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Non siamo angeli lasciateci amare

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Non siamo angeli lasciateci amare
M
ZIN
AGA
E
Redazione: Piazza Cavour 17 - 00193 Roma • Poste Italiane spa – Spedizione in abbonamento postale 70% - Roma
2 febbraio 2013
SEX & LOVE
Non siamo angeli
lasciateci amare
ARTI MARZIALI
Se il karate
è in sedia a ruote
ERASMUS
Da Viterbo a Siviglia
in viaggio verso
l’autonomia
EDITORIALE
di Mario Carletti
Direttore Centrale Riabilitazione e Protesi, Inail
In tempo di crisi
non disinvestiamo
sui nostri giovani
P
ensieri di inizio anno. Visto tutto ciò che di negativo ci viene prospettato
dal punto di vista economico, sociale e politico in questo primo scorcio
di 2013, un augurio mi sembra il viatico minimo per sperare nella sopravvivenza. Negativismo a parte, rituffiamoci nel nostro quotidiano con la
passione e l’entusiasmo che ci contraddistingue e lasciamoci coinvolgere come sempre dai tanti temi interessanti che trovano spazio nella nostra rivista.
Erasmus. Devo dire che quando ho letto delle difficoltà economiche
legate a questo progetto a livello internazionale per l’ennesima volta mi sono
cadute le braccia. Ma come: parliamo di Europa, di integrazione, di scambi
culturali, di antirazzismo e una delle modalità più semplici ed efficaci, cioè far
conoscere ai giovani studenti le altre realtà, non siamo in grado di gestirla? Io
sono addirittura convinto che potrebbe essere messa a reddito.
Mi viene in mente mio padre, scomparso a marzo dell’anno scorso. Nella sua vita mi ha chiesto solo una cosa: fare il servizio militare. Non avevo mai
capito il perché (ho poi fatto l’ufficiale in aeronautica), fino a quando
non mi raccontò che lui, durante il servizio di leva, aveva incontrato un ragazzo che non conosceva l’uso del dentifricio. Ne nacque un’amicizia che durò nel tempo.
Servizio militare, quindi, anche come momento di incontro di realtà opposte, opportunità di conoscenze, momento di condivisione. Erano tempi e periodi diversi, ma se ci
pensiamo bene si rischia di perdere occasioni elementari
di integrazione. Ricordo la classica gita di classe. Londra,
Madrid, Barcellona, Praga, Parigi: città meravigliose sì, ma
probabilmente i ragazzi lombardi non sono mai stati in Puglia e quelli romani non conoscono il Friuli, tanto per fare un
semplice esempio.
Quindi ben venga l’Erasmus per tutti. E quando dico per tutti intendo veramente tutti: compresi gli studenti disabili che – grazie a questa
esperienza – acquistano competenza e fiducia nella propria capacità di farsi una vita fuori dalla famiglia. Investiamoci risorse economiche e impegno
sociale: è un progetto relativamente semplice e, se articolato con buon senso,
può dare risultati straordinari dal punto di vista umano. Un progetto che offre
un’eccezionale resa in termini di crescita per le nuove generazioni in un campo, come quello dell’inclusione sociale (a 360 gradi), nel quale ogni euro investito può fruttare un patrimonio sul terreno della crescita comune.
3
Storie d’amore e molto altro
C’è un aspetto della vita delle persone
disabili forse ancora più invisibile degli
altri, se possibile: il diritto a una vita
affettiva e anche sessuale. Un tema delicato
e fortemente sensibile, che troppo spesso
rischia di finire nella sfera della rimozione,
se non addirittura della vera e propria
negazione. Un tema menzionato dalla
stessa Convenzione Onu per i diritti delle
persone con disabilità, che SuperAbile
Magazine ha voluto affrontare proprio
nel mese di San Valentino, per ridare
interesse a una festa che può
apparire logora e fortemente
commercializzata. Il
numero di febbraio
propone poi un’intervista
ad Annalisa Minetti,
cantante e atleta reduce
dal successo di Londra
2012. Ma anche
la storia di Giorgio
Graziotti (nella foto),
studente dell’Università
della Tuscia di ritorno
dall’Erasmus in Spagna,
le tante trovate di chi gli ausili
ha deciso di costruirseli in proprio,
l’esperienza del karate in sedia a ruote.
