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magazine - Il Verde Editoriale
ESTRATTO DA
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
magazine
Alessandra Casella
C’è la bellezza nel Ghetto
Dagli alberi agli uccelli, ai diversi volti
Apri i tuoi occhi e guarda quello che è intorno a te
E realizza che è questo
Che ti rende
VERO… il parco di Hunts Point Riverside
(Elaine, tirocinante del programma di formazione “Eroi del fiume”)
NEW YORK / PROGETTI DI SOSTENIBILITÀ URBANA
Il ghetto si colora di verde
Con il motto “Green the ghetto”, gli abitanti del South Bronx, una delle aree maggiormente degradate della Grande
Mela, si sono organizzati in un comitato per cercare di migliorare la qualità urbana, sociale, economica e ambientale.
Dai progetti di riqualificazione dell’ambiente e dalla centralità della natura comincia la rinascita di una comunità
a convivenza sociale sembra essere uno dei temi
più attuali. Recenti episodi, anche in Europa, hanno mostrato i limiti del mito del melting pot,
a partire proprio dalla nazione che
lo ha inventato due secoli or sono,
gli Stati Uniti d’America. Molte cose
sono cambiate dai tempi del
segregazionismo dei neri, ma
ancora le varie comunità anglosassoni, nere, ispaniche, cinesi, italoamericane, e tante altre ancora,
faticano a convivere serenamente.
E dietro alle battaglie ambientali si
avverte una forte caratterizzazione
razziale. In America un bianco, ricco e protestante, ha maggiori possibilità di vivere in un contesto
ambientale urbano migliore.
A Nord di New York, lungo il fiume
Hudson, si trovano ville con ameni
giardini di comunità Wasp (White
anglo saxon protestant), mentre nel
South Bronx, dove vive una grande e agguerrita comunità neroispanica, o più correttamente
“coloured”, è situata una grande
discarica urbana.
Il borough (distretto) del Bronx, con
il suo milione e mezzo di abitanti, è
in realtà una delle cinque città di
New York. A cavallo tra gli anni
Sessanta e Settanta la costruzione
L
della Cross Bronx Expressway ha
spaccato in due interi quartieri,
come il South Bronx, generando
ulteriore degrado urbano e la
nomea famigerata. Per tali motivi,
una serie di iniziative sono partite
dalla comunità locale, organizzata
nel comitato Ssb (Sustainable
South Bronx), per cercare di contrastare il degrado urbano, sociale, economico e ambientale.
In alto e qui sotto, Barretto
Point Park, nella zona
di Hunts Point, South Bronx.
I progetti avviati
Majora Carter, fondatrice del Ssb,
ritiene che migliorare la qualità
ambientale e urbana, creare aree
verdi, gestire in modo sostenibile i
rifiuti, l’energia, il trasporto, le risorse, sia la strada per dare fiducia,
senso di appartenenza e dignità
agli abitanti del South Bronx. Su
tali presupposti diversi progetti
sono stati avviati, e alcuni sono
ancora in corso, da una parte per
dare un’istruzione e un’occupazione alla gente e dall’altra per agire direttamente sull’ambiente, per-
ché, come sostiene la Carter,
“quello che facciamo alla natura,
in fondo, lo facciamo a noi stessi”.
Gli eroi del fiume
Ssb ha promosso nel 2003 la prima fase del programma di formazione di esperti in riqualificazione
ambientale, chiamato “Eroi del
Fiume”. Grazie a fondi provenienti dal Congresso (Wildlife Conservation Society Found), soprattutto giovani disoccupati sono stati
formati sui temi dell’ecologia urbana e della riqualificazione ambientale. Con la supervisione del Ssb
e il supporto del Bronx River
Alliance e del Parks Department's,
i tirocinanti hanno elaborato progetti specifici di riqualificazione
di ambienti umidi, di sistemazioni
spondali e di rinverdimento con
specie ripariali lungo il fiume
Bronx. Molti laureati sono stati
assunti in seguito dal Bronx River
Alliance o hanno trovato occupazione in questo settore.
Ulteriori programmi di formazione
sono stati intrapresi nel 2005 per
offrire opportunità di lavoro in
materia ambientale a tirocinanti
qualificati. L’approccio al tema
include la formazione di capacità
professionali sia nella gestione
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ESTRATTO DA
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MILANO
Barretto Point Park, a sinistra,
tra le aree recentemente
riqualificate, è attualmente
in fase di completamento.
le, Ssb è riuscito a rafforzare il senso di appartenenza ai luoghi, di
rispetto, di autostima della comunità locale, a migliorare le aspettative di vita e la qualità occupazionale a partire dai giovani.
Nel 2003 sono stati:
• piantati oltre 20mila rizomi di
Spartina spp.;
• piantate oltre 250 specie autoc-
tone arboree e arbustive ripariali;
• rimossa una tonnellata di rifiuti
dal fiume Bronx;
• ripuliti quasi 200 m2 da specie
infestanti.
Le principali riqualificazioni in
Bryant Avenue, Hillside hanno
riguardato il “Terrestrial Community Garden”, il giardino della
Comunità a Hunts Point.
South Bronx sostenibile: informare per cambiare
S
ustainable South Bronx (Ssb) è un’organizzazione nata nel 2001
in seno al locale Community Council, assimilabile al nostro Consiglio di zona o di circoscrizione, per tentare di affrontare le pesanti emergenze ambientali, che di fatto rendono ancora più drammatiche le condizioni di vita di una comunità povera e discriminata.
In particolar modo è proprio la discarica di tutta la città di New York che
ha spinto alcuni abitanti del South Bronx, di razze ed età diverse appartenenti a Ssb, a coniare lo slogan “Green our Ghetto”, traducibile con
inverdiamo il nostro ghetto, e a perseguire i seguenti obiettivi.
• Informare. La gente informa il Ssb dei propri bisogni in modo che
siano recepiti nei progetti di sviluppo sostenibile del quartiere.
La presenza di
una discarica
costituisce uno
dei maggiori
problemi
ambientali
del South Bronx.
• Istruire. Avviene uno scambio di conoscenze tra i vari membri sul
“razzismo ambientale” e su quanto questa discriminazione danneggi la
comunità nera.
• Rafforzare. Una base forte consente di combattere per i diritti legali
e ambientali di una collettività spesso discriminata, come quella nera.
• Cambiare. La gente supporta i progetti Ssb con campagne d’informazione, strategie di coinvolgimento e volontariato per un South Bronx
più salubre e in generale con migliori condizioni di vivibilità urbana.
Il Consiglio partecipa a convegni, corsi di formazione e di specializzazione professionale per fornire ai residenti del South Bronx gli strumenti
per mobilitare i cittadini, contattare gli organi di stampa e in generale
combattere per la giustizia sociale.
Il primo progetto è stato il “Tour Tossico” nel South Bronx, ovvero una
visita guidata al quartiere per informare la comunità sulle reali condizioni di inquinamento, dovute alla discarica, al traffico pesante e ad attività inquinanti, e sulle possibili alternative sostenibili.
Tra i principali finanziatori del Ssb compaiono: New York Foundation,
Timberland Foundation, New York Community Trust, New York City Environmental Fund, Consolidated Edison, Deutsche Bank, Citizens
Committee for New York, Open Society Institute.
Come raggiungere il Ssb. È comunque consigliabile prendere contatti con gli uffici del Ssb e concordare con loro una visita accompagnata,
soprattutto per motivi di sicurezza. In metropolitana si arriva con la Linea
6 fino alla fermata Longwood Avenue oppure a Hunts Point Avenue; a
piedi verso il Bruckner Expressway.
■ Sustainable South Bronx, 890 Garrison Avenue, 4th Floor
The Bronx, NY 10474, tel. 718. 617. 4668, fax 718. 617. 5228
www.ssbx.org www.nycgovparks.org
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▼
delle tempistiche, che in quella
finanziaria e in diritto ambientale. I
tirocinanti ottengono diplomi certificati, per esempio come tree climber e come potatori esperti.
In sostanza, attraverso la formazione di figure professionali qualificate, il loro impiego in progetti
sostenibili e i conseguenti interventi di riqualificazione ambienta-
South Bronx Greenway
Con pochi spazi aperti e ancora
meno accessi al waterfront, i residenti del South Bronx hanno lottato per anni contro le ingiustizie
sociali e le discriminazioni nella
pianificazione urbana nei confronti di una comunità povera.
Il South Bronx Greenway Project
(Sbg) è un progetto per realizzare
un sentiero ciclopedonale lungo
il waterfront, con le caratteristiche
di un corridoio ecologico che,
dotato di spazi aperti attrezzati,
crei affacci al fiume e opportunità
di sviluppo sostenibile per la
comunità locale, anche in termini
economici. Con un finanziamento
di 1,25 milioni di Dollari (quasi un
milione di Euro) proveniente dal
Piano dei trasporti, Ssb e un’altra
comunità hanno potuto realizzare
uno studio di fattibilità per la
ESTRATTO DA
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MILANO
Alessandra Casella
I lavori in corso per ridare
un volto al South Bronx,
a fianco, hanno coinvolto
numerosi tirocinanti con
programmi di formazione.
▼
greenway. Successivamente
un ulteriore finanziamento governativo di due milioni di Dollari
(poco meno di 1,6 milioni di Euro)
ha permesso di incaricare l’architetto paesaggista Mathews
Nielsen del progetto, in cui far
confluire i bisogni della comunità,
il rispetto delle normative e gli
aspetti economici. Verrà quindi
realizzato un sentiero ciclo pedonale attorno al waterfront Hunts
Point e Port Morris, con connessioni protette al parco Hunts Point
Riverside e alla rete viabilistica.
Nel novembre 2004 e nel marzo
2005, in due importanti incontri, le
comunità hanno trasmesso a Nielsen la loro visione della futura
Greenway. Il progetto è ancora in
fase di elaborazione.
La campagna “Active living”
Ci vorranno anni perché la
greenway venga realizzata, in attesa sia di cospicui finanziamenti sia
di una costante pressione politi-
ca da parte della comunità locale.
Nel frattempo, l’Ssb non si perde
d’animo e in considerazione
anche delle scarse condizioni di
salubrità del quartiere e dei notevoli problemi di obesità e di diabete dei residenti, ha lanciato il
programma “Active living”, traducibile in “vivi attivamente”, in cui
la gente viene coinvolta in attività
all’aria aperta, a partire proprio
dalla riqualificazione dell’ambiente in cui vive.
Non solo ginnastica, jogging, corretta informazione alimentare, ma
anche giardinaggio, piantagione
di alberi e arbusti, pulizia della
vegetazione infestante, sono tra
le attività promosse, a cui partecipano anche dottori e infermieri,
per condividere le loro conoscenze. Una volta completata la
greenway e spostato il traffico
pesante, l’intero South Bronx
offrirà condizioni di vita decisamente migliori, ma nel frattempo
la popolazione è già attiva.
