARCHITETTURA In generale, in un tipico giardino cinese, gli edifici occupano all’incirca il 20-30% dello spazio, più di qualsiasi altro elemento paesaggistico. Tradizionalmente un giardino incarna il concetto di «unità tra uomo e natura»; quale elemento chiave, le strutture architettoniche simbolizzano l’Umanità o le attività proprie dell’«essere umano». Poiché l’architettura è uno degli elementi principali del paesaggio, le sue forme e i suoi stili devono soddisfare rigorosi standard estetici più di altri elementi, ma le combinazioni degli stili architettonici e le relazioni tra i singoli edifici sono abbastanza flessibili. TINGTANG Un tingtang, termine che equivale in parte alla parola sala, costituisce un importante elemento d’architettura nei giardini cinesi. Infatti un tingtang è composto da ting e tang; il primo è un luogo per discutere gli affari, il secondo è una grande sala luminosa e soleggiata. Tendendo le loro funzioni sovrapporsi, le due voci sono state unite a formare un unico termine. Come è chiaramente riportato ne L’Arte dei Giardini, in ogni progetto di giardino bisogna per prima cosa posizionare il tingtang, il Figura 33. La Sala del Profumo Aleggiante del Giardino principale elemento visivo e l’ambiente dell'Umile Amministratore (Suzhou). riservato ai ricevimenti e ai ritrovi sociali. Nella maggior parte dei casi, il tingtang è situato esattamente nel centro della più importante e ampia zona panoramica, riflesso del tradizionale principio secondo il quale «ciò che è nel centro è più importante». Quale spazio massimamente pubblico del giardino, il tingtang è spesso riccamente decorato e il suo stile e il suo arredo determinano il carattere estetico del giardino. Tra le varie forme di architettura di un tingtang, degna di speciale nota è una costruzione tipica della Cina meridionale, le cosiddette «sale gemelle». Le sale si affacciano verso direzioni opposte, con i lati posteriori affrontati; la sala meridionale tiene caldo nei freddi inverni, quella settentrionale fornisce frescura nelle caldi estati. Quando le sale gemelle sono aperte sui quattro lati sono chiamate «sale dai quattro lati». Nella maggior parte dei casi, un tingtang si eleva sopra l’area circostante. Sotto questo profilo, richiede ampio spazio attorno in modo da adempiere la sua funzione di uso pubblico e da mantenere la relazione proporzionale tra dimensione architettonica e ambiente, conformandosi così al principio tradizionale cinese per cui le attività all’aria aperta sono più importanti degli intrattenimenti al coperto. Benché ci possano essere diversi tingtang in un grande giardino, occorre che uno sia il più imponente e magnifico, con il tetto più Figura 34. Interno della Sala del Profumo Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). sontuosamente decorato. 56 Gabriele Perlini Suzhou XUAN Nella Cina meridionale il termine xuan designa il cortile di fronte a un edificio. Come genere architettonico, normalmente individua una costruzione aperta su tre lati. Talvolta uno xuan esercita la stessa funzione di un tingtang, quando non vi siano tingtang nel giardino. Storicamente molte costruzioni furono chiamate xuan, poiché questo tipo di architettura offre una migliore veduta sul mondo esterno. Per mantenere la relazione di corrispondenza tra architettura e paesaggio, gli xuan, come il nome stesso suggerisce, sono per lo più collocati in aree aperte. In generale uno xuan può essere di diverse dimensioni, l’importante è che non sia più Figura 35. Il Padiglione del Germoglio Verde del Giardino dell'Umile Amministratore grande di un tingtang né più piccolo di uno studio o di (Suzhou). una camera. Talvolta può unirsi ad un camminamento coperto, situato al centro o all’estremità di un giardino. Quando non vi sono telai di finestre, somiglia in realtà a un padiglione. XIE Nei tempi antichi, xie designava un edificio situato su un’alta terrazza o su una struttura in riva all’acqua; da qui il nome shuixie, o terrazzo d’acqua. Quasi tutti i giardini cinesi sono pieni di caratteristici elementi d’acqua, che differiscono l’uno dall’altro per grandezza; per questo motivo, lo xie è sempre stato una delle più popolari forme di architettura nei giardini. Il lato che si affaccia sull’acqua offre solitamente, da dietro le grate, una veduta aperta; richiama l’immagine di una bella donna, seduta immobile in meditazione. I visitatori, mentre si rilassano sul bordo dell’acqua, Figura 36: Lo Xiao Cang Lang del Giardino possono divertirsi a dar da mangiare ai pesci o a dell'Umile Amministratore (Suzhou). chiacchierare con gli amici. Lo xie di un giardino privato non è di solito tanto grande, perché la sua dimensione dev’essere proporzionata a quella della massa d’acqua; quello di un giardino imperiale dev’essere invece largo abbastanza per consentire ampie vedute d’acqua. TING Figura 37. Il Padiglione Cuore del Lago del Boschetto dei Leoni (Suzhou). Gabriele Perlini Letteralmente un ting è un luogo riparato dove fermarsi per una sosta, equivalente alla parola padiglione. E’ uno degli elementi architettonici più semplici, denotato da un’ampia varietà di stili e si trova non solo nei giardini, ma anche in altri luoghi pubblici. Dal punto di vista architettonico sono simili ai padiglioni dei giardini occidentali seppur con stili considerevolmente diversi. Nel giardino cinese i padiglioni sono abitualmente il luogo privilegiato per godere la veduta migliore sulla zona circostante; hanno molte dimensioni e stili e possono essere collocati quasi ovunque, anche sulla sommità di una collina artificiale per diventare a pieno 57 I Giardini Cinesi dei Letterati diritto delle attrazioni. Le loro coperture presentano svariate forme: rotonde, quadrate, esagonali, ottagonali, triangolari, a losanga, seminascoste dietro muri, a uno o due livelli. A seconda della loro funzione, i padiglioni sono suddivisi in tre grandi categorie: nuanting o padiglione del sole (con finestre); beiting o padiglione a stele (rivestito con steli); jingting o padiglione del pozzo (con un pozzo scavato all’interno). Ciò che rende unico il jingting è che il centro del tetto deve essere aperto per facilitare la comunicazione tra uomo e Cielo. Spesso sono costruiti accanto a biblioteche, forni alchemici o sale degli antenati. LOUGE Figura 38. Il Padiglione del Verde Aleggiante del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). Lou designa un edificio a due o più piani e ge un edificio alto aperto sui lati al piano terreno; nella maggior parte sono, tuttavia, intercambiabili e invariabilmente chiamati louge. I louge sono di norma costruiti lungo il perimetro del giardino per mitigare la sensazione di isolamento creata dai muri di cinta; possono avere una grande varietà di forme per adempiere una pari molteplicità di funzioni, senza creare alcun senso di oppressione. I ge sono spesso situati in giardini piuttosto grandi, per arricchire lo scenario e, cosa più importante, aggiungere un movimento verticale alle linee orizzontali delle architetture. Poiché i louge di rado sono costruiti al centro dei giardini, non richiedono spazio in questa zona chiave. Per lo stesso motivo, nei giardini privati rare sono le pagode, un altro tipo di alto edificio a scopo religioso; sono invece numerose nei parchi imperiali. SALA-BATTELLO Una «sala-battello» è un’interessante struttura architettonica, simile a un’imbarcazione a filo d’acqua. Nella Cina meridionale la navigazione fluviale o lacustre è considerata un grande divertimento; inoltre, secondo la cultura tradizionale cinese, il pescatore è spesso strettamente associato a un eremita, e dunque i battelli sono simboli iconografici della vita solitaria. E’ interessante notare che, diversamente dalle strutture architettoniche usuali, le cui facciate principali sono i lati lunghi, le sale-battello spesso rivolgono il lato corto verso il centro del lago, dando Figura 39. La Barca di Pietra del Boschetto dei Leoni (Suzhou). l’impressione di far vela nel blu. Mentre alcune sale-battello sembrano imbarcazioni attraccate alla riva, altre ricordano le shuixie (terrazze sull’acqua) piuttosto che imbarcazioni, se non per l’estremità sull’acqua, con una struttura rettangolare e aperture a oblò. Altre ancora sono un ibrido di queste due precedenti, con un xuan davanti, un shuixie nel mezzo e un piccolo ge sul retro. Sorprendentemente, un numero abbastanza grande di sale-battello si trova lontano dall’acqua; sono tecnicamente chiamate «imbarcazioni sulla terraferma», forme architettoniche del tutto uniche, espressione soprattutto del desiderio di una vita ritirata. 58 Gabriele Perlini Suzhou SHI Figura 40. Esempio di shi nel Giardino della Coppia (Suzhou). Uno shi, in quanto parte di un edificio, si riferisce a un locale chiuso, privato, che serve soprattutto come studio o camera da letto, e in cui il distintivo disegno degli interni riflette il gusto estetico e il mondo interiore del proprietario. Situati normalmente nella parte più interna di un giardino e racchiusi dal perimetro di un cortile, gli shi sono per lo più ambienti piccoli e collocati in un contesto pacifico e appartato. Ben diversamente dalle sale e dalle terrazze degli spazi aperti, essi gareggiano per eleganze e delicatezza, rivelando gli ideali e i desideri di chi li abita. LANGZI Figura 41. Camminamento coperto del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). Il langzi, spesso conosciuto come «camminamento coperto» o «corridoio», è parte importante di un percorso panoramico che conduce i visitatori attraverso un giardino. Un langzi può essere diritto o curvilineo, può inerpicarsi sulle colline o attraversare i laghi, formare un cortile chiuso o collegare tra loro i luoghi più piacevoli. I maestri del paesaggio usano con perizia curve, tornanti e saliscendi per determinare la migliore sequenza di visuali. Uno dei più begli esempi è forse il langzi sulla collina del Giardino dell’Indugiare, che gira improvvisamente proprio prima di raggiungere la sommità, meravigliando i visitatori con la visuale intrigante del langzi stesso. Talvolta viene inserito un muro mediano di separazione che rende il camminamento un langzi a doppia corsia; nel muro divisorio sono di solito inserite finestre a graticcio per consentire la visibilità da ambedue i lati, cosa che permette ai visitatori di godere di panorami scenicamente variati, creando insieme l’illusione di uno spazio più ampio. Tra i tipi di langzi meno comuni, che normalmente ritroviamo in immensi giardini con alti edifici, vi sono quelli con finestre che ricevono il sole, chiamati nuanlang (camminamenti caldi), e quelli con un piano più alto e un piano più basso, chiamati «a due piani». Figura 42. Camminamento coperto del Giardino Nei giardini privati quelli «a due piani» sono rari. dell'Umile Amministratore (Suzhou). Gabriele Perlini 59 I Giardini Cinesi dei Letterati PONTE Mentre predisporre una massa d’acqua significa separare con un’ombra di mistero, il ponte simbolizza il nesso, con un sentimento di attesa. Nei giardini tradizionali cinesi, il ponte è visto come un elemento paesaggistico eccezionalmente poetico, la cui presenza non manca mai di suggerire la ricerca dell’ignoto. Nella maggior parte dei casi, per ridurre il peso di un ponte e migliorarne l’efficienza strutturale, si ricorre ad archi che descrivono lunghe campate. La «cintura di giada», un genere di ponte tipicamente cinese, presenta archi a emiciclo che con il loro riflesso sul lago formano un cerchio completo. Il «ponte ricurvo» è di solito costruito Figura 43. Il Ponte del Piccolo Arcobaleno Volante direttamente sull’acqua per far si che i visitatori del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). abbiano la sensazione di passeggiare sul lago. Fra altri tipi di ponti degni di nota si annoverano la semplice volta in muratura tra due picchi, il rustico ponte pedonale in legno, il ponte coperto con tettoia e il ponte-padiglione sui grandi laghi. FINESTRE ORNAMENTALI L’architettura dei giardini è un’arte capace di dar rilievo ai dettagli. Inserite nei muri o altro, finestre e aperture ornamentali si presentano con una grande varietà di forme e di stili. Nella Cina meridionale, gli architetti pongono particolare attenzione all’abbinamento accurato dei motivi delle finestre con le piante del paesaggio circostante e si ingegnano affinché le grate delle finestre si confondano con i viticci e i rami su cui si affacciano. Figura 44. Esempio di finestra ornamentale. ARREDI Oltre agli elementi paesaggistici, anche gli arredi e i motivi decorativi svolgono ruoli importanti nell’aggiungere bellezza a uno spazio interno: tavoli e sedie di pietra, rocce dalle forme strane, paesaggi in vaso, dipinti e calligrafie Figura 45. Raccolta di penjing del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). 60 Gabriele Perlini Suzhou 3.1.2 AMMASSI DI ROCCE Le colline artificiali sono considerate le creazioni artistiche che hanno reso unici i giardini cinesi. La moda di costruire enormi montagne si protrasse sotto gli Han, i Wen, i Jin e sotto le dinastie del Nord e del Sud. A partire dalla dinastia Tang, i paesaggisti iniziarono a costruire piccole colline che assomigliavano ad alte montagne per la forma, ma non per dimensione; iniziò, quindi, il secondo periodo dell’arte di ammassare le rocce. Le coline così create erano simili a dipinti di paesaggio o a bonsai, e divennero gradualmente, durante le successive dinastie, il modo più diffuso di concepire un ammasso di rocce. Con la dinastia Qing, questo stile architettonico fu Figura 46. Roccia della Residenza di Montagna criticato dagli studiosi, cosa che diede avvio alla terza dell'Avvolgente Bellezza (Suzhou). fase dell’arte dell’ammasso di rocce, con le sue caratteristiche: modellare una collina artificiale, imitare una parte, non tutta, di una montagna vera in scala ridotta, o creare un’immagine fedele di una veduta ben nota. La maggior parte delle colline così create era fatta di terra frammista a rocce, e coperta da fitte piante «a mo’ di foresta», in modo che il visitatore avesse la percezione che gli altissimi picchi, i ripidi dirupi e le colline ondulate fossero vicini alle mura del giardino. I materiali di costruzione per i giardini rocciosi includono pietre ovoidali di piccole dimensioni provenienti da fondi lacustri; pietre larghe, gialle e a forma di cubo; lastre blu originarie della Cina settentrionale, ideali per paesaggi spettacolari. Tra queste tre categorie, la pietra di lago della Cina meridionale è la più preziosa, perché struttura morfologica e conformazione ricordano da vicino le pennellate di un dipinto cinese. La pietra di lago, in modo del tutto interessante, non è completamente naturale. L’artista antico, seguendo la tradizione, dopo aver cesellato dei fori nella pietra con uno scalpello, la faceva andare a fondo nel lago, lasciando che il tempo lavasse via i suoi segni. Col passare degli anni, quando Figura 47. Fengluan del la pietra veniva finalmente Giardino dell'Armonia ripescata dal lago, (Suzhou). ridiventava un «meraviglioso dono della natura». Dato che le pietre provenienti dal fondo lacustre hanno forme irregolari uniche, è virtualmente impossibile metterle insieme per taglia, forma, colore e consistenza. Sotto il profilo architettonico, un tipico giardino di rocce si compone di vari elementi paesaggistici: Figura 48. Penjing del Giardino dell'Indugiare (Suzhou). 1 2 PENDIO: le rocce vengono disseminate lungo un dolce pendio a rappresentare il fianco di una montagna; DIRUPO: come è chiaramente affermato ne L’Arte dei Giardini, per dirupo o falesia si intende una collina costruita contro un muro. Creati dopo lunga riflessione, i dirupi presentano una varietà di forme e di stili: alcuni sono ripidi, altri sospesi, alcuni pendono sul filo dell’acqua, altri lottano con i loro riflessi sul lago, alcuni assomigliano a un paesaggio dipinto prodotto su una tela e altri sembrano una fotografia tridimensionale con cornici di pini, bambù e pruni; Gabriele Perlini 61 I Giardini Cinesi dei Letterati 3 4 5 6 7 FENGLUAN: combinazione di feng (alto picco) e luan (collina tondeggiante), i fengluan sono per lo più modellati a imitazione delle montagne vere della Cina meridionale. Per accentuarne in modo soddisfacente altezza e grandiosità, non è consigliato far crescere piante sui picchi o sulla cima delle colline; GROTTA: misteriose grotte, ospitano tunnel che attraversano le montagne; altre sono solamente celle dove i visitatori possono fermarsi a riposare; altre ancora sono piene a metà d’acqua per accrescere l’atmosfera di isolamento; VALLE: le valli prive di corsi d’acqua che le attraversano sono chiamate «valli secche»; quelle solcate da corsi d’acqua sono più appropriatamente chiamate gole, nelle quali il dislivello dà origine a cascate; SENTIERO: molte scalinate che salgono un pendio sono pavimentate con lastre di pietra per ricreare la sensazione di camminare su un sentiero tortuoso; BONSAI: belle rocce disposte nelle aiuole o in vasi di bonsai aggiungono bellezza e fascino alle pittoresche ambientazioni, specialmente nei piccoli cortili. Figura 49. Roccia del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). 62 Gabriele Perlini Suzhou 3.1.3 PAESAGGI D’ACQUA L’acqua è l’anima di tutti i giardini. Ha tante funzioni e ruoli diversi. Rispecchia il cielo, la luna, i fiori, gli alberi e le architetture, creando la sensazione di uno spazio più ampio. Fornisce l’habitat alle piante acquatiche come il loto e una casa per i pesci. Il rumore dell’acqua – che cade, scorre, gorgoglia, gocciola – crea un’atmosfera. Nei bacini d’acqua più grandi si può inoltre oziare cullati su una barca. Poiché in genere i giardini nella Cina meridionale sono abbastanza piccoli, i paesaggisti hanno bisogno di usare elementi d’acqua per creare effetti speciali grazie ai quali ottenere vedute più ampie. Vi sono, di base, due tipi di relazione Figura 50. Bacino d'acqua di fronte al Padiglione della Luna che Sorge e del Vento che Scuote del Giardino del Maestro spaziale tra acqua e roccia: nel primo caso delle Reti (Suzhou). gli elementi rocciosi si trovano all’estremità di un bacino d’acqua e fronteggiano a distanza l’edificio principale, verticalmente rispetto alla superficie d’acqua; diversamente, l’acqua e le rocce possono essere disposte in parallelo per creare intimità e un tocco di romanticismo. Da un punto di vista architettonico, per un bel giardino è fondamentale una sorgente d’acqua zampillante. Fatta eccezione per l’acqua limpida di uno stagno, che deve creare un senso di luogo appartato, ogni altro elemento d’acqua deve potersi ricondurre alla propria sorgente. Spesso, la sorgente di un corso d’acqua è nascosta nella profondità di una grotta, cosa che di per sé suscita curiosità. Le sponde devono combinarsi con lo stile architettonico del giardino; esse possono essere di due tipi: di pietra o di fango. Le sponde di pietra decorate con rocce sono le più diffuse, ma quelle di fango danno veramente la sensazione del selvatico. In generale, le sponde devono essere abbastanza basse per mantenere Figura 51. Massi rocciosi intorno ad un bacino d'acqua. un rapporto intimo tra uomo e acqua. 