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Gusto Gusto - Hod benessere
N° 23/2002 novembre/dicembre HbO D e r e s enes Gusto Alchimia verde Maiale mon amour ... e da staccare l’Inserto Oceano Salute: LE PAURE diffusione gratuita sommario Periodico bimestrale - Milano - Anno V - n° 23 - novembre/dicembre 2002 DIRETTORE RESPONSABILE: Marina Robbiani CONSULENTE SCIENTIFICO: Riccardo Legnani CONSULENTE EDITORIALE: Raffaella Ferrari GRAFICA: Lorena Manzini PUBBLICITÀ: Anna Monza Tel./Fax 02/83.22.442 Cell. 0335/82.41.756 E-mail: [email protected] EDIZIONI ALICE V.le Col di Lana, 4 - 20136 Milano Tel. 02/83.61.347 - E-mail: [email protected] STAMPA: Arti Grafiche Bianca&Volta Via del Santuario, 2 20060 Truccazzano (Mi) Reg.Trib. Milano n° 305 del 22.4.1998 VUOI RICEVERE HOD A CASA? ABBONATI! Abbonarsi costa L. 25.000 per 5 numeri da versare sul c/c postale n. 43013200 intestato a: HOD benessere Via Col di Lana, 4 20136 Milano E-mail: [email protected] HOD Alchimia verde a cura di Marina Robbiani Gustarsi la vita di Aurelia Bracciforti Di cibo e di farmaci si muore di Viviana Dall’Ora Gusto e buon gusto. Questione di stile, di sapore e di cuore.Tra cinquant’anni mangeremo o ci mangeremo? di Giovanni Fasani Il gusto del lassativo Rubrica di Raffaella Ferrari A proposito di menopausa:Terapia ormonale o fitoestrogeni? Rubrica di Elena Marinoni Inserto Oceano Salute a cura del comitato scientifico di Oceano Sintesi direttore scientifico Gian Marco Carenzi Dacci il nostro cibo quotidiano di Marina Robbiani Piccola cucina da regalare di Francesca Carmelini Maiale mon amour di Andrea Bocchi Modrone Libri di Ecoè Milano & Oltre 8 14 16 20 24 28 I-XII 48 52 54 64 68 HOD 23 - 7 ALCHIMIA Verde a cura di Marina Robbiani Di fronte a termini quali “ alchimia",“ spagiria” ,“ prodotti spagirici” molti di noi rimangono perplessi. In parte perché non li conoscono, in parte perché hanno informazioni confuse, imprecise, talvolta anche sbagliate. Intervistando Luigi Anzoli,“ preparatore” del Laboratorio Alma e presidente dell’Associazione Kemi di Studi Simbolici ed Alchemici di Milano, cerchiamo di fare un po’ più di chiarezza. Intanto, cos'è la Spagiria? È uno dei rami applicativi dell’Alchimia, tanto è vero che si è meritata l’appellativo di “Alchimia Verde”.Trova le sue radici nella più profonda antichità, quando l’uomo iniziò ad accorgersi che nelle erbe vi era un potere terapeutico e pensò di servirsene per curare le proprie disfunzioni. Poi accrebbe le conoscenze, si perfezionò dal punto di vista tecnico e scientifico e riuscì a elaborare delle sostanze complesse. Cominciò da semplici vegetali, isolando alcune proprietà ed esaltandone il potere terapeutico mirato per casi specifici.Volendole dare un significato ampio, la Spagiria è l’arte di amplificare l’apporto energetico di un “ente vegetale” (una pianta), senza però separarlo nelle sue componenti.Ad esempio, l’idea che nella Rosa Canina esista un elevato quantitativo di vitamina C è un dato di fatto. Se però noi “catturiamo” questa vitamina e la isoliamo dalle restanti componenti della pianta, non otteniamo altro che un semplice antiossidante… che di terapeutico ha ben poco. 8- HOD 23 Che fare allora con la Rosa Canina? Occorrerebbe prendere il frutto intero nel suo momento di completa maturazione e utilizzarlo tutto: la vitamina C è presente nella pelle del frutto e in parte nella polpa. Inoltre nel frutto vi sono sia i semi che dei piccoli peli che possono risultare fastidiosi (ad esempio mangiare un frutto appena colto potrebbe irritare la gola). Ma il fatto di usare anche quei piccoli peli presenti nel frutto rappresenta un lungo lavoro di continue filtrazioni… Proprio quei “peletti” sono l’innesco grazie al quale si aumenta l’assorbimento della vitamina C nel corpo: rilasciano alcune sostanze prevalentemente silicee che, insieme ad altre rilasciate dai semi, si combinano con la vitamina in questione e la rendono più assimilabile. È un dato di fatto che le vitamine isolate in laboratorio, una volta assunte, sono per la maggior parte eliminate entro poche ore dal corpo tramite le urine.Al contrario,le vitamine “naturali” ottenute con questi processi vengono assorbite in toto. Non a caso la Natura ha “costruito” la pianta con una se- Tornando alla Spagiria… Possiamo dire che la Spagiria è anche “il lavorare” a fianco della Natura, con il preciso intento di potenziare, concentrare e amplificare ciò che già esiste. Questo lavoro, che ovviamente deve rispettare tutti i canoni armonici, prevede una serie di passaggi mirati a non uccidere la pianta, ma a mantenerla in uno stato di “vita” anche quando si trova trasformata in prodotto Spagirico… Infatti un prodotto Spagirico si modifica con il modificarsi delle lune, migliora con la stagionatura, e acquista una particolare corposità con il passare degli anni… come il buon vino, per intenderci. Che legami ha la Spagiria con l'Egitto? L’evoluzione tecnologica e scientifica cui prima accennavo ci fa trovare proprio nell’Egitto il riferimento dei primi veri preparati Spagirici. Se prima tutto si fermava alla semplice manipola- zione -ridurre in polvere la pianta nel pestello ed estrarre i succhi a macerazione o per fermentazione al fine di liberare l’alcol e gli olii essenziali ivi contenuti-, con l’Egitto si incontrano le prime “finezze” nell’Arte della lavorazione di un ente vegetale. L’Egitto ha dettato regole precise tuttora valide: alle semplici proprietà della pianta ha unito l’idea di una funzione energetica archetipale… un “quid” che trova una sua giustificazione con il supporto dell’astrologia. Secondo la filosofia Egizia,il Neter (che è il dio - funzione - archetipo) è in grado di caratterizzare non soltanto l’ente vegetale in questione, ma anche i passaggi Spagirici collegati alla lavorazione del prodotto stesso.Insomma,oltre ad essere la culla della cultura occidentale, l’Egitto ha elevato la Spagiria al ruolo di scienza, dandole norme e giustificazioni ben precise. Quali sono i vostri prodotti Spagirici e che peculiarità mostrano? Innanzitutto è bene distinguere il prodotto in olio “Il flauto magico”, scene di F.Schinkel, 1815. Bibliothèque de l’Opéra, Parigi. rie di elementi costituenti (olii essenziali, tannini, sali, zuccheri ecc…) che, tutti insieme, possono portare beneficio a chi l’assume. HOD 23 - 9 Prepariamoci all’inverno L’inverno, in Astrologia, è il regno di Saturno: vede infatti coinvolti i segni di Capricorno, Acquario e Pesci (quindi 2 volte Saturno e 1 volta Giove). Questo, in parole semplici, vuol dire prepararsi all’introspezione, è il periodo migliore per iniziare un iter di proiezione in se stessi per cercarsi e ritrovarsi, eliminando molte delle “pecche” che ci portiamo dietro fin dalla nascita. Non a caso in questo periodo nascono gli esponenti delle diverse religioni (ad esempio Cristo e Osiride), a significare il momento in cui il Cielo è favorevole per la nascita del proprio “Oro Interiore” detto anche “Sole Nascente”. Nella vita di tutti i giorni, il freddo che ci circonda rallenta il ritmo vitale (la Natura ci propone un esempio oggettivo attraverso il letargo di molti animali e della maggioranza delle piante). Dunque, tutto dorme? No. Tutto “sembra” dormire. L’apparente immobilità indica che la Natura si prepara a catalizzare in sé le energie provenienti dall’alto… E cioè, come dicevano gli Egizi, attraverso il doppio imbuto della costellazione di Orione, le forze del Serpente giungono sulla Terra. Ma c’è “qualcuno” che, pur nella sua immobilità, è il più attivo di tutti: il seme. Il piccolo seme che riposa sotto la terra, isolato dalla coltre di neve, si preoccupa di accaparrarsi più energia possibile. Gli sarà indispensabile per trovare la forza di perforare il manto sovrastante e imporre la sua presenza nel mondo vegetale: è la battaglia selettiva della vita. Anche noi esseri umani siamo come quel seme e dobbiamo imparare, durante questo periodo, a dare un po’ più di spazio a noi stessi… bastano, a volte, pochi istanti al giorno. Gli Egizi, per facilitare questo atteggiamento interiore ricorrevano all’uso di tisane o infusi a base di miscele di piante, in dosaggi particolari, che predisponevano il corpo e favorivano la psiche. Vediamo l’esempio di questa ricetta: ACHILLEA: in relazione ad Acquario sostiene la funzionalità della Milza rivelandosi un buon tonico. ANGELICA: anch’essa in relazione ad Acquario (Milza) è uno stimolante del sistema linfatico. IMPERATORIA: in relazione a Capricorno (vescicola Biliare) dà sostegno alla tiroide e, in senso puramente fisico, è un buon espettorante. LAVANDA: in relazione a Toro (Triplice Riscaldatore) lavora nella zona della gola, e in senso puramente fisico è un buon broncodilatatore, con proprietà di fluidificare il catarro e calmare la tosse. MELISSA: di nuovo Acquario (Milza) con azione energetica, in particolare riferita al pancreas e alla sua azione sul ricambio (e sulla “scorta”) degli zuccheri e, quindi, dell’energia fisica che deve essere ben bilanciata. In senso puramente fisico è un buon regolarizzatore dell’intestino. SAMBUCO: in relazione a Bilancia (Reni) svolge un’azione energizzante della fascia renale, e in senso puramente fisico favorisce il corretto controllo idrosalino. MALVA: in relazione a Toro (Triplice Riscaldatore) è anch’essa rivolta all’apparato respiratorio e in particolare alla laringe, alla lingua e alle corde vocali, così come essendo in relazione anche con Scorpione (Vescica) è un disinfiammante della parte finale dell’intestino. L’azione combinata dei vegetali comprende il piano fisico estendendosi fino a quello psichico per consentire la giusta reazione al periodo astrologico cui si va incontro: dal freddo esteriore (oggettivo) a quello interiore (soggettivo) per imparare a trovare il “calore nella parte non visibile, nel proprio intimo”. Il riferimento a tutto ciò è “Iset 119 Elixir Spagirico di Ebers” (nelle farmacie). Riassumendo, la sua azione puramente fisica serve come: ● Tonico ● Stimolante del sistema linfatico ● Broncodilatatore (fluidifica il catarro e calma la tosse) ● Disinfiamma e regolarizza l’intestino (antisettico) ● Regolarizza l’equilibrio zuccherino. ● Lavora sull’energia Renale ● sul Controllo idrosalino ● sull’Apparato vocale (laringe, lingua, corde vocali). Alma 