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PROGETTO - Unifarm Intesa

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PROGETTO - Unifarm Intesa
PROGETTO
DISINFETTANTI
SOMMARIO
Disinfettanti e Antisettici
Definizioni
Classificazione di Antisettici e Disinfettanti
Sistemi di sterilizzazione e disinfezione
Resistenza dei microrganismi ai processi di eliminazione
Principali classi di Antisettici e Disinfettanti
• Alcoli
• Biguanidi
• Derivati del Cloro
• Iodio e Iodoformi
• Composti ammonici quaternari
• Fenoli
• Derivati mercuriali
• Agenti ossidanti
• Altri e associazioni
Consigli per l’utilizzo di Antisettici e Disinfettanti
• Raccomandazioni generali
• Trattamento delle ferite e delle abrasioni
• Indicazioni d’uso degli antisettici
• Trattamento delle lesioni da decubito
• Disinfezione
• Trattamento delle ustioni di modesta entità
Criteri di scelta e parametri per la creazione del giudizio Intesa
Bibliografia
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21-22
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DISINFETTANTI E ANTISETTICI
INTRODUZIONE
Lo scopo delle procedure di disinfezione è quello di evitare la trasmissione e proliferazione
dei microrganismi.
I diversi agenti chimici con attività antisettica o disinfettante possiedono uno specifico
spettro di azione, perciò, in condizioni adeguate il livello di disinfezione ottenuto sarà
diverso a seconda dei microrganismi sui quali è attivo il prodotto usato.
Le seguenti definizioni, permetteranno di distinguere fra antisettico e disinfettante,
termini che spesso vengono inadeguatamente scambiati, e di stabilire con maggior
chiarezza i diversi livelli di attività per ognuno di questi agenti.
DEFINIZIONI
BATTERICIDA: Agente che distrugge i batteri patogeni e non necessariamente le spore
BATERIOSTATICO: Agente che previene la crescita dei batteri.
DISINFETTANTE: sostanza chimica che distrugge i microrganismi e che si applica su
materiale inerte senza alterarlo in modo apprezzabile.
ANTISETTICO: sostanza chimica che si applica per via topica sui tessuti vivi (pelle intatta,
mucose e/o ferite ) e che distrugge o inibisce i microrganismi senza alterare sensibilmente
i tessuti su cui viene applicata.
DISINFEZIONE DI BASSO LIVELLO: uso di una procedura chimica con la quale si
possono distruggere la maggioranza di forme vegetative batteriche, alcuni virus e funghi,
ma che non può distruggere né Mycobacterium tuberculosis né le spore batteriche.
DISINFEZIONE DI LIVELLO INTERMEDIO: uso di una procedura chimica attraverso la
quale si possono inattivare tutte le forme batteriche vegetative, il complesso
Mycobacterium tuberculosis e la maggioranza di virus e funghi ma che non
necessariamente assicura la distruzione di spore batteriche.
DISINFEZIONE DI ALTO LIVELLO: uso di una procedura chimica con la quale si
distruggono tutti i microrganismi tranne alcune spore batteriche.
STERILIZZAZIONE: procedura fisico-chimica destinata alla distruzione di tutta la flora
microbica incluse le spore batteriche che sono altamente resistenti.
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CLASSIFICAZIONE DI ANTISETTICI E DISINFETTANTI
La classificazione di antisettici e disinfettanti può essere fatta in funzione di vari criteri
come lo spettro di attività o la struttura chimica.
Per struttura chimica si possono dividere in:
ALCOOL
Alcool Etilico
Alcool Isopropilico
ALDEIDI
Formaldeide 37-40%
Glutaraldeide
Paraformaldeide
Associazioni di Aldeidi
Associazioni con Aldeidi
BIGUANIDI
Clorexidina
DERIVATI del CLORO
Cloramina T
Dicloroisocianurato
Ipoclorito di Sodio
DERIVATI dello IODIO
a. Iodofori
Povidone Iodio
b. Iodio:
Tintura di Iodio
Alcool Iodato
Soluzione di Lugol
COLORANTI
Violetto di Genziana
FENOLI E DERIVATI
Fenolo
Derivati fenolici
DETERSIVI CATIONICI
Composti di Azoto Quaternario:
Cloruro di Benzalconio
Cetrimide
Cloruro di Cetilpiridinio
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OSSIDANTI
Acido Peracetico
Perossido d’Idrogeno
Permanganato di Potassio
METALLI PESANTI
Derivati dell’Argento
Nitrato d’Argento
Sulfadiazina Argentica
Derivati mercuriali
Tiomersal
Mercurocromo
Per spettro di attività si dividono
In condizioni d’uso come
SPORICIDI
DISINFETTANTI
Virus con
capside
Gram +
Gram -
Funghi
Virus
senza
Micobatteri
Spore
capside
Alcool Etilico
buona
buona
buona
variabile
variabile
variabile
insufficiente
Alcool Isopropilico
buona
buona
buona
variabile
insufficiente
variabile
insufficiente
Clorexidina
soluzione alcolica
buona
buona
buona
variabile
variabile
variabile
insufficiente
Clorexidina
soluzione acquosa
buona
buona
insufficiente
variabile
Derivati del Cloro
buona
buona
buona
buona
buona
variabile
buona
Dicloroisocianurato
buona
buona
buona
buona
buona
variabile
insufficiente
Iodopovidone
buona
buona
buona
buona
buona
variabile
variabile
Composti ammonici
quaternari
buona
buona
Fenoli
buona
buona
buona
buona
insufficiente
buona
variabile
variabile
buona
buona
buona
buona
Derivati mercuriali
Ossidanti
insufficiente insufficiente
insufficiente insufficiente insufficiente insufficiente
variabile
variabile
insufficiente insufficiente
buona
buona
insufficiente
insufficiente
insufficiente
insufficiente
buona
4
SISTEMI DI STERILIZZAZIONE E DISINFEZIONE
N.B. La disinfezione è una pratica rivolta alla distruzione o inattivazione dei microrganismi
patogeni (con la sola eccezione delle spore) nell’ambiente o su specifici substrati.
