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nella Chiesa e nel mondo
ANNO XXX N.1/2 - 2012 - € 5
www.30giorni.it
MENSILE SPED. ABB. POST. 45% D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1,
COMMA 1 DCB - ROMA. In caso di mancato recapito rinviare a Ufficio Poste Roma
Romanina per la restituzione al mittente previo addebito. ISSN 0390-4539
IL VESCOVO E L’ELEMOSINA DELLA PREGHIERA
Testimonianza del cardinale Roger Etchegaray
Diretto da Giulio Andreotti
CONCISTORO
Possiamo attendere
con fiducia la grazia di Dio
Intervista con il neocardinale John Tong Hon,
vescovo di Hong Kong
N.
1/2
ANNO
Sommario
2012
anno XXX
In copertina:
il vescovo di Hong Kong, John Tong Hon,
riceve la berretta cardinalizia da papa Benedetto XVI
nell’ultimo concistoro, il 18 febbraio 2012
«Gesù ci darà la forza.
Non voi, ma Lui in voi»
L’omelia del cardinale
Jorge Mario Bergoglio nella
Basilica di San Lorenzo
fuori le Mura,
a Roma, il 18 febbraio
EDITORIALE
L’incontro come Grazia
— Un brano di don Luigi Giussani
4
COPERTINA
pag. 89
CINA
Gratitudine, pazienza, attesa.
Tre parole per la Chiesa in Cina
3OGIORNI
nella Chiesa e nel mondo
intervista con il cardinale John Tong Hon — di G. Valente
46
Chi è il nuovo cardinale cinese
51
— di G. Valente
Direttore Giulio Andreotti
IN QUESTO NUMERO
DIREZIONE E REDAZIONE
Via Vincenzo Manzini, 45
00173 Roma - Italia
Tel. +39 06 72.64.041
Fax +39 06 72.63.33.95
Internet:www.30giorni.it
E-mail: [email protected]
Vicedirettori
Roberto Rotondo - [email protected]
Giovanni Cubeddu - [email protected]
Redazione
Alessandra Francioni - [email protected]
Davide Malacaria - [email protected]
Paolo Mattei - [email protected]
Massimo Quattrucci - [email protected]
Gianni Valente - [email protected]
Grafica
Marco Pigliapoco - [email protected]
Vincenzo Scicolone - [email protected]
Marco Viola - [email protected]
Ricerca iconografica
Paolo Galosi - [email protected]
Collaboratori
Pierluca Azzaro, Françoise-Marie Babinet,
Pina Baglioni, Marie-Ange Beaugrand, Maurizio Benzi,
Lorenzo Bianchi, Lorenzo Biondi, Massimo Borghesi,
Lucio Brunelli, Rodolfo Caporale, Lorenzo Cappelletti,
Gianni Cardinale, Stefania Falasca, Giuseppe Frangi,
Silvia Kritzenberger, Walter Montini, Jane Nogara,
Stefano M. Paci, Felix Palacios, Tommaso Ricci,
Giovanni Ricciardi
Ha inoltre collaborato a questo numero:
il cardinale Roger Etchegaray
Segreteria
[email protected]
Ufficio legale
Davide Ramazzotti - [email protected]
3OGIORNI nella Chiesa e nel mondo
è una pubblicazione mensile registrata
presso il Tribunale di Roma in data 11/11/93, n. 501.
La testata beneficia di contributi statali diretti
di cui legge 7 agosto 1990, n. 250
Società editrice
Trenta Giorni soc. coop. a r. l.
Sede legale: Via V. Manzini, 45 - 00173 Roma
Consiglio di amministrazione
Giampaolo Frezza (presidente)
Massimo Quattrucci (vice presidente)
Giovanni Cubeddu, Paolo Mattei,
Roberto Rotondo, Michele Sancioni,
Gianni Valente
CHIESA
Direttore responsabile
Roberto Rotondo
intervista con il cardinale Prosper Grech — di P. Mattei
Stampa
Arti Grafiche La Moderna
Via di Tor Cervara, 171 - Roma
Distribuzione in libreria
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Padova tel. 0498930922
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Roma tel. 0666166173
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art.1, comma 2 - DCB - Roma
Questo numero è stato chiuso
in redazione il 29 febbraio 2012
È la preghiera la chiave di volta della vita cristiana
54
CONCISTORO
È Cristo stesso che edifica la Chiesa
— l’allocuzione pronunciata da papa Benedetto XVI
sabato 18 febbraio 2012
62
Come cambia il Sacro Collegio — di G. Cardinale
64
TESTIMONIANZE
Il vescovo e l’elemosina della preghiera
— del cardinale Roger Etchegaray
80
OMELIE
«Gesù ci darà la forza. Non voi, ma Lui in voi»
— del cardinale Jorge Mario Bergoglio
89
«Quando il Figlio dell’uomo ritornerà,
troverà ancora la fede sulla terra?» (Lc 18, 8)
94
— di don Giacomo Tantardini
Finito di stampare nel mese di marzo 2012
RUBRICHE
CREDITI FOTOGRAFICI: Paolo Galosi: Copertina; Bruno Brunelli: pp.4,26; Getty images: pp.16-17,49,51;
Corbis: pp.17,23,28,87; Archivio ETS: pp.20,21,32,34,37; Lessing/Contrasto: p.31;
Associated Press/LaPresse: pp.46,71,87; Per gentile concessione di padre Fernando Domingues,
rettore del Pontificio Collegio Urbano De Propaganda Fide: p.48; Reuters/Contrasto: p.50; Per gentile
concessione del cardinale Prosper Grech: pp.54-59; Osservatore Romano: pp.62-63,65,66,68,70,71;
Romano Siciliani: pp.63,65,66,69,70,71; Flavio Ianniello/Agenzia Aldo Liverani S A S: p.67;
Per gentile concessione del cardinale Roger Etchegaray: pp.80,81,83,84,85,86;
Massimo Quattrucci: pp.91,92; Stiftung Pro Kloster St. Johann in Müstair: p.95.
LETTERE DA TUTTO IL MONDO
16
LETTURA SPIRITUALE
24
30GIORNI IN BREVE
74
3OGIORNI - 1/2 - 2012
3
Editoriale
Come editoriale di questo numero pubblichiamo un brano di don Luigi Giussani.
Il brano è tratto da Appunti di metodo cristiano, libro edito a Milano
da Gioventù studentesca nel settembre 1964, con il nihil obstat di monsignor
Carlo Figini e l’imprimatur della Curia ambrosiana, e dedicato a Paolo VI
con queste parole: «Al Papa dell’Ecclesiam Suam come espressione
del meditato e fedele tentativo dei suoi studenti di Milano»
Giulio Andreotti
L’incontro
come Grazia
4
3OGIORNI - 1/2 - 2012
In queste pagine, alcuni affreschi
della Basilica di Sant’Angelo in Formis,
Capua (Caserta);
sotto, Gesù e Zaccheo
«Che cosa è l’uomo mortale, perché Tu ti
ricordi di lui, il figlio di Adamo, perché Tu te
ne prenda cura?» (Sal 8, 5).
«Mosè disse a Dio: Ma chi sono io?» (Es 3, 11).
«E io dissi: Ah, Signore Jahvè, vedi non sono
neppure capace di parlare; io non sono che un
ragazzo!» (Ger 1, 6).
«Signore..., io non sono degno che tu entri
in casa mia...» (Lc 7, 6).
È la coscienza della gratuità assoluta degli
interventi di Dio nella storia ch’è il valore più
puro e obiettivo della vita cristiana. Perché
non esiste verità più grande e dolce ed esaltante: gli incontri, che Egli ha creati per far parte
del Suo regno gli uomini – noi! – sono dono
altamente puro, che la nostra natura non
avrebbe neanche potuto immaginare, prevedere: dono puro al di sopra di ogni capacità
della nostra vita, «Grazia».
Gesù Cristo nel suo Corpo Mistico riassume tutto questo regno della «Grazia»,
della soprannaturale bontà della potenza
di Dio. Come fu Grazia per gli ebrei di duemila anni fa l’esistenza fra loro di Gesù di
Nazareth e l’incontrarLo per la strada, è la
stessa Grazia per gli uomini di oggi l’esistenza della Chiesa nel mondo e l’incontrarLa nella loro società.
3OGIORNI - 1/2 - 2012
5
Editoriale
E non solo il fatto dell’incontro, ma anche la capacità di intenderne il richiamo è dono di Grazia:
«... Tu sei beato, Simone figlio di Giona, perché né la carne
né il sangue te l’han rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli»
(Mt 16,17).
«... In quel tempo disse Gesù: “Io ti rendo lode o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai dotti e
ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così ti è
piaciuto. Ogni cosa mi è stata data dal Padre mio, e nessuno conosce perfettamente il Figlio tranne il Padre; e nessuno conosce
perfettamente il Padre tranne il Figlio e colui al quale il Figlio
avrà voluto rivelarlo...”» (Mt 11, 25-27). «... Egli rispose loro: Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli: a essi invece non è dato...» (Mt 13, 11).
E la stessa capacità di verificare questo richiamo, di riconoscere
il valore è dono di Grazia. «... E io pregherò il Padre ed Egli vi darà
un altro Paraclito perché rimanga in eterno con voi, lo Spirito cioè
di verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede né lo
conosce; ma voi lo conoscerete, perché dimorerà in voi e sarà in
voi...» (Gv 14, 16-17).
«... Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà in mio
nome, Egli vi insegnerà ogni cosa e vi suggerirà tutto ciò che io vi
ho detto...» (Gv 14, 26).
«... Io ho manifestato il Tuo nome agli uomini che mi hai dato
nel mondo; erano tuoi e Tu me li hai dati ed essi hanno conservata
la Tua parola. Ora riconoscono che tutto quanto Tu mi hai dato
viene da Te...» (Gv 17, 6-7).
«... Lo Spirito stesso attesta allo spirito nostro che siamo figli di
Dio» (Rm 8, 16).
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
Gesù e la samaritana
3OGIORNI - 1/2 - 2012
7
Editoriale
Gesù e l’adultera
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
E la capacità di aderire e di realizzare la proposta cristiana è dono di Grazia: «... Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto Egli lo recide e ogni tralcio
che porta frutto lo rimonda, perché ne produca anche più. Voi siete già mondati dalla parola che vi ho annunziata. Restate in me e
io resterò in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé medesimo, se non rimane nella vite, così neppure voi se non rimanete in me. Io sono la vite, e voi i tralci. Colui che rimane in me e io
in lui porta abbondanti frutti, perché, senza di me, non potete far
nulla» (Gv 15, 1-5).
«... Così parlò Gesù. Poi elevati gli occhi al cielo disse: “Padre,
l’ora è venuta: glorifica il Tuo figliolo affinché il Tuo figliolo glorifichi Te; come Tu gli hai dato ogni potere sopra ogni carne, affinché dia la vita eterna a tutti coloro che Tu gli hai dato. E la vita eterna è questa, che conoscano Te solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo”» (Gv 17, 1-3).
«... Io ho fatto loro conoscere il Tuo nome e lo farò conoscere
affinché l’amore con cui mi hai amato sia in essi e io in loro»
(Gv 17, 26).
Perché la mente e il cuore dell’uomo non sono mai adeguati ai
passi che Dio fa verso di lui: la stessa soprannaturale bontà che fa
assumere al mistero di Dio «forma di servo e figura d’uomo» (san
Paolo) in Cristo e nella Chiesa, proporziona anche lo spirito e la
sensibilità dell’uomo a queste meraviglie, altrimenti esse rimarrebbero come luce per un cieco o parole per un sordo, come per i
nostri orecchi gli ultrasuoni, che sono come il silenzio.
Anche l’incontro, dunque, con quel brano di Chiesa che è la comunità cristiana dell’ambiente in cui ci si trova è «Grazia», è un
dono della potenza di Dio. E occorre la Grazia anche per intendere il richiamo di coloro che ne fanno parte e di chi guida, e per impegnarsi a verificare questo loro richiamo e per aderire ed essere
fedeli alla loro proposta.
3OGIORNI - 1/2 - 2012
9
Editoriale
A questo punto possiamo capire quale sia l’espressione di una vera disponibilità e impegno di
fronte al richiamo cristiano: è l’atteggiamento di domanda, di preghiera. La norma dell’incontro cristiano rende immediatamente consapevole l’uomo sincero della sproporzione fra le sue forze e i termini
stessi della proposta, consapevole della eccezionalità del problema posto da un simile messaggio. Il
senso della propria originale dipendenza, che è l’aspetto più elementare della religiosità naturale, dispone perciò l’animo semplice a riconoscere che tutta l’iniziativa può essere del mistero di Dio, e l’atteggiamento ultimo da assumere è quello umile di chi
chiede di vedere, di capire, e di aderire. È talmente
fondamentale questo atteggiamento di preghiera
che esso è proprio tanto ai credenti che a chi ancora
non crede, tanto a Pietro che esclama: «Credo, Signore, ma aumenta la mia fede», quanto all’Innominato che grida: «Dio, se ci sei, rivelati a me».
Una disponibilità e un impegno col fatto cristiano che non si traducano in domanda, in «preghiera», non sono sufficientemente veri perché non badano con intelligente lealtà a ciò che significa la
proposta che si è chiamati a verificare: «Viene l’ora
che chiunque vi uccide crederà di rendere culto a
Dio. E faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me» (Gv 16, 2-3).
L’ultima cena
10
3OGIORNI - 1/2 - 2012
3OGIORNI - 1/2 - 2012
11
Editoriale
12
3OGIORNI - 1/2 - 2012
Questo della domanda e della preghiera è il
punto in cui la coscienza dell’uomo inizia la sua
partecipazione al mistero di Colui che lo crea. E il
nostro spirito sente quindi le vertigini di questo
Mistero che tutto, assolutamente tutto fa, quando
riflette che anche questa iniziale attività di domanda e di preghiera è resa possibile solo da un
dono del Creatore: «Nessuno può dire: Signore
Gesù, se non nello Spirito Santo» (1Cor 12, 3).
«Lo Spirito Santo sostiene la nostra debolezza
perché noi non sappiamo né cosa si ha da chiedere nella preghiera, né come convenga chiederlo;
ma lo Spirito in persona intercede per noi con gemiti inesprimibili» (Rm 8, 26).
La liturgia della Chiesa ci educa a guardare questa iniziativa ineffabilmente profonda di Dio su
di noi quando ci fa dire: «I nostri voti, Signore,
che tu prevenendoci ci ispiri, degnati poi di accompagnarli con il tuo aiuto».
Anche l’incontro e l’impegno con la più umile
comunità cristiana d’ambiente, fatta da solita
gente, non si liberano da una impurità che altera
giudizi e rapporti, se non sono accolti in quella
disponibilità umile e attiva – vigile – del cuore,
che è genuino, anche se embrionale, vago e confuso, impeto di preghiera.
La lavanda dei piedi, particolare
3OGIORNI - 1/2 - 2012
13
L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
CIAD
SEMINARIO MAGGIORE SAINT LUC DI BAKARA
30Jours è uno strumento di formazione
fondamentale
N’Djamena, 23 ottobre 2011
Signor senatore,
mi chiamo Benjamin Y. Bamani. Sono studente del
terzo anno di Teologia nel seminario maggiore Saint
Luc di Bakara, nei pressi della capitale del Ciad,
N’Djamena. Ho scoperto la sua bella rivista 30Jours
quando sono entrato per l’anno di Propedeutica nel
seminario maggiore Saint Mbaga Tuzindé di Sarh (una
città del Ciad meridionale) grazie all’arcivescovo emerito di N’Djamena, monsignor Charles Vandame, che
è stato mio direttore spirituale durante tutti gli anni di
studio di Filosofia. Apprezzo molto la rivista, che leggo sempre con grande piacere. Infatti, non solo ha un
formato molto elegante che ne rende piacevole la lettura, ma ha anche un contenuto importante di grande
ricchezza e varietà dei temi trattati. Per me, è diventata uno strumento di formazione direi fondamentale,
nella misura in cui mi aiuta a essere aperto alla Chiesa
e al mondo, a comprendere gli avvenimenti della
Chiesa al di fuori dell’Africa, in particolare in Medio
Oriente e in Cina, e a conoscere più da vicino personalità che fanno la vita di questa Chiesa.
Da quando ho scoperto la rivista, non ho più voluto
farne a meno. Così, entrato in Teologia, ho continuato a chiedere i vari numeri a monsignor Vandame che,
d’altronde, me li passava molto volentieri. Ma adesso
oltre settecento chilometri ci separano (lui, infatti, è
formatore nel seminario maggiore di Sarh e io sono
nel teologato di N’Djamena) e le difficoltà di comunicazione sono tali che la rivista mi arriva solo dopo
qualche mese. Per questo motivo, seguendo anche il
consiglio di monsignor Vandame, mi permetto di scriverle, per chiederle di inserirmi nella lista dei benefi16
3OGIORNI - 1/2 - 2012
Foto aerea del monte Tabor, in Israele, con la chiesa
della Trasfigurazione
ciari dell’abbonamento gratuito, non avendo la possibilità economica di acquistarla.
Nel caso non fosse possibile, le sarò grato per aver
partecipato alla mia formazione sacerdotale attraverso la rivista.
Con i miei migliori auguri per il nuovo anno, le
porgo, signor senatore, l’espressione dei miei cordiali saluti.
Benjamin Y. Bamani
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
COSTA D’AVORIO
ARCIDIOCESI DI GAGNOA
Le mie preghiere perché 30Jours viva
Gagnoa, 27 ottobre 2011
Signor direttore,
ho appena ricevuto il materiale sollecitato con la mia
lettera del 24 agosto 2011. Le esprimo la mia profonda gratitudine e quella di tutto il clero dell’arcidiocesi di Gagnoa.
Veduta del monte Tabor
Ringraziandola per la sua generosità, le assicuro,
signor direttore, le mie preghiere perché 30Jours viva. Possa il Signore continuare a ispirarla per il bene
della Chiesa.
monsignor Joseph Aké,
arcivescovo di Gagnoa
3OGIORNI - 1/2 - 2012
17
L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
CUBA
SANTUARIO VIRGEN DE LA CARIDAD DEL COBRE
La visita a Cuba
del nostro caro papa Benedetto XVI
Santa Clara, 17 novembre 2011
Stimato signor Andreotti,
mi rivolgo a lei con profonda umiltà e rispetto. Sono
un cubano che confida con tutto il cuore in nostro Signore Gesù Cristo ed è a partire dalla fede e dalla carità che la imploro in ginocchio, e non me ne vergogno, di inviarmi, se le è possibile, un libretto Quien
reza se salva e, se non è chiedere troppo, un cd di
canti gregoriani di cui ho avuto l’opportunità di ascoltare solo alcuni brani, e una volta soltanto, attraverso
Radio católica mundial. Penso sia una musica che ci
unisce e ci prepara con maggiore disponibilità interiore a pregare.
Le dico tutto questo perché faccio parte di un piccolo
gruppo di persone della chiesa del Buen Viaje, santuario
diocesano dedicato alla Vergine Maria con il titolo della
Virgen de la Caridad del Cobre. L’anno prossimo ci sarà
il giubileo per il ritrovamento della Sua immagine avvenuto quattrocento anni fa, e anche l’annunciata visita del
nostro caro papa Benedetto XVI. Dio permetta tutto
questo perché il popolo di Cuba ne ha molto bisogno e
ancor più la nostra santa madre Chiesa.
Siccome il santuario è unito al vescovado, ho avuto
per caso l’opportunità di vedere nel numero 6 del
2011 i riferimenti al libretto e al cd di musica gregoriana nelle numerose lettere di ringraziamento che ha ricevuto da diverse parti del mondo.
Se potesse esaudire la mia umile richiesta, userei lo
stesso metodo che ho seguito già altre volte, ad esempio quando ho ricevuto dal monastero di Santa Rita da
Cascia un prezioso rosario e, come ringraziamento, ho
inviato loro un dollaro. In seguito, mi hanno risposto
ringraziandomi per quello che avevo dato.
¬
18
3OGIORNI - 1/2 - 2012
Panoramica del lago di Tiberiade, in Galilea
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
3OGIORNI - 1/2 - 2012
19
L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
Non voglio disturbarla oltre. Le offro le mie preghiere. Se vi sarà possibile inviarmi quanto chiedo, le manderò una piccola somma. Se non sarà possibile, non
importa. Restiamo uniti in Cristo Gesù. Dio la aiuti
sempre e l’accompagni in questo lavoro così bello, e accompagni sempre i suoi collaboratori.
Nella pace di Gesù e Maria,
Gerardo Paz Vergara
CROAZIA
CLARISSE DEL MONASTERO DI SVETE KLARE
Affidiamo le vostre intenzioni
al cuore di Dio, soprattutto
per don Giacomo Tantardini
Požega, 30 novembre 2011
Gentile signor Giulio Andreotti,
siamo le clarisse di una piccola comunità di Požega, in
Croazia, e le scriviamo ancora una volta per esprimere la
nostra gratitudine per quanto lei fa per la Chiesa e per le
monache di clausura grazie alla rivista 30Days.
La ringraziamo moltissimo per non aver mai smesso
di inviarci la vostra stupenda rivista!
Grazie alla vostra bontà siamo messe al corrente degli
avvenimenti più importanti della Chiesa e in tal modo
possiamo sentirci davvero unite a tutto il mondo e pregare con più fervore.
Affidiamo le vostre intenzioni al cuore di Dio, soprattutto per don Giacomo Tantardini.
In questo anno giubilare di santa Chiara, chiediamo
con le nostre preghiere benedizioni abbondanti per lei e
per i suoi collaboratori.
Le auguriamo un santo Natale!
Grate,
le vostre clarisse
20
3OGIORNI - 1/2 - 2012
STATI UNITI
CARMELITANE DEL MONASTERO DI CRISTO REY
Tutto ci è utile perché lo portiamo
nella preghiera a Gesù Sacramento
San Francisco, California, 30 novembre 2011
Sia lodato Gesù Cristo!
Stimato signor direttore,
solo poche righe per salutarla e ringraziarla profondamente per l’invio al nostro monastero della rivista
30Giorni in inglese e, ultimamente, anche in spagnolo.
Dio la ricompensi!
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
litana scalza in questo monastero di Cristo
Re, anniversario che ho celebrato il 15 ottobre di quest’anno, solennità della nostra
santa madre Teresa di Gesù. Allego un’immaginetta ricordo di questo giorno.
