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Gusto Gusto - Hod benessere

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Gusto Gusto - Hod benessere
N° 23/2002 novembre/dicembre
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enes
Gusto
Alchimia verde
Maiale mon amour
... e da staccare
l’Inserto
Oceano Salute:
LE PAURE
diffusione gratuita
sommario
Periodico bimestrale - Milano - Anno V - n° 23 - novembre/dicembre 2002
DIRETTORE RESPONSABILE:
Marina Robbiani
CONSULENTE SCIENTIFICO:
Riccardo Legnani
CONSULENTE EDITORIALE:
Raffaella Ferrari
GRAFICA: Lorena Manzini
PUBBLICITÀ: Anna Monza
Tel./Fax 02/83.22.442
Cell. 0335/82.41.756
E-mail: [email protected]
EDIZIONI ALICE
V.le Col di Lana, 4 - 20136 Milano
Tel. 02/83.61.347 - E-mail: [email protected]
STAMPA: Arti Grafiche Bianca&Volta
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20060 Truccazzano (Mi)
Reg.Trib. Milano n° 305 del 22.4.1998
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HOD
Alchimia verde
a cura di Marina Robbiani
Gustarsi la vita
di Aurelia Bracciforti
Di cibo e di farmaci si muore
di Viviana Dall’Ora
Gusto e buon gusto. Questione di stile,
di sapore e di cuore.Tra cinquant’anni
mangeremo o ci mangeremo?
di Giovanni Fasani
Il gusto del lassativo
Rubrica di Raffaella Ferrari
A proposito di menopausa:Terapia ormonale
o fitoestrogeni?
Rubrica di Elena Marinoni
Inserto Oceano Salute
a cura del comitato scientifico di Oceano Sintesi
direttore scientifico Gian Marco Carenzi
Dacci il nostro cibo quotidiano
di Marina Robbiani
Piccola cucina da regalare
di Francesca Carmelini
Maiale mon amour
di Andrea Bocchi Modrone
Libri di Ecoè
Milano & Oltre
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ALCHIMIA
Verde
a cura di Marina Robbiani
Di fronte a termini quali “ alchimia",“ spagiria” ,“ prodotti spagirici”
molti di noi rimangono perplessi. In parte perché non li conoscono,
in parte perché hanno informazioni confuse, imprecise,
talvolta anche sbagliate. Intervistando Luigi Anzoli,“ preparatore”
del Laboratorio Alma e presidente dell’Associazione Kemi
di Studi Simbolici ed Alchemici di Milano, cerchiamo di fare
un po’ più di chiarezza.
Intanto, cos'è la Spagiria?
È uno dei rami applicativi dell’Alchimia, tanto è
vero che si è meritata l’appellativo di “Alchimia
Verde”.Trova le sue radici nella più profonda antichità, quando l’uomo iniziò ad accorgersi che
nelle erbe vi era un potere terapeutico e pensò
di servirsene per curare le proprie disfunzioni.
Poi accrebbe le conoscenze, si perfezionò dal
punto di vista tecnico e scientifico e riuscì a elaborare delle sostanze complesse. Cominciò da
semplici vegetali, isolando alcune proprietà ed
esaltandone il potere terapeutico mirato per casi specifici.Volendole dare un significato ampio, la
Spagiria è l’arte di amplificare l’apporto energetico di un “ente vegetale” (una pianta), senza però separarlo nelle sue componenti.Ad esempio,
l’idea che nella Rosa Canina esista un elevato
quantitativo di vitamina C è un dato di fatto. Se
però noi “catturiamo” questa vitamina e la isoliamo dalle restanti componenti della pianta, non
otteniamo altro che un semplice antiossidante…
che di terapeutico ha ben poco.
8-
HOD 23
Che fare allora con la Rosa Canina?
Occorrerebbe prendere il frutto intero nel suo
momento di completa maturazione e utilizzarlo
tutto: la vitamina C è presente nella pelle del frutto e in parte nella polpa. Inoltre nel frutto vi sono
sia i semi che dei piccoli peli che possono risultare fastidiosi (ad esempio mangiare un frutto appena colto potrebbe irritare la gola). Ma il fatto di
usare anche quei piccoli peli presenti nel frutto
rappresenta un lungo lavoro di continue filtrazioni… Proprio quei “peletti” sono l’innesco grazie al
quale si aumenta l’assorbimento della vitamina C
nel corpo: rilasciano alcune sostanze prevalentemente silicee che, insieme ad altre rilasciate dai semi, si combinano con la vitamina in questione e la
rendono più assimilabile.
È un dato di fatto che le vitamine isolate in laboratorio, una volta assunte, sono per la maggior parte
eliminate entro poche ore dal corpo tramite le urine.Al contrario,le vitamine “naturali” ottenute con
questi processi vengono assorbite in toto. Non a
caso la Natura ha “costruito” la pianta con una se-
Tornando alla Spagiria…
Possiamo dire che la Spagiria è anche “il lavorare”
a fianco della Natura, con il preciso intento di potenziare, concentrare e amplificare ciò che già esiste. Questo lavoro, che ovviamente deve rispettare tutti i canoni armonici, prevede una serie di passaggi mirati a non uccidere la pianta, ma a mantenerla in uno stato di “vita” anche quando si trova
trasformata in prodotto Spagirico… Infatti un
prodotto Spagirico si modifica con il modificarsi
delle lune, migliora con la stagionatura, e acquista
una particolare corposità con il passare degli anni… come il buon vino, per intenderci.
Che legami ha la Spagiria con l'Egitto?
L’evoluzione tecnologica e scientifica cui prima accennavo ci fa trovare proprio nell’Egitto il riferimento dei primi veri preparati Spagirici.
Se prima tutto si fermava alla semplice manipola-
zione -ridurre in polvere la pianta nel pestello ed
estrarre i succhi a macerazione o per fermentazione al fine di liberare l’alcol e gli olii essenziali ivi
contenuti-, con l’Egitto si incontrano le prime “finezze” nell’Arte della lavorazione di un ente vegetale. L’Egitto ha dettato regole precise tuttora
valide: alle semplici proprietà della pianta ha unito
l’idea di una funzione energetica archetipale… un
“quid” che trova una sua giustificazione con il
supporto dell’astrologia. Secondo la filosofia
Egizia,il Neter (che è il dio - funzione - archetipo) è in grado di caratterizzare
non soltanto l’ente vegetale in questione, ma anche i passaggi Spagirici
collegati alla lavorazione del prodotto stesso.Insomma,oltre ad essere la
culla della cultura occidentale, l’Egitto
ha elevato la Spagiria al ruolo di scienza,
dandole norme e giustificazioni ben precise.
Quali sono i vostri prodotti Spagirici e che
peculiarità mostrano?
Innanzitutto è bene distinguere il prodotto in olio
“Il flauto magico”, scene di F.Schinkel, 1815. Bibliothèque de l’Opéra, Parigi.
rie di elementi costituenti (olii essenziali, tannini,
sali, zuccheri ecc…) che, tutti insieme, possono
portare beneficio a chi l’assume.
HOD 23 - 9
Prepariamoci all’inverno
L’inverno, in Astrologia, è il regno di Saturno: vede infatti coinvolti i segni di Capricorno, Acquario e
Pesci (quindi 2 volte Saturno e 1 volta Giove). Questo, in parole semplici, vuol dire prepararsi all’introspezione, è il periodo migliore per iniziare un iter di proiezione in se stessi per cercarsi e ritrovarsi, eliminando molte delle “pecche” che ci portiamo dietro fin dalla nascita. Non a caso in questo periodo nascono gli esponenti delle diverse religioni (ad esempio Cristo e Osiride), a significare il momento in cui
il Cielo è favorevole per la nascita del proprio “Oro Interiore” detto anche “Sole Nascente”. Nella vita
di tutti i giorni, il freddo che ci circonda rallenta il ritmo vitale (la Natura ci propone un esempio oggettivo attraverso il letargo di molti animali e della maggioranza delle piante).
Dunque, tutto dorme? No. Tutto “sembra” dormire.
L’apparente immobilità indica che la Natura si prepara a catalizzare in sé le energie provenienti dall’alto… E cioè, come dicevano gli Egizi, attraverso il doppio imbuto della costellazione di Orione, le forze del Serpente giungono sulla Terra. Ma c’è “qualcuno” che, pur nella sua immobilità, è il più attivo
di tutti: il seme. Il piccolo seme che riposa sotto la terra, isolato dalla coltre di neve, si preoccupa di accaparrarsi più energia possibile. Gli sarà indispensabile per trovare la forza di perforare il manto sovrastante e imporre la sua presenza nel mondo vegetale: è la battaglia selettiva della vita.
Anche noi esseri umani siamo come quel seme e dobbiamo imparare, durante questo periodo, a dare un
po’ più di spazio a noi stessi… bastano, a volte, pochi istanti al giorno. Gli Egizi, per facilitare questo
atteggiamento interiore ricorrevano all’uso di tisane o infusi a base di miscele di piante, in dosaggi particolari, che predisponevano il corpo e favorivano la psiche. Vediamo l’esempio di questa ricetta:
ACHILLEA: in relazione ad Acquario sostiene la funzionalità della Milza rivelandosi un buon tonico.
ANGELICA: anch’essa in relazione ad Acquario (Milza) è uno stimolante del sistema linfatico.
IMPERATORIA: in relazione a Capricorno (vescicola Biliare) dà sostegno alla tiroide e, in senso
puramente fisico, è un buon espettorante.
LAVANDA: in relazione a Toro (Triplice Riscaldatore) lavora nella zona della gola, e in senso puramente fisico è un buon broncodilatatore, con proprietà di fluidificare il catarro e calmare la
tosse.
MELISSA: di nuovo Acquario (Milza) con azione energetica, in particolare riferita al pancreas e
alla sua azione sul ricambio (e sulla “scorta”) degli zuccheri e, quindi, dell’energia fisica che deve essere ben bilanciata. In senso puramente fisico è un buon regolarizzatore dell’intestino.
SAMBUCO: in relazione a Bilancia (Reni) svolge un’azione energizzante della fascia renale, e in
senso puramente fisico favorisce il corretto controllo idrosalino.
MALVA: in relazione a Toro (Triplice Riscaldatore) è anch’essa rivolta all’apparato respiratorio e
in particolare alla laringe, alla lingua e alle corde vocali, così come essendo in relazione anche
con Scorpione (Vescica) è un disinfiammante della parte finale dell’intestino.
L’azione combinata dei vegetali comprende il piano fisico estendendosi fino a quello psichico per consentire la giusta reazione al periodo astrologico cui si va incontro: dal freddo esteriore (oggettivo) a
quello interiore (soggettivo) per imparare a trovare il “calore nella parte non visibile, nel proprio intimo”. Il riferimento a tutto ciò è “Iset 119 Elixir Spagirico di Ebers” (nelle farmacie).
Riassumendo, la sua azione puramente fisica serve come:
● Tonico ● Stimolante del sistema linfatico ● Broncodilatatore (fluidifica il catarro e calma la tosse)
● Disinfiamma e regolarizza l’intestino (antisettico) ● Regolarizza l’equilibrio zuccherino.
