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Quaderni del Paesaggio n. 3

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Quaderni del Paesaggio n. 3
Quaderni del Paesaggio
Atti del Primo Ciclo delle Conferenze d’Area del PPTR
Altamura, 10 dicembre 2008
Acaya (Vernole), 12 dicembre 2008
Lucera, 15 dicembre 2008
n. 3
1
COMITATO SCIENTIFICO
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Organo di indirizzo metodologico e scientifico delle attività di elaborazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, composto da esperti e coordinato dal responsabile scientifico del Piano, prof. Alberto Magnaghi, e incardinato presso il Settore Assetto del Territorio
della Regione.
Oltre al coordinatore, il Comitato Scientifico è composto da:
- arch. Ruggero Martines
- prof. Pio Baldi
- prof. Iacopo Bernetti
- prof.ssa Anna Lucia Denitto
- prof. Roberto Gambino
- prof. Sergio Malcevschi
- avv. Nino Matassa
- prof. Saverio Russo
- prof. Biagio Salvemini
- arch. Piero Cavalcoli
- prof.ssa Raffaella Cassano
- prof. Vincenzo Cazzato
- prof. Francesco d’Andria
- prof. Gianbattista De Tommasi
- prof.ssa Franca Pinto Minerva
- prof. Giuliano Volpe
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Altamura, 10 dicembre 2008
Acaya (Vernole), 12 dicembre 2008
Lucera, 15 dicembre 2008
Quaderni del Paesaggio - 3/2008
Interventi
Il Piano Paesaggistico nelle politiche di sviluppo sostenibile della Puglia
Angela Barbanente (Assessore all’Assetto del Territorio):
La costruzione sociale del Piano: metodi obiettivi, strategie
Alberto Magnaghi (Coordinatore scientico del PPTR)
L’elaborazione congiunta del piano tra Ministero e Regione
Ruggero Martines (Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici):
I Beni Culturali per la valorizzazione del paesaggio
Giuliano Volpe (Coordinatore Carta dei Beni Culturali)
Valutazione Ambientale Strategica: apertura del percorso di consultazione
Anna Marson (Gruppo di Valutazione – IUAV Studio Progetti)
Presentazione del sito internet
Massimo Carta (LARIST- Segreteria Tecnica)
Il progetto comunicativo e della partecipazione
Maria Sasso ( Assessorato alla trasparenza)
Presentazione del Bando per idee progettuali e buone pratiche di valorizzazione del paesaggio
Carolina Pacchi (Forum del Paesaggio)
impaginazione e grafica a cura dell’arch. Mila Delle Foglie
INDICE
2
1. Il Piano Paesaggistico nelle politiche di sviluppo territoriale della
Puglia
2. La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie
Alberto Magnaghi ....................................................................................................pag.7
3. L’elaborazione congiunta del Piano tra Ministero e Regione
Ruggero Martines ...................................................................................................pag.30
4. I Beni Culturali per la valorizzazione del paesaggio
Giuliano Volpe .....................................................................................................................pag.33
5. Valutazione Ambientale Strategica: apertura del percorso di
consultazione
Anna Marson .........................................................................................................pag.36
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Angela Barbanente ..................................................................................................pag. 3
6. Presentazione del sito internet
Massimo Carta .......................................................................................................pag.37
7. Il progetto comunicativo e della partecipazione
Maria Sasso ............................................................................................................pag.40
8. Presentazione del Bando per idee progettuali e buone pratiche di
valorizzazione del paesaggio
Carolina Pacchi ......................................................................................................pag.41
9. I progetti pilota del PPTR
9.1 Maledetti Paduli: dalla simulazione del super-parco al progetto del parco
agricolo multifunzionale
LUA .......................................................................................................................pag.42
9.2 Le Mappe di Comunità nella costruzione pubblica del paesaggio
Francesco Baratti ....................................................................................................pag.46
Giovanni Cafiero ....................................................................................................pag.51
INDICE DVD
Presentazione del prof. Magnaghi
Dibattiti conferenze
...
...
Quaderni del Paesaggio - 3/2008
9.3 Paesaggio, sviluppo e partecipazione: il Piano per il Parco nazionale dell’Alta
murgia
3
1.Il Piano Paesaggistico nelle politiche di sviluppo territoriale
della Regione Puglia
di Angela Barbanente
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Il Piano Paesaggistico nelle politiche di sviluppo territoriale della Puglia - A. Barbanente
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Benvenuti e buongiorno a tutti, vorrei introdurre questo breve intervento con dei
ringraziamenti. Il lavoro che abbiamo visto esposto alla mostra e i quaderni che sono
contenuti nella cartellina testimoniano un’attività straordinaria, che è stata realizzata in
questi mesi con grande passione e grande professionalità. Quindi un ringraziamento a
tutta la segreteria tecnica, comincio dai giovani che hanno passato anche delle nottate
in assessorato. In modo del tutto inedito il laboratorio è stato aperto anche di notte per
completare il lavoro. Naturalmente ringrazio il professor Magnaghi, coordinatore scientifico
del Piano paesaggistico della Regione Puglia, l’architetto Cavalcoli che è il responsabile del
Piano paesaggistico e tutti coloro che in vario modo hanno consentito la realizzazione di
questo avvio del lavoro, perché stiamo parlando dell’avvio del Piano paesaggistico territoriale
regionale. Desidero anche ringraziare il professor Volpe, in rappresentanza degli Atenei
pugliesi, e l’architetto Martinez che non potrà essere oggi qui, ma che è perfettamente
rappresentato dall’architetto Vella, perché alla base di questo Piano paesaggistico regionale
c’è la Carta dei Beni culturali e dei paesaggi della Puglia, una robusta base di conoscenza
utile alla redazione del Piano paesaggistico, ma che si propone di andare oltre il Piano
paesaggistico e di diventare strumento di continua attività di studio, di ricerca e di
approfondimento, ovviamente di documentazione sui Beni Culturali e paesaggistici della
Regione. Ancora ringrazio moltissimo anche l’Autorità di bacino; avrete visto pezzi della
carta idrogeomorfologica della Puglia, che è stata realizzata in base ad una convenzione
con l’Autorità di bacino, rappresentata qui dal professore Disanto. Anche in questo caso
la passione costituisce valore aggiunto che si rivela nei risultati del lavoro svolto: le carte
idrogeomorfologiche, che possono essere anche delle carte molto tecniche, molto aride,
delle carte che non parlano, carte non espressive, in questo caso invece sono carte di grande
valore scientifico ma anche di grande valore comunicativo.
Fatti questi ringraziamenti doverosi, perché stamattina devo dire come al solito siamo di
fronte ad uno dei nostri tanti miracoli, considerando i nostri problemi organizzativi e di
sistema. Abbiamo però la capacità di avere slanci enormi che ci consentono di superare i
nostri problemi e le nostre capacità organizzative.
Questi due Quaderni del paesaggio contenuti nella cartellina sono anche per me una totale
sorpresa e documentano un’attività di studio, di ricerca che ha accompagnato finora e
continuerà ad accompagnare l’elaborazione del Piano paesaggistico.
Badate, questa è una grande operazione culturale soprattutto, non c’è e non ci può essere
tutela e valorizzazione dei paesaggi di Puglia senza che cresca la consapevolezza dei grandi
valori di questo paesaggio. Noi siamo stati per troppi anni, per decenni, inconsapevoli di
questo, abbiamo distrutto i paesaggi, li abbiamo alterati, li abbiamo violentati, li abbiamo
compromessi, oggi è tempo di avere tutti insieme questa nuova consapevolezza.
È la base, questa, di uno sviluppo diverso del territorio della Puglia; è importante
comprendere che i paesaggi, la tutela, la valorizzazione del paesaggio possono costituire
un valore aggiunto per uno sviluppo diverso del nostro territorio. Uno sviluppo che
riqualifichi i grandi poli industriali degli anni Sessanta, che hanno portato a delle vere
e proprie devastazioni ambientali, per ricostruire un futuro diverso del nostro territorio.
Tutta l’azione regionale, voglio sottolineare questa unitarietà di visione, tutta l’azione della
Giunta Regionale, tutta l’azione della giunta Vendola supportata dal Consiglio Regionale è
un’azione orientata a modificare il nostro modello di sviluppo basato sui tre poli industriali
che venivano considerati negli anni Sessanta come motori dello sviluppo del territorio
regionale; io racconto sempre ai miei studenti tarantini che i documenti ci raccontano
che Bari protestò quando l’Italsider fu insediata a Taranto; Bari protestò perché disse:
“ma come noi abbiamo Aldo Moro che ci rappresenta in modo così autorevole a livello
governativo e l’Italsider invece di insediarsi a Bari si insedia a Taranto”. Questo porta a
riflettere intorno alla difficoltà di avere visioni lunghe, visioni lungimiranti. La nostra
storia è costellata di errori che commettiamo per difetto di prospettiva, di incapacità di
guardare oltre l’immediato vantaggio, solo quello che appare un immediato vantaggio, di
guardare in profondità immaginando gli effetti inattesi, spesso inattesi, che le nostre azioni
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Il Piano Paesaggistico nelle politiche di sviluppo territoriale della Puglia - A. Barbanente
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
determinano.
Parlare di sviluppo sostenibile al di là della retorica, ormai anche un po’ fastidiosa, significa
parlare di questo, significa mettere la prospettiva lunga al centro del nostro modo di agire
nel presente. Noi proviamo a fare questo, in modo corale con una visione unitaria, una
visione fortemente condivisa nelle varie componenti della giunta Vendola. Non posso qui
mancare di ricordare tante azioni nel campo delle politiche ambientali, delle politiche
ecologiche, dalla istituzione di tanti Parchi regionali alla approvazione di regolamenti in
materie sensibili, ancora non posso non ricordare una politica del turismo che è passata
in modo molto rapido da una politica della deroga a mezzo di accordi di programma
- una sorta di attività a sportello che confliggeva con la tutela del paesaggio - ad una
politica invece orientata a recuperare il grande patrimonio insediativo della Regione, nella
sua parte rurale come nella sua parte urbana. Tra breve integreremo la legge regionale
sul turismo dando dignità di ricettività alberghiera all’albergo diffuso, cosa che adesso
non è riconosciuta, che dà grandi prospettive anche di accoglienza ai nostri centri storici;
devo ricordare che abbiamo di recente affidato un incarico di servizio ad una società per
la redazione di uno studio di fattibilità finalizzato alla promozione turistica dei Borghi
minori, una promozione turistica che noi vediamo come strettamente integrata alla qualità
del vivere e dell’abitare in quei luoghi. Attenti a non fare errori di prospettiva, il turismo
non deve sostituire gli abitanti, il turismo si deve integrare con gli abitanti, i nostri centri
antichi non sono fatti solo di pietra sono fatti di genti vive, sono fatti di modi d’uso del
territorio molto particolari, dove lo spazio esterno e lo spazio interno si compenetrano
strettamente: che cosa sarebbero i nostri nuclei antichi senza quegli abitanti che li rendono
vitali? Quindi un modo attento e sensibile di intervenire in questo campo.
Ancora voglio ricordare anche molte azioni che si stanno proponendo soprattutto nel Piano
di sviluppo rurale per la tutela dei paesaggi di Puglia. In particolare il tentativo, diciamo,
di accorciare le reti della filiera alimentare nella nostra regione, una serie di iniziative
finalizzate a sostenere i nostri marchi, la nostra enogastronomia e questa è una componente
fondamentale del paesaggio della nostra regione.
Quindi questa visione corale è fatta di tanti tasselli di un mosaico che a mano a mano che
si procede nell’esperienza amministrativa sembra sempre più ricomporsi in un quadro
unitario. Per quanto attiene all’assetto del territorio, naturalmente mi è più facile esprimere
quanto coerente sia la nostra politica, nella direzione non solo della tutela del paesaggio
pugliese ma anche della sua riqualificazione. Io penso che i tanti atti amministrativi e
legislativi che abbiamo approvato in questo scorcio di mandato amministrativo siano tutti
in modo abbastanza chiaro riconducibili a questi obiettivi. Voglio ricordare il Documento
Regionale di Assetto Generale, gli indirizzi per la pianificazione comunale approvati
nel 2007, ma anche gli indirizzi per la pianificazione territoriale di Coordinamento
Provinciale in corso di approvazione definitiva. In quell’ambito noi poniamo al centro
della pianificazione comunale e provinciale la conoscenza del territorio quale presupposto
fondamentale per la pianificazione. Può sembrare scontato ai tanti architetti e urbanisti
qui presenti che si formano nelle scuole di architettura italiana, purtroppo non è affatto
scontato nella pratica. A tale riguardo ringrazio della presenza e della grandissima attività
che in questo campo ha svolto con noi l’ingegner Giordano, qui presente, dirigente del
settore Urbanistica regionale, che assieme a noi sta - come dire - sostenendo questo sforzo
per passare da Piani muti, Piani elaborati su una carta tecnica magari vecchissima, carte che
non parlano, carte che non dicono niente, carte che non rilevano la ricchezza dei paesaggi
e della cultura di un territorio, a un modo di interpretare la pianificazione comunale come
strumento per mettere in valore questo straordinario patrimonio.
È quasi commovente vedere minuscoli centri del Salento che presentano degli elaborati
analitici alla base dei loro nuovi strumenti urbanistici, proprio l’altro giorno io ero quasi
commossa di fronte a questo rilievo di tutti i muri a secco, di tutte le specchie, di tutte le
casedde, fatto con grande cura e con grande amore basandolo sulla nostra Carta tecnica
regionale in scala 1:5000, come parte base del Sistema informativo territoriale della
Regione Puglia, che fornisce a questi Comuni uno strumento utilissimo per potere fondare
in modo concreto sulla conoscenza del territorio la loro pianificazione. Non si erano mai
visti - io, come dire, sono anche un po’ imbarazzata a dirlo, come esito anche del frutto
del mio lavoro, ma non solo - non si erano mai viste in questa regione analisi e quadri di
conoscenza così accurati ed elaborati con una simile passione. Questo rivela non solo che
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Il Piano Paesaggistico nelle politiche di sviluppo territoriale della Puglia - A. Barbanente
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
il DRAG sta cominciando a dare i propri frutti, ma rivela - e questo mi interessa di più,
devo dire, perché poi gli strumenti passano, si modificano e invece le culture hanno come
dire delle maggiori inerzie - il mutamento anche di una cultura della pianificazione del
territorio in questa regione, e quella è un po’ più difficile scardinarla; quando fossero in un
futuro - io mi auguro lontano, ma mi auguro in realtà che non accada mai - cambiati quegli
strumenti, questa cultura che si è formata si ribellerebbe a queste alterazioni, a un ritorno
a un passato di territorio visto con un supporto indifferenziato ad ogni tipo di attività. E’
questo che accadeva nei vecchi Piani regolatori: quando la carta delle analisi non parla, è
chiaro si può pianificare di tutto, può essere insediato di tutto, e sappiamo quanti sforzi
abbiamo fatto nei primi mesi del mandato amministrativo con l’ingegner Giordano per
fare arricchire questi quadri di conoscenza, in corsa, nella fase di approvazione finale dei
nuovi Piani urbanistici generali, vale a dire nei trenta giorni, ristrettissimo tempo dato dalla
nostra legge regionale per l’approvazione definitiva in caso di non compatibilità deliberata
dalla Giunta regionale di un Piano al quadro normativo e pianificatorio regionale.
Voglio anche ricordare che abbiamo operato non solo attraverso atti regolamentari ma
anche attraverso atti programmatici. Ricordo qua l’esperienza dei Programmi integrati di
riqualificazione urbana, un’esperienza straordinaria per questi territori, un’esperienza che
noi vogliamo valorizzare. L’Amministrazione regionale ha interesse affinchè la gran parte
di quei Piani integrati di riqualificazione delle periferie si attui, perché lì sono presenti
tanti interventi che possono restituire dignità, ancor prima che qualità, alle nostre periferie
urbane; e l’interesse che noi abbiamo a realizzare questi interventi si osserva non solo
dall’ampliamento del finanziamento originario degli 83 milioni di euro, che sono diventati
93 milioni di euro nell’ambito del Piano casa, ma si rispecchia anche nella decisione di
finanziare con i Fondi strutturali, con i Fondi comunitari dell’Asse VII del Programma
operativo 2007/2013, i programmi non finanziati nell’ambito del Piano casa per carenza
di risorse, e in quest’ambito saranno esaminati non solo i Piani ritenuti ammissibili in base
ai criteri di valutazione che si è data la Commissione ad hoc insediata per il Piano casa,
ma saranno considerati anche quelli esclusi. Saranno anzi forse primariamente considerati
i programmi esclusi, questo perché le ragioni di esclusione - come abbiamo osservato
leggendo i verbali, che sono pubblici - sono largamente ragioni di tipo formale, legate a
quella fonte di finanziamento; anche per, diciamo, consentire una attuazione quanto più
ampia possibile di questo programma abbiamo consentito le osservazioni, come è noto, e
attualmente queste sono all’esame della Commissione regionale.
Non nascondo in questa sede che operare per il rinnovamento radicale dei modi di
intervenire nel territorio regionale non è facile. Deve cambiare anche la cultura burocratica,
la cultura amministrativa, e questo forse è uno degli scogli più difficili che noi incontriamo
nel corso del nostro mandato, questo va detto in modo molto franco, qui ci sono anche
tanti amministratori con i quali condividiamo la difficoltà di orientare in modo diverso le
Politiche regionali.
Ancora, voglio ricordare tre leggi che abbiamo approvato, tutte orientate alla riqualificazione
delle città e del territorio pugliese: la legge sulla sostenibilità dell’abitare, la legge numero
13, che ha anch’essa una visione sistemica e che non guarda solo all’energia, considerando
il tema dell’efficienza energetica unicamente in chiave di aggiunta di una fonte di energia
alternativa al modo tradizionale di costruire, di trasformare il territorio, ma guarda in
modo globale alla sostenibilità dell’abitare preoccupandosi di ridurre il consumo di suolo,
di ri-permeabilizzare suoli impermeabilizzati nei decenni passati - ormai nelle città ci
sono isole di calore insopportabili, ce ne accorgiamo d’estate, e a cosa sono dovute se non
all’asfalto e al cemento che soffocano la vita urbana? - per far ritornare permeabili i suoli,
piantumarli, rigenerare queste parti di città; l’acqua è una risorsa quanto mai scarsa in
questa regione e paradossalmente una risorsa molto sprecata in una regione che si è autorappresentata come caratterizzata dalla scarsità di acqua. È una legge sistemica perché pensa
che la sostenibilità dell’abitare debba essere promossa non solo a livello edilizio - infatti
non è una legge sulla edilizia sostenibile - e debba essere promossa sin dal momento della
pianificazione urbana, a livello soprattutto comunale, e quindi entra in stretta connessione
con il Documento Regionale di Assetto Generale al quale dà maggiore forza per la fase di
pianificazione, arrivando fino ai materiali e soprattutto sostenendo materiali e tecnologie
tradizionali rivisitabili attraverso le più moderne tecnologie. A questo proposito voglio
evidenziare un’altra importante sinergia che si sta realizzando con il Settore sviluppo
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Il Piano Paesaggistico nelle politiche di sviluppo territoriale della Puglia - A. Barbanente
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
economico della Regione nella promozione delle pietre di Puglia, un materiale che è stato
completamente abbandonato nell’epoca del cemento armato dappertutto e che noi invece
abbiamo particolarmente a cuore, anche perché ha modellato nei secoli, nei millenni, i
paesaggi della nostra regione, come in modo anche molto eloquente ci raccontano le tavole
che abbiamo avuto modo di ammirare.
Ancora, la legge sulla qualità delle opere di architettura e di trasformazione del territorio,.
Abbiamo appena approvato il regolamento del premio Apulia, che quest’anno sarebbe bello
poter assegnare a un intervento di trasformazione del territorio sia sul versante pubblico,
destinato ai giovani, sia sul versante privato - il premio Apulia è diviso in due sezioni, quella
riservata ai giovani e quella riservata a interventi privati. Sarebbe importante che questo
premio venisse attribuito a un’opera di architettura o di trasformazione del territorio che
abbia soprattutto contribuito a tutelare e a valorizzare il paesaggio, questo proprio per
sottolineare questa nostra attenzione, in questa fase, al paesaggio pugliese.
Infine voglio ricordare la legge regionale sulla Rigenerazione urbana, la legge regionale 21, una
legge che fa tesoro dell’esperienza dei Programmi integrati di riqualificazione delle periferie,
cercando di rendere ordinario quello che era contenuto in un programma straordinario. Per
troppi anni la pianificazione del territorio è stata assimilata alla edificazione e in particolare
alla edificazione in zone di espansione, questo interessava quando si pianificava il territorio
e coloro i quali partecipavano al processo di pianificazione erano assolutamente coloro i
quali erano interessati a ciò. Quindi uno sforzo enorme è dal mio punto di vista necessario
per spostare le attenzioni dall’espansione della città alla riqualificazione della città e alla
produzione di luoghi della città e di paesaggi di qualità. La legge 21 prova a re-orientare
queste attenzioni e affida un importante ruolo ai Comuni. I Comuni devono diventare
soggetti attivi del cambiamento, non ci facciamo illusioni, non può la Regione da sola in
modo autoritario, o autoritativo come si dice, imporre questa visione diversa. Se questa
visione non è condivisa dal basso, a partire dalle Istituzioni di governo locali ma anche,
come ci dirà poi ampiamente il professor Magnaghi, dalle categorie economiche e dalle
rappresentanze di chi produce e abita i nostri paesaggi, i nostri sforzi saranno destinati a
fallire. Proprio perché siamo profondamente consapevoli di questo, la giornata odierna
è una giornata che dà avvio al processo di partecipazione della comunità regionale, alla
costruzione del Piano paesaggistico della Regione Puglia.
Ognuno dei provvedimenti che io ho citato rapidamente in questa breve introduzione sono
provvedimenti costruiti in modo condiviso con tutte le rappresentanze sociali e istituzionali
del nostro territorio. E’ sempre possibile una mediazione tra visioni differenti, l’importante
è che gli obiettivi siano chiari e che si sia, come dire, intellettualmente onesti nel corso della
partecipazione, e questo è molto importante. Voglio fare l’esempio proprio della legge 21:
nella proposta che poi abbiamo sottoposto alla partecipazione delle rappresentanze sociali
e istituzionali era vietata l’approvazione di Programmi integrati di rigenerazione urbana
in zona agricola. Naturalmente nell’ambito della discussione si sono evidenziate posizioni
diverse: dalla posizione dell’ANCI e di alcuni ordini professionali che invece ritenevano
che dovessero essere estesi questi Programmi anche a suoli agricoli, alla posizione delle
associazioni ambientaliste che invece erano d’accordo con la proposta dell’assessore e
quindi chiedevano di mantenere ferma questa posizione. Nel corso della discussione è
emersa una proposta che dal mio punto di vista è interessante e innovativa, ossia quella di
consentire un cinque per cento massimo di trasformazione in zona agricola, ovviamente in
zona agricola avente caratteristiche ormai di perdita della sua connotazione originaria, aree
verdi periurbane eccetera, a patto che nell’ambito del Programma si recuperi il doppio di
quella superficie sottratta come suolo ripermeabilizzato e piantumato, quindi con elemento
di rigenerazione della città esistente. È un esempio di come gli interessi diversi possano
essere conciliati nell’interesse generale, nell’interesse pubblico. Quando la visione è chiara
le mediazioni sono possibili e possono anche generare delle idee, diciamo innovative, alle
quali non si era pensato in anticipo.
Chiudo qui questo mio intervento sottolineando che noi abbiamo interesse a che questa
partecipazione sia ampia, sia convinta, sia attiva e ogni strumento che si dovesse ritenere
necessario per far comprendere prima e poi condividere meglio questo nostro sforzo per
dotare la Puglia di un nuovo Piano paesaggistico regionale lo accoglieremo appunto per
una maggiore efficacia del Piano stesso.
7
2. La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi,
strategie
Il Piano Paesaggistico alla prova pubblica
di Alberto Magnaghi
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
0. Premessa: la via pugliese alla pianificazione paesaggistica
Un piano è innanzitutto un evento culturale: le trasformazioni che è in grado di indurre
non si misurano solo con la sua cogenza tecnico-normativa (in Puglia largamente inefficace,
dato lo storico deficit gestionale e applicativo della pianificazione), ma anche con la capacità
di trasformazione delle culture degli attori che producono il territorio e il paesaggio.
Ritengo che la via pugliese al piano paesaggistico si situi in un contesto in cui la
Pianificazione non è (non è stata, non è ancora) la forma ordinaria di governo del territorio
e che per arrivarci gli sforzi compiuti dall’attuale amministrazione regionale per mobilitare
la società pugliese in questa direzione siano essenziali a compiere la trasformazione
culturale necessaria. D’altra parte, il bilancio critico del territorio e del paesaggio della
contemporaneità, sviluppato nell’ambito del primo seminario del Comitato scientifico
(Natura e ruolo dei piani paesaggistici regionali) non ha risparmiato le Regioni dove la
Pianificazione è da tempo il metodo di governo del territorio (ad esempio Emilia Romagna
e Toscana), mostrando crudamente il divario fra piani e bassa qualità dell’urbanizzazione.
