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universita` degli studi di trieste
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE Facoltà di Scienze della Formazione Master in Analisi e Gestione della Comunicazione Tesi finale in Psicologia della Comunicazione Psicologia della comunicazione persuasiva Strategie di persuasione nella comunicazione pubblicitaria Candidata: Dott.ssa Romina Sinosich Relatore: Prof. Enzo Kermol Anno Accademico: 2005/2006 Psicologia della comunicazione persuasiva Strategie di persuasione nella comunicazione pubblicitaria Introduzione Parte prima. Comunicazione e persuasione 1.1. La teoria della comunicazione 1.2. I canali della comunicazione 1.3. La psicologia e il processo di comunicazione 1.4. I meccanismi psicologici su cui si muove la persuasione 1.5. Implicazioni storiche della “psicologia delle masse” 1.6.. Comunicazione e persuasione Parte seconda. La pubblicita’; comunicare, influenzare, convincere 2.1. La base della comunicazione pubblicitaria 2.2. La pubblicita’ come strumento persuasivo 2.3. La credibilita’ del comunicatore 2.4. Il linguaggio pubblicitario 2.5. I modelli persuasivi 2.6. Emozione e persuasione Parte terza. L’arte della persuasione 3.1. I principi della dinamica persuasiva 3.2. Gli strumenti della persuasione 3.3. I fattori della comunicazione persuasiva 3.4. Strategie di persuasione nella comunicazione diretta 3.5. Il messaggio persuasivo e la sua formulazione 3.6. La persuasione subliminale Conclusione Bibliografia 2 Introduzione “Molti di noi vengono oggi influenzati piu’ di quanto non sospettino, e la nostra esistenza quotidiana e’ sottoposta a continue manipolazioni di cui non ci rendiamo conto. Sono all’opera su vasta scala forze che si propongono, e spesso con successi sbalorditivi, di convogliare le nostre abitudini inconsce, le nostre preferenze di consumatori, i nostri meccanismi mentali, ricorrendo a metodi presi in prestito dalla psichiatria e dalle scienze sociali. E’ significativo che tali forze cerchino di agire su di noi a nostra insaputa, si’ che i fili che ci fanno muovere sono spesso, in un certo senso, occulti”1. Racchiuse in queste parole di Packard, al tempo insegnante di giornalismo all’Universita’ di New York, vi era il pensiero di tutta un’epoca, quella a cavallo degli anni cinquanta, nella quale soprattutto la pubblicita’ che si proponeva di influenzare il comportamento dei cittadini, veniva usata in molti campi e presentava una grande varieta’ di tecniche ingegnose. Con il passare degli anni e dei decenni, la pubblicita’ ha continuato, ovviamente, ad avere il medesimo scopo. Quello che e’ cambiato, ed e’ evoluto ad altissimi livelli, e’ il ruolo che essa possiede nella societa’ di oggi. E’ l’evolversi del sua invisibile persuasione, delle tecniche e tattiche sempre meno osservabili e sempre piu’ influenzabili, a renderla una delle leve piu’ importanti, complesse ed usate del marketing odierno. Qualunque azienda, grande o piccola che sia, deve necessariamente affrontare ed affidarsi a questa politica, nata in tempi lontani. Anche gli antichi fenici erano soliti lasciare grandi scritte sulle rocce che sovrastavano le strade commerciali. 1 Packard V, I Persuasori Occulti, Einaudi Editore, Torino 1989, pp. 5 3 Da qui sono state rinvenute altre forme primordiali di pubblicita’, fino ad arrivare ad una data storica; il primo annuncio pubblicitario stampato in lingua inglese del 1473 2. Questi cenni storici, danno un’idea delle lontane origini della pubblicita’ e dell’importanza che essa ha sempre rivestito a prescindere dai modelli economici oggi esistenti. Chiunque infatti, consapevolmente o meno, sfodera questa politica per raggiungere i propri scopi; sotto questo profilo, la pubblicita’ potrebbe essere definita un’arma psicologica a vari livelli, utilizzata da ognuno di noi. Nell’uso comune non si parlo’ di pubblicita’ fino all’inizio del Novecento, quando il termine propaganda venne utilizzato per descrivere le tattiche di persuasione impiegate durante la prima guerra mondiale e quelle utilizzate in seguito dai regimi totalitari. Propaganda fu definita originariamente la disseminazione di idee e opinioni di parte, spesso attraverso il ricorso a menzogne e inganni, ma quando si inizio’ a studiare l’argomento in maggiore dettaglio, molti si accorsero che la propaganda non era prerogativa dei regimi “malvagi” e totalitari, e che spesso essa non si riduceva soltanto a ingegnosi inganni. La parola si e’ dunque evoluta fino a significare “suggestione” o “influenza” sulle masse attraverso la manipolazione di simboli e della psicologia dell’individuo. La propaganda comporta l’abile uso di immagini, slogan e simboli che sfruttano i nostri pregiudizi e le nostre emozioni; e’ la comunicazione di un particolare punto di vista, con l’obiettivo di indurre il destinatario del messaggio ad accettare “volontariamente” questa posizione come se fosse la propria3. 2 L’enciclopedia, La biblioteca di Repubblica, L’Espresso S.p.A., Divisione La Repubblica, 2003, vol. 16, pp. 681-682 3 Una discussione sulla natura della propaganda e della persuasione in una democrazia e’ in A.R. Pratkins e M.E. Turner, Persuasion and Democracy, 1996, pp. 187-205 4 L’evoluzione della propaganda ha avuto il suo culmine con la diffusione della pubblicita’. La fondamentale importanza che essa riveste nel mondo d’oggi, ha contribuito alle accuse di alcuni studiosi, definendola la causa della perdita della “sovranita’” del consumatore. Con questo esordio, si vuole intraprendere una strada ben precisa che analizza l’agire della pubblicita’ sui consumatori, ma soprattutto si tentera’ di capire la dinamica delle strategie persuasive sulla psicologia dell’individuo. Quindi, accanto al ruolo, assegnato alla pubblicita’, di “manipolatrice” dei consumatori, si affianca quello di “illuminatrice” degli stessi, dal momento che viene definita come “la grande autrice del mercato moderno”, mettendo a disposizione dei consumatori un mercato in cui vi e’ massima liberta’ di scelta tra i prodotti e servizi concorrenti 4. Negli ultimi sessant’anni molti psicologi sociali hanno studiato usi ed abusi quotidiani della persuasione, e hanno condotto migliaia di esperimenti per verificare le innumerevoli ipotesi sugli effetti di tale tipo di comunicazione. In questo modo e’ stato possibile individuare le tecniche di persuasione piu’ efficaci e comprendere cosa rende persuasivo un messaggio. In questo lavoro ho cercato di analizzare il modo in cui le dinamiche della comunicazione persuasiva si mettano in pratica nella realta’ di tutti i giorni, attraverso una leva, apparentemente semplicissima – la pubblicita’. Sono partita dal processo della comunicazione, predisposizione fondamentale per la costruzione del messaggio, attraversando il campo della pubblicita’, come contesto privilegiato in cui questa forma di comunicazione si realizza, per arrivare, infine, all’arte della persuasione vera e propria, analizzandone gli strumenti, le strategie e le dinamiche. 4 Lazzeri G. Aspetti qualitativi e quantitativi della pubblicita’; conseguenze sui consumatori e loro autotutela, in La pubblicita’ e il sistema dell’informazione, ERI, Torino 1984 5 Parte prima. Comunicazione e persuasione “Nel modo seguente la parola e’ un potente signore che, pur dotato di corpo piccolissimo e invisibile, compie le opere piu’ divine. Essa puo’ far cessare il timore, togliere il dolore, dare una gioia, accrescere la compassione. Chi la asscolta e’ invaso da un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le lacrime e da una struggente brama di dolore. Il fascino divino che suscita la parola e’ anche generatore di piacere e puo’ liberare dal dolore. La forza dell’incantesimo, accompagnandosi all’opinione dell’anima, la seduce, persuade e trasforma per mezzo del suo incanto”. (Gorgia da Lentini, “Elogio ad Elena) 6 1.1. La teoria della comunicazione Il comunicare sottintende una trasmissione di informazioni di vario tipo, informazioni che possono riguardare fatti, pensieri, stati d’animo, istruzioni, codici< L’esigenza di trasmettere queste informazioni e’ riconducibile alla necessita’ di soddisfare dei bisogni, da quelli primari, fisiologici, che riguardano la sopravvivenza organica e della specie, a quelli secondari, di natura sociale e psichica. Se e’ vero che per gli individui piu’ primitivi lo status e’ connesso alla qualita’ di forza fisica e di sprezzo del pericolo, e’ altrettanto vero che nella societa’ moderna questi bisogni vengono soddisfatti anche da altri valori, che possono andare dal possesso di un titolo, al denaro, alla bellezza fisica, all’importanza sociale, all’autorevolezza. E’ proprio in questo quadro che si e’ sviluppata l’esigenza di poter influenzare, se non addirittura pilotare, la risposta dell’interlocutore all’emissione del messaggio. Quando si e’ capito che la risposta alla propria richiesta di soddisfacimento del bisogno poteva essere in un qualche modo guidata, diretta, indirizzata al soddisfacimento del bisogno stesso, e’ iniziata, nella storia dell’evoluzione umana, la ricerca di quegli elementi che potevano produrre quella influenza determinante, la persuasione, appunto. Tutti, prima o poi, abbiamo desiderato almeno una volta di poter leggere nel pensiero di chi ci sta di fronte – cliente, amico o partner – al fine di ottenere da lui il pieno consenso. Questo consenso significa molto di piu’ del semplice “aver ragione”; infatti, la capacita’ di influenzare gli altri non e’ la capacita’ di imporre le proprie ragioni, bensi’ quella di scoprire quali siano le leve motivazionali altrui che, se sollecitate, possono metterci nelle condizioni di guidare chi ci sta di fronte all’”acquisto” delle nostre ragioni. 7 La persuasione, allora non e’ l’arte di far fare agli altri cio’ che loro non vogliono fare; e’ invece la capacita’ di motivarli ad ascoltarci, a riflettere sulle nostre ragioni senza chiudersi o difendersi a priori5. “Persuadere”, “influenzare“, “sedurre”, “guidare” sono parole che presuppongono una interazione con gli altri, una comunicazione, che esiste in quanto relazione. L’attuarsi della comunicazione prevede che vi siano due soggetti in gioco; un emittente ed un ricevente. Cio’ significa che la parola comunicazione definisce una dinamica relativa ad un contenuto (parole, gesti, sguardi<) che passa da un polo all’altro, e’ quindi bidirezionale. Questo presuppone il fatto che vi sia un feedback, ovvero una risposta, da parte del soggetto a cui la comunicazione e’ stata diretta: il feedback puo’ essere di tipo verbale (una frase di risposta) o non verbale (un gesto, un’occhiata, una pausa di silenzio). Il termine comunicazione ha un chiaro significato di “mettere al corrente” qualcuno, coinvolgendolo 6. Nei secoli il termine “comunicare” e’ stato oggetto di notevoli mutamenti, in conseguenza dell’evoluzione del linguaggio, a partire da un originario significato di mettere in comune degli oggetti, idee, pensieri. Solo in epoca piu’ recente si e’ aggiunto il significato di mettere in comune delle idee, tale accezione rappresenta sicuramente un senso piu’ vicino a quello attuale. Pur avendo sempre una base volontaria, la comunicazione non sempre contiene solo elementi coscienti e controllati da chi la emette, e non necessariamente porta ad un’interpretazione univoca in chi la riceve. Poiche’ i pensieri e le emozioni che si vogliono trasmettere non possono essere trasferiti cosi’ come vengono pensati, si necessita’ di un sistema di traduzione (un linguaggio). 5 Pirovano F., La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore 2004, pp. 5 Amietta G.B., Bentivenga S., Teoria della comunicazione, Stampa alternativa, Viterbo 1995, pp. 20 6 8 Esiste una pluralita’ di elementi che concorre a dar vita alla comunicazione. C’e’ un contenuto, che dovrebbe corrispondere al significato di cio’ che passa da una parte all’altra; vi e’ una forma, che equivale alle modalita’ attraverso le quali e’ gestito e articolato il messaggio. Vi sono elementi linguistici, verbali, gestuali, toni di voce e pause di silenzio, espressioni e ritmo di parlata. La comunicazione e’ un concetto indispensabile per la societa’, ma soprattutto per la psicologia applicata alla societa’: non esiste argomento in cui i processi comunicativi non giochino un ruolo fondamentale, anche se l’interesse per uno studio specifico e’ emerso solo di recente nella disciplina. La comunicazione ha degli effetti pragmatici, vale a dire comportamentali, sui soggetti che vengono da essa raggiunti. L’interesse degli studiosi della Scuola di Palo Alto (California) e’ rivolto proprio a quanto appena detto. L’attenzione e’ focalizzata sul rapporto emittente-ricevente in quanto mediato dalla comunicazione; l’analisi riguarda sia l’effetto della comunicazione sul ricevente, sia l’effetto che la ricezione del ricevente produce sull’emittente. Gli autori basano la loro elaborazione teorica su alcune proprieta’ semplici della comunicazione che hanno natura di assiomi, i quali servono ad illustrare certe caratteristiche di funzionamento della comunicazione interpersonale. La principale proprieta’ del comportamento consiste nel fatto che non puo’ avere un suo opposto. Non e’ possibile non avere un comportamento. Indipendentemente dal fatto che ognuno di noi sia in movimento oppure fermo, parli o resti in silenzio, dorma o agisca, viene percepito da chiunque lo circondi come una persona che e’ in uno stato specifico. Ognuno, dunque, comunica uno stato agli altri che lo percepiscono. 9 Il silenzio, ad esempio, e’ spesso un segnale che ha una forte valenza comunicazionale; puo’ trasmettere collera, indifferenza, imbarazzo, sgomento, indignazione< Non si puo’ quindi, non comunicare7. La comunicazione trasmette sempre un’informazione. Allo stesso tempo, pero’, essa impone un comportamento. L’informazione e’, di fatto, una notizia; si trasmette un contenuto. Il comportamento e’, invece, dettato dalla relazione tra i due comunicanti. L’impostazione e la natura di tale relazione corrisponde al tipo di messaggio che viene trasmesso. Si puo’ dire, quindi, che ogni comunicazione presenta un aspetto di contenuto e uno di relazione, in modo tale che il secondo classifica il primo ed e’, quindi, metacomunicazione, (comunicazione sulla comunicazione) 8. Il terzo assioma introduce il concetto di punteggiatura, affermando che “la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”. Questo significa che i nostri scambi comunicativi non costituiscono una sequenza interrotta, ma sono organizzati come se seguissero una sorta di punteggiatura: in tal modo e’ possibile identificare le sequenze di chi parla e di chi risponde, definire cio’ che si considera come causa di un comportamento distinguendolo dall’effetto. Il quarto assioma specifica che “gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico”. Il linguaggio numerico riguarda l’uso di parole, dispone di una sintassi logica e di estrema efficacia, per cui e’ lo strumento privilegiato per trasmettere dei contenuti. Il linguaggio analogico, invece, consiste di tutte le modalita’ della comunicazione non verbale (gesti, espressioni del viso, inflessioni della voce, sequenza del ritmo e cadenza delle parole), che servono soprattutto a trasmettere gli aspetti 7 8 Pirovano F., La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004, pp. 16 Idem 10 riguardanti la relazione tra i partecipanti. L’attivita’ di comunicare comporta la capacita’ di coniugare questi due linguaggi, nonche’ di tradurre dall’uno all’altro i messaggi da trasmettere e quelli ricevuti. Il quinto assioma, infine, sostiene che “tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza”. Abbiamo un’interazione simmetrica, caratterizzata dall’uguaglianza, quando il comportamento di un membro tende a rispecchiare quello dell’altro; se viene comunicato un atteggiamento di simpatia, in tal caso, le stesso caratteristiche saranno messe in evidenza dal partner, nel tentativo di minimizzare le differenze. Le relazioni complementari sono caratterizzate invece dalla differenza esistente tra le persone; un partner assume una posizione superiore o predominante, l’altro occupa la posizione corrispondente, inferiore o sottomessa. Appartengono a questa seconda categoria anche i rapporti stabiliti dal contesto sociale e culturale; e’ il caso dei rapporti tra padre e figlio, tra insegnante e alunno, tra medico e paziente. Nella maggior parte dei casi queste relazioni asimmetriche non vengono imposte in modo esplicito, ma ciascun soggetto si comporta in modo da presupporre il comportamento dell’altro, offrendogli al tempo stesso le ragioni perche’ tale asimmetria esista e perduri nel tempo. Nella comunicazione, la simmetria e la complementarieta’ non sono in se’ “buone” o “cattive”; entrambe svolgono delle funzioni importanti e sono necessarie nelle relazioni “sane”, ovviamente alternandosi ed operando in settori diversi. 11 1.2. I canali della comunicazione Ripensando ad un dialogo vivace e recente vissuto con qualcuno, cosa ci ha colpito in modo particolare? Il contenuto, espresso tramite i vocaboli densi di significato, i verbi con i loro tempi, gli aggettivi che hanno colorito il discorso? Oppure ci ha colpito maggiormente la voce espressa attraverso il suo volume, la sua velocita’ piuttosto che il ritmo accelerato o lento? E’ possibile che non sono state tanto le parole o la voce a rimanerci impresse, bensi’ l’espressione del volto di chi parlava 9. Sicuramente e’ l’insieme della comunicazione a lasciare il segno. Questo “insieme” puo’ essere scomposto in tre canali: → comunicazione verbale → comunicazione paraverbale → comunicazione non verbale L’elemento costitutivo della comunicazione verbale e’ il vocabolario linguistico. Questo tipo di comunicazione prende il nome di comunicazione digitale, in quanto, facendo riferimento ad una analogia informatica, per trasferire il significato si e’ dovuto codificarlo simbolicamente, come avviene appunto, nella trasmissione digitale di dati. Le lingue del mondo, da questo punto di vista, non sono altro che la codificazione simbolica di parole utili a trasferire il medesimo contenuto coerentemente con il contesto culturale dato – il paese di appartenenza 10. Usare le parole senza voce e’ ovviamente impossibile. Per questa ragione si definiscono paraverbali l’insieme dei segnali messi in atto, nella comunicazione verbale, a livello fisiologico, ovvero l’insieme delle modalita’ con le quali si manifesta la nostra voce; registro, volume, velocita’, timbro, ritmo, cadenza, tono, modulazione, dizione. 9 Pirovano F., La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004, pp. 31 Idem 10 12 A seconda di come si usa la voce, si generano stati d’animo diversi nell’interlocutore. La voce viene registrata dal nostro cervello come un’informazione che prescinde dal contenuto dei messaggi che essa porta con se’, la voce dovrebbe essere curata quanto il contenuto stesso. Una bella impostazione vocale, ben modulata, calda, avvolgente sicuramente puo’ ammaliare e conquistare, cosi’ come ci allontana una voce stridente e priva di calore. Non siamo purtroppo, abituati a dare il giusto peso alla voce nell’interazione con gli altri, e per questo la potenzialita’ persuasiva spesso si perde. La voce viene usata cosi’ come viene, invece di governarla consapevolmente. La caratteristica fondamentale del persuadere e’ quella di saper modulare la voce; alzarne il volume per abbassarlo subito dopo, quando si desideri sottolineare una frase; rallentarne la velocita’ per evidenziarne concetti complessi, oppure accelerarla per sfuggire all’attenzione dell’interlocutore. Non si tratta di snaturazione, ma semplicemente di una migliore conoscenza e utilizzo delle nostre capacita’. Il terzo canale della comunicazione e’ quello del non verbale. In questa categoria rientrano i linguaggi del corpo e i suoi derivati – espressione facciale, mimica, abbigliamento, postura, sguardo, gestualita’, movimento. E’ estremamente facile manipolare la parola, non e’ pero’ altrettanto semplice governare le espressioni del corpo. Il corpo parla e rivela chi siamo. La connessione tra mente e corpo e’ a tal punto stretta che, intervenendo sull’una, si modifica necessariamente l’altro, e viceversa; indurre in noi o altri un diverso stato d’animo produce immediatamente un nuovo atteggiamento del corpo. Allo stesso modo, agire dall’esterno, dal corpo appunto, sforzandoci di assumere atteggiamenti fisici di apertura ed energia, influenza positivamente la psiche 11. 