● Lavora sull’energia Renale ● sul Controllo idrosalino ● sull’Apparato vocale (laringe, lingua, corde
vocali).
Alma
10 -
HOD 23
s.r.l.
Via Moroni, 1 - 20146 Milano
tel./Fax 02/40.35.269
e-mail: [email protected]
dalla tintura: sono due sistemi molto diversi e
meritano un approfondimento enrambi.
Per ora concentriamoci sulla tintura.Per
quanto riguarda la Tintura Spagirica
(che è differente dalla tintura madre)
esistono molti metodi di preparazione, a volte piuttosto diversi tra
di loro. E visto che con il termine
“Spagiria” si intende soprattutto la
“filosofia dell’operare con la Natura
per esaltare determinate qualità da un ente vegetale, vi saranno differenti metodi di preparazione.
Già fermandoci al periodo degli ultimi illuminati in
campo Spagirico, possiamo osservare gli scambi
epistolari avvenuti nel XV secolo tra Raimondo
Lullo e Arnaldo da Villanova che confrontavano le
loro tecniche operative. Gli stessi papiri
Egizi, poi, ne sono ulteriore dimostrazione: a seconda dei compilatori presentano molte “ricette” per trattare una
stessa pianta in modi diversi, al fine di ottenere preparati con caratteristiche differenti.
Riprendendo come esempio il caso della Rosa
Canina, si può ottenere un prodotto per macerazione, per distillazione (estraendo gli olii essenziali), per fermentazione, per infusione in vino, oppure in altri preparati alcolici (nelle regioni montane
dell’Italia si fa abbondante uso della grappa).Vi sono poi altri accorgimenti, che anche qui possono
variare di molto il risultato: l’utilizzo dei sali ottenuti per calcinazione della pianta iniziale, l’esposizione a determinate fasi lunari, la dinamizzazione
(ovvero il mantenere il prodotto per un determinato lasso di tempo ad una temperatura compresa tra i 40 e i 50 gradi).
Sarà comunque l’operatore a scegliere il metodo a
lui confacente, in base alla sua preparazione (“interiore” e non “didattica”), in relazione alla sua sensibilità e, infine, (ma sarebbe meglio dire soprattutto) in rapporto alle conoscenze “esoteriche” della
materia che sta manipolando. Ovviamente, la prerogativa essenziale è che il prodotto risponda bene e che funzioni.
Che importanza ha l’esoterismo nella preparazione di un prodotto Spagirico?
Per quanto riguarda il Laboratorio Alma, ci si affida
alla Tradizione Egizia, decisamente ricca di suggeri-
Associazione di Studi Simbolici
ed Alchemici
Via Alunno, 12 - 20147 Milano
Tel/Fax 02/40.48.768
e-mail:
[email protected]
[email protected]
www.associazione.it
www.kemi-hathor.it
Dal Catalogo delle pubblicazioni
Kemi, vi segnaliamo:
▲ La Luce di Kemi di Angelo Gentili - Pagg.
288, tavole 9, E 16,53.
Nel lontano 5.500 a.C. il sorgere eliaco di Sirio stabilì
la nascita di un’Era Nuova: l’Età del Ferro. Quel ciclo
diede un’impronta non solo agli eventi umani, ma
stabilì anche un nuovo sistema di iniziazione, che
diede origine ai nuovi postulati Alchimici dai quali
derivano tutte le misteriosofie e le religioni attuali.
▲ Il Volo dei Sette Ibis di Angelo Gentili - Pagg.
280, Fig. 8, Tav. 4, E 18,08.
Il Regno Vegetale viene suddiviso in Sette Funzionalità
(Archetipi), che compendiate nell’uomo, agiscono
singolarmente oppure a gruppi nella Natura: da questi
presupposti nascono i Principi della Fitoterapia
Alchimica.
▲ 14 Lezioni di Alchimia di Julius Cohen Pagg. 280, E 18,08.
In quest’opera riecheggiano i Principi che si
ricollegano al grandioso passato dei templari.
▲ Il
Serto di Iside - Quaderni di fitoterapia
Alchimica, 1° (Pagg. 227 E 18,08) e 2° Volume
(Pagg. 200, E 18,08) di Angelo Angelini
Sono due raccolte di 12 lezioni l’una tenute dall’Autore rispettivamente negli anni 1985/86 e
1986/87.
▲ Manuale di Astrologia Egizia - La Tradizione
- di Angelo Angelini - Pagg. 212, Figg. 9, Ill. 12 E
23,24
▲ Neith - Custode dell’Ultimo Segreto Alchimi-
co - di Luigi Anzoli - Pagg. 176, Tavv. 5, E 18,08
Neith fu chiamata dagli Egizi con l’appellativo di
“Vergine Tessitrice della Materia Prima dell’Universo”
e anche “Custode del Fuoco Alchimico”.
menti e molto più naturale delle tecniche seguenti, dal medioevo in poi, ove la razionalizzazione ha
investito anche questo campo dettando regole (a
mio avviso) fin troppo rigide e schematiche… tant’è che chi segue i dettami “post egizi” spesso cade nella standardizzazione.
Per la Tradizione Egizia invece ogni pianta segue un
suo “personale” percorso; anche trattando piante
simili, possono esserci grandi divari nella realizzazione di un prodotto.
Può fare l'esempio della preparazione di
un prodotto Spagirico?
Cercherò di essere sintetico,diversamente non sarebbe sufficiente un libro per illustrare la preparazione di una sola pianta. Innanzitutto bisogna tener
conto che una pianta, pur appartenendo ad un
Archetipo specifico (ad es.Venere), contiene in sé
anche tutte le “Sette Funzioni” che rispondono alla costituzione della pianta stessa. Ad esempio: i
fiori sono Luna,le foglie Mercurio,una parte del fusto Venere e un’altra Sole, mentre la triplice suddivisione delle radici si rifà a Marte a Giove e a
Saturno.
Stabilita la parte che interessa si procede alla raccolta, che deve avvenire esclusivamente in determinate ore. Questo significa che in relazione al
Cielo e ai cicli planetari, si individuano i momenti
di maggiore potenzialità magnetica.
Dopo la lavorazione e la decantazione adeguata, la
pianta viene filtrata e torchiata fino a quando ha rilasciato tutto il liquido. Il rimanente (pianta fisica)
subirà il processo della calcinazione, che consiste
nel mettere la pianta in un recipiente chiuso,di ghisa, sopra il fuoco fino a raggiungere una temperatura di circa 400 °C (ma attenzione, senza contatto diretto con il fuoco). Questo processo dura fino a quando il tutto si è trasformato in cenere.
I sali così ottenuti vengono dispersi nel preparato,
che deve “riposare” per un po’ di tempo. Questo
passaggio di operazioni (filtrazione e calcinazione)
deve essere ripetuto alcune volte fino a che i sali
non rilasciano più nel liquido alcuna sostanza.
Vi sarà poi l’ultima filtrazione, quindi la dinamizzazione del preparato ottenendo il “solve et coagula”, e cioè: pur avendo modificato il suo aspetto
esteriore, tutta la parte scelta della pianta è presente nel prodotto e continua a “vivere”.
12 -
HOD 23
Come ci si cura con i prodotti
Spagirici?
La Spagiria nasce ufficialmente nel lontano Egitto. Non possiamo parlare di
malattie come si intendono oggi, bensì
di disfunzioni energetiche che,cristallizzandosi sempre più,arrivano a cronicizzarsi in malattia. Secondo la filosofia
Egizia, la Spagiria mira essenzialmente
alla prevenzione: ciò non toglie che si
possa intervenire anche su disfunzioni
magnetiche già in atto… ma è meglio
chiudere la stalla prima che i buoi scappino, non dopo.
Da questo punto di vista, la filosofia
medica Egizia si avvicina a quella
Orientale, (anche l’Oriente ha una
“sua” Spagiria), dove la prevenzione è
vista come caposaldo del benessere.
Ecco allora che i prodotti Spagirici sono equilibratori energetici, ed il loro
compito è quello di far sì che l’individuo possa fronteggiare le situazioni della sua vita (sia dal punto di vista fisico
che da quello psichico e spirituale) in
modo armonico, con il sostegno di un
magnetismo che dovrebbe essere il più
possibile puro… come pura è la
Natura.
Dove si trovano i vostri prodotti?
I prodotti del Laboratorio Alma si trovano prevalentemente nelle farmacie, e
in qualche erboristeria. Esistono 4 differenti tipi di
preparazioni che sono stati studiati appositamente
per coprire le diverse esigenze: gli Elixir Spagirici
(29 Semplici e 20 Compositi) che trovano un impiego in quella che oggi la moda del modernismo
chiama un po’ pomposamente “astrodiagnosi”, gli
Elixir Spagirici di Ebers (4 Compositi) che lavorano sulle fasi lunari e sulle cure stagionali,i BioKrene
Spagirici che hanno un indirizzo più “pratico”. Per
la linea esclusivamente erboristica invece, è stata
creata di recente una linea “BK” il cui utilizzo è ancora più immediato e semplice.
Abbiamo cercato di rendere la Spagiria aperta a
tutti, iniziando da applicazioni molto complicate
che richiedono una preparazione astrologica non
“Iside che coltiva gli alberi e le piante”, Christine de Pisan, Bibliothèque Royale.
indifferente,fino alle più semplici… rifacendoci,per
queste ultime (“BioKrene” e “BK”), anche alle tradizioni popolari e contadine. Il tutto senza far decadere quella qualità che ci contraddistingue da anni, e che è il risultato della passione e dell’impegno
per portare a termine ognuno di questi prodotti:
in omaggio alla Tradizione Egizia e nel suo completo rispetto.
Cosa significa “Kemi” e come nasce la
Kemi Associazione?
Angelo Angelini è stato il fondatore della Kemi
Editrice assieme ad Arturo Anzoli (mio padre): li
accomunava il desiderio di diffondere un certo tipo di conoscenza. Poi, poco prima della morte di
Angelo Angelini (e per volontà dello stesso) è nata la Kemi Associazione che prosegue nella divulgazione del pensiero Alchimico ed Ermetico.
Kemi (il cui nome traslitterato in geroglifici significa “Egitto”) ha sempre cercato di riportare in auge tutte le conoscenze della Tradizione antica e, in
particolar modo, quelle della Terra del Nilo.
Dalla conoscenza alla pratica,si è arrivati poi a fondare un laboratorio Spagirico, con il preciso intento di dimostrare in modo chiaro come e quanto
fossero reali gli assunti della scienza antica, per
quanto riguarda l’Alchimia Verde e, in specifico, la
realizzazione di Tinture Spagiriche quali supporti
energizzanti per il corpo e per il complesso magnetico umano. ■
H O D 2 3 - 13
Gustarsi la
Vita
di Aurelia Bracciforti
Riusciamo davvero a gustarci la vita e ad assaporarla
in tutte le sue sfumature? Oppure ci sembra troppo “insipida”
e vorremmo renderla più piccante…
I
l senso del gusto, attivo negli esseri umani
a poche ore dalla nascita è, fra i nostri sensi, forse il più completo: il dolce, il salato,
l’amaro, l’acido o il piccante dei cibi e delle bevande nutrono e attivano, secondo la medicina
cinese, i vari organi correlati agli specifici sapori. La nostra esperienza del gusto inizia con sensazioni delicate, perché il cibo dei neonati è una
sostanza dal sapore abbastanza neutro, lievemente dolce. A mano a mano che il rapporto del
bambino con il mondo esterno si fa sempre meno indistinto e neutro, assaggiare nuovi sapori
significa sperimentare la vita nelle sue varie
sfaccettature e quindi crescere e definirsi come
individuo.