Dunque dopo il seminario la risposta unanime è stata: la Puglia non è trattabile come un
“paese ancora insufficientemente pianificato” (che deve cioè imitare e raggiungere modelli
emiliani), ma deve trovare una strada originale, nel vivo della propria autoriforma, al buon
governo del territorio.
La ricerca di questa via si situa in un difficile equilibrio fra due tendenze opposte:
- la prima riguarda l’assenza di una cultura storica municipale, il protrarsi di un sistema
decisionale patrizio, centralistico, esogeno e burocratico fin agli albori del novecento,
una storia di lunga durata di dominazioni e dipendenze socioeconomiche esogene che si
proietta sulla attuale persistenza di una dipendenza economica e di scarsa imprenditività
in molti settori (dall’agricoltura al terziario) e sulla speculare inerzia burocratica della
struttura amministrativa; inerzia che si accompagna a sua volta a politiche distributive,
ovvero alla erogazione prevalentemente clientelare di ingenti finanziamenti pubblici; si
tratta di elementi che parrebbero indicare come via “culturalmente” più efficace per il
paesaggio un piano fortemente autoritativo di “comando e controllo”, cui peraltro pare
alludere l’ultima versione del Codice di beni culturali e del paesaggio, atta a rinforzare il
ruolo dello stato centrale nel governo dei beni paesaggistici;
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
- dall’altra un diffuso anarco-abusivismo privato (ma anche anarco-governo pubblico,
ancora circa cento comuni con piani di fabbricazione, pochi adeguamenti ai PUG del
DRAG) e un brulicare di intrecci locali di interessi pubblici e privati; tendenze che
si fronteggiano con le forti tensioni etiche di un ceto intellettuale cosmopolita, di
un mondo associativo, di amministratori locali e, in parte, imprenditivo, fortemente
motivati al cambiamento e al rinnovamento della cultura locale e del territorio verso
l’autoriconoscimento identitario, la riappropriazione di percorsi di autodeterminazione
culturale, economica, politica e la valorizzazione delle risorse endogene fra cui il paesaggio.
Siamo di fronte a un insieme fortemente innovativo di soggetti che parrebbe al contrario
suggerire la via della costruzione di patti e contratti fortemente radicati nell’identità del
luogo, capaci di ricomporre interessi particolaristici in un quadro di riconoscimento di
beni comuni come il territorio, l’ambiente, il paesaggio. Valori questi su cui fondare
un diverso sviluppo locale, vincendo “dal basso” l’abusivismo, il burocratismo, la
dipendenza.
Questo quadro fortemente disaggregato fra pulsioni centralistico-autoritarie e tensioni
civiche verso la cittadinanza attiva, parrebbe indicare alcune suggestioni strategiche
per la “tipologia” del Piano paesaggistico della Puglia: un piano che sviluppi una
forte processualità negoziale e partecipativa come strumento per la costruzione di un
neomunicipalismo di cittadinanza attiva. Un piano che costruisca nel contempo una
1. Perché le conferenze d’area: un tassello dell’organizzazione del processo
partecipativo per la produzione sociale del Piano
Il PPTR è arrivato a metà del suo cammino: nel primo anno si è consolidato il quadro
conoscitivo identitario e si sono avviate le prime ipotesi dello scenario strategico
e dell’apparato normativo. Nelle Conferenze intendiamo sottoporre a discussione
pubblica i risultati di questa prima fase, testimoniati dalla mostra degli elaborati del
Piano qui esposti. Una successiva riunione del Comitato scientifico, vaglierà le proposte
che emergeranno dalle conferenze per inserirle nello scenario strategico e nella struttura
normativa del piano.
Le tre Conferenze d’area, come previsto dal Documento programmatico del PPTR,
sono una tappa del più complesso processo partecipativo di costruzione del piano
paesaggistico che risponde alla sfida che abbiamo lanciato di passare da una concezione
del piano puramente vincolistico-conformativa-autorizzativa (dimensione pur necessaria
della tutela) ad un progetto di valorizzazione socioeconomica del patrimonio dei
paesaggi della Puglia; progetto che richiede il concorso attivo delle energie istituzionali,
economiche, sociali e culturali più innovative che puntano sulla tutela e valorizzazione
delle straordinarie qualità del territorio pugliese e delle sue “genti vive” per produrre un
modello di sviluppo della regione di carattere endogeno, autosostenibile capace di produrre
ricchezza durevole.
Il piano paesaggistico, che è in primis finalizzato a denotare e rappresentare le peculiarità
patrimoniali in campo ambientale, territoriale, paesistico, agroalimentare e culturale dei
molteplici e diversificati paesaggi della Puglia, si pone come strumento per progettare
coralmente un futuro volto a superare la dipendenza culturale e economica, cui ho fatto
cenno nella premessa, che dall’agricoltura, all’industria di base al terziario, mortifica
storicamente la capacità di autodeterminazione, autogoverno e sovranità della regione
stessa. In questa prospettiva assumono importanza una serie di azioni e processi
avviati durante la costruzione del piano finalizzati ad attivare percorsi di governance
e di democrazia partecipativa di cui le attuali conferenze d’area sono un momento
significativo. Questi percorsi riguardano:
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
- il sito web interattivo, che ha lo scopo di raggiungere il maggior numero di cittadini,
associazioni, produttori per la costruzione condivisa di una cultura del paesaggio, delle
azioni di salvaguardia e valorizzazione.
Il sito è articolato in tre sezioni :
- il piano che informa su tutte le attività del processo di costruzione del piano stesso;
- l’atlante del patrimonio territoriale, ambientale e paesaggistico che documenta
attraverso un repertorio cartografico l’identità dei paesaggi della Puglia, le figure
territoriali che li rappresentano nella loro identità storica, morfotipologica e nella loro
rilevanza e integrità;
- l’osservatorio che consente di costruire, attraverso le segnalazioni di cittadini,
associazioni e istituzioni un repertorio di:
- beni del paesaggio;
-offese del paesaggio (detrattori);
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
forte cornice istituzionale di regole certe, chiare, semplificatorie che definiscano le
precondizioni di un processo di valorizzazione dal basso del territorio.
Precondizioni del tipo:
- la costa è un bene comune di altissimo valore e non si costruisce più, spostando
l’attenzione sulla rivitalizzazione delle città dell’entroterra costiero (definito “alla
catalana” o “alla sarda”);
- qui finisce la città e là comincia la campagna, in campagna si fanno attività agricole
ospitali e non si deruralizza né si impiantano capannoni industriali negli uliveti.
Regole certe e dure, ma proposte per creare un processo partecipativo vero, in grado di
intercettare in modo coerente i mezzi tecnici, finanziari (ingenti!) e operativi di cui la
Regione dispone, per nuove opportunità economiche: da investire nella riqualificazione,
nel recupero, nella ricostruzione dei paesaggi degradati, nella valorizzazione delle risorse
endogene, nella costruzione di nuove filiere produttive, ecc.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
- buone pratiche del paesaggio;
- cattive pratiche del paesaggio;
Tutti i dati dell’osservatorio saranno cartografati sul territorio pugliese andando cosi
a costituire una mappa della percezione sociale del paesaggio, cosi come indicato dalla
Convenzione europea; ed andranno a costituire una mappa della “cittadinanza attiva”
che costituirà il riferimento concreto per l’attuazione del piano paesaggistico.
- il patto con i “produttori di paesaggio” (associazioni imprenditoriali in campo
agricolo, artigianale, commerciale, turistico, edilizio, infrastrutturale e dei trasporti).
In una prima serie di interviste ad attori privilegiati, si è delineato il quadro delle poste
in gioco da parte dei diversi attori sui temi:
Le schede redatte a commento degli incontri (Consorzio Metis) rivelano, anche se con
forti contraddizioni, un insieme di soggetti, pubblici, privati, associativi, disponibili a
diventare protagonisti di un nuovo modello di produzione della ricchezza fondato sulla
valorizzazione del patrimonio territoriale, ambientale e paesaggistico.
Attraverso successive riunioni di lavoro, in particolare con le associazioni imprenditoriali
si è arrivati alla decisione concorde di stilare un “manifesto di intenti” fra Regione e
i diversi soggetti produttori al fine di rendere coerenti le azioni (e le convenienze) di
ciascun attore rispetto alla valorizzazione del “bene comune” paesaggio;
- l’istituzione di forme premiali (marchi di qualità paesaggistica, agevolazioni,
incentivi) per agricoltori e operatori agrituristici e turistici che salvaguardano e
restaurano il paesaggio rurale storico, le infrastrutture e gli edifici rurali tradizionali, la
valorizzazione di luoghi di ospitalità diffusa nelle città storiche dell’interno;
- i bandi (per idee progettuali e buone pratiche istituzionali) attivati dal Forum per
il paesaggio;
- l’ attivazione dei progetti pilota sperimentali che intendono testare i diversi
temi che riguardano gli obiettivi di qualità paesaggistica e i processi di governance e
partecipazione del piano attraverso protocolli fra l’Assessorato all’Assetto del Territorio
e specifici soggetti del territorio.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
L’obiettivo del Documento programmatico di avviare, fin dalle prime fasi di costruzione
del piano, sperimentazioni attraverso azioni esemplari dei propri obiettivi, per lanciare
il messaggio del metodo attivo e interattivo di funzionamento del futuro PPTR, si sta
ampiamente e positivamente realizzando:
-sia per la diffusa e spontanea richiesta, proveniente da enti di diversa natura sul
territorio, di far parte di progetti sperimentali del PPTR, che testimonia dell’esistenza
di energie, relative a un mondo associativo, di amministratori locali e, in parte,
imprenditivo, fortemente motivati al cambiamento e al rinnovamento della cultura
locale e del territorio verso l’autoriconoscimento identitario e la valorizzazione delle
risorse endogene, fra cui il paesaggio;
-sia per la tipologia dei progetti che coprono interamente la gamma di proposte
contenute nel Documento programmatico;
-sia per la geografia dei progetti, distribuita su tutto il territorio regionale, anche se non
ancora uniformemente;
-sia per la disponibilità di altri assessorati a concorrere alla promozione, finanziamento
e realizzazione integrata dei progetti sperimentali.
Naturalmente la selezione delle domande operata dall’Assetto del territorio è molto
severa nelle condizioni poste, dal momento che deve risultare con chiarezza il carattere
esemplare per il Piano paesaggistico delle specifiche pratiche oggetto del protocollo.
I risultati dei progetti sperimentali dovrebbero avere una doppia valenza: avviare il
carattere di produzione sociale del piano con l’attivazione degli attori nel territorio;
verificare l’operatività di indirizzi, direttive e prescrizioni del Piano nel vivo di
sperimentazioni concrete.
I progetti sperimentali sono di due tipi:
-istituzionali (sperimentazione di piani e progetti)
-socioculturali (mappe di comunità, ecomusei, iniziative culturali, azioni puntuali
ecc).
- le azioni di promozione della partecipazione attivate dall’Assessorato alla trasparenza
2. L’atlante del patrimonio: laudatio imaginis Apuliae
2.1 Il metodo
Il quadro conoscitivo del PPTR è finalizzato a costruire una rappresentazione identitaria
dei paesaggi della Puglia come rappresentazione essenziale per una strategia di piano
volta a mettere in valore i beni patrimoniali della regione. A questo fine l’atlante del
patrimonio ambientale, territoriale e paesaggistico si articola in tre fasi consequenziali:
descrizioni analitiche (cartografie di base), descrizioni di sintesi (aggregazione di
tematismi: la struttura fisico-ambientale; la struttura di lunga durata dei processi di
territorializzazione; la struttura fisico-antropica;) e interpretazioni dei caratteri e dei
valori patrimoniali (rappresentazione identitaria dei paesaggi della Puglia).
La definizione dei caratteri identitari di lunga durata, che conduce alla definizione delle
invarianti strutturali, si avvale dunque di una metodologia complessa che vede due
ordini di apporti analitici fondamentali:
- lo studio storico e la rappresentazione cartografica delle fasi di territorializzazione
Sono state cartografate le seguenti fasi:
Tavole di analisi
1)IL SISTEMA INSEDIATIVO DAL PALEOLITICO ALL’VIII SEC. A.C.
2)IL SISTEMA INSEDIATIVO DELLE CITTA’ APPULE E DELLE COLONIE
GRECHE (VIII-V SEC. A.C.):le città daune, peucete e messapiche
3) LA PUGLIA IN ETA’ ROMANA (IV sec. a.C. -VI sec. d.C.): sistema insediativo e uso del suolo
4)LA PUGLIA LONGOBARDA, SARACENE E BIZANTINA (SEC. VIII - XI)
5)LA PUGLIA NORMANNA (SEC. X - XI)
6)LA PUGLIA SVEVA (SEC. XI - XII)
7)CASTELLI E TORRI DI PUGLIA (XI - XVI)
8)LA PUGLIA PASTORALE, DALLA DOGANA DELLE PECORE AGLI ‘50 DEL
NOVECENTO (SEC. XV - XX)
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
della Regione, in collaborazione con l’Assessorato all’Assetto del territorio. Le azioni
riguardano due settori fondamentali per estendere il processo partecipativo:
-la comunicazione (promozione dell’informazione sul Piano)
- lo sviluppo della cittadinanza attiva (workshop, forum, animazioni sociali, iniziative
culturali, ecc).
- la promozione delle attività di valorizzazione turistica diffusa dei centri dell’interno
(azioni sperimentali nei comuni che partecipano ai progetti pilota)
- la pubblicazione dei quaderni del Piano, in primis gli atti dei seminari del Comitato
scientifico.
Tavole di sintesi
1)LA PUGLIA IN ETA’ ROMANA (IV sec. a.C. - VI sec. d.C.): sistema insediativo e uso
del suolo
2)LA PUGLIA IN ETA’ ROMANA (IV sec. a.C. - VI sec. d.C.): nodi e reti
- lo studio e la rappresentazione dei paesaggi rurali storici della Puglia, che confluisce
nella definizione delle relazioni fra insediamento umano e ambiente nelle diverse fasi
storiche, anche in questo caso individuando regole, permanenze, dominanze.
Lo studio ha articolato la Puglia in regioni geografiche:
- Gargano
- Subappennino
- Puglia “classica” o “grande (a sua volta articolata in subregioni)
- Valle d’Itria
- Salento
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
L’esame comparato delle fasi consente di individuare permanenze nel tempo, persistenze
e dominanze (le fasi che influenzano più fortemente la storia di un luogo, potremmo
dire che imprimono l’impronta, il carattere che accompagna nella lunga durata la
“biografia” del luogo.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
Per ognuna di queste regioni geografiche sono allo studio schede (con articolazioni
geografiche di II e III livello) che definiscono: caratteri fisici, insediamenti, viabilità,
caratteri del paesaggio rurale, i paesaggi di III livello che compongono la regione, le
regole insediative e le tecniche agrarie di lungo periodo. Una scheda esemplificativa è
stata gia definita per l’Alta Murgia.
Le informazioni relative alle tre fasi sequenziali di analisi sono state organizzate su due
livelli principali, secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio: la regione (scala
1/300000-1/150000 e gli ambiti (scala 1/100000, con possibili approfondimenti alla scala
1/50000); individuando per ogni scala il grado di specificazione delle rappresentazioni
e dei tematismi adeguati alla scala stessa.
Gli ambiti contengono al loro interno più figure territoriali (che in altri piani regionali
sono definite “unità di paesaggio”), descritte nella loro struttura morfotipologica e nelle
regole costitutive delle relazioni fra fattori antropici e ambientali che ne definiscono
identità di lunga durata (invarianza). Di ognuna delle figure (o di aggregazioni di figure
negli ambiti) è definita la tipologia, la rilevanza, (il valore patrimoniale), l’integrità, lo
stato di conservazione); infine le regole statutarie per la riproducibilità.
2. 2 Definizione degli ambiti di paesaggio
La scelta compiuta per l’individuazione degli ambiti è stata quella di procedere “dal
basso” a partire dalla individuazione delle singole figure territoriali-paesaggistiche (unità
minima di paesaggio in cui si possono scomporre i paesaggi della Puglia); in questo
modo è stata disegnata la carta dei paesaggi della Puglia che mette insieme tutte le figure
territoriali-paesaggistiche individuate; a partire da questa visione di insieme sono stati
individuati gli ambiti come aggregazione di unità minime, ovvero di figure territoriali
e paesaggistiche.
Si configura cosi un quadro di riferimento per la parte normativa che interpreta gli ambiti
come strutture territoriali complesse, comprensive di più figure territoriali elementari,
in grado di definire sistemi territoriali articolati, relazioni ecologiche e infrastrutturali,
regioni urbane policentriche, ecc; successivamente a questa individuazione si opererà
un confronto con le suddivisioni amministrative (Comuni e Province) per cercare di
semplificare il quadro normativo del PPTR.
Per la descrizione e interpretazione delle figure territoriali costituenti gli ambiti,
anche se l’ultima versione del Codice semplifica la definizione parlando all’art 135 di
“caratteristiche paesaggistiche” e all’art. 143 comma 1 i) “di individuazione dei diversi
ambiti e dei relativi obiettivi di qualità”, si è preferito utilizzare l’impianto analitico
della prima versione che definiva per ogni ambito le tipologie paesaggistiche (le nostre
“figure”); la rilevanza che permette di definirne i valori patrimoniali secondo gli
indicatori complessi individuati nel documento programmatico (peraltro simili agli
indicatori previsti nell’Osservatorio della Catalonia); il livello di integrità (e criticità),
che ci permette di definire il grado di conservazione dei caratteri invarianti della figura
e le regole per la loro riproduzione.
Nella seguente tabella sono riportate in sintesi le denominazioni delle regioni geografiche
dello studio storico, relazionate con gli ambiti di paesaggio e le figure territoriali e
paesaggistiche del PPTR.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
AMBITI
FIGURE TERRITORIALI E
PAESAGGISTICHE (UNITA’ DI PAESAGGIO)
Gargano (1°
livello)
Gargano
Subappennino
Sub
appennino
Puglia grande
(tavoliere 3° liv)
Tavoliere
Puglia grande
(ofanto 3°
liv/BaMiCa)
Puglia grande
(costa olivicola
3°liv – conca di
bari 3° liv)
Ofanto
Sistema ad anfiteatro dei laghi di Lesina e Varano
L’Altopiano di Manfredonia
La costa alta del Gargano
La Foresta umbra
L’Altopiano carsico
Il Subappennino settentrionale
La Media valle del Fortore e la diga di Occhito
La bassa valle del Fortore e il sistema dunale
Lucera e le Serre del Subappennino
Il Subappennino meridionale
Le Marane (Ascoli Satriano)
La piana foggiana della riforma
Il mosaico di San Severo
Il mosaico di Cerignola
Le saline di Margherita di Savoia
La bassa Valle dell’Ofanto
La media Valle dell’Ofanto
La valle del torrente Locone
La piana olivicola del nord barese
La conca di Bari ed il sistema radiale delle lame
Il sud-est barese ed il paesaggio del frutteto
Puglia grande
(Murgia alta 3° liv)
Alta Murgia
Valle d’Itria
Murgia dei
trulli
Puglia grande
(arco Jonico 3°
liv)
Arco
Jonico
tarantino
Salento (piana di
Lecce 3° liv)
Tavoliere
salentino
Salento (Salento
delle serre 3° liv)
Salento
delle Serre
Puglia
centrale
L’Altopiano murgiano
La Fossa Bradanica
La sella di Gioia
La Valle d’Itria (confine comunale Martina Franca,
Locorotondo, Alberobello, Cisternino)
La piana degli uliveti secolari
L’anfiteatro e la piana tarantina
Il paesaggio delle gravine ioniche
La campagna irrigua della piana brindisina
La Murgia salentina
Il paesaggio dunale costiero ionico
La campagna leccese del ristretto e il sistema di ville
suburbane
Il paesaggio del vigneto d’eccellenza
Il paesaggio costiero profondo da S. Cataldo agli
Alimini
La campagna a mosaico del Salento centrale
Nardò e le ville storiche delle cenate.
Le serre ioniche
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
REGIONI
GEOGRAFICHE
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La costa alta da Otranto a S.M. di Leuca
La campagna olivetata delle “pietre” nel Salento sud
orientale
Il Bosco del Belvedere
2.3 Sistema di rappresentazione “celebrativa” dei paesaggi della Puglia.
La rappresentazione grafica dei caratteri identitari e patrimoniali dei paesaggi della Puglia,
che costituiscono il terzo livello delle fasi di costruzione dell’Atlante, si è articolata nei
seguenti tematismi interpretativi:
- la rappresentazione delle fasi di territorializzazione;
- esemplificazione del metodo di costruzione della interpretazione strutturale
della figura territoriale: il caso dell’Alta Murgia;
- la carta del patrimonio territoriale dei paesaggi della Puglia (1/150000)
- “Laudatio imaginis Apuliae”: carta di sintesi ideografica dei paesaggi della
Puglia (1/150000);
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Per ogni regione geografica, per ogni ambito e per ogni figura territoriale è organizzata
una scheda specifica atta a riportare le informazioni descrittive, interpretative e le regole
invarianti che ne caratterizzano l’identità. Nelle schede di ambito sono inoltre definiti
gli obiettivi di qualità paesaggistica.
13
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
- interpretazione di sintesi del patrimonio dei paesaggi costieri;
Queste carte indicano, al di la di una descrizione puntuale che verrà articolata in quanto
interpretazione strutturale dei paesaggi della Puglia nella Relazione generale del PPTR,
e specificata nelle schede di descrizione degli ambiti, alcuni caratteri che si possono
sintetizzare nei seguenti:
- una stratificazione storica di paesaggi fortemente differenziati che distingue i caratteri
della “grande Puglia” (insediamento urbano accentrato, forti flussi di persone e merci
dominati dal mercato internazionale, alta specializzazione produttiva di grande
estensione) dalle altre regioni geografiche (Gargano, Subappennino, Valle d’Itria,
Salento), ognuna caratterizzata da peculiari caratteri fisici, morfologie dei sistemi urbani,
paesaggi rurali e regole insediative di lungo periodo.
Questa forte differenziazione, è caratterizzata fra l’altro da forti sbalzi dimensionali degli
spazi: da dimensioni immense di orizzonti (Capitanata, Murgia) a trame più definite
di tipo vallivo (Subappennino), a trame fitte di paesaggi minuti (Val d’Itria), a trame
rurali fortemente connotate dai reticoli urbani (Salento) e cosi via; per cui si può parlare
di tessere giustapposte di un mosaico non coerente (insieme di paesaggi difformi per
dimensione, morfologia storia, culture, identità, ecc). Questo costituisce sicuramente un
carattere peculiare della Regione che può presentare i suoi aspetti patrimoniali positivi se
interpretato come varietà di paesaggi, che possono dar luogo a “stili di sviluppo locale”
differenziati e forme di ospitalità che si arricchiscono attraverso le diversità dell’offerta
artistica, paesaggistica, enogastronomica e culturale;
- una straordinaria ricchezza di forme di costellazioni urbane che significano diverse
configurazioni di relazioni funzionali di lunga durata, ma anche diverse rappresentazioni
e percezioni paesaggistiche delle stesse da parete degli abitanti. Questi paesaggi
delle relazioni fra città, sottolineate storicamente da viali di accesso monumentali,
si sono andate perdendo sia per l’abbattimento dei viali (per far posto alla sicurezza
automobilistica), sia per il caos percettivo delle città storiche che attanaglia le periferie
urbane. La restituzione di questa identità è comunque un tema importante del PPTR.
Qualche esempio di costellazioni: il sistema a ventaglio del subappennino di Lucera,
la pentapoli di Foggia, il sistema dei centri corrispondenti del nord barese, il sistema
radiale della conca barese, il sistema di corona dell’alta Murgia, il sistema radiale
policentrico della Val d’Itria, i sistemi lineari a corda Ionico-adriatici, il sistema a pettine
della Murgia salentina, la maglia policentrica del Salento centrale, i pendoli di mezza
costa del Salento delle Serre, ecc;
- un sistema costiero di estensione unica per dimensione, qualità di zone ad alto valore
ecologico-naturalistico, “collane di perle” urbane e monumenti costieri, complessità e
diversificazione paesaggistica dei fronti marini e degli entrotrerra costieri, qualità delle
attività agricole rivierasche, delle presenze archeologiche e storiche;
- saperi contestuali espressi nell’organizzazione e nei manufatti del paesaggio agrario.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Se si escludono i paesaggi urbani, i loro spazi pubblici e accessi monumentali, alcuni
territori di ville, castelli e sistemi di masserie, in generale il paesaggio aperto delle regioni
geografiche pugliesi non nasce con intenti di rappresentazione celebrativa. Si può dire che,
a differenza del paesaggio agrario toscano o in parte veneto e, forse, più similmente al
paesaggio padano (anche se in forme più povere e esogenamente determinate), il territorio
è qui “terra di lavoro”, dove non si vende l’immagine, ma il prodotto. Il paesaggio, “come
esisto intenzionale finalizzato alla rappresentazione” esiste come evento non ricercato, è
un sottoprodotto casuale, in intenzionale, di saperi e sapienze ambientali e produttive.