Assicurandole il nostro ricordo davanti
al tabernacolo, la saluto affidandola ai
Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe.
la priora, madre Rosa María del Carmelo,
ocd
MADAGASCAR
MISSIONARI TRINITARI
Cento copie del piccolo libro
Qui prie sauve son âme
per catechisti e seminaristi
Tsiroanomandidy, 1° dicembre 2011
Carissimo senatore, tanti saluti da Tsiroanomandidy.
Sono un missionario trinitario spagnolo
e... italiano. Infatti ho vissuto anche diciotto anni in Italia. Prima, per sei anni,
come studente alla Gregoriana, dal
1960 al 1966 (in quegli anni si svolse,
dal ’62 al ’65, il Concilio Vaticano II).
Lago di Tiberiade
Poi, di nuovo a Roma, dal 1995 al
2007, come superiore generale dei
Trinitari.
Finalmente, sono ritornato alla missione di Tsiroanomandidy, qui in MadaIn tal modo, tutte noi ne possiamo trarre profitto gascar, dove avevo già lavorato per venti anni.
Sono un suo ammiratore per tutto quello che lei ha
perché alcune sanno meglio l’inglese, altre lo spagnolo.
Allo stesso tempo desidero complimentarmi con lei e fatto e fa a beneficio della Chiesa e dei valori cristiani.
Vorrei ringraziarla per l’invio della rivista 30Giorni.
con tutti i suoi collaboratori per la pubblicazione di quePoi, se possibile, vorrei chiedere cento copie del
sta rivista così cattolica che ci informa degli eventi più
importanti del mondo. Tutto ci è utile perché lo portia- piccolo libro Qui prie sauve son âme: quaranta per i
mo nella preghiera a Gesù Sacramento affinché Lui, al catechisti e sessanta per i seminaristi.
Credo che sarà molto utile per loro.
quale «ogni potere è stato dato in cielo e in terra», venga
Approfitto di questa letterina per augurarle lunghi
in aiuto con la sua misericordia a tante necessità della
anni di vita e un buon Natale.
Chiesa e dell’umanità.
Unito con voi nella preghiera per la Spagna e l’ItaAggiungo i nostri auguri di Natale per lei, la sua famiglia e i suoi collaboratori. E siccome lei è un’anima di pre- lia, che ne hanno bisogno,
ghiera, le chiedo di aiutarmi a rendere grazie a Dio per i
miei cinquant’anni di professione religiosa come carmepadre José Hernandez, osst
3OGIORNI - 1/2 - 2012
21
L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
BRASILE
ARCIDIOCESI DI CASCAVEL
30Giorni mi aiuterà nel mio compito
di formatore
Cascavel, Paraná, 1° dicembre 2011
MOZAMBICO
MISSIONARI DELLA CONSOLATA
30Dias: amore per la Chiesa
e per il Papa
Cuamba,1° dicembre 2011
Ho accettato di assumere il compito di padre spirituale in
un seminario interdiocesano nel sud del Brasile. Anni fa
mi arrivava la vostra rivista che mi aggiornava sulla Chiesa. Accettando questo lavoro, mi permetto umilmente di
chiedervi se fosse possibile ottenere di nuovo, come missionario, la preziosa rivista 30Giorni che mi aiuterà nel
mio compito di formatore. Sperando, prego per voi.
Grazie mille,
Signor senatore Andreotti,
mi permetto di dirle che sarebbe una gioia poter beneficiare dell’offerta gratuita della rivista 30Dias in portoghese, che qui è la lingua ufficiale; così potrei darla
da leggere anche ad altre persone.
Siamo una comunità di quattro missionari della
Consolata in questa missione di Cuamba-Mitucué,
nella vasta diocesi di Lichinga (centotrentamila chilometri quadrati).
Distiamo duemila chilometri dalla capitale Maputo
e settecento chilometri dal mare. Assistiamo centosessantacinque comunità, aiutati dagli animatori.
In altri Paesi in cui ho lavorato, inviato dai superiori, ho familiarizzato con l’edizione italiana di 30Giorni, una delle migliori riviste che ho letto.
Signor senatore Andreotti, da molti anni seguo la
sua brillante carriera politica e oggi non desidero offendere la sua modestia, ma lasci che le dica che c’è
tanta gente felice di vederla e di leggerla e che lei “sia
con noi” nella rivista, vivo, entusiasta, pieno di esperienza, comunicativo, con una gioventù “che non tramonta mai”.
30Dias è una rivista aggiornata, brillante, di elevata qualità estetica, che punta all’essenziale, con articoli
scelti bene, idee chiare, lettura scorrevole e piacevole,
amore per la Chiesa, per il Papa, memorie preziose.
Una rivista di valori…
Voglia accettare la mia stima con i migliori auguri di
un santo Natale!
Con grande riconoscenza, suo,
Gentile signor Andreotti e collaboratori,
la pace e la grazia di Gesù Bambino siano con voi!
Vi mandiamo il nostro sentito e caloroso grazie per l’invio della rivista 30Days. È un tesoro spirituale.
Vi siamo grate per gli stimoli e le informazioni che ne
riceviamo.
La madre badessa e la comunità si uniscono nell’augurarvi un santo e felice Natale.
Sarete ricordati in modo particolare la notte di Natale,
quando veglieremo davanti al Santissimo Sacramento.
Siate certi delle nostre preghiere per una riuscita sempre maggiore del vostro servizio per la diffusione della
buona novella del Vangelo in tutti gli angoli della terra.
Nel festeggiare il Natale del nostro Signore, Re della
Pace, Dio vi benedica con abbondanza di gioie sempre
più numerose per i mesi a seguire. Possiate aver sempre
Lui vicino a custodirvi con il suo affettuoso amore e a
guidarvi per l’intero anno.
Buon Natale e un santo anno nuovo.
Con l’assicurazione delle nostre preghiere,
padre José Salgueiro da Costa
suor Jeanne Marie e comunità
padre G. Luiz Morgano
SRI LANKA
MONASTERO DELLE CLARISSE COLETTINE
30Days è un tesoro spirituale
Ragama, 3 dicembre 2011
continua a p. 28
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
Il villaggio di Sabastiya, in Samaria
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Lettura spirituale • Lettura spirituale • Lettu
Lettura spirituale/45
Incontro come Grazia
Introduzione
ubblichiamo il capitolo I e i canoni 1 e 5
del decreto sulla giustificazione del Concilio di Trento Cum hoc tempore, che si compone complessivamente di 16 capitoli dottrinali e di 33 canoni.
La sua stesura era iniziata nel giugno 1546,
durante la prima fase di quel Concilio iniziato nel dicembre precedente, e aveva dovuto
scontare, oltre alla difficoltà intrinseca di formulare un testo adeguato su una materia
controversa in seguito alle obiezioni dei
Riformatori, anche il difficilissimo momento che attraversavano i rapporti in Germania
fra i Riformati e l’imperatore Carlo V e, all’interno dello stesso campo cattolico, i rapporti
fra l’imperatore e il papa Paolo III.
Superate almeno temporaneamente entrambe le difficoltà, il testo fu approvato nella sessione solenne del 13 gennaio 1547 e,
una volta terminato il Concilio di Trento,
promulgato da papa Pio IV il 26 gennaio
1564 insieme a tutti gli altri decreti conciliari.
P
24
3OGIORNI - 1/2 - 2012
ura spirituale • Lettura spirituale • Lettura spirituale • Lettura
La storia non solo ci informa riguardo a
questo iter, ma anche sul fatto che si volle a
tutti i costi affrettare l’approvazione del decreto nel gennaio 1547 perché esso potesse
giungere in tempo per le imminenti predicazioni quaresimali. A beneficio delle anime, in altre parole. Si temeva infatti il
«danno che ne fussero per patire l’anime
de molti» (citato in H. Jedin, Storia del Concilio di Trento, vol. II, p. 358 nota 10), se fosse stata ritardata l’approvazione.
A commento (altro non voleva e non
vuole essere, in effetti) ripubblichiamo come editoriale di questo numero di 30Giorni quello che nel 1964 scriveva don Giussa-
ni, con parole semplici e piane tratte dalla
Sacra Scrittura e dalla vita.
L’incontro, «gli incontri che Egli ha creati
per far parte del Suo regno gli uomini sono
dono puro al di sopra di ogni capacità della
nostra vita, Grazia […]. Ma anche la capacità
di intenderne il richiamo è dono di Grazia
[…]. E la stessa capacità di verificare questo
richiamo, di riconoscere il valore è dono di
Grazia […]. E la capacità di aderire e di realizzare la proposta cristiana è dono di Grazia». Grazia di fronte alla quale non si può
stare che in «atteggiamento di domanda, di
preghiera […] anche questa resa possibile
solo da un dono del Creatore».
Gesù risorto e gli apostoli sul lago di Tiberiade, affresco della Basilica di Sant’Angelo in Formis, Capua (Caserta)
Lettura spirituale • Lettura spirituale • Lettu
L’Incredulità di Tommaso, affresco
della Basilica di Sant’Angelo in Formis,
Capua (Caserta)
Decreto del Concilio di Trento De Iustificatione
De naturae et legis ad iustificandos homines imbecillitate
Cap. I Primum declarat sancta Synodus, ad iustificationis doctrinam probe
et sincere intellegendam oportere, ut unusquisque agnoscat et fateatur, quod,
cum omnes homines in praevaricatione Adae innocentiam perdidissent (cfr.
Rm 5, 12; 1Cor 15, 22), «facti immundi» (Is 64, 5) et (ut Apostolus inquit)
«natura filii irae» (Ef 2, 3), quemadmodum in decreto de peccato originali exposuit, usque adeo servi erant peccati (cfr. Rm 6, 20) et sub potestate diaboli
ac mortis, ut non modo gentes per vim naturae (can. 1), sed ne Iudaei quidem
per ipsam etiam litteram Legis Moysi inde liberari aut surgere possent, tametsi in eis liberum arbitrium minime exstinctum (can. 5) esset, viribus licet attenuatum et inclinatum (Denzinger 1521).
Can. 1 «Si quis dixerit, hominem suis operibus, quae vel per humanae naturae vires, vel per Legis doctrinam fiant, absque divina per
Christum Iesum gratia posse iustificari coram Deo: anathema sit»
(Denzinger 1551).
Can. 5 «Si quis liberum hominis arbitrium post Adae peccatum amissum et exstinctum esse dixerit, aut rem esse de solo titulo, immo titulum
sine re, figmentum denique a satana invectum in Ecclesiam: anathema
sit» (Denzinger 1555).
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ura spirituale • Lettura spirituale • Lettura spirituale • Lettura
Decreto del Concilio di Trento sulla giustificazione
L’impotenza della natura e della legge a giustificare gli uomini
Cap. I Prima di tutto il santo Concilio dichiara che, per comprendere perfettamente e con esattezza la dottrina della giustificazione, è necessario che ciascuno riconosca e professi che, avendo tutti gli uomini perduta l’innocenza
per la trasgressione di Adamo (Rm 5, 12; 1Cor 15, 22), «divenuti immondi»
(Is 64, 5) e (come dice l’Apostolo) «per natura figli dell’ira» (Ef 2, 3), come è
esposto nel decreto sul peccato originale, erano a tal punto servi del peccato
(cfr. Rm 6, 20) e sotto il potere del diavolo e della morte, che non solo i Gentili
con le forze della natura, ma neppure i Giudei con l’osservanza letterale della
Legge di Mosè potevano esserne liberati e risollevarsi, sebbene negli uomini il
libero arbitrio non fosse affatto estinto, ma solo attenuato e deviato.
Can. 1 Se qualcuno afferma che l’uomo può essere giustificato davanti a
Dio per le sue opere, compiute con le forze della natura umana o grazie
all’insegnamento della Legge, senza la grazia divina che gli viene data
per mezzo di Gesù Cristo: sia anatema.
Can. 5 Se qualcuno afferma che il libero arbitrio dell’uomo dopo il peccato di Adamo è perduto ed estinto; o che esso è questione solo di nome,
anzi, nome senza contenuto, e perfino inganno introdotto nella Chiesa
da satana: sia anatema.
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
segue da p. 23
REPUBBLICA CENTRAFRICANA
MISSIONARI COMBONIANI
Attendiamo e leggiamo sempre
con interesse 30Giorni
Bangui, 3 dicembre 2011
Carissimo senatore Andreotti,
ricevo 30Giorni all’avvicinarsi del santo Natale mentre
sto inviando gli auguri ad amici e benefattori. Tra costo-
ro c’è anche lei con i suoi collaboratori di 30Giorni. È
davvero con sincera gratitudine che io e i miei confratelli, che attendiamo e leggiamo sempre con interesse la
sua rivista, le inviamo i nostri auguri di ringraziamento.
Grazie, signor senatore: Gesù le porti nel nuovo
anno tanti doni di vita e di pace.
Vorrei chiederle un grande favore. Potrebbe farci
dono di cinquanta piccoli libri Qui prie sauve son
âme? Finora sono rimasto un missionario “d’ufficio” a
Bangui, ma con il prossimo anno, a 75 anni, ritornerò
a fare il missionario nei villaggi di Boganagone e vorrei
impegnarmi molto nella formazione dei catechisti,
che ormai da parecchi mesi sono senza sacerdote. Sarebbe veramente un bel regalo e un bell’aiuto se potessi dare loro questo libretto. I villaggi sono ventiquattro,
ma facciamo venire anche un aiuto catechista.
Grazie e auguri di ogni bene.
padre Gianantonio Berti, mccj
Scorcio del villaggio di Betania, in Giudea
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o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
ROMANIA
BENEDETTINE DEL MONASTERO MATER UNITATIS
Vogliamo ringraziarvi di cuore
per la rivista che arriva puntualmente
e che ci è tanto gradita
Piatra Neamt, 3 dicembre 2011
Stimatissima redazione della rivista 30Giorni,
siamo le monache benedettine romene del monastero
Mater Unitatis di Piatra Neamt. Vogliamo ringraziarvi
di cuore per la rivista che arriva puntualmente e che ci
è tanto gradita. Essa ci tiene in contatto con il mondo
ecclesiale e con le altre realtà del nostro tempo. È un
aiuto reale e concreto nella nostra vita claustrale perché ci offre tanti motivi di rinnovare il nostro impegno
di preghiera per tutti i fratelli che lottano nel mondo o
soffrono per varie cause e motivi. È questo il nostro
apostolato e il nostro modo di stare
dentro il mondo anche se non siamo
del mondo, come dice Gesù.
Con i nostri migliori auguri di buon
proseguimento di Avvento e di buone
feste natalizie, vi affidiamo al Signore
nelle nostre preghiere e Gli chiediamo
di benedire il vostro lavoro.
le benedettine di Piatra Neamt
GABON
SUORE DI GESÙ BUON PASTORE
I giovani della scuola cattolica Sainte-Marie a Libreville, Gabon
mento di arricchimento per me, e anche per tutti
quelli della scuola: infatti faccio delle fotocopie e le do
ai professori e ad alcuni alunni. La rivista nutre la nostra fede come fanno tanti semi in un giardino. Grazie
per questo vostro dono. Grazie ad esso siamo uniti alla Chiesa universale e sappiamo come nutrire la nostra fede con articoli veramente profondi, alcuni dei
quali ci fanno riscoprire la vita dei pastori della Chiesa, come quello su san Carlo Borromeo. Che ricchezza! Grazie infinite!
Auguriamo fin d’ora buone feste di Natale,
30Jours nutre la nostra fede
suor Sonia, sibp
Libreville, 4 dicembre 2011
Libreville, 5 dicembre 2011
Signor direttore di 30Jours,
sono suor Sonia, della congregazione delle Suore di Gesù Buon Pastore,
presente a Libreville per la missione
pastorale. Sono brasiliana e lavoro
nella scuola cattolica di Sainte-Marie.
Per questo vi chiedo umilmente di
inviarci questa preziosa rivista. Come
non ringraziarvi? Sarebbe un peccato
grave. Ho ricevuto mercoledì scorso
il numero 7/8 del 2011. È un mo-
Grazie mille per la vostra infinita pazienza nel mandarci i libri di preghiera: qui li distribuisco agli alunni della
scuola Sainte-Marie, una scuola cattolica di Libreville,
come facevo con i catechisti di Lastourville. Tutto il
materiale per l’evangelizzazione è nelle mani del popolo di Dio per pregare ed essere più impegnati davanti al Signore.
Grazie infinite,
suor Sonia, sibp
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
COLOMBIA
CLARISSE DEL MONASTERO DI SANTA CLARA
Affidiamo alle vostre preghiere
le nuove vocazioni del nostro monastero
Jericó, 5 dicembre 2011
«In Cristo, posto in una mangiatoia,
troviamo la pienezza della gioia».
Stimato direttore,
riceva un fraterno saluto di Natale e il nostro sentito ringraziamento a lei e a quanti fanno sì che la rivista
30Días porti il suo messaggio nel mondo.
Con grande interesse leggiamo tutte le informazioni
e i profondi insegnamenti che ci offre quel che è contenuto nella rivista. È meraviglioso poter avere accesso a
tutti i temi che essa propone, è una cosa che ci arricchi-
sce spiritualmente e ci fa sentire più impegnate nella nostra missione attraverso la preghiera. Dio ricompensi
abbondantemente lei e i benefattori che così generosamente ci offrono l’abbonamento, che riceviamo puntualmente con grande gioia. Le chiediamo il favore, se
possibile, di inviarci dieci libretti Quien reza se salva. Le
comunichiamo l’arrivo di nuove vocazioni nel nostro
monastero e le affidiamo alle sue preghiere, perché siano molto fedeli nella risposta alla chiamata del Signore e
Lui nel suo disegno d’amore conceda la grazia della perseveranza finale.
La portiamo nella nostra preghiera e le auguriamo
molti successi in questo Natale e una pioggia di benedizioni durante il prossimo 2012.
Fraternamente,
la badessa suor María Regina, osc, e comunità
COSTA D’AVORIO
ARCIDIOCESI DI GAGNOA
Riconoscenza per il conforto
che mi ha dato la meditazione
«Le Fils ne peut rien faire de lui-même»
Gagnoa, 7 dicembre 2011
La saluto, signor direttore di 30Jours dans l’Èglise et
dans le monde. Ho ricevuto, dal nostro arcivescovo
monsignor Joseph Aké, la meditazione di Pasqua di don
Giacomo Tantardini, intitolata «Le Fils ne peut rien faire de lui-même». Dopo averla letta, mi sembra importante inviarle questa nota di riconoscenza per il conforto
che questa meditazione mi ha dato.
Ne ho tratto veramente una grande lezione d’umiltà.
Pur essendo Dio, il Figlio non si attribuisce le opere che
ha compiuto, ma le attribuisce al Padre. Così, possiamo
dire a nostra volta: non facciamo niente da soli, tranne
ciò che il Figlio compie in noi e attraverso di noi, per la
nostra salvezza, almeno per quanto concerne le buone
opere che siamo resi capaci di fare.
Un altro punto interessante è che siamo felici perché siamo amati. Più si è amati e più si è felici. Ho capito che è l’amore di Dio per noi che ci rende capaci di
compiere grandi opere per Lui. È una meditazione da
leggere e rileggere.
padre Alain K. Kouadio
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o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
La chiesa di Sichem in Samaria; a destra,
il pozzo della Samaritana, conservato nella cripta della chiesa
CUBA
Grazie
San Cristóbal, 7 dicembre 2011
Stimato direttore,
con la presente esprimo a lei e a tutta la redazione della
sua prestigiosa rivista i miei auguri per questo Natale e
per il nuovo anno.
Desidero anche ringraziarla per la rivista che ricevo
mensilmente e che costituisce l’unica relazione con il
mondo in cui viviamo. Grazie.
Rispettosamente, suo,
Gustavo del Rosario Fernández Carrillo
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
pore di amore grande verso chi è nel bisogno. Vi ringrazio infinitamente e auguro a tutti voi un buon Natale e felice anno nuovo.
Con riconoscenza,
suor Margherita Ravelli
ITALIA
COREA DEL SUD
SUORE SACRAMENTINE
DOMENICANE DI PERON
Ho ricevuto dalla Piccola Via l’importo
di 1.500 euro per le ragazze orfane
di Monkey Bay, in Malawi
Un grazie fatto di preghiere
Bergamo, 7 dicembre 2011
Gentile signor Andreotti,
le auguriamo un buon Natale e un anno colmo di benedizioni.
Grazie mille per l’invio della rivista 30Days. Ci è di
grande aiuto sia per avere notizie sulla Chiesa e sul mondo intero, sia per la nostra vita spirituale.
Carissimi amici della Piccola Via,
vi faccio sapere che in data 5 dicembre 2011 ho ricevuto l’importo di euro 1.500 per le ragazze orfane di
Monkey Bay, in Malawi. Questo vostro gesto ha sa-
Seoul, 14 dicembre 2011
Sito archeologico
a Sabastiya, in Samaria
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
Preghiamo per don Giacomo Tantardini, per il quale abbiamo celebrato anche l’Eucaristia. Gesù conceda
a lui ciò che è bene per tutti.
Vi ringraziamo in anticipo e cogliamo l’occasione
per inviarvi i nostri cari auguri di serene feste natalizie
in compagnia degli angeli che incontriamo quotidianamente sui nostri passi.
madre Ildefonsa, osb, e consorelle
VIET NAM
CARMELITANE DEL MONASTERO DI CHÂU SÔN
Portiamo nel silenzio le gioie
e le sofferenze della Chiesa
e del mondo intero
Buôn Ma Thuôt, 15 dicembre 2011
È davvero poca cosa dirle “grazie” a parole, ma
preghiamo per lei e per i suoi amici.
Il Dio Bambino vi benedica tutti.
le domenicane di Peron
ITALIA
BENEDETTINE DELL’ABBAZIA SAN GIOVANNI BATTISTA
Preghiamo per don Giacomo Tantardini,
per il quale abbiamo celebrato anche
l’Eucaristia
Signor direttore, caro fratello in Gesù Cristo,
innanzitutto salutiamo lei e i suoi collaboratori. Vi auguriamo un buon Natale, santo e di pace, e un felice
anno 2012.
Siamo la piccola comunità del Carmelo di Châu
Sôn di Buôn Ma Thuôt. Non potremmo abbonarci a
una rivista di così alta qualità… ma lei ce la invia gratuitamente. Siamo molto colpite dalla sua generosità. La
ringraziamo infinitamente perché pensa a noi contemplative che vogliamo portare nel silenzio l’amore, le
gioie e le sofferenze della Chiesa e del mondo intero.