Ma cosa mangia un adulto quando sceglie i propri cibi in maniera istintiva, al di fuori di imposizioni culturali e religiose, o di autoimposizioni
puramente intellettuali? È possibile nella nostra
società, col nostro modello di sviluppo, scegliere
ciò di cui veramente ognuno di noi necessita per
la propria individualizzazione?
Se analizziamo i cambiamenti dell’alimentazione su scala mondiale (e parliamo purtroppo solo di quella fascia di popolazione che può permettersi di scegliere “cosa” mangiare, non dovendo affrontare il problema se mangerà o meno), ci rendiamo subito conto che l’orientamento
di massima va sempre più verso i cibi dolci, salati o piccanti.
14 -
HOD 23
Vediamo ora quali organi si vogliono nutrire
scegliendo questi particolari sapori e perché.
● Il sapore salato è collegato all’elemento
Acqua. Nutre i reni e le ossa del corpo. Quando
è usato in eccesso induce rigidità ed esprime
con ciò la volontà, più o meno consapevole, di
essere inflessibili perché si ritiene che questo sia
il miglior modo di far fronte agli eventi.
Rifiutandosi di “fluire” con la vita si rende palese la paura di “lasciarsi andare”.
● Il sapore dolce è collegato all’elemento Terra.
Nutre lo stomaco, la milza e il pancreas. Quando
è usato in eccesso induce mollezza e rende evidente il tentativo di diventare morbidi, simpatici e gradevoli in maniera da poter essere più facilmente amati e “accolti”. Rende manifesto il
proprio sentirsi “alieni” in un mondo verso il
quale non si sente empatia.
● Il sapore piccante è collegato all’elemento
Metallo. Nutre i polmoni, l’intestino crasso e la
pelle intorno al corpo. Quando è usato in eccesso denota la volontà di controllare le nostre comunicazioni interno/esterno e di definire i propri confini.
Forse la nostra società è un po’ rigida, ha paura
di lasciarsi andare, di essere flessibile, e viene recepita come poco accogliente nei nostri confronti. Inoltre le comunicazioni fra gli uomini sono
sbilanciate: probabilmente riusciamo a dare
sempre meno al mondo che ci circonda e, al con-
trario, questo stesso mondo invade sempre più
il nostro intimo lasciandoci sempre meno “individui”.
Se guardiamo agli ultimi duecento anni notiamo ad esempio che il consumo di spezie ha avuto un incremento notevole. Questo uso massiccio è spiegabile col fatto che i cibi non hanno più
sapore di per sé.
Le colture in serra e l’uso intensivo di concimi
chimici hanno reso disponibile una sempre
maggior quantità di cibo, ma questi alimenti
non hanno più il gusto che sarebbe lecito aspettarsi e non ci soddisfano in alcun modo.
Specularmente anche noi consideriamo le nostre vite abbastanza “prive di gusto” e non abbiamo tutti i torti… Ci sentiamo assediati da
uno stile di vita che noi stessi abbiamo creato,
ma dal quale troppo spesso rischiamo di sentirci appagati.
M
“My Diet”, da The New York Times Magazine.
adre Natura, forzata da noi a produrre sempre tutto in tutte le stagioni, ci
consegna i suoi frutti ma, come direbbe Steiner, sono frutti svuotati della loro parte eterica, dell’essenza vitale per dirla altrimenti.
E alimentarsi con cibi cui manca la parte vitale,
che ci piaccia o meno, significa alimentarsi di
“cose morte”. Ecco perché tramite l’uso di aromatizzanti e spezie, nonché con la ricerca di sapori sempre più forti. tentiamo più o meno consapevolmente di reintrodurre un po’ di “vita”
nella nostra esistenza quotidiana.
Il significato poi dell’introduzione del transgenico, al di là delle conseguenze sul piano della salute che può comportare, è ancora più inquietante, perlomeno sul piano simbolico. L’ipotesi
delirante di “correggere” la Natura creando un
“modello eletto” di patata piuttosto che di pomodori denota la nostra scarsa propensione a
confrontarci con la varietà di simboli vitali che
la Natura ci offre, a confrontarci con le eventuali imperfezioni… Questo purtroppo è anche lo
specchio di una nostra realtà interiore, laddove
non vogliamo ci sia spazio per l’umana imperfezione e per l’umanissima differenziazione.
Siamo totalmente protesi verso l’omologazione
sociale, culturale e…interiore.
D
ovremmo riflettere a questo proposito,
tantopiù se si considera che in natura
esistono già altri modelli vitali che si
comportano in questo modo: le cellule cancerogene. Esse sono totalmente indifferenziate e il loro obiettivo espansionistico consiste propriamente nel rendere le cellule “colonizzate” completamente uguali a loro, cioè
“non individualizzate”. Anche se questo
paragone ci dà i brividi, dovremmo considerarlo un punto di partenza per riesaminare a fondo la direzione verso la quale stiamo andando: la grande spinta verso l’omologazione dei gusti e degli stili di vita, al di
là della noia che comporta (mangiare un
pollo a Hong Kong con lo stesso sapore di
uno di Milano), al di là delle conseguenze
sociologiche che ne derivano, non è davvero
un futuro auspicabile! Ma abbiamo ancora
a disposizione la nostra capacità di analisi e
di interpretazione di queste trasformazioni
che si stanno verificando su scala mondiale, e il nostro pensiero critico dovrebbe
davvero aiutarci a invertire questa rotta…se solo lo vorremo usare. ■
H O D 2 3 - 15
Di cibo… e
Ogni giorno in Africa 18.000
bambini muoiono di fame. Il solo
morbillo fa un milione di vittime
all’anno.Tra 15 donne incinte,
una rischia di morire di parto.
Immagini di Piero Raffelli tratte da “Phototeca” anno IV n°11.
di Viviana Dall’Ora
D
SI
a più di 30 anni l’Associazione Medici
Senza Frontiere offre soccorso sanitario
alle popolazioni in pericolo: opera in più
di 400 progetti presenti in 85 paesi. Ogni anno circa 3.000 volontari di 45 nazionalità prestano la loro opera coadiuvati da 15.000 collaboratori locali.
Medici Senza Frontiere ricopre inoltre un ruolo
chiave nel denunciare sia le violazioni dei diritti
umani di cui è diretta testimone, sia la mancata attuazione delle convenzioni di diritto internazionale. Nobel per la Pace nel 1999, assiste le vittime
delle guerre dando loro accoglienza negli ospedali,
distribuendo medicinali ed intervenendo chirurgicamente quando necessario. La sua opera è presente nei paesi colpiti da catastrofi naturali, dove le
vittime possono aumentare a dismisura in tempi
brevissimi. In questo caso forniscono un supporto
medico-logistico attraverso la cura, la nutrizione e
l’attenzione per lo stato igienico-sanitario delle popolazioni colpite.
L
a guerra civile che ha colpito l’Angola nel
1975 ed è durata 27 anni (la tregua è stata
siglata il 4 aprile 2002) ha tristemente con-
di farmaci…
tribuito a far divenire questo paese una delle missioni più importanti dei Medici Senza Frontiere: il
più incisivo intervento umanitario intrapreso ad
oggi dall’organizzazione in tutto il mondo.
L’Angola ha vissuto e sta vivendo una delle peggiori tragedie umanitarie che ha colpito l’Africa negli
ultimi dieci anni. Nonostante i venti di pace, continua a morire di fame nell’indifferenza internazio-
fiamme, e la mancanza di mezzi di sopravvivenza, la
popolazione deve cercare di sopravvivere.Durante
gli anni di guerra che hanno sconvolto il paese, sono state inoltre distrutte la maggior parte delle
strutture medico-sanitarie. I soccorsi, spesso ostacolati da mine disseminate ovunque, strade di difficile accesso e fenomeni di banditismo, costringono
i volontari a spostamenti quasi esclusivamente ae-
MUORE
nale. Presente sul territorio dal 1993, Medici Senza
Frontiere è testimone di situazioni terrificanti.
Sono migliaia le persone che versano in uno stato
di malnutrizione e in condizioni sanitarie disumane. Oltre 1.000 ricoveri a settimana, 3.500 bambini in cura nei 23 centri nutrizionali terapeutici e 14
centri nutrizionali supplementari con 21.000 persone dislocate in undici province del paese. Medici
Senza Frontiere ha dovuto triplicare le squadre dei
volontari per far fronte ai pressanti e inarginabili
bisogni della popolazione.La carestia di proporzioni catastrofiche che ha colpito la popolazione negli
ultimi mesi e che ha già fatto migliaia di vittime, è
stata provocata dalle tattiche di guerra utilizzate
dallo stesso governo angolano e dai ribelli
dell’UNITA durante gli ultimi tre anni di guerra.
Nonostante i livelli di malnutrizione e di mortalità
siano al di sopra della soglia di emergenza, il governo angolano e le Nazioni Unite hanno dimostrato una vergognosa e insufficiente lentezza di
fronte ai bisogni umanitari di mezzo milione di
persone: una risposta totalmente inadeguata rispetto alla reale crisi. Nonostante le devastazioni
subite, l’abbandono delle terre, dei villaggi dati alle
rei o, dove possibile, con auto blindate. Proprio
l’Angola detiene il primato mondiale di un amputato ogni 334 abitanti: circa 70.000 vittime di cui
8.000 di età inferiore ai 15 anni.
MEDICI
SENZA FRONTIERE onlus
“
Portare aiuto medico a chi soffre è un tentativo di difendere gli individui da ciò che li aggredisce, e di aiutarli a riguadagnare i loro diritti e la loro dignità. Il nostro intervento e la
nostra voce sono un gesto di indignazione, il
rifiuto di accettare l’aggressione attiva o passiva agli altri…
(Medici Senza Frontiere)
”
Per contribuire all’opera di Medici Senza
Frontiere potete rivolgervi a:
Medici Senza Frontiere Onlus
Via Volturno, 58 - 00185 Roma
Tel. 06/44.86.921 - [email protected]
Conto Corrente postale n° 87486007
intestato a Medici Senza Frontiere Onlus,
Roma
Il reparto umanitario dell’ONU ha calcolato che
sul territorio sono disseminate quasi 15 milioni di
mine su una popolazione di 10 milioni di persone.