In Puglia predomina dunque l’immagine del territorio nato dalla trasformazione a fini
produttivi della Terra.
Tuttavia saperi contestuali e sapienze nel costruire processi di territorializzazione, anche in
condizioni estreme, hanno costruito un paesaggio agrario di grande interesse leggibile nei
sistemi di raccolta e governo delle acque, nelle tecniche delle infrastrutture e dei ricoveri in
pietra, nell’ordito e nelle trame dei coltivi e dei pascoli, che affascinano proprio per essere
prodotto di trasformazioni produttive sapienti della terra con culture locali fortemente
identificate. Ciò fa si che si riscopra il valore identitario di paesaggi del lavoro umano
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
(Sereni, Gambi, ecc.). rimodellati dalle trasformazioni dell’agricoltura, che nel suo svolgersi
ha ‘incorporato’ la morfologia del luogo, il clima, alla vegetazione, i colori, i materiali da
costruzione.
Riporto ad esempio di questa interpretazione alcuni passi della scheda d’ambito dell’Alta
Murgia (D. Poli)
Il territorio aperto
Nel territorio si riscontra una ricchezza disseminata di manufatti (diverse tipologie
di masserie – da campo, per pecore, miste – centinaia di trulli, cappelle rurali, chiese,
specchie, lamie, piscine, neviere, pozzi, votani, “laghi”), in pietra e tufo legati al mondo
rurale con presenza di numerosi muretti a secco a delimitare proprietà e colture diverse. La
collocazione dei votani e delle piscine si colloca a valle di un pendio, dove poteva incanalare
le acque.
Molti muretti a secco hanno filari di alberi nelle vicinanze per raccogliere l’umidità creata
dalle pietre.
Tutto il territorio è ricamato dai muretti a secco che formano vari disegni in relazione alla
morfologia del terreno. Sicuramente i muretti sono fra gli elementi centrali nel disegno
del paesaggio. Si riconoscono le quotizzazioni nella zona di Ruvo. Nel 1806 alienazione
degli usi civici e privatizzazione delle terre. Si creano le aree visivamente riconosciute
delle “quotizzazioni” in cui, oltre agli spietramenti, talvolta la terra fertile era portata
manualmente.
Generalmente i tratta di stratificazioni successive che prendono origine da insediamenti in
grotta, cui man mano si aggiungono addendi in muratura in pietra funzionali alle attività
agro-spastorali (dagli jazzi rupestri alla città di Matera). Anche le masserie sono collocate
spesso nelle vicinanze dei tufi.
La masseria normalmente non occupa il terreno fertile da adibire alla coltivazione, si
colloca nelle sue vicinanze (in caso di pioggia non rischia l’allagamento, ma nelle vicinanze
perché usa gli avvallamenti per l’acqua che confluiva nelle piscine, cisterne); ove possibile
privilegia il terreno calcareo e non le sabbie e argille della fossa bradanica (esempio Murgia
Catena nel territorio di Altamura); ma questo non è possibile nel Costone murgiano a
causa del versante ripido.
Nella tipologia di masseria da campo cerealicola a causa dell’elevata presenza nei principali
cicli produttivi (soprattutto in estate) si venivano a riformare tutte le funzioni presenti nel
paese (cappella, fabbro, forno, ecc.). La masseria diventava un’unità autosufficiente.
Alla fine dell’Ottocento alcune masserie vengono sopraelevate col casino padronale, che si
configurava come residenza estiva dei proprietari.
Regole insediative di lungo periodo:
- costruzioni edilizie e del paesaggio agrario strettamente collegate alla captazione
e alla “creazione” di acqua: paesaggio di pietra e acqua, con ricchezza di elementi
minori naturali, seminaturali e costruiti legati all’insediamento rurale (doline,
laghi, laghetti, votani, piscine, ecc.);
- relazione lama cerealicola/area pascolativi;
- sistema binario jazzo collinare/masseria di campo lungo il costone murgiano;
- sistema delle gravine (Gravina, Matera/Massafra, Palagiano, ecc.).
- strada /masseria su calcare pascolativo/lama cerealicola: insediamento che non
occupa area coltivabile,
- muretti a secco che ricamano il territorio e si dispongono, in relazione alla
morfologia, all’uso del suolo e alle lame;
- “deserto di pietra” e “masserie-oasi” talvolta con viali di abbellimento all’uso
“toscano”;
- ristretti attorno ai centri;
- giustapposizione delle grandi tessere dell’uso del suolo, non controllate
paesisticamente;
Tipologie insediative e del paesaggio agrario:
- masseria con annessi (da campo, per pecore, miste);
- pascolo (magro, erborato, grasso della Dogana);
- coltivazione della vite (a tendone, a spalliera – poche – e con i teli per l’uva da
tavola per ritardare la maturazione e proteggere il frutto)
15
-
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
figure organizzative della maglia dei muretti a secco (attorno ad Altamura, le
quotizzazioni, attorno a Minervino, in pianura);
- filari di alberi disposti lungo il percorso dei muretti;
- giardini, finalizzati all’autoconsumo, e filari nella masseria
Elementi di pregio e di rilievo
- l’Alta Murgia è l’unico territorio pugliese in cui si rilevano grandi aree pascolative
contigue oggi residuali;
- Pulo d’Altamura (assieme ai molti fenomeni carsici);
- Homo arcaico di Altamura;
- le orme dei dinosauri;
- muretti a secco;
- masseria del Pian D’Annaia, ecc.
Se oggi possiamo parlare di paesaggio rurale pugliese nelle sue multiformi espressioni (e
non si è trattato il tema dei paesaggi agroalimentari e tradizionali e della loro alta qualità)
è perché la società contemporanea richiede il paesaggio, lo “vede” nelle forme trasformate
della Terra. Il turismo culturale legge nei segni del lavoro umano “il paesaggio umano”. E’
la nostra civilizzazione che interpreta, attraverso una mediance culturale, il paesaggio e ne
ridefinisce delle qualità estetiche anche dove non è stato creato intenzionalmente.
2.4 Sistema di rappresentazione dei detrattori (criticità) dei paesaggi della
Puglia.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
A fronte dei valori patrimoniali “celebrati” nelle carte ( e nelle successive descrizioni
che saranno organizzate nelle schede degli ambiti) e che costituiscono la base del Piano
paesaggistico, è necessario chiedersi in che direzione stiano andando le urbanizzazioni
contemporanee rispetto al trattamento di questo patrimonio territoriale e paesaggistico.
Se leggiamo in filigrana ad esempio la relazione del Piano Paesaggistico della Regione
Piemonte vediamo che, nel capitolo della interpretazione strutturale dei paesaggi della
regione, le addizioni urbane contemporanee sono trattate come elementi di degrado
e banalizzazione del paesaggio urbano e di abnorme consumo di suolo; le grandi
infrastrutture come elementi di frammentazione ecologica; le zone industriali come
aree di bassa qualità paesaggistica; le urbanizzazioni pedemontane come occlusione dei
fondovalle montani: le urbanizzazioni della campagna come elementi di distruzione del
territorio rurale, e cosi via. Emerge in altri termini un quadro in cui i processi insediativi
contemporanei non contengono regole genetiche di costruzione di nuovo paesaggi che
promuovano qualità estetica, ambientale, urbana, ma costituiscono elementi detrattori
dei paesaggi storici.
Questo comporta il fatto che i piani paesaggistici non possono non andare alla radice
delle regole che presiedono alla costruzione del territorio contemporaneo e proporne
delle trasformazioni rilevanti.
Ma quali sono queste regole da trasformare? Sono quelle che generalmente indichiamo
in negativo attraverso i detrattori paesistici, che non riguardano purtroppo alcuni errori
di progetto in un mare di buone regole, ma la sostanza stessa dell’urbanizzazione
contemporanea posturbana.
Questa sostanza è fatta di:
- periferie urbane caratterizzate dalla dissoluzione dell’idea di spazio pubblico, di
prossimità e di convivialità, di misura, in sequenze“infinite”, seriali, caratterizzate
dall’assenza di una cultura del limite, della contiguità, della complessità funzionale e
delle proporzioni che caratterizzano storicamente la città e le relazioni ambientali fra
spazi aperti e costruiti;
- tipologie edilizie e materiali da costruzione decontestualizzati, a partire dalla loro
standardizzazione e indifferenza localizzativa rispetto ai caratteri identitari dei luoghi;
- urbanizzazioni post-urbane pervasive, di bassa qualità architettonica, omologanti i
paesaggi costruiti, volumetricamente ridondanti, in grado di occultare la percezione
territoriale e paesistica delle città, delle coste, dei paesaggi rurali;
- consumi di suolo abnormi che hanno portato negli ultimi cinquant’anni a crescite
esponenziali di volumi edificati;
Nella tavola dei detrattori paesaggistici della Puglia abbiamo evidenziato alcuni esempi
di detrattori che rispondono alle categorie elencate sintetizzate nella seguente legenda
riferita a documenti fotografici:
A
Esemplare nella Murgia lo spietramento, che ha distrutto l’alternanza tipica pascolo/lama, per
rendere tutto il terreno coltivabile (ancora i segni degli antichi assetti insediativi sono visibili
nelle foto aeree (es. villaggi trincerati del neolitico); le basi missilistiche atomiche degli anni
’60; le discariche abusive (Murgia avvelenata);molti boschi di conifere decontestualizzati.
Ma l’elenco potrebbe continuare: per esempio l’Ilva e i suoi 25 km di raggio di
abbattimento delle pecore a causa della diossina, la centrale a carbone dell’Enel di
Brindisi, le urbanizzazioni degradate della costa, la fascia metropolitana dei comuni di
Molfetta, Bsceglie, Trani e Baletta, alcune periferie e ingressi alle città esemplificative
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Consumo di suolo:
pressione antropica lungo la costa: Ginosa marina, San PietroMandria per attività estrattive: Apricena, Bsceglie, Gallipoli
piattaforme industriali: Molfetta
aree industriali incompiute: Tricase
B
Errata localizzazione:
nuove lottizzazioni in aree sensibili: Lesina, Torre Lapillo, foce
Ofanto
zone industriali in aree sensibili: Manfredonia, Trani, Monopoli
occupazione di aree golenali: Ofanto
edifici industriali dispersi in aree sensibili: alta Murgia
impianti eolici
E
Alterazione del rapporto città- campagna:
Barletta
Trani
Bisceglie
margini urbani- Bari
C
Alterazioni del paesaggio agrario con un uso del suolo improprio (colore
beige):
spietramento: alta Murgia
campi da golf: Fasano
D
Degrado del patrimonio storico:
ponte romano- Canosa
Torre Ofanto
F
Occlusione delle visuali:
Trani
G
Dismissione:
zone industriali abbandonate: Ofanto, Bari
H
Industrializzazione pesante ad alto tasso inquinante:
Taranto, Cerano, Brindisi
16
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
- lottizzazioni residenziali, condomini di lusso e di seconde case indifferenti ai contesti
paesistici locali;
- edificazioni sulle scogliere e in ambiti dunali;
- sprawl urbano negli spazi rurali con sequenze seriali di residenze, capannoni industriali
e commerciali, serviti da reti viarie fondate sul trasporto privato;
- capannoni prefabbricati di bassa qualità edilizia e urbanistica (artigiani, industriali,
commerciali), spalmati dappertutto: nelle aree di pertinenza fluviale, a formare factory belt
urbane, in mezzo ai campi, nei fondovalle, a lato delle strade di grande comunicazione,
caratterizzati da disordine localizzativo, da assenza di qualità architettonica e urbanistica,
da degrado ambientale, da congestione infrastrutturale. Quando questo disordine
insediativo si aggruma nel territorio viene denominato “zona industriale”;
- privatizzazione degli spazi pubblici, delle riviere, degli spazi rurali, recinzioni, gated
communities.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
dei processi di urbanizzazione, le più grandi e degradate zone industriali, alcune
infrastrutture “urbanizzate” e le strade mercato (Lecce-Maglie), le aree abbandonate di
costa e le cave dimesse e abbandonate, i tendoni serra dell’uva da tavola, i sistemi della
grande distribuzione e i megaospedali nei campi, le piattaforme logistiche, le discariche.
Questo elenco troverà un’appropriata articolazione alla scala regionale e alla scala delle
schede di ambito.
E’ solo ponendosi l’obiettivo della costruzione di regole che consentano l’avvio del
superamento dei questi modelli insediativi, richiamandosi alle invarianti strutturali dei
beni patrimoniali, che possiamo affrontare la produzione di nuovi paesaggi. Per questo
le regole devono riguardare a tutto campo la produzione del territorio: la riaffermazione
dello stesso in quanto “bene comune”; le modalità di crescita delle città; le forme del
consumo di suolo; le tipologie edilizie e urbanistiche, i materiali da costruzione e le
tecniche costruttive; la costruzione di infrastrutture e la riqualificazione degli spazi
pubblici; le regole ambientali e paesistiche della produzione agricola, della produzione
energetica, del trattamento delle acque, delle reti ecologiche e cosi via.
3. Il sistema di rappresentazione dello scenario strategico
Lo scenario, che si situa in una fase intermedia fra l’atlante del patrimonio e l’apparato
regolativo, non ha valore normativo, ma indica, con diversi strumenti di rappresentazione
e documenti, le grandi strategie del piano, che saranno da guida ai progetti sperimentali,
agli obiettivi di qualità paesaggistica, alle norme tecniche.
Esso assume i valori patrimoniali del paesaggio pugliese e li traduce in obiettivi di
trasformazione per contrastare le tendenze in atto al degrado paesaggistico e costruire le
precondizione di un diverso sviluppo socioeconomico.
Lo scenario si compone dei seguenti documenti:
-obiettivi generali del PPTR a livello regionale che dovrebbero essere sostanziati da
strategie, azioni, politiche;
-un progetto di territorio conseguente; comunicato attraverso un visioning disegnato
che evidenzia i caratteri del paesaggio al futuro
-i progetti integrati sperimentali, in parte già avviati durante la stesura del piano, da
svilupparsi come progetti attuativi nella fase successiva di gestione;
-le linee guida per una serie di tematiche rilevanti;
-la specificazione degli obiettivi di qualità paesaggistica a livello degli ambiti.
3.1 Gli obiettivi generali dello scenario strategico
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Gli obiettivi enunciati tengono conto della valenza territoriale del piano paesaggistico
della Regione Puglia. In altre regioni il PPT è a lato del PTR (es.Piemonte, Catalogna)
o è interno alla parte statutaria (es. Toscana). Questa peculiarità del piano pugliese porta
il PPTR a evidenziare nello scenario alcune strategie di fondo in cui si inquadrano gli
obiettivi di qualità paesaggistica:
-sviluppo locale autosostenibile che comporta una valorizzazione di filiere agroalimentari
locali, di produzioni legate alla valorizzazione del territorio, e delle culture locali;
- valorizzazione delle risorse umane, produttive e istituzionali endogene con la costruzione
di nuove filiere integrate;
- sviluppo della autosufficienza energetica locale e elevamento della qualità ambientale
ed ecologica;
- finalizzazione delle infrastrutture di mobilità, comunicazione e logistica alla
valorizzazione dei sistemi territoriali locali;
- turismo come ospitalità diffusa, culturale e ambientale, fondata sulla valorizzazione
delle peculiarità socioeconomiche locali.
Queste strategie sono declinate nel piano attraverso il perseguimento di obiettivi
generali di carattere territoriale e paesaggistico:
• Sviluppare l’interpretazione strutturale e identitaria del territorio:
descrivere, interpretare e rappresentare l’alta qualità del patrimonio
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
• Assumere le peculiarità ambientali, territoriali, paesaggistiche, culturali
dei singoli ambiti territoriali-paesaggistici come codici genetici di uno
sviluppo locale autosostenibile
Il Piano Paesaggistico, nel mettere in valore le peculiarità dei paesaggi della
Puglia, contribuisce a indicarne le potenzialità specifiche per realizzare un
modello di sviluppo economico autosostenibile, attraverso la messa a sistema
dei singoli valori patrimoniali: ricomponendone il mosaico, riconoscendo e
potenziando l’immagine articolata e plurale dei paesaggi pugliesi; considerando
le peculiarità dei fattori identitari e il loro riconoscimento sociale come una
risorsa per la promozione della progettualità locale.
• Finalizzare gli obiettivi di qualità paesaggistica alla qualità dell’abitare, del
produrre, del consumare
- riqualificare le periferie, riorganizzare il carattere policentrico dei sistemi
urbani, riqualificare lo spazio pubblico;
- proporre Aree produttive ecologicamente attrezzate;
- attivare nuove filiere agroalimentari a base locale;
- caratterizzare come spazi urbani di qualità i mercati locali e i luoghi dello
scambio fra produzione e consumo (reti corte).
• Rafforzare e consolidare la rete ecologica per garantire la stabilizzazione e
la connessione del patrimonio ambientale regionale e sovraregionale;
-sviluppare l’analisi ecologica di tutto il territorio regionale per tutelare il
patrimonio naturale, le aree sensibili, la biodiversità, le risorse primarie (acqua,
aria, suolo, patrimonio forestale);
-attribuire valore multifunzionale alla rete ecologica regionale attivando strategie
integrate sui paesaggi delle core area; sui sistemi fluviali (che comprendono le
lame) come corridoi ecologici fra l’interno, le pianure e il mare;
- conservare e valorizzare degli ecosistemi a “naturalità diffusa” delle matrici
agricole tradizionali (in particolare oliveto, vigneto, frutteto) in quanto “rete
ecologica minore” essenziale al miglioramento della qualità complessiva del
mosaico paesistico;
Il progetto della rete ecologica regionale dovrebbe avere l’obiettivo, rispetto
all’analisi ecologica del territorio (stato attuale e criticità), di migliorare la
connettività complessiva del sistema attribuendo funzioni di progetto a tutto
il territorio regionale (valorizzazione dei gangli principali e secondari, stepping
stones, riqualificazione dei corridoi, attribuzione agli spazi rurali di valenze di
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
paesaggistico della Puglia come base per l’individuazione delle invarianti e
delle regole statutarie che ne conseguono per la sua valorizzazione.
Si tratta dell’enunciazione del metodo generale che presiede all’organizzazione
dell’atlante del patrimonio e delle sue fasi di costruzione: organizzazione del
quadro conoscitivo dei dati di base, elaborazioni di sintesi, definizione delle
figure territoriali quali elementi patrimoniali, descrizione delle invarianti
strutturali che le caratterizzano, descrizione delle condizioni di riproducibilità
delle invarienti, definizione delle regole statutarie per le trasformazioni
territoriali che rispettino la riproducibilità del patrimonio.
L’interpretazione strutturale è organizzata nell’atlante del patrimonio:
concorrono alla definizione delle invarianti: la carta idrogeomorfologica, la carta
della struttura fisico-ambientale, la carta ecologica regionale (ecosistemica), la
carta di sintesi della struttura storico culturale (territorializzazione), la carta
dei paesaggi agrari storici, la carta dei caratteri morfotipologici dei sistemi
insediativi, la carta dei caratteri percettivi dei paesaggi, la carta dei paesaggi
identitari e la Carta dei beni culturali (dai siti ai comprensori).
Questa interpretazione evidenzia le strutture territoriali e paesistiche di lunga
durata relative sia ai sistemi insediativi urbani e alle loro morfotipologie
urbanistiche che ai paesaggi rurali storici.. Le regole statutarie relative alle
invarianti costituiscono il riferimento per gli obiettivi di qualità dello scenario
stesso.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
rete ecologica minore a vari gradi di “funzionalità ecologica” ecc). riducendo
processi di frammentazione del territorio e aumentando i livelli di biodiversità
del mosaico paesistico regionale. La multifunzionalità è essenziale alla
attuabilità dei progetti: la qualificazione dei i singoli elementi della rete devono
vedere la concorrenza di più obiettivi (e settori di finanziamento): ambientali,
idrogeologici, agroforestali paesaggistici, fruitivi, di mobilità dolce, turistici,
ecc).
• Trattare i beni culturali (puntuali e areali) in quanto sistemi territoriali
integrati nelle figure territoriali e paesistiche di appartenenza per la loro
valorizzazione complessiva:
La metodologia di costruzione della Carta dei beni culturali prevede un percorso
multiscalare di territorializzazione dei singoli beni: dall’unità topografica (bene
areale, puntuale o lineare), alla definizione del sito comprensivo di singoli beni,
alla definizione del contesto topografico stratificato (CTS) come insieme di siti, fino
alla definizione del Comprensorio come insieme territoriale di CTS di cui si
definiscono le relazioni coevolutive. Questa metodologia permette di superare
una visione dei Beni culturali e paesaggistici come punti isolati, interpretandoli
e normandone l’uso in quanto sistemi territoriali complessi.
La metodologia si intreccia con quella del nostro studio dei processi di
territorializzazione di lunga durata che permetterà di integrare i Comprensori
della Carta dei Beni Culturali nelle carte delle persistenze territoriali delle
diverse civilizzazioni storiche; permetterà inoltre di inserire i Comprensori
come elementi caratterizzanti le figure territoriali del PPTR, realizzando una
unitarietà del sistema normativo e progettuale.
Una sperimentazione comune fra Gruppo della Carta dei Beni Culturali e la
Segreteria Tecnica è in corso nel Comprensorio della valle del Carapelle (da
Herdonia ad Ausculum) dove il comprensorio stesso è inserito analiticamente e
progettualmente in una figura territoriale (unità di paesaggio) riferita all’intera
valle fluviale.
• Valorizzare i paesaggi dell’interno (Subappennino Dauno, Media Valle
dell‘Ofanto, Gargano montano, alta Murgia, Val d’Itria, Salento interno)
promuovendo relazioni di reciprocità e complementarietà con i paesaggi
costieri.
Questo obiettivo risponde ad una duplice esigenza: conservare e valorizzare
l’alta qualità paesaggistica della costa, riqualificandone gli elementi detrattori;
sviluppare e arricchire le attività socio-economiche peculiari dei paesaggi
dell’interno, aumentandone il presidio antropico con azioni di “ripopolamento
rurale”, riducendone la dipendenza economica, articolando l’ospitalità con la
rivitalizzazione dei centri dell’interno (vedi progetto pilota Ospitalità diffusa),
sviluppando un turismo ambientale, culturale (ecomuseale) ed enogastronomico
sovrastagionale.
• Reinterpretare la complessità e la molteplicità dei paesaggi rurali di grande
valore storico e identitario e ridefinirne le potenzialità
Ad es.: le piantate degli uliveti storico-monumentali di terra di Bari /Brindisi,
gli agrumeti del Gargano, i vigneti del Salento e della Valle d’Itria, i paesaggi
storici della Murgia, ecc., sviluppando la descrizione delle regioni geografiche
storiche.
Anche questo obiettivo è legato alla costruzione di filiere agroalimentari
di qualità nei settori agricoli storici caratterizzati ancora oggi da forte e
crescente dipendenza dai mercati e imprese esterni con forte impoverimento e
marginalizzazione dell’economia locale.
Faccio riferimento alla ricerca in corso che fa capo al Comitato scientifico e alla
Segreteria Tecnica per le schede di descrizione dei paesaggi rurali storici che
definisce per ogni paesaggio individuato nell’ambito delle regioni geografiche: i
confini, i caratteri, la significatività, l’integrità, i paesaggi minacciati; le regole
insediative di lungo periodo, le tipologie insediative e le tecniche agrarie; le
criticità, gli obiettivi di qualità paesaggistica, gli indirizzi di tutela.
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
• Rivitalizzare i paesaggi del pascolo e del bosco in relazione all’attivazione
di nuove economie agroalimentari
Questo obiettivo, in controtendenza con processi di abbandono o trasformazioni
del pascolo in coltivi arborati energivori (vedi spietramento), dovrebbe realizzarsi
con un forte intervento del PSR, che rilanci le filiere produttive agroalimentari
tipiche e di qualità. Nella carta del patrimonio dovrà pertanto avere particolare
rilievo la descrizione dei paesaggi storici del pascolo e delle tipologie boschive.
Questo obiettivo richiede l’attivazione di politiche sociali, culturali, economiche
per contrastare l’abbandono e favorire il ripopolamento rurale, e di politica per
rendere agibile l’edilizia rurale (storica e nuovi insediamenti) per giovani.
• Riconoscere e promuovere l’identità paesaggistica delle molteplici
costellazioni urbane (nodi e reti) che connotano i sistemi insediativi storici
della Puglia
Per le reti: valorizzare le peculiarità delle reti di città; sviluppare la mobilità
dolce
-riconoscere e valorizzare le peculiarità morfotipologiche dei sistemi insediativi
che connotano la regione e il loro carattere fortemente policentrico;
-evitare le saldature urbane e la diffusione dell’edificato (ad es. il continuum Bari
Nord- Barletta); valorizzare la specificità morfotipologica dei singoli reticoli:
reticoli a ventaglio della Capitanata e dell’Appennino; sistemi lineari costieri del
Gargano; sistemi a pettine della terra di Bari; trame fitte di campagna abitata
della Val d’Itria; sistemi reticolari multipolari del Salento, ecc;
- valorizzare le strade parco (ad es. Lecce-Brindisi, Fasano-Ostuni), le strade
panoramiche;
- riqualificare le strade mercato e le strade con insediamenti produttivi (ad es.