E, come sempre, libri, film, musica con
dj Kame, unico esponente italiano a far
parte del movimento hip hop dei musicisti
disabili, soprattutto afroamericani. Infine,
tante curiosità per una cultura della
disabilità diversa e tutta da scoprire.
NUMERO due Febbraio 2013
EDITORIALE
Visti da vicino
3 In tempo di crisi non
18 Ausili fai-da-te
ACCADE CHE...
20 Erasmus: sei mesi che
disinvestiamo sui nostri giovani
di Mario Carletti
5 Tutti in pista con “Scio anch’io”
7 “Laboratorio liberatorio” contro
il trauma degli infortuni
comune
di L.B.
29 I maestri ciechi di Tuina
di S.T.
32 A tutto krip hop. Con dj Kame
di M.T.
33 Il cinema tedesco racconta
la diversità
di A.P.
di Michela Trigari
sotto la lente
ti cambiano la vita
di Sara Mannocci
PORTFOLIO
L’INCHIESTA
22 Memoria e presente
di Antonella Patete
9 L’assistenza sessuale in un film
(e in una storia vera)
di Antonio Storto
14 Simone ed Eri oggi sposi
di A. P.
26 Campioni sul tatami
8 Fare l’amore non è peccato
CULTURA
28 La follia? Spesso è un luogo
SPORT
RUBRICHE
34 Inail... per saperne di più
Nuove opportunità
di Daniele Iacopini
Direttore: Mario Carletti
In redazione: Antonella Patete, Laura
Badaracchi e Diego Marsicano
Direttore responsabile: Stefano Trasatti
Hanno collaborato: Carla Chiaramoni,
Daniele Iacopini, Sara Mannocci, Antonio
Storto, Stefano Trasatti, Michela Trigari di
Redattore Sociale; Franco Bomprezzi, Gian
Piero Ventura Mazzuca; Erica Battaglia,
Rosanna Giovèdi, Daniela Orlandi,
Francesca Tulli e Giovanni Sansone del
Consorzio sociale Coin
Progetto grafico: Giulio Sansonetti
Dulcis in fundo
Editore: Istituto Nazionale
Un ringraziamento, per averci
gentilmente concesso l’uso delle foto, a
Opera diocesana d’assistenza (pagg. 4,
22-25), Sandro Deiana (pag. 10), Claudio
Rapello (pag. 13), Simone Soria (pagg.
14-15), Edizioni San Paolo (pagg. 16-17),
Nicola Gencarelli (pagg. 18-19), Giorgio
Graziotti (pagg. 20-21), Davide Reggiani
(pag. 26), Fish (pag. 41).
alla vita
Intervista ad Annalisa Minetti
di Laura Badaracchi
Anno II - numero due, febbraio 2013
Giù le barriere:
con un pezzettino di carta
di Gian Piero Ventura Mazzuca
Con Chris Ambraisse abiti
à la page
39 Se il parco è accessibile
le differenze non contano
40 Il pranzo della domenica
Taverna degli archi
di Carla Chiaramoni
41 Le parole per dirlo
Paziente
di Franco Bomprezzi
42 Strissie - I pupassi
INSUPERABILI
Superabile Magazine
Riforma condomini
36 Tempo libero
Sport e benessere. Non è mai
“troppo freddo”
37 L’esperto risponde
Scuola, Buoni mensa
16 Canto, corro e scrivo il mio inno
per chi ha deficit uditivi
35 Senza barriere
PINZILLACCHERE
38Il francobollo del mese
per l’Assicurazione contro gli Infortuni
sul Lavoro
Redazione: Superabile Magazine
c/o agenzia di stampa Redattore Sociale
Piazza Cavour 17 - 00193 Roma
E-mail: [email protected]
Stampa: Tipografia Inail
Via Boncompagni 41 - 20139 Milano
Autorizzazione del Tribunale di Roma
numero 45 del 13/2/2012
4
di Adriana Farina
e Massimiliano Filadoro
In copertina, una foto di Max Ulivieri e la
moglie Enza scattata da Marika Puicher
(Milestone Media)
ACCADE CHE...
mondo inail
Tutti in pista con “Scio anch’io”
S
perimentare il brivido
della discesa sulla neve e,
soprattutto, approfittare di
un’occasione di svago, relax
e socializzazione. È questo
l’obiettivo di “Scio anch’io”, un
progetto di promozione della
pratica sportiva, organizzato e
finanziato dall’Inail Lombardia
per consentire agli infortunati
sul lavoro e ai loro familiari di
ritrovare spazi di vita e di socialità dopo il trauma. Giunta
alla settima edizione, l’iniziativa
prevede corsi base e avanzati,
nonché un incontro conviviale
con pranzo e attività ludiche.