È proprio questa la causa principale per cui in
Angola è quasi impossibile coltivare la terra,se non
in determinate aree già sminate. Dati tanto sconfortanti ed allarmanti hanno visto un picco tra
maggio e luglio: a seguito delle denunce di Medici
Senza Frontiere, gli organismi internazionali che
non hanno “gradito” la presa di posizione dell’organizzazione,hanno iniziato la distribuzione dei beni di prima necessità facendo rientrare l’emergenza ma lasciando la situazione come prima.
A
settembre Medici Senza Frontiere ha lanciato un altro allarme. Nei paesi africani si
sta diffondendo un raro ceppo di meningite, il “W135”, e se non si provvederà in fretta ad
inviare vaccini a prezzi accessibili, migliaia di persone potrebbero morire. Il “W135” è stato registrato per la prima volta fra febbraio e maggio di quest’anno ed ha già colpito 13.000 persone, causando 1.400 decessi. L’enorme rischio è che si propaghi proprio ora, a novembre, considerata la prossima stagione epidemica. Per evitare il propagarsi in
modo incontrollabile dell’epidemia, Medici Senza
Frontiere chiede un immediato intervento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Salute, dei
governi e delle società farmaceutiche.
Il problema fondamentale è che i vaccini usati attualmente in Africa non coprono il ceppo di meningite incriminato. Il vaccino giusto per altro esiste e viene usato nei paesi occidentali (migliaia di
cittadini francesi e inglesi sono stati vaccinati anche
se i casi di meningite sono rari). Ma i rifornimenti
a disposizione non sono sufficienti ed il prezzo è
molto al di sopra di quanto i governi dei paesi africani siano in grado di pagare. Perciò un gruppo di
esperti internazionali riuniti da Medici Senza
Frontiere ha richiesto un piano di azione immediato condotto dall’OMS e dai governi, che induca
l’industria farmaceutica a trovare una soluzione rapida e accessibile. D’altra parte non è raro che le
industrie farmaceutiche “offrano” donazioni capestro di vaccini, medicinali ecc. per un periodo concordato, alla fine del quale scattano impegni commerciali che vincolano gli acquisti per un certo numero di anni. Mentre questo numero di Hod è in
stampa tutto è fermo, nessun piano è stato promosso. E intanto la gente continua a morire. ■
La guerra è scoppiata, è in corso, ha ucciso e uccide.
Durerà anche quando militari e strateghi avranno stabilito
di considerarla, dal loro punto di vista, finita.
Durerà nei lutti dei sopravvissuti, nei corpi mutilati di molti
di loro.
Durerà nelle esplosioni di ordigni rimasti attivi sul terreno.
Sappiamo che molti sono favorevoli a questa guerra.
Vogliamo che anche quelli che sono contrari abbiano voce. Per farlo useremo un pezzo di stoffa bianco: appeso alla borsetta o alla ventiquattrore, attaccato alla porta di casa o al balcone, legato al guinzaglio del cane, all'antenna
della macchina, al passeggino del bambino, alla cartella di
scuola...
Uno straccio di pace.
E se saremo in tanti ad averlo, non potranno dire che
l'Italia intera ha scelto la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.
Emergency chiede l'adesione di singoli cittadini, ma
anche comuni, parrocchie, associazioni, scuole e di
quanti condividono questa posizione.
Diffondere questo messaggio è un modo per iniziare.
I
ran aprì l’elenco telefonico,
e guardò le pagine gialle
sotto la voce Accessori per
animali elettrici. Compose il numero e quando la commessa rispose, le disse: «Vorrei delle mosche artificiali che volino e ronzino, per favore. Della miglior qualità.»
«Sono per una tartaruga elettrica,
signora?»
«Per un rospo» precisò Iran.
«Allora le consiglierei un miscuglio d’insetti che strisciano e che
volano, insetti di tutti i tipi, compresi…»
«Vanno bene le mosche», l’interruppe Iran «Potete mandarmele
a casa? Non posso uscire. Mio
marito sta dormendo, e voglio
essere sicura che sia tutto a posto.»
Foto Greg Gorman
Foto Barry Ryan
(da Philip K. Dick,
“Cacciatore di androidi”)
20 -
HOD 23
Gusto
e buon gusto
Questione di stile, di sapore
e di cuore. Tra cinquant’anni
mangeremo, o
CI MANGEREMO?
di Giovanni Fasani
U
n titolo forse un po’ provocatorio, ma
la questione del “gusto” non è solo un
problema di papille, di stile e di buona
tavola. E nemmeno soltanto di cibi transgenici,
sebbene questo aspetto non possa lasciare indifferenti i cultori del cibo genuino e naturale.
Del resto l’uomo perde la memoria: la perde o si
indebolisce, nei contenuti emotivi ed emozionali, anche laddove il colore del trauma è stato violento. Fatti impossibili da dimenticare, come la
morte di un genitore, di un fratello o le morti
collettive delle guerre ad un passo da noi, perdono il sapore violento della sofferenza e nella
maggior parte degli esseri umani questo è effetto della capacità di guarire dalle angosce.
Così è anche per l’amore, i viaggi e l’incontro
sotto un cielo rosso di tramonto: anche la gioia
più intensa può diventare un sorriso appena accennato. Che ne può essere quindi dei sapori di
un cibo, la cui emozione si lega anch’essa e di
più a molte altre condizioni di contorno?
Ricordare il sapore di una pesca di vigna, per chi
le ha conosciute, o delle susine dalla forma allungata e dal sapore di miele è un’esperienza
struggente e quasi malinconica, ma dove sta veramente l’importanza di questa esperienza?
I
l gusto è una delle reti (a strascico) cui l’àncora del presente rinnova le emozioni legate al buono, e per contrasto tenta di abbandonare il cattivo. Buon gusto. Gustarsi la vita. Assaporare gli attimi. Anche la lingua e le parole segnano un cerchio molto ampio entro cui
inscrivere tutto ciò che può essere gustato.
La polenta transgenica è devastante? Perché è meglio il biologico? Ha più sapore l’orto di casa, perché per la maggior parte delle persone indaffarate
e stressate delle città l’orto evoca le serenità di una
campagna (immaginata) in cui il gusto delle cose e
dei cibi si lega al tempo lento delle stagioni, della raccolta, delle parole nell’attesa della cena? Più che l’orto (ma va bene anche questo), credo che il gusto
perso (rimpianto, speranza) sia piuttosto quello delle parole in attesa della cena. Per questo non disdegno le comodità della grande distribuzione alimentare, che a volte, con i cibi pronti e inscatolati sen-
za conservanti mi concede di gustare un minestrone altrimenti inaccessibile prima della mezzanotte
(se tutto va bene), lasciandomi anche un tempo, appunto, per le parole.
C
he cosa ci riserva il futuro del gusto è
questione aperta tra l’inerzia e il piacere della conservazione, che avvolge l’uomo nel bozzolo di qualche certezza, e l’impulso
alla curiosità e al nuovo, che non può essere senza rischi. Le patate sotto la cenere
vanno aperte a metà e prima che il fumo e il vapore scompaia, va steso un pizzico di sale e un velo di burro. Basta avere tempo di accendere il camino, fare brace
intensa e ricca, nascondere le patate sotto
la cenere calda, dimenticarsene per almeno mezz’ora, continuando a parlare
e a bere un rosso rubino, antico di
rovere. Parlando di gusto, questione aperta.
Dr. Giovanni Fasani,
medico omeopata e agopuntore,
fondatore dell’Associazione
Culturale Essere-Benessere, Milano.
L'Associazione Culturale
Essere-Benessere
si pone come punto di riferimento e di incontro
tra la medicina occidentale
e i contributi di tutte le altre medicine
(etniche e non). Organizza quindi incontri, corsi
ed altre attività. È accreditata al Ministero della
Sanità per lo svolgimento degli eventi per la
formazione continua in medicina (ECM) riservati
agli operatori di settore.
(Per informazioni E-mail: [email protected]).
Foto Fanny per Lip Service
Mel Ramos
Molti ricordano il primo bacio, ma quanti tra
questi sarebbero in grado di riconoscere il gusto
vero di quella bocca, il sapore vero di quelle labbra e del loro profumo? Quanti sarebbero in
grado di accostare a quel gusto l’emozione, e
proprio quella, che allora aveva suscitato, e che
ancora crediamo di ricordare? Nessuno, nemmeno il poeta che abbraccia le parole tra di loro
e le compone in una musica evocativa. Nella
memoria c’è la traccia di un passato reale che
però nel ricordo non può che essere immaginato. E l’esperienza di oggi diventa la frattura,
reale, tra un immaginato del passato e un
immaginato del futuro. Il valore sta esattamente in
questa frattura che è una
condensazione di esperienze, è fatta di un materiale in cui si condensa,
come in un buco nero stellare, tutta l’energia degli
attimi prima e dopo, sotto
una spinta adattativa che
consente di tracciare il
tempo senza morire di malinconia per l’abbandono del
passato e di ansia per l’incerto
del futuro.
LASSATIVO
Il gusto…
del LASSATIVO
di Raffaella Ferrari
La Food and Drug Administration (FDA) ha recentemente emanato
un decreto che elimina dal mercato americano tutti i prodotti lassativi
da banco che contengano principi attivi
ad azione stimolante. Sotto accusa,
in particolare, ALOE e CASCARA SAGRADA,
in quanto la valutazione del rapporto
rischio/beneficio nell’assunzione prolungata
di queste sostanze non ne giustifica l’utilizzo.
R
iportiamo questa notizia come spunto per una serie di riflessioni sull’uso, o più propriamente sull’abuso, di sostanze ad azione lassativa. Pensiamo a tutti coloro (e sono tanti!) che per risolvere il problema della stitichezza fanno sempre più
spesso ricorso ai lassativi. Come se non bastasse, ne fanno anche un
uso smodato perché è molto più comoda una pastiglia che cambiare il proprio
stile di vita e adottare alcuni semplici accorgimenti, a cominciare ad esempio
dalle abitudini alimentari. La stipsi cronica infatti, quando non è causata da un
problema organico, può essere facilmente risolta con un regime alimentare
equilibrato, ed eventualmente con l’utilizzo di rimedi più blandi, come le fibre o
i fermenti lattici.
L
LASSA
a letteratura scientifica definisce stitica «una persona che effettua meno di tre defecazioni a settimana», quando emette feci dure ed ha difficoltà ad evacuare. In realtà è opinione comune che per una corretta
igiene intestinale, l’intestino dovrebbe svuotarsi una volta al giorno o almeno ogni 48
ore. Un’informazione non corretta che porta un gran numero di persone alla stimolazione meccanica della peristalsi intestinale mediante l’utilizzo di lassativi. E tra i prodotti più richiesti in farmacia che non richiedono ricetta medica, troviamo i lassativi a base di piante medicinali. Ma il luogo comune che i prodotti fitoterapici non
facciano male è assolutamente da sfatare!!!
24 -
HOD 23
Aloe e cascara, ma anche senna, rabarbaro, frangula sono piante la cui azione lassativa è dovuta
ad uno stesso gruppo di principi attivi chiamati glucosidi antrachinonici, che stimolano la peristalsi ma il cui utilizzo alla
lunga può causare diversi
problemi. Sono infatti sostanze ad azione irritante e
possono causare spasmi a livello intestinale. L’abuso, o l’uso
prolungato di queste sostanze,
può dunque provocare disidratazione con perdita
di elettroliti e ipomotilità intestinale di vario grado fino all’atonia completa.
