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la collera - Assimpredil Ance
g Tariffa R.O.C.: Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Milano Rivista bimestrale di Assimpredil Ance_Numero Trentaquattro_Speciale: La giornata della collera_sesto bimestre la coll era g g O L DA DE 004_005 O AL DED Direttore: Cecilia Bolognesi [email protected] Dopo il successo delle edizioni dedicate alla scoperta e valorizzazione dei restauri eseguiti sulle architetture del ‘400/’500 e del ‘600/’700, torna l’appuntamento con Milano nei cantieri dell’arte, la manifestazione annuale avviata nel 2009 e promossa da Assimpredil Ance, Camera di Commercio di Milano, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano e Arcidiocesi di Milano. Quest’anno l’attenzione sarà rivolta al patrimonio storico e artistico dell’800 e del ‘900 nelle Province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, attraverso un’articolata proposta di convegni, workshop e visite guidate. Sarà affrontata la storia dell’architettura moderna, proponendo come originale chiave di lettura da un lato l’evoluzione delle tecniche costruttive e dei materiali edili dall’Eclettismo al Liberty, dal Movimento Moderno alla ricostruzione del Secondo Dopo Guerra, dall’altro la tipologia e l’evoluzione degli interventi di restauro e conservazione eseguiti sui manufatti di questo periodo storico. Numerosi i temi affrontati, tra cui, in particolare: _Il cemento armato: l’utilizzo, la manutenzione, le problematiche, il restauro; _Uso e riuso: le regole, i vincoli, i limiti; _PGT: quali nuove possibilità nel campo del recupero di beni artistici e architettonici. L’800 e il ‘900 a Milano, Monza e Lodi: la parola alle imprese che hanno fatto e costruito la storia. Il programma dettagliato sarà a breve disponibile sul sito www.milanoneicantieridellarte.it. Numero Trentaquattro_Speciale: La giornata della collera Rivista bimestrale di Assimpredil Ance AUTORE TITOLOFOTO/ILLUSTRAZIONI Claudio De Albertis La giornata della collera 008 I punti del manifesto 010 Il programma Dalla collera all’impegno 012 La partecipazione della filiera Il mondo delle professioni 026 Il mondo della finanza e servizi immobiliari 028 Art directors: Contemporary Graphics Il mondo della promozione immobiliare Il mondo dei cantieri030 Pubblicità: [email protected] Il mondo della produzione Il mondo della distribuzione dei materiali edili041 Prestampa e Stampa: CALEIDOGRAF Il mondo della vendita e delle agenzie immobiliari Ritagli044 Redazione: [email protected] Torna Milano nei cantieri dell’arte DEDALO Comitato di redazione: Claudio De Albertis Gloria Domenighini Giuseppe Esposito Roberto Mangiavacchi Tariffa R.O.C.: Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Milano In copertina: 13 febbraio 2013, La giornata della collera in Piazza della Borsa. Foto di G. Ammendolea Direttore responsabile: Cecilia Bolognesi Registrazione n. 4 del 5/1/1985 anno ventisettesimo numero 34 sesto bimestre 2012 Per le immagini di cui, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare gli aventi diritto, l’Editore si dichiara disponibile ad assolvere i propri doveri. Dedalo Rivista bimestrale edita da ASSIMPREDIL ANCE Via San Maurilio 21, 20123 Milano tel. 02 8812951 fax 02 8056802 www.assimpredilance.it Presidente: Claudio De Albertis Direttore generale: Gloria Domenighini Vicedirettore: Andrea Lavorato 006_007 029 036 042 Milano, 13 Febbraio 2013 e t n ide s e r p il LA GIORNATA DELLA COLLERA Milano, 13 febbraio 2013, Palazzo della Borsa ore 9.30 Un titolo così forte e anche così inusuale per un evento promosso da imprese e da professionisti: perché? Per lo stesso motivo per cui in un solo mese ben 20 Associazioni che rappresentano l’intero mondo delle costruzioni, da chi lavora in cantiere a chi produce beni per l’edilizia a chi li distribuisce, da chi si occupa di servizi immobiliari a chi cura la vendita del costruito, dagli ingegneri, ai geometri, agli architetti, si sono unite, hanno lavorato insieme condividendo obiettivi, priorità, contenuti ed insieme hanno organizzato questa grande manifestazione. Per lo stesso motivo per cui oggi ci sono 500 persone dentro Palazzo Mezzanotte e oltre 1000 fuori in piazza al freddo. Perché la crisi è iniziata nel 2008 e non ci sono segnali di ripresa. In soli 3 anni 40.000 imprese hanno chiuso, e migliaia di studi professionali hanno ridotto i collaboratori. Dal 2008 ad oggi sono stati persi 360.000 posti di lavoro: l’equivalente di più di 70 ILVA di Taranto. E la perdita occupazionale supera il mezzo milione di posti di lavoro se si considerano anche i settori collegati. Sono numeri enormi, che però non fanno notizia perché il nostro è un settore frammentato, parcellizzato, costituito da imprese piccole e piccolissime. Dal 2008 al 2012 la perdita produttiva è stata del 26%, pari a 43 miliardi di euro in meno. È come se fossimo tornati indietro di 40 anni. Non è solo un problema di decine di migliaia di imprese, società, e studi che chiudono, comprese centinaia di migliaia di lavoratori senza lavoro. Non siamo qui oggi a protestare solo per la crisi del nostro settore. Siamo qui oggi perché: _Se non riparte l’edilizia non riparte l’economia e la nostra crisi si traduce nella più generale paralisi del sistema di produzione di beni e servizi e viceversa. Ogni euro investito nelle costruzioni genera una ricaduta economica pari a 3,4 euro. Ogni miliardo investito nelle costruzioni significa 17.000 nuovi posti di lavoro. _Se non riparte l’edilizia i nostri territori si impoveriscono e perdono competitività: pensiamo alla dotazione infrastrutturale, alle opere grandi e piccole, dall’Alta velocità alle strade provinciali e comunali, ma pensiamo anche alle scuole, agli ospedali, alle carceri… _Se non si investe nel nostro settore si degrada l’ambiente, mi riferisco al tema della messa in sicurezza del territorio, a quello delle bonifiche e smaltimento dei rifiuti, al tema della lotta all’inquinamento attraverso la riqualificazione energetica degli edifici. _Se non si investe nell’edilizia non è possibile dare risposta alla domanda di un bene primario come è la casa, l’infrastruttura sociale su cui poggia qualsiasi società. Considerate che nei primi 6 mesi del 2012 le erogazioni di mutui alle famiglie per l’acquisto della casa rispetto ai primi 6 mesi del 2011 si è addirittura dimezzato. Quindi oggi siamo qui per dire che non è un problema solo del nostro settore. _Se non si investe nell’edilizia non solo non riparte, ma arretra l’intero sistema Paese. E la collera è dovuta anche allo sconforto di assistere a un così grave arretramento. La collera e la rabbia nascono dalla consapevolezza che, nonostante l’impegno che imprese e professionisti mettono nel fronteggiare questa situazione, questo impegno viene sistematicamente frustrato e vanificato dalla disattenzione da parte di chi dovrebbe, invece, garantire le condizioni per poter lavorare e competere. Una disattenzione che trova conferma nella completa assenza di visione e nella mancanza di provvedimenti per attuarla, ridando ossigeno alla crescita. Nessuno nega la necessità di mantenere un saldo controllo sull’equilibrio dei conti pubblici, nessuno nega la necessità di tagliare sprechi e In questa pagina: esponenti delle varie associazioni durante l’enunciazione del manifesto di fronte a Palazzo Mezzanotte porre fine alla spesa improduttiva. Al contrario, è anni che ne invochiamo l’urgenza. Ma l’azione rivolta solamente al qui e ora del controllo dei conti senza alcuna prospettiva rischia di togliere ogni senso, ancor prima che ogni possibilità, di uscire dalla crisi domani. Vogliamo chiaramente esprimere la nostra rabbia perché sappiamo che esistono provvedimenti a costo zero che possono supportare le imprese nell’opera di creare nuova crescita e altri provvedimenti che a fronte di un piccolo esborso di risorse pubbliche possono generare un volano per creare una grande crescita. Siamo qui, pronti a mostrare quanto siamo in grado di fare, pronti a metterci in discussione e ad assumere un impegno concreto per portare più qualificazione e qualità nei processi e nei prodotti. Ma vogliamo che le nostre capacità, le nostre competenze, la nostra necessità di crescere e generare sviluppo siano riconosciute. E vogliamo ripartire proprio da Milano, città da sempre motore e avanguardia del Paese che può e deve essere un esempio positivo e virtuoso di capacità di visione strategica, di cultura della trasformazione, della riqualificazione, della rigenerazione urbana, di interventi che producano ricadute in termini economici, ma anche sociali e ambientali. Le imprese che hanno investito nelle loro aziende, il mondo delle professioni che ha promosso il know-how tecnologico e formativo, gli operatori che hanno fatto della qualità e affidabilità un requisito reputazionale, chi rispetta il lavoro nelle regole e nella trasparenza dei contratti, chi oggi è in ginocchio perché paga in prima persona le ricadute negative di un rischio di settore a cui non ha contribuito, tutte queste imprese e professionisti vogliono un patto con il Paese che riconosca il valore del loro lavoro e la dignità del fare impresa e che riconosca all’edilizia un ruolo determinante per la ripresa del sistema Italia. È questo il senso e lo scopo del manifesto che oggi vi presentiamo. Ringrazio le persone qui oggi presenti, tutti i nostri ospiti, i politici, le autorità e prima di lasciare spazio alla voce del mondo delle costruzioni, a cui seguirà quella delle istituzioni e della politica, vi presento tutte le Associazioni che hanno promosso La giornata della collera: ACAI, Assimpredil Ance, Anit, Aspesi, Assogesso, Assoimmobiliare, Assolombarda, Assomalte, Casartigiani Lombardia, CNA Milano_Monza e Brianza, Confartigianato-APA, Confindustria Alto Milanese, Confindustria Monza e Brianza, Consulta Regionale Geometri e Geometri laureati della Lombardia, Consulta Regionale lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, Consulta Regionale Ordini Ingegneri della Lombardia, Federcomated, FIMAA, UNCSAAL, Unione Artigiani. Claudio De Albertis 008_009 Basta annunci. Servono più risorse e investimenti ti n u ip Basta morire di ritardati pagamenti. Bisogna garantire un accettabile ciclo dei pagamenti Basta morire di credito. Bisogna ridare fiducia agli operatori e alle famiglie I punti del manifesto Basta con un fisco contraddittorio e insostenibile. Bisogna alleggerire la pressione fiscale L a giornata della collera è stata la dimostrazione di cosa può essere la rete di un sistema quando si unisce per degli obiettivi concreti: dai due ferraioli nel bar delle cinque vie che in bresciano/cossovaro muniti di caschetto vero alle 7.45 chiedevano informazioni su dove fosse la piazza ( due eroi), ai dipendenti delle imprese seduti nelle file, alle associazioni, ai rivenditori di materiali che ci hanno commosso, alle immobiliari, ai professionisti, agli esponenti della politica che attraversano il palco tutti uniti dalla medesima preoccupazione. Mi sembra serio lasciare per oggi questa pagina alle grida che questa piazza ci ha restituito. Cecilia Bolognesi Basta con gli impegni a senso unico. Le imprese si evolvono e lo Stato? Basta improvvisazione. Regole certe e certezza dell’azione amministrativa In queste due pagine: la sala della Borsa gremita da tutte le categorie 010_011 Il sistema italiano delle costruzioni ha inteso trasformare la Collera in un Manifesto programmatico sul quale chiede da subito il consenso di tutti coloro che si candidano alla guida del Paese, e sul quale instaurerà un dialogo costante nel tempo con il nuovo Esecutivo e con tutti i Gruppi Parlamentari della XVII Legislatura, per trasformare in azioni legislative concrete ogni punto del Manifesto stesso Gruppi di manifestanti all’ingresso del Palazzo della Borsa a m m a r g o r p il Dalla collera all’impegno L a crisi economico-finanziaria, che ha investito il nostro Paese, ha trascinato nella recessione più grave dal dopoguerra ad oggi la filiera delle costruzioni: imprese, operatori e professionisti del comparto immobiliare, della produzione di beni e servizi, dell’edilizia, della distribuzione dei materiali edili, della vendita e gestione del patrimonio residenziale, commerciale, produttivo, infrastrutturale, pubblico e privato. La perdita produttiva tra il 2008 e il 2012 ha ormai raggiunto il - 26% in termini reali, ovvero 43 miliardi di euro in meno, e ha riportato i livelli di produzione a quelli di 40 anni fa. Dalla fine del 2009, 40mila imprese hanno chiuso e moltissime sono sull’orlo della chiusura o del fallimento. Nel 2012 gli investimenti in costruzioni hanno registrato una flessione del 7,6% in termini reali e a fine 2013 il settore delle costruzioni avrà perso, in sei anni, circa il 30% degli investimenti. Soffrono tutti i comparti, dalla produzione di nuove abitazioni, che in questi sei anni (dal 2008 al 2013) avrà perso il 54,2%, all’edilizia non residenziale privata, che segna già una riduzione del 31,6%, alle opere pubbliche, che registrano una caduta del 42,9%. Solo il comparto della riqualificazione degli immobili residenziali mostra una tenuta dei livelli produttivi (+12,6%). Gli effetti sulle imprese e sull’occupazione sono pesantissimi: le costruzioni hanno perso, dall’inizio della crisi ad oggi, 360.000 posti di lavoro. La perdita occupazionale supera i 550.000, se si considerano anche i settori collegati. Gli studi professionali chiudono, anticipano il pensionamento i professionisti anziani e cessano l’attività, appena iniziata, i giovani. Tutte le professioni ordinistiche registrano un sensibile calo di iscrizione agli Albi e quelli che rimangono manifestano un forte disagio verso un sistema percepito come lontano, oscuro e spesso ostile. I professionisti, gli imprenditori e tutti gli operatori del settore vivono l’attuale momento congiunturale non tanto come il risultato di una profonda crisi economica - di un mercato saturo o privo di opportunità - bensì come un momento storico nel quale la politica sembra non riuscire a trovare soluzioni o proposte coerenti. L’asfissia generale che tutti percepiscono inaridisce l’ingegno, crea fughe pericolose 012_013 in avanti, moltiplica il senso di incertezza e, soprattutto mortifica il mercato. Eppure si tratta del primo settore italiano - per prodotto, occupazione e contribuzione fiscale, settore in grado di riaccendere processi produttivi che si riflettono e si amplificano all’interno del sistema economico su moltissimi comparti. In Italia, il settore effettua acquisti di beni e servizi dall’80% dei comparti economici e risulta essere primario per l’attivazione del mercato interno del Paese e – considerati anche gli affitti, i condomini, le provvigioni e gli altri servizi - rappresenta il 20% dell’economia italiana. Per rendersi conto delle potenzialità della filiera delle costruzioni, va tenuto presente che una domanda aggiuntiva di 1 miliardo nel settore genera una ricaduta complessiva nell’intero sistema economico di 3.374 milioni di euro ed un aumento di 17.000 occupati (di cui 11.000 nelle costruzioni e 6.000 nei settori collegati). Di fronte ad tale scenario, emerge in modo evidente la necessità di misure strutturali in grado di invertire nell’immediato le tendenze in atto per rilanciare il settore, per stimolare la crescita economica del Paese e per dare una risposta alla domanda sia abitativa che infrastrutturale e di qualità urbana. Servono politiche rivolte, in particolare, al mercato residenziale che determinino importanti effetti non solo economici, ma anche sociali, soprattutto attraverso interventi rivolti al miglioramento della qualità del costruito e della sostenibilità urbana. Per soddisfare queste esigenze serve un progetto che riattivi la filiera, partendo dal mondo delle professioni tecniche italiano che deve essere accreditato di un maggior coinvolgimento nella definizione di procedure amministrative, di maggior partecipazione alle scelte di indirizzo nella gestione ed utilizzo del territorio, di maggior riconoscimento delle capacità di eccellenza acquisite e accertate. L’eccellenza italiana merita la giusta attenzione e valorizzazione. La politica dell’Unione Europea ha ben chiara l’importanza del settore delle costruzioni e il ruolo strategico, sociale