Il tempo indicato è quello minimo.
Disinfezione di basso livello (esposizioni uguale o inferiore a 10 minuti).
Ipoclorito di Sodio 100 ppm (parte per milione oppure 0,01% di Cloro attivo in 100 ml)
Ammonio Quaternario
Disinfezione di livello intermedio (esposizioni uguale o inferiore a 10 minuti).
Alcool 70°
Fenolo
Iodofori
Associazione di Aldeidi
Ipoclorito di Sodio da 500 a 1000 ppm (parte per milione oppure 0,05%-0,1% di Cloro
attivo in 100 ml)
Disinfezione di alto livello (esposizioni tra 20 e 30 minuti).
• Per immersione:
Glutaraldeide 2%
Glutaraldeide fenolato 1:8
Perossido d’Idrogeno 6%
Ipoclorito di Sodico 1000-5000 ppm (parte per milione oppure 0,1%-0,5% di Cloro attivo in
100 ml)
• Per calore:
Pasteurizzazione (75° C, 30 minuti)
Sterilizzazione (in camere)
• A calore secco
• Autoclave:
Vapore a pressione
Ossido di Etilene
Formolo
Perossido di Idrogeno
Acido Peracetico
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RESISTENZA DEI MICROORGANISMI AI PROCESSI DI ELIMINAZIONE
PRIONI
Agente della malattia di Creutzfeld-Jacob (MCJ)
Disinfezione e sterilizzazione in condizioni speciali*
SPORE BATTERICHE
Bacillus subtilis
Clostridium sporogens
Sterilizzazione o disinfezione di livello alto
MICOBATTERI
Mycobacterium spp
Disinfezione di livello intermedio
VIRUS SENZA CAPSIDE
Poliovirus
Rinovirus
FUNGHI
Candida spp
Cryptococcus spp
Disinfezione di livello basso
FORME BATTERICHE VEGETATIVE
Pseudomonas spp
Salmonella spp
Staphylococcus spp
VIRUS CON IL CAPSIDE
Virus dell'herpes simplex
Citomegalovirus
Virus dell'epatite B
Virus dell'immunodeficienza umana
L'agente della malattia di Creutzfeldt-Jacob e altri agenti responsabili di malattie
neurodegenerative possono essere inattiviati attraverso:
1. Autoclavaggio per un'ora a una temperatura non inferiore a 132°C e a una pressione di
103 Kpa
2. Esposizione all'Idrossido di Sodio 1 N per un'ora a temperatura ambiente. L'Ipoclorito è
meno efficace.
Questi agenti sono straordinariamente resistenti all'inattivazione tramite processi fisici e
chimici, inclusi la Formaldeide, i ß-Propiolattoni, l'Acido Etilendiamminotetracetico (EDTA),
le proteasi, le nucleasi, il calore, la radiazione UV e le radiazioni γ. Si mantengono stabili
per molti anni a -70°C o dopo la liofilizzazione.
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PRINCIPALI CLASSI DI ANTISETTICI E DISINFETTANTI
ALCOLI
-
Alcool Etilico
-
Alcool Isopropilico
Meccanismo, potenza e spettro d’azione
Il meccanismo d’azione si basa sulla denaturazione e coagulazione delle proteine.
In questo modo gli alcoli esplicano una buona e rapida azione battericida, che è però di
potenza intermedia, poiché non hanno alcuna attività sulle spore e, inoltre, l’Alcool
Isopropilico è inefficace verso i virus senza capside.
Concentrazioni e tempi d’impiego
L’Alcool Etilico svolge la sua attività alla concentrazione del 70% p/p mentre per
l’Alcool Isopropilico sono richieste concentrazioni variabili dal 50 al 70% p/p; il tempo
minimo di contatto deve essere di 2 minuti.
Interazioni
L’alcool viene inattivato dalla presenza di sostanze organiche.
Indicazioni
Possono essere impiegati come antisettici cutanei prima di un’iniezione, di un prelievo
di sangue o per la medicazione del cordone ombelicale.
