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Basilica di San Paolo fuori le mura

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Basilica di San Paolo fuori le mura
BASILICA DI
SAN PAOLO FUORI LE MURA
BASILICA
Basilica è un titolo onorifico che viene attribuito alle chiese più insigni. Questi luoghi di culto
devono avere anche particolari caratteristiche, per esempio una pianta longitudinale con almeno
tre navate separate da colonne.
Fin da tempi antichi si distinguono in basiliche maggiori e minori. Delle prime, dette anche
patriarcali, fanno parte le quattro maggiori chiese di Roma: S. Pietro in Vaticano, S. Giovanni in
Laterano, S. Maria Maggiore, S. Paolo fuori le mura.
Le celebrazioni più importanti del Giubileo si svolgono proprio in queste quattro basiliche. Il Papa
(in S. Pietro) e cardinali suoi delegati (nelle altre tre) aprono e chiudono contemporaneamente le
cosiddette Porte Sante che queste basiliche hanno come luogo di accesso straordinario durante
l'Anno Santo.
SAN PAOLO FUORI LE MURA
Sorge sul luogo ove fu sepolto l'Apostolo San Paolo, martirizzato
nel 64-68 e la cui tomba fu conservata alla venerazione dei
fedeli da una matrona cristiana di nome Lucina, proprietaria di
tutto il terreno circostante. Qui nel 103 papa Anacleto fece
edificare un Oratorio. Nel 324 l'imperatore Costantino trasformò
la cella memoriae dell'Apostolo delle Genti in Basilica.
Ingrandita da Valentiniano II (386) e da Teodosio, fu compiuta
con ricchezza da Onorio, primo imperatore d'Occidente.
Trovandosi fuori le mura e su un percorso obbligato per entrare
in città, subì il saccheggio dei Longobardi nel 739 e quello dei
Saraceni nell'847. Per difenderla dalle incursioni, nell'872 papa
Giovanni VIII vi costruì una cittadella fortificata.
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La splendida basilica fu arricchita di un soffitto da Sisto V, mentre Benedetto XIII aggiunse un
portico barocco davanti alla facciata; ma nella notte dal 15 al 16 luglio 1823 fu distrutta da un
incendio. La riedificazione iniziò sotto il pontificato di Leone XII e durò quasi un secolo ad opera
degli architetti Pasquale Belli, Pietro Bosio, Pietro Camporese il Giovane e particolarmente Luigi
Poletti.
Il 10 dicembre 1854, Papa Pio IX (1846-1876) consacrò la “nuova” Basilica, alla presenza di un
gran numero di Cardinali e di Vescovi, giunti a Roma da tutto il mondo per la proclamazione del
Dogma dell’Immacolata Concezione.
Tra la fine del ‘800 e l'inizio del ‘900, fu eretto il quadriportico antistante la facciata.
È la più ampia basilica di Roma dopo S. Pietro e la sua pianta ha le stesse dimensioni della Basilica
Ulpia nel Foro Traiano. In base al trattato del Laterano, la basilica e il monastero sono proprietà
extraterritoriale della S. Sede.
IL CAMPANILE
Fu eretto dal Poletti in sostituzione di quello precedente, in stile romano-gotico, danneggiato
dall'incendio. Quello attuale, simile a un faro, è a 5 piani: i primi tre sono a pianta quadrata, il 4°
ottagonale e l'ultimo a forma di tempietto circolare, a giorno, con colonne corinzie.
IL QUADRIPORTICO
Opera di Guglielmo Calderini (1896-1928), è formato dal pronao della facciata con 10 colonne
monolitiche alte 10 metri. Le colonne sono in duplice fila nei fianchi e in triplice fila nel lato verso il
Tevere (in totale sono 146). Nel mezzo si erge la grande statua di S. Paolo scolpita da Giuseppe
Obici.
LA FACCIATA
Nella parte superiore, opera di Francesco Vespignani, si possono osservare i mosaici eseguiti su
disegni di Filippo Agricola e Nicola Consoni. La porta mediana ha i battenti in bronzo, con
bassorilievi e ageminature d'argento; la porta a destra, murata, è la Porta Santa.