11 Pirovano F., La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004, pp. 36 13 Imparare a leggere i segnali del corpo diventa decisivo, se si vuole conoscere la reale disposizione d’animo dell’interlocutore. Conoscere cio’ che pensa chi ci sta davanti, a dispetto di cio’ che dice, ci mette in una posizione di vantaggio, per poter effettuare una piu’ mirata ed efficace azione persuasiva nei suoi confronti. Secondo uno studio dell’americano A. Mehrabian, nella fase iniziale di conoscenza con una persona, il linguaggio del corpo (non verbale) gioca un ruolo di fondamentale importanza; tramite gesti, posture e contatto visivo, esso incide sul processo comunicativo con una percentuale del 55%. Per il 38% incidono invece il tono della voce e tutte le componenti paraverbali, mentre il significato letterale delle parole espresse influisce solo per il 7%12. Da questo punto di vista, sembrerebbe che cio’ che diciamo non ha praticamente importanza rispetto a come lo diciamo; solo un misero 7% del peso della comunicazione si ascrive al contenuto, contro ben il 93% che dipende da elementi non strettamente verbali. Questo risultato porta a riflettere sul fatto che cio’ che veramente conta nella comunicazione, e quindi nella capacita’ di influenzare, e’ soprattutto il “come” viene detto, piuttosto che il “che cosa”. 12 Signorini G, L’arte di persuadere, teorie, dinamiche e modelli della persuasione, Bologna, Pendragon, 2004, pp. 256 14 1.3. La psicologia e il processo di comunicazione Credo sia utile cominciare col definire cosa sia la psicologia della comunicazione. In questo termine definiamo la disciplina che studia i processi mentali che guidano la trasmissione di pensieri tra esseri umani e che, in particolare attraverso l’uso del sistema linguistico o di atri sistemi segnici formali, sia diretti, sia mediati da strumenti e mezzi, ne studia i meccanismi di generazione (codificazione) e di ricezione (decodificazione)13. Nell’ambito della psicologia della comunicazione possiamo distinguere altre discipline quali la psicologia del linguaggio che studia i processi di generazione e di elaborazione del linguaggio stesso, la psicologia della percezione che studia in particolare i processi percettivi, la psicologia della comunicazione di massa che studia invece tutti quei fenomeni di comunicazione mediati da mezzi che si frappongono tra il mittente ed il destinatario della comunicazione, generando situazioni di comunicazione di un soggetto verso molti altri. Nell’ambito della comunicazione tout court possiamo ulteriormente distinguere la comunicazione con fini persuasivi con l’obiettivo di indurre nel destinatario della stessa un cambiamento di atteggiamento o azioni di stampo comportamentale (nel cui ambito e’ compresa la comunicazione commerciale, cioe’ la pubblicita’), e la comunicazione senza fini persuasivi, ovvero quella comunicazione che puo’ essere di ordine informativo o gratuito. Dal punto di vista della psicologia, analizzare la comunicazione significa comprendere quali siano i processi mentali che ad essa soggiacciono; e’ spesso dato per scontato che un testo proposto arrivi indisturbato ed intatto da chi lo produce a chi lo riceve, o che le uniche variabili di interferenza siano relative al testo stesso o alle competenze 13 Vannoni D, Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva, UTET Libreria, 2003, pp. 4 15 linguistiche ed enciclopediche di chi lo produce e di chi lo riceve, ma in realta’ il processo e’ piu’ complesso e ricco di sfumature14. Se da un lato la complessita’ del messaggio deve essere adeguata alle capacita’ di comprensione ed al linguaggio dei soggetti con i quali si comunica, dall’altro, perche’ un messaggio abbia successo, deve superare le nostre soglie di attenzione e di motivazione per essere elaborato15. Nell’ambito della produzione dei testi, entrano in gioco processi mentali come la memoria, la scelta delle argomentazioni< L’elaborazione di un testo e’ una vera operazione strategica, che, nella sua stessa codificazione, implica una serie di decodificazioni possibili. Il testo prodotto non e’ solo un pensiero, ma lo sviluppo di un modello mentale. La codifica, quindi, e’ essa stessa un processo. La decodifica invece, implica da parte del destinatario, un operazione di ricostruzione del significato, che non sara’ necessariamente quella voluta dal mittente, ma potra’ discostarsi in base alle esperienze ed alle conoscenze che caratterizzano il se’ di ogni individuo. I modelli mentali, pur differenziandosi da soggetto a soggetto, possono avere, nell’ambito di una cultura condivisa, diversi elementi comuni. L’insieme delle associazioni linguistiche, delle conoscenze condivise e delle competenze si trovano a confronto durante un normale processo di comunicazione. Quindi il processo di comunicazione si configura come un confronto tra modelli mentali16. 14 Vannoni D., Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva, UTET Libreria, 2003, pp. 20-22 15 Idem 16 Idem 16 Quanto detto finora vale per qualunque forma di comunicazione, indipendentemente dallo scopo che si pone. La comunicazione persuasiva, di cui quella commerciale e’ un’appendice, presenta maggiori peculiarieta’. Partendo dalle considerazioni sul tema sviluppate da Hovland, Janis e Kelley nel 1953 possiamo individuare le variabili della persuasione: ▪ attenzione ▪ comprensibilita’ ▪ convincimento (convincente e interessante) ▪ memorizzazione Questi fattori indipendenti: sono influenzati da quattro variabili ▪ variabile della fonte (chi e’ il mittente) ▪ variabile del messaggio (che cosa e’ detto) ▪ variabile del ricevente (chi riceve il messaggio) ▪ variabili del mezzo (quale mezzo e’ usato)17 E’ stato lungamente dibattuto il problema che vede contrapporsi due concetti importanti nell’ambito della ricerca sulla comunicazione; persuadere e convincere. Gia’ Kant, nella Critica della ragion pura, distingueva tra questi due elementi, che indicano due differenti processi psicologici. Convincere implica una forma di adesione razionale e superficiale del soggetto, mentre la persuasione implica necessariamente una forma di adesione profonda, legata agli aspetti emotivi e comportamentali del soggetto. L’oggettivita’ della convinzione si scontra contro la soggettivita’ della persuasione18. La convinzione si basa sul solo aspetto cognitivo, l’informazione mantiene un contenuto oggettivo e credibile, con dati anche controllabili, ma al di la’ della veridicita’, 17 Vannoni D., Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva, UTET Libreria, 2003, pp. 25-30 18 Fabris G., La pubblicita’: teorie e prassi., Franco Angeli, 1992, pp. 48 17 quello che realmente influenza il destinatario e’ il come l’informazione sia costruita. Il funzionamento della persuasione e’ diverso; anche essa necessita di elementi cognitivi, pero’ risulta fondamentale l’aspetto emotivo (l’insieme di contenuti e di contorno), ad esempio alcune tipologie di immagini, che possono suscitare una reazione emotiva. Questo fattore non e’ imputabile all’informazione, che deve essere oggettiva e razionale, quanto piuttosto alla comunicazione, che risulta essere un fenomeno di trasmissione dei pensieri, molto piu’ coinvolgente e manipolatorio19. E’ soprattutto attraverso la comunicazione, attraverso l’integrazione di elementi cognitivi ed emotivi, che si puo’ condizionare l’agire umano. 19 www.internetica.it/manipolazione.htm 18 1.4. I meccanismi psicologici su cui si muove la persuasione Sulla base degli studi di psicologia sociale, combinati a quelli relativi alle tecniche di comunicazione, molti studiosi specializzati nell’informazione hanno teorizzato alcuni postulati che cercano di descrivere il comportamento di chi riceve un qualunque tipo di messaggio, in particolare un messaggio persuasivo. Riconosciuto, infatti, che la maggior parte della comunicazione puo’ essere ricondotta ad un gioco di persuasione, i ricercatori hanno focalizzato i propri interessi sul messaggio stesso, analizzandone il tipo di trasmissione, di ricezione, di decodificazione e di assimilazione, per vedere se, questa fonte, che presenta argomenti e fatti, riesce a produrre un qualche effetto sul ricevente. Un’ulteriore precisazione che bisogna sottolineare, e’ che non puo’ verificarsi nessuna persuasione se non sussistono le premesse oggettive, del contesto ambientale, sociale, culturale, e quelle soggettive, proprie del ricevente. Non si puo’ persuadere chi non ha la disposizione a lasciarsi convincere. E’ proprio su questo presupposto che gli studi si sono rivolti piu’ ad orientare gli animi, piuttosto che a dirigere i messaggi stessi. Ulteriori studi sui meccanismi comunicativi condotti da William McGuire dell’Universita’ di Yale, sostengono che la persuasione stessa si divide in un processo a sei fasi: ▪ la presentazione del messaggio, dove il ricevente viene messo in grado di essere raggiunto dal messaggio ▪ l’attenzione, che il ricevente deve prestare al messaggio ▪ la comprensione dei contenuti, assicurata da un codice trasmissione adeguato (si evitano linguaggi specialistici, o di difficile comprensione) 19 ▪ l’accettazione da parte del ricevente della posizione sostenuta dal messaggio, nella quale si instaura una sorta di sintonia col messaggio ricevuto ▪ la memorizzazione della nuova opinione, in maniera da farla propria ▪ il conseguente comportamento Se una sola di queste fasi non si attua appieno, non si verifichera’ alcuna persuasione 20. Esistono pero’ altre teorie sulle vie percorse dalla persuasione. Secondo il modello della probabilita’ di elaborazione (ELM, elaboration likelihood model) di R. Petty, gli atteggiamenti possono modificarsi attraverso due percorsi differenziati: 1.percorso centrale, agisce sulla capacita’, consiste in un’elaborazione attenta e di riflessione accurata sulle argomentazioni e sulle informazioni contenute nel messaggio persuasivo 2. percorso periferico, agisce sul livello di motivazione, riguarda un processo di cambiamento basato su elementi che non sono direttamente pertinenti al tema, cioe’ i cosiddetti segnali periferici, ad esempio, l’attrattiva della fonte, la durata e la semplicita’ del messaggio, la sua piacevolezza. Spesso, per far passare un messaggio persuasivo, viene usata una strategia che fa ricorso all’attivazione di paure, che fanno leva sul fatto di minacciare delle conseguenze indesiderabili qualora l’individuo non adotti il comportamento suggerito dal messaggio. Un espediente molto usato in pubblicita’ consiste nella reiterazione del messaggio, dando luogo a quello che gli psicologi chiamano effetto di mera esposizione, che 20 www.ilcounseling.it/persuasione.htm 20 contribuisce a rendere piu’ familiare, e quindi piu’ accettabile, il messaggio proposto. Altre componenti, prese in prestito dai pubblicitari, riguardano la fonte emittente, cioe’, fanno appello all’autorevolezza e alla credibilita’ di chi veicola il messaggio. Questa via persuasiva e’ supportata da un certo livello di expertise, cioe’ una costruzione fittizia di professionalita’ nell’emittente. Anche la struttura stessa del messaggio offre importanti appigli per veicolare la persuasione. La lividezza del messaggio, innanzi tutto, in cui la costruzione del discorso, i colori, i suoni, concorrono a rendere il messaggio piu’ facilmente percepibile. L’ordine di argomenti, dove gli studi effettuati sulla memoria e sul livello di attenzione, hanno evidenziato due importanti effetti utili a questo proposito: ▪ di fronte ad una serie di informazioni contigue, le persone tendono a ricordare meglio le prime (effetto primacy) e le ultime (effetto recency), mentre quelle poste nella parte centrale dell’esposizione vengono meno facilmente registrate nel ricordo. Ulteriori elementi riguardanti la persuasione sono stati forniti dagli studi effettuati dallo psicologo sociale americano Robert Cialdini, che ha osservato dei professionisti della persuasione, cercando di capire le tecniche usate da questi per forzare le resistenze delle persone, inducendole ad accondiscendere. Queste tecniche (il colpo basso, il piede nella porta, la porta in faccia) cercano di indurre il ricevente ad acconsentire ad una proposta, facendo leva su alcuni vantaggi iniziali, che poi non vengono rispettati, o sul principio di reciprocita’, che e’ alla base del sentimento di obbligo che ciascuno di noi sente per qualcuno che ci offre qualcosa, per cui fanno apparire una richiesta come una concessione. 21 Nell’ambito dei mezzi di comunicazione di massa si e’ sviluppato un altro effetto; l’agenda setting. Questo fenomeno nasce dall’assunto che i media descrivono la realta’ presentando al pubblico una sorta di ordine di priorita’ delle questioni relative all’informazione. L’esposizione dei media non influenzerebbe quindi, direttamente gli atteggiamenti, ma l’importanza da attribuire alle questioni. Quando le persone attribuiscono molta importanza a un dato evento, aumenta la probabilita’ che prestino maggiore attenzione alle notizie che lo riguardano, considerandone in maniera approfondita, tutti gli aspetti. In pratica, indurre l’effetto agenda setting, significa agire sulle risorse cognitive necessarie a produrre opinioni stabili, prima ancora che sulla direzione delle opinioni stesse. Fra i principali strumenti di persuasione legati piu’ strettamente all’oratoria si possono evidenziare quattro elementi principali: → l’originalita’, l’argomento piu’ persuasivo e’ sempre quello piu’ nuovo → lo stile, appannaggio delle tecniche di retorica → la logica dell’argomento persuasivo → la pertinenza, in quanto essere persuasivi significa riconoscere istantaneamente, e far riconoscere all’interlocutore, nuove relazioni di pertinenza fra gli argomenti Anche l’esempio del gesto-persuasione, e’ un’ottimo strumento. Esso viene veicolato dal principio di imitazione che si genera nel ricevente. In effetti, la forza persuasiva di un gesto, anche semplice, se fatto nella giusta circostanza, puo’ essere irresistibile. Per essere efficace, il gesto deve essere necessariamente studiato, e la sua pertinenza viene affidata all’inventiva di chi lo escogita, tenendo conto anche del fatto che esso non puo’ reggere alcune situazioni limite, nel veicolare un messaggio 22 persuasivo, come la divisione tra ragione ed emozione, tra immaginazione e realta’. Un ultimo aspetto della strada che percorre la persuasione sta nella semplicita’, nella brevita’ concisa ma efficace, del messaggio stesso; ne sono esempio gli slogan, gli aforismi, i motti di spirito, costituiti da frasi concettose e sintetiche, orecchiabili e suggestive, destinate a rimanere impresse nella mente, e quindi, a persuadere l’ascoltatore. Per citare Aristotele, “bosigna sembrare di parlare non ad arte, ma naturalmente; questo, infatti, e’ persuasivo, mentre quello e’ l’opposto. Infatti si diffida da chi parla astutamente cosi’ come si diffida dai vini adulterati”. 23 1.5. Implicazioni storiche della “psicologia delle masse” La possibilita’ di influenzare attraverso le patiche discorsive, il complesso delle interazioni umane, ha fatto si’ che, nel corso dei secoli, le classi dominanti e i ceti emergenti abbiano cercato, rispettivamente, di detenere in esclusiva o di conquistare il monopolio dello strumento linguistico, sottraendolo a coloro che avrebbero potuto usare la parola per finalita’ alternative. Nella storia recente, il periodo in cui si e’ maggiormente risentito degli effetti di questo genere di politica, e’ senz’altro quello delle grandi dittature europee nella prima meta’ del XX secolo. In particolare, in Italia, largo uso del controllo dell’informazione fu operato da Mussolini allo scopo di dirigere l’opinione pubblica verso una posizione a sostegno del regime fascista. Ma com’e’ stato possibile costruire in cosi’ poco tempo un simile castello di convinzioni nella popolazione dell’epoca? A parte le ragioni oggettive, storiche, che vedevano la popolazione italiana completamente svilita da una politica fallimentare dal punto di vista economico, sociale e coloniale, ragioni che facilmente preludevano ad un imminente condizione di cambiamento, i motivi di tanto successo del personaggio Mussolini sono da ricercarsi nella figura stessa del “leader” (analizzata anche da Freud), cosi’ come era voluta allora da una serie di indicazioni provenienti dagli studi di psicologia sociale. Per sua stessa ammissione, Mussolini risultava aver piu’ volte letto e riletto un famoso e scottante libro del giornalista Gustav Le Bon, “Psicologia delle folle” del 1895. “La folla” – scrive Le Bon – “e’ sempre intellettualmente inferiore all’uomo isolato, ha la spontaneita’, la violenza, la ferocia, ed anche gli entusiasmi e gli eroismi degli esseri primitivi. 24 Le folle – specialmente quelle latine – si possono accendere d’entusiasmo per la gloria e l’onore, si possono trascinare in guerra senza pane e senz’armi”. Sempre secondo Le Bon, “la folla antepone l’istintivita’ al giudizio, all’educazione ed alla timidezza, pertanto il “capopopolo” deve presentarsi ad essa con un linguaggio adeguato alla recettivita’ del destinatario. Pertanto e’ fondamentale che segua alcuni principi comunicativi: ▪ la semplicita’ del lessico e della sintassi - la folla si presenta per istinto, restia a parole difficili, ai meandri del ragionamento, rifiutando l’esercizio attivo del pensiero; ▪ l’affermazione - laconica, concisa, categorica, sprovvista di prove e di dimostrazioni, tanto maggiore e’ la sua autorevolezza; ▪ la ripetizione – eseguita rispettando sempre gli stessi termini; ▪ le immagini – il potere di una parola non dipende dal suo significato, ma dall’immagine che essa suscita; ▪ il contagio – quando un’affermazione e’ stata ripetuta a sufficienza, e sempre allo stesso modo, si forma cio’ che viene chiamata una corrente di opinioni e interviene il potente meccanismo del contagio. Le idee, i sentimenti, le emozioni, le credenze, possiedono tra le folle un potere contagioso intenso<” Sulla base di questi precetti, si formo’ un vero e proprio linguaggio che Mussolini utilizzo’ nei suoi discorsi propagandistici. Egli elaboro’ un modo di comunicare che ruotava intorno a diverse caratteristiche; l’oratoria giornalistica, che non deludeva i dotti e non intimidiva gli umili, volta a stimolare e spingere, piu’ che ad affascinare, il suscitare certi stati d’animo, la delegazione, l’asserzione perentoria e l’antitesi, veri e propri artifici retorici gia’ visti a proposito degli studi di Freud sui lapsus e sui motti, gli slogans, “riciclati” anche da fonti non del tutto pertinenti al messaggio fascista, ma efficaci ai fini della persuasione, ovvero la finalita’ ad incitare 25 all’azione, i dialoghi con la folla e la coralita’, incentrati su frasi che richiedevano una risposta corale da parte dell’uditorio, le frasi ad effetto, ed infine gli aspetti riguardanti la prosodia, i toni e le pause, da variarsi a seconda del carattere che si voleva dare al messaggio. Cosi’ si creo’ una vera evoluzione del “culto di Mussolini”. Le spiegazioni sono da ricercarsi nel processo di identita’, intesa psicologicamente, fra il duce e il regime fascista. Le diverse componenti psicologiche che fanno di Mussolini un leader ideale, sono riscontrabili nel saggio di Freud “Psicologia delle masse e analisi dell’io” (scritto nel 1921, prima che il fenomeno della dittatura mussoliniana lo confermasse). La fortuna o destino di Mussolini fu di incontrarsi con una massa storica disposta alla sottomissione. Questo per ragioni contingenti, per la delusione serpeggiante, per la frustrazione degli italiani, disintegrati come comunita’ dalla guerra, per una fondamentale “paura della liberta’”, e per il bisogno di un “protettore magico”. Mussolini esercitava spesso un transfert erotico, quando cioe’, appariva in un clima esplicitamente “amoroso” che si manifestava nelle pubbliche manifestazioni della folla. Gli stessi gregari di Mussolini si trovarono legati a lui, per un legame individuale, dato dalla stessa istanza di sottomissione, dalla stessa “relazione amorosa”; era “un’innamoramento di massa”21. La forza di coesione del gruppo fascista derivava dall’identificazione di tutti con Mussolini, alla caduta del quale corrispondera’ la disfatta del fascismo. Mussolini riusci’ a conciliare le varie tensioni psicologiche esercitate sulla popolazione, allo scopo di conseguire una sorta di autorita’ paterna, tramite l’imposizione della disciplina e della propria idealizzazione. 