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magazine - Il Verde Editoriale
ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO magazine Alessandra Casella C’è la bellezza nel Ghetto Dagli alberi agli uccelli, ai diversi volti Apri i tuoi occhi e guarda quello che è intorno a te E realizza che è questo Che ti rende VERO… il parco di Hunts Point Riverside (Elaine, tirocinante del programma di formazione “Eroi del fiume”) NEW YORK / PROGETTI DI SOSTENIBILITÀ URBANA Il ghetto si colora di verde Con il motto “Green the ghetto”, gli abitanti del South Bronx, una delle aree maggiormente degradate della Grande Mela, si sono organizzati in un comitato per cercare di migliorare la qualità urbana, sociale, economica e ambientale. Dai progetti di riqualificazione dell’ambiente e dalla centralità della natura comincia la rinascita di una comunità a convivenza sociale sembra essere uno dei temi più attuali. Recenti episodi, anche in Europa, hanno mostrato i limiti del mito del melting pot, a partire proprio dalla nazione che lo ha inventato due secoli or sono, gli Stati Uniti d’America. Molte cose sono cambiate dai tempi del segregazionismo dei neri, ma ancora le varie comunità anglosassoni, nere, ispaniche, cinesi, italoamericane, e tante altre ancora, faticano a convivere serenamente. E dietro alle battaglie ambientali si avverte una forte caratterizzazione razziale. In America un bianco, ricco e protestante, ha maggiori possibilità di vivere in un contesto ambientale urbano migliore. A Nord di New York, lungo il fiume Hudson, si trovano ville con ameni giardini di comunità Wasp (White anglo saxon protestant), mentre nel South Bronx, dove vive una grande e agguerrita comunità neroispanica, o più correttamente “coloured”, è situata una grande discarica urbana. Il borough (distretto) del Bronx, con il suo milione e mezzo di abitanti, è in realtà una delle cinque città di New York. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta la costruzione L della Cross Bronx Expressway ha spaccato in due interi quartieri, come il South Bronx, generando ulteriore degrado urbano e la nomea famigerata. Per tali motivi, una serie di iniziative sono partite dalla comunità locale, organizzata nel comitato Ssb (Sustainable South Bronx), per cercare di contrastare il degrado urbano, sociale, economico e ambientale. In alto e qui sotto, Barretto Point Park, nella zona di Hunts Point, South Bronx. I progetti avviati Majora Carter, fondatrice del Ssb, ritiene che migliorare la qualità ambientale e urbana, creare aree verdi, gestire in modo sostenibile i rifiuti, l’energia, il trasporto, le risorse, sia la strada per dare fiducia, senso di appartenenza e dignità agli abitanti del South Bronx. Su tali presupposti diversi progetti sono stati avviati, e alcuni sono ancora in corso, da una parte per dare un’istruzione e un’occupazione alla gente e dall’altra per agire direttamente sull’ambiente, per- ché, come sostiene la Carter, “quello che facciamo alla natura, in fondo, lo facciamo a noi stessi”. Gli eroi del fiume Ssb ha promosso nel 2003 la prima fase del programma di formazione di esperti in riqualificazione ambientale, chiamato “Eroi del Fiume”. Grazie a fondi provenienti dal Congresso (Wildlife Conservation Society Found), soprattutto giovani disoccupati sono stati formati sui temi dell’ecologia urbana e della riqualificazione ambientale. Con la supervisione del Ssb e il supporto del Bronx River Alliance e del Parks Department's, i tirocinanti hanno elaborato progetti specifici di riqualificazione di ambienti umidi, di sistemazioni spondali e di rinverdimento con specie ripariali lungo il fiume Bronx. Molti laureati sono stati assunti in seguito dal Bronx River Alliance o hanno trovato occupazione in questo settore. Ulteriori programmi di formazione sono stati intrapresi nel 2005 per offrire opportunità di lavoro in materia ambientale a tirocinanti qualificati. L’approccio al tema include la formazione di capacità professionali sia nella gestione ACER 4/2006 • 76 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Barretto Point Park, a sinistra, tra le aree recentemente riqualificate, è attualmente in fase di completamento. le, Ssb è riuscito a rafforzare il senso di appartenenza ai luoghi, di rispetto, di autostima della comunità locale, a migliorare le aspettative di vita e la qualità occupazionale a partire dai giovani. Nel 2003 sono stati: • piantati oltre 20mila rizomi di Spartina spp.; • piantate oltre 250 specie autoc- tone arboree e arbustive ripariali; • rimossa una tonnellata di rifiuti dal fiume Bronx; • ripuliti quasi 200 m2 da specie infestanti. Le principali riqualificazioni in Bryant Avenue, Hillside hanno riguardato il “Terrestrial Community Garden”, il giardino della Comunità a Hunts Point. South Bronx sostenibile: informare per cambiare S ustainable South Bronx (Ssb) è un’organizzazione nata nel 2001 in seno al locale Community Council, assimilabile al nostro Consiglio di zona o di circoscrizione, per tentare di affrontare le pesanti emergenze ambientali, che di fatto rendono ancora più drammatiche le condizioni di vita di una comunità povera e discriminata. In particolar modo è proprio la discarica di tutta la città di New York che ha spinto alcuni abitanti del South Bronx, di razze ed età diverse appartenenti a Ssb, a coniare lo slogan “Green our Ghetto”, traducibile con inverdiamo il nostro ghetto, e a perseguire i seguenti obiettivi. • Informare. La gente informa il Ssb dei propri bisogni in modo che siano recepiti nei progetti di sviluppo sostenibile del quartiere. La presenza di una discarica costituisce uno dei maggiori problemi ambientali del South Bronx. • Istruire. Avviene uno scambio di conoscenze tra i vari membri sul “razzismo ambientale” e su quanto questa discriminazione danneggi la comunità nera. • Rafforzare. Una base forte consente di combattere per i diritti legali e ambientali di una collettività spesso discriminata, come quella nera. • Cambiare. La gente supporta i progetti Ssb con campagne d’informazione, strategie di coinvolgimento e volontariato per un South Bronx più salubre e in generale con migliori condizioni di vivibilità urbana. Il Consiglio partecipa a convegni, corsi di formazione e di specializzazione professionale per fornire ai residenti del South Bronx gli strumenti per mobilitare i cittadini, contattare gli organi di stampa e in generale combattere per la giustizia sociale. Il primo progetto è stato il “Tour Tossico” nel South Bronx, ovvero una visita guidata al quartiere per informare la comunità sulle reali condizioni di inquinamento, dovute alla discarica, al traffico pesante e ad attività inquinanti, e sulle possibili alternative sostenibili. Tra i principali finanziatori del Ssb compaiono: New York Foundation, Timberland Foundation, New York Community Trust, New York City Environmental Fund, Consolidated Edison, Deutsche Bank, Citizens Committee for New York, Open Society Institute. Come raggiungere il Ssb. È comunque consigliabile prendere contatti con gli uffici del Ssb e concordare con loro una visita accompagnata, soprattutto per motivi di sicurezza. In metropolitana si arriva con la Linea 6 fino alla fermata Longwood Avenue oppure a Hunts Point Avenue; a piedi verso il Bruckner Expressway. ■ Sustainable South Bronx, 890 Garrison Avenue, 4th Floor The Bronx, NY 10474, tel. 718. 617. 4668, fax 718. 617. 5228 www.ssbx.org www.nycgovparks.org 77 • ACER 4/2006 ▼ delle tempistiche, che in quella finanziaria e in diritto ambientale. I tirocinanti ottengono diplomi certificati, per esempio come tree climber e come potatori esperti. In sostanza, attraverso la formazione di figure professionali qualificate, il loro impiego in progetti sostenibili e i conseguenti interventi di riqualificazione ambienta- South Bronx Greenway Con pochi spazi aperti e ancora meno accessi al waterfront, i residenti del South Bronx hanno lottato per anni contro le ingiustizie sociali e le discriminazioni nella pianificazione urbana nei confronti di una comunità povera. Il South Bronx Greenway Project (Sbg) è un progetto per realizzare un sentiero ciclopedonale lungo il waterfront, con le caratteristiche di un corridoio ecologico che, dotato di spazi aperti attrezzati, crei affacci al fiume e opportunità di sviluppo sostenibile per la comunità locale, anche in termini economici. Con un finanziamento di 1,25 milioni di Dollari (quasi un milione di Euro) proveniente dal Piano dei trasporti, Ssb e un’altra comunità hanno potuto realizzare uno studio di fattibilità per la ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Alessandra Casella I lavori in corso per ridare un volto al South Bronx, a fianco, hanno coinvolto numerosi tirocinanti con programmi di formazione. ▼ greenway. Successivamente un ulteriore finanziamento governativo di due milioni di Dollari (poco meno di 1,6 milioni di Euro) ha permesso di incaricare l’architetto paesaggista Mathews Nielsen del progetto, in cui far confluire i bisogni della comunità, il rispetto delle normative e gli aspetti economici. Verrà quindi realizzato un sentiero ciclo pedonale attorno al waterfront Hunts Point e Port Morris, con connessioni protette al parco Hunts Point Riverside e alla rete viabilistica. Nel novembre 2004 e nel marzo 2005, in due importanti incontri, le comunità hanno trasmesso a Nielsen la loro visione della futura Greenway. Il progetto è ancora in fase di elaborazione. La campagna “Active living” Ci vorranno anni perché la greenway venga realizzata, in attesa sia di cospicui finanziamenti sia di una costante pressione politi- ca da parte della comunità locale. Nel frattempo, l’Ssb non si perde d’animo e in considerazione anche delle scarse condizioni di salubrità del quartiere e dei notevoli problemi di obesità e di diabete dei residenti, ha lanciato il programma “Active living”, traducibile in “vivi attivamente”, in cui la gente viene coinvolta in attività all’aria aperta, a partire proprio dalla riqualificazione dell’ambiente in cui vive. Non solo ginnastica, jogging, corretta informazione alimentare, ma anche giardinaggio, piantagione di alberi e arbusti, pulizia della vegetazione infestante, sono tra le attività promosse, a cui partecipano anche dottori e infermieri, per condividere le loro conoscenze. Una volta completata la greenway e spostato il traffico pesante, l’intero South Bronx offrirà condizioni di vita decisamente migliori, ma nel frattempo la popolazione è già attiva. Lo smantellamento della Sheridan expressway Altro