Lo smantellamento
della Sheridan expressway
Altro importante obiettivo è quello
di rimuovere la Sheridan expressway, strada sopraelevata, oggi
poco usata, che frammenta la
comunità del South Bronx, già
afflitta da pesanti problemi viabilistici e relativi inquinamenti. Il progetto di riqualificazione del sistema dei trasporti e l’aumento di
spazi verdi pubblici, aree aperte,
residenze, oltre a una migliore
qualità ambientale, è stato stimato in 240 milioni di Dollari (più di
190 milioni di Euro) all’interno del
“Community plan”, sorta di
masterplan, voluto dal Southern
Bronx River Watershed Alliance
(Sbrwa), a cui partecipano ministeri, la municipalità di New York e
altre prestigiose istituzioni.
Da cementificio
a park-in-progress
Un'altra emergenza ambientale
nel South Bronx era rappresentata dal cementificio dismesso. La
realizzazione di un parco su quest’area dimostra che un progetto
ha successo quando la città
ascolta la comunità locale. L’impianto abbandonato da anni, trasformato poi in discarica abusiva,
con relativi forti problemi sociali, è
oggi al centro di un progetto di trasformazione in un parco di 10 acri
lungo il fiume, dove si svolgono
molti eventi della comunità.
Il progetto NewRoof
Nato dalla collaborazione tra Ssb,
Urban Planning Program della
Grazie al coinvolgimento della
popolazione, il South Bronx
ha ottenuto più attenzione dal
dipartimento Parchi di NYC.
Graduate School of Architecture,
Planning and Preservation and
The Cool City Project della Columbia University e HM White Site
Architects, studio di architetti paesaggisti di New York, il progetto
associa la tecnologia di edifici verdi alla ricerca sulla salute pubblica, per dimostrare i tangibili benefici dei tetti verdi sia in termini di
benessere umano sia in termini
economici. Joyce Rosenthal, della Columbia University è il direttore della ricerca, Kathleen Bakewell
è a capo della progettazione.
Il progetto intende riproporre non
solo habitat ormai perduti all’interno del tessuto urbano, ma anche
impianti di verde pensile estensivo (cool roofs) per migliorare l’efficienza termica degli edifici, intensivo (green roofs) per migliorare la
qualità ambientale, incrementare
la biodiversità e svolgere educazione ambientale attraverso anche
laboratori a cielo aperto di “agricoltura urbana”.
Touch the water
Sono passati quasi sette anni da
quando Xena, il cane di Majora
Carter, l’ha portata attraverso stradine abbandonate tra montagne
di rifiuti al fiume Bronx. La vista
sorprendente dell’acqua, quel po’
di natura residua l’hanno evidentemente spinta a credere che fosse possibile vivere in un ambiente migliore e che tutto quel degrado fosse veramente inaccettabile. Il parco Hunts Point Riverside
è oggi una realtà e ha finalmente
ottenuto la giusta attenzione: nell’autunno 2004 il Dipartimento
Parchi di NYC ha destinato ulteriori 3,25 milioni di Dollari (oltre 2
milioni e mezzo di Euro) per
migliorare l’esistente, estenderne
la superficie e incrementarne la
componente vegetazionale.
La fine dell’intervento è prevista nel
2006. Intendiamoci, non si tratta di
un parco raffinato o di un eccellente intervento paesaggistico, ma
è il risultato di una straordinaria
rinascita che ha visto una comunità affidarsi alla natura, ancora
una volta madre ristoratrice.
Francesca Neonato
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ESTRATTO DA
magazine
ACER
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ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO
a cura di Andreas Kipar
Alla ricerca
di una nuova urbanità
ella città di Essen,
neonominata
Capitale della
Cultura 2010 e centro
amministrativo del bacino
industriale della Ruhr,
quest’anno si terrà la prima
edizione della mostra “Entry
2006, prospettive e visioni
nel design”. Cinque aree,
concepite da scienziati e
artisti di fama internazionale,
ospiteranno 300 oggetti
provenienti da più di 20
Paesi. All’interno della mostra
verrà esposto anche il Piano
strategico per gli spazi
aperti, recentemente
approvato all’unanimità dal
Consiglio comunale.
Essen, sesta città della
Germania con circa 600mila
abitanti, è ubicata tra due
fiumi, l’Emscher a Nord e la
Ruhr a Sud, e su una
superficie comunale di circa
210 km2 consta di una
notevole quantità di spazi
aperti e aree industriali
ancora dismesse.
Negli ultimi anni si è attestato
un calo di popolazione che
ha sottolineato l’effettivo
problema di rendere attrattivi
gli spazi della città per poter
costituire nuovi scenari
urbani. Questo è il fattore
principale che ha portato il
governo della città a
promuovere il Piano sugli
spazi aperti con il motto
“spazio aperto produce
spazio urbano”. Questi spazi
si strutturano lungo i corsi
d’acqua, spesso interrati,
ormai artificializzati in quanto
impiegati come canali per lo
scarico. A oggi sono
circondati da vegetazione
spontanea che ne impedisce
l’accesso e la visuale.
Il Piano ribalta la tradizionale
pratica urbanistica basata
N
79 • ACER 4/2006
Il masterplan del Piano
strategico per gli spazi aperti
della città tedesca di Essen,
nel bacino della Ruhr.
sullo spazio costruito e
concepisce un piano dove lo
spazio aperto promuove nuove
urbanità e porta alla
determinazione di tre “meandri”,
individuando un campo
d’azione che non comprende
solo i corsi d’acqua, ma porzioni
di città che ruotano intorno al
sistema dell’acqua.
La figura del “meandro” si
costituisce, quindi, da aree
libere e aree costruite, spazi
con un potenziale non utilizzato
che si strutturano lungo la linea
d’acqua presa come ideale
linea guida, definendo un
collegamento tra il Nord e Sud
della città. Questo processo, si
struttura attraverso tre azioni
che si susseguono
temporalmente, proponendo
nuovi scenari per la vita
quotidiana. La prima azione,
“aprire le visuali”, consiste in
una azione preparatoria che si
concentra direttamente sul
canale e sulle aree prospicienti,
ridando qualità ambientale al
canale stesso e diradando la
vegetazione che vi si affaccia.
Essa consiste nella
determinazione di un percorso
che accompagni l’acqua,
fendendo la vegetazione
esistente e aprendo la visuale
verso nuovi spazi aperti
attraversabili e percorribili.
La seconda azione “mettere in
scena” definisce una rete di
installazioni, temporanee e
permanenti, lungo i tracciati
secanti il meandro. Il sistema
infrastrutturale, i magistrali, che
lo attraversano e diventano
quinte per un sistema di
landmark, indicando il percorso
e guidando l’urban walking
verso il canale. Con queste
prime due azioni, si determina
un’infrastruttura verde che
prepara il suolo a eventuali
future trasformazioni urbane.
La terza azione, “trasformare”,
porta all’individuazione di nuovi
progetti urbanistici. Aree vuote o
dismesse che ridisegnano la
città, promuovendo nuovi
investimenti, aumentando la
capacità competitiva di Essen.
La forza di questa strategia sta
nella permeabilità con il suo
contesto, nella capacità di
mettere insieme più sistemi e
gerarchie di spazi aperti, spazi
che corrono lungo un fiume,
spazi aperti o introversi, aree
dismesse, spazi che dialogano
con il costruito.
Mettendo a sistema, attraverso
una rete di percorsi trasversali,
diversi ambiti del paesaggio
naturale, estensioni di naturalità,
aree umide in corrispondenza
dei corsi d’acqua, paesaggi di
architettura industriale, sistemi
monumentali di pregio, luoghi
per lo svago, come i nuovi
parchi urbani, aree sportive
attrezzate, si verranno a
determinare paesaggi
diversificati per il tempo
libero del cittadino della
regione metropolitana
della Ruhr.
Approfittare di questa
occasione per costruire le
condizioni di una rinascita
dello spazio aperto, partendo
da una scala locale fino ad
allargare lo sguardo al Parco
paesistico sul fiume Emscher,
è fondamentale per la
costruzione di una nuova
immagine per Essen.
Oggi, nel “dopo-moderno”,
insieme alle grandi
produzioni industriali sembra
essere finito anche il tempo
delle grandi trasformazioni
territoriali. Alle politiche di
conservazione e di
trasformazione dei luoghi si
contrappone la logica della
“riscoperta”, soprattutto per
quanto riguarda gli spazi
aperti, e il rapporto con il
proprio paesaggio di
appartenenza. In questo
modo si aumenta la
percezione e la conoscenza
dei luoghi in cui si svolgerà
ogni singolo progetto
presente o futuro, per
costituire le condizioni per un
dibattito sulle pratiche d’uso
e sulle opportunità di
trasformazione dello spazio
collettivo, divenendo modello
per un nuovo sviluppo.
Il modello di Essen piace
anche ai grandi proprietari
dei terreni, ai vari Krupp e
Thyssen, ma anche alle
società delle miniere e ai
proprietari privati. La Pubblic
Private Partnership viene
accompagnata dalla
multinazionale KPMG che,
solita a certificare bilanci,
ora sta scoprendo il valore
dello spazio aperto nei
paesaggi urbani. ■
ESTRATTO DA
magazine
ACER
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MILANO
LONDRA / CHELSEA FLOWER SHOW
Quando i fiori fanno spettacolo
a più longeva manifestazione del settore, che ha
sede nei giardini del Royal
Hospital di Chelsea dal 1913,
conserva, nonostante gli anni, la
stessa freschezza: un grande
evento commerciale (la cui ultima
edizione è stata dal 23 al 27
maggio scorso), dove la qualità è
regina e viene sempre premiata. In
mostra piante, giardini temporanei,
attrezzi, libri, arredi e decorazioni,
macchinari, abbigliamento, tutto nel
più perfetto stile inglese, dove la
tradizione la fa da padrona, ma con
una sempre maggiore attenzione
agli stimoli contemporanei.
Impeccabili l’organizzazione, gli
allestimenti, le piante. Se critiche vi
sono, sono solo per l’eccesso: la
passione, e di conseguenza il
mercato inglese, in tema di giardini è talmente forte che tutto è, forse,
un po’ troppo carico, ricercato. Una
critica quanto mai positiva, a ben
vedere: il Chelsea è lo Show per
antonomasia, il più importante al
mondo, e gli standard devono
mantenersi altissimi. Così le piante
e i fiori in esposizione sono talmente perfetti da sembrare finti; forse
troppo fertilizzati, sforzati? Le ultime
varietà troppo ricercate, troppo
lontane dalla specie originaria?
Ecco, un po’ sopraffatti da tanto
colore, dal perfetto turgore, dalla
ricchezza di varianti, noi italiani
restiamo sempre affascinati e sconcertati al tempo stesso. Ma con
negli occhi una bellezza che
sembra irraggiungibile e irriprodu-
L
Al Royal Hospital va in scena da quasi un secolo il meglio
della tradizione inglese in tema di piante e giardini.
Un’esposizione unica, che lascia i visitatori ammirati, quasi
sopraffatti da colori, profumi e da una ricercata raffinatezza
cibile. Certe raffinatezze, certi dettagli ci sembrano talvolta un po’
maniacali, ma se da un lato è lo
scotto da pagare a un mercato
esigentissimo, dall’altro è l’apoteosi di un modo di amare la natura
che è tipico del popolo e della
cultura inglese. Un amore che è
sempre bene continuare a guardare e imitare, consapevoli però di
dover, poi, dire la nostra. E quindi,
premessi tutti i distinguo, le critiche
e le osservazioni, ci si può buttare
a capofitto in un’esperienza assolutamente coinvolgente.