1 2 3 4 5 6 7 STAGNO: riempito di acqua ferma, senza isole, ponti o sponde irregolari; LAGO: grande o piccolo, di qualsiasi forma e ricco di elementi architettonici o naturali; TORRENTE o FIUME: a seconda della grandezza; GOLA: stretta tra due colline, è attraversata da acqua corrente; si differenzia dalla valle in quanto quest’ultima è caratterizzata solo da vedute montane senza l’elemento d’acqua; BACINO D’ACQUA: piscina d’acqua profonda, verde e blu, spesso collocato sotto una cascata; FONTANA: caratterizzata da un movimento d’acqua allegro e gorgogliante; MASSI ROCCIOSI: posti sulla superficie dell’acqua o sulle sponde sabbiose. Gabriele Perlini 63 I Giardini Cinesi dei Letterati 3.1.4 PIANTE Le piante simboleggiano la vita, la vitalità e la crescita. Nel giardino, esse sono gli elementi che segnano i cambiamenti stagionali, ma anche quelli che richiedono più lavoro, cura e manutenzione. Gli antichi proprietari di giardino si servivano delle piante come mezzo per esprimere i propri sentimenti. Il crisantemo simbolizza l’aspirazione a una vita ritirata; il loto incarna la purezza; il bambù con i suoi nodi suggerisce nobiltà, integrità, forza e resistenza; il pruno nella neve è considerato un emblema di resistenza nelle avversità; il pino simboleggia longevità, immortalità, tenacia e persistenza; l’orchidea è associata all’innocenza e alla cultura e la peonia è salutata come regina di tutti i fiori. Di più, le piante favoriscono una sensazione di spazio ampliato, suddividendo il giardino in sezioni e creando profondità, ombra e luce con le loro chiome. I giardinieri cinesi, tuttavia, non usano piante potate geometricamente, né siepi che assomigliano a muri; tendono piuttosto a cercare mezzi più naturali per regolare gli effetti visivi. Nella Cina meridionale, dove il clima temperato è ideale per le piante, se ne possono scegliere tra molte specie disponibili; nel freddo settentrione, invece, le piante sempreverdi sono le migliori per i paesaggi invernali. Nei giardini cinesi dove l’architettura enfatizzava il movimento orizzontale piuttosto che quello verticale, il paesaggio era definito soprattutto dalle piante; disposte con grande attenzione, consentivano un incremento dell’interesse visivo e del fascino di paesaggi altrimenti monotoni per via dei loro edifici rettangolari e squadrati. Sotto il profilo estetico, la cultura cinese attribuisce grande importanza alla forma fisica delle piante. I giardinieri arrivano talvolta persino a torcere i tronchi degli alberi o quanto meno li potano secondo la forma desiderata; così gli architetti dei giardini preferiscono alberi flessibili e aggraziati come il canforo, l’olmo e il salice piangente che con i suoi lunghi rami flessibili e la grande chioma è piantato in riva all’acqua. Anche il senso dell’udito deve essere appagato come quello della vista. Per esempio sentendo la pioggia che gocciola sulle grandi foglie del banano o sui fiori di loto e il vento soffiare attraverso i rami dei pini. Anche il cinguettio degli uccelli e il frinire delle cicale è connesso alle piante. Infine non bisogna dimenticare la stagionalità delle fioriture, facendo in modo di avere un giardino sempre colorato e vivace per almeno nove o dieci mesi all’anno. Figura 52. Crisantemo. 64 Figura 53. Bambù. Figura 54. Pruno. Figura 55. Peonia. Gabriele Perlini Suzhou 3.1.5 CONFINI E DELIMITAZIONI I confini di un giardino possono essere definiti da elementi naturali o artificiali. Il giardino cinese è composto da diverse zone scenicopanoramiche di varie dimensioni, a loro volta ulteriormente suddivise da sentieri tortuosi, pareti di fiori ed edifici per creare piccoli cortili che mostrano temi differenti. Poiché l’arte del paesaggio tradizionale cinese pone un forte accento sulla «visuale inaspettata», il concetto di confine si riferisce non solo ad una precisa linea di demarcazione ma anche ai punti più lontani Figura 56. Dettaglio di una pavimentazione del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). dello spazio visibile. 1 2 3 4 5 MURO: quello esterno è sempre più alto e massiccio di quelli interni che sono usati solamente per delimitare i cortili e le zone panoramiche. I muri sono spesso ricchi di finestre ornamentali e grate per ottenere «visuali inaspettate». A volte, al posto dei muri, vengono usate recinzioni in bambù. Tra i vari tipi di muri presenti in un giardino, i più degni di nota sono il muro imbiancato coperto da tegole nere, il muro delle «nuvole che scorrono» e il muro del «drago che serpeggia». Talvolta, antichi arbusti rampicanti e giardini rocciosi sono posti ai piedi delle pareti per creare l’effetto di un tradizionale acquarello cinese; COLLINA ARTIFICIALE: si dividono in tre categorie. La collina di terra presenta un ampio pendio e ha un aspetto naturale: i suoi effetti delimitanti sono meno forti rispetto agli altri due tipi e quindi è raramente utilizzata nei giardini di piccole o medie dimensioni. Le colline di pietre fanno parte del sinuoso percorso scenografico, segnando il confine in modo più piacevole e significativo. Le colline miste di terra e pietre sono quelle più diffuse; CAMMINAMENTO: sono adiacenti al muro, creando spazi ornati con piccole piante, rocce ornamentali e paesaggi in miniatura aggiungendo colore e vivacità ad un percorso normalmente monotono e diritto; PAVIMENTAZIONE: molto utile l’uso di diversi materiali. Il pavimento di ponti e terrazze d’acqua, per esempio, è costituito di solito da blocchi di pietra accuratamente disposti, dopo averli sfregati uno contro l’altro fino a che non combacino perfettamente. Passaggi, camminamenti e sentieri sulle colline sono pavimentati con mattoni, lastre e ciottoli per proteggerli dalla penetrazione dell’acqua piovana e dall’erosione del vento e della pioggia; ACQUA: capace di creare perfetti confini, la superficie dell’acqua offre di per sé un forte senso di spazio. Poiché lo spazio ininterrotto soprastante l’acqua non chiude la vista, i giardini prospicienti l’acqua sfruttano al meglio questo elemento. Figura 57. Muro del Giardino dell'Indugiare (Suzhou). Gabriele Perlini 65 I Giardini Cinesi dei Letterati 3.1.6 PERCORSO PANORAMICO Il percorso panoramico permette al visitatore di raggiungere le zone di maggior interesse; questo percorso è spesso situato vicino al muro esterno per sfruttare al meglio lo spazio limitato del giardino. Numerose targhe e iscrizioni in distici, normalmente distribuite lungo il percorso panoramico, sottolineano il significato del paesaggio. 1 2 3 CORRIDOIO: i turisti lo percorrono seguendo il saliscendi che crea l’effetto di un paesaggio che cambia ad ogni passo. Essendo coperto permette al visitatore di ascoltare il suono della pioggia mentre lo percorre; INTERSEZIONE: fungono da luoghi di intersezione le sale, i padiglioni e le terrazze, posti come luoghi di riposo fra i vari percorsi; VIE D’ACQUA: la visuale da una barca è scenicamente Figura 58. Corridoio coperto del differente da quella che si ha dalla riva. Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). 66 Gabriele Perlini Suzhou 3.2 ELENCO DEI GIARDINI STORICI CINESI Maggie Keswick nel suo libro The Chinese garden: history, art and architecture (2003) ha redatto una lista dei più importanti giardini storici presenti sul territorio cinese. Cina del Nord Beijing area Beijing Botanical Garden Beihai Gongyuan Prospect Garden Angler's Rest Prince Gong's Garden Garden of the Qianlong Emperor; Garden of Tranquil Longevity Garden on Harmonious Interest Song Qingling's Former Residence Summer Palace Imperial Palace Garden Carefree Pavilion Garden Zhongshan Park Purple Bamboo Garden Old Summer Palace - Garden of Perfect Brightness Fragrant Hills Shandong Province Great Brightness Lake Confucian Mansion Pu Songlin's House Hebei Province Mountain Resort, Chengde Cina dell’est Huzhou Lesser Lotus Manor Mochou's Lake Nanjing Gabriele Perlini 67 I Giardini Cinesi dei Letterati Warm Garden Outlook Garden Drunken Bai Garden Ancient Garden of Elegance Garden of Autumn Vapors Garden to Please Fengyang Villa West Lake Library of Cosmic Unity Orchid Pavilion Shen's Garden Green Vine Studio Xin'an Garden of Stelai Garden for Lodging One's Expansive Feelings Chinese Plum Garden Li's Garden Slender West Lake Isolated Garden He's Garden Hall Level with the Mountains Sliver of Rock Mountain Cottage The Garden Of Cultivation Lingering Garden Shanghai Hangzhou Ningbo Shaoxing Shexian Wuxi Yangzhou Suzhou 68 Gabriele Perlini Suzhou Humble Administrator's Garden Master of the Nets Garden The Mountain Villa Of Embracing Beauty Surging Wave Pavilion Lion Grove Garden The Couple's Garden Retreat & Reflection Garden (Tongli) Garden of Harmony The Mountain Villa Of Embracing Emerald Crane Garden Zigzag Garden Carefree Garden West Garden Cina dell’Ovest Xi'an Hua Ching Spring Thatched Hut of Du Fu Green Fortification Mountain Chengdu Cina del Sud Guangdong Adore Garden, Kind Garden Orchid Nursery Garden of the Liang Family (Thatched Hut of the Assembled Stars) Garden of Pure Splendor Mountain Cottage of Abundant Shade Lou Lim Ieoc Garden Comendador Ho Yin Garden Kowloon Walled City Park Nan Lian Garden Macau Hong Kong Gabriele Perlini 69 I Giardini Cinesi dei Letterati 70 Gabriele Perlini Suzhou QUARTA PARTE SUZHOU 苏州 Gabriele Perlini 71 I Giardini Cinesi dei Letterati 72 Gabriele Perlini Suzhou 4.1 LA CITTA’ In Cielo c’è il Paradiso, sulla terra Suzhou e Hangzhou. Antico proverbio cinese. Figura 59. Inquadramento generale della Cina. Figura 60. La provincia dello Jiangsu. Suzhou 苏州, conosciuta anche come Su-chou, Suchow o Soochow, è una città di 5.349.00021 abitanti a 80 km ad ovest di Shanghai e 200 km a sud-est di Nanjing, situata nella provincia dello Jiangsu. Ad est confina con Shanghai, ad ovest con Wuxi, a sud con Zhejiang mentre a nord con il fiume Yangtze. Ha una superficie di 8.488,42 km quadrati, pari all’ 8,27% della superficie della provincia. Dei 392 km quadrati d’area urbana, la nuova città ne occupa 74 mentre quella vecchia 14,2. La pianura si estende per il 54% della superficie totale, con un'altitudine media di circa 4 metri; il terreno è più basso nel sud-est della città mentre ci sono più colline nel sud-ovest. Suzhou è stata inserita fra le 24 città storiche e culturali da parte del Consiglio di Stato cinese. Nel corso dei secoli ha assunto sempre più ruoli di prestigio ed il privilegio di essere chiamata "Terra dell'Abbondanza", "Capitale della Seta", "Città di Mestieri", "Città di Giardini" e “La Venezia d’Oriente”. Figura 61. I canali storici di Suzhou. 21. Suzhou Municipal Statistic Bureau. 2010-01-20. Aggiornato il 2010-05-05. Gabriele Perlini 73 I Giardini Cinesi dei Letterati L’etimologia Il carattere 苏 (o 蘇) che compone il nome cinese della città è una contrazione dell’ideogramma del vicino Monte Gusu (姑苏山). Il sū nel suo nome si riferisce ad un tipo di menta chiamata Perilla (o zisu) famosa per il suo gradevole aroma che va dall’anice alla melissa. E’ largamente coltivata in Cina e negli stati vicini. È una pianta medicinale, ornamentale ed orticola analoga alla menta e al basilico perciò molto usata in cucina come vegetale alimentare, decorazione, condimento o contorno. Il carattere 州 originariamente significava qualcosa come una provincia o una regione (ad esempio Guizhou), ma spesso è venuto per essere utilizzato come metonimia per il capoluogo di regione (Guangzhou, Hangzhou).22 Nella Cina moderna, -zhou oggi esiste solo nel significato di "prefettura autonoma", una delle zone amministrative della Cina. Tuttavia il suffisso -zhou ha lasciato un segno enorme sui nomi di luogo della Cina, comprese le province e le città. Il nome completo ‘Suzhou’ significa letteralmente ricca di acque. La storia Figura 62. I canali storici di Suzhou. Suzhou ha un’origine molto antica: secondo gli storici l’area dove sorge la città era già abitata da alcune popolazioni durante la dinastia Shang (1600 a.C. - 1046 a.C.) che chiamavano sé stesse Gou Wu. La storia cinese associa il Signore degli Zhou, Taibo, con la fondazione dello stato di Wu nel corso del XI secolo a.C., la civilizzazione della popolazione locale, il miglioramento dell’agricoltura e la padronanza dell’irrigazione. La capitale di Wu era all'interno dell’attuale Suzhou e veniva chiamata Gusu o Wu. Nel 514 a.C., durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni, Re Helu di Wu fondò la sua nuova capitale vicino a Helu City dopo aver ucciso il cugino e ottenuto la sua corona; questo sito è cresciuto fino a diventare la moderna Suzhou. Alla corte di 22. Dictionary of Chinese Place-names Ancient and Modern (Zhongguo Gujin Diming Dacidian), Shanghai Cishu Chubanshe, Shanghai 2006, p. 1438. 74 Gabriele Perlini Suzhou questo re visse anche Sun Tzu, o Sunzi, il noto stratega militare che compose il breviario de L’Arte della Guerra (Bingfa). Secondo la leggenda, Re Helu, dopo la morte avvenuta nel 496 a.C. verrà sepolto sotto la Pagoda della Tigre (costruita in cima alla Collina della Tigre) così chiamata perché si narra che dopo la sepoltura apparve una tigre bianca vicino alla tomba e la si vuole vedere come sua guardiana e protettrice. Nel 473 a.C. lo stato di Wu venne sconfitto da quello di Yue, un altro regno orientale che verrà presto annesso dallo stato di Chu nel 306 a.C. Il periodo d'oro di Suzhou si concluse. Oggi sono ancora visibili i resti di questa civiltà, nelle mura e in una delle porte che le attraversano (Pan Men Gate). Al tempo della dinastia Qin, la città era conosciuta come Wuxian ed era la capitale del Commando Kuaiji. Xiang Yu iniziò qui la sua storica rivolta del 209 a.C., contribuendo alla fine della dinastia Qin e alla salita al potere degli Han. Il nome attuale di Suzhou (letteralmente ‘ricca di acque’) venne assegnato alla città solo nel 589 d.C., durante la dinastia Sui, a seguito dell’ampliamento del Gran Canale. Suzhou si ritrovò così in una zona strategica, al centro di un'importante via commerciale che la renderà una delle maggiori città artigianali e commerciali della storia della Cina e, per tutta la dinastia Song, sarà un polo di primo piano per la produzione dei broccati. Nel febbraio del 1130 l'esercito della dinastia Jin saccheggiò e distrusse la città, che venne nuovamente colpita durante l'invasione mongola nel 1275 e agli inizi della dinastia Ming nel 1367, quando il centro della città venne demolito. Dopo questi ripetuti disordini, la città ebbe una storia ben più prospera grazie al commercio della seta che ne caratterizzerà la crescita economica nei secoli a venire. Grazie alla vicinanza con il lago Taihu, da cui si diramano canali e affluenti attraversanti buona parte dell’area, Suzhou è stata la Mecca del commercio nella Cina meridionale, superando di molto la vicina Hangzhou che, benché capitale politica del Regno, non ne sarà mai quella economica. Durante le dinastie Ming e Qing vennero costruiti gran parte dei suoi famosi giardini. Un ultimo rovescio Suzhou lo subì nel 1860, durante la rivolta dei Taiping, quando venne occupata dall'esercito ribelle. La liberazione avvenne solo nel novembre del 1863 per opera di Charles George Gordon. Con l'invasione giapponese del 1937 molti dei giardini della città vennero devastati; solo negli anni cinquanta iniziarono i restauri per riportarli al loro antico splendore. L’importanza dell’acqua e il Suzhou Creek L’acqua è una della principali caratteristiche morfologiche dell’area in cui si trova Suzhou. La città è posta sulle rive del lago Taihu, traducibile come Grande Lago, in quanto è il più vasto del delta dello Yangtze e le sue coste dividono le province dello Jiangsu e dello Zhejiang. E’ il terzo lago d’acqua dolce più grande della Cina e su di esso si trovano un centinaio di isole che vanno da pochi metri quadri a diversi chilometri quadrati. Le formazioni calcaree del lago sono uniche e pregiate, per questo avidamente asportate e usate per arredare i giardini storici cinesi. Il lago è anche fonte preziosa per la pesca dei granchi, contribuendo perciò all’economia della zona. Purtroppo i gravi problemi d’inquinamento degli ultimi trent’anni lo hanno reso poco pulito facendogli perdere parte del prestigio acquistato nel corso dei secoli, a causa anche della proliferazione di una serie di alghe su tutta la superficie dell’acqua. Il lago è collegato al Gran Canale di Cina ed è il punto di origine di una vasta serie di Figura 63. Il lago Taihu. fiumi tra cui il Suzhou Creek. Gabriele Perlini 75 I Giardini Cinesi dei Letterati Il Suzhou Creek è un fiume lungo 125 km che attraversa la città omonima per poi sfociare nello Huangpu River a Shanghai. E’ proprio l’area che si affaccia su questo incrocio di acque ad essere stata scelta dalle delegazioni straniere a metà 1800 come luogo di colonizzazione. Il Suzhou Creek ha svolto un ruolo importante per essere stato la linea di demarcazione tra sfere politiche di influenza in tutta la storia di Shanghai. Dopo il Trattato di Nanchino, che ha costretto la Cina ad aprirsi al mercato occidentale nel 1842, Shanghai divenne un porto commerciale internazionale e il fiume fu scelto come confine tra la concessione Figura 64. Abitazioni tipiche affacciate sul Suzhou Creek. britannica (a sud) e l'insediamento americano (a nord), fino a che entrambe le concessioni non si fusero nell'International Settlement nel 1863. Quando i giapponesi invasero Shanghai nel 1937, il fiume segnò il confine tra l'International Settlement a sud e la concessione giapponese a nord. Grazie al ruolo di Shanghai come porto commerciale, dal 1930 quello del Suzhou Creek divenne un importante percorso, facilitando il trasporto di merci verso l'interno della Cina. Lungo le rive del fiume, un gran numero di magazzini e fabbriche sono state costruite, trasformando la zona in una significativa area industriale. Nel corso dell’urbanizzazione maoista, le industrie locali si sono ritirate dal centro città, lasciando i magazzini e le fabbriche abbandonate. Fino ad allora il fiume era stato pesantemente inquinato dalle industrie e dalle acque reflue domestiche, assegnandogli il non invidiabile merito di essere "il fiume puzzolente", il più inquinato di Shanghai dal 1920. In anni recenti il governo municipale di Shanghai ha perseguito una riqualificazione della zona. Nel 1998, le autorità hanno lanciato il Suzhou Creek Rehabilitation Project, un programma in dodici anni per migliorare la qualità dell'acqua, ridurre l'impatto delle inondazioni, gestire le risorse idriche, spingere per la rivitalizzazione urbana e un livello di vita più elevato nelle zone desolate lungo il suo corso. Inizialmente la maggior parte delle vecchie fabbriche furono scelte per essere demolite a favore della costruzione di moderni grattacieli nel centro città, ai fini di una rigenerazione sociale ed economica della zona. Tuttavia, a seguito di iniziative di artisti, alla fine del 1990 il fiume è stato designato come zona di patrimonio protetto e molti magazzini sono quindi stati conservati e forniscono ora alloggio per la fiorente scena artistica di Shanghai. Nel 2002, i nuovi progetti per la riqualificazione del lungofiume di Suzhou Creek sono stati approvati. Questi piani, sulla base di proposte di tre aziende internazionali, richiedono la costruzione di strutture di intrattenimento e un chilometro quadrato di parchi lungo la sezione del centro del Suzhou Creek, tra lo Zhongshan Park e la sua confluenza con il fiume Huangpu, con l'obiettivo di aumentare l'attrattiva commerciale. Le nuove strutture comprendono negozi, bar e un totale di 95 cinture verdi presso le rive del fiume, che dovrebbero essere piantate entro il 2013. Mentre alcune aree già affittate a investitori dovranno diventare strutture residenziali e vecchie fabbriche verranno sostituite, le autorità affermano che la protezione degli edifici storici, in particolare i magazzini, Figura 65. Il Suzhou Creek a Shanghai. sarà rispettata. 