Lecce-Maglie);
- ricostruire viali di accesso ai centri, salvaguardare i coni visuali dei land-mark
delle città storiche e delle loro connessioni reticolari;
-sviluppare la mobilità dolce: percorsi ciclabili e pedonali regionali e locali;
riqualificare le reti ferroviarie e le stazioni anche dal punto di vista della fruizione
turistica e paesaggistica; qualificare il sistema dei nodi e delle reti attraverso
la gerarchizzazione progettuale del sistema infrastrutturale dal punto di vista
paesaggistico.
Per i nodi urbani: ricostruire la magnificenza civile degli spazi pubblici
- assumere e trattare gli spazi pubblici della città storica, antica e moderna,
come “siti” della carta dei beni culturali;
- denotare e riqualificare i quartieri dell’edilizia pubblica di qualità come nodi
di qualificazione degli spazi pubblici per la città contemporanea;
- riqualificare le “porte “ delle città, rendere percepibili paesaggisticamente i
margini urbani (bersagli visivi: fondali, skilines, belvederi, ecc).
Per le urbanizzazioni contemporanee: attivare il patto “città-campagna”
per elevare la qualità urbana e rurale
Riqualificare gli spazi aperti per elevare la qualità abitativa delle urbanizzazioni
periferiche, per ristabilire un rapporto di scambio alimentare, ricreativo,
igienico, fruitivo fra città e campagna a diversi livelli:
Periferie urbane: contenimento del perimetro urbano da nuove espansioni
edilizie e interventi di edificazione limitati alla saturazione di spazi vuoti e
di completamento e riqualificazione, ricostruzione, recupero; promozione di
strategie articolate e differenziate per la riqualificazione delle urbanizzazioni
periferiche dei diversi sistemi urbani tenendo conto dei differenti livelli di
urbanizzazione, di sviluppo socioeconomico e di pressione insediativi, nonché
delle criticità e delle morfotipologie urbane e territoriali individuate (vedi
classificazione morfotipologica delle urbanizzazioni contemporanee di tutte
le città della Puglia); blocco della proliferazione delle aree industriali nella
campagna e nelle aree di naturalità; arretramento degli insediamenti e recupero
del paesaggio naturale nelle aree perturbane costiere.
Campagna del ristretto: ricostruzione degli antichi “ristretti” (ai limiti delle
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
attuali periferie) come un paesaggio di orti o di parchi suburbani, di viali
alberati, per segnare l’incontro tra la città e la campagna; perimetrare i confini
dell’urbano e bloccare il consumo di suolo.
Campagna periurbana: parchi agricoli multifunzionali e campagna di
prossimità come porte di transizione dalla città alla campagna profonda;
strategie di integrazione degli orizzonti simbolici, ecologici e colturali tra città
e campagna.
Campagna urbanizzata: rigenerazione dei tessuti a bassa densità per integrarli
nel paesaggio agricolo e relazionarli alla città; delocalizzazione delle edificazioni
improprie e riqualificazione del paesaggio rurale
Campagna profonda: complementarietà tra paesaggio identitario e produttivo;
conversione produttiva delle colture insostenibili (ad es. per eccesso di prelievo
d’acqua); blocco del consumo di suolo agricolo.
• Attivare politiche di riqualificazione e valorizzazione paesaggistica del
sistema costiero come parco
Gli oltre 800 km di coste della Puglia, per l’alto valore paesaggistico, ambientale,
produttivo e fruitivo che rivestono, richiedono un approfondimento analitico,
progettuale e normativo specifico, che attraversa ambiti e figure territoriali,
costituendone per ciascuna una specificazione analitico-progettuale. Questo
approfondimento è stato che è stato sviluppato articolando il sistema costiero
in subsistemi di paesaggio, definendo per ciascuno una fascia di pertinenza
territoriale e paesaggistica ampia (definita da strade, uso del suolo, orografia,
visuali paesaggistiche, potenziali relazioni con l’interno, ecc), con riferimento
anche all’area di attenzione del Piano delle Coste della Regione, all’interno
della quale è stato condotto un dettagliato quadro conoscitivo volto a definire
le peculiarità dei valori patrimoniali e le criticità in atto; a partire da questo
verranno individuati gli obiettivi di qualità paesaggistica, le norme e le azioni
progettuali.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Gli obiettivi generali cui il Piano fa riferimento e che verranno specificati per
ogni sottosistema sono i seguenti:
-bloccare l’edificazione negli spazi aperti e riqualificare, in relazione ai singoli
contesti, o attraverso densificazioni delle aree costiere già edificate; o attraverso
abbattimenti degli abusivismi, ricostruzione dei sistemi dunali e riqualificazione
paesaggistica sistemi costieri degradati;
-riqualificare i fronti a mare delle città costiere restituendone l’uso pubblico
come bene comune, in continuità fruitiva con gli altri spazi pubblici della
città;
-riqualificare le periferie balneari di nuova edificazione, di scarsa qualità
(dotare di servizi, di spazi pubblici, di sistemi depurativi, qualificazione dei
water front ecc);
-valorizzare ed estendere il grande patrimonio diffuso di zone umide (della
Capitanata, del Salento, del tarantino), trattandole a sistema come elementi
portanti della rete ecologica regionale;
-valorizzare l’agricoltura costiera (sistemi degli orti costieri storici, dei grandi
oliveti, dei frutteti; connessione fra attività agricole della costa e agricoltura
dell’interno;
-liberare le fasce di pertinenza dei corsi d’acqua (fiumi, torrenti, lame)
nel loro accesso all’area costiera fino alla foce, in quanto corridoi ecologici
multifunzionali della rete ecologica regionale;
- indirizzare verso l’interno la nuova ospitalità turistica balneare
a) verso i centri di prossimità alla costa: mobilità dolce, a piedi in bicicletta;
b) verso i centri dell’interno: attraverso la riorganizzazione dei trasporti pubblici,
la riqualificazione paesaggistica di tutti i “pendoli”, la promozione di stradeparco; lo sviluppo di sistemi di ospitalità diffusa, utilizzando le disponibilità
edilizie e urbanistiche delle città storiche dell’interno; attivando nuove politiche
comunali di valorizzazione (attività artigianali tipiche, ospitalità turistica,
Rispetto alla messa a punto degli obiettivi riferiti alla costa è prevista la stesura
di un protocollo di intesa con la Regione della Catalogna (febbraio 2009) che
ha già attivato, nell’ambito dell’Osservatorio del paesaggio, progetti e politiche
in questa direzione.
3.2 un progetto di territorio conseguente attuato attraverso un visioning disegnato
che evidenzia i caratteri del paesaggio al futuro.
Le rappresentazioni dello scenario riguardano:
- le reti di città, i viali di accesso e le porte delle città, i coni visuali delle città storiche
- i paesaggi rurali storici
- la rete ecologica regionale
- la gerarchizzazione progettuale del sistema infrastrutturale dal punto di vista
paesaggistico
- la mobilità dolce, strade panoramiche, strade parco
- la riqualificazione delle ferrovie e stazioni a valenza paesaggistica
- i nodi di interscambio dei percorsi di paesaggio
- il patto città-campagna: i margini urbani, il ristretto, la campagna periurbana e la
campagna profonda
- i progetti sulla fascia di pertinenza costiera
- la carta regionale dei progetti pilota sperimentali.
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
attività socioculturali) dei nuclei urbani e rurali dell’interno;.
- valutare gli interventi di portualità turistica in coerenza con la qualità
paesaggistica dei sistemi costieri e con processi di erosione costiera evidenziati
dal Piano regionale delle coste; con attente valutazioni e regole progettuali
ambientali e paesistiche che consentano di proporzionare gli interventi alla
qualità e alla sostenibilità dei luoghi, privilegiando la riqualificazione degli
attracchi esistenti; sviluppo di sinergie con il progetto di metrò del mare del
nuovo PRT;
-attivare un progetto strategico di riqualificazione, bonifica e/o delocalizzazione
delle aree industriali sulla costa, secondo le linee guida per le aree
ecologicamente attrezzate attivate dal PPTR;
-valorizzare il Piano delle coste, in particolare la proposta di destinare a
spiaggia pubblica le aree costiere di più alto valore paesaggistico e fruitivo,
nella prospettiva di considerare la fascia costiera il più grande parco pubblico
della Puglia.
3.3 i progetti pilota sperimentali, in parte già avviati durante la stesura del
piano. L’attuale configurazione dei progetti sperimentali, alcuni dei quali già
sottoposti a protocollo regionale, altri in via di definizione, altri ancora in fase di
progetto, riguarda:
per la Capitanata (6):
è stato firmato il protocollo per l’_Ecomuseo della valle del Carapelle (che è una delle
aree sperimentali del PPTR per la verifica del sistema normativo vincoli-regole progetti,
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
a) Il progetto mappe di comunità’
per il Salento (8):
è stato firmato il protocollo con i seguenti Comuni:
Botrugno - Ecomuseo Urbano
Acquarica (fraz. di Vernole) - Ecomuseo dei paesaggi di pietra
Neviano - Ecomuseo delle serre salentine
Cavallino - Museo Diffuso storico ambientale
San Vito dei Normanni - Museo Diffuso Castello d’Alceste
Alessano - Centro di educazione ambientale del Massarone
Cursi - Ecomuseo della pietra leccese
Vaste (fraz. di Poggiardo) - Parco dei Guerrieri.
Sono già state attivate le mappe di comunità di Botrugno, Acquatica, Neviano.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
dai siti archeologici, al comprensorio, alla figura territoriale al parco fluviale), che
comprende i Comuni di:
Ascoli Satriano, Ordina, Ortanova, Carapelle, Stornara, Stornarella.
La proposta consiste nel costruire un sistema a rete di laboratori a livello comunale per
la realizzazione di Mappe di Comunità del paesaggio per cui si propongono metodi,
tecniche, impegni organizzativi, risultati attesi e costi (il piano finanziario è gia stato
approvato dall’assessorato).
Il progetto di mappe di Comunità può avere una grandissima ricaduta positiva per
il Piano Paesaggistico in quanto primo piano regionale che sperimenta forme attive
di partecipazione in applicazione della Convenzione europea nel corso della sua
progettazione.
Il progetto per la Valle del Carapelle integra in un progetto sperimentale unitario :
- il comprensorio archeologico promosso dalla Carta dei beni culturali;
- il progetto di ecomuseo e le Mappe di comunità;
- una figura territoriale (unità di paesaggio) che comprende il comprensorio del Carapelle
in un disegno di parco fluviale dal parte del PPTR;
E’ allo studio la proposta formulata da Tecnopolis per un concorso di idee nelle
scuole, con il coinvolgimento dei bimbi e dei loro nonni, attraverso risorse finanziarie
già di Tecnopolis;.
Nell’ambito del Piano Strategico BA2015 si sono coinvolte 54 scuole della Terra di Bari,
con un progetto durato un anno con 5000 ragazzi dai sei ai 18 anni. I risultati sono
stati presentati il 13 maggio in Sala Murat a Bari e saranno sul sito www.ba2015.org. e
in un DVD.
E’ allo studio la proposta di sperimentare nei “cinque reali siti” della Capitanata le
ipotesi di “lingua comune” che è allo studio nella Facoltà di Taranto;
b) l’organizzazione di eventi culturali che integrino arte, paesaggio, architettura,
coinvolgendo, attori, compagnie teatrali e musicali;
Per ora si sono attivate partecipazioni ad eventi promossi da associazioni culturali
e istituzionali, festival, ecc. organizzando spazi specifici di discussione sul piano
paesaggistico:
- Parco dell’Alta Murgia ( 17 maggio 2008)
- Mediterre (Fiera dei Parchi del Mediterraneo, 18 maggio)
- International lions club (convegno sul PPTR)
- Nardò (Festival Decò del Paesaggio 25-28 luglio)
- San Cassiano (eventi culturali sul paesaggio (agosto 2008)
ecc:
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
c) un progetto sperimentale di rigenerazione di una periferia degradata
Il progetto è collegato al progetto sperimentale periferie (programma 2007-2013 sulla
riqualificazione dei paesaggi dell’abbandono e della marginalità), che sperimenta le parti
innovative del piano paesistico relative alla riqualificazione/ricostruzione dei paesaggi
degradati. Un progetto multisettoriale che riguarda agricoltura, ambiente, assetto del
territorio, politiche sociali, trasporti.
La segreteria tecnica ha completato la classificazione morfotipologica delle urbanizzazioni
contemporanee delle città pugliesi; si sta facendo un primo censimento di casi dove
l’apporto paesaggistico si rende visibile: forestazione urbana, giardini e orti, acque di
riciclo, parchi periurbani multifunzionali ecc.
d) un progetto di riqualificazione di un fronte urbano di una piccola città:
ridefinizione dei profili paesistici delle espansioni, per rendere percepibile la forma urbis,
riqualificazione degli accessi e delle porte, ridefinizione dei confini della città
E stato affrontato il tema del viale monumentale di accesso alla città storica di Ostuni,
e) progettazione paesistica e ambientale di una rete di mobilità infraregionale su
ferro
Oltre ad azioni di mitigazione paesaggistica di grandi infrastrutture, nell’ambito del
nuovo PRT si è deciso di attivare due progetti sperimentali di valorizzazione di ferrovie
minori come infrastrutture per la fruizione dei parchi nazionali:
Ferrovia del Parco nazionale dell’Alta Murgia
Ferrovia del Parco nazionale della Valle dell’Ofanto
f) un esempio di demolizione/riqualificazione a valenza paesistica, dopo Punta
Perotti: la delocalizzazione degli insediamenti abusivi (400 alloggi) di Lesina che dia
una risposta esemplificativa ai casi segnalati nell’osservatorio di cui al punto a), prevedendo
anche strutture di pronto intervento (task force regionale, Prefetture, ecc) volte a superare le
difficoltà dei Comuni a intervenire in merito
L’assessorato ha deciso di dare operatività al progetto esecutivo (Pirt) di demolizione di
400 edifici abusivi che compromettono la fascia dunale di Lesina.
L’evento (allo studio) dovrebbe essere seguito dalla riqualificazione del sistema
naturalistico dunale. E’ evidente l’importanza simbolica per l’operatività del PPTR
-recupero cave di Apricena: uno scenario straordinario di cave profonde e piramidi,
dove già si svolgono spettacoli e manifestazioni notturne. E’ in avvio il piano di bacino,
alcune cave sono dismesse altre in funzione.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
g) un esempio di recupero di una cava utilizzando il ripristino ambientale in
funzione della qualità paesistica del sito e del suo riuso per funzioni pubbliche
I progetti sperimentali fanno riferimento alla recente legge sulle attività estrattive in
cui è stata inserita la componente paesaggistica e sono state definite regole per la messa
in sicurezza e per il ripristino ambientale delle cave dismesse che configurino modalità
funzionali alle future destinazioni.
I casi a oggi proposti:
-le cave di Cursi (Comune già incluso nel progetto di Mappe di comunità del
paesaggio).
- il recupero delle cave di Avetrano
La sottoscrizione del protocollo con il Comune è subordinata ad accordi preventivi
sui seguenti punti:
- chiarimenti sul progetto faraonico di aree per parchi eolici, il cui iter attuativo è
ancora poco chiaro. Il progetto è incompatibile con un protocollo con la Regione
per un progetto di recupero cave;
- discussione di una controproposta avanzata dalla Regione che preveda un progetto
multifunzionale di recupero cave (nell’ambito del perimetro delle cave dismesse, della
periferia urbana da riqualificare e di qualche area contermine alle cave stesse)
- inserimento del progetto nell’adeguamento al DRAG del PUG.
Il progetto, dal momento che il governo rilancia la localizzazione di una
centrale nucleare, consiste in un
Parco scientifico-didattico di interesse
regionale (e sovraregionale) su energie rinnovabili, depurazione acque (fitobio) per agricoltura (reflui di due comuni), pesca, sezione del Giardino di
Pomona, iniziativa dell’’Università di Lecce sulle cultivar locali e archeobotanica.
Si tratta di un progetto multifunzionale che prevede vasche naturalistiche, zone
umide, pannelli e torri solari, diversi tipi di generatori eolici (per masseria, per pozzi,
ecc.), centri didattici, centri per l’ospitalità turistica, ecc.
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
sottoposto a minaccia di eliminazione per pericolo incidenti (Comune, Provincia, e
comitato locale che ha già raccolto più di mille firme). Il problema è emblematico del
tema dell’accessibilità percettiva e funzionale alle città storiche pugliesi.
E’ stato completato il lavoro del gruppo infrastrutture dell’Assessorato Assetto del
territorio sia sugli incidenti che sulle misure di riqualificazione del percorso (peraltro
locale). Il problema coinvolge nel protocollo anche la Sovrintendenza che dovrebbe
mettere un vincolo sul viale monumentale.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
I progetti di recupero cave rientrano nell’importante capitolo del restauro e ricostruzione
di paesaggi. Perciò è molto importante la scelta delle sperimentazioni. Si tratta di
progetti onerosi, che tuttavia possono in molti casi utilizzare accordi con le imprese per
la messa in sicurezza e il recupero ambientale indirizzati all’infrastrutturazione della
riqualificazione paesaggistica e alla futura destinazione d’uso (ad esempio parchi delle
cave, a carattere multifunzionale). In ogni modo, nei casi che verranno assunti per
la sperimentazione, occorrerà attivare progetti di cui impostare la fattibilità tecnica,
economica, paesaggistica, urbanistica, coinvolgendo attori pubblici e privati, in primo
luogo le imprese di escavazione.
h) un progetto di parco agricolo multifunzionale (agricoltura di qualità, allevamento,
funzioni ecologiche ( territorio rurale come rete ecologica minore), paesistiche,
energetiche (mix locale di fonti energetiche rinnovabili), fruitive (percorribilità),
turistiche; realizzazione di reti corte fra produzione e consumo
Il Comune di Sa Cassiano, in collaborazione con il Laboratorio Urbano Aperto (LUA)
da anni operante con importanti progetti sul territorio, insieme ad altri Comuni ha
sottoscritto un protocollo per un “laboratorio rurale” per il riuso dei “Paduli” (area
rurale a oliveti) con finalità scientifica, ricreativa, produttiva, ludico-educativa, di
ricerca. Il progetto di parco agricolo multifunzionale è in stato di avanzata redazione in
forme partecipate.
Protocollo in via di definizione: Progetto di Pomona Onlus con l’Università di Lecce “I
giardini di Pomona”, nel Comune di Cisternino.
Il protocollo, da stipularsi con il Comune e con l’Università di Lecce ha per obiettivo
multifunzionale la creazione di un osservatorio botanico sulle cultivar tradizionali, con
la costruzione di una “Banca della biodiversità”, una fattoria didattica, un centro di
ricerca, il recupero degli insediamenti tradizionali (in particolare trulli).
Gli obiettivi del progetto sono in sintonia con l’obiettivo di valorizzazione dei paesaggi
rurali del PPTR e con il rinnovamento e la qualificazione multifunzionale delle attività
agricole.
i) un corridoio ecologico (rilievi, pianura, costa) come anticipazione della Rete
ecologica regionale
Una prima ipotesi di protocollo è gia stata concordata con la Provincia di Foggia che
prevede la realizzazione sperimentale di un corridoio ecologico multifunzionale sul
torrente Cervaro nell’ambito del PTCP; è importanta la promozione di questo progetto
dato il ruolo centrale che avranno fiumi, torrenti e lame nel piano paesaggistico come
corridoi ecologici multifunzionali della rete ecologica regionale (opere di piantumazione,
riqualificazione naturalistica, viabilità dolce).
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
l) progetti di turismo diffuso sostenibile in aree interne
Verranno attivati progetti sperimentali in in alcune città storiche dell’interno
dell’attivazione del progetto regionale: “Circuito regionale di piccoli comuni…… nel
quadro di modelli innovativi di offerta e ospitalità turistica e culturale” scegliendo uno o
più comuni dove sia in atto una sperimentazione su altri aspetti, in modo da integrare la
sperimentazione stessa (ad esempio comuni dove si sperimentano le mappe di comunità,
recupero di cave, parchi agricoli, entroterra costieri, ecc);
m) la riapertura al pubblico dell’accesso di un’area costiera interclusa di alto valore
paesistico;
si propone un’azione dimostrativa, in applicazione della legge regionale sul diritto di
accesso alle coste, nella baia delle Zagare nel Gargano, pubblicizzata su tutti i depliant
turistici, ora recintata e protetta da guardie armate del villaggio turistico.
Da verificare altre azioni rispetto all’ ATTUAZIONE del PIANO DELLE COSTE.
n) un regolamento edilizio esemplificato su una piccola città con l’introduzione
di regole qualitative sui materiali da costruzione, le tipologie, l’ambiente i colori,
Un altro protocollo riguarda un regolamento per il ParcoNazionale dell’Alta Murgia
concordato con l’Ente parco, che prevede indicazioni morfotipologiche per gli interventi
di recupero e di nuova edificazione.
La specifica tecnica del protocollo riguarda un insieme più complesso di attività relative
all’elaborazione congiunta del Piano del Parco i cui tempi coincidono con quelli del
PPTR. Ciò può favorire la cogenza delle norme del parco cui si affiancano le norme del
PPTR;
Agricoltura: rilancio della vocazione pastorale del paesaggio dell’Alta Murgia: progetto
di riqualificazione e destinazione a pascolo e rimboschimento delle aree sottoposte a
spietramento (anche a fini di salvaguardia idrogeologica); inserimento del progetto nel
PSR della Regione per gli aiuti tecnici e finanziari alle aziende in zona parco (incremento
di quelle esistenti e promozione di nuove aziende); riqualificazione multifunzionale dei
laghetti artificiali;
-schede guida per le tipologie costruttive delle aziende agricole (abachi costruttivi,
autosufficienza energetica, smaltimento rifiuti, aspetti paesaggistici) con l’attivazione di
forme di premialità;
edilizia e urbanistica: predisposizione di un regolamento urbanistico ed edilizio delle
attività costruttive e infrastrutturali sia di recupero che di previsione di interventi dei
singoli comuni nell’area parco con specifiche prescrizioni di carattere paesaggistico;
piano prioritario di recupero a fini agricoli, agrituristici e residenziali e di servizi dei
villaggi agricoli abbandonati dell’Ente Riforma;
infrastrutture: progetto di riqualificazione della ferrovia Gioia - Rocchetta Sant’Antonio,
in particolare per il tratto di alta qualità paesaggistica Altamura, Gravina, Spinazzola
lungo il costone della Murgia. Riorganizzazione del servizio e delle stazioni come
interscambio modale, informativo e di servizi in relazione ai percorsi di mobilità dolce
del parco.
Cave: sperimentazione della nuova legge sulle attività estrattive per quanto concerne il
riuso delle cave in dismissione, finalizzando ai riusi previsti dal piano del parco la messa
in sicurezza e il ripristino ambientale.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
o) progetti sperimentali di aree produttive ecologicamente e paesisticamente
attrezzate
L’obiettivo è mettere a punto i requisiti (che saranno inseriti nel sistema normativo
del PPTR) riguardanti gli insediamenti produttivi che costituiscono uno dei principali
detrattori di paesaggio, sia nelle urbanizzazioni periferiche che nel territorio rurale.
E’ evidente il carattere multifunzionale del problema che riguarda la produzione
energetica (milioni di metri quadri di tetti piani in cui il posizionamento di pannelli
solari non può certo peggiorare la qualità paesistica dei capannoni), il riciclo delle acque
(acquedotti industriali), i materiali da costruzione, la qualità dei servizi e degli spazi
pubblici, l’impianto urbanistico, l’accessibilità alle reti infrastrutturali, l’inserimento
paesaggistico, ecc.
La proposizione nel piano delle norme per le aree ecologicamente attrezzate dovrebbe
consentire a) di bloccare la localizzazione a macchia d’olio dei capannoni nelle periferie e
nelle campagne, b) avviare un processo di delocalizzazione nelle APEA delle edificazioni
sparse.
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
l’inserimento nel paesaggio urbano e rurale, ecc
I regolamenti edilizi sono sovente la causa indiretta di tipologie edilizie e urbanistiche
che arrecano grave danno alla qualità urbana delle espansioni edilizie alle loro relazioni
con il contesto storico. E’ molto importante che il PPTR intervenga sui regolamenti
edilizi (proponendo, come ad esempio la Regione Piemonte un regolamento edilizio
tipo) per inserire elementi qualitativi (materiali e tecniche costruttive, colori, tipologie,
relazioni con il contesto urbano e rurale ecc) che rientrino nelle indicazioni paesistiche
che riguarderanno le parti strutturali dei PUG. La sperimentazione può essere utile a
elaborare indicazioni generali per il regolamento edilizio tipo.
E’ stato firmato un protocollo per un regolamento edilizio con il Comune di Giovinazzo,
che dovrebbe funzionare da sperimentazione per un regolamento tipo della Regione.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
Sono già firmati protocolli con :
Il Comune di Cisternino, nell’ambito del PUG ;
Il Comune di Modugno, significativo per dimensione e complessità di problematiche:
Il protocollo riguarda in particolare un’area in costruzione e completamento, una parte
di area ASI da riqualificare: gli impianti urbanistici, le tipologie edilizie e i materiali da
costruzione, gli aspetti logistici e infrastrutturali, il recupero delle acque (prima pioggia
e riciclo), l’impatto paesaggistico, gli aspetti energetici (in particolare la sostituzione di
100.000 mq, di tetti in amianto con impianti fotovoltaici), altre tecnologie di produzione
energetica (torri a specchio, eolico, impianti di cogenerazione e compostaggio, trattandosi
di una zona a uliveti con possibile riutilizzo sperimentale delle potature).