importante obiettivo è quello di rimuovere la Sheridan expressway, strada sopraelevata, oggi poco usata, che frammenta la comunità del South Bronx, già afflitta da pesanti problemi viabilistici e relativi inquinamenti. Il progetto di riqualificazione del sistema dei trasporti e l’aumento di spazi verdi pubblici, aree aperte, residenze, oltre a una migliore qualità ambientale, è stato stimato in 240 milioni di Dollari (più di 190 milioni di Euro) all’interno del “Community plan”, sorta di masterplan, voluto dal Southern Bronx River Watershed Alliance (Sbrwa), a cui partecipano ministeri, la municipalità di New York e altre prestigiose istituzioni. Da cementificio a park-in-progress Un'altra emergenza ambientale nel South Bronx era rappresentata dal cementificio dismesso. La realizzazione di un parco su quest’area dimostra che un progetto ha successo quando la città ascolta la comunità locale. L’impianto abbandonato da anni, trasformato poi in discarica abusiva, con relativi forti problemi sociali, è oggi al centro di un progetto di trasformazione in un parco di 10 acri lungo il fiume, dove si svolgono molti eventi della comunità. Il progetto NewRoof Nato dalla collaborazione tra Ssb, Urban Planning Program della Grazie al coinvolgimento della popolazione, il South Bronx ha ottenuto più attenzione dal dipartimento Parchi di NYC. Graduate School of Architecture, Planning and Preservation and The Cool City Project della Columbia University e HM White Site Architects, studio di architetti paesaggisti di New York, il progetto associa la tecnologia di edifici verdi alla ricerca sulla salute pubblica, per dimostrare i tangibili benefici dei tetti verdi sia in termini di benessere umano sia in termini economici. Joyce Rosenthal, della Columbia University è il direttore della ricerca, Kathleen Bakewell è a capo della progettazione. Il progetto intende riproporre non solo habitat ormai perduti all’interno del tessuto urbano, ma anche impianti di verde pensile estensivo (cool roofs) per migliorare l’efficienza termica degli edifici, intensivo (green roofs) per migliorare la qualità ambientale, incrementare la biodiversità e svolgere educazione ambientale attraverso anche laboratori a cielo aperto di “agricoltura urbana”. Touch the water Sono passati quasi sette anni da quando Xena, il cane di Majora Carter, l’ha portata attraverso stradine abbandonate tra montagne di rifiuti al fiume Bronx. La vista sorprendente dell’acqua, quel po’ di natura residua l’hanno evidentemente spinta a credere che fosse possibile vivere in un ambiente migliore e che tutto quel degrado fosse veramente inaccettabile. Il parco Hunts Point Riverside è oggi una realtà e ha finalmente ottenuto la giusta attenzione: nell’autunno 2004 il Dipartimento Parchi di NYC ha destinato ulteriori 3,25 milioni di Dollari (oltre 2 milioni e mezzo di Euro) per migliorare l’esistente, estenderne la superficie e incrementarne la componente vegetazionale. La fine dell’intervento è prevista nel 2006. Intendiamoci, non si tratta di un parco raffinato o di un eccellente intervento paesaggistico, ma è il risultato di una straordinaria rinascita che ha visto una comunità affidarsi alla natura, ancora una volta madre ristoratrice. Francesca Neonato ACER 4/2006 • 78 ESTRATTO DA magazine ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO a cura di Andreas Kipar Alla ricerca di una nuova urbanità ella città di Essen, neonominata Capitale della Cultura 2010 e centro amministrativo del bacino industriale della Ruhr, quest’anno si terrà la prima edizione della mostra “Entry 2006, prospettive e visioni nel design”. Cinque aree, concepite da scienziati e artisti di fama internazionale, ospiteranno 300 oggetti provenienti da più di 20 Paesi. All’interno della mostra verrà esposto anche il Piano strategico per gli spazi aperti, recentemente approvato all’unanimità dal Consiglio comunale. Essen, sesta città della Germania con circa 600mila abitanti, è ubicata tra due fiumi, l’Emscher a Nord e la Ruhr a Sud, e su una superficie comunale di circa 210 km2 consta di una notevole quantità di spazi aperti e aree industriali ancora dismesse. Negli ultimi anni si è attestato un calo di popolazione che ha sottolineato l’effettivo problema di rendere attrattivi gli spazi della città per poter costituire nuovi scenari urbani. Questo è il fattore principale che ha portato il governo della città a promuovere il Piano sugli spazi aperti con il motto “spazio aperto produce spazio urbano”. Questi spazi si strutturano lungo i corsi d’acqua, spesso interrati, ormai artificializzati in quanto impiegati come canali per lo scarico. A oggi sono circondati da vegetazione spontanea che ne impedisce l’accesso e la visuale. Il Piano ribalta la tradizionale pratica urbanistica basata N 79 • ACER 4/2006 Il masterplan del Piano strategico per gli spazi aperti della città tedesca di Essen, nel bacino della Ruhr. sullo spazio costruito e concepisce un piano dove lo spazio aperto promuove nuove urbanità e porta alla determinazione di tre “meandri”, individuando un campo d’azione che non comprende solo i corsi d’acqua, ma porzioni di città che ruotano intorno al sistema dell’acqua. La figura del “meandro” si costituisce, quindi, da aree libere e aree costruite, spazi con un potenziale non utilizzato che si strutturano lungo la linea d’acqua presa come ideale linea guida, definendo un collegamento tra il Nord e Sud della città. Questo processo, si struttura attraverso tre azioni che si susseguono temporalmente, proponendo nuovi scenari per la vita quotidiana. La prima azione, “aprire le visuali”, consiste in una azione preparatoria che si concentra direttamente sul canale e sulle aree prospicienti, ridando qualità ambientale al canale stesso e diradando la vegetazione che vi si affaccia. Essa consiste nella determinazione di un percorso che accompagni l’acqua, fendendo la vegetazione esistente e aprendo la visuale verso nuovi spazi aperti attraversabili e percorribili. La seconda azione “mettere in scena” definisce una rete di installazioni, temporanee e permanenti, lungo i tracciati secanti il meandro. Il sistema infrastrutturale, i magistrali, che lo attraversano e diventano quinte per un sistema di landmark, indicando il percorso e guidando l’urban walking verso il canale. Con queste prime due azioni, si determina un’infrastruttura verde che prepara il suolo a eventuali future trasformazioni urbane. La terza azione, “trasformare”, porta all’individuazione di nuovi progetti urbanistici. Aree vuote o dismesse che ridisegnano la città, promuovendo nuovi investimenti, aumentando la capacità competitiva di Essen. La forza di questa strategia sta nella permeabilità con il suo contesto, nella capacità di mettere insieme più sistemi e gerarchie di spazi aperti, spazi che corrono lungo un fiume, spazi aperti o introversi, aree dismesse, spazi che dialogano con il costruito. Mettendo a sistema, attraverso una rete di percorsi trasversali, diversi ambiti del paesaggio naturale, estensioni di naturalità, aree umide in corrispondenza dei corsi d’acqua, paesaggi di architettura industriale, sistemi monumentali di pregio, luoghi per lo svago, come i nuovi parchi urbani, aree sportive attrezzate, si verranno a determinare paesaggi diversificati per il tempo libero del cittadino della regione metropolitana della Ruhr. Approfittare di questa occasione per costruire le condizioni di una rinascita dello spazio aperto, partendo da una scala locale fino ad allargare lo sguardo al Parco paesistico sul fiume Emscher, è fondamentale per la costruzione di una nuova immagine per Essen. Oggi, nel “dopo-moderno”, insieme alle grandi produzioni industriali sembra essere finito anche il tempo delle grandi trasformazioni territoriali. Alle politiche di conservazione e di trasformazione dei luoghi si contrappone la logica della “riscoperta”, soprattutto per quanto riguarda gli spazi aperti, e il rapporto con il proprio paesaggio di appartenenza. In questo modo si aumenta la percezione e la conoscenza dei luoghi in cui si svolgerà ogni singolo progetto presente o futuro, per costituire le condizioni per un dibattito sulle pratiche d’uso e sulle opportunità di trasformazione dello spazio collettivo, divenendo modello per un nuovo sviluppo. Il modello di Essen piace anche ai grandi proprietari dei terreni, ai vari Krupp e Thyssen, ma anche alle società delle miniere e ai proprietari privati. La Pubblic Private Partnership viene accompagnata dalla multinazionale KPMG che, solita a certificare bilanci, ora sta scoprendo il valore dello spazio aperto nei paesaggi urbani. ■ ESTRATTO DA magazine ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO LONDRA / CHELSEA FLOWER SHOW Quando i fiori fanno spettacolo a più longeva manifestazione del settore, che ha sede nei giardini del Royal Hospital di Chelsea dal 1913, conserva, nonostante gli anni, la stessa freschezza: un grande evento commerciale (la cui ultima edizione è stata dal 23 al 27 maggio scorso), dove la qualità è regina e viene sempre premiata. In mostra piante, giardini temporanei, attrezzi, libri, arredi e decorazioni, macchinari, abbigliamento, tutto nel più perfetto stile inglese, dove la tradizione la fa da padrona, ma con una sempre maggiore attenzione agli stimoli contemporanei. Impeccabili l’organizzazione, gli allestimenti, le piante. Se critiche vi sono, sono solo per l’eccesso: la passione, e di conseguenza il mercato inglese, in tema di giardini è talmente forte che tutto è, forse, un po’ troppo carico, ricercato. Una critica quanto mai positiva, a ben vedere: il Chelsea è lo Show per antonomasia, il più importante al mondo, e gli standard devono mantenersi altissimi. Così le piante e i fiori in esposizione sono talmente perfetti da sembrare finti; forse troppo fertilizzati, sforzati? Le ultime varietà troppo ricercate, troppo lontane dalla specie originaria? Ecco, un po’ sopraffatti da tanto colore, dal perfetto turgore, dalla ricchezza di varianti, noi italiani restiamo sempre affascinati e sconcertati al tempo stesso. Ma con negli occhi una bellezza che sembra irraggiungibile e irriprodu- L Al Royal Hospital va in scena da quasi un secolo il meglio della tradizione inglese in tema di piante e giardini. Un’esposizione unica, che lascia i visitatori ammirati, quasi sopraffatti da colori, profumi e da una ricercata raffinatezza cibile. Certe raffinatezze, certi dettagli ci sembrano talvolta un po’ maniacali, ma se da un lato è lo scotto da pagare a un mercato esigentissimo, dall’altro