Alla base del problema c’è quel fenomeno di irritazione dell’intestino crasso, che si definisce colon lassativo.
La perdita massiccia di liquidi attraverso
l’intestino porta l’organismo ad uno stato
di deficit elettrolitico, in particolare di potassio, e questo può portare a stati di debolezza muscolare.
P
urtroppo il fenomeno dell’abuso è
spesso ben nascosto, perché difficilmente se ne parla: la stipsi non viene considerata una vera e propria patologia,
e chi ne è affetto difficilmente ne discute
con un medico, anche per motivi di riservatezza. Il problema è aggravato dal fatto
che questi prodotti, ai quali ci si abitua
molto rapidamente, si possono acquistare in
farmacia senza prescrizione medica e senza alcun tipo di controllo.
TIVO
Allora cosa
possiamo fare?
Lassativi sì, ma non abusiamone! Ammesso
che il ricorso a lassativi a volte può essere necessario, questa prassi non deve diventare un’abitudine ma solo un utilizzo saltuario, cioè quando non se ne può proprio fare a meno.
Tra quelli “strong” (gli antrachinonici per esempio) vi suggeriamo di preferire prodotti a base di
Frangula o Cascara, che hanno un’azione più
blanda rispetto a Senna e Aloe, e una ridotta azione irritante sull’intestino. Di fatto si possono
utilizzare anche nella costipazione spastica perché non provocano coliche e i
fenomeni di assuefazione sono estremamente ridotti.
Per questi motivi Cascara e
Frangula sono indicate in pazienti abitualmente costipati, e
quando occasionalmente o
temporaneamente si voglia ricorrere ad un lassativo
per rieducare l’intestino. Da utilizzare 2/3
volte al mese al
massimo, sconsigliati in gravidanza.
E le
alternative?
● Mangiare almeno 2 porzioni di frutta
e verdura al giorno, alimenti integrali, ricchi di fibre.
Una curiosità: nei paesi tropicali, dove la
dieta è particolarmente ricca di frutta e
verdura, non si riscontrano casi di stipsi
Il nostro consiglio
Fatevi preparare dal farmacista
una tisana a base di:
● Malva 25%, ● Liquirizia
15%, ● Melissa 20%, ● Tarassaco 20%, ● Anice 10%,
● Finocchio 10%.
Bevete una tazza di quest’infuso
anche tutte le sere: non ha un effetto lassativo ma serve a ripristinare
il corretto funzionamento del vostro
intestino.
cronica, e l’incidenza del cancro all’intestino è
nettamente inferiore a quella dei paesi occidentali.
● Bere molto, fino a 2 litri di acqua al giorno.
● Praticare abitualmente attività fisica.
H O D 2 3 - 25
●
Fibre e Mucillagini possono essere assunte
con la dieta (mele, pesche, pere, riso integrale,
cavolfiori, broccoli, patate, piselli, fagiolini), ma
possono essere anche integrate da prodotti specifici che svolgono una funzione emolliente, ammorbiscono le feci e regolarizzano le funzioni intestinali in modo dolce.
In farmacia trovate: semi di lino, psillio, malva,
pectine, fibra solubile di Acacia ecc.
● I fermenti lattici sono microrganismi non
patogeni che una volta assunti per via orale sono in grado di provocare a livello intestinale uno
stato di allerta immunologica contro germi patogeni o miceti, e allo stesso tempo hanno la grandissima capacità di ripopolare la flora batterica
endogena. Sono definiti Probiotici.
● I Prebiotici invece, sono sostanze in genere
di natura polisaccaridica (inulina, FOS - fructoligosaccaridi - ecc.), che diventano il cibo e il substrato ideale di crescita dei batteri intestinali endogeni (quelli “buoni”).
Probiotici e Prebiotici ripristinano la corretta
funzionalità assimilativa intestinale, migliorano la
motilità intestinale e rafforzano in generale le
funzioni metaboliche e immunitarie del nostro
organismo.
Se ne parla tanto, i sistemi di “pulizia del
colon”: cosa sono?
Il lavaggio intestinale profondo è l’aspetto principale di una terapia medica chiamata “idrocolonterapia”, che
ha lo scopo di ripristinare le corrette funzioni dell’ultimo tratto dell’intestino (colon o intestino crasso).
Il colon ha il compito di eliminare scorie e residui solidi dal nostro corpo, e di riassorbire
sali minerali e nutrienti importanti per la nostra vita.
Il cattivo funzionamento
del colon provoca quindi un
fenomeno di autointossicazione la cui manifestazione più
26 -
HOD 23
evidente è la stipsi.
La stasi intestinale provoca la formazione di un
vero e proprio “pozzo nero” di materiale in decomposizione e di microrganismi patogeni all’interno del colon, e ciò a lungo andare determina
la formazione di uno strato di muco che andrà
ad alterare ulteriormente le funzioni assorbenti
e metaboliche del colon. Questo fenomeno porta anche all’indebolimento del nostro sistema
immunitario.
L’idrocolonterapia è una tecnica di lavaggio intestinale che, attraverso l’introduzione rettale di
acqua depurata, lava, ammorbidisce e provoca il
naturale svuotamento dell’intestino, lasciando
una sensazione generale di benessere.
Esistono in commercio dei dispositivi “fai da te”,
ma il nostro consiglio è di rivolgersi ad un centro specializzato, in cui un medico possa seguire
il trattamento e darvi le indicazioni necessarie.
La pulizia del colon si può praticare con tecniche
meno “aggressive”, in particolare con l’assunzione di sostanze che favoriscono la depurazione
agendo favorevolmente sulla funzione fisiologica
della digestione e normalizzando la funzione intestinale. Citiamo il sistema di pulizia del colon
che utilizza piante Ayurvediche (Withania somnifera, Phyllantus niruri,Terminalia chebula, Emblica
officinalis, Punica granatum, Rosa damascena,
Piper nigrum, ecc); lo potete trovare nelle Farmacie con un reparto di Medicina Ayurvedica. ■
A proposito
di menopausa:
terapia ormonale
o fitoestrogeni?
di Elena Marinoni
Sempre più spesso donne sensibili ed attente
alla propria salute rifiutano la terapia ormonale
sostitutiva, manifestano dubbi e perplessità,
cercano informazioni su alternative
terapeutiche efficaci e sicure.
Alcuni studi hanno evidenziato gli effetti
protettivi dei fitoestrogeni nei confronti
del tumore al seno, altri non hanno mostrato
alcuna relazione tra il loro consumo ed il rischio
di sviluppo tumorale. Ma in nessun caso
è stato suggerito alcun effetto negativo.
L
a menopausa si colloca all’interno di un lungo periodo della
vita di ogni donna, il cli materio. Inizialmente, nella pre-menopausa, la fluttazione dei livelli ormonali porta a modificazioni dell’attività ovarica e a progressive anomalie mestruali, fino alla cessazione permanente del ciclo stesso (menopausa). In seguito,
nella post-menopausa, si verifica una vera e propria carenza di ormoni estrogeni, a cui sono associati tutti i generali processi involutivi dell’invecchiamento (tra cui atrofia delle ovaie, dell’utero e della
ghiandola mammaria) e le patologie ad esso correlate (aumento del
rischio cardiovascolare ed osteoporosi).
La progressiva diminuzione di estrogeni causa una pletora di fasti28 -
HOD 23
Margi Geerlinks,“Untitled”, Courtesy Galleria Gian Ferrari
diosi disturbi neurovegetativi (variabilmente significativi in ogni donna) quali ansia, irritabilità,
depressione, sbalzi d’umore, insonnia, vampate
di calore, sudorazione profusa, cefalea, diminuzione della libido, secchezza vaginale, aumento
del peso corporeo e perdita di capelli.
Le modificazioni dei livelli ormonali hanno dunque un’ampia serie di effetti che non si limitano
alla semplice cessazione del ciclo mestruale.
Inizialmente non
si era a conoscenza del motivo per cui gli
estrogeni potessero interessare
parti del corpo
che sono fuori
dal sistema riproduttivo. Ora
sappiamo che
esistono due tipi
distinti di “recettori” per gli
estrogeni, alpha
e beta, che si trovano in quasi
tutti gli organi del corpo non
solo femminile, ma anche
maschile. Alcuni organi, tra
cui il rene e l’utero, hanno
una predominante di recettori alpha. Altri presentano
uguale o più alta densità di
recettori beta: le ovaie, la
prostata ed il cervello. Sappiamo inoltre che sono presenti nel sistema cardiovascolare e nelle ossa, e che svolgono un importante ruolo nel mantenimento funzionale di questi tessuti. I
trattamenti convenzionali per limitare
i sintomi associati alla menopausa e
diminuire i rischi di sviluppare i disturbi sopra menzionati, includono terapie sostitutive di soli estrogeni oppure combinate di estrogeni e progestinici.
Purtroppo i rischi correlati a questo tipo di terapie superano a volte i benefici e ne limitano l’utilizzo, soprattutto da parte di quelle donne che
Gli integratori alimentari a base di isoflavoni (quelli in commercio sono estratti per lo
più dalla soia e dal trifoglio rosso) non necessitano di prescrizione medica e nella
maggior parte dei casi vengono assunti come “auto-medicamenti”. Rimangono comunque controindicati per quelle donne che
soffrono o hanno sofferto di tumore al seno
(gli effetti degli isoflavoni su tumori già in
atto non sono ancora pienamente documentati e tali prodotti non sono, quindi,
dotati di sicurezza farmacologica), in gravidanza, durante l’allattamento ed in soggetti che manifestino allergie abituali verso tali prodotti. Ogni donna deve poter serenamente valutare i benefici, gli effetti
collaterali ed i rischi delle diverse terapie
attualmente disponibili nel trattamento
dei sintomi menopausali, per poter prendere la migliore decisione per se stessa e
per la propria salute avvalendosi, sempre,
dei consigli e delle indicazioni del proprio
medico e farmacista.
La menopausa, come anche l’inizio dell’età fertile con la comparsa delle mestruazioni, non è una malattia, bensì un processo fisiologico naturale nella vita di ogni
donna, i cui sintomi non devono essere
sottovalutati ma neppure drammatizzati,
per poter essere affrontati, accettati e vissuti con serenità.
hanno alle spalle precedenti
patologie tumorali ed episodi
tromboembolici. Gli effetti
collaterali possono infatti essere piuttosto severi, ed includono la possibilità di sviluppare tumori al seno e all’utero, trombosi venose, sanguinamento uterino, disturbi
epatici, gonfiore e nausea.
Ecco perché sempre più donne sensibili ed attente alla propria salute rifiutano la terapia ormonale sostitutiva o, comunque, manifestano
dubbi e perplessità riguardo ad essa, rivolgen-
H O D 2 3 - 29
dosi al proprio medico o farmacista di fiducia per avere informazioni su alternative terapeutiche efficaci e sicure.
