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Ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il

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Ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il
2.
CIÒ CHE LE NOSTRE MANI HANNO TOCC ATO,
OSSIA IL VERBO DELLA VITA:
UNA PAROLA DA INCONTRARE
1Gv 1,1-10
Per l’apostolo Giovanni il credere equivale al vedere, al sentire, al toccare. Come dire che
credere in Gesù il Verbo fatto carne, significa avere la certezza che tutto ciò sia accaduto
veramente, come esserci stati, come averlo visto, averlo toccato, averlo sentito. Né più né
meno! Così Giovanni può dire: “Quello che abbiamo udito, quello che abbiamo visto con i
nostri occhi, quello che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola
della vita... noi lo annunciamo anche a voi”.
UNIAMOCI NELLA PREGHIERA
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Amen!
Raccogliamoci e chiediamo al Signore la Grazia di accogliere la sua Parola con un
cuore umile, docile ed obbediente.
(Si rimane qualche istante in silenzio poi tutti insieme si recita la preghiera)
Signore Gesù le tue parole sono Spirito e Vita.
Tu sei il Verbo incarnato, la parola che salva.
Fa’ che abbeverandoci ogni giorno
alla sorgente della Verità
ci lasciamo convertire dal tuo Vangelo
che ci invita alla comunione con Te
e a seguirti come discepoli.
Illumina le nostre menti con la luce del tuo Spirito,
apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture.
La tua Parola sia lampada per i nostri Passi
luce per il cammino della nostra Chiesa.
Che la nostra vita diventi grazie alla tua Parola
rivelazione del tuo amore.
Amen.
Gloria al Padre...
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ASCOLTIAMO LA PAROLA
[1] Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto
con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo
della vita –
[2] la vita infatti si manifestò, noi l‘abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi
annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -,
[3] quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate
in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.
[4] Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
[5] Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e
in lui non c‘è tenebra alcuna.
[6] Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi
e non mettiamo in pratica la verità.
[7] Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con
gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
[8] Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.
[9] Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e
purificarci da ogni iniquità.
[10] Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
ATTUALIZIAMO IL MESSAGGIO
CIÒ CHE LE NOSTRE MANI
HANNO TOCCATO, OSSIA
IL VERBO DELLA VITA:
UNA PAROLA DA INCONTRARE
L’esperienza di Giovanni e dei discepoli di Gesù, Parola di Dio fatta carne, Verbo della vita
ci invita all’incontro e a fare esperienza di Cristo, a cercare Lui ogni volta che leggiamo una
pagina della Scrittura. E’ questo l’atteggiamento fondamentale con cui un cristiano accosta
il testo sacro. La convinzione che Cristo con la sua persona, con la sua vicenda terrena è la
pienezza della rivelazione di Dio e la realizzazione compiuta delle sue promesse di salvezza per l’umanità fa si che nelle divine Scritture in qualche misura si anticipa e si prolunga il
mistero stesso dell’incarnazione. In esse noi prima che un significato, prima di un invito, un
comando cerchiamo Cristo che viene a noi per donarci il suo amore. Se la Scrittura non ci
rende amici di Gesù, non ci introduce nell’intimità con lui, non diventa colloquio, incontro con
Dio, perderemmo molto del suo valore. Comprendiamo meglio in questa prospettiva anche
il profondo legame tra Parola ed Eucaristia che riviviamo in ogni celebrazione della Messa. In
modo evidente infatti appare in essa come l’ascolto della Parola approda
alla comunione con il corpo di Cristo ed il suo dono d’amore. E’ Cristo
stesso che ci parla, dice la Sacrosantum Concilium, quando durante la Sacra liturgia vengono proclamate le Letture. Se l’incontro è il frutto di un
approccio corretto alla Bibbia, la disponibilità ad incontrare il Signore è la
condizione necessaria per permettere alle Divine Scritture di dispiegare
tutto il loro potenziale. Ciò significa che l’approccio alla Bibbia non può
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essere solo di tipo intellettuale come in genere si accosta qualsiasi altro libro e come purtroppo spesso si accosta anche la Sacra Scrittura, ma come quando si incontra una persona
è con tutto il nostro essere, con tutti i nostri sensi che vogliamo essere coinvolti. Questo ci
fa capire anche che la Bibbia non esaurisce l’esperienza della fede. Per questo la sua lettura
non va estrapolata dall’esperienza viva della Chiesa. L’amore e la predilezione per la Scrittura
non possono in alcun modo chiuderci in noi stessi, ma aprirci all’esperienza di fede di una
Comunità che vive di liturgia, di gesti di solidarietà, di esperienza di fraternità, di testimonianza e scambio nella fede. A questa esperienza di Cristo nella Chiesa ci conduce la Parola, in
questa esperienza di Chiesa essa torna ad essere viva e operante.