Il Bambino Gesù la colmi di saggezza e di amore.
Ringrazio vivamente a nome della piccola comunità,
Roma, 15 dicembre 2011
suor Marie-Fatima, oc
Gentilissimi,
sono qui per chiedere di nuovo il piccolo libro di preghiere Chi prega si salva in inglese.
I libri che ci avete spedito sono andati “a ruba”, nel
senso che sono stati graditissimi, tanto che ne sono state richieste altre copie. Non vi chiediamo un numero
ben preciso di copie, ma quelle che potrete inviare saranno ben accette.
Queste copie le dovrò portare con me il 9 gennaio,
quando partirò per il Kenya, dove la nostra fondazione
va avanti anche se a rilento; comunque questa è un’opera nelle mani di Dio e della Regina degli Angeli cui abbiamo dedicato la nuova casa: con loro a capo, tutto andrà a gonfie vele. Noi lo crediamo!
BRASILE
MONASTERO BIZANTINO DEI FILHOS MISERICORDIOSOS
DA CRUZ
Preservando e condividendo
con semplicità la spiritualità bizantina
Votorantim, São Paulo,15 dicembre 2011
Stimato direttore,
30Dias è un dono di Dio per tutti noi e contribuisce
alla formazione dei nostri religiosi e religiose. Il no- ¬
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
stro istituto dei Figli misericordiosi della Croce si è costituito canonicamente come monastero eparchiale
con la benedizione del nostro arcivescovo greco-melchita cattolico per tutto il Brasile, sua eccellenza Farès D. Maakaroun (membro della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile), e in comunione con il
nostro Patriarcato greco-melchita cattolico a Damasco (Siria).
Le due comunità monastiche (maschile e femminile) fioriscono di vocazioni, preservando e condivi-
Gerico
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
dendo con semplicità la spiritualità bizantina di ampio respiro (Oriente-Occidente), ma con uno spirito
missionario, essendo inserite nelle varie aree di missione. Il nostro carisma non è un’imposizione proselitista ma un dono della Santissima Trinità nel cuore
della Chiesa Una, Santa e Apostolica.
Questa fondazione, soggetta a varie necessità,
cammina ancora nei “dolori del parto” ma con l’aiuto
del popolo di Dio resistiamo e persistiamo confidando nella pietra viva e capo che è Gesù. A Lui il potere
e la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Pregate per noi e per tutte le nostre vocazioni. Alla vostra redazione e ai cari lettori il nostro abbraccio
fraterno e preghiere.
Uniti nella Santissima Trinità,
il fondatore,
reverendo archimandrita Theodoro, fmc
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
FILIPPINE
BENEDETTINE DEL RE EUCARISTICO
MONASTERO OUR LADY MOTHER OF DIVINE PROVIDENCE
Preghiamo per don Giacomo,
per la sua miracolosa guarigione
Calapan City, 15 dicembre 2011
Gentile senatore Andreotti,
saluti nel Signore!
La vostra bella rivista 30Days è molto piacevole da
leggere perché, oltre agli ottimi articoli, anche le immagini illustrano in modo chiaro gli avvenimenti e aiutano a riflettere. Personalmente l’ho usata per una
mia lectio divina.
A nome della comunità, esprimo gratitudine per la
fedele costanza nell’inviarcela. Vorrei chiederle il favore,
se possibile, di inviarci il cd con i canti liturgici.
Anche i nostri giovani sono interessati. Per
me, e anche per altri, che imparano dal canto
della liturgia, è un ulteriore motivo di entusiasmo
per partecipare alla nostra vita monastica, non
solo per noi, ma anche per chi spesso viene a
pregare con noi.
Grazie mille in anticipo.
Con l’augurio di un Santo Natale, di un felice
anno nuovo e di buon San Valentino.
Con cuore grato,
suor Perpetua, osb
P.S. Preghiamo per don Giacomo, per la sua miracolosa guarigione. Offriamo la santa messa nella nostra
cappella.
Mi prendo la libertà di inviarle l’articolo allegato
alla presente sulla teologia dell’apostolato dei laici,
e la prego, se lo riterrà opportuno, di inserirlo nella
sua rivista di rinomata fama internazionale e così interessante. Lei conosce la grave crisi che attraversa
il Medio Oriente e in particolare la Siria. C’è urgenza di stimolare il pensiero, l’azione e la preghiera dei
cristiani d’Oriente e d’Occidente e della comunità
internazionale.
Un grande grazie in anticipo,
monsignor Joseph Arnaoutian,
vescovo armeno cattolico di Damasco
SIRIA
ESARCATO PATRIARCALE ARMENO CATTOLICO
Damasco, 14 gennaio 2012
Lei conosce la grave crisi
che attraversa
in particolare la Siria
Signor senatore Giulio Andreotti,
in occasione del suo felice novantatreesimo compleanno, le esprimo le mie sincere congratulazioni e i
miei cordiali auguri di lunga vita, felicità e fecondo
apostolato nella pubblicazione della sua così benefica rivista 30Giorni. Tanti auguri e grazie.
Damasco, 15 dicembre 2011
Signor Andreotti,
avvicinandoci al Natale auguro a lei e a tutta la redazione di 30Giorni buon Natale e felice anno 2012.
monsignor Joseph Arnaoutian,
vescovo armeno cattolico di Damasco
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
SIERRA LEONE
DIOCESI DI MAKENI
I seminaristi imparano i canti della Tradizione
Makeni, 18 dicembre 2011
SPAGNA
CARMELITANE SCALZE DEL MONASTERO DI SAN JOSÉ
La meditazione «El Hijo no puede
hacer nada por su cuenta» è splendida!
Getxo, 15 dicembre 2011
Stimato signor Andreotti,
grazie. Riceviamo la sua rivista e ci sentiamo parte di
una grande famiglia nel condividere tante interessanti
notizie con tanti fratelli e sorelle di tutto il mondo.
La meditazione «El Hijo no puede hacer nada por
su cuenta» è splendida!
Nell’ultimo numero di 30Días si parlava di un libretto e un cd di canti gregoriani: ce li potreste inviare?
Grazie per la sua generosità, conti sulle nostre preghiere per tutti. In modo speciale per don Giacomo
Tantardini.
Il Bambino che nacque a Betlemme le sorrida in questa Natività.
le carmelitane di Getxo
ARGENTINA
DIOCESI DI OBERÁ
Grazie da un vescovo
Oberá, 18 dicembre 2011
Stimato direttore,
con il mio cordiale saluto natalizio, ringrazio ancora una
volta per l’invio di 30Días, che mensilmente arriva nella
curia di questa nuova diocesi di Oberá, nella provincia
di Misiones, Argentina.
Con la mia benedizione pastorale,
monsignor Damián Santiago Bitar, vescovo di Oberá
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Gentile direttore,
la pace e la gioia di Gesù Bambino che nascerà per noi
siano con lei.
Non smetterò mai di ringraziarla per l’impareggiabile rivista 30Days, così ricca di spunti di riflessione, che
mi inviate regolarmente. Alcune settimane fa ho fatto
visita al nostro seminario, dove ho studiato anche io, a
Regent, Freetown, e ho fatto leggere ai seminaristi il
numero di 30Days che conteneva anche il libretto con il
cd The chants of Tradition. Particolarmente contenti
sono stati i ragazzi del coro che hanno cominciato a imparare i canti. Allego qui le foto di tre di loro mentre
provano i canti.
A nome loro, le invio per e-mail una lettera di ringraziamento nella quale chiedono di poter ricevere in futuro la rivista 30Days.
Dio benedica tutto il servizio che rendete all’umanità.
In Cristo,
don Henry Magbity
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
CINA
DIOCESI DI DATONG
I miei ringraziamenti per l’invio di 30Days
Datong, 20 dicembre 2011
I seminaristi della diocesi di Makeni, Sierra Leone
Gentile direttore Giulio Andreotti,
il Natale è alle porte e innanzitutto faccio le mie felicitazioni a lei e ai suoi amici della redazione di 30Days: Gesù Bambino doni a lei e ai suoi amici ricchezza di grazie,
e porti la sua pace e la sua gioia a voi tutti.
¬
Il deserto di Giuda
3OGIORNI - 1/2 - 2012
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
L’altopiano tra la valle del Giordano
e la pianura di Saron in Samaria
Porgo a lei e a tutti voi i miei ringraziamenti per l’invio di 30Days alla diocesi di Datong. 30Days è per noi
una rivista di grande importanza, poiché riporta moltissime notizie sulla Chiesa cattolica nel mondo e ne fa conoscere la storia. Tengo ancora una volta a dirvi: «Moltissime grazie!».
Buon Natale e felice anno nuovo!
Devotamente vostro,
don Paul Liu
CAMERUN
CISTERCENSI DI NOTRE DAME DE GRANDSELVE
Stiamo iniziando a cantare i canti
gregoriani durante la messa
M’Balmayo, 21 dicembre 2011
Signor direttore,
la ringraziamo vivamente per il cd di canti gregoriani.
Non cantiamo il gregoriano in comunità ma, per rispondere all’auspicio del Santo Padre e grazie al suo cd, stiamo iniziando gradualmente a cantarlo durante la messa.
La ringraziamo anche per la rivista 30Jours che riceviamo regolarmente e che ci tiene al corrente della
vita della nostra Chiesa. Leggendo la rivista impariamo molte cose.
Il Signore stesso la ricompensi per questa grande
generosità verso i vari monasteri sparsi nel mondo e
benedica lei e tutte le persone che in qualche modo
partecipano alla rivista.
Le auguriamo un anno di grazia 2012 nella pace
e nella gioia di Cristo e le assicuriamo la nostra preghiera.
suor René, ocso,
e le cistercensi di Notre Dame de Grandselve
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
FRANCIA
CLARISSE DEL MONASTERO DI SAINTE CLAIRE
Ringraziamo in unione di preghiera
Poligny, 21 dicembre 2011
Il monastero di Sainte Claire di Poligny, nel Jura, in Francia, apprezza la sua meravigliosa rivista. Tutte le suore la
ringraziano, gioiosamente in unione di preghiera.
le clarisse di Poligny
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
BRASILE
DIOCESI DI RUY BARBOSA
Grazie per l’invio regolare della rivista
Ruy Barbosa, Bahia, 28 dicembre 2011
Cari fratelli e care sorelle della rivista 30Dias na Igreja e
no mundo, molte grazie per l’invio regolare della rivista.
Esprimo i miei auguri di cuore. È nato a Betlemme
Gesù, il Salvatore.
La celebrazione del Natale del Signore rinnova la no-
stra speranza e ci impegna nei confronti dei poveri e dei
bisognosi, nella difesa e nella promozione della vita.
Accogliamo con gioia Colui che dà l’incoraggiamento della grazia e della vita nuova, cui tutti i cuori
anelano! Vogliamo esserne segno nelle nostre famiglie e comunità.
Un santo Natale e un anno nuovo pieno di benedizioni, anche per tutti quelli che vi sono affidati.
Un abbraccio fraterno, in Cristo sempre,
monsignor André De Witte,
vescovo di Ruy Barbosa
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
Gerusalemme vista dalla chiesa
del Dominus Flevit
REPUBBLICA DEMOCRATICA
DEL CONGO
JEUNESSE ÉTUDIANTE CATHOLIQUE
FRANCIA
BENEDETTINE DEL MONASTERO DI CRAON
30Jours allarga la nostra preghiera
a tutta la Chiesa
Craon, 6 gennaio 2012
Signor direttore,
il periodo degli auguri è un momento favorevole per
ringraziarla per l’invio regolare della sua rivista
30Jours con i vari supplementi. La riceviamo sempre con gioia perché allarga la nostra preghiera a tutta la Chiesa.
Per tutto questo, il Signore la benedica con i suoi collaboratori sotto lo sguardo della sua dolce Madre.
Per la madre priora,
suor Marie-Hélène, osb
Con la nostra preghiera per don Giacomo Tantardini.
Le chiediamo di inviarci
un gran numero
di Qui prie sauve son âme
Kinshasa, 6 gennaio 2012
Signor senatore,
riceva i migliori saluti dalla Jeunesse étudiante catholique della Repubblica Democratica del Congo (Jec RDC). Il nostro
movimento è membro affiliato dell’associazione internazionale Jeunesse étudiante catholique internationale (Jeci), riconosciuta come organizzazione internazionale cattolica dalla Santa Sede. Gli obiettivi
della Jec sono:
– stimolare i giovani a dedicarsi alla
preghiera, all’evangelizzazione e a dare
la propria testimonianza cristiana in
quanto cattolici;
– permettere ai giovani di prendere
la parola e di impegnarsi nel proprio
ambiente;
– essere testimoni di Cristo che dona
agli uomini la pace e la riconciliazione;
– animare l’ordine temporale con valori evangelici.
Evangelizzando e istruendo i giovani
(governanti) e i futuri leader, si pongono
le premesse per un vero sviluppo della nazione.
Senatore, se le scriviamo è per chiederle di inviarci
un gran numero di Qui prie sauve son âme. Li distribuiremo agli studenti membri del nostro movimento
per rafforzare la loro fede. Questa pubblicazione è un
aiuto per una buona confessione. Grazie.
Gesù Risorto la ricompensi con l’abbondanza della
sua luce, per continuare a fare del bene in un tale spirito di fede, speranza e amore.
padre Pierre Kasongo Ilunga
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o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
ITALIA
ANCELLE ADORATRICI DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
Particolarmente gradita
la meditazione sul Natale:
L’umanità di Cristo è la nostra felicità
Bologna, 6 gennaio 2012
Reverendo don Giacomo Tantardini,
siamo una piccola comunità claustrale, dedicata al-
l’adorazione eucaristica solenne perpetua per la
Chiesa, e in particolare per i sacerdoti.
Leggiamo con tanto piacere le sue meditazioni
che, di tanto in tanto, 30Giorni ci offre. Particolarmente gradita quella sul Natale, che lei fece a Fidenza il 20 dicembre 2006 e che ora è stata pubblicata.
Davvero L’umanità di Cristo è la nostra felicità. Davvero il “Natale è Paradiso”.
Ci permettiamo di aggiungere: davvero l’Eucaristia è Paradiso.
¬
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L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o
GERMANIA
TRAPPISTE DEL MONASTERO GETSEMANI
Ci sono piaciuti soprattutto gli articoli
sul vicino Oriente, sulla Cina e sull’Africa
Dannenfels, 10 gennaio 2012
Noi che passiamo tante ore del giorno e della notte davanti a quell’Ostia: Natale che continua, Pasqua
che continuamente si attualizza, veramente dobbiamo
dire che lì c’è il Paradiso, anche se per ora possiamo
incontrare Gesù solo nella fede, che però ci dà la certezza assoluta della Sua Presenza.
Grazie a voi, sacerdoti, che ci donate l’Eucaristia!
Unite a tutti i fratelli e sorelle di 30Giorni stiamo
pregando perchè Lei possa guarire presto e bene, sicure che al buon Dio “nulla è impossibile”.
Interponiamo l’intercessione della nostra madre
fondatrice Maria Costanza Zauli, della quale ci permettiamo di inviarle in omaggio due volumetti sperando che le giungano graditi.
Sempre in comunione in Cristo,
devotissime ancelle adoratrici
del Santissimo Sacramento
FRANCIA
ABBAZIA BENEDETTINA OLIVETANA
NOTRE-DAME SAINT-EUSTASE
Grazie per la bella meditazione
sul Natale di don Giacomo Tantardini
Eyres-Moncube, 7 gennaio 2012
Signor direttore,
grazie per l’invio della sua rivista 30Jours, bel riflesso
della vita della Chiesa che viene a raggiungerci nel nostro convento.
Grazie in particolare per la bella meditazione sul Natale di don Giacomo Tantardini. Mi piacerebbe far conoscere ad altri questo testo meraviglioso e proporlo alle persone che vengono all’abbazia. Posso chiederle di
inviarmene, se possibile, altre copie?
Con tutta la mia riconoscenza,
la priora, suor Françoise Marie
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Gentilissimo signor direttore,
all’inizio di questo nuovo anno, noi trappiste di Dannenfels, in Germania, desideriamo ancora una volta
ringraziarla per l’invio in omaggio della vostra rivista
30Giorni.
Nella nostra comunità viene letta con grande piacere, perché gli articoli affrontano una vasta gamma di
argomenti e illuminano aspetti molto interessanti dei
temi trattati. Ci sono piaciuti soprattutto gli articoli sul
vicino Oriente, sulla Cina e sull’Africa.
Abbiamo gradito in particolar modo i supplementi
speciali, pubblicati recentemente per Natale.
Per il nuovo anno, auguriamo a lei e a tutti i suoi
collaboratori le divine benedizioni per il vostro compito pieno di responsabilità.
Cordiali saluti,
la priora, suor Magdalena König, ocso
o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o • L e t t e re d a t u t t o i l m o n d o •
La strada percorsa da Gesù verso il Getsemani dopo l’Ultima cena, Gerusalemme
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Copertina  Cina
Gratitudine, pazienza, attesa.
Tre parole per la Chiesa in Cina
Intervista con il neocardinale John Tong Hon,
vescovo di Hong Kong
di Gianni Valente
l cardinale John Tong Hon si
presenta come una persona
semplice e sorridente. Predilige i toni pacati e uno stile low
profile. Tra i nuovi cardinali creati da Benedetto XVI nel Concistoro del 18 febbraio 2012, la sua vicenda biografica si distingue per
più di un motivo: giocatore di ba-
I
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sket, esperto del pensiero taoista
e confuciano, cristiano “di seconda generazione”. Ma d’ora in poi,
l’attuale vescovo di Hong Kong
sarà per tutti soprattutto il settimo
cardinale cinese nella storia della
Chiesa. Chiamato a offrire con
più intensità e autorevolezza il
suo contributo di consigli e valuta-
zioni equilibrate rispetto alla questione cruciale dei rapporti tra
Santa Sede, Chiesa di Cina e governo cinese.
Lei adesso è vescovo e
cardinale. Ma se si guarda la
sua biografia, si vede che i
suoi genitori non proveniva-
Nella pagina accanto, John Tong Hon, vescovo di Hong Kong;
sotto, Tong Hon durante la processione della Domenica delle Palme del 2010
davanti alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Hong Kong
no da famiglie cristiane. Nessuno dei suoi nonni era battezzato.
JOHN TONG HON: È così.
Fu mia madre la prima che ebbe
l’occasione di entrare in contatto
con la fede cattolica. Lei da ragazza frequentava le scuole superiori
tenute dalle suore canossiane, dove c’erano anche molte religiose
italiane. Una volta le era capitato
anche di incontrare il nunzio in
Cina, in visita alla sua scuola: le
suore avevano scelto proprio lei
per porgere un omaggio di fiori al
rappresentante del Papa. E lei era
rimasta molto fiera di questo.
Aveva anche iniziato a studiare
catechismo, ma senza ricevere
subito il battesimo, perché nella
sua famiglia non c’era mai stato
nessun cattolico. Si fece battezzare solo dopo la Seconda guerra
mondiale, quando io ero già nato
e avevo sei anni.
Erano anni tremendi,
quelli della sua infanzia.
Quando i giapponesi conquistarono Hong Kong, fuggimmo a
Macao. Poi io venni affidato alla
mia nonna paterna, che viveva in
un villaggio del Guangdong. Solo
alla fine della guerra potei ricongiungermi coi miei genitori a Canton. Erano gli anni della guerra civile. Comunisti e nazionalisti si
combattevano a nord. Mentre nelle province del sud arrivavano i rifugiati e i soldati feriti. I missionari
americani che erano a Canton accoglievano e aiutavano tutti quelli
che avevano bisogno, a qualunque
parte appartenessero. Anche io e
mia madre li aiutavamo a distribuire aiuti ai reduci e ai rifugiati.
Guardando la testimonianza del
mio parroco Bernard Meyer e dei
suoi confratelli missionari di
Maryknoll, cominciai a pensare
che anche io, da grande, sarei potuto diventare un sacerdote.
Le capitò di studiare a Roma proprio durante gli anni
del Concilio Vaticano II.
Il Concilio mi aiutò molto ad allargare lo sguardo. Fui ordinato ¬
3OGIORNI - 1/2 - 2012
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Copertina  Cina
prete quando il Concilio si era
chiuso da poche settimane. La
classe di diaconi della Pontificia
Università Urbaniana a cui appartenevo anch’io fu selezionata per
ricevere l’ordinazione sacerdotale
dalle mani di papa Paolo VI, il
giorno dell’Epifania del 1966.
Quasi mezzo secolo dopo,
all’ultimo Concistoro, è stato
lei a svolgere un intervento
davanti al Sacro Collegio per
spiegare la condizione della
Chiesa in Cina. Cosa ha detto
ai suoi colleghi cardinali?
Per descrivere la situazione in
Cina ho usato tre parole. La prima è wonderful, sorprendente. È
un fatto sorprendente che negli
ultimi decenni la Chiesa in Cina
sia cresciuta e continui a crescere,
anche se è sottoposta a tante
pressioni e restrizioni. Questo è
un dato oggettivo, si può riscontrare anche con dei numeri. Nel
1949 i cattolici in Cina erano 3
milioni, ora sono almeno 12 milioni. Nel 1980, dopo che era iniziata la riapertura voluta da Deng
Xiaoping, i sacerdoti erano
1.300. Ora sono 3.500. E poi ci
sono cinquemila suore, i due terzi
delle quali appartengono alle comunità registrate presso il governo. E anche 1.400 seminaristi, di
cui mille si stanno formando nei
seminari finanziati dal governo.
Ci sono dieci seminari maggiori
riconosciuti dal governo e sei
strutture simili legate alle comunità clandestine. Dal 1980 a oggi
sono stati ordinati tremila nuovi
preti, e hanno emesso i loro voti
4.500 suore. Il 90 per cento dei
preti ha un’età compresa tra i
venticinque e i cinquant’anni.
Quindi, tutto bene?