è l’apoteosi di un modo di amare la natura che è tipico del popolo e della cultura inglese. Un amore che è sempre bene continuare a guardare e imitare, consapevoli però di dover, poi, dire la nostra. E quindi, premessi tutti i distinguo, le critiche e le osservazioni, ci si può buttare a capofitto in un’esperienza assolutamente coinvolgente. Nel Grande Padiglione Il Grande Padiglione, immensa struttura a tendone, è il fulcro della manifestazione: più di cento espositori mostrano migliaia di piante, tra le più belle, particolari e ornamentali della loro produzione. I grandi Peter Beals e David Austin con le loro rose, Harkness Roses con le rose ibridate manualmente, Avon Bulbs con la sua collezione di bulbose, Fernatix con una bellissima selezione di felci, o le meravigliose buganvillee di Westdale Nurseries, o le digitali di The Botanic Nursery, e poi produttori specializzati di viole, lavande o tulipani, ma anche piselli odorosi e diascia. Una vetrina per le varietà di recen- te selezione. Come la nuova cultivar “Réussite” del francese Cayeux iris, perfettamente tricolore, bianco rosso e blu dal tono e purezza perfetti, o la Clematis Ice Blue™ “Evipo003” (N), una delle ultime nate dalle mani di Raymond Evison dal fiore molto grande, fino a 20 cm, bianco azzurro, rifiorente a fine stagione. Harkness Roses presentava quest’anno cinque nuove rose, ibridate negli ultimi otto anni, tra cui la bellissima “Caroline Victoria”, perfetto ibrido di Tea color crema chiaro che varia con l’intensità della luce, dal profumo intenso e persistente, fruttato, che combina nel suo bouquet le fragranze del limone e del lampone, con un tocco di menta. O la stravagante “Fetzer Syrah Rosé” dall’intenso profumo che ricorda quello del vino da cui prende il nome. Thorncroft Clematis Nursery presentava invece quattro nuove clematidi, una delle più grandi passioni britanniche, create in Polonia dall’ibridatore Szczepan Marczynski per festeggiare i 25 anni di Solidarnosc. Ma questa è solo una parte dello show. L’altra grande attrazione sono i giardini realizzati da diversi designer grazie a sponsor del calibro del Daily Telegraph o di Perrier. Giardini in mostra Divisi in diverse sezioni, oltre agli “Show Gardens”, i più importanti, si susseguivano “Chic Gardens”, “City Gardens” e “Courtyard Gardens”, proposte per diversi tipi di spazi e e dimensioni. Come ‘Best in Show’ è stato segnalato il giardino del Daily Telegraph, disegnato da Tom Stuart-Smith. È il risultato di uno studio sul contrasto tra semplicità e complessità, che si concretizza in un disegno semplice e asimmetrico, contrapposto a materiali e superfici particolarmente raffinati e dalle finiture preziose. Nel giardino, circonchiuso da siepi di biancospino e lastre in acciaio, scorre su un lato un sottile rivolo d’acqua che si raccoglie in piccole vasche, talvolta visibile e talvolta nascosto dalle piante. La pavimentazione è in legno di quercia e in pietra dell’Herefordshire, con inserti metallici: a tanta ricercatezza stilistica nei materiali contrastano da un lato i verdi delle siepi di bosso e degli arbusti di Viburnum rhytidophyllum e dall’altro le fioriture di bulbose ed erbacee, tutte giocate sui toni del bianco, azzurro e malva, con una selezione di piante tipiche delle regioni secche continentali. Particolarmente interessanti altri due giardini, sponsorizzati da Savill’s e da LaurentPerrier Ltd. Per il Savill’s Garden l’ispirazione dei designer Marcus Barnett e Philip Nixon è stata l’architettura del Movimento Moderno e in particolare l’opera di Mies van ACER 4/2006 • 80 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Best City Garden. der Rohe, combinata a uno stile di piantagione quanto mai contemporaneo. Il risultato è un giardino raccolto e intimo: dall’ingresso schermato da candidi tronchi di betulla (Betula utilis var. jacquemontii), un sentiero lineare e geometrico conduce a un padiglione passando attraverso piantagioni di graminacee, come Luzu- Best Show Garden. la nivea e Stipa tenuissima, e piante dal fogliame importante come Rodgersia pinnata, con un segno verticale dato dalle digitali e il colore dato da Salvia x superba. L’elemento acqua sottolinea il passaggio al costruito. Il secondo, su disegno di Jinny Blom, è un giardino romantico francese, tradizionale e contempora- Best Courtyard Garden. neo al tempo stesso: accanto a un gazebo dalle linee classiche ma stilizzate, un’ampia distesa fiorita dai toni soffici e delicati di rose, iris, peonie ed erbacee, come Aquilegia, Aconitus, Centranthus e Geranium, in una combinazione di piante adatte ai terreni gessosi e calcarei, che al carattere spontaneo delle erbacee accosta i tipi classici del Best Chic Garden. rigore francese, come i tigli dalle chiome potate e squadrate. Resta poi sempre poco tempo per gli stand di arredi e attrezzi, ma qualcosa si coglie sempre: ispirazioni e indirizzi, che insieme ai semi che si portano a casa sono sempre un magro bottino rispetto a quanto si è visto, ammirato, desiderato. Filippo Pizzoni ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO magazine CERVIA CITTÀ GIARDINO Omaggio a Mozart È di scena tutta l’estate nella cittadina romagnola la 34a edizione della manifestazione, dedicata quest’anno al grande compositore austriaco. Più di 40 le città in mostra nche quest’anno i maestri giardinieri di numerose città italiane ed europee si sono dati appuntamento a Cervia nel mese di maggio, mettendo la loro abilità e la loro creatività al servizio delle aree verdi di tutta la zona costiera di Cervia, Milano Marittima, Pinarella e Tagliata. Giardini e allestimenti floreali potranno essere ammirati fino alla fine di settembre, in quella che si conferma essere tra le più originali mostre europee. Dedicata quest’anno a Wolfgang A Da sinistra, in senso orario, gli allestimenti delle città di Firenze, Faenza, Innsbruck (Austria), Principato di Monaco, Pozdam (Polonia) e Napoli. ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Amadeus Mozart, in occasione del 250esimo anniversario della nascita, la rassegna vede una nutrita presenza austriaca, con le città di Vienna, Innsbruck, Linz, Baden, Leoben, Eisenstadt, che per il loro figlio più illustre hanno realizzato allestimenti ad hoc. Tributi al grande compositore anche da Budapest e Praga, e da Milano, Bologna, Cremona, Trieste e Napoli. Delle quarantadue città partecipanti, diciotto sono straniere, provenienti da Austria, Germa- nia, Svizzera, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Principato di Monaco e persino dalla Palestina. La città di Ramallah, infatti, è tornata a Cervia dopo sei anni con la realizzazione del giardino della Rotonda della Pace. Presenti per la prima volta, i comuni di Castellammare di Stabia e Castel San Pietro Terme. Per gli allestimenti sono stati impiegati più di 5000 m2 di tappeto erboso e oltre 200mila piante da fiore. C.G. ESTRATTO DA magazine ACER M.Pasolini, M.Fiore © IL VERDE EDITORIALE MILANO BARCELLONA / IV BIENNALE DI ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO Riflessi naturali Una piattaforma viva, riflesso del panorama delle grandi opere paesaggistiche europee. Tra incontri, dibattiti e mostre, la IV Biennale è stata più che mai di stimolo per il mondo professionale dell’architettura del paesaggio. In Italia, una mostra itinerante presenta i progetti esposti a Barcellona e i vincitori del premio Rosa Barba a IV Biennale di Architettura del Paesaggio, che si è tenuta a Barcellona dal 24 al 26 marzo scorso, è stata un evento di notevole interesse nel panorama europeo della progettazione paesistica. Come nelle edizioni passate è stata una manifestazione ricca di incontri, mostre e iniziative correlate. Un’occasione per scambiare esperienze, confrontarsi sui temi più attuali e un’opportunità per conoscere i più recenti progetti realizzati da grandi paesaggisti europei. Come sottolinea il presidente del comitato organizzatore, Jordi Bellmunt, il valore della Biennale non si esaurisce in ciò che viene esposto, ma è determinante per ciò che inne- L sca in seguito nel mondo professionale. L’ iniziativa più rilevante nell’ambito della manifestazione è il Premio europeo di Paesaggio dedicato alla memoria di Rosa Barba, assegnato a un progetto di paesaggio tra i finalisti che partecipano alla mostra. Questa edizione si è proposta, più ancora delle precedenti, come una piattaforma viva, riflesso di ciò che è stato raggiunto nella produzione intellettuale e nello scenario delle opere paesaggistiche europee. I tre giorni di incontri, tavole rotonde e mostre parallele, si sono chiusi con l’assegnazione del Premio Rosa Barba. Dei 454 progetti ricevuti, il 12% è arrivato dall’Italia e il 45% dalla Spagna, confermando la situazione effervescente in cui si trova il Paese per la crescita del turismo, contemporaneamente nemico e promotore del paesaggio. Ai paesaggisti è in questa situazione affidato il controllo delle trasformazioni in atto. I progetti vincitori ex-aequo sono “Lagunage de Harne”, dello studio Paysages, nel Nord della Francia, e il “Parco Pietra Tosca en Les Preses”, di RCR Architetti, nei Pirenei spagnoli. Il progetto francese, realizzato a partire dal 1996, è caratterizzato da due dimensioni: una scientifica e una culturale. La dimensione ingegneristico ambientale è legata all’applicazione di sofisticati sistemi di fitode- A sinistra, “Lagunage de Harne”, nel Nord della Francia e, a destra, il “Parco Pietra Tosca en Les Preses”, nei Pirenei spagnoli, vincitori del premio Rosa Barba. Sopra, l’ingresso della Biennale. purazione, che portano alla formazione di bacini di balneazione. La dimensione paesaggistica sta nella valenza culturale dell’intero sistema e nella promozione turistica delle lagune riqualificate. Il progetto spagnolo si configura come recupero di un’area di particolare pregio naturalistico: un mosaico di terre coltivabili separato da muraglie di pietre vulcaniche realizzate nei secoli con materiale lavico locale. Il parco valorizza la volontà già espressa dai primi del Novecento di salvaguardare e valorizzare la peculiarità di tale paesaggio. Conclusosi l’evento di Barcellona, il 26 maggio a Milano, in occasione del convegno “Il paesaggio europeo, futuro anteriore” (vedi sotto) è stata inaugurata la mostra itinerante dei progetti presentati alla Biennale, con tappe ad Ascoli Piceno, Torino, Reggio Emilia. Luisa Bellini Il paesaggio europeo, futuro anteriore S i è svolto presso la Triennale di Milano il 26 maggio scorso il convegno “Il paesaggio