ed economico che esso può svolgere poiché produce edifici e infrastrutture dai quali dipendono tutti i rami dell’economia. È, infatti, il comparto industriale che fornisce più posti di lavoro in Europa e che contribuisce in maniera determinante agli investimenti. Germania e Francia hanno adottato, già dal 2009, misure di medio termine in grado di garantire una pianificazione degli investimenti, privati e pubblici, e di assicurare in tal modo più concrete prospettive di crescita del settore. L’Italia, purtroppo, è in ritardo nel riconoscere e restituire alla filiera delle costruzioni un ruolo determinante per la ripresa del Paese. E’ un comparto ampio, diversificato e frammentato in cui, inutile nasconderlo, coesistono imprese profondamente diverse sotto il profilo etico, qualitativo e strutturale. La filiera delle costruzioni, quella rappresentata dalle imprese sane e storicamente radicate nei territori, da tempo ha avviato un’importante riconfigurazione puntando a innovazione, qualità, tecnologia, estetica. A queste imprese deve essere riconosciuto il diritto di vivere e di continuare a fare impresa in condizioni di leale concorrenza. Servono, dunque, azioni in grado: di contrastare l’affermarsi di quella parte di mercato che cresce grazie all’aggiramento delle regole; di avviare una crescita duratura che supporti il settore nei suoi processi di trasformazione. Investire nella filiera delle costruzioni vuol dire investire per il futuro del Paese; la nostra filiera, invece, non è stata considerata un sistema economico essenziale allo sviluppo e le politiche economiche introdotte, così come quelle mai avviate negli ultimi anni, hanno peggiorato la situazione e “depresso” l’edilizia in maniera eccezionalmente grave. I prodotti finali della filiera - case, uffici, stabilimenti produttivi e commerciali , scuole, ospedali, edifici pubblici, verde e arredo urbano, strade e infrastrutture in genere - sono stati utilizzati per perseguire, nella maniera più semplice ed immediata, una mera politica di controllo della spesa pubblica, senza considerare gli effetti negativi che questa politica miope, con lo sguardo puntato al breve, determina sullo sviluppo. Il futuro ci riserva un numero incredibile di sfide: cambiamenti demografici e climatici, globalizzazione, scarsità e depauperamento delle risorse naturali, crisi economiche mondiali. Sfide che richiedono maggiori capacità innovative e un crescente utilizzo di nuove tecnologie: crediamo che il comparto delle costruzioni possa mettere in gioco il suo potenziale di sviluppo rispondendo ad una domanda sempre più esigente ed attenta alle caratteristiche prestazionali dei prodotti ed alla loro sostenibilità ambientale. La filiera delle costruzioni rappresenta un nodo cruciale: i bisogni di base delle persone, anche nel contesto della globalizzazione, rimangono invariabilmente legati alla qualità della vita. La società desidera luoghi costruiti e infrastrutture in cui la vita si svolga nelle migliori condizioni possibili, che siano accessibili a tutti e confortevoli, sicuri e protetti, godibili a lungo, flessibili, energeticamente efficienti, rispettosi dell’ambiente e sostenibili economicamente, luoghi capaci di rispondere ad una domanda in continuo cambiamento. Le costruzioni, dunque, sono la chiave di volta per la sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro Paese. Un Paese, il nostro, che investe troppo poco nella cultura della prevenzione e che non effettua pianificazioni strategiche di lungo periodo. Le imprese che hanno investito nelle loro aziende, il mondo delle professioni che ha promosso il knowhow tecnologico e formativo, gli operatori che hanno fatto della qualità e affidabilità un requisito reputazionale, chi rispetta il lavoro nelle regole e nella trasparenza dei contratti, chi oggi è in ginocchio perché paga in prima persona le negative ricadute di un rischio settore a cui non ha contribuito, tutte queste imprese e professionisti vogliono un patto con A sinistra: 13 Febbraio ore 8.00, la Piazza della Borsa prima dell’arrivo delle associazioni manifestanti il Paese che riconosca il valore del loro essere impresa e la dignità del fare impresa. L’Italia deve e può tornare a crescere. Uno dei primi impegni concreti di tutti i candidati Premier per il prossimo Governo deve essere quello di salvaguardare l’esistenza della nostra filiera e tracciarne lo sviluppo, fermando quella che appare una inesorabile riduzione delle imprese, degli operatori, dei professionisti, dei fatturati, degli addetti e impiegati. In questo senso, il sistema italiano delle costruzioni ha inteso trasformare la Collera in un Manifesto programmatico, sul quale chiede da subito il consenso di tutti coloro che si candidano alla guida del Paese, e sul quale instaurerà un dialogo costante nel tempo con il nuovo Esecutivo e con tutti i Gruppi Parlamentari della XVII Legislatura, per trasformare in azioni legislative concrete ogni punto del Manifesto stesso. Un filo comune lega le osservazioni, le criticità, le proposte che tutta la filiera ha raccolto in questo documento: riaffermare il contributo positivo del settore delle costruzioni per la crescita, amplificandone gli effetti anche attraverso una politica che favorisca assetti organizzativi e produttivi in grado di sostenere la propensione all’innovazione, per accrescere la produttività e la competitività del sistema industriale, selezionando obiettivi prioritari. Il ruolo della politica è fondamentale. Una politica, però, che sappia trovare nella sistematicità e unitarietà di obiettivi, con una visione strategica condivisa dal sistema Paese, il suo modus governandi, e che sia in grado di ridare valore alle persone, alla cittadinanza, alle imprese, al lavoro. Nelle città si forma la metà del PIL mondiale e Milano, intesa come metropoli allargata di oltre 8 milioni di persone, che oggi è l’unica realtà italiana con rilevanza mondiale, sta rapidamente perdendo le posizioni acquisite. Le nostre città hanno bisogno di una visione strategica, di una cultura sistematica della trasformazione, riqualificazione, rigenerazione urbana, di interventi che producano ricadute in termini economici ma anche sociali e ambientali. In quest’ottica la rigenerazione urbana rappresenta un nodo essenziale per il futuro, nella consapevolezza che una politica di rinnovamento del patrimonio edilizio è importante sotto molteplici profili :economico, sociale ed ambientale. Chiedere più risorse destinate al settore non vuol dire solo più investimenti diretti dello Stato, o investimenti pubblici più efficaci ed efficienti, ma vuol dire anche creare le condizioni perché le risorse private riaffluiscano nel settore immobiliare e delle costruzioni. Come imprese e come cittadini riteniamo che il comparto vada liberato dai vincoli e dai pregiudizi, che vadano fatte uscire dal mercato le imprese che non hanno qualificazione, reputazione, trasparenza. Affinché possa essere una leva di rilancio del Paese questo settore vuole mettersi in gioco, sostenendo chi crede nel valore del fare impresa, isolando chi gioca fuori dalle regole. Ma è indispensabile che il Paese riconosca come una delle priorità il rilancio di questo comparto economico. PER RIPARTIRE SUBITO BISOGNA LIBERARE LE RISORSE DISPONIBILI Da anni assistiamo a proclami di programmi d’investimento, di fatto male accompagnati da un’effettiva disponibilità di risorse in grado di consentire il progressivo recupero del gap infrastrutturale italiano e di migliorare la qualità delle nostre città e della vita. Bisogna accelerare l’utilizzo delle risorse stanziate e liberare le capacità di investimento dei Comuni, i nodi del sistema Paese, rivedendo le regole del Patto di stabilità interno, che rappresenta la principale causa di ritardo e di freno alla realizzazione di opere necessarie a garantire la qualità della vita. Occorre: modificare le regole del Patto, introducendo criteri in grado di premiare le spese in investimenti, una “golden rule” da applicare a livello nazionale, in attesa di una eventuale modifica del Patto europeo; rivedere il meccanismo di contabilizzazione delle spese, considerando il momento dell’impegno e non quello del pagamento. Le numerose manovre correttive hanno agito quasi esclusivamente sulla componente in conto capitale della spesa, quella più facilmente comprimibile nei tempi necessari ad assicurare la correzione dei saldi di finanza pubblica. Dal 2009 al 2011 la spesa in conto capitale ha subito una riduzione del 28,4%, mentre quella corrente ha continuato a crescere registrando un aumento dell’1,8% e le previsioni per i prossimi anni confermano tale tendenza. Anche l’analisi del Bilancio dello Stato per il 2012 conferma il disimpegno del decisore pubblico nella spesa in conto capitale e, in particolare, in quella per i lavori pubblici. Le risorse per nuove opere pubbliche sono calate del 44% negli ultimi 4 anni e rappresentano, ormai, solo l’1,4% del bilancio dello Stato. Bisogna attivare una politica strutturale per la casa, che operi in forma organica e non attraverso interventi spot. La carenza di abitazioni, soprattutto per le fasce sociali deboli, continua ad essere un problema non risolto che si è aggravato per l’assenza di quelle azioni organiche (Stato-RegioniComuni-Operatori) che avevano dato buoni risultati in passato (piano decennale ecc.). PORTARE QUALITA’ ITALIANA NEL PRODOTTO EDILIZIO Favorire l’affermarsi, in un mercato in forte crisi come quello delle costruzioni, della QUALITA’ ITALIANA vuol dire dare più risorse al settore. Chiediamo di salvare le imprese che costruiscono veramente “a regola d’arte” e forniscono maggiori garanzie di risultato. Questo vuol dire selezione del mercato, vuol dire sostenere chi produce edifici ad elevate prestazioni, 014_015 perché solo la qualità dovrebbe essere distintiva nel futuro del settore (prestazioni energetiche, acustiche, statiche, di sicurezza, ecc.). Vuol dire: puntare allo sviluppo della filiera industriale italiana; incentivare il mantenimento dei capitali e degli investimenti nella nazione di appartenenza che dovranno essere supportati il più possibile dalla politica, come strategia per la crescita del settore. Per ottenere qualità serve qualificazione del mercato. Qualificazione del mercato. L’attività edile è considerata attività libera, chiunque può fare l’imprenditore in questo settore, semplicemente presentando alla Camera di Commercio una carta d’identità e un codice fiscale. Quanto alle regole del mercato, infatti, esiste oggi un sistema di qualificazione soltanto nel settore degli appalti pubblici; si ritiene imprescindibile intervenire, pertanto, affinché vi sia una disciplina sull’accesso e sulla qualificazione delle imprese anche nel mercato privato. Sarà necessaria maggiore formazione e specializzazione, maggiore ricerca e sviluppo nelle professioni, nella promozione immobiliare, per le aziende produttrici, in cantiere, nella vendita. La strategia politica dovrà necessariamente tenere conto di questi aspetti incentivandoli e promuovendoli. Sostegno all’innovazione di prodotto e di processo. Oggi il settore ha bisogno di essere sostenuto nei processi di innovazione con adeguati sistemi di agevolazione, ma ha bisogno di vedere riconosciuti i propri sforzi con un maggior controllo volto a espellere chi gioca su altri piani. Devono quindi essere agevolate le aziende che lavorano in maniera qualitativamente superiore e che forniscono determinate garanzie, lo devono essere non solo nel mercato privato ma, prima di tutto, in quello pubblico. Sostegno alla riconfigurazione del mercato. Si giocheranno nei prossimi anni importanti partite nel comparto della riqualificazione degli edifici esistenti e per molte imprese questo vuol dire riconfigurare i propri processi produttivi. Occorre, quindi, sostenere il percorso di valorizzazione del patrimonio costruito anche attraverso il perfezionamento di strumenti finanziari idonei. Sostegno alla riqualificazione intelligente. Ma non basta, le barriere e le difficoltà maggiori non possono essere economiche, filosofiche o legate all’ignoranza: la conoscenza delle tecnologie migliori per l’edificio devono essere valutate da una diagnosi valida e scientifica. Spesso si fa confusione tra gli interventi di riqualificazione energetica con quelli di pura ristrutturazione o manutenzione, cercando un risultato che non era preventivato neanche da progetto. Troppo spesso le valutazioni tecnico-economiche degli interventi non tengono conto di tutti gli aspetti di risparmio conseguibile e, soprattutto, vengono eseguiti studi su interventi estremi non sempre necessari. La diagnosi non può essere facoltativa, deve diventare un punto fermo e la base per la corretta progettazione di un intervento di miglioramento energetico. Bisogna rendere obbligatorio il libretto di fabbricato, unico strumento in grado di rendere stabile un processo di riqualificazione del costruito. La corretta combinazione degli interventi involucro/impianto richiede l’allineamento delle competenze nella filiera: bisogna che imprese e professionisti si impegnano a lavorare insieme per offrire al mercato della riqualificazione serietà e controllo dei risultati. Incentivi fiscali per benefici reali. Le detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione (36%, momentaneamente al 50%) e di riqualificazione energetica (55%) hanno avuto un ruolo importante nel sostenere la riqualificazione degli edifici: ora serve un passo in avanti. Informazione = costruzione. Qualunque intervento edile, che si tratti di una nuova costruzione o di una ristrutturazione, parte da un progetto. Il passaggio dal progetto al cantiere è ancora una delle debolezze della filiera, per questo occorre guardare con concretezza alle nuove tecnologie informatiche come strumenti di supporto al processo produttivo che consentono: facilità di comprensione e di accesso alle informazioni tecniche, compatibilità per futuri interventi migliorativi/ conservativi dell’edificio (e dunque un risparmio nel medio lungo periodo per i clienti finali); certezza di conservazione nel tempo. Il legislatore italiano , come avverrà a breve in Gran Bretagna, deve valutare i possibili benefici derivanti dall’utilizzo del BIM (Building Information Modelling) come unico formato accettato in sede di bandi pubblici. Conoscenza delle prestazioni energetiche degli edifici e programmazione dell’obbligo di miglioramento. L’obbligo di diagnosi/certificazione energetica, oggi previsto solo per i beni oggetto di trasferimento a titolo oneroso, andrebbe esteso a tutti gli immobili esistenti (compresi quelli a destinazione industriale) e la prestazione energetica dell’immobile andrebbe inserita nei dati catastali, in modo che la conoscenza dello stato energetico del patrimonio edilizio e delle prestazioni energetiche di ogni singolo immobile o del complesso edilizio, possa stimolare interventi di efficienza avendo ben chiari il punto di partenza e gli interventi più efficaci da effettuare. L’onere potrebbe essere compensato dalla detraibilità fiscale del relativo costo. Su tale base, peraltro sul modello dell’Energy Act 2011, si potrebbe valutare di stabilire, in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo (2020/2025), di vietare la locazione di immobili e la loro commercializzazione al di sotto di una certa classe energetica, consentendone l’uso e l’agibilità solo dopo l’effettuazione degli interventi di riqualificazione necessari a ricondurli nell’ambito della accettabilità definita nei limiti fissati dal d.lgs 192 per le nuove costruzioni. E’, altresì, ipotizzabile introdurre, con simili modalità, l’obbligo alla manutenzione programmata ed al decoro architettonico, nonché all’adeguamento sismico degli edifici. Il patto della filiera per la qualità italiana. Sappiamo che a monte di un radicale cambiamento del settore deve esserci un patto di filiera, un impegno a fare insieme un percorso che porti ad un nuovo “contratto tra le componenti del settore delle costruzioni”. Per questo le imprese, gli operatori, i professionisti della filiera delle costruzioni si impegnano a condividere cinque regole comuni: 1_Privilegiare il ricorso a professionisti e imprese che forniscano progetti, materiali o sistemi supportati da valutazioni tecnicoscientifiche validate in base alle norme e legislazioni vigenti. 