SPUNTI PER CONDIVIDERE IN GRUPPO
Ci lasciamo provocare da alcune testimonianze attorno alle quali confrontarci:
• “Toccare il Signore significa rimanere estatici,“exstasis”, cioè uscire fuori dal proprio sedentarismo, significa avere l’atteggiamento dell’innamorato. Toccare Gesù significa piantare la
tenda della propria vita attorno a lui, assumere la logica del Vangelo come una travatura di
tutto il nostro comportamento”. (don Tonino)
• “Il cristiano adulto è quello che ha incontrato Gesù Cristo personaggio storico, che lo ha
riconosciuto come Figlio di Dio, che gli ha accordato fiducia, e allaccia con lui relazioni di
amicizia personale fino all’unione e alla identificazione in profondità.” (M. Quoist)
• Gesù Cristo è Gesù figlio di Dio, venuto presso gli uomini duemila anni fa. Ma è anche
il Cristo che nel suo amore si è incorporato tutta l’umanità, facendo di tutti gli uomini
le sue “membra”. Il mistero di Cristo – mistero di Creazione, d’Incarnazione, di Redenzione e di Risurrezione – non si limita ai trentatré anni della storia umana di Gesù,
ma ricopre e assume in sé tutta la storia e tutta l’umanità. È questo Cristo totale nelle
sue due dimensioni – Cristo storico e Cristo risuscitato, vivo nelle sue membra e nel
mondo – che dobbiamo incontrare, sotto pena di squilibrare gravemente la nostra
vita e di rendere vana la nostra testimonianza” (M. Quoist).
CONCLUDIAMO L’INCONTRO
“Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta”.
Un cuore gioioso è il normale risultato
di un cuore che arde d’amore.
La gioia non è semplicemente una questione di temperamento,
è sempre difficile mantenersi gioiosi:
una ragione di più per dover cercare di attingere
alla gioia e farla crescere nei nostri cuori.
La gioia è preghiera; la gioia è forza; la gioia è amore.
E più dona chi dona con gioia.
Ai bimbi e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli,
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CIÒ CHE LE NOSTRE MANI
HANNO TOCCATO, OSSIA
IL VERBO DELLA VITA:
UNA PAROLA DA INCONTRARE
donate loro sempre un gaio sorriso;
donate loro non solo le vostre premure, ma anche il vostro cuore.
Può darsi che non si sia in grado di donare molto,
però possiamo sempre donare la gioia
che scaturisce da un cuore colmo d’amore.
Se nel vostro lavoro incontrate difficoltà e le accettate con gioia,
con un largo sorriso, in ciò, al pari di molte altre cose,
vedrete le vostre opere buone.
E il modo migliore per dimostrare la vostra gratitudine
consiste nell’accettare ogni cosa con gioia.
Se sarete colmi di gioia, la gioia risplenderà nei vostri occhi
e nel vostro aspetto, nella vostra conversazione e nel vostro appagamento.
Non sarete in grado di nasconderla poiché la gioia trabocca.
La gioia è assai contagiosa.
Cercate, perciò, di essere sempre
traboccanti di gioia dovunque andiate.
La gioia dev’essere uno dei cardini della nostra vita.
E’ il pegno di una personalità generosa.
A volte è altresì un manto che avvolge
una vita di sacrificio e di donazione di sé.
Una persona che possiede questa dote spesso raggiunge alti vertici.
Splende come un sole in seno a una comunità.
Che Dio vi renda in amore tutto l’amore che avete donato
o tutta la gioia e la pace che avete seminato attorno a voi,
da un capo all’altro del mondo.
(Madre Teresa di Calcutta)
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