Nel Grande Padiglione
Il Grande Padiglione, immensa
struttura a tendone, è il fulcro della
manifestazione: più di cento espositori mostrano migliaia di piante, tra
le più belle, particolari e ornamentali della loro produzione.
I grandi Peter Beals e David Austin
con le loro rose, Harkness Roses
con le rose ibridate manualmente,
Avon Bulbs con la sua collezione di
bulbose, Fernatix con una bellissima selezione di felci, o le meravigliose buganvillee di Westdale
Nurseries, o le digitali di The Botanic Nursery, e poi produttori specializzati di viole, lavande o tulipani,
ma anche piselli odorosi e diascia.
Una vetrina per le varietà di recen-
te selezione. Come la nuova cultivar “Réussite” del francese
Cayeux iris, perfettamente tricolore, bianco rosso e blu dal tono e
purezza perfetti, o la Clematis Ice
Blue™ “Evipo003” (N), una delle
ultime nate dalle mani di Raymond
Evison dal fiore molto grande, fino
a 20 cm, bianco azzurro, rifiorente
a fine stagione. Harkness Roses
presentava quest’anno cinque
nuove rose, ibridate negli ultimi otto
anni, tra cui la bellissima “Caroline Victoria”, perfetto ibrido di Tea
color crema chiaro che varia con
l’intensità della luce, dal profumo
intenso e persistente, fruttato, che
combina nel suo bouquet le
fragranze del limone e del lampone, con un tocco di menta. O la
stravagante “Fetzer Syrah Rosé”
dall’intenso profumo che ricorda
quello del vino da cui prende il
nome. Thorncroft Clematis Nursery
presentava invece quattro nuove
clematidi, una delle più grandi
passioni britanniche, create in
Polonia dall’ibridatore Szczepan
Marczynski per festeggiare i 25
anni di Solidarnosc.
Ma questa è solo una parte dello
show. L’altra grande attrazione
sono i giardini realizzati da diversi
designer grazie a sponsor del calibro del Daily Telegraph o di Perrier.
Giardini in mostra
Divisi in diverse sezioni, oltre agli
“Show Gardens”, i più importanti, si
susseguivano “Chic Gardens”,
“City Gardens” e “Courtyard
Gardens”, proposte per diversi tipi
di spazi e e dimensioni. Come ‘Best
in Show’ è stato segnalato il giardino del Daily Telegraph, disegnato
da Tom Stuart-Smith. È il risultato di
uno studio sul contrasto tra semplicità e complessità, che si concretizza in un disegno semplice e
asimmetrico, contrapposto a materiali e superfici particolarmente raffinati e dalle finiture preziose. Nel
giardino, circonchiuso da siepi di
biancospino e lastre in acciaio,
scorre su un lato un sottile rivolo
d’acqua che si raccoglie in piccole vasche, talvolta visibile e talvolta nascosto dalle piante. La pavimentazione è in legno di quercia e
in pietra dell’Herefordshire, con
inserti metallici: a tanta ricercatezza stilistica nei materiali contrastano da un lato i verdi delle siepi di
bosso e degli arbusti di Viburnum
rhytidophyllum e dall’altro le fioriture di bulbose ed erbacee, tutte
giocate sui toni del bianco, azzurro
e malva, con una selezione di
piante tipiche delle regioni secche
continentali. Particolarmente interessanti altri due giardini, sponsorizzati da Savill’s e da LaurentPerrier Ltd. Per il Savill’s Garden
l’ispirazione dei designer Marcus
Barnett e Philip Nixon è stata l’architettura del Movimento Moderno
e in particolare l’opera di Mies van
ACER 4/2006 • 80
ESTRATTO DA
ACER
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MILANO
Best City Garden.
der Rohe, combinata a uno stile di
piantagione quanto mai contemporaneo. Il risultato è un giardino
raccolto e intimo: dall’ingresso
schermato da candidi tronchi di
betulla (Betula utilis var. jacquemontii), un sentiero lineare e
geometrico conduce a un padiglione passando attraverso piantagioni di graminacee, come Luzu-
Best Show Garden.
la nivea e Stipa tenuissima, e piante dal fogliame importante come
Rodgersia pinnata, con un segno
verticale dato dalle digitali e il colore dato da Salvia x superba. L’elemento acqua sottolinea il passaggio al costruito.
Il secondo, su disegno di Jinny
Blom, è un giardino romantico francese, tradizionale e contempora-
Best Courtyard Garden.
neo al tempo stesso: accanto a un
gazebo dalle linee classiche ma
stilizzate, un’ampia distesa fiorita
dai toni soffici e delicati di rose, iris,
peonie ed erbacee, come Aquilegia, Aconitus, Centranthus e Geranium, in una combinazione di piante adatte ai terreni gessosi e calcarei, che al carattere spontaneo delle
erbacee accosta i tipi classici del
Best Chic Garden.
rigore francese, come i tigli dalle
chiome potate e squadrate.
Resta poi sempre poco tempo per
gli stand di arredi e attrezzi, ma
qualcosa si coglie sempre: ispirazioni e indirizzi, che insieme ai semi
che si portano a casa sono sempre
un magro bottino rispetto a quanto
si è visto, ammirato, desiderato.
Filippo Pizzoni
ESTRATTO DA
ACER
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MILANO
magazine
CERVIA CITTÀ GIARDINO
Omaggio a Mozart
È di scena tutta l’estate
nella cittadina romagnola
la 34a edizione della
manifestazione, dedicata
quest’anno al grande
compositore austriaco.
Più di 40 le città in mostra
nche quest’anno i maestri giardinieri di numerose città italiane ed europee si sono dati appuntamento a
Cervia nel mese di maggio, mettendo la loro abilità e la loro creatività al servizio delle aree verdi di
tutta la zona costiera di Cervia,
Milano Marittima, Pinarella e
Tagliata. Giardini e allestimenti
floreali potranno essere ammirati fino alla fine di settembre, in
quella che si conferma essere tra
le più originali mostre europee.
Dedicata quest’anno a Wolfgang
A
Da sinistra, in senso orario,
gli allestimenti delle città
di Firenze, Faenza, Innsbruck
(Austria), Principato di Monaco,
Pozdam (Polonia) e Napoli.
ESTRATTO DA
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
Amadeus Mozart, in occasione
del 250esimo anniversario della
nascita, la rassegna vede una
nutrita presenza austriaca, con
le città di Vienna, Innsbruck,
Linz, Baden, Leoben, Eisenstadt,
che per il loro figlio più illustre
hanno realizzato allestimenti ad
hoc. Tributi al grande compositore anche da Budapest e Praga, e da Milano, Bologna, Cremona, Trieste e Napoli.
Delle quarantadue città partecipanti, diciotto sono straniere,
provenienti da Austria, Germa-
nia, Svizzera, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Principato di Monaco e persino dalla Palestina. La città di Ramallah, infatti, è tornata a Cervia
dopo sei anni con la realizzazione del giardino della Rotonda della Pace. Presenti per la
prima volta, i comuni di
Castellammare di Stabia e
Castel San Pietro Terme.
Per gli allestimenti sono stati
impiegati più di 5000 m2 di
tappeto erboso e oltre 200mila
piante da fiore.
C.G.
ESTRATTO DA
magazine
ACER
M.Pasolini, M.Fiore
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MILANO
BARCELLONA / IV BIENNALE DI ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO
Riflessi naturali
Una piattaforma viva, riflesso del panorama delle grandi opere paesaggistiche
europee. Tra incontri, dibattiti e mostre, la IV Biennale è stata più che mai di stimolo
per il mondo professionale dell’architettura del paesaggio. In Italia, una mostra
itinerante presenta i progetti esposti a Barcellona e i vincitori del premio Rosa Barba
a IV Biennale di Architettura del Paesaggio, che si
è tenuta a Barcellona dal
24 al 26 marzo scorso, è stata un
evento di notevole interesse nel
panorama europeo della progettazione paesistica. Come nelle
edizioni passate è stata una manifestazione ricca di incontri, mostre
e iniziative correlate. Un’occasione per scambiare esperienze,
confrontarsi sui temi più attuali e
un’opportunità per conoscere i più
recenti progetti realizzati da grandi paesaggisti europei. Come
sottolinea il presidente del comitato organizzatore, Jordi Bellmunt, il
valore della Biennale non si esaurisce in ciò che viene esposto, ma
è determinante per ciò che inne-
L
sca in seguito nel mondo professionale. L’ iniziativa più rilevante
nell’ambito della manifestazione è
il Premio europeo di Paesaggio
dedicato alla memoria di Rosa
Barba, assegnato a un progetto di
paesaggio tra i finalisti che partecipano alla mostra.
Questa edizione si è proposta, più
ancora delle precedenti, come
una piattaforma viva, riflesso di ciò
che è stato raggiunto nella produzione intellettuale e nello scenario
delle opere paesaggistiche europee. I tre giorni di incontri, tavole
rotonde e mostre parallele, si sono
chiusi con l’assegnazione del
Premio Rosa Barba. Dei 454
progetti ricevuti, il 12% è arrivato
dall’Italia e il 45% dalla Spagna,
confermando la situazione effervescente in cui si trova il Paese
per la crescita del turismo,
contemporaneamente nemico e
promotore del paesaggio. Ai
paesaggisti è in questa situazione affidato il controllo delle
trasformazioni in atto.
I progetti vincitori ex-aequo sono
“Lagunage de Harne”, dello
studio Paysages, nel Nord della
Francia, e il “Parco Pietra Tosca en
Les Preses”, di RCR Architetti, nei
Pirenei spagnoli. Il progetto francese, realizzato a partire dal 1996,
è caratterizzato da due dimensioni: una scientifica e una culturale.
La dimensione ingegneristico ambientale è legata all’applicazione di sofisticati sistemi di fitode-
A sinistra, “Lagunage de
Harne”, nel Nord della Francia
e, a destra, il “Parco Pietra
Tosca en Les Preses”, nei
Pirenei spagnoli, vincitori del
premio Rosa Barba. Sopra,
l’ingresso della Biennale.
purazione, che portano alla formazione di bacini di balneazione. La
dimensione paesaggistica sta
nella valenza culturale dell’intero
sistema e nella promozione turistica delle lagune riqualificate.
Il progetto spagnolo si configura
come recupero di un’area di particolare pregio naturalistico: un
mosaico di terre coltivabili separato da muraglie di pietre vulcaniche realizzate nei secoli con
materiale lavico locale. Il parco
valorizza la volontà già espressa
dai primi del Novecento di salvaguardare e valorizzare la peculiarità di tale paesaggio.
Conclusosi l’evento di Barcellona,
il 26 maggio a Milano, in occasione del convegno “Il paesaggio
europeo, futuro anteriore” (vedi
sotto) è stata inaugurata la mostra
itinerante dei progetti presentati
alla Biennale, con tappe ad Ascoli Piceno, Torino, Reggio Emilia.