La seconda parola con cui ho
descritto la situazione della Chiesa in Cina è stata la parola difficult, difficile. E la prova più difficile che la Chiesa si trova ad affrontare è il controllo imposto sulla vita ecclesiale dal governo attraverso l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi (Ap). Ho ci-
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tato una lettera inviatami da un
vescovo molto rispettato della Cina continentale, che ha scritto:
«In ogni Paese socialista il governo ricorre allo stesso metodo,
usando qualche cristiano a parole
per dar vita a or ganizzazioni
estranee alle strutture proprie della Chiesa, a cui affidare il controllo della Chiesa stessa». L’Associazione patriottica è un esempio di
nelle ordinazioni episcopali illegittime imposte alla Chiesa tra il
2010 e il 2011.
Ma perché la superpotenza cinese sente ancora la necessità di tenere la vita della
Chiesa sotto un controllo così stretto?
Secondo le analisi svolte da
Leo Goodstadt – il noto studioso
di Hong Kong che è stato anche
«È nel lungo periodo che si vede
se un prete o un vescovo hanno
nel cuore un proposito buono. E se
quello che fanno lo fanno, pur con tutti
i loro errori umani, per amore di Dio,
della Chiesa e del popolo»
John Tong Hon, nel riquadro giovane seminarista, fu ordinato sacerdote
da Paolo VI nella solennità dell’Epifania il 6 gennaio 1966 nella Basilica Vaticana
questo modus operandi. E nella
Lettera del Papa ai cattolici cinesi
pubblicata nel giugno 2007 è
scritto che questi organismi non
sono compatibili con la dottrina
cattolica. Lo si è visto di nuovo
consulente dell’ultimo governatore britannico Chris Patten –, ci
sono diverse ragioni. I regimi
comunisti temono la competizione della religione nell’influenzare le menti delle persone, le loro
Intervista con il cardinale John Tong Hon
Fedeli durante la messa nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione a Pechino
idee, ed eventualmente le loro
azioni. Si accorgono che le religioni non stanno sparendo dall’orizzonte delle società umane, e
che anzi il numero dei seguaci delle religioni va aumentando. E dopo l’11 settembre l’inquietudine è
cresciuta, poiché si è visto di nuovo che le idee religiose possono
anche spingere a fare la guerra.
Infine, i nuovi leader che si apprestano a entrare in carica nel 2012
in questo momento devono dimostrare di essere leali comunisti.
Come ha scritto chiaramente il Papa nella sua Lettera ai cattolici cinesi, «la Chiesa cattolica che è in Cina ha
la missione non di cambiare
la struttura o l’amministrazione dello Stato, bensì di annunziare agli uomini Cristo».
Come è possibile che il governo di una nazione potente
come la Cina abbia paura
delle interferenze politiche
del Vaticano?
Viviamo nella società e la nostra vita reale ha a che fare necessariamente con la dimensione politica. Ma di sicuro la Chiesa non è
un’entità politica. Non è proprio
un nostro problema quello di
cambiare i sistemi politici. E oltretutto, nel nostro caso, la cosa sarebbe del tutto impossibile.
Torniamo al suo intervento al Concistoro. Quale è stata la sua terza parola?
La terza parola che ho usato
per descrivere la condizione della
Chiesa in Cina è la parola possible, possibile. Per far capire il
motivo di questa scelta, ho letto
altri brani della lettera del vescovo che ho già citato. Quel vescovo si diceva sereno e fiducioso rispetto al presente, anche perché
guardava ai problemi di oggi anche a partire dalle esperienze da
lui vissute nei tempestosi decenni
della persecuzione, tra il 1951 e
il 1979. Lui, in quelle dure prove
passate, aveva potuto sperimen-
tare che ogni cosa è nelle mani di
Dio. E Dio può disporre le cose
in modo che anche le difficoltà
possano infine concorrere al bene della Chiesa. Così vediamo
che di per sé non è l’aumento dei
controlli che può spegnere la fede. Anzi può accadere che l’effetto sia quello di far crescere l’unità nella Chiesa. Così, il futuro
può apparire anche luminoso. E
noi possiamo attendere con fiducia la grazia di Dio. Forse la soluzione di certi problemi non avverrà domani. Ma nemmeno bisognerà aspettare un tempo
troppo lontano.
C’è chi dice che nell’affronto dei problemi occorre scegliere tra due vie alternative:
o la via del dialogo, o la via
della difesa dei principi. Ma
secondo lei le due cose sono
davvero incompatibili?
Io per mio conto sto provando
a essere moderato. È preferibile
essere pazienti e aperti al dialo- ¬
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Copertina  Cina
go con tutti, anche coi comunisti.
Sono convinto che senza dialogo
nessun problema può essere davvero risolto. Ma mentre noi dialoghiamo con tutti, dovremmo nel
contempo mantenere saldi i nostri principi, senza sacrificarli.
Questo vuol dire che, ad esempio, un nuovo vescovo può accettare l’ordinazione episcopale solo
se c’è il consenso del Papa. A
questo non possiamo rinunciare.
Fa parte del nostro Credo, nel
quale confessiamo la Chiesa come una, santa, cattolica e apostolica. E poi anche la difesa della vita, i diritti inviolabili della persona, l’indissolubilità del matrimonio… Non possiamo rinunciare
alle verità di fede e di morale così
come sono esposte anche nel Catechismo della Chiesa cattolica.
A volte si ha l’impressione
che alcuni ambienti cattolici
di Hong Kong abbiano il
compito di “misurare” il grado di cattolicità della Chiesa
di Cina. È questa la missione
della Chiesa di Hong Kong?
La fede non viene da noi. Viene sempre da Gesù. E noi non siamo i controllori e i giudici della fede dei nostri fratelli. Noi siamo
semplicemente una diocesi sorella rispetto alle diocesi che sono
nel continente. Così, se loro vogliono, noi siamo felici di condividere con loro il nostro cammino e
il nostro lavoro pastorale. E se loro sono in situazioni più difficili,
mentre noi godiamo di una maggiore libertà, il nostro intento è
solo quello di provare a favorirli.
Pregando che tutti possano mantenere la fede, anche nelle pressioni cui sono sottoposti.
In certi commenti, un’ampia area ecclesiale in Cina viene sempre descritta come se
fosse ai margini della fedeltà
alla Chiesa. Allo stesso tempo,
si riconosce la grande devozione dei cattolici cinesi. Come
stanno insieme le due cose?
Non mi sembra mai appropriato parlare della Cina, che è
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
John Tong Hon saluta i cardinali nella Basilica di San Pietro dopo aver ricevuto
la berretta cardinalizia da Benedetto XVI nel concistoro del 18 febbraio 2012
«La fede non viene da noi. Viene sempre
da Gesù. E noi non siamo i controllori
e i giudici della fede dei nostri fratelli»
così grande, in maniera tanto
onnicomprensiva quanto generica. Non mi convincono le affermazioni secondo le quali «in Cina la fede è forte», e nemmeno
quelle che enfatizzano il contrario. Tutto dipende dalle persone.
Ci sono tanti buoni testimoni
della fede, che offrono la loro vita e anche i loro patimenti a Gesù. E poi ci sono pure alcune
persone che, spinte anche dalla
pressione ambientale, sacrificano i principi. Sono solo alcuni.
Ad esempio, quei sacerdoti che
hanno accettato di ricevere l’ordinazione episcopale senza avere l’approvazione del Papa.
Questo non può andar bene, e
noi dobbiamo dirlo.
Proprio sui giovani vescovi si concentra l’attenzione
di molti. Secondo alcuni sarebbero fragili, e tra le loro
file ci sarebbero anche alcuni
opportunisti. Cosa fare con
costoro? Isolarli? Condannarli? Giustificarli sempre e
comunque?
No, no, nessun isolamento.
Come prima cosa, preghiamo
per loro. Anche per quelli che
hanno commesso errori evidenti.
E se qualcuno li può avvicinare, e
può essere loro amico, che li
esorti a riconoscere ciò che c’è
stato di non corretto nelle loro
scelte. E anche a mandare una
lettera alle autorità per spiegare
come sono avvenute le cose ed
eventualmente chiedere perdono. Questa è semplicemente una
forma di correzione fraterna.
Le divisioni tra i due gruppi di cattolici, i cosiddetti
“ufficiali” e i cosiddetti
“clandestini”, hanno come
unico fattore scatenante le
Intervista con il cardinale John Tong Hon
Chi è il nuovo cardinale cinese
J
ohn Tong Hon è nato il 31 luglio 1939 a Hong
Kong da genitori non cattolici, primogenito di tre
figli (con una sorella e un fratello che attualmente vive in Canada). Allʼetà di due anni lʼinvasione dei
giapponesi costringe la sua famiglia a trasferirsi a
Macao. Poi i genitori, per sottrarlo dai pericoli della
guerra, lo affidano alla nonna paterna, che vive in
un villaggio nella provincia di Guangdong. Alla fine
della guerra la famiglia si riunisce a Canton e per lui
inizia la scuola elementare. Intanto la mamma riceve il battesimo per prima, seguita presto da tutti gli
altri membri della famiglia. Quando il padre si ammala di tubercolosi, è lei a mantenere tutti con il suo
lavoro di insegnante.
A dodici anni John Tong entra nel seminario di
San Giuseppe a Macao. Dopo il liceo, nel 1957 passa al seminario dello Spirito Santo a Hong Kong per
studiare filosofia e teologia. Nel 1964 viene mandato a Roma, dove è ancora in corso il Concilio Vaticano II. NellʼUrbe ottiene licenza e dottorato in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Urbaniana.
Riceve lʼordinazione sacerdotale dalle mani di papa
Montini il 6 gennaio 1966, insieme ai membri del
suo corso di studi. Quando ritorna a Hong Kong va a
Grattacieli e traffico in una strada di Hong Kong
vivere presso il seminario, dove continuerà a risiedere anche dopo la nomina episcopale.
Nel 1980 Tong viene posto alla guida del nuovo
Holy Spirit Study Centre, il rinomato centro di documentazione sulla vita della Chiesa in Cina che pubblica anche la rivista Tripod. Nel 1992 diviene vicario generale del cardinale arcivescovo di Hong
Kong John Baptist Wu. Nel 1996, Giovanni Paolo II
lo nomina vescovo ausiliare di Hong Kong un anno
prima del ritorno della ex colonia britannica sotto la
giurisdizione cinese. Col suo spirito di mediazione,
Tong partecipa in quel frangente anche ai negoziati
condotti in vista della transizione. Nel gennaio 2008
diviene prima vescovo coadiutore e poi (15 aprile
2009) vescovo della diocesi in cui è nato. Nellʼagosto 2008 partecipa allʼapertura delle Olimpiadi nello
stadio di Pechino, in veste di invitato ufficiale.
Con la sua elevazione al cardinalato, per la prima volta il Sacro Collegio conta tre porporati cinesi:
oltre a lui, ci sono il salesiano Joseph Zen Ze-kiun,
suo predecessore, e il gesuita Paul Shan Kuo-hsi.
John Tong è però lʼunico con meno di ottantʼanni.
G.V.
pressioni e le sottomissioni
imposte dal governo?
Purtroppo no. Ci sono anche
molte altre ragioni.
Anche in Cina cresce il fenomeno dei siti internet che
attaccano con ar gomenti
dottrinali e morali i cattolici
– a cominciare dai vescovi –
accusati di aver tradito la fede e la Chiesa per opportunismo o codardia, cedendo alle illecite pretese del regime.
Lei cosa ne pensa?
Penso che la correzione fraterna di cui parlavo prima si fa
con il dialogo, non con gli attacchi via internet.
Le difficoltà vissute dalla
Chiesa in Cina coinvolgono il
vincolo di comunione col vescovo di Roma. Col passare
del tempo, lei vede il pericolo che tale legame sia per- ¬
3OGIORNI - 1/2 - 2012
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Copertina  Cina
«A volte in Cina le situazioni
sono complicate. Ma se
si fanno le scelte avendo
nel cuore l’amore a Gesù e
alla Chiesa, la retta intenzione
alla fine può essere verificata
da tutti, nel lungo periodo»
Una processione guidata
dal vescovo di Shanghai Aloysius Jin Luxian
cepito con minore intensità
tra il clero e tra i fedeli?
In Cina continuo a registrare
una grande devozione per il Papa. Amano il Santo Padre, questo è sicuro. Sono sotto pressione su questo punto. Vengono
ostacolati nel loro desiderio di
avere contatti normali con il successore di Pietro. È anche per
questo motivo che il loro desiderio diventa più forte. Direi che è
quasi naturale.
Vorrei porle una domanda
su una vicenda di parecchio
tempo fa. È vero, eminenza,
che lei era presente all’ordinazione episcopale del vescovo Aloysius Jin Luxian,
avvenuta ventisette anni fa?
Sì, ero presente a quella messa. Era il 1985. Io allora ero un
sacerdote della diocesi di Hong
Kong e dal 1980 dirigevo l’Holy
Spirit Study Centre [l’autorevole
centro di ricerca sulla vita della
Chiesa in Cina, ndr]. Jin mi chiese che fossi presente. Voleva avere il mio sostegno, in quel momento. Mi aveva raccontato di
essere stato in prigione, che voleva conservare la sua fede e la sua
comunione con la Chiesa universale e che avrebbe mandato lettere a Roma per ribadire la sua sottomissione alla Sede apostolica e
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
al primato del Papa. Diceva di
aver ponderato tutto in coscienza, e che in quel momento storico
gli sembrava che non ci fosse altra strada che quella di accettare
l’ordinazione episcopale. Date le
circostanze, gli sembrava una
scelta obbligata per far andare
avanti la diocesi di Shanghai e
salvare il seminario. Sette anni fa
la Santa Sede ha accolto le sue richieste e lo ha riconosciuto come
legittimo vescovo di Shanghai.
Ma queste sono cose passate.
Ora bisogna guardare al futuro…
Proprio guardando al presente e al futuro, che cosa ha
imparato dalle esperienze di
quei tempi?
Ho imparato che time can
prove, il tempo può dar conto
delle cose. Certe volte solo nel
lungo periodo puoi riconoscere
se una cosa è giusta o sbagliata,
se una scelta era dettata da buone
ragioni o meno. Nell’immediatezza transitoria del momento
non puoi giudicare chiaramente
come stanno le cose. Ma nella
lunga durata emerge se almeno
l’intenzione del cuore era buona.
A volte in Cina le situazioni sono
complicate. Si è sottoposti a
pressione, non si trovano persone con cui confrontarsi. Ma se si
fanno le scelte avendo nel cuore
l’amore a Gesù e alla Chiesa, la
retta intenzione alla fine può essere verificata da tutti, nel lungo
periodo.
E questo, rispetto alle vicende controverse in cui è
coinvolta la cattolicità cinese, che cosa comporta?
Non ci si può fissare sul singolo
punto, non si può stare a sindacare ogni decisione, e pretendere
che ogni gesto e ogni scelta compiuta dai membri della Chiesa in
Cina siano sempre perfetti, in
ogni istante e in ogni situazione.
Siamo esseri umani, siamo esseri
umani! Tutti noi sbagliamo e cadiamo tante volte lungo il cammino. Ma poi si può chiedere perdono. Se invece ogni errore viene
isolato e diventa motivo di condanna senza appello, chi si può
salvare? È nel lungo periodo che si
vede se un prete o un vescovo
hanno nel cuore un proposito
buono. Si vede se quello che fanno
lo fanno, pur con tutti i loro errori
umani, per amore di Dio, della
Chiesa e del popolo. Questo è importante: scoprire che le persone
perseverano nella fedeltà perché
sono mosse dall’amore di Gesù,
anche nelle situazioni difficili. Alla
fine tutti lo vedranno. E certo lo
vede Dio, che scruta il cuore di
ognuno di noi.
q
Chiesa  Intervista
È la preghiera la chiave di volta
della vita cristiana
«C’è bisogno di molta umiltà, di recitare il Rosario e le preghiere
più semplici, come quelle della devozione popolare: là si capisce
come molto spesso è il popolo a trasmettere la fede ai sapienti».
Intervista con l’agostiniano Prosper Grech, creato cardinale
da Benedetto XVI nell’ultimo concistoro
di Paolo Mattei
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
ulle pareti del secondo piano
dell’Institutum Patristicum
Augustinianum sono appese
delle foto in bianco e nero. Nelle
cornici discrete s’aprono scorci di
piazze e di chiese al tramonto, prospettive di marine argentate, profili di uomini e donne nel sole. A
S
metà mattina, gli studenti le osservano bevendo il caffè nella pausa
fra una lezione e l’altra. Forse riprendono un po’ di fiato, lasciando
che lo sguardo, fino a qualche minuto prima concentrato su una pagina di teologia o di patrologia, riposi per un po’ nelle luminosità ¬
In queste pagine, fotografie scattate
da padre Grech
Chiesa  Intervista
e nei chiaroscuri di quelle bellissime scene di vita ordinaria.
L’autore di tale particolare mostra permanente di fotografia è
uno dei docenti più conosciuti del
Patristicum e attualmente uno degli esperti più illustri di Sacra Scrittura: l’agostiniano monsignor Prosper Grech, che è stato creato cardinale da Benedetto XVI nell’ultimo concistoro. Nato a Malta nel
1925, Grech è stato, insieme a padre Agostino Trapè, il fondatore
del Patristicum – un centro di alta
specializzazione con la facoltà di
concedere il baccellierato in Teologia, la licenza e il dottorato in Teologia e Scienze Patristiche –, che si
trova accanto alla Basilica di San
Pietro. Nella sua lunga attività di
docenza, Grech ha anche insegnato per vent’anni Teologia biblica
all’Università Lateranense e per
trent’anni Ermeneutica biblica al
Pontificio Istituto Biblico. Autore
di molti libri e articoli su riviste
scientifiche, per oltre vent’anni
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
consultore della Congregazione
per la Dottrina della fede, è attualmente membro della Pontificia
Commissione Biblica.
Lo abbiamo incontrato nel Collegio internazionale Santa Monica, nello stesso complesso che
ospita il Patristicum.
Lei ha ricevuto la sua educazione cristiana a Malta…
PROSPER GRECH: Malta ha
una lunga tradizione cattolica, e
Birgu, l’antica cittadina in cui sono
nato, era, ed è, piena di chiese.
Frequentavo quella di San Lorenzo – dove sono stato battezzato e
dove poi ho partecipato all’Azione
cattolica – e quella di San Domenico. Da bambino sono stato educato dalle Suore di San Giuseppe, in
un paesino vicino a Birgu, e presso
di loro ho fatto la prima comunione. I ricordi della mia infanzia e della mia gioventù sono pieni di immagini della devozione popolare,
come le processioni che si snoda-
vano, con la pioggia e con il sole,
nelle vie del piccolo paese, o il suono delle campane che riempiva l’aria quando il prete portava il viatico
per le strade…
Come è nata la vocazione
al sacerdozio?
Quando ero ragazzino sentivo
qualcosa nel cuore, qualcosa di
non chiaramente definibile, che mi
faceva pensare al sacerdozio come
alla strada per la mia salvezza. Poi,
naturalmente, come spesso accade, crescendo si cambia idea, e
questo capitò pure a me. Ma quella
specie di suggerimento segreto
riaffiorò durante la guerra, nell’anno della maturità. Fu in quel periodo che la semente della vocazione
diede il suo frutto. Riguardai tutta
la mia vita fino ad allora e risposi di
sì a quella chiamata.
Quelli della guerra furono
anni duri…
Malta subì bombardamenti devastanti, Birgu era bersagliata giorno e notte e così fui costretto a rifu-
È la preghiera la chiave di volta della vita cristiana
giarmi con la mia famiglia ad Attard, un paese in mezzo all’isola,
lontano dall’arsenale, ma vicino a
un aerodromo continuamente mitragliato. Avevo diciassette anni e
avevo iniziato a frequentare la facoltà di Medicina. Mi chiamarono
a prestare servizio nella contraerea e di conseguenza andavo a lezione in divisa per essere sempre
pronto a correre in batteria quando arrivavano gli apparecchi nemici. Dopo l’attacco, se l’università era ancora in piedi e se ero
ancora vivo, tornavo a lezione assieme ai miei compagni…
Perché scelse di entrare
nell’Ordine agostiniano?
Beh, molto semplicemente
perché avevo un cugino agostiniano cui mi rivolsi per un consiglio. A Malta c’era già allora una
provincia dell’Ordine, nel quale
entrai nel 1943.
E come è nato l’amore per
sant’Agostino?
Lo conoscevo ben poco, ma
nel nostro noviziato c’era un professore anziano, padre Antonino
Tonna-Barthet, di origine francese, esperto di sant’Agostino, che
ce lo fece amare veramente molto.
Lui aveva curato una bella antologia dei suoi scritti spirituali, intitolata De vita christiana, che fu anche
tradotta in italiano, e che meriterebbe di essere ripubblicata. Quello fu il mio primo approccio con
Agostino. Poi lo approfondii un
po’ studiando filosofia a Malta, e
anche, naturalmente, nel Collegio
internazionale Santa Monica, qui a
Roma, dove arrivai nel 1946 per
studiare teologia e dove incontrai
padre Agostino Trapè, che fu mio
professore: lui era un patito di
Agostino, di cui io, comunque,
non sono un esperto. Mi sono addentrato di più nel pensiero dei Padri del secondo e terzo secolo.
A Roma proseguì i suoi
studi…
Sì, alla Gregoriana per il dottorato, e al Pontificio Istituto Biblico per la licenza in Sacra Scrittura. E a Roma fui ordinato sacerdote, nel 1950, a San Giovanni in
Laterano. Poi, nel 1954 andai via
per un po’ di tempo, per studiare
e insegnare…
Dove?
Prima in Terra Santa, poi di
nuovo a Malta, dove insegnai Sacra Scrittura per un paio di anni nel
nostro studentato agostiniano. Nel
’57 ricevetti una borsa di studio e
andai a Oxford a imparare bene
l’ebraico, e l’anno dopo ero a
Cambridge, come assistente di ricerca del professor Arberry… Sono tornato a Roma nel 1961.
Sempre per studiare e insegnare?
Sì, anche per scrivere la tesi in
Scienze bibliche. Ma appena tornato fui nominato segretario di
monsignor Pietro Canisio Van
Lierde, che era sacrista del Palazzo
Apostolico e vicario generale di
Sua Santità per la Città del Vaticano. Con lui “preparammo” il conclave del ’63, quello in cui fu eletto
Paolo VI.
Che intende dire?