Rappresentano una alternativa accettabile per l’antisepsi delle mani in mancanza di
sapone.
BIGUANIDI
-
Clorexidina
Meccanismo, potenza e spettro d’azione
Il meccanismo d’azione che sta alla base dell’azione batteriostatica è l’inattivazione dei
sistemi enzimatici e un danno alla membrana plasmatica; per l’azione battericida sono
invece coinvolti fenomeni coagulativi del protoplasma.
La Clorexidina in soluzione alcolica è un battericida di potenza intermedia, mentre la
soluzione acquosa è da considerarsi un antimicrobico di basso livello.
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Concentrazioni d’impiego e indicazioni
Le soluzioni di Clorexidina esplicano la loro massima attività a pH variabile da 5 a 7 e
sono inattivate in presenza di anioni organici e inorganici e di oggetti in gomma.
La soluzione acquosa di Clorexidina associata a un tensioattivo è idonea per la
detersione e l’antisepsi della cute e delle mucose (ostetricia, ginecologia, urologia).
La soluzione schiumogena di Clorexidina al 4% è indicata nel lavaggio antisettico
delle mani e nel lavaggio del paziente nel preoperatorio.
Le soluzioni acquose allo 0,05% sono utili nell’antisepsi di ferite, ustioni e per
irrigazioni oculari mentre quelle allo 0,02% sono indicate per irrigazioni pleuriche,
peritoneali e vescicali; le soluzioni acquose si contaminano facilmente quindi è
fondamentale allestirle con acqua sterile e consumarle entro un tempo ragionevole
(non più di una settimana).
La soluzione alcolica allo 0,5% è indicata nell’antisepsi della cute nel preoperatorio,
prima di prelievi, di fleboclisi, di inserimento di cateteri o altre manovre invasive.
In odontoiatria, il collutorio allo 0,2% di Clorexidina rappresenta il prodotto di prima
scelta nella prevenzione della placca (in questo caso è necessario un tempo minimo di
contatto di 2 minuti).
Tossicità
I preparati a base di Clorexidina non devono entrare in contatto con le meningi, con il
tessuto cerebrale e con l’orecchio medio (per il rischio di ototossicità).
Casi di sensibilizzazione cutanea si sono verificati molto raramente.
DERIVATI DEL CLORO
-
Cloramina T
-
Dicloroisocianurato
-
Sodio Ipoclorito
Il Cloro elementare ha un potere battericida elevato, ma la sua tossicità ne impedisce
l’utilizzo come tale; viene invece veicolato, in forma di Acido Ipocloroso, in soluzioni la
cui attività microbicida è in rapporto al titolo in “Cloro Attivo”, definito come la quantità
di Cloro molecolare che si può ottenere da una data quantità di Acido Ipocloroso.
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Meccanismo, potenza e spettro d’azione
Il meccanismo d’azione è da riferire all’azione ossidante del Cloro a livello dei gruppi
sulfidrilici di enzimi coinvolti nel metabolismo cellulare e alla formazione di composti
N-Cloro sostituiti responsabili della denaturazione di proteine cellulari.
I derivati del Cloro hanno un’attività battericida di livello elevato (il pH per avere la
massima efficacia è compreso tra 6 e 8), ad eccezione del Dicloroisocianurato che non
è indicato come sporicida.
Interazioni
La stabilità è certamente un aspetto critico di questi preparati: concentrazioni superiori
o inferiori all’1%, temperature elevate, ambiente acido, radiazioni ultraviolette,
presenza di sostanze organiche o inorganiche a carattere riducente sono tutti elementi
che ne facilitano il deterioramento.
Concentrazioni d’impiego e indicazioni
La Cloramina T è un derivato organico del Cloro con un contenuto in Cloro Attivo
all’incirca del 25% p/p; l’Acido Ipocloroso viene liberato lentamente permettendo di
avere un’azione microbicida prolungata nel tempo.
La soluzione acquosa di Cloramina T al 1% può essere impiegata per la
potabilizzazione dell’acqua, nella disinfezione delle mucose, per impacchi e irrigazioni;
le soluzioni estemporanee di Cloramina T vanno impiegate entro 24 ore dal momento
dell’allestimento.
Il Dicloroisocianurato è un derivato organico del Cloro presente in forma di
compresse da sciogliere in acqua. Il vantaggio della forma solida è la garanzia di
stabilità fino a 3 anni.
La solubilizzazione in acqua va eseguita in modo diverso a seconda della
concentrazione di Cloro che si vuole ottenere e, una volta costituita la soluzione, deve
essere impiegata in giornata poiché la sua stabilità non supera le 24 ore.
Le soluzioni di Dicloroisocianurato possono trovare impiego nella disinfezione di lenti a
contatto, di biberon, di superfici domestiche e nel trattamento delle acque.
Il Sodio Ipoclorito è una soluzione che presenta caratteristiche di potenza e attività
battericida simili alla Cloramina T, ma si differenzia da questa per l’elevata instabilità a
seguito della quale la sua azione è di breve durata.