Luisa Bellini
Il paesaggio europeo, futuro anteriore
S
i è svolto presso la Triennale di Milano il 26 maggio scorso il convegno “Il paesaggio europeo, futuro anteriore”. Moderatrice dell’incontro, Annalisa Maniglio Calcagno, presidentessa dell’Aiapp, che ha
richiamato i principi della Convenzione europea del paesaggio, operativa in tutta Europa dal 1° settembre 2006. L’incontro è stato strutturato
in due sessioni: la prima riguardante la presentazione dei progetti vincitori del premio Rosa Barba della IV Biennale del paesaggio di Barcellona (vedi sopra); la seconda costituita da una tavola rotonda sul tema del governo del paesaggio in Lombardia. Momento di transizione
tra le due parti è stata la presentazione dei vincitori del concorso di
progettazione indetto dall’Anas, conclusosi nel 2005, che ha proposto
tre interventi progettuali lungo la rete autostradale nazionale.
Alla ricerca di proposte operative
La tavola rotonda ha illustrato gli esiti di una ricerca nazionale dal titolo
“Proposte operative per il paesaggio: contributo all’applicazione delle
politiche europee per il paesaggio’ (2002-2004)”. Le unità di ricerca per
la Regione Lombardia appartengono al Politecnico di Milano, all’Università degli Studi di Milano e a quella di Bergamo. Hanno partecipato
alla tavola rotonda Anna Di Bene, Ministero dei Beni e delle Attività culturali, Anna Rossi, Regione Lombardia, Rossana Ghiringhelli, Provincia di Milano, Andrea Minidio e Alessandro Toccolini, Università degli
Studi di Milano. La discussione è stata introdotta da Santino Langè e
Lionella Scazzosi, docenti del Politecnico di Milano.
La ricerca indaga le attività degli enti coinvolti nelle decisioni riguardanti le trasformazioni del paesaggio, a scala regionale, provinciale e comunale. Obiettivo dello studio, la valutazione degli strumenti di gestione di queste trasformazioni in relazione alla Convenzione europea del
paesaggio. Essa rappresenta un primo rapporto nazionale sul tema
del paesaggio, premessa la rete degli osservatori per il paesaggio e
per la costruzione di linee di tutela a scala nazionale volute dal Codice
Urbani. I risultati evidenziano la necessità di coordinare gli enti territoriali e i soggetti coinvolti nelle decisioni sulle trasformazioni, promuovendo forme di confronto tra i diversi livelli e settori istituzionali di pianificazione. Il Piano paesistico regionale e il Ptcp della provincia di Milano sono citati come esempi positivi per la gestione delle trasformazioni. Emerge che il Piano regionale viene a volte considerato come uno
strumento di settore e non come un quadro generale di riferimento.
ACER 4/2006 • 84
ESTRATTO DA
ACER
M.Pasolini, M.Fiore
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
Biennali di ieri
L
a prima edizione della Biennale, nel 1999, era stata incentrata sul
tema dei paesaggi recenti, dei luoghi che hanno già acquisito
un‘identità nel nostro passato prossimo: le fratture della periferia senza
immagine, i luoghi trascurati dalla veloce urbanizzazione. La progettazione del paesaggio diventa quindi uno strumento di attenzione aggiunta per questi spazi senza bellezza. In quell’anno, il Premio europeo del
paesaggio è stato assegnato al Parc Duisburg Nord, di Peter Latz.
La seconda Biennale, nel 2001, ha continuato il dibattito emerso nell’edizione precedente. Si è aggiudicato il Premio Rosa Barba il progetto
Riera Canyadó, di Isabel Bennassar Félix, realizzato a Badalona, in
Spagna, mentre la giuria ha assegnato una menzione speciale a
Kabelvaag Torg-Kabelvaag Market Square, progettato da Axel Nitter
Soemme (gruppo Cubus) e realizzato a Vaagan, in Norvegia.
L’edizione del 2003, dal titolo “Non senza natura”, ha indicato il desiderio di esplorare le attitudini e le pratiche contemporanee verso ciò
che si considera naturale, per comprendere la distanza tra architettura e natura ma, soprattutto, per scoprire come i gesti culturali influenzano i processi di costruzione dell’ambiente e reinventare il nostro
rapporto con la natura.Vincitori ex-aequo del premio Rosa Barba sono
stati Paolo Burgi e Catherine Mosbach. Assegnati una menzione
speciale all’islandese Reynir Vilhjálmsson e un premio del pubblico allo
spagnolo Ramon Pico Valimaña.
L.B.
Difficile sembra il raccordo tra il livello di pianificazione regionale e
quello comunale, al contrario di ciò che avviene tra la Provincia e i
Comuni. Lionella Scazzosi ha evidenziato come le amministrazioni
comunali, che governano gli interventi più diffusi, rappresentino il nodo più critico per la gestione del paesaggio, insieme alla dubbia qualità degli interventi e a una carenza culturale dei promotori. Emerge
inoltre una criticità legata alla formazione degli operatori coinvolti; primaria è quindi la necessità di costruire un sapere di campo interdisciplinare per la progettazione e la gestione del paesaggio. È necessario inoltre costruire una sensibilità e una cultura diffusa nella società
che spesso dimentica come un paesaggio migliore sia un diritto di
ogni singolo cittadino. Positive alcune esperienze di progettazione
partecipata, legate alle attività delle Agenda 21 locali, che però rimangono inascoltate dai livelli istituzionali di pianificazione.
La tavola rotonda si è conclusa lanciando un interrogativo sul futuro e
sottolineando la necessità di coinvolgere tutti i livelli istituzionali e accademici per creare una sensibilità condivisa verso il paesaggio.
Barbara Boschiroli
■ Per informazioni: [email protected], www.paysage.it
85 • ACER 4/2006
ESTRATTO DA
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
magazine
FRANCIACORTA IN FIORE
Prove generali per il grande salto
Veste nuova e boom
di presenze per la mostra
mercato, pronta a essere
lanciata a livello nazionale.
“Un giardino per ogni età”
è il tema del concorso
rivolto ai paesaggisti
ecord di presenze a Calino di Cazzago San
Martino (BS) dove, al 19
al 21 maggio scorso, si è tenuta a
Villa Maggi l’ottava edizione di
“Franciacorta in fiore”. Oltre 190
gli espositori e, soprattutto, più di
30mila i visitatori, che hanno potuto apprezzare le numerose proposte della rassegna. Il tema scelto
per la terza edizione del concorso per paesaggisti, “Un giardino
per ogni età”, è stato risolto e rivisitato da numerosi progettisti. Una
commissione, composta da archi-
R
Dall’alto, 1°, 2° e 3° premio per
“Un giardino per ogni età”.
tetti e agronomi, presieduta da
Francesca Oggionni, si è trovata
a scegliere fra interpretazioni
molto diverse tra loro, dalle più
simboliche alle più tecnologiche.
Tre gli allestimenti premiati. Al primo
posto la ricostruzione di una grande scacchiera, simbolo anche
della vita, come dice il progettista
Umberto Andolfato, di Milano. I
pezzi del gioco sono stati liberamente interpretati con elementi
floreali o in legno. L’allestimento è
stata premiato soprattutto per aver
saputo portare nel giardino un
gioco intelligente, adatto a ogni età.
Una composizione pulita, lineare,
semplice, ma di ottimo effetto è
quella che ha realizzato Edward
Tangredi, premiata con il secondo
posto, in cui sono identificabili
forme ed elementi facili da riproporre nel giardino di casa.
Al terzo posto VerdiSegni con
una realizzazione apprezzata per
l’armonia delle forme.
Il concorso per il miglior stand
florovivaistico ha visto molte novità.
Una commissione, presieduta da
Annamaria Botticelli, ha assegnato il primo premio a “Il mondo delle
rose”, di Arnaud Duquennoy e
Cecilia Lucchesi, Le Sieci (FI), per
la piacevole presentazione, anche
cromatica, e per l’attenzione alla
suddivisione di varietà e gruppi di
rose. Secondo premio a “Kakteen
und Sukkulenten”, di Albert Plapp,
Baviera, Germania; terzo classificato “L’Oasi del geranio”, di Silvana e Carlo Giorgi, Ceriale (SV).
Molte le mostre che hanno permesso di ammirare villa Secco d’Aragona, villa Bettoni e il castello di
Bornato. Franciacorta è dunque
pronta per un salto di qualità e dal
prossimo anno si fregerà del titolo
di manifestazione nazionale. F.O.
magazine
ESTRATTO DA
ACER
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MILANO
ORTICOLA A MILANO
Primavera insolita
Piante particolari, rare,
curiose o semplicemente
predilette da ciascun
vivaista. Ma anche
un giardino marino
e uno dei tessuti, una
mostra su arte e natura
e l’impegno nel verde
pubblico. Questo e altro
ancora a Orticola, in
un weekend di maggio
n’umanità variopinta ed
eterogenea ha affollato,
come di consueto, i giardini di via Palestro, a Milano, il 13 e
14 maggio scorso, per l’annuale
appuntamento con Orticola,
mostra mercato di fiori e piante
insolite. In un assolato weekend di
primavera, i cancelli si sono aperti
a professionisti, appassionati e
curiosi che si sono fatti largo per
U
raggiungere gli stand più originali.
Come quello dedicato al giardino
marino, realizzato da Patrizia Pozzi
e Angelo Jelmini, in cui le serre
diventavano acquari, i pavimenti di
lava scheggiata da pasta di vetro
si trasformavano in fondali, i vasi e
le piante mimavano giganteschi
anemoni annegati tra selve coltivate in idrocoltura di Sansevieria
cilindrica e Platycerium bifurcatum.
Tra le novità di Orticola, uno spazio
dedicato al mondo delle piante
tessili, realizzato da Chiara Curami
Balsari con l’Orto Botanico di
Palermo. Una ventina i tessuti
esposti in forma di pianta, fiori o
foglie, filo da tessere o prodotto
quasi finito. Lino, cotone, canapa,
ma anche ortica, juta, rafia, cocco,
ginestra e bambù. Al vicino Museo
Bagatti Valsecchi, tra collezioni
rinascimentali e armature, una
trentina di pittori botanici e decoratori hanno esposto le loro opere
e composizioni floreali più significative. I fondi raccolti da Orticola
sono destinati alla ristrutturazione
dei Giardini Perego.
C.G.
Sulla sinistra e in alto, fiori
e piante in mostra a Orticola.
Sopra, il “Giardino marino”
e il “Giardino tessile”.
ESTRATTO DA
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
magazine
Da sinistra, Camellia japonica
‘Maria Rovelli’, ottenuta
nell’Ottocento; azalea
afferente al gruppo ‘indica
di lago’; Rhododendron
‘Rosa salmone Cavadini’,
afferente al gruppo ‘japonica’.
CAMELIA E AZALEA
Cultivar di valore
Due giornate di studio
dedicate alle preziosità
botaniche del Lago
Maggiore, dove
la valorizzazione delle
cultivar del passato
può diventare il motore
dello sviluppo futuro
edicato a “Camelia e
azalea: due preziosità
botaniche dall’Oriente” il
convegno che si è svolto il 12 e 13
maggio scorso presso Villa San
Remigio, a Verbania.
Dall’Ottocento il Lago Maggiore
è luogo di camelie e azalee e si
orna, da febbraio a giugno, dei
colori di queste specie botaniche.