2_Scegliere fornitori che offrano una cura dei dettagli in fase di progettazione, che dispongano di un elevato livello di professionalità e attenzione in fase di costruzione. 3_Puntare a costruire cordate, aggregazioni, filiere che abbiano la qualità come elemento costante dalla fase di progettazione a quella di esecuzione e vendita. 4_Rifiutare chi compete giocando sul ricorso a mano d’opera non specializzata e con un contratto di lavoro non adeguato alle lavorazioni che vengono effettuate. 5_Possedere flessibilità di pensiero per saper cogliere le opportunità che la tecnologia può fornire senza fossilizzarsi nelle abitudini e nella tradizione, non smettendo mai di studiare ed approfondire tutti gli aspetti tecnici e scientifici di quanto viene proposto. RICHIAMARE LE RISORSE PRIVATE NEGLI INVESTIMENTI Bisogna creare le condizioni per attrarre capitali privati negli investimenti pubblici e privati. Il mercato immobiliare non residenziale. L’efficienza del mercato immobiliare non residenziale dipende, in buona misura, dalla presenza di investitori istituzionali, soprattutto internazionali. Tale ultima categoria ha dimostrato, in tempi recenti, scarsa propensione a valutare opportunità di investimento nel nostro Paese, rilevando tra l’altro una inefficienza degli strumenti posti a disposizione per la loro realizzazione. Dall’impresa al territorio, alla città: Partenariato Pubblico Privato come possibile sinergia per dare più risorse al settore. Più risorse al settore vuol dire anche sostenere una visione di qualità che abbraccia il contesto in cui le imprese operano, approccio che si integra perfettamente con quello della “Smart City”, che interpreta l’evoluzione urbana in termini di economia, mobilità, ambiente, persone, qualità della vita, oltre che di governance. La gestione della complessità rappresenta l’aspetto strategico per riprogettare le città La manutenzione è la migliore assicurazione. La mancanza di manutenzione porta alla rovina delle costruzioni, con danni incalcolabili, in termini di vite umane, oltre che economici. La collettività non può più farsi carico degli oneri derivanti da questi danni e, quindi, è stato introdotto il tema di una assicurazione obbligatoria. Proponiamo, in alternativa a questo strumento, che il legislatore imponga la stipula di un contratto di manutenzione programmata, che goda degli opportuni benefici fiscali. Le nostre imprese sono pronte ad offrire e garantire questo servizio. La trasformazione del mercato parte dagli edifici di nuova costruzione. Le imprese hanno alcuni traguardi da raggiungere: costruire a bassi costi e ad alte prestazioni. Le costruzioni di nuova generazione forniscono migliore comfort, migliore gestione, risparmio energetico effettivo ma, soprattutto, risparmio economico subito visibile in bolletta. Per valorizzare i prodotti che rispondono a questi requisiti ci impegniamo a promuovere una comunicazione trasparente e diffusa a tutela dei consumatori, ma anche delle imprese che seriamente stanno affrontando questa nuova sfida. Riteniamo sia necessario, per ottenere questo risultato, non solo il controllo della qualità ma anche dei costi proposti: vogliamo contrastare la “perversione di un mercato” che gioca solo sul ribasso dei costi, perché ora va garantita la qualità dell’opera. 016_017 in termini di “sistema urbano intelligente e sostenibile”: dalla pianificazione e gestione territoriale al ciclo energetico; dal trasporto di merci alla mobilità delle persone; dalla gestione dei rifiuti ai consumi negli edifici; dall’istruzione alla sanità, fino alla fruizione del patrimonio culturale e al turismo. Il Piano città, recentemente “lanciato”, dovrà dimostrare di essere realmente lo strumento per riqualificare i centri urbani, recuperare le periferie, anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione - come già da tempo avviene in Europa - in una logica non solo di sostituzione del singolo edificio ma, di recupero di ampie parti di città. Come già avviene nel mercato pubblico, dove il partenariato pubblico privato si esprime in molte forme per il finanziamento delle opere, per la riqualificazione del territorio, i benefici della leva fiscale dovranno controbilanciare i ridotti contributi pubblici. Il “Piano città” dovrà consentire di detassare l’acquisto del vecchio da parte delle imprese e concedere recuperi fiscali dei costi di ristrutturazione per gli acquirenti del nuovo (adeguato agli irrinunciabili standard di sicurezza e risparmio energetico). Più risorse per la manutenzione e sicurezza del territorio. Mettere in sicurezza il territorio per salvaguardare i cittadini è di primaria importanza. Bisogna far partire subito il piano sul dissesto idrogeologico, superando i limiti del Patto di stabilità interno che impediscono di spendere le risorse per la messa in sicurezza del territorio. Occorre adeguare sismicamente il patrimonio edilizio esistente, partendo dalla definizione di criteri di priorità per le situazioni in cui è necessario intervenire. L’allentamento del Patto di stabilità, limitatamente alle spese per la messa in sicurezza, è fondamentale per favorire l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio pubblico. Per quanto riguarda i privati, si propone di inserire il costo degli interventi per la sicurezza sismica tra quelli incentivati dalla detrazione fiscale del 55%, oggi in vigore per il risparmio energetico, senza alcun limite massimo d’importo di spesa. Lo sgravio potrebbe essere utilizzato per un periodo di prova e, poi, prorogato dopo un’attenta valutazione degli effetti prodotti. Analoga misura dovrà essere prevista per le questioni ambientali, come la messa in sicurezza amianto. Tra gli edifici esposti al rischio naturale rientrano alcune strutture, come le scuole e gli ospedali, che hanno particolare importanza nel caso di eventi calamitosi. Non solo l’esposizione ai rischi naturali, ma anche una preoccupante condizione di inadeguatezza statica di molti edifici scolastici e ospedalieri pone l’urgenza di intervenire per la salvaguardia della sicurezza di chi quotidianamente fruisce di questi servizi pubblici essenziali. Scuole e ospedali dovrebbero rappresentare una priorità nel piano di prevenzione del rischio sismico e idrogeologico, anche in virtù del ruolo esemplare che la Pubblica Amministrazione deve ricoprire, diventando così modello di riferimento per gli altri. base di procedure trasparenti, standardizzate, in grado di operare una chiara definizione del rischio. Più risorse per riqualificare e modernizzare il patrimonio immobiliare scolastico. E’ prioritario avviare un grande programma di edilizia scolastica che privilegi la collaborazione pubblico-privata, prevedendo allo stesso tempo l’esclusione dal Patto di stabilità interno dei fondi pubblici destinati al programma. Gli interventi potranno riguardare l’ammodernamento e il recupero del patrimonio scolastico esistente, prevedendo anche la messa in sicurezza degli edifici, e la realizzazione di nuovi plessi scolastici. Tutto questo in un’ottica di razionalizzazione e contenimento delle spese correnti di funzionamento, utilizzando, anche, i risparmi derivanti dalla migliore efficienza energetica dei nuovi edifici e per realizzare e gestire istituti scolastici al servizio delle comunità locali e ispirati alle nuove esigenze della didattica. Le risorse finanziarie necessarie a tale programma potranno essere reperite all’interno della programmazione comunitaria residua 2007-2013 e in quella del prossimo settennio, nella diversa allocazione dei canoni di affitto sostenuti per oltre 5.000 edifici, nella permuta dei vecchi immobili da dismettere, dagli attuali flussi di spese correnti destinati a servizi diversi dall’istruzione, ecc. Particolare attenzione dovrà essere attribuita a rimuovere gli ostacoli delle imprese all’accesso al credito, ad esempio prevedendo l’intervento diretto di Cassa Depositi e Prestiti e di Banca Europea degli Investimenti, sulla Più risorse per la qualità ambientale. Sempre nell’ambito della messa in sicurezza del territorio a salvaguardia dell’ambiente e, quindi, a tutela della salute dei cittadini sussiste un’ulteriore urgenza: quella della programmazione degli interventi di “bonifica e smaltimento amianto” nonché di “bonifica dei siti contaminati”. Si stima che, solo nel territorio della Regione Lombardia, vi siano 2.670 mila mc di amianto (esclusi i manufatti interni alle abitazioni) da smaltire entro fine 2015; per centrare questo importante obiettivo, contenendo i costi di smaltimento ed escludendo impatti ambientali, sono indispensabili stanziamenti e risorse finanziarie adeguate. Serve una chiara strategia volta a sostenere gli investimenti, anche privati, per l’apertura sul territorio regionale di impianti autorizzati per lo smaltimento. Due linee di azione appaiono prioritarie: attuare i piani di bonifica e attrezzare il territorio con le infrastrutture necessarie. Due azioni che consentirebbero di affrontare il tema ambientale con misure atte a ridurre i costi e i danni all’ambiente conseguenti alle movimentazioni a lungo raggio. Il territorio ha bisogno di risorse per la “bonifica dei siti contaminati” e per fare ciò, in una situazione di risorse pubbliche inadeguate e di accertata impossibilità di applicare il principio comunitario “chi inquina paga”, bisogna rendere praticabile l’afflusso di risorse private. L’industria delle costruzioni può essere una risposta alla riqualificazione del territorio, anche in un settore difficile come quello delle bonifiche. Bisogna avere il coraggio di riconoscere che oggi i cittadini convivono con situazioni pesanti sotto il profilo ambientale a cui lo Stato non è in grado di dare risposte adeguate da anni. Chi investe in questo contesto deve poterlo fare nella certezza del diritto e con “tempi della burocrazia” accettabili. Tempi che oggi si collocano in due anni di attesa per aree di intervento edilizio di medie dimensioni (circa 3.500 m2 di superficie), limitando l’interesse allo sviluppo del mercato immobiliare nel recupero di aree con problematiche ambientali. Risorse meglio usate per il restauro e il consolidamento architettonico dei nostri beni storici, la nostra vera ricchezza. Il nostro patrimonio storico architettonico langue nell’oblio e nel degrado, e con esso si distrugge anche un capitale di competenze e conoscenze che la filiera produttiva del restauro e della conservazione ha nel nostro paese. Una eccellenza, unica al mondo, che si va disperdendo perché vengono meno le opportunità di consolidare quelle competenze nel mercato interno, principale volano per questo segmento di mercato. La nostra generazione sta distruggendo la vera ricchezza del paese: una storia millenaria che potremmo usare come risorsa naturale su cui costruire un solido mercato. Qui sotto: Il palco con i partner della manifestazione CHIEDIAMO: UN ACCETTABILE CICLO DEI PAGAMENTI Siamo il settore più colpito dal fenomeno e ne subiamo le ricadute in tutta la filiera del mercato pubblico e privato: non paga più nessuno. La dimensione finanziaria dei ritardi di pagamento della P.A. ha raggiunto ormai i 19 miliardi di euro sui 70 stimati dalla Banca d’Italia e questo importo è in costante crescita. Non solo aumenta l’importo dei ritardati pagamenti ma, aumentano anche i tempi di pagamento. In media, le imprese che realizzano lavori pubblici sono pagate 8 mesi dopo l’emissione del SAL e le punte di ritardo superano ampiamente i 3 anni. Questo inaccettabile fenomeno ha concorso a decimare il numero di imprese nel nostro Paese, generando ricadute su tutta la filiera. Siamo penalizzati perché per molte imprese la Pubblica Amministrazione è l’unico committente: gli importi che le imprese vantano a credito sono spesso di consistente entità e questo mette in ginocchio l’impresa stessa. Pur tuttavia, continua a permanere una scarsa attenzione al comparto, come dimostra il tentativo di escludere dalla direttiva comunitaria proprio questo settore. Chiediamo a gran voce il rispetto delle regole e dei contratti, per un principio di legalità che riteniamo debba essere osservato prima di tutto dallo Stato. Sottoscriviamo protocolli che non possiamo rispettare perché a monte vengono ignorate le basilari regole di un paese civile: essere pagati per lavori regolarmente svolti. Vogliamo un vero programma di emersione e smaltimento del debito pregresso e che sia applicata la nuova direttiva comunitaria sui ritardati pagamenti (in vigore dal 1° gennaio 2013) rendendone trasparenti gli effetti e monitorando il miglioramento delle condizioni di pagamento alle imprese. Se ci fosse garantito il puntuale rispetto dei termini di pagamento potremmo ricominciare a investire nelle nostre imprese per: _l’acquisto di nuovi macchinari, più tecnologici o più adeguati sotto il profilo ambientale; _una migliore e più avanzata tecnologia; l’assunzione di nuova manodopera con particolari skill tecnici. RIDARE CREDITO AL SETTORE DELLE COSTRUZIONI E ALLE FAMIGLIE Le piccole e medie imprese, che hanno sempre avuto nelle banche un partner che dava valore alla loro reputazione e affidabilità, sono ora in ginocchio. Non si può parlare di “interventi per la crescita” e di “tutela delle PMI” senza una misura che richiami il sistema bancario a svolgere il proprio ruolo. Le imprese sono consapevoli che stanno subendo le conseguenze di una scarsa credibilità, generata da comportamenti e distorsioni del loro stesso sistema economico. Ma è arrivato il momento di pretendere dei distinguo per contrastare l’avversione al rischio verso gli investimenti del settore, per superare la creazione di circoli viziosi che, oltre a danneggiare seriamente le imprese di costruzioni, peggiorano la situazione economico-finanziaria delle stesse banche, provocando sofferenze da parte delle imprese e situazioni di crisi “indotta”. Gli effetti economici e sociali di questo credit crunch sono drammatici. Occorre intervenire subito e riattivare il circuito del credito anche per i privati, consentendo agli investitori istituzionali (Cassa Depositi e Prestiti, finanziarie regionali, fondi pensione) di intervenire sugli strumenti di finanziamento a medio-lungo termine per finanziare mutui a favore delle famiglie per l’acquisto di immobili, come ad esempio la prima casa. Occorre istituire un Fondo di garanzia dello Stato a copertura dei rischi dei mutui per l’acquisto di abitazioni, erogati dalle banche alle famiglie appartenenti a categorie disagiate. Nel periodo 2007-2011, i mutui per investimenti nell’abitativo sono diminuiti del 38% e, nel non residenziale, il calo è stato del 44,4%. Nel primo semestre 2012, la situazione è peggiorata, con un ulteriore restrizione, rispettivamente del 20% e del 33%. Occorre riproporre una legge come la 457/78 che ancora oggi appare una delle norme più efficaci per la concessione di mutui agevolati, condizione indispensabile per far ripartire il mercato abitativo. UNA POLITICA FISCALE CHE SOSTENGA LO SVILUPPO DEL PAESE Bisogna ridare ossigeno ad un mercato asfittico, anche, attraverso la leva fiscale/ finanziaria. Sul fronte della fiscalità immobiliare serve, infatti, un progetto politico basato su una visione integrata del settore e del suo indotto. Serve una norma organica orientata alle agevolazioni fiscali e tributarie per la ristrutturazione e la costruzione di abitazioni. Il primo sostegno fiscale all’attività del settore è quello di favorire l’accesso alla proprietà immobiliare. Anche in presenza di importanti quantità invendute - se si guarda al fabbisogno primario di abitazioni - è possibile constatare che nel periodo 2001-2011 il livello della nuova domanda, misurato in termini di alloggi, è stato poco inferiore al livello di nuovi alloggi immessi nel mercato: 2.72 milioni di nuove famiglie a fronte di 2.76 milioni di nuove abitazioni. Nel 2012, i dati demografici dicono che il numero di nuove famiglie è sensibilmente superiore a quello dei nuovi alloggi: 206mila contro 169mila, tendenza che 018_019 sarà confermata almeno fino al 2020. I Comuni non possono guardare solo alla mera necessità di incrementare il proprio gettito tributario: il federalismo fiscale può e deve rappresentare lo strumento per varare politiche fiscali capaci