10 - HOD 23 s.r.l. Via Moroni, 1 - 20146 Milano tel./Fax 02/40.35.269 e-mail: [email protected] dalla tintura: sono due sistemi molto diversi e meritano un approfondimento enrambi. Per ora concentriamoci sulla tintura.Per quanto riguarda la Tintura Spagirica (che è differente dalla tintura madre) esistono molti metodi di preparazione, a volte piuttosto diversi tra di loro. E visto che con il termine “Spagiria” si intende soprattutto la “filosofia dell’operare con la Natura per esaltare determinate qualità da un ente vegetale, vi saranno differenti metodi di preparazione. Già fermandoci al periodo degli ultimi illuminati in campo Spagirico, possiamo osservare gli scambi epistolari avvenuti nel XV secolo tra Raimondo Lullo e Arnaldo da Villanova che confrontavano le loro tecniche operative. Gli stessi papiri Egizi, poi, ne sono ulteriore dimostrazione: a seconda dei compilatori presentano molte “ricette” per trattare una stessa pianta in modi diversi, al fine di ottenere preparati con caratteristiche differenti. Riprendendo come esempio il caso della Rosa Canina, si può ottenere un prodotto per macerazione, per distillazione (estraendo gli olii essenziali), per fermentazione, per infusione in vino, oppure in altri preparati alcolici (nelle regioni montane dell’Italia si fa abbondante uso della grappa).Vi sono poi altri accorgimenti, che anche qui possono variare di molto il risultato: l’utilizzo dei sali ottenuti per calcinazione della pianta iniziale, l’esposizione a determinate fasi lunari, la dinamizzazione (ovvero il mantenere il prodotto per un determinato lasso di tempo ad una temperatura compresa tra i 40 e i 50 gradi). Sarà comunque l’operatore a scegliere il metodo a lui confacente, in base alla sua preparazione (“interiore” e non “didattica”), in relazione alla sua sensibilità e, infine, (ma sarebbe meglio dire soprattutto) in rapporto alle conoscenze “esoteriche” della materia che sta manipolando. Ovviamente, la prerogativa essenziale è che il prodotto risponda bene e che funzioni. Che importanza ha l’esoterismo nella preparazione di un prodotto Spagirico? Per quanto riguarda il Laboratorio Alma, ci si affida alla Tradizione Egizia, decisamente ricca di suggeri- Associazione di Studi Simbolici ed Alchemici Via Alunno, 12 - 20147 Milano Tel/Fax 02/40.48.768 e-mail: [email protected] [email protected] www.associazione.it www.kemi-hathor.it Dal Catalogo delle pubblicazioni Kemi, vi segnaliamo: ▲ La Luce di Kemi di Angelo Gentili - Pagg. 288, tavole 9, E 16,53. Nel lontano 5.500 a.C. il sorgere eliaco di Sirio stabilì la nascita di un’Era Nuova: l’Età del Ferro. Quel ciclo diede un’impronta non solo agli eventi umani, ma stabilì anche un nuovo sistema di iniziazione, che diede origine ai nuovi postulati Alchimici dai quali derivano tutte le misteriosofie e le religioni attuali. ▲ Il Volo dei Sette Ibis di Angelo Gentili - Pagg. 280, Fig. 8, Tav. 4, E 18,08. Il Regno Vegetale viene suddiviso in Sette Funzionalità (Archetipi), che compendiate nell’uomo, agiscono singolarmente oppure a gruppi nella Natura: da questi presupposti nascono i Principi della Fitoterapia Alchimica. ▲ 14 Lezioni di Alchimia di Julius Cohen Pagg. 280, E 18,08. In quest’opera riecheggiano i Principi che si ricollegano al grandioso passato dei templari. ▲ Il Serto di Iside - Quaderni di fitoterapia Alchimica, 1° (Pagg. 227 E 18,08) e 2° Volume (Pagg. 200, E 18,08) di Angelo Angelini Sono due raccolte di 12 lezioni l’una tenute dall’Autore rispettivamente negli anni 1985/86 e 1986/87. ▲ Manuale di Astrologia Egizia - La Tradizione - di Angelo Angelini - Pagg. 212, Figg. 9, Ill. 12 E 23,24 ▲ Neith - Custode dell’Ultimo Segreto Alchimi- co - di Luigi Anzoli - Pagg. 176, Tavv. 5, E 18,08 Neith fu chiamata dagli Egizi con l’appellativo di “Vergine Tessitrice della Materia Prima dell’Universo” e anche “Custode del Fuoco Alchimico”. menti e molto più naturale delle tecniche seguenti, dal medioevo in poi, ove la razionalizzazione ha investito anche questo campo dettando regole (a mio avviso) fin troppo rigide e schematiche… tant’è che chi segue i dettami “post egizi” spesso cade nella standardizzazione. Per la Tradizione Egizia invece ogni pianta segue un suo “personale” percorso; anche trattando piante simili, possono esserci grandi divari nella realizzazione di un prodotto. Può fare l'esempio della preparazione di un prodotto Spagirico? Cercherò di essere sintetico,diversamente non sarebbe sufficiente un libro per illustrare la preparazione di una sola pianta. Innanzitutto bisogna tener conto che una pianta, pur appartenendo ad un Archetipo specifico (ad es.Venere), contiene in sé anche tutte le “Sette Funzioni” che rispondono alla costituzione della pianta stessa. Ad esempio: i fiori sono Luna,le foglie Mercurio,una parte del fusto Venere e un’altra Sole, mentre la triplice suddivisione delle radici si rifà a Marte a Giove e a Saturno. Stabilita la parte che interessa si procede alla raccolta, che deve avvenire esclusivamente in determinate ore. Questo significa che in relazione al Cielo e ai cicli planetari, si individuano i momenti di maggiore potenzialità magnetica. Dopo la lavorazione e la decantazione adeguata, la pianta viene filtrata e torchiata fino a quando ha rilasciato tutto il liquido. Il rimanente (pianta fisica) subirà il processo della calcinazione, che consiste nel mettere la pianta in un recipiente chiuso,di ghisa, sopra il fuoco fino a raggiungere una temperatura di circa 400 °C (ma attenzione, senza contatto diretto con il fuoco). Questo processo dura fino a quando il tutto si è trasformato in cenere. I sali così ottenuti vengono dispersi nel preparato, che deve “riposare” per un po’ di tempo. Questo passaggio di operazioni (filtrazione e calcinazione) deve essere ripetuto alcune volte fino a che i sali non rilasciano più nel liquido alcuna sostanza. Vi sarà poi l’ultima filtrazione, quindi la dinamizzazione del preparato ottenendo il “solve et coagula”, e cioè: pur avendo modificato il suo aspetto esteriore, tutta la parte scelta della pianta è presente nel prodotto e continua a “vivere”. 12 - HOD 23 Come ci si cura con i prodotti Spagirici? La Spagiria nasce ufficialmente nel lontano Egitto. Non possiamo parlare di malattie come si intendono oggi, bensì di disfunzioni energetiche che,cristallizzandosi sempre più,arrivano a cronicizzarsi in malattia. Secondo la filosofia Egizia, la Spagiria mira essenzialmente alla prevenzione: ciò non toglie che si possa intervenire anche su disfunzioni magnetiche già in atto… ma è meglio chiudere la stalla prima che i buoi scappino, non dopo. Da questo punto di vista, la filosofia medica Egizia si avvicina a quella Orientale, (anche l’Oriente ha una “sua” Spagiria), dove la prevenzione è vista come caposaldo del benessere. Ecco allora che i prodotti Spagirici sono equilibratori energetici, ed il loro compito è quello di far sì che l’individuo possa fronteggiare le situazioni della sua vita (sia dal punto di vista fisico che da quello psichico e spirituale) in modo armonico, con il sostegno di un magnetismo che dovrebbe essere il più possibile puro… come pura è la Natura. Dove si trovano i vostri prodotti? I prodotti del Laboratorio Alma si trovano prevalentemente nelle farmacie, e in qualche erboristeria. Esistono 4 differenti tipi di preparazioni che sono stati studiati appositamente per coprire le diverse esigenze: gli Elixir Spagirici (29 Semplici e 20 Compositi) che trovano un impiego in quella che oggi la moda del modernismo chiama un po’ pomposamente “astrodiagnosi”, gli Elixir Spagirici di Ebers (4 Compositi) che lavorano sulle fasi lunari e sulle cure stagionali,i BioKrene Spagirici che hanno un indirizzo più “pratico”. Per la linea esclusivamente erboristica invece, è stata creata di recente una linea “BK” il cui utilizzo è ancora più immediato e semplice. Abbiamo cercato di rendere la Spagiria aperta a tutti, iniziando da applicazioni molto complicate che richiedono una preparazione astrologica non “Iside che coltiva gli alberi e le piante”, Christine de Pisan, Bibliothèque Royale. indifferente,fino alle più semplici… rifacendoci,per queste ultime (“BioKrene” e “BK”), anche alle tradizioni popolari e contadine. Il tutto senza far decadere quella qualità che ci contraddistingue da anni, e che è il risultato della passione e dell’impegno per portare a termine ognuno di questi prodotti: in omaggio alla Tradizione Egizia e nel suo completo rispetto. Cosa significa “Kemi” e come nasce la Kemi Associazione? Angelo Angelini è stato il fondatore della Kemi Editrice assieme ad Arturo Anzoli (mio padre): li accomunava il desiderio di diffondere un certo tipo di conoscenza. Poi, poco prima della morte di Angelo Angelini (e per volontà dello stesso) è nata la Kemi Associazione che prosegue nella divulgazione del pensiero Alchimico ed Ermetico. Kemi (il cui nome traslitterato in geroglifici significa “Egitto”) ha sempre cercato di riportare in auge tutte le conoscenze della Tradizione antica e, in particolar modo, quelle della Terra del Nilo. Dalla conoscenza alla pratica,si è arrivati poi a fondare un laboratorio Spagirico, con il preciso intento di dimostrare in modo chiaro come e quanto fossero reali gli assunti della scienza antica, per quanto riguarda l’Alchimia Verde e, in specifico, la realizzazione di Tinture Spagiriche quali supporti energizzanti per il corpo e per il complesso magnetico umano. ■ H O D 2 3 - 13 Gustarsi la Vita di Aurelia Bracciforti Riusciamo davvero a gustarci la vita e ad assaporarla in tutte le sue sfumature? Oppure ci sembra troppo “insipida” e vorremmo renderla più piccante… I l senso del gusto, attivo negli esseri umani a poche ore dalla nascita è, fra i nostri sensi, forse il più completo: il dolce, il salato, l’amaro, l’acido o il piccante dei cibi e delle bevande nutrono e attivano, secondo la medicina cinese, i vari organi correlati agli specifici sapori. La nostra esperienza del gusto inizia con sensazioni delicate, perché il cibo dei neonati è una sostanza dal sapore abbastanza neutro, lievemente dolce. A mano a mano che il rapporto del bambino con il mondo esterno si fa sempre meno indistinto e neutro, assaggiare nuovi sapori significa sperimentare la vita nelle sue varie sfaccettature e quindi crescere e definirsi come individuo. Ma cosa mangia un adulto quando sceglie i propri cibi in maniera istintiva, al di fuori di imposizioni culturali e religiose, o di autoimposizioni puramente intellettuali? È possibile nella nostra società, col nostro modello di sviluppo, scegliere ciò di cui veramente ognuno di noi necessita per la propria individualizzazione? Se analizziamo i cambiamenti dell’alimentazione su scala mondiale (e parliamo purtroppo solo di quella fascia di popolazione che può permettersi di scegliere “cosa” mangiare, non dovendo affrontare il problema se mangerà o meno), ci rendiamo subito conto che l’orientamento di massima va sempre più verso i cibi dolci, salati o piccanti. 