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Le soluzioni in commercio di Sodio Ipoclorito hanno generalmente un contenuto in
Cloro Attivo pari a 50 grammi per litro e da tale concentrazione si effettuano poi le
diverse diluizioni a seconda dell’impiego che se ne vuole fare: concentrazioni variabili
tra 0,1% e 1% di Cloro Attivo sono adatte per la disinfezione di ambienti e superfici
domestiche; per la potabilizzazione dell’acqua è sufficiente l’aggiunta di un quantitativo
di Sodio Ipoclorito pari a 1 mg di Cloro Attivo per ogni litro d’acqua da trattare.
In commercio si trovano soluzioni ottenute sottoponendo a elettrolisi parziale il cloruro
di sodio (clorossidante elettrolitico); tali preparazioni sono caratterizzate da elevata
purezza, buona stabilità, pH non lontano da quello fisiologico e trovano impiego sia in
antisepsi (cute integra, cute lesa, mucose) che in disinfezione.
IODIO E IODOFORI
-
Iodio in soluzione
-
Iodofori in soluzione
Meccanismo, potenza e spettro d’azione
Lo Iodio e le preparazioni nelle quali viene veicolato sono dotati di una potenza
battericida intermedia. La loro attività nei confronti dei micobatteri e delle spore è
variabile e può dipendere dalla concentrazione d’impiego.
Il meccanismo d’azione si basa sulle proprietà ossidanti dello iodio rivolte soprattutto
verso le proteine le quali vanno incontro a denaturazione.
Esplicano la loro attività rapidamente: è sufficiente un tempo di contatto di soli due
minuti.
Lo Iodio, come tale, è solubile in alcool e poco solubile in acqua; tale solubilità
aumenta notevolmente se lo si pone in una soluzione concentrata di Ioduro di
Potassio, situazione nella quale si forma un complesso stabile dal quale viene
gradualmente liberato lo Iodio in forma molecolare.
Concentrazioni d’impiego e indicazioni
Lo Iodio in soluzione alcolica è presente in forma di Tintura di Iodio al 2% e al 7% e
come Alcool Iodato alla concentrazione dell’1%: l’alcool facilita la dispersione e la
penetrazione dello Iodio al momento dell’applicazione.
È dotato di buone caratteristiche di efficacia come antisettico per la cute integra.
Lo Iodio in soluzione acquosa (soluzione di Lugol) può trovare impiego nella
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disinfezione di piccole ferite.
Gli Iodofori sono dei composti ottenuti dalla coniugazione dello Iodio con detergenti
sintetici non ionici; tra questi lo Iodopovidone è quello maggiormente utilizzato.
Complessato in questa forma, la concentrazione di Iodio disponibile raccomandata
varia da 0,75% a 1%.
Le soluzioni di Iodopovidone rivestono un ruolo di elezione nell’antisepsi della cute
integra (nel preoperatorio), della cute lesa e della mucosa orale, vaginale e rettale.
Tossicità
Le soluzioni a base di Iodio possono provocare irritazione cutanea e reazioni di
ipersensibilizzazione accompagnate da manifestazioni generalizzate; inoltre sono
contraddistinte da cattivo odore e hanno la caratteristica di macchiare e di corrodere i
metalli.
Questi e altri svantaggi vengono ridotti con la veicolazione dello Iodio in forma di
Iodofori.
Applicazioni frequenti di soluzioni a base di Iodofori possono dare dermatiti da contatto
e solo raramente sono stati riportati casi di ipersensibilizzazione; vanno usate con
cautela nei neonati e sono sconsigliate in pazienti con alterazioni della funzione
tiroidea, in ostetricia e nella preparazione al parto.
Modalità di conservazione
Tutte le preparazioni a base di Iodio devono essere conservate al riparo dalla luce e da
fonti di calore.
COMPOSTI AMMONICI QUATERNARI
Sono rappresentati da un gruppo di composti aventi una struttura di base comune
caratterizzata da un atomo di Azoto al quale sono legati quattro radicali alchilici.
Meccanismo, potenza e spettro d’azione
Hanno bassa potenza antibatterica che esplicano a livello della membrana
citoplasmatica determinando su questa alterazioni che portano alla morte cellulare.
Concentrazioni d’impiego e indicazioni
Le concentrazioni d’impiego sono comprese generalmente tra i 10 e i 250 mg di sale
per 100 ml di soluzione.
I sali di Ammonio Quaternario hanno una tossicità molto limitata e una notevole
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stabilità. Nonostante questo, a seguito del limitato spettro d’azione, il loro uso
estensivo è sconsigliato, specialmente come soluzioni acquose (possono facilmente
contaminarsi e diventare esse stesse veicoli di propagazione di batteri patogeni);
queste trovano tuttavia impiego per irrigazioni della vescica e dell'uretra.
Le soluzioni in alcool possono ancora trovare impiego come antisettici della cute
integra, delle membrane; per l’indicazione nelle ferite va tenuto presente che l'alcool, a
contatto con la cute lesa, provoca bruciore.