In quanto sacrista, Van Lierde
sovrintendeva alle funzioni liturgiche del Pontefice, preparava gli
arredi, i paramenti e gli altari per
la celebrazione delle messe. Anche il conclave aveva bisogno di
essere organizzato nei suoi aspetti “logistici”. Per esempio, siccome allora non c’era ancora l’uso
di concelebrare, dovevamo approntare tutti gli altari affinché
ognuno dei cardinali potesse dire
privatamente la messa.
Incontrò Montini in quell’occasione?
Certo. Raccolsi la sua ultima
confessione da cardinale…
E come accadde?
Lo incrociai nel Palazzo Apostolico e mi chiese se fossi io il confessore del conclave. «No, eminenza, non sono io», risposi; «vado a
cercarglielo…». «No, no, non fa
niente… Non può confessarmi
lei?». Così andammo nella cappella Matilde, quella che adesso si
chiama Redemptoris Mater, e lo
confessai. Dopo poche ore era Papa. Spero di non avergli dato una
penitenza troppo grave…
Non restò troppo tempo
nei Palazzi Vaticani…
No, perché nel 1965, padre
Trapè, appena eletto priore generale dell’Ordine, mi disse: «Invece
di perdere tempo in Vaticano» – ¬
3OGIORNI - 1/2 - 2012
57
Chiesa  Intervista
cosa che peraltro era anche vera –
«vieni a fare il preside dell’Istituto»,
che era poi lo Studium Theologicum Augustinianum.
Qualche anno dopo insieme a Trapè fondò l’Institutum
Patristicum Augustinianum…
Sì, il Patristicum era un po’ il nostro sogno, quello cioè di avere un
luogo in cui coltivare e approfondire le scienze sacre, il pensiero dei
Padri della Chiesa, di sant’Agostino e dei suoi eredi. Siccome c’erano molti dubbi sulla sua realizzabilità e contemporaneamente una
certa fretta di istituirlo, padre Trapè
chiese udienza a Paolo VI, il quale
lo benedisse con tutte e due le mani
e lo esortò ad andare avanti. Fu
inaugurato nel maggio del 1970.
All’inizio ci furono delle difficoltà,
ma poi nel tempo si è consolidato.
A Roma conobbe anche Albino Luciani…
Quando veniva in Urbe alloggiava nel nostro Collegio. Era ve-
58
3OGIORNI - 1/2 - 2012
ramente buono e simpatico, un
uomo umile, che si nascondeva…
Ma anche affabile, ridevamo molto
insieme. Quando era qui, celebravamo la messa insieme ogni giorno alle sette di mattina.
Alloggiò da voi anche prima del conclave che lo elesse
Papa?
Sì, con altri due cardinali. In
quel periodo io fungevo da “priore
supplente” del Collegio, perché il
titolare era assente, e la sera prima
che entrassero in conclave non sapevo quali parole usare per il congedo: «Beh, ora non so come salutarvi, perché un “arrivederci” è di
cattivo gusto, gli auguri sono ancora peggio…». Immediatamente dopo la sua elezione, la sera prima di
andare a dormire, papa Luciani ci
scrisse una lettera, indirizzata a me
in quanto superiore pro tempore
del Collegio, ringraziandoci per l’ospitalità e ricordando particolarmente il fratello Franceschino.
Chi era Franceschino?
L’anziano fratello laico che gli
riassettava la stanza. Ricordo che
in una delle occasioni in cui Luciani era da noi, Franceschino mi disse: «Di questo cardinale dovremo
avere cura, perché un giorno diventerà papa». Io rischiai pure di
diventare segretario supplente di
Giovanni Paolo I…
Perché?
Il suo segretario, che doveva
andare a Venezia a raccogliere le
sue cose per portargliele in Vaticano, mi chiese di sostituirlo per un
po’. Io però ero titubante, perché
in quel momento ero sotto pubblico attacco da parte di certi ambienti ultraconservatori indispettiti dal
fatto che io insegnassi Teologia biblica alla Lateranense: «La teologia
biblica è cosa protestante, non esiste, noi abbiamo la teologia dogmatica», dicevano. Insomma, non
volevo creare imbarazzi. Così dal
Papa andò monsignor Magee.
È la preghiera la chiave di volta della vita cristiana
A proposito di Teologia
biblica: lei l’ha insegnata per
vent’anni all’Università Lateranense e per trent’anni
ha tenuto la cattedra di Ermeneutica biblica al Pontificio Istituto Biblico. Come è
nata questa passione per la
Sacra Scrittura?
L’ho avuta fin da ragazzo. Tra
l’altro nelle scuole maltesi si insegnava seriamente la Scrittura e
mi ricordo che come compito
per gli esami nelle scuole secondarie ci sottoponevano un passo
del Vangelo chiedendoci di spiegarne la provenienza e di interpretarlo nel suo proprio contesto. Ma amavo anche la lettura
solitaria del Nuovo Testamento,
e prediligevo san Matteo e san
Giovanni. Già ai tempi del seminario avevo manifestato al maestro dei novizi il desiderio di dedicarmi allo studio della Scrittura,
ma lui certo non mi incoraggiò:
«È difficile, bisogna conoscere
molte lingue… Questa esegesi,
poi, con l’attenzione esasperata
a ogni virgola…». In effetti non
aveva esagerato troppo. Comunque, poi, il mio proposito
andò a buon fine.
Lei, insegnando Ermeneutica biblica, ha approfondito
anche questioni di filosofia
contemporanea…
Teologi come Bultmann e i
suoi discepoli – Käsemann e
Bornkamm – affrontando la questione della separazione del Gesù
storico dal Gesù della fede e quella
della demitizzazione del Nuovo
Testamento, si appoggiavano anche sul pensiero di Heidegger, che
ho studiato, così come pure ho
studiato quanto affermava Gadamer sul soggettivismo dell’interpretazione, sull’interpretazione
come “processo continuo”. Dovevo entrare nella testa di questi filosofi, approfondire l’influsso di
Kant sul loro pensiero, e pur non
accettando tutte le idee che sostenevano, devo dire che ho imparato molto da loro.
La passione per la parola
scritta l’avrà probabilmente
portata anche ad amare la letteratura…
Sì, certo, mi piacciono molto
Shakespeare, Eliot, Wordsworth
e Pound. Oltre alla letteratura angloamericana, ricordo che a
scuola leggevamo anche poeti e
scrittori italiani, come Dante,
Manzoni e altri classici, e io amo
particolarmente Quasimodo e
Montale, mentre tra quelli di lingua tedesca prediligo Rilke e Hölderlin. Quando ero a Cambridge
mi occupai anche della letteratura
maltese, alla quale il professor Arberry era interessato. Con lui ho
curato una raccolta di liriche maltesi con traduzione in inglese a
fronte, e un’antologia di versi del
poeta nazionale di Malta, il sacerdote Dun Karm Psaila. Ma non sono un letterato, diciamo che mi ritengo un semplice dilettante. Mi
sento più ferrato nell’arte, sono
stato amico di Lello Scorzelli, pittore e scultore che Paolo VI
chiamò a lavorare a Roma, col
quale andai anche a portare un busto di papa Montini nella St. Patrick’s Cathedral di New York.
E c’è anche la fotografia…
Ecco, appunto, per me l’arte è
importante anche perché certe
opere mi servono come modello
per le mie foto. Da un po’ di tempo ho incominciato a usare pure le
macchine fotografiche digitali.
Lei ha scritto un notevole
numero di saggi e libri scientifici sull’ermeneutica e sulla
teologia biblica. L’ultimo testo che ha curato è però un
piccolo libro sulla preghiera: Signore, insegnaci a
pregare.
Si tratta della raccolta, curata
dalle monache agostiniane di
Lecceto ed edita dalla Lev, delle
meditazioni che ho dettato ai
miei confratelli del Collegio di
Santa Monica durante gli esercizi
spirituali che si tennero a Cascia
nel 1995. Penso che sia la preghiera, e non certo l’ermeneutica, la chiave di volta della vita cristiana. Bisogna scendere dai nostri podi, svuotarci del nostro intellettualismo e del nostro orgoglio. C’è bisogno di molta umiltà,
di recitare il Rosario e le preghiere più semplici, come quelle della
devozione popolare: là si capisce
come molto spesso è il popolo a
trasmettere la fede ai sapienti. q
3OGIORNI - 1/2 - 2012
59
BENEDETTO XVI AL COLLEGIO CARDINALIZIO
È Cristo stesso
che edifica la Chiesa
L’allocuzione pronunciata dal Papa nella Basilica Vaticana ,
sabato 18 febbraio, in occasione del concistoro ordinario
pubblico per la creazione di ventidue cardinali e per il voto
su alcune cause di canonizzazione
62
3OGIORNI - 1/2 - 2012
C ONCISTORO
u es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam».
Venerati fratelli, cari fratelli e sorelle!
Con queste parole il canto d’ingresso ci ha introdotto nel solenne e suggestivo rito del concistoro ordinario pubblico per la creazione
dei nuovi cardinali, l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del titolo. Sono le parole efficaci con le
quali Gesù ha costituito Pietro quale saldo
fondamento della Chiesa. Di tale fondamento la fede rappresenta il fattore qualificativo:
infatti Simone diventa Pietro – roccia – in
quanto ha professato la sua fede in Gesù
Messia e Figlio di Dio. Nell’annuncio di Cristo la Chiesa viene legata a Pietro e Pietro
viene posto nella Chiesa come roccia; ma colui che edifica la Chiesa è Cristo stesso, Pietro deve essere un elemento particolare della
costruzione. Deve esserlo mediante la fedeltà
alla sua confessione fatta presso Cesarea di
Filippo, in forza dell’affermazione: «Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Le parole rivolte da Gesù a Pietro mettono
bene in risalto il carattere ecclesiale dell’odierno evento. I nuovi cardinali, infatti, tramite l’assegnazione del titolo di una chiesa di questa ¬
«T
Fernando Filoni
Manuel Monteiro de Castro
prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei popoli
penitenziere maggiore
Nato a Santa Eufémia (Portogallo), arcidiocesi di Braga, il 29 marzo 1938. Ordinato sacerdote il 9 luglio
1961 e arcivescovo il 23
marzo 1985.
Nato a Manduria (Taranto), diocesi di Oria, il 15
aprile 1946. Ordinato sacerdote il 3 luglio 1970 e
vescovo il 19 marzo 2001.
2
1
3OGIORNI - 1/2 - 2012
63
C ONCISTORO
città o di una diocesi suburbicaria, vengono inseriti a tutti gli effetti nella Chiesa di Roma guidata dal Successore di Pietro, per cooperare
strettamente con lui nel governo della Chiesa
universale. Questi cari confratelli, che fra poco
entreranno a far parte del Collegio cardinalizio, si uniranno con nuovi e più forti legami
non solo al Romano Pontefice ma anche all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo. Nello svolgimento del loro particolare servizio a sostegno del ministero petrino, i neoporporati saranno infatti chiamati a considerare e valutare le vicende, i problemi e i criteri pastorali che toccano la missione di tutta la Chiesa. In questo delicato compito sarà loro di
esempio e di aiuto la testimonianza di fede resa
con la vita e con la morte dal Principe degli
apostoli, il quale, per amore di Cristo, ha donato tutto sé stesso fino all’estremo sacrificio.
È con questo significato che è da intendere
anche l’imposizione della berretta rossa. Ai
nuovi cardinali è affidato il servizio dell’amore:
amore per Dio, amore per la sua Chiesa,
amore per i fratelli con una dedizione assoluta
e incondizionata, fino all’effusione del sangue,
se necessario, come recita la formula di imposizione della berretta e come indica il colore
rosso degli abiti indossati. A loro, inoltre, è
chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri,
con l’energia e la fortezza dei pastori, con la
fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere eminenti servitori della Chiesa che trova
in Pietro il visibile fondamento dell’unità.
Nel brano evangelico poc’anzi proclamato, Gesù si presenta come servo, offrendosi
quale modello da imitare e da seguire. Dallo
sfondo del terzo annuncio della passione,
morte e risurrezione del Figlio dell’uomo, si
stacca con stridente contrasto la scena dei
due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni,
che inseguono ancora sogni di gloria accanto a Gesù. Essi gli chiesero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e ¬
COME CAMBIA IL SACRO COLLEGIO
Analisi del quarto concistoro di papa Ratzinger
di Gianni Cardinale
l 18 febbraio si è celebrato il quarto concistoro per la
creazione di nuovi cardinali del pontificato di Benedetto XVI. Un concistoro che ha segnato una piccola
svolta nel collegio degli elettori del vescovo di Roma.
Per la prima volta le “porpore votanti” designate da papa
Ratzinger superano quelle nominate da papa Wojtyla.
I
I nuovi arrivati nel Sacro Collegio
I nuovi cardinali sono ventidue, di cui diciotto “elettori”.
Dieci di essi ricoprono incarichi in Curia o a Roma. E
cioè: il pugliese Fernando Filoni, 66 anni, dal maggio
2011 prefetto di Propaganda Fide; il portoghese Manuel Monteiro de Castro, 74 anni, dallo scorso 5 gennaio penitenziere maggiore; lo spagnolo Santos Abril y
Castelló, 77 anni, dal novembre 2011 arciprete di San-
64
3OGIORNI - 1/2 - 2012
ta Maria Maggiore; il marchigiano Antonio Maria Vegliò, 74 anni, dal febbraio 2009 presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti; il piemontese Giuseppe Bertello, 70 anni, dal settembre 2011 presidente del Governatorato dello Stato della Città del
Vaticano; il lombardo Francesco Coccopalmerio, 74
anni, dal febbraio 2007 presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi; il brasiliano João Braz de Aviz,
65 anni, focolarino, dal gennaio 2011 prefetto della
Congregazione per i religiosi; lo statunitense Edwin
Frederick OʼBrien, 73 anni, dallʼagosto 2011 pro-gran
maestro dellʼOrdine equestre del Santo Sepolcro; Domenico Calcagno, 69 anni, originario di Parodi Ligure
(provincia di Alessandria e arcidiocesi di Genova), dal
luglio 2011 presidente dellʼApsa; il piemontese Giusep-
È Cristo stesso che edifica la Chiesa
Santos Abril y Castelló
Antonio Maria Vegliò
arciprete della Basilica papale di Santa Maria Maggiore
presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale
per i migranti e gli itineranti
Nato a Alfambra (Spagna),
diocesi di Teruel y Albarracín, il 21 settembre 1935.
Ordinato sacerdote il 19
marzo1960 e vescovo il 16
giugno 1985.
Nato a Macerata Feltria (Pesaro e Urbino), diocesi di San
Marino – Montefeltro, il 3 febbraio 1938. Ordinato sacerdote il 18 marzo 1962 e vescovo il
6 ottobre 1985.
4
3
Giuseppe Bertello
Francesco Coccopalmerio
presidente della Pontificia Commissione per lo Stato
della Città del Vaticano e presidente
del Governatorato del medesimo Stato
presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi
Nato a San Giuliano Milanese (Milano), arcidiocesi di
Milano, il 6 marzo 1938. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1962 e vescovo il 22
maggio 1993.
Nato a Foglizzo (Torino),
diocesi di Ivrea, il 1º ottobre
1942. Ordinato sacerdote il
29 giugno 1966 e vescovo il
28 novembre 1987.
6
5
pe Versaldi, 69 anni, dal settembre 2011 presidente
della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. Otto nuovi porporati, poi, guidano altrettante Chiese locali. Lʼindiano George Alencherry, 67 anni, dal
maggio 2011 arcivescovo maggiore della Chiesa siromalabarese; il canadese Thomas Christopher Collins,
65 anni, dal dicembre 2006 arcivescovo di Toronto; il
boemo Dominik Jaroslav Duka, 69 anni, domenicano,
dal febbraio 2010 arcivescovo di Praga; lʼolandese Willem Jacobus Eijk, 59 anni, dal dicembre 2007 arcivescovo di Utrecht; lʼumbro Giuseppe Betori, 65 anni (diventa il più giovane tra i porporati italiani), dal settembre 2008 arcivescovo di Firenze; lo statunitense Timothy Michael Dolan, 62 anni, dal febbraio 2009 arcivescovo di New York; il tedesco Rainer Maria Woelki,
56 anni (è ora il più giovane nel Sacro Collegio), dal luglio 2011 arcivescovo di Berlino; il cinese John Tong
Hon, 73 anni, dal gennaio 2008 coadiutore e dallʼaprile
2009 vescovo di Hong Kong. Quattro infine i non elettori. Sono: il romeno Lucian Mureşan, 81 anni, dal luglio
1994 metropolita di Făgăraş e Alba Iulia e dal dicembre
2005 arcivescovo maggiore della neocostituita omoni-
ma Chiesa sui iuris; il belga Julien Ries, 92 anni, celebre storico delle religioni; il maltese Prosper Grech, 87
anni, agostiniano, grande biblista e patrologo; il tedesco Karl Josef Becker, 84 anni, gesuita, illustre teologo
della Gregoriana.
Per quanto riguarda le “porpore votanti” esse sono
state assegnate nella maggioranza dei casi a ecclesiastici che ricoprono incarichi per i quali le norme vigenti e
la prassi tradizionale prevedono la nomina cardinalizia:
o in Curia (o comunque a Roma), oppure alla guida di
sedi episcopali di ormai consolidata tradizione cardinalizia. Tra le nomine che hanno rappresentato uno strappo alla regola, vi sono quelle dei presidenti di dicasteri
che, al contrario ad esempio delle Congregazioni, secondo le norme vigenti non prevedono al loro vertice un
cardinale (Coccopalmerio e Vegliò) e quelle relative alle
sedi per le quali si è derogato alla prassi – applicata rigidamente nel precedente concistoro del 2010 – che prevede di non creare un nuovo cardinale là dove già ne è
presente uno con meno di ottantʼanni e quindi con diritto
di voto in un eventuale conclave (come Firenze, dove,
oltre il cardinale Betori, anche lʼemerito cardinal An- ¬
3OGIORNI - 1/2 - 2012
65
C ONCISTORO
João Braz de Aviz
Edwin Frederick O’Brien
prefetto della Congregazione per gli Istituti
di vita consacrata e le Società di vita apostolica
pro-gran maestro dell’Ordine equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme
Nato a Mafra (Stato di Santa Catarina, Brasile), diocesi di Joinville, il 24 aprile
1947. Ordinato sacerdote
il 26 novembre 1972 e vescovo il 31 maggio 1994.
Nato a New York (Stati
Uniti), arcidiocesi di New
York, l’8 aprile 1939. Ordinato sacerdote il 29 maggio 1965 e vescovo il 25
marzo 1996.
8
7
Domenico Calcagno
Giuseppe Versaldi
presidente dell’Amministrazione del patrimonio
della Sede Apostolica
presidente della Prefettura degli Affari economici
della Santa Sede
Nato a Tramontana di Parodi Ligure (Alessandria), arcidiocesi di Genova, il 3 febbraio 1943. Ordinato sacerdote il 25 febbraio 1967 e
vescovo il 9 marzo 2002.
Nato a Villarboit (Vercelli),
arcidiocesi di Vercelli, il 30
luglio 1943. Ordinato sacerdote il 29 giugno 1967 e
vescovo il 26 maggio 2007.
9
tonelli ha meno di ottantʼanni); mentre il cardinalato a
Dolan a New York e a Duka a Praga sembra spiegabile
col fatto che i rispettivi emeriti compiranno gli ottantʼanni tra breve, nellʼordine il 2 aprile e il 17 maggio.
Superata la quota 120, ma per poco
Con il concistoro del 18 febbraio il Collegio cardinalizio raggiunge la cifra record di 213 porporati (il primo
in cui venne abbattuto il muro delle due centinaia di
cardinali fu il concistoro del 2010: allʼepoca erano
203). Gli elettori sono 125, cinque in più del tetto di
120 in vigore dalla promulgazione nel 1975 della costituzione apostolica Romano Pontifici eligendo di
Paolo VI (ma Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno più volte derogato a questa norma). Sono invece
88 coloro che già hanno compiuto ottantʼanni e che
quindi, in base al motu proprio Ingravescentem aetatem di papa Montini del 1970, non possono partecipare a un eventuale conclave. Nel corso del 2012 saranno comunque altri undici i cardinali che raggiungeranno lʼottantesimo genetliaco. Si tratta del guatemalteco
Rodolfo Quezada Toruño (lʼ8 marzo), di Edward M.
66
3OGIORNI - 1/2 - 2012
10
Egan, emerito di New York (il 2 aprile), di Miloslav Vlk,
emerito di Praga (17 maggio), dello svizzero Henri
Schwery (14 giugno), dello statunitense James F.
Stafford (26 luglio), di Gaudencio B. Rosales, emerito
di Manila (10 agosto), del britannico Cormac MurphyOʼConnor (24 agosto), del colombiano Pedro Rubiano Sáenz (13 settembre), dellʼafricano Francis Arinze
(1° novembre), del campano Renato Raffaele Martino
(23 novembre) e del brasiliano Eusébio O. Scheid (8
dicembre). Così, al più tardi a fine luglio, si rientrerà
entro il limite di 120 cardinali elettori.
I numeri dei cardinali elettori
Guardando alla distribuzione dei cardinali elettori per
continente si può notare che attualmente dallʼEuropa
provengono 67 porporati (più 52 non votanti); dallʼAmerica settentrionale 15 (e 6 non votanti); dallʼAmerica
Latina 22 (e 10 non votanti); dallʼAfrica 11 (e 6 non votanti); dallʼAsia 9 (e 11 non votanti); dallʼOceania 1 (e 3
non votanti). I Paesi con più cardinali elettori sono: Italia (30, a cui andrebbero aggiunti i 22 non votanti), seguita dagli Stati Uniti (12); Brasile e Germania (6 cia-
È Cristo stesso che edifica la Chiesa
uno alla tua sinistra» (Mc 10, 37). Folgorante
è la replica di Gesù e inatteso il suo interrogativo: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io bevo?» (v. 38).
L’allusione è chiarissima: il calice è quello
della passione, che Gesù accetta per attuare
la volontà del Padre. Il servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: questa è la logica che la fede autentica imprime e sviluppa nel nostro
vissuto quotidiano e che non è invece lo stile
mondano del potere e della gloria.