21 www.ilcounseling.it/articoli.htm 26 E’ in tale contesto che nasce un’impostazione scientifica della propaganda; si iniziano ad utilizzare dei metodi specifici da parte di gruppi organizzati di specialisti, per conseguire il consenso, attivo o passivo della massa, in relazione ad azioni politiche, talvolta anche attraverso manipolazioni psicologiche. Si concretizza un’espressione del potere che si afferma attraverso la conquista dell’opinione pubblica. Oltre a questo, e’ da prendere in considerazione un’ultima osservazione; per favorire l’identificazione a livello delle masse piu’ vaste e numerose, Mussolini si riduceva continuamente alle immagini piu’ modeste ed umili, delle varie categorie sociali italiane, del tutto indifferente al ridicolo che gliene derivava, denotando in questa abilita’ una capacita’ spettacolare: si trasformava in muratore, contadino, autista, nuotatore, aviatore, maestro, artista, poliziotto, giornalista, operaio< Dopo dieci anni di travestimenti mussoliniani, ciascun italiano poteva tranquillamente riconoscersi in lui, o per dirla con Freud, poteva “identificarsi con lui nel proprio io”, riconoscendo un’immagine del padre universale (“Tu sei tutti noi!”). Ancora oggi, la tecnica mussoliniana di influenzamento e persuasione viene studiata ed analizzata, viene riproposta, modificata ed attualizzata, al mondo contemporaneo tramite il marketing, la pubblicita’ , i discorsi politici. 27 1.6. Comunicazione e persuasione Quando si parla di persuasione, nella maggioranza dei casi si pensa a qualcosa di manipolatorio. In realta’, la persuasione non e’ altro che una strategia o un procedimento per ottenere un’approvazione. La comunicazione persuasiva fa parte di un approccio qualitativo. Essa non e’ altro che la capacita’ di motivare gli altri ad ascoltare, a riflettere sulle nostre ragioni senza chiudersi o difendersi a priori. Quando si parla di comunicazione persuasiva ed efficace c’e’ il bisogno di dedicarsi alla comprensione di chi ci sta di fronte e a costruire con lui una relazione vincente, con un’alleanza che permetta di equilibrare le forze in gioco nella negoziazione e di uscire soddisfatti da una trattativa con qualcuno. Nella comunicazione persuasiva si crea una sinergia con i propri interlocutori che si sentono capiti, a proprio agio, e questo permette di concludere un accordo in modo vantaggioso. Per poter operare in tal senso, bisogna aver conquistato una propria liberta’ interiore, cioe’ quella indipendenza da fattori che condizionano il nostro agire verso gli altri e verso noi stessi, le nostre credenze limitanti. Saper comunicare in modo efficace significa conoscere se stessi per poter meglio interagire con gli altri. Affinche’ questo avvenga e’ necessario che i tre canali della comunicazione - gia’ citati nei capitoli precedenti – verbale, paraverbale e non verbale, siano congruenti tra loro. Se generalmente la persuasione viene vista come un artificio subdolo, puo’ benissimo essere vista anche da un lato piu’ accettabile. Nel libro “L’arte di persuadere” di Massimo Piattelli Palmarini viene proposta un’accezione non negativa della persuasione. 28 Egli sostiene che “quando una volonta’, un’intenzione, una credenza o una decisione devono trasferirsi da una mente ad un’altra, si devono innescare sul momento stesso, moti convergenti nell’una e nell’altra”, e da qui prende lo spunto per affermare che “per sua natura intima, l’arte della persuasione e’ un esercizio lieve. Aborrisce i mezzi pesanti. E’ lecito esercitare un certo ascendente, ma non fare appello al principio di autorita’. L’autorita’, non a caso, subentra quando la persuasione non basta<il persuadere esclude non solo la minaccia ed il riccatto, ma anche mosse sleali come l’appello alla pieta’ o alla cieca fiducia. Se si deve ricorrere a questi espedienti, significa che la persuasione non basta. La persuasione puo’ tollerare invece, la lusinga, l’adulazione, il mettere in guardia contro futuri dolori o la suggestione di futuri piaceri, l’ambiguita’, il presupposto non detto, la conseguenza non dichiarata” 22. Dunque, la persuasione non e’ un’opera di convincimento, che si propone di indurre qualcuno ad agire contro la propria volonta’, facendo leva su meccanismi molto piu’ potenti, nonche’ lesivi della liberta dell’altro, fino a tollerare la minaccia, il ricatto, il ricorso al senso di colpa, la corruzione< Si tratta invece di un’atto che comporta sempre una scelta, un esercizio di libera volonta’, significa, cioe, indurre un cambiamento dell’opinione altrui solo per mezzo di un trasferimento di idee, un passaggio di puri contenuti mentali. Non si puo’ persuadere uno a vedere, a sapere, ad arrivare. Lo si puo’ persuadere pero’, rispettivamente, a guardare, a studiare, a partire. Persuadere implica che la persona sia libera non solo di volere, di agire, ma anche di pensare, di credere, di decidere23. 22 23 M. Piattelli Palmarini, L’arte di persuadere, Il Mulino, 2005, pp. 198 M. Piattelli Palmarini, L’arte di persuadere, Il Mulino 2005, pp. 233 29 La ricercatrice Nicoletta Cavazza dell’Universita’ di Bologna, fornisce nel suo libro “Comunicazione e persuasione” un tipico binomio resosi protagonista del nostro quotidiano: convincere ed essere convinti. Alla nostra regolare capacita’ di comunicare, si associa quotidianamente la facolta’ di persuadere, ovvero convincere qualcuno della verita’, della realta’ di un fatto, della buona qualita’ di un prodotto, o talvolta semplicemente indurre qualcuno a dire o a fare una cosa. Succede spesso che queste due attivita’ si intersecano e coinvolgono senza che ne siamo completamente consapevoli. Dagli studi di Psicologia sociale di Kurt Lewin, tesi ad evidenziare l’efficacia della partecipazione attiva e dell’autopersuasione, a quelli compiuti in Europa e in America nel dopoguerra, centrati in particolar modo sulla persuasione come processo costituito dall’induzione di uno stimolo con determinate caratteristiche, la studiosa analizza proprio i vari processi che conducono il consumatore alla modifica di un comportamento. Al di la’ del messaggio pubblicitario in se stesso, ci sono dei segnali, periferici (slogan, musica, colori, testimonial<), che contribuiscono in larga parte a convincere lo spettatore. Sono molti i motivi alla base di una scelta, e di conseguenza, sono altrettanto tanti gli elementi attraverso i quali viene formulato il messaggio pubblicitario. “L’effetto di mera esposizione”, il quale dimostra che la “familiarizzazione” aumenta la percezione di gradevolezza dell’oggetto che si ha di fronte; la credibilita’ della fonte ci propone un prodotto, ancor piu’ evidenziata dallo “sleeper effect” che spiega come questa influenzi maggiormente nell’immediato e meno a distanza di tempo; la struttura del messaggio al fine di rendere l’informazione trasmessa sempre piu’ visibile, concreta, vicina e facilmente memorizzabile (lo spot deve colpire chi vi assiste secondo gli effetti di primacy e recency, che facilitano il ricordo delle prime e delle ultime informazioni di un messaggio); il target a cui si rivolge. 30 Molti dei richiami persuasivi non solo mirano a cambiare atteggiamenti e opinioni, ma si pongono l’obiettivo di ottenere che queste opinioni si trasformino in comportamenti. La forza della persuasione pervade tutti i tipi di comunicazione, compresa quella non verbale, e tutti i livelli interpersonali. Nascosta o palese, la comunicazione persuasiva coinvolge, comunque, anche la nostra collaborazione, altrimenti, oltre ad essere noi stessi influenti sui modi di pensare e di operare di quanti ci stanno intorno, diviene facile esserne vittime. 31 Parte seconda La pubblicità: comunicare, influenzare, convincere “Il mestiere della pubblicita’ e’ ormai cosi’ vicino alla perfezione che sara’ ben difficile apportarvi altri miglioramenti”. (Samuel Johnson, 1759) 32 2.1. La base della comunicazione pubblicitaria “Advertising may be viewed as the construction of semiotic worlds for the rhetorical purpose of swaying purchasers to buy what is advertised”. Cosi’ prende avvio il breve ma interessante saggio di Alan Harris intitolato Sell! Buy!. L’autore pone l’accento sul potere della parola pubblicitaria come mezzo di persuasione piu’ o meno occulta, raggiunta spesso grazie ad un processo di manipolazione linguistica, che permetta di elaborare un messaggio coinvolgente e accattivante al fine di catturare l’attenzione del destinatario. L’obiettivo del pubblicitario, secondo Harris e’ quindi, la creazione di mondi di volta in volta nuovi, definiti “mondi semiotici” o realtà simboliche, esistenti indipendentemente dal mondo fisico, che vadano ad imprimersi con forza nell’immaginario di colui che riceve il messaggio. Gia’ dalle sue prime apparizioni sulla scena sociale ed economica, la pubblicita’, che in Italia si chiamava reclame, comincio’ ad attingere ai piu’ svariati ambiti della lingua, trasformando il materiale linguistico a sua disposizione secondo la finalita’ primaria della persuasione. Un messaggio pubblicitario puo’ essere raffinato, divertente, ammiccante, originale, e si potrebbe aggiungere un lungo elenco di aggettivi tra i piu’ diversi, ma cio’ che ne determina il successo e’ la sua capacita’ di convincere, di farsi largo piu’ o meno subdolamente nei pensieri – nella loro parte piu’ inconscia – del destinatario. Baldini24 spiega che la parola pubblicitaria cessa di essere semplicemente una parola, e va a fondersi e confondersi con altri elementi visivi, iconici, sonori, paralinguistici, intertestuali fino a divenire il messaggio pubblicitario in cui ogni particolare e’ studiato con la massima attenzione non, 24 Baldini, 1987, 1996 : 14 33 come molti sostengono, per informare o presentare un prodotto al pubblico, ma per creare un oggetto del desiderio attraverso un sapiente uso delle immagini, dei suoni e soprattutto delle parole, tanto da riuscire a far coincidere nell’immaginario collettivo l’idea di felicita’ e di successo con un certo aperitivo, make-up, o profumo. Horkheimer e Adorno hanno parlato in proposito di una vera e propria reificazione delle reazioni piu’ intime dell’uomo a confronto con il messaggio pubblicitario; questo processo puo’ spingersi a livelli estremi; sotto la pressione incalzante proveniente dal mondo patinato della pubblicita’, valori ed entita’ astratte vengono spesso fatte coincidere con il prodotto reclamizzato. Tra le differenti forme di comunicazione, la pubblicita’ si caratterizza per il fatto che l’emittente ed il messaggio pubblicitario non mirano solo a trasmettere al destinatario della comunicazione dati, informazioni, idee, sensazioni, visioni del mondo, ne’ soltanto a provocare reazioni, siano esse di adesione o repulsione. La pubblicita’ ha per scopo di convincere il destinatario della comunicazione a fare o non fare qualcosa; la pubblicita’, quindi, e’ il fondamentale strumento (anche se non l’unico), di persuasione, oltre che di comunicazione. La finalita’ persuasiva attiene a specifici comportamenti del destinatario, che l’emittente ha per scopo predefinito di provocare o scongiurare. Puo’ trattarsi di comportamenti eterogenei. L’esperienza empirica ha ormai insegnato che la persuasione pubblicitaria non trova affatto un limite nei rapporti di mercato. La pubblicita’ puo’ essere usata per convincere a comprare qualcosa, ma trova anche nei comportamenti politici e sociali il suo campo di elezione, non meno che nel mercato dei beni e srevizi25. 25 www.giuffre.it 34 Si puo’ persuadere, a mezzo pubblicitario, l’elettore a votare un certo candidato, o il cittadino ad aderire ad una certa iniziativa, oppure a tenere o non tenere un dato comportamento, a seconda delle finalita’ di incentivazione o disincentivazione proprie dell’emittente del messaggio 26. La pubblicita’ persuade anche mediante strumenti diversi della diffusione dell’informazione. Sotto la denominazione di “suggestione” possono raccogliersi le molteplici tecniche pubblicitarie che fanno leva sugli aspetti meno razionali della psiche umana, e’ che pure incidono sulle decisioni del destinatario della comunicazione in pari modo, se non superiore alla stessa razionalita’. Rispetto alle altre forme di manifestazione del pensiero, l’attacco pubblicitario si caratterizza per la sua strumentalita’; il messaggio pubblicitario comunica per ottenere un risultato concreto. La pubblicita’ e’ manifestazione del pensiero strumentale ad uno scopo che, ovviamente, non e’ la pura comunicazione di idee, opinioni, visioni del mondo 27. La decisione economica non e’ soltanto frutto di razionalita’, cosi’ come non lo e’ la decisione politica, o la decisione di tenere o non tenere un certo comportamento sociale. Il destinatario della comunicazione reagisce ad una serie di stimoli che possono essere molto piu’ forti della razionalita’, ed indurlo a spendere il proprio denaro, o il proprio voto, in una direzione anziche’ in un’altra. La pubblicita’ conosce questi stimoli, li cataloga e li classifica in ragione delle particolarita’ ci ciascun gruppo omogeneo di destinatari (sempre meglio delimitato via via che la tecnica pubblicitaria si affina), ed infine li utilizza per i suoi scopi persuasivi; non si pensa ad ipotesi marginali come la pubblicita’ subliminale, ma a fenomeni ben piu’ frequenti di pubblicita’ e suggestione. 26 Aaker. D. A. – Myers J., Management della pubblicita’, Franco Angeli s.r.l. 1998, pp. 55 Colley R.H., Gli obiettivi della pubblicita’. Definizione e misurazione, ETAS KOMPASS, Milano 1968, pp. 379 27 35 L’abbinamento di prodotti, di proposte politiche, di iniziative di ogni genere, a immagini di bellezza, fascino, richiamo erotico, successo, fortuna, a forti personalita’, o comunque a modelli accreditati, e’ una tecnica di persuasione che ha poco a che fare con la razionalita’ dell’individuo. La metafora della pubblicita’ “fabbrica dei sogni” e’ ormai obsoleta; la pubblicita’ odierna ci dimostra che anche la fabbricazione di incubi puo’ essere del tutto idonea a raggiungere uno scopo persuasivo. Non mi riferisco solo alle tecniche pubblicitarie basate sulla deterrenza: mostrare immagini di disastri stradali per disincentivare alla guida veloce, o mostrare i danni della droga per dissuadere a consumarla. Penso invece all’uso pubblicitario di immagini forti (di violenza, di drammaticita’ estrema, o di situazioni sessuali singolari o esplicite), al solo scopo di colpire l’osservatore, imprimendogli nella memoria un marchio, un prodotto, un partito politico. L’immagine “forte” suscita una curiosita’ verso il prodotto, genera un interesse che potra’ tradursi in acquisto, e tanto basta. In un mondo affollato di pubblicita’, “gridare forte” e’ un modo per farsi sentire, sovrastando la strida altrui. In tale contesto pubblicitario, rientrano moltissimi altri meccanismi persuasivi; tra i piu’ diffusi e’ la tecnica di strumentalizzare istinti e sentimenti della persona umana: l’uso pubblicitario del corpo, soprattutto quello femminile, dell’immagine dei bambini, dei rapporti familiari, che divengono mezzi per una classica (e piuttosto semplice), persuasione pubblicitaria. Oltre a queste tecniche ormai superate, esistono metodi molto piu’ sottili, che riscuotono piu’ successo. L’esperto di comunicazioni Ivan Preston ha compilato un catalogo delle 36 tipiche affermazioni delle pubblicita’ quali appaiono nei mass media28. Egli nota che in molti spot si proclamano differenze del tutto secondarie facendole apparire importanti (ad esempio le sigarette Calem “larghe”, che sono di due millimetri piu’ spesse delle solite sigarette), si fanno affermazioni prive di senso finalizzate all’esaltazione del marchio (lo slogan “Coke is it!”, qualunque cosa quell’it possa significare), si abbonda in magnificazioni e superlativi senza significato (nello slogan della Bayer “la migliore aspirina al mondo”, quando tutte le aspirine sono uguali). In altre parole e’ sufficiente che ci sia una ragione qualsiasi. Dal punto di vista psicologico, gli spot sull’aspirina funzionano perche’, affermando che nessun altro rimedio e’ piu’ forte, piu’ rapido, piu’ delicato o piu’ efficace, ci inducono a trarre automaticamente la (scorretta) deduzione che nessun altro prodotto antalgico sia altrettanto forte, altrettanto rapido, altrettanto efficace della marca A. La descrizione del prodotto crea l’illusione che la marca A sia la migliore, non che sia come tutte le altre. Come accade che le parole acquistino questo potere e la capacita’ di influenzare? Il modo in cui viene descritto un oggetto o presentata un’opzione dirige i nostri pensieri e incanala le nostre risposte cognitive nei confronti della comunicazione. Attraverso le etichette che impieghiamo per descrivere un oggetto o un evento, possiamo definirlo in modo tale che il destinatario del messaggio accetti la nostra definizione della situazione e sia conseguentemente pre-persuaso prima ancora che cominci l’argomentazione vera e propria 29. Questa semplice regola della persuasione venne riconosciuta da Cicerone oltre due millenni fa. 28 Preston I.L., The Tangled Web They Weave: Truth, Falsity and Advertisers, University of Wisconsin Press, 1994, pp. 194 29 Pratkanis A, Aronson E., L’eta’ della propaganda, Il Mulino, 2003, pp. 103 37 Cicerone affermava che uno dei fattori del suo successo nell’ottenere l’assoluzione di alcuni dei piu’ famigerati assassini di Roma, fosse la sua abilita’ nel sostenere che i loro nefandi crimini non erano affatto “crimini”, ma azioni virtuose, e che le vittime erano malvagi che meritavano di essere uccisi. In un recente esperimento, due studiosi di psicologia del consumatore hanno dimostrato l’efficacia della formulazione del messaggio nella formazione degli atteggiamenti dei consumatori nei confronti del macinato di bovino 30. La loro scoperta e’ stata che le valutazioni dei consumatori erano piu’ favorevoli nei confronti di un’etichetta che dichiarava: “75% magro” piuttosto di una che dichiarava “25% di grassi”. Possiamo trovare la stessa tecnica in mille altre situazioni; nei supermercati, dove il pesce surgelato venduto nel reparto delle carni fresche, viene chiamato “surgelato fresco”, i venditori di assicurazioni mediche per anziani chiamano i loro opuscoli “guide sanitarie gratuite”, per finire con i fabbricanti di piccoli elettrodomestici che definiscono “cordless” i prodotti con alimentazione a batteria. La parola “magro” e’ piu’ attraente della parola “grasso”; la parola “fresco” tende a oscurare il fatto che il pesce in realta’ e’ surgelato, una “guida gratuita” e’ molto piu’ utile di una brochure pubblicitaria e un apparecchio “cordless” sembra molto piu’ potente di uno alimentato da due batterie alcaline. Spesso il significato pieno dell’implicazione e’ lasciato all’immaginazione del pubblico. Negli anni trenta, l’Istituto per l’analisi della propaganda, defini’ questa tattica il ricorso a generalita’ d’effetto31. In questi casi il propagandista impiega parole che hanno connotazioni positive ma che sono solitamente ambigue nel contesto in cui vengono usate. 