Da diversi anni la ricerca scientifica sta intensificando gli sforzi nello studio della “moilecola ideale”, che dovrebbe avere effetti simili
agli estrogeni sulle ossa, sul cervello, sul metabolismo lipidico e sul
sistema cardiovascolare ma, nello stesso tempo, rivelarsi “anti-estrogenica” o perlomeno neutra a livello del seno e dell’endometrio.
Recenti studi hanno evidenziato l’azione altamente selettiva dei fitoestrogeni naturali, composti presenti nei vegetali, la cui struttura
chimica assomiglia molto a quella degli estrogeni secreti dalle ovaie
delle donne in età fertile. I due gruppi principali di fitoestrogeni sono gli isoflavoni ed i lignani.
Questi ultimi sembrano avere un effetto meno marcato sui recettori e si trovano in quantità apprezzabile solo nei semi di lino. Ecco
perché l’attenzione dei ricercatori si è concentrata in particolar modo sugli isoflavoni di cui sono ricchi i legumi, soprattutto la soia, le lenticchie ed i
fagioli ed altre piante non alimentari tra cui il trifoglio rosso e la liquirizia.
Gli studi effettuati per valutare
gli effetti dei fitoestrogeni sui sintomi della menopausa sono ancora
pochi e di breve durata, ma tutti hanno evidenziato un’effettiva riduzione delle spiacevoli vampate di calore e
della secchezza vaginale. Bisogna però considerare che i fitoestrogeni diventano attivi solo grazie ad una serie di fattori: buon funzionamento della flora intestinale e non assunzione di antibiotici,
lassativi o alcol, una giusta alimentazione di cibi ricchi di fibre e di
frutta. Questo spiega le significative differenze individuali di assorbimento e, quindi, la loro variabile efficacia.
Alcuni studi hanno anche evidenziato gli effetti protettivi dei fitoestrogeni nei confronti del tumore al seno, altri invece non hanno
mostrato alcuna relazione tra il loro consumo ed il rischio di sviluppo tumorale. In nessun caso però è stato suggerito alcun effetto negativo dei fitoestrogeni. Un’altra loro caratteristica è quella di
essere “adattogeni”: aumentano l’attività estrogenica all’interno dell’organismo quando i livelli di estrogeni sono bassi (come in menopausa), ma diminuiscono tale attività quando i livelli di ormone sono troppo alti, bloccando parzialmente i loro effetti negativi. È giusto dunque pensare che i fitoestrogeni possano essere utilizzati, in
futuro, per intervenire anche in altri processi metabolici ormonali,
come nella sindrome pre-metruale e nei tumori ormone-dipendenti, sebbene questa tesi debba ancora essere suffragata da approfonditi e lunghi studi clinici. ■
Farmacia Marinoni
Corso Buenos Aires, 55 - Milano
Tel. 02/29.40.05.13 - Fax 02/29.51.37.32
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HOD 23
“Giudizio Universale”, mosaico della cupola del Battistero do Firenze, XIII secolo
25 dicembre:
Accendere
la fiamma della
consapevolezza di sé
Se vi sembra che sia difficile essere consapevoli,
provate a scrivere ogni pensiero, ogni sentimento che
sorge in voi durante il giorno. Prendete nota delle
vostre reazioni, scrivete di come rimanete coinvolti
nelle sensazioni e delle intenzioni che si nascondono
dietro le parole che usate… Se scrivete queste cose
nei momenti in cui vi è possibile e la sera, prima di
addormentarvi, rileggete tutto quello che avete scritto durante il giorno e lo studiate, lo ponderate senza
giudicare, senza condannare, comincerete a scoprire
le cause profonde dei vostri pensieri, dei vostri sentimenti, dei vostri desideri, dei vostri discorsi… È importante che
prendiate in esame le cose che
uesto “piccolo” dono di Natale
avete scritto con un’intelligenza
che ci offre Krishnamurti (1895che è essenzialmente libera; allo1986), grande personaggio indiano
ra vi renderete conto del vostro
dalla spiritualità universale, ci fa tocstato. Le cause del conflitto vencare a modo suo un aspetto della nogono scoperte e dissolte nel fuostra alimentazione. Mi riferisco al cico della consapevolezza di sé,
bo dell’anima, o della coscienza se
nella fiamma dell’autoconoscenpreferiamo. Non è un aspetto che ci riza. Naturalmente dovreste scriguarda in modo così “speciale” come
vere quello che pensate e sentite,
spesso siamo tentati a credere. La
le vostre intenzioni, le vostre reaconsapevolezza di noi e di quello che
zioni, non per un giorno o due
ci circonda, il rispetto per sé e per gli
ma per molti giorni, finché non
altri sono un nutrimento di valore non
sarete capaci di essere istantasolo morale, etico e religioso ma stoneamente consapevoli di quello
rico, sociale, civile, umano. Certo non
che accade in voi…La meditazioesistono ricette, ma forse partire da
ne non è soltanto consapevolezza
noi stessi è un buon modo per iniziare,
di sé, è anche costante abbandoo proseguire, un cammino più consano del sé. La meditazione nasce
pevole.
da un modo corretto di pensare e
porta con sé la tranquillità, la serenità della saggezza. In questa serenità si scopre il
supremo. Scrivendo quello che pensate e sentite,
quello che desiderate, i modi in cui reagite, affiora
una consapevolezza interiore nella quale c’è cooperazione tra il conscio e l’inconscio; e questo porta alla comprensione e all’integrazione dell’essere.
Q
(J. Krishnamurti, Il libro della vita)
Dacci
il nostro cibo
di Marina Robbiani
quotidiano
Come fare a nutrire la mente oltre al corpo, in che modo e con quali
alimenti? Il cibo è uno straordinario strumento di indagine.
Lo sapevano bene gli artisti del passato. Mi riferisco
in particolare ai pittori, a coloro che dipingendo le abitudini
dei loro tempi si attardavano, spesso a pancia vuota, a disegnare
un tema così importante e pieno di significati.
L’
argomento è interessante e vario al
ce soprattutto in qualità di pane e vino. Dipingere
punto che per parlare esplicitamente di
questi simboli eucaristici «significava portare l’inanima e corpo, non si può omettere un
dividuo a riflettere sulla commestibilità della sotema importante come quello del Giudizio
stanza divina, sul rito del mangiare dio.» (A.
Universale. Cosa c’entra, direte voi, tutto questo
Appiano, Bello da mangiare). Sono dunque tante le
con il cibo? C’entra eccome, perché negli affreschi
Ultime cene dipinte, ma non tutte risultano in gramedioevali, diciamo a partire dall’XI secolo, i dedo di ricostruire l’episodio evangelico con la poemoni si nutrono di carne umana. Di grande attuasia e l’intensità del dramma “divino”. In alcune di
lità all’epoca, queste scene apocalittiche e terrifiesse l’artista si sofferma con maggior impegno a
canti si rivolgevano esplicitamente al popolo che
descrivere l’aspetto più umano della situazione:
frequentava la chiesa. Nell’asCristo, uomo tra gli uomini, disumere il valore didattico di
vide con i suoi compagni lo
“Bibbia dei poveri” ci mostra- “La mente è la vostra casa e se la stesso cibo. Cibo che non è più
no ancora oggi quanto sia af- riempite di robaccia sentita e vista solo un elemento sacro e simfreschi che dipinti fossero un al cinema la manderete in malora. bolico, ma si arricchisce di
ottimo mezzo di propaganda. Potete anche essere poveri e avere gamberi, castagne, pesci, agnelIn particolare in Italia, dove le le scarpe rotte, ma la vostra mente lo, fichi, formaggio, latte, pane
storie bibliche e le immagini sarà sempre un palazzo.”
azimo a seconda delle tradiziosacre dominano la scena della
ni, gusti e costumi del paese,
(Frank McCourt,
pittura in lungo e in largo.
città o regione in cui la cena si
“Le ceneri di Angela”)
È questa la ragione principale
svolge.
per cui soggetti “inanimati” come frutta e verdura
hanno avuto maggiori difficoltà a essere accettati
oi la grande novità: dalla fine del ‘500 iniche in Olanda, nelle Fiandre o in Germania, dove i
zia a diffondersi per l’Europa un genere di
temi preferiti, di matrice profana, erano legati alla
pittura silenziosa conosciuta come “natuvita quotidiana. Ciò non toglie che anche da noi il
ra morta”, grazie alla quale riceviamo una serie di
cibo entra a far parte dei quadri. In principio, semimportanti informazioni. Innanzitutto apprendiapre all’interno di rappresentazioni religiose, lo femo quello che si mangiava. Grandi polente, fave e
P
H O D 2 3 - 49
chero dipinti da un noto artista napoletano del ‘600, una
donna incinta si fece prendere da una tale voglia di dolci
da sentirsi male.
C
erto, oggi siamo abituati a provare sensazioni ben più forti
davanti a un film (provate a
pensare al “Pranzo di
Babette”). Ed è giusto, perché
più che lo stomaco, quello
che ci dovrebbe smuovere in
un quadro sono le emozioni,
la curiosità, la voglia di saperne di più... Ma è anche vero
che, se davanti ad una vera
50 -
HOD 23
“Canestro di frutta”, part: di Caravaggio
“Natura morta”, scuola di Zubaran, Spagna, XVII secolo
fagioli, uova, cipolle, patate, zucca, castagne e aringhe tra i contadini, la povera gente di tutti i tempi
e luoghi.Ostriche,aragoste,burro e formaggio (un
prodotto per pochi privilegiati in Olanda), carne e
selvaggina, asparagi, torte ripiene, dolciumi e altre
squisitezze a chi può permetterselo.
Davanti a certe tavole imbandite che alludono a
pietanze squisite, ad alcuni frutti appetitosi e maturi,a caraffe di cristallo e raffinatissimi bicchieri di
Boemia stracolmi di vino, bianco e rosso, ci pare
perfino di sentire aromi e profumi. Si racconta ad
esempio che di fronte ad una serie di cialde, cannoli, rotoli di panforte, biscotti e bastoncini di zuc-
tazza fumante di caffè ci si domanda dove ha inizio il senso dell’olfatto e dove quello del gusto, di
fronte ad un cesto di frutta dipinto in modo magistrale, l’attrazione può essere tale da farci gustare un cibo anche con gli occhi.
Eppure la raffigurazione di una tavola imbandita, la
commistione di tanti cibi così diversi tra loro rappresentava anche un segno di augurio, la speranza
di un buon raccolto, l’allontanamento di carestia,
fame, miseria. Allo stesso modo, molte di queste
tele (in particolare quelle della seconda metà del
’600) contrappongono all’abbondanza di cibi e
vettovaglie una serie di soggetti “umili”, immagini
simboliche il cui compito è sottolineare i repentini cambiamenti del destino, raccontare attraverso la forza del
pennello come la povertà si alterna alla ricchezza, la gioia al dolore. Ecco allora che di fianco all’ostrica può apparire la mite fragolina di bosco, conosciuta come “frutto paradisiaco”, o
spuntare, tra succulenti delizie, una
mela bacata.Qua e là si vede anche un
mezzo limone, una metà mela, pesca,
melone: sono soggetti moralisticheggianti che stanno ad indicare
ciò che ci
aspetta tutti al
varco, indistintamente. Ma a
parlare di caducità della vita (la cosiddetta Vanitas) ci
sono anche
noci e nocciole
spaccate o del
semplice pane
spezzato la cui
presenza, indicando l’intervento della
mano dell’uomo, toglie alla
scena parte
della sua immobilità.