di attrarre sul territorio investimenti immobiliari per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, anche mediante regimi tributari agevolati. Una priorità è rappresentata dalla modifica del regime IMU vigente, che assoggetta a tributo i fabbricati costruiti per la vendita e le aree edificabili in corso di edificazione. È, quindi, urgente ed essenziale l’esenzione totale dall’IMU degli immobili in corso di costruzione fino alla loro vendita o locazione. Così come va eliminato il regime IMU sull’invenduto: l’edilizia è l’unico tra i settori industriali a subire una pesante forma di tassazione sulla produzione nel momento in cui il mercato non assorbe tutto il prodotto. Non si chiede l’esenzione dell’intero settore delle costruzioni, che comunque continuerebbe a pagare l’IMU sugli altri immobili non destinati alla vendita (es. uffici, capannoni, opifici, utilizzati nell’esercizio dell’attività), ma l’eliminazione di una grave distorsione fiscale. Bisogna intervenire con una modifica della norma sulla responsabilità solidale fiscale, quantomeno per l’IVA, in modo da riattivare i pagamenti bloccati dal rischio conseguente. Si tratta di una disposizione che affida alle imprese impropri compiti ispettivi, sostituendosi ad un’Amministrazione non in grado di garantire il controllo sul rispetto degli adempimenti fiscali e che obbliga le imprese ad acquisire la certificazione sulla regolarità fiscale, incrementando i costi di gestione amministrativa e bloccando il pagamento dei corrispettivi. È evidente la contraddizione risultante, da un lato, dal recepimento “anticipato” della Direttiva sui ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione e, dall’altro, dall’introduzione di adempimenti fiscali che rallentano il pagamento delle fatture. Ai fini IVA, poi, la regolarità fiscale è garantita dal “reverse charge” nei rapporti tra appaltatore e subappaltatore che rende del tutto inapplicabile la responsabilità. Una diversa politica fiscale è possibile per la costruzione e l’acquisto della prima casa. Bisogna disegnare una strategia pubblica che favorisca il rilascio di prestiti a tasso zero per l’acquisto dell’abitazione principale, per il quale il beneficiario possa dover restituire la sola quota capitale, senza corrispondere alcun interesse all’istituto erogante. Sulla base di convenzioni stipulate con lo Stato, l’Istituto erogante può recuperare gli interessi non corrisposti dall’acquirente, attraverso il riconoscimento di un credito d’imposta di pari ammontare. E’ inevitabile che questa misura sia limitata ad alcune operazioni, come ad esempio: _l’acquisto di abitazioni di nuova costruzione o esistenti purchè gli immobili siano ad alta efficienza energetica (classe A o B) con l’obbligo per i beneficiari di destinare l’immobile acquistato ad abitazione principale; _gli interventi di ristrutturazione di immobili, con cambio di destinazione d’uso da non residenziale ad abitativo (assimilati ad alloggi di nuova costruzione); _gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica delle abitazioni, sulla base di valori energetici previsti dal progetto di riqualificazione; _l’acquisto di una abitazione oggetto di contratti di locazione con patto di futura vendita. In ogni caso, la valutazione della solvibilità e la verifica delle garanzie fornite dai richiedenti rimangono in capo all’istituto erogante. L’importo massimo del mutuo a tasso zero può variare in funzione della composizione del nucleo familiare. La durata del periodo di rimborso del prestito può variare in funzione del reddito del nucleo familiare. Ovviamente, l’accesso al mutuo a tasso zero è dovrebbe essere consentito ai nuclei familiari con reddito ISEE inferiore ad una quota da definire, che non possiedano immobili nel luogo di residenza. Altra misura percorribile è l’introduzione di una detrazione Irpef commisurata al 50% dell’IVA dovuta sull’acquisto di abitazioni di nuova costruzione, effettuato entro un determinato periodo (2013-2014 ad esempio), destinate ad abitazione principale dell’acquirente, con caratteristiche di elevata efficienza energetica. Più in particolare, per le persone fisiche dovrebbe essere riconosciuta una detrazione Irpef pari al 50% dell’IVA dovuta sugli acquisti (anche conseguenti alla stipula di contratti preliminari di compravendita) da ripartire in cinque quote annuali di pari importo, a partire dal periodo d’imposta nel quale l’acquisto è effettuato e nei quattro successivi (alternativamente, la detrazione potrebbe essere ripartita in dieci anni). L’agevolazione consentirebbe, quindi, di fronteggiare la significativa flessione in termini di compravendita delle abitazioni e la conseguente riduzione di gettito per l’Erario favorendo, contestualmente, sia i privati nell’acquisto di unità immobiliari da destinare ad abitazione principale, sia le imprese che, per effetto della crisi del mercato, non riescono a rispettare le previsioni di vendita delle abitazioni costruite, con livelli spesso elevati di “invenduto”. Elevare al 30% la percentuale di detraibilità degli interessi passivi dei mutui per l’acquisto della prima casa (attualmente fissata al 19%) e di portare a 5.000 euro il limite massimo cui commisurare tale detrazione (attualmente ammessa nel limite massimo di 4.000 euro). Tale provvedimento è in grado di avere effetti positivi sul reddito disponibile delle famiglie. Da una parte, infatti, le famiglie potrebbero far fronte con maggiore sicurezza alle scadenze delle rate e dall’altra si avrebbe un effetto ricchezza, perché le famiglie acquirenti potrebbero accedere a prestiti di maggiore entità, dal momento che si abbasserebbe il rapporto rata di mutuo-reddito disponibile, il parametro che le banche tengono maggiormente in considerazione al momento dell’erogazione di un finanziamento. La prossima riforma del catasto, l’IMU, la Tares, l’imposta dei consorzi di bonifica e le mille altre imposizioni fiscali rendono sempre più difficile l’acquisto della casa e dell’investimento immobiliare destinato alla locazione. PIU’ STATO, PIU’ CONTROLLI Rischiamo il collasso delle economie locali, con depauperamento e perdita di competitività dei territori. E’ indispensabile che sia dato ascolto all’enorme numero di piccole e medie imprese del settore e che sia data loro l’opportunità di crescere e di migliorarsi. In un’economia aperta, come quella milanese, deve esserci posto per tutti, purché tutti rispettino le stesse regole e operino in identiche condizioni di legalità, trasparenza e qualità. Un mercato ridotto e riconfigurato porta ad una selezione esasperata, che purtroppo non è sempre premiante per le imprese migliori. La Costituzione garantisce e tutela il lavoro: vogliamo che sia rispettato questo principio imprescindibile anche per il lavoro di noi imprenditori. Controlli e legalità in cantiere. Vogliamo resistere ma non a qualsiasi costo: il perdurare della situazione di crisi del settore a livello nazionale assume una peculiarità in questo territorio. La riduzione del mercato ha esasperato la crescente apertura di quello locale: l’80 % delle imprese del territorio occupa solo il 58 % dei lavoratori residenti; nei cantieri cresce la presenza di imprese non edili. La crisi ha portato l’attenzione sul tema del costo del lavoro: da sempre, l’edilizia ha dovuto farsi carico di definire e accompagnare strategie forti per il contrasto al lavoro nero e all’illegalità, per la sicurezza e la qualità del lavoro nei cantieri. L’edilizia vanta l’unico stabile e organizzato sistema bilaterale, che funziona da oltre 60 anni per garantire sempre migliori condizioni di lavoro. Oggi questo modello, per anni in equilibrio, è esploso e dobbiamo ridefinire il concetto di produzione nel settore delle costruzioni per elaborare una strategia di politica industriale efficace. In un contesto economico dove solo il prezzo conta, assistiamo a lucide strategie, anche legittime sotto il profilo del diritto, che mettono fuori dal mercato le imprese che non accettano di concorrere e vincere grazie a comportamenti poco etici e pochi trasparenti. La riduzione dei costi di produzione e l’aumento delle prestazioni richieste sono la frontiera della competizione internazionale, ma non vogliamo che Milano diventi la punta italiana della concorrenza senza regole. Vogliamo che Milano e questo territorio rimangano un luogo di eccellenza per la 020_021 legalità, la sicurezza nei cantieri, la qualità dei rapporti della filiera. Non vogliamo che nei nostri cantieri si decreti la morte dell’industria delle costruzioni “sana” del paese. Per contrastare l’irregolarità del lavoro e l’affermarsi di un sottobosco inaccettabile di lavoro ai limiti della legge, ci impegniamo a far sì che il sistema delle Casse Edili, attraverso il DURC fornisca un documento di certificazione della effettiva regolarità contributiva dell’impresa, riportando anche il numero dei dipendenti e delle ore di lavoro denunciate alla Cassa Edile. Tutte le Casse Edili sono immediatamente obbligate alla messa in rete di tutte le informazioni relative alle imprese iscritte, comprese quelle inerenti la regolarità contributiva. Le imprese esercenti lavori edili di qualunque tipologia, iscritte ad una delle Casse Edili non ancora in rete, sono tenute ad iscriversi sin dal primo giorno alla Cassa Edile competente per il luogo in cui vengono eseguiti i lavori, la quale è l’unica abilitata a rilasciare il DURC. Vogliamo che nei cantieri ci siano regole uguali per tutti: a uguali rischi uguali costi di prevenzione e protezione dei lavoratori. Uscire dal mercato ma non a danno di chi lotta per restarci. La crisi di impresa da evento singolo si sta trasformando in problema diffuso, generalizzato. In un’ottica di reale sostegno alle imprese in situazione di crisi aziendale, bisogna apportare ulteriori modifiche alla disciplina in materia di procedure concorsuali. La legge sul fallimento e sulle procedure concorsuali deve essere vista come il naturale approdo per risolvere i problemi, non come l’evento ultimo, così come previsto anche dall’Azione chiave 7 nella Comunicazione della Commissione Europea del 3 ottobre u.s. “Insieme per una nuova crescita”. Siamo chiamati a un salto organizzativo enorme e alla ridefinizione delle nostre strutture aziendali in funzione di nuovi paradigmi produttivi: standardizzazione, riduzione dei tempi, uso di materiali non tradizionali, specializzazione e diversificazione. Tutto questo in un teatro di rappresentazione che ha cambiato le regole e le priorità. Le città sono divenute il laboratorio del nuovo, i luoghi in cui bisogna portare soluzioni e misurare la nostra capacità di generare armonia: perché è ancora vero che “il progresso economico e sociale discende da problemi tecnici felicemente risolti”. Qualificazione delle imprese nel mercato privato. Le imprese stanno cambiando e la qualità, il rispetto delle regole, l’eticità dei comportamenti, l’impegno come impresa sociale sono elementi fondamentali per rimanere nel mercato. Le imprese stanno resistendo, ma è imprescindibile intervenire affinché vi sia una disciplina sull’accesso e sulla qualificazione delle imprese anche nel mercato privato, e non solo nel settore degli appalti pubblici. Attenzione, però: qualificare il settore deve voler dire valorizzare e far crescere le imprese sane, che operano nel rispetto delle regole, e non deve invece significare ulteriori vincoli e barriere che si traducono in rigidità e incapacità di un controllo pubblico reale. Selezione a monte nel mercato Pubblico. Vogliamo che lo Stato, anche nelle sue articolazioni territoriali, prenda atto della crescente complessità del processo realizzativo di un’opera pubblica. Una complessità che esige dalle stazioni appaltanti sempre maggiori competenze che, viceversa, sono messe in discussione dalla carenza di personale e di organizzazione tecnica. Il progressivo depauperamento delle competenze tecnico-progettuali della Pubblica Amministrazione (soprattutto a livello di enti locali) incide inevitabilmente sull’iter costruttivo dell’opera. La qualità della realizzazione dipende, infatti, dalla capacità dell’ente di definire con chiarezza le caratteristiche del prodotto finale, nonché dalla bontà della progettazione. Purtroppo, frequentemente ad una carente attività di programmazione segue una progettazione mediamente non elevata o addirittura scadente. L’effluvio normativo in tema di selezione dei concorrenti richiede competenze e capacità specifiche e crescenti. In termini di efficienza della domanda pubblica e per garantire la scelta di operatori/esecutori qualificati, è indispensabile che vengano attuati forme e strumenti di coordinamento e di supporto tra i diversi soggetti della Pubblica Amministrazione. È, quindi, improcrastinabile l’attuazione della Stazione Unica Appaltante (SUA), in grado di razionalizzare e dotare di univocità di indirizzi e di maggiori competenze la Committenza pubblica, fermo restando il ruolo imprescindibile di definizione strategica e di responsabilità in capo alle singole stazioni appaltanti. Chiediamo di poter essere valutati soprattutto per il merito e non secondo criteri legati quasi esclusivamente al prezzo. Offriamo contemporaneamente, la disponibilità ad una revisione del sistema di qualificazione delle imprese con vincoli più seri e stringenti di quelli attuali, per concretizzare una politica di rottamazione che riduca il numero eccessivo di imprese, salvaguardando quelle con maggior potenziale competitivo. Siamo disponibili ad una maggiore patrimonializzazione dell’impresa. Non chiediamo di rottamare il sistema delle SOA, chiediamo qualche barriera in più: infatti, per realizzare un sistema efficace di controllo sui concorrenti occorre, però, che il sistema SOA costituisca la soglia minima d’accesso al mercato pubblico. Deve essere data la possibilità all’Amministrazione, con riferimento alle singole gare di poter individuare requisiti ulteriori e più stringenti tra i quali quelli reputazionali. La rilevanza data a fattori reputazionali è un meccanismo per responsabilizzare e controllare l’impresa in fase esecutiva con un premio da far valere in sede di successive gare: così, le due fasi sono messe in una relazione effettiva e virtuosa, ciò che ora manca. Oggi per le imprese, anche al fine di mantenere l’attestazione SOA, è indispensabile aggiudicarsi dei lavori. L’esecuzione non è rilevante ai fini della qualificazione; così, come è stato denunciato, si accettano ribassi palesemente incongrui con l’implicito e sottaciuto patto che verranno recuperati nella fase esecutiva. L’introduzione, nella procedura di assegnazione dei lavori, di elementi legati al comportamento passato delle imprese accresce gli incentivi ad adottare comportamenti virtuosi nell’esecuzione dei lavori. E’ evidente che gli imprenditori “seri” nulla hanno a temere dai controlli, durante tutta la fase esecutiva; al contrario, sono le Amministrazioni che non danno conto dei costi effettivi dell’opera, dopo riserve, perizie, vari contenziosi, nonché dei reali tempi di esecuzione. Siamo disposti a sviluppare e a diffondere più forti competenze di natura progettuale, anche per esempio, attraverso la diffusione della figura dell’appalto integrato semplice o, comunque, forme che realizzino una maggiore sinergia fra committente e appaltatore non più relegato al ruolo di mero esecutore. REGOLE CERTE E CERTEZZA DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA PER INVESTIRE , PER LAVORARE, PER VIVERE La Pubblica Amministrazione è l’infrastruttura su cui corrono le idee, è il partner dello sviluppo. Il territorio e i luoghi della città sono sempre stati un potente fattore di crescita e di creatività imprenditoriale. Negli ultimi anni si percepisce, però un rallentamento di quella “capacità del fare” che ci caratterizza. La forma mentis della struttura pubblica condiziona i tempi dell’economia e rischia di divenire un freno all’innovazione. La complessità del quadro normativo e delle innumerevoli varianti procedurali, inoltre, pesa sulla gestione delle imprese e non aiuta i controlli che invece sono fondamentali per la tutela di quanti operano nel rispetto delle norme stesse. In queste condizioni il sistema non garantisce il raggiungimento degli obiettivi che il legislatore si pone e appare