76 Gabriele Perlini Suzhou La arti e il commercio La seta è uno dei prodotti tipici di Suzhou: è in questa città che viene fatto risalire un particolare tipo di ricamo (su xiu) molto apprezzato dai cinesi e dalle popolazioni occidentali fin dai tempi dei romani. A partire dalla dinastia Song la città è stato luogo di ritrovo di mercanti per scambiare e barattare questi pregiati manufatti della cultura e tradizione cinese. Con i suoi colori sgargianti, i modelli squisiti, una forte e morbida tessitura, è uno dei tre broccati più famosi della Cina insieme al Nanjing Yun e al Sichuan Shu. Dopo che il governo spostò la capitale a sud, il centro politico e culturale del paese si trasferì nella zona del fiume Yangtze. Per far fronte al bisogno degli artisti, questo particolare tipo di broccato prese diffusione a Suzhou. La lavorazione ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO e, orgogliosamente, la municipalità della città ha inaugurato un museo del Ricamo Su e un museo della Seta. Nella lista di questi patrimoni tutelati ritroviamo anche le tradizioni orali della scuola Kunqu, forse la più nota rappresentazione teatrale cinese, nata proprio a Suzhou in epoca Ming e rimasta diffusa per più di trecento anni. Questa ballata-canto, o Suzhou Pingtan, è una forma locale di narrazione che mescola canto (accompagnato da strumenti musicali quali la pipa e lo sanxian) con parti in dialetto parlato. Essa ha preso il sopravvento sulla scuola Beixi, tipica della Cina settentrionale, e su quella Nanqu, tipica del sud. Figura 66. Suzhou Pingtan nella sala di un giardino. Nella città viene parlato il dialetto Wu, diffuso nella Cina del delta del Fiume Azzurro. Dal dialetto Wu ne è nata anche una variante, diffusa soprattutto a Suzhou e zone limitrofe, chiamato Suzhou dialect. Suzhou è nota anche per la produzione di lacche che, assieme alla seta e alla ceramica, formano il principale apporto della Cina all’arte universale. Le lacche fanno parte di quei prodotti esportati in Europa fin dall’apertura al mercato occidentale della dinastia Qing. Pechino e Suzhou si specializzeranno nella produzione di lacche incise ed otterranno grande diffusione nella corte imperiale come dimostrano i numerosi ritrovamenti nelle tombe dei sovrani dell’epoca. Le lacche sono considerate oggetti artistici di lusso e perciò molto apprezzate, realizzate dopo una lunga serie di interventi e lavorazioni che vedevano all’opera un gran numero di artigiani e specialisti. Questa vernice protettiva veniva passata su ogni genere di oggetti, recipienti, vasi, piatti, mobili, strumenti musicali, oggetti da toilette e armi. Anche i pilastri e le colonne di palazzi e templi, nonché le grandi statue buddhiste furono laccate. Materiali di ogni genere facevano da supporto a questi oggetti: il più usato era il legno ma si laccavano anche bronzi, porcellane e terraglie, cuoio e cartapesta. Isolanti eccellenti, oggi trovano impieghi inattesi nell'industria quali cruscotti per automobili e lampade da scrivania. La lacca è vista come la prima Figura 67. Recipiente laccato. materia plastica di cui si sia mai fatto uso. Gabriele Perlini 77 I Giardini Cinesi dei Letterati Legati alla produzione della città sono da citare infine i famosi ventagli (di legno di sandalo e seta quelli più antichi, di carta quelli moderni), gli strumenti musicali, i rotoli di pergamena dipinti, le lanterne, i mobili in mogano, gli arazzi e le incisione su pietra, legno e giada. Anche la cucina cinese ha una particolare relazione con la città: qui il granchio del lago Yangcheng è considerato una prelibatezza e ne è diventato il piatto tipico. Degni di nota sono in generale tutti i piatti a base di pesce, crostacei e verdure, i dolci e il tè, di cui quello coltivato nella contea Wu è ritenuto uno dei dieci tipi cinesi migliori, famoso per il suo gusto morbido, la freschezza, il colore e l’aroma fragrante. L’iniziativa privati dei letterati Nel corso dei secoli la città di Suzhou ha visto la costruzioni di edifici o luoghi di pubblica utilità non solo ad opera delle amministrazioni cittadine ma anche frutto della generosità e dell’impegno artistico di una serie di letterati. Ad esempio, nell'825, durante la dinastia Tang, venne costruito un canale artificiale dal poeta cinese Bai Juyi, il Canale di Shantang (o Shantang Street) per collegare la città con la Collina della Tigre a scopo turistico. Nel 1035 venne eretto un tempio di Confucio per opera di un altro grande poeta cinese, Fan Zhongyan; il tempio divenne ben presto un luogo per gli esami civili imperiali e si svilupperà nella Suzhou High School nel 1910. A dimostrare il fatto di come questa classe di colti non si limitasse a progettare e allestire opere a soli scopi personali ma lo spirito civile, la solidarietà e la moralità confuciana erano ancora molto presenti. Secondo Peter James Carroll (1998), durante la dinastia Qing Suzhou avuto il più alto numero di promossi agli esami imperiali per il servizio civile di qualsiasi altra città della Cina. Tra la fondazione della dinastia Qing nel 1644 e l'abolizione degli esami di servizio civile nel 1905, 600 uomini provenienti da Suzhou hanno conseguito la laurea Jinshi, mentre 20 hanno vinto il primo premio Zhuang Yuan. La visita di Marco Polo (1276) “Sugiu è nobilissima e grande città. Sono idolatri23 e soggetti al Gran Kan, e hanno seta in grandissima quantità facendo molti tessuti per vestirsene. Ci sono ricchi e ragguardevoli mercanti. La città è grandissima, di un circuito di sessanta miglia. E' così fittamente popolata che non è possibile contare gli abitanti. E vi dico che se fossero gente d'armi, quelli del Mangi24 conquisterebbero il mondo. Invece non sono gente d'armi, ma esperti mercanti, uomini di sottile intendimento in ogni mestiere ed hanno fra loro grandi filosofi e grandi medici molto sapienti dei segreti della natura. Grande è presso di loro il numero degli astrologi e degli indovini. E pensate che in questa città ci sono ben seimila ponti di pietra sotto i quali possono passare una o due galee. Nelle montagne intorno crescono il rabarbaro e lo zenzero in grande abbondanza, tanto che per un grosso veneziano si possono avere sessanta libre di zenzero fresco, eccellente. La città ha sotto la sua signoria altre sedici città grandi e fervide di commerci e di botteghe d'artigiani.” 25 La descrizione che Marco Polo fa di Suzhou non deve essere presa troppo fedelmente. Polo non era uno storico o un esteta del nostro o dello scorso secolo. Non aveva, né poteva avere, come oggi si dice, «curiosità culturali» (nel Milione non si accenna neppure all'arte della stampa). Il bello di un'arte esotica egli lo confondeva probabilmente col prezioso e col sontuoso, e la vera sapienza consisteva per lui in una scienza privilegiata, per sempre fissata nei dogmi della religione. Fatalmente egli doveva riconoscere quella civiltà soltanto dal di fuori, e limitarsi a constatarne la 23. Seguaci di Buddha. 24. La Cina del Sud, l'antico impero dei Sung, durato dal 906 a.C. al 1276 a.C. 25. M. Bellonci, Il Milione di Marco Polo, Oscar Varia, Mondadori, Milano 2003, p. 162. 78 Gabriele Perlini Suzhou sconfitta nei confronti del popolo Tartaro, dovuta al fatto che i Cinesi non erano «uomeni d'arme», benché «savi mercatanti d'ogni cosa» e «buoni e naturali filosofi». La città di Suzhou è rinomata anche per il suo numero di ponti in pietra: Marco Polo ne ha contati 6.000 ma in verità, negli anni della dinastia Yuan, non potevano essere più di 300. Le astronomiche enumerazioni e misurazioni di folle, isole, palazzi, ponti e mura non rappresentano che un artificioso espediente comune alla letteratura del tempo per tradurre la meraviglia dello spettatore di fronte al numero e all'imponenza, e non già calcolate esagerazioni: e una tale meraviglia non perciò risulta meno autentica e schietta. La visita di Choe Bu (1488) Percorrendo 50 km in media al giorno, ci sono voluti 43 giorni (dal 25 marzo al 9 maggio) per viaggiare da Hangzhou a Pechino, trascorrendo un giorno di riposo a Suzhou. Choe Bu ha osservato che, nonostante la grandezza di Hangzhou, non c’era competizione con Suzhou in quanto la prima era semplicemente un polo di rifornimento commerciale che serviva per arricchire la regione Jiangnan.26 Dopo la visita di Suzhou del 28 marzo, Choe Bu commentò così il centro economico del sud-est: “Negozi e mercati erano allineati uno dopo l'altro lungo entrambe le rive del fiume, e le giunche mercantili affollavano i canali. E' stato così chiamato un centro urbano del sud-est. (...) Tutti i tesori della terra e del mare, come sete sottili, garze, oro, argento, gioielli, artigianato e ricchi e grandi mercanti si trovano qui (…) mercantili e giunche provenienti da Henan, Hebei, Fujian si radunano qui come le nuvole in cielo.”27 Choe ha fatto anche osservazioni sulla topografia della Cina in ciascuna delle città e dei villaggi che ha visitato.28 La sua documentazione delle posizioni esatte può aiutare gli storici a individuare i luoghi ormai perduti. Nella descrizione di Suzhou, ha riportato: “Nei tempi antichi, Suzhou si chiamava Wukuai. Confina con il mare ad est, comanda tre grandi fiumi e cinque laghi ed ha un migliaio di li di ricchi campi. (...) Quartieri di mercato sono sparsi come stelle. Molti fiumi e laghi attraversano [la regione], rinfrescandola e purificandola.” 29 Caratteristiche della città La città di Suzhou è stata costruita seguendo i principi base della pianificazione urbana e della dottrina confuciana di società. Si parte da una forma base rettangolare protetta da alte mura circondate da canali artificiali che si collegano al Suzhou Creek e al Gran Canale. I ponti, le pagode, i canali, i templi e i giardini storici sono punti d’interesse per i turisti che frequentano la città. Dal 1980 la città è gemellata con Venezia e da sempre le è stato attribuito l’appellativo di “Venezia d’Oriente”. E’ importante però non cadere nell’inganno e nell’errore. Suzhou non possiede l’eleganza ed il lusso di Venezia: i canali della città cinese erano e sono usati solo per scopi ed esigenze pratiche quali il trasporto di merci e persone, tenendo in secondo piano l’importanza estetica. 26. T. Brook, The Confusions of Pleasure: Commerce and Culture in Ming China, University of California Press, Berkeley 1998, p. 51. 27. Y. Xu, The Chinese City in Space and Time: The Development of Urban Form in Suzhou, University of Hawaii Press, Manoa 2000, pp. 25-26. 28. Khair, Tabish and Leer, Edwards, Zaideh, Other Routes: 1.500 Years of African and Asian Travel Writing, Signal Books Limited, Oxford 2006, p. 155. 29. M. Marme, Suzhou: Where the Goods of All the Provinces Converge, Stanford University Press, Stanford 2005, p. 144. Gabriele Perlini 79 I Giardini Cinesi dei Letterati Struttura della città e suoi accessi Figura 68. La porta d’acqua Pan Men. Figura 69. La porta Jin Men. La città storica, circondata da alte mura, aveva una forma rettangolare con otto porte. Questo modello di città era conforme alla tradizionale pianificazione urbanistica del nord della Cina ma era abbastanza unico nella regione dello Jiangnan dove altre città murate come Nanjing e Hangzhou hanno forme irregolari adeguate alla topografia naturale del loro ambiente, o avevano una cinta muraria circolare circondata da un fossato come le città di Jiading, Qingpu, Songjiang, e Shanghai. Da quando innalzate, le mura della città di Suzhou vennero distrutte e ricostruite più volte. La più recente ricostruzione risale al 1662, primo anno del regno Kangxi della dinastia Qing secondo Xu Gangyi, Old Suzhou (1999), e Peter James Carroll (1998). Carroll afferma che, nonostante la devastazione dei ribelli Taiping durante l’occupazione della città, i viaggiatori a Suzhou durante la Repubblica di Cina hanno riferito che le mura della città erano ancora in gran parte intatte. Le due diverse mappe di Suzhou pubblicate in Hampden C. Du Bose (1888 e 1911) mostrano entrambe che le mura della città avevano sei porte: Zi Men a nord, Liu Men a nord-est, Fu Men a sud-est, Pan Men a sud, Xu Men a sud-ovest e Chang Men a nord-ovest. La mappa di Suzhou inclusa nel Carl Crow (1933) classifica sette porte della città, tra cui le sei citate da Hampden C. Du Bose, più la "nuova porta" di Ping Men a nord della città tra Zi Men e Chang Men. Ha lasciato fuori la porta Jin Men che era stata costruita nel 1929. F.R. Nance (1936) ha detto che c’erano sei porte e cinque cancelli d'acqua, ma questo apparentemente non include le due più recenti porte di Ping Men e Jin Men. In base a questo conteggio c’erano un totale di otto porte nella città di Suzhou nel 1936. In realtà la mappa di Suzhou inclusa nel libro di Nance mostra tutti gli otto cancelli della città, compresi quei Ping Men e Jin Men però assenti nel testo. Du Bose (1911, pp. 29-30) descrive le mura della città di Suzhou come aventi forma rettangolare, di quattro miglia di lunghezza da nord a sud, e due e mezzo/tre miglia di larghezza da est a ovest. Egli ha stimato la lunghezza totale delle mura della città in tredici o quattordici miglia. Ha detto che il muro di mattoni era "alto più di 30 metri" e aveva "cinque metri di spessore nella parte più alta." Tuttavia, Peter James Carroll (1998), dopo aver consultato una varietà di fonti, ha concluso che nel 1936 le mura della città di Suzhou erano di tre miglia di lunghezza da sud a nord, e di due miglia di larghezza da est a ovest, misurando 10 miglia di circonferenza e variando tra i 28-35 metri in altezza e 15-18 metri in larghezza. 80 Gabriele Perlini Suzhou Templi In netto contrasto con le città come Hangzhou, dove la maggior parte dei templi tradizionali sono andati distrutti da calamità artificiali del XX secolo, Suzhou ha la più ampia gamma di templi storici di qualsiasi città della regione dello Jiangnan. La maggior parte di questi sono strutture storiche originali e non nuove ricostruzioni. Fang Tingshu (1993) cita che la città durante il regno Tongzhi (1851-1862) aveva ben 284 templi. Figura 70. La Sala del Grande Eroe del Tempio e Giardino Buddhista dell'Ovest (Xi Yuan Si). Canali Stando a quanto scrive Xu Gangyi, in Old Suzhou (1999), Suzhou aveva sette canali che andavano da sud a nord, e otto da est a ovest, formando una griglia di linee orizzontali e verticali che si intersecavano l'un l'altro. La lunghezza totale dei canali raggiungeva 82 km durante le dinastie Tang e Song, con un picco di 90 km durante quella Ming, per poi ridursi a 65 km verso la fine della dinastia Qing, 56 km durante la Repubblica di Cina fino agli attuali 35 km. Tuttavia, Hampden C. Du Bose (1911, p. 32), afferma che ci sono stati "sei canali da nord a sud, e sei canali da est a ovest" con una distanza totale di "circa trenta chilometri di canali all'interno della città". Ad oggi vi sono 20 canali di cui 6 che corrono da nord a sud e 14 in direzione ovest-est. Tra essi spiccano per importanza Shantang Street (di circa 1.200 anni fa) e Pingjiang Street (risalente a ottocento anni fa), inseriti nella lista delle “più famose vie di storia e di cultura" della Cina. Oggi è possibile fare una crociera in battello turistico lungo l'intero circuito del fossato (Hu Cheng He) in tutto il centro storico della città. Il canale Shantang è lungo sette li (poco più di due miglia) ed era chiamato Báigong Di. Quando Bai Juyi, un famoso poeta della dinastia Tang, divenne governatore di Suzhou, nell’825 a.C. assunse della gente per scavare fossati e costruire strade. Tra essi ha sviluppato anche un corso d'acqua, il fiume Shantang, che collega la Collina della Tigre con Suzhou. La strada a poco a poco divenne una località turistica molto popolare per l'abbondanza di costumi etnici. La Suzhou Street del Palazzo d’Estate di Pechino è stata costruita come Figura 71. Il canale Shantang. una copia esatta di questa via per il divertimento dell'Imperatrice vedova Cixi della dinastia Qing. La via ha un vasto numero di vecchi templi, sale ancestrali e archi memoriali che conservano ancora il loro stile originario. Nel giugno del 2002, la municipalità di Suzhou ha iniziato un progetto di restauro per rendere Shantang una zona protetta sotto il profilo storico e culturale. Il lavoro di ricostruzione è incentrato sul ripristino dello stile tradizionale, con un occhio di riguardo al turismo e l'intrattenimento per evidenziare i ricchi tesori di Shantang, i corsi d'acqua e le usanze popolari della tradizione Wu. Gabriele Perlini 81 I Giardini Cinesi dei Letterati Il canale Pingjiang si trova nella parte nord-orientale della vecchia Suzhou in una area di 116,5 ettari, ed è la zona meglio conservata della città storica. Nel corso della sua storia, molti studiosi di letteratura, alti funzionari e membri della nobiltà vivevano nell’area. E' un quartiere aperto che consiste principalmente in edifici residenziali e il suo valore sta nel tradizionale stile di vita dell’epoca Song. Si tratta di un ritratto di "acqua e terra con fiumi adiacenti alle strade" e un buon esempio di città sulla riva sud del fiume Yangtze, con i suoi "piccoli ponti sui corsi d'acqua, le pareti bianche e le piastrelle nere". Nell’area si trovano il Giardino della Coppia e il Museo dell'Opera Kunqu (Quanjin Guild Hall). Figura 72. Il canale Pingjiang. Ponti Xu Gangyi (1999) afferma che durante la dinastia Tang Suzhou aveva 390 ponti in gran parte in legno, mentre nella dinastia Song erano 314, in gran parte in pietra. Scesero a 300 nella dinastia Ming, 311 durante la dinastia Qing e 261 durante la Repubblica di Cina. Oggi solo 186 ponti storici sopravvivono, di cui 70 databili prima della dinastia Qing. Il Ponte della Cintura Preziosa (Bao Dai Bridge) si estende attraverso il lago Daitai nella periferia di Suzhou. Xu Gangyi, in Old Suzhou (1999), afferma che è stato costruito nel 819 d.C., durante il 14° anno del regno di Yuan He della dinastia Tang. Il costo di costruzione è stato finanziato dal Prefetto Wang Zhongshu che ha donato la sua preziosa cintura di giada cerimoniale, da cui deriva il nome del ponte. Alcune fonti dicono che potrebbe essere stato ricostruito nel 1446 durante la Figura 73. Il Ponte della Cintura Preziosa. dinastia Ming. Secondo Xu Gangyi (1999), è stato ristrutturato da Lin Zixu nel 1831, l’11° anno del regno di Dao Guang della dinastia Qing. Tuttavia, Ronald G. Knapp, Chinese Bridges (1993), afferma che il generale britannico Charles Gordon ha provocato la parziale caduta del ponte nel 1863 (abbattendo l’arco centrale) durante il suo assalto marittimo ai Taiping e venendo poi riparato nel 1872. Il Bao Dai Qiao è il ponte di pietra più lungo della Cina: ha 361,8 metri di lunghezza e 53 archi in pietra. Si collega alla riva del canale attraverso un'isola raggiungibile solo per mezzo di questo ponte pedonale in pietra. Accanto ad esso ci sono una colonna di pietra buddhista e un moderno faro di navigazione per le chiatte che percorrono il Gran Canale. Alla fine del ponte, sull'isola, si trova una seconda colonna buddhista in pietra, un padiglione in pietra e una sala di più recente costruzione del tempio dedicato a Dantai Mieming, detto Ziyu, uno dei 72 discepoli di Confucio. Il ponte è stato incluso nella lista dei monumenti nazionali nel 2001. 82 Gabriele Perlini Suzhou Pagode Suzhou ha almeno una decina fra pagode e torri storiche, tra cui: La Pagoda della Tigre (Yun Yan Si Ta), costruita nel 961 a.C., è una pagoda sita sulla Collina della Tigre, a cinque chilometri a nord-ovest di Suzhou. La torre sorge ad un'altezza di 47 m e si tratta di un edificio ottagonale di sette piani costruito con mattoni blu. In più di mille anni la torre si è a poco a poco inclinata a causa delle forze della natura: ora la parte superiore e inferiore della torre variano di 2,32 metri. L'intera struttura pesa circa 7.000.000 kg ed è sostenuta da colonne interne in mattoni. Tuttavia la torre pende di circa tre gradi a causa della rottura di due colonne di sostegno. La Collina della Tigre è stata meta di turisti per centinaia di anni: le poesie e le calligrafie incise nelle rocce sulla collina sono la Figura 74. La Pagoda della testimonianza diretta di questa Tigre. lunga storia. Un famoso poeta della dinastia Song, Su Shi ha detto: “E’ un peccato aver visitato tutta la città di Suzhou senza essere stati anche alla Collina della Tigre”. Figura 75. La Pagoda del Tempio del Nord. La Pagoda del Tempio del Nord (Bei Si Ta) è una pagoda cinese costruita tra il 1131 e il 1162, situata nel Tempio Bao'en. E’ costituita da nove piani ed ha un'altezza complessiva di 76 m. E' la più alta pagoda cinese a sud del fiume Yangtze. Le Pagode Gemelle (Shuang Ta) sono due pagode che si trovano nel Vicolo del Tempio Dinghui nell'angolo sud-orientale della città storica di Suzhou. Una si chiama Pagoda di Erogazione della Chiarezza mentre l'altra è la Pagoda della Beneficenza. E' affascinante come esse sembrino due pennelli da disegno. Al di sotto c’era originariamente una casa a un piano e somigliava quasi ad un supporto delle spazzole da scrittura, con le ombre delle due pagode che al tramonto si proiettavano sul tetto. Ad est della pagoda c’è un edificio Figura 76. Le Pagode Gemelle. quadrato di cinque piani con una campana costruito durante la dinastia Ming, che pare essere una barra d’inchiostro. Da qui il modo di dire che "le Pagode Gemelle sono come pennelli per scrivere, mentre l'edificio con campana è la sua barra d’inchiostro". Gabriele Perlini 83 I Giardini Cinesi dei Letterati Le altre città fluviali Zhouzhuang si trova nel sud-est di Suzhou ed è una delle città fluviali più famose della Cina. Il villaggio è noto per le sue antiche tradizioni e i costumi, gli edifici ben conservati, gli antichi ponti e la posizione pittoresca. Tutta la città è collegata da ponti e strade e tutte le case sono state costruite sul fiume. Tong Li (o Tongli) si trova sulla sponda orientale del lago Taihu, a soli 18 km da Suzhou. Tong Li è un antico borgo con una storia di più di 1.000 anni e conserva molte delle caratteristiche di un'antica città cinese. Degno di nota è il Giardino della Ritirata e della Riflessione, patrimonio UNESCO. Luzhi si trova nell’est di Suzhou, a circa 25 km dalla città ed ha una storia di più di 1.400 anni. Occupa appena un chilometro quadrato ma gli è stato assegnato il merito di “prima città d'acqua” della Cina. Il ruolo amministrativo della città: tra passato, presente e futuro Tabella 1. I distretti della Suzhou contemporanea. La divisione amministrativa della Cina contemporanea, che prevede tre livelli di agglomerati urbani quali municipalità, città-prefettura e città-contee, classifica Suzhou come una città-prefettura. E' d'obbligo però precisare che municipalità e prefetture non sono da intendere come semplici città ma unità amministrative dinamiche più sviluppate ed estese che generalmente comprendono un nucleo cittadino (urban core, cioè il concetto occidentale di città) e un'ampia zona circostante rurale o in via di sviluppo che occupa un’area più vasta rispetto al nucleo urbano. Le città-prefetture molto spesso comprendono a loro volta delle contee e delle città-contee fino a giungere alle suddivisioni amministrative più piccole quali i villaggi. Se nel suo urban core risiedono più di 5 milioni di abitanti, nel totale dell'area amministrativa di Suzhou ne vivono più di 10. Sebbene la sua grandezza e la sua densità abbiano valori elevati, Suzhou risulta una città di media grandezza in confronto alle altre città cinesi in quanto è solo al 18° posto fra le più densamente popolate della terra del dragone. 