30 Levin I, Gaeth G., How consumers are affected by the frame of attribute information before and after consuming the product, in Journal of Consumer Research, 1998, pp. 374378 31 Lee A., Lee E., The fine art of propaganda., New York, 1939 38 Ecco qualche esempio: “Un America gentile, benevola”; “Rendiamo nuovamente forte l’America”; “Il meglio che si possa acquistare”; “Dobbiamo sostenere i nostri coraggiosi combattenti per la liberta’”;. Pochi negherebbero che espressioni come gentile, benevola, forte, il meglio e coraggiosi combattenti per la liberta’ siano cose buone; nella maggior parte delle situazioni concrete, pero’, pochissimi sarebbero d’accordo sul significato di ciascuna di esse. Si consideri, ad esempio, l’impegno preso da Richard Nixon nella campagna presidenziale del 1968 per una “pace onorevole” nel Vietnam. Cosa significava realmente? Per alcuni pace onorevole significava il ritiro immediato delle truppe e la fine di una guerra ingiusta. Per altri significava combattere fino a quando gli Stati Uniti avessero riportato una vittoria senza condizioni. Quello che Nixon intendeva per pace onorevole era lasciato all’immaginazione dell’ascoltatore, ma non c’erano dubbi sul fatto che Nixon aveva l’obiettivo “giusto” sulla guerra del Vietnam. Le parole, nella pubblicita’, possono essere usate anche per definire i problemi e creare in tal modo bisogni personali e sociali. Nella storia della pubblicita’ americana, a detta di Stephen Fox, la pubblicita’ ebbe la massima influenza durante gli anni venti32, epoca in cui i pubblicitari battezzarono molti di quei “bisogni del consumatore” che cerchiamo di soddisfare ancora oggi. Ad esempio, la Lambert Co., produttrice del Listerine, diffuse il termine “alitosi” riferito all’alito cattivo; la maggioranza degli americani ignorava di avere l’alitosi fino al momento in cui la Lambert Co. Non li rese consapevoli della possibilita’ di disgustare il vicino ammonendoci che “anche il vostro migliore amico ve lo nascondera’”. 32 Fox S, The mirror makers: A history of twentieth-century American Advertising, New York, Morrow, 1984 39 I pubblicitari, naturalmente, non sono gli unici ad inventare nuove etichette come strumenti di persuasione. I primi patrioti americani riuscirono a rafforzare il fervore patriottico chiamando “massacro di Boston” una scaramuccia con i britannici di scarso significato. Adolf Hitler impiego’ la medesima tecnica per mobilitare il popolo tedesco spiegando i problemi economici della Germania nei termini della minaccia rossa o del problema ebraico. Gli antiabortisti definiscono la loro posizione per la vita (chi mai potrebbe essere contro la vita?), mentre i sostenitori del diritto della donna di ricorrere all’aborto si definiscono per il diritto di scelta. Lo psicologo Gordon Allport ha sottolineato che e’ nella natura del linguaggio dividere e categorizzare il rumore dell’enorme quantita’ di informazioni che ci investe in ogni istante del giorno33. E’ questa natura intrinseca del linguaggio che gli conferisce il potere di persuadere. Attribuendo a qualcuno l’etichetta di “uomo”, “donna”, “bel cinese”, “medico”, mettiamo in risalto una caratteristica particolare dell’oggetto “essere umano” a spese dei molti altri possibili. Noi poi reagiamo a queste caratteristiche, organizzando le nostre realta’ attorno all’etichetta dell’oggetto. I nomi che “separano” – come noi-loro, bianco-nero, riccopovero, maschio-femmina – servono a ripartire il mondo in tanti piccoli contenitori e a suggerire le appropriate azioni da prendere. I ricercatori hanno scoperto che le offerte di lavoro che impiegano il generico pronome maschile (pronome che si suppone applicarsi sia ai maschi che alle femmine) producono candidati di sesso femminile in numero considerevolmente minore rispetto a quelle formulate in termini piu’ generali34. 33 Allport G., The nature of Prejudice, Reading, Addison-Wesley, 1954; trad.it. La natura del Pregiudizio, Firenze, La Nuova Italia, 1973 34 Bem S., Does sex-biased job advertising, in Journal of Applied Social Psycology, 1973, pp. 6-18 40 I pubblicitari, consapevoli del potere dei nomi, selezionano per i loro prodotti nomi di marca che, come e’ il caso ad esempio per lo shampoo Head & Shoulders (testa e spalle), le pile Die Hard (dure a morire), il dentifricio Close-Up (primo piano), attirano l’attenzione sulla caratteristica piu’ saliente del marchio 35. La storia della pubblicita’ e anche dei movimenti politici dimostra che la gente tende ad agire secondo i nomi e le etichette, impiegati per descrivere un evento o una situazione. Il potere delle parole e delle etichette di influenzare il nostro modo di pensare non e’ calcolabile, dato che si tratta di una sfera irrazionale e inconscia, e’ possibile pero’ ipotizzare una suggestione di grandi dimensioni. 35 Ries A, Trout J., Positioning: the battle for your mind, New York, McGraw-Hill, 1981 41 2.2. La pubblicita’ come strumento persuasivo Come gia’ accennato nei capitoli precedenti, la comunicazione pubblicitaria non si limita ad informare, ma ha lo scopo di creare intorno al prodotto un desiderio, un’aspettativa, o meglio, un bisogno. Una pubblicita’ efficace seduce il consumatore, lo porta dalla parte del prodotto, e possibilmente gli fa cambiare le sue abitudini. La persuasione vera e propria non viene ricercata attraverso ragionamenti razionali, fornendo le prove della bonta’ del prodotto, ma facendo leva sugli istinti e sugli affetti, sull’incontrollabile irrazionalita’ dell’individuo. Si puo’ dire che la pubblicita’ sia una grande seduttrice in quanto tende a lusingare, a far credere che la felicita’ consista nel possesso, nel consumo e nell’esibizione di un certo prodotto, e che la sua mancanza sia la causa di malcontento e di incertezza. Le persone possono essere persuase sia quando sono in uno stato di distrazione sia quando sono attente, ma il modo esatto in cui vengono influenzate nei due stati differisce considerevolmente. Richard Petty e John Cacioppo sostengono che la persuasione puo’ seguire due percorsi, uno periferico e l’altro centrale 36. Nel processo periferico la persona che riceve un messaggio dedica una parte minima della sua attenzione all’elaborazione della comunicazione. Alcuni esempi potrebbero essere guardare la televisione mentre si fa qualcos’altro o ascoltare un’argomento per cui non si prova grande interesse. Nel percorso periferico la persuasione e’ determinata da semplici elementi induttori, quali la piacevolezza del comunicatore, oppure il piacere e il dolore associati con l’adesione a tale posizione. 36 Petty R., Cacioppo J., The elaboration likelihood model of persuasion, New York, Academic Press, 1986 pp. 123-205 42 Al contrario, nel percorso centrale, colui che riceve il messaggio avvia un’attenta e meditata considerazione dei veri meriti dell’informazione presentata. Ad esempio, nel percorso centrale la persona puo’ argomentare attivamente contro il messaggio, puo’ desiderare una risposta a domande aggiuntive o puo’ cercare nuove informazioni. La persuasivita’ del messaggio e’ determinata da come esso supera questo esame. Supponiamo che qualcuno adotti il percorso centrale alla persuasione e ascolti attentamente la comunicazione (pubblicita’). In che momento la persona risulterebbe piu’ persuasa? Dato che la persona riflette attentamente, non dovrebbe farsi convincere da argomenti deboli o la fonte della comunicazione non dovrebbe importare molto; invece, un messaggio forte in grado si sopportare un esame approfondito dovrebbe essere molto efficace. Al contrario, il contenuto del messaggio non dovrebbe importare granche’ a chi non riflette molto sulla questione; nel percorso periferico una persona risulterebbe piu’ persuasa da un espediente banale come l’attribuzione della comunicazione a una fonte apparentemente autorevole. I due percori di Petty e Cacioppo devono renderci consapevoli di due punti importanti, uno che riguarda noi stessi come esseri umani e uno che riguarda la pubblicita’ del mondo moderno. Sotto molti punti di vista noi siamo risparmiatori cognitivi, cerchiamo cioe’ costantemente di conservare la nostra energia cognitiva 37. Data la nostra limitata abilita’ nell’elaborare informazioni, spesso adottiamo le strategie del percorso periferico per semplificare i problemi complessi; accettiamo con noncuranza una conclusione o proposizione non per una buona ragione, ma perche’ accompagnata da uno strumento di persuasione rozzamente semplice. 37 Fiske S, Taylor S., Social cognition, New York, McGrawe-Hill, 1991 43 La pubblicita’ moderna incoraggia l’adozione del percorso periferico ed e’ pensata per sfruttare le limitate capacita’ elaborative del consumatore cognitivo. Le caratteristiche della persuasione moderna - il contesto denso di messaggi, lo spot da trenta secondi, l’immediatezza della persuasione – rendono sempre piu’ difficile pensare profondamente alle questioni e alle decisioni importanti. Il nostro stato di cose puo’ essere definito il dilemma essenziale della democrazia moderna. Da un lato come societa’ apprezziamo la persuasione: la nostra forma di governo si basa sulla fede nel fatto che la liberta’ di parola e di discussione, lo scambio delle idee possono condurre a prendere decisioni in modo migliore e piu’ equo. D’altro canto, in quanto risparmiatori cognitivi, non partecipiamo spesso a questa discussione, affidandoci invece a strumenti di persuasione semplici e ad un ragionamento limitato. L’agente persuasore di successo puo’ impiegare un numero enorme di tattiche di persuasione capaci di indurre il bersaglio della sua comunicazione ad accettare il suo punto di vista riguardo a una questione o a una linea di azione. Il massimo dell’influenza si raggiunge probabilmente quando si mettono in atto quattro principali stratagemmi persuasivi o manovre generali finalizzate all’ottenimento dell’acquiescenza del bersaglio. Il primo consiste nell’assumere il controllo della situazione e nello stabilire un clima favorevole al proprio messaggio; e’ un processo chiamato pre-persuasione e si riferisce a come viene articolata la questione e preparata la decisione su di essa. Fissando abilmente i termini di definizione e discussione di una questione, un comunicatore puo’ influenzare le risposte cognitive e ottenere il consenso senza nemmeno apparire intenzionato a convincerci di qualcosa. 44 Il comunicatore deve imporre un’immagine favorevole di se’ agli occhi del pubblico. Chiamiamo questo stratagemma la credibilita’ della fonte. In altri termini, il comunicatore deve apparire piacente e autorevole o degno di fede o in possesso di qualsiasi altro attributo che possa agevolare la persuasione. Il terzo stratagemma e’ di costruire e diffondere un messaggio che concentri l’attenzione e i pensieri dei destinatari esattamente su quello che il comunicatore vuole che essi pensino. In fine, un comunicatore efficace controlla le emozioni dei destinatari, seguendo una regola semplice: stimolare un’emozione e poi offrire al bersaglio un modo di reagire a tale emozione che, guarda caso, coincida con il corso d’azione desiderato dal persuasore. In tali situazioni, il destinatario si preoccupa di gestire le proprie emozioni ed accetta le richieste del comunicatore nella speranza di sfuggire a un’emozione negativa o di conservarne una positiva 38. I quattro stratagemmi della persuasione risalgono all’antichita’. Aristotele fu il primo a sviluppare una teoria generale della persuasione 39. La teoria aristotelica identificava tre aspetti della persuasione: ▪ la fonte (ethos) ▪ il messaggio (logos) ▪ le emozioni del pubblico (pathos) Per ognuno di questi tre aspetti, erano fornite raccomandazioni all’aspirante comunicatore. Ad esempio, Aristotele raccomandava che l’oratore si presentasse come persona buona e degna di fiducia. Suggeriva agli scrittori di discorsi di usare, nella costruzione di un messaggio persuasivo, ragionamenti che sembrassero seguire le regole della logica e di ricorrere a vividi esempi storici o di fantasia per illustrarne i punti. 38 39 Pratkins A, Aronson E., L’eta’ della propaganda, Il Mulino, 2003, pp. 79-81 Aristotele, Retorica, a cura di A. Plebe, Bari, Laterza, 1961, libro 1 45 Il messaggio doveva inoltre essere adeguato alle credenze preesistenti del pubblico; Aristotele considerava essenziale comprendere i sentimenti del pubblico, giacche’ una persona irata agira’ in modo differente da una soddisfatta. L’oratore deve essere in grado di fare buon uso di queste emozioni. A questo fine, Aristotele descriveva come suscitare emozioni in un pubblico – ira, amicizia, paura, invidia e vergogna – e discuteva il modo per fare di esse un uso persuasivo efficace. Aristotele riconosceva un altro fattore in grado di influenzare la persuasione e che chiamava atechnoi (o aspetti extratecnici); fatti e avvenimenti al di fuori del controllo immediato dell’oratore. In una corte di giustizia, ad esempio, Aristotele identificava certe circostanze, come il modo in cui la legge era scritta, il contenuto di un contratto o la deposizione di un testimone, in cui si inquadrava il ragionamento persuasivo. In un certo senso, tali circostanze fissano il campo di gioco su ha luogo il ragionamento. Esse servono a focalizzare l’argomento, e a limitare la gamma di argomenti che un oratore puo’ esporre. Come tali, esse sono determinanti importanti dell’esito del processo. Aristotele suggeriva diversi modi per affrontare questi fattori - contestare la validita’ di una legge, screditare un testimone – modi che oggi potremmo chiamare “impostare alla maniera giusta una questione” 40. 40 Pratkins A, Aronson E., L’eta’ della propaganda, Il Munilo, 2003, pp. 80 46 2.3. La credibilita’ del comunicatore Le speculazioni sugli effetti del carattere e del prestigio sulla persuasione sono di antica data. Piu’ di 300 anni prima di Cristo, Aristotele scrisse: “crediamo di piu’ e piu’ facilmente alle persone oneste; questo e’ vero nelle questioni generali e lo e’ tanto piu’ in quelle che non comportanto certezza, ma opinabilita’<Quindi, non bisogna pensare come alcuni dei trattatisti che ritengono che in quest’arte la stessa onesta’ dell’oratore non conferisca per nulla alla persuasione; ma anzi, il carattere porta quasi la prova piu’ forte41”. Ci sono voluti 2.300 anni perche’ l’osservazione di Aristotele potesse essere verificata scientificamente, a opera di Carl Hovland e Walter Weiss42. Sottoposero a parecchie persone una comunicazione a sostegno di un particolare punto di vista, ad esempio la realizzabilita’ di sommergibili atomici. Alcuni vennero informati che la proposta era stata fatta da una figura pubblica di grande credibilita’; negli altri casi, la medesima proposta venne attribuita a una fonte poco credibile. Nello specifico, la tesi sulla costruzione di sommergibili fu attribuita a J. Robert Oppenheimer, rispettato fisico atomico di fama nazionale, e alla “Pravda”, il giornale ufficiale del partito comunista dell’Unione Sovietica, una pubblicazione che negli Stati Uniti non godeva fama di obiettivita’ e veridicita’. Una cospicua percentuale di coloro che credevano che l’autore della comunicazione fosse Oppenheimer cambio’ idea; ora erano piu’ convinti della fattibilita’ del sommergibile atomico, pochissimi di quelli che lessero l’identica comunicazione attribuita alla “Pravda” cambiarono idea in quella direzione. 41 Aristotele, Retorica, a cura di A. Plebe, Bari, Laterza, 1961 Hovland C, Weiss W., The influence of source credibility on communication effectiveness, in Public Opinion Quarterly, 1951, pp. 635-650 42 47 Cosa mancava alla “Pravda” che aveva invece il fisico? Aristotele disse che noi crediamo alle persone oneste, espressione con la quale intendeva le persone di alto calibro morale. Hovland e Weiss impiegarono il termine credibile, privo delle connotazioni morali presenti nella definizione aristotelica. Oppenheimer e’ credibile, non e’ cioe’ necessariamente “buono” ma e’ nello stesso tempo “esperto ed attendibile”. E’ sensato farsi influenzare da comunicatori attendibili che sanno di cosa stanno parlando. Inoltre, certi attributi periferici del comunicatore possono risultare decisivi per alcune persone; tali attributi servono a rendere un dato comunicatore molto efficace oppure molto inefficace. I pubblicitari approfittano di questa situazione, e spesso fanno leva su fattori irrilevanti per aumentare l’efficacia del soggetto che si fa portavoce del messaggio. Bill Cosby, ad esempio, e’ stato protagonista diversi anni fa di una serie di pubblicita’ nelle quali interagisce giocosamente con i bambini. Racconta ai bambini quanto e’ deliziosa una certa marca di budino e insieme ridono e gustano le loro merendine. Inoltre, ricorda al pubblico che il prodotto non solo e’ buono, ma fa bene, perche’ fatto con il latte. Cos’e’ che fa di Cosby un esperto di bambini e di alimentazione? Il fatto che negli anni ottanta, nel Bill Cosby Show, avesse impersonato il ruolo del dr. Cliff Huxtable, serio ginecologo, nonche’ padre affettuoso, divertente e attento di cinque bambini. Per quanto Cosby non sappia di alimentazione molto piu’ dello spettatore medio, esso certamente diventa tanto piu’ credibile e affidabile quanto piu’ viene identificato con il suo ruolo particolare. Un altro aspetto importante che determina l’efficacia di un comunicatore e’ quanto questi e’ attraente o piacente, a prescindere dalla competenza o dall’attendibilita’ complessive. 