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La comunità ebraica di Francoforte

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La comunità ebraica di Francoforte
La comunità ebraica di
Francoforte
Pietro Fogale
A Francoforte la presenza ebraica è documentata
sin dalla metà del XII secolo. Originariamente
vivevano nel centro della città, e “solo” nel 1462
il consiglio cittadino li costrinse a trasferirsi all’esterno della prima cinta muraria, dove si trovava anche il loro cimitero. Gli ebrei dovettero
quindi abbandonare le loro case e cedere anche la
sinagoga che si trovava a pochi metri dal duomo.
Nel XV secolo anche in Germania si rafforzarono le misure di regolamentazione ed esclusione
delle comunità ebraiche rispetto al resto della
città. Il consiglio cittadino, su esortazione del
legato pontifcio Nicolò Cusano, obbligò gli ebrei
a portare sulle vesti un cerchio giallo come segno di riconoscimento, norma che, che pur non
venendo sempre fatta rigorosamente rispettare,
venne abolita solo nel 1728.
Il consiglio cittadino di Francoforte, in modo
non dissimile dagli altri, emanò delle norme che
dovevano impedire il contatto tra ebrei e cristiani, e fare in modo che questi lasciassero il loro
ghetto il meno possibile. Le tre porte del ghetto
venivano chiuse la notte e nei giorni delle festività cristiane.
1
18 storiae
Mentre in molte altre
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città tedesche si decise l’espulsione degli
ebrei a Francoforte ci
si “accontentò” della
loro ghettizzazione.
La città divenne così
meta di immigrazione da parte degli
ebrei della zona del
Reno e della Germania meridionale da
dove venivano invece
espulsi. Le tasse che
questi dovevano pagare per stabilirsi in
città, nella Judengasse, rappresentavano
un importante fonte
di finanziamento per
il consiglio cittadino
sempre fortemente
indebitato.
Fino al 1613 gli ebrei
della città godettero
di un diritto di residenza “Aufenthaltsrecht” che andava rinnovato
ogni tre anni, questo diritto, veniva chiamato
“Stättigkeit” e comprendeva le norme emanate
dal consiglio cittadino per regolamentare la vita e
le attività degli ebrei della Judengasse. La prima
versione delle Stättigkeit, del 1424, era composta
da 14 punti.
Nel 1613 il ghetto venne assalito da una turba
di cittadini che, dopo aver saccheggiato la Judengasse, costrinse gli ebrei a lasciare la città
Gli eventi provocarono la reazione imperiale, i
capi della rivolta vennero arrestati e poco dopo
impiccati, gli ebrei furono riaccompagnati nella
Judengasse sotto la protezione dell’imperatore,
che trasformò il diritto triennale di residenza in
un diritto permanente, diritto che venne fissato
nelle Stättigkeit del 1616 che rimase in vigore
per i successivi due secoli. Oltre al diritto di residenza assicurava gli ebrei contro le espulsioni
e le persecuzioni. D’altro canto ribadiva però la
loro esclusione dal resto della cittadinanza obbligandoli a vivere all’interno della Judengasse
e a portare il segno di riconoscimento sui vestiti,
limitava il numero dei matrimoni annuali e le loro
possibilità professionali.
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Espulsioni tra il 1390 e il 1600
● Espulsioni
▲ Espulsioni con omicidi
La Judengasse
La Judengasse occupava un area di circa 330
metri di lunghezza e di circa 45 metri di larghezza, costituiva un quartiere chiuso, dove le 110 le
persone che lo abitavano inizialmente arrivarono
a essere 3000 nel XVIII secolo. Ai lati della strada centrale vennero edificate le case che da 75
divennero oltre 200. Una densità abitativa così
alta provocò anche diversi incendi che ebbero un
esito altamente distruttivo, nel 1711 un incendio
distrusse il quartiere che dovette essere quasi
completamente ricostruito. Nel 1712, nel 1774
e in particolare nel 1796, durante l’occupazione
delle truppe francesi, altri incendi lo distrussero
parzialmente. Gli abitanti della Judengasse che
avevano perduto la casa vennero distribuiti in altre parti della città Per la prima volta si cominciò
a mettere in discussione la posizione giuridica
degli ebrei rispetto agli altri abitanti della città.
La Judengasse venne ricostruita ma gli ebrei
non furono costretti a rientrarvi. Le cannonate
1. Konrad Faber. Francoforte 1552-1554.
2. Mercante ebraico con il cerchio sulla veste.
3. Carta delle espulsioni degli ebrei dalle città tedesche tra il
1390 e il 1600.