Rispetto alle indicazioni del Documento programmatico sono state inoltre proposte:
p) produzione di una guida turistica dei paesaggi delle Puglie
Il progetto intende promuovere come uscita collaterale dell’Atlante del Patrimonio del
PPTR una guida turistica innovativa che aiuti all’educazione all’interpretazione non
solo estetico-percettiva, ma anche ecologica e storico strutturale dei paesaggi per una
loro fruizione capillare, anche attraverso la promozione e diffusione degli ecomusei e
dell’ospitalità diffusa nei centri urbani dell’interno;
Il progetto è stato proposto all’APT della Provincia di Bari insieme all’Assessorato al
turismo della Regione ed è in corso l’elaborazione di un progetto operativo.
q) sperimentazione di un Contratto di fiume
E’ in definizione un protocollo che prevede, attraverso la divulgazione del Manifesto
della valle dlel’Ofanto del Contratto di fiume dell’Ofanto; tenendo conto delle attività
di mobilitazione dei forum già attivati in Agenda 21 e per il piano di tutela ambientale
e della firma del protocollo in proposito degli undici Sindaci interessati. Il contratto di
fiume dovrebbe avere soprattutto lo scopo di coinvolgere nella realizzazione del parco gli
attori non istituzionali, associazioni e soprattutto gli agricoltori. E’ inoltre inserito nel
protocollo un progetto proposto dal Comune di Canosa: “Le porte del parco fluviale
dell’Ofanto”
r )sperimentazione di restauro di tratturi
Motta Montecorvino (Subappenino Dauno),
Si tratta di un tratto abbastanza integro, seppure ridotto ad una pista di 2 metri di
larghezza per circa un chilometro di lunghezza, del tratturo Castel di Sangro-Lucera.
Proposta di sistemazione, restauro e attrezzaggio fruitivo (proteggendo un paio di
passaggi esposti e rendendone agevole l’accesso dalla strada e posizionando un paio
di panchine e qualche cartello con la storia del tratturo, come sentiero pedonale). Il
percorso consente di raggiungere il bosco di San Cristoforo, uno dei boschi più belli
del Subappennino, e parte da Motta dove c’è un piccolo ma bel Museo di tradizioni
popolari. I responsabili del Museo potrebbero occuparsi della manutenzione del tratturo
ripristinato.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Un intervento più complesso può riguardare il tratto terminale del Tratturo PescasseroliCandela, che interessa quattro comuni del Foggiano, per circa 20 chilometri. C’è già
stato il coinvolgimento di Comuni e della Comunità montana interessata. Il ripristino
e la sistemazione della traccia, per mobilità lenta, consentirebbe di raccordasi al tratto
successivo già sistemato in territorio campano.
Il progetto presenta grandi potenzialità turistiche, rendendo fruibile un lungo tratto
del tratturo più interno e maggiormente riconoscibile (anche qui ristretto a 2 metri di
larghezza).
3.4 le linee guida
Per rendere più articolati e operativi gli obiettivi di qualità paesaggistica che il Piano
propone, si utilizza la possibilità offerta dall’art. 143 comma 8 del Codice dei beni
culturali e del paesaggio che prevede
-Linee guida sulla progettazione e localizzazione di impianti di energie rinnovabili
(fotovoltaico, eolico e biomasse). Criteri localizzativi, dimensionali e tipologici degli
impianti (con i settori Sviluppo economico ed Ecologia);
-Linee guida sulla progettazione e gestione di aree produttive ecologicamente e paesisticamente
attrezzate(APEA)
La sperimentazione è gia avviata sulle aree industriali di Modugno e Cisternino.
Declinazione delle regole generali in aree PIP e zone ASI, edificazioni lineari e diffuse
(con i settori Sviluppo economico ed Ecologia).
-Linee guida per la qualificazione ambientale e paesaggistica delle infrastrutture lineari
(strade, ferrovie, linee elettriche, acquedotti)
Classificazione delle infrastrutture: strade parco, strade panoramiche, viali monumentali
alberati, strade di mobilità dolce-rete ciclabile, sentieri, ippovie, tratturi; azioni di
mitigazione o valorizzazione, indicazioni progettuali (con il Piano regionale dei
trasporti).
-Linee guida per la riqualificazione paesaggistica delle periferie e degli insediamenti costieri
degradati.
Riferimento alle criticità delle morfotipologie insediative delle urbanizzazioni
contemporanee (tassonomie) e alle proposte di scenario riguardanti la riqualificazione
degli spazi aperti del “ristretto”, dei parchi agricoli periurbani e delle connessioni con la
campagna profonda.
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
“il piano paesaggistico può individuare anche linee guida prioritarie per progetti di
conservazione, recupero, riqualificazione, valorizzazione di aree regionali, individuandone
gli strumenti di attuazione, comprese le misure incentivanti”
Le linee guida che il piano propone (alcune delle quali già operanti nei progetti
sperimentali) saranno stese in forma di schede norma, progetti tipo, abachi, regolamenti,
ecc).
Le linee guida fino ad ora individuate, e che saranno avviate in sinergia con gli altri
settori coinvolgendoli attivamente, riguardano i seguenti tematismi:
-Linee guida per la qualificazione paesaggistica e ambientale di un regolamento edilizio
(esemplificazione sul progetto sperimentale del Comune Giovinazzo per proporre un
regolamento tipo regionale e sul progetto sperimentale con il piano del Parco dell’Alta
Murgia).
-Linee guida per il restauro, le addizioni edilizie e urbanistiche per costruzioni e le
infrastrutture di edilizia rurale in pietra tradizionale: trulli, iazzi, casedde, paggiare,
muretti a secco, cisterne.. (con il settore Agricoltura)
-Linee guida sugli aspetti paesaggistici del recupero dei Centri Storici: accessi, profili,
salvaguardia della percettività e fruibilità dello spazio pubblico (piazze, giardini, orti..)
-Linee guida sulla riqualificazione delle masserie
4. Il sistema normativo
In generale il sistema regolativo contenuto nel quadro sinottico costituisce una
articolazione tecnica di quanto indicato nel documento programmatico.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
-Linee guida sull’uso della flora locale: schede esemplificative del trattamento della
vegetazione locale nei progetti di recupero delle periferie, dei centri storici, degli spazi
aperti periurbani… (con il settore Ecologia)
1
-Linee guida sulle strutture balneari e sul recupero delle aree costiere abbandonate (con il
settore Demanio e patrimonio)
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L’impianto si articola in:
• Prescrizioni che fissano norme vincolanti per i beni paesaggistici;
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
La costruzione sociale del Piano: metodi, obiettivi, strategie - A. Magnaghi
• Direttive per la attuazione delle regole statutarie contenute in ciascun ambito
rivolte agli strumenti di pianificazione comunale e provinciale;
• Indirizzi per la gestione dei processi rivolte ai comuni e alle province
• Linee guida di livello regionale o subregionale indicate nello scenario strategico
(abachi, regolamenti, manuali, ecc.).
L’impianto regolativo abbozzato richiede nella prossima fase una specifica messa a punto
tecnico- giuridica data la complessità della materia. Il codice introduce un governo delle
norme e un regime autorizzativo congiunto fra Stato e regioni per i beni paesaggistici e le
aree sottoposte agli artt.134, 136 (immobili e arre di notevole interesse pubblico) e 142
(Aree tutelate per legge). Vedi in proposito gli art. 135 comma 1: “L’elaborazione dei
piani paesaggistici avviene congiuntamente fra Ministero e regioni, limitatamente ai beni
paesaggistici di cui all’art 143, comma1, lettere b), c) e d)”
Dal momento che lo stesso art 135 recita “Lo stato e le regioni assicurano che tutto il
territorio sia adeguatamente conosciuto, salvaguardato, pianificato e gestito….” “a tal fine le
regioni sottopongono a specifica normativa d’uso il territorio mediante piani paesaggistici…”
si va configurando un quadro di doppio regime normativo: una parte di territorio
sottoposta ad un regime normativo concorrente e il resto del territorio di esclusiva
competenza regionale.
Per lo schema di articolato delle norme tecniche si rimanda alla bozza predisposta dal
Dirigente del settore e schematizzata nel quadro sinottico del PPTR
5. La valutazione
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Questa attività risulta di fondamentale importanza dal momento che il PPTR è un
piano “senza portafoglio”; ma, dato il suo ruolo sovraordinato ai piani di settore può
esercitare un ruolo attivo (e non solo vincolistico) inserendo la valutazione, ma anche
criteri, indicatori, obiettivi e linee-guida di tipo paesaggistico in piani e programmi di
settori che incidono direttamente o indirettamente sulle trasformazioni del territorio:
contribuendo ad orientare bandi e criteri per la selezione dei progetti da finanziare. In
questo modo il processo di valutazione assume un ruolo propositivo e interattivo con le
fasi di costruzione del PPTR.
Il lavoro già avviato di valutazione del Piano di Sviluppo Rurale chiarisce questo ruolo
per le indicazioni relative al paesaggio nei singoli assi.
Questa attività presuppone una migliore e più costante regia intersettoriale, come ad
esempio si sta
attivando con il settore Ambiente per quanto riguarda la progettazione della rete
ecologica regionale.
Per quanto riguarda la VAS si è scelto di procedere dal metodo standard ad un metodo
sperimentale finalizzato a due obiettivi:
- l’estensione del processo partecipativo dai soggetti istituzionali ad uno spettro più
ampio di attori, mettendo il processo di VAS in relazione con il Forum del paesaggio e
in particolare con le Conferenze d’area:
- l’applicazione della VAS non solo alla struttura generale del Piano (testandola si due
ambiti), ma anche ai progetti pilota sperimentali che il PPTR sta attivando con attori
pubblici, privati, e associativi, applicando tecniche di “cluster evaluation” per valutare
il piano come processo complesso di azioni. Anche in questo caso il processo valutativo
viene a far parte attiva della costruzione del processo di piano.
L’avvio della fase di scoping in concomitanza con le Conferenze d’area realizza il progetto
di ampliare gli interlocutori del processo di valutazione investendo tutto il processo
partecipativo del PPTR.
3. L’elaborazione congiunta del Piano tra Ministero e
Regione
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di Ruggero Martines
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
L’elaborazione congiunta del Piano tra Ministero e Regione - R. Martines
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
La “regola” per il paesaggio è una sorta di “miraggio” che impegna da decenni le migliori
menti italiane, e non solo. Il Ministero dei Beni Culturali sta cercando una strada per
costruire un sistema di norme per il paesaggio. Dalla Legge Croce alla legge Galasso, ed
ancora con la partecipazione ai lavori per la stesura della Convenzione Europea del Paesaggio,
l’elaborazione concettuale ha prodotto di passo in passo un riscontro normativo, ma la strada
della pianificazione sostenibile è ancora un sentiero irto di difficoltà. La comunicazione
del professor Magnaghi di oggi è stata una lectio magistralis. Chi “frequenta” questo
tipo di materia sa già che per il Piano Paesaggistico della Puglia si è voluta costruire una
piattaforma documentaria “solida” costituita da una aggiornata cartografia digitale e dalla
“Carta dei Beni Culturali”. Il lavoro comune di molti partners istituzionali ha rappresentato
un insegnamento di grande importanza. La sinergia tra Assessorato, università di Puglia e
Soprintendenze, con la sapiente regia del prof. Magnaghi e di Angela Barbanente, è un
risultato persino più importante degli altri, nel senso che la Puglia è forse, sul piano del
metodo e per il valore del “lavoro comune”, in anticipo sulle altre regioni non dico di mesi,
ma forse di anni.
Il Piano, l’ipotesi di lavoro che lo sottende, la “struttura” che lo caratterizza, al quale hanno
collaborato appassionatamente il coordinatore della Carta dei Beni Culturali, professor
Giulio Volpe, l’architetto Cavalcoli ed anche la Direzione regionale, costituisce un
sistema per certi versi emblematico. Vorrei spiegare perché: emblematico sotto il profilo
dell’organizzazione della struttura di raccolta e connessione dei dati. Tutti sappiamo che
“l’idea di paesaggio” in Italia è un concetto complesso e spesso controverso. Concorrono
a formare il “semantema” paesaggio aspetti spesso divergenti, perché di volta in volta, si
invocano ambiti disciplinari differenti per definire una realtà unitaria, che, per altro, mal
sopporta parcellizzazioni di giudizio. L’ unità, talvolta invece, offre un’unica possibilità di
definizione, attraverso la struttura che la rappresenta, e questa è la strategia di approccio al
Piano Paesaggistico della Puglia. Al contrario, quando si pensa ad una definizione di tipo
ambientalista, il paesaggio è natura. Se pensate a una definizione ecologista il paesaggio è
natura, ma vista attraverso gli elementi minimi che la compongono. La mente si volge al de
rerum natura, di Lucrezio. Si registrano anche definizioni di paesaggio legate al carattere
agrario del territorio. Sereni resta in materia un insuperato maestro nell’interpretazione
del paesaggio italiano. Se chiamassimo a consulto i geologi o gli idraulici otterremmo
interpretazioni del paesaggio legate a queste materie, che per altro propongono definizioni
completamente diverse. L’unica chiave che raccoglie la realtà complessa (ed apparentemente
indefinibile) è la struttura dell’insieme, da definirsi così come l’insieme si presenta ai nostri
occhi, alla nostra capacità di discernimento, alla nostra capacità di lettura.
La relazione del professor Magnaghi mi ha rievocato alcune immagini. Le porgo così
come mi sono venute in mente, nella speranza di poter condividere con chi legge un idem
sentire. Chi ricorda Sophia Loren che, in un film del neorealismo italiano, doveva prendere
l’autobus in piazza Santa Emerenziana a Roma, e aveva qualche difficoltà a trasportare
sopra una voluminosa valigia? L’immagine è significativa perché ancora, tra un cantiere
e l’altro, si vedeva la campagna romana da piazza Santa Emerenziana, eppure piazza
Santa Emerenziana, già allora, era quasi in centro. Quindi, il tema degli spazi periurbani,
il tema di certi ambiti ancora “vuoti” all’interno di un sistema urbano che tende invece
a “raccogliere” e “riammagliare” tutto, a creare città-regione (come la distesa abitata che
congiunge intorno al Vesuvio Capua con Battipaglia) è un tema importantissimo. La Puglia
invece presenta ancora ha uno spazio “libero” per la salvezza del paesaggio. Anche un’altra
scena del Pasolini neorealismo aiuta e chiarire l’assunto. Il parco dell’Appia ed il parco degli
Acquedotti, sono aree della periferia romana attraversate dagli antichi acquedotti romani
e descritti in innumerevoli acquerelli dell’Ottocento, sono anche il soggetto di moltissime
fotografie. Tra i fotografi più attenti si segnala un signore inglese che ha fotografato quasi
tutta l’Italia centrale, si chiamava Darcy Thompson, iniziò la sua opera a cavallo tra
ottocento e novecento, la interruppe soltanto con la sua morte, ma per fortuna fu longevo.
Un’immagine di Darcy Thompson è la stessa che viene riprodotta nella “Ricotta”, proprio
quando la “comparsa” che vuole mangiare in serenità la ricotta si rifugia nelle grotte; e
anche questa è un’immagine ambientata in un sito periurbano. Ma vuoi l’assenza di Sophia
vuoi il consumo “becero” di territorio la rendono una immagine dolorosa che prelude
all’epilogo tragico della vicenda.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
L’elaborazione congiunta del Piano tra Ministero e Regione - R. Martines
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Un “consumo di territorio” così drammatico... che si replica sotto tutti i cieli di Italia
senza che alcuna norma valga ad interrompere negli ultimi cinquanta anni un processo che
dissipa risorse collettive, irreplicabili ed identitarie, a fronte di utili effimeri e privati. A cosa
è dovuto? È dovuto a quello che da anni e anni si è chiamato boom edilizio, ma cosa c’è
dietro il boom edilizio? C’è chi l’ha studiato profondamente, c’è chi, come dire, in qualche
misura lo ha vissuto, ma certamente a distanza di tempo dall’insorgere del fenomeno - che
ha avuto un suo picco, ma che ancora non si è spento - una riflessione può essere fatta.La
politica del mattone in questo Paese, dai tempi più remoti, è una politica legata alla pratica
del risparmio, in sé virtuosa. Il mattone non cambia mai di valore, le case hanno una durata
di varie generazioni e pertanto investire in case è sempre un vantaggio: è ancora vero?
Forse non è più vero, forse a vantaggio del paesaggio c’è ancora una speranza. In un recente
viaggio in Oriente, a Pechino, mi sono accorto per esempio che il tempo di durata prevista
progettualmente per i fabbricati di Pechino, che hanno devastato completamente un’intera
regione occupandola tutta con infiniti grattacieli, si situa intorno ai trenta anni. La stessa
considerazione però non riguarda soltanto l’Oriente, è comune anche alle nostre periferie
periurbane di Puglia. Ne è una forte testimonianza lo stato di conservazione delle mini
case per vacanze che “infestano” la costa della Calabria. Furono costruite a partire dagli
anni settanta per poter essere acquistate con una liquidazione modesta. L’operaio FIAT o
lo statale, quando andava in pensione poteva tranquillamente iniziare a pagare una casa al
mare in Calabria con una parte significativa della liquidazione. Orbene, oggi sono tutte o
quasi completamente abbandonate.
Il caso ci deve far riflettere: da un lato il benessere che ha contraddistinto il boom delle
società del Nord del mondo (incluse naturalmente quelle europee) è una situazione che
deriva dalla politica di “dissipazione keynesiana”; l’attuale situazione economica deve far
pensare che questa dissipazione è in realtà una funzione legata al tempo e allo spazio che
presenta un periodo di efficacia, un momento di collasso, un momento di termine. Ed il
crollo del sistema coinvolge con fenomeni di erosione anche quello che noi pensiamo essere
un bene costante. E cioè il “bene fabbricato”. Si smentisce in altri termini che fabbricare,
fabbricare e fabbricare produca benessere, benessere, benessere. Si può presentare il giorno
in cui non solo non si produce più benessere, ma si produce il malessere del quale siamo
vittime, ma anche si produce danno economico, e dissipazione di risorse, non solo in
termini di paesaggi perduti. Una “Cassandra” potrebbe presagire significative quote di
edilizia invenduta nelle città pugliesi. Quando il fenomeno si verificherà si dimostrerà che
la tesaurizzazione del capitale attraverso il mattone è un sistema rischioso, non solo perché
superato il fabbisogno reale di cubatura, ma è rischioso altresì perché l’attuale tecnica
edilizia non prevede tempi di durata dei fabbricati così elevati da giustificarne la quantità
e l’investimento. Infine il “mattone” è rischioso perché suscettibile di produrre criticità a
danno di altri tipi di risorse, tra di esse il paesaggio. L’edilizia consuma una risorsa non
rinnovabile: quantità di territorio e qualità del paesaggio. Quando una risorsa non è davvero
rinnovabile, bene! quella risorsa deve essere effettivamente e gelosamente conservata.
La risorsa rinnovabile per eccellenza che ha contraddistinto tutta la storia del pianeta è
una ed una sola: la terra. L’agricoltura è, per antonomasia, la risorsa rinnovabile, è quasi
impossibile che un terreno produttivo smetta di dare frutti. Avviene quando lo si sfrutta
troppo, com’è avvenuto in Tunisia al tempo dei romani, grandi parti si sono desertificate,
buona parte della Libia non era un deserto, era un territorio adattissimo al seminativo,
l’eccesso di uso seminativo l’ha desertificato. Invece la Puglia, ha migliorato le sue fortune
agrarie con la realizzazione dell’acquedotto.
L’agricoltura è un formidabile strumento per la conservazione del suolo e per la qualità
del paesaggio. E’ uno strumento prezioso per invertire fenomeni di degrado ed è risorsa
che ne porta con se altre. L’Italia era al primo posto fino a pochi anni fa sotto il profilo
dell’incremento turistico, adesso è il quinto paese; lo è diventato nell’arco di un triennio,
forse di un quadriennio. La Puglia, invece, che non figurava tra le regioni italiane più
dedite allo sviluppo turistico, è invece diventata la prima regione italiana sotto il profilo
dell’incremento delle presenze turistiche. Potrebbe essere quindi significativo cercare le
ragioni di tale premialità. La Puglia presenta coste, paesaggi e aree di “fascino agricolo” più
conservate (o riconvertite) che in altri contesti. La struttura del paesaggio è più conservata
e più vantaggiosa, la qualità del paesaggio è il fattore che viene premiato, perché paesaggio è
silenzio, paesaggio è natura, paesaggio è serenità, il paesaggio è bene appetibile. Il paesaggio
è, se conservato, un bene permanente, l’edilizia è un bene appetibile fino a un certo livello,
l’eccesso la confina all’interno dei detrattori del territorio.
Quanto si è esposto potrebbe essere la pars denstruens del ragionamento, alla quale va
aggiunta una considerazione significativa, sottolineata anche dalla Convenzione Europea
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
L’elaborazione congiunta del Piano tra Ministero e Regione - R. Martines
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
del Paesaggio, quella che attiene alla carenza identitaria dei paesaggi privi di qualità.
Qualsiasi popolazione ha sempre rivendicato il proprio valore identitario, talvolta l’identità
viene affidata al “nuovo”, come è avvenuto per il museo di Bilbao. Invece i cittadini baresi
vogliono la “restituzione” del teatro Petruzzelli a tutti i costi, eppure alla città forse sarebbe
convenuto un teatro ex novo, almeno per quanto riguarda la sala, la acustica (forse) ne
avrebbe tratto vantaggio. Ma come direbbe Gozzano “le buone cose di pessimo gusto”
fanno parte del nostro D.N.A. e sono irrinunciabili. L’identità talvolta viene riconosciuta
nella “cosa” sbagliata, e questo avviene purtroppo anche per effetto della globalizzazione.
Alcune aree interne del territorio pugliese sono molto più conservate di altre, non perché
sia stata più forte l’azione della Sovrintendenza o perché i Comuni siano stati più abili,
o perché i progettisti dei Piani siano stati migliori, ma perché è stata la popolazione che
ha mantenuto la propria identità e la propria tradizione e questa non è stata consumata,
come dire, da uno spirito di globalizzazione che invece ha pervaso soprattutto l’intero
contesto delle aree urbane. Quale è quindi la pars construens da invocarsi per il paesaggio?
Un primo elemento è costituito dal progetto, quando i valori che si intendono trasfondere
nel disegno dell’assetto del territorio sono valori “alti”. Può accadere però che il progetto
non abbia attuazione. Il progetto è però anche qualcosa d’altro oltre quello che si disegna, e
contestualmente ciò che si disegna non è soltanto la traduzione in programma, azioni spaziate
nel tempo, pensiero spaziato nel tempo, attività spaziate nel tempo, regolate dall’uso sapiente
di disciplina. Il progetto può anche dare veste all’idem sentire di coloro che diventeranno
utenti. Il merito del progetto pensato per la Puglia è proprio questo: cercare di costruire
un sistema che serva da un lato a conservare paesaggio, dall’altro lato a riqualificare, nel
tempo, i paesaggi per tutti, da un terzo lato a regolamentare l’uso compatibile del territorio,
che è “energia” assolutamente indispensabile sia allo sviluppo come alla sopravvivenza.
Lo scopo di regolamentare lo sviluppo compatibile è quello di minimizzare i detrattori
massimizzando i vantaggi. Del resto, l’industria non necessariamente è detrattrice. I parchi
come dire fotovoltaici non necessariamente sono dei detrattori, ma parrebbe stupefacente
occupare un area seminativa per trasformarla in un parco fotovoltaico, lasciando spoglie
le coperture dei vicini capannoni di una area industriale. Eppure in provincia di Foggia si
possono vedere almeno due o tre casi: qualche ettaro di seminativo e vigneto trasformato in
parco fotovoltaico. Impegnando tetti di palazzine e capannoni si sarebbe impegnato meno
territorio, conseguendo due vantaggi anziché uno. Coprire dei modesti capannoni e non
consumare del territorio.
Le misure da mettere in atto sono tante, e sono concatenate, però una regola deve esistere,
ed è quella che è tracciata in questo Piano. E credo che questa regola però dovrebbe trovare
posto nella mente degli uomini, prima di essere descritta sui disegni e prima che scritta su
regolamenti edilizi ed urbanistici. Talvolta le reminiscenze liceali aiutano: Esiodo vissuto
molti e molti secoli fa, scrisse un’opera monumentale che si chiamava Le opere e i giorni,
altro non era se non la puntuale descrizione del sistema e della regola per utilizzare il
territorio a vantaggio della vita. Dobbiamo ricordarci che il territorio va usato a vantaggio
del benessere umano e non per limitarlo, non per avere un utile di breve periodo, istantaneo,
ma per conseguire un vantaggio costante e continuo.