48 Judon Mills fece un semplice esperimento da laboratorio che dimostro’ che una bella donna – non solo per la sua bellezza – puo’ avere un impatto considerevole sulle opinioni di un pubblico, anche su argomenti totalmente privi di relazione con il suo aspetto, e inoltre, che il suo impatto e’ massimo proprio quando esprime apertamente il desiderio di influenzare il pubblico43. In un certo senso, le persone reagiscono come se tentassero di compiacere qualcuno che trovano attraente. Un esperimento successivo non solo confermo’ la scoperta che i comunicatori piu’ piacenti sono anche i piu’ persuasivi, ma arrivo’ a dimostrare che si presume che le fonti attraenti sostengano posizioni desiderabili44. Richard Petty, John Cacioppo e David Schumann hanno dimostrato che in almeno un caso non seguiamo i dettami delle persone socialmente attraenti – quando siamo motivati a pensare alla questione in oggetto45. Cio’ significa che l’attrattivita’ della fonte ha un impatto inferiore quando operiamo nel percorso centrale, e non periferico, della persuasione. L’efficacia dimostrata dalle fonti attraenti nella vendita di prodotti e nella modificazione degli atteggiamenti dimostra che loro non soddisfano per noi solo il desiderio di avere opinioni corrette o di orientarsi nel mondo. Le nostre credenze e gli atteggiamenti servono anche ad attribuire un certo senso del Se’. Acquistando la “cosa giusta”, lusinghiamo il nostro ego ed esorcizziamo le “manchevolezze” divenendo uguali alle celebrita’ che amiamo. I pubblicitari sanno benissimo che crediamo quello che crediamo e compriamo quello che compriamo, per coltivare l’immagine di noi stessi. Essi impregnano i loro prodotti di 43 Mills J, Opinion change as a function of communicator’s attractiveness and destre to influence, in Journal of Personalità and Social Psychology, 1965, pp. 173-177 44 Eagly A, An attribution analysis of the effect of communicator characteristics on opinion change, Journal of Personality, 1975, pp. 173-177 45 Petty, Schumann, The moderating role of involvement, 1983, pp. 134-148 49 “personalita’”. Le sigarette Malrboro sono da macho, la Bmw e’ yuppie, C Klein e’ chic. Per affermare il personaggio che desideriamo essere, dobbiamo acquistare e mettere in mostra i prodotti giusti. Lo stesso discorso vale per la politica. Quanto e’ generalizzato l’uso della pubblicita’ per creare immagini seducenti dei candidati politici? Secondo Kathleen Hall Jameison, i candidati americani alla presidenza hanno sempre cercato di creare immagini di se’ gradite agli elettori, almeno fin dal 1828, epoca della vittoria di Andrew Jackson su John Quincy Adams46. Nel 1952 Eisenhower ingaggio’ come consulenti chiave della sua campagna due agenzie pubblicitarie (la Bbdo e la Young % Rubicam) e si servi’ dell’aiuto volontario di una terza (Ted Bates). Le agenzie pubblicitarie professioniste vennero impiegate in maniera generalizzata nelle campagne presidenziali. Oggi, le agenzie pubblicitarie, i sondaggisti politici e gli esperti di mass media sono un’istituzione della politica e figurano spesso tra i ranghi piu’ elevati dei consiglieri politici. Ailes, nel suo libro, sottolinea la caratteristica fondamentale di un grande oratore: Se c’e’ un elemento delle comunicazioni personali da padroneggiare piu’ potente di tutto quello che abbiamo discusso, quell’elemento e’ la qualita’ di piacere. Io lochiamo la pallottola magica, perche’ se si riesce a piacere al proprio pubblico esso dimentichera’ praticamente tutto quello che farete di sbagliato. Se non gli si piace, si rischia di seguire alla perfezione tutte le regole senza ottenere nulla 47. Dilenschneider, nel suo bestseller Power & Influence, dispensa consigli di ordine generale per accrescere la credibilita’ : 46 47 Jameison K, Packaging the presidency, NY, Oxford University Press, 1984 Ailes R, You are the message, NY, Doubleday, 1988, pp. 81 50 ▪ stabilire obiettivi iniziali facili e poi dichiarare vittoria (cio’ permette di essere visti come un leader forte ▪ usare l’ambiente per rafforzare l’immagine (Reagan, ad esempio, progetto’ il proprio podio presidenziale per apparire potente e tuttavia amabile e controllato ▪ le interviste dovrebbero essere rilasciate in contesti adeguati al messaggio ▪ scegliere le cose negative che verranno scritte sul vostro conto (far conoscere al cronista quei difetti che in seguito sara’ possibile spiegare e giustificare, permette di dare una buona immagine di se’) ▪ cercare di capire cosa vedono gli altri, per fare poi leva su cio’ che preferiscono ▪ apparire coerente nei media (dicendo poche cose, ripetendole di continuo) ▪ non mentire alla stampa, ma non farsi scrupolo di manipolare i media48 I consigli di Ailes e Dilenschneider sono molto distanti dalla prescrizione aristotelica del comunicatore onesto. La credibilita’ e’ fabbricata, non guadagnata. La credibilita’ e’ creata attraverso un’attenta gestione della situazione, affinche’ il protagonista dell’evento, il comunicatore, appaia esattamente quale deve apparire; amato, credibile, forte, esperto, o qualsiasi altra immagine serva sul momento. Una volta che l’immagine e’ creata sotto forma di una celebrita’ o di un uomo politico, puo’ essere venduta e comprata come una merce, per promuovere qualsiasi causa che disponga delle risorse per acquistare i “diritti” sull’immagine49. 48 49 Dilenschneider R, Power & Influence, NY, Prentice-Hall ,1990 Pratkanis A, Aronson E., L’eta’ della propaganda, Il Mulino, 2003, pp. 198-199 51 2.4. Il linguaggio della pubblicita’ Come gia’ accennato, il messaggio pubblicitario e’ un messaggio multiplo, fatto di immagini, musica, gesti e soprattutto parole, materiale linguistico proveniente dalla lingua comune, dai linguaggi tecnico-specialistici, dalla lingua della letteratura, dal gergo dei giovani, dalle lingue straniere e anche, in minor parte, dai dialetti italiani. A seconda del target a cui e’ rivolto o del contesto in cui appare un annuncio pubblicitario, il copywriter in questione tentera’ di operare una scelta linguistica oculata in merito all’ideazione dello slogan. Come fa osservare la Chiantera 50, molte agenzie pubblicitarie si fanno oggi affiancare in questo loro compito da linguisti e semiologi che, in quanto professionisti del linguaggio, possiedono gli strumenti ideali per capire in anticipo se una certa parola collocata in un certo contesto potra’ fare la fortuna di un certo prodotto. Questo dimostra che, nonostante l’importanza delle componenti di musica e di immagine nel messaggio pubblicitario sia andata sempre aumentando negli ultimi anni, l’attenzione alla lingua rimane viva tra i pubblicitari. Sul linguaggio pubblicitario esiste un’ampia letteratura, cosicche’ molti dei suoi aspetti sono stati ripetutamente indagati. Linguisti e non linguisti hanno studiato i messaggi pubblicitari al fine di coglierne, ad esempio, le caratteristiche grammaticali, sintattiche e stilistiche e spesso si sono trovati in disaccordo in merito al giudizio qualitativo da attribuire a questo particolarissimo codice linguistico. Le parole piu’ amate dal pubblicitario sono le parole-choc, e lo slogan e’ il coronamento dei suoi sforzi, lo slogan e’ infatti la “quintessenza della pubblicita’” 51. 50 51 Chiantera 1989:30 Galliot 1954 52 Mario Medici52 ha parlato di un “alto numero di meriti generali e specifici” che il tanto “vituperato” linguaggio pubblicitario possiede. Egli afferma che “la comunicazione pubblicitaria ha dimostrato e sollecitato senza contaminazioni le capacita’ e le possibilita’ dell’italiano come lingua moderna, agile e funzionale, in una serie di spinte e controspinte settoriali, utilitarie, letterarie, usuali, sociopsicologiche, in un dilatato e accelerato processo di europeizzazione”. La Altieri Biagi definisce il linguaggio pubblicitario una lingua “venduta”53, in cui “la merce” proposta e’ il discorso stesso e per la costruzione del quale il copywriter si mette alla ricerca di “esche” linguistiche allettanti, “non esitando a catturare la terminologia prestigiosa della scienza della tecnica, a riprodurre le manipolazioni tipiche della lingua letteraria, talvolta a sfruttare i moduli della lingua colloquiale, con le sue ridondanze, le sue approssimazioni lessicali, la sua sintassi zoppicante”. Parlando di slogan e di messaggi pubblicitari, nel momento stesso in cui vengono concepiti, sono imbevuti di una certa cultura tipica di un determinato ambiente geografico, sociale e linguistico. Il linguaggio pubblicitario si fa di volta in volta portavoce ed espressione di desideri e necessita’, che possono essere ritenute fondamentali da alcune persone e assolutamente superflue da altre. Uno stesso prodotto ugualmente appetibile agli occhi di popoli diversi e lontani deve, in certi casi, essere pubblicizzato secondo tecniche e strategie anche molto differenti. Il pubblicitario deve possedere una conoscenza approfondita non solo della lingua ma anche della cultura del pubblico a cui si rivolge e deve quindi saper intuire e andare a toccare quei tasti in grado di esercitare un forte potere di attrazione – il piu’ delle volte inconscia – su un certo target. 52 53 Medici 1973:7 Altieri Biagi 1979 53 Possono quindi sorgere dei problemi qualora un testo pubblicitario nato in seno ad una certa cultura debba essere tradotto in un’altra lingua; il piu’ delle volte non e’ sufficiente riportare nel nuovo testo gli equivalenti linguistici della lingua di arrivo, ma e’ necessario adattare il messaggio per ricreare le stesse implicazioni sociali e culturali e cercare di ottenere simili effetti sonori, linguistici e visivi. Col passare degli anni, la pubblicita’ ha conquistato una dignita’ artistica, e’ diventata lo specchio della societa’ e della cultura; non solo possiede il potere di influenzare le persone, ma in modo sottile riesce ad influenzare i comportamenti e i modi di dire. Recentemente sono state individuate da esperti pubblicitari sette regole necessarie per riconoscere e creare una pubblicita’ efficace, che colpisca l’obiettivo: ▪ sorprendere lo spettatore ▪ comunicare una cosa sola ▪ provocare emozione ▪ essere semplice ma non banale ▪ essere sempre originale ▪ dare valore alla marca ▪ rompere le regole Una pubblicita’ efficace e’ capace di creare emozioni, di raccontare storie coinvolgenti, di essere ricordata dalla grande massa. Esattamente come il cinema, ma con molti metri di pellicola in meno. Piace perche’ il linguaggio pubblicitario e’ universale, e’ una testimonianza della societa’ e delle sue caratteristiche. L’obiettivo non e’ soltanto di vendere un dato prodotto; configura modelli di comportamento, definisce sistemi e valori, crea punti di vista e opinioni, prende dalla cultura di massa quegli spunti ed elementi che sono piu’ funzionali alla creazione e all’amplificazione dei consumi. 54 Sceglie frammenti ed istanze che si possono accordare con le sue esigenze per poi ricomporle in un disegno coerente e compiuto54. Nella societa’, nell’interazione tra individui, assume sempre piu’ importanza la capacita’ di convincere, di far mutare le opinioni e gli atteggiamenti degli altri. Cio’ vale sia nei rapporti interpersonali sia nella comunicazione di massa (pubblicita’), finalizzata a creare una preferenza per un prodotto o per un’idea. Per comprendere questi fenomeni, bisogna partire dalla definizione di atteggiamento e di opinione, e di come si formano. ▪ Gli atteggiamenti costituiscono sia un orientamento favorevole o sfavorevole verso un particolare oggetto, concetto o situazione, sia la disposizione a reagire in modo predeterminato a questo oggetto, situazione, o ad altre connesse. Sia l’orientamento che la disposizione alla risposta hanno aspetti emotivi, inconsci, aspetti razionali. Spesso si manifesta un atteggiamento verso una persona o una situazione senza rendersene pienamente conto. ▪ Le opinioni costituiscono una preferenza, ma anche una aspettativa, una previsione e, a differenza dell’atteggiamento che spesso e’ a livello inconscio, e’ razionalizzata dal soggetto e puo’ essere espressa verbalmente. Atteggiamenti e opinioni sono strettamente connessi; se si odia una persona si esprime un atteggiamento negativo, e si tende a prevederne un cattivo comportamento55. Brown (Social Psychology, 1965, Free Press) ha ipotizzato che ogni individuo desidera che le proprie opinioni e il proprio comportamento siano coerenti; se scopre elementi contrastanti, opera in modo da ridurre tali elementi, modificando le opinioni o il proprio comportamento (Teoria della Coerenza). 54 55 Macello C, L’arte di comunicare, Milano 1995, pp. 38 www.benessere.com/psicologia.htm. 55 Per cambiare atteggiamento o opinione l’individuo valuta la comunicazione che riceve dando valore non solo alle argomentazioni, ma anche alla credibilita’ della fonte e alle emozioni che la comunicazione gli suscita. Le emozioni suscitate dalla comunicazione hanno grande importanza ed efficacia nella persuasione, non solo se sono positive, come la gioia, ma anche se sono negative, come la paura. L’appello alla paura e’ in effetti molto usato nella comunicazione di massa, in materia sanitaria, nelle campagne di prevenzione, nelle prediche religiose e nelle campagne politiche. Per far cambiare un atteggiamento o un opinione bisogna percio’ prima creare un atteggiamento positivo nei propri confronti, di simpatia o almeno di coerenza. Bisogna poi creare un sentimento di stima e di autorevolezza esprimendo le opinioni in modo chiaro, senza creare eccessive dissonanze con la visione del problema dell’interlocutore. Si deve saper fare appello, quando e’ necessario, alle emozioni, per incidere piu’ profondamente nell’atteggiamento inconscio. Ogni linguaggio pubblicitario funziona alla stessa maniera. Ha un preciso obiettivo, quello di persuadere il destinatario del messaggio. Come ha detto Gillo Dorfles “il linguaggio pubblicitario e’ parente dell’argomentazione retorica persuasiva”. Per ottenere l’effetto persuasione si ricorre a precise leggi psicologiche, a discipline come la semiotica e la psicolinguistica che i pubblicitari conoscono e che debbono saper utilizzare nel modo piu’ efficace per diffondere un prodotto. Non a caso vengono richiamate le categorie analitiche della sociologia della comunicazione e della semiotica per utilizzare al meglio i segni visivi, verbali, sonori e a loro articolazione interna. 56 Si parla, appunto, di stimolazione cognitiva, per sapere come ottenere un alto livello di attenzione, e di stimolazione affettiva per indicare l’azione esercitata da un messaggio sulle emozioni. Gli studi e le ricerche condotte per analizzare le variabili del messaggio (le caratteristiche emotive o razionali del contenuto, i dispositivi stilistici usati per rendere persuasivo un discorso, gli aspetti relativi all’organizzazione della comunicazione) hanno permesso di concludere che il ricorso alla chiave emotiva e’ piu’ efficace di quella logica o razionale per indurre un effetto di adesione/persuasione da parte del ricevente. La pubblicita’ oggi opera per slogan e frasi brevissime; distillati di parole pensate, calibrate e limitate per scaricarsi direttamente sull’inconscio e garantire l’entrata diretta in circolo di stimoli emotivi elementari. Questa profonda evoluzione favorita dal sorgere di nuove discipline che hanno permesso al messaggio pubblicitario di diventare sempre piu’ raffinato, sia a livello epistemologico che operativo impone, ovviamente, un analogo affinamento dei criteri e degli strumenti a disposizione di chi ne debba valutare senso e implicazioni56. Siamo forse entrati in una nuova era del capitalismo che Galbraith definisce “la fiera capovolta”57, dove non e’ piu’ il consumatore a determinare il ritmo della produzione, bensi’, e’ il produttore a creare nel consumatore il desiderio di determinati prodotti? Cio’ spiegherebbe l’idea comunemente accettata della “fabbrica dei desideri”; di una pubblicita’ che sa creare bisogni voluttuari, capace di persuadere e di convincere, creando il mito dell’avere, dove il comprare un prodotto significa possedere anche l’aureola di benessere, successo e bellezza costruita intorno ad esso. 56 57 www.iap.it Galbraith K, Il nuovo stato industriale, Einaudi, 1968 57 I due “meccanismi di difesa” principali sono l’autostima e l’addestramento delle facolta’ critiche. La costruzione della propria autostima si basa sulla valorizzazione delle proprie esperienze positive, condotta regolarmente, abituandosi a sviluppare un atteggiamento positivo. L’addestramento delle facolta’ critiche e’ un processo culturale continuo in cui l’individuo deve continuamente porsi delle domande sulle comunicazioni e gli stimoli che riceve, cercando di individuarne la reale validita’, al di la’ di condizionamenti emotivi e prescindendo dalla fonte58. Questi meccanismi creano una sorta di vaccinazione nei riguardi dei luoghi comuni e delle banalita’ culturali, possono consentire all’individuo di difendersi meglio dalla comunicazione “coercitiva” o dall’indebita influenza , senza limitarlo nell’accettazione del contributo derivante dall’interazione con gli altri che deriva da un corretto scambio di informazioni e di opinioni59. 58 59 www.benessere.com/psicologia/htm. Fabi C, Marbach G., L’efficacia della pubblicita’, ISEDI, Torino, 2000, pp. 183-196 58 2.5. I modelli persuasivi All’inizio degli anni sessanta, il famoso psicologo Albert Bandura avvio’ un ampio programma di ricerca sul rapporto tra modelli televisivi e aggressivita’, sull’influenza dei modelli mediatici60. In un tipico esperimento, i bambini potevano vedere attraverso uno schermo televisivo, un adulto intento a picchiare una bambola di plastica. I bambini avevano in seguito, l’opportunita’ di giocare con diversi giocattoli interessanti, tra cui una di queste bambole. I risultati dimostrarono che i bambini erano portati a ripetere quello che avevano visti fare in precedenza. Molte ricerche successive hanno confermato i risultati iniziali di Bandura. E’ stato dimostrato che i modelli aggressivi influenzano l’aggressivita’ tanto dei maschi quanto delle femmine, condizionando il comportamento, ed insegnando ad aggredire indipendentemente dal fatto che il modello sia un personaggio dei cartoni animati o una persona reale. Il potere della persuasione dei modelli non e’ sfuggito ai pubblicitari. Gli spot da trenta secondi sono pieni di gente grassottella che dimagrisce con l’aiuto della dieta giusta, di casalinghe che impressionano i mariti con una casa pulita, e con l’aiuto di un detersivo pubblicizzato, di giovani coppie che se la spassano grazie ad un carta di credito, di bambole Barbie vestite all’ultima moda. Questi modelli non vengono solo prodotti, ma rinforzano valori (magro e’ bello) e insegnano stili di vita (le casalinghe devono compiacere i mariti, per avere successo le ragazzine devono seguire la moda, essere fisicamente attraenti, e basta poco – una pillola dimagrante). 60 Bandura A, Aggression; a social learning analysis, Englewood Cliffs, Prentice-Hall, 1973 59 I modelli mediatici sono efficaci soprattutto per due ragioni. La prima e’ che insegnano nuovi comportamenti. Ad esempio, un bambino impara concretamente come si fa a sparare guardando telefilm polizieschi. Naturalmente, il fatto di sapere come si fa, non significa necessariamente che lo si faccia. Ma cos’e’ che ci induce a comportarci come i modelli dei media? Un fattore importante e’ la convinzione che le ricompense ricevute da un modello per un determinato comportamento saranno anche le nostre. Ecco perche’ i pubblicitari usano spesso modelli “proprio come noi” e li collocano in situazioni familiari come la casa, l’ufficio, la scuola o il supermercato. Questo ci porta alla seconda ragione della persuasivita’ dei modelli mass mediali; essi sono un segno che certi comportamenti sono legittimi e appropriati. Guardare una casalinga lavare il pavimento ci convince che quest’occupazione e’ uno stile di vita appropriato per le donne (ma non necessariamente per gli uomini) 61. Quali sono, infine, le caratteristiche che rendono piu’ persuasivo un modello proposto dai mass media e dalla pubblicita’? Il complesso delle ricerche mostra che un modello ha il massimo dell’efficacia quando ha prestigio, potere e status, quando viene ricompensato per aver messo in pratica il comportamento oggettivo dell’apprendimento, quando fornisce informazioni utili su come mettere in pratica tale comportamento e quando e’ di aspetto gradevole e competente nell’affrontare i problemi della vita. In altre parole, il modello e’ una fonte credibile e attraente62. 