84 Gabriele Perlini Suzhou Agli occhi di un occidentale una città come questa, quasi cinque volte più popolosa di Milano, potrebbe apparire come un’improbabile utopia del secolo scorso. Soffermandosi sulle cause che hanno portato alla crescita economica e allo sprawl urbano della Cina in seguito alla scomparsa di Mao Zedong e la successiva adozione di una politica meno socialista di quella che il Grande Timoniere aveva perseguito, non è difficile comprenderne i risvolti attuali culminanti in quel modello cinese di cui oggi molto si parla e molto sorprende. Suzhou non è certo un caso isolato; basti pensare infatti che più di 160 città cinesi superano il milione di abitanti. Lo sviluppo crescente della vicina Shanghai ha portato ad un incremento di capitale umano ed economico (soprattutto straniero) in tutta l'area posta tra le due città. Questo non vuole essere un paragone tra la megalopoli e la città-prefettura, in quanto le loro storie ci mostrano quanto possa essere diverso lo sviluppo di due vicini agglomerati urbani nel corso del tempo. Figura 77. Il Suzhou Industrial Park. Se fino alla metà del 1800 la città di Shanghai altro non era che un piccolo villaggio di pescatori sito sulle sponde del fiume Huangpu, Suzhou era già una grossa città con almeno mezzo milione di abitanti e 2.500 anni di storia alle spalle. Solo dai primi anni del '900 Shanghai ha avuto una crescita incontrollata grazie alla colonizzazione e alla settorializzazione della città da parte delle potenze straniere (in primis gli inglesi, gli americani e i giapponesi) che l’hanno scelta per la sua posizione favorevole al commercio mondiale, facendo diminuire sempre di più l’importanza di Suzhou e di tutte le altre città storiche nelle vicinanze. Oggi la città è una delle più importanti dell’intera Cina nonché polo industriale della farmaceutica e delle lavorazioni biomediche grazie al finanziamento delle multinazionali occidentali e di altri stati asiatici come Singapore. Ad oggi la crescita del prodotto interno lordo di Suzhou è pari al 12,1% mentre al settembre 2012 le statistiche la classificavano al primo posto fra le città più industrializzate della Cina. Il suo sviluppo ha una correlazione diretta con la crescita delle sue città satelliti, tra cui Kunshan, Taicang, Changshu e Zhangjiagang, che insieme alla città storica formano la prefettura di Suzhou. Questa crescita economica è dovuta anche al fatto che Suzhou si trova a metà del 'corridoio infrastrutturale' che collega Shanghai a Nanjing, le due città più importanti dell’est della Cina. Nuove aree edificate sorgono in tutto il circondario della città storica di Suzhou (Gusu District) quali: Il Suzhou Industrial Park (SIP) è il più grande progetto di cooperazione tra il governo cinese e quello di Singapore, sviluppato a partire dal 1994. Si trova accanto al Lago Jinji, ad est della città vecchia di Suzhou. Il Suzhou New District è stato fondato nel 1990. Nel novembre 1992 la zona è stata scelta per essere la più grande area industriale hi-tech a livello nazionale. Nel 2000, l'originale Contea di Wu fu divisa in due distretti inclusi Xiangcheng e Wuzhong. Essi costituiscono oggi la parte settentrionale e meridionale della città di Suzhou. Nel 2012, la città di Wujiang divenne un altro distretto di Suzhou. Gabriele Perlini 85 I Giardini Cinesi dei Letterati 86 Gabriele Perlini Suzhou 4.2 I GIARDINI STORICI DI SUZHOU I giardini di Suzhou hanno un’origine molto antica. Il primo di cui si ha notizia apparteneva all'imperatore dello Stato di Wu durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni. Più di 200 giardini esistevano a Suzhou tra il XVI secolo e XIIX secolo. Essi sono stati costruiti secondo lo stile e la concezione dei dipinti: tutto il giardino è visto come un rotolo di pergamena che si apre sotto i nostri occhi (paesaggio preso in prestito). L’osmanthus e l’albero della canfora sono rispettivamente il fiore e la pianta caratteristici della città, molto diffusi in tutte le aree verdi pubbliche e private. Figura 78. Targa UNESCO del Giardino dell'Umile Amministratore (Suzhou). Dei molti giardini che esistevano nel periodo di massimo splendore della città (epoca Ming) oggi ne rimangono solo 19 di cui alcuni privati e altri pubblici. Tra essi quelli più importanti sono: 1 Il Giardino dell’Umile Amministratore 拙政园 (Zhuozheng Yuan) 2 3 4 5 6 Il Giardino dell’Indugiare 留园 (Liu Yuan) Il Boschetto dei Leoni 狮子林 (Shizilin) Il Padiglione dell’Onda Verde 沧浪亭 (Canglang Ting) Il Giardino del Maestro delle Reti 网师园 (Wangshi Yuan) Il Giardino della Coppia 耦园 (Ou Yuan) 7 8 9 10 Il Giardino della Cultura 艺圃 (Yi Pu) La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza 环秀山庄 (Huanxiu Shanzhuang) Il Giardino dell’Armonia 怡园 (Yi Yuan) La Residenza di Montagna dell’Avvolgente Smeraldo 拥翠山庄 (Yongcui Shanzhuang) 11 12 13 14 15 Il Giardino della Gru 鹤园 (He Yuan) Il Giardino Zigzagante, o Ex Residenza di Yu Yue 曲园, 俞樾故居 (Qu Yuan) Il Giardino della Spensieratezza 畅园 (Chang Yuan) Il Giardino dell’Ovest 西园寺 (Xi Yuan) Il Giardino della Ritirata e della Riflessione [a Tong Li] 退思园 (Tuisi Yuan) I primi otto sono quelli che hanno ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO tra il 1997 e il 2000, assieme a quello della città di Tong Li. Gabriele Perlini 87 I Giardini Cinesi dei Letterati 4.2.1 IL GIARDINO DELL’UMILE AMMINISTRATORE 拙政园 (Zhuozheng Yuan) Il Giardino dell’Umile Amministratore (noto anche come il Giardino del Politico Fallito) è il più grande di Suzhou. Costruito nel 1513 da Wang Xianchen, è associato allo stimato artista della dinastia Ming Wen Zhengming che, da frequente visitatore, ha dipinto numerose vedute del suo interno. Il giardino deve la sua fama alla raffinatezza e alla sobrietà della struttura, esaltante il ruolo della vegetazione nel rapporto con acque e rocce mentre è povera di elementi architettonici. La storia Il nome del giardino, Zhuozheng Yuan, proviene da un saggio di Pan Yue, scrittore della dinastia Jin, dal titolo Vivere nell’Ozio: “Costruire una casa e piantare alberi, annaffiare il giardino e coltivare verdure sono compiti (zheng) di umili (zhuo) persone… Coltivare il mio giardino e vendere le verdure raccolte è la politica di un umile uomo.” Il nome costituisce il commento di Wang Xianchen – in parte sottile autoironia, ma anche auto giustificazione – al giardino da lui stesso creato, in verità risultato del lavoro di una vita che si rivelò migliore della sua carriera pubblica. La visita Il giardino comprende un’area di più di quattro ettari ed è formato da tre sezioni adiacenti unite in modo armonioso: la parte est, la parte centrale e la parte ovest, di cui quella centrale risulta la più raffinata. L’attuale entrata avviene attraverso il giardino orientale ma i visitatori dovrebbero velocemente camminare attraverso la parte est, entrare nel giardino centrale e continuare dritto verso la storica entrata della residenza principale – la sala d’ingresso con l’antico glicine piantato da Wang Xianchen. Bisognerebbe iniziare da qui il tour guardando per prima cosa attraverso la strada per vedere il muro di schermatura che delimita il cortile d’entrata della casa e la strada che ci passa vicino. Questo stratagemma architettonico è tipico in diversi giardini di Suzhou ma quello qui presente è particolarmente elegante e sapientemente proporzionato. Da qui si cammina verso nord attraverso una progressione di sale e cortili, arredate come fossero sale di un museo. Da notare il percorso elevato al centro del cortile che consente una passeggiata coperta da un padiglione all’altro. I cortili ospitano una successione di quattro diverse specie d'alberi: partendo dalla magnolia del primo, un albero da frutto come il pesco o il pero nel secondo cortile, un albero con fogliame autunnale come l’acero nel terzo e un pino nel quarto cortile. Questi alberi definiscono la stagionale progressione di primavera, estate, autunno e inverno. Il Giardino Centrale Il Giardino Centrale è formato da quattro aree: la Corte del Nespolo, il laghetto centrale (che copre un terzo dell’area), l’area del Piccolo Ponte Volante dell'Arcobaleno a sud-ovest e i corridoi tortuosi a nord-ovest. Il Giardino Centrale è stato costruito in un periodo di oltre sessant’anni, dagli inizi del 4° anno del regno di Zhengde della dinastia Ming (1509) dall’ispettore imperiale Wang Xianchen. La Corte del Nespolo Camminando si esce dal lato nord della residenza verso la Corte del Nespolo, formato da un piccolo giardino con un padiglione ad est, un padiglione sulla sommità di una collina e una 88 Gabriele Perlini Suzhou pavimentazione riccamente disegnata in stile ghiaccio frantumato. Il pavimento è tra i più belli di tutti i giardini della Cina. Una texture simile è usata anche nelle finestre del padiglione. A nord-ovest c’è un accesso di forma rotonda (moon gate) che conduce verso il grande giardino. Il laghetto centrale Guardando attentamente verso il giardino mentre ci si avvicina attraversandolo e stando nell’altro lato della porta rotonda per apprezzare la cornice che la circonda, bisogna dare un’occhiata attraverso l’accesso e la panoramica scena scorrevole che emerge dall’altro lato. Da questa postazione nell’angolo a sud-est del Giardino Centrale, uno può guardare da destra a sinistra nella stessa maniera in cui si srotola una pergamena ed immaginare che si stiano vedendo fiumi, laghi e montagne. E’ un esempio di paesaggio preso in prestito. La Sala del Profumo Aleggiante è subito ad ovest della porta rotonda e il suo nome allude all’aroma dei fiori di loto in estate. Almeno dieci edifici all’interno del giardino hanno nomi che si riferiscono ai fiori di loto. Infatti in estate il laghetto è colmo di loti e l’allusione al proverbio buddhista “spesso dal fango possono sbocciare la bellezza e l’onore” pervade il giardino. Se dalla sala si guarda verso nord, si vede un’isola artificiale realizzata con la terra scavata dallo stagno. Un torrente attraversa l’isola, dividendola in due. Un piccolo ponte costruito con lastre di pietra attraversa il torrente e dà un senso di mistero al tranquillo paesaggio. Alberi e piante crescono in tale abbondanza da creare un paesaggio multiforme. La sommità della collina dell’isola è completata dal Padiglione Prunus mume, studiato per dare l’impressione che si tratti di una piccola locanda in un paesino di montagna. Uno di fronte all’altra, divisi dallo stagno, il padiglione e la Sala del Profumo Aleggiante costituiscono l’asse centrale, lungo il quale si trovano la maggior parte delle bellezze del giardino. Sulla sponda occidentale, la Torre Vista della Montagna (Torre Jianshan) sembra galleggiare sullo stagno. Dalla Sala del Profumo Aleggiante, i visitatori possono vedere il padiglione sullo sfondo del giardino. A sud si trova il Continente Fragrante, sorta di sala-battello con un padiglione nella parte anteriore e una torre sul retro, collegati da una linea di bassi edifici. Diversi ponti serpeggianti attraversano lo stagno, alimentato da un corso d’acqua che proviene da sud e che scorre verso un padiglione nel mezzo. Il Piccolo Ponte Volante dell’Arcobaleno I ponti del giardino centrale sono particolarmente raffinati, specialmente il Piccolo Ponte Volante dell’Arcobaleno nell’angolo a sud-ovest. Si tratta di un raro ponte in legno in cui l’esuberante slancio attraverso l’acqua anima il ristretto spazio sottostante. Il paesaggio incorniciato dal ponte, il colmo del tetto illuminato dal sole e i riflessi sull’acqua al di sotto danno vita a un contrasto delizioso. Degno di nota è il Piccolo Padiglione dell’Onda Verde, situato sullo stagno, una variante del ponte coperto, da cui si gode la piacevole veduta di un villaggio sull’acqua. Benché il corso d’acqua non si spinga lontano, i due ponti coperti creano una naturale illusione di ben maggiore lunghezza. A est della Sala del Profumo Aleggiante vi sono diversi paesaggi in vaso di squisita finitura, utilizzati principalmente come zone di passaggio. Il più degno di nota è la Corte dei Malus micro malus Makino, che deve il nome alle piante di Malus micro malus, alle decorazioni e ai motivi pavimentali di mela selvatica. In ciascuno dei due cortili laterali si trova un piccolo albero, che offre scenari diversi a seconda del diverso angolo di osservazione. I corridoi tortuosi Una schiera di corridoi tortuosi occupa l’angolo a nord-ovest del Giardino Centrale. E’ piacevole camminare su e giù, davanti e dietro le mura e le colonne che lo delimitano spazialmente. E’ importante concludere la visita al Giardino Centrale attraverso la porta insolitamente alta ad ovest del laghetto che connette la sezione centrale e quella ovest del giardino. Gabriele Perlini 89 I Giardini Cinesi dei Letterati Il Giardino dell’Ovest La parte occidentale del Giardino dell’Umile Amministratore è conosciuta anche con il nome di Giardino Supplementare. Attraversando la galleria del portale, i visitatori sono accolti da un elegante padiglione a forma di ventaglio denominato Con Chi Mi Siederò?, che prende il nome dai versi di Su Dongpo: «Con chi mi siederò? Con la luna brillante, con il vento fresco e con me stesso». La sensazione di riservatezza e di melanconia è ampliata dall’illusione di maggiore profondità spaziale procurata dallo stagno; qui l’elemento più spettacolare è il camminamento che costeggiando la riva sovrasta l’acqua; il suo procedere a zigzag aggiunge interesse allo stagno. Altre costruzioni importanti nel giardino sono il Padiglione Ascolta la Pioggia a sud-est e il Padiglione Fermati e Ascolta a ovest. Sebbene entrambi prendano il nome dalla composizione del poeta Tang Li Shangyin Il loto appassito è lasciato solo ad ascoltare la pioggia, il primo sottolinea la bellezza dell’«ascoltare» il suono della pioggia, mentre il secondo presta più attenzione all’essere «lasciati soli», suggerendo al visitatore di fermarsi e godere dei fiori prima che essi appassiscano e muoiano. Verso nord un tratto particolarmente raffinato di corridoio curva e si abbassa verso un approdo per barche al limite dell’acqua. Il Giardino dell’Ovest è anche noto per la Sala delle Trentasei Anatre Mandarine, con i suoi accostamenti di legnami quadrati e rotondi che alludono alle anatre maschie e femmine e alla loro duratura fedeltà. Questa sala è il perno da dove il laghetto conduce a sud dentro un piccolo canale tortuoso e a delle colline a sud ovest. Il Giardino dell’Ovest include anche un giardino di penjing con oltre settecento paesaggi in vaso nello stile di Suzhou e che meritano studio e ammirazione. Il Giardino dell’Est Il Giardino dell’Est è abbastanza mediocre benché sia stato costruito in epoca Ming e alcuni padiglioni siano stati ricostruiti. La fama Durante la dinastia Ming i pittori di corte ripresero le metafore del mondo visto come un giardino imperiale, tipiche del primo periodo della dinastia Song, mentre i pittori eruditi, ispirati dalle esplorazioni dei paesaggi mentali dei pittori dell’epoca Yuan, seguirono i propri spiriti interiori. La scuola di pittura Wu era incentrata a Suzhou. Il leader del movimento Shen Zhou (1427-1509) e il suo celebre discepolo Wen Zhengming (1470-1559), hanno vissuto e dipinto a Suzhou, dove esercitarono la via dell’auto-coltivazione dalla politicizzata corte imperiale. Tra le serie di dipinti di Wen Zhengming ci sono due album: il primo è del 1533 e composto da trentuno pergamene mentre il secondo è del 1551 ed è composto da otto scene (completate all’età di ottantun anni). Entrambi gli album sono dedicati al Giardino dell’Umile Amministratore, di proprietà del suo grande amico Wang Xianchen. Per ognuno dei trentuno angoli del giardino, Wen lasciò anche una descrizione e un componimento poetico, con un’introduzione sulla loro disposizione spaziale e sul significato dei nomi attribuiti loro dal proprietario. Questi album sono un esempio di perfezione delle tre arti: poesia, calligrafia e pittura. Usando solo dell’inchiostro ha elegantemente delineato il giardino come un luogo di auto-riflessione. Camminare in senso antiorario intorno al laghetto centrale, fermarsi al padiglione ad est del laghetto e guardare ad ovest verso la Pagoda del Tempio del Nord, è un superbo esempio di paesaggio preso in prestito (borrowing scenery). Si continua lungo il lato nord del laghetto, camminando su e giù per le colline, per aver quel senso di cambiamento di vedute che un’alternanza di elevazioni come questa può produrre. 90 Gabriele Perlini Suzhou Architettonicamente, il Giardino dell’Umile Amministratore può considerarsi un meraviglioso esempio di un grande giardino caratterizzato dal movimento, da una ricchezza di sentieri che si dividono e si biforcano, da splendidi punti di osservazione e costanti mutamenti del senso dello spazio. La sua massima riuscita sta nel contrasto armonioso tra i paesaggi: l’area scenica principale attorno agli elementi d’acqua crea l’impressione di uno spazio ben più ampio, ulteriormente rafforzata dagli snodi panoramici secondari ricchi di edifici. Figura 79. Dipinto del giardino di Wen Zhengming. Figura 80. Lo stagno. Figura 81. La parete rocciosa. Figura 83. Pavimento a ghiaccio frantumato. Gabriele Perlini Figura 82. Il sentiero. Figura 84. La salita. 91 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 85. Rapporto interno residenza-esterno del giardino. Figura 86. Texture di un sentiero. Figura 87. Laghetto. Figura 88. Il molo di attracco e il Padiglione del Germoglio Verde. 92 Figura 89. Il boschetto di bambù. Gabriele Perlini Suzhou Figura 91. L'edificio Xiangzhou costruito sull'Isola Fragrante. Figura 90. Il ponte a zigzag. Figura 92. Lo stagno pieno di fiori di loto. Figura 93. La Torre Jianshan. Figura 94. Planimetria generale del giardino. Gabriele Perlini 93 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 95. Pianta della sezione ovest del giardino. 94 Gabriele Perlini Suzhou 4.2.2 IL GIARDINO DELL’INDUGIARE 留园 (Liu Yuan) La storia Il Giardino dell’Indugiare fu realizzato sull'area del Giardino Orientale della dinastia Ming, costruito dall'ex-ministro Xu Taishi. Durante il regno dell'imperatore Jiaqing (1796-1820) della dinastia Qing, il Giardino Orientale fu ricostruito e ribattezzato Freddo Villaggio Verde. Più tardi, cambiò nuovamente nome in Giardino dell'Indugiare in quanto, in cinese, questo termine si pronuncia come il cognome del suo proprietario: Liu. All'ingresso venne così posta una targa che spiega il nome con l'iscrizione poetica «Indugiare per sempre tra Cielo e Terra». La visita Il giardino che vediamo oggi è ciò che rimane dalla dinastia Qing. L'intera area, che si estende su due ettari, può essere suddivisa in quattro parti: al centro, ciò che resta del Freddo Villaggio Verde, la parte principale attorno al lago; la Grandiosa Collina Artificiale a ovest; il complesso di edifici a est; e l'incontaminato villaggio di montagna a nord. Nello stagno, nel cuore del giardino, fu creata una piccola isola chiamata Piccola Penglai, collegata da un tortuoso ponte pedonale a una penisola a est. A nord dello stagno fu eretta una collina di rocce e terra con pietre gialle di lago. Sulla collina sorge un piccolo padiglione esagonale denominato Padiglione Keting, che offre una veduta panoramica del paesaggio a sud della collina, straordinariamente pittoresco, con la Torre Trasparente e la Residenza del Verde Traboccante. La parte occidentale costituisce un ottimo esempio di interessanti colline di terra costellate di pietre gialle. Sulla sommità della Grande Collina Artificiale, il Padiglione Shuxiao si erge sopra un corso d'acqua serpeggiante, fiancheggiato in fondo alla valle da alberi di pesco. Per far apparire più alta la collina, i muri dei pochi edifici sono stati tenuti molto bassi. La Sala Celeste dei Cinque Picchi, conosciuta anche con il nome di Sala Nanmu, è l'edificio più imponente del complesso architettonico situato nella parte orientale del giardino. Assai spaziosa e lussuosamente arredata, è la sala più grande di tutta Suzhou. Il cortile situato nella parte anteriore del complesso è denominato Cortile dei Cinque Picchi Antichi. Quando tutte le finestre delle due vetrate laterali sono aperte, sembra davvero di camminare attraverso montagne e foreste. Benché gli edifici siano qui piuttosto ravvicinati, lo Studio Yifeng a est occupa un luogo tranquillo; a sud vi sono una serie di piccoli cortili allineati comunicanti tra loro. A nord vi è un altro piccolo cortile, lo Studio del Ritorno alla Lettura, delizioso e appartato. Questi cortili suggeriscono miracolosamente l'infinito sebbene siano un labirinto di piccoli spazi. Nell'angolo nord-est del giardino si trova una costruzione a «sale gemelle», splendidamente decorata, denominata Sala dei Vecchi Eremiti Letterati. Non lontano, presso le acque del piccolo Stagno Huanyun, si trova una roccia Taihu chiamata Picco Nascosto dalle Nuvole, alta oltre 5 metri; il suo riflesso nelle acque cristalline sottostanti insieme a un gruppo di edifici progettati per farne risaltare la grandezza scultorea accrescono il fascino del giardino. Questa roccia è la pietra calcarea più grande di tutti i giardini classici a Suzhou, e probabilmente la più bella in assoluto. Forse per la sua grandezza era sfuggita alle attenzioni dell'imperatore Hui Zong della dinastia dei Song del Nord, il quale aveva una grande passione per le pietre Taihu e requisiva le più belle per la sua capitale. La parte settentrionale del giardino si chiama Un Altro Villaggio, ora utilizzato per esporre esemplari di centinaia di piante e paesaggi in vaso. Quest'area, che presenta pochi edifici, è stata lasciata vuota per consentire all'immaginazione del visitatore di vagare, come avviene per lo spazio Gabriele Perlini 95 I Giardini Cinesi dei Letterati appositamente lasciato vuoto in un tradizionale dipinto cinese. Il camminamento coperto che collega tutti i punti panoramici del giardino è lungo 700 metri; si snoda seguendo le configurazioni del terreno, offrendo visuali che cambiano di continuo. Sebbene le quattro aree paesaggistiche del Giardino dell'Indugiare presentino caratteristiche nettamente differenti – ad esempio strutture massicce che si alternano a piccole costruzioni o paesaggi apparentemente complicati - esse condividono uno stile architettonico simile. Come il Giardino dell'Umile Amministratore, anche il Giardino dell'Indugiare è caratterizzato da paesaggi artificiali ben organizzati che si completano a vicenda, vari per forma, colore e interesse. Figura 96. Il sentiero fra le rocce. Figura 98. Finestra sul giardino. Figura 97. La Porta della Luna. Figura 99. Simbologie sulle pavimentazioni. Figura 100. Il giardino di penjing. 