L’indicazione relativa a disinfezione e conservazione asettica di ferri chirurgici non è
appropriata a causa del ristretto spettro di attività disinfettante di tali composti.
FENOLI
Il Fenolo, primo disinfettante introdotto da Lister nella pratica chirurgica dell’antisepsi, è
stato soppiantato dai suoi derivati che si sono dimostrati più attivi e meno tossici del
loro precursore.
Meccanismo, potenza e spettro d’azione
La potenza antibatterica è, in generale, di livello medio-basso; va precisato che i
prodotti in commercio sono solitamente costituiti da miscele polifenoliche, a volte
addizionate con detergenti, nelle quali i singoli derivati possono avere spettro d’azione
differente e questo potrà di conseguenza variare a seconda della formulazione.
I Fenoli agiscono come batteriostatici denaturando le lipoproteine della membrana
cellulare e come battericidi, a concentrazioni elevate, mediante coagulazione delle
proteine presenti all’interno della cellula.
Indicazioni
L’impiego dei derivati fenolici è riservato alla disinfezione di ambienti, di superfici, di
materiale non critico
Tossicità
Non devono essere usati per la disinfezione di superfici sulle quali si appoggiano
bambini o di incubatrici (l’elevato assorbimento cutaneo può essere responsabile di
neurotossicità nei neonati).
Interazioni
I prodotti in commercio sono generalmente stabili e presentano buone caratteristiche di
maneggevolezza; possono subire un certo grado di inattivazione da parte di materiale
organico e vengono adsorbiti da articoli in gomma e plastica.
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DERIVATI MERCURIALI
-
Merbromina
Potenza
Sono agenti batteriostatici di basso livello.
Tossicità
Applicazioni cutanee ripetute possono dare luogo a fenomeni di sensibilizzazione; se
impiegati per la disinfezione di aree decorticate vengono assorbiti e possono causare
albuminuria, oliguria e compromissione irreversibile della funzione renale.
I derivati mercuriali vengono inattivati in presenza di materiale organico; con i sali di
metalli pesanti e con lo Iodio danno origine a precipitati dotati di tossicità elevata.
AGENTI OSSIDANTI
- Acqua ossigenata (perossido di idrogeno)
Potenza e concentrazioni d’impiego
Le soluzioni di Acqua Ossigenata, alla concentrazione comunemente impiegata (3%
p/v pari a 10 volumi), esplicano un’azione batteriostatica e debolmente battericida.
A concentrazioni superiori l’attività diventa battericida e sporicida, ma purtroppo è
accompagnata da pericolose caratteristiche caustiche.
Indicazioni
La soluzione al 3% trova impiego nella disinfezione di piccole ferite, di ulcere, nella
detersione di piaghe.
E’ importante ricordare che l’Acqua Ossigenata non va mai usata per la disinfezione di
cavità chiuse dell’organismo poiché l’ossigeno che si libera sarebbe ostacolato
nell’uscita.
Le soluzioni di Acqua Ossigenata si inattivano facilmente in presenza di materia
organica e infatti la loro durata d’azione è breve poiché vanno incontro a
decomposizione da parte di enzimi presenti nei tessuti.
Modalità di conservazione
L’Acqua Ossigenata si decompone facilmente con la luce e il calore e per questo
motivo va conservata in bottiglie scure e a temperatura inferiore ai 35°C e tappatte
accuratamente una volta aperte.
13
-
Urea perossido
In commercio esistono prodotti contenenti urea perossido a concentrazioni diverse:
soluzioni al 6,5%, utilizzate come preparazioni otologiche per la rimozione del cerume,
oppure soluzioni al 10 % per l’igiene orale; non esistono dati che supportino l’efficacia
come antisettico e disinfettante di urea perossido alla concentrazione del 3%.
ALTRI E ASSOCIAZIONI
CLIOCHINOLO
E’ la Iodocloro-Ossichinolina, un agente con proprietà antibatteriche e antifungine nei
confronti di Microsporun, Tricophyton, Candida albicans, Stafilococchi ed Enterococchi.
Indicazioni
Per via topica è indicato nel trattamento di micosi ed eczemi alla concentrazione del
3%; le applicazioni devono essere ripetute 2-3 volte al giorno.
Tossicità
L’applicazione cutanea può causare prurito e irritazione.
A causa della neurotossicità associata al Cliochinolo e il fatto che può verificarsi un
certo assorbimento sistemico anche a seguito di una applicazione topica (specialmente
se occlusiva), è discutibile l’impiego di questo agente; sono infatti disponibili altri
prodotti di provata efficacia caratterizzati da minore tossicità.
Qualora la scelta si indirizzi comunque verso questa molecola, è necessario tenere
presente che le applicazioni non devono essere protratte per più di una settimana e non
deve essere impiegata in bambini di età inferiore ai due anni.
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CONSIGLI PER L’UTILIZZO DI ANTISETTICI E DISINFETTANTI
Raccomandazioni generali
I prodotti disinfettanti e antisettici possono essere utilizzati solamente per gli impieghi
previsti dalla scheda tecnica; se usati in modo improprio rispetto all’indicazione, alla
concentrazione e alla modalità di impiego, possono determinare effetti indesiderati come
tossicità acuta e/o cronica, danni più o meno rilevanti sui materiali e, anche, un aumento
dei costi.