14 - HOD 23 Vediamo ora quali organi si vogliono nutrire scegliendo questi particolari sapori e perché. ● Il sapore salato è collegato all’elemento Acqua. Nutre i reni e le ossa del corpo. Quando è usato in eccesso induce rigidità ed esprime con ciò la volontà, più o meno consapevole, di essere inflessibili perché si ritiene che questo sia il miglior modo di far fronte agli eventi. Rifiutandosi di “fluire” con la vita si rende palese la paura di “lasciarsi andare”. ● Il sapore dolce è collegato all’elemento Terra. Nutre lo stomaco, la milza e il pancreas. Quando è usato in eccesso induce mollezza e rende evidente il tentativo di diventare morbidi, simpatici e gradevoli in maniera da poter essere più facilmente amati e “accolti”. Rende manifesto il proprio sentirsi “alieni” in un mondo verso il quale non si sente empatia. ● Il sapore piccante è collegato all’elemento Metallo. Nutre i polmoni, l’intestino crasso e la pelle intorno al corpo. Quando è usato in eccesso denota la volontà di controllare le nostre comunicazioni interno/esterno e di definire i propri confini. Forse la nostra società è un po’ rigida, ha paura di lasciarsi andare, di essere flessibile, e viene recepita come poco accogliente nei nostri confronti. Inoltre le comunicazioni fra gli uomini sono sbilanciate: probabilmente riusciamo a dare sempre meno al mondo che ci circonda e, al con- trario, questo stesso mondo invade sempre più il nostro intimo lasciandoci sempre meno “individui”. Se guardiamo agli ultimi duecento anni notiamo ad esempio che il consumo di spezie ha avuto un incremento notevole. Questo uso massiccio è spiegabile col fatto che i cibi non hanno più sapore di per sé. Le colture in serra e l’uso intensivo di concimi chimici hanno reso disponibile una sempre maggior quantità di cibo, ma questi alimenti non hanno più il gusto che sarebbe lecito aspettarsi e non ci soddisfano in alcun modo. Specularmente anche noi consideriamo le nostre vite abbastanza “prive di gusto” e non abbiamo tutti i torti… Ci sentiamo assediati da uno stile di vita che noi stessi abbiamo creato, ma dal quale troppo spesso rischiamo di sentirci appagati. M “My Diet”, da The New York Times Magazine. adre Natura, forzata da noi a produrre sempre tutto in tutte le stagioni, ci consegna i suoi frutti ma, come direbbe Steiner, sono frutti svuotati della loro parte eterica, dell’essenza vitale per dirla altrimenti. E alimentarsi con cibi cui manca la parte vitale, che ci piaccia o meno, significa alimentarsi di “cose morte”. Ecco perché tramite l’uso di aromatizzanti e spezie, nonché con la ricerca di sapori sempre più forti. tentiamo più o meno consapevolmente di reintrodurre un po’ di “vita” nella nostra esistenza quotidiana. Il significato poi dell’introduzione del transgenico, al di là delle conseguenze sul piano della salute che può comportare, è ancora più inquietante, perlomeno sul piano simbolico. L’ipotesi delirante di “correggere” la Natura creando un “modello eletto” di patata piuttosto che di pomodori denota la nostra scarsa propensione a confrontarci con la varietà di simboli vitali che la Natura ci offre, a confrontarci con le eventuali imperfezioni… Questo purtroppo è anche lo specchio di una nostra realtà interiore, laddove non vogliamo ci sia spazio per l’umana imperfezione e per l’umanissima differenziazione. Siamo totalmente protesi verso l’omologazione sociale, culturale e…interiore. D ovremmo riflettere a questo proposito, tantopiù se si considera che in natura esistono già altri modelli vitali che si comportano in questo modo: le cellule cancerogene. Esse sono totalmente indifferenziate e il loro obiettivo espansionistico consiste propriamente nel rendere le cellule “colonizzate” completamente uguali a loro, cioè “non individualizzate”. Anche se questo paragone ci dà i brividi, dovremmo considerarlo un punto di partenza per riesaminare a fondo la direzione verso la quale stiamo andando: la grande spinta verso l’omologazione dei gusti e degli stili di vita, al di là della noia che comporta (mangiare un pollo a Hong Kong con lo stesso sapore di uno di Milano), al di là delle conseguenze sociologiche che ne derivano, non è davvero un futuro auspicabile! Ma abbiamo ancora a disposizione la nostra capacità di analisi e di interpretazione di queste trasformazioni che si stanno verificando su scala mondiale, e il nostro pensiero critico dovrebbe davvero aiutarci a invertire questa rotta…se solo lo vorremo usare. ■ H O D 2 3 - 15 Di cibo… e Ogni giorno in Africa 18.000 bambini muoiono di fame. Il solo morbillo fa un milione di vittime all’anno.Tra 15 donne incinte, una rischia di morire di parto. Immagini di Piero Raffelli tratte da “Phototeca” anno IV n°11. di Viviana Dall’Ora D SI a più di 30 anni l’Associazione Medici Senza Frontiere offre soccorso sanitario alle popolazioni in pericolo: opera in più di 400 progetti presenti in 85 paesi. Ogni anno circa 3.000 volontari di 45 nazionalità prestano la loro opera coadiuvati da 15.000 collaboratori locali. Medici Senza Frontiere ricopre inoltre un ruolo chiave nel denunciare sia le violazioni dei diritti umani di cui è diretta testimone, sia la mancata attuazione delle convenzioni di diritto internazionale. Nobel per la Pace nel 1999, assiste le vittime delle guerre dando loro accoglienza negli ospedali, distribuendo medicinali ed intervenendo chirurgicamente quando necessario. La sua opera è presente nei paesi colpiti da catastrofi naturali, dove le vittime possono aumentare a dismisura in tempi brevissimi. In questo caso forniscono un supporto medico-logistico attraverso la cura, la nutrizione e l’attenzione per lo stato igienico-sanitario delle popolazioni colpite. L a guerra civile che ha colpito l’Angola nel 1975 ed è durata 27 anni (la tregua è stata siglata il 4 aprile 2002) ha tristemente con- di farmaci… tribuito a far divenire questo paese una delle missioni più importanti dei Medici Senza Frontiere: il più incisivo intervento umanitario intrapreso ad oggi dall’organizzazione in tutto il mondo. L’Angola ha vissuto e sta vivendo una delle peggiori tragedie umanitarie che ha colpito l’Africa negli ultimi dieci anni. Nonostante i venti di pace, continua a morire di fame nell’indifferenza internazio- fiamme, e la mancanza di mezzi di sopravvivenza, la popolazione deve cercare di sopravvivere.Durante gli anni di guerra che hanno sconvolto il paese, sono state inoltre distrutte la maggior parte delle strutture medico-sanitarie. I soccorsi, spesso ostacolati da mine disseminate ovunque, strade di difficile accesso e fenomeni di banditismo, costringono i volontari a spostamenti quasi esclusivamente ae- MUORE nale. Presente sul territorio dal 1993, Medici Senza Frontiere è testimone di situazioni terrificanti. Sono migliaia le persone che versano in uno stato di malnutrizione e in condizioni sanitarie disumane. Oltre 1.000 ricoveri a settimana, 3.500 bambini in cura nei 23 centri nutrizionali terapeutici e 14 centri nutrizionali supplementari con 21.000 persone dislocate in undici province del paese. Medici Senza Frontiere ha dovuto triplicare le squadre dei volontari per far fronte ai pressanti e inarginabili bisogni della popolazione.La carestia di proporzioni catastrofiche che ha colpito la popolazione negli ultimi mesi e che ha già fatto migliaia di vittime, è stata provocata dalle tattiche di guerra utilizzate dallo stesso governo angolano e dai ribelli dell’UNITA durante gli ultimi tre anni di guerra. Nonostante i livelli di malnutrizione e di mortalità siano al di sopra della soglia di emergenza, il governo angolano e le Nazioni Unite hanno dimostrato una vergognosa e insufficiente lentezza di fronte ai bisogni umanitari di mezzo milione di persone: una risposta totalmente inadeguata rispetto alla reale crisi. Nonostante le devastazioni subite, l’abbandono delle terre, dei villaggi dati alle rei o, dove possibile, con auto blindate. Proprio l’Angola detiene il primato mondiale di un amputato ogni 334 abitanti: circa 70.000 vittime di cui 8.000 di età inferiore ai 15 anni. MEDICI SENZA FRONTIERE onlus “ Portare aiuto medico a chi soffre è un tentativo di difendere gli individui da ciò che li aggredisce, e di aiutarli a riguadagnare i loro diritti e la loro dignità. Il nostro intervento e la nostra voce sono un gesto di indignazione, il rifiuto di accettare l’aggressione attiva o passiva agli altri… (Medici Senza Frontiere) ” Per contribuire all’opera di Medici Senza Frontiere potete rivolgervi a: Medici Senza Frontiere Onlus Via Volturno, 58 - 00185 Roma Tel. 06/44.86.921 - [email protected] Conto Corrente postale n° 87486007 intestato a Medici Senza Frontiere Onlus, Roma Il reparto umanitario dell’ONU ha calcolato che sul territorio sono disseminate quasi 15 milioni di mine su una popolazione di 10 milioni di persone. È proprio questa la causa principale per cui in Angola è quasi impossibile coltivare la terra,se non in determinate aree già sminate. Dati tanto sconfortanti ed allarmanti hanno visto un picco tra maggio e luglio: a seguito delle denunce di Medici Senza Frontiere, gli organismi internazionali che non hanno “gradito” la presa di posizione dell’organizzazione,hanno iniziato la distribuzione dei beni di prima necessità facendo rientrare l’emergenza ma lasciando la situazione come prima. A settembre Medici Senza Frontiere ha lanciato un altro allarme. Nei paesi africani si sta diffondendo un raro ceppo di meningite, il “W135”, e se non si provvederà in fretta ad inviare vaccini a prezzi accessibili, migliaia di persone potrebbero morire. Il “W135” è stato registrato per la prima volta