Lo studio e la valorizzazione delle
collezioni antiche è stato il fil rouge
che ha legato alcuni temi di ricerca approfonditi negli ultimi anni dal
dipartimento di Agronomia selvicoltura e gestione del territorio
della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino. Il gruppo di ricerca, coordinato dalla Elena Accati,
ha trovato, sulle sponde del Lago
Maggiore un enorme potenziale
cultivarietale che è stato e sarà
studiato e approfondito grazie ai
finanziamenti della Regione
Piemonte e dell’Unione Europea,
nell’ambito dei progetti Interreg.
D
Un giorno da star
La giornata del 12 maggio ha interessato la camelia. Sono stati
presentati i lavori di caratterizzazione morfobotanica condotti
nell’ultimo triennio dal dipartimento, in collaborazione con i partner
svizzeri. Si tratta di un progetto
Interreg per lo studio e la valorizLa consegna degli attestati
rilasciati dalla Royal
Horticultural Society riferiti
alle nuove cultivar di azalea.
zazione del patrimonio botanico
comune, che ha portato alla riscoperta di un centinaio di cultivar
ottocentesche presenti nei giardini e nei parchi storici delle sponde
italiane e svizzere del Lago.
Contemporaneamente allo sviluppo di questo importante progetto
internazionale, nel 2004 si è potuto procedere a studiare l’antica
collezione di camelie dell’ex
Stabilimento Orticolo Rovelli, sito
sul promontorio della Castagnola,
a Verbania. Si tratta di una delle
più importanti collezioni esistenti
nel Verbano, se non la più importante in virtù del background
culturale e storico legato alla dinastia dei Rovelli.
La presentazione del volume “Le
antiche camelie dei Rovelli”, edito
da Grossi Editore di Domodossola, ha concluso la prima giornata
di studio che ha visto gli interventi di Elena Accati, di Francesco
Merlo e di Paola Gullino, della
Facoltà di Agraria di Torino, di
Paolo Zacchera, dell’azienda florovivaistica Compagnia del Lago,
che ha illustrato i lavori fin qui
condotti per la realizzazione di un
campo catalogo dedicato alla
collezione cultivarietale di camelie
del Verbano, e di Jennifer Treha-
ne, membro della International
Camellia Society, che ha illustrato
la situazione del collezionismo
della camelia in Inghilterra.
Respiro internazionale
La giornata del 13 maggio è stata
dedicata interamente all’azalea.
Sono intervenuti numerosi ricercatori stranieri, tra i quali Jan De Riek
e Ellen De Keyser, dell’istituto di
ricerca Ilvo di Ghent (Belgio), che
hanno illustrato la situazione
produttiva e gli obiettivi attuali dei
programmi di ibridazione delle
azalee in Belgio, che porteranno a
breve il riconoscimento della Dop
da parte della Comunità Europea.
Grazie agli interventi di Takashi
Handa, dell’Università di Tsukuba,
e di Nobuo Kobayashi, dell’Università di Stimane, è stato possibile comprendere la direzione
verso cui si stanno indirizzando gli
studi di ibridazione e di ricerca
molecolare in Giappone.
Domenico Bertetti ha evidenziato
i risultati fin qui raggiunti in merito
all’individuazione e alla lotta alle
principali malattie crittogame del
genere Rhododendron, con vivo
interesse da parte dei produttori.
Infine, Valentina Scariot, dell’Università di Torino, ha descritto le fasi
di studio che hanno portato alla
pubblicazione del volume “Le
azalee sempreverdi del Lago
Maggiore”, edito dalla Regione
Piemonte nell’ambito della collana
Quaderni dell’Agricoltura. Oltre ai
capitoli dedicati alla metodologia
dello studio condotto e alle descrizioni dei giardini e delle collezioni
visitate, sono presenti le schede e
le fotografie di tutte le 178 cultivar
di azalee censite. Tra queste vi
sono le cultivar annotate al Rhododendron Register della Royal
Horticultural Society, che ha collaborato alla registrazione dei nomi
delle azalee dedicate a personaggi illustri che tanto hanno fatto
per l’attività florovivaistica, come
Franca Ciampi, Carla Ferrero,
Paolo Pejrone, Lavinia Borromeo
Elkann, Bona Borromeo e Laura
Zegna, oltre alle numerose cultivar
dedicate dai singoli vivaisti a
persone o luoghi a loro cari.
Un’azalea è stata dedicata a
“TuttoScienze”, supplemento del
quotidiano La Stampa, e, grazie
alla collaborazione del Coni, è
stato possibile dedicare un’azalea
a ciascuna delle atlete italiane
vincitrici di medaglia ai Giochi
Olimpici e Paralimpici Invernali di
Torino 2006, oltre alle due dedicate agli eventi olimpici stessi e una
terza alle Universiadi di Torino
2007. A ritirare i certificati della
Royal Horticultural Society delle
nuove azalee registrate sono intervenuti Riccardo D’Elicio, presidente Cus Torino, e le atlete Jennifer Isacco e Gerda Weissensteiner.
Le ricerche condotte, oltre che
arricchire il bagaglio cultivarietale
del Verbano, possano segnare
l’inizio del ritorno alla cultura del
prodotto tipico locale, nella
speranza che, come è accaduto
per le rose, la valorizzazione dlle
cultivar del passato, si riveli il futuro di molte produzioni locali. F. M.
ACER 4/2006 • 88
ESTRATTO DA
ACER
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MILANO
UNIONE EUROPEA E BIODIVERSITÀ
Dritti alla meta
In allarme per la perdita di biodiversità negli Stati
membri dell’Unione, il Parlamento europeo chiede misure
concrete per la sua protezione e obiettivi raggiungibili
rofonda preoccupazione è
stata espressa dal Parlamento europeo per la
continua perdita della biodiversità
e per l’aumento dell’impronta
ecologica degli Stati membri dell’Unione. La diversità biologica
“rappresenta il tessuto della vita ed
è alla base della salute, della
qualità della vita e della prosperità
dell’uomo, e ha di per sé un valore intrinseco”. È quanto afferma il
Parlamento nella risoluzione adottata con 419 voti favorevoli, uno
contrario e 15 astenuti, il 16 marzo
2006, a Strasburgo, in preparazione delle riunioni COP-MOP (1) sulla
diversità biologica e sulla biosicurezza tenutesi a Curitiba, in Brasile.
I deputati ricordano che il 2010
rappresenta una data importante,
alla quale le parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica hanno convenuto di
ridurre in modo significativo il tasso
di perdita della biodiversità.
Essi sollecitano quindi la Commissione europea e gli Stati membri ad
agire con maggiore celerità e
determinazione al fine di realizzare
questo obiettivo, tenendone conto
nella politica di sviluppo e di aiuto
dell’UE e migliorando l’attuazione
delle direttive comunitarie sugli
uccelli selvatici (Direttiva del Consiglio 79/409/Cee) e sugli habitat
(Direttiva del Consiglio 92/43/Cee)
e sulla Rete Natura 2000. Essi
evidenziano come l’applicazione
effettiva della Convenzione sia
“ostacolata dalla mancanza di
informazioni coerenti sull’efficacia
delle misure prese” e dalla difficoltà
di presentare dati sullo stato della
biodiversità (al riguardo chiedono
che siano sviluppati indicatori).
Il Parlamento chiede inoltre alla
Commissione e agli Stati membri
P
89 • ACER 4/2006
che siano fissati “obiettivi globali
specifici, misurabili, raggiungibili,
realistici” con una dimensione
temporale precisa e che siano
applicate “misure concrete per la
protezione della biodiversità a livello interno e internazionale”.
In merito alla diversità biologica
delle foreste e alle zone protette,
i deputati esprimono la necessità
che siano attuate in modo più
celere le ultime decisioni della
Convenzione sulla biodiversità e
che sia creata una rete globale di
zone protette, entro il 2010 sulla
terra ferma ed entro il 2012 in
mare, con particolare attenzione
agli ecosistemi intatti, assegnando risorse aggiuntive al raggiungimento di questo scopo.
Essi evidenziano l’esigenza di
sviluppare “misure forti” che
garantiscano l’uso, il consumo e lo
scambio sostenibile delle risorse
della biodiversità, di migliorare la
legislazione sulle foreste, la sua
applicazione e gestione, di
combattere il disboscamento e il
commercio illegali. Essi, inoltre,
chiedono che sia esaminata la
possibilità di vietare la pesca a
strascico e auspicano l’adozione
di un regime in grado di accertare
la legalità di organismi vivi modificati importati e di vigilare affinché
non sia indebolita la moratoria sulla
sperimentazione in loco e la
commercializzazione sulle tecnologie “terminator” (2).
Francesca Pisani
NOTE
(1)
COP = Conferenza delle Parti della
Convenzione delle Nazioni Unite sulla
diversità biologica.
MOP = riunione della Conferenza delle Parti
della Convenzione delle Nazioni Unite
sulla diversità biologica, agente come
riunione delle Parti contraenti del Protocollo
di Cartagena sulla biosicurezza.
(2)
Tecnologie “terminator” = piante modificate
geneticamente per produrre semi sterili.
ESTRATTO DA
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
A sinistra, due immagini
di paesaggio fluviale.
Sopra, la locandina
del convegno organizzato
dall’Università di Firenze.
romosso e organizzato dal
Dottorato di ricerca in
Progettazione paesistica e
dal Master in Paesaggistica dell’Università degli Studi di Firenze, si
è tenuto nei giorni 10 e 11 maggio
il Convegno internazionale sul
tema “Fiume, paesaggio, difesa
del suolo. Superare le emergenze,
cogliere le opportunità”. L’input
culturale e scientifico di tale iniziativa, vale a dire il tentativo di trasformare un sistema di esigenze,
riconducibile a necessità di difesa
del suolo, in un sistema di opportunità per la progettazione di nuovi
paesaggi, ha contraddistinto la
maggior parte delle relazioni.
P
Un approccio olistico
In molti interventi si è sottolineata la
necessità-urgenza di promuovere
un approccio olistico nella pianificazione alla scala di bacino, di
sostenere una sorta di contaminazione di saperi, un’azione interdisciplinare in grado di coinvolgere,
oltre a quelle dell’ingegneria idraulica, competenze di ecologia,
geologia, ingegneria ambientale,
architettura del paesaggio, biologia e scienze forestali.
Superare la cultura
dell’emergenza
Tale cultura porta a considerare i
corsi d’acqua semplici manifestazioni idrauliche da cui difendersi in
nome della sicurezza della vita
umana. Questo tipo di approccio,
FIRENZE / CONVEGNO SUL PAESAGGIO FLUVIALE
Dall’emergenza
all’opportunità
Al centro degli interventi dell’incontro fiorentino,
l’esigenza di trasformare la necessità di difesa del suolo
in occasione per la progettazione di nuovi paesaggi
ove il fiume diventa qualcosa che
incute timore, contribuisce alla
diffusione della cosiddetta difesa
passiva del territorio, ovvero una
politica che, basandosi esclusivamente o quasi sulla ricostruzione e
sulla riparazione a danno avvenuto, instaura la logica perversa
dell’intervento
straordinario,
mettendo in secondo piano i sistemi della prevenzione. In aggiunta,
la cultura dell’emergenza ha
comportato e comporta un sistema
di interventi disarticolati che, anche
se talora necessari, minacciano
fortemente la sopravvivenza del
sistema delle risorse fluviali.