61 62 Pratkanis A, Aronson E, L’eta’ della propaganda, Il Mulino, 2003, pp. 206-208 Idem 60 2.6. Emozione e persuasione Sia nei contesti sociali, che in quelli individuali, l’emozione gioca un ruolo attivo e determinante. Il processo di comunicazione stesso e’ fortemente interrelato a questo fattore, tanto da far supporre che l’emozione stessa possa essere una delle basi fondamentali della comunicazione persuasiva. Spesso il termine emotivo e il termine affettivo sono utilizzati come sinonimi, indicando con questi sia le componenti fisiche, sia quelle mentali dell’emozione. Altri due termini specificano infatti questa differenza; il termine sensazione si riferisce fondamentalmente all’aspetto fisico dell’emozione, o anche ad antecedenti che la scatenano, mentre il termine sentimento si riferisce all’aspetto mentale63. Definiamo invece stato emotivo la dinamica interna provata quando si vive un’emozione, includendo sia gli aspetti fisici che quelli mentali. Gli stati emotivi non possono essere osservati direttamente dagli altri, ma possono essere inferiti attraverso una serie di segni e di comportamenti che l’individuo mette in atto (l’inflessione della voce, le espressioni facciali, la postura e i movimenti del corpo)64. Possiamo quindi considerare l’emozione come un pattern complesso di modificazioni che includono un’eccitazione fisiologica, sentimenti, processi cognitivi e relazioni comportamentali in risposta a una situazione che e’ percepita dal soggetto come importante per il mantenimento del suo equilibrio e del suo benessere 65. Analizzando la situazione sotto l’aspetto pubblicitario, e’ possibile distinguere vari modi di persuasione utilizzando le emozioni. Uno di questi e’ far leva sulla paura. 63 Vannoni D, Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva, UTET Libreria, 2003, pp. 187-189 64 Idem 65 Idem 61 Talvolta i ricorsi alla paura sono basati su preoccupazioni legittime; il fumo causa il cancro; il sesso non sicuro aumenta la probabilita’ di contrarre l’Aids; non usare lo spazzolino e il filo interdentale puo’ portare a dolorose malattie dentali. Spesso pero’, l’uso dell’arma della paura si fonda su terrori oscuri ed irrazionali. Talvolta un regime incute paura terrorizzando i propri cittadini, come nella Germania di Hitler, nell’Unione Sovietica di Stalin, e in innumerevoli altri tempi e luoghi. L’arma della paura e’ efficace in quanto allontana i nostri pensieri da una considerazione piu’ attenta delle questioni all’ordine del giorno e li incanali verso i programmi che promettono di liberarci dalla paura. Considerando l’uso della paura nel contesto di un messaggio persuasivo, e’ necessario citare il ricercatore che ha conseguito i maggiori risultati in quest’area, Howard Leventhal66. Gli esperimenti condotti da Leventhal dimostrarono che i messaggi che incutono paura, ma che nello stesso tempo contengono istruzioni specifiche su come, quando e dove agire sono molto piu’ efficaci delle raccomandazioni che omettono istruzioni del genere. Dimostrarono anche che gli appelli ad alto contenuto di paura sono piu’ efficaci di quelli a basso contenuto. Dai risultati venne dimostrato che il ricorso alla paura raggiunge il massimo dell’efficacia quando: → spaventa a morte la gente → offre una raccomandazione specifica utile a vincere la minaccia che suscita spavento → l’azione raccomandata e’ ritenuta utile per ridurre la minaccia 66 Leventhal H, Findings and theory in the study of fear communications, NY, Accademic Press, 1970, pp. 119-186 62 → colui che riceve il messaggio crede di essere in grado di realizzare l’azione raccomandata. Ecco come funziona: l’attenzione del ricevente viene dapprima concentrata su una paura che provoca dolore; in una simile condizione di terrore e’ difficile pensare a qualcosa che non sia il modo di liberarsi della paura stessa. L’ulteriore mossa del propagandista consiste nell’offrire un modo per sottrarsi alla paura: una risposta semplice e fattibile che e’ proprio quello che il propagandista voleva dal ricevente fin dall’inizio67. Una secondo espediente molto usato e’ il ricorso alla tecnica del non e’ tutto, che viene comunemente usata negli spot in cui vengono venduti articoli per cucina o per la casa. Questa tecnica e’ stata studiata in una serie di brillanti esperimenti condotti da Jerry Burger68. Lo stratagemma consiste nel descrivere prima un prodotto e metterlo in vendita. Ma prima che possiate decidere se lo volete o meno, viene aggiunto un altro articolo, compreso nel prezzo. Ora bisogna contraccambiare, ovvero fare l’acquisto. La tecnica si poggia su due processi psicologici di base. La richiesta iniziale piu’ onerosa, instaura un effetto contrasto simile a quello che si produce con le esche, la concessione immediata da parte del richiedente richiama immediatamente la regola della reciprocita’. I venditori di automobili conoscono il valore della terza tecnica, chiamata porta in faccia. Spesso gonfiano il prezzo di partenza di un’auto appiccicandovi sopra una targhetta che fa salire il prezzo anche di svariate migliaia di dollari, per poi graziosamente scontare questo sovrapprezzo all’inizio delle trattative. Ora tocca al compratore rendere il favore e pagare quell’auto piu’ di quanto avrebbe avuto intenzione di fare. 67 www.yetiarts.com Burger J, Increasing compliance by improving the deal, in Journal of Social Psycology, 1986, pp. 277-283 68 63 Queste tecniche, che sottostanno sotto il nome della regola della reciprocita’, sono efficaci come strumento di persuasione in quanto pilotano i nostri pensieri e ci motivano ad agire sulla base di questi ultimi. La motivazione primaria e’ evitare il senso di disagio che nasce dal trasgredire la regola69. 69 Pratkanis A, Aronson E, L’eta’ della propaganda, Il Mulino, 2003, pp. 330-338 64 Parte terza. L’arte della persuasione “Le persone temendo di perdere il proprio “io” non vogliono cedere all’influenza altrui. E questo e’ un errore. L’influenza e’ il segno non solo del fatto che sia avvenuto l’incontro con il partner, ma soprattutto del fatto che e’ avvenuto l’incontro con se stessi. E’ una scoperta ancor piu’ veloce della propria individualita’ grazie alla scoperta delle esperienze altrui”. (Jurij Alschitz) 65 3.1. I principi della dinamica persuasiva Parlare di principi della comunicazione persuasiva significa cercare di identificare quelle caratteristiche imprescindibili e quelle peculiarita’ d’azione necessarie a trasformare una comunicazione ordinaria in comunicazione di influenza 70. A questo scopo, e’ opportuno analizzare in concreto le leggi della persuasione sviluppate da Robert B. Cialdini, che si dimostrano essere tanto vere quanto le esperienze pratiche da cui sono state tratte. Se vediamo una bella cosa, che ci colpisce, e subito dopo una meno bella, quest’ultima ci sembrera’ piu’ brutta di quanto non sarebbe stata se l’avessimo percepita per prima. In altri termini, l’evento che precede, condiziona l’evento successivo, se posto vicino ad esso nel tempo e nello spazio71. Questa tecnica viene chiamata principio del contrasto, caratterizzata dal fatto che mettendo a confronto due cose relativamente diverse una dopo l’altra, ne percepiamo maggiormente la differenza. Un esempio utile viene dal quotidiano: se entriamo in un negozio di vestiti e troviamo abiti che costano mediamente 1.000 euro, belli, eleganti e firmati, e successivamente la commessa ce ne propone uno bello, elegante e firmato, diverso, al prezzo di 700 euro, sicuramente il vantaggio del secondo ci sembrera’ maggiore di quanto non lo sarebbe stato se ce lo avessero presentato per primo. Dal punto di vista commerciale, i venditori sanno bene che e’ molto piu’ vantaggioso presentare prima il prodotto poi’ costoso, e successivamente, ma naturalmente sempre a prezzo maggiorato anche se di poco inferiore al precedente, quello che realmente ci interessa vedere; questo allora sara’ 70 71 Pirovano F, La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004, pp. 51 Pirovano F, La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004, pp. 65-67 66 subito percepito precedente. come piu’ conveniente rispetto al Il secondo principio e’ il principio della coerenza. Su questo principio si basa uno dei presupposti della comunicazione persuasiva; “Cio’ che mi dici e’ presupposto di cio’ che ti rispondero’”. Questo presupposto rappresenta uno dei nuclei centrali della comunicazione persuasiva. Il segreto del successo sta’ nell’adeguare le proprie azioni alla mappa mentale dell’interlocutore. E’ possibile ottenere questo risultato ascoltando e osservando attentamente ogni parola e atteggiamento che giustifichi , in qualche modo, cio’ che andremo a rispondere e a fare. Dal punto di vista linguistico, e’ molto utile costruirsi mentalmente la frase “proprio per questo<”; essa infatti ci costringe a individuare, nelle parole dell’interlocutore, gli elementi chiave che potrebbero comunque giustificare la nostra risposta. Tale presupposto assume il punto di vista del persuasore. Come si e’ detto, proprio perche’ l’interlocutore si vincola a cio’ che dice, secondo il principio di coerenza, il bravo influenzatore sfrutta questa situazione psicologica a proprio favore, rispondendo adeguatamente, con il rinforzo dell’obbligazione morale 72. Il principio della coerenza e’ estremamente potente e, su questo lavora la tecnica persuasiva del “proprio per questo<”. L’incoerenza e’ socialmente condannata e questo fa si’ che si faccia il possibile per non apparire incoerenti, a costo di perdere l’opportunita’ della ragione. Al contrario, chi e’ coerente appare fermo, rigoroso e giusto al punto tale che si preferisce il politico che la pensa diversamente da noi, ma non cambia posizione, rispetto a 72 Pirovano F, La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004, pp. 70 67 quello che e’ vicino alla nostra linea politica, ma la interpreta secondo convenienza a seconda dei casi. Arrivando al terzo fattore che e’ il principio della sintonia, arriviamo alla sensazione di similarita’ con chi ci e’ di fronte. Tutti noi tendiamo ad acconsentire con piu’ facilita’ alle richieste che ci vengono da persone che suscitano la nostra simpatia, con cui percepiamo una sintonia immediata. Ma quali sono i fattori che entrano in causa quando inconsciamente decidiamo che una persona ci piace o no? Il primo fattore in uso e’ sicuramente la bellezza. Associata nelle campagne pubblicitarie al prodotto da pubblicizzare, biglietto d’ingresso spendibile in tante e diverse situazioni, la bellezza ci predispone a fidarci di chi ci sta di fronte, come se il bello si declinasse in affidabilita’ e serieta’. La situazione si ripete per le persone che ci sono simili. Se qualcuno ci somiglia, istintivamente decidiamo anche che la sua scala di valori deve equivalere alla nostra. Lo stesso ambiente di provenienza, gli stessi interessi, lo stesso modo di vestire, sono tutti elementi che ai nostri occhi fanno acquistare credibilita’ al nostro interlocutore. Va riconosciuta la forza persuasiva che il principio della sintonia possiede. Si chiama “errore logico” il meccanismo psicologico che ci fa associare a una certa qualita’, che riconosciamo in un individuo, il possesso di un’altra qualita’, diversa, che noi inconsapevolmente associamo alla prima. L’associazione e’ indebita, ma a noi pare del tutto naturale 73. Il quarto ed ultimo principio e’ quello dell’autorita’ . Spesso accade che le campagne pubblicitarie vedano la partecipazione di personaggi noti, ritenuti “una autorita’” in quel particolare settore – ad esempio calciatori che pubblicizzano articoli sportivi. Bisogna sottolineare come i simboli dell’autorita’ possono essere manipolati e contraffatti da chi ha tutto l’interesse ad utilizzare la forza persuasiva per i propri fini. 73 Pirovano F, La comunicazione persuasiva, de Vecchi Editore, 2004, pp. 73-75 68 Penso anche a tutti quelli elementi che contribuiscono a determinare lo status sociale – titoli, abiti, automobili – e a quale particolare forma di deferenza essi siano in grado di suscitare verso chi li possiede. 69 3.2. Gli strumenti della persuasione A questo punto della tesi, sarebbe opportuno conoscere quali sono gli strumenti pratici che consentono l’esercizio della persuasione, non dimenticando che la vera efficacia di queste tecniche e’ raggiunta quando il risultato di una vendita o di una negoziazione e’ soddisfacente per ambedue le parti in gioco. Robert Cialdini, psicologo sociale che si occupa della psicologia della persuasione, ha individuato sei principali strumenti di persuasione: ▪ Reciprocita’ – le persone tendono a ricambiare un favore. ▪ Impegni accettati – quando qualcuno accetta di impegnarsi per un obiettivo, un progetto, e’ piu’ facile che onori gli impegni che si assume. Sino al punto paradossale che se viene rimossa la motivazione e l’incentivo dopo che ha accettato, l’impegno permane. ▪ Dare il buon esempio – le persone tendono a rifare cio’ che vedono fare agli altri. A volte imparano da buoni e fidati maestri, altre comportandosi come belle pecorelle. ▪ Autorita’ – le persone tendono ad obbedire a figure autoritarie, questo accade anche quando vengono impartite istruzioni molto discutibili. ▪ Simpatia – le persone si fanno convincere facilmente da chi gli piace, anche fisicamente, e da chi gli sta simpatico. ▪ Carenza – la percezione di carenza genera la domanda. Ecco perche’ spesso vengono fatte offerte per un tempo limitato o in numero limitato74. 74 www.wiki.ugidotnet.org 70 Oltre a questa “lista” individuata da Cialdini, gli strumenti della persuasione sono ancora tanti e variegati; dall’uso magistrale delle domande, alla capacita’ di aprirci e far si’ che l’interlocutore si apra con noi, ad esempio, attraverso la condivisione di informazioni riservate , o l’utilizzo di termini e frasi particolarmente dotate di potere persuasivo, o ancora l’abile utilizzazione degli elementi di comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo. L’abilita’ di porre le domande giuste si rivela preziosa, se si vuole essere persuasivi, poiche’ consente di ottenere valide ed utilissime precisazioni circa il punto di vista dell’interlocutore. Questa abilita’ permette di determinare quali sono i valori dell’interlocutore, e su questa base, di guidare la conversazione. Avere le idee chiare su quello che pensa e vuole chi ci sta davanti e’ un fattore indispensabile per formulare una proposta soddisfacente, a tal fine e’ importantissimo stabilire quali siano i suoi valori. Ponendo semplici domande, rivolte in senso generale, oppure domande contestualizzate, per scoprire quali siano i valori portanti relativamente ad una specifica dimensione della vita. Un secondo strumento sono le parole “potenti”. Esiste un certo numero di termini che ha un impatto particolarmente efficace su coloro che si desidera persuadere: • Il nome – Dale Carnegie diceva che non esiste sulla faccia della terra parola piu’ potente e incisiva del nostro nome. Esso si ricollega, anzitutto, alla nostra infanzia, quando l’abbiamo sentito pronunciare ripetutamente. E’ stato dimostrato da studi condotti negli Stati Uniti, che pronunciare il nome di una persona all’inizio o alla fine di una frase esercita un irresistibile effetto persuasivo. • Per favore e grazie – al secondo posto per importanza dopo il nome, in termini di “quoziente di persuasivita’” si situano i termini per favore e grazie. 71 Anche queste parole risalgono all’infanzia, e appunto per questo, sono efficaci nel processo persuasivo. • Altre parole – esistono molte altre parole dotate di capacita’ persuasiva, da utilizzare – naturalmente in modo pertinente in relazione al contesto che interessa. L’elenco generico delle piu’ efficaci: benessere/salute/felice/sicurezza/giusto/migliorare/eccitante/ profitto/divertente/meritare/scoperta/amore/libero/vantaggio /valore/risultati/nuovo/facile/fiducia/denaro/potere/garantito /vero/tu/vitale/gioia/investimento/comfort/dimostrato/opport unita’/crescita. • La tecnica del time-pressure – si rivela particolarmente utile nel caso in cui l’interlocutore, o il cliente, riveli una certa lentezza nel prendere una decisione. Il compito del persuasore e’ portare avanti, accelerare il processo. Ad esempio, nell’acquisto di una casa e’ facilissimo sentirsi dire che a quella stessa casa sono interessate anche altre persone e che se non facciamo velocemente una buona proposta d’acquisto, rischiamo di vedercela portare via sotto gli occhi. Immediatamente, quella che era una bella casa, diventa la casa dei nostri sogni e veniamo presi dall’ansia di concludere al piu’ presto la trattativa. In tal caso, l’agente immobiliare non ha fatto altro che utilizzare lo strumento del timepressure. • Gli altri filtri della persuasione – i contenuti della nostra personalita’ si sviluppano a seconda di come recepiamo il mondo esterno. Tutti possiedono un sistema di filtraggio, che fa vivere ogni esperienza in modo diversificato, e su questa base permette di organizzare l’evoluzione della nostra personalita’. 72 Tale sistema possiede tre tipi di filtri: ▫ i valori ▫ i criteri ▫ le credenze Conoscere il ruolo che giocano i valori, i criteri e le credenze, consente di comprendere come affrontare e trasformare i conflitti in momenti positivi di confronto costruttivo, come calibrare al meglio i nostri interlocutori, per stabilire con essi un rapporto profondo, e come cercare di giungere alla struttura profonda dell’interiorita’ di chi ci e’ di fronte, partendo da una struttura superficiale che – se siamo in grado di leggerla – puo’ fornire indizi molto interessanti sulla personalita’ dei destinatari delle azioni persuasive 75. 