Giacomo e Giovanni con la loro richiesta
mostrano di non comprendere la logica di vita
che Gesù testimonia, quella logica che – secondo il Maestro – deve caratterizzare il discepolo,
nel suo spirito e nelle sue azioni. E la logica errata non abita solo nei due figli di Zebedeo perché, secondo l’evangelista, contagia anche «gli
altri dieci» apostoli che «cominciarono
a indignarsi con Giacomo e Giovanni»
(v. 41). Si indignano, perché non è facile entrare nella logica del Vangelo e
lasciare quella del potere e della gloria. San
Giovanni Crisostomo afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che
hanno invidia di loro (cfr. Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622). E commentando i
passi paralleli nel Vangelo secondo Luca, san
Cirillo di Alessandria aggiunge: «I discepoli erano caduti nella debolezza umana e stavano discutendo l’un l’altro su chi fosse il capo e superiore agli altri… Questo è accaduto e ci è stato
raccontato per il nostro vantaggio… Quanto è
accaduto ai santi Apostoli può rivelarsi per noi
un incentivo all’umiltà» (Commento a Luca,
12, 5, 24: PG 72, 912). Questo episodio dà
modo a Gesù di rivolgersi a tutti i discepoli e
«chiamarli a sé», quasi per stringerli a sé, a formare come un corpo unico e indivisibile con ¬
Il presidente del Consiglio dei ministri italiano
Mario Monti con il cardinale Giuseppe Betori,
18 febbraio 2012
scuno); Spagna (5); Francia, India, Messico, Polonia (4 ciascuno); Canada (3). Due
cardinali ciascuno hanno poi lʼArgentina, la
Gran Bretagna, la Nigeria, il Portogallo e la
Svizzera. I porporati appartenenti a ordini religiosi sono 35, di cui 20 elettori. Le congregazioni religiose più rappresentate nel Collegio cardinalizio sono: Gesuiti (8, 2 dei quali elettori);
Francescani (7 – 6 frati minori e 1 cappuccino –, 4 dei
quali elettori); Salesiani (6, 4 dei quali elettori); Domenicani (3, 2 dei quali elettori); Dehoniani (2, di cui 1 elettore). I cardinali elettori curiali o con altri incarichi residenziali a Roma sono infine complessivamente 44 (il
35% del totale).
Sorpasso dei “ratzingeriani” sui “wojtyliani”
Classificando i cardinali in base ai Papi che li hanno
creati, si può notare che attualmente ce ne sono 4 (tutti
non elettori) che devono la porpora a Paolo VI; 132 (di
cui 62 elettori) che la devono a Giovanni Paolo II e 79
(63 gli elettori) creati da Benedetto XVI. Come già detto, per la prima volta quindi, seppure di un soffio, i porporati nominati da papa Ratzinger superano quelli nominati da papa Wojtyla.
Le porpore di papa Benedetto
e quelle di Giovanni XXIII
Osservando poi i numeri complessivi dei suoi quattro
concistori, si può notare che Benedetto XVI global- ¬
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67
C ONCISTORO
Lui e indicare qual è la strada per giungere alla
vera gloria, quella di Dio: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e
chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di
tutti» (Mc 10, 42-44).
mente ha creato 84 porporati, di cui 68 elettori. Tra
questi ultimi, gli europei sono 39 (il 57,4%), gli italiani
21 (il 30,9%) e i curiali 29 (il 42,6%). Si tratta di quote
più alte di quelle registrate con Giovanni Paolo II (su
210 cardinali elettori da lui creati, gli italiani furono 46,
il 21,9%, e i curiali 61, il 29%); con Paolo VI (che nominò 143 porporati tra cui 40 italiani, il 28%, e 40 curiali, il 28%); e anche con Pio XII (tra i suoi 56 cardinali gli
italiani furono 14, il 25%, e i curiali 10, il 17,9%). Con
papa Pacelli quindi, si è avuta curiosamente una percentuale più bassa di nuovi cardinali curiali rispetto ai
suoi successori. Sempre riguardo alla preponderanza
di italiani e di curiali nelle creazioni cardinalizie, si può
notare invece una certa analogia tra il pontificato di
Ratzinger e quello di Giovanni XXIII. Con papa Roncalli infatti i cardinali creati furono 52 e di questi gli italiani arrivarono a essere 22, ben il 42,3%, e i curiali 26,
addirittura la metà del totale.
68
3OGIORNI - 1/2 - 2012
Dominio e servizio, egoismo e altruismo,
possesso e dono, interesse e gratuità: queste
logiche profondamente contrastanti si confrontano in ogni tempo e in ogni luogo. Non
c’è alcun dubbio sulla strada scelta da Gesù:
Egli non si limita a indicarla con le parole ai discepoli di allora e di oggi, ma la vive nella sua
stessa carne. Spiega infatti: «Anche il Figlio ¬
Africa, America Latina e Asia
Nessuna nuova porpora africana nel quarto concistoro
di papa Benedetto XVI. Resta il fatto che lʼattuale Papa
ha finora concesso al Continente nero 6 “porpore votanti”, lʼ8,8%. Una percentuale maggiore, rispetto a quella
dei recenti pontificati: Giovanni Paolo II ne concesse
complessivamente 16, il 7,6%, e Paolo VI 12, lʼ8,4%.
Il 18 febbraio poi cʼerano tre nordamericani e un
solo latinoamericano a ricevere la berretta. Lʼattuale
Pontefice ha finora creato 8 cardinali Usa e un canadese (che costituiscono il 13,2% del totale), mentre
con solo 7 porpore – il 10,3% – ha “premiato” lʼAmerica Latina meno dei suoi predecessori. Papa Wojtyla
ne concesse 35 (il 16,7%) allʼAmerica Latina e 21 (il
10%) al Nord America. Anche papa Montini favorì il
Sud del continente americano con 17 porpore,
lʼ11,9%, rispetto al Nord (14, il 9,8%). Idem Giovanni
XXIII (rispettivamente 6 e 5) e Pio XII (9 e 7). Il motivo
È Cristo stesso che edifica la Chiesa
George Alencherry
Thomas Christopher Collins
arcivescovo maggiore di Ernakulam – Angamaly
dei Siro-Malabaresi
arcivescovo di Toronto
Nato a Thuruthy (Stato del
Kerala, India), arcieparchia
di Changanacherry dei Siro-Malabaresi, il 19 aprile
1945. Ordinato sacerdote il
19 novembre 1972 e vescovo il 2 febbraio 1997.
Nato a Guelph (Ontario,
Canada), diocesi di Hamilton, il16 gennaio 1947. Ordinato sacerdote il 5 maggio 1973 e vescovo il 14
maggio 1997.
12
11
Dominik Jaroslav Duka, op
Willem Jacobus Eijk
arcivescovo di Praga
arcivescovo di Utrecht
Nato a Hradec Králové (Repubblica Ceca), diocesi di
Hradec Králové, il 26 aprile
1943. Ordinato sacerdote il
22 giugno 1970 e vescovo il
26 settembre 1998.
Nato a Duivendrecht (Paesi
Bassi), diocesi di Haarlem –
Amsterdam, il 22 giugno
1953. Ordinato sacerdote il
1° giugno 1985 e vescovo il
6 novembre 1999.
13
dellʼesiguo numero di porpore concesso allʼAmerica
Latina può individuarsi nellʼostacolo rappresentato
dalla presenza in alcune diocesi di emeriti votanti (Bogotá, Rio de Janeiro, Santiago del Cile, São Salvador
da Bahia, Quito) o dal fatto che alcuni titolari pur avendo già superato i 75 anni (LʼAvana, Santo Domingo,
Buenos Aires) sono ancora in carica.
Per quanto riguarda lʼAsia, invece, si nota che degli
8 neocardinali votanti che non hanno incarichi in Curia o
a Roma, 2 sono asiatici (lʼindiano George Alencherry e il
cinese John Tong Hon), ovvero il 25% del totale. Segno
di unʼattenzione crescente verso il continente asiatico.
Le cifre dei religiosi
Riguardo ai cardinali appartenenti a ordini religiosi,
Benedetto XVI ne ha creati finora 11, di cui 6 elettori
(lʼ8,8% del totale votanti) e 5 no. I più premiati con tre
porpore ciascuno sono stati i Salesiani – tutti votanti – e
i Gesuiti, tutti ultraottantenni. Giovanni Paolo II ne fece
49, di cui 38 elettori (il 18,1%) e 11 no; anche con lui i più
premiati furono i Gesuiti (7 votanti e 6 no) e i Salesiani
(7, tutti votanti), seguiti dai Francescani (5 votanti e 1
14
no) e dai Domenicani (3 votanti e 2 no). Paolo VI creò 17
cardinali religiosi elettori (lʼ11,9%) e premiò in
particolare Gesuiti (4), Francescani (3) e Domenicani
(2). Giovanni XXIII ne fece 10 (il 19,2%) appartenenti a
dieci diverse congregazioni.
Lʼetà delle porpore
Il cardinale più anziano, infine, rimane il piacentino Ersilio Tonini, 98 anni il 20 luglio, seguito dal romano Fiorenzo Angelini, 96 anni il 1° agosto, e dal toscano Domenico Bartolucci, 95 anni il 7 maggio (altri 12 porporati hanno già superato i 90 anni, e 5 si accingono a farlo nel
2012). Mentre il più giovane, come già detto, è la new
entry Woelki di Berlino, 56 anni il 18 agosto. Dopo di lui
le porpore più verdi sono quelle del suo conterraneo
Reinhard Marx (59 anni il 21 settembre), del neocreato
olandese Eijk (59 anni il 22 giugno) e dellʼungherese
Péter Erdö (60 anni il 25 giugno). A fine febbraio, poi, altri 12 cardinali raggiungono i 65 anni. A parte quelli più
giovani, degli altri, considerati per fasce di età, in 31
hanno un età compresa tra 65 e 70 anni; in 22 tra 70 e
75; in 56 tra 75 e 80.
3OGIORNI - 1/2 - 2012
69
C ONCISTORO
dell’uomo non è venuto a farsi servire, ma per
servire e dare la propria vita in riscatto di molti» (v. 45). Queste parole illuminano con singolare intensità l’odierno concistoro pubblico.
Esse risuonano nel profondo dell’anima e rappresentano un invito e un richiamo, una consegna e un incoraggiamento specialmente
per voi, cari e venerati fratelli che state per essere annoverati nel Collegio cardinalizio.
Secondo la tradizione biblica, il Figlio dell’uomo è colui che riceve il potere e il dominio da Dio (cfr. Dn 7,13s). Gesù interpreta la
sua missione sulla terra sovrapponendo alla
figura del Figlio dell’uomo quella del Servo
sofferente, descritto da Isaia (cfr. Is 53,1-12).
Egli riceve il potere e la gloria solo in quanto
«servo»; ma è servo in quanto accoglie su di
sé il destino di dolore e di peccato di tutta l’umanità. Il suo servizio si attua nella fedeltà totale e nella responsabilità piena verso gli uomini. Per questo la libera accettazione della
sua morte violenta diventa il prezzo di liberazione per molti, diventa l’inizio e il fondamento della redenzione di ciascun uomo e
dell’intero genere umano.
Cari fratelli che state per essere annoverati
nel Collegio cardinalizio! Il dono totale di sé
offerto da Cristo sulla croce sia per voi principio, stimolo e forza per una fede che opera
nella carità. La vostra missione nella Chiesa e
nel mondo sia sempre e solo «in Cristo», risponda alla sua logica e non a quella del mon-
Giuseppe Betori
Timothy Michael Dolan
arcivescovo di Firenze
arcivescovo di New York
Nato a Foligno (Perugia),
diocesi di Foligno, il 25
febbraio 1947. Ordinato
sacerdote il 26 settembre
1970 e vescovo il 6 maggio 2001.
Nato a Saint Louis (Missouri, Stati Uniti), arcidiocesi di
Saint Louis, il 6 febbraio
1950. Ordinato sacerdote il
19 giugno 1976 e vescovo il
15 agosto 2001.
15
Rainer Maria Woelki
John Tong Hon
arcivescovo di Berlino
vescovo di Hong Kong
Nato a Colonia (Germania), arcidiocesi di Colonia, il 18 agosto 1956. Ordinato sacerdote il 14 giugno 1985 e vescovo il 30
marzo 2003.
Nato a Hong Kong (Repubblica Popolare Cinese), diocesi di Hong Kong, il 31 luglio 1939. Ordinato sacerdote il 6 gennaio 1966 e vescovo il 9 dicembre 1996.
17
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
18
È Cristo stesso che edifica la Chiesa
do, sia illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce gloriosa
del Signore. Sull’anello che tra poco vi consegnerò, sono raffigurati i santi Pietro e Paolo,
con al centro una stella che evoca la Madonna. Portando questo anello, voi siete richiamati quotidianamente a ricordare la testimonianza che i due Apostoli hanno dato a Cristo
fino alla morte per martirio qui a Roma, fecondando così la Chiesa con il loro sangue.
Mentre il richiamo alla Vergine Maria, sarà
sempre per voi un invito a seguire colei che fu
salda nella fede e umile serva del Signore.
Concludendo questa breve riflessione, vorrei rivolgere il mio cordiale saluto e ringraziamento a tutti voi presenti, in particolare alle
delegazioni ufficiali di vari Paesi e alle rappresentanze di numerose diocesi. I nuovi cardinali, nel loro servizio, sono chiamati a rimanere
sempre fedeli a Cristo, lasciandosi guidare
unicamente dal suo Vangelo. Cari fratelli e sorelle, pregate perché in essi possa rispecchiarsi al vivo il nostro unico Pastore e Maestro, il
Signore Gesù, fonte di ogni sapienza, che indica la strada a tutti. E pregate anche per me,
affinché possa sempre offrire al Popolo di Dio
la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della santa
Chiesa. Amen!
sabato, 18 febbraio 2012
Benedetto XVI
Lucian Mureşan
Julien Ries
arcivescovo maggiore di Făgăraş
e Alba Iulia dei Romeni
sacerdote della diocesi di Namur
e professore emerito di Storia delle religioni
presso l’Università Cattolica di Louvain
Nato a Ferneziu (Romania), eparchia di Maramureş, il 23 maggio 1931. Ordinato sacerdote il 19 dicembre 1964 e vescovo il
27 maggio 1990.
Nato ad Arlon (Belgio), diocesi di Namur, il 19 aprile
1920. Ordinato sacerdote il
12 agosto 1945 e vescovo
l’11 febbraio 2012.
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Prosper Grech, osa
Karl Josef Becker, sj
docente emerito di varie Università romane
e consultore della Congregazione
per la Dottrina della fede
docente emerito della Pontificia Università Gregoriana
e consultore della Congregazione
per la Dottrina della fede
Nato a Birgu (Malta), arcidiocesi di Malta, il 24 dicembre 1925. Ordinato sacerdote il 25 marzo 1950 e
vescovo l’8 febbraio 2012.
Nato a Colonia (Germania),
arcidiocesi di Colonia, il 18
aprile 1928. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1958.
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3OGIORNI - 1/2 - 2012
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3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3
Concistoro/1
vanni 19, 26)”. E chiediamo
a Lei, Madre nostra, che venga ad abitare con noi».
«Quello che ci tiene alla larga
dall’arroganza e dalla superbia del trionfalismo è il riconoscimento di ciò che ci ha insegnato papa Paolo VI nella
Evangelii nuntiandi: la Chiesa stessa ha sempre bisogno
di essere evangelizzata! Ciò ci
dà l’umiltà di ammettere che
nemo dat quod non habet,
che la Chiesa ha il profondo
bisogno di una conversione
interiore». È uno dei passaggi
della relazione tenuta il 17
febbraio dall’arcivescovo di
New York, cardinale Timothy
Michael Dolan, che ha introdotto la giornata di preghiera
e riflessione convocata dal Papa per i membri del Collegio
cardinalizio e i nuovi cardinali
in occasione del concistoro
del 18 febbraio. Di seguito,
accennando all’importanza
della gioia cristiana, ha raccontato: «Un malato terminale di Aids alla casa Dono della
Pace tenuta dalle Missionarie
della Carità, nell’arcidiocesi di
Washington del cardinale Donald Wuerl, ha chiesto il battesimo. Quando il sacerdote gli
ha chiesto una espressione di
fede lui ha mor morato:
“Quello che so è che io sono
infelice, e le suore invece sono molto felici anche quando
le insulto e sputo loro addosso. Ieri finalmente ho chiesto
loro il motivo della loro felicità. Esse hanno risposto:
‘Gesù’. Io voglio questo Gesù
così posso essere felice anche
io”. Un autentico atto di fede,
vero?». E, terminando la sua
relazione, il presule ha ricordato: «Grazie a voi, Santo Padre e confratelli, per aver sopportato il mio italiano primordiale. Quando il cardinale
Bertone mi ha chiesto di parlare in italiano, mi sono
preoccupato perché io parlo
italiano come un bambino.
Chiesa/1
Il cardinale Dolan:
come bambini per dire
la fede al mondo
74
Il nunzio Viganò
incontra Obama
Lasciate che i bambini vengano a me,
Carl Vogel von Vogelstein,
Galleria d’arte moderna, Firenze
Ma poi ho ricordato quando,
da giovane prete fresco di ordinazione, il mio primo pastore mi disse mentre andavo
a fare catechismo ai bambini
di sei anni: “Ora vedremo
che fine farà tutta la tua teologia e se riesci a parlare della fede come un bambino!”.
E forse conviene concludere
proprio con questo pensiero: abbiamo bisogno di dire
di nuovo come un bambino
la eterna verità, la bellezza e
la semplicità di Gesù e della
sua Chiesa». L’intervento del
porporato è stato riportato
dall’Osservatore Romano
del 18 febbraio con il titolo
Come bambini per dire la
fede al mondo.
Concistoro/2
Il cardinale Filoni:
«È Gesù che ci mette
sotto la protezione
della Madonna»
Il 19 febbraio, all’inizio della
celebrazione eucaristica con i
nuovi cardinali, creati nel conMaria e Giovanni ai piedi
della croce, particolare
della Crocifissione, Giotto,
Cappella degli Scrovegni, Padova
3OGIORNI - 1/2 - 2012
cistoro del 18 febbraio, Fernando Filoni, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, primo
della lista dei nuovi porporati,
ha rivolto un indirizzo di
omaggio al Santo Padre.
Questa la conclusione riportata sull’Osservatore Romano del 20-21 febbraio: «Poniamo il nostro servizio cardinalizio sotto la protezione di
Maria Madre della Grazia; anzi è Cristo stesso che, dall’alto
della croce, ci mette sotto la
Sua materna protezione:
“Donna, ecco tuo figlio! (Gio-
L’Osservatore Romano del
6-7 febbraio ha dato notizia
dell’avvenuto «inizio della
missione del nunzio apostolico negli Stati Uniti» l’arcivescovo Carlo Maria Viganò.
Nell’articolo si spiega che il
18 gennaio il nuovo nunzio
ha incontrato, presso lo Studio Ovale della Casa Bianca,
il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama, il quale «lo
ha ricevuto molto amabilmente, pregandolo subito di
trasmettere i suoi saluti a Sua
Santità insieme ai migliori
auguri per la sua alta missione. Il presidente ha poi sottolineato la sua stima per l’opera della Chiesa cattolica, non
solo negli Stati Uniti d’America, ma nel mondo intero. In
particolare, ha rilevato come
la voce del Santo Padre e l’attenzione della Chiesa cattolica per quanti sono afflitti dalla povertà, dalla fame e dalle
guerre, rendano la Santa Sede un importante partner degli Stati Uniti».
¬
hi Spicchi Spicchi Spicchi
3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI
Il centro della confessione non è il nostro peccato,
ma la misericordia di Dio
A fine gennaio, presso il santuario della Santa Casa di Loreto, si è svolto il terzo simposio per penitenzieri, organizzato dal Centro Studi Lauretani. Pubblichiamo stralci
dell’intervento di monsignor Gianfranco Girotti, vescovo
reggente della Penitenzieria Apostolica, apparso sull’Osservatore Romano del 28 gennaio. «Mi ha sempre colpito l’atteggiamento che il santo Curato d’Ars aveva con i
vari penitenti. Chi veniva al suo confessionale attratto da
un intimo e umile bisogno del perdono di Dio, trovava in
lui l’incoraggiamento a immergersi nel “torrente della divina misericordia” che trascina via tutto nel suo impeto. E
se qualcuno era afflitto al pensiero della propria debolezza e incostanza, timoroso di future ricadute, egli gli rivelava il segreto di Dio con un’espressione di toccante bellezza: “Il buon Dio sa tutto. Prima ancora che voi vi confessiate, sa già che peccherete ancora e tuttavia vi perdona.
Come è grande l’amore del nostro Dio che si spinge fino
a dimenticare volontariamente l’avvenire, pur di perdonarci!”. Sappiamo che il Curato d’Ars, nel suo tempo, ha
saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire, con la capacità dell’ascolto, l’amore misericordioso del Signore. Ciò che importa di più nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione è l’incontro personale con Cristo salvatore
e, in lui, con il Padre misericordioso. A questa luce dovremmo forse rivedere molte incrostazioni e sovrastrutture riguardo a certi modi d’intendere e di celebrare il sacramento della Riconciliazione. Non è forse vero che a volte
la confessione assume il volto di un tribunale dell’accusa,
piuttosto che di una festa del perdono? Non è forse vero
che talvolta il dialogo penitenziale assume toni inquisitori,
o comunque poco delicati? Un certo modo di intendere il
sacramento della Riconciliazione ha condotto, infatti, a
sopravvalutare unilateralmente il momento dell’accusa e
la lista dei peccati, con il risultato di relegare in secondo
piano ciò che – invece – è assolutamente centrale nell’ascolto dei peccati, cioè l’abbraccio benedicente del Padre
misericordioso. Troppe volte noi consideriamo prima il
peccato e poi la grazia. E invece prima di tutto c’è il gratuito di Dio, c’è il suo amore misericordioso, senza confini. Al centro della celebrazione sacramentale non sta il
nostro peccato, al centro del sacramento sta la misericordia di Dio, che è infinitivamente più grande d’ogni nostro
peccato [...]. Il sacramento della Penitenza non è una
“psicanalisi”; è un sacramento, un segno efficace di perdono a chi è pentito, non a chi ha deliberato di sottoporsi
all’analisi o alla cura della sua psiche. Il confessore sa che
Dio solo scruta fino in fondo al cuore e che l’oggettivo
giudizio e il dono della misericordia appartengono a Lui,
che originariamente assolve e della cui grazia il confessore è soltanto portatore. Ciò che importa di più non è l’a-
Il ritorno del figliol prodigo, Rembrandt, acquaforte,
Pierpont Morgan Library, New York
nalisi e la confessione, ma il pentimento che risiede nell’anima [...]. Occorre sempre tener presente che il confessore non deve mai manifestare stupore, qualunque sia
la gravità dei peccati accusati dal penitente; mai deve pronunziare parole che suonino di condanna alla persona,
anziché al peccato, mai deve inculcare terrore anziché timore, mai deve indagare su aspetti della vita del penitente, la cui conoscenza non sia necessaria per la valutazione
dei suoi atti, mai deve usare termini che ledano anche solo la finezza del sentimento, anche se, propriamente parlando, non violano la giustizia e la carità; mai un sacerdote deve mostrarsi impaziente e geloso del suo tempo,
mortificando il penitente con l’invito a far presto (salva l’ipotesi in cui l’accusa venga fatta con inutile verbosità)
[...]. In conclusione “accoglienza e verità” dovrebbero distinguere l’attitudine del confessore – che è giudice, medico e maestro per conto della Chiesa – in quello che è un
momento di riconciliazione con Dio. E ogni sacerdote
che siede in confessionale deve essere immagine della mitezza di Cristo, perché, mettendo il penitente in rapporto
con il cuore misericordioso di Dio, attraverso il suo volto
mite e amico, egli riscopra con gioia e fiducia questo sacramento e comprenda sempre più che l’amore che Dio
ha per noi non si arresta di fronte al nostro peccato, non
indietreggia dinanzi alle nostre offese».