incoerente se analizzato come rapporto tra costi e benefici. Pare che non si riesca a ristabilire un giusto nesso tra il servizio pubblico, che alcune istituzioni dovrebbero salvaguardare, e l’obiettivo – più importante – di costruzione di cittadinanza. E proprio la mancanza di questa dimensione trasforma Qui sotto: Guppi di imprenditori abbandonano i caschietti sulle gradinate della piazza per unirli ai caschetti già presenti. il cittadino in un soggetto passivo, lontano, spettatore inerme e talvolta addirittura vittima di leggi incomprensibili, circolari applicative anguste, norme lontane dalla realtà e dall’Europa. Bisogna tagliare i costi della burocrazia per eliminare vincoli e liberare risorse per lo sviluppo e la competitività delle imprese, tenuto conto che la semplificazione è una riforma a costo zero. Il mercato ha bisogno di regole certe per crescere: gli investimenti sono congelati perché mai come ora non vi è certezza del diritto e vi è ancor meno certezza dell’azione amministrativa. Bisogna validare l’eccellenza dei professionisti riconoscendone il ruolo e l’esperienza di conoscitori e cogestori del territorio aumentando la simbiotica collaborazione tra tecnici pubblici e tecnici professionisti, affievolendo la dannosa visione dicotomica di funzione, per il fine pubblicistico comune. In uno scenario di contrazione delle risorse, i pochi stanziamenti vanno a concentrarsi su un ristretto numero di grandi opere, ad appannaggio di pochi e grandi appaltatori. Rimangono poi le ”briciole”, appalti di mediopiccole dimensioni che vengono fatti sparire con un ricorso esasperato alle procedure negoziate riservate a pochi eletti, scelti dalla committenza con troppa e discutibile discrezionalità che può essere foriera di corruzione. Un mercato protetto, con ricorso sempre più frequente ad affidamenti in house senza gara a società controllate o collegate. Una proliferazione di società municipalizzate, costituite per aggirare il Patto di stabilità, molte delle quali oggi sono in default, con grave danno per i creditori che dovrebbero essere garantiti dagli enti per i quali hanno effettivamente operato. La spending review ha introdotto, nel caso di contratto di affitto tra controparte privata (locatrice) e pubblica amministrazione (locatario), la riduzione automatica del canone nella misura del 15% di quanto contrattualmente corrisposto, dando vita ad una modifica unilaterale del contratto di locazione. E’ auspicabile, quindi, che l’impresa locatrice privata possa invocare la facoltà di recesso volontario da parte della stessa, oppure che la norma contenuta nella spending review abbia limitata efficacia temporale, quale misura d’urgenza per ridare fiducia e certezza delle regole in gioco. Da troppi anni sentiamo parlare di semplificazione e di snellimento procedurale ma temiamo che questo Paese non abbia la volontà di metter mano seriamente a questo problema. Serve una riforma radicale che, partendo dalla semplificazione normativa, approdi a quella procedurale, stratificata e consolidata nelle strutture dei mille enti pubblici con competenze sovrapposte e concorrenti. Ancora oggi, in un momento congiunturale così difficile per i sistemi economici, troppo poco è cambiato nelle regole e nelle procedure amministrative: i nodi sono sempre quelli e la Pubblica Amministrazione continua a svolgere i propri compiti conservando ruoli e funzioni spesso incomprensibili per il raggiungimento dell’interesse pubblico. Una giungla che scoraggia chiunque voglia intraprendere una nuova iniziativa e che annienta gli operatori. PER GUARDARE AL FUTURO CITTA’ CASA RIQUALIFICAZIONE Una opportunità se: Piano Città. E’ fondamentale dare concretezza al Piano città. Di fronte al successo rappresentato dalle numerose proposte avanzate dai Comuni, appare necessario destinare due miliardi di fondi strutturali e FAS, della programmazione in corso, a questo importante progetto, e, in prospettiva, farne una priorità della prossima programmazione, destinando agli interventi sulle città almeno due miliardi l’anno per sette anni. Sotto il profilo urbanistico, per facilitare l’attuazione di tali programmi, occorre superare, con apposite disposizioni, il vincolo della proprietà frazionata degli edifici che rappresenta un ostacolo spesso insormontabile per le politiche di sostituzione edilizia. Riqualificazione urbana. Incentivare, anche fiscalmente, i processi di riqualificazione urbana. In quest’ottica, è necessario introdurre un “pacchetto di misure”, dirette a: a)favorire la “rottamazione dei vecchi fabbricati” e la loro sostituzione con edifici di “nuova generazione”. A questo scopo, si potrebbe pensare di ridurre al minimo le imposte a carico delle imprese acquirenti i fabbricati “usati” (Registro e Ipocatastali in misura fissa) e di attribuire, contestualmente, agli acquirenti del “nuovo” fabbricato una detrazione fiscale correlata al prezzo di acquisto; b)migliorare l’efficacia della detrazione del 36%, includendo nel suo ambito applicativo anche gli interventi di vera e propria “sostituzione edilizia” che, nei fatti, si traducono nella demolizione e ricostruzione dell’esistente con variazione della sagoma e della volumetria (oggi esclusi dall’agevolazione); c)rendere stabile la detrazione del 55%, rimodulandone l’intensità in funzione della maggior efficacia dell’intervento al raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico dell’edificio. Casa. Riavviare un’offerta di abitazioni in locazione da parte degli enti pubblici - destinata alle fasce sociali più deboli - e di abitazioni cofinanziate (pubblico-privato) per la locazione e per la proprietà/assegnazione. Per far ciò, è necessario individuare un canale di finanziamento che non necessiti di uno specifico prelievo fiscale, quanto piuttosto utilizzi, magari sino al raggiungimento di un plafond predeterminato sulla base dei fabbisogni stimati, introiti di natura impositiva già previsti (ad esempio, lo storno di una somma proporzionale al valore dichiarato compresa tra i 200 e 500€ a valere sulle compravendite immobiliari di qualsiasi tipologia di immobile). Lo storno potrebbe avere una durata biennale ed essere sospeso sino a quando non siano stati spesi almeno i 2/3 delle somme devolute agli enti locali. Le Pubbliche Amministrazioni per potervi avere accesso dovranno dimostrare la capacità di un proprio cofinanziamento (anche mediante risorse private) in una misura compresa tra il 50 e il 75% e la capacità di impiego in un termine perentorio da individuare. 022_023 Privilegiare l’integrazione nell’ambito urbano su scala diffusa Usare il potenziale delle reti infrastrutturali e dei servizi (secondo il modello del Piano città) per piani/programmi con elevate caratteristiche di sostenibilità ambientale ed economica, pluralità di tipologie di godimento (locazione/proprietà) e di funzioni. Il consumo territoriale dovrà essere il più possibile contenuto e si dovranno privilegiare il recupero degli immobili dismessi pubblici e privati attraverso procedure di evidenza pubblica. Attivare una cabina di regia in grado di facilitare le amministrazioni locali nel reperimento dei fondi pubblici e nelle successive attività attuative. Incentivare fiscalmente l’investimento nel comparto della locazione. Per quanto concerne il mercato dell’affitto, sono diverse le problematiche emerse dalla contestuale introduzione dell’IMU e della “cedolare secca”, concepiti come due provvedimenti autonomi ma che finiscono, entrambi, per influenzare la tassazione degli affitti. L’IMU, al contrario dell’ICI, scoraggia l’affitto delle abitazioni. Si è passati, infatti, da un sistema che prevedeva un’aliquota ICI più elevata sui fabbricati sfitti, ad un’IMU che, assorbendo anche la tassazione Irpef (rendita catastale aumentata di un terzo) degli immobili, incentiva proprio il possesso improduttivo delle abitazioni. Neanche l’introduzione della “cedolare secca” è valsa a compensare la maggiore IMU dovuta sui fabbricati affittati, tassati con aliquota fino all’1,06%. Occorre garantire una riduzione “automatica” del prelievo IMU a favore dei soggetti che concedono gli immobili in locazione a “prima casa”. Proponiamo quindi, come misura immediata, che l’aliquota IMU per gli alloggi affittati a “prima casa” sia quella agevolata della prima casa, perché non si vede la ragione per la quale - a pari finalità sociale dello Stato di favorire l’abitazione principale la locazione debba essere penalizzata rispetto alla proprietà (anzi la finalità sociale è ancora più evidente per chi non è in grado di comprarsi la casa). I deludenti effetti sul gettito della “cedolare secca” hanno evidenziato l’insufficienza di tale strumento per far emergere realmente gli affitti in nero. Occorre rafforzarlo affiancando anche specifiche agevolazioni (detrazioni IRPEF o crediti d’imposta) a favore degli inquilini, come misure fondate sul “contrasto d’interessi”, riconosciute valide anche dalla delega fiscale in itinere. Incentivare l’investimento in immobili da affittare, ovvero introdurre forme di tassazione separata anche per il reddito da affitto delle imprese. Tali redditi sono oggi tassati pienamente e non è prevista alcuna forma di abbattimento per spese di manutenzione degli immobili. E’ evidente la disparità di trattamento, rispetto all’investimento dei privati che, oltre alla “cedolare secca”, godono anche delle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, ormai assunte a regime. LAVORI PUBBLICI Un nuovo rapporto di fiducia con la PA se: Sospensione Lavori in caso di mancato pagamento. In considerazione del momento estremamente difficile per il settore e della difficoltà della P.A. di pagare il corrispettivo di lavori già eseguiti, si propone di consentire, in via transitoria, la possibilità di sospendere i lavori, da parte del soggetto esecutore, in caso di mancato pagamento da parte della Stazione Appaltante di un importo inferiore a quello attualmente previsto (25% del corrispettivo contrattuale), portandolo al 10% dell’importo netto contrattuale. Pagamento con permuta solo se cambiano le regole. Appare fondamentale anche l’opportunità di ampliare il ricorso all’istituto della permuta di immobili quale modalità di pagamento del corrispettivo da parte dell’Amministrazione, nel senso di consentirne il trasferimento di proprietà prima del collaudo dell’opera. Rivedere i meccanismi SOA per non morire di standard impraticabili. In analogia con quanto già previsto per i requisiti di qualificazione SOA, occorrerebbe estendere ai migliori cinque anni sugli ultimi dieci il periodo di riferimento per la dimostrazione della cifra d’affari necessaria per le gare di importo superiore a 20.658.000 euro. Ciò consentirebbe alle imprese - che negli ultimi anni denotano una contrazione dei fatturati - di partecipare alle gare di appalto pubbliche di lavori in cui sia previsto un importo superiore. Nella stessa ottica, è necessario prorogare di un anno l’incremento della tolleranza nella revisione triennale dell’attestazione SOA, introdotta dalla legge di conversione del D.L. n. 73/2012. Rivedere i meccanismi di procedura di gara per ricreare regole di concorrenza nel mercato dei lavori pubblici. Si propone un pacchetto di modifiche normative che mira a garantire maggiore trasparenza nelle procedure di gara per l’affidamento di appalti di lavori pubblici, incidendo sulla disciplina riguardante diversi istituti giuridici. L’obiettivo è quello di contenere il rischio di condizionamenti, pratiche collusive o comportamenti arbitrari che possano compromettere i principi di concorrenza. Le modifiche proposte riguardano: il criterio di aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa che, data la complessità, dovrebbe essere limitato ad appalti al di sopra di un certo importo (ad esempio 2,5 milioni di euro); l’individuazione dei membri della commissione giudicatrice, nominata in caso di offerta economicamente più vantaggiosa, mediante sorteggio in un elenco di esperti; il criterio dell’esclusione automatica delle offerte anomale, nell’ambito del quale andrebbero inseriti alcuni elementi di casualità, con l’obiettivo di evitare eventuali condizionamenti. Per il futuro, occorrerà istituire un sistema di migliore selezione delle imprese, basato su elementi quali-quantitativi, in grado di ridimensionare la logica del solo fatturato e di premiare le imprese solide e strutturate, dotate di “elementi reputazionali” che ne dimostrino l’affidabilità morale, la solidità patrimoniale, la qualità delle prestazioni rese, la storia imprenditoriale. Dimensione degli importi messi a gara. Al momento della decisione di investimento, appare necessario porre attenzione ai grandi lavori, senza dubbio importanti, ma anche ad una di serie di piccoli e medi interventi diffusi, in grado di aumentare l’efficienza dei territori, al servizio dei centri urbani e produttivi del Paese. In questo quadro, la norma sulla suddivisione in lotti, introdotta dal Decreto “Salva Italia”, dovrebbe trovare concreta attuazione in sede progettuale ed essere opportunamente sanzionata. Analogamente, è necessario individuare - in via normativa - le concrete modalità di attuazione del principio, introdotto dal medesimo Decreto “Salva Italia”, che impone il coinvolgimento delle piccole e medie imprese nell’ambito della realizzazione delle grandi infrastrutture. Regole per i lavori in house. Eccessivamente ampio appare il fenomeno dei lavori “in house”, ossia quelli realizzati tramite imprese collegate e/o controllate da soggetti pubblici, senza far ricorso ad operatori economici scelti con gara. Al tal riguardo, è essenziale portare al 100% la percentuale di lavori che i concessionari autostradali sono obbligati ad esternalizzare tramite gara, percentuale già elevata dal 50% al 60% dal Decreto Sviluppo, considerato che “a monte” non vi è stata espletata una procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento della concessione. Qui sotto: Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, dal palco della giornata della collera Progetto, ribasso, riserve. Più equità nei rapporti contrattuali con la PA. Il riferimento va anzitutto alla norma “taglia riserve” che vieta di iscrivere riserve per un ammontare superiore al 20% dell’importo contrattuale, nonché, in senso assoluto, per difetti della progettazione. Impedire le riserve è una misura del tutto iniqua. Un principio di civiltà, oltreché costituzionale, è “Chi sbaglia, paga!”