fra febbraio e maggio di quest’anno ed ha già colpito 13.000 persone, causando 1.400 decessi. L’enorme rischio è che si propaghi proprio ora, a novembre, considerata la prossima stagione epidemica. Per evitare il propagarsi in modo incontrollabile dell’epidemia, Medici Senza Frontiere chiede un immediato intervento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Salute, dei governi e delle società farmaceutiche. Il problema fondamentale è che i vaccini usati attualmente in Africa non coprono il ceppo di meningite incriminato. Il vaccino giusto per altro esiste e viene usato nei paesi occidentali (migliaia di cittadini francesi e inglesi sono stati vaccinati anche se i casi di meningite sono rari). Ma i rifornimenti a disposizione non sono sufficienti ed il prezzo è molto al di sopra di quanto i governi dei paesi africani siano in grado di pagare. Perciò un gruppo di esperti internazionali riuniti da Medici Senza Frontiere ha richiesto un piano di azione immediato condotto dall’OMS e dai governi, che induca l’industria farmaceutica a trovare una soluzione rapida e accessibile. D’altra parte non è raro che le industrie farmaceutiche “offrano” donazioni capestro di vaccini, medicinali ecc. per un periodo concordato, alla fine del quale scattano impegni commerciali che vincolano gli acquisti per un certo numero di anni. Mentre questo numero di Hod è in stampa tutto è fermo, nessun piano è stato promosso. E intanto la gente continua a morire. ■ La guerra è scoppiata, è in corso, ha ucciso e uccide. Durerà anche quando militari e strateghi avranno stabilito di considerarla, dal loro punto di vista, finita. Durerà nei lutti dei sopravvissuti, nei corpi mutilati di molti di loro. Durerà nelle esplosioni di ordigni rimasti attivi sul terreno. Sappiamo che molti sono favorevoli a questa guerra. Vogliamo che anche quelli che sono contrari abbiano voce. Per farlo useremo un pezzo di stoffa bianco: appeso alla borsetta o alla ventiquattrore, attaccato alla porta di casa o al balcone, legato al guinzaglio del cane, all'antenna della macchina, al passeggino del bambino, alla cartella di scuola... Uno straccio di pace. E se saremo in tanti ad averlo, non potranno dire che l'Italia intera ha scelto la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Emergency chiede l'adesione di singoli cittadini, ma anche comuni, parrocchie, associazioni, scuole e di quanti condividono questa posizione. Diffondere questo messaggio è un modo per iniziare. I ran aprì l’elenco telefonico, e guardò le pagine gialle sotto la voce Accessori per animali elettrici. Compose il numero e quando la commessa rispose, le disse: «Vorrei delle mosche artificiali che volino e ronzino, per favore. Della miglior qualità.» «Sono per una tartaruga elettrica, signora?» «Per un rospo» precisò Iran. «Allora le consiglierei un miscuglio d’insetti che strisciano e che volano, insetti di tutti i tipi, compresi…» «Vanno bene le mosche», l’interruppe Iran «Potete mandarmele a casa? Non posso uscire. Mio marito sta dormendo, e voglio essere sicura che sia tutto a posto.» Foto Greg Gorman Foto Barry Ryan (da Philip K. Dick, “Cacciatore di androidi”) 20 - HOD 23 Gusto e buon gusto Questione di stile, di sapore e di cuore. Tra cinquant’anni mangeremo, o CI MANGEREMO? di Giovanni Fasani U n titolo forse un po’ provocatorio, ma la questione del “gusto” non è solo un problema di papille, di stile e di buona tavola. E nemmeno soltanto di cibi transgenici, sebbene questo aspetto non possa lasciare indifferenti i cultori del cibo genuino e naturale. Del resto l’uomo perde la memoria: la perde o si indebolisce, nei contenuti emotivi ed emozionali, anche laddove il colore del trauma è stato violento. Fatti impossibili da dimenticare, come la morte di un genitore, di un fratello o le morti collettive delle guerre ad un passo da noi, perdono il sapore violento della sofferenza e nella maggior parte degli esseri umani questo è effetto della capacità di guarire dalle angosce. Così è anche per l’amore, i viaggi e l’incontro sotto un cielo rosso di tramonto: anche la gioia più intensa può diventare un sorriso appena accennato. Che ne può essere quindi dei sapori di un cibo, la cui emozione si lega anch’essa e di più a molte altre condizioni di contorno? Ricordare il sapore di una pesca di vigna, per chi le ha conosciute, o delle susine dalla forma allungata e dal sapore di miele è un’esperienza struggente e quasi malinconica, ma dove sta veramente l’importanza di questa esperienza? I l gusto è una delle reti (a strascico) cui l’àncora del presente rinnova le emozioni legate al buono, e per contrasto tenta di abbandonare il cattivo. Buon gusto. Gustarsi la vita. Assaporare gli attimi. Anche la lingua e le parole segnano un cerchio molto ampio entro cui inscrivere tutto ciò che può essere gustato. La polenta transgenica è devastante? Perché è meglio il biologico? Ha più sapore l’orto di casa, perché per la maggior parte delle persone indaffarate e stressate delle città l’orto evoca le serenità di una campagna (immaginata) in cui il gusto delle cose e dei cibi si lega al tempo lento delle stagioni, della raccolta, delle parole nell’attesa della cena? Più che l’orto (ma va bene anche questo), credo che il gusto perso (rimpianto, speranza) sia piuttosto quello delle parole in attesa della cena. Per questo non disdegno le comodità della grande distribuzione alimentare, che a volte, con i cibi pronti e inscatolati sen- za conservanti mi concede di gustare un minestrone altrimenti inaccessibile prima della mezzanotte (se tutto va bene), lasciandomi anche un tempo, appunto, per le parole. C he cosa ci riserva il futuro del gusto è questione aperta tra l’inerzia e il piacere della conservazione, che avvolge l’uomo nel bozzolo di qualche certezza, e l’impulso alla curiosità e al nuovo, che non può essere senza rischi. Le patate sotto la cenere vanno aperte a metà e prima che il fumo e il vapore scompaia, va steso un pizzico di sale e un velo di burro. Basta avere tempo di accendere il camino, fare brace intensa e ricca, nascondere le patate sotto la cenere calda, dimenticarsene per almeno mezz’ora, continuando a parlare e a bere un rosso rubino, antico di rovere. Parlando di gusto, questione aperta. Dr. Giovanni Fasani, medico omeopata e agopuntore, fondatore dell’Associazione Culturale Essere-Benessere, Milano. L'Associazione Culturale Essere-Benessere si pone come punto di riferimento e di incontro tra la medicina occidentale e i contributi di tutte le altre medicine (etniche e non). Organizza quindi incontri, corsi ed altre attività. È accreditata al Ministero della Sanità per lo svolgimento degli eventi per la formazione continua in medicina (ECM) riservati agli operatori di settore. (Per informazioni E-mail: [email protected]). Foto Fanny per Lip Service Mel Ramos Molti ricordano il primo bacio, ma quanti tra questi sarebbero in grado di riconoscere il gusto vero di quella bocca, il sapore vero di quelle labbra e del loro profumo? Quanti sarebbero in grado di accostare a quel gusto l’emozione, e proprio quella, che allora aveva suscitato, e che ancora crediamo di ricordare? Nessuno, nemmeno il poeta che abbraccia le parole tra di loro e le compone in una musica evocativa. Nella memoria c’è la traccia di un passato reale che però nel ricordo non può che essere immaginato. E l’esperienza di oggi diventa la frattura, reale, tra un immaginato del passato e un immaginato del futuro. Il valore sta esattamente in questa frattura che è una condensazione di esperienze, è fatta di un materiale in cui si condensa, come in un buco nero stellare, tutta l’energia degli attimi prima e dopo, sotto una spinta adattativa che consente di tracciare il tempo senza morire di malinconia per l’abbandono del passato e di ansia per l’incerto del futuro. LASSATIVO Il gusto… del LASSATIVO di Raffaella Ferrari La Food and Drug Administration (FDA) ha recentemente emanato un decreto che elimina dal mercato americano tutti i prodotti lassativi da banco che contengano principi attivi ad azione stimolante. Sotto accusa, in particolare, ALOE e CASCARA SAGRADA, in quanto la valutazione del rapporto rischio/beneficio nell’assunzione prolungata di queste sostanze non ne giustifica l’utilizzo. R iportiamo questa notizia come spunto per una serie di riflessioni sull’uso, o più propriamente sull’abuso, di sostanze ad azione lassativa. Pensiamo a tutti coloro (e sono tanti!) che per risolvere il problema della stitichezza fanno sempre più spesso ricorso ai lassativi. Come se non bastasse, ne fanno anche un uso smodato perché è molto più comoda una pastiglia che cambiare il proprio stile di vita e adottare alcuni semplici accorgimenti, a cominciare ad esempio dalle abitudini alimentari. La stipsi cronica infatti, quando non è causata da un problema organico, può essere facilmente risolta con un regime alimentare equilibrato, ed eventualmente con l’utilizzo di rimedi più blandi, come le fibre o i fermenti lattici. L LASSA a letteratura scientifica definisce stitica «una persona che effettua meno di tre defecazioni a settimana», quando emette feci dure ed ha difficoltà ad evacuare. In realtà è opinione comune che per una corretta igiene intestinale, l’intestino dovrebbe svuotarsi una volta al giorno o almeno ogni 48 ore. Un’informazione non corretta che porta un gran numero di persone alla stimolazione meccanica della peristalsi intestinale mediante l’utilizzo di lassativi. E tra i prodotti più richiesti in farmacia che non richiedono ricetta medica, troviamo i lassativi a base di piante medicinali. Ma il luogo comune che i prodotti fitoterapici non facciano male è assolutamente da sfatare!!! 