Sostenere una nuova
cultura dell’acqua
Assumere come obiettivo il sostegno per una nuova cultura dell’acqua richiede profondi cambiamenti
nelle nostre scale di valori, nel
nostro modo di intendere la natura
e nell’approccio alle esigenze.
Significa, anzitutto, mettere in
discussione il modello tradizionale
di gestione idraulica secondo cui
l’acqua è considerata solo come
bene economico, una semplice
risorsa produttiva da sfruttare o da
cui difendersi. Significa, usando le
parole di Vittoria Calzolari, promuovere “la capacità da parte di una
società di dare risposta alle diverse esigenze umane che in qualche
modo dipendono dall’acqua, utilizzando le qualità e le potenzialità
del bene in modo intelligente,
lungimirante ed economico sotto il
profilo ambientale”. Nel caso
specifico della pianificazione alla
scala di bacino sviluppare una
cultura dell’acqua “implica che la
risorsa acqua e il sistema fluviale
siano assunti come fattori guida nei
piani urbanistici e paesistici e, più
in generale, in ogni tipo di progetto o piano in cui siano presenti
aspetti ambientali”.
Dalle esigenze
alle opportunità
Il quarto tema emerso nelle due
giornate di lavoro è riconducibile
alla necessità di un’inversione di
tendenza, intesa quale esito di
un’opzione strategica: passare, in
altre parole, dalla mera gestione
idraulico-ingegneristica alla salvaguardia del sistema delle risorse e
alla produzione di opportunità,
anche attraverso un disegno di
paesaggio in grado di confrontarsi
con le spinte della modernizzazione e di gestire i mutamenti e le
trasformazioni che, comunque,
soprattutto in assenza di interventi,
interferiscono con esso.
Tutto ciò è stato discusso e affrontato non in termini di valutazione
d’impatto ambientale, quanto nel
tentativo di promuovere un approccio integrato entro cui definire criteri guida per la progettazione di un
nuovo paesaggio, criteri interpretati
come riferimento costante, come
un “a priori” rispetto ai processi di
trasformazione da programmare e
pianificare. Si è lavorato, in altre
parole, verso una prospettiva
fondata sul dialogo tra risorse,
esigenze e opportunità, e soprattutto distinta e distante dall’approccio “cosmetico” e dalla logica
del compromesso e dell’emergenza. Solo così, siamo convinti, l’esigenza di difesa del suolo, prima
ancora che l’infrastruttura, può
diventare occasione per un progetto di un nuovo paesaggio, possibilità concreta per trasformare in
luoghi i “non luoghi”, in paesaggi i
“paesaggi altri”.
Michele Ercolini
ACER 4/2006 • 90
magazine
Anoplophora chinensis: le ultime misure
uove misure regionali di controllo ed eradicazione di anoplophora chinensis in Lombardia sono state introdotte dal decreto n. 5704 del 23/05/06, pubblicato sul BURL del 29/05/06. La
principale consiste nell’obbligo per le amministrazioni comunali che
si trovano nell’area focolaio di effettuare un accurato monitoraggio
del verde pubblico e privato ricadente nel proprio territorio e trasmettere uno specifico rapporto su supporto informatico al Servizio
Fitosanitario Regionale entro il 30 ottobre 2006. Per quanto riguarda le sole aree di quarantena, come descritte nel decreto, vige il divieto di messa a dimora, nonché di vendita e di trasporto al di fuori
dell’area di quarantena sino al 31 dicembre 2006, delle piante più
sensibili all’insetto: Acer spp., Platanus spp., Betula spp., Carpinus
spp., Fagus spp., Corylus spp., Largestoemia spp., Malus spp. e
Pyrus spp. È sconsigliato inoltre l’impianto di Prunus laurocerasus,
Rosa spp. e Prunus spp. Inoltre, si specifica che è obbligatorio effettuare tre trattamenti insetticidi su tutte le piante sopra elencate, sia
da parte dei soggetti pubblici che dei soggetti privati, su tutto il territorio dei Comuni di Parabiago, San Vittore Olona, Nerviano e Legnano e limitatamente alle sole vie dove è stata rilevata la presenza
dell’insetto. Il primo trattamento va effettuato verso la metà di giugno, gli altri a distanza di 15-20 giorni
dal primo. È ammesso l’utilizzo di prodotti fitosanitari registrati per la distribuzione in ambiente urbano e per
piante ornamentali caratterizzati da effetto abbattente.
V. P.
N
ESTRATTO DA
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
Nuova norma sui fertilizzanti
È
stato pubblicato il Decreto Legislativo 29 aprile 2006 n. 217 che
sostituisce in toto la Legge 748/1984 e introduce importanti novità sull’attività di produttori, importatori e distributori di fertilizzanti.
Tra le più rilevanti segnaliamo la nuova definizione di Ammendante
e Substrato di coltivazione, l’introduzione di alcuni prodotti ad azione specifica, quali biostimolanti, inibitori e ricoprenti, l’introduzione
della tracciabilità attraverso appositi registri, con l’obbligo dell’iscrizione al Registro dei produttori di fertilizzanti e al Registro dei fertilizzanti. Il Decreto è in vigore dal 5 luglio e concede termini molto
stretti per i vari adempimenti. Notizie più dettagliate sul Decreto verranno pubblicate sul prossimo numero di ACER.
M.C.
Paesaggio: prima università privata
S
i chiamerà Iup, Istituto universitario del paesaggio, e avrà sede a
Treviso la prima università privata italiana del paesaggio, sostenuta dalla Fondazione Benetton e da Cassamarca. La previsione è
di partire nell’anno accademico 2007-2008 con una quarantina di
studenti, ma sono ancora da individuare le modalità di accordo con
gli ordini professionali per il riconoscimento del titolo di laurea triennale e magistrale (3+2). Ulderico Bernardi, docente a Ca’ Foscari, e
Domenico Luciani, direttore della Fondazione Benetton hanno tracciato il profilo della figura del paesaggista, con competenze architettoniche, ingegneristiche, antropologiche e geografiche. Grande attenzione sarà posta alla salvaguardia ambientale e al recupero dei
territori degradati, nel rispetto della Convenzione Europea. E.M.T.
ESTRATTO DA
magazine
ACER
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
IL COLEOTTERO PALMAR FESTIVA
Nemico delle tuie
Negli ultimi anni le infestazioni di questo insetto si sono
diffuse a macchia di leopardo in diversi vivai italiani. Alla
comparsa dei focolai è bene eliminare le piante colpite
egli ultimi tempi si sono
verificati casi di infestazione da parte di un
coleottero buprestide, tipico del
nostro territorio, a danno del genere Thuja e Juniperus. Si tratta di
Palmar festiva, un insetto la cui
presenza in Italia era stata documentata a partire dagli anni ’90 in
alcuni vivai del biellese. Questo
coleottero è dannoso per le specie
Thuja plicata “Atrovirens”, Thuja
occidentalis “Smaragd” e Juniperus virginiana “Skyrocket”, ma non
disdegna altre conifere tra cui
Cupressus spp. e Cupressocyparis spp. Nel corso del 2003 sono
state rinvenute infestazioni e danni
in vivai del comasco e del milanese, mentre nel 2005 sono stati
trovati diversi focolai in un vivaio
lecchese, in alcuni vivai nel pistoiese, in alcune zone della Svizzera e
della Francia. La larva si presenta
bianca, apoda, appiattita, lunga
fino a 22 mm. L’impupamento delle
larve avviene a partire da marzo e
i primi sfarfallamenti degli adulti si
verificano a maggio, continuando
fino ad agosto-settembre. La larva
ha un ciclo di 2-3 anni per cui la
difesa deve essere sviluppata ogni
anno a partire dalle giovani piante.
L’insetto adulto è lungo 7-10 mm e
presenta una colorazione verde
brillante con riflessi metallici e
punteggiature nere.
Il danno, causato dalla larva, è sia
di tipo meccanico, dovuto all’asportazione di legno che indebolisce i fusti e i rametti portandoli alla
rottura, sia vascolare, poiché
vengono interrotti i flussi linfatici. Le
larve di Palmar festiva sono xilofaghe, scavano gallerie subcorticali
discendenti, colme di rosura e
deiezioni, che interrompono i vasi
vascolari corticali, causando il
disseccamento della parte apicale
del ramo e in seguito della chioma.
Dopo il primo attacco le generazioni successive possono deporre
anche sullo stesso ramo aggravando ulteriormente la stato di
salute della pianta. È importante
N
In alto, adulto di Palmar festiva;
sopra, larva nella sua galleria.
contrastare dal principio i primi
focolai di infestazione con l’eliminazione delle piante colpite. Tra i
diversi mezzi di difesa utilizzati, vi
sono la lotta meccanica costituita
da potature selettive delle parti
infette, e la lotta chimica con l’impiego di insetticidi per contatto
contro gli adulti, da maggio alla
fine dell’estate per ostacolare l’ovideposizione, e prodotti sistemici
contro le larve, nel periodo
compreso tra ottobre e marzo.
La lotta chimica risulta comunque
difficile per le modalità di sviluppo
dell’insetto, per la scalarità del
periodo di sfarfallamento degli
adulti e per la posizione protetta
delle larve nelle gallerie. Inoltre le
infestazioni sono saltuarie per cui
non sempre l'insetto è presente,
ma una volta infestata la coltivazione risulta molto difficile il suo
risanamento, soprattutto nel caso
di giovani piante. È consigliabile
quindi una lotta preventiva adottando cultivar più rustiche e, come
è buona regola, mantenere le piante in condizioni ottimali.
Laura Tanucci
■ Per informazioni contattare:
[email protected]
Laboratorio SFR, tel. 031 320503.
ACER 4/2006 • 92
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NUOVA SEDE PER IL CENTRO FLORA AUTOCTONA
Il parco fa centro
Inaugurata presso Villa
Bertarelli, nel Parco
Monte Barro, la nuova
sede del Centro Flora
Autoctona. Premiati
nell’occasione i vincitori del
concorso “Bellezza della
natura e biodiversità”,
promosso fra le scuole
della Regione Lombardia
ono oltre 80mila le piante
prodotte in questi anni dal
Centro Flora Autoctona e
impiegate in varie aree protette
della Lombardia. Ciò fa del CFA
uno dei più attivi centri di eccellenza istituiti dalla Regione. Nella
sede centrale, la ricercatrice
Roberta Ceriani sovrintende a tutte le attività del Centro e gestisce
direttamente gli impianti ivi collocati: il laboratorio per la conservazione della biodiversità, l’unità di
stoccaggio della Banca del germoplasma, la serra per la propagazione delle piante in vaso, le
aiuole per la coltivazione della flora autoctona, gli allestimenti didattico-espositivi posizionati lungo il
camminamento sotterraneo (biodiversità nel passato) e nelle grotte (biodiversità nel presente).
Mauro Villa, direttore del Parco, ha
la responsabilità tecnica e di coordinamento di tutte le attività del
Centro, mentre le funzioni amministrative e la segreteria fanno capo
al Consiglio di amministrazione e
alle strutture del Parco.