L’efficacia dei disinfettanti e degli antisettici è condizionata da diversi fattori, che bisogna
tener presente per un loro corretto utilizzo.
•
Esiste una concentrazione ottimale nella quale l’efficacia del disinfettante/antisettico
è massima: concentrazioni inferiori a quella indicata come ottimale non sono efficaci,
concentrazioni superiori non migliorano di norma l’efficacia ma possono causare effetti
indesiderati anche gravi e possono favorire l’insorgenza di forme di resistenza
batterica.
•
L’eventuale diluizione, se necessaria, deve essere realizzata accuratamente (non
sono ammesse diluizioni approssimative ad «occhio»). Si utilizza acqua sterile per la
diluizione di antisettici impiegati per lavaggi endocavitari e per l’antisepsi di cute lesa;
acqua depurata per la diluizione di antisettici per l’antisepsi di cute integra. Il
disinfettante, una volta diluito, deve essere utilizzato entro l’intervallo di tempo previsto
dalla scheda tecnica e, comunque, di norma entro 7-10 giorni.
•
Il tempo di contatto necessario varia a seconda del prodotto e, per uno stesso
prodotto, a seconda del tipo di impiego.
•
La natura del materiale da disinfettare deve essere sempre compatibile con il
disinfettante.
•
E’ necessario conservare le confezioni al riparo dalla luce, ben chiuse (per evitare
evaporazione del solvente nell’ambiente e rischio di contaminazione del prodotto) e
lontano da fonti di calore.
•
Non bisogna associare tra loro più prodotti, se non si è certi delle loro interazioni ed
incompatibilità.
15
•
Evitare che la bocca del contenitore venga a diretto contatto con le mani o con altro
materiale (garze, cotone, etc).
•
Per una mirata scelta dell’antisettico/disinfettante è opportuno conoscere lo spettro
d’azione.
Trattamento delle ferite e delle abrasioni
La ferita è un’interruzione di continuità della cute o delle mucose, con eventuale
interessamento dei tessuti sottostanti.
Le abrasioni e le escoriazioni sono lesioni superficiali che si producono per sfregamento
o raschiamento.
Le abrasioni interessano solo il derma superficiale; le escoriazioni, invece, coinvolgono
anche il derma profondo e spesso si presentano contaminate da schegge o terriccio.
Nel trattamento delle ferite
•
è sconsigliata l’applicazione di antisettici sotto forma di pomate, unguenti, paste o
polveri perché hanno un’azione occlusiva che impedisce lo scambio gassoso ed
ostacola la guarigione.
•
E’ da evitare l’uso di antibiotici, in quanto possono favorire fenomeni di
sensibilizzazione, allergie e comparsa di microrganismi resistenti.
•
E’ sempre indispensabile, anche nelle piccole ferite, controllare lo stato vaccinale
relativo alla vaccinazione antitetanica.
•
Sulla pelle non integra non bisogna utilizzare l’alcool denaturato, dato che causa
bruciore ed irrita i tessuti. Le disposizioni legislative vigenti prevedono che l’Alcool
Denaturato (Alcool Etilico trattato con Metanolo, basi piridiniche e coloranti) sia
impiegato solo come solvente, detergente e per iniezioni intramuscolari.
•
L’Alcool Etilico può trovare impiego come disinfettante unicamente se associato a
composti di Ammonio Quaternario, Clorexidina, Iodopovidone, ad una concentrazione
compresa tra il 60-70%.
16
Indicazioni d’uso degli antisettici
PRINCIPIO ATTIVO
Povidone Iodio
• acquoso
• alcoolico
Perossido di Idrogeno
(Acqua Ossigenata 3%
o 10 volumi)
FERITE
SETTICHE
FERITE
ASETTICHE
(sporche di
essudato)
(chirurgiche)
SI
SI
Nota A
Nota A
INIEZIONI
Meglio usare confezioni
SI
piccole (100-250 ml) o
(endovenose,
buste monodose.
cateteri
venosi, etc)
NO
Si consigliano confezioni
piccole (100 ml).
Per le soluzioni acquose
sono consigliate
confezioni piccole o
buste monodose (25ml).
Clorexidina Gluconato
•
•
•
soluzione acquosa
soluzione alcoolica
Clorexidina +
Cetrimide
Derivati del Cloro
Composti di Ammonio
Quaternario :
• soluzione acquosa
• soluzione alcolica
NOTA A
NOTA B
COMMENTO
CONFEZIONI
SI
SI
SI
NO
NO
SI
SI
SI
SI
SI
SI
SI
Prodotto da diluire a
seconda dell’uso.
Confezioni 250 e
500 ml.
Salviette monouso.
Nota B
Nota B
Nota B
Confezioni piccole (100250 ml) meglio se
associate ad Alcool
70°C.