24 - HOD 23 Aloe e cascara, ma anche senna, rabarbaro, frangula sono piante la cui azione lassativa è dovuta ad uno stesso gruppo di principi attivi chiamati glucosidi antrachinonici, che stimolano la peristalsi ma il cui utilizzo alla lunga può causare diversi problemi. Sono infatti sostanze ad azione irritante e possono causare spasmi a livello intestinale. L’abuso, o l’uso prolungato di queste sostanze, può dunque provocare disidratazione con perdita di elettroliti e ipomotilità intestinale di vario grado fino all’atonia completa. Alla base del problema c’è quel fenomeno di irritazione dell’intestino crasso, che si definisce colon lassativo. La perdita massiccia di liquidi attraverso l’intestino porta l’organismo ad uno stato di deficit elettrolitico, in particolare di potassio, e questo può portare a stati di debolezza muscolare. P urtroppo il fenomeno dell’abuso è spesso ben nascosto, perché difficilmente se ne parla: la stipsi non viene considerata una vera e propria patologia, e chi ne è affetto difficilmente ne discute con un medico, anche per motivi di riservatezza. Il problema è aggravato dal fatto che questi prodotti, ai quali ci si abitua molto rapidamente, si possono acquistare in farmacia senza prescrizione medica e senza alcun tipo di controllo. TIVO Allora cosa possiamo fare? Lassativi sì, ma non abusiamone! Ammesso che il ricorso a lassativi a volte può essere necessario, questa prassi non deve diventare un’abitudine ma solo un utilizzo saltuario, cioè quando non se ne può proprio fare a meno. Tra quelli “strong” (gli antrachinonici per esempio) vi suggeriamo di preferire prodotti a base di Frangula o Cascara, che hanno un’azione più blanda rispetto a Senna e Aloe, e una ridotta azione irritante sull’intestino. Di fatto si possono utilizzare anche nella costipazione spastica perché non provocano coliche e i fenomeni di assuefazione sono estremamente ridotti. Per questi motivi Cascara e Frangula sono indicate in pazienti abitualmente costipati, e quando occasionalmente o temporaneamente si voglia ricorrere ad un lassativo per rieducare l’intestino. Da utilizzare 2/3 volte al mese al massimo, sconsigliati in gravidanza. E le alternative? ● Mangiare almeno 2 porzioni di frutta e verdura al giorno, alimenti integrali, ricchi di fibre. Una curiosità: nei paesi tropicali, dove la dieta è particolarmente ricca di frutta e verdura, non si riscontrano casi di stipsi Il nostro consiglio Fatevi preparare dal farmacista una tisana a base di: ● Malva 25%, ● Liquirizia 15%, ● Melissa 20%, ● Tarassaco 20%, ● Anice 10%, ● Finocchio 10%. Bevete una tazza di quest’infuso anche tutte le sere: non ha un effetto lassativo ma serve a ripristinare il corretto funzionamento del vostro intestino. cronica, e l’incidenza del cancro all’intestino è nettamente inferiore a quella dei paesi occidentali. ● Bere molto, fino a 2 litri di acqua al giorno. ● Praticare abitualmente attività fisica. H O D 2 3 - 25 ● Fibre e Mucillagini possono essere assunte con la dieta (mele, pesche, pere, riso integrale, cavolfiori, broccoli, patate, piselli, fagiolini), ma possono essere anche integrate da prodotti specifici che svolgono una funzione emolliente, ammorbiscono le feci e regolarizzano le funzioni intestinali in modo dolce. In farmacia trovate: semi di lino, psillio, malva, pectine, fibra solubile di Acacia ecc. ● I fermenti lattici sono microrganismi non patogeni che una volta assunti per via orale sono in grado di provocare a livello intestinale uno stato di allerta immunologica contro germi patogeni o miceti, e allo stesso tempo hanno la grandissima capacità di ripopolare la flora batterica endogena. Sono definiti Probiotici. ● I Prebiotici invece, sono sostanze in genere di natura polisaccaridica (inulina, FOS - fructoligosaccaridi - ecc.), che diventano il cibo e il substrato ideale di crescita dei batteri intestinali endogeni (quelli “buoni”). Probiotici e Prebiotici ripristinano la corretta funzionalità assimilativa intestinale, migliorano la motilità intestinale e rafforzano in generale le funzioni metaboliche e immunitarie del nostro organismo. Se ne parla tanto, i sistemi di “pulizia del colon”: cosa sono? Il lavaggio intestinale profondo è l’aspetto principale di una terapia medica chiamata “idrocolonterapia”, che ha lo scopo di ripristinare le corrette funzioni dell’ultimo tratto dell’intestino (colon o intestino crasso). Il colon ha il compito di eliminare scorie e residui solidi dal nostro corpo, e di riassorbire sali minerali e nutrienti importanti per la nostra vita. Il cattivo funzionamento del colon provoca quindi un fenomeno di autointossicazione la cui manifestazione più 26 - HOD 23 evidente è la stipsi. La stasi intestinale provoca la formazione di un vero e proprio “pozzo nero” di materiale in decomposizione e di microrganismi patogeni all’interno del colon, e ciò a lungo andare determina la formazione di uno strato di muco che andrà ad alterare ulteriormente le funzioni assorbenti e metaboliche del colon. Questo fenomeno porta anche all’indebolimento del nostro sistema immunitario. L’idrocolonterapia è una tecnica di lavaggio intestinale che, attraverso l’introduzione rettale di acqua depurata, lava, ammorbidisce e provoca il naturale svuotamento dell’intestino, lasciando una sensazione generale di benessere. Esistono in commercio dei dispositivi “fai da te”, ma il nostro consiglio è di rivolgersi ad un centro specializzato, in cui un medico possa seguire il trattamento e darvi le indicazioni necessarie. La pulizia del colon si può praticare con tecniche meno “aggressive”, in particolare con l’assunzione di sostanze che favoriscono la depurazione agendo favorevolmente sulla funzione fisiologica della digestione e normalizzando la funzione intestinale. Citiamo il sistema di pulizia del colon che utilizza piante Ayurvediche (Withania somnifera, Phyllantus niruri,Terminalia chebula, Emblica officinalis, Punica granatum, Rosa damascena, Piper nigrum, ecc); lo potete trovare nelle Farmacie con un reparto di Medicina Ayurvedica. ■ A proposito di menopausa: terapia ormonale o fitoestrogeni? di Elena Marinoni Sempre più spesso donne sensibili ed attente alla propria salute rifiutano la terapia ormonale sostitutiva, manifestano dubbi e perplessità, cercano informazioni su alternative terapeutiche efficaci e sicure. Alcuni studi hanno evidenziato gli effetti protettivi dei fitoestrogeni nei confronti del tumore al seno, altri non hanno mostrato alcuna relazione tra il loro consumo ed il rischio di sviluppo tumorale. Ma in nessun caso è stato suggerito alcun effetto negativo. L a menopausa si colloca all’interno di un lungo periodo della vita di ogni donna, il cli materio. Inizialmente, nella pre-menopausa, la fluttazione dei livelli ormonali porta a modificazioni dell’attività ovarica e a progressive anomalie mestruali, fino alla cessazione permanente del ciclo stesso (menopausa). In seguito, nella post-menopausa, si verifica una vera e propria carenza di ormoni estrogeni, a cui sono associati tutti i generali processi involutivi dell’invecchiamento (tra cui atrofia delle ovaie, dell’utero e della ghiandola mammaria) e le patologie ad esso correlate (aumento del rischio cardiovascolare ed osteoporosi). La progressiva diminuzione di estrogeni causa una pletora di fasti28 - HOD 23 Margi Geerlinks,“Untitled”, Courtesy Galleria Gian Ferrari diosi disturbi neurovegetativi (variabilmente significativi in ogni donna) quali ansia, irritabilità, depressione, sbalzi d’umore, insonnia, vampate di calore, sudorazione profusa, cefalea, diminuzione della libido, secchezza vaginale, aumento del peso corporeo e perdita di capelli. Le modificazioni dei livelli ormonali hanno dunque un’ampia serie di effetti che non si limitano alla semplice cessazione del ciclo mestruale. Inizialmente non si era a conoscenza del motivo per cui gli estrogeni potessero interessare parti del corpo che sono fuori dal sistema riproduttivo. Ora sappiamo che esistono due tipi distinti di “recettori” per gli estrogeni, alpha e beta, che si trovano in quasi tutti gli organi del corpo non solo femminile, ma anche maschile. Alcuni organi, tra cui il rene e l’utero, hanno una predominante di recettori alpha. Altri presentano uguale o più alta densità di recettori beta: le ovaie, la prostata ed il cervello. Sappiamo inoltre che sono presenti nel sistema cardiovascolare e nelle ossa, e che svolgono un importante ruolo nel mantenimento funzionale di questi tessuti. I trattamenti convenzionali per limitare i sintomi associati alla menopausa e diminuire i rischi di sviluppare i disturbi sopra menzionati, includono terapie sostitutive di soli estrogeni oppure combinate di estrogeni e progestinici. Purtroppo i rischi correlati a questo tipo di terapie superano a volte i benefici e ne limitano l’utilizzo, soprattutto da parte di quelle donne che Gli integratori alimentari a base di isoflavoni (quelli in commercio sono estratti per lo più dalla soia e dal trifoglio rosso) non necessitano di prescrizione medica e nella maggior parte dei casi vengono assunti come “auto-medicamenti”. Rimangono comunque controindicati per quelle donne che soffrono o hanno sofferto di tumore al seno (gli effetti degli isoflavoni su tumori già in atto non sono ancora pienamente documentati e tali prodotti non sono, quindi, dotati di sicurezza farmacologica), in gravidanza, durante l’allattamento ed in soggetti che manifestino allergie abituali verso tali prodotti. Ogni donna deve poter serenamente valutare i benefici, gli effetti collaterali ed i rischi delle diverse terapie attualmente disponibili nel trattamento dei sintomi menopausali, per poter prendere la migliore decisione per se stessa e per la propria salute avvalendosi, sempre, dei consigli e delle indicazioni del proprio medico e farmacista. La menopausa, come anche l’inizio dell’età fertile con la comparsa delle mestruazioni, non è una malattia, bensì un processo fisiologico naturale nella vita di ogni donna, i cui sintomi non devono essere sottovalutati ma neppure drammatizzati, per poter essere affrontati, accettati e vissuti con serenità. hanno alle spalle precedenti patologie tumorali ed episodi tromboembolici. Gli effetti collaterali possono infatti essere piuttosto severi, ed includono la possibilità di sviluppare tumori al seno e all’utero, trombosi venose, sanguinamento uterino, disturbi epatici, gonfiore e nausea. Ecco perché sempre più donne sensibili ed attente alla propria salute rifiutano la terapia ormonale sostitutiva o, comunque, manifestano dubbi e perplessità riguardo ad essa, rivolgen- H O D 2 3 - 29 dosi al proprio medico o farmacista di fiducia per avere informazioni su alternative terapeutiche efficaci e sicure. Da diversi anni la ricerca scientifica sta intensificando gli sforzi nello studio della “moilecola ideale”, che dovrebbe avere effetti simili agli estrogeni sulle ossa, sul cervello, sul