75 Pirovano F, La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004, pp. 77-81 73 3.3. I fattori della comunicazione persuasiva Ritornando allo schema della comunicazione persuasiva, bisogna distinguere quali sono le caratteristiche dei differenti fattori che si devono prendere in considerazione. ▪ IL MITTENTE – colui da cui sembra partire la comunicazione. Nel processo comunicativo, tale soggetto puo’ essere una fonte diretta, ovvero, un amico o un venditore, o una rappresentazione attraverso un testimonial o uno speaker nella pubblicita’, o una fonte indiretta; non trasmette direttamente un testo, ma guida l’attenzione. Nell’ambito delle decisioni di acquisto, si e’ individuato che le fonti personali di influenza (amici, parenti) sono quelle piu’ efficaci. Le caratteristiche dell’emittente influenzano profondamente l’elaborazione del testo ed il peso che il soggetto gli attribuisce; possono avere un ruolo emotivo nella comunicazione. Diverse caratteristiche sembrano essere coinvolte nel rendere una fonte persuasiva, in particolar modo Hovland e Weiss, in un loro famoso esperimento del 1951, individuavano le fonti esperte, credibili o attraenti come le piu’ efficaci, ma possiamo individuare ulteriori caratteristiche quali l’essere conosciuta o popolare, tipizzare il destinatario, avere il potere di premiare o punire il destinatario in qualche modo. Ognuna di queste caratteristiche influenza gli atteggiamenti ed il comportamento con processi differenti. ▫ La credibilita’ influisce a livello cognitivo sull’interiorizzazione della comunicazione e puo’ quindi condurre piu’ facilmente ad una modificazione della struttura cognitiva; ▫ l’attraenza porta invece, attraverso un processo fondamentalmente emotivo, all’identificazione con il mittente e quindi alla possibile condivisione o accettazione dei valori, delle emozioni e dei contenuti di testo; 74 ▫ il potere puo’ invece portare a procesi di compiacenza, ovvero ad adesioni (a volte solo in pubblico o in presenza del mittente) con i contenuti e le argomentazioni proposte nella comunicazione76. ▪ IL TESTO – oltre ai fattori emotivi, la comunicazione persuasiva contiene una serie di argomentazioni che il comunicatore deve interpretare. Bisogna presentare le argomentazioni in un determinato ordine e prevenire le controargomentazioni da parte del destinatario. La ricerca sull’apprendimento e sulla memoria indica che gli argomenti estremi (i primi e gli ultimi) sono ricordati meglio di quelli di mezzo – le argomentazioni piu’ importanti, quindi, non dovrebbero mai stare in mezzo. Questo fattore non e’ una scoperta recente, lo e’ la sua spiegazione in termini psicologici. Sulle prime argomentazioni agisce infatti l’oblio proattivo (fattore che tende a preservare in memoria le prime informazioni recuperate a discapito delle ultime, e che tende quindi a renderle piu’ efficaci), mentre sulle argomentazioni presentate per ultime agisce l’oblio retroattivo, (fattore che tende a preservare le ultime informazioni a discapito delle prime e che quindi tende a renderle piu’ persuasive). Sulle informazioni intermedie agiscono entrambe le tipologie di oblio, aumentando quindi la probabilità di dimenticarle77. Possiamo quindi dire che le prime informazioni sono quelle che destano maggiormente l’attenzione, fattore che poi diminuisce con il procedere del testo, mentre le informazioni finali tendono invece ad essere piu’ ricordate, a discapito delle argomentazioni intermedie. Se il destinatario ha una posizione nei confronti dell’argomentazione opposta a quella del mittente, le argomentazioni forti devono essere poste prima, per ridurre il numero di controargomentazioni, mentre nel caso in cui 76 Vannoni D, Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva, UTET Libreria, 2003, pp. 28 77 Idem, pp. 34-37 75 quelle iniziali siano troppo deboli, si puo’ creare un livello di controargomentazioni tale che le argomentazioni forti, poste al fondo, non saranno piu’ credute. E’ importante porre le argomentazioni forti prima, se i consumatori hanno poco interesse all’aggetto principale del testo, in quanto se poste inizialmente possono comunque far crescere l’interesse, almeno verso il testo stesso. L’ordine delle argomentazioni e’ importante quando il testo e’ lungo, dettagliato e con molte argomentazioni (cosa che in pubblicita’ non esiste, trenne nella televendita), mentre in testi brevi e semplici l’ordine e’ meno critico. Sugli spot da trenta secondi incide pero’ la possibilita’ che gli stessi vengano elaborati a basso coinvolgimento, ripetuti, per aumentare attraverso la ridondanza, la memorizzazione e il ricordo78. ▪ IL DESTINATARIO – e’ la figura centrale di ogni processo di comunicazione persuasiva. Ovviamente, i fattori generalizzabili non sono molti. Le ricerche ipotizzano che le donne, sembrino in generale, piu’ influenzabili degli uomini, e gli uomini lo sono quando le argomentazioni principali sono invece legate al mondo femminile. In generale, la teoria della personalita’ e della persuasione di McGuire (1968) prevede che la persuasione sia composta da tre principi fondamentali: ▫ il principio di mediazione: una serie di fattori psicologici quali la percezione, la comprensione, la condivisione, la memorizzazione, il ricordo e la decisione mediano la persuasione. Questi fattori possono essere influenzati dalla personalita’ dell’individuo, ma principalmente ne sono considerati due, la ricezione (composta da percezione e comprensione) e la resa (composta dall’essere d’accordo o meno con le argomentazioni proposte), 78 Cavazza N, La persuasione, Il Mulino, Bologna 1996, pp. 121 76 ▫ il principio combinatorio – prevede che la ricezione e la resa siano legati in modo opposto, ovvero la percezione cresce e l’emozione decresce, in conseguenza cambia l’atteggiamento in funzione di una relazione moltiplicativa. Ad entrambi gli estremi, la persuasione e’ molto bassa. ▫ il principio del peso situazionale – la ricezione e l’emotivita’ non hanno sempre lo stesso peso. Sono quindi le caratteristiche individuali i fattori di maggiore influenza da parte del destinatario ed e’ difficile, nelle ricerche di mercato, giungere ad approssimazioni effettive di come sia realmente percepita, elaborata e memorizzata la comunicazione 79. ▪ IL MEZZO – che veicola la comunicazione puo’ influenzare nettamente la resa del messaggio. Ad esclusione della radio, quasi tutti i messaggi hanno un impatto visivo oltre a quello verbale, e questo fattore crea gia’ di per se’ una forte discriminante nei processi di elaborazione. La prima distinzione possibile riguarda i mezzi personali e quelli non personali. La comunicazione personale ha piu’ probabilita’ di essere persuasiva in quanto e’ piu’ flessibile e adattabile al destinatario attraverso il processo di interazione. Il venditore che conosce bene il prodotto, adatta la comunicazione al pensiero del destinatario, potendo inoltre, trattare direttamente le controargomentazioni. Questi vantaggi mancano alla comunicazione mediata. Un problema fondamentale e’ il sovraffollamento delle comunicazioni commerciali sui mass media, col risultato di annoiare gli spettatori e di impedire al singolo testo pubblicitario di essere efficace 80. 79 Cialdini R, Le armi della persuasione. Come e perche’ si finisce col dire di si, Firenze, Giunti-Barbera, 1989, pp. 163 80 Idem 77 3.4. Strategie di persuasione nella comunicazione diretta La comunicazione diretta sembra quella che ha maggiore influenza e che permette l’adattabilita’ immediata al feedback del destinatario. Inoltre, coinvolge in maniera piu’ evidente tutti gli aspetti della comunicazione e di relazione del mittente. L’influenza e la persuasione che possono scaturire da un contatto diretto con un venditore, sono nettamente piu’ efficaci ed efficienti. La comunicazione commerciale diretta, sia essa alla presenza del consumatore o attraverso mezzi interattivi, si basa su un principio fondamentale: il destinatario non deve mai rendersi conto del fatto che sta subendo una manipolazione, in caso contrario tendera’ a rifiutare il testo ed eventualmente anche a percepire negativamente tutto il contesto della comunicazione. Lo studio piu’ completo e recente in questo settore e’ quello del gia’ citato Cialdini. Questo autore ha studiato molte forme di persuasione diretta e le ha organizzate in sette principi fondamentali: ▫ gli automatismi ▫ il coinvolgimento ▫ la reciprocita’ ▫ la validazione sociale ▫ la piacevolezza81 ▫ la scarsita’ ▫ l’autorita’ Alcuni di questi principi sono gia’ stati analizzati nei capitoli precedenti. Molti fanno parte della vita comune di tutti i giorni e toccano un’area piu’ vasta di quella legata alla vendita di un prodotto, cioe’ quella dei rapporti interpersonali. 81 Cialdini R, Le armi della persuasione. Come e perche’ si finisce col dire di si, Firenze 1989, Giunti/Barbera, pp. 70 78 I principi di automatismo Il principio di automaticita’ e’ fondamentale e si basa sul fatto che le persone usino euristiche o scorciatoie del pensiero per fare processi. Quando le persone agiscono automaticamente o senza pensarci sono molto piu’ suscettibili alle tecniche di persuasione. In genere si utilizzano euristiche in un processo di acquisto o di riacquisto quando le persone sono poco motivate. Secondo Langer (1989) le persone passano gran parte del tempo di una giornata in uno stato di scarso pensiero cosciente, in quanto le azioni abituali che vengono compiute non lo richiedono e subentra quindi una selettivita’ per cui solo alcune azioni o oggetti del mondo esterno richiedono piena attenzione e consapevolezza per poter essere valutate o fatte, mentre per tutto il resto si mettono in atto processi automatizzati. L’esperimento di Ellen Langer illusta bene come una sola parola possa attivare il meccanismo di persuasione. In coda ad una fotocopiatrice, chiedendo a qualcuno di lasciarli fare delle fotocopie, otteneva un si nel 95% dei casi, dicendo “Scusi, ho 5 pagine. Posso usare la fotocopiatrice, perche’ ho una grande fretta?”, ma solo il 63% dei casi dicendo “Scusi, ho 5 pagine. Posso usare la fotocopiatrice?” Il perche’ era la parola chiave che faceva scattare una risposta automatica di acquiescenza. Non era tanto cio’ che veniva detto dopo ad essere importante, bensi’ la parola stessa. Se la domanda era “Scusi, ho 5 pagine. Posso usare la fotocopiatrice perche’ devo fare delle copie?”, non veniva aggiunta alcuna giustificazione per il lasciapassare. Con la fotocopiatrice si possono fare solo delle copie, eppure la percentuale di successo balzava di nuovo al 93%82. La maggior parte delle tecniche persuasive individuate da Cialdini si basano fondamentalmente su processi euristici del destinatario, il quale, per poter resistere alla pressione 82 www.xenu.com-it.net/libri/cults/singer08.htm 79 persuasiva, ha come unica possibilita’ l’abbandono del pensiero euristico. Il principio del coinvolgimento Su questo concetto si basa una delle tecniche di vendita proposte da Cialdini, ovvero la tecnica del piede nella porta. Questo tipo di persuasione funziona ponendo al destinatario prima una piccola richiesta, seguita da una piu’ grande, ad esempio, dopo un piccolo questionario, si procede con un’operazione di vendita. Molti venditori confidano sul fatto che dopo un piccolo acquisto si tendera’ a farne uno piu’ costoso. Il principio di reciprocita’ Si basa sul concetto di scambio, se qualcuno fa un favore a qualcun altro, quest’ultimo si sentira’ in qualche modo obbligato a restituirlo. Cialdini fa notare che le persone tendono a restituire proporzionalmente di piu’ di quanto hanno ricevuto. L’esempio e’ la tecnica del solo un penny. Questa tecnica funziona attraverso la richiesta di qualcosa di minimo, che sembra essere difficilmente rifiutabile da parte del destinatario. Cialdini fa notare che con questo sistema non diminuisce la quantita’ del denaro versato come invece ci si potrebbe attendere. Si e’ peraltro evidenziato, che questa tecnica funziona sia nella comunicazione diretta faccia a faccia, sia attraverso il telemarketing. Il principio di validazione sociale Questo principio si basa su un’operazione euristica che puo’ essere messa in atto a fronte di un successo o di un desiderio percepito come socialmente condiviso da molte altre persone83. 83 Vannoni D, Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva, UTET Libreria 2003, pp. 45-49 80 La fama porta per molti versi al crescere del consenso in un meccanismo che si autoalimenta. Cio’ vale sia per i personaggi che per i prodotti. Molte tecniche relative a questo principio vengono utilizzate nella vita quotidiana, dai musicisti di strada che riempiono i cappelli di monete per far credere di aver ricevuto apprezzamento da molte persone, alle risate finte nelle commedie televisive; sono tutti esempi dell’utilizzo del principio di validazione sociale. La validita’ di un’idea aumenta con il numero di persone che la supportano, in quanto l’opinione degli altri puo’ essere estremamente informativa, specialmente nelle condizioni di ambiguita’ e di incertezza84. Sullo stesso principio si basa la tecnica del presentare al destinatario una lista di nomi di persone (famose) che hanno supportato una determinata idea, fattore che puo’ essere di grande impatto ed efficacia. Il principio della piacevolezza Si basa sul fatto che la piacevolezza puo’ essere direttamente proporzionale all’influenza o alla persuasione, ovvero all’aumentare della piacevolezza aumenta anche il potere persuasivo. La piacevolezza viene relegata da Cialdini a due aree di base, la bellezza e la simpatia. Anche l’attrazione fisica ha un peso importante, legato ad un processo euristico (si tende a ritenere che alla bellezza fisica si accompagni anche la gentilezza, l’onesta’, l’intelligenza, la socievolezza), generalizzando quindi un singolo tratto per implicarne altri. Uno studio sulla comunicazione politica negli Stati Uniti, condotto da Efran e Patterson nel 1976, ha dimostrato che i politici ritenuti fisicamente belli, arrivavano ad avere il doppio dei voti rispetto agli altri. 84 http://www.internetica.it/manipolazione.htm 81 Il principio della scarsita’ Prevede che gli oggetti di cui si percepisce la penuria siano considerati di maggior valore da parte dei destinatari, questo e’ dovuto anche al fatto che nel mercato del consumo di massa, le persone spesso individuano la loro unicita’ attraverso il possesso di oggetti unici o rari. Per creare questo effetto, le aziende possono contenere la produzione di alcuni prodotti (facendo pochi pezzi, dedicati a collezionisti), oppure possono limitare la distribuzione (usando solo alcuni punti vendita). Il principio di autorita’ Come gia’ accennato nei capitoli precedenti, la percezione dell’autorita’ nel mittente puo’ essere un forte fattore di influenza. Si deve comunque considerare che, se il destinatario non e’ a conoscenza del ruolo autorevole del mittente prima della comunicazione, quest’ultimo puo’ utilizzare simboli e segni di status sociale per affermare implicitamente la propria autorita’ o il proprio potere (oggetti, comportamenti, atteggiamenti). 82 3.5. Il messaggio persuasivo e la sua formulazione Per essere persuasivo, un messaggio deve essere capito, e quindi, deve essere chiaro, ma non solo questo. Deve essere accattivante e attraente soprattutto per l’impatto visivo. I responsabili del marketing, da circa un secolo, usano le confezioni per pilotare le decisioni dei consumatori, da quando, alla fine dell’Ottocento, la Quaker Oats comincio’ ad inscatolare l’orzo macinato in un contenitore decorato dalla figura di un quacchero che avrebbe dovuto suggerire la purezza e la consistenza dei suoi cereali. Nel 1898, si rafforzo’ l’immagine di sano alimento per la colazione dei cereali, aggiungendo ad ogni scatola una copia dell’opuscolo The Road to Wellville, - “la strada per la citta’ del benessere” – le vendite decollarono. Il disegno delle confezioni e’ uno stimolo cosi’ efficace che le marche generiche cercano di approfittarne facendo in modo che le loro confezioni – il colore delle etichette, la forma del contenitore – assomiglino alle marche nazionali piu’ vendute. Altre tecniche di stimolo usate per incoraggiare i consumatori sono il prezzo, l’immagine del negozio e la marca. Ciascuna di esse suggerisce la qualita’ del prodotto secondo regole proprie. Quanto piu’ il prezzo e’ alto, tanto maggiore e’ la qualita’. Puo’ essere vero se si parla di Rolls Royce, ma non necessariamente nel caso dei vini, delle medicine o delle scarpe da ginnastica. Lo stesso paio di jeans ha un aspetto migliore in un grande magazzino rinomato che nel mercato. Le marche conosciute a livello nazionale sono automaticamente ritenute superiori alle marche dei grandi magazzini e a quelle generiche. Come il prodotto, anche le persone possono essere confezionate. Le prime informazioni che raccogliamo a proposito di una persona (sesso, eta’, attrattive fisiche, status 83 sociale) sono, di solito associate a stereotipi che guidano il pensiero. Le persone di elevata posizione sociale, individuate dall’abbigliamento o dalle maniere, sono a priori rispettate e stimate. Ugualmente, le persone di bell’aspetto sono ritenute di maggior successo, piu’ sensibili, rispetto alle persone fisicamente meno attraenti. Ritornando alla pubblicita’, i pubblicitari John Caples e David Ogilvy sostengono che le pubblicita’ sono piu’ efficaci quando contengono materiale abbondante e irresistibile, un messaggio lungo con molti argomenti85. E’ ovvio che un messaggio del genere e’ piu’ efficace di un messaggio breve con argomenti deboli, quando pero’ il messaggio viene letto. Secondo le ricerche della psicologia sociale, quando le persone non riflettono su una questione, i messaggi lunghi, indipendentemente dal fatto che contengano argomenti deboli o forti, sono i piu’ persuasivi 86. Un’altra tecnica di persuasione spesso impiegata consiste nel caricare un messaggio di simboli e cliche’ tecnici corretti, che informano il ricevente che il messaggio e’ accettabile e attendibile. Alcuni politici, ad esempio, appaiono spesso con la bandiera o invocano dio, come per dire: “la mia posizione e’ patriottica e religiosa, dunque merita di essere accettata”. I segnali di stimolo, possono essere falsi. Ci sono poche ragioni per presumere che le immagini di marca e gli stereotipi abbiano qualche fondamento nei fatti. Un altro problema e’ che le tecniche di stimolo possono essere facilmente falsificate e manipolate. Le scatole dei cereali possono essere ridisegnate in modo da avere un aspetto sempre piu’ salutare, risate e applausi possono essere doppiati in una trasmissione, i politici possono essere allenati a trasudare manierismi accattivanti, le attrattive fisiche possono essere migliorate attraverso il trucco o la 85 86 Pratkanis A, Aronson E, L’eta’ della propaganda, Il Mulino 2003, pp.214 Caples J, Tested advertising methods, Prentice Hall, 1974 84 chirurgia. L’essenza della pubblicita’ e’ una confezione ben disegnata. Nel mondo pubblicitario, i professionisti usano molti sistemi di persuasione. Un vecchio trucco e’ “Se non avete nulla da dire, cantatelo!” in altre parole, una moderata distrazione, (fornita da una canzone, da un’immagine), puo’ ostacolare la formulazione di obiezioni e accentuare l’efficacia di un messaggio persuasivo. La canzone fa sentire felice la gente, e speso questa felicita’ in qualche modo potenzia l’efficacia del messaggio, attraverso pensieri positivi che vengono associati al prodotto. Altre volte, il motivo rimane in mente a ricordarci il nome del marchio. In altri casi, un motivo orecchiabile o l’invadenza dello spot puo’ attirare la nostra attenzione su di esso in misura sufficiente a impedirci di cambiare canale, con il risultato minimo di ascoltare il messaggio pubblicitario. Tuttavia, quando i pubblicitari dicono “Se non avete nulla da dire, cantatelo!”, di solito intendono dire che una canzone o una scena d’amore piccante o qualsiasi altro elemento irrilevante, puo’ distrarci al punto da interrompere la naturale formazione di controargomentazioni a un messaggio debole e incongruente87. Non tutti i pubblicitari pero’, sono d’accordo col detto “cantatelo!”. Nei consigli che indirizza ai colleghi pubblicitari, David Ogilvy88 chiama “artdirectorite” questo tipo di licenza creativa e invita i colleghi ad astenersene. Recentemente i pubblicitari televisivi hanno introdotto una tecnica nuova e piu’ sottile che puo’ distrarre e disturbare l’elaborazione dei messaggi; la compressione dei tempi. Per risparmiare sui costi dei media, i pubblicitari possono comprimere uno spot televisivo di trenta secondi facendolo girare al 120% della sua velocita’ normale. Da un punto di vista psicologico, gli spot compressi sono piu’ difficili da confutare. 87 88 Pratkanis A, Aronson E, L’eta’ della propaganda, Il Mulino 2003, pp. 247 Ogilvy, La pubblicita’, pp. 88 85 Una serie di studi compiuti da Denny Moore, studioso di psicologia del consumatore, conferma la relazione tra compressione dei tempi, distrazione e persuasione. Scopri’ che i soggetti non erano altrettanto in grado di produrre obiezioni se messi di fronte ad un messaggio accelerato e che la compressione di un messaggio fatto di argomenti forti riduce la persuasione, mentre potenzia l’impatto persuasivo di un messaggio contenente argomenti deboli. Sono in uso una varieta’ di tattiche per distrarre dall’elaborazione di un messaggio. Questa distrazione, se moderata, puo’ condurre ad una maggiore persuasione 89. 