E’ usata come detergente, per lavaggi, in quanto ha un potere disinfettante debole.
La liberazione di ossigeno aiuta la rimozione meccanica di agenti inquinanti.
L’ossigeno, a contatto con la ferita, provoca effervescenza determinando il distacco
dei tessuti necrotici e di eventuali particelle estranee. Pertanto, dopo il suo utilizzo, è
opportuno lavare la ferita con la soluzione fisiologica sterile (per evitare interazioni
ed inattivazioni del disinfettante successivamente impiegato) quindi disinfettare con
idoneo antisettico.
Tali preparati rappresentano la categoria più diffusa in ambiente domestico, hanno
un basso livello di attività antisettica e, soprattutto, le soluzioni acquose,una volta
aperta la confezione, possono inquinarsi con colonie batteriche. In queste condizioni
il potere disinfettante non è garantito, anche se la data di scadenza, riportata sulla
confezione, non è ancora raggiunta. Quindi, se l’impiego non è frequente, si
raccomanda di preferire questi prodotti in forma di salviette monouso oppure
confezioni piccole (100-250 ml) meglio se associate ad alcool a 70°C.
17
Trattamento delle lesioni da decubito
Per la guarigione delle lesioni da decubito occorre rispettare il più possibile l’ambiente
naturale che favorisce la riepitelizzazione; qualsiasi alterazione dell’umidità, del pH, della
temperatura può ritardarne il processo. Per tale motivo non è consigliabile utilizzare di
routine i disinfettanti per la detersione delle lesioni.
In presenza di una lesione da decubito il trattamento iniziale è rappresentato dalla
detersione, mentre la disinfezione deve essere effettuata solo in presenza di lesioni
infette (vedi monografia «Medicazione Speciale»).
Disinfezione
Gli antisettici vanno usati solamente in presenza di lesioni infette o di secrezioni
necrotiche. Qualsiasi disinfettante, infatti, oltre all’azione antibatterica possiede anche un
effetto lesivo nei confronti delle cellule, anche quelle sane, e quindi può danneggiare le
cellule deputate alla riproduzione tissutale.
La disinfezione deve essere sempre seguita da un lavaggio con soluzione fisiologica.
Sono da preferire i seguenti antisettici:
-
Perossido di Idrogeno (acqua ossigenata al 3%) può essere usato come detergente
nei lavaggi di ferite superficiali in quanto l’ossigeno, a contatto con la ferita, provoca
effervescenza e trasporta fuori dalla piaga eventuali corpi estranei o batteri;
-
Iodio Povidone, caratterizzato da un’azione rapida e ad ampio spettro. Può provocare
reazioni d’ipersensibilità e tossicità per assorbimento sistemico.
-
Cetrimide + Clorexidina, è un’associazione con caratteristiche detergenti dovute alle
proprietà surfattanti della Cetrimide e antisettiche della Clorexidina.
Trattamento delle ustioni di modesta entità.
Le ustioni vengono suddivise a seconda dell’estensione, che ci permette di valutare l’entità
del danno sistemico, e della profondità, che ci fornisce un valore del danno locale.
Si definisce ustione localizzata quella che non supera nell’adulto il 18-20% e nel bambino
il 10-12% e provoca unicamente fenomeni locali. Prenderemo in considerazione solo il
trattamento topico delle ustioni estese al massimo al 2-3% della superficie corporea con
fenomeni locali per lo più di carattere infiammatorio.
18
In relazione alla profondità le ustioni vengono classificate in:
•
superficiali - epidermiche e dermiche superficiali, che, se trattate correttamente,
hanno una guarigione spontanea in 10-15 giorni senza un danno funzionale ed estetico
residuo. Nelle ustioni dermiche superficiali si salvano, infatti, in parte le ghiandole
sudoripare e gli annessi pilo-sebacei, le cui cellule epiteliali possono proliferare e
riepitelizzare spontaneamente le zone lese;
•
profonde dermiche profonde e a tutto spessore, che possono guarire spontaneamente
in più di 15-20 giorni con esiti cicatriziali, per cui è spesso è opportuno un intervento
chirurgico con innesti cutanei dermo-epidermici.
Nelle ustioni dermiche superficiali si forma una bolla ripiena di essudato plasmatico e sul
fondo rimane un derma ancora vitale di colore roseo-rosso. La compressione con una
pinza provoca un impallidimento che prontamente scompare, ciò a dimostrazione della
presenza di una buona circolazione sanguigna dermica. La sensibilità è normale ed è
presente dolore.
Nelle ustioni dermiche profonde di solito la bolla è già stata scoperta e la superficie
dermica appare roseo-biancastra. Alla compressione il ritorno sanguigno è lento od
assente ed anche la sensibilità dolorosa alla puntura di uno spillo appare attenuata od
assente.
Nel trattamento delle ustioni è utile un lavaggio immediato per 3-5 minuti con acqua
fredda. Le bolle non vanno rotte e devono possibilmente essere lasciate intatte per 1-2
giorni.