metabolismo lipidico e sul sistema cardiovascolare ma, nello stesso tempo, rivelarsi “anti-estrogenica” o perlomeno neutra a livello del seno e dell’endometrio. Recenti studi hanno evidenziato l’azione altamente selettiva dei fitoestrogeni naturali, composti presenti nei vegetali, la cui struttura chimica assomiglia molto a quella degli estrogeni secreti dalle ovaie delle donne in età fertile. I due gruppi principali di fitoestrogeni sono gli isoflavoni ed i lignani. Questi ultimi sembrano avere un effetto meno marcato sui recettori e si trovano in quantità apprezzabile solo nei semi di lino. Ecco perché l’attenzione dei ricercatori si è concentrata in particolar modo sugli isoflavoni di cui sono ricchi i legumi, soprattutto la soia, le lenticchie ed i fagioli ed altre piante non alimentari tra cui il trifoglio rosso e la liquirizia. Gli studi effettuati per valutare gli effetti dei fitoestrogeni sui sintomi della menopausa sono ancora pochi e di breve durata, ma tutti hanno evidenziato un’effettiva riduzione delle spiacevoli vampate di calore e della secchezza vaginale. Bisogna però considerare che i fitoestrogeni diventano attivi solo grazie ad una serie di fattori: buon funzionamento della flora intestinale e non assunzione di antibiotici, lassativi o alcol, una giusta alimentazione di cibi ricchi di fibre e di frutta. Questo spiega le significative differenze individuali di assorbimento e, quindi, la loro variabile efficacia. Alcuni studi hanno anche evidenziato gli effetti protettivi dei fitoestrogeni nei confronti del tumore al seno, altri invece non hanno mostrato alcuna relazione tra il loro consumo ed il rischio di sviluppo tumorale. In nessun caso però è stato suggerito alcun effetto negativo dei fitoestrogeni. Un’altra loro caratteristica è quella di essere “adattogeni”: aumentano l’attività estrogenica all’interno dell’organismo quando i livelli di estrogeni sono bassi (come in menopausa), ma diminuiscono tale attività quando i livelli di ormone sono troppo alti, bloccando parzialmente i loro effetti negativi. È giusto dunque pensare che i fitoestrogeni possano essere utilizzati, in futuro, per intervenire anche in altri processi metabolici ormonali, come nella sindrome pre-metruale e nei tumori ormone-dipendenti, sebbene questa tesi debba ancora essere suffragata da approfonditi e lunghi studi clinici. ■ Farmacia Marinoni Corso Buenos Aires, 55 - Milano Tel. 02/29.40.05.13 - Fax 02/29.51.37.32 30 - HOD 23 “Giudizio Universale”, mosaico della cupola del Battistero do Firenze, XIII secolo 25 dicembre: Accendere la fiamma della consapevolezza di sé Se vi sembra che sia difficile essere consapevoli, provate a scrivere ogni pensiero, ogni sentimento che sorge in voi durante il giorno. Prendete nota delle vostre reazioni, scrivete di come rimanete coinvolti nelle sensazioni e delle intenzioni che si nascondono dietro le parole che usate… Se scrivete queste cose nei momenti in cui vi è possibile e la sera, prima di addormentarvi, rileggete tutto quello che avete scritto durante il giorno e lo studiate, lo ponderate senza giudicare, senza condannare, comincerete a scoprire le cause profonde dei vostri pensieri, dei vostri sentimenti, dei vostri desideri, dei vostri discorsi… È importante che prendiate in esame le cose che uesto “piccolo” dono di Natale avete scritto con un’intelligenza che ci offre Krishnamurti (1895che è essenzialmente libera; allo1986), grande personaggio indiano ra vi renderete conto del vostro dalla spiritualità universale, ci fa tocstato. Le cause del conflitto vencare a modo suo un aspetto della nogono scoperte e dissolte nel fuostra alimentazione. Mi riferisco al cico della consapevolezza di sé, bo dell’anima, o della coscienza se nella fiamma dell’autoconoscenpreferiamo. Non è un aspetto che ci riza. Naturalmente dovreste scriguarda in modo così “speciale” come vere quello che pensate e sentite, spesso siamo tentati a credere. La le vostre intenzioni, le vostre reaconsapevolezza di noi e di quello che zioni, non per un giorno o due ci circonda, il rispetto per sé e per gli ma per molti giorni, finché non altri sono un nutrimento di valore non sarete capaci di essere istantasolo morale, etico e religioso ma stoneamente consapevoli di quello rico, sociale, civile, umano. Certo non che accade in voi…La meditazioesistono ricette, ma forse partire da ne non è soltanto consapevolezza noi stessi è un buon modo per iniziare, di sé, è anche costante abbandoo proseguire, un cammino più consano del sé. La meditazione nasce pevole. da un modo corretto di pensare e porta con sé la tranquillità, la serenità della saggezza. In questa serenità si scopre il supremo. Scrivendo quello che pensate e sentite, quello che desiderate, i modi in cui reagite, affiora una consapevolezza interiore nella quale c’è cooperazione tra il conscio e l’inconscio; e questo porta alla comprensione e all’integrazione dell’essere. Q (J. Krishnamurti, Il libro della vita) Dacci il nostro cibo di Marina Robbiani quotidiano Come fare a nutrire la mente oltre al corpo, in che modo e con quali alimenti? Il cibo è uno straordinario strumento di indagine. Lo sapevano bene gli artisti del passato. Mi riferisco in particolare ai pittori, a coloro che dipingendo le abitudini dei loro tempi si attardavano, spesso a pancia vuota, a disegnare un tema così importante e pieno di significati. L’ argomento è interessante e vario al ce soprattutto in qualità di pane e vino. Dipingere punto che per parlare esplicitamente di questi simboli eucaristici «significava portare l’inanima e corpo, non si può omettere un dividuo a riflettere sulla commestibilità della sotema importante come quello del Giudizio stanza divina, sul rito del mangiare dio.» (A. Universale. Cosa c’entra, direte voi, tutto questo Appiano, Bello da mangiare). Sono dunque tante le con il cibo? C’entra eccome, perché negli affreschi Ultime cene dipinte, ma non tutte risultano in gramedioevali, diciamo a partire dall’XI secolo, i dedo di ricostruire l’episodio evangelico con la poemoni si nutrono di carne umana. Di grande attuasia e l’intensità del dramma “divino”. In alcune di lità all’epoca, queste scene apocalittiche e terrifiesse l’artista si sofferma con maggior impegno a canti si rivolgevano esplicitamente al popolo che descrivere l’aspetto più umano della situazione: frequentava la chiesa. Nell’asCristo, uomo tra gli uomini, disumere il valore didattico di vide con i suoi compagni lo “Bibbia dei poveri” ci mostra- “La mente è la vostra casa e se la stesso cibo. Cibo che non è più no ancora oggi quanto sia af- riempite di robaccia sentita e vista solo un elemento sacro e simfreschi che dipinti fossero un al cinema la manderete in malora. bolico, ma si arricchisce di ottimo mezzo di propaganda. Potete anche essere poveri e avere gamberi, castagne, pesci, agnelIn particolare in Italia, dove le le scarpe rotte, ma la vostra mente lo, fichi, formaggio, latte, pane storie bibliche e le immagini sarà sempre un palazzo.” azimo a seconda delle tradiziosacre dominano la scena della ni, gusti e costumi del paese, (Frank McCourt, pittura in lungo e in largo. città o regione in cui la cena si “Le ceneri di Angela”) È questa la ragione principale svolge. per cui soggetti “inanimati” come frutta e verdura hanno avuto maggiori difficoltà a essere accettati oi la grande novità: dalla fine del ‘500 iniche in Olanda, nelle Fiandre o in Germania, dove i zia a diffondersi per l’Europa un genere di temi preferiti, di matrice profana, erano legati alla pittura silenziosa conosciuta come “natuvita quotidiana. Ciò non toglie che anche da noi il ra morta”, grazie alla quale riceviamo una serie di cibo entra a far parte dei quadri. In principio, semimportanti informazioni. Innanzitutto apprendiapre all’interno di rappresentazioni religiose, lo femo quello che si mangiava. Grandi polente, fave e P H O D 2 3 - 49 chero dipinti da un noto artista napoletano del ‘600, una donna incinta si fece prendere da una tale voglia di dolci da sentirsi male. C erto, oggi siamo abituati a provare sensazioni ben più forti davanti a un film (provate a pensare al “Pranzo di Babette”). Ed è giusto, perché più che lo stomaco, quello che ci dovrebbe smuovere in un quadro sono le emozioni, la curiosità, la voglia di saperne di più... Ma è anche vero che, se davanti ad una vera 50 - HOD 23 “Canestro di frutta”, part: di Caravaggio “Natura morta”, scuola di Zubaran, Spagna, XVII secolo fagioli, uova, cipolle, patate, zucca, castagne e aringhe tra i contadini, la povera gente di tutti i tempi e luoghi.Ostriche,aragoste,burro e formaggio (un prodotto per pochi privilegiati in Olanda), carne e selvaggina, asparagi, torte ripiene, dolciumi e altre squisitezze a chi può permetterselo. Davanti a certe tavole imbandite che alludono a pietanze squisite, ad alcuni frutti appetitosi e maturi,a caraffe di cristallo e raffinatissimi bicchieri di Boemia stracolmi di vino, bianco e rosso, ci pare perfino di sentire aromi e profumi. Si racconta ad esempio che di fronte ad una serie di cialde, cannoli, rotoli di panforte, biscotti e bastoncini di zuc- tazza fumante di caffè ci si domanda dove ha inizio il senso dell’olfatto e dove quello del gusto, di fronte ad un cesto di frutta dipinto in modo magistrale, l’attrazione può essere tale da farci gustare un cibo anche con gli occhi. Eppure la raffigurazione di una tavola imbandita, la commistione di tanti cibi così diversi tra loro rappresentava anche un segno di augurio, la speranza di un buon raccolto, l’allontanamento di carestia, fame, miseria. Allo stesso modo, molte di queste tele (in particolare quelle della seconda metà del ’600) contrappongono all’abbondanza di cibi e vettovaglie una serie di soggetti “umili”, immagini simboliche il cui compito è sottolineare i repentini cambiamenti del destino, raccontare attraverso la forza del pennello come la povertà si alterna alla ricchezza, la gioia al dolore. Ecco allora che di fianco all’ostrica può apparire la mite fragolina di bosco, conosciuta come “frutto paradisiaco”, o spuntare, tra succulenti delizie, una mela bacata.Qua e là si vede anche un mezzo limone, una metà mela, pesca, melone: sono soggetti moralisticheggianti che stanno ad indicare ciò che ci aspetta tutti al varco, indistintamente. Ma