europeo, futuro anteriore”. Moderatrice dell’incontro, Annalisa Maniglio Calcagno, presidentessa dell’Aiapp, che ha richiamato i principi della Convenzione europea del paesaggio, operativa in tutta Europa dal 1° settembre 2006. L’incontro è stato strutturato in due sessioni: la prima riguardante la presentazione dei progetti vincitori del premio Rosa Barba della IV Biennale del paesaggio di Barcellona (vedi sopra); la seconda costituita da una tavola rotonda sul tema del governo del paesaggio in Lombardia. Momento di transizione tra le due parti è stata la presentazione dei vincitori del concorso di progettazione indetto dall’Anas, conclusosi nel 2005, che ha proposto tre interventi progettuali lungo la rete autostradale nazionale. Alla ricerca di proposte operative La tavola rotonda ha illustrato gli esiti di una ricerca nazionale dal titolo “Proposte operative per il paesaggio: contributo all’applicazione delle politiche europee per il paesaggio’ (2002-2004)”. Le unità di ricerca per la Regione Lombardia appartengono al Politecnico di Milano, all’Università degli Studi di Milano e a quella di Bergamo. Hanno partecipato alla tavola rotonda Anna Di Bene, Ministero dei Beni e delle Attività culturali, Anna Rossi, Regione Lombardia, Rossana Ghiringhelli, Provincia di Milano, Andrea Minidio e Alessandro Toccolini, Università degli Studi di Milano. La discussione è stata introdotta da Santino Langè e Lionella Scazzosi, docenti del Politecnico di Milano. La ricerca indaga le attività degli enti coinvolti nelle decisioni riguardanti le trasformazioni del paesaggio, a scala regionale, provinciale e comunale. Obiettivo dello studio, la valutazione degli strumenti di gestione di queste trasformazioni in relazione alla Convenzione europea del paesaggio. Essa rappresenta un primo rapporto nazionale sul tema del paesaggio, premessa la rete degli osservatori per il paesaggio e per la costruzione di linee di tutela a scala nazionale volute dal Codice Urbani. I risultati evidenziano la necessità di coordinare gli enti territoriali e i soggetti coinvolti nelle decisioni sulle trasformazioni, promuovendo forme di confronto tra i diversi livelli e settori istituzionali di pianificazione. Il Piano paesistico regionale e il Ptcp della provincia di Milano sono citati come esempi positivi per la gestione delle trasformazioni. Emerge che il Piano regionale viene a volte considerato come uno strumento di settore e non come un quadro generale di riferimento. ACER 4/2006 • 84 ESTRATTO DA ACER M.Pasolini, M.Fiore © IL VERDE EDITORIALE MILANO Biennali di ieri L a prima edizione della Biennale, nel 1999, era stata incentrata sul tema dei paesaggi recenti, dei luoghi che hanno già acquisito un‘identità nel nostro passato prossimo: le fratture della periferia senza immagine, i luoghi trascurati dalla veloce urbanizzazione. La progettazione del paesaggio diventa quindi uno strumento di attenzione aggiunta per questi spazi senza bellezza. In quell’anno, il Premio europeo del paesaggio è stato assegnato al Parc Duisburg Nord, di Peter Latz. La seconda Biennale, nel 2001, ha continuato il dibattito emerso nell’edizione precedente. Si è aggiudicato il Premio Rosa Barba il progetto Riera Canyadó, di Isabel Bennassar Félix, realizzato a Badalona, in Spagna, mentre la giuria ha assegnato una menzione speciale a Kabelvaag Torg-Kabelvaag Market Square, progettato da Axel Nitter Soemme (gruppo Cubus) e realizzato a Vaagan, in Norvegia. L’edizione del 2003, dal titolo “Non senza natura”, ha indicato il desiderio di esplorare le attitudini e le pratiche contemporanee verso ciò che si considera naturale, per comprendere la distanza tra architettura e natura ma, soprattutto, per scoprire come i gesti culturali influenzano i processi di costruzione dell’ambiente e reinventare il nostro rapporto con la natura.Vincitori ex-aequo del premio Rosa Barba sono stati Paolo Burgi e Catherine Mosbach. Assegnati una menzione speciale all’islandese Reynir Vilhjálmsson e un premio del pubblico allo spagnolo Ramon Pico Valimaña. L.B. Difficile sembra il raccordo tra il livello di pianificazione regionale e quello comunale, al contrario di ciò che avviene tra la Provincia e i Comuni. Lionella Scazzosi ha evidenziato come le amministrazioni comunali, che governano gli interventi più diffusi, rappresentino il nodo più critico per la gestione del paesaggio, insieme alla dubbia qualità degli interventi e a una carenza culturale dei promotori. Emerge inoltre una criticità legata alla formazione degli operatori coinvolti; primaria è quindi la necessità di costruire un sapere di campo interdisciplinare per la progettazione e la gestione del paesaggio. È necessario inoltre costruire una sensibilità e una cultura diffusa nella società che spesso dimentica come un paesaggio migliore sia un diritto di ogni singolo cittadino. Positive alcune esperienze di progettazione partecipata, legate alle attività delle Agenda 21 locali, che però rimangono inascoltate dai livelli istituzionali di pianificazione. La tavola rotonda si è conclusa lanciando un interrogativo sul futuro e sottolineando la necessità di coinvolgere tutti i livelli istituzionali e accademici per creare una sensibilità condivisa verso il paesaggio. Barbara Boschiroli ■ Per informazioni: [email protected], www.paysage.it 85 • ACER 4/2006 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO magazine FRANCIACORTA IN FIORE Prove generali per il grande salto Veste nuova e boom di presenze per la mostra mercato, pronta a essere lanciata a livello nazionale. “Un giardino per ogni età” è il tema del concorso rivolto ai paesaggisti ecord di presenze a Calino di Cazzago San Martino (BS) dove, al 19 al 21 maggio scorso, si è tenuta a Villa Maggi l’ottava edizione di “Franciacorta in fiore”. Oltre 190 gli espositori e, soprattutto, più di 30mila i visitatori, che hanno potuto apprezzare le numerose proposte della rassegna. Il tema scelto per la terza edizione del concorso per paesaggisti, “Un giardino per ogni età”, è stato risolto e rivisitato da numerosi progettisti. Una commissione, composta da archi- R Dall’alto, 1°, 2° e 3° premio per “Un giardino per ogni età”. tetti e agronomi, presieduta da Francesca Oggionni, si è trovata a scegliere fra interpretazioni molto diverse tra loro, dalle più simboliche alle più tecnologiche. Tre gli allestimenti premiati. Al primo posto la ricostruzione di una grande scacchiera, simbolo anche della vita, come dice il progettista Umberto Andolfato, di Milano. I pezzi del gioco sono stati liberamente interpretati con elementi floreali o in legno. L’allestimento è stata premiato soprattutto per aver saputo portare nel giardino un gioco intelligente, adatto a ogni età. Una composizione pulita, lineare, semplice, ma di ottimo effetto è quella che ha realizzato Edward Tangredi, premiata con il secondo posto, in cui sono identificabili forme ed elementi facili da riproporre nel giardino di casa. Al terzo posto VerdiSegni con una realizzazione apprezzata per l’armonia delle forme. Il concorso per il miglior stand florovivaistico ha visto molte novità. Una commissione, presieduta da Annamaria Botticelli, ha assegnato il primo premio a “Il mondo delle rose”, di Arnaud Duquennoy e Cecilia Lucchesi, Le Sieci (FI), per la piacevole presentazione, anche cromatica, e per l’attenzione alla suddivisione di varietà e gruppi di rose. Secondo premio a “Kakteen und Sukkulenten”, di Albert Plapp, Baviera, Germania; terzo classificato “L’Oasi del geranio”, di Silvana e Carlo Giorgi, Ceriale (SV). Molte le mostre che hanno permesso di ammirare villa Secco d’Aragona, villa Bettoni e il castello di Bornato. Franciacorta è dunque pronta per un salto di qualità e dal prossimo anno si fregerà del titolo di manifestazione nazionale. F.O. magazine ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO ORTICOLA A MILANO Primavera insolita Piante particolari, rare, curiose o semplicemente predilette da ciascun vivaista. Ma anche un giardino marino e uno dei tessuti, una mostra su arte e natura e l’impegno nel verde pubblico. Questo e altro ancora a Orticola, in un weekend di maggio n’umanità variopinta ed eterogenea ha affollato, come di consueto, i giardini di via Palestro, a Milano, il 13 e 14 maggio scorso, per l’annuale appuntamento con Orticola, mostra mercato di fiori e piante insolite. In un assolato weekend di primavera, i cancelli si sono aperti a professionisti, appassionati e curiosi che si sono fatti largo per U raggiungere gli stand più originali. Come quello dedicato al giardino marino, realizzato da Patrizia Pozzi e Angelo Jelmini, in cui le serre diventavano acquari, i pavimenti di lava scheggiata da pasta di vetro si trasformavano in fondali, i vasi e le piante mimavano giganteschi anemoni annegati tra selve coltivate in idrocoltura di Sansevieria cilindrica e Platycerium bifurcatum. Tra le novità di Orticola, uno spazio dedicato al mondo delle piante tessili, realizzato da Chiara Curami Balsari con l’Orto Botanico di Palermo. Una ventina i tessuti esposti in forma di pianta, fiori o foglie, filo da tessere o prodotto quasi finito. Lino, cotone, canapa, ma anche ortica, juta, rafia, cocco, ginestra e bambù. Al vicino Museo Bagatti Valsecchi, tra collezioni rinascimentali e armature, una trentina di pittori botanici e decoratori hanno esposto le loro opere e composizioni floreali più significative. I fondi raccolti da Orticola sono destinati alla ristrutturazione dei Giardini Perego. C.G. Sulla sinistra e in alto, fiori e piante in mostra a Orticola. Sopra, il “Giardino marino” e il “Giardino tessile”. ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO magazine Da sinistra, Camellia japonica ‘Maria Rovelli’, ottenuta nell’Ottocento; azalea afferente al gruppo ‘indica di lago’; Rhododendron ‘Rosa salmone Cavadini’, afferente al gruppo ‘japonica’. CAMELIA E AZALEA Cultivar di valore Due giornate di studio dedicate alle preziosità botaniche del Lago Maggiore, dove la valorizzazione delle cultivar del passato può diventare il motore dello sviluppo futuro edicato a “Camelia e azalea: due preziosità botaniche dall’Oriente” il convegno che si è svolto il 12 e 13 maggio scorso presso Villa San Remigio, a Verbania. Dall’Ottocento il Lago Maggiore è luogo di camelie e azalee e si orna, da febbraio a giugno, dei colori di queste specie botaniche. Lo studio e la valorizzazione delle collezioni antiche è stato il fil rouge che ha legato alcuni temi di ricerca approfonditi negli ultimi anni dal dipartimento di Agronomia selvicoltura e gestione del territorio della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino. Il gruppo di ricerca, coordinato dalla Elena Accati, ha trovato, sulle sponde del Lago Maggiore un enorme potenziale cultivarietale che è stato e sarà studiato e approfondito grazie ai finanziamenti della Regione Piemonte e dell’Unione Europea, nell’ambito dei progetti Interreg. D Un giorno da star La giornata del 12 maggio ha interessato la camelia. Sono stati presentati i lavori di caratterizzazione morfobotanica condotti nell’ultimo triennio dal dipartimento, in collaborazione con i partner svizzeri. Si tratta di un progetto Interreg per lo studio e la valorizLa consegna degli attestati rilasciati dalla Royal Horticultural Society riferiti alle nuove cultivar di azalea. zazione del patrimonio botanico comune, che ha portato alla riscoperta di un centinaio di cultivar ottocentesche presenti nei giardini e nei parchi storici delle sponde italiane e svizzere del Lago. Contemporaneamente allo sviluppo di questo importante progetto internazionale, nel 2004 si è potuto procedere a studiare l’antica collezione di camelie dell’ex Stabilimento Orticolo Rovelli, sito sul promontorio della Castagnola, a Verbania. Si tratta di una delle più importanti collezioni esistenti nel Verbano, se non la più importante in virtù del background culturale e storico legato alla dinastia dei Rovelli. La presentazione del volume “Le antiche camelie dei Rovelli”, edito da Grossi Editore di Domodossola, ha concluso la prima giornata di studio che ha visto gli interventi di Elena Accati, di Francesco Merlo e di Paola Gullino, della Facoltà di Agraria di Torino, di Paolo Zacchera, dell’azienda florovivaistica Compagnia del Lago, che ha illustrato i lavori fin qui condotti per la realizzazione di un campo catalogo dedicato alla collezione cultivarietale di camelie del Verbano, e di Jennifer Treha- ne, membro della International Camellia Society, che ha illustrato la situazione del collezionismo della camelia in Inghilterra. Respiro internazionale La giornata del 13 maggio è stata dedicata interamente all’azalea. Sono intervenuti numerosi ricercatori stranieri, tra i quali Jan De Riek e Ellen De Keyser, dell’istituto di ricerca Ilvo di Ghent (Belgio), che hanno illustrato la situazione produttiva e gli obiettivi attuali dei programmi di ibridazione delle azalee in Belgio, che porteranno a breve il riconoscimento della Dop da parte della Comunità Europea. Grazie agli interventi di Takashi Handa, dell’Università di Tsukuba, e di Nobuo Kobayashi, dell’Università di Stimane, è stato possibile comprendere la direzione verso cui si stanno indirizzando gli studi di ibridazione e di ricerca molecolare in Giappone. Domenico Bertetti ha evidenziato i risultati fin qui raggiunti in merito all’individuazione e alla lotta alle principali malattie crittogame del genere Rhododendron, con vivo interesse da parte dei produttori. Infine, Valentina Scariot, dell’Università di Torino, ha descritto le fasi di studio che hanno portato alla pubblicazione del volume “Le azalee sempreverdi del Lago Maggiore”, edito dalla Regione Piemonte nell’ambito della collana Quaderni dell’Agricoltura. Oltre ai capitoli dedicati alla metodologia dello studio condotto e alle descrizioni dei giardini e delle collezioni visitate, sono presenti le schede e le fotografie di tutte le 178 cultivar di azalee censite. Tra queste vi sono le cultivar annotate al Rhododendron Register della Royal Horticultural Society, che ha collaborato alla registrazione dei nomi delle azalee dedicate a personaggi illustri che tanto hanno fatto per l’attività florovivaistica, come Franca Ciampi, Carla Ferrero, Paolo Pejrone, Lavinia Borromeo Elkann, Bona Borromeo e Laura Zegna, oltre alle numerose cultivar dedicate dai singoli vivaisti a persone o luoghi a loro cari. Un’azalea è stata dedicata a “TuttoScienze”, supplemento del quotidiano La Stampa, e, grazie alla collaborazione del Coni, è stato possibile dedicare un’azalea a ciascuna delle atlete italiane vincitrici di medaglia ai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Torino 2006, oltre alle due dedicate agli eventi olimpici stessi e una terza alle Universiadi di Torino 2007. A ritirare i certificati della Royal Horticultural Society delle nuove azalee registrate sono intervenuti Riccardo D’Elicio, presidente Cus Torino, e le atlete Jennifer Isacco e Gerda Weissensteiner. Le ricerche condotte, oltre che arricchire il bagaglio cultivarietale del Verbano, possano segnare l’inizio del ritorno alla cultura del prodotto tipico locale, nella speranza che, come è accaduto per le rose, la valorizzazione dlle cultivar del passato, si riveli il futuro di molte produzioni locali. F. M. ACER 4/2006 • 88 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO UNIONE EUROPEA E BIODIVERSITÀ Dritti alla meta In allarme per la perdita di biodiversità negli Stati membri dell’Unione, il Parlamento europeo chiede misure concrete per la sua protezione e obiettivi raggiungibili rofonda preoccupazione è stata espressa dal Parlamento europeo per la continua perdita della biodiversità e per l’aumento dell’impronta ecologica degli Stati membri dell’Unione. La diversità biologica “rappresenta il tessuto della vita ed è alla base della salute, della qualità della vita e della prosperità dell’uomo, e ha di per sé un valore intrinseco”. È quanto afferma il Parlamento nella risoluzione adottata con 419 voti favorevoli, uno contrario e 15 astenuti, il 16 marzo 2006, a Strasburgo, in preparazione delle riunioni COP-MOP (1) sulla diversità biologica e sulla biosicurezza tenutesi a Curitiba, in Brasile. I deputati ricordano che il 2010 rappresenta una data importante, alla quale le parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica hanno convenuto di ridurre in modo significativo il tasso di perdita della biodiversità. Essi sollecitano quindi la Commissione europea e gli Stati membri ad agire con maggiore celerità e determinazione al fine di realizzare questo obiettivo, tenendone conto nella politica di sviluppo e di aiuto dell’UE e migliorando l’attuazione delle direttive comunitarie sugli uccelli selvatici (Direttiva del Consiglio 79/409/Cee) e sugli habitat (Direttiva del Consiglio 92/43/Cee) e sulla Rete Natura 2000. Essi evidenziano come l’applicazione effettiva della Convenzione sia “ostacolata dalla mancanza di informazioni coerenti sull’efficacia delle misure prese” e dalla difficoltà di presentare dati sullo stato della biodiversità (al riguardo chiedono che siano sviluppati indicatori). Il Parlamento chiede inoltre alla Commissione e agli Stati membri P 89 • ACER 4/2006 che siano fissati “obiettivi globali specifici, misurabili, raggiungibili, realistici” con una dimensione temporale precisa e che siano applicate “misure concrete per la protezione della biodiversità a livello interno e internazionale”. In merito alla diversità biologica delle foreste e alle zone protette, i deputati esprimono la necessità che siano attuate in modo più celere le ultime decisioni della Convenzione sulla biodiversità e che sia creata una rete globale di zone protette, entro il 2010 sulla terra ferma ed entro il 2012 in mare, con particolare attenzione agli ecosistemi intatti, assegnando risorse aggiuntive al raggiungimento di questo scopo. Essi evidenziano l’esigenza di sviluppare “misure forti” che garantiscano l’uso, il consumo e lo scambio sostenibile delle risorse della biodiversità, di migliorare la legislazione sulle foreste, la sua applicazione e gestione, di combattere il disboscamento e il commercio illegali. Essi, inoltre, chiedono che sia esaminata la possibilità di vietare la pesca a strascico e auspicano l’adozione di un regime in grado di accertare la legalità di organismi vivi modificati importati e di vigilare affinché non sia indebolita la moratoria sulla sperimentazione in loco e la commercializzazione sulle tecnologie “terminator” (2). Francesca Pisani NOTE (1) COP = Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica. MOP = riunione della Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, agente come riunione delle Parti contraenti del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza. (2) Tecnologie “terminator” = piante modificate geneticamente per produrre semi sterili. ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO A sinistra, due immagini di paesaggio fluviale. Sopra, la locandina del convegno organizzato dall’Università di Firenze. romosso e organizzato dal Dottorato di ricerca in Progettazione paesistica e dal Master in Paesaggistica dell’Università degli Studi di Firenze, si è tenuto nei giorni 10 e 11 maggio il Convegno internazionale sul tema “Fiume, paesaggio, difesa del suolo. Superare le emergenze, cogliere le opportunità”. L’input culturale e scientifico di tale iniziativa, vale a dire il tentativo di trasformare un sistema di esigenze, riconducibile a necessità di difesa del suolo, in un sistema di opportunità per la progettazione di nuovi paesaggi, ha contraddistinto la maggior parte delle relazioni. P Un approccio olistico In molti interventi si è sottolineata la necessità-urgenza di promuovere un approccio olistico nella pianificazione alla scala di bacino, di sostenere una sorta di contaminazione di saperi, un’azione interdisciplinare in grado di coinvolgere, oltre a quelle dell’ingegneria idraulica, competenze di ecologia, geologia, ingegneria ambientale, architettura del paesaggio, biologia e scienze forestali. Superare la cultura dell’emergenza Tale cultura porta a considerare i corsi d’acqua semplici manifestazioni idrauliche da cui difendersi in nome della sicurezza della vita umana. Questo tipo di approccio, FIRENZE / CONVEGNO SUL PAESAGGIO FLUVIALE Dall’emergenza all’opportunità Al centro degli interventi dell’incontro fiorentino, l’esigenza di trasformare la necessità di difesa del suolo in occasione per la progettazione di nuovi paesaggi ove il fiume diventa qualcosa che incute timore, contribuisce alla diffusione della cosiddetta difesa passiva del territorio, ovvero una politica che, basandosi esclusivamente o quasi sulla ricostruzione e sulla riparazione a danno avvenuto, instaura la logica perversa dell’intervento straordinario, mettendo in secondo piano i sistemi della prevenzione. In aggiunta, la cultura dell’emergenza ha comportato e comporta un sistema di interventi disarticolati che, anche se talora necessari, minacciano fortemente la sopravvivenza del sistema delle risorse fluviali. Sostenere una nuova