4. La presenza ebraica a Francoforte attorno a1 1500.
francesi decretarono di fatto la fine
del ghetto. Durante il periodo napoleonico gli ebrei divennero per
la prima volta cittadini con pieni
diritti, anche se per questo dovettero versare nelle casse comunali la
non indifferente somma di 440.000
Gulden. La fine dell’impero napoleonico portò all’insediamento
di un nuovo consiglio cittadino
che come prima misura revocò
i diritti dei cittadini di religione
ebraica, licenziando anche quanti
erano stati assunti come funzionari
nell’amministrazione comunale.
Dopo varie discussioni il consiglio
cittadino e il consiglio della comunità trovarono un compromesso,
agli ebrei venne garantito lo status
di “cittadini di religione ebraica”
con pari diritti dei cittadini di religione cristiana per quanto riguardava il diritto privato, mentre non
godevano dei pieni diritti politici,
e dovettero continuare a subire
alcune vessazioni: alla comunità
erano ad esempio consentiti solo
15 matrimoni all’anno.
La fine del Ghetto dette loro la possibilità di stabilirsi in altri quartieri
della città e, a quanti erano economicamente in
grado, di costruire case e palazzi. Anche le vecchie e fatiscenti case della Judengasse cominciarono ad essere demolite per lasciar posto a edifici
più grandi e moderni, uno dei primi fu la nuova
sinagoga inaugurata nel 1860.
Anche se completamente rinnovata la zona della
Judengasse rimase un polo importante della vita
sociale ed economica della comunità ebraica, uno
Francoforte attorno al 1500
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Antico quartiere ebraico
Judengasse
cimitero ebraico
storiae
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La comunità durante il nazismo
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La repubblica di Weimar, nata dopo la prima
guerra mondiale fu il primo periodo della storia
tedesca in cui gli ebrei non furono più discriminati: per la prima volta non furono costretti ad
appartenere ad una comunità per poter vivere in
Germania, non furono sottoposti a legislazioni o
regolamenti particolari, non furono nemmeno obbligati a dichiarare la loro appartenenza religiosa
e poterono raggiungere tutti i gradi dell’amministrazione civile e politica. La repubblica di Weimar stabilì la separazione fra Stato e Chiesa e la
comunità ebraica venne posta sullo stesso piano
di quella cattolica e di quella evangelica.
Dopo il 1933, con i nazisti al potere in Germania,
iniziò la progressiva discriminazione ed esclusione degli ebrei dalla vita pubblica, fino ad arrivare
allo sterminio: la Shoah.
Ad aprile vennero boicottati i negozi e le attività
degli ebrei, che vennero anche esclusi dagli uffici
pubblici. Anche le strade di Francoforte vennero
rinominate, la Börnerplatz diventò Domenikanerplatz, perché, si legge in un documento inviato
al sindaco della città: “Börne ist Jude und hat
sich in Wort und Schriften gegen das Deutschtum
vergangen” (Börne è ebreo e si è espresso a parole e con scritti contro la comunità di popolo
tedesca).
L’università di Francoforte, epurata dai professori
di religione ebraica perse un terzo dei suoi docenti, anche l’Istituto di sociologia di Francoforte
venne chiuso per “tendenze antinazionali”, for7
dei centri più vitali divenne la sinagoga ortodossa
inaugurata nel 1882 nella Börnerplatz.
La fine del Ghetto non significò però la fine dell’antisemitismo. La crisi economica di fine ‘800,
le lotte sociali, il liberalismo suscitarono forti
tensioni e proteste che agitatori e propagandisti
sfruttarono per rivolgerle contro gli ebrei. La
“soluzione del problema” ebraico venne vista
come la soluzione di tutti i problemi economici
e sociali. Si sviluppò in questo periodo anche un
antisemitismo-razzista, che vedeva la Germania
abitata da due “razze”, quella “tedesca” e quella
“semita” in lotta tra di loro. Questi movimenti,
che assunsero presto le dimensioni di un movimento di massa, non ebbero, almeno inizialmente, molta visibilità a Francoforte. Rimane però
tristemente famoso il caso dell’Hotel Kölner Hof
situato di fronte alla stazione, il cui proprietario
fece stampare cartoline antisemite e affiggere
manifesti per impedire l’accesso agli ebrei.