a parlare di caducità della vita (la cosiddetta Vanitas) ci sono anche noci e nocciole spaccate o del semplice pane spezzato la cui presenza, indicando l’intervento della mano dell’uomo, toglie alla scena parte della sua immobilità. Giuseppe Recco, "Natura morta con dolci, fiori e frutta" part., Napoli, XVII secolo Scopriamo così che il desiderio imitativo lascia spesso la priorità al fine narrativo. Si ritorna dunque a fare la differenza tra la forma e il contento, tra il cibo del corpo e quello della mente. Trionfano i simboli.Grazie all’abbondanza dei loro semi, la melagrana, il cedro, la zucca, l’arancia, il melone e il cocomero sono considerati emblema di abbon- danza e fecondità. Da parte sua il cedro, soprattutto nel medioevo, ha fama di riti magici e la melagrana, per la sua rotondità, indica vita eterna e perfezione divina. La raffigurazione della mela, spesso e volentieri usata in filtri d’amore e pozioni magiche, e dell’arancia, o “mela di Cina”, ci ricorda la tentazione, il peccato originale. Anche la ciliegia allude alla simbologia celeste mentre il fico, conosciuto in Egitto come frutto “iniziatico”, allude alla conoscenza. È invece un segno di previdenza la castagna, alimento riservato (allora) ai più miseri, che si trova durante tutto il periodo invernale. N utrimento ancestrale e spirituale è il latte, considerato simbolo d’immortalità per gli alchimisti, che non di rado erano soliti soprannominare la Pietra Filosofale come “latte della Vergine”. Il latte, elemento primario e puro da cui nasce il formaggio, a sua volta collegato alla fertilità e alla misteriosa magia della trasformazione, della vita. Ma il cibo, e parliamo ancora una volta di quello dipinto, ci offre un’infinità di altre lezioni. Ad esempio, in tempi in cui alla pittura si chiedeva “devozione” e non verità, per la prima volta in un Canestro di frutta (Milano, Pinacoteca Ambrosiana) il giovane Caravaggio (1571-1610) tratta i frutti allo stesso modo di un vero e proprio ritratto. Non contento, ribadisce il concetto in molte altre tele, tra cui un quadro ancora agli esordi, il Suonatore di liuto (San Pietroburgo, Ermitage), dove “sotto il crescere o il diminuire della luce e dell’ombra, descrive l’anguria e il melone affettati, la pera intatta e la mezza mela insieme alle mosche che saltellano sulla propria ombra” (Roberto Longhi, Caravaggio). Ed è così che dipingendo con lo stesso impegno di verità figure umane e soggetti inanimati, Caravaggio azzera ogni distinzione tra una Natura superiore e una natura inferiore, considerandole entrambe appartenenti allo stesso drammatico universo. ■ H O D 2 3 - 51 In molte culture si usa portare dei doni golosi durante le feste più importanti, “piccoli sfizi” che uniscono i sapori di storie diverse... Piccola Fichi Deliziosi I si trovano in parecchie versioni con liquori differenti in tutta l'Europa Orientale. INGREDIENTI Per 4 vasi da 500 gr. servono ● 2 kg di fichi piccoli e neri ● 1,5 litro circa di brandy ● qualche stecca di cannella ● delle mandorle pelate ● se piace, dello zucchero. PREPARAZIONE Far seccare i fichi nel forno tiepido, tagliarli a metà e farcirli con una mandorla.Vanno poi sistemati nei vasi con la cannella (a piacere anche con lo zucchero), e ricoperti di brandy. Sterilizzare i vasi per 20 minuti e lasciarli raffreddare nell'acqua. Consumare dopo un mese e non oltre l'anno. Gelatine zuccherine e gelatine zuccherine si sciolgono in bocca e si possono preparare con mele cotogne, pere e altra frutta. In estate, in Turchia, ho visto fare una ricetta simile dove la preparazione veniva stesa nei sofra (enormi vassoi di metallo) e lasciata asciugare sui tetti delle case, all'aria aperta. INGREDIENTI ● un paio di chili di mele cotogne ● un paio di limoni ● qualche stecca di cannella ● zucchero quanto basta. PREPARAZIONE Togliere il torsolo e la maggior parte della buccia alla frutta, tagliarla a pezzi e metterla in una casseruola a fondo pesante. Unire i limoni tagliati a rondelle, la cannella e gli scarti della frutta precedentemente chiusi in una garza.Allungare con circa 7 dl di acqua e cuocere mezz'oretta con il coperchio. Scolare, frullare e pesare il composto. Unire lo stesso peso in zucchero e rimettere su fuoco bassissimo mescolando spesso. La gelatina è pronta quando si stacca dalle pareti della pentola.Versarla in teglie rivestite di carta oleata, livellarla e lasciarla ad asciugare 2 giorni, protetta da una garza.Tagliarla poi a cubetti e confezionarla, magari in scatole di latta chiuse da uno spago naturale. L 52 - HOD 23 Cucina da regalare di Francesca Carmelini Datteri e Noci al Cioccolato avvolti in eteree veline questo punto non può mancare una leccornia tipica dei paesi del mediterraneo: il meraviglioso cioccolato, perennemente presente sia alle feste tra amici che a quelle solenni. Consiglio questi bonbon di datteri e noci, che risultano irresistibili se avvolti in eteree veline. INGREDIENTI ● cioccolato di ottima qualità (fondente, al latte e bianco) ● marzapane verde ● dello sciroppo di menta ● datteri freschissimi e mandorle pelate (o noci miste) PREPARAZIONE Sciogliere i cioccolati separatamente a bagnomaria, aromatizzare il marzapane con lo sciroppo e formare delle palline.Tostare le noci in forno caldo e togliere il nocciolo ai datteri. Ricoprire le palline di marzapane col cioccolato fondente, i datteri per metà con quello bianco, le noci con quello al latte. Lasciar raffreddare su una gratella. Mmmh, che delizia... A Black Bun ella ricetta integrale, questo dolce speziato di origine scozzese si preparava alcune settimane prima di Capodanno e si poteva conservare per tutto l'anno seguente. Quella che vi proponiamo è una ricetta “Easy Way”, da preparare nel modo più facile e sbrigativo! INGREDIENTI ● 350 gr. di pasta di pane ● un tuorlo sbattuto ● 250 gr. di frutta secca tritata ● 30 gr. di noci miste tritate ● 40 gr. di scorze di agrumi misti tritati ● un cucchiaino di cannella in polvere ● un cucchiaino di peperoncino in polvere ● 30 gr. di zucchero di canna ● 60 gr. di farina ● un uovo ● 65 gr. di burro sciolto ● succo d'arancia PREPARAZIONE Ritagliare dei dischetti di 10 cm di diametro dalla pasta stesa sottile, amalgamare tutti gli altri ingredienti e porre un cucchiaio di ripieno così ottenuto su ogni dischetto. Chiudere i “saccottini” lasciando un piccolo foro in cima (“camino”), spennellare la superficie col tuorlo e cuocere in forno ben caldo per 25 minuti circa. È gustoso trovare forme diverse per ogni ripieno. N H O D 2 3 - 53 Maialemon di Andrea Bocchi Modrone Amour “ Ora, poi che Circe ebbe offerto, quegli altri ingoiato l'intriso, li colpì con una verga, li rinchiuse dentro il porcile; e già di porci avevano le setole, muso, grugnito, tutto l'aspetto: soltanto la mente era quella di prima. Furon così rinchiusi, che urlavan, piangevano; e Circe ghiande per cibo ad essi gittò, corniole, lecciole, tutte vivande dei porci, che sempre grufano a terra. ” Foto “Progeo scrl”, Masone (RE) (Odissea, X canto) 54 - HOD 23 A pochi animali Storia, Religione, Cultura e Tradizione popolare diedero tanta attenzione come al maiale. Forse solo il serpente può vantare così vasta letteratura e riferimenti etnologici nell’ambito della zoologia sacra e profana. L’ispido suino dei Celti, celebrato nella festa di Samhain (Ognissanti) e cibo prediletto da quel popolo in quanto considerato apportatore di immortali- tà, nella storia dell’umanità è sempre stato al centro di dispute religiose e alimentari, probabilmente a causa del suo aspetto e delle sue abitudini. Nella cultura occidentale infatti, è stato spesso associato a tendenze oscure, ignoranza, ingordigia, lussuria ed egoismo. Eraclito, celebre filosofo greco del V secolo a.C. affermava che “il potere gode nel fango e nel letame”, quasi a paragonare l’intera classe politica a questa controversa creatura. La cosa non deve stupirci più di tanto, anche nella moderna satira certi personaggi politici sono stati associati al maiale... D’altra parte Omero attribuisce a Circe la prerogativa di trasformare gli uomini in porci e in Oriente, il maiale raffigurato al centro della Ruota dell’Esistenza tibetana evoca anch’esso l’ignoranza. Senza parlare dell’arcifamosa parabola evangelica delle perle gettate ai porci, che la dice lunga sulla stima e affetto verso il setoloso mammifero. Insomma, il fatto che i suini vivano nel fango e nel letame starebbe alla base della ragione, di ordine spirituale, dell’interdizione dalla carne del porco nell’alimentazione. Per i fedeli del Corano e per gli Ebrei il consumo alimentare della carne del porco è tabù. Il maiale è considerato impuro al punto da contaminare l’anima di chi si azzarda a mangiarlo. Secondo il celebre antropologo Marvin Harris il tabù alimentare del maiale sarebbe fondamentalmente legato a fattori geografici: nelle zone dove si è diffuso l'Islam l'eccessiva insolazione e il caldo secco rendono l'allevamento dei porci troppo costoso, inoltre la conservazione della carne suina in luoghi caldi diventa difficile a causa della proliferazione di batteri e altri agenti patogeni che potrebbero compromettere la salute di chi la consuma. Non tutte le culture però danno al maiale una connotazione negativa: presso gli Egizi, nonostante venisse associato al dio del male Set, figura in alcuni amuleti dedicati a Nut, dea del cielo e madre eterna degli astri, dipinta come scrofa che allatta la prole. Nella sua discesa agli inferi anche la dea greca Demetra prende l’aspetto di una scrofa, e nel corso dei secoli la cultura cristiana, probabilmente per motivi sociali e alimentari, è arrivata ad una sorta di “riammissione” del maiale. La bestia con le fauci spalancate e gli occhi iniettati di sangue, simbolo del male e delle passioni più basse e disgreganti, che una volta compariva sotto il piede risoluto di sant’Antonio Abate, non ha certo l’aspetto del mite porcellino che oggi affianca il monaco diventato protettore degli animali da allevamento, nelle immaginette che ancora si trovano in campagna, in stalle e porcili. D’altra parte non potrebbe essere altrimenti, dal momento che la nostra cultura contadina ha risentito molto dell’influsso celtico che metteva la carne del maiale al centro della sua alimentazione. H O D 2 3 - 55 H. Bosch, "Il, giardino