L'INTERNO
Diviso in cinque navate, con 80 colonne monolitiche, è lungo 131,66 metri, largo 65 e alto 29,70
metri. La navata maggiore si impone per la maestosa ampiezza: è larga 24,60 metri. Lo stile
architettonico obbedisce al gusto del tardo neoclassicismo. Il soffitto a lacunari, con ricca
decorazione dorata, reca nel mezzo lo stemma di papa Pio IX. Alle pareti, in alto, 36 affreschi coi
fatti della vita di S. Paolo; sotto, sopra la trabeazione, corre un fregio coi ritratti in mosaico dei 262
papi, da San Pietro a Giovanni XXIII. Lungo le pareti laterali, dentro le nicchie, sono conservate
statue degli Apostoli.
Contro la parete interna della facciata, 6 grandi colonne d’alabastro; sopra la porta maggiore due
Angeli reggono lo stemma di Pio IX. In fondo alla navata mediana si apre il maestoso arco di
trionfo, ricostruzione di quello antico, impostato su due grandiose colonne di 14 metri con capitelli
ionici, presso le quali sono le statue di S. Pietro e S. Paolo. La decorazione in mosaici raffigura, nel
mezzo, il 24 Salvatore.
ALTARE MAGGIORE - Al di sopra di esso, si trova il celebre ciborio, eretto nel 1285 da Arnolfo di
Cambio: splendido esempio di arte gotica, è sorretto da 4 colonne dai capitelli di marmo dorato;
sopra questi, in 4 nicchie angolari, i Ss. Pietro, Paolo, Luca, Benedetto, e nei mistilinei all'esterno
delle ogive 8 bassorilievi. Nei 4 timpani, coppie d'angeli che reggono i rosoni a traforo; sotto
l'altare, preceduto dalla Confessione, è la tomba dell'Apostolo.
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ABSIDE - Dominata dal grande mosaico, realizzato per volontà di Onorio III da artisti della
Serenissima, con al centro la colossale figura di Gesù benedicente tra i Ss. Pietro, Andrea, Paolo e
Luca; nei mistilinei fuori dell'arco dell'abside, alcuni mosaici di Pietro Cavallini. Nel giro dell'abside,
nel mezzo, tra 4 colonne la sedia papale con il bassorilievo dorato di Cristo che dà le chiavi a S.
Pietro.
TRANSETTO - Ricco soffitto con gli stemmi di Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI e quello
della Basilica. Le pareti, rivestite di marmi policromi, sono ripartite da lesene corinzie. Alle testate
dei due bracci vi sono due altari: all'altare del braccio sinistro si può notare la Conversione di S.
Paolo; verso l'abside si trovano la cappella di S. Stefano e la cappella del Santissimo; al di là
dell'abside, seguono la cappella del coro e la cappella di S. Benedetto del Poletti; fuori della
cappella una singolare acquasantiera. All'estremità del braccio destro si trova l'altro altare con la
copia in mosaico dell'Incoronazione di Maria. Verso l'altare maggiore, il candelabro per il cero
pasquale, di Nicolò di Angelo e Pietro Vasselletto (XII sec.), alto 5,60 metri.
La Basilica è completata dalla SALA DEL MARTIROLOGIO, il BATTISTERO, la SALA GREGORIANA,
la SAGRESTIA e il CHIOSTRO, opera in gran parte di Pietro Vasselletto, iniziato nel XII secolo e
compiuto prima del 1214.
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LA TOMBA DI SAN PAOLO
Paolo giunse a Roma nel 61, per essere giudicato dal tribunale romano che lo condannò a morte
perché cristiano; la sentenza ebbe luogo in una località detta “palude Salvia”, presso Roma (poi
detta Tre Fontane, nome derivato dai tre zampilli sgorgati quando la testa mozzata rimbalzò tre
volte a terra).
Il suo corpo fu depositato a due miglia dal luogo del martirio, nell’area sepolcrale che la cristiana
Lucina possedeva sulla via Ostiense, facente parte del sepolcreto ivi esistente. Fu possibile
seppellire l’apostolo Paolo in una necropoli romana, anche se cristiano, in quanto cittadino romano.
La sua tomba divenne subito oggetto di venerazione: su di essa venne edificata una cella
memoriale ove, durante secoli di persecuzione, i fedeli ed i pellegrini si recavano a pregare.
La Lastra Tombale
A 1,37 m. sotto l’attuale altare papale vi è una lastra di marmo (2,12 m. x 1,27 m.) composta da
vari pezzi e che porta l’iscrizione: “PAULO APOSTOLO MART…”
Quello che porta il nome PAULO è munito di tre orifizi, uno rotondo e due quadrati.
Il Sarcofago
E’ sopra un sarcofago massiccio, di 2,55 m di lunghezza per 1,25 m di larghezza e 0,97 m. di
altezza, che furono elevati gli “altari della Confessione” successivi. Nel corso di recenti lavori è
stata praticata una larga finestra sotto all’Altare papale, per permettere ai fedeli di poter vedere la
tomba dell’Apostolo.