. Diversamente, si rompe il rapporto corretto tra amministrazione e impresa e viene meno il criterio di reciprocità. Anche la norma sul “caro materiali” va rimodulata, introducendo una previsione che, pur tenendo conto dell’esigenza di contenimento della spesa pubblica, risulti più equilibrata di quella attuale. Per il “caro-bitume”, inoltre, occorrerebbe prevedere una normativa “ad hoc”, data la natura particolare del materiale. FIDUCIA AGLI INVESTITORI DEL SETTORE IMMOBILIARE Solo se cambiano le regole Adeguare la burocrazia e le regole ai tempi dettati dalla crisi. La situazione di crisi esistente nel settore dell’edilizia privata, che si sta manifestando con rallentamenti nell’ultimazione dei lavori, con il mancato ritiro dei permessi di costruire - va affrontata prevedendo - qualora le regioni non si siano già attivate in forma autonoma, una specifica misura normativa. Si chiede che i termini per l’inizio dei lavori e la loro ultimazione, nonché quelli previsti per l’attuazione delle convenzioni possano beneficiare di una proroga dalla durata quanto meno biennale; in alternativa, si può ipotizzare un periodo di sospensione dell’attività. Per facilitare l’ultimazione dei programmi urbanistici in itinere, occorre introdurre una norma di interpretazione autentica sul previgente regime agevolato per l’attuazione dei piani urbanistici (Registro all’1% ed Ipocatastali in misura fissa pari a 336 euro – art.33, comma 3, legge 388/2000), che chiarisca che non si opera la decadenza dai benefici fiscali se, entro 8 anni dall’acquisto dell’immobile, siano state ultimate le opere di urbanizzazione e, in caso di rivendita, se l’intervento sia portato a termine da un’impresa diversa da quella che ha fruito dell’agevolazione. Sportello unico una volta per tutte. Il decreto legge 83/12 ha previsto che tutti gli atti relativi ai permessi di costruire per l’attività edilizia privata vengano - a partire dal 12 febbraio, - svolti dallo sportello unico per l’edilizia istituito presso i Comuni. Si tratta di un passo importante verso l’unificazione e la semplificazione dell’attività amministrativa, sulla cui attuazione si giocherà una partita ancora più importante considerato il generale stato di crisi. È essenziale, se non si vuole correre il rischio di un blocco delle attività, che per quella data il processo di riorganizzazione degli enti locali e degli altri enti chiamati a rilasciare pareri e nulla osta sui titoli abilitativi, sia completato e, quindi, occorre vigilare affinché ciò si verifichi. Locazione con patto di futura vendita. Nell’attuale contesto economico, caratterizzato da una contrazione dei finanziamenti bancari, l’istituto della locazione con patto di futura vendita e quello assimilabile della vendita con riserva di proprietà possono rappresentare una valida alternativa al mutuo per l’acquisto dell’abitazione. Questi strumenti vanno quindi incentivati per la loro capacità sia di favorire l’acquisto della prima casa, sia di agevolare la domanda immobiliare in un mercato depresso. Purtroppo la normativa fiscale penalizza fortemente il ricorso a questi due tipi contrattuali. E’, infatti, previsto che il pagamento dell’IVA sul prezzo complessivo dell’immobile debba essere anticipato al momento della stipula del contratto di locazione anche se di fatto non è ancora avvenuto il trasferimento della proprietà. Appare, quindi, prioritaria la modifica del decreto IVA così da prevedere il pagamento del tributo in modo progressivo sulle rate del canone di locazione/anticipo prezzo e, poi, sul saldo al momento del rogito. Nuovi strumenti per il patrimonio immobiliare esistente. E’ necessaria una vera e propria politica economica per l’infrastruttura immobiliare; similmente a quanto fatto per altri settori strategici del Paese, non ultimo quello delle infrastrutture di trasporto. Il “rinnovo dell’infrastruttura immobiliare” è la componente protagonista più rilevante dell’attività immobiliare/edilizia, tanto da aver superato per importanza le nuove costruzioni. Questo ci rafforza nella convinzione che l’ammodernamento dello stock esistente, diffuso, ecosostenibile e senza ulteriore consumo del suolo deve essere la via italiana per la ripresa dell’attività edilizia. La valorizzazione del patrimonio immobiliare, sia pubblico che privato, oltre ad essere un’evidente necessità indotta dalle esigenze di riduzione del debito dello Stato, degli enti locali, può rappresentare anche un’incredibile opportunità di sviluppo e crescita per l’occupazione in Italia; forse più di quanto non costituisca una buona via per la riduzione del debito pubblico. Intervenire sull’infrastruttura immobiliare (case, uffici, scuole, carceri, ospedali, etc.), significa alimentare in modo diffuso e capillare la piccola e media impresa dell’indotto edilizio non già per realizzare prodotto nuovo, forse inutile alla luce dell’evoluzione demografica e della saturazione del territorio, bensì per rendere più efficiente l’infrastruttura fisica all’interno della quale la popolazione vive, lavora, consuma e trascorre il tempo libero. Gli investimenti pubblici e privati sul patrimonio immobiliare, rispetto anche ai pur indispensabili investimenti sulle grandi infrastrutture, presentano indubbi vantaggi macroeconomici sia in termini di diffusione nel tessuto economico su tutto il territorio, sia in termini di ritorni di efficienza complessiva della nazione. Una politica economica per la valorizzazione dello sterminato patrimonio immobiliare pubblico e dell’altrettanto rilevante patrimonio privato, oggi a rischio di obsolescenza, passa necessariamente attraverso alcune “aree di intervento” particolarmente urgenti ed in gran parte necessarie. In primo luogo, favorire una massiccia e strutturale analisi e riorganizzazione dei patrimoni, attraverso precisi processi di segmentazione degli attivi completati da chiare azioni di valorizzazione implementabili anche in un momento di difficoltà economica come l’attuale. Strumenti per la finanziarizzazione dei patrimoni. Bisogna incentivare la finanziarizzazione dei patrimoni, per renderli liquidi e finanziabili con diverse fonti di finanziamento. Utilizzando le due macrostrutture (Fondi Immobiliari e Siiq) di possesso e gestione degli immobili di cui l’ordinamento italiano dispone, è possibile, soprattutto rimediando ad alcune imperfezioni normative, far convergere sui vari sub patrimoni immobiliari, preventivamente segmentati e dotati di business plan, i capitali italiani e stranieri essenziali per rimettere in movimento il mercato. Senza capitali internazionali non è, infatti, immaginabile alcuna azione di riqualificazione e dismissione su grande scala e senza ricorrere a veicoli standard quali i Fondi Immobiliari e i Reits/ Siiq, facilmente comprensibili e generalmente conosciuti da tutti i grandi investitori internazionali, non è immaginabile alcuna attrattività del mercato italiano verso l’estero. Occorre, quindi, un contributo riformatore che si sviluppi possibilmente lungo due assi fondamentali: _la correzione di alcune distorsioni normative che regolano la costituzione e la gestione dei Fondi immobiliari italiani e dei Reits italiani (Siiq); _la promozione e l’incentivazione di nuove società immobiliari quotate, (la quotazione è infatti un pre-requisito necessario delle Siiq), per porre rimedio all’anomala situazione del mercato italiano, che, a parità di stock con il mercato francese, non offre una profondità di mercato neppure confrontabile con quella del Paese d’Oltralpe, pur essendo le Siiq non molto dissimili dalle Siic francesi che rappresentano e si confermano un caso di assoluto successo nel panorama mondiale. L’azione di promozione e incentivazione della costituzione di nuove società quotate (candidate a diventare Siiq) dovrebbe essere perseguita in particolare nei confronti dei grandi soggetti istituzionali che possiedono importanti portafogli immobiliari (banche, assicurazioni e fondi pensione), che all’estero hanno saputo dare vita ad un nuovo settore finanziario che ha arricchito anche il listino di borsa in misura rilevante. Qualsiasi finanziarizzazione o dismissione sarà impossibile o inefficace se non accompagnata da una chiara volontà di ammodernare, principalmente dal punto di vista energetico e funzionale, gli stock immobiliari esistenti impiegando l’impressionante apparato produttivo italiano operante nel settore immobiliare - edile. Dare lavoro alle migliaia di piccole e medie imprese capaci di lavorare sulla ristrutturazione degli immobili genera un ritorno di occupazione e un arricchimento infrastrutturale del Paese di evidente rilevanza anticiclica. Vanno quindi incentivati questi tipi di interventi di ammodernamento degli stock, per esempio attraverso i meccanismi di premialità previsti dal nuovo PGT di Milano e da altri strumenti urbanistici. 024_025 L’IMPEGNO Bisogna riavviare la crescita e la filiera delle costruzioni vuole e può essere parte di questo progetto del Paese. Le imprese, noi imprenditori e operatori del settore, i professionisti siamo pronti a fare la nostra parte, ci assumiamo un impegno concreto per portare più qualificazione e qualità nei processi e nel prodotto. Chiediamo un analogo concreto impegno alle forze politiche affinché ricreino le condizioni per consentirci di rimanere a lavorare nel nostro Paese. Qui sotto: La sala gremita, un momento di applauso per il settore in crisi o d n li mo delle essioni prof La partecipazione della filiera CONSULTA REGIONALE LOMBARDA DEGLI ORDINI DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI Di fronte al segno così pesantemente negativo della crisi economica e finanziaria del comparto edile, gli Architetti lombardi sono ben consapevoli che nulla potrà né dovrà essere come prima, ma sono altrettanto certi della necessità di un forte segnale di inversione di tendenza per dare serie prospettive, dignità lavorativa e concrete risposte alle esigenze abitative e infrastrutturali del Paese, fondate sulla ricerca di qualità. La società contemporanea richiede la costruzione di un’edilizia sicura, energeticamente compatibile, rispettosa dell’ambiente e flessibile nel suo potenziale riuso. L’impegno della ricerca architettonica deve essere orientato ad intervenire sulla frammentazione della città, frutto spesso di crescite incontrollate, sulla coesione sociale e sullo sviluppo sostenibile dell’attività edilizia. È necessario limitare il consumo di nuovo territorio, densificando ambiti e porosità del tessuto urbanizzato, rigenerando il patrimonio esistente con un impulso innovativo verso l’impiego di tecnologie e di materiali eco-compatibili. Un nuovo ciclo si impone all’industria delle costruzioni e gli indicatori dicono che sarà orientato al rinnovo dell’esistente, per risparmiare suolo e tutelare paesaggio e risorse. Gli Architetti hanno avviato una profonda riflessione sulla rifondazione delle strategie del nuovo mercato, promuovendo azioni, studi, ricerche e proposte legislative per un approccio innovativo nelle trasformazioni territoriali che, oggi, ha assunto l’articolata configurazione di proposta per un Piano Nazionale per la Rigenerazione Urbana Sostenibile. La necessità di politiche che garantiscano una svolta qualitativa dell’habitat è condizione per ristabilire le condizioni di competitività, efficienza e sviluppo del Paese. In questo il coinvolgimento dell’industria delle costruzioni resta cruciale e strategico. Siamo fortemente convinti, che l’ambito regionale debba rappresentare un laboratorio indispensabile per la messa a punto di ipotesi e modelli strategici di riqualificazione del mercato edilizio, con positive ricadute sulle scelte e sugli indirizzi nazionali. Per questo motivo gli Architetti Lombardi rappresentati dalla Consulta Regionale che coordina i 12 Ordini territoriali, in rappresentanza dei 30.000 iscritti, hanno ritenuto di dover predisporre un proprio manifesto a sostegno del lavoro professionale e per la salvaguardia del territorio e della qualità delle sue trasformazioni e hanno aderito con convinzione all’iniziativa della Giornata della Collera, contribuendo attivamente alla definizione dei contenuti della manifestazione, che ha visto tutti i protagonisti del settore dell’edilizia, strategico per ogni politica di sviluppo, solidali nel richiedere precisi impegni e concreti strumenti operativi a chi si candida al governo di una Regione che per peso e ruolo, ha ricadute di rilievo per l’economia e la cultura dell’intero Paese. Consulta Regionale Geometri e Geometri Laureati della Lombardia La Consulta Regionale Geometri e Geometri Laureati della Lombardia raggruppa i 12 Collegi provinciali e rappresenta circa 17.000 geometri professionisti lombardi. La figura del geometra è simbioticamente integrata nel contesto economico e sociale locale conoscendone, nei vari aspetti, territorio, usi e tradizioni. Anche per questo il geometra condivide direttamente con la collettività il momento congiunturale difficile che penalizza il settore delle costruzioni. Sono diminuite le iscrizioni all’Albo ed aumentano i pensionamenti anticipati; ciò significa meno giovani che iniziano la professione e perdita di posti di lavoro per i collaboratori degli studi che chiudono. Memori del proprio ruolo storico i Geometri non intendono fermarsi alle giustificate lamentele rinunciando alla forza e alla volontà del fare con le quali hanno contribuito ad uscire da passate situazioni di difficoltà del Paese. I geometri credono nel futuro e, tra le tante proposte, focalizzano alcuni correttivi per un percorso di crescita fattibile. È necessario liberalizzare le capacità del professionista partendo da una collaborazione integrata tra Scuola e Mercato monitorando il percorso d’esperienza conseguente alla formazione professionale permanente del professionista. È indispensabile un vero snellimento amministrativo per realizzare la competitività di mercato: non è possibile aspettare svariati mesi per il rilascio di un permesso a costruire e/o di ristrutturazione. I tecnici pubblici e i professionisti devono collaborare al risultato per l’assioma pubblicistico della reciproca funzione. Pare ovvio che questo obbiettivo può solo conseguire ad un radicale cambiamento culturale e che non può prescindere da scelte coraggiose: i geometri sono pronti. Bisogna incentivare le opere di ristrutturazione e adeguamento tecnologico ed energetico del patrimonio esistente allineando l’IVA alle nuove costruzioni: è più “appetibile” un risparmio immediato che una dilazione per tanti anni e questo darebbe forza alla lotta all’evasione. Nelle compravendite “in permuta” bisogna evitare la doppia tassazione; anche l’IMU sull’invenduto non trova logica giustificazione in un contesto dove gli operatori sono già in difficoltà. Occorre agevolare e sovvenzionare la riqualificazione del patrimonio pubblico in collaborazione Enti/Imprese/Professioni impedita dai patti di stabilità dei bilanci delle Amministrazioni pubbliche. Serve tornare a favorire l’accesso al finanziamento privato da prima per consentire l’attuazione delle operazioni immobiliari e a seguire per i compratori. I geometri lombardi sono coattori di questa manifestazione perché, unitamente alle altre Organizzazioni della filiera edile, nel partecipare all’opinione pubblica le gravi difficoltà del momento, vogliono dare il loro contributo al rilancio del mercato delle costruzioni quale volano della ripresa economica di tutto il Paese con uno sguardo alle future generazioni. CROIL Si assiste quotidianamente all’impoverimento della professione e, al contempo, al grave disincanto dei professionisti nei confronti della sfera pubblica. Sono ormai molti, infatti, coloro che vedono l’attuale momento congiunturale non tanto come il risultato di una profonda crisi economica- di un mercato saturo o privo di opportunità - bensì come un momento storico nel quale la politica sembra non riuscire a trovare soluzioni o proposte coerenti. Il quadro politico manca di una visione d’insieme stabile e consapevole e sembra proprio che non si riesca a ristabilire un giusto nesso tra il servizio pubblico, che alcune istituzioni dovrebbero salvaguardare, e l’obiettivo di costruzione di cittadinanza. Proprio la mancanza di questa dimensione trasforma il cittadino in spettatore inerme e talvolta addirittura vittima di leggi incomprensibili, circolari applicative anguste, norme lontane dalla realtà e dall’Europa. La Giornata della collera giunge in un momento particolarmente importante e decisivo per la professione, ma non ci coglie impreparati. Sono tante le questioni da noi dibattute, ma certamente le principali sono: • mancanza di circolazione degli investimenti pure disponibili nei Comuni. L’annosa questione del Patto di Stabilità ha finito con il penalizzare investimenti e sviluppo, soprattutto locale. • i tempi lunghissimi nei pagamenti, all’interno della pubblica amministrazione. Le commesse non vengono pagate nei tempi accettabili per la copertura delle spese e degli investimenti di apertura dei lavori pubblici. Tantissimi sono gli studi professionali che hanno dovuto chiudere perché non più in grado di provvedere ai pagamenti. • mancanza di garanzie pubbliche per l’accesso al credito. • mancanza di una politica strutturale per la casa che preveda una visione complessiva della politica dell’abitare figlia legittima di una politica infrastrutturale legata alla mobilità e alla logistica. • ricorso, sempre più frequente, al ‘massimo’ ribasso forzoso negli appalti pubblici che finisce con il deprimere 026_027 la giusta professionalità a scapito della sicurezza e degli standard minimi. • mancanza di vere politiche fiscali per la detrazione o la deducibilità degli oneri. • mancanza di riqualificazione del costruito. Serve, con urgenza, rilanciare il comparto dell’edilizia, delle costruzioni, dei materiali, avviando un piano di riqualificazione strutturato che metta al centro gli standard per l’efficienza energetica, la prevenzione sismica, il comfort ambientale. • mancanza di un piano reale per la valorizzare il patrimonio artistico e culturale. Più della metà delle opere artistiche sono in Italia: una risorsa immensa da monitorare, mantenere e promuovere. Gli ingegneri lombardi lanciano l’allarme sulla tenuta dei professionisti. Non è possibile procedere a lungo con un sistema che, nei fatti, disconosce il ruolo degli ingegneri, salvo poi renderli unici responsabili di un sistema impazzito e senza regole. Questo è un Paese che investe troppo poco nella cultura della prevenzione e che non effettua pianificazioni strategiche di lungo periodo. Questo è soltanto un esempio di come la cultura dell’ingegnere manchi da troppo tempo nei tavoli dei decisori. L’Italia deve e può tornare a crescere. Senza sosta dichiariamo da mesi che intendiamo mettere a disposizione di chi ci governa la nostra professionalità di ingegneri, quotidianamente impegnati nelle attività economiche e tecniche, nei servizi e nelle industrie, nelle professioni liberali, nella aziende private e negli enti pubblici. Non abbiamo mai smesso di offrire il nostro impegno professionale, improntato al sostegno di ogni progetto che possa contribuire al benessere del nostro Paese, ovvero delle famiglie, dell’economia, della società tutta. L’Italia ha bisogno di ingegneri. Noi ci siamo e ci saremo sempre, a condizione che le regole che siamo tenuti a presidiare e a osservare siano chiare, efficaci e, soprattutto, pensate per creare sviluppo. o d n a o z n m a il n fi a dell rvizi i e r s a i e obil imm Assoimmobiliare Associazione dell’Industria Immobiliare, coordinamento Milano Assoimmobiliare condivide nella Giornata della collera una serie di proposte per il rilancio del settore: • l’ammodernamento dello stock esistente, diffuso, ecosostenibile e, laddove possibile, senza ulteriore consumo del suolo deve essere la via italiana per la ripresa dell’attività immobiliare - edilizia. Inoltre per una politica economica di valorizzazione occorre: • favorire una massiccia e strutturale analisi e riorganizzazione dei patrimoni; • incentivare la finanziarizzazione dei patrimoni, per renderli liquidi perfezionando le due macrostrutture dei Fondi Immobiliari e delle Siiq per attrarre investitori esteri; senza capitali internazionali non è infatti immaginabile alcuna azione di riqualificazione e dismissione su grande scala e senza ricorrere a veicoli standard quali i Fondi Immobiliari e i Reits/Siiq, facilmente comprensibili e generalmente conosciuti da tutti i grandi investitori internazionali, non è immaginabile alcuna attrattività del Mercato Italiano verso l’Estero; • una chiara volontà di ammodernare, principalmente dal punto di vista energetico e funzionale, gli stock immobiliari esistenti, impiegando l’impressionante apparato produttivo italiano operante nel settore immobiliare – edile e dando così lavoro alle migliaia di piccole e medie imprese capaci di lavorare sulla ristrutturazione degli immobili; • realizzare una radicale semplificazione e una ragionevole omogeneizzazione delle normative urbanistiche regionali; • aggiornare i modelli di valutazione del o d n li mo della ozione promobiliare imm rischio e di assorbimento di capitale e l’approccio complessivo del sistema bancario nei confronti dei progetti di recupero degli edifici. Abi ha recentemente costituito un tavolo trilaterale con Assoimmobiliare e Ance per arrivare a questo obiettivo; • promuovere una nuova cultura immobiliare basata sul recupero, la riqualificazione e la buona gestione dell’infrastruttura innovativa del Paese e in particolare del patrimonio architettonico e paesaggistico anche quale volano per il turismo. Si ritiene fondamentale un intervento da parte dei soggetti preposti per individuare soluzioni che consentano il differimento generalizzato e delle scadenze dei fondi e la messa in liquidazione in via eccezionale degli stessi - e in particolare per la gestione della fase di liquidazione per quelli che abbiano già usufruito della proroga e del periodo di grazia - e ciò a tutela dei risparmiatori prima ancora che dell’industria immobiliare. Ulteriore tema riguarda l’opportuno e pronto recepimento della Direttiva AIFM previsto entro luglio 2013. Da evidenziare che l’architettura del piano nazionale per il social housing sta procedendo pur tra le diverse difficoltà di contesto. Inoltre, Assoimmobiliare condivide che le misure in materia di locazione passiva della Pubblica Amministrazione contenute nella spending review vengano perfezionate come disposizioni aventi carattere di eccezionalità e urgenza, e come tali con efficacia temporale circoscritta. Infatti si può perseguire il contenimento dei costi anche attraverso una gestione dinamica dei patrimoni immobiliari, l’ottimizzazione degli spazi e il risparmio energetico. 028_029 Aspesi Associazione Nazionale tra le Società di Sviluppo Immobiliare Aspesi partecipa alla manifestazione “La Giornata della Collera” del 13 febbraio dichiarando apertamente il suo slogan “Rilanciare le operazioni immobiliari per uscire dalla crisi economica italiana” valido e condiviso per tutti i suoi appuntamenti politici. Vi sono stati un dimezzamento delle attività immobiliari (fatturato e numero delle compravendite) negli ultimi 5 anni, la riduzione del 30% degli investimenti, la discesa in 5 anni del settore allargato dal 19,5% al 17,5% dell’economia nazionale con la perdita di 2 punti di PIL, ossia il 40% della discesa totale del PIL a seguito della grande crisi. Quello che doveva essere il traino della ripresa economica nazionale - il settore immobiliare allargato - ne ha rappresentato, invece, un handicap a causa della normativa urbanistica frazionata e vincolistica e di una fiscalità depressiva esplosa ingiustificatamente, in particolare nell’ultimo anno con l’IMU. Occorre una politica economica dell’immobiliare. In particolare, Aspesi sostiene l’assoluta urgenza di una nuova politica fiscale che trasferisca l’incidenza tributaria dalla fase della produzione a quella della circolazione degli immobili, favorendo un processo produttivo che fa del nostro settore il primo in Italia per produzione, occupazione e contribuzione fiscale alle casse pubbliche. Puntare sull’immobiliare come strumento diffuso per la ripresa (tutte le altre strade non sono diffuse, ma accentrate) è uno degli obbiettivi che ci sentiamo di proporre per il rilancio di tutto il settore. o d n il mocantieri dei Assimpredil Ance Le imprese di costruzione sono allo stremo delle forze: hanno resistito per anni ma oggi hanno esaurito tutte le loro le risorse e non vedono all’orizzonte nessuna possibilità di invertire un ciclo economico così negativo. La disperazione degli imprenditori che vedono morire le loro aziende si accompagna a quella dei lavoratori ( vera ricchezza delle imprese ) che perdono il loro lavoro, il loro futuro. 600 lavoratori allontanati da una azienda fanno notizia per mesi sui media, mente 360.000 addetti delle costruzioni senza lavoro non fanno notizia perché frammentati in decine di migliaia di imprese e perché fino ad oggi noi non eravamo scesi mai in piazza. Costruire è il nostro mestiere, lo hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri consentendo all’Italia di divenire il 7 ° paese industriale al mondo in meno di 20 anni dopo la guerra. Sembra che alla classe politica non interessi più cambiare il volto di città e territori rendendoli moderni, vivibili, belli e attrattivi. Il territorio, i beni storici monumentali e ambientali sono i gioielli di famiglia da valorizzare ma nel contempo occorre consentire alle persone di muoversi liberamente nelle città e nel Paese, alle merci di raggiungere ogni luogo, ai rifiuti di essere smaltiti, agli stranieri di raggiungere l’Italia con facilità e con ogni mezzo. Siamo costruttori, siamo capaci di fare e di metterci in gioco. La scommessa di un futuro migliore per il paese passa, ne siamo consapevoli, anche attraverso una impresa moderna, diversa e migliore, anche a costo di una dura selezione. Vogliamo fuori dal mercato chi fa l’imprenditore edile senza requisiti professionali, senza capacità patrimoniale adeguata, senza reputazione e rispetto delle regole e dei propri lavoratori. Ma non possiamo accettare che questo avvenga senza avere la certezza che lo Stato, le istituzioni coinvolte, svolgano il proprio ruolo di sorveglianza e di controllo. Non serve uno Stato giustizialista ma uno Stato che sia in grado di far rispettare con equità le proprie leggi senza pregiudizi, che sia in grado di intervenire con efficacia, recuperando l’efficienza della sua struttura burocratica amministrativa. Noi stiamo lavorando per innovare il nostro prodotto, per aumentarne le prestazioni e ridurrnei costi, affinché diventi un vero prodotto industriale. Stiamo investendo nella trasformazione dei nostri processi produttivi. Puntiamo ad offrire al mercato un prodotto qualitativamente diverso, migliore nelle prestazioni, con una data di fabbricazione e una data di scadenza, per questo vogliamo essere più trasparenti dando certezze al consumatore finale anche sui costi di esercizio e di manutenzione offrendo garanzie reali, con la certezza in caso di inadempimento di essere messi ai margini del mercato. Questi sono i presupposti del patto che il mondo dell’edilizia che rappresento propone alla politica e al Paese. Ci aspettiamo risposte concrete per fronteggiare l’emergenza: _un cambio di rotta nelle politiche fiscali che possano divenire strumenti premiali di crescita; _il rispetto degli accordi contrattuali e il pagamento del dovuto; _azioni di riattivazione della leva del credito per le imprese e le famiglie; un vero alleggerimento del peso della burocrazia; _l’intensificazione della vigilanza e del controllo per stanare e combattere chi opera fuori dalle regole; _il sostegno alla domanda per far ripartire gli investimenti nel settore. Ci aspettiamo che sia data priorità in termini di strategie pubbliche ai nodi del territorio, alle nostre aree metropolitane, perché senza città attrattive l’economia del Paese non riparte e l’edilizia non può contribuire al progetto di sviluppo italiano. ACAI Associazione cristiana artigiani italiani Il settore sta attraversando una profonda e prolungata crisi economica. L’associazione intende in particolare richiamare l’attenzione del mondo istituzionale e politico su alcuni temi che più interessano le aziende del comparto artigiano. Primo fra tutti il problema del ritardo dei pagamenti che, privando le aziende della liquidità necessaria, inibisce la possibilità di mantenere attivo il ciclo produttivo attraverso l’attivazione di nuovi cantieri. Inoltre le aziende del settore, pur riconoscendo come fondamentale il rispetto di tutte le norme tese a ridurre i rischi di infortuni sul lavoro, ritengono necessario evitare formalismi inutili che non incidono sulla sicurezza, ma sono destinati a moltiplicare adempimenti burocratici che gravano sull’attività aziendale d’impresa. Si chiede pertanto una sostanziale semplificazione delle norme soprattutto per le imprese minori. Anche sul fronte del lavoro irregolare le aziende denunciano la concorrenza sleale dovuta al fenomeno dell’abusivismo che, lungi dall’essere intaccato dalle norme introdotte di recente, tende a radicarsi sempre di più nel mercato privato. Gli studi di settore hanno rappresentato, soprattutto per le piccole e piccolissime imprese, un passo avanti per correggere i meccanismi presuntivi di reddito utilizzati in passato dall’Amministrazione Finanziaria. Occorre però maggiore tempestività nella definizione dei parametri d’esercizio e soprattutto non può venir meno il confronto con le associazioni di categoria. Alleggerire la pressione fiscale sulle aziende significa consentire nuovi investimenti e nuova occupazione.occupazione. CASARTIGIANI LOMBARDIA Casartigiani, nel denunciare la profonda crisi che sta attraversando il settore delle costruzioni, chiede un’ attenzione del mondo politico ed istituzionale al comparto artigiano che, proprio per la debolezza strutturale delle dimensioni imprenditoriali, non è in grado di sopportare il peso della crisi. Il tessuto imprenditoriale lombardo, come si sa, è costituito per la maggior parte di imprese piccole e medie. Perché questo tessuto possa svilupparsi e rappresentare il punto di forza per la crescita economica va sostenuto e rafforzato, favorendo ogni possibile impegno evolutivo anche in termini di rafforzamento strutturale attraverso un più facile accesso al credito. Non basta infatti favorire l’ingresso di nuovi soggetti, occorre intervenire prevedendo una politica fiscale certa che favorisca gli investimenti e produca nuova occupazione produca nuova occupazione CNA Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa_Associazione Provinciale di Milano, Monza e Brianza CNA Milano Monza Brianza aderisce alla Giornata della Collera per riportare il tema dell’edilizia e delle costruzioni al centro del dibattito del paese. Tra il 2008 e il 2012 abbiamo perso 157.000 imprese artigiane, 893.000 addetti e 124 milioni di ore lavorate. Nella sola Milano il valore aggiunto di costruzioni, impiantistica e serramentisti supera i 2 miliardi di euro. Rappresentiamo quindi un settore che per dimensioni e capacità di rilancio dell’intera economia A destra: Anche gli studenti del Carlo Bazzi manifestano nella Piazza della Borsa 030_031 nazionale non è secondo a nessuno. Meritiamo attenzione. La confederazione sente il bisogno di un confronto urgente, l’edilizia è un settore in cui le imprese artigiane sono l’85% del totale e occupano il 67% della manodopera. Il nostro centro studi ci conferma che la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente e l’innovazione tecnologica saranno i motori del prossimo ciclo edilizio. La riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato con criteri orientati all’efficienza energetica e alla salvaguardia ambientale gestita con un piano delle piccole opere e dei finanziamenti per lavori immediatamente cantierabili potrebbe accelerare l’avvio di questo nuovo ciclo ma è necessario rivedere le modalità di collaborazione tra diversi interessi, in particolare tra chi ha la responsabilità di amministrare la cosa pubblica e chi rappresenta lavoro e imprese. Le nostre imprese stanno già lavorando per la costituzione di un cluster urbano dell’edilizia attorno al quale riprogettare il cambiamento del nostro settore UNIONE ARTIGIANI CONFARTIGIANATO Imprese APA Milano, Monza e Brianza E’ giusto dare voce alle imprese e al lavoro reale. APA Confartigianato Imprese è protagonista della mobilitazione dell’edilizia per fermare la crisi del comparto partecipando alla manifestazione La Giornata della collera. La crisi economico - finanziaria che ha investito il nostro Paese sta trascinando il settore delle costruzioni nella recessione più grave dal dopoguerra a oggi: soffrono tutti i comparti, dalla produzione di nuove abitazioni (-54,2%), alle opere pubbliche (-42,9%), all’edilizia non residenziale privata (-31,6%). Solo il comparto della riqualificazione degli immobili residenziali mostra una tenuta dei livelli produttivi (+12,6%). Con La Giornata della collera vogliamo richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle forze politiche perché si faccia una scelta precisa a favore del settore delle costruzioni e di tutto il “sistema casa”. Le nostre richieste d’impegno alle Istituzioni e alla politica sono: favorire migliori condizioni economiche per famiglie e giovani coppie, incentivare l’accesso al credito, dare finalmente attuazione alla normativa della Small Business Act e rispettare i termini di pagamento da parte della P.A. A destra: foto di G. Ammendolea 032_033 della Provincia di Milano e della Provincia di Monza e Brianza L’Unione artigiani di Milano, Monza e Brianza è stata fra le promotrici di questa manifestazione perché un artigiano su 4 lavora nella filiera edile e in quattro anni (dal 2008 al 2012) in questo settore, fra Milano Monza e Brianza si sono persi quasi 14 mila posti di lavoro, ossia il 30% del totale. Quasi 2.300 imprese (il 28% del totale) hanno chiuso i battenti nel territorio di Milano, Monza e Brianza: significa che quasi 20.000 famiglie si sono trovate in difficoltà. Due sono gli aspetti del Manifesto che secondo l’Unione vanno sottolineati: quello del credito e quello della qualità. Sul credito, l’associazione ha verificato che lo scarso controllo sulle banche e l’elasticità delle norme hanno fatto sì che gli artigiani, che hanno ovviamente meno potere contrattuale, siano stati “spremuti” fino in fondo, non sempre lecitamente. Tassi di interesse chiaramente usurai, mascherati in conti quasi impossibili da decifrare hanno messo in ginocchio la categoria, oltre alla difficoltà più generale dell’accesso al credito. Senza contare che il ritardo nei pagamenti della Pubblica amministrazione ricade inevitabilmente anche sugli artigiani, spesso l’ultimo anello della catena. Quanto alla qualità, chi più degli artigiani può invocare che venga riconosciuta la qualità nel prodotto edilizio? Troppo spesso è stato solo il prezzo a fare la differenza, con la conseguenza di avere lavori mal fatti. Da sempre gli artigiani parlano della necessità di realizzare “prodotti a regola d’arte”, anche nell’edilizia, e di sostenere quindi l’innovazione di prodotto e di processo, senza contare che pressione fiscale e burocrazia soffocano gli artigiani come tutti gli imprenditori di questa filiera. 