3OGIORNI - 1/2 - 2012
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Chiesa/2
Il nuovo patriarca
di Venezia: anzitutto
la preghiera
Quali sono i suoi programmi per la nuova missione?
«Innanzitutto pregare». Così
ha detto il nuovo patriarca
di Venezia, monsignor
Francesco Moraglia, in
un’intervista rilasciata all’Avvenire del 1° febbraio.
Nella stessa intervista, alla
domanda su come avesse
Francesco Moraglia
accolto tale nomina, avvenuta il giorno precedente,
ha risposto: «La prima sensazione è stata quella di trovarsi “proiettato” in una situazione totalmente nuova,
per cui mi era impossibile
anche solamente “immaginarmi” il futuro. Per questo
posso dire di aver accolto la
nomina con un po’ di trepidazione. Ma poi, di fronte al
Signore, mi sono detto: con
Lui, col Suo aiuto, tutto diventa possibile».
La Chiesa non deve voler essere sole,
ma deve rallegrarsi di essere luna
«Anche alla luce di quanto sopra esposto, si capisce facilmente perché, nella presentazione che il cardinale Kasper
fa dell’ecclesiologia cattolica, il pensiero ecclesiologico del
Concilio Vaticano II compaia un po’ come un filo conduttore. Ciò traspare soprattutto dal fatto che il suo approccio
ecclesiologico prende sul serio il titolo della Costituzione
dogmatica sulla Chiesa. Infatti, secondo l’ecclesiologia
conciliare, Lumen gentium non è la Chiesa, ma è Cristo,
luce dei popoli, e la Chiesa è solo il suo riflesso, ovvero è il
segno e lo strumento di Dio, che si è rivelato in maniera definitiva in Gesù Cristo. La Chiesa, pertanto, non deve voler
essere sole, ma deve rallegrarsi di essere luna, di ricevere
tutta la sua luce dal sole e di farla risplendere dentro la notte. Come la luna non ha luce in sé, ma riflette quella luce
che le viene dal sole, così anche la Chiesa può trasmettere e
far risplendere nella notte dell’umanità solo quella luce che
ha ricevuto da Cristo. Il libro del cardinale Kasper sulla
Chiesa cattolica è al servizio del coerente dispiegarsi di
un’ecclesiologia lunare». Così il cardinale Kurt Koch (presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità
dei cristiani e della Commissione per le Relazioni religiose
con l’ebraismo) ha scritto in una recensione del libro del
cardinale Walter Kasper (presidente emerito del Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani) Chiesa
cattolica. Essenza – Realtà – Missione (Queriniana, Brescia 2012, 584 pp., euro 35,00), pubblicata sull’Osservatore Romano del 27 gennaio. La recensione del cardinale
Koch si conclude in questo modo: «Il cardinale Kasper sa
che il rinnovamento spirituale della Chiesa, di cui oggi abbiamo tanto bisogno, sarà “possibile solo mediante una
nuova Pentecoste”. Come è avvenuto allora, quando i discepoli si sono riuniti insieme alle donne che avevano seguito Gesù e hanno pregato incessantemente e unanimeCristo rappresentato nelle sembianze di Helios (il Sole),
Necropoli Vaticana, nei pressi della tomba di Pietro
76
3OGIORNI - 1/2 - 2012
mente per la venuta dello Spirito Santo, così anche oggi
una nuova Pentecoste potrà essere preparata soltanto tramite una preghiera intensa, poiché “la Chiesa del futuro
sarà soprattutto una Chiesa di oranti” (p. 550). Difatti, la
preghiera è il luogo dove ha origine quella gioia per Dio che
il libro veterotestamentario di Neemia definisce come “la
nostra forza”. Solo da questa gioia per Dio può crescere
anche la gioia per la Chiesa, che non è quel tipo di gioia che
noi stessi ci procuriamo e che quindi ha raramente consistenza. La gioia vissuta nella fede cristiana è quella gioia
che, in ultima analisi, può donarci soltanto lo Spirito. Tale
gioia è il segno distintivo di ogni realtà cristiana al punto che
possiamo dire: là dove c’è mancanza di gioia e depressa irritabilità, lo Spirito di Gesù non è sicuramente all’opera».
L’articolo del presule è stato pubblicato con il titolo Ecclesiologia lunare.
hi Spicchi Spicchi Spicchi
3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI
va ad affrontare le scelte che
Stati Uniti e Gran Bretagna
dovettero fronteggiare più di
sessant’anni fa”, dice Gideon Rose, direttore di Foreign Affairs. “Anche Israele ammetterà, si spera, che è
impossibile garantirsi la sicurezza assoluta nell’era nucleare, e che se non sarà in
grado di ritardare o danneggiare i programmi nucleari
dei suoi nemici, la dissuasione è meno disastrosa di una
guerra preventiva”».
Iniziato il processo di beatificazione
di don Luigi Giussani
Il 22 febbraio, settimo anniversario della morte, è stata presentata la richiesta di inizio del
processo di beatificazione di don Luigi Giussani. Don Matteo Fabbri, vicario della Prelatura
dell’Opus Dei, ha commentato la notizia con
una nota che pubblichiamo integralmente:
«L’annuncio dell’inizio del processo di beatificazione di monsignor Luigi Giussani è fonte di
grande gioia e ci fa essere grati a Dio. Egli seppe mostrare con le sue parole e il suo esempio
che in Cristo trovano compimento tutte le
aspirazioni umane, avvicinando alla fede molti
giovani, famiglie e persone di ogni tipo. Sono
numerosi coloro che devono la scoperta della
loro vocazione a don Giussani. Ancora oggi il
suo messaggio, incentrato sulla bellezza della
vita cristiana, porta e continua a portare fecondi frutti apostolici in tutta la Chiesa, come
è stato evidente nella splendida concelebrazione di ieri sera, in Duomo a Milano, alla quale ho avuto l’onore di partecipare».
Medio Oriente
Iran
Le voci di un attacco militare
Usa contro la Siria? Sarebbero solo un bluff. È quanto
afferma in un’intervista al
Corriere della Sera del 9
febbraio Patrick Seale, giornalista britannico esperto di
Medio Oriente e, in particolare, di Siria. Così si legge sul
quotidiano di via Solferino:
«Il ritiro dall’Iraq; l’impegno
da dieci anni in Afghanistan;
i continui raid in Pakistan,
Yemen, Somalia, Africa
Orientale. Washington taglia i costi della Difesa e sposta l’attenzione sulla regione
Asia – Pacifico per contenere la Cina. Creda, quelle voci
sono un bluff: nessuno è
pronto a mettere un dito in
un conflitto che incendierebbe l’intera regione. L’ha detto anche la Turchia: sarebbe
una vera catastrofe».
«Gli ufficiali israeliani ci spiegano che noi americani non
possiamo capire i loro timori: l’Iran rappresenta una minaccia esistenziale per il loro
Paese. Ma in realtà li capiamo benissimo, perché anche
noi abbiamo dovuto affrontare un’esperienza molto simile. Dopo la Seconda guerra mondiale, quando l’Unione Sovietica si dotò dell’arma atomica, gli Stati Uniti furono invasi da un panico che
si trascinò per anni. Tutto
quello che Israele dice oggi
dell’Iran noi lo abbiamo detto dell’Unione Sovietica.
L’Urss rappresentava ai nostri occhi un regime estremista e rivoluzionario, contrario a tutti i nostri valori, deciso a rovesciare i governi occidentali per instaurare il co-
Per la Turchia
attaccare la Siria
sarebbe una catastrofe
La dissuasione
è meno disastrosa
di una guerra
preventiva
Collegio
cardinalizio
La morte di Bevilacqua.
Gli ottant’anni di
Saraiva e Zen. Creati
22 nuovi porporati
munismo globale. Per noi
Mosca era irrazionale, aggressiva e totalmente sprezzante della vita umana. Proprio come oggi Israele sta
apertamente considerando
azioni militari preventive
contro l’Iran, molti in Occidente sollecitavano simili interventi contro Mosca sul finire degli anni Quaranta».
Sono parole dell’autorevole
giornalista statunitense Fareed Zakaria in un articolo
apparso sul Corriere della
Sera del 19 febbraio. Così
conclude il testo: «Nel corso
dell’ultimo decennio, ci sono
stati migliaia di attentatori
suicidi di origine saudita, egiziana, libanese, palestinese e
pakistana, ma non un solo
attacco è stato portato a termine da un cittadino iraniano. Anche se riuscisse a dotarsi di un ordigno nucleare
rudimentale nei prossimi anni, siamo sicuri che l’Iran voglia lanciare per primo un attacco suicida? “Israele si tro-
Il 31 gennaio è morto il cardinale Anthony Joseph Bevilacqua, 88 anni, dal 1987 al
2003 arcivescovo di Philadelphia. Hanno poi compiuto ottant’anni i cardinali José
Saraiva Martins (il 6 gennaio)
e Joseph Zen (il 13 gennaio).
Curia
Nomine
alla Penitenzieria,
ai Vescovi, ai Religiosi
e alla Rota Romana
Il 5 gennaio l’arcivescovo portoghese Manuel Monteiro de
Castro, 74 anni, è stato nominato penitenziere maggiore;
dal 2009 era segretario della
Congregazione per i Vescovi.
L’11 gennaio l’arcivescovo toscano Lorenzo Baldisseri, 71 anni, è stato nominato segretario della Congregazione per i Vescovi; dal
2002 era nunzio in Brasile.
Il 25 gennaio il monsignore tedesco Udo Breitbach, 52 anni, è stato nominato sottosegretario nel medesimo dicastero.
Il 17 dicembre suor Nicoletta Vittoria Spezzati, 63 ¬
3OGIORNI - 1/2 - 2012
77
Spicchi Spicchi Spicch
3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3OGIORNI IN BREVE 3
anni, originaria di San Severo
(Foggia), è stata nominata sottosegretario della Congregazione per i Religiosi. Dal 2006
era officiale del dicastero.
Il 30 dicembre Benedetto
XVI ha nominati due nuovi
uditori del Tribunale della Rota Romana. Si tratta dell’italiano don Davide Salvatori,
40 anni, finora vicario giudiziale aggiunto presso il Tribunale ecclesiastico regionale
Flaminio di Bologna, e del salesiano tedesco Markus
Graulich, 47 anni, finora
promotore di giustizia presso
il Supremo Tribunale della
Segnatura apostolica.
Italia
Nomine a Venezia,
Cagliari, Cassano
all’Ionio e Roma
Il 9 dicembre monsignor
Nunzio Galantino, 63 anni,
è stato nominato vescovo di
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Cassano all’Ionio, in Calabria. Originario di Cerignola
in Puglia, nel 1972 è stato
ordinato sacerdote per l’omonima diocesi. Dal 2004 è
responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori
di Teologia e di Scienze religiose della Cei.
Il 31 gennaio il vescovo
di La Spezia Francesco Moraglia, 54 anni, è stato promosso patriarca di Venezia.
Sempre il 31 gennaio il
vescovo di Sora Filippo Iannone, 54 anni, carmelitano,
è stato nominato vicegerente di Roma. Nella stessa data
i monsignori Matteo Maria
Zuppi, 56 anni, e Lorenzo
Leuzzi, 56 anni, sono stati
nominati ausiliari di Roma.
Il 25 febbraio monsignor Arrigo Miglio, 70 anni
a luglio, dal 1999 vescovo
di Ivrea (e nei precedenti 7
anni vescovo di Iglesias), è
stato promosso arcivescovo
di Cagliari.
Diplomazia
Nuovi nunzi
nei Paesi Bassi,
Armenia, Trinidad,
Argentina, Brasile,
Zambia, Isole
Salomone e Ruanda
Il 15 dicembre l’arcivescovo francese André Dupuy,
72 anni, è stato nominato
nunzio apostolico nei Paesi
Bassi. Dal 2005 era rappresentante pontificio
presso l’Unione europea e
dal 2006 presso il Principato di Monaco.
Sempre il 15 dicembre
l’arcivescovo eletto Marek
Solczynski, 50 anni, nominato nunzio in Georgia il 26
novembre, è stato designato
anche rappresentante pontificio in Armenia.
Il 21 dicembre l’arcivescovo Nicola Girasoli, 54
anni, nominato nunzio in
vari Paesi delle Antille il 29
ottobre, è stato nominato
rappresentante pontificio
anche in Trinidad e Tobago
e nelle Barbados.
Il 5 gennaio l’arcivescovo svizzero Emil Paul
Tscherrig, 65 anni, è stato
nominato nunzio apostolico in Argentina; dal 2008
era rappresentante in Scandinavia.
Il 27 gennaio sono stati
nominati nuovi nunzi i monsignori Julio Murat (turco,
50 anni, destinato alla rappresentanza in Zambia),
Santo Gangemi (siciliano,
50 anni, destinato alle Isole
Salomone), Luciano Russo
(campano, 49 anni), al quale il 16 febbraio è stata assegnata la rappresentanza
pontificia in Ruanda.
Il 10 febbraio l’arcivescovo campano Giovanni
d’Aniello, 57 anni, è stato
nominato nuovo nunzio in
Brasile; dal 2010 era rappresentante pontificio in
Thailandia.
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Chiesa  Testimonianze
Il vescovo e l’elemosina
del cardinale Roger Etchegaray
ui chiamato tanti anni or
sono a Roma per dare pubblica testimonianza della
mia “vita quotidiana di vescovo”
in un incontro al Centre SaintLouis de France. Da sei anni guidavo la diocesi di Marsiglia, dove
m’aveva voluto papa Paolo VI.
Ero stato ordinato vescovo nella
Cattedrale di Notre-Dame, a Parigi, il 27 maggio del 1969 e quel
giorno a Roma volli iniziare la
mia testimonianza proprio rileggendo ai presenti, ma con l’intento di ravvivarli ancora nel mio
cuore, gli impegni espressi nel rituale dell’ordinazione.
Questi impegni sono sempre
con me. Egualmente ho sempre
considerato come mio “ordine di
F
80
3OGIORNI - 1/2 - 2012
missione” – anche per una coincidenza di date – l’esortazione
apostolica di Paolo VI indirizzata
a tutti i vescovi a cinque anni dalla chiusura del Concilio [la Quinque iam anni dell’8 dicembre
1970, ndr].
Papa Paolo VI ci chiedeva di
considerare il grave e urgente
dovere di annunciare la Parola di
Dio al popolo, perché esso crescesse nella fede e nell’intelligenza del messaggio cristiano e testimoniasse con la vita la salvezza
di Gesù Cristo. «Dovevamo essere», chiedeva il Papa, «risoluti a
che nessun impedimento arrestasse quell’onda abbondante di
grazie celesti che oggi allieta la
Città di Dio». Gli uomini attendo-
no, così s’esprimeva Paolo VI,
«non un surplus di parole ma
una parola consonante a una vita
più evangelica».
Ecco, riprenderò per voi quella mia testimonianza di allora, e
cercherò con voi di riviverla,
sempre chiedendomi, come feci
allora, se come vescovo (e ormai
novantenne!) sono stato almeno
a sufficienza in ascolto della Parola di Dio, e se sempre coraggiosamente ho testimoniato il
mio Signore.
Il vescovo nella sua Chiesa
particolare…
Ogni vescovo sa di dover essere
al servizio della Chiesa “particolare” e della Chiesa “universale”,
Nella pagina accanto,
a sinistra,
Roger Etchegaray
con Paolo VI durante
il primo Sinodo
dei vescovi
dopo il Concilio,
nell’autunno 1967;
a destra, in occasione
dell’ingresso solenne
a Marsiglia
come arcivescovo,
16 gennaio 1971
qui accanto,
il cardinale
Etchegaray durante
una festa
in una parrocchia
di Marsiglia
della preghiera
come si usa chiamarle. Mi sono
sempre sentito a disagio con la
latente dicotomia presente in tale definizione, parendomi essa
inadeguata. “Particolare” e
“universale” sono categorie di
per sé insufficienti, che per sussistere fanno infatti appello alla
luce di una realtà che le ricomprenda, cioè la cattolicità della
Chiesa. Cattolicità che il Vaticano II esprime in maniera sorprendente allorché dichiara che
è a partire dalle Chiese particolari che esiste la Chiesa, «in quibus et ex quibus una et unica Ecclesia catholica exsistit», dice la
Lumen gentium al n. 23. Per
certe ragioni storiche e giuridiche noi abbiamo un po’ troppo
“spazializzato”… Agli occhi di
un vescovo dei primi secoli la
Chiesa è infatti in primo luogo
locale: non in senso geografico
o cartografico, ma nel suo senso
vitale, laddove attorno al vescovo una porzione del popolo di
Dio vede nell’Eucaristia la manifestazione più piena e autentica
del mistero della Chiesa.
La mia diocesi si riduceva di
fatto a Marsiglia e alla vicina periferia, eppure era facile scoprirne il carattere cosmopolita, per
la presenza in così poco spazio di
minoranze tanto importanti
quanto l’ebraica, l’islamica e l’armena ortodossa; e anche i cattolici marsigliesi di “maggioranza”
godevano della caratteristica di
vivere in quella che era stata
chiamata “l’Atene dell’Occidente”, evangelizzata alle origini del
cristianesimo, e che aveva dato
alla Chiesa un papa, Urbano V.
Anche a Marsiglia in quegli anni
la secolarizzazione era già potente: la pratica domenicale
oscillava tra il 12 per cento di alcune parrocchie e lo 0,5 dei
quartieri degli operai. Caratteristiche, queste, che non credo
dissimili da quelle che vivono
molti vescovi nel mondo che oggi definiamo “globale”, disegnato dai flussi incessanti della mobilità umana. E che cosa pensa la
gente di quello che il vescovo fa
nella sua Chiesa particolare? Il
padre Bouyer, nel suo libro L’Église de Dieu, scriveva che il vescovo d’oggi «ordina dei sacerdoti per renderli idonei a funzioni apostoliche che di fatto, per la
maggior parte, lui stesso non
compie più… Le funzioni del governo materiale arrivano sovente a occupare tre quarti del proprio tempo». Ma in tale descrizione, pur non esistendo per me
la “giornata tipo”, non ritrovavo
molto di quanto vivevo abitualmente: tutte le giornate iniziavano con la preghiera e si concludevano nel silenzio dell’ado- ¬
3OGIORNI - 1/2 - 2012
81
Chiesa  Testimonianze
Gesù risorto e gli apostoli in Galilea, scultura policroma del XIV secolo, coro della Cattedrale di Notre-Dame, Parigi
Infine – è l’ultimo punto ma è il primo! – il posto centrale
nella vita e nel ministero di un vescovo lo detiene l’Eucaristia.
Essa fonda e nutre la vera comunione, poiché tutti
i particolarismi arretrano di fronte a cristiani che affermano
la loro speranza nel ritorno glorioso del Signore.
L’Eucaristia è il luogo dove si rivela pienamente la gratuità
dell’amore del Signore. La verità dell’uomo
è in questa azione della grazia
82
3OGIORNI - 1/2 - 2012
Il vescovo e l’elemosina della preghiera
razione eucaristica, in cui tutti i
frammenti sparsi di una giornata
si ricomponevano e ritrovavano
la speranza pasquale.
La mia vita in diocesi era fatta
di contatti e comunicazioni personali e questo, in una città mediterranea, comporta il rischio
di esser troppo esposti e di lasciarsi divorare… Ci si deve difendere un po’, senza imporsi
però una rigidezza che non lasci
spazio alcuno all’imprevisto.
Così, ogni settimana mi concedevo un’intera mattinata per ricevere chiunque volesse vedermi, senza bisogno d’appuntamento e di “selezione”.
Vi assicuro che da questi incontri ho imparato tanto.
A proposito dei sacerdoti della mia diocesi. Viviamo tempi in
cui un vescovo deve investire il
proprio tempo a vantaggio dei
suoi preti. Essi sono posti sul crinale della doppia evoluzione del
mondo e della Chiesa, e hanno
bisogno della presenza e del
conforto innanzitutto del loro vescovo. Io dovevo evitare che il
vescovo e il suo consiglio episcopale si affannassero nel labirinto
sempre più complicato delle no-
mine, che cercavano di soddisfare i bisogni oggettivi della Chiesa
locale e le aspirazioni dei singoli,
tenendo inoltre conto delle consultazioni con le équipe di sacerdoti e i gruppi di militanti... Ancora oggi mi domando se le questioni infraecclesiali non stiano
assorbendo troppo le forze del
vescovo a scapito del suo lavoro
apostolico e di ripresa sempre
nuova del Vangelo.
Quanto alla relazione con i
poteri pubblici o “forti”, a Marsiglia non partecipavo che con
parsimonia agli eventi ufficiali, e
non era per un atteggiamento di
marcato distacco o per una riserva “ostile” verso il potere
temporale, ma semplicemente
per depotenziare ogni possibile
ambiguità attorno al significato
spirituale del mio ministero episcopale. Di contro, ho mantenuto una tradizione tutta marsigliese: la messa votiva che si celebra
dal 1722, a seguito della peste
di quell’anno, e che da allora,
per la festa del Sacro Cuore di
Gesù, raduna le autorità cittadine: ne ho sempre approfittato
per fare un’omelia su qualche
aspetto che interessasse chi ha
la responsabilità di guidare la
politica, l’economia o la società.