Gli obiettivi del trattamento locale sono il controllo dello sviluppo della flora batterica, la
protezione del tessuto epiteliale, promuovere la rimozione dell’escara e la formazione del
tessuto di granulazione, isolare la zona ustionata da contaminazioni esterne.
Non è opportuno utilizzare prodotti che causano essicamento della superficie lesa; gli
attuali orientamenti, infatti, considerano l’ambiente umido il più idoneo a favorire la
riepitelizzazione. Non è inoltre consigliato l’uso di sostanze in polvere o spray di difficile
rimozione.
Nelle ustioni di I grado (ustioni epidermiche, come gli eritemi solari) si possono utilizzare
in prima istanza pomate antibatteriche e cortisoniche; queste ultime sono utili perché
attenuano in parte il dolore.
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Nelle ustioni dermiche superficiali (II grado superficiale) sono opportune medicazioni
occlusive ogni tre giorni (per evitare al massimo la contaminazione batterica esterna) con
garza grassa vaselinata ed uno strato sottile di pomata od unguento antibatterico.
Nelle ustioni profonde di modesta estensione (III grado), oltre agli antibatterici sono utili
i prodotti topici che contengono catalasi ed enzimi proteolitici, che favoriscono il distacco
delle piccole escare.
Le pomate antibatteriche di più frequente uso nel trattamento delle ustioni locali (II grado
superficiale e profondo) contengono: Sulfadiazina d’Argento, Iodopovidone (Betadine).
Per il distacco delle piccole escare , nelle ustioni di III grado , sono utili gel e pomate che
contengono catalasi (Citrizan) ed enzimi proteolitici (Elase).
20
CRITERI DI SCELTA E PARAMETRI UTILIZZATI PER LA CREAZIONE
DEL GIUDIZIO INTESA
Il giudizio per ogni prodotto verrà definito in funzione dei seguenti criteri:
1. spettro di attività/efficacia del principio attivo contenuto : disinfezione d’alto livello,
livello intermedio, basso livello.
2. concentrazione del principio attivo: nel range consigliato, fuori del range consigliato.
3. tollerabilità del principio attivo alla concentrazione presente nel prodotto: effetti
avversi potenzialmente gravi,
frequenti reazioni di sensibilizzazione, reazioni di
sensibilizzazione infrequenti.
4. volume contenuto nella confezione: adeguato, accettabile, non adeguato.
Parametri considerati per la creazione del giudizio Intesa
Efficacia del
principio attivo
Disinfezione
d'alto livello
Disinfezione
di livello intermedio
Disinfezione
di basso livello
Concentrazione Nel range consigliato Fuori range consigliato
Tollerabilità
Reazioni di
sensibilizzazione
infrequenti
Reazioni di
sensibilizzazione
frequenti
Effetti avversi
potenzialmente gravi
Volume
Adeguato
Accettabile
Non adeguato
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CRITERI DI GIUDIZIO
MOLTO BUONO
BUONO
MEDIO
NON CLASSIFICATO
Polveri o pomate per la loro
Disinfezione di
Disinfezione d'alto Disinfezione di
livello intermedio livello intermedio o azione occlusiva
livello
basso
Nel range di
concentrazione
consigliato
Qualsiasi tipo di disinfettante
con concentrazione fuori range
Nel range di
concentrazione
consigliato
Nel range di
concentrazione
consigliato
Reazioni di
sensibilizzazione
infrequenti
Reazioni di
Reazioni di
sensibilizzazione sensibilizzazione
frequenti
infrequenti
Volume adeguato
Volume adeguato Volume accettabile Tutte le altre combinazioni non
o accettabile
considerate precedentemente
incluse:
§ assenza di indicazioni d’uso
§ assenza di riferimenti in
letteratura
§ assenza della descrizione
quantitativa della
composizione.
Qualsiasi tipo di antisettico o
disinfettante con reazioni
avverse potenzialmente gravi
22
Bibliografia
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2 – Hadjiiski O. : Comparison of four drugs for local treatment of burn wounds. Eur. J. Emerg. Med 1999; 6
(1) : 41-7
3 - Kaye E. : Topical antibacterial agents: role in prophylaxis and treatment of bacterial infections Curr. Clin.
Top: Infect. Dis.2000 ; 20 : 43-62
4 – Koller J : Our experience with the use of cerium sulphadiazine in the treatment of extensive burns
Acta Chir. Plast. 1998 ; 40 (3) : 73-5.
5 – Scott McDougal : Manual of Burns.Ed. Springer-Verlag 1992 New York
Questo lavoro è stato realizzato con la consulenza di:
Dr.ssa Andretta Margherita; Dr.ssa Bastarolo Desire; Dr.ssa Maffei Elena, Dr.ssa Mineso
Elisabetta; Dr.ssa Mosele Elena; Dr.ssa Font Maria
Dialogo sui Farmaci srl
Settore Farmaceutico Territoriale ULSS 20. Verona
Coordinamento scientifico a cura delle Associazioni Titolari di Farmacia di Belluno,
Bergamo, Bolzano, Lecco, Mantova, Pavia, Trento e Vicenza.
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