Mi permetto di sottoporre una ulteriore reminiscenza. L’antropologo Levy Strauss essendo
ebreo negli anni ‘40, pensò di emigrare dalla Francia prima che arrivassero le truppe del
Reich. Si recò in Brasile, e prese contatti con l’Istituto Butantan (che è l’Istituto Nazionale
di Antropologia brasiliano) e chiese il finanziamento di una ricerca che gli fu concesso.
Iniziò quindi le sue ricerche in una zona particolarmente lontana che sta a cavallo tra il
Mato Grosso ed il bacino alluvionale delle Amazzoni. Cercava una tribù che non avesse
mai avuto contatti con l’uomo bianco. La prima che incontrò era il popolo dei Bororo, ma
essi erano già abbastanza contaminati. L’incontro produsse un poema più che un saggio:
“Tristi Tropici”. Accorato requiem della vita selvaggia. Incontrò successivamente una tribù
che invece non aveva mai visto un uomo bianco, si chiamavano i Nambikvara. La tribù era
ridotta a circa un centinaio o poco meno di individui, che viveva osservando un sistema di
convenzioni tradizionali. Una di queste regole, la più interessante, era quella che era vietato
per tabù, quindi per regola atavica, ai Nambikvara di “consumare” il territorio (sempre più
ridotto dall’avanzare della “civiltà”). I Nambikwara si spostavano sempre (quasi ogni giorno)
perché essendo dei raccoglitori, dei cacciatori e dei predatori, se avessero “raccolto troppo”
avrebbero potuto consumare tutte le risorse offerte dal loro avaro territorio per sempre,
e quindi giravano, giravano, giravano. Noi, oggi, non possiamo permetterci migrazioni
cicliche, ma dobbiamo imparare la sobrietà di non consumare tutto e rispettare le risorse
del territorio, il cui buon uso è riassunto nella qualità del paesaggio, come hanno sempre
fatto i Nambikwara.
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4. I Beni Culturali per la valorizzazione del paesaggio
di Giuliano Volpe
La Carta dei Beni Culturali della Puglia
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Beni Culturali per la valorizzazione del paesaggio - G.Volpe
La Carta dei Beni Culturali della Puglia è un progetto avviato nel settembre del 2007
su iniziativa dell’Assessorato all’Assetto del Territorio della Regione Puglia, di concerto
con l’Assessorato al Diritto allo studio e Beni culturali, nell’ambito delle attività previste
per la redazione del nuovo Piano Paesaggistico Regionale. Il progetto, che coinvolge le
quattro università pugliesi (Foggia, Bari, Salento e Politecnico di Bari) e la Direzione
Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, è finalizzato alla redazione di
una cartografia tematica che censisca e descriva le caratteristiche culturali del territorio
pugliese. La metodologia adottata dal progetto consente di superare i tradizionali modelli
di censimento basati su una concezione dei beni culturali come punti isolati, grazie al
contributo di professionalità, discipline e metodologie diverse e capaci di dialogare tra loro.
Il coordinamento scientifico è affidato all’arch. Ruggero Martines, Direttore Regionale per
i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, e al prof. Giuliano Volpe, Magnifico Rettore
dell’Università degli Studi di Foggia.
Metodo, strumenti, obiettivi
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
L’obiettivo è quello di rappresentare, attraverso uno sforzo interpretativo saldamente
fondato sui dati a disposizione della comunità scientifica regionale, una ricostruzione
dei paesaggi pugliesi stratificati dalla preistoria ad oggi, in grado di rendere il continuum,
la trama in cui quei Beni hanno avuto origine e senso, giungendo a noi come custodi
della memoria identitaria dei luoghi e delle popolazioni che li hanno vissuti. La Regione
Puglia intende la Carta come ineludibile premessa a qualunque attività di pianificazione
del territorio, quale innovativo e dinamico strumento di tutela del patrimonio culturale
e come parte organica del nuovo Piano Paesaggistico Territoriale. La Carta si articola in
tre tematismi essenziali, Carta del Patrimonio culturale, Carta del Paesaggio e Carta dei
Vincoli, e descrive le caratteristiche culturali del territorio, con particolare riguardo agli
immobili e alle aree indicati agli articoli 136 e 142 del Codice dei Beni Culturali e del
Paesaggio. La Carta del Paesaggio comprende gli usi civici, i paesaggi da restaurare, i paesaggi
antropici e i paesaggi dell’acqua; la Carta del Patrimonio culturale tutti i beni culturali
diffusi nel paesaggio, i tracciati viari storici e i tratturi. Le città storiche, naturalmente parte
del patrimonio culturale, sono descritte e rappresentate come beni culturali esse stesse. La
Carta dei Vincoli, infine, ha localizzato, perimetrato e descritto tutti i vincoli archeologici,
architettonici e paesaggistici esistenti sul territorio regionale, dei quali sarà possibile
consultare anche la documentazione cartacea acquisita in formato digitale. La Carta ha
censito, dunque, tutti i beni immobili e le aree di valore culturale e paesaggistico, localizzati
in aree extraurbane, già editi o i cui dati siano presenti negli archivi delle Soprintendenze
o delle Università, realizzando un sistema informatizzato di gestione dei dati composto da
una piattaforma GIS e da un archivio alfanumerico ad esso associato; è auspicio comune
che nei prossimi anni il progetto continui grazie alla programmazione di nuove ricerche e
all’implementazione di nuovi dati.
La riflessione metodologica condotta nell’ambito del progetto nasce da una prospettiva
scientifica che, fondendo i principi dell’archeologia dei paesaggi e quelli dall’archeologia
globale guarda al paesaggio e ai beni culturali con l’approccio proprio dell’archeologia
globale dei paesaggi. La volontà comune a tutti i gruppi di ricerca è stata quella di affrontare
il tema del patrimonio culturale con un approccio olistico, teso a cogliere, a descrivere
e a rappresentare nella Carta ogni luogo dove la storia si sia depositata sotto forma di
stratificazione, ovvero ogni sito, come sostiene Daniele Manacorda. In tal senso la Carta
rispecchia la filosofia alla quale Alberto Magnaghi ha ispirato il Piano Paesaggistico, che
vede nel paesaggio il principale fattore identitario e bene patrimoniale della Puglia.
Il progetto si caratterizza per una spiccata multidisciplinarietà, grazie al coinvolgimento
di architetti, archeologi, storici dell’arte, storici e urbanisti. Specchio di questo approccio
è l’ampia varietà di beni censiti dalla Carta, che, partendo dalle tracce più antiche della
presenza dell’uomo in Puglia, riferibili al Paleolitico, giunge ad includere tra i beni culturali
edifici e insediamenti realizzati sino agli anni Cinquanta del secolo scorso. Rispettando il
Il Database Management System
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
La prima fase di realizzazione della Carta ha previsto l’analisi e lo studio delle più importanti
esperienze italiane ed europee di catalogazione e di applicazione di sistemi informativi al
settore dei beni culturali. Una seconda fase, ultimata dopo un lungo e complesso lavoro
di elaborazione collettiva, ha visto la realizzazione di un Database Management System
(DBMS), articolato in una serie di schede. I modelli di schede messi a punto sono quelli
di Unità Topografica, di Sito e di Contesto Topografico Stratificato che, adottando gli
standard italiani definiti dai modelli catalografici prodotti dall’ICCD, puntano a superarne
la frammentazione in schede diverse a seconda delle categorie di beni da descrivere,
articolando, piuttosto, i dati descrittivi in una significativa serie di campi interrogabili.
L’unità minima che concorre a definire un sito è l’Unità Topografica (UT), definizione
che nell’ambito della Carta assume un significato diverso da quello che il concetto indica
nell’archeologia dei paesaggi. Esempio di Unità Topografica rispetto all’insieme del Sito
può essere uno egli edifici che compongono una masseria, una delle capanne che formano
un villaggio o una delle tombe di una necropoli. Questa scomposizione di tipo gerarchico
consente, da un lato, un maggior dettaglio nella lettura degli insediamenti e, dall’altro, di
evitare il rischio della moltiplicazione di siti, segnalata anche da Manacorda e derivante
dall’attribuzione del rango di sito a qualunque tipo di evidenza. Il ricorso al concetto di
Sito Pluristratificato permette, inoltre, di tener conto e di rappresentare i casi, piuttosto
frequenti, di sovrapposizione stratigrafica di più siti. Una delle novità che riteniamo
più significative dell’impostazione data al lavoro e che caratterizza i modelli di schede
di UT e di Sito è rappresentata dal fatto che tali schede, adottando una classificazione
fondata sui concetti di Tipo, Categoria e Funzione (per i quali sono stati predisposti
appositi vocabolari), consentono di descrivere qualunque tipo di bene culturale previsto
dalla Carta senza ricorrere a distinzioni di tipo disciplinare quali “bene archeologico o
“bene architettonico”, che nulla ci dicono sulla reale natura dei beni. Tale superamento è
stato reso necessario, peraltro, dall’evidente inadeguatezza di tali concetti a definire beni
pluristratificati e complessi quali sono spesso quelli che insistono su territori di così ampia
e ininterrotta antropizzazione come quello italiano. Infine, data la natura profondamente
contestuale del patrimonio culturale e dunque del paesaggio, lo sforzo attualmente in
atto è quello di superare un modello di censimento che potremmo definire “filatelico”,
che si fonda, cioè, su una concezione del bene come punto isolato, e di rappresentare,
invece, attraverso uno sforzo interpretativo saldamente fondato sui dati scientifici a nostra
disposizione, una ricostruzione dei paesaggi pugliesi stratificati, dalla preistoria ad oggi,
in grado di rendere il continuum, la trama in cui quei beni hanno avuto origine e senso,
giungendo a noi come custodi della memoria identitaria dei luoghi e delle popolazioni
che li hanno vissuti. A questo scopo sono stati definiti i concetti di Contesto Topografico
Stratificato (CTS) e di Comprensorio, che individuano sistemi di beni rappresentabili
a scale diverse (1:25.000, 1:50.000 per i CTS, al 100.000 per i Comprensori). Finalità
di questi livelli interpretativi è quella di consentire una lettura integrata e diacronica del
rapporto che ha legato tra loro alcuni beni culturali e del rapporto tra questi ed il relativo
contesto ambientale e paesaggistico, in modo da coglierne le relazioni coevolutive e di
fornire, grazie all’integrazione con i dati prodotti dalle analisi della Segreteria Tecnica del
Piano, un supporto all’individuazione di forme e strumenti di tutela più adeguati per questi
34
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Beni Culturali per la valorizzazione del paesaggio - G.Volpe
valore anche estetico dei beni culturali e del paesaggio, ci si prefigge tuttavia di rifuggire da
tendenze di carattere estetizzante o volte a riconoscere dignità di esistenza solo a contesti
monumentali, ma, al contrario, di qualificare come beni culturali tutte le testimonianze,
ancora riconoscibili sul territorio, della presenza dell’uomo e del suo lavoro.
L’acquisizione di tale ingente patrimonio di conoscenze potrà consentire la pianificazione di
uno sviluppo sostenibile del territorio, che potenzi l’apparato infrastrutturale già esistente,
incentivi lo sfruttamento delle risorse naturali disponibili e promuova il reperimento di
nuove fonti energetiche, limitando l’insorgere di conflitti con le esigenze di tutela e di
valorizzazione dei beni culturali. La Carta dei Beni Culturali pertanto si configura quale
strumento quanto mai necessario in una regione come la Puglia, testimone nel corso degli
ultimi anni della rapida diffusione di impianti eolici, dell’espansione delle città e delle aree
industriali, della ricerca di luoghi e modalità per lo smaltimento dei rifiuti.
35
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Beni Culturali per la valorizzazione del paesaggio - G.Volpe
insiemi territoriali.
Uno dei primi tentativi fatti in tal senso ha portato alla lettura in termini di Contesto
Topografico Stratificato di una porzione di territorio compreso tra l’attuale città di Ascoli
Satriano ed il fiume Carapelle, dove, lungo il percorso naturalmente più agevole di ascesa
dal fiume alla città, è evidente una concentrazione di insediamenti che dalla prima Età del
Ferro si susseguono ininterrottamente fino ad oggi. La sperimentazione della lettura dei
paesaggi culturali a scala più ampia, ovvero a quella di Comprensorio, è stata sinora condotta
sulla valle dell’Ofanto, ma attende di essere perfezionata attraverso la sovrapposizione delle
altre componenti descrittive del territorio, in particolare con i dati ambientali.
Per quanto riguarda l’aspetto più propriamente cartografico, la Carta è caratterizzata da
un elevato livello di precisione nella localizzazione e perimetrazione dei beni, grazie alla
possibilità di utilizzare come basi cartografiche la CTR 1:5.000 e l’Ortofotocarta di origine
ad alta definizione recentemente predisposte dalla Regione. Tale accuratezza è finalizzata ad
agevolare le attività di tutela e pianificazione per le quali la Carta è stata promossa.
La rappresentazione dei beni, conformemente alle possibilità grafiche offerte dalle
piattaforme GIS (punto, linea, poligono), avviene attraverso la perimetrazione di poligoni
nel caso di aree o edifici precisamente localizzati e delimitati, di punti nel caso di segnalazioni
di beni dei quali non sia possibile definire l’esatta localizzazione ed estensione e di linee nel
caso di elementi, per lo più individuati sulla base di tracce aerofotografiche, dei quali sia
noto l’andamento lineare ma sia difficile definirne lo spessore.
La fonte utilizzata nel lavoro di censimento è stata innanzitutto la vastissima bibliografia
esistente sul patrimonio culturale pugliese, con un’attenzione particolare anche alle
pubblicazioni di rilevanza locale o a quelle più antiche, talvolta uniche testimonianze di
tracce ormai completamente scomparse. Il censimento derivante dallo spoglio dell’edito è
stato integrato con i dati raccolti nel corso di ricerche ancora inedite condotte sul territorio
dalle stesse Università pugliesi o da altri enti di ricerca italiani e stranieri. Precedenti progetti
di pianificazione a livello regionale (PUTT-P e relativi adeguamenti dei piani comunali),
provinciale (PTCP) e comunale (Piani Urbanistici Generali) hanno rappresentato altrettante
fonti per la ricerca di segnalazioni di beni culturali.
Il DBMS così realizzato e implementato è stato associato ad un geo-database, che confluirà
nel S.I.T. della Regione Puglia e sarà articolato in livelli differenziati di approfondimenti e
di informazioni, in grado di fornire una lettura diacronica dei paesaggi pugliesi quale esito
dell’ininterrotto rapporto tra uomo e natura, patrimonio culturale e risorse ambientali.
La ricchezza, l’ampia flessibilità e l’agevole trasferibilità a costi contenuti in altri ambiti
regionali del sistema informativo assumono un importante valore propositivo oltre che nel
campo della programmazione territoriale anche nell’ambito della ricerca scientifica e della
valorizzazione, consentendo l’elaborazione di carte tematiche diversificate a seconda degli
obiettivi e dell’utenza interessata.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
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5.Valutazione Ambientale Strategica: apertura del percorso
di consultazione
di Anna Marson
1. Rispetto alle altre cosiddette “componenti” ambientali il
paesaggio è trattato con scarsa
attenzione, quando non palesemente trascurato come elemento di valutazione specifica
in molti processi di VAS.
1. Per una più ampia presentazione dell’approccio complessivo ai diversi temi della valutazione attivata rispetto al PPTR
vedasi il I Rapporto del gruppo
incaricato della valutazione
(maggio 2008) contenuto nel
Dvd allegato in occasione delle
Conferenze d’area del dicembre 2008.
4. Che vede un primo momento di comunicazione al pubblico più ampio in occasione delle Conferenze d’area, mentre
successivamente proseguirà per
via telematica, sul web dedicato al PPTR.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
3. Rapporto di scoping per la
consultazione preliminare dei
soggetti competenti in materia
ambientale, dicembre 2008.
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Valutazione Ambientale Strategica: apertura del percorso di consultazione - A. Marson
La valutazione ambientale strategica di piani e programmi è stata introdotta dalla direttiva
comunitaria europea n.42 del 2001. A livello nazionale, si è provveduto al recepimento
di questo istituto con il decreto legislativo n.152 del 2006 (testo unico dell’ambiente),
successivamente modificato da D.lgs. n.4 del 2008.
La Regione Puglia ha provveduto a sua volta, con la Circolare n.1 del 2008, a specificare
utilmente alcuni passaggi della procedura prevista per un corretto svolgimento della VAS.
A differenza della VIA (valutazione di impatto ambientale), la VAS prevede un processo che
si sviluppa in parallelo alla redazione del piano oggetto della valutazione, per assicurarne
le opportune correzioni in corso di redazione e il monitoraggio nelle successive fasi di
attuazione.
In questo caso specifico di VAS del PPTR, il paesaggio costituisce sia uno dei temi oggetto
della VAS, insieme alle più tradizionali componenti ambientali quali acqua, aria, suolo ecc.
(nota 1), sia l’oggetto del piano stesso.
La metodologia di valutazione proposta (nota 2) tiene dunque conto dei contenuti del piano
oggetto di valutazione, nonché del contesto della programmazione più ampia in cui lo
stesso si inserisce.
La procedura di VAS prende avvio formale contestualmente alle Conferenze d’area,
con l’apertura della fase di scoping, momento esplorativo che promuove una prima
consultazione di tutti i soggetti aventi competenze ambientali, sulla base di un rapporto
preliminare (nota 3) cui spetta il compito di evidenziare le diverse componenti (ambientali)
che potranno essere influenzate dall’azione del piano.
In questo caso si è ritenuto utile di non riportare l’elenco standard delle componenti
ambientali, ma di proporre una prima lettura delle criticità ambientali in essere
declinandole in modo effettivamente pertinente rispetto alla specificità del campo d’azione
del piano stesso. Le tematiche così come generalmente proposte (ad esempio: aria, ciclo
delle acque, ambiente marino e costiero, suolo e rischi naturali, rifiuti,ambiente urbano,
rischio tecnologico, e così via) costituiscono infatti un riferimento importante ma che può
essere opportunamente specificato in modo da monitorare in modo efficace componenti e
processi che sono o dovrebbero essere utilmente interessati dall’azione di piano.
Per ciascuna componente/tema abbiamo dunque selezionato quelle criticità ambientali che
costituiscono detrattori anche paesaggistici, oppure che, anche al di là di ciò, il PPTR può
utilmente contribuire a trattare.
Su questo primo elenco di criticità, coerentemente con l’impostazione generale del piano,
che nel suo complesso pone particolare attenzione all’attivazione di percorsi di governance
e partecipazione, viene aperta la consultazione più ampia , al fine di definire la portata e il
livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto ambientale che costituirà
parte integrante del PPTR. Consultazione più ampia (nota 4) significa che gli interlocutori
della consultazione non sono soltanto le cosiddette autorità ambientali, ovvero gli enti
istituzionalmente preposti a occuparsi di questioni ambientali, ma più in generale i soggetti
aventi competenze e conoscenze in campo ambientale.
Accanto ai soggetti istituzionalmente preposti a esercitare competenze o a produrre
conoscenze ambientali si ritiene infatti fondamentale coinvolgere nel processo di VAS tutte
le associazioni e i cittadini attivi sul territorio per il perseguimento di obiettivi di tutela e
valorizzazione dell’ambiente.
Anche a tal fine si è inteso presentare e discutere il seguente Rapporto di Scoping in
occasione delle tre Conferenze d’area che segnano l’avvio del processo di comunicazione
ufficiale del PPTR (10, 12 e 15 dicembre 2008).
Ciò a maggior ragione in quanto oggetto della consultazione sono non soltanto i dati
ambientali di riferimento, ma anche le questioni ambientali che presentano interrelazioni
significative con il piano paesaggistico, o che questo può contribuire a trattare
Questa prima fase di scoping della VAS si concluderà entro i prossimi 90 giorni. Seguirà
la redazione definitiva del Rapporto ambientale, a sua volta assoggettato a una fase di
consultazione, secondo la procedura prevista dalla già citata Circolare regionale.
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6. Presentazione del sito internet
di Massimo Carta
Il SITO WEB del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Presentazione del sito internet - M. Carta
Il paesaggio visto dagli abitanti: l’Atlante delle segnalazioni del Piano
Paesaggistico
Il 20 ottobre del 2000 gli stati membri dell’Unione Europea hanno firmato insieme un
accordo che li impegna a riconoscere il paesaggio come “componente essenziale del contesto
di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e
naturale e fondamento della loro identità”. L’accordo si chiama Convenzione Europea del
Paesaggio. Firmando la convenzione gli stati membri si sono impegnati a “stabilire e attuare
politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione, alla pianificazione dei paesaggi”,
e a “integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio, urbanistiche e in
quelle a carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché nelle altre
politiche che possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul paesaggio”.
Questo impegno al miglioramento deve riguardare tutti i paesaggi: non solo quelli
straordinari, riconosciuti per la loro eccezionale bellezza e importanza, ma anche quelli
ordinari, quelli in cui ogni giorno le persone vivono e si muovono. Anzi l’impegno deve
riguardare soprattutto il miglioramento dei paesaggi ordinari, perché è proprio il loro
valore, o il loro degrado, che influenza di più la qualità della vita di tutti.
L’opinione degli abitanti è fondamentale: la convenzione europea afferma che in tutto il
territorio possono essere individuati paesaggi diversi, i cui caratteri dipendono dall’azione di
fattori naturali e di fattori umani, e attribuisce alle persone la vera capacità di riconoscerne
la qualità. Per questo motivo gli stati che hanno firmato la convenzione si sono impegnati
a avviare procedure di partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nella definizione e nella
realizzazione delle politiche paesaggistiche, primi fra tutti gli abitanti. Si sono impegnati a
migliorare la sensibilità generale su questi temi, comunicando nelle scuole, nelle università,
nel mondo delle professioni e in tutta la società civile, l’importanza di migliorare la
conoscenza dei propri paesaggi, tenendo conto dei valori specifici che sono loro attribuiti
dai soggetti e dalle popolazioni interessate.
Sulla base di questi principi il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia ha
considerato importante offrire a tutti uno strumento che consente ai singoli abitanti o
alle loro associazioni di comunicare e di confrontarsi sulla qualità paesaggistica dei propri
ambienti di vita, riconoscendone il valore o, viceversa, indicandone il degrado. Questo
strumento ha la forma di un “Atlante delle segnalazioni” ed è aperto alla consultazione e al
contributo attivo di tutti: abitanti, associazioni ed enti.
Le informazioni raccolte dall’atlante delle segnalazioni
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
L’Atlante delle segnalazioni è stato concepito come un componente interattivo del sito
internet del Piano Paesaggistico. Il sito del PPTR è raggiungibile dall’indirizzo http://www.
pianopaesaggisticopuglia.it e consente in primo luogo di consultare alcune informazioni
essenziali sulle finalità del Piano, la sua articolazione interna, i gruppi di lavoro che stanno
collaborando alla sua costituzione. Progressivamente il sito si riempirà dei contenuti del
Quadro Conoscitivo del piano, vale a dire dell’Atlante del Patrimonio dei Paesaggi della
Puglia, che ha lo scopo di descrivere i caratteri di identità dei territori della regione.
Il sito contiene anche una sezione che gli utenti potrebbero limitarsi a consultare, ma
con la quale sono invece incoraggiati a interagire attivamente. Ciascun abitante, ciascuna
comunità, grande o piccola, di abitanti, può infatti segnalare nell’osservatorio luoghi,
famosi o ignorati, storici o contemporanei, che considera preziosi perché sono capaci di
migliorare la qualità delle esperienze di vita di tutti. Nessuno naturalmente pensa che
questa raccolta di informazioni possa sostituire, per esempio, l’attività esperta dei gruppi
di lavoro impegnati nella costruzione della “Carta dei Beni Culturali”, anch’essa una
componente essenziale della struttura conoscitiva del PPTR. Certo può accadere, talvolta,
che la conoscenza locale, attenta e partecipata del proprio territorio possa in qualche modo
contribuire alla costruzione dei censimenti istituzionali; il piano cerca però soprattutto il
L’Atlante si chiama così perché il suo contenuto fondamentale è una mappa che raccoglie
in tempo reale le segnalazioni degli utenti. Quando si vuole aggiungere un nuovo elemento
all’Atlante, l’interfaccia del sito chiede di localizzarlo su una mappa, o su una fotografia
aerea. La mappa e la fotografia derivano dal database cartografico di Google Maps, che
ormai è uno strumento familiare a molti. Dovrebbe essere semplice per chiunque orientarsi
sulla fotografia; se si hanno dei dubbi è possibile utilizzare gli strumenti di ricerca messi
a diposizione dal sito, che trovano sulla mappa gli indirizzi che vengono indicati. Può
capitare qualche volta che non si riesca a trovare sulla mappa la precisa posizione degli
oggetti che si vogliono segnalare; oppure può capitare, per esempio segnalando una buona
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
L’atlante delle segnalazioni: istruzioni per l’uso
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Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Presentazione del sito internet - M. Carta
contributo degli abitanti nella esplorazione e nel giudizio degli ambienti di vita quotidiani,
che in genere gli specialisti non sono abituati a tenere al centro della loro osservazione.