cultura dell’acqua Assumere come obiettivo il sostegno per una nuova cultura dell’acqua richiede profondi cambiamenti nelle nostre scale di valori, nel nostro modo di intendere la natura e nell’approccio alle esigenze. Significa, anzitutto, mettere in discussione il modello tradizionale di gestione idraulica secondo cui l’acqua è considerata solo come bene economico, una semplice risorsa produttiva da sfruttare o da cui difendersi. Significa, usando le parole di Vittoria Calzolari, promuovere “la capacità da parte di una società di dare risposta alle diverse esigenze umane che in qualche modo dipendono dall’acqua, utilizzando le qualità e le potenzialità del bene in modo intelligente, lungimirante ed economico sotto il profilo ambientale”. Nel caso specifico della pianificazione alla scala di bacino sviluppare una cultura dell’acqua “implica che la risorsa acqua e il sistema fluviale siano assunti come fattori guida nei piani urbanistici e paesistici e, più in generale, in ogni tipo di progetto o piano in cui siano presenti aspetti ambientali”. Dalle esigenze alle opportunità Il quarto tema emerso nelle due giornate di lavoro è riconducibile alla necessità di un’inversione di tendenza, intesa quale esito di un’opzione strategica: passare, in altre parole, dalla mera gestione idraulico-ingegneristica alla salvaguardia del sistema delle risorse e alla produzione di opportunità, anche attraverso un disegno di paesaggio in grado di confrontarsi con le spinte della modernizzazione e di gestire i mutamenti e le trasformazioni che, comunque, soprattutto in assenza di interventi, interferiscono con esso. Tutto ciò è stato discusso e affrontato non in termini di valutazione d’impatto ambientale, quanto nel tentativo di promuovere un approccio integrato entro cui definire criteri guida per la progettazione di un nuovo paesaggio, criteri interpretati come riferimento costante, come un “a priori” rispetto ai processi di trasformazione da programmare e pianificare. Si è lavorato, in altre parole, verso una prospettiva fondata sul dialogo tra risorse, esigenze e opportunità, e soprattutto distinta e distante dall’approccio “cosmetico” e dalla logica del compromesso e dell’emergenza. Solo così, siamo convinti, l’esigenza di difesa del suolo, prima ancora che l’infrastruttura, può diventare occasione per un progetto di un nuovo paesaggio, possibilità concreta per trasformare in luoghi i “non luoghi”, in paesaggi i “paesaggi altri”. Michele Ercolini ACER 4/2006 • 90 magazine Anoplophora chinensis: le ultime misure uove misure regionali di controllo ed eradicazione di anoplophora chinensis in Lombardia sono state introdotte dal decreto n. 5704 del 23/05/06, pubblicato sul BURL del 29/05/06. La principale consiste nell’obbligo per le amministrazioni comunali che si trovano nell’area focolaio di effettuare un accurato monitoraggio del verde pubblico e privato ricadente nel proprio territorio e trasmettere uno specifico rapporto su supporto informatico al Servizio Fitosanitario Regionale entro il 30 ottobre 2006. Per quanto riguarda le sole aree di quarantena, come descritte nel decreto, vige il divieto di messa a dimora, nonché di vendita e di trasporto al di fuori dell’area di quarantena sino al 31 dicembre 2006, delle piante più sensibili all’insetto: Acer spp., Platanus spp., Betula spp., Carpinus spp., Fagus spp., Corylus spp., Largestoemia spp., Malus spp. e Pyrus spp. È sconsigliato inoltre l’impianto di Prunus laurocerasus, Rosa spp. e Prunus spp. Inoltre, si specifica che è obbligatorio effettuare tre trattamenti insetticidi su tutte le piante sopra elencate, sia da parte dei soggetti pubblici che dei soggetti privati, su tutto il territorio dei Comuni di Parabiago, San Vittore Olona, Nerviano e Legnano e limitatamente alle sole vie dove è stata rilevata la presenza dell’insetto. Il primo trattamento va effettuato verso la metà di giugno, gli altri a distanza di 15-20 giorni dal primo. È ammesso l’utilizzo di prodotti fitosanitari registrati per la distribuzione in ambiente urbano e per piante ornamentali caratterizzati da effetto abbattente. V. P. N ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Nuova norma sui fertilizzanti È stato pubblicato il Decreto Legislativo 29 aprile 2006 n. 217 che sostituisce in toto la Legge 748/1984 e introduce importanti novità sull’attività di produttori, importatori e distributori di fertilizzanti. Tra le più rilevanti segnaliamo la nuova definizione di Ammendante e Substrato di coltivazione, l’introduzione di alcuni prodotti ad azione specifica, quali biostimolanti, inibitori e ricoprenti, l’introduzione della tracciabilità attraverso appositi registri, con l’obbligo dell’iscrizione al Registro dei produttori di fertilizzanti e al Registro dei fertilizzanti. Il Decreto è in vigore dal 5 luglio e concede termini molto stretti per i vari adempimenti. Notizie più dettagliate sul Decreto verranno pubblicate sul prossimo numero di ACER. M.C. Paesaggio: prima università privata S i chiamerà Iup, Istituto universitario del paesaggio, e avrà sede a Treviso la prima università privata italiana del paesaggio, sostenuta dalla Fondazione Benetton e da Cassamarca. La previsione è di partire nell’anno accademico 2007-2008 con una quarantina di studenti, ma sono ancora da individuare le modalità di accordo con gli ordini professionali per il riconoscimento del titolo di laurea triennale e magistrale (3+2). Ulderico Bernardi, docente a Ca’ Foscari, e Domenico Luciani, direttore della Fondazione Benetton hanno tracciato il profilo della figura del paesaggista, con competenze architettoniche, ingegneristiche, antropologiche e geografiche. Grande attenzione sarà posta alla salvaguardia ambientale e al recupero dei territori degradati, nel rispetto della Convenzione Europea. E.M.T. ESTRATTO DA magazine ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO IL COLEOTTERO PALMAR FESTIVA Nemico delle tuie Negli ultimi anni le infestazioni di questo insetto si sono diffuse a macchia di leopardo in diversi vivai italiani. Alla comparsa dei focolai è bene eliminare le piante colpite egli ultimi tempi si sono verificati casi di infestazione da parte di un coleottero buprestide, tipico del nostro territorio, a danno del genere Thuja e Juniperus. Si tratta di Palmar festiva, un insetto la cui presenza in Italia era stata documentata a partire dagli anni ’90 in alcuni vivai del biellese. Questo coleottero è dannoso per le specie Thuja plicata “Atrovirens”, Thuja occidentalis “Smaragd” e Juniperus virginiana “Skyrocket”, ma non disdegna altre conifere tra cui Cupressus spp. e Cupressocyparis spp. Nel corso del 2003 sono state rinvenute infestazioni e danni in vivai del comasco e del milanese, mentre nel 2005 sono stati trovati diversi focolai in un vivaio lecchese, in alcuni vivai nel pistoiese, in alcune zone della Svizzera e della Francia. La larva si presenta bianca, apoda, appiattita, lunga fino a 22 mm. L’impupamento delle larve avviene a partire da marzo e i primi sfarfallamenti degli adulti si verificano a maggio, continuando fino ad agosto-settembre. La larva ha un ciclo di 2-3 anni per cui la difesa deve essere sviluppata ogni anno a partire dalle giovani piante. L’insetto adulto è lungo 7-10 mm e presenta una colorazione verde brillante con riflessi metallici e punteggiature nere. Il danno, causato dalla larva, è sia di tipo meccanico, dovuto all’asportazione di legno che indebolisce i fusti e i rametti portandoli alla rottura, sia vascolare, poiché vengono interrotti i flussi linfatici. Le larve di Palmar festiva sono xilofaghe, scavano gallerie subcorticali discendenti, colme di rosura e deiezioni, che interrompono i vasi vascolari corticali, causando il disseccamento della parte apicale del ramo e in seguito della chioma. Dopo il primo attacco le generazioni successive possono deporre anche sullo stesso ramo aggravando ulteriormente la stato di salute della pianta. È importante N In alto, adulto di Palmar festiva; sopra, larva nella sua galleria. contrastare dal principio i primi focolai di infestazione con l’eliminazione delle piante colpite. Tra i diversi mezzi di difesa utilizzati, vi sono la lotta meccanica costituita da potature selettive delle parti infette, e la lotta chimica con l’impiego di insetticidi per contatto contro gli adulti, da maggio alla fine dell’estate per ostacolare l’ovideposizione, e prodotti sistemici contro le larve, nel periodo compreso tra ottobre e marzo. La lotta chimica risulta comunque difficile per le modalità di sviluppo dell’insetto, per la scalarità del periodo di sfarfallamento degli adulti e per la posizione protetta delle larve nelle gallerie. Inoltre le infestazioni sono saltuarie per cui non sempre l'insetto è presente, ma una volta infestata la coltivazione risulta molto difficile il suo risanamento, soprattutto nel caso di giovani piante. È consigliabile quindi una lotta preventiva adottando cultivar più rustiche e, come è buona regola, mantenere le piante in condizioni ottimali. Laura Tanucci ■ Per informazioni contattare: [email protected] Laboratorio SFR, tel. 031 320503. ACER 4/2006 • 92 magazine NUOVA SEDE PER IL CENTRO FLORA AUTOCTONA Il parco fa centro Inaugurata presso Villa Bertarelli, nel Parco Monte Barro, la nuova sede del Centro Flora Autoctona. Premiati nell’occasione i vincitori del concorso “Bellezza della natura e biodiversità”, promosso fra le scuole della Regione Lombardia ono oltre 80mila le piante prodotte in questi anni dal Centro Flora Autoctona e impiegate in varie aree protette della Lombardia. Ciò fa del CFA uno dei più attivi centri di eccellenza istituiti dalla Regione. Nella sede centrale, la ricercatrice Roberta Ceriani sovrintende a tutte le attività del Centro e gestisce direttamente gli impianti ivi collocati: il laboratorio per la conservazione della biodiversità, l’unità di stoccaggio della Banca del germoplasma, la serra per la propagazione delle piante in vaso, le aiuole per la coltivazione della flora autoctona, gli allestimenti didattico-espositivi posizionati lungo il camminamento sotterraneo (biodiversità nel passato) e nelle grotte (biodiversità nel presente). Mauro Villa, direttore del Parco, ha la responsabilità tecnica e di coordinamento di tutte le attività del Centro, mentre le funzioni amministrative e la segreteria fanno capo al Consiglio di amministrazione e alle strutture del Parco. La nuova sede è stata approntata anche grazie alla cooperazione fra vari enti, quali l’Università dell’Insubria, presso cui opera un laboratorio di ecologia vegetale preposto all’effettuazione dei test di germinazione; la Fondazione Minoprio, che provvede alla produzione massiva, in campo, delle sementi; l’Università di Pavia, S Un momento della cerimonia di inaugurazione del CFA. presso cui è operante la Banca del germoplasma deputata a raccolta, trattamento e conservazione dei semi delle piante lombarde. Villa Bertarelli: i giardini Con i camminamenti, le grotte, la serra antica, le aiuole e soprattutto con l’ambientazione paesaggistica rivolta verso i laghi briantei e le Prealpi comasche, i giardini sono perfetti per ospitare il CFA, non solo per quanto riguarda l’aspetto funzionale, ma anche come contesto per consentire a un vasto pubblico di poter comprendere l’importanza della biodiversità vegetale. Questa non è solo cornice, ma un tutt’uno con le nuove attività, come i giardini non sono un’appendice della villa, ma parte essenziale d’essa. Il patrimonio culturale ha infatti un ruolo chiave nello sviluppo del Paese, così come sancito dall’articolo 9 della Costituzione, che prescrive “la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione” in stretta collaborazione con “lo sviluppo della cultura scientifica e tecnica” e con “il pieno sviluppo della persona umana”. Uno dei lavori premiati al concorso per le scuole. 