teodora sesso e talento - Archivio Franca Rame Dario Fo
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teodora sesso e talento - Archivio Franca Rame Dario Fo
1 TEODORA SESSO E TALENTO Presso i romani il teatro comico era sopportato appena. Al punto che per evitare giochi sarcastici era d’obbligo che l’azione avvenisse in altri territori che non fossero quelli dell’impero, e quindi con allusione verso personaggi famosi da tutti conosciuti. Per questa ragione si impose, nelle commedie, che gli attori si addobbassero con costumi del tutto particolari, specialmente di foggia greca. Nel regno di Bisanzio, fra il V e il VI secolo, il teatro e i giochi scenici erano molto apprezzati, anche una famosa imperatrice cominciò la propria carriera come danzatrice, si tratta Teodora. Suo padre era domatore d’orsi e si esibiva nel circo e nell’ippodromo di Costantinopoli. Teodora, ancora ragazzina, si esibiva sul palcoscenico come mima danzante in spettacoli grotteschi e piuttosto scurrili; possedeva un notevole talento teatrale e, nel suo genere, riscuoteva grande successo. Procopio, noto storico che ha vissuto lungamente nella corte dell’imperatrice, ci descrive la sua esibizione in un numero di spogliarello davvero 2 geniale: all’inizio della sua carriera di danzatrice la giovane si presentava in scena nuda, ornata qua e là con piccoli e discreti grappoli d’uva. Sul pube e sui capezzoli, s’era incollata semi di miglio e di orzo. Teodora danzava con notevole grazia, quasi pudica. All’istante, ecco che appariva un gruppo di grosse oche. I volatili (erano naturalmente ammaestrati e tutti maschi) le si facevano intorno quasi aggredendola. Le oche non si dimostravano particolarmente interessate alla fanciulla, quanto piuttosto ai semi e alla frutta di cui era adornata. E cominciavano a beccarla qua e là. Teodora fingeva paura, sempre danzando cercava di sfuggire alle beccate della oche che le tempestavano i seni, le natiche e il pube. Ella gridava e gemeva fra le risate del pubblico che si eccitava mugolando per quella imprevedibile pantomima. Ad un certo punto la ragazza, spintonata dai volatili assatanati, inciampava e cadeva riversa sul palcoscenico. Le oche recitavano una vera e propria “danza delle spade e dei pugnali”, mimando di infilzare, golose, ogni curva e anfratto intimo della danzatrice. La mima sgambettava, sussultava, si contorceva recitando un orgasmo straripante. E il pubblico andava in delirio. Questa forse è la scala infallibile per ogni prossima imperatrice.