Questa intenzione del piano è ancora più evidente se si considera che l’atlante raccoglie
anche segnalazioni su luoghi, o oggetti, che gli utenti ritengono responsabili di un degrado
della qualità del territorio e per i quali è necessario concepire azioni di miglioramento
e riqualificazione. Anche qui naturalmente non dovrebbero esserci equivoci: nessuno
dovrebbe immaginare che l’atlante raccolga istanze di cambiamento alle quali il piano si
impegna a dare immediatamente una risposta. Il piano immagina infatti un ruolo diverso
delle segnalazioni delle offese al paesaggio: nello spirito della Convenzione Europea vuole
consentire agli abitanti, a tutti gli abitanti, la capacità di contribuire alla costruzione di
una mappa della percezione sociale del paesaggio, dei suoi valori e delle sue criticità, che il
piano potrà assumere come riferimento fondamentale per la sua attuazione.
L’elenco, costantemente alimentato dagli utenti, dei beni e delle offese del paesaggio
della Puglia non esaurisce le informazioni contenute nell’atlante delle segnalazioni.
Ciascun abitante è consapevole che il paesaggio è prodotto da un insieme di azioni e di
comportamenti, pubblici e privati, piccoli o grandi, che contribuiscono a trasformare, in
meglio o in peggio, la qualità dell’ambiente di vita delle persone. L’atlante chiama pratiche
queste azioni e questi comportamenti. Ciascuno può segnalare queste pratiche, evidenti a
molti o sconosciute, buone o cattive, localizzando su una mappa il territorio su cui hanno
effetto. Il risultato atteso di questa raccolta di informazioni è una mappa delle energie locali
positive “cittadinanza attiva”.
In sintesi, l’osservatorio raccoglie dunque segnalazioni localizzate rispetto a quattro temi
di interesse:
I beni del paesaggio, che sono luoghi, o oggetti, o insiemi di oggetti che il segnalatore
ritiene preziosi per la qualità del paesaggio, e per i quali ritiene necessaria una azione di
tutela e valorizzazione. Il segnalatore sarà invitato a esprimere un giudizio di valore sul bene
segnalato da tre punti di vista: della qualità naturalistico/ambientale, della qualità visivo/
percettiva, del ruolo storico/identitario. Il segnalatore potrà segnalare eventuali minacce di
degrado alle quali il bene segnalato fosse sottoposto.
Le off­ese al paesaggio, che sono luoghi, o oggetti, o insiemi di oggetti che il segnalatore
ritiene responsabili di un degrado della qualità del paesaggio e per il quale ritiene necessaria
una azione di riqualificazione. Ogni segnalatore sarà invitato a specificare, ancora dai tre
punti di vista specificati poco sopra, la gravità dell’offesa di ciascun detrattore, se c’è un
rischio attuale di aggravamento dell’offesa e se c’è la possibilità di un controllo sociale di
questo aggravamento.
Le buone pratiche del paesaggio, che sono azioni, o politiche pubbliche, o progetti, che
portano un miglioramento nella qualità del paesaggio e possono servire come riferimento
per altre azioni simili. Al segnalatore verrà richiesto di indicare il soggetto promotore della
buona pratica, che sia un ente pubblico, o una associazione, o una comunità di abitanti,
o persino un singolo cittadino produttore di buon paesaggio. Se si desse il caso, l’utente
potrà infine indicare se la buona pratica stia incontrando resistenze alla sua effettiva
realizzazione.
Le cattive pratiche del paesaggio, che sono azioni, o politiche pubbliche, o progetti, che
avviano o determinano un degrado della qualità del paesaggio oppure risultano inefficaci
rispetto agli obiettivi che si sono proposte. L’utente potrà segnalare il soggetto responsabile
della cattiva pratica e se esiste un conflitto sociale che la stia attualmente contrastando.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Presentazione del sito internet - M. Carta
o una cattiva pratica, che sia difficile localizzare con precisione il luogo su cui la pratica ha
un effetto. In questi casi si può posizionare la segnalazione con un po’ di approssimazione,
per esempio collocandola al centro del territorio del Comune in cui si trova.
Dopo che si è localizzata la segnalazione, l’Atlante chiede di riempire una scheda per
descriverla. È possibile, ma non obbligatorio aggiungere molte informazioni. Naturalmente
la segnalazione sarà tanto più comprensibile e più efficace, da un punto di vista comunicativo,
quante più informazioni l’utente riporterà nella scheda. Per questo motivo il sito proporrà
di allegare alla segnalazione altri documenti, per esempio fotografie, che potranno essere
trasferite dal proprio computer con grande semplicità.
Il sito è concepito come uno strumento aperto, che ha grande fiducia nei suoi utenti. Dopo
che si è fatta una segnalazione, questa apparirà immediatamente sulla mappa insieme a tutte
le altre. Naturalmente le segnalazioni saranno quotidianamente lette da un moderatore,
che potrà intervenire segnalare o a correggere un eventuale uso non appropriato del sito; in
tutti i casi gli interventi censori saranno evitati per quanto possibile, come accade per tutte
le esperienze di costruzione di conoscenza condivisa diffuse sulla rete.
Se un utente ha in mente una segnalazione, di qualunque tipo, non dovrebbe preoccuparsi
del fatto che altri abbiano già indicato lo stesso luogo. Se molti indicano lo stesso luogo
come un bene del paesaggio, vuol dire che quel luogo è prezioso per molti, e questa è una
informazione utile. Quindi ciascuno dovrebbe fare tutte le segnalazioni che ha in mente,
senza preoccuparsi se altri hanno avuto la stessa idea. L’unica cosa che un singolo abitante
non dovrebbe fare è ripetere una segnalazione che ha già fatto lui stesso, magari per darle
più forza.
Per aggiungere segnalazioni è necessario registrarsi. Ci si può registrare con il proprio
nome, come singoli utenti, o con un nome collettivo, quando si rappresenta una piccola
comunità, come una classe scolastica. In questo modo ciascuno può vedere il registro delle
segnalazioni che ha fatto e continuare, se vuole, ad aggiungerne di nuove. Interagire con il
sito può essere molto divertente, e questo, naturalmente, è un bene.
L’Atlante delle Segnalazioni è un progetto nato sotto la responsabilità del Dirigente del Settore
Assetto del Territorio della Regione Puglia, Piero Cavalcoli, e del Coordinatore Scientifico del
PPTR, Alberto Magnaghi. Fabio Lucchesi e Massimo Carta del Larist/Università di Firenze
hanno ideato e progettato l’Atlante dal punto di vista concettuale. Italo Mairo ha realizzato
l’interfaccia cartografica e la struttura del sito.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
7. Il progetto comunicativo e della partecipazione
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di Maria Sasso
La Regione Puglia ha già sperimentato vari percorsi di cittadinanza attiva che hanno
contributo, in maniera originale e competente, a connotare e qualificare le politiche
pubbliche producendo leggi e piani condivisi come nel caso delle leggi sullo sport, sulle
coste e sulla trasparenza oltre che nell’ambito della programmazione strategica 2007-13 e
del Piano di Salute.
Ogni processo partecipativo ha una sua storia, genera dinamiche di coinvolgimento in gran
parte imprevedibili e sorprende per le riflessioni e le rielaborazioni che stimola.
Nel caso del Piano del Paesaggio, con la collaborazione dei soli esperti, si potrebbe
costruire una base di conoscenze comunque circoscritta che non terrebbe conto del
possibile contributo dei singoli cittadini cioè dei tanti terminali intelligenti, distribuiti
capillarmente sul territorio regionale, che hanno un vissuto di relazioni non letterarie con
il loro paesaggio e ne seguono quotidianamente le trasformazioni.
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Il progetto comunicativo e della partecipazione - M. Sasso
Nel processo di elaborazione del Piano Paesaggistico regionale, ha un’importanza rilevante
il ruolo della cittadinanza attiva da più punti di vista; è imprescindibile infatti, al fine di
realizzare un Piano che interpreti e valorizzi, in maniera condivisa, le risorse locali:
- Acquisire la conoscenza diffusa dello stato del paesaggio;
- Sviluppare il senso di responsabilità della comunità nei confronti dei beni comuni
da tutelare;
- Promuovere la capacità dei cittadini di essere dentro le trasformazioni sociali e di
influire sulle scelte politiche.
Così come le politiche per la tutela del paesaggio non potrebbero essere politiche di successo
se non nascessero condivise, se i cittadini non ne percepissero la rilevanza e l’opportunità
di praticarle e farle praticare. Storicamente, varie politiche non hanno inciso, non hanno
prodotto trasformazioni perché, anche quando illuminate, non sono state percepite come
opportunità dai destinatari a cui sono rivolte.
Per favorire quindi la partecipazione dei cittadini all’elaborazione del piano del paesaggio,
alcune importanti iniziative sono state già realizzate come le interviste a testimoni
privilegiati, l’organizzazione delle conferenze d’area e la predisposizione del sito web per la
comunicazione interattiva, ma altre partiranno a breve.
E’ stato progettato infatti un piano di comunicazione che punta a dare la più ampia
diffusione delle possibilità e delle modalità di partecipazione attraverso la stampa,
l’affissione, la proiezione di video in circuiti interni e la produzione di una guida rapida alla
partecipazione da distribuire in tutta la regione.
Si intende in questo modo contribuire a dare senso alle politiche pubbliche. E’ l’unica
strada, forse ancora insolita per noi, ma certamente vincente verso una qualità della vita
migliore per tutti.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
E’ inoltre prevista un’attività di animazione territoriale, da sviluppare con la collaborazione
di associazioni già attive sul territorio, presso i Comuni in cui si attueranno i progetti
sperimentali.
41
8. Presentazione del Bando per idee progettuali e buone
pratiche di valorizzazione del paesaggio
di Carolina Pacchi
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
Presentazione del Bando per idee progettuali e buone pratiche di valorizzazione del paesaggio
C. Pacchi
Obiettivo dell’intervento è restituire sinteticamente le attività del Forum del Paesaggio per
il coinvolgimento dei produttori di paesaggio a livello regionale e locale svolte nel 2008,
e tracciare un profilo delle attività previste per il primo semestre del 2009, nel periodo tra
il primo e il secondo ciclo delle Conferenze d’Area (previsto, quest’ultimo, per il mese di
luglio 2009).
A partire dalle indicazioni contenute nel Documento Programmatico per il PPTR della
Regione Puglia elaborato da Alberto Magnaghi, il lavoro del Forum si è indirizzato
nella direzione della governance della rete dei produttori, attraverso attività di ascolto,
coinvolgimento e costruzione di rete. Ricorda infatti il Documento Programmatico che
“Un’idea di paesaggio come realtà dinamica, in continua trasformazione, non museificabile,
ma frutto dell’azione combinata delle “genti vive”, richiede che il piano dialoghi con gli
attori (e ne indirizzi i comportamenti) della produzione sociale del paesaggio. Governance
e democrazia partecipativa sono essenziali al passaggio dal piano vincolistico al piano
di valorizzazione attiva dei giacimenti patrimoniali” (par.1.8, p. 20149, BURP n.168,
2007).
In particolare sono state svolte diverse attività mirate a coinvolgere nel percorso i produttori
di paesaggi per raccogliere e condividere conoscenza, esperta e locale, sulla produzione
dei paesaggi pugliesi; presentare il percorso di PPTR; portare i produttori di paesaggi nel
percorso di costruzione del Piano e mettere in rete le buone pratiche avviate.
Per raggiungere questi obiettivi sono state svolte nel 2008 circa cinquanta interviste a
produttori di paesaggi e testimoni (amministratori, rappresentanti di categorie produttive,
dell’associazionismo ambientalista e culturale, esperti, ricercatori, media) attivi sia a
livello regionale che nelle articolazioni dei contesti locali e tre incontri di preparazione
delle Conferenze d’Area rivolte al mondo dell’associazionismo ambientalista e culturale.
I temi che sono emersi con maggiore forza dalle interviste possono essere raggruppati in
nove famiglie: sviluppo del turismo; agricoltura biologica, agriturismo e paesaggio rurale;
demolizione degli ecomostri; sviluppo delle fonti alternative di energia; riconoscibilità
dei paesaggi; ricostruire i paesaggi; i parchi; la manutenzione e la cura del paesaggio; la
conservazione del paesaggio come issue strategica nell’agenda delle politiche regionali.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
A valle delle tre Conferenze d’Area in corso in questi giorni, nel corso del 2009 il percorso
verrà consolidato attraverso il ricorso ad altri strumenti: i Bandi per idee progettuali e
buone pratiche produttive di valorizzazione del paesaggio; la costruzione condivisa di un
Manifesto dei produttori di paesaggio. I Bandi, la cui definizione di dettaglio è al momento
in corso presso le strutture regionali, avranno come obiettivo quello di far emergere,
rendere visibili e mettere in rete idee progettuali e buone pratiche di valorizzazione dei
paesaggi pugliesi, coerenti con i principi del PPTR in corso di redazione, e che potranno
divenire perciò buoni esempi replicabili. Gli ambiti tematici dei bandi saranno da un lato
la valorizzazione dei paesaggi agrari e delle pratiche agricole multifunzionali, dall’altro la
qualità urbana ed edilizia.
Il Manifesto dei produttori di paesaggio, centrato sui principi del PPTR e costituito dalle
proposte dei produttori di paesaggi, verrà costruito ed elaborato in modo collettivo e
condiviso a partire dai contributi dei diversi attori, per essere poi sottoscritto nel corso del
prossimo ciclo delle Conferenze d’Area.
Tutte le attività verranno accompagnate dal sito del Forum del Paesaggio, articolato in
sezioni descrittive e interattive.
9. I Progetti Pilota del PPTR
42
9.1 Maledetti Paduli: dalla simulazione del super-parco al progetto del
parco agricolo multifunzionale
di LUA
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
1. Cosa sono i “Paduli”
L’area rurale dei Paduli è connotata da un paesaggio dominato prevalentemente da uliveti.
Compresa tra i paesi di San Cassiano, Botrugno, Scorrano, Supersano, Ruffano, Montesano, Surano, Nociglia, Maglie, Cutrofiano, Miggiano in Provincia di Lecce, ricopre un’area
che storicamente (fino alla fine dell’800) era occupata da una fitta foresta di querce, appartenenti all’antico bosco di Belvedere, di cui pochi esemplari sono ancora presenti lungo la
rete viaria. Oggi l’uso del territorio è caratterizzato prevalentemente da pratiche collettive
ed individuali afferenti il tempo libero e l’agricoltura, ma che non sono in grado di sostenere le potenzialità di sviluppo di un’area che continua ad avere l’immagine di una campagna
in lento abbandono.
I Paduli si estendono per circa 5.500 con una prevalenza di oliveti, attraversata da una
fitta rete di sentieri, canali, vore, micro/macro-architetture anche di rilevanza storica, che
grazie alla cura degli ormai pochi abitanti e di alcune aziende agricole, costituisce una sorprendente risorsa paesaggistica, un’oasi di biodiversità, che negli anni ha subito un lento
abbandono da parte, soprattutto, delle generazioni più giovani delle comunità.
Questo luogo, con segni di antropizzazione poco invasivi, sembra presentare alcune specifiche connotazioni e/o problematiche:
- l’intera area si presenta come un luogo “isolato”, difficilmente accessibile dai vicini contesti
abitati: in particolare, il lungo tracciato della SS 275, con una sezione di 30 metri circa (è in
corso un progetto di raddoppio del tracciato), rappresenta ad est un ostacolo all’attraversamento
e al suo raggiungimento;
- molti oliveti si trovano in un forte stato di abbandono;
- una cultura della produzione agricola frazionata e ancora assoggettata a pratiche convenzionali a dimensione prevalentemente familiare, che rivela una incapacità di rispondere a una
domanda di mercato sempre più competitiva;
- assenza totale, nella loro estensione, di punti di riferimento “fisici”, aspetto che rende i Paduli
un’area labirintica, introversa, impedita nello svelare le sue risorse;
- fruibilità limitata a sporadiche attività agricole e isolate iniziative sportive;
- presenza di aree intercluse a quelle agricole, in forte stato di abbandono;
- permanenze storiche (di tipo naturalistico, geologico, architettonico, viario) non identificate,
tutelate e valorizzate.
I Paduli sono immersi nel cuore del Salento in un’area poco antropizzata rispetto al contesto provinciale, per certi versi quasi “dimenticata” dalle grandi urbanizzazioni, la cui caratteristica è quella di essere suddivisa in una miriade di piccole/grandi aree di proprietà
privata, forse anche poco appetibile poiché lontana dai tradizionali luoghi del turismo
costiero e dai centri di maggior frequentazione e/o produzione.
Dalla scomparsa del bosco di Belvedere alla sua sostituzione con colture prevalentemente
arboree, questa non ha mai attirato l’attenzione in termini di diffusione urbana, anche
perché soggetta ad allagamenti e poco adatta all’edificazione, rimanendo una sacca rurale
tale da assumere precisi connotati paesistico-ambientali poco sottoposti a pressioni da parte
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Maledetti Paduli - LUA
0.Premessa
In data 12 dicembre 2008, durante la prima Conferenza d’Area per la presentazione
dell’avanzamento del Piano Paesaggistico della Regione Puglia, è stato sottoscritto il protocollo d’intesa, tra la stessa Regione e il Comune di San Cassiano (quale ente capofila), che
“disciplina gli obiettivi, le modalità organizzative, le strutture interessate e i compiti di ciascuna
di esse per l’attuazione del processo di sperimentazione fra la Regione Puglia e il Comune di San
Cassiano, quale ente capofila, finalizzato alla realizzazione del progetto “parco agricolo multifunzionale dei Paduli” da redigersi nell’ambito delle attività del laboratorio rurale per il riuso
dei Paduli” da tempo operativo nel territorio comunale di San Cassiano.
43
delle attività antropiche.
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Maledetti Paduli - LUA
2. I Paduli come risorsa territoriale
Per le sue particolarità, per la sua storia e per la sua rilevanza paesaggistica, l’area può rappresentare oggi un territorio ideale per sperimentare rinnovate relazioni con gli abitanti,
nuove forme di “cura” che ne impediscano il degrado, nuovi e antichi usi compatibili con
le sue peculiarità, con l’obiettivo di restituirla a nuova vita contrastandone il carattere di
marginalità.
Intorno a tale area, infatti, da alcuni anni è stato attivato un processo di coinvolgimento
delle comunità e dei comuni interessati, attraverso alcune attività laboratoriali con sede, in
prima istanza nel Comune di San Cassiano (ente capofila del progetto), dove recentemente
si è avviato il progetto “Maledetti Paduli” di simulazione di un “Super-parco rurale dei
Paduli”.
I passaggi fondamentali di tali attività hanno riguardato:
- svolgimento del laboratorio “Maledetti Paduli” (dal 27 luglio al 3 agosto 2008) che ha visto
il coinvolgimento di circa 500 persone, abitanti e figure provenienti da diverse parti d’Italia,
che ha approfondito, secondo modalità legate alla progettazione partecipata, numerosi aspetti
connotanti l’area;
- incontri con i Comuni dei Paduli, provvedendo a concordare con gli stessi un testo deliberativo
che ogni Giunta Comunale ha approvato, nonché la predisposizione e sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra costoro. L’intento è stato quello di assumere congiuntamente come strategico
il tema della tutela e valorizzazione dell’area dei Paduli acquisendo gli esiti del laboratorio di
cui sopra;
- connessione con gli assunti del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Puglia, con particolare
riferimento agli Assi II (Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale) e III (Qualità della
vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale);
- candidatura del progetto “Maledetti Paduli” – simulazione di un “Super-parco rurale dei
Paduli” (in data 08.05.2008) come progetto pilota per la sperimentazione del P.P.T.R. (Piano
Paesaggistico Territoriale Regionale) in corso di elaborazione dall’Assessorato all’Assetto del Territorio della Regione Puglia. Il 12 dicembre 2008 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa tra
Regione e Comune di San Cassiano (quale ente capofila) per l’avvio della sperimentazione del
progetto pilota;
- inserimento del progetto di Parco agricolo multifunzionale dei Paduli, nella proposta di Piano
strategico per l’Area Vasta Sud Salento – “Salento 2020, futuro condiviso”.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
3. Il progetto
Attraverso una prima lunga fase di laboratori condotti con gli abitanti, il progetto “Superparco dei Paduli” intende continuare un processo di riscoperta del valore delle risorse locali,
del proprio territorio, individuando e aprendo nuove prospettive di sviluppo contestualmente ad azioni di tutela e valorizzazione, attraverso un processo che utilizzi pratiche collettive di indagine, scoperta, rivelazione, valorizzazione di quelle energie forti e deboli che
testimoniano anche la volontà di ritessere l’intimo legame storicamente esistente nell’area
salentina, tra territorio abitato e campagna urbana.
I Paduli, sistema complesso della ruralità salentina, con la loro multisettorialità (paesaggistica, produttiva, culturale, storica, ambientale, ecc), estensione, localizzazione, appartenenza, radicamento storico e culturale, possono in tal senso rappresentare il “tavolo”
entro cui mettere a sistema aspetti e valori molteplici su cui incentrare gli sforzi, le energie
e i finanziamenti finalizzandoli ad uno sviluppo sistemico di quelle zone, in cui la tutela
paesaggistico-ambientale sia l’asse portante delle nuove scelte di tale sviluppo. In questa
accezione di sviluppo, che guarda oltre i confini amministrativi e una visione puntuale e
settoriale, i Comuni interessati e gli enti coinvolti, si possono misurare intorno ai “temi”
e ai “valori” reali delle proprie realtà, avendo ben presente che questi possono nascere e
nascono dai bisogni espressi dalle proprie comunità.
3. Obiettivi generali
Obiettivo, nel complesso, è quello di trovare un giusto equilibrio tra gli elementi resistenti
del territorio (boschi, oliveti, masserie, vore, canali, infrastrutture storiche, ecc.), le po-
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
3.2 Destinatari e attori
 gli abitanti degli 11 comuni;
 le associazioni;
 gli imprenditori;
 i proprietari delle terre;
 i proprietari delle masserie;
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Maledetti Paduli - LUA
tenziali modalità di uso e fruizione dell’area (produzione, ricettività, educazione, contemplazione, attività ludico/sportive, eventi, ristoro, studio, ricerca, ecc.), gli attraversamenti
(viabilità, percorsi, sosta, infrastrutturazione storica, ecc.) e le peculiarità naturalistiche/
ambientali/paesaggistiche dell’area. Tale finalità, tuttavia, trova il suo concreto fondamento
e valore solo se delineato in collaborazione con gli abitanti, singoli e/o associati, che attraverso la conoscenza dei luoghi, possano significativamente contribuire alla definizione del
progetto nelle varie fasi di elaborazione.
Contestualmente è sorta la volontà di superare il concetto di “parco” inteso in senso vincolistico e limitativo, deciso altrove e calato dall’alto con conseguente difficoltà ad essere
recepito e compreso dalle comunità, per costruire insieme alle stesse una nuova accezione
di tutela e cura dei “Paduli”, che consenta nuove forme di sviluppo della stessa e dei territori comunali in cui ricade.
Per questo motivo ci si è orientati sull’ipotesi progettuale di un “Parco agricolo multifunzionale”, strumento orientato a dare risposte innovative e costruttive ai processi di degrado
e di abbandono di alcune aree rurali.
Tale strumento fa propri i diversi aspetti che caratterizzano il territorio rurale (ambientale, produttivo, ricreativo, storico, paesaggistico, culturale, sociale) integrando la tutela dei
luoghi con la valorizzazione produttiva, in particolare con l’agricoltura e le attività ad essa
connesse. Un parco di questo genere prospetta, quindi, nuove linee di sviluppo del territorio agricolo, rispettose delle risorse ambientali presenti, contestualmente valorizzate e
salvaguardate. Nel coniugare tutela e sviluppo, esso si propone in alternativa ai convenzionali “parco” e “area protetta”, strumenti di difesa ambientale attuati con azioni puramente
vincolistiche: non più zona di divieti, di mero vincolo, di “recinzione della naturalità”, ma
laboratorio socialmente condiviso per recuperare il valore del mondo rurale, sperimentando nuove relazioni fra questo e le città, restituendogli un ruolo fondamentale nella costruzione di un rinnovato modello di sviluppo locale autosostenibile, compatibile e attento alla
qualità dei suoi caratteri specifici.
L’intenzione è quella di utilizzare alcune metodologie (commisurate alle caratteristiche della comunità) legate alla progettazione partecipata, collegata anche alla volontà di ricercare
una maggiore qualità del progetto stesso, di promuovere la creazione di un linguaggio comune, la diffusione e condivisione di conoscenze, procedure di consultazione e decisione
rinnovate, il superamento dell’interesse strettamente privato per trattare quello comune.
Il processo di coinvolgimento attivo dei soggetti interessati muove dal riconoscimento dei
Paduli come “bene comune” e dalla sua tutela e potenzialità di valorizzazione finalizzata
anche all’utilità collettiva.