La nuova sede è stata approntata
anche grazie alla cooperazione fra
vari enti, quali l’Università dell’Insubria, presso cui opera un laboratorio di ecologia vegetale preposto all’effettuazione dei test di
germinazione; la Fondazione
Minoprio, che provvede alla
produzione massiva, in campo,
delle sementi; l’Università di Pavia,
S
Un momento della cerimonia
di inaugurazione del CFA.
presso cui è operante la Banca del
germoplasma deputata a raccolta,
trattamento e conservazione dei
semi delle piante lombarde.
Villa Bertarelli: i giardini
Con i camminamenti, le grotte, la
serra antica, le aiuole e soprattutto
con l’ambientazione paesaggistica rivolta verso i laghi briantei e le
Prealpi comasche, i giardini sono
perfetti per ospitare il CFA, non
solo per quanto riguarda l’aspetto
funzionale, ma anche come contesto per consentire a un vasto
pubblico di poter comprendere
l’importanza della biodiversità
vegetale. Questa non è solo cornice, ma un tutt’uno con le nuove
attività, come i giardini non sono
un’appendice della villa, ma parte
essenziale d’essa. Il patrimonio
culturale ha infatti un ruolo chiave
nello sviluppo del Paese, così
come sancito dall’articolo 9 della
Costituzione, che prescrive “la tutela del paesaggio e del patrimonio
storico e artistico della Nazione” in
stretta collaborazione con “lo
sviluppo della cultura scientifica e
tecnica” e con “il pieno sviluppo
della persona umana”.
Uno dei lavori premiati
al concorso per le scuole.
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OPEN DAY A MILANO
Segreti in gioco a San Siro
Green Service Italia ha organizzato una giornata allo stadio Meazza, illustrando
le modalità di gestione del tappeto erboso di questo fantastico impianto, che dal 1998
adotta un sistema in grado di unire i pregi dell’erba naturale a quelli del sintetico
o stadio Giuseppe Meazza, nel quartiere San Siro a
Milano, presenta caratteristiche specifiche che ne rendono
la gestione più complessa rispetto
alla maggioranza degli impianti di
tutto il mondo. Green Service Italia,
società che detiene la responsabilità del tappeto erboso dello stadio
milanese, ha organizzato lo scorso
31 maggio il 3° Open day San Siro
per illustrare ai suoi clienti, intervenuti in una settantina, le attività di
manutenzione applicate all’impianto meneghino. In particolare
l’intervento di Fabrizio Salto, il
proprietario di Green Service Italia,
ha sottolineato le principali problematiche e le strategie adottate. La
L
frequenza media di una partita
ogni 2,4 giorni durante la stagione agonistica e le condizioni microclimatiche particolari, con un’elevata umidità relativa dovuta alla
struttura del 3° anello, rappresentano i principali fattori di difficoltà
per il manto. La soluzione adottata
dal 1998 è il sistema misto Sport
Grass®, costituito da una superficie
di gioco in erba naturale intessuta
su una base in erba sintetica. Nella
stagione di spinta, il campo viene
tagliato ogni 48 ore, le esigenze
irrigue sono abbastanza limitate
proprio a causa dell’umidità relativa, che viene ridotta con l’impiego
di grossi ventilatori a bordo campo.
Le altre relazioni hanno illustrato la
manutenzione straordinaria di San
Siro, che comprende 3-4 rizollature all’anno, e le sperimentazioni
che l’azienda milanese sta portando avanti in collaborazione con
l’Università degli Studi di Milano,
per migliorare la risposta del
tappeto erboso allo stress. Conclusa la sessione tecnica, la giornata
è continuata con una visita guida-
Dall’alto, l’imponente struttura
esterna e il tappeto erboso
dello stadio Meazza. A sinistra,
uno dei grossi ventilatori usati
per ridurre l’umidità relativa.
ta alle strutture del Meazza, gli
spogliatoi di Inter e Milan e il
Museo, fino alla suggestiva discesa sul terreno di gioco, a calpestarne l’erba. E benché senza
porte e a spalti vuoti, ognuno ha
potuto cogliere o almeno intuire la
magia della “Scala del calcio”.
Diego Dehò
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PROVE SUL CAMPO
Una sequenza produttiva
L’interrasassi Rotadairon, la seminatrice Dairon e la spandisabbia Noblat sono
i macchinari testati dalla Bruni Stefano presso i vivai Delta Prati, in Veneto. Le prove
ne hanno evidenziato l’impiego per la produzione di tappeto erboso in zolle
i sono svolte lo scorso 12
aprile presso la Delta Prati
a Taglio di Po, in provincia
di Rovigo, le prove sul campo
organizzate dalla Bruni Stefano,
azienda che si occupa dell’importazione di attrezzature professionali per il giardinaggio, l’orticoltura, l’agricoltura, il vivaismo e
l’edilizia. Nel corso della giornata
presso il vivaio veneto, che si
dedica alla produzione di tappeto erboso in zolle, sono stati
provati tre diversi tipi di macchinari. La prima prova ha visto
come protagonista l’interrasassi
Rotadairon, che è stata impiegata nella realizzazione del letto di
semina soffice, lasciando ben
S
Sopra, da sinistra, il terreno seminato e la prima erba cresciuta.
A fianco, i macchinari provati a Taglio di Po: dall’alto in basso,
rispettivamente l’interrasassi, la seminatrice e la spandisabbia.
compatti gli strati più profondi.
L’utilizzo della seminatrice Dairon
a doppio rullo di dischi in fusione
ha mostrato di compattare ulteriormente il terreno, facendo
aderire il seme alla terra. Il
successivo riporto di materiale
sabbioso, utile per formare uno
strato che faciliti l’asportazione
della sola zolla di tappeto erboso
al momento della raccolta,
lasciando così inalterato il terreno
sottostante, è stato effettuato con
la spandisabbia Noblat.
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TOSCANA / OBIETTIVO WILDFLOWERS
Gemme spontanee
Nuovi sbocchi del progetto, promosso da Arsia Regione Toscana e coordinato dal Cnr,
sulle strategie di utilizzo dei wildflowers per valorizzare e riqualificare aree urbane,
periurbane e marginali. Con interessanti applicazioni in ambito educativo e didattico
o studio delle specie
spontanee per usi ornamentali o per il recupero
di aree degradate è stato finora
rivolto soprattutto a specie arboree e arbustive, mentre solo negli
ultimi anni è cresciuto l’interesse
anche per la flora erbacea spontanea. Per questi motivi l’Agenzia
regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo e
forestale (Arsia) della Regione
Toscana ha promosso e co-finanziato il progetto “Produzione e
strategie di utilizzo dei wildflowers
per la valorizzazione esteticopaesaggistica e la riqualificazione ambientale di aree urbane,
L
periurbane e marginali”. Il progetto, coordinato dal Cnr, Istituto per
lo studio degli ecosistemi (Ise),
sede di Pisa, ha coinvolto istituzioni scientifiche, enti locali, istituti di istruzione, aziende sementiere e vivaistiche. Obiettivi, l’individuazione, la raccolta dei semi in
natura e la moltiplicazione di
specie erbacee spontanee dotate di fioriture cospicue, utilizzabili
in impianti di verde pubblico e
privato, la realizzazione di aree
dimostrative in varie zone del territorio regionale e una serie di
iniziative, molto apprezzate, di
educazione ambientale.
A conclusione del progetto, il 6
giugno scorso, presso l’Auditorium del Centro Risorse educative e didattiche del Comune di
Livorno, si è svolta una giornata di
studio dal titolo “Wildflowers:
produzione, impiego, valorizzazione”, cui sono intervenuti, tra gli
altri, il vice sindaco di Livorno,
Alessandra Atturio, l’assessore
alle Politiche educative e Servizi
scolastici, Carla Roncaglia, e
l’amministratore delegato dell’Arsia, Maria Grazia Mammuccini.
Le relazioni introduttive, tenute da
Claudio Carrai di Arsia e da Beatrice Pezzarossa dell’Ise di Pisa,
hanno evidenziato i vantaggi che
le specie spontanee possono offri-
Wildflowers valorizzano aiuole
spartitraffico, sopra, e una
scuola di Livorno, a destra.
re in suoli di bassa qualità situati in
aree antropizzate e marginali, rivelando un elevato valore ornamentale anche in condizioni di bassa
manutenzione. Paolo Emilio Tomei
magazine
e Stefano Benvenuti, dell’Università di Pisa, hanno descritto le
caratteristiche delle specie da
utilizzare e i più opportuni interventi relativi alla semina. Queste
specie vengono seminate in
miscugli e Francesca Bretzel,
dell’Ise di Pisa, ha indicato quali
criteri seguire per la loro compo-
sizione. Vittorina Cervetti, insegnante delle scuole elementari
Dal Borro di Livorno, ha illustrato i
risultati positivi ottenuti nelle applicazioni educative e didattiche del
progetto, con la creazione di veri
e propri “laboratori a cielo aperto”
dove gli alunni hanno potuto
seguire le varie fasi dell’impianto
e le fasi biologiche delle piante,
dalla germinazione alla fioritura.
Maria Grazia Mammuccini ha
concluso elogiando il lavoro svolto e i risultati ottenuti e ha indicato
possibili sbocchi del progetto.
Tra questi, il protocollo d’intesa,
firmato da Arsia, Cnr-Ise e Società
Autostrade per l’Italia, per il collau-
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do del progetto in aree messe a
disposizione dalla Società Autostrade e un progetto pilota da
realizzare con il Comune di Livorno per diffondere l’utilizzo delle
specie spontanee nelle scuole e
in aree antropizzate e creare un
modello da diffondere a livello
regionale e nazionale.
F. B.
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Valerio Bozzoli Parasacchi
INTERVENTI DI FORESTAZIONE IN VALTELLINA
ei giorni 26 e 27 maggio
scorsi si è svolta a
Sondrio la manifestazione organizzata dall’Amministrazione provinciale in collaborazione con Irealp (Istituto di ricerca
per l’ecologia applicata alle aree
alpine) ed Ersaf (Ente regionale
N
per i servizi all’agricoltura e alle
foreste) per la presentazione del
progetto “Grande foresta di
fondovalle” e dell’iniziativa “Nuovi
sistemi verdi”.
La prima giornata è stata dedicata alla presentazione istituzionale, con la partecipazione di Bianca Bianchini, sindaco di Sondrio,
di alcuni rappresentanti della
Provincia, quali Fiorello Provera,
presidente, Severino De Stefani,
assessore all’Agricoltura, Leandro
Cambiaghi, dirigente del settore
Agricoltura, e di Roberto Carovigno della Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia.
In alto, l’ingresso alla “Grande
foresta” di Sondrio. A sinistra,
laboratorio di Accrobranche.
Grandi foreste
crescono
Inaugurata a Sondrio la “Grande foresta di fondovalle”.
Due giorni che hanno alternato momenti di ufficialità
ad attività mirate al coinvolgimento della popolazione
Il primo intervento è stato di Tiziana Stangoni, funzionario Servizio
Foreste della Provincia di
Sondrio, che ha illustrato il
progetto della “Grande foresta
di fondovalle”, in via di completamento con l’avvio del terzo lotto
all’inizio dell’anno.