La Catena
Secondo la tradizione, legava l´Apostolo Paolo al soldato romano, che ne assicurava la guardia
durante la sorveglianza domiciliare, in attesa del suo processo, mentre egli continuava ad
insegnare ed a scrivere: "Ricordatevi delle mie catene !!" (Lettera ai Colossesi 4, 18)
SAN PAOLO: l'Apostolo delle Genti
Paolo di Tarso (Saulo in origine), canonizzato come San Paolo apostolo († 67), non conobbe Gesù
in vita, come i Dodici Apostoli, ma fu il primo ad avere come esperienza solo quella del Cristo
Risorto.
Nacque a Tarso ed in giovinezza fu mandato a Gerusalemme, dove ricevette un insegnamento
rigoroso della Legge presso il rabbino Gamaliele il Vecchio.
Dopo alcuni anni tornò a Tarso, poiché non era presente a Gerusalemme durante la predicazione
di Gesù, e fece ritorno a Gerusalemme dopo pochi anni dalla passione del Cristo.
In questa fase della sua vita Saulo fu un attivo fariseo: fu testimone della lapidazione di Stefano
tenendo gli abiti degli uccisori, come descritto negli Atti degli Apostoli (At 8, 1-3), e presto
ricevette il compito di andare a Damasco ad imprigionare i cristiani di quella città (At 9,2) essendo
particolarmente zelante e deciso contro la religione di Gesù, che cominciava a diffondersi e
affermarsi.
La sua conversione avvenne sulla strada per Damasco, quando improvvisamente una luce dal cielo
l’avvolse e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: “Saul, Saul, perché mi perseguiti?”.
Saulo rimase senza vista e brancolando, e per tre giorni restò in attesa di qualcuno, digiuno e
sconvolto da quanto gli era capitato; da quel momento, si può dire, nacque Paolo, l’apostolo delle
Genti: egli decise di ritirarsi nel deserto, per porre ordine nei suoi pensieri e meditare più a fondo il
dono ricevuto, e qui trascorse tre anni in assoluto raccoglimento.
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Confortato da questa luce, dopo il ritiro ritornò a Damasco e si mise a predicare con entusiasmo,
suscitando l’ira dei pagani, che lo consideravano un rinnegato e tentarono di ucciderlo, cosicché fu
costretto a fuggire.
Rifugiatosi a Gerusalemme, si fermò qui una quindicina di giorni incontrando Pietro il capo degli
Apostoli e Giacomo, ai quali espose la sua nuova vita.
Gli Apostoli lo capirono e stettero con lui ogni giorno per ore ed ore, parlandogli di Gesù; ma la
comunità cristiana di Gerusalemme era diffidente nei suoi riguardi, memore della persecuzione
accanita che aveva operato; soltanto grazie alla garanzia di Barnaba, un ex levita di grande
autorità, i dubbi furono dissipati e fu accettato.
Anche a Gerusalemme, nei quindici giorni della sua permanenza, Paolo cercò di fare qualche
conversione, ma questa sua attività missionaria indispettì i giudei e impensierì i cristiani, alla fine
non trovandosi a suo agio, si recò prima a Cesarea e poi tornò a Tarso in Cilicia, la sua città,
riprendendo il mestiere di tessitore.
Dal 39 al 43 non vi sono notizie sulla sua attività, finché Barnaba, inviato dagli apostoli ad
organizzare la nascente comunità cristiana di Antiochia, passò da lui invitandolo a seguirlo; qui
Paolo abbandonò per sempre il nome di Saulo, perché si convinse che la sua missione non era
tanto fra i giudei, ma fra gli altri popoli che gli ebrei chiamavano ‘gentili’; fu ad Antiochia che i
discepoli di Cristo furono denominati per la prima volta come “cristiani”.
Con Paolo, in pochi anni ed in modo ardente, “la Parola esce da Gerusalemme" e "la Legge esce da
Sion”, come era stato profetizzato dal profeta.