93 • ACER 4/2006 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO magazine OPEN DAY A MILANO Segreti in gioco a San Siro Green Service Italia ha organizzato una giornata allo stadio Meazza, illustrando le modalità di gestione del tappeto erboso di questo fantastico impianto, che dal 1998 adotta un sistema in grado di unire i pregi dell’erba naturale a quelli del sintetico o stadio Giuseppe Meazza, nel quartiere San Siro a Milano, presenta caratteristiche specifiche che ne rendono la gestione più complessa rispetto alla maggioranza degli impianti di tutto il mondo. Green Service Italia, società che detiene la responsabilità del tappeto erboso dello stadio milanese, ha organizzato lo scorso 31 maggio il 3° Open day San Siro per illustrare ai suoi clienti, intervenuti in una settantina, le attività di manutenzione applicate all’impianto meneghino. In particolare l’intervento di Fabrizio Salto, il proprietario di Green Service Italia, ha sottolineato le principali problematiche e le strategie adottate. La L frequenza media di una partita ogni 2,4 giorni durante la stagione agonistica e le condizioni microclimatiche particolari, con un’elevata umidità relativa dovuta alla struttura del 3° anello, rappresentano i principali fattori di difficoltà per il manto. La soluzione adottata dal 1998 è il sistema misto Sport Grass®, costituito da una superficie di gioco in erba naturale intessuta su una base in erba sintetica. Nella stagione di spinta, il campo viene tagliato ogni 48 ore, le esigenze irrigue sono abbastanza limitate proprio a causa dell’umidità relativa, che viene ridotta con l’impiego di grossi ventilatori a bordo campo. Le altre relazioni hanno illustrato la manutenzione straordinaria di San Siro, che comprende 3-4 rizollature all’anno, e le sperimentazioni che l’azienda milanese sta portando avanti in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, per migliorare la risposta del tappeto erboso allo stress. Conclusa la sessione tecnica, la giornata è continuata con una visita guida- Dall’alto, l’imponente struttura esterna e il tappeto erboso dello stadio Meazza. A sinistra, uno dei grossi ventilatori usati per ridurre l’umidità relativa. ta alle strutture del Meazza, gli spogliatoi di Inter e Milan e il Museo, fino alla suggestiva discesa sul terreno di gioco, a calpestarne l’erba. E benché senza porte e a spalti vuoti, ognuno ha potuto cogliere o almeno intuire la magia della “Scala del calcio”. Diego Dehò magazine PROVE SUL CAMPO Una sequenza produttiva L’interrasassi Rotadairon, la seminatrice Dairon e la spandisabbia Noblat sono i macchinari testati dalla Bruni Stefano presso i vivai Delta Prati, in Veneto. Le prove ne hanno evidenziato l’impiego per la produzione di tappeto erboso in zolle i sono svolte lo scorso 12 aprile presso la Delta Prati a Taglio di Po, in provincia di Rovigo, le prove sul campo organizzate dalla Bruni Stefano, azienda che si occupa dell’importazione di attrezzature professionali per il giardinaggio, l’orticoltura, l’agricoltura, il vivaismo e l’edilizia. Nel corso della giornata presso il vivaio veneto, che si dedica alla produzione di tappeto erboso in zolle, sono stati provati tre diversi tipi di macchinari. La prima prova ha visto come protagonista l’interrasassi Rotadairon, che è stata impiegata nella realizzazione del letto di semina soffice, lasciando ben S Sopra, da sinistra, il terreno seminato e la prima erba cresciuta. A fianco, i macchinari provati a Taglio di Po: dall’alto in basso, rispettivamente l’interrasassi, la seminatrice e la spandisabbia. compatti gli strati più profondi. L’utilizzo della seminatrice Dairon a doppio rullo di dischi in fusione ha mostrato di compattare ulteriormente il terreno, facendo aderire il seme alla terra. Il successivo riporto di materiale sabbioso, utile per formare uno strato che faciliti l’asportazione della sola zolla di tappeto erboso al momento della raccolta, lasciando così inalterato il terreno sottostante, è stato effettuato con la spandisabbia Noblat. ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO magazine TOSCANA / OBIETTIVO WILDFLOWERS Gemme spontanee Nuovi sbocchi del progetto, promosso da Arsia Regione Toscana e coordinato dal Cnr, sulle strategie di utilizzo dei wildflowers per valorizzare e riqualificare aree urbane, periurbane e marginali. Con interessanti applicazioni in ambito educativo e didattico o studio delle specie spontanee per usi ornamentali o per il recupero di aree degradate è stato finora rivolto soprattutto a specie arboree e arbustive, mentre solo negli ultimi anni è cresciuto l’interesse anche per la flora erbacea spontanea. Per questi motivi l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo e forestale (Arsia) della Regione Toscana ha promosso e co-finanziato il progetto “Produzione e strategie di utilizzo dei wildflowers per la valorizzazione esteticopaesaggistica e la riqualificazione ambientale di aree urbane, L periurbane e marginali”. Il progetto, coordinato dal Cnr, Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise), sede di Pisa, ha coinvolto istituzioni scientifiche, enti locali, istituti di istruzione, aziende sementiere e vivaistiche. Obiettivi, l’individuazione, la raccolta dei semi in natura e la moltiplicazione di specie erbacee spontanee dotate di fioriture cospicue, utilizzabili in impianti di verde pubblico e privato, la realizzazione di aree dimostrative in varie zone del territorio regionale e una serie di iniziative, molto apprezzate, di educazione ambientale. A conclusione del progetto, il 6 giugno scorso, presso l’Auditorium del Centro Risorse educative e didattiche del Comune di Livorno, si è svolta una giornata di studio dal titolo “Wildflowers: produzione, impiego, valorizzazione”, cui sono intervenuti, tra gli altri, il vice sindaco di Livorno, Alessandra Atturio, l’assessore alle Politiche educative e Servizi scolastici, Carla Roncaglia, e l’amministratore delegato dell’Arsia, Maria Grazia Mammuccini. Le relazioni introduttive, tenute da Claudio Carrai di Arsia e da Beatrice Pezzarossa dell’Ise di Pisa, hanno evidenziato i vantaggi che le specie spontanee possono offri- Wildflowers valorizzano aiuole spartitraffico, sopra, e una scuola di Livorno, a destra. re in suoli di bassa qualità situati in aree antropizzate e marginali, rivelando un elevato valore ornamentale anche in condizioni di bassa manutenzione. Paolo Emilio Tomei magazine e Stefano Benvenuti, dell’Università di Pisa, hanno descritto le caratteristiche delle specie da utilizzare e i più opportuni interventi relativi alla semina. Queste specie vengono seminate in miscugli e Francesca Bretzel, dell’Ise di Pisa, ha indicato quali criteri seguire per la loro compo- sizione. Vittorina Cervetti, insegnante delle scuole elementari Dal Borro di Livorno, ha illustrato i risultati positivi ottenuti nelle applicazioni educative e didattiche del progetto, con la creazione di veri e propri “laboratori a cielo aperto” dove gli alunni hanno potuto seguire le varie fasi dell’impianto e le fasi biologiche delle piante, dalla germinazione alla fioritura. Maria Grazia Mammuccini ha concluso elogiando il lavoro svolto e i risultati ottenuti e ha indicato possibili sbocchi del progetto. Tra questi, il protocollo d’intesa, firmato da Arsia, Cnr-Ise e Società Autostrade per l’Italia, per il collau- ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO do del progetto in aree messe a disposizione dalla Società Autostrade e un progetto pilota da realizzare con il Comune di Livorno per diffondere l’utilizzo delle specie spontanee nelle scuole e in aree antropizzate e creare un modello da diffondere a livello regionale e nazionale. F. B. ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Valerio Bozzoli Parasacchi INTERVENTI DI FORESTAZIONE IN VALTELLINA ei giorni 26 e 27 maggio scorsi si è svolta a Sondrio la manifestazione organizzata dall’Amministrazione provinciale in collaborazione con Irealp (Istituto di ricerca per l’ecologia applicata alle aree alpine) ed Ersaf (Ente regionale N per i servizi all’agricoltura e alle foreste) per la presentazione del progetto “Grande foresta di fondovalle” e dell’iniziativa “Nuovi sistemi verdi”. La prima giornata è stata dedicata alla presentazione istituzionale, con la partecipazione di Bianca Bianchini, sindaco di Sondrio, di alcuni rappresentanti della Provincia, quali Fiorello Provera, presidente, Severino De Stefani, assessore all’Agricoltura, Leandro Cambiaghi, dirigente del settore Agricoltura, e di Roberto Carovigno della Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia. In alto, l’ingresso alla “Grande foresta” di Sondrio. A sinistra, laboratorio di Accrobranche. Grandi foreste crescono Inaugurata a Sondrio la “Grande foresta di fondovalle”. Due giorni che hanno alternato momenti di ufficialità ad attività mirate al coinvolgimento della popolazione Il primo intervento è stato di Tiziana Stangoni, funzionario Servizio Foreste della Provincia di Sondrio, che ha illustrato il progetto della “Grande foresta di fondovalle”, in via di completamento con l’avvio del terzo lotto all’inizio dell’anno. Questo progetto, voluto dall’Amministrazione provinciale e finanziato dalla Regione Lombardia D.G. Agricoltura all’interno del progetto “Dieci grandi foreste di pianura e di fondovalle”, ha permesso la realizzazione di una nuova foresta di 40,5 ettari, coinvolgendo enti pubblici, come i comuni di Sondrio, Caiolo e Cedrasco e la Comunità Montana di Sondrio, e realtà private, come la Società Stelline Immobiliare, che hanno reso disponibili le aree su cui effettuare la forestazione. Il secondo intervento è stato di Maria Grazia De Giorgio, funzionario del Servizio Foreste Provincia di Sondrio, che ha presentato l’iniziativa “Nuovi sistemi verdi in Provincia di Sondrio”, finanziata anch’essi dalla Direzione Generale Agricoltura della Regione, che permetterà di realizzare, per il momento, ben quattro progetti di rinaturalizzazione di aree nel territorio del fondovalle della Valtellina e della Val Chiavenna. Questi interventi permetteranno di ricucire il territorio e di ricreare una serie di corridoi ecologici necessari sia a unire le aree verdi lungo i fondovalle e sia a ricollegare i versanti delle valli. Nuovi sistemi verdi per la Lombardia C ome proseguimento dell’iniziativa “Dieci grandi foreste di Lombardia”, sono stati presentati il 17 maggio scorso dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, i nuovi obiettivi regionali in materia ambientale e di miglioramento della qualità della vita, sottoscritti dagli assessorati all’Agricoltura, al Territorio e Urbanistica, alla Qualità dell’ambiente e alle reti e servizi di pubblica utilità. La nuova proposta prevede la trasformazione di vaste aree del territorio rurale, riguardanti in particolare “comprensori privi o scarsi di vegetazione forestale” (trattati all’art. 16 della LR 27/2004), per fini agroambientali nell’intento di migliorare e valorizzare dal punto di vista ambientale, paesaggistico e turistico il territorio lombardo. Gli interventi previsti sono di natura diversa e riguardano: boschi, zone umide, grandi foreste, siepi e filari, fasce verdi, forestazione urbana, coltivazioni arboree, percorsi rurali ecc. La superficie di suolo che verrà coinvolta nel primo quadriennio 20062009 è pari a 10mila ettari, su cui verranno piantati 10 milioni di alberi (uno per ogni cittadino); ciò contribuirà all’incremento di 10 metri quadrati di verde in più per ogni abitante. Per i nuovi sistemi verdi multifunzionali di Lombardia, è già stata individuata, di massima, una serie di aree e progetti potenziali tra cui: • rete verde di Milano, Sondrio e Bergamo; • allargamento della grande foresta di pianura di Brescia e riqualificazione delle aree del bacino del fiume Mella; • collegamenti verdi tra le diverse aree a parco (Parco Regionale Agricolo Sud Milano, Parco regionale della Valle del Ticino, Parco regionale delle Groane, Parco regionale della Valle del Lambro, Parco regionale Nord Milano); • boschi e sistemi fluviali percorribili a Cremona, Mantova, Lodi, Pavia; • collegamento ecologico tra Alpi e Appennini nel pavese; • sistemi verdi di fondovalle in Valtellina e in Val Seriana; • due nuovi grandi foreste a Bergamo e a Varese. Tra i benefici che bisogna riconoscere a queste prime proposte si segnalano: • l’assorbimento annuo di 60mila tonnellate di CO2; • il tamponamento dell’inquinamento e il miglioramento del microclima; • l’incremento del 20% della biodiversità; • rafforzamento dell’equilibrio idrogeologico; • la formazione di fasce di collegamento verde ciclo-pedonale ed equestre. L’impegno economico per lo sviluppo di questo programma è pari a circa 200 milioni di Euro (con presunto costo medio di 20.000 Euro/ha) che potranno essere reperiti attraverso strumenti diversificati di finanziamento. La Regione Lombardia ha infatti approvato il documento delle “Linee guida per la realizzazione di 10mila ettari di boschi e sistemi multifunzionali” (con DGR n. VIII/2512 del 11/05/06) in cui, tra i vari contenuti, si esprime la volontà di ricorrere a fondi derivanti, ACER 4/2006 • 98 magazine Il terzo intervento, a cura di Ersaf, ha presentato il progetto del Bosco della Besozza, anch’esso rientrante nel programma “Dieci grandi foreste”, realizzato a Pioltello, in provincia di Milano. L’inaugurazione è stata anche l’occasione per la consegna ufficiale da parte di Legambiente alla Provincia di Sondrio della Bandiera verde, quale riconoscimento per il lavoro svolto sinora. Il giorno 27, il programma prevedeva molteplici attività per consentire alla popolazione locale di vivere da vicino la grande foresta. In particolare sono stati allestiti laboratori di educazione ambientale che hanno accolto i bambini delle scuole elementari dei comuni di Sondrio e Cedra- Sopra, attività di educazione ambientale organizzata con i bambini delle scuole. sco alla mattina e tutti gli interessati durante il pomeriggio. È stata allestita anche una postazione per lo svolgimento dell’attività di Accrobranche (tecnica di arrampicata sugli alberi). La manifestazione si è conclusa con uno spettacolo teatrale, ambientato proprio nell’area del terzo lotto, dal titolo “Il bosco dei racconti”, che ha riscontrato molto successo. Infine, la Provincia di Sondrio ha allestito la mostra fotografica “Sistemi verdi. Itinerario fotografico lungo l’Adda” di Gianfranco Scieghi. Valerio Bozzoli Parasacchi oltre che dalla Regione stessa, da altri enti pubblici nonché da soggetti privati. Sono attualmente in fase di predisposizione un programma attuativo 2006-2009 e un programma stralcio immediatamente operativo sui primi 1000 ettari, da realizzare nel 2006-2007; è inoltre prevista l’emissione di bandi di livello regionale o locale diretti ad agricoltori e proprietari pubblici e privati. Ad oggi, la Regione ha già ricevuto disponibilità di aree da vari enti per circa 6000 ettari, di cui 734 ettari con disponibilità immediata (di questi, 180 ettari si collocano intorno alla città di Milano per la formazione di una rete agro-ambientale di cintura). Al fine poi di provvedere alla realizzazione dei servizi e delle opere verdi è stata ipotizzata, a titolo esemplificativo per l’area milanese, una doppia incentivazione a beneficio dei proprietari delle aree e degli agricoltori. La prima consiste in contributi per la trasformazione di parte delle aziende agricole in aree fruibili o con funzioni pubbliche. La seconda prevede che per la durata trentennale del contratto liberamente sottoscritto, l’agricoltore venga compensato annualmente con una somma che lo ripaghi dei servizi che rende per la fruibilità e il mantenimento delle aree. Sara Grassi 99 • ACER 4/2006 ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO magazine ESTRATTO DA ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO GENOVA / PRIMO TORNEO INTERNAZIONALE DI POTATURA PER LA CURA DEGLI ALBERI Sfida all’ultimo ramo Dodici imprese che lavorano sul patrimonio arboreo pubblico a confronto sulle diverse tecniche di potatura e modalità di approccio al “mondo albero” In alto, due delle sei squadre scese in campo al lavoro sulle alberate del capoluogo ligure. attesimo a Euroflora per una manifestazione singolare: il primo Torneo internazionale di potatura moderna per la cura degli alberi, ideato e organizzato da Andrea Maroè, direttore del Verde Pubblico del Comune di Udine, sotto l’egida dell’Associazione Italiana Direttori e Tecnici del Verde Pubblico e in collaborazione con il Comune di Genova ed Euroflora. La manifestazione, unica nel suo B genere a livello mondiale, è nata con lo scopo di riunire le imprese che lavorano sul patrimonio arboreo delle amministrazioni pubbliche, facendole lavorare in veri e propri cantieri di potatura su viali cittadini, in modo che risultassero evidenti le diverse tecniche e le varie modalità di approccio al “mondo albero” e al “cantiere in senso lato”. Una giuria di tecnici comunali (cioè i committenti più frequenti e spesso più importanti delle imprese che operano in questo settore) valuta i risultati sia della potatura sia dell’organizzazione di cantiere. Tale iniziativa, oltre che diffondere una corretta cultura degli interventi di potatura su piante arboree in ambiente urbano, dovrebbe permettere di identificare le aziende migliori a livello nazionale e internazionale e quindi dare anche ai tecnici indicazioni relative alla professionalità delle realtà presenti sul territorio. L’evento, pur non essendo stato largamente pubblicizzato, anche per volontà dell’organizzazione che voleva tastare il polso all’iniziativa, ha riscosso un notevole successo sia in termini di pubblico che di partecipanti. Sei squadre in campo Sono infatti intervenute dodici tra le migliori imprese italiane, che, riunite in sei squadre, hanno utilizzato sia piattaforme aeree che metodologie di tree climbing, per operare sugli alberi in maniera altamente qualificata. Per due giorni le squadre partecipanti si sono sfidate sia sotto il profilo prettamente operativo che sotto il profilo dell’organizzazione del cantiere e della gestione della sicurezza. I partecipanti hanno dovuto allestire i cantieri di pota- tura dalla A alla Z, creando le opportune delimitazioni e provvedendo alla segnaletica. Hanno operato su piante sorteggiate per l’esecuzione dei lavori in chioma, comprendenti interventi di rimonda, alleggerimento e selezione su platani di varie forme e dimensioni, completando l’intero intervento con la pulizia finale del cantiere. Tutto ciò senza impedire la fruizione da parte degli utenti del parco e delle sue strutture. In questa maniera i numerosi visitatori di Euroflora che si sono spinti fino alla spianata dell’Acquasola, hanno potuto assistere a uno spettacolo unico nel suo genere, vedendo operare le squadre anche con spettacolari interventi di potatura in arrampicata, con tecniche di eliminazione controllata di grossi rami e con interventi mirati di consolidamento elastico. Tali interventi hanno permesso di potare gratuitamente e in maniera ottimale oltre una cinquantina di alberi su suolo pubblico. La giuria, presieduta da Andrea Maroè, e composta da Irene Menardo, Paola Spagnoli, Luigi Delloste e Claudio Littardi, ha valutato attentamente, nel corso dei due giorni di gara, ogni aspetto logistico, tecnico e professionale degli interventi eseguiti, stilando due graduatorie. Per la categoria “Migliori tecniche di potatura”: 1. Pollice verde & c. 2. Garbini & c. 3. Fitoconsult 4. Aster 5. Ala & c. 6. Tecnoverde. Per la categoria “Miglior cantiere”: 1. Fitoconsult & c. 2. Tecnoverde 3. Aster 4. Garbini & c. e Pollice Verde & c. a pari merito. 6. Ala & c. A. M. ■ Info: Andrea Maroè, cell. 320 4312646.