“La cura e la ricostruzione dei luoghi per la messa in valore dei “beni comuni” patrimoniali
in forme durevoli e sostenibili richiedono cittadinanza attiva, consapevole, in grado di
coniugare saperi contestuali con saperi esperti attraverso forme di democrazia partecipativa. Uno sviluppo locale autosostenibile, fondato sul riconoscimento e la valorizzazione
dell’identità dei luoghi, deve innanzitutto essere sviluppo della società locale: la ripresa di
parola degli abitanti sulle capacità di plasmare il proprio ambiente di vita e di relazione,
attraverso una crescita della coscienza di luogo. Nuove forme di apprendimento e di partecipazione sono gli elementi necessari a questa crescita.” (DP del PPTR)
Il riconoscimento dei Paduli come “patrimonio territoriale” collettivo, da identificare,
comprendere, del quale sentirsi parte, e quindi da valorizzare, curare, tutelare e promuovere, istintivamente avvertito dalla comunità, ma ancora in forma individuale, frammentata e
non pienamente assimilato in termini di sviluppo futuro, induce ad adottare un approccio
che utilizzi un linguaggio semplice e di immediata comprensione e che abbia come primario obiettivo quello di sviluppare e radicare, una “coscienza di luogo”, secondo l’accezione
proposta nel documento programmatico del PPTR Puglia.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Maledetti Paduli - LUA
 i contadini;
 i visitatori del parco (singoli, famiglie, scolaresche, gruppi organizzati, turisti)
 i fruitori delle attrezzature del parco;
 le agenzie di settore
 Apt
 Comuni di San Cassiano, Botrugno, Scorrano, Supersano, Ruffano, Montesano Salentino, Surano, Nociglia, Maglie, Cutrofiano, Miggiano
 Provincia di Lecce
 Regione Puglia
 Università del Salento
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
3.3 Le vie del progetto: un processo condiviso
Tutte le proposte di progetto, di seguito evidenziate, sono frutto dei laboratori di progettazione partecipata. Gli spunti e filoni di ricerca e di approfondimento emersi, sinteticamente riguardano:
- il rapporto tra gli abitanti e i Paduli, con approfondimenti relativi ad alcune esperienze di
vita all’interno dell’area, racconti, canti e impressioni raccolte direttamente da chi i Paduli
li fruisce, e li ha vissuti nel passato; si segnala anche la distribuzione a 1000 abitanti di San
Cassiano di un questionario i cui esiti sono in corso di valutazione;
- gli aspetti naturalistici, ambientali e paesaggistici, con ricerche mirate al riconoscimento
delle essenze presenti, il loro uso anche alimentare, il riconoscimento di quelle storicamente
utilizzate dagli abitanti. In questo filone si inseriscono le ricerche effettuate sui protagonisti
assoluti dei Paduli, gli ulivi, denunciandone anche l’estirpazione per la vendita;
- gli aspetti territoriali della stratificazione storica, attraverso il riconoscimento di “tracce” del
passato ricostruite attraverso le ortofoto storiche;
- gli aspetti percettivi ed emozionali, vissuti direttamente dai partecipanti e raccontati attraverso immagini, video, foto, libere interpretazioni scultoree, laboratori con i bambini,
rappresentazioni teatrali, oltre che quelli espressi dagli stessi abitanti e raccolti in specifiche
ricerche;
- gli aspetti della fruizione e del benessere, attraverso la ricostruzione di alcuni percorsi usualmente utilizzati dagli abitanti nel tempo libero, ma anche l’identificazione di specifici luoghi potenzialmente utilizzabili per la cura della persona e del suo benessere psico-fisico oltre
che per la semplice osservazione delle stelle;
- gli aspetti della produzione dell’olio e alle modalità di uso dello stesso, con accenni alla produzione dell’olio lampante per illuminazione e all’ipotesi di realizzazione di un consorzio
dei Paduli per la produzione dell’olio. A questo va aggiunto un primo incontro con alcuni
proprietari e produttori locali;
- gli aspetti delle energie alternative, con approfondimenti sullo sfruttamento del vento attraverso la realizzazione di un prototipo di microeolico e di eolo-sfera;
- gli aspetti amministrativi e istituzionali, mediante incontri con i Comuni e con l’APT della
Provincia di Lecce, mirati alla condivisione degli obiettivi del progetto, con la predisposizione di una delibera di Giunta Comunale di cui ogni comune dei Paduli prende atto,
riconoscendo come strategico il Super-parco;
- gli aspetti territoriali, mirati al riconoscimento dei confini dei Paduli, attraverso cartografie e indagini in video-racconto effettuate anche tra gli abitanti dei comuni interessati; in
questo filone si inseriscono alcune riflessioni sulle “porte” del Super-parco;
- gli aspetti degli iter burocratico-amministrativi legati alle possibilità di finanziamento esistenti per progetti come quello ipotizzato;
- gli aspetti della partecipazione, con osservazioni dei lavori dei gruppi, delle dinamiche
innescate dal laboratorio, del riconoscimento dei visi e delle storie di coloro che ne hanno
preso parte.
Ogni progetto specifico sarà ulteriormente affrontato, rimodulato, approfondito e valutato
attraverso un processo di coinvolgimento degli abitanti e degli attori interessati al settore
di intervento che aiuti a delineare i principi guida delle fasi di intervento e realizzazione in
coerenza con gli obiettivi di tutela e valorizzazione dell’area.
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9.2 Le Mappe di Comunità nella costruzione pubblica del paesaggio
di Francesco Baratti
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Molti degli ecomusei sopra elencati sono strutturati sul territorio con laboratori ecomuseali
per la cura del paesaggio, organizzati a livello locale e con modalità operative per l’attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio, secondo il processo raffigurato nella fig. 2.
Essi sono strutture operative aperte ai cittadini e finalizzati alla lettura, al confronto e all’interpretazione delle peculiarità del paesaggio pugliese attraverso l’analisi delle dinamiche e
delle pressioni esistenti sul territorio.
Le iniziative dei singoli Comuni, che coinvolgono decine di persone di ogni età, ceto sociale e professione, si sviluppano attraverso una serie di studi per la conoscenza di base del
Fig. 1 – Quadro riepilogativo dei
cantieri ecomuseali di Puglia.
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Le Mappe di Comunità - F. Baratti
Il costante sviluppo degli ecomusei in Puglia negli ultimi anni ha favorito la messa a punto
di nuovi strumenti e metodi di conoscenza e valorizzazione del patrimonio paesaggistico in
rapporto allo sviluppo locale e autosostenibile. La formula ecomuseale avviata nel Salento
(nota 1) intende concorrere, all’interno del processo costitutivo del Piano Paesaggistico
Territoriale Regionale (PPTR), all’affermazione di nuovi significati e valori del paesaggio,
contribuendo alla diffusione del radicamento delle popolazioni nel proprio territorio e comunicando il sistema di informazioni naturali e culturali in esso contenute. Gli ecomusei
possono così sviluppare una azione importante all’interno delle politiche di gestione del
paesaggio inserite nel PPTR, svolgendo una funzione di monitoraggio a livello locale dello
stato dei luoghi, della loro conservazione o alterazione, e assumere una valenza anche progettuale, attraverso le prefigurazioni di nuovi scenari dello sviluppo, fino alla costruzione
sperimentale e partecipata di nuovi paesaggi.
I cantieri ecomuseali di Puglia (fig. 1), operativi o in via di sperimentazione, sono i seguenti:
1. Ecomuseo dei paesaggi di pietra di Acquarica di Lecce (Vernole);
2. Ecomuseo urbano di Botrugno;
3. Ecomuseo delle serre salentine (Neviano e Tuglie);
4. Ecomuseo della pietra leccese di Cursi;
5. Ecomuseo delle antiche ville di Mola di Bari;
6. Ecomuseo di Rusciano (Minervino Murge);
7. Ecomuseo della valle del Carapelle (Ascoli Satriano, Carapelle, Ordona, Ortanova, Stornara e Stornarella);
8. Ecomuseo della valle d’Itria (Locorotondo, Cisternino, Fasano, Martina Franca e Monopoli).
1 Il SESA – Sistema Ecomuseale del Salento è stato presentato
nel 1° Workshop regionale degli ecomusei di Puglia tenutosi
a Cavallino nel dicembre 2006
in collaborazione con Mondi
Locali – Rete italiana degli ecomusei.
info: www.ecomuseipuglia.net
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Le Mappe di Comunità - F. Baratti
Fig. 2 – Schema organizzativo
dei laboratori. (elaborazione di F.
Baratti da Susan Podziba & Associates).
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Fig. 3 e 4 – Alcuni fasi delle attività dei laboratori
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Le Mappe di Comunità - F. Baratti
territorio, di incontri e sperimentazioni mirate all’individuazione dei metodi e delle forme
più adatte a facilitare l’avvio di un processo di educazione al patrimonio locale. (figg. 3 e 4)
La fase di sensibilizzazione e di “risveglio” di amministratori e cittadini è stata organizzata
con una serie di incontri in cui sono circolati i contenuti e gli obiettivi della rete locale degli ecomusei ed in cui si raccolgono idee, suggerimenti, adesioni e reazioni, a tutti i livelli,
delle comunità del territorio.
E’ in questi appuntamenti che si è sviluppato il significato di ecomuseo come esperienza
di partecipazione nella gestione e valorizzazione del territorio, come modello operativo e
come pratica organizzativa che trova una sua prima verifica nel metodo delle mappe di
comunità del paesaggio.
Le mappe sono funzionali ai seguenti obiettivi:
- tener conto delle percezioni locali del paesaggio secondo quanto previsto dall’art. 1 dalla
Convenzione europea “..il paesaggio designa una determinata parte del territorio cosi come
percepita dalle popolazioni…” aiutando la sperimentazione di un percorso di portata nazionale e internazionale;
- cogliere il paesaggio quale rappresentazione della storia dei luoghi così come tramandata
dalla memoria individuale e collettiva;
- sensibilizzare alla lettura dei valori del paesaggio le popolazioni pugliesi, ma soprattutto
a promuovere un “patto di comunità” che impegni abitanti, operatori e istituzioni a prendersi cura del paesaggio.
Questo processo di costruzione pubblica del paesaggio è entrato a far parte dei progetti
sperimentali previsti all’interno del Documento Programmatico per il nuovo PPTR. Il
nuovo Piano Paesaggistico prevede infatti l’accompagnamento del processo di elaborazione
del Piano attraverso azioni, eventi e progetti sperimentali che, superando la lontananza istituzionale che caratterizza l’elaborazione tradizionale dei piani, determinino una presenza
attiva, visibile sul territorio della Regione e la realizzazione di esperienze esemplificative
degli obiettivi e delle metodologie del Piano.
Il progetto sperimentale delle mappe di comunità può avere una grande ricaduta positiva
per il Piano Paesaggistico in quanto primo piano regionale che sperimenta forme attive di
partecipazione in applicazione della Convenzione europea nel corso della sua elaborazione.
A tal proposito, la pubblicazione del bando per il Premio del paesaggio promosso dal Consiglio d’Europa nell’ambito dell’attuazione della Convenzione, è stata l’occasione per presentare, con la candidatura della Regione Puglia, i primi risultati delle attività dei laboratori
nell’ambito del processo di elaborazione del nuovo PPTR (nota 2). (fig. 5)
2 Il dossier di candidatura è
stato predisposto da: Francesco
Baratti, Valentina D’Andrea,
Loredana Magurano e Cinzia
Tarantino.
In Puglia le aree campione interessate alla sperimentazione del progetto mappe di comunità sono il Salento ( nota 3), nell’ambito di alcuni ecomusei del SESA e la Capitanata, con
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Fig. 5 – La tavola di insieme della
proposta presentata per il premio
del paesaggio
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il costituendo Ecomuseo della valle del Carapelle (nota 4). (fig. 6)
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Le Mappe di Comunità - F. Baratti
Fig. 6 - Quadro riepilogativo
dei laboratori ecomuseali interessati dal progetto sperimentale.
3 I laboratori coinvolti sono
quelli dell’ecomuseo dei paesaggi di pietra di Acquarica di
Lecce (fraz. di Vernole), del
centro di educazione ambientale di Montesardo (fraz. di Alessano), dell’ecomuseo urbano di
Botrugno, del museo diffuso di
Cavallino, dell’ecomuseo delle
serre salentine di Neviano e del
museo diffuso di San Vito dei
Normanni.
4 I laboratori coinvolti sono
quelli dell’ecomuseo della valle
del Carapelle con le sei antenne culturali di Ascoli Satriano,
Carapelle, Ordona, Ortanova,
Stornara e Stornarella.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Le modalità operative di costruzione della mappa si basano sulla sperimentazione di metodologie diverse di ascolto, di selezione/decisione sugli elementi e sui valori e di rappresentazione formale delle mappe da realizzare.
Ogni laboratorio privilegia i metodi di indagine e di realizzazione che ritiene più adatti alla
propria realtà e capacità, decidendo di dare avvio alla propria attività con la predisposizione di alcune domande significative (Cosa rende speciale e diverso dagli altri questo luogo?
Quali sono le cose che hanno maggiore significato per noi? Cosa è importante di questo
paesaggio? Che cosa mi mancherebbe se non ci fosse più? Cosa vogliamo farne di questo
patrimonio? Cosa e come vogliamo preservare? O migliorare? O trasformare?) da sottoporre alla comunità locale di appartenenza sotto forma di questionario/inchiesta distribuito
anche con l’aiuto delle scuole.
Il processo di costruzione della mappa di comunità permetterà a tutti coloro che si saranno
avvicinati, anche solo per osservare e ascoltare, di scoprire l’esistenza di alcuni differenti
punti di vista da cui guardare un ambiente che veniva considerato familiare e che si riteneva
già ampiamente conosciuto.
Infatti le esperienze già condotte e tuttora in fase di potenziamento, relative ai laboratori
di Acquarica, Botrugno e Neviano hanno fornito utili indicazioni nella costruzione dell’atlante del patrimonio materiale e immateriale delle singole comunità, capace di rinsaldare
l’identità e il senso di appartenenza al proprio territorio da parte dei cittadini. Le mappe
sono state realizzate con la partecipazione di associazioni civiche, tecnici comunali, politici
e singoli cittadini anche di comuni limitrofi. La realizzazione grafica è invece frutto dell’ottimo lavoro di artisti locali che hanno partecipato con entusiasmo all’iniziativa. Alcune
delle mappe sono state pubblicate e presentate in occasione della Conferenza d’Area del
PPTR di Acaya e sono state inserite nei rispettivi Quaderni degli ecomusei e distribuite a
tutti le famiglie dei Comuni interessati. (figg. 7, 8 e 9)
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Le Mappe di Comunità - F. Baratti
Fig. 7 8 e 9 – I Quaderni e le Mappe di comunità del paesaggio presentate alla 1^ Conferenza d’Area
presso il Castello di Acaya.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
I risultati ottenuti dall’elaborazione delle mappe consentiranno di avviare la seconda fase
di costruzione pubblica del paesaggio. Questa fase prevede la individuazione di itinerari di
visita tematici su cui promuovere i paesaggi ospitali per ciascun ecomuseo; veri e propri
Consigli dell’ecomuseo dove saranno presentati metodi e tecniche per una trasformazione
compatibile del paesaggio sulla base di approfondimenti dei principali temi individuati
nelle mappe.
Si potrà così giungere all’approvazione nei rispettivi Consigli comunali dello Statuto del
paesaggio locale quale strumento per la sperimentazione di “buone pratiche” che potranno
essere inserite nell’attuazione del nuovo PPTR di Puglia.
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9.3 Paesaggio, sviluppo e partecipazione: il Piano per il Parco Nazionale
dell’Alta Murgia
di Giovanni Cafiero
Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Il Piano per il Parco Nazionale dell’Alta Murgia - G. Cafiero
Con la scelta del gruppo di lavoro incaricato dall’Ente Parco, nel settembre 2008 ha preso
avvio il processo per la definizione del Piano e del Regolamento del Parco Nazionale dell’Alta
Murgia; un processo che si preannunciava difficile, in considerazione delle resistenze locali
incontrate nell’istituzione del Parco Nazionale.
Nel corso del mese di ottobre si è svolto il primo ciclo di incontri di “ascolto del territorio”. Il
giorno del primo incontro di presentazione dell’impostazione tecnico-scientifica del gruppo
di lavoro ai Comuni del Parco si svolgevano contestualmente manifestazioni di protesta di
agricoltori contro il divieto di bruciatura delle stoppie e veniva presentata presso il Comune
di Altamura un’istanza di esclusione dal perimetro di tutte le superfici agricole utilizzate; già
al momento dell’istituzione, il perimetro era stato ridotto in maniera significativa rispetto
alla proposta originaria, limitando il Parco sostanzialmente alle aree agricole e seminaturali
ed escludendo i centri abitati e le aree economicamente più sviluppate.
Come coordinatore scientifico del gruppo di lavoro, consapevole che molti parchi sono
spesso, tanto più nelle aree del Mezzogiorno, prima ancora che scrigni di risorse naturali
e culturali, aree marginali in ritardo di sviluppo, ho cercato subito di provare a leggere gli
avvenimenti e il territorio del Parco anche in questa chiave. Mi fa piacere pensare che la
proposta metodologica da noi formulata sia stata scelta anche perché fortemente orientata
alla integrazione tra conservazione e sviluppo e attenta ai temi della sostenibilità sociale.
Paesaggio e partecipazione sono due aspetti centrali della proposta del processo di
pianificazione delineato, che costituisce anche una piattaforma, un possibile punto di
appoggio, per stimolare e coagulare le energie e le potenzialità del territorio. Intorno a
questi temi sono organizzati i contenuti dei due manifesti del Parco esposti durante le
conferenze d’Area del Piano Paesaggistico della Regione Puglia. I pannelli illustrano il
processo partecipativo, delineano i temi dell’Agenda Strategica del Piano, evidenziano la
centralità del paesaggio nel progetto territoriale per l’Alta Murgia.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Il Paesaggio dell’Alta Murgia come risorsa strategica
In quanto insieme degli elementi che caratterizzano l’ambiente che ospita una comunità, il
paesaggio è risorsa collettiva e contribuisce a determinare la qualità percettiva e funzionale
degli spazi di vita e di lavoro.
Il paesaggio è risorsa collettiva anche in quanto garantisce la possibilità di uno scambio
e una comunicazione collettiva con altre comunità. Il paesaggio è, per questo, elemento
determinante dell’immagine che una collettività offre al suo esterno e ne testimonia il
grado di civiltà e la capacità di accoglienza. Rappresenta, in quanto tale, una risorsa da
valorizzare per lo sviluppo di interscambi economici: è l’elemento principale di attrazione
turistica, conferisce valore materiale (salubrità) e immateriale (capacità evocativa) ai prodotti
dell’agricoltura, è veicolo di promozione delle produzioni artigianali e manifatturiere e
delle opere di ingegno di una comunità.
Più di ogni altro mezzo di comunicazione, il paesaggio è, per eccellenza, il linguaggio diretto
del territorio.
Per questo, esplicitando anche l’aspetto propositivo ed ermeneutico del piano che siamo
chiamati ad elaborare, abbiamo ritenuto utile fissare le nostre percezioni di esperti
“estranei”, e, interpretando i molti stimoli che ci sono giunti nella prima fase del processo
partecipativo, esplicitarne la visione in una immagine strategica. Ecco quanto “ci ha detto”
l’Alta Murgia.
Io sono:
“Un paesaggio “arcaico”, ricco di fascino e di tesori nascosti.
Un ponte tra l’incanto della sospensione del tempo e il perseguimento di modelli di sviluppo
contemporanei come armonica evoluzione del millenario rapporto tra l’uomo e la natura.
Un “unicum” dove il pulsare operoso dei centri abitati si accompagna all’alacre silenzio dei suoi
pascoli e dei suoi campi e al ricamo dei secchi muri, che si dispiega infinito, tra stentate gemme,
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all’ombra di giganti di pietra, custodi di maestose masserie.” (nota 1)
Paesaggio e partecipazione
L’elemento della partecipazione per la tutela, la promozione e la gestione del paesaggio
costituisce un fattore chiave per il superamento di politiche sul paesaggio basate sul
meccanismo “comando e controllo” : apporre un vincolo, determinare, le prescrizioni
da rispettare, controllarne le applicazioni e reprimere gli eventuali abusi. Il tema della
partecipazione è così divenuto centrale nelle riflessioni sulle politiche territoriali e
costituisce uno degli impegni fondamentali della Convenzione Europea per il paesaggio.
La Convenzione prevede che vengano avviate “procedure di partecipazione del pubblico,
delle autorità locali e regionali e degli altri soggetti coinvolti nella definizione e nella
realizzazione delle politiche paesaggistiche”.
L’impronta partecipativa della Convenzione Europea, ormai largamente consolidata anche
nei nuovi paradigmi della pianificazione strategica, richiama la centralità dell’uomo come
cardine degli interventi di pianificazione e programmazione. In quanto risultante delle
interazione di uomo e natura, e quindi come elemento sensibile alle forme di utilizzo
economico e di gestione del territorio, le politiche del paesaggio non possono che riallacciarsi
ai problemi più vasti della programmazione economica e alla centralità dell’uomo. Solo con
la partecipazione e a partire dall’attaccamento alle proprie radici della Comunità Murgiana
si può pensare a un esito favorevole per il progetto di sviluppo territoriale che nasce intorno
all’idea del Parco Nazionale, pur nella difficile congiuntura economica che investe l’Italia, e
da molti anni rende incerte le prospettive dell’economia rurale nei paesi più sviluppati.
Come affermava Federico Caffé, “nei momenti di difficoltà, pur se non immuni da coloriture
di interessato allarmismo, la contabilità delle risorse e degli impieghi, le lamentazioni dei
piagnoni o delle Cassandre della vita politica non bastano. Occorre che il calcolo economico
non sia disgiunto dalla capacità di fornire ispirazione, di saper indicare traguardi ideali, di
essere in grado di alimentare una speranza anche se si richiedono sacrifici per concretarla”
( Federico Caffé – da Un’economia per uomini comuni).
Queste riflessioni sono alla base di un processo partecipativo pensato come ribaltamento
del sentire diffuso di un Parco nazionale “imposto dall’alto”, come riappropriazione del
parco come progetto della comunità locale, che ne può divenire protagonista informandolo
delle proprie strategie, della propria cultura e delle proprie tradizioni.
1 Da L’AGENDA DEI TEMI
- Documento di indirizzo
scaturito dalla prima fase
del processo partcipativo per
la redazione del Piano e del
Regolamento del Parco, a cura
di Giovanni Cafiero, gennaiofebbraio 2009.
Primo ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Il Piano per il Parco Nazionale dell’Alta Murgia - G. Cafiero
Questa immagine, che ripropone in chiave contemporanea l’identità storica dell’Alta
Murgia, speriamo possa essere di stimolo, insieme con l’orgoglio di rappresentare oggi una
tradizione antica, alle forze più dinamiche e lungimiranti presenti sul territorio e possa
esercitare nei visitatori, nei turisti e nella comunità internazionale il fascino attrattore che
questi territori meritano.
Box: La partecipazione e l’Officina del Piano
Il processo partecipativo è così schematizzabile:
Fase 1) Dai colloqui con il parco alla identificazione dei temi strategici
Una prima fase di incontri con i Comuni e gli attori locali ha lo scopo di informare i
soggetti interessati dell’avvio del processo di Piano e di ascoltare le istanze preliminari in
vista della formazione della Agenda dei Temi, propedeutica anche alla identificazione dei
Progetti Strategici.
La discussione sui temi emersi in questa prima fase della partecipazione conduce alla
formulazione di una Agenda strategica condivisa tra Parco e comunità locali dell’Alta
Murgia.
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
Il Comune di Ruvo di Puglia ha messo a disposizione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia
uno spazio per ospitare l’Officina del Piano, luogo di riferimento per le amministrazioni e
le comunità locali dove poter rappresentare le proprie istanze e partecipare alla formazione
del piano.
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Primo Ciclo Conferenze d’Area del PPTR
I Progetti Pilota del PPTR - Il Piano per il Parco Nazionale dell’Alta Murgia - G. Cafiero
Fase 2) Dall’Agenda strategica alla formazione di una proposta di Piano e
Regolamento
L’Agenda è lo snodo per l’organizzazione di una serie di seminari partecipativi tematici
sui temi di approfondimento scelti per il Parco.
In questa fase di partecipazione sono individuati casi studio e soggetti pilota: situazioni
e soggetti specifici che saranno protagonisti di analisi approfondite: un caso esemplare
potrebbe essere la scelta di alcune aziende agricole e zootecniche del Parco sulle quali
simulare, insieme con gli imprenditori agricoli o rappresentanti del settore, gli effetti e le
prospettive connessi al Piano e alle sue normative.
Fase 3) Il Piano e il regolamento: una messa a punto partecipata
Quando il progetto di piano sarà composto in una versione preliminare di lavoro, gli attori
del processo partecipativo potranno formulare osservazioni informali.
Anche in questa fase una specifica attenzione e specifici incontri saranno dedicati ai
Comuni del Parco. Un momento pubblico, a cavallo tra attività di comunicazione e attività
di partecipazione potrà essere effettuato dopo la consegna della bozza completa del Piano
e del Regolamento. In tale occasione saranno illustrati gli aspetti generali e le strategie
progettuali del Piano.
Seguirà l’organizzazione di seminari di messa a punto del Piano e del Regolamento
Quaderni del Paesaggio - 3/2009
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