Questo progetto, voluto dall’Amministrazione provinciale e finanziato dalla Regione Lombardia
D.G. Agricoltura all’interno del
progetto “Dieci grandi foreste di
pianura e di fondovalle”, ha
permesso la realizzazione di una
nuova foresta di 40,5 ettari, coinvolgendo enti pubblici, come i
comuni di Sondrio, Caiolo e
Cedrasco e la Comunità Montana
di Sondrio, e realtà private, come
la Società Stelline Immobiliare,
che hanno reso disponibili le aree
su cui effettuare la forestazione.
Il secondo intervento è stato di
Maria Grazia De Giorgio, funzionario del Servizio Foreste Provincia di Sondrio, che ha presentato
l’iniziativa “Nuovi sistemi verdi in
Provincia di Sondrio”, finanziata
anch’essi dalla Direzione Generale Agricoltura della Regione,
che permetterà di realizzare, per
il momento, ben quattro progetti
di rinaturalizzazione di aree nel
territorio del fondovalle della
Valtellina e della Val Chiavenna.
Questi interventi permetteranno di
ricucire il territorio e di ricreare
una serie di corridoi ecologici
necessari sia a unire le aree verdi
lungo i fondovalle e sia a ricollegare i versanti delle valli.
Nuovi sistemi verdi per la Lombardia
C
ome proseguimento dell’iniziativa “Dieci grandi foreste di Lombardia”, sono stati presentati il 17 maggio scorso dal presidente
della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, i nuovi obiettivi regionali in materia ambientale e di miglioramento della qualità della vita,
sottoscritti dagli assessorati all’Agricoltura, al Territorio e Urbanistica,
alla Qualità dell’ambiente e alle reti e servizi di pubblica utilità.
La nuova proposta prevede la trasformazione di vaste aree del territorio rurale, riguardanti in particolare “comprensori privi o scarsi di vegetazione forestale” (trattati all’art. 16 della LR 27/2004), per fini agroambientali nell’intento di migliorare e valorizzare dal punto di vista
ambientale, paesaggistico e turistico il territorio lombardo. Gli interventi previsti sono di natura diversa e riguardano: boschi, zone umide, grandi foreste, siepi e filari, fasce verdi, forestazione urbana, coltivazioni arboree, percorsi rurali ecc.
La superficie di suolo che verrà coinvolta nel primo quadriennio 20062009 è pari a 10mila ettari, su cui verranno piantati 10 milioni di alberi
(uno per ogni cittadino); ciò contribuirà all’incremento di 10 metri quadrati di verde in più per ogni abitante.
Per i nuovi sistemi verdi multifunzionali di Lombardia, è già stata individuata, di massima, una serie di aree e progetti potenziali tra cui:
• rete verde di Milano, Sondrio e Bergamo;
• allargamento della grande foresta di pianura di Brescia e riqualificazione delle aree del bacino del fiume Mella;
• collegamenti verdi tra le diverse aree a parco (Parco Regionale
Agricolo Sud Milano, Parco regionale della Valle del Ticino, Parco
regionale delle Groane, Parco regionale della Valle del Lambro,
Parco regionale Nord Milano);
• boschi e sistemi fluviali percorribili a Cremona, Mantova, Lodi,
Pavia;
• collegamento ecologico tra Alpi e Appennini nel pavese;
• sistemi verdi di fondovalle in Valtellina e in Val Seriana;
• due nuovi grandi foreste a Bergamo e a Varese.
Tra i benefici che bisogna riconoscere a queste prime proposte si
segnalano:
• l’assorbimento annuo di 60mila tonnellate di CO2;
• il tamponamento dell’inquinamento e il miglioramento del microclima;
• l’incremento del 20% della biodiversità;
• rafforzamento dell’equilibrio idrogeologico;
• la formazione di fasce di collegamento verde ciclo-pedonale ed
equestre.
L’impegno economico per lo sviluppo di questo programma è pari a
circa 200 milioni di Euro (con presunto costo medio di 20.000
Euro/ha) che potranno essere reperiti attraverso strumenti diversificati di finanziamento. La Regione Lombardia ha infatti approvato il documento delle “Linee guida per la realizzazione di 10mila ettari di boschi
e sistemi multifunzionali” (con DGR n. VIII/2512 del 11/05/06) in cui,
tra i vari contenuti, si esprime la volontà di ricorrere a fondi derivanti,
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magazine
Il terzo intervento, a cura di Ersaf,
ha presentato il progetto del
Bosco della Besozza, anch’esso
rientrante nel programma “Dieci
grandi foreste”, realizzato a Pioltello, in provincia di Milano.
L’inaugurazione è stata anche
l’occasione per la consegna ufficiale da parte di Legambiente
alla Provincia di Sondrio della
Bandiera verde, quale riconoscimento per il lavoro svolto sinora.
Il giorno 27, il programma prevedeva molteplici attività per
consentire alla popolazione locale di vivere da vicino la grande
foresta. In particolare sono stati
allestiti laboratori di educazione
ambientale che hanno accolto i
bambini delle scuole elementari
dei comuni di Sondrio e Cedra-
Sopra, attività di educazione
ambientale organizzata
con i bambini delle scuole.
sco alla mattina e tutti gli interessati durante il pomeriggio. È stata
allestita anche una postazione
per lo svolgimento dell’attività di
Accrobranche (tecnica di arrampicata sugli alberi).
La manifestazione si è conclusa
con uno spettacolo teatrale,
ambientato proprio nell’area del
terzo lotto, dal titolo “Il bosco dei
racconti”, che ha riscontrato
molto successo. Infine, la Provincia di Sondrio ha allestito la
mostra fotografica “Sistemi verdi.
Itinerario fotografico lungo l’Adda” di Gianfranco Scieghi.
Valerio Bozzoli Parasacchi
oltre che dalla Regione stessa,
da altri enti pubblici nonché da
soggetti privati.
Sono attualmente in fase di predisposizione un programma attuativo 2006-2009 e un programma
stralcio immediatamente operativo sui primi 1000 ettari, da realizzare nel 2006-2007; è inoltre prevista l’emissione di bandi di livello regionale o locale diretti ad agricoltori e proprietari pubblici e privati.
Ad oggi, la Regione ha già ricevuto disponibilità di aree da vari enti
per circa 6000 ettari, di cui 734 ettari con disponibilità immediata (di
questi, 180 ettari si collocano intorno alla città di Milano per la formazione di una rete agro-ambientale di cintura).
Al fine poi di provvedere alla realizzazione dei servizi e delle opere
verdi è stata ipotizzata, a titolo esemplificativo per l’area milanese,
una doppia incentivazione a beneficio dei proprietari delle aree e degli
agricoltori. La prima consiste in contributi per la trasformazione di parte delle aziende agricole in aree fruibili o con funzioni pubbliche. La
seconda prevede che per la durata trentennale del contratto liberamente sottoscritto, l’agricoltore venga compensato annualmente con
una somma che lo ripaghi dei servizi che rende per la fruibilità e il
mantenimento delle aree.
Sara Grassi
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GENOVA / PRIMO TORNEO INTERNAZIONALE DI POTATURA PER LA CURA DEGLI ALBERI
Sfida all’ultimo ramo
Dodici imprese che
lavorano sul patrimonio
arboreo pubblico
a confronto sulle diverse
tecniche di potatura
e modalità di approccio
al “mondo albero”
In alto, due delle sei squadre
scese in campo al lavoro sulle
alberate del capoluogo ligure.
attesimo a Euroflora per
una manifestazione singolare: il primo Torneo internazionale di potatura moderna per
la cura degli alberi, ideato e organizzato da Andrea Maroè, direttore del Verde Pubblico del Comune di Udine, sotto l’egida dell’Associazione Italiana Direttori e
Tecnici del Verde Pubblico e in
collaborazione con il Comune di
Genova ed Euroflora.
La manifestazione, unica nel suo
B
genere a livello mondiale, è nata
con lo scopo di riunire le imprese
che lavorano sul patrimonio arboreo delle amministrazioni pubbliche, facendole lavorare in veri e
propri cantieri di potatura su viali
cittadini, in modo che risultassero
evidenti le diverse tecniche e le
varie modalità di approccio al
“mondo albero” e al “cantiere in
senso lato”. Una giuria di tecnici
comunali (cioè i committenti più
frequenti e spesso più importanti
delle imprese che operano in
questo settore) valuta i risultati sia
della potatura sia dell’organizzazione di cantiere. Tale iniziativa,
oltre che diffondere una corretta
cultura degli interventi di potatura
su piante arboree in ambiente
urbano, dovrebbe permettere di
identificare le aziende migliori a
livello nazionale e internazionale e
quindi dare anche ai tecnici indicazioni relative alla professionalità
delle realtà presenti sul territorio.
L’evento, pur non essendo stato
largamente pubblicizzato, anche
per volontà dell’organizzazione
che voleva tastare il polso all’iniziativa, ha riscosso un notevole
successo sia in termini di pubblico che di partecipanti.
Sei squadre in campo
Sono infatti intervenute dodici tra
le migliori imprese italiane, che,
riunite in sei squadre, hanno utilizzato sia piattaforme aeree che
metodologie di tree climbing, per
operare sugli alberi in maniera
altamente qualificata. Per due
giorni le squadre partecipanti si
sono sfidate sia sotto il profilo prettamente operativo che sotto il
profilo dell’organizzazione del
cantiere e della gestione della
sicurezza. I partecipanti hanno
dovuto allestire i cantieri di pota-
tura dalla A alla Z, creando le
opportune delimitazioni e provvedendo alla segnaletica. Hanno
operato su piante sorteggiate per
l’esecuzione dei lavori in chioma,
comprendenti interventi di rimonda, alleggerimento e selezione su
platani di varie forme e dimensioni, completando l’intero intervento
con la pulizia finale del cantiere.
Tutto ciò senza impedire la fruizione da parte degli utenti del parco
e delle sue strutture. In questa
maniera i numerosi visitatori di
Euroflora che si sono spinti fino
alla spianata dell’Acquasola,
hanno potuto assistere a uno
spettacolo unico nel suo genere,
vedendo operare le squadre
anche con spettacolari interventi
di potatura in arrampicata, con
tecniche di eliminazione controllata di grossi rami e con interventi mirati di consolidamento elastico. Tali interventi hanno permesso di potare gratuitamente e in
maniera ottimale oltre una
cinquantina di alberi su suolo
pubblico. La giuria, presieduta da
Andrea Maroè, e composta da
Irene Menardo, Paola Spagnoli,
Luigi Delloste e Claudio Littardi,
ha valutato attentamente, nel
corso dei due giorni di gara, ogni
aspetto logistico, tecnico e professionale degli interventi eseguiti,
stilando due graduatorie.
Per la categoria “Migliori tecniche
di potatura”: 1. Pollice verde & c.
2. Garbini & c. 3. Fitoconsult 4.
Aster 5. Ala & c. 6. Tecnoverde.
Per la categoria “Miglior cantiere”: 1. Fitoconsult & c. 2. Tecnoverde 3. Aster 4. Garbini & c. e
Pollice Verde & c. a pari merito.
6. Ala & c.
A. M.
■ Info: Andrea Maroè, cell. 320
4312646.
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