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Quelle camicie rosse cucite a Sant`Angelo

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Quelle camicie rosse cucite a Sant`Angelo
VI
GIOVEDÌ 21 LUGLIO 2011
il Cittadino
Sezione
LA STOFFA ARRIVÒ DALLA FABBRICA LONDINESE DI GAETANO SEMENZA, CHE DOPO L’UNITÀ D’ITALIA FU TRE VOLTE DEPUTATO
Quelle camicie rosse cucite a Sant’Angelo
Garibaldi in visita chiese alle donne barasine di confezionare bluse per i patrioti
«C
on un popolo come voi,
si conquista il mondo»:
così disse Garibaldi ri­
volgendosi alla folla
che, nel pomeriggio di giovedì 10
aprile 1862, ingombrava le strade
attorno al municipio di Sant’An­
gelo Lodigiano. E il generale in
camicia rossa parlava a ragion
veduta: tanti i patrioti che in que­
gli anni di guerra la terra barasi­
na aveva consacrato all’altare
della Patria, notevole il contribu­
to offerto dalla popolazione in
termini di uomini e mezzi. Ma la
città l’aveva fatto volentieri, con­
vinta nella sua maggioranza del­
la bontà della causa risorgimen­
tale e assai lieta di poter esultare
per la vittoria raggiunta assieme
all’uomo che ne fu l’artefice. Lan­
ci di fiori dalle finestre, sventola­
re di bandiere, una forbice bran­
dita da una giovinetta decisa a
impossessarsi di una reliquia tri­
cologica dell’eroe dei due mondi.
Tra gli evviva dei santangiolini,
Giuseppe Garibaldi si affacciò al­
la finestra della sala consiliare, e
dopo aver ringraziato tutti per la
dimostrazione d’affetto, dopo
aver tirato le orecchie a quella
parte del clero ancora restia al­
l’annessione di Roma all’Italia
unita, si accomodò al banchetto
preparato per lui e per il suo lun­
go seguito. Tra una portata e l’al­
tra, trovò il tempo di firmare au­
tografi e di ricevere baci, ma pri­
ma di accomiatarsi volle invitare
personalmente le signore presen­
ti a confezionare ognuna una bel­
la camicia rossa, da darsi in pre­
mio ai migliori tiratori del bersa­
glio. «Sia ben lavorata ­ si racco­
mandò ­, per meglio eccitare
l’emulazione».
E le sarte barasine sapevano be­
ne dove recuperare una materia
prima di eccellenza: un loro esi­
mio concittadino, l’ingegner Gae­
tano Semenza, da undici anni si
trovava a Londra per dirigere
una succursale dell’industria se­
rica di famiglia, specializzata ap­
punto nella produzione della stof­
fa rossa usata per le uniformi dei
volontari garibaldini. La figura
di questo patriota, che trascorse i
primi undici anni della sua in­
fanzia in una casa di piazza della
Fiera (oggi viale Partigiani), è
ancora poco nota ai suoi attuali
concittadini. Ben più celebri di
lui sono Carlo De Vecchi, partito
coi primi Mille per la Sicilia e fe­
rito sul campo di Calatafimi, il
quasi omonimo Giovanni Anto­
nio Semenza, ventiquattrenne
monzese trapiantato a Sant’An­
gelo, lo sfortunato Carlo Tonolli,
caduto sul Volturno, il futuro sin­
daco Raimondo Pandini. Il meri­
to è di una giovane studentessa
bergamasca se oggi sappiamo
qualcosa in più della vita di Gae­
tano Semenza, oggetto della tesi
di laurea ripresa dallo storico
Antonio Saletta in un articolo del
2008. Scopriamo così che nell’al­
bo dei patrioti barasini, Gaetano
Semenza occupa un posto di pri­
La città
ha donato
diversi figli
alla causa
risorgimentale
ESTATE ALLE GERETTE
LUGLIO & AGOSTO
MENÙ DI TERRA
MENÙ DI MARE
Pane fritto alla banina con
fiocchetto parmense, coppa
salame campagnolo,
lardo aromatizzato lodigiano
Risotto speck e pere
Gnocchetti gorgonzola e noci
Grigliata mista di carni con
manzo agnello salsiccia
verdure grigliate
Dessert o sorbetto
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SAN COLOMBANO AL LAMBRO Via Lodi 9/B
11074945 pmp.ex
Risotto ai frutti di mare
Strozzapreti spada e pomodorini
A sinistra
l’ingegner
Gaetano
Semenza,
nelle immagini
piccole i patrioti
Giovanni
Semenza
e Raimondo
Pandini, che fu
il primo sindaco
di Sant’Angelo
dopo l’unità.
A destra il
monumento
a Carlo Tonolli,
garibaldino
caduto sul
Volturno
mo piano: nato il 26 settembre
1825 da padre negoziante e madre
cucitrice, un fratello ­ Luigi ­
coinvolto nei moti insurrezionali
di metà Ottocento e condannato a
cinque anni di carcere per aver
venduto armi ai rivoltosi, il gio­
vane Gaetano aspetterà il 1848
per dare prova del proprio valo­
re. Nel mese di febbraio prese in­
fatti parte, assieme ad altri due­
cento soldati volontari, alla spe­
dizione promossa dalla princi­
pessa Cristina Trivulzio di Bel­
gioioso.
Ma fu con la stoffa, più che con le
armi, che l’ingegner Semenza
contribuì alla causa risorgimen­
tale: già nel 1839, tre anni dopo la
morte del padre, si era trasferito
con la madre e i fratelli a Verola­
nuova (Brescia), per fondare
un’industria serica; poi, nel 1851,
a 26 anni, era emigrato in Inghil­
terra per aprire a Londra una
succursale dell’azienda di fami­
glia, che gli frutterà abbondanti
guadagni. «Tra le attività che
coinvolgono il Semenza nel suo
soggiorno londinese spicca quel­
la patriottica ­ scrive Saletta ­.
Amico di Mazzini e Garibaldi, si
dedica a iniziative benefiche per
portare aiuto alla causa risorgi­
mentale italiana. Si interessa di
fornire la stoffa rossa per le uni­
formi dei volontari garibaldini,
invia denaro per l’armamento
delle truppe e si fa promotore del­
l’iniziativa di regalare al genera­
le Garibaldi la casetta prefabbri­
cata tuttora esistente a Caprera.
(…). Non c’era scuola, beneficen­
za o filantropia a vantaggio degli
italiani nella quali egli non fosse
presente». Deputato al Parlamen­
to italiano per tre legislature, fra
i fondatori del giornale finanzia­
rio “Il Sole” ­ che nel 1965 si unirà
in un’unica testata al quotidiano
“24 Ore” ­, azionista di compa­
gnie ferroviarie in Sardegna e
nel Lazio, Gaetano Semenza ha
insomma molte ragioni per esse­
re ricordato, forse più importanti
di una fornitura di stoffa. Eppu­
re, il filo che lo ricollega ideal­
mente alla sua città natale parte
proprio dai rotoli ammassati nel
suo magazzino, rosso come quel­
lo della storia e come la divisa di
un garibaldino.
Silvia Canevara
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