96 Gabriele Perlini Suzhou 4.2.3 IL BOSCHETTO DEI LEONI 狮子林 (Shizilin) La storia Il giardino del Boschetto dei Leoni, risalente al secondo anno del regno di Zhizheng (1342), era in origine un tempio eretto da Tianru, eminente monaco della dinastia Yuan e deve il suo nome alle bizzarre formazioni rocciose, che si diceva assomigliassero a leoni accovacciati. Ni Zan, celebrato pittore della dinastia Yuan che partecipò alla costruzione del giardino, ne catturò la bellezza nel dipinto Rotolo del Boschetto dei Leoni (1373), procurandogli immediata fama. Dopo la morte di Tianru, il giardino passò attraverso una serie di mani fino a quando nel 1918 divenne proprietà di un ricco industriale di nome Mr. Pei per poi passare allo Stato dopo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. La maggior parte degli edifici del giardino ha conservato lo stile architettonico della dinastia Yuan. La visita Il Boschetto dei Leoni è un giardino cinto da mura di forma irregolare che si estende per 1,1 ettari, caratterizzato da un terreno collinare a sud-est e da numerosi elementi d'acqua a nord-ovest. Circondato da lunghi corridoi dotati di finestre a grata, il famoso giardino di rocce ne è forse l'attrazione principale, ma degni di nota sono pure i 22 padiglioni, le 71 tavole storiche di pietra e le steli incise con calligrafie di artisti famosi. Disposte in maniera compatta intorno al bacino d'acqua centrale, le architetture del giardino sono suddivise in tre gruppi: il Tempio Ancestrale, la Residenza e il Cortile. Il Tempio Ancestrale all'ingresso del giardino era un tempo di proprietà della famiglia Pei, attorno al 1920 il secondo proprietario immobiliare di Shanghai. Spaziosa e splendida, la Sala Yanyu costituisce l'edificio principale di tutta l'area residenziale; tipica costruzione cinese a «sale gemelle», ospita un paravento dipinto con il Rotolo del Boschetto dei Leoni da un lato e il Documento della Restaurazione del Boschetto dei Leoni dall'altro. Nel cortile a nord della sala vi sono due piante di lagunaria (Lagunaria patersonii) che aggiungono un che di esotico ai colori primaverili del giardino. Gli elementi di maggiore interesse sono per lo più incentrati sulla sala gemella, con i passaggi che portano alla Sala Stare in piedi sulla Neve (Lixuetang), alla Camera Dormire sulle Nuvole (Woyun Shi) e alla vicina Piccola Sala Quadrata chiamata Villaggio nel Giardino delle Delizie (Xiaofangting). Attraversando la Piccola Sala Quadrata, i visitatori potranno ammirare i nove imponenti picchi che si dice assomiglino a nove leoni disposti in diverse posizioni e con diverse espressioni del muso. Le grate delle finestre del cortile a nord dei picchi sono decorate con belle immagini raffiguranti il liuto cinese, il gioco degli scacchi, dipinti calligrafati e fiori. Situato nel punto più alto, nella parte occidentale del giardino, il Padiglione della Cascata Volante è una struttura a tre livelli, costruita con pietre di lago e che dispone in alto di una riserva d'acqua. Appena si avvia il dispositivo, una cascata artificiale inizia a scendere nell'anfratto sottostante. L'area del Cortile, situata nella parte occidentale del giardino, è costituita principalmente dalla Sala del Loto e dal Padiglione delle Vere Delizie. Entrambi sono situati vicino all'acqua e sono impreziositi da belle sculture in legno. Un camminamento ingegnosamente progettato collega il piano superiore della Torre del Profumo Nascosto e delle Ombre Scarse (Anxiang Gabriele Perlini 97 I Giardini Cinesi dei Letterati Shuying Lou) con il Padiglione del Ventaglio, il Padiglione della Stele Wen Tianxiang e il Padiglione della Stele Imperiale, che costituiscono una linea di strutture basse che si contrappongono all'imponente muro meridionale. La maggior parte degli edifici, di stili diversi e altezze variabili, si trova a nord. Con una superficie di 0,15 ettari, il labirintico giardino di rocce è considerato lo spettacolo più affascinante del Boschetto dei Leoni. Pieno di movimento e di strutture diverse, progettato con una combinazione di curve e deviazioni, è stato realizzato su tre livelli con rocce Taihu, pietre calcaree provenienti dal lago Tai. I visitatori possono perdersi facilmente nel dedalo dei nove sentieri tortuosi e delle ventuno caverne: la fine sembra sempre dietro l'angolo, ma in verità è ancora lontana... Una gola che ricorda una cavità carsica naturale nella zona ovest divide in due la collina artificiale, attraversata però da una terrazza di bambù che riunifica le due metà. Secondo la leggenda, gli Immortali vivevano su una montagna divina in mezzo al mare; per ricreare questo ambiente, gli antichi architetti ammassarono pietre nell’area centrale del giardino. L'imperatore Qianlong della dinastia Qing visitò sei volte il giardino Boschetto dei Leoni e ne fece poi realizzare due simili nella Città Proibita e nella Residenza Estiva. L'imperatore ha scritto la parola "Zhenqu" (vera delizia) per descrivere la bellezza del giardino. L'iscrizione è ancora mostrata in un padiglione con lo stesso nome. Il Boschetto dei Leoni, essendo stato ampliato e rimaneggiato nei primi anni del 1900, ha una varietà di stili. Lo stile architettonico dei piccoli ponti e anche di qualche piccolo edificio era occidentale mentre le strutture principali mantenevano lo stile tradizionale cinese. Si trovano qui ad esempio dei rari casi di vetri decorativi, tipici della cultura occidentale che niente hanno a che vedere con la classica progettazione cinese dei giardini. Figura 101. Esempio di fengluan. Figura 103. Veduta del laghetto. 98 Figura 102. Il ponte a zigzag. Figura 104. Fiori di loto nello stagno. Gabriele Perlini Suzhou Figura 105. Dettaglio di pietra e acqua. Figura 107. Uso del vetro nella Piccola Sala Quadrata. Figura 106. Fengluan. Figura 108. La salita rocciosa. Figura 109. Assonometria del giardino. Gabriele Perlini 99 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 110. Planimetria del giardino. 100 Gabriele Perlini Suzhou 4.2.4 IL PADIGLIONE DELL’ONDA VERDE 沧浪亭 (Canglang Ting) La parola cinese «giardino» può essere espressa con molti altri nomi comuni, tra i quali uno dei più significativi è «padiglione», a testimoniare l’importante ruolo che tali costruzioni ricoprono all’interno di un giardino. Il Padiglione dell’Onda Verde a sud della città storica di Suzhou è un giardino che prende il nome dallo storico padiglione che si trova nella sua area; si estende per 1,08 ettari ed è riconosciuto come il più antico dei giardini classici esistenti a Suzhou, risalente al periodo delle Cinque Dinastie. La storia Il giardino era in origine la proprietà privata di un principe; in seguito, durante la dinastia dei Song del Nord, Su Shunqin, un poeta letterato allontanato dal governo, stabilì qui la propria residenza nel 1044 e la chiamò Canglang, o Onda Verde. Il padiglione ha cambiato molti proprietari fino al 1696 d.C., quando fu restaurato da Song Luo, governatore della provincia dello Jiangsu. Nel 1827 la proprietà fu trasferita al governatore Tao Shu e nel 1873 il governatore Zhang Shusheng ne divenne proprietario. Più volte ricostruito, la maggior parte degli attuali elementi paesaggistici ricorda tuttavia ancora lo stile architettonico originale della dinastia Song. Nel 1955 il padiglione fu aperto al pubblico e nel 2000 è stato inserito nella lista del patrimonio dei monumenti culturali mondiali dell'UNESCO. La visita Il Padiglione dell’Onda Verde si caratterizza per una disposizione unica che integra boschi e acqua. Un torrente scorre attraverso il giardino ed esce dal cancello settentrionale. Una serie di padiglioni a sé stanti e terrazze che si affacciano lungo il torrente danno la sensazione di uno spazio ampio e aperto che si fonde perfettamente con il paesaggio urbano in lontananza. Un lungo camminamento coperto, a est del cancello principale, si snoda seguendo il torrente della Camera sulla Riva dello Stagno al Padiglione per Guardare i Pesci. Un muro divisorio centrale divide il camminamento in due percorsi paralleli, che colloquiano tramite finestre a grata; in tutto il giardino se ne contano 108 diversi tipi, ciascuna con un proprio stile e modello. Le formazioni rocciose del giardino, create più con terra che con pietre e fitte di alberi altissimi e folti cespugli, sembrano colline boscose. Visto dall’altra parte del torrente, il famoso Padiglione dell’Onda Verde, antico edificio a pianta quadrata, si staglia superbamente sulla sommità della collina. I distici incisi sui pilastri di pietra che lo sostengono recitano: «La brezza rinfrescante e la luna luminosa non hanno prezzo; fiumi vicini e colline in lontananza suonano note di sentimento». Essendo il Padiglione per Guardare i Pesci vicino all’acqua e il Padiglione dell’Onda Verde lontano sullo sfondo, i visitatori spesso erroneamente considerano il primo il padiglione principale. Sotto il profilo architettonico, tuttavia, il Padiglione dell’Onda Verde dall’alto della collina si affaccia sull’acqua attraverso il camminamento coperto dietro la fitta vegetazione, in una posizione ideale per suscitare una sensazione di grande pace e serenità. Il corridoio tortuoso che segue il terreno della montagna unisce insieme acqua e architettura, creando una perfetta «visuale inaspettata» grazie alle finestre a grata che eliminano la divisione tra interno ed esterno e la sensazione di dentro e fuori. Questa tecnica dell’open space ha contribuito nel corso degli anni alla fama del giardino. Degno di nota è anche un piccolo ma profondo bacino d’acqua a ovest del giardino, elegantemente adagiato sulla collina per rendere più magnificente la veduta delle montagne. I bambù sono stati le Gabriele Perlini 101 I Giardini Cinesi dei Letterati piante tradizionali che hanno reso unico il giardino sin dai tempi in cui fu costruito da Su Shunqing. Nel giardino se ne coltivano oggi oltre venti specie. A nord si trova un ampio complesso, la Sala Meravigliosa del Verde, che presenta camere laterali di varie dimensioni dal disegno raffinato. I cortili anteriore e posteriore, ricchi di bambù verdi, alberi di banano e pini che danzano con l’ombra e la luce, sono animati dal loro movimento e dai loro colori. Uno sguardo a nord attraverso le grate delle finestre della sala principale lascerà i visitatori incantati dalle foglie di bambù illuminate dal sole, un mare di fresche increspature di colore verde come quelle dell’acqua e una sinfonia di foglie leggere che frusciano al vento. Il Padiglione dell’Onda Verde, uno dei pochi giardini con un camminamento che ne collega tutti gli angoli, insieme al Boschetto dei Leoni, il Giardino dell’Umile Amministratore e il Giardino dell’Indugiare è uno dei magnifici esempi di giardini classici realizzati a Suzhou secondo gli stili delle dinastie Song, Yuan, Ming e Qing. Figura 111. Il cortile interno e il Tempio dei 500 Saggi. Figura 112. La Casa del Bambù Elegante. Figura 114. Apertura nel muro. 102 Figura 113. Interno. Figura 115. Il laghetto. Gabriele Perlini Suzhou Figura 116. Finestra a grata. Figura 117. Il Padiglione dell’Onda Verde. Figura 118. Finestra sulle foglie di banano. Figura 119. La Porta della Luna. Gabriele Perlini 103 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 120. Planimetria del giardino. 104 Gabriele Perlini Suzhou 4.2.5 IL GIARDINO DEL MAESTRO DELLE RETI 网师园 (Wangshi Yuan) Realizzato alla fine del XII secolo durante la dinastia dei Song del Sud, il Giardino del Maestro delle Reti a sud-est della città storica di Suzhou è un complesso di tre cortili di 0,4 ettari. Riconosciuto come uno dei più bei giardini classici della Cina meridionale, il Giardino del Maestro delle Reti si caratterizza per la disposizione ingegnosa dei suoi elementi, compatti ma non assiepati. La storia Il giardino fu la residenza del Mandarino Shi Zhengzhi della dinastia dei Song Meridionali. Chiamato anche "sala Wanjuan" o "Yuyin" (studio del pescatore), il nome indica il desiderio da parte del proprietario di trasformarsi in un umile pescatore, per gustare la semplicità di una vita lontana dalla burocrazia imperiale. Noto come La Pesca Segreta, aveva cambiato nome durante il regno di Qianlong e infine restaurato durante il regno di Guangxu dal grande funzionario Li Hongyi, assumendo la forma che conserva tuttora. La visita Varcando il cancello d’ingresso, i visitatori saranno affascinati dallo Studio dei Boschi di Cassia del Recluso, il cui nome evoca un verso della poesia di Liu An Convocazione per un Recluso: «Gli alberi di cassia crescono fitti nei recessi della montagna». La Collina Nuvolosa, un giardino di rocce a nord dello studio, è formata da pietre gialle. Ammantata dai fiori gialli delle cassie, nasconde il lago alla vista (secondo i principi tradizionali di architettura cinese, un grande edificio, all’occasione rumoroso, utilizzato per incontri sociali dovrebbe stare a una certa distanza dagli elementi d’acqua). A ovest dello studio si trova un belvedere chiamato Belvedere sulla Riva del Fiume per Lavare i Nastri del Proprio Cappello. Anche questo nome richiama antichi versi, che suggeriscono l’adattabilità alle mutate circostanze di un funzionario in pensione: «Quando le acque del fiume sono limpide, posso lavare i nastri del mio cappello, ma se sono fangose vi laverò i miei piedi». Un camminamento coperto conduce al padiglione esagonale prospiciente il lago, chiamato Padiglione della Luna che Sorge e del Vento che Scuote, uno dei luoghi più spettacolari del giardino. Sotto il profilo architettonico, le vedute panoramiche attorno al lago sono tutti esempi di spazi aperti, pur relativamente indipendenti, costruiti su basse fondamenta intorno ad un paesaggio d’acqua. Due edifici a nord del lago, lo Studio Guardando i Pini e Leggendo i Dipinti e lo Studio del Vuoto Raccolto, costituiscono l’area residenziale principale. Lo Studio del Vuoto Raccolto, una delle attrazioni più importanti del giardino, è una torre a due piani che si affaccia su tutto il complesso. Per ridurre l’impatto visivo della torre massiccia, davanti allo studio fu costruito un camminamento coperto, chiamato Il Ramo Oltre il Bambù. Di particolare nota è la struttura della torre, dal disegno ingegnoso: tutte le giunture sono poste alla stessa altezza e i tenoni sono saldamente incastrati con le mortase in modo da garantire duratura solidità. Lo Studio della Tarda Primavera, piccolo cortile nell’angolo nordorientale del giardino, prende il nome da un’altra nota poesia: Le peonie sole sono lasciate fiorire nel vento della tarda primavera, il che spiega la coltivazione delle peonie all’interno del cortile, intervallate da bambù e da alberi di pruno e banani. Dall’esterno, le finestre dello studio, di eccezionale bellezza, sembrano cornici antiche. Una lunga struttura di rocce corre lungo tre dei muri, di fronte alla Fontana del Verde Gabriele Perlini 105 I Giardini Cinesi dei Letterati Traboccante. Vicino a questo piccolo ma profondo bacino, si erge il Padiglione della Fredda Primavera, un mezzo padiglione tipico dei giardini cinesi. La Sala Ming al Metropolitan Museum of Art di New York è stata progettata sulla base dello Studio della Tarda Primavera e così il Giardino del Maestro delle Reti è diventato famoso in Occidente. Di forma quasi quadrata, il piccolo stagno offre una veduta apparentemente infinita del giardino con i camminamenti che serpeggiano lungo le sue cale negli angoli a sud-est e a nord-ovest. Nello stagno non ci sono né erbe selvatiche, né fiori di loto e ciò rende l’acqua di una limpidezza scintillante consentendo riflessi perfetti che danno l’impressione di una bacino più ampio di quanto in realtà sia. Altrettanto importante è il fatto che lo stagno misuri circa 20 metri di lato, distanza ideale per l’occhio umano che consente di abbracciare in unico sguardo la sponda opposta. Il carattere illusorio delle dimensioni spaziali è qui reso pienamente: il laghetto ha una superficie di appena quattrocento metri quadrati, ma la folta vegetazione e gli edifici che si rispecchiano in esso, i meandri che si inoltrano negli angoli più nascosti, le diverse e cangianti prospettive concorrono per dare il senso di un’indefinitezza dell’osservazione. Non deve dunque stupire che l’ultimo, sfolgorante riflesso di un’arte sia considerato forse il più eccelso fra i giardini di Suzhou30. Figura 121. Mappa dipinta del giardino. Figura 122. Il Padiglione della Luna che Sorge e del Vento che Scuote. Figura 123. Dettaglio della porta d'ingresso. 30. M. Paolillo, Il giardino cinese. Una tradizione millenaria, Guerini e Associati, Milano 1996, p. 131. 106 Gabriele Perlini Suzhou Figura 124. Il ponte sull'acqua. Figura 125. La Porta della Luna. Figura 126. Il giardino di rocce. Figura 127. Il Padiglione della Fredda Primavera. Figura 128. Il Belvedere sulla Riva del Fiume per Lavare i Nastri del Proprio Cappello. Figura 129. Il laghetto. Figura 130. Veduta generale del laghetto. Gabriele Perlini 107 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 131. Planimetria del giardino. 