Comunque, ho sempre volentieri incontrato, in privato, chiunque avesse un incarico pubblico
ma fosse portato dalla fede a
cercare di approfondire la propria vita cristiana.
… e nella Chiesa universale
Quando si diventa vescovi si entra
nella comunione dei vescovi. Non
posso esercitare il mio ministero
episcopale che dentro un “noi”,
che solo può dare un senso, altrimenti patologico, all’“io”.
Ma questo legame mutuo e
comunitario, che cosa vuol dire
per me? Partendo da un livello
più basso, potremmo definirlo,
seguendo la Lumen gentium,
come «affectus episcopalis», che
a me vescovo di Marsiglia pareva
realizzarsi primariamente con i
vescovi viciniori, quelli di Aix-enProvence e poi quelli della mia
regione Provence-Méditerranée; e infine, salendo di grado,
con i vescovi della Conferenza
episcopale. Quest’ultima, vista
da fuori, si presentava (e si presenta) talvolta sotto forma di un
nuovo e possente potere feu- ¬
Sotto, Etchegaray, giovane prete, a Bayonne durante un pellegrinaggio notturno a Lourdes;
a destra, sempre a Lourdes, con i pellegrini di Marsiglia
3OGIORNI - 1/2 - 2012
83
Chiesa  Testimonianze
Sopra, durante
un’ordinazione
sacerdotale
a Marsiglia;
a sinistra,
l’epitaffio
di Abercio,
attualmente
conservato nei
Musei Vaticani;
a destra,
mentre celebra
un matrimonio
dale, un apparato di un partito
che per la perfezione e l’impronta della sua organizzazione provoca allo stesso tempo diffidenza
e ammirazione. Ricordo il fondo
di un giornale marsigliese di sinistra: «Ciò che noi contestiamo è
l’autorità amministrativa – allorché essa si qualifica come episcopale – di segretariati, consigli, commissioni e subcommissioni che hanno dato alla Conferenza episcopale una maschera
inumana e centralizzatrice. Questa burocrazia è il vero pericolo.
Essa uccide lentamente ma sicuramente l’autentica autorità apostolica», l’autorità cioè che serve
il Signore e non si centra su sé
84
3OGIORNI - 1/2 - 2012
stessa. Fece eco un giornale di
destra, con una definizione lapidaria: «Abbiamo certamente un
episcopato, ma non abbiamo
più vescovi».
Di fatto, ciò ci pone lealmente
alcune domande.
Ad esempio, come dare un
volto più personale ai pronunciamenti collettivi dei vescovi,
perché oggi ciascun cittadino,
grazie ai tanti media, si è già formato una sua opinione circa le
questioni più disparate, e gli interventi dell’autorità ecclesiale,
ogni volta, finiscono per apparire più un freno che un motore.
Resta però vero che in diocesi la
parola di un vescovo ancora
conta: ricordo le lettere pastorali del cardinal Suhard, il cui vigore di pensiero continua a darmi conforto, o la lettera personale di Paolo VI al cardinal Roy
sui problemi della giustizia.
Altra questione è che i vescovi sono sovraccarichi di lavoro e devono pronunciarsi su
una quantità di temi senza il distacco sufficiente. Questa “onnipresenza” non rischia però
di divenire in realtà una “onniassenza”?
Inoltre, l’attaccamento alla
“struttura” gioca nella vita dei
vescovi il medesimo ruolo delle
assidue presenze episcopali alla
corte di re Luigi XIV, con il vescovo che finisce rimproverato
per la lontananza dalla diocesi…
Un’ultima domanda potrebbe riguardare il rischio più grave,
cioè l’insufficienza del tempo
consacrato alla riflessione dottrinale, cioè al distacco necessario
da tutte le incombenze per ricercare una vita che sia, senza posa, zampillante al soffio della
grazia. Il magistero del vescovo
deve garantire che la testimonianza che la Chiesa rende a Gesù sia la medesima data dagli
apostoli. E qui noi facciamo appello anche alla teologia, perché
non vi è enunciato della fede che
non sia frutto dell’intelligenza
Il vescovo e l’elemosina della preghiera
che la fede dona, all’interno di
una cultura data. Ma è un compito tanto più arduo in quanto la
collaborazione con i teologi latita, anche per l’accorpamento
dei seminari e la diminuzione del
numero dei professori-preti ben
formati teologicamente; e dunque nelle diocesi c’è un deprecabile basso livello teologico…
Ritornando ora sulla comunione episcopale, vorrei aggiungere che l’unità con il successore
di Pietro è ciò che dona al singolo vescovo una dimensione cattolica e al tempo stesso una garanzia. Perché la fede del succes-
sore di Pietro rafforza la nostra,
il suo coraggio incoraggia il nostro ed è del magistero del Papa
che le Chiese locali hanno bisogno, perché sono rese tanto fragili da pressioni innumerevoli.
Il vescovo servitore della
chiaroveggenza evangelica
La chiaroveggenza evangelica… non ha nulla di misterico!
Questo termine mi fu ispirato
dall’antico epitaffio di Abercio,
conservato a Roma nel museo
Pio cristiano: egli senza esitazione descrive Gesù Cristo come il casto pastore che ha degli
occhi grandi che guardano dappertutto. Perché è proprio dagli
occhi che l’“episcopo” inizia a
esercitare innanzitutto la sua
missione pastorale...
Povera e santa Chiesa! Non
se n’è mai tanto parlato come
oggi, e secondo tutte le tonalità,
a differenza dei tempi in cui, invece, tante generazioni hanno
semplicemente vissuto in essa
senza nemmeno pensare che ci
si potesse mettere a dissertare
sulla Chiesa più di quanto un
bambino potesse parlare di sua
madre. Chi ha la fede non può
avvicinarsi alla Chiesa come si
trattasse di un apparato e non
invece di una presenza viva. Dio
ci ha condotto a contemplarla
attraverso le immagini così semplici che la Bibbia ci riporta con
grande profusione, prese dalla
nostra vita di uomini.
È vero che il Vaticano II ha
privilegiato l’immagine del “Popolo di Dio”, come una delle più
dinamiche, e grazie a essa anche
realtà assopite da tempo hanno
potuto ritrovare un nuovo e felice slancio. Ma c’è chi ha voluto
negli anni successivi darne una
lettura politica e ha inteso strumentalizzare, dentro la Chiesa,
questo tema così ricco teologicamente e pastoralmente, ipertrofizzandolo. Si è giunti alla critica
dell’autorità della Chiesa in nome del profetismo, e tutto questo avveniva in un contesto in cui
i punti di riferimento diventavano il futuro e l’inedito, in cui si
ipertrofizzava la “ricerca”, o
l’ammiccamento alle nuove
frontiere del sapere tecnico rispetto a quanto abbiamo felicemente da custodire.
Ecco però che pian piano il
senso liberatorio dell’autorità
della Chiesa ha iniziato a riemergere, soprattutto quando uno ha
sperimentato il morso di gruppi
di pressione intolleranti, tirannici e spietati e non invece la vecchia voce un po’ fanciullesca della santa madre Chiesa!
Servitore della comunione
dentro la Chiesa
C’è un tratto che contraddistingue la vita quotidiana del vescovo dei nostri giorni, ed è l’essere
al servizio della comunione nella
Chiesa. Come scriveva sant’Ignazio di Antiochia alla comunità di Tralles, «il vescovo è l’uomo per l’unità». Una tentazione
moderna è quella di misurare il
vigore della propria fede in base
a quanta energia si mette nel vivere i conflitti. La maggiore difficoltà per un vescovo oggi, ciò cui
egli è obbligato a dedicare la
maggior parte del proprio tempo, è la ricerca dell’unità, come
pure il ristabilire – tra cristiani
che s’ignorano, si evitano o a fine giornata si combattono – una
comunicazione.
In altre epoche gli uomini nel
mondo e i cristiani nella Chiesa
avevano punti di riferimento
prestabiliti, che li agevolavano
nel loro comportamento e li ¬
3OGIORNI - 1/2 - 2012
85
Chiesa  Testimonianze
Con Madre Teresa di Calcutta a Marsiglia
rendevano una cosa sola di
fronte a ciò che era essenziale,
che da tutti era sperimentato. Si
era d’accordo sull’essenziale, e
così ci si poteva senza timore
anche combattere su quanto
era accessorio. Oggi ciascuno,
nel mondo ma anche nella
Chiesa, pretende di avere un
proprio itinerario, e a tastoni
ciascuno elabora quasi una propria norma e dottrina d’azione.
Ecco, da qui viene quel senso di
guerra di religione che circonda
i conflitti attuali: ciascun uomo
o gruppi di uomini, inclusi i cristiani, quando cercano di dotar86
3OGIORNI - 1/2 - 2012
si di un proprio dogma e di una
propria morale diventano settari e intolleranti.
Di fronte a siffatte riflessioni
sull’unità nella Chiesa non possiamo non porci la grande questione
della fede. La Chiesa non è infatti
un puzzle di credenti. La consapevolezza che la comunità ecclesiale sia una comunione fraterna e
gerarchica messa insieme da Cristo e la comunicazione spontanea
tra i semplici fedeli all’interno della
comune confessione della fede
fanno talvolta fatica a trovare
un’espressione. L’esperienza delle prime comunità cristiane è
esemplare: quando c’era da salvaguardare o diffondere la fede, l’unità veniva prima di tutto il resto.
San Paolo osava affermare che
«se un angelo venuto dal cielo vi
annunciasse un vangelo differente
da quello che noi stessi vi abbiamo
predicato, sia anatema» (Gal 1, 8).
Cristiani o gruppi di cristiani che
non sentissero più il necessario
desiderio di verificare l’unità della
loro fede attraverso scambi e comunicazioni rischierebbero di diventare delle sette o dei ghetti.
Lasciatemi dire una parola
sull’unità tra il vescovo e i suoi
sacerdoti. Andando in visita da
un gruppo di sacerdoti a un altro, avevo talvolta come l’impressione di spostarmi da un
continente a un altro… Tante
erano le differenze pastorali,
frutto delle differenti realtà umane sottostanti. Tutto questo ha
diritto al riconoscimento e a
un’attestazione positiva da parte del vescovo, a condizione
però che le proposte missionarie di un gruppo siano aperte al
confronto e all’arricchimento,
frutto delle scoperte di un altro,
che vi sia qualcosa di vitale da
comunicare e che alla base vi
sia, appunto, una somiglianza di
vocazione e di missione.
Infine – è l’ultimo punto ma è
il primo! – il posto centrale nella
vita e nel ministero di un vescovo
lo detiene l’Eucaristia. Essa fonda e nutre la vera comunione,
poiché tutti i particolarismi arretrano di fronte a cristiani che affermano la loro speranza nel ritorno glorioso del Signore. L’Eucaristia è il luogo dove si rivela
pienamente la gratuità dell’amore del Signore. La verità dell’uomo è in questa azione della grazia. La vita contemplativa e i
gruppi di preghiera di lode che
oggi vanno formandosi, soprattutto tra i più giovani, sono per
ogni vescovo i punti di riferimento e di speranza, che lui scruta
con i suoi occhi e protegge come
il cuore della vita della Chiesa.
Il vescovo e l’elemosina della preghiera
Concludo qui la mia rinnovata testimonianza di vescovo, sapendo però che una testimonianza non è mai definitivamente raggiunta e conclusa, e
che il “martirio” del vescovo è a
fuoco lento: non gli si taglia più
la testa, ma è diventato come
un bersaglio…
Come è cambiata la figura
del vescovo nel corso dei secoli,
dopo sant’Ambrogio, san Gregorio, san Carlo Borromeo, san
Francesco di Sales… Quando si
sfoglia l’Annuario Pontificio
con l’elenco di tutti i vescovi,
ciascuno riflette sul fatto che
non si viene più giudicati in base
all’idea che comunemente si ha
della funzione episcopale, ma
su quella che ciascun vescovo
testimonia di sé. La funzione
non copre più l’uomo o, piuttosto, il vescovo è divenuto un uomo pubblico anche riguardo alla
sua vita personale.
Oggi più che mai gli si chiede
di essere santo. È troppo per lui?
Benedetto XVI con il cardinale Etchegaray
Il santuario
della Madonna
della Guardia
di Marsiglia
Non lo credo, e per questo
termino come terminai quella
mia testimonianza romana tanti
anni fa, chiedendovi, come lettori di 30Giorni, l’elemosina della
preghiera, perché anch’io possa
vivere, a immagine dell’apostolo
Paolo, come uno che diffonde il
Vangelo: appassionato dell’annuncio della Buona Novella;
ebreo con gli ebrei, greco con i
greci, solidale con ciascun uomo, secondo il suo ambiente e la
sua cultura; tutto a tutti, per salvare almeno qualcuno; pronto a
interpretare i segni dello Spirito
per correre dove non avrei immaginato di andare; capace di
fondare comunità di fede nel
cuore delle Efeso e delle Corinto
dei nostri tempi; disposto a generare senza stancarmi nuovi fedeli al Signore, sostenendoli o
correggendoli con un discernimento attento; sollecito a tessere dei legami tra le comunità nella Chiesa, antiche e nuove, perché diano testimonianza di fede
e di preghiera le une alle altre; e
infine, che io stesso possa sempre lodare il Signore per i suoi
frutti, scoperti talvolta nei meandri più reconditi di una città; che
possa usare le mie deboli forze
per rivelare Gesù risorto, aspettando ferventemente il suo ritorno. E che io sia gioioso, per una
speranza indefettibile.
Grazie.
(Testo raccolto
da Giovanni Cubeddu
e rivisto dall’autore)
3OGIORNI - 1/2 - 2012
87
I canti gregoriani più semplici che
i fedeli sono invitati a imparare
e cantare secondo l’intenzione della
costituzione del Concilio Vaticano II
sulla Sacra Liturgia
Sacrosanctum Concilium
È possibile scaricare
gratuitamente sia il CD
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«IO FACCIO NUOVE TUTTE LE COSE»
«Mio Signore
e mio Dio»
L’Incredulità di Tommaso, Maestro trecentesco del Sacro Speco, Chiesa superiore, Subiaco (Roma)
«Gesù ci darà la forza.
Non voi, ma Lui in voi»
Omelia di sua eminenza il cardinale
Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires,
durante la santa messa in cui ha amministrato
il sacramento della Cresima
Roma, 18 febbraio 2012
Basilica di San Lorenzo fuori le Mura
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«IO FACCIO NUOVE TUTTE LE COSE»
Prima lettura (Is 43, 18-19.21-22.24b-25)
Dal libro del profeta Isaia
Così dice il Signore: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche
nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi. Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe; anzi ti sei stancato di me, o
Israele. Tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità. Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati».
Seconda Lettura (2Cor 1, 18-22)
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è «sì» e «no». Il Figlio di Dio, Gesù
Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu «sì» e «no», ma in lui vi
fu il «sì». Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono «sì». Per questo attraverso di lui sale a Dio il
nostro «Amen» per la sua gloria. È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha
conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2, 1-12)
Gesù entrò di nuovo a Cafarnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli
annunciava loro la Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da
quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio
solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati
sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si
meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Lo Spirito sempre è nuovo, sempre viene per rinnovare.
È quello che abbiamo sentito nella prima lettura,
la profezia: «Io faccio nuove tutte le cose». Così fa Dio,
così fa lo Spirito. Perciò chiediamo l’aiuto di Dio
di essere attenti alla voce dello Spirito, alla novità
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«Gesù ci darà la forza. Non voi, ma Lui in voi»
ella preghiera all’inizio della messa
abbiamo fatto un appello a Dio Padre: «Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla
voce dello Spirito». Abbiamo bisogno di questo
aiuto di Dio per capire la voce dello Spirito, la
novità dello Spirito. Lo Spirito sempre è nuovo,
sempre viene per rinnovare. È quello che abbiamo sentito nella prima lettura, la profezia: «Io
faccio nuove tutte le cose». Così fa Dio, così fa lo
Spirito. Perciò chiediamo l’aiuto di Dio di essere
attenti alla voce dello Spirito, alla novità.
Fare tutto nuovo. Il Vangelo ci racconta la
storia del paralitico che è stato rinnovato con
N
la forza dello Spirito e di Gesù. Lo Spirito era
in Gesù. Gesù è colui che ci invia lo Spirito per
rinnovare tutto. Gesù è l’unico capace di incominciare tutto di nuovo, di ricominciare la vita.
Pensiamo alla vita di questo paralitico, la vita
fisica, e anche la vita interiore – perché il Signore gli guarisce prima l’anima: «I tuoi peccati sono perdonati». Gesù ha il potere, con la
forza del suo Spirito, di rinnovare il cuore.
Dobbiamo avere fiducia in questo. Se noi non
abbiamo fiducia nella forza di Gesù Cristo come l’unica salvezza, l’unico che può fare nuove
tutte le cose, siamo cristiani finti. Non siamo
cristiani veraci.
¬
Il cardinale Jorge Mario Bergoglio durante l’omelia nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura
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«IO FACCIO NUOVE TUTTE LE COSE»
Non siete cristiani finti, cristiani solo a parole. Siete cristiani
con la parola, con il cuore, con le mani. Sentite come cristiani,
parlate come cristiani e fate opera di cristiani. Ma voi soli
non potreste farlo. È Gesù che vi darà questo Spirito,
vi darà la forza di rinnovare tutto: non voi, ma Lui in voi
Gesù non ti obbliga a essere cristiano. Ma se
tu dici che sei cristiano devi credere che Gesù ha
tutta la forza – l’unico che ha la forza – per rinnovare il mondo, per rinnovare la tua vita, per rinnovare la tua famiglia, per rinnovare la comunità, per rinnovare tutti. Questo è il messaggio
che oggi dobbiamo portare con noi chiedendo al
Padre che ci faccia attenti alla voce dello Spirito
che fa quest’opera: lo Spirito di Gesù.
Oggi, seguendo l’invito del mio amico don
Giacomo, cui voglio tanto bene, e noi tutti dobbiamo pregare per lui, perché è un pochettino
malato… Pregheremo tutti per lui? Sì o no?
Non sento niente… Se la preghiera è così, siamo finiti… Pregheremo tutti per lui? Sì!
L’invito per oggi è di fare queste cresime a
voi che venite a ricevere la forza dello Spirito di
Dio: credete nella forza dello Spirito! È lo Spirito di Gesù. Credete in Gesù che vi invia questo
Spirito – a voi e a tutti noi: ci invia lo Spirito per
rinnovare tutto. Non siete cristiani finti, cristiani solo a parole. Siete cristiani con la parola,
con il cuore, con le mani. Sentite come cristiani, parlate come cristiani e fate opera di cristiani. Ma voi soli non potreste farlo. È Gesù che vi
darà questo Spirito, vi darà la forza di rinnovare tutto: non voi, ma Lui in voi.
E con questo pensiero di Gesù che è l’unica
salvezza, l’unico che ci porta la grazia, che ci
dà la pace, la fraternità, che ci dà la salvezza,
proseguiamo la celebrazione di questa messa
con la recita del Credo, la professione della
nostra fede.
q
Il cardinale Bergoglio al termine
della messa con i ragazzi cresimati
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IN PREGHIERA
«Quando il Figlio dell’uomo
ritornerà, troverà ancora
la fede sulla terra?» (Lc 18, 8)
Omelia di don Giacomo Tantardini nel settimo anniversario
della morte di don Luigi Giussani
Padova, 21 febbraio 2012, Basilica di Sant’Antonio
Don Giacomo Tantardini e don Giussani in piazza San Pietro,
Domenica delle Palme, 23 marzo 1975, Anno Santo
olo una parola, un breve pensiero per ricordare don Giussani nel settimo anniversario della sua morte. In questi giorni
più volte mi è venuta alla mente la frase
di Gesù che Giussani – riprendendola da Paolo
VI – ripeteva nei momenti decisivi della vita:
«Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà
ancora la fede sulla terra?» (Lc 18, 8). Quando
Gesù ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra? Perché di questo dono, anzitutto, abbiamo
bisogno: la fede. Quando il Signore ritornerà,
troverà ancora la fede sulla terra? Abbiamo bisogno della fede istante per istante, momento
S
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per momento. E com’è bello, com’è reale, che,
avendo così bisogno della fede, la fede sia grazia
di Dio, sia dono di Dio. Gratia facit fidem, dice
san Tommaso: la grazia crea la fede, e non soltanto quando la fede inizia, ma la grazia crea la
fede istante per istante, momento per momento. In fondo la vita di don Giussani è stata testimonianza ed esempio di questa realtà: che la
grazia crea la fede istante per istante.
Quello che a noi è dato – perché anche questo è dato –, il Vangelo di oggi e la lettera di
Giacomo lo esprimono con la parola umiltà.
Quello che a noi è dato è di essere umili, perché ai superbi Dio resiste, agli umili concede la
sua grazia. Quello che a noi è dato è di essere
come bambini.
Qui, in questo santuario di sant’Antonio,
chiediamo a lui, che per puro dono ha preso in
braccio Gesù bambino e da Gesù bambino è stato portato, chiediamo a sant’Antonio di essere
come bambini. Chiediamolo a lui e chiediamolo
a Giussani, adesso che in Paradiso vede, come
già aveva intravisto e comunicato sulla terra,
quanto è bello essere come bambini che attendono tutto dal Signore.
q
Gesù benedice i bambini, affresco di epoca carolingia
conservato nella chiesa abbaziale di San Giovanni Battista a
Müstair, in Val Monastero, nel Cantone dei Grigioni, Svizzera
Prima lettura (Gc 4, 1-10)
Fratelli miei, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse
dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra!
Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di
Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che
invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in
noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice: «Dio resiste ai superbi, agli umili
invece dà la sua grazia». Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà
lontano da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre
mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Riconoscete la vostra miseria,
fate lutto e piangete; le vostre risa si cambino in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.
Vangelo (Mc 9, 30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene
consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni
risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero
a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».
Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi
accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Chiediamo a sant’Antonio
di essere come bambini.
Chiediamolo a lui
e chiediamolo a Giussani,
adesso che in Paradiso vede,
come già aveva intravisto
e comunicato sulla terra,
quanto è bello essere
come bambini che attendono
tutto dal Signore
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