Giuseppe Recco, "Natura morta con dolci, fiori e frutta" part., Napoli, XVII secolo
Scopriamo così che il desiderio
imitativo lascia spesso la priorità
al fine narrativo. Si ritorna dunque a fare la differenza tra la forma e il contento, tra il cibo del
corpo e quello della mente.
Trionfano i simboli.Grazie all’abbondanza dei loro semi, la melagrana, il cedro, la zucca, l’arancia,
il melone e il cocomero sono
considerati emblema di abbon-
danza e fecondità. Da parte sua il cedro, soprattutto nel medioevo, ha fama di riti magici e la melagrana, per la sua rotondità, indica vita eterna e
perfezione divina. La raffigurazione della mela,
spesso e volentieri usata in filtri d’amore e pozioni magiche, e dell’arancia, o “mela di Cina”, ci ricorda la tentazione, il peccato originale. Anche la
ciliegia allude alla simbologia celeste mentre il fico,
conosciuto in Egitto come frutto “iniziatico”, allude alla conoscenza. È invece un segno di previdenza la castagna, alimento riservato (allora) ai più
miseri, che si trova durante tutto il periodo invernale.
N
utrimento ancestrale e spirituale è il latte, considerato simbolo d’immortalità
per gli alchimisti, che non di rado erano
soliti soprannominare la Pietra
Filosofale come “latte della
Vergine”. Il latte, elemento primario e puro da cui nasce il
formaggio, a sua volta collegato
alla fertilità e alla misteriosa
magia della trasformazione,
della vita.
Ma il cibo, e parliamo ancora
una volta di quello dipinto, ci
offre un’infinità di altre lezioni.
Ad esempio, in tempi in cui alla pittura si chiedeva “devozione” e non verità, per
la prima volta in un Canestro di frutta (Milano,
Pinacoteca Ambrosiana) il giovane Caravaggio
(1571-1610) tratta i frutti allo stesso modo di un
vero e proprio ritratto. Non contento, ribadisce il
concetto in molte altre tele, tra cui un quadro ancora agli esordi, il Suonatore di liuto (San
Pietroburgo, Ermitage), dove “sotto il crescere o il
diminuire della luce e dell’ombra, descrive l’anguria e il melone affettati, la pera intatta e la mezza
mela insieme alle mosche che saltellano sulla propria ombra” (Roberto Longhi, Caravaggio). Ed è
così che dipingendo con lo stesso impegno di verità figure umane e soggetti inanimati, Caravaggio
azzera ogni distinzione tra una Natura superiore
e una natura inferiore, considerandole entrambe
appartenenti allo stesso drammatico universo. ■
H O D 2 3 - 51
In molte culture si usa portare
dei doni golosi durante le feste
più importanti, “piccoli sfizi”
che uniscono i sapori di storie diverse...
Piccola
Fichi Deliziosi
I
si trovano in parecchie
versioni con liquori differenti in tutta l'Europa
Orientale.
INGREDIENTI Per 4 vasi da 500 gr. servono ● 2 kg di fichi piccoli e neri ● 1,5 litro circa di brandy ● qualche stecca di cannella ● delle mandorle pelate ● se piace, dello zucchero.
PREPARAZIONE Far seccare i fichi nel
forno tiepido, tagliarli a metà e farcirli con una
mandorla.Vanno poi sistemati nei vasi con la
cannella (a piacere anche con lo zucchero), e
ricoperti di brandy. Sterilizzare i vasi per 20
minuti e lasciarli raffreddare nell'acqua.
Consumare dopo un mese e non oltre l'anno.
Gelatine zuccherine
e gelatine zuccherine si sciolgono in
bocca e si possono preparare con mele
cotogne, pere e altra frutta. In estate, in
Turchia, ho visto fare una ricetta simile dove la preparazione veniva stesa nei sofra
(enormi vassoi di metallo) e lasciata asciugare sui tetti delle case, all'aria aperta.
INGREDIENTI ● un paio di chili di mele
cotogne ● un paio di limoni ● qualche stecca di cannella ● zucchero quanto basta.
PREPARAZIONE Togliere il torsolo e la
maggior parte della buccia alla frutta, tagliarla a pezzi e metterla in una casseruola a
fondo pesante. Unire i limoni tagliati a rondelle, la cannella e gli scarti della frutta precedentemente chiusi in una garza.Allungare
con circa 7 dl di acqua e cuocere mezz'oretta con il coperchio. Scolare, frullare e pesare il composto. Unire lo stesso peso in
zucchero e rimettere su fuoco bassissimo mescolando spesso. La gelatina è pronta
quando si stacca dalle pareti della pentola.Versarla in teglie rivestite di carta oleata,
livellarla e lasciarla ad asciugare 2 giorni, protetta da una garza.Tagliarla poi a cubetti e confezionarla, magari in scatole di latta chiuse da uno spago naturale.
L
52 -
HOD 23
Cucina da regalare
di Francesca Carmelini
Datteri e Noci al Cioccolato avvolti in eteree veline
questo punto non può mancare una leccornia tipica dei paesi del mediterraneo: il meraviglioso cioccolato, perennemente presente sia alle feste tra
amici che a quelle solenni. Consiglio questi bonbon di datteri e noci, che
risultano irresistibili se avvolti in eteree veline.
INGREDIENTI ● cioccolato di ottima qualità (fondente, al latte e bianco) ●
marzapane verde ● dello sciroppo di menta ● datteri freschissimi e mandorle pelate (o noci miste)
PREPARAZIONE Sciogliere i cioccolati separatamente a bagnomaria, aromatizzare il marzapane con lo sciroppo e formare delle palline.Tostare le noci in forno caldo e togliere il nocciolo ai datteri. Ricoprire le palline di marzapane col
cioccolato fondente, i datteri per metà con quello bianco, le noci con quello al
latte. Lasciar raffreddare su una gratella. Mmmh, che delizia...
A
Black Bun
ella ricetta integrale, questo dolce speziato di origine scozzese si preparava
alcune settimane prima di Capodanno e si poteva conservare per tutto l'anno seguente. Quella che vi proponiamo è una ricetta “Easy Way”, da preparare nel modo più facile e sbrigativo!
INGREDIENTI ● 350 gr. di pasta di pane ● un tuorlo sbattuto ● 250 gr. di frutta secca tritata ● 30 gr. di noci miste tritate ● 40 gr. di scorze di agrumi misti tritati ● un cucchiaino di cannella in polvere ● un cucchiaino di peperoncino in polvere ● 30 gr. di zucchero di canna ● 60 gr. di farina ● un uovo ● 65 gr. di burro
sciolto ● succo d'arancia
PREPARAZIONE Ritagliare dei dischetti di 10 cm di diametro dalla pasta stesa sottile, amalgamare tutti gli altri ingredienti e porre un cucchiaio di ripieno così ottenuto su ogni dischetto. Chiudere i
“saccottini” lasciando
un piccolo foro in cima (“camino”), spennellare la superficie col
tuorlo e cuocere in
forno ben caldo per 25
minuti circa. È gustoso
trovare forme diverse
per ogni ripieno.
N
H O D 2 3 - 53
Maialemon
di Andrea Bocchi Modrone
Amour
“
Ora, poi che Circe ebbe offerto, quegli altri ingoiato l'intriso,
li colpì con una verga, li rinchiuse dentro il porcile;
e già di porci avevano le setole, muso, grugnito,
tutto l'aspetto: soltanto la mente era quella di prima.
Furon così rinchiusi, che urlavan, piangevano; e Circe
ghiande per cibo ad essi gittò, corniole, lecciole,
tutte vivande dei porci, che sempre grufano a terra.
”
Foto “Progeo scrl”, Masone (RE)
(Odissea, X canto)
54 -
HOD 23
A
pochi animali
Storia, Religione, Cultura e
Tradizione popolare
diedero tanta attenzione come al maiale.
Forse solo il serpente
può vantare così vasta
letteratura e riferimenti
etnologici nell’ambito
della zoologia sacra e
profana.
L’ispido suino dei Celti,
celebrato nella festa di
Samhain (Ognissanti)
e cibo prediletto da
quel popolo in
quanto considerato apportatore di
immortali-
tà, nella storia dell’umanità è sempre stato al centro
di dispute religiose e alimentari, probabilmente a
causa del suo aspetto e delle sue abitudini. Nella cultura occidentale infatti, è stato spesso associato a
tendenze oscure, ignoranza, ingordigia, lussuria ed
egoismo. Eraclito, celebre filosofo greco del V secolo
a.C. affermava che “il potere gode nel fango e nel letame”, quasi a paragonare l’intera classe politica a
questa controversa creatura. La cosa non deve stupirci più di tanto, anche nella moderna satira certi
personaggi politici sono stati associati al maiale...
D’altra parte Omero attribuisce a Circe la prerogativa
di trasformare gli uomini in porci e in Oriente, il
maiale raffigurato al centro della Ruota dell’Esistenza
tibetana evoca anch’esso l’ignoranza. Senza parlare
dell’arcifamosa parabola evangelica delle perle gettate ai porci, che la dice lunga sulla stima e affetto verso il setoloso mammifero. Insomma, il fatto che i suini vivano nel fango e nel letame starebbe alla base
della ragione, di ordine spirituale, dell’interdizione
dalla carne del porco nell’alimentazione. Per i fedeli
del Corano e per gli Ebrei il consumo alimentare della carne del porco è tabù. Il maiale è considerato impuro al punto da contaminare l’anima di chi si azzarda a mangiarlo. Secondo il celebre antropologo
Marvin Harris il tabù alimentare del maiale sarebbe
fondamentalmente legato a fattori geografici: nelle
zone dove si è diffuso l'Islam l'eccessiva insolazione
e il caldo secco rendono l'allevamento dei porci troppo costoso, inoltre la conservazione della carne suina in luoghi caldi diventa difficile a causa della proliferazione di batteri e altri agenti patogeni che potrebbero compromettere la salute di chi la consuma.
Non tutte le culture però danno al maiale una connotazione negativa: presso gli Egizi, nonostante venisse associato al dio del male Set, figura in alcuni
amuleti dedicati a Nut, dea del cielo e madre eterna
degli astri, dipinta come scrofa che allatta la prole.
Nella sua discesa agli inferi anche la dea greca
Demetra prende l’aspetto di una scrofa, e nel corso
dei secoli la cultura cristiana, probabilmente per motivi sociali e alimentari, è arrivata ad una sorta di “riammissione” del maiale. La bestia con le fauci spalancate e gli occhi iniettati di sangue, simbolo del male e delle passioni più basse e disgreganti, che una
volta compariva sotto il piede risoluto di
sant’Antonio Abate, non ha certo l’aspetto del mite
porcellino che oggi affianca il monaco diventato protettore degli animali da allevamento, nelle immaginette che ancora si trovano in campagna, in stalle e
porcili. D’altra parte non potrebbe essere altrimenti,
dal momento che la nostra cultura contadina ha risentito molto dell’influsso celtico che metteva la carne del maiale al centro della sua alimentazione.