034_035 Nella pagina a fianco: foto di G. Ammendolea o d n li mo della uzione prod ANIT Associazione Nazionale per l’isolamento Termico ed Acustico ANIT sostiene la giornata della collera perché ritiene fondamentale una reazione decisa e fattiva alla situazione di crisi in cui si trova il nostro settore. In questo senso ANIT propone alcuni punti che ritiene irrinunciabili nell’ottica di favorire una pronta ripresa: La qualità La qualità dell’edilizia deriva dalla qualificazione di chi vi opera: produttori, artigiani, imprese di costruzione, progettisti. Senza qualità non si crea ricchezza e non si mantengono risorse in un comparto fondamentale come quello delle costruzioni. E’ ora di rendere obbligatoria la qualità nel nostro settore, a partire dalla preparazione professionale degli operatori e al controllo della qualità del costruito: questo nel breve periodo comporterà un aumento dei costi di costruzione, ma nel medio porterà nuovo impulso e nuove risorse, umane e finanziarie. La riqualificazione energetica La massima parte del patrimonio edilizio nazionale è costituita da edifici vecchi ed energeticamente inefficienti. L’efficientamento di questo immenso parco edilizio potrebbe essere, oltre che un’occasione per rilanciare il settore, anche una grandissima opportunità di risparmio per gli utenti finali e di aiuto alla tutela ambientale. Troppo spesso però le valutazioni tecnico economiche degli interventi non tengono conto di tutti gli aspetti di risparmio conseguibile e soprattutto vengono eseguiti studi su interventi estremi non sempre necessari. In questo senso, la diagnosi energetica assume un’importanza fondamentale e non può essere facoltativa, deve diventare un punto fermo e la base per la corretta progettazione di un intervento di miglioramento energetico. La permanenza di incentivi per la riqualificazione, nella forma attuale o in una forma alternativa, sarà indispensabile per fare ripartire il mercato. La costruzione di nuovi edifici efficienti E’ indispensabile che diventi un vincolo legislativo la costruzione di edifici sempre più efficienti, sarà poi il mercato stesso a vendere meglio e di più gli edifici di migliore qualità facendo tendere alla realizzazione di edifici ad energia quasi zero o di classe acustica migliore. Sarà fondamentale il messaggio che le imprese di qualità porteranno avanti: dovranno spiegare che le costruzioni di nuova generazione forniscono migliore confort, migliore gestione, risparmio energetico effettivo ma soprattutto risparmio economico subito visibile in bolletta. L’importanza di non svilire il mercato Riteniamo sia necessario non solo il controllo della qualità ma anche dei costi proposti imponendo, se possibile, un minimo sotto cui non può essere garantita la qualità dell’opera. Una comunicazione forte in questo senso che spieghi a gran voce i rischi di un lavoro sottopagato o dell’utilizzo di materiali non conformi e di scarsa qualità, potrebbe diventare la base per uno standard minimo da cui nessuno può prescindere perché richiesto dal mercato stesso. 036_037 asso gesso Le aziende aderenti ad Assogesso sostengono il valore etico dell’impresa, il suo ruolo economico e sociale, relativamente all’impiego di migliaia di persone (tra diretto e indotto) e agli aspetti di sostenibilità ambientale. Il blocco dell’edilizia residenziale e lo scarso ricorso agli incentivi alla ristrutturazione influenza la qualità dell’ambiente, a causa di un parco abitativo datato e non adeguato alle moderne necessità di efficienza termica e acustica: circa l’80% degli edifici ,infatti, è stato costruito prima del 1980 e risulta caratterizzato da un comfort abitativo medio o basso. La filiera dei sistemi costruttivi a secco si distingue per un ampio indotto, coinvolgendo in modo particolare il mondo della progettazione, costituito da professionisti qualificati, il mondo delle imprese di costruzione, sempre più rivolto a prodotti e sistemi innovativi e performanti, nonché la capillare rete di applicatori e piccole imprese autonome, altamente specializzate nella posa dei sistemi e nell’elaborazione di soluzioni costruttive affini alle richieste della committenza. ASSOLOMBARDA Assolombarda ha deciso di partecipare a questa manifestazione così importante e significativa perché condivide la drammatica necessità di risposte dal mondo della politica alle urgenze delle imprese. Il settore edilizio soffre, ma soffrono tutti i comparti produttivi del Paese e non c’è più tempo da perdere: come primo segnale la Pubblica Amministrazione avvii i pagamenti alle imprese in tempi rapidi e puntuali. Le infrastrutture di cui il nostro sistema di imprese ha bisogno sono infrastrutture immateriali: la certezza delle regole è alla base di un’economia sana. Il nostro tessuto imprenditoriale ha quindi bisogno di regole chiare, trasparenti e soprattutto certe. All’imprenditore interessa avere un metodo di confronto con le Istituzioni attraverso un linguaggio comune e semplificato: giornate come questa vogliono essere soprattutto un richiamo forte alla necessità di dialogo. AssoMalte Le storiche aziende di Assomalte legate alle tradizioni edilizie del nostro Paese da sempre credono nella ricerca per migliorare la qualità dei propri prodotti e per evolvere le modalità costruttive. Proprio nel periodo di crisi che ha colpito il settore, sono aumentati gli investimenti volti ad incrementare la qualità dei prodotti e dei processi produttivi, a qualificare gli operatori attraverso attività di informazione e formazione, per sensibilizzarli riguardo le tematiche di efficienza energetica e qualità degli interventi. 038_039 Dopo 5 anni di grande crisi per l’edilizia, settore trainante della nostra economia, le aziende di Assomalte desiderano richiamare l’attenzione delle istituzioni in genere, perché solo con un intervento deciso a supporto di questo mercato sarà possibile continuare ad innovare ed investire. Abbiamo bisogno di segnali forti per dare un futuro a tutti gli operatori che da troppo tempo sono in balia degli eventi ed ogni giorno vedono svanire le opportunità di lavoro. CONFINDUSTRIA ALTO MILANESE Sono numerose le cause che hanno portato alla crisi il settore dell’edilizia. Ciò che pesa maggiormente è l’incertezza sul futuro per le difficili prospettive del mercato del lavoro e per la flessione del reddito disponibile che scoraggia e rinvia le decisioni di investimento delle famiglie. La stretta creditizia delle banche su privati e aziende ha aggravato ulteriormente una situazione già complessa rendendo quasi ‘impossibile’ l’accensione di un mutuo per l’acquisto della casa o dell’immobile industriale. E anche quando il finanziamento viene concesso, le condizioni proposte sono estremamente onerose. Si è poi aggiunta l’IMU che ha inasprito ancor di più il carico fiscale, frenando un mercato immobiliare già debole. Siamo ormai arrivati ad una situazione in cui non ci è più permesso stare ad aspettare inermi. Con nessuna prospettiva per il futuro e nessuna indicazione sui tempi che saranno necessari per far ripartire i cantieri, abbiamo bisogno di soluzioni certe ed immediate. E questo è quanto oggi uniti chiediamo, ovvero un serio impegno affinché le Istituzioni si adoperino a trasformare ogni punto del nostro “Manifesto” in azioni legislative concrete. do n o il m e a l n l o e d ribuzi li dist materia dei edili o d n li mo a l e l e n d o i z u d pro CONFINDUSTRIA Monza e Brianza Il settore edilizio sta attraversando una crisi profonda, nel 2012 solo nell’area brianzola e milanese sono stati persi 10.000 posti di lavoro, il crollo dell’attività nei cantieri e il forte rallentamento del mercato immobiliare sta facendo sentire i suoi effetti anche sulla lunga filiera industriale collegata. Tutto ciò avviene nella sostanziale disattenzione della politica e dei mezzi di comunicazione, più attratti dal singolo caso eclatante che da una crisi di vasta scala ma che riguarda soprattutto imprese piccole e medie, che “non fanno notizia”. Per lanciare un indispensabile segnale di allarme, le imprese, gli operatori e i professionisti delle costruzioni hanno organizzato “La giornata della collera”, una manifestazione di forte impatto che si pone l’obiettivo di accendere i riflettori sulla crisi dell’edilizia. E’ stato chiesto il nostro sostegno alla manifestazione, che abbiamo assicurato nella convinzione che far ripartire l’edilizia possa dare uno slancio significativo anche ad altri importanti settori industriali e far tornare a crescere il nostro Paese. UNCSAAL Da UNCSAAL piena adesione alla Giornata della Collera e un appello al futuro governo: non rinnovare le detrazioni del 55% significherebbe annullare qualsiasi ipotesi di ripresa per il comparto industriale italiano dei serramenti. UNCSAAL aderisce completamente a tutte le sei istanze contenute nel Manifesto, sottolineando come il settore delle costruzioni in generale, e quello dei serramenti in particolare, stiano pagando un prezzo altissimo per la crisi: aziende chiuse, fatturati contratti per milioni di euro, dipendenti lasciati a casa evidenziano come la ripresa del settore delle costruzioni debba essere una condizione pregiudiziale per tutti coloro che si candidano alla guida del Paese. Come si può credere ad una ripresa del mercato nel secondo semestre 2013 se una componente fondamentale che ha sostenuto il mercato in questi anni di recessione, quale la detrazione del 55%, andrà a cessare proprio il 30 giugno di quest’anno? Il 55%, introdotto nel 2007 - in una situazione di relativa crescita del mercato - ha infatti contribuito a sostenere la domanda e ha stimolato processi di innovazione tecnologica e commerciale tra le aziende produttrici di serramenti. Con la crisi iniziata alla fine del 2009, il 55% è diventato una componente strutturale della domanda, mitigando gli effetti della recessione in atto nel settore delle costruzioni e sostenendo gli investimenti effettuati dalle aziende produttrici di serramenti. Gli incentivi fiscali rappresentano ora una delle principali determinanti della domanda di serramenti su cui incidono per una percentuale variabile tra il 40% e il 50% e se 040_041 non saranno confermati si verificherebbe una perdita di domanda di serramenti per almeno 2 miliardi di euro che potrebbero diventare 3 in ipotesi di permanenza della recessione per tutto il 2013. I costruttori di serramenti italiani si troverebbero nell’impossibilità di far fronte agli impegni finanziari presi per sostenere gli investimenti, con conseguente situazione di crisi e dissesto che potrebbe interessare fino al 25% delle aziende oggi sopravvissute nel settore. Il 2012 rappresenta un anno drammatico per tutte le imprese lombarde, e il 2013 sta minacciando la sopravvivenza anche di parecchie aziende sane alle prese con una imponente riduzione delle commesse e con una insostenibile sofferenza nei pagamenti. Se il nuovo Governo non metterà in campo tutti gli strumenti necessari ad una ripresa effettiva del mercato, il rischio è che un intero sistema di piccole e medie Aziende italiane scompaia a favore di operatori stranieri. Dalla Giornata della Collera, UNCSAAL è certa che nascerà un fronte unitario e propositivo che richiami la politica alle proprie responsabilità e incalzi il nuovo Governo verso scelte di politica industriale in grado di restituire competitività ad uno dei settori chiave del sistema-Paese. FEDERCOMATED Federazione Nazionale Commercianti Materiali da Costruzione Edili Federcomated, in rappresentanza di 8000 imprese della distribuzione edile con 60.000 dipendenti e 20 miliardi di fatturato, sostiene la manifestazione di protesta, per evitare che il sistema delle costruzioni venga penalizzato dalle inerzie della politica e dal peso insostenibile della burocrazia. Non a caso gli ultimi governi hanno assistito ad un’inesorabile stagnazione generata da restrizioni creditizie, fatture impagate, crescita dell’imposizione fiscale sulla casa, blocco dei mutui alle imprese e alle famiglie, che hanno paralizzato un settore economico unanimemente riconosciuto come il principale motore dell’economia. Federcomated, unitamente alle associazioni consorelle del comparto, esprime perciò un forte richiamo alla responsabilità delle forze politiche, affinché inseriscano nei loro programmi di intervento, nei primi cento giorni della legislatura misure adeguate per il rilancio del settore. Un appello a tutte le forze sociali perché prendano coscienza della prepotente urgenza della gravità della crisi e condividano l’inserimento fra le priorità dell’agenda della prossima legislatura. 040_041 do ita e n o il m vend ie a l z l n e e d g i a e l del obiliar imm F.I.M.A.A. Milano, Monza e Brianza Negli ultimi due anni migliaia di imprese dell’intermediazione immobiliare hanno chiuso l’attività, i tempi di vendita si sono allungati prima a sei mesi e poi ad oltre un anno di media, il mercato degli immobili ha registrato un drastico calo delle transazioni sia in città che in provincia, l’incontro tra la domanda e l’offerta non è agevolato per via dell’impossibilità di accesso al credito, la burocrazia è in continuo peggioramento, la fiscalità è ogni giorno un’incognita che frena gli investitori e spaventa i risparmiatori, non esistono incentivi che facilitino il mercato delle locazioni a soggetti più disagiati, non ci sono aiuti adeguati per i nuovi nuclei famigliari e per i giovani che vogliono comperare casa. Le banche devono ridare respiro alle imprese e devono rivitalizzare il credito alle famiglie, al consumo. Il mercato immobiliare italiano ha bisogno di fiducia soprattutto perché è fatto ancora in prevalenza dalle famiglie. E per gli investitori, siano essi italiani o stranieri, servono regole fiscali più chiare, sburocratizzazione, incentivi soprattutto per far ripartire il mercato anche nel settore terziario e turistico. Una città come Milano deve far tornare a vivere il proprio centro in termini di mercato residenziale e di attività commerciali; deve riqualificare le proprie periferie potenziando i servizi e garantendo la sicurezza; deve migliorare la qualità della vita in genere: tutto questo non può avvenire se il mercato immobiliare non riparte. Un danno, quindi, non solo economico, ma anche sociale. 042_043 “Questo è il giorno in cui le imprese fanno sentire il loro stato d’animo che non può essere benevolo. La Giornata della collera è un grido d’allarme per riportare la politica al dovere di arrestare il declino e rilanciare la crescita’’ Giorgio Squinzi, Presidente Confindustria frammento di intervento il 13 febbraio 2013 044 Nel prossimo numero: continua Milano nei Cantieri dell’Arte. In questa sessione una panoramica di opere dell’ottocento e novecento a Milano e fuori città. Il restauro, come la trasformazione, diventa l’occasione unica e imperdibile per rinnovare le nostre città, per non consumare suolo nuovo, per crescere come imprese nella cura del territorio e della nostra memoria. Una serie di interventi tra la cura del manufatto ed il suo necessario rinnovamento, un investimento sulla memoria delle nostre città. ! B E W O AL o t D s E e D pr igitale d solo Se vuoi continuare a riceverlo vai su www.assimpredilance.it e dai il tuo assenso Associazione delle imprese edili e complementari di Milano, Lodi, Monza e Brianza