89 Fabi C, Marbach G, L’efficacia della pubblicita’, ISEDI, Torino 2000, pp. 170 86 3.6. La persuasione subliminale Il tema della persuasione subliminale ha avuto un forte impatto sull’immaginario collettivo ed e’ stato oggetto di dibattiti sin dalla sua apparizione, e ancora oggi, ne’ gli scienziati ne’ gli esperti di marketing sono giunti ad una conclusione definitiva. Partendo dall’inizio, per percezione subliminale si intende la possibilita’ di recepire informazioni attraverso stimoli sensoriali che risultano al di sotto della soglia percettiva cosciente. In parole semplici, si parla di percezione subliminale quando uno stimolo non avvertibile in maniera cosciente perche’ troppo debole, troppo confuso o troppo rapido, viene comunque percepito 90. L’interesse per la persuasione subliminale risale ai primi del novecento, e nasce grazie ai sorprendenti risultati degli esperimenti condotti dal neurologo Otto Poetzel (riportati anche nell’edizione del 1919 de L’interpretazione dei sogni di Freud). Poetzel sottoponeva dei soggetti a delle proiezioni di immagini per brevissime frazioni di secondo e poi chiedeva loro di disegnare cio’ che avevano visto. Il giorno successivo, esaminava i loro sogni, scoprendovi quegli elementi o particolari delle immagini proiettate che il soggetto non aveva rilevato consciamente il giorno prima e che non aveva riportato nei suoi disegni91. I risultati portavano alla luce il fatto che l’uomo vede e sente molto di piu’ di quanto egli consapevolmente crede di vedere e sentire, e anche quando egli vede e sente senza saperlo rimane presente ed agisce nella sua memoria subconscia. 90 Merikle P, Skanes H, Subliminal self-help audiotapes: a search for Placebo Effect, manoscritto non pubblicato, University of Waterloo, London, Ontario 1991 91 www.psicolab.net/index.asp 87 Questi risultati aprirono la strada ad una serie di studi sul fenomeno della percezione subliminale. Un esperimento recente che rappresenta un ulteriore testimonianza dell’esistenza della percezione subliminale, e’ quello condotto da Knust, Wilson e Zajonc nel 1996. Questo studio ha rilevato che i soggetti, dovendo scegliere tra due immagini neutre, preferivano quella a cui erano stati precedentemente esposti in forma subliminale. Tutti questi studi riguardano il fenomeno della percezione subliminale; per quanto riguarda invece la persuasione subliminale, ovvero gli effetti che hanno gli stimoli percepiti in maniera subliminale sul comportamento, l’attenzione dei scienziati si e’ concentrata su questo fenomeno a partire dalla seconda meta’ degli anni ’50 del secolo scorso, in seguito al noto esperimento del pubblicitario James Vicary. Questo fu il primo tentativo di usare la comunicazione subliminale come tecnica persuasiva. Vicary sottopose per sei settimane il pubblico ignaro di un cinema di Fort Lee, (New Jersey), a delle proiezioni subliminali che contenevano i messaggi “Eat popcorn” e “Drink Coke”. Le frasi apparivano ogni cinque secondi per un terzo di millisecondo, e quindi per un tempo troppo breve per poter essere percepite consciamente dagli spettatori. Ciononostante, la cronaca riporta che le vendite di popcorn aumentarono del 58%, mentre quelle di coca-cola salirono del 18%. L’opinione pubblica fu molto colpita da questi risultati e l’idea che la comunicazione subliminale potesse essere usata per manipolare il pensiero e il comportamento delle persone si diffuse velocemente, mettendo in allarme anche le autorita’ giudiziarie. Vicary, messo alle strette, confesso’ in un’intervista del 1962, di aver inventato tutto per fare pubblicita’ alla sua agenzia pubblicitaria che verteva in grandi difficolta’. 88 Questo, pero’, non calmo’ le acque. Negli anni successivi, in tutto il mondo, in Belgio, in Gran Bretagna, e negli Stati Uniti vennero presi provvedimenti legali per vietare l’uso della pubblicita’ subliminale. I ricercatori e gli studiosi di psicologia si dimostrarono molto scettici riguardo al potere della persuasione subliminale. C’erano moltissime ricerche che confermarono l’esistenza della percezione subliminale, ma queste avevano utilizzato stimoli semplici, non era ancora stato dimostrato un effettivo impatto dei messaggi subliminali sulle scelte e i comportamenti delle persone. Come riportano molti autori (Moore 1988; Pratkanis 1992; Merikle 2000), e’ sicuramente vero che gli esseri umani percepiscono anche stimoli di cui non sono consapevoli, ma non e’ conosciuto in maniera definitiva se tali percezioni abbiano poi un reale effetto sulle motivazioni e sul comportamento. Se, quindi, e’ stata dimostrata l’esistenza della percezione subliminale, non e’ ancora stata dimostrata la possibilita’ di una persuasione subliminale. Di recente, si e’ arrivati alla conclusione che la percezione subliminale non sia percezione in assenza di sensibilita’ allo stimolo, ma che piuttosto consista in una dissociazione tra l’oggettiva percezione dello stimolo e la consapevolezza soggettiva della percezione avvenuta. In pratica, si tratta di una percezione in assenza di consapevolezza 92. In primo luogo, esistono prove della percezione subliminale, ossia di un’elaborazione minimale dell’informazione al di sotto della soglia della coscienza. In secondo luogo, nessuno di questi lavori presenta prove chiare a supporto dell’ipotesi che i messaggi subliminali siano capaci di influenzare il comportamento. 92 www.psicolab.net/index.asp 89 Come afferma lo psicologo cognitivo Timothy Moore: “Non esiste una documentazione empirica di effetti subliminali sufficientemente forti da indurre comportamenti particolari o da modificare la motivazione. Inoltre, tale nozione e’ contraddetta da molte ricerche ed e’ incompatibile con le concezioni dell’elaborazione dell’informazione, dell’apprendimento e della motivazione che sono state sviluppate sperimentalmente93. Nonostante gli psicologi continuassero a pubblicare i risultati di studi che dimostravano l’infondatezza scientifica della possibilita’ di modificare il comportamento delle persone per via subliminale, tale credenza continuava ad esistere. In una serie di quattro libri di successo, Wilson Brian Key contribui’ a dare larga diffusione alla credenza circa l’efficacia persuasiva della comunicazione subliminale, portando all’attenzione la possibilita’ di un uso generalizzato delle strategie subliminali94. Key sostiene che tali tecniche non sono limitate alla televisione o al cinema. Messaggi accuratamente occultati, il cui obiettivo e’ indurre all’eccitazione sessuale, sono presenti spesso nelle fotografie e nelle immagini della pubblicita’, della stampa e dei cartoni animati. Inoltre, denunciava l’esistenza di un complotto internazionale tra pubblicitari e governanti per controllare le menti dei consumatori attraverso l’uso di tecniche subliminali. Key ha condotto degli esperimenti a sostegno dell’efficacia della seduzione subliminale. Nella maggior parte degli studi pero’, e’ assente un gruppo di controllo o di confronto. Scoprire che il 62% dei soggetti avverte una sensazione di eccitazione, romanticismo o soddisfazione nel guardare uno spot sul gin in cui la parola “sesso” viene nascosta nei cubetti di ghiaccio, non dice nulla sull’efficacia dell’inserimento di riferimenti sessuali. 93 94 Moore T, Subliminal advertising, in Journal of Marketing, 1982, pp. 38-47 Key W.B., Subliminal seduction, Englewood Cliffs, NY, 1989 90 Cosa accadrebbe se la parola “sesso” venisse cancellata dai cubetti? Il 62% dei soggetti, forse, continuerebbe a sentirsi romantico e soddisfatto. Forse il loro numero aumenterebbe, forse diminuirebbe. Senza termini di confronto non possiamo sapere. Gli esperimenti non sono riusciti a confermare le congetture di Key a proposito della seduzione subliminale 95. Come sintetizza bene Pratkanis, furono condotti nove importanti esperimenti per valutare l’efficacia dei messaggi subliminali, e tutti e nove ne dimostrarono la totale infondatezza. “Di fatto, e a discapito di quanto si scriva sui libri, sui giornali, le tattiche di influenza subliminale non si sono dimostrate efficaci. Certamente, come tutto cio’ che riguarda la scienza, qualcuno un giorno potra’ forse sviluppare una tecnica subliminale che funzioni, cosi’ come in futuro un chimico riuscira’ forse a trasformare il piombo in oro. Personalmente, io non acquisterei piombo legandomi a questa speranza”96. Come emerge chiaramente da quanto detto fin ora, il tema della persuasione subliminale e’ ancora avvolto in una grande confusione, soprattutto a causa dell’ultimo esperimento condotto. Secondo una nuova ricerca condotta da alcuni studiosi dell’Universita’ di Nijmegen, in Olanda, la pubblicita’ subliminale sarebbe efficace per la promozione di un brand, se certe condizioni sono rispettate. In un primo studio, i ricercatori hanno invitato un gruppo di 61 volontari a contare una stringa di “B” mostrata su no schermo, mentre, a loro insaputa, venivano fatti apparire flash della durata di 23 millisecondi. Il messaggio che veniva mostrato a un gruppo conteneva le parole “Lipton Ice”, mentre all’altro gruppo veniva passato un messaggio privo di senso: “Nipeic Tol”. 95 96 Pratkanis A, Aronson E, L’eta’ della propaganda, Il Mulino 2003, pp. 385 www.vertici.com/rubriche/approfondimenti.htm 91 Al termine di questo primo test, venne chiesto ai volontari di indicare quanta sete avessero e di scegliere quale bevanda preferissero tra il Lipton Ice Tea e un brand di acqua minerale locale, la Spa Rood. Coloro che si erano definiti assetati, tendevano a preferire il Lipton Ice Tea, ma solo se avevano ricevuto il messaggio subliminale. In un secondo studio, i ricercatori olandesi avevano a disposizione un nuovo campione di 105 volontari. La meta’ di questi fu invitata a mangiare un cibo molto salato, prima che il test precedente fosse ripetuto. Il dato interessante e’ che l’80% di coloro che avevano sete e furono esposti alla pubblicita’ subliminale del Lipton Ice Tea, hanno scelto quel prodotto. Invece, solo il 20% di quelli che avevano ricevuto come messaggio subliminale il “Nipeic Tol”, hanno preferito il Lipton. Inoltre, piu’ uno dei volontari aveva sete, e piu’ alta era la probabilita’ che scegliesse il noto brand produttore di te’. Il prossimo obiettivo di questi ricercatori, sara’ riuscire a determinare quanto a lungo perdura l’effetto di una pubblicita’ subliminale 97. Per concretizzare, possiamo dire che cio’ che la ricerca scientifica ci permette di asserire con certezza riguardo al fenomeno della persuasione subliminale e’ che il fenomeno esiste, ma si presenta soltanto in particolari condizioni controllate. Queste includono, ad esempio, la definizione della soglia percettiva individuale per ciascun soggetto sperimentale e un ambiente controllato e privo di ulteriori forme di stimolazione. Condizioni, che, com’e’ ovvio, difficilmente abbiamo nella vita normale, dove ci sono interferenze e sovrapposizione di altri stimoli, e’ l’agire e’ determinato da processi decisionali complessi ed articolati98. 97 98 www.marketingroutes.com/pubblicita’-subliminale-funziona www.disinformazione.it/messaggisubliminali.htm 92 Si e’ visto inoltre, che la percezione subliminale, quando avviene, riflette comunque l’abituale modo di interpretare gli stimoli di ciascun soggetto, e che quindi sia, in qualche modo, filtrata dagli schemi e dalle credenze degli individui; gli effetti, infatti, sono molto piu’ intensi e di maggior durata se gli stimoli sono ritenuti significativi ed importanti dai soggetti che li ricevono. Tutto cio’ riduce notevolmente il potere manipolatorio, paventato da molti, che e’ stato attribuito ai messaggi subliminali99. Infine, credere alla persuasione subliminale soddisfa un’esigenza avvertita da molti individui. Nella nostra eta’ della pubblicita’ e della propaganda, le persone hanno scarse informazioni sulla natura della persuasione. Il risultato e’ che molti si sentono confusi e sconcertati di fronte ai processi sociali fondamentali. La persuasione subliminale e’ presentata come una forza irrazionale che sfugge al controllo di colui che riceve il messaggio. Come tale, essa assume una qualita’ “sopranaturale”, in grado di giustificare e spiegare il motivo per cui le persone spesso vengono persuase a intrattenere comportamenti apparentemente irrazionali. Nonostante lo scetticismo degli scienziati, l’interesse per il fenomeno non e’ andato scemando. L’affascinante idea della possibilita’ di manipolare e controllare le menti – soprattutto in relazione al potere dei mass media e della politica – rimane interessante per molte professioni. Il dibattito rimane ancora aperto. 99 www.encanta.it/psicologia.htm 93 Conclusione In questa tesi ho esplorato la credibilita’ e l’efficacia dei tentativi di confezionare e vendere prodotti, idee, comportamenti, attraverso abili tattiche di persuasione. Ho cercato di capire e di trasmettere le proporzioni di un fenomeno in continua ascesa; la comunicazione persuasiva, non piu’ vincolata solo ai “consigli per gli acquisti”, e’ diventata un fattore indispensabile in molti settori professionali. A livello personale, molti ritengono di essere in gran parte immuni da tentativi spesso sfacciati, proprio per via della loro ovvieta’. Un sondaggio d’opinione ha dimostrato che una schiacciante maggioranza di persone ritiene che gli spot televisivi contengano argomenti menzogneri. I risultati indicano che piu’ le persone sono istruite, piu’ diventano scettiche, e che le persone scettiche ritengono che il loro scetticismo li metta al riparo dalla persuasione. Il semplice fatto di pensare di essere immuni dalla persuasione, non significa necessariamente esserne immuni. Ad esempio, e’ dimostrato che i tentativi di educare i bambini sulla pubblicita’ e i suoi scopi, portano ad un maggior scetticismo nei confronti della pubblicita’, ma che questo scetticismo raramente si traduce in un desiderio minore per le marche pubblicizzate. Analogamente, molti adulti tendono ad acquistare un determinato prodotto per il solo fatto che viene pesantemente pubblicizzato100. Risultati simili sono stati dimostrati anche per coloro che, “conoscendo tutti i trucchi dei pubblicitari”, ritengono di essere al riparo dalla persuasione. Le comunicazioni dei mass media non sono tanto coinvolgenti o interessanti da indurci a seguirle con attenzione ma, paradossalmente, proprio per questa ragione sono piu’ persuasive. 100 Pratkanis A, Aronson E, L’eta’ della propaganda, Il Mulino, 2003, pp. 437 94 In questi casi, nonostante siamo consapevoli di essere la preda dell’ideatore dell’annuncio, non tentiamo con tutte le nostre forze di confutare il messaggio, e di conseguenza finiamo spesso con il lasciarci persuadere. Quindi e’ doveroso considerare che il fatto di essere consapevoli dell’intento persuasivo, non significa non essere persuasi. Questo e’ possibile poiche’ essere consapevoli dell’intento persuasivo e’ un fattore conscio, mentre essere persuasi rientra nello spazio inconscio. I ricercatori hanno identificato un effetto detto della “terza persona”, ossia la tendenza a credere che i mezzi di comunicazione di massa influenzino piu’ gli altri che noi stessi101. Eppure, la realta’ dei fatti fa pensare che i tentativi di persuasione siano estremamente efficaci, dal momento che i successi in questo campo abbondano. La capacita’ di influenzare gli altri non e’ la capacita’ di imporre le proprie ragioni, bensi’ quella di scoprire quali siano le leve motivazionali altrui che, se sollecitate, possono metterci nelle condizioni di guidare chi ci sta di fronte “all’acquisto” delle nostre ragioni102. Le persone, pero’, non sono solo riceventi delle comunicazioni persuasive, ma anche le fonti di tali messaggi. Molte professioni richiedono un alto grado di abilita’ persuasive; non solo il commercio, il diritto e la politica, ma anche la medicina, la scienza e l’insegnamento. Analogamente, per coloro che lavorano per candidati politici o a sostegno di cause sociali o di iniziative di beneficenza, il successo nel procacciare voti, nell’ottenere firme in calce a una petizione, nel raccogliere fondi o nel diffondere informazioni dipende dalle rispettive facolta’ di persuasione. 101 102 Davidson W, The third-person, in Public Opinion Quarterly, 1983, pp. 1-15 Pirovano F, La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2003, pp. 5 95 Concretizzando, si potrebbe dire che mettiamo in atto un tentativo di persuasione ogni qual volta elogiamo o critichiamo un oggetto, difendiamo o attacchiamo un’idea, propugniamo o avversiamo una posizione. La persuasione e’ diventata una capacita’ indispensabile per far funzionare le cose della vita nel modo migliore. Infatti, l’uso che si fa delle informazioni – cosi’ come di ogni altra cosa – dipende soprattutto da chi le adopera e non tanto dalle informazioni in se’. Percio’, la persuasione non e’ l’arte di far fare agli altri cio’ che loro non vogliono fare; e’ invece la capacita’ di motivarli all’ascolto, di convincerli ad essere convinti. “Percio’ e’ detto che se conosci gli altri e te stesso, non sarai in pericolo anche in centinaia di battaglie; se non conosci gli altri ma conosci te stesso, ne vincerai una e perderai l’altra; se non conosci gli altri ne’ te stesso, ogni battaglia ti sara’ letale”. (Sun Tzu) 96 Bibliografia Allport G., La natura del pregiudizio, La Nuova Italia, Firenze 1973 Aaker D, Myers J., Management della pubblicita’, Franco Angeli 1998 Ailes R., You are the message, NY, Doubleday 1988 Amietta G, Bentivenga S., Teoria della comunicazione, Stampa alternative, Viterbo 1995 Colley R., Gli obiettivi della pubblicita’, ETAS KOMPASS, Milano 1968 Cavazza N., La persuasione, Il Mulino, Bologna 1996 Cialdini R., Le armi della persuasione, Firenze, Giunti-Barbera 1989 Dilenschneider R., Power & Influence, NY, Prentice-Hall 1990 Davidson W., The third-person, in Public Opinion Quarterly, 1983 Fabris G., La pubblicita’: teorie e prassi, Franco Angeli 1992 Fox S., The mirror makers, NY, Morre 1984 Fabi C, Marbach H., L’efficacia della pubblicita’, ISEDI, Torino 2000 Galbraith K., Il nuovo stato industriale, Einaudi 1968 Key W., Subliminal seduction, Englewood Cliffs, NY 1989 Lazzeri G., Aspetti qualitative e quantitative della pubblicita’, ERI, Torino 1984 97 Lee A, Lee E., The fine art of propaganda, NY, 1939 Macello C., L’arte di comunicare, Milano, 1995 Merikle P, Skanes H., Subliminal self-help audiotapes: a search for Placebo Effect, University of Waterloo, London, Ontario Packard V., I persuasori occulti, Einaudi Editore, Torino 1989 Pratkanis A, Tuner M., Persuasion & Democracy, 1996 Pirovano F., La comunicazione persuasiva, De Vecchi Editore, 2004 Piattelli Palmarini M., L’arte di persuadere, Il Mulino, 2005 Preston L., The tangled web they weare: truth, falsity and advertisers, University of Wisconsin Press, 1994 Pratkanis A, Aronson E., L’eta’ della propaganda, Il Mulino, 2003 Petty R, Cacioppo J., The elaboration likelihood model of persuasion, NY, Academic Press, 1986 Signorini G., della L’arte di persuadere; teorie, dinamiche e modelli della persuasione, Bologna, Pendragon 2004 Vannoni D., Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva, UTET Libreria, 2003 98 Siti internet www.marketingroutes.com/pubblicita’-subliminale-funziona www.psicolab.com/index.asp www.internetica.it/manipolazione.htm www.ilcounseling.it/persuasione.htm www.ilcounseling.it/articoli.htm www.giuffre’.it www.benessere.com/psicologia.htm www.iap.it www.yetiarts.com www.wiki.ugidotnet.org www.xenu.com-it.net/libri.htm www.vertici.com/rubriche/approfondimenti.htm www.disinformazione.it/messaggisubliminali.htm www.encanta.it/psicologia.htm 99