H O D 2 3 - 55
H. Bosch, "Il, giardino delle delizie" (part.), Madrid, Prado“
Del maiale non si butta nulla”…o quasi
M
i è capitato spesso di sentire questa frase,
seguita da una serie di specificazioni che
dovevano convalidare l’enunciato: con le
setole si fanno i pennelli, col grasso si prepara il lardo e la sua carne, signori, la sua carne, prelibatezza
di chi ne sa sapientemente riconoscere il valore, è migliore di tutte le altre, più saporita e gustosa di quella del manzo. In Brasile, il piatto nazionale, la fejoada, -quella vera- viene preparata con cotiche, orecchie e persino con la coda del maiale. Diffidate delle
imitazioni, ammoniscono i cultori della cucina di
Bahia e uno dei suoi più accaniti sostenitori, lo scomparso scrittore Jorge Amado, che amava condire i
suoi romanzi di profumate iperboli culinarie e deliziosi manicaretti.
Così, se la religione lo ha bandito dal paradiso, la nostra tavola ha accolto il maiale a braccia aperte, facendone un protagonista della cucina. Le mie radici
emiliano romagnole lo assolvono da ogni colpa, vera o presunta, e il sanguinaccio, ricavato dal sangue
dell’animale, viene consumato ancora durante le feste contadine e venduto nelle panetterie di Forlì o di
Ravenna, prelibata squisitezza dei nebbiosi autunni
romagnoli insieme ai ciccioli e alla saporita “cicciolata”, dal colore scuro e il sapore morbido e intenso a
un tempo. “Il sanguinaccio fa buon sangue” amano
ripetere ancora, e ai bambini che hanno una salute
cagionevole viene fatto mangiare quasi fosse una rustica panacea. Più a sud, la porchetta al forno, piatto
antico che ci riporta ai tempi dei grandi banchetti romani e medioevali, quando l’abilità del cuoco consisteva nel presentare gli animali interi per conservare
il loro aspetto di trofei di caccia anche arrostiti e immersi nelle salse, fa ancora da padrona durante le feste natalizie. Eppure la porchetta, tanto apprezzata
nella capitale da essere detta “alla romana” è un piatto importato dai salumai piceni (cioè delle Marche) e
dai “norcini” umbri (salumai di Norcia). In Ciociaria,
invece, questa prelibatezza ha la peculiarità di essere
preparata con maiali più piccoli e giovani della porchetta marchigiana e umbra.
Tu non mangerai di questa carne…
ma perché?
Contenuto di acidi grassi nelle carni (g per 100 g di parte edibile)
Alimenti
Grassi
Grassi
Grassi
Saturi
Monoinsaturi
Polinsturi
Bovino filetto
1,67
1,63
0,99
Maiale leggero spalla
2,24
2,12
1,38
Maiale lombo
3,50
3,87
1,54
Maiale coscia
1,72
1,99
0,87
Pollo fuso senza pelle
1,08
1,06
0,98
Pollo petto
0,25
0,19
0,23
Pollo ala con pelle
5,46
6,45
3,84
56 -
HOD 23
S
e la figura del
maiale è stata
spesso ostracizzata dalla storia, anche il
consumo alimentare
della sua carne non
sfugge alle critiche. Ad
esempio negli ultimi anni il maiale è stato accusato delle peggiori nefandezze a livello di salute e, sull’altro fronte, rivalutato con i più sublimi encomi. Secondo la
dott.ssa
Giovanna
Salumi à go-go
Tra chi in Italia si occupa, e preoccupa, di individuare, promuovere e difendere i cibi tipici delle nostre regioni
prodotti secondo il rispetto della tradizione e della tutela degli animali, c’è l’associazione Slow Food. “In particolare alcuni di questi prodotti sono legati al maiale. – ci spiega Fulvio Simoni - Pensiamo alla mortadella tradizionale di Bologna, per cui è stato possibile individuare un solo produttore rispondente a caratteristiche in
grado di promuovere un corretto allevamento ed una giusta valorizzazione della qualità. Oppure a prodotti di
nicchia quali la Ventricina del vastese, produzione limitata a carattere quasi familiare. Quello che si cerca è di
proporli ad un pubblico consapevole e disposto a riconoscere dei prezzi congrui per dei prodotti che si distinguono nettamente dalle produzioni industriali, in cui abbondano l'uso di polofosfati, coloranti, aromi... Forse
un tempo questo non era possibile; ora invece si è creata una schiera di consumatori appassionati e attenti che
possono (e in parte stanno già facendolo) favorire un rilancio in questo senso.” Ma chi sono questi produttori
doc di salumi che, alla fine, non appartengono solo al maiale? Lo abbiamo chiesto a Gilberto Venturini di
Mantova, membro della Segreteria Nazionale di Slow Food e docente per la stessa associazione dei “Master” dei
salumi. Eccoli qua alcuni dei migliori produttori di salumi, dal nord al sud:
Prosciuttificio Dall’Ava di San Daniele (Udine), conosciuto per i prosciutti di San Daniele.
Aldo Del Curto di Chiavenna (Sondrio), produttore specializzato in violini di capra e bresaole. ● Il violino di
capra, il cui nome deriva dalla forma, è un prosciutto ricavato da capre allevate in loco e prodotto in quantità
limitate.
Maria Cantone di Vigevano (Pavia), produttrice di oca, in particolare di salame cotto d’oca.
Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense (Parma), produttrice di culatelli.
Gino Fereoli di Pilastro di Langhirano (Parma), produttore di spalla cotta di San Secondo. ● Sembra che la
spalla cotta di San Secondo sia originaria del XII secolo. Si produce artigianalmente seguendo un’antica ricetta. Durante la prima fase di lavorazione, la carne suina magra della spalla con l’osso e una corretta percentuale di grasso, viene salata e immersa in una salamoia a base di spezie e vino bianco alla temperatura di 3/4°.
Pasquini di Bologna, produttore di mortadella.
Antica Macelleria Falorni di Greve in Chianti (Firenze), specializzata in prosciutti e salami toscani come la
finocchiona e il salame di Cinta. ● La finocchiona, un salume diffuso dal ‘400 in tutta la Toscana, ha un impasto composto di pezzi di carne magra, grasso duro del guanciale macinati finemente e conciati con sale, pepe, aglio, semi di finocchio piumato selvatico delle colline del Chianti e vino.
Il salame di Cinta proviene da una pregiata razza suina, la Cinta Senese.
Sergio Falaschi di San Miniato alto (Pisa), produttore di salumi fatti con il sangue di maiale, tra cui il mallegato e la soppressata. ● Il mallegato, prodotto da ottobre a fine febbraio, deve il suo nome al fatto che contrariamente alla maggior parte dei salumi non va legato. Al sangue fresco di maiale si aggiungono sale, noce
moscata, cannella, pinoli, uva sultanina e lardello suino.
Accademia della Ventricina di Scermi (Chieti), associa tutti i produttori dell’antichissima ventricina del
Vastese. ● Per produrre la ventricina si utilizzano carni suine di grande qualità. A queste parti nobili (cosce,
lombo, spalle) si aggiungono sale, polvere di peperone dolce e talvolta finocchietto selvatico e poco pepe.
Girolamo Passamonti di Monte Vidon Combatte (Ascoli Piceno), per ciauscoli, capocolli, mezzofegati, guanciale: tutti prodotti originari delle Marche e dell’Umbria. ● Il ciauscolo, un insaccato da spalmare, si consuma
generalmente fresco (20 o 30 giorni dopo la preparazione), anche se ad alcuni piace stagionato (2 mesi al massimo), quando risulta più consstente e il suo aroma è più intenso. ● Il nome capocollo si riferisce ad un salume dell’Italia centro-meridionale ricavato dalla porzione superiore del collo e da parte della spalla del suino. ● Il mezzofegato è una salsiccia a base di carni e fegati di maiale e può essere sia dolce che salata: in entrambi i casi è consigliabile a chi ama i gusti forti.
Salumificio Artigianale Fratelli Pugliese di Calimera Calabra (Catanzaro); noto per le soppressate calabresi.
La Genuina di Ploaghe (Sassari), specializzata in salami di pecora e di capra.
Le spiegazioni di alcuni di questi salumi sono state tratte da “Salumi d’Italia”, Slow Food Editore,
una guida alla scoperta e alla conoscenza di 209 tipologie tradizionali di salumi.
H O D 2 3 - 57
Perrone, esperta in medicina dell’alimentazione, sia la
demonizzazione della carne di maiale che la sua assoluzione totale sarebbero da evitare. Questioni religiose a parte, basta usare il buon senso. Di fatto la
carne di maiale, in sé, non fa male. Ma un consumo
eccessivo può dare origine a intolleranze alimentari e
compromettere la salute a causa dell’abbondante
presenza di grassi saturi (confrontate la tabella a
fianco). È però necessario fare un distinguo fra i diversi tipi di carne di maiale, dal momento che la percentuale di grasso varia a seconda del modo in cui la
carne viene confezionata: a rigor di termini una braciola fa “meno male” di un insaccato, senza con questo voler demonizzare salami e affini eliminandoli dall’alimentazione quotidiana. Finchè una nuova sindrome dal nome di “maiale pazzo” non farà la sua comparsa, un panino col prosciutto non
lo si nega a nessuno…a quanto pare Antonio l’eremita ha fatto pace col suo antico rivale e ora
condividono la stessa tavola, il maiale con una mela
in bocca e Antonio, sorridente, con lo stomaco pieno, pregustando celesti piaceri di gusto.
A sostenerlo è anche Giorgio Lingero, chef e sommelier presso il ristorante Ma Dai di Forte dei
Marmi, vero cultore del gusto e delle lusinghe del
palato. Secondo Lingero la carne di maiale, per la
sapidità e l’aroma che la contraddistingue, non
ha nulla da invidiare agli altri tipi di carni più
“pregiate”, specialmente se associata al vino appropriato. Bandirla tout court dall’alimentazione sarebbe un errore grossolano. Il segreto
starebbe nella qualità, nella quantità e nella
modalità di preparazione. Lo stesso prosciutto, nella giusta misura, in una sorta di alchimia omeopatica, compare in molte diete
sportive e dimagranti, quasi a suggerire: se
non volete diventare come il maiale… consumatene le carni. La carne suina, salvo intolleranze alimentari particolari, può dunque
essere presente all’interno di ogni dieta bilanciata e il peccato, in questo caso, sarebbe
rinunciarvi. ■
Si ringrazia la Dott.ssa
Giovanna Perrone per la cortese
disponibilità. Qualora foste interessati
a conttattarla potete rivolgervi al suo studio
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Tra i maiali
e gli uomini
non vi era e
non doveva esservi
urto alcuno d’interessi.
Le loro lotte e le loro
difficoltà erano uniche.
58 -
HOD 23
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