108 Gabriele Perlini Suzhou 4.2.6 IL GIARDINO DELLA COPPIA 耦园 (Ou Yuan) Il Giardino della Coppia, chiamato anche Giardino Gemello o Giardino della Coppia Ritirata, è posto nell’angolo est della vecchia città di Suzhou ed è circondato su tre lati da canali. Gli alti muri bianchi che delimitano il giardino sono costruiti direttamente in cima alle mura di granito dei canali. La storia Shen Bingcheng, il fondatore del Giardino della Coppia, era un noto ufficiale d’alto livello durante la dinastia Qing, dedito agli affari esteri. Verso i cinquant’anni, dopo la morte del padre, perse anche la prima moglie e i due figli. Incapace di sopportarne le perdite, Shen si ammalò. Dopo diversi anni passati in precarie condizioni fisiche, cominciò a riprendersi e infine si risposò. La sua seconda moglie, Yan Yonghua, non era solo brava a scrivere poesie e a dipingere ma era anche una donna piena di coraggio e intelligenza. Il corteggiamento di Shen e Yan si dice sia stato predestinato perché egli la incontrò per la prima volta quando Yan era giovane e lui si meravigliò del talento letterario di lei. Sua moglie lo prese in giro dicendogli: “Se l’ammiri così tanto perché non la prendi come tua concubina?” Questo in effetti si avvererà anni dopo. In seguito al matrimonio, la coppia iniziò a comporre poemi incisi sulla pietra e la loro storia d’amore divenne di dominio pubblico fra gli intellettuali dell’epoca. Shen decise di ritirarsi dalla vita pubblica, dimettendosi con la scusa di una malattia, e si trasferì a Suzhou con la nuova moglie e dove acquistò il Giardino della Coppia, rimodellandolo secondo i propri gusti. Da questa storia romantica il giardino prese il suo nome attuale e verrà ricordato da tutti come un luogo d’amore. La visita Questa dualità si nota nella disposizione architettonica: se nella maggior parte dei giardini la parte residenziale e quelle sceniche sono separate, qui la residenza si trova esattamente al centro del giardino, con due separati giardini uno ad est (il più raffinato) e uno ad ovest, riferiti rispettivamente alle figure di moglie e marito. Il Giardino dell’Est La parte est è a diretto contatto coi canali ed è separata da essi solo dall’alto muro costellato da finestre a grata, che consentono rapide occhiate dal giardino verso l’acqua e la città circostante. L’entrata alla residenza avviene attraverso una porta nel muro sud – come stabilisce il classico orientamento delle abitazioni cinesi. Oltre la porta, sopra il passaggio, c’è un’iscrizione placcata in cui si legge ping quan xiao yin, Piccolo Ritiro del Pacifico Canale. Un senso di liquidità permea l’esperienza del giardino. Da qui iniziano una serie di tre sale: la Sala della Portantina, la reception hall e la grande sala sono di fronte a una successione di cortili che procedono verso nord. Gli antichi visitatori sarebbero stati accolti nella reception hall, il luogo principale che connette il giardino dell’est a quello dell’ovest. Posta in alto nella sala c’è una tavola in cui si legge zai jiu tang, Sala del Vino Servito. Essa è fiancheggiata da un distico montato su colonne traducibile come “Trovare fiori nella piccola strada di campo del sud. Rastrellare le foglie pendenti nella strada di campo del nord.” Un secondo distico è montato sul muro, a fianco di un dipinto di una coppia che beve sotto un albero. Questo distico si traduce come “Servire il vino nel Giardino dell’Est e berlo in quello dell’Ovest”. Un padiglione a tre campate indica il passaggio al Giardino dell’Est. Un distico inciso nel mattone, composto dalla moglie Yan, incornicia la finestra nel lato est del padiglione. Il giardino è infuso dell’amore di questa coppia ed è forse il più personale e intimo fra tutti quelli di Suzhou. Un ammasso di rocce gialle occupa il quadrante a nord-ovest del Giardino dell’Est e un lungo Gabriele Perlini 109 I Giardini Cinesi dei Letterati laghetto si snoda da nord a sud attraverso il centro. Corridoi circondano i lati ovest, sud ed est e una grande sala racchiude il lato nord del giardino. All’estremità sud del laghetto, il Padiglione Fra Montagne e Acqua sta sospeso sull’acqua che scorre al di sotto a creare un altro piccolo laghetto. Dentro il padiglione c’è una schermatura incisa nel legno – I Tre Amici dell’Inverno: Prugno, Bambù e Pino – che divide la stanza. La robusta incisione è considerata una fra le più raffinate dell’epoca Qing. Il piccolo laghetto è anche racchiuso da un altro padiglione chiamato Ascoltare dalla Torre delle Barche. Da qui uno può salire dentro la torre per osservare le attività giornaliere svolte fuori dal giardino. Lungo il muro est del giardino ci sono due padiglioni che sono collegati da un corridoio coperto. Il padiglione più a nord, il Padiglione Vedere il Sole e la Luna, offre la più lunga veduta del giardino: una prospettiva diagonale attraverso il laghetto che si apre al cielo del sud. Una larga sala racchiude un terrazzo e un piccolo prato che guarda verso sud, oltre il giardino. Qui, si può salire alla Torre del Sole e della Luna per una vista del canale e della città o accedere alla banchina lungo lo stretto corridoio nell’angolo nord-est della terrazza. Da questa banchina, si può fare un breve giro su una delle barche che fanno la spola sull’acqua del canale e ritornano al giardino. Il giardino roccioso del Giardino dell’Est è tra i più raffinati di Suzhou ed è stato costruito dal maestro della dinastia Ming Zhang Nanyang. La roccia è ripida e piena di precipizi sul lato est dove la proporzionata relazione fra il giardino roccioso e il laghetto è particolarmente pregevole. La pietra gialla è dura e angolare e fa da forte contrasto con la calma del laghetto. Il giardino roccioso si protende verso ovest attraverso una stretta apertura che taglia lungo il centro. Il lato ovest del giardino roccioso è ricco di terra e piante ed è meno artistico di quello del lato est. Il Giardino dell’Ovest Nel Giardino dell’Ovest ci sono una serie di cortili e padiglioni, inclusi il Padiglione della Gru e della Longevità a sud-est e la Torre della Biblioteca a nord. Nel centro del Giardino dell’Ovest c’è la zhi lian lao wu, la Vecchia Casa con le Tende, un padiglione a tre campate circondato da piccoli ammassi rocciosi. Il Giardino dell’Ovest era usato per la lettura e la scrittura di poemi, circondati dagli alberi e dalle montagne. Shen e Yan fecero questo solo per otto anni prima che lui venisse richiamato al servizio governativo e la coppia si spostò da Suzhou lasciando il giardino abbandonato. Nel libro Il Sogno della Camera Rossa di Cao Xueqin, uno dei capitoli è intitolato “Il talento letterario è testato dalla composizione di iscrizioni” e poi si legge: “Se per i diversi padiglioni e le sale del giardino non vengono fatte iscrizioni su tavolette con viste di fiori, salici, colline e laghetti mancherà di aggiungere colore ad esse.” Solo dopo che un’iscrizione sarà stata composta e incisa su pannelli in pietra, tavolette in legno o strisce di bambù allora la scena del giardino potrà definirsi completa. La moglie, Yan Yonghua, ha composto il distico che è alla base del nome del giardino. Ogni linea del distico inizia e finisce con parole omofone (ou per la prima linea e cheng per la seconda). Il carattere “ou” può significare “loto” o “una coppia di agricoltori”. Il pannello alla destra della finestra riporta ou yuan zhu jia ou. Il pannello a sinistra della finestra riporta cheng qin zhu shi cheng. La diretta traduzione dalla lingua cinese è difficile, dovuta alle sfumature dei diversi significati spesso inclusi in poemi e distici. Tra le possibili traduzioni del distico: Un’amorevole coppia vive nel giardino della coppia ritirata. Una poetica città è stata costruita nell’angolo di una antica città. Il giardino della coppia ritirata è pieno di amore. La città è piena di conoscenza. 110 Gabriele Perlini Suzhou Figura 132. Finestra sulla vegetazione. Figura 133. Porta interna. Figura 134. Il Ponte dell’Arcobaleno. Figura 135. I corridoi coperti. Figura 136. La finestra a grata. Figura 137. Il canale esterno. Gabriele Perlini 111 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 138. Interno. Figura 140. La Porta della Luna. Figura 142. Il fiume. 112 Figura 139. Il Padiglione Fra Montagne e Acqua. Figura 141. Interno. Figura 143. Il canale esterno. Gabriele Perlini Suzhou Figura 144. Planimetria del giardino. Gabriele Perlini 113 I Giardini Cinesi dei Letterati 4.2.7 IL GIARDINO DELLA CULTURA 艺圃 (Yi Pu) Yi Pu, il Giardino della Cultura – a volte conosciuto anche come il Frutteto Artistico o il Giardino delle Erbe – è un importante giardino della dinastia Ming ed è ricordato per un’illustre associazione familiare. Esso vanta la più grande quantità di reperti della dinastia Ming fra tutti gli altri giardini di Suzhou. La storia Il giardino è posto in fondo ad uno stretto vicolo, Wenya Lane, chiamato così dopo un proprietario del giardino, Wen Zhenmeng, che era il pronipote di Wen Zhengming, il famoso erudito Ming che dipinse le scene del Giardino dell’Umile Amministratore. Il periodo Ming è conosciuto per le eleganti e fini proporzioni nell’arredamento, i delicati dipinti delle scene del giardino e i giardini privati come questo, organizzati con chiarezza e graziosi spazi sapientemente scalati. Un comune detto dice “I Tang hanno scritto poesie così che i Song avessero soggetti per i loro dipinti così che i Ming avessero ispirazione per costruire i giardini così che i Qing potessero rappresentarci opere e suonarci musica”. La visita Yi Pu occupa un sito lungo e stretto. La residenza e la reception hall dominano la metà nord del giardino. Un laghetto, un giardino roccioso e un canale occupano invece la metà a sud. Il limite est è formato solo da un piccolo corridoio che collega Wenya Lane alla residenza mentre il limite ovest ha solo uno stretto passaggio coperto che collega la residenza al giardino. I visitatori entrano nella residenza attraverso un padiglione Ming ben conservato, lungo uno stretto e tortuoso corridoio fiancheggiato da erba, hibiscus e glicini. In un’insolita sistemazione dello stretto sito, si entra all’interno da un angolo (anziché dal centro) del cortile della reception hall, la Shilun Tang. Una piccola apertura nel muro del corridoio ovest garantisce immediato accesso al giardino attraverso questo cortile-reception e può essere il punto di entrata per gli ospiti invitati nel giardino. Il centro del giardino è definito da un laghetto di loti e dal più largo padiglione su acqua di Suzhou, il Yanguang Ge a cinque campate, o Padiglione della Longevità. La vista da sud a nord verso il padiglione è piuttosto monotona e manca di vitalità. Benché l’acqua scivoli sotto il padiglione, lo spazio sembra ostruito e la relazione tra acqua ed edificio non è soddisfacente. Dietro il Padiglione della Longevità c’è il Nianzu Tang, Sala per Ricordare gli Antenati, la principale sala della residenza dove il proprietario tratteneva gli ospiti. Questa sala è anche conosciuta come Boya Tang, la Sala dell’Erudizione e dell’Eleganza. Questo padiglione ha l’entrata dagli angoli – ancora un’insolita stranezza – ed ha un unico percorso diagonale probabilmente a conseguenza della ristrettezza della proprietà. La vista dal Padiglione della Longevità è varia e ricca. Il giardino roccioso sale sopra due bassi ponti nel sud-est. Un padiglione esagonale è sito sotto la chioma a forma di ombrello di un albero della canfora. La vista a sud-ovest è definita da un’imponente e alto muro bianco ricoperto da rampicanti. Una porta tonda a forma di luna fa capolino da dietro una parete rocciosa del lago Tai, al limite dell’acqua. Questa porta è il nesso esperienziale del giardino come esso si mostra da dentro il cortile della gola e la Casa della Dolce Erba. La parete della gola scende fino ad immergersi nel laghetto. La vitalità di questo spazio si trasforma quando si entra nel cortile della calma e ordinata Casa della 114 Gabriele Perlini Suzhou Dolce Erba – chiamata così per la veccia, sunchang e le altre piante grasse qui piantate. La posizione della Casa della Dolce Erba era il sito della biblioteca originaria. Il Giardino della Cultura è frequentato dagli abitanti della città che quasi sempre troviamo seduti nel Ruyu Ting, il Padiglione dell’Allevamento dei Pesci, una struttura in legno con sedute a ringhiera inclinate datate dinastia Ming e poste sopra l’angolo sud-est del laghetto. Il soffitto e il tetto inclinato del padiglione sono eccezionalmente raffinati – specialmente l’angolo in legno con la mensola delle travi diagonali che sopportano la cima del tetto. Un arcuato ponte in pietra, il Ponte Guardando i Pesci, attraversa una piccola insenatura del laghetto appena a sud-ovest del padiglione ed è un buon posto dove poter ammirare i pesci. Figura 145. La Casa della Dolce Erba. Figura 146. Interno. Figura 147. Il laghetto centrale con il Padiglione dell’Allevamento dei Pesci. Gabriele Perlini 115 I Giardini Cinesi dei Letterati 4.2.8 LA RESIDENZA DI MONTAGNA DELL’AVVOLGENTE BELLEZZA 环秀山庄 (Huanxiu Shanzhuang) Il giardino roccioso della Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza è ritenuto il più raffinato fra tutti i giardini cinesi. Il giardino roccioso è stato costruito da Ge Yuliang (1764-1830), un maestro dell’arte di costruire montagne artificiali durante il regno dell’imperatore Qianlong. Da Lu Yuan Conghua (Osservazioni su Lu Garden) di Qian Yun della dinastia Qing, veniamo a conoscenza dell’abilità di Ge Yuliang: “C’è un uomo chiamato Ge Yuliang, un nativo di Changzhou, il quale modo di impilare rocce è migliore degli altri…e il giardino roccioso posto di fronte allo studio della casa di Sun Guyuan (Sun Jun) è stato anch’esso realizzato sotto la sua direzione.” E’ raro come possa esistere un’attribuzione individuale in un giardino. Dipinti e opere di calligrafia sono quasi sempre attribuibili ad una data persona ma la progettazione di giardini ha visto la partecipazioni di esperti artigiani e non autori rinomati. Quello della Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza è una nota eccezione. La storia Durante il regno dell’imperatore Qing Qianlong, il giardino era la residenza dell’erudito Shen Shixing. Per duecento anni il giardino fu di proprietà di Jiang Ji, Bi Yuan e Sun Shiyi. La famiglia Wang occupò il giardino agli inizi del regno dell’imperatore Daoguang (1841). Otto anni dopo, nel 1849, la Sala degli Antenati Wang e la Villa per la Cultura furono costruite. Il Giardino dell’Est venne riparato e la sala principale del giardino, posta sulla terrazza a sud dell’ammasso roccioso, è stata chiamata la Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza – nome che verrà successivamente usato per indicare l’intero giardino. Il giardino era in rovina dal 1949 e solo la montagna rocciosa e il Buqiu Fang, l’Approdo del Reintegro dell’Autunno, rimanevano fra le strutture originali. La visita Diversamente dagli altri giardini di Suzhou dove l’acqua è l’elemento centrale, la Residenza di Montagna dell’Avvolgente Bellezza si basa sulla conformazione rocciosa ad opera di Ge, realizzata con la porosa pietra calcarea bianca del lago Tai, con i suoi nascosti sentieri, gole, ponti e camere. La pietra calcarea usata è relativamente leggera, si deteriora e si erode in forme lisce di cui Ge ne ha sfruttato le caratteristiche carsiche aprendovi fori e cavità. Il giardino roccioso occupa un’area proporzionalmente vasta – circa 500 su un totale di 2.200 metri quadrati. I fori della parete rocciosa appaiono come nere cavità dalla terrazza di fronte alla montagna artificiale ma dagli spazi interni del massiccio roccioso diventano dei canali di entrata della luce proveniente da sud. Ge Yuliang spiega quali devono essere gli obiettivi di una costruzione rocciosa: “Solamente quando ha raggiunto le esatte sembianze di una collina o cava reale si può dire di aver fatto un buon lavoro.” Fuori Suzhou, tra gli esistenti lavori attribuiti a Ge ci sono la roccia a Yan Yuan in Changshu, Xiaopan Gu a Yangzhou e Shuihui Yuan a Rugao. La spaziosità dei sentieri e delle camere dell’ammasso roccioso li rende unici rispetto agli altri di Suzhou e del resto della Cina. Entrare nella roccia è spesso limitato così, se consentito, è consigliabile esplorare questi spazi entrando dal piccolo ponte nell’angolo sud-ovest. Il percorso che conduce all’interno è una stretta sporgenza nella parte bassa della scoscesa parete rocciosa che da un senso di venir catturati tra la montagna e il canale. Due spazi diagonali si intersecano al centro della roccia. Uno va dalla Sala Ospitare la Montagna con una Piscina Mezza Riempita in Autunno a nord-ovest, lungo un canale, e svolta in alto verso sud-est in direzione del più importante esemplare d’albero del giardino, un antico bagolaro che emana un’ombra contorta sul muro orientale di cinta del giardino. L’altra diagonale va grezzamente 116 Gabriele Perlini Suzhou da sud-ovest a nord-est e collega le due camere interne della roccia per mezzo di un ponte in pietra. L’abilità con cui è stata costruita la roccia non rende necessario usare piante per nascondere o coprirne parte di essa. La roccia è stata costruita usando adesivi e glutine del riso come un letto di base con alterni sostegni in ferro per garantire la sicurezza strutturale. Gli unici alberi e arbusti usati sono posti a nord della roccia. Il lato ovest del giardino è dominato da piante sempreverdi mentre il lato est da alberi caduchi. Il Padiglione Ospitare la Montagna con una Piscina Mezza Riempita in Autunno è posto nell’angolo a nord-est del giardino tra la vivace chioma di aceri e bagolari. La Galleria della Composizione Autunnale è la più grande fra i padiglioni a nord dell’ammasso roccioso. Attaccato ad esso e collegato da corridoi c’è il Padiglione Porre un Quesito alla Primavera, posto su una piccola isola tra la più grande e la più piccola roccia nell’angolo a nordovest. Figura 148. Il complesso di edifici. Figura 149. Il laghetto centrale. Figura 150. La parete rocciosa. Figura 151. L'accesso all'edificio. Figura 152. Il ponte zigzag. Gabriele Perlini Figura 153. La parete rocciosa. 117 I Giardini Cinesi dei Letterati 118 Gabriele Perlini Suzhou 4.3 NUOVI PROGETTI, VECCHI PRINCIPI: I. M. PEI E IL MUSEO DI SUZHOU In Cina l’architettura e il giardino sono una cosa sola. In occidente un edificio è un edificio e un giardino è un giardino: essi sono legati nello spirito. Ma in Cina essi sono una cosa sola. I. M. Pei Come è regolata oggi la progettazione dei giardini in Cina? Gli esempi classici sono ancora validi? La risposta è sicuramente affermativa benché un’evoluzione ci sia stata. Da quando la Cina si è aperta al mondo occidentale, la conoscenza e la diffusione di articoli, studi e ricerche sui giardini classici hanno permesso di attirare non solo l’attenzione di professionisti in materia ma anche di gente comune. Vediamo quindi ora la nascita di molti giardini di chiara ispirazione cinese in tutte le parti del mondo, dall'Australia, agli U.S.A. e all'Europa. I principi spaziali, organizzativi e geometrici derivanti dal mondo classico di Suzhou sono stati anche usati per opere di architettura non propriamente limitate ad un ambiente vegetale e naturale ma per edifici moderni dei più svariati tipi, ad opera di grandi architetti contemporanei come I. M. Pei. I. M. Pei Ieoh Ming Pei è forse il più noto architetto cinese contemporaneo. Classe 1917, ha vissuto in prima persona tutti gli avvenimenti che si sono succeduti nella terra del dragone dallo scorso secolo fino ai giorni nostri. Nato a Canton ma cresciuto tra Hong Kong e Shanghai, Pei ha tratto ispirazione fin dalla tenera età dai giardini di Suzhou. Gli antenati di Pei risalgono alla dinastia Ming, quando la sua famiglia si trasferì dalla provincia di Anhui nella città di Suzhou diventando ricca grazie alla vendita di erbe medicinali. All'età di dieci anni, Pei si trasferì con la famiglia a Shanghai.31 Fu colpito dai numerosi giardini di Suzhou, dove trascorse le estati con i parenti: il Boschetto dei Leoni è stato influente in quanto era di proprietà dello zio e, in generale, della famiglia Pei da almeno 700 anni. Le sue insolite formazioni rocciose, i ponti di pietra e le cascate sono rimaste impresse nella memoria di Pei per decenni. Ha spesso parlato della sua passione per la fusione delle Figura 154. I. M. Pei. strutture naturali e umane presenti nel giardino.32 Fragrant Hill Nel 1978, dopo aver tenuto una serie di conferenze di architettura in Cina, a Pei è stato chiesto di pensare ad un progetto per il suo Paese d'origine. Dopo aver esaminato un certo numero di luoghi, 31. Negli anni 20 del '900 la famiglia Pei era il secondo proprietario immobiliare di Shanghai. 32. C. Wiseman, I.M. Pei: A Profile in American Architecture, H.N. Abrams, New York 2001, pp 31-33. Gabriele Perlini 119 I Giardini Cinesi dei Letterati Pei si innamorò di una valle vicino a Pechino, un tempo usata come giardino e riserva di caccia imperiale, denominata Fragrant Hill. Il sito ospitava un albergo in rovina; Pei è stato invitato ad abbatterlo e costruirne uno nuovo. Si è approcciato al progetto considerando attentamente il contesto e lo scopo. Allo stesso modo considerava gli stili modernisti inappropriati per l'impostazione. Così, ha detto, è stato necessario trovare "una terza via."33 Dopo aver visitato la sua casa d’infanzia a Suzhou, Pei ha creato un progetto basato sulle tecniche di costruzione degli edifici tradizionali cinesi. Tra questi sono stati abbondanti i giardini, esempi di integrazione della natura e di un'attenta considerazione delle relazioni esistenti tra involucri e passaggi. Il progetto di Pei comprendeva un grande atrio centrale coperto da pannelli di vetro; le aperture di varie forme scrutavano attraverso i muri per focalizzare lo sguardo sulle viste esterne naturali. L'hotel è stato progettato per adattarsi perfettamente nel suo habitat naturale. Gli alberi della zona erano di particolare interesse e perciò si è Figura 155. L'hotel Fragrant Hill. cercato di abbatterne il meno possibile. Ha lavorato con uno storico di Suzhou per conservare e rinnovare un labirinto d'acqua dalla struttura originale, uno dei cinque soli esempi rimasti nel paese. Pei era anche meticoloso circa la disposizione degli elementi del giardino dietro l'hotel: ha insistito per far trasportare 210 tonnellate di rocce provenienti dal lago Taihu per soddisfare l'estetica naturale. Un socio di Pei dirà più tardi di non aver mai visto l'architetto così coinvolto in un progetto.34 Il progetto venne però realizzato in maniera approssimativa e sottoposto a una scarsa manutenzione: nel paese, trascinato verso il basso dalla Rivoluzione Culturale, gli standard qualitativi erano troppo scarsi per soddisfare un perfezionista come Pei. Suzhou Museum Figura 156. Il complesso di edifici. Figura 157. La finestra classica cinese. 