Paolo ritorna per la terza volta a Gerusalemme per rendere conto agli Anziani circa la sua missione
tra i pagani. Egli guida una delegazione di gente che rappresenta le Chiese da lui fondate,
generalmente pagano-cristiani, ma anche discepoli ebrei, come Timoteo. E’ diventato il capo
riconosciuto (1 Cor 12-14) di un gruppo di comunità locali in contestazione con le sinagoghe e che
conducono, in seno alle comunità pagane, un’esistenza autonoma. Egli dà loro il nome di Chiese,
secondo la tradizione deuteronomica, rivendicando per ognuna la dignità di assemblea del popolo
scelto da Dio, e riservata per prima alla Chiesa di Gerusalemme. Paolo esercita l’autorità di un
apostolo di Gesù-Cristo (1 Cor 1-21; 2 Cor 1,1), titolo al quale è molto legato.
Ma ora, nella capitale del giudaismo e dinnanzi alla Chiesa di Gerusalemme presieduta da
Giacomo, ove “migliaia di Ebrei sono giunti alla fede”, gli viene richiesto di provare il suo
attaccamento ai Padri. Egli aveva scritto ai Corinti “Mi sono dedicato tutto a tutti” – (1 Cor 9,12). Si
recherà quindi al Tempio, si purificherà con un gruppo di Nazareni, “e tutti vedranno così che
osservi bene la Legge”- Ed è là che sarà arrestato.
Tutto è pronto per l’esplosione: il timore sollevato dalle prediche di Paolo per le sinagoghe e lo
sviluppo di questo cristianesimo che minaccia le strutture e le leggi. Scoppia qualche incidente
durante l’arrivo di Paolo al Tempio, il settimo ed ultimo giorno della purificazione: si è fatto forse
accompagnare da un Greco non-ebreo, profanando così il santuario? Alcuni Ebrei d’Asia Minore lo
riconoscono e aizzano la folla: viene espulso dal Tempio.
Grazie all’arrivo del tribuno e di uno stuolo di soldati, Paolo scampa alla morte, e vuole ancora
parlare. “In piedi sui gradini…in un gran silenzio, egli indirizza alla folla la parola in ebraico” :
spiega la sua fedeltà di Ebreo formatosi alla scuola di Gamaliele, e l’incontro sconvolgente sulla
strada di Damasco che domina e ispira la sua vita. Poi, davanti a questi Ebrei di Gerusalemme,
aggiunge: “E’ mentre pregavo al Tempio che fui rapito in estasi e che Lo vidi che mi diceva:
“Lascia presto Gerusalemme, poiché non accetteranno la tua testimonianza su di me….”, e ancora:
“Ti manderò lontano, tra i pagani”. Queste ultime parole provocano un altro scatenamento della
folla: significa, in effetti, che è aperta a tutti l’Alleanza contratta da Dio con i figli di Israele.
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A Gerusalemme, oltre la gioia di una parte della comunità, trovò un’atmosfera tesa nei suoi
confronti: i sospetti sul suo conto da parte degli Ebrei erano molti.
Il Santo fu consegnato al centurione Giulio per essere trasferito a Roma, accompagnato da Luca e
Aristarco; il viaggio, a quel tempo avventuroso, fu interrotto a Malta a causa di un naufragio; qui il
prigioniero Paolo si rivelò più libero dei 276 membri dell’equipaggio: egli è abituato al mare ed
all’esperienza di tre naufragi (2 Co 11,25) e, soprattutto, ha una sicurezza che gli viene da Dio:
“Nessuno di voi lascerà la vita, solo la nave sarà persa”, affermò ai suoi compagni, quando tutto
sembra perduto, “Un angelo di Dio al quale appartengo e che servo mi è apparso per dirmi: Non
avere paura, Paolo….ecco che Dio ti accorda la vita di tutti coloro che navigano con te”.
La tappa in quest´isola, semplice ed idilliaca (“ gli indigeni ci trattarono con rara umanità, intorno
ad un gran fuoco”), simboleggia l’accoglienza che il mondo pagano farà al Vangelo.
Qui Paolo compie dei miracoli: una vipera gli morse la mano mentre il Santo attizzava il fuoco, ed
egli la gettò nel braciere senza alcun dolore; successivamente guarì un uomo imponendogli le
mani.
Nel 61 Paolo giunse a Roma per essere giudicato; nei due anni di residenza vigilata nel cuore della
città, vicino al Tevere (l’attuale quartiere ebreo), egli evangelizzò e scrisse in attesa del processo,
che sfumò per mancanza di accusatori. Ma dopo l´incendio del 64 Nerone accusò i cristiani di
essere gli autori del rogo: così Paolo venne arrestato, incatenato nel carcere Marmertino e
condannato alla decapitazione che ebbe luogo fuori dalle mura aureliane, sulla via Ostiense (siamo
negli anni tra il 64-68).
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