delle delizie" (part.), Madrid, Prado“ Del maiale non si butta nulla”…o quasi M i è capitato spesso di sentire questa frase, seguita da una serie di specificazioni che dovevano convalidare l’enunciato: con le setole si fanno i pennelli, col grasso si prepara il lardo e la sua carne, signori, la sua carne, prelibatezza di chi ne sa sapientemente riconoscere il valore, è migliore di tutte le altre, più saporita e gustosa di quella del manzo. In Brasile, il piatto nazionale, la fejoada, -quella vera- viene preparata con cotiche, orecchie e persino con la coda del maiale. Diffidate delle imitazioni, ammoniscono i cultori della cucina di Bahia e uno dei suoi più accaniti sostenitori, lo scomparso scrittore Jorge Amado, che amava condire i suoi romanzi di profumate iperboli culinarie e deliziosi manicaretti. Così, se la religione lo ha bandito dal paradiso, la nostra tavola ha accolto il maiale a braccia aperte, facendone un protagonista della cucina. Le mie radici emiliano romagnole lo assolvono da ogni colpa, vera o presunta, e il sanguinaccio, ricavato dal sangue dell’animale, viene consumato ancora durante le feste contadine e venduto nelle panetterie di Forlì o di Ravenna, prelibata squisitezza dei nebbiosi autunni romagnoli insieme ai ciccioli e alla saporita “cicciolata”, dal colore scuro e il sapore morbido e intenso a un tempo. “Il sanguinaccio fa buon sangue” amano ripetere ancora, e ai bambini che hanno una salute cagionevole viene fatto mangiare quasi fosse una rustica panacea. Più a sud, la porchetta al forno, piatto antico che ci riporta ai tempi dei grandi banchetti romani e medioevali, quando l’abilità del cuoco consisteva nel presentare gli animali interi per conservare il loro aspetto di trofei di caccia anche arrostiti e immersi nelle salse, fa ancora da padrona durante le feste natalizie. Eppure la porchetta, tanto apprezzata nella capitale da essere detta “alla romana” è un piatto importato dai salumai piceni (cioè delle Marche) e dai “norcini” umbri (salumai di Norcia). In Ciociaria, invece, questa prelibatezza ha la peculiarità di essere preparata con maiali più piccoli e giovani della porchetta marchigiana e umbra. Tu non mangerai di questa carne… ma perché? Contenuto di acidi grassi nelle carni (g per 100 g di parte edibile) Alimenti Grassi Grassi Grassi Saturi Monoinsaturi Polinsturi Bovino filetto 1,67 1,63 0,99 Maiale leggero spalla 2,24 2,12 1,38 Maiale lombo 3,50 3,87 1,54 Maiale coscia 1,72 1,99 0,87 Pollo fuso senza pelle 1,08 1,06 0,98 Pollo petto 0,25 0,19 0,23 Pollo ala con pelle 5,46 6,45 3,84 56 - HOD 23 S e la figura del maiale è stata spesso ostracizzata dalla storia, anche il consumo alimentare della sua carne non sfugge alle critiche. Ad esempio negli ultimi anni il maiale è stato accusato delle peggiori nefandezze a livello di salute e, sull’altro fronte, rivalutato con i più sublimi encomi. Secondo la dott.ssa Giovanna Salumi à go-go Tra chi in Italia si occupa, e preoccupa, di individuare, promuovere e difendere i cibi tipici delle nostre regioni prodotti secondo il rispetto della tradizione e della tutela degli animali, c’è l’associazione Slow Food. “In particolare alcuni di questi prodotti sono legati al maiale. – ci spiega Fulvio Simoni - Pensiamo alla mortadella tradizionale di Bologna, per cui è stato possibile individuare un solo produttore rispondente a caratteristiche in grado di promuovere un corretto allevamento ed una giusta valorizzazione della qualità. Oppure a prodotti di nicchia quali la Ventricina del vastese, produzione limitata a carattere quasi familiare. Quello che si cerca è di proporli ad un pubblico consapevole e disposto a riconoscere dei prezzi congrui per dei prodotti che si distinguono nettamente dalle produzioni industriali, in cui abbondano l'uso di polofosfati, coloranti, aromi... Forse un tempo questo non era possibile; ora invece si è creata una schiera di consumatori appassionati e attenti che possono (e in parte stanno già facendolo) favorire un rilancio in questo senso.” Ma chi sono questi produttori doc di salumi che, alla fine, non appartengono solo al maiale? Lo abbiamo chiesto a Gilberto Venturini di Mantova, membro della Segreteria Nazionale di Slow Food e docente per la stessa associazione dei “Master” dei salumi. Eccoli qua alcuni dei migliori produttori di salumi, dal nord al sud: Prosciuttificio Dall’Ava di San Daniele (Udine), conosciuto per i prosciutti di San Daniele. Aldo Del Curto di Chiavenna (Sondrio), produttore specializzato in violini di capra e bresaole. ● Il violino di capra, il cui nome deriva dalla forma, è un prosciutto ricavato da capre allevate in loco e prodotto in quantità limitate. Maria Cantone di Vigevano (Pavia), produttrice di oca, in particolare di salame cotto d’oca. Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (Parma), produttrice di culatelli. Gino Fereoli di Pilastro di Langhirano (Parma), produttore di spalla cotta di San Secondo. ● Sembra che la spalla cotta di San Secondo sia originaria del XII secolo. Si produce artigianalmente seguendo un’antica ricetta. Durante la prima fase di lavorazione, la carne suina magra della spalla con l’osso e una corretta percentuale di grasso, viene salata e immersa in una salamoia a base di spezie e vino bianco alla temperatura di 3/4°. Pasquini di Bologna, produttore di mortadella. Antica Macelleria Falorni di Greve in Chianti (Firenze), specializzata in prosciutti e salami toscani come la finocchiona e il salame di Cinta. ● La finocchiona, un salume diffuso dal ‘400 in tutta la Toscana, ha un impasto composto di pezzi di carne magra, grasso duro del guanciale macinati finemente e conciati con sale, pepe, aglio, semi di finocchio piumato selvatico delle colline del Chianti e vino. Il salame di Cinta proviene da una pregiata razza suina, la Cinta Senese. Sergio Falaschi di San Miniato alto (Pisa), produttore di salumi fatti con il sangue di maiale, tra cui il mallegato e la soppressata. ● Il mallegato, prodotto da ottobre a fine febbraio, deve il suo nome al fatto che contrariamente alla maggior parte dei salumi non va legato. Al sangue fresco di maiale si aggiungono sale, noce moscata, cannella, pinoli, uva sultanina e lardello suino. Accademia della Ventricina di Scermi (Chieti), associa tutti i produttori dell’antichissima ventricina del Vastese. ● Per produrre la ventricina si utilizzano carni suine di grande qualità. A queste parti nobili (cosce, lombo, spalle) si aggiungono sale, polvere di peperone dolce e talvolta finocchietto selvatico e poco pepe. Girolamo Passamonti di Monte Vidon Combatte (Ascoli Piceno), per ciauscoli, capocolli, mezzofegati, guanciale: tutti prodotti originari delle Marche e dell’Umbria. ● Il ciauscolo, un insaccato da spalmare, si consuma generalmente fresco (20 o 30 giorni dopo la preparazione), anche se ad alcuni piace stagionato (2 mesi al massimo), quando risulta più consstente e il suo aroma è più intenso. ● Il nome capocollo si riferisce ad un salume dell’Italia centro-meridionale ricavato dalla porzione superiore del collo e da parte della spalla del suino. ● Il mezzofegato è una salsiccia a base di carni e fegati di maiale e può essere sia dolce che salata: in entrambi i casi è consigliabile a chi ama i gusti forti. Salumificio Artigianale Fratelli Pugliese di Calimera Calabra (Catanzaro); noto per le soppressate calabresi. La Genuina di Ploaghe (Sassari), specializzata in salami di pecora e di capra. Le spiegazioni di alcuni di questi salumi sono state tratte da “Salumi d’Italia”, Slow Food Editore, una guida alla scoperta e alla conoscenza di 209 tipologie tradizionali di salumi. H O D 2 3 - 57 Perrone, esperta in medicina dell’alimentazione, sia la demonizzazione della carne di maiale che la sua assoluzione totale sarebbero da evitare. Questioni religiose a parte, basta usare il buon senso. Di fatto la carne di maiale, in sé, non fa male. Ma un consumo eccessivo può dare origine a intolleranze alimentari e compromettere la salute a causa dell’abbondante presenza di grassi saturi (confrontate la tabella a fianco). È però necessario fare un distinguo fra i diversi tipi di carne di maiale, dal momento che la percentuale di grasso varia a seconda del modo in cui la carne viene confezionata: a rigor di termini una braciola fa “meno male” di un insaccato, senza con questo voler demonizzare salami e affini eliminandoli dall’alimentazione quotidiana. Finchè una nuova sindrome dal nome di “maiale pazzo” non farà la sua comparsa, un panino col prosciutto non lo si nega a nessuno…a quanto pare Antonio l’eremita ha fatto pace col suo antico rivale e ora condividono la stessa tavola, il maiale con una mela in bocca e Antonio, sorridente, con lo stomaco pieno, pregustando celesti piaceri di gusto. A sostenerlo è anche Giorgio Lingero, chef e sommelier presso il ristorante Ma Dai di Forte dei Marmi, vero cultore del gusto e delle lusinghe del palato. Secondo Lingero la carne di maiale, per la sapidità e l’aroma che la contraddistingue, non ha nulla da invidiare agli altri tipi di carni più “pregiate”, specialmente se associata al vino appropriato. Bandirla tout court dall’alimentazione sarebbe un errore grossolano. Il segreto starebbe nella qualità, nella quantità e nella modalità di preparazione. Lo stesso prosciutto, nella giusta misura, in una sorta di alchimia omeopatica, compare in molte diete sportive e dimagranti, quasi a suggerire: se non volete diventare come il maiale… consumatene le carni. La carne suina, salvo intolleranze alimentari particolari, può dunque essere presente all’interno di ogni dieta bilanciata e il peccato, in questo caso, sarebbe rinunciarvi. ■ Si ringrazia la Dott.ssa Giovanna Perrone per la cortese disponibilità. Qualora foste interessati a conttattarla potete rivolgervi al suo studio di Milano, in Corso Sempione, 8 Tel. e Fax 02/3313719 Tra i maiali e gli uomini non vi era e non doveva esservi urto alcuno d’interessi. Le loro lotte e le loro difficoltà erano uniche. 58 - HOD 23 (George Orwell, “La fattoria degli animali”) Via Magenta, 1/a - 20053 Muggiò (Milano) Tel./Fax 039/21.44.401 - E-mail: [email protected] ECCO ALCUNI LIBRI PER APPROFONDIRE IL TEMA DEL GUSTO e amicizia. IL VEGAN IN CUCINA di Stefano Momenté, Ed. 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