33. Ibid, p 192. 34. Ibid, pp 201-203. 120 Gabriele Perlini Suzhou Nei primi anni 2000 Pei ottenne un lavoro nella città d’infanzia: Suzhou. Fino a quel momento aveva sempre rifiutato di doversi impegnare in un progetto che avrebbe senza dubbio toccato la sua vita privata e i ricordi d’infanzia ma alla fine accettò l’incarico. L’obiettivo era quello di creare il nuovo Suzhou Museum, che prendesse il posto di quello costruito nel 1960 nella ex residenza del Principe Zhong del Taiping Heavenly Kingdom. Figura 158. Modellino del museo. Innanzitutto Pei suggerì all’amministrazione di Suzhou di risanare il fossato della città e di dedicarsi alle primarie esigenze del suo nucleo storico. Per avere la certezza che sarebbe stato costruito secondo i suoi desideri, affidò la realizzazione del progetto ai suoi tre figli - una strategia tipicamente cinese - e la gestione commerciale a suo nipote. Il nuovo museo confina con la sede precedente, una residenza principesca ricostruita nel XIX secolo, e con il Giardino dell'Umile Amministratore, ed è collocato nell’incrocio di due canali a nord-est della città. Alte mura uniscono le due proprietà mentre limitazioni scoraggianti definirono i criteri del progetto. La città ha richiesto un museo di 150.000 metri quadrati che però non superasse i 52,5 metri di altezza (non più di 20 piedi rispetto gli adiacenti edifici storici). La soluzione più ovvia, già impiegata da Pei nella Pyramide du Louvre, era quella di svilupparsi nel terreno ma la vasta quantità d’acqua che circonda la città e che scorre nel sottosuolo ha reso difficoltosi i lavori di scavo in profondità. Alla fine la struttura è formata da due piani fuori terra e uno interrato, con un grande spazio quadrato lasciato come giardino. Pei ha usato le tinte della tradizione locale, muri dall’intonaco bianco calce, tracciandone i contorni con il granito grigio-azzurro del selciato e delle tegole sfaccettate. Il suo stile rigoroso e geometrico è evidente nelle falde dei tetti e nei lucernari squadrati che li sovrastano. Varie porte d’ingresso in sequenza danno accesso ad una spaziosa corte interna, ad una grande sala e ad un giardino d’acqua, formando un asse centrale che separa la lunga ala ovest dalla più corta ala est. La spaziosa sala ottagonale è il perno intorno a cui ruota tutta la composizione. Una sottile cornice in acciaio inserita Gabriele Perlini 121 I Giardini Cinesi dei Letterati nei muri in calcestruzzo sostiene i quattro ordini di superfici angolate e rettilinee e le aperture nettamente incise. La spinta verticale fa da contrappunto all’orizzontalità delle sale che conducono alle gallerie e fungono da asse centrale. “Senza luce non c’è architettura”, ha dichiarato Pei, e ogni spazio del museo è soffuso di luce naturale che filtra attraverso i brise-soleil in alluminio stampato a legno applicati sui lucernari e sui claristori. La luce ha una presenza tangibile, plasma le superfici bianche e riempie i volumi. Un suono d’acqua corrente attira i visitatori verso le sale ad ovest, che culminano in una scalinata che conduce alle gallerie dei due piani superiori e all’auditorium nel piano interrato. La luce proveniente dall’alto sugli scalini in granito crea la sensazione di essere sospesi in un vuoto abbagliante. Pei ha preso dalla tradizione l’idea del labirinto acquatico, che portava le coppe di vino da parte del padrone di casa agli ospiti durante le feste in giardino, e lo ha esteso oltre il muro posteriore. L’acqua scorre da un canale all’altro e scende verso uno specchio d’acqua coperto di piante di loto. Il museo ospita una modesta collezione di manufatti che non suscitavano grande interesse nelle vecchie gallerie, ormai superate. La collezione e l’esposizione dei dipinti e delle opere di calligrafia cinesi non richiedono solitamente grandi spazi, ma necessitano di un ambiente elegante e confortevole che crei la giusta atmosfera. Nel nuovo spazio, acquistano una nuova raffinatezza, e Pei si augura che il museo possa arricchirsi con prestiti da parte di altre istituzioni, oltre a svolgere un ruolo educativo. Per questo, ha creato una serie di gallerie che sono opere d’arte già di per sé. Sale con soffitti spioventi rivestiti di legno suddivisi da profili in acciaio si alternano a leggere volte intonacate, che si dispiegano a forma di stella per dare l’illusione di una maggiore altezza. Teche foderate di seta mettono in risalto i piccoli oggetti in porcellana e le calligrafie fotosensibili. Per contrasto, le tre gallerie dell’ala est, che ospitano mostre temporanee di arte contemporanea, sono spaziose ed essenziali. È stato Pei a proporre questa aggiunta, nella speranza di poter rimediare all’interruzione della lunga tradizione creativa di Suzhou. È riuscito a ricreare lo studio di un maestro di epoca Ming e una sala da tè in legno della dinastia Song, epoca in cui la città era al massimo della ricchezza e della fama. Le maniglie in metallo ritorto sulle porte in vetro sono state progettate per proiettare sul pavimento l’ombra della cifra “88”, considerata in Cina di buon auspicio. Ogni finestra del museo incornicia delle piante per sottolineare costantemente la presenza del mondo naturale. Pei ha scelto personalmente gli alberi di pino, acero, melograno, tipici della zona, disposti nei cortili come punti di riferimento e per proiettare le loro ombre sulle pareti bianche. Ha tracciato un sentiero in un boschetto di bambù che lascia trasparire il cielo ed ha innestato una pianta di glicine vecchia più di 500 anni sulle nuove piante che ricoprono una pergola del giardino del tè, per creare un legame simbolico con il passato. Ricollegandosi all’uso che si faceva nell’antica Cina di rocce erose e contorte dalle forme strane, Pei ha fatto sistemare davanti al muro di cinta del giardino d’acqua delle pietre irregolari provenienti dalla provincia dello Shandog per dare l’illusione della presenza di una catena montuosa, prendendo ispirazione da un prezioso documento dell’epoca Song dell’artista Mi Fu, che ritrae delle montagne che emergono dalla nebbia. Figura 159. Il laghetto centrale. 122 Figura 160. Il museo di notte. Gabriele Perlini Suzhou Figura 161. Il corridoio coperto. Figura 162. Interno del museo. I lavori durarono dal 2002 al 2006; il processo pluriennale di progettazione, costruzione e inaugurazione del nuovo museo è stata raccontata in American Masters serie televisiva di documentari della PBS in un episodio del 2010 dal titolo "IM Pei: Building China Modern". Il museo ha una superficie espositiva di 2.200 metri quadrati e conta più di 15.000 pezzi nelle sue collezioni. La maggior parte sono dipinti antichi e opere di calligrafia, ceramica, artigianato, cimeli rinvenuti e reliquie rivoluzionarie. Possiede inoltre più di 70.000 libri e documenti, e oltre 20.000 incisioni su pietra. La collezione di dipinti e calligrafie comprende opere di maestri dalla dinastia Song alle dinastie Ming e Qing. Il Museo di Suzhou, completato da Pei nel corso del suo novantesimo anno di età, è un trionfale ritorno a casa, il coronamento di mezzo secolo di professione a New York. L’esule che per tutta la vita ha progettato musei occidentali esemplari dimostra, con questo museo, sia nella progettazione degli spazi interni sia dell’esterno, come la modernità possa fondersi con le antiche tradizioni orientali. Gabriele Perlini 123 I Giardini Cinesi dei Letterati 124 Gabriele Perlini Suzhou 4.4 L’ISPIRAZIONE DI SUZHOU NELLE ARTI LIBRI Canti d’amore a Suzhou nella Cina Ming I giardini storici di Suzhou sono stati spesso fonte d’ispirazione per racconti e poesie d’amore, scritte soprattutto durante la dinastia Ming. Luoghi dove le effusioni e i giochi amorosi erano all’ordine del giorno fra i rampolli dell’aristocrazia cinese dell’epoca. Quale significato e quale valore potevano avere i canti popolari di argomento amoroso? Non dovevano essere certo di scarso interesse, se un grande scrittore dell'epoca, Feng Menglong (1574-1646), li trascrive e li rielabora, per farne quasi un manifesto estetico-letterario e anche di educazione sentimentale. I canti erano originariamente trasmessi solo oralmente tra la popolazione locale. Quello che rende interessante tale materiale è che esso non si limita a presentare questo sentimento nelle sue varie forme legittime e illegittime. Sin dall’inizio il curatore è conscio di scegliere un Figura 163. Copertina del argomento trasgressivo ed estremamente delicato per l’epoca: l’amore libro. clandestino e illecito, la passione amorosa nella sua forma di desiderio proibito, argomenti banditi dalla morale confuciana e dalle varie religioni dominanti, puniti dalla legge e dalle convenzioni sociali, e pur tuttavia così significativi sia a livello della vita sociale che in quello più intimo del subconscio individuale. Altra importante caratteristica è che si tratta della prima opera cinese letteraria di ampio respiro in dialetto, il dialetto Wu dell’area di Suzhou. 35 Chi sono i personaggi dei canti? In gran parte si tratta di gente comune del popolo. Innanzitutto pescatori, barcaioli e pescivendoli, e ciò non deve sorprendere, perché i canti provenivano da una città costruita fra i canali, che quindi necessitava dei trasporti su acqua, e che in parte viveva di pesca. Si noti che qui i pescatori sono degli uomini del popolo, dediti al faticoso lavoro quotidiano e alle cure della vita, con i loro desideri e timori elementari, lontani dagli stereotipi delle rappresentazioni pittoriche e delle frequenti idealizzazioni letterarie. Quindi chiatte, barche a remi e altre imbarcazioni appartenevano all’immagine della città. Meno presenti sono i contadini di cui ogni tanto si parla, assieme ai trasportatori di merci varie per rifornire questa grande metropoli dalle campagne. Molto più visibili sono invece gli artigiani, falegnami, fabbri, e soprattutto quelli impegnati nel settore tessile, estremamente importante nell’economia di Suzhou – si pensi ai calandratori e ai tintori. I personaggi sono allora battellieri, mercanti ambulanti, contadini. Inurbati sono invece i numerosi artigiani, bottai, falegnami, fabbri, osti, tintori, e poi i mercanti e bottegai, per non parlare di alcuni letterati, studenti e candidati agli esami, poliziotti e uscieri degli uffici governativi, i servi e le serve domestici. Proprio per questo loro legame con la vita quotidiana e concreta, i canti sono una fonte inesauribile di informazioni sulla società del tempo, soprattutto sulla cultura materiale, gli oggetti quotidiani, gli strumenti e le suppellettili, gli utensili vari. 36 Nella società di Feng Menglong non esiste un’unica scala di valori che più o meno formalmente venga riconosciuta come assoluta. Dovremmo addirittura dire che è una società in qualche modo post-confuciana, perché la raccolta non dimostra un particolare assillo per l’organizzazione politica e sociale, né prende in considerazione la preoccupazione di ristabilire un ordine nel disordine, un’armonia nella disarmonia: i protagonisti non hanno compiti né ambizioni di questo genere. 35. P. Santangelo, Canti d'amore a Suzhou nella Cina Ming, Aracne Editrice, Roma 2011, pp. 11-12. 36. Ibid, pp. 22-23. Gabriele Perlini 125 I Giardini Cinesi dei Letterati Eppure non vivono in un mondo sentimentale o edonistico separato dalla realtà circostante. Le virtù confuciane sono viste come atteggiamenti lontani se non ipocriti, e al loro posto sono più visibili le tensioni personali, i risentimenti, le gelosie, la competizione nelle comunità e in famiglia, l’effimero gioire e soffrire per strada e nei luoghi di lavoro.37 Il Sogno della Camera Rossa di Cao Xueqin - 红楼梦 Il Sogno della Camera Rossa, noto anche come La Storia della Pietra, è un romanzo cinese da paragonare, in rilevanza, alle più grandi opere della letteratura occidentale del XIX secolo. Fu scritto durante il regno dell'imperatore Qianlong da Cao Xueqin, ma pubblicato solo nel 1792, a trent'anni dalla morte dello scrittore. Il romanzo appare come un'allegoria della vita, eppure è chiaro l'intento di rappresentare un amaro ritratto della Cina del Periodo delle Primavere e degli Autunni che stava per avvolgerla, anche se questo non ha impedito all'opera d'irradiare di nuova luce la dinastia Qing. Un concetto che si trova nel buddhismo cinese è che il mondo intero sia "polvere rossa", meramente illusoria, da cui bisogna cercare di allontanarsi. Il romanzo in un certo qual modo è in perfetto accordo con le credenze buddhiste e taoiste, secondo cui per raggiungere l'illuminazione, si deve capire che il mondo è solo un sogno da cui bisogna svegliarsi; e ci si dovrebbe ritirare Figura 164. Copertina del dal mondo, appartandosi così dalla società. Questo allontanamento è libro. evidente dalla quantità di descrizione di giardini usati spesso come ambientazioni di passi del romanzo. Si dice che tra quelli in cui si svolgono le azioni della vicenda ci siano anche il Palazzo del Principe Kung di Pechino e il Giardino dell’Umile Amministratore di Suzhou. Questo perché il giardino di Suzhou era di proprietà di un parente dello stesso Cao e qui vi trascorse buona parte dell’infanzia. Anche il Giardino Zigzagante di Suzhou è legato al libro, in quanto il critico e studioso Yu Pingbo, noto per aver fatto luce sul fatto che solo i primi otto capitoli del libro sono scritti da Xueqin (mentre i restanti sono opera di suoi discepoli), era il nipote di Yu Yue, il costruttore del giardino. Figura 165. Uno dei dipinti di Sun Wen (1818–1904) rappresentanti una scena del romanzo. 37. Ibid, p. 43. 126 Gabriele Perlini Suzhou E’ triste riportare quello che accadrà a questi giardini nel periodo del maoismo: “La residenza più bella e più famosa di Pechino, la casa del principe Kung, con i suoi vari cortili e padiglioni, laghetti, sale di ricevimento e giardini, fu spartita fra diverse unità: la parte centrale affidata a una fabbrica di condizionatori d’aria. Questo palazzo, conosciuto da ogni cinese perché avrebbe ispirato l’autore del romanzo Il Sogno della Camera Rossa, è ora nella lista dei monumenti che la municipalità di Pechino vuole proteggere, ma è più facile dirlo che farlo. Intere parti del palazzo sono state ormai distrutte, altre sono così danneggiate che è difficile immaginare come potranno essere restaurate (…).”38 The Gardens Of Suzhou di Bert Schierbeek Bert Schierbeek è stato uno scrittore olandese, poco conosciuto fuori dalla sua terra natia, con il merito di aver scritto una raccolta di poesie dedicate e ispirate dal suo prolungato soggiorno nei giardini di Suzhou nel 1985. Si tratta di uno dei primi occidentali ad aver trattato, in forma poetica e non saggistica o documentaristica, dei giardini e delle sensazioni che essi ispirano al visitatore. Figura 166. Copertina del libro. 38. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano 2007, p. 103. Gabriele Perlini 127 I Giardini Cinesi dei Letterati FILM Cina. Chung Kuo Regia: Michelangelo ANTONIONI Nazionalità: Italia Lingua: Italiano Genere: Documentario Anno: 1972 Durata: 207 minuti Nel 1972 Antonioni viene ufficialmente invitato dal governo cinese a girare un documentario che rappresenti al pubblico italiano quel lontano, affascinante, immenso, antico Paese. Il regista accetta. E il suo sguardo, molto più attento all'animo (umano) che all'anima (trascendentale) si getta fin da subito sulle persone: non è infatti un caso che il film si apra sulla sconfinata piazza Tien An Men, dalle dimensioni irragionevoli, tanto larga da poter scorgerne a malapena la Figura 167. Locandina francese fine. Qui brulicano personaggi di ogni tipo, ma tutti bene o male del film. uniformati a uno standard di vita povero ma non miserrimo, come sottolinea immediatamente il commento del giornalista Andrea Barbato; per le successive tre ore e mezza la macchina da presa non si scollerà dai comportamenti, dagli assembramenti, dalle mirabolanti creazioni umane (strutture come la Muraglia Cinese o il monumentale ponte sul Fiume Azzurro), analizzando gesti e abitudini, volti e corpi. Particolare è inoltre la maniera in cui Antonioni osserva le giovanissime generazioni; l'età media dei cinesi - si dice a un certo punto - era a quei tempi attorno ai venti anni e il regista insiste spesso nel descrivere la Cina come un Paese di bambini, cioè fortemente popolato di infanti già perfettamente disciplinati e inseriti fin quasi da subito nella vita 'pubblica': immensi asili, reparti delle fabbriche dedicati ai piccoli, una fortissima attenzione dedicata dallo Stato alla crescita dei pargoli in linea con il pensiero e la morale maoista. Tutto questo si deduce facilmente, ma Antonioni non ha alcun interesse a criticare o a mostrare difetti, se non come parte integrante, insieme ai pregi, di una società tanto differente dalla nostra e al contempo tanto ricca di mistero e attrattiva. Il documentario è diviso in tre parti. La prima è stata girata nella zona vecchia della città di Pechino. La seconda in una fabbrica dell'Henan e nella parte vecchia della città di Suzhou e dei suoi giardini. L'ultima parte mostra il porto e le industrie di Shanghai. Antonioni svolge, attraverso le immagini della Cina di oggi, un discorso coerente sulla vita come conquista e sull’esistenza come serenità. Apparentemente estraniato, Antonioni, attraverso la realtà fisica rappresentata, assume una presenza ideologica precisa e, nel suo dialogo senza parole, guarda uomini e cose in aderenza alla loro rappresentazione, procede indifferente al significato particolare per rinvenire una struttura che collega il nuovo all’antico. 128 Gabriele Perlini Suzhou Figura 168. La città e i canali. Figura 169. La città e i canali. Figura 170. La città e i canali. Figura 171. La città e i canali. Figura 172. La città e i canali. Figura 173. La città e i canali. Gabriele Perlini 129 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 174. Il Giardino dell'Umile Amministratore. Figura 176. Il Giardino dell'Umile Amministratore. Figura 178. Il Giardino dell'Umile Amministratore. 130 Figura 175. Il Giardino dell'Umile Amministratore. Figura 177. Il Giardino dell'Umile Amministratore. Figura 179. Il Giardino dell'Umile Amministratore. Gabriele Perlini Suzhou Le Tentazioni della Luna - 风月 Regia: Chen KAIGE Cast: Leslie CHEUNG, Gong LI, He CAIFEI Nazionalità: Cina Lingua: Cinese Mandarino Genere: Drammatico Anno: 1996 Durata: 130 minuti Nel 1911 a Suzhou, non lontano da Shanghai, la potente famiglia Pang si sta lentamente consumando, incapace di adattarsi ai cambiamenti della società. Il giovane Zhongliang vorrebbe andare a studiare a Pechino ma ben presto capisce che a lui è stato riservato il destino di fare da servo alla sorella Xiuyi e a suo marito Zhengda. Trattato male, alla fine si ribella e scappa verso la capitale. Ma a Figura 180. Locandina del film. Pechino Zhongliang non ci arriva. Alla stazione conosce Biggie, un vecchio gangster, che lo prende sotto la sua protezione, lo porta a Shanghai e ne fa un gigolò di successo che seduce anziane signore sposate per poi ricattarle. Intanto, morto il vecchio Pang, il potere passa alla figlia Ruyi ma, come donna, viene affiancata ad un parente povero, il giovane Duanwu. In seguito a questa nomina, Biggie convince Zhongliang a tornare a palazzo per sedurre Ruyi. Tra i due in effetti nasce una segreta attrazione… La quasi totalità del film è svolta in interni, quelli della grande casa della famiglia Pang; per queste scena il regista ha pensato di ambientarle nei giardini storici di Suzhou, per dare all’ambientazione quel tocco di tradizione e famigliarità che sta alla base della trama e del fondamento della società confuciana. Il colore, la presenza degli elementi (soprattutto l’acqua), la cura dei dettagli, la lentezza, la capacità di gestire il melodramma senza scadere nella banalità: tutto è accurato, artistico, commovente, da ricordarsi. Senza contare la straordinaria rappresentazione dei canali di Suzhou e della città di Shanghai, restituita con dettagli significativi in brevi excursus di treni affollati nella Cina in crisi e della presenza inglese. Tuttavia le vicende storiche vengono trattenute sullo sfondo, che è quello dell'abdicazione dell'imperatore Pu Yi nel 1912 e degli anni successivi, per dare maggior risalto alla vita famigliare delle vecchie generazioni. Figura 181. Viaggio in barca fra i loti. Gabriele Perlini Figura 182. I canali di Suzhou. 