Il nazismo hitleriano non nacque dal nulla ma
portò invece alle estreme conseguenze idee e
pensieri che agitavano parte della società tedesca
da decenni.
20 storiae
tunatamente molti dei collaboratori di religione ebraica quali:
Adorno, Horkeimer, Pollock,
Löwenthal e altri si erano già
messi in salvo mentre furono
sequestrati i 60.000 volumi della
biblioteca.
Molte altre persone di religione
ebraica fuggirono da Francoforte. Ludwig Landmann, che
era stato sindaco della città fino
alle elezioni del 1933, si rifugiò
in Olanda, dove avevano già
trovato riparo altri ebrei tedeschi tra cui la famiglia di Anne
Frank, anch’essa proveniente da
Francoforte.
Le leggi di “Norimberga” del
1939 aggravarono la situazione, gli ebrei vennero degradati
a cittadini di seconda classe, la
comunità fu costretta a vendere
le sue proprietà al comune. In
questo clima fortemente discriminatorio avvenne anche un pogrom: il 9 e 10
novembre viene data alle fiamme la Sinagoga
sulla Börnerplatz, che venne poi, a spese della
comunità, velocemente liberata dalle macerie per
“mettere lo spazio a disposizione della circolazione stradale”. Secondo il censimento realizzato
quell’anno a Francoforte vivevano ancora circa
15.000 ebrei.
Dal settembre del 1941 gli ebrei di Francoforte,
come nel resto della Germania, furono obbligati a
portare la stella gialla sul vestito, alcune settimane dopo cominciarono le deportazioni, nell’aprile
del 1942 la comunità ebraica era stata dimezzata,
un anno dopo, nel luglio del ‘43 solo 495 persone
di religione ebraica sopravvivevano in città. A
Francoforte un ufficio della Gestapo (Beauftragten der Geheimen Staatspolizei bei der Jüdischen Wohlfartspflege) e il suo responsabile Ernst
Holland, scrivevano rapporti quadrimestrali, che
si sono conservati e descrivono minuziosamente
la fine della comunità ebraica e con precisione
statistica la deportazione dei suoi membri.
Oltre 11.000 furono gli ebrei di Francoforte che
morirono nei campi di sterminio nazista, 700
invece si tolsero la vita negli anni successivi al
1939 come ultimo, estremo, gesto di “resistenza”
contro le deportazioni.
(Le informazioni sono tratte dai volumi e dalle
pagine internet riportate in bibliografia)
5. Sviluppo della Judengasse.
6. 1880: case nel ghetto poco prima di essere abbattute. A sinistra la nuova sinagoga.
7. Cartolina antisemita del Kölner Hof., Francoforte 1900 circa.
8. La sinagoga sulla Börnerplatz devastata dall’incendio del 10
novembre 1938.
9. Il cimitero ebraico devastato dai nazisti nel 1933.
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Per saperne di più
HEUBERGER H., KROHN H., Hinaus aus dem Ghetto..., Juden in
Frankfurt am Main 1800-1950, Frankfurt 1988.
JÜDISCHEN MUSEUM (a cura di), Museum Judengasse. Katalog
zur Dauerausstellung, Frankfurt 1992.
Sito del Museo Ebraico e del centro di documentazione
“Judengasse” di Francoforte:
www.juedischesmuseum.de/informationen/index.html
Molto interessante è la banca dati “Judengasse” dove, oltre alle
notizie storiche sulla costruzione, sono raccolti i dati delle singole
case, degli abitanti, delle professioni legate al ghetto nei vari
secoli della sua esistenza: www.judengasse.de/index.htm
storiae
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L’antico cimitero ebraico
e il “monumento”
ai deportati.
Nel 1996 venne inaugurato un monumento commemorativo per ricordare i cittadini di Francoforte di religione ebraica perseguitati e uccisi
durante il periodo del regime nazista. Al muro
di cinta esterno dell’antico cimitero sono stati
fissati 11.134 blocchetti di acciaio che riportano
i loro nomi, la data di nascita, la data e il luogo
della morte.
Nel vicino centro di documentazione “Judengasse” è anche disponibile una banca dati che raccoglie le biografie di queste persone: vi si trovano
notizie delle famiglie, la situazione lavorativa, i
percorsi della persecuzione e per alcuni anche una
foto. La banca dati è in continuo aggiornamento
e contiene ad oggi 1500 nomi più di quelli che
sono riportati sul muro.
Foto di Pietro Fogale.
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