131 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 183. Il giardino di penjing. Figura 185. Gli interni della villa. Figura 187. La veranda. 132 Figura 184. Corridoi coperti del giardino. Figura 186. Gli interni della villa. Figura 188. Gli interni della villa. Gabriele Perlini Suzhou Suzhou River - 苏州河 Regia: Lou YE Cast: Zhou XUN, Jia HONGSHEN Nazionalità: Cina Lingua: Cinese Mandarino Genere: Drammatico Anno: 2000 Durata: 83 minuti Un video-artista solitario, che non vediamo mai in faccia (ne sentiamo solo voce e pensieri), è disposto a qualsiasi lavoro su commissione. Un giorno viene contattato dal proprietario di un locale notturno perché realizzi un filmato promozionale del posto, in particolare della vasca in cui nuota una sirena. L'artista si innamora della sirena, Meimei, e i due iniziano a uscire. Ma Meimei è un tipo difficile e spesso si assenta per Figura 189. Locandina del film. giorni senza dare spiegazioni. Lui è geloso: osservando la gente che cammina ignara per le strade, prende vita una storia di un amore tragico. Mardar è un fattorino motorizzato. Per soldi è disposto a trasportare di tutto. Un padre ubriacone lo contatta perchè trasporti dai parenti la figlia, Moudan, ogniqualvolta lui ha degli appuntamenti con altre donne. I due giovani si innamorano, ma Mardar è invischiato in affari loschi… Suzhou River è una tragica storia d’amore ambientata nella Shanghai contemporanea, nelle zone adiacenti all’omonimo fiume, una serie di fatiscenti capannoni ed ex fabbriche oggi adibite a spazi per i giovani per esercitare liberamente le loro espressioni artistiche e di design. Sulle rive del fiume vive la Shangai più vera, quella della sporcizia e della solitudine, quella dei ponti che si lanciano da una riva all'altra, vive un’umanità ai margini della modernità che avanza e che si staglia in lontananza, vive un mondo che si rispecchia nelle acque torbide capace però di grandissimi slanci emotivi. Il film, inizialmente pensato come parte di una produzione televisiva, è stato gonfiato a lungometraggio grazie all'interessamento del produttore tedesco Philippe Bober che, in questo modo, ha fatto conoscere il nome di Lou Ye in tutto il mondo. Suzhou River ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti a livello mondiale ma non abbastanza da convincere un distributore nostrano a doppiarlo in italiano. Figura 190. Il ponte sul Suzhou Creek. Figura 191. Vista dall'alto della città. Figura 192. Lungo il canale. Figura 193. La zona industriale. Gabriele Perlini 133 I Giardini Cinesi dei Letterati Breaking the Willow - 凤冠情事 Regia: Yun FAN Cast: Fong WANG, Jiqing ZHANG, Wenlin ZHAO Nazionalità: Hong Kong Lingua: Cinese Mandarino Genere: Documentario Anno: 2003 Durata: 110 minuti Figura 194. Locandina del film. 134 Alla Mostra del Cinema di Venezia tenutasi dal 27 agosto al 07 settembre 2003 è stato presentato un film cinese nella sezione Nuovi Territori. Breaking the Willow, diretto da Yun Fan, è un rigorosissimo documentario sul teatro Kunqu, genere operistico risalente a 400 anni or sono. La capitale del Kunqu è Suzhou, la città dei giardini, che il regista filma nei suoi aspetti più piovosi e prosaici (traffico, grigiore, rumore). Yun Fan intervista la grande diva ultracinquantenne Zhang Jiqing, interprete di più di quattromila opere Kunqu, nell'intimità della sua dimora, in vesti borghesi. Gabriele Perlini Suzhou CONCLUSIONI Gabriele Perlini 135 I Giardini Cinesi dei Letterati 136 Gabriele Perlini Suzhou LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALE CINESE Il futuro della Cina è un grosso punto di domanda. L’incontrollata crescita economica che ha avuto in questi ultimi vent’anni è arrivata inaspettata anche per i più grandi economisti e urbanisti occidentali; perciò chi può sapere quale sarà il suo futuro? Della crescita non se ne prevede un arresto imminente e il ruolo che la Cina svolgerà nell’economia del mercato globale sarà sempre più di primo livello. La salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale è una delle problematiche che la Cina ha sempre ritenuto di secondo piano rispetto alla crescita economica. Questo scarso interesse per le reliquie della tradizione ha avuto origine dalla politica di Mao Zedong a partire dalla sua Lunga Marcia. Per il Grande Timoniere il passato cinese era una grossa offesa, un'onta da cancellare dalla memoria collettiva del popolo, ricostruendo una nazione secondo i principi dettati dal marxismo e dalla Russia comunista. Per i comunisti cinesi Pechino, come tutte le altre storiche città, erano la quintessenza di tutto ciò contro cui avevano combattuto e che volevano cambiare. “La pianta della città rifletteva la società feudale, in quanto stava a dimostrare il potere centrale, assoluto, dell’imperatore,” dice il professore Ho Renzhi dell’Università di Pechino. “Non c’erano dubbi: dovevamo trasformarla, dovevamo fare di Pechino la capitale della Cina socialista.”39 Anche gli anni successivi alla caduta delle dinastie cinesi, dalla colonizzazione delle potenze occidentali all’avvento del maoismo, sono stati prova di come il popolo cinese abbia dovuto subire continuamente il dominio straniero: era necessaria una purificazione. E questo sarebbe avvenuto grazie a Mao, attraverso il culto della sua persona. Tra le politiche che attuò quella più critica e legata agli argomenti qui trattati è quella della cancellazione del passato cinese, non solo quello recente ma anche quello che ha reso la Cina una civiltà tra le più progredite al mondo. Eliminare il passato per forgiare il futuro. Per raggiungere questi obiettivi adoperò diverse soluzioni: dalla chiusura dei musei alla carcerazione delle persone di cultura (studiosi, professori, scrittori) passando alla distruzione dei monumenti e dei simboli storici. Templi (Mao era contro a qualsiasi tipo di religione che non fosse quella descritta nel suo Libretto Rosso), statue, palazzi storici, edifici dell’aristocrazia, mura e ponti di pregio vennero abbattuti per lasciare spazio a casermoni popolari, privi dei tradizionali sistemi costruttivi, realizzati per il fiero e orgoglioso popolo cinese socialista e operaio. Sorte simile toccò anche ai giardini storici: se a Suzhou un tempo se ne contavano almeno una sessantina, a seguito di queste politiche urbane oggi ne rimangono solo una ventina. Lo scrittore Tiziano Terzani ha vissuto in prima persona la scomparsa di Mao, essendo presente in Cina nel 1976 come giornalista inviato de La Repubblica. Ha scritto una serie di riflessioni sul popolo cinese e le sue incredibili contraddizioni. Una riguarda l’urbanizzazione di Pechino e la memoria storica dei monumenti: “Andare in giro per Pechino alla ricerca non tanto dei monumenti del passato che non ci sono più, ma anche soltanto dei luoghi dove si trovavano, è un’esperienza che rattrista. Le carte della città prima del '49 sono neibu (per uso interno soltanto), in altre parole: segrete. “I comunisti non vogliono che la gente si renda conto di quanto hanno distrutto”, mi dice un amico intellettuale. Quelle che si comprano oggi liberamente nelle cartolerie sono guide per la circolazione, con gli itinerari dei vari autobus e della metropolitana, ma non riportano i nomi di tutti i vicoli né tanto meno fanno riferimento ai monumenti e ai luoghi storici della capitale. Alcuni vecchi pechinesi sono ancora disposti a indicare la sede di un tempio o di un palazzo, ma i giovani, abituati a vedersi la strada sbarrata dai muri, non sanno, né si chiedono più, che cosa ci sia stato là dietro.”40 39. T. Terzani, La morte dei mille tagli. La distruzione di Pechino in La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano 2007, p. 97. 40. Ibid, p. 104. Gabriele Perlini 137 I Giardini Cinesi dei Letterati L’estratto dimostra come il fanatismo maoista abbia in qualche modo sbarrato gli occhi ai giovani, tenendoli lontani dalla plurimillenaria tradizione cinese e negandogli l’interesse della riscoperta del passato. La successione di Deng Xiaoping come leader del partito unico ha posto appena in tempo una serie di freni a questi abusi edilizi perpetrati fino a metà anni ‘70. Basta far notare come Mao avesse l’intenzione di demolire pure la Città Proibita per edificarci una schiera di palazzoni per gli operai. Dai primi anni '80 non solo la distruzione e l'abusivismo edilizio hanno avuto un freno ma, anzi, la storia tornò in primo piano grazie forse alla casuale scoperta (1974) dell’esercito di terracotta del primo imperatore cinese Qin Shi Huang e, a seguito dell’interessamento degli studiosi occidentali, si ebbe una dirompente crescita dell’orgoglio nazionale. L’improvvisa riscoperta del passato ha portato anche alla ricostruzione di templi, pagode ed edifici di pregio, nel loro sito d’origine, partendo spesso da zero e usando come basi le documentazioni fotografiche e iconografiche ancora a disposizione. D’altra parte molti beni occupati o danneggiati durante l’occupazione straniera e l’epoca maoista verranno in seguito restaurati o convertiti in altre destinazioni d’uso quali musei e biblioteche cittadine. “Nel 1958 il governo ordinò un censimento di tutti i monumenti di Pechino che avessero un qualche valore storico, religioso, culturale o artistico: ne venne fatta una lista di ottomila. Fu deciso di conservarne settantotto. Gli altri potevano sparire. Durante la Rivoluzione Culturale anche quei settantotto furono attaccati e in parte distrutti. Nel 1982 fu fatta una nuova inchiesta per vedere che cosa poteva essere ancora salvato e che cosa valeva la pena di ricostruire. Ai vecchi settantotto monumenti ne vennero aggiunti altri settanta.”41 I pochi monumenti oggi rimasti sono tutelati e protetti dal governo cinese, grazie anche alla pubblicazione di una serie di liste, in costante aggiornamento, che censiscono i beni di interesse nazionale da preservare. Anche con l’entrata della Cina nell’UNESCO, nel 1987, è iniziata questa caccia all’eredità del popolo cinese attraverso l’assegnazione dei riconoscimento a Sito del Patrimonio dell'Umanità e della più recente lista dei Patrimoni Orali e Immateriali di importanza storica. La Cina è oltretutto al secondo posto (dopo l’Italia) fra le nazioni con il maggior numero di beni storici tutelati UNESCO. Queste ultime riflessioni farebbero pensare ad un futuro roseo per il patrimonio culturale cinese ma sarà possibile? Le nuove politiche di salvaguardia dell’ambiente farebbero presagire di si. La Cina negli ultimi decenni è diventata la nazione più inquinata del mondo con il conseguente alto tasso di mortalità fra i bambini e gli anziani nelle Tabella 2. Il turismo a Suzhou. grandi città e l’inquinamento della falda acquifera, delle terre coltivabili e dei fiumi. Pare che da pochi anni il Paese si stia convertendo alla green economy, spinto forse dalle pressioni delle altre potenze economiche mondiali o da una nuova autocoscienza ambientale. Sta di fatto che nel recente programma cinese è prevista la diminuzione delle emissioni di CO2 e la salvaguardia dell’ambiente, del patrimonio 41. Ibid, p. 100. 138 Gabriele Perlini Suzhou naturale e del costruito. Bisogna comunque tenere conto di altri fattori. L’entrata di siti nell’UNESCO non porta solo vantaggi economici e prestigio internazionale; da esso nascono anche una serie di problematiche di non poco conto. Una mobilità internazionale più efficiente, economica e alla portata di tutti hanno permesso a milioni di persone di entrare nella terra del dragone per ammirarne le bellezze. Questa massa di turisti sono però da considerare anche come un problema sia per la stabilità ambientale che economica dei siti tutelati. L’eccessiva presenza ha portato i cinesi ad adeguarsi e adattarsi a seconda delle convenienze economiche. Dopo la nomina dei giardini storici di Suzhou a siti tutelati UNESCO questi sono stati parzialmente riconvertiti per risultare luoghi ospitali e adattarsi alle esigenze dei turisti, a volte trasformando delle sale o dei padiglioni originariamente adibiti a delle funzioni specifiche in luoghi di ristoro per il pubblico, biglietterie, bar ecc. I giardini fanno ora parte di quella macchina politico-commerciale che permette allo Stato cinese (come qualsiasi altro basato su un modello capitalista) di guadagnare sfruttando le bellezze e i beni di pregio. Il problema non pare così grave come si potrebbe pensare: questo da la possibilità ai visitatori di poter entrare in luoghi che magari sarebbero potuti rimanere privati e quindi difficilmente accessibili. E, soprattutto, questa politica garantisce ai giardini una costante manutenzione statale. Il problema principale è connesso agli abitanti di Suzhou. Molti hanno pensato di guadagnarci con la presenza dei turisti: chi aprendo un negozio di souvenir chi invece ristoranti, librerie o negozi di prodotti tipici nei pressi dei giardini UNESCO in modo da attirare il ricco straniero e far scoprire la tradizione cinese più commerciale nelle sue mille varianti. Ciò portando a volte gli abitanti a convertire la propria attività a favore del turismo di massa e dell’economia, abbandonando quei lavori e quei mestieri antichi che caratterizzano i popoli di tutte le nazioni del mondo. Artigiani, sarti e ceramisti hanno convertito la propria attività di produzione di beni di pregio verso prodotti di consumo, economici e meno raffinati, tipici delle società occidentali. Ogni cambiamento ha sempre i suoi risvolti positivi e negativi. Se da un lato vediamo la riscoperta dei principi tradizionali cinesi di progettazione prendere nuovamente piede nelle costruzioni contemporanee (dopo la parentesi maoista) dall’altro, con la nomina dei giardini di Suzhou a siti UNESCO la criticità più alta è diventata la perdita delle tradizioni degli antichi mestieri della città. Cosa ne avrebbe pensato Mao? Pare che, anche dopo più di trent'anni dalla scomparsa, la sua cappa d’influenza non sia sparita del tutto e, anzi, dal mausoleo in piazza Tien An Men potrebbe compiacersi di questo, seppur parziale, allontanamento dal passato e balzo verso il futuro. Gabriele Perlini 139 I Giardini Cinesi dei Letterati 140 Gabriele Perlini Suzhou APPARATI Gabriele Perlini 141 I Giardini Cinesi dei Letterati 142 Gabriele Perlini Suzhou SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA DELLA CINA CONTEMPORANEA Figura 196. Divisione amministrativa della Cina. Gabriele Perlini 143 I Giardini Cinesi dei Letterati 144 Gabriele Perlini Suzhou QUADRO CRONOLOGICO DELLA CINA Xia circa XXI – XVI sec. a.C. Shang 1600 – 1046 a.C. Nel caso delle dinastie Xia e Shang sono state ipotizzate anche diverse datazioni. Zhou Zhou occidentali 1046 – 770 a.C. Zhou orientali 770 – 249 a.C. Periodo delle Primavere e degli Autunni 770 – 454 a.C. Periodo degli Stati Combattenti 453 – 221 a.C. Qin 221 – 206 a.C. Han Han occidentali 206 a.C. – 25 d.C. Han orientali 25 – 220 Periodo dei Tre Regni Wei 220 – 265 Shu Han 221 – 263 Wu 222 – 280 Jin Jin occidentali 265 – 317 Jin orientali 317 – 420 Dinastie del Nord e del Sud Nord 386 – 581 Sud 420 – 589 Sui 589 – 618 Tang 618 – 907 Cinque Dinastie e Dieci Regni Cinque Dinastie 907 – 960 Dieci Regni 902 – 979 Song Song del Nord 960 – 1127 Song del Sud 1127 – 1279 Liao 907 – 1125 Jin 1115 – 1234 Yuan 1279 – 1368 Ming 1368 – 1644 Qing 1644 – 1911 Gabriele Perlini 145 I Giardini Cinesi dei Letterati 146 Gabriele Perlini Suzhou IL PERCORSO DEL GRAN CANALE Figura 197. Il tragitto del Gran Canale. Gabriele Perlini 147 I Giardini Cinesi dei Letterati 148 Gabriele Perlini Suzhou TIMELINE DELLA CITTA’ DI SUZHOU Gabriele Perlini 149 I Giardini Cinesi dei Letterati 150 Gabriele Perlini Suzhou DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA STORICA Figura 198. La città di Suzhou vista dalla Pagoda del Tempio del Nord. (1936) Figura 199. Il centro di Suzhou. (1944) Figura 200. I canali di Suzhou. (1930) Gabriele Perlini 151 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 201. La porta d’acqua Pan Men a sud di Suzhou. (1936) Figura 202. La porta Jin Men. (1944) Figura 203. La porta Jin Men. (1984) 152 Gabriele Perlini Suzhou Figura 204. Il Suzhou Creek a Shanghai. (1910) Figura 205. Il canale Shantang. (1925) Figura 206. Un canale di Suzhou. (1940) Gabriele Perlini 153 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 207. Il Doppio Corridoio del Padiglione dell'Onda Verde. (1946) Figura 208. Il Padiglione dell'Onda Verde visto dalla sponda del canale. (1908) Figura 209. Il Padiglione dell'Onda Verde visto dal ponte dell’ingresso. (1933) 154 Gabriele Perlini Suzhou Figura 210. Le rocce maestose del Boschetto dei Leoni. (1936) Figura 211. Il Boschetto dei Leoni. Sullo sfondo la camera Woyun. (1920) Figura 212. Vista del laghetto centrale del Giardino dell’Umile Amministratore. (1920) Gabriele Perlini 155 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 213. Roccia del Giardino dell'Ovest. (1936) Figura 214. Le rocce maestose del Giardino dell’Indugiare. (1936) Figura 215. Rocce del Giardino del Maestro delle Reti. (1935) 156 Gabriele Perlini Suzhou Figura 216. Ponte del Giardino del Maestro delle Reti. (1935) Figura 217. Corrido del Giardino del Maestro delle Reti. (1935) Gabriele Perlini 157 I Giardini Cinesi dei Letterati 158 Gabriele Perlini Suzhou MAPPE DI SUZHOU Figura 218. Mappa della città nel 1229, scolpita in una pietra. Gabriele Perlini 159 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 219. Mappa della città. (1487) 160 Gabriele Perlini Suzhou Figura 220. Distribuzione spaziale della città: canali e strade. Gabriele Perlini 161 I Giardini Cinesi dei Letterati Figura 221. La città oggi: i luoghi di interesse. 162 Gabriele Perlini Suzhou GLOSSARIO Beijing. Pechino; Bo. Luogo sacro dell’antica cultura Banpo che veniva scelto per edificarci sopra; Cambaluc. Khanbalik, la città del Gran Kan, l'odierna Pechino; dal 1267 capitale dell'impero; ricostruita dopo la conquista mongola, prende il nome di Taidu, “grande capitale”; Catai. La Cina del Nord; Chang’an. Capitale degli Han anteriori; costruita secondo un piano a scacchiera su un’area di ottanta chilometri quadrati, in epoca Tang era la città più grande del mondo; Chang Jiang. Il Fiume Azzurro; Cheng. Suffisso che indica il nome di una città; Chengzhou. Antico nome della città Luoyang; prima città cinese ad essere progettata in base a teorie urbane ideali; durante la dinastia Han era la terza città del mondo per area urbana dopo Chang’an e Roma, ma probabilmente era la prima per densità di popolazione (vivevano più di mezzo milione di abitanti); nel 494 d.C. divenne capitale; Confucio. Fondatore della scuola di pensiero omonima; Hangzhou. Capitale della provincia dello Jiangsu; Helu (Re). Fondatore dello stato di Wu e della capitale Suzhou; Huang He. Il Fiume Giallo; Hu Cheng He. Il fossato della città di Suzhou; Jiangnam. Il ‘fiume a sud dello Yangtze’. E’ il tratto del Gran Canale che collega lo Yangtze ad Hangzhou, l’unico oggi navigabile; Jiangnan. Area della Cina a sud dello Yangtze, popolata fin dall’antichità dal popolo Wu; Jiangsu. Provincia cinese con capitale Hangzhou; Jie Jing. I “paesaggi presi in prestito” (borrowed scenery) o visuali inaspettate; Kublai, o “Gran Signore”. Quinto Gran Kan dei Mongoli; Kunqu. Tipo di Opera cinese, nata e diffusa a Suzhou; Lago Tai. Altro nome del lago Taihu. Letteralmente ‘grande lago’; Luoshu. Simbolo magico della numerologia cinese: un quadrato suddiviso in altri nove quadrati più piccoli; Mangi. La Cina del Sud, l'antico impero dei Sung, durato dal 906 al 1276; Cin: sinonimo di Mangi; Mencio. Discepolo di Confucio; Nanjing. Nanchino, un tempo conosciuta come Jiankang; Penjing. Paesaggi in vaso (in Giappone bonsai); la riduzione delle dimensioni va ricondotto alla fine del periodo delle Sei Dinastie; Shanshui. Tipo di poesia diffusa a partire del 310 il cui nome significa letteralmente dei monti e delle acque, cioè del paesaggio; Shantang. Canale che collega la città di Suzhou alla Collina della Tigre (Tiger Hill); Suzhou. Chiamata anche Gusu, Wu, Sugiu, Su-chou, Suchow, Soochow, Wuxian, Wukai; significa letteralmente ‘ricca di acque’; Taoismo. Corpus di insegnamenti delineatosi storicamente in un duplice aspetto, speculativo e operativo, e tramandatosi attraverso la trasmissione da maestro a discepolo. La composizione della prima opera fondamentale del taoismo è attribuita a Laozi; Wu (stato di). Stato formato durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni che aveva come capitale Gusu, l’attuale Suzhou; Yangtze. Il Fiume Azzurro; Gabriele Perlini 163 I Giardini Cinesi dei Letterati Yuan. Il giardino; Zhou. Suffisso per indicare una prefettura autonoma. 164 Gabriele Perlini Suzhou BIBLIOGRAFIA - AAVV, La sindrome cinese, Feltrinelli/Real Cinema, Milano 2007. 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