Il progetto, che quest’anno si
è svolto a gennaio, ha raccolto
l’adesione di decine di assistiti
Inail e delle loro famiglie, che
hanno potuto godere dell’ospitalità dell’Alta Valle Seriana
(Bergamo): un territorio ricco
di alberghi accessibili, piste
da sci facili da raggiungere,
maestri competenti e disponibili. Il successo dell’iniziativa
è stato raggiunto grazie alla
collaborazione con Promoserio,
un’agenzia di promozione turistica del territorio, che vede
la partecipazione di soggetti
pubblici e privati.
«L’Inail Lombardia crede nel
valore della pratica sportiva per
il reinserimento sociale delle
persone con disabilità – afferma il direttore regionale
Aniello Spina – e da anni si
impegna per promuovere lo
sport tra i propri assistiti, con
la convinzione che sia una
potente leva per recuperare
fiducia in se stessi e permettere
un più rapido ritorno alla vita
sociale». E infatti molte sono le
iniziative sportive promosse sul
territorio. Tra queste, ”Disvela”,
«che ha consentito di sperimentare l’esperienza della vela
sul lago d’Iseo, e “Pilota per
un giorno”, che ha permesso il
battesimo dell’aria su aereo da
diporto sportivo adattato con
comandi speciali». Ma tra le
varie discipline, forse quella che
suscita più entusiamo è proprio
Access City Award 2013:
è Berlino la città più
a misura di disabile.
Il riconoscimento va ai
centri con oltre 50mila
abitanti che mettono
in pratica iniziative
esemplari di accessibilità
negli spazi urbani; 99
le città partecipanti. La
popolazione europea
comprende 80 milioni di
persone con un livello di
disabilità da lieve a severa.
“Passi insieme” è un percorso,
gratuito e integrato, di
danzaterapia per bambini
down e non solo da 4 a 14 anni.
Promosso dall’associazione Quipu
con il Coordinamento regionale
danza contemporanea del Lazio
(Core), fino al 27 aprile si svolgerà
un sabato e una domenica al
mese, dalle 16.30, a Roma presso
il Duncan3.0 (via Anassimandro
15), guidato dalla psicologa e
danza-terapeuta Sara Di Michele.
Attraverso il gioco, il movimento,
il ritmo e la sperimentazione di
materiali diversi, il laboratorio ha
l’obiettivo di stimolare la creatività
corporea e valorizzare le differenze
come risorsa. Per informazioni:
[email protected].
5
lo sci. Scrive Maria Vittoria, figlia di un assistito Inail: «Grazie
all’iniziativa molte persone con
disabilità hanno potuto partecipare all’esperienza di andare
sulle piste della Presolana e di
provare di nuovo le sensazioni
vissute mentre si scia. È bello
vedere che nessuno si scoraggia ma, al contrario, vanno tutti
in pista e cercano di fare del
proprio meglio». [A.P.]
il progetto
Un linguaggio “facile da leggere”
“P
athways II - Creazione di percorsi d’apprendimento permanente per adulti con disabilità
intellettiva”: si chiama così il progetto promosso
dall’associazione Inclusion Europe. Finanziato dalla
Ue, promuove un linguaggio “facile da leggere” per
chiunque, in modo che nessuno sia discriminato
nell’accesso a formazione e informazione. L’iniziativa
è arrivata in Italia grazie all’Anffas, che ha formato
otto persone alla facilitazione linguistica, alcune
delle quali con disabilità intellettiva e relazionale in
veste di lettori e controllori. In programma seminari
in varie regioni per diffonderne le regole e l’importanza. Intanto l’Anffas ha tradotto in italiano le linee
guida Informazioni per tutti.
ACCADE CHE...
LAVORO
Legge 104/92: ne beneficiano 530mila lavoratori
I
l Governo ha deciso che la legge sui
permessi per l’assistenza ai parenti
disabili resta così com’è. Secondo il
ministero della Funzione pubblica,
sono 530mila i lavoratori italiani – di
cui 245mila nel settore pubblico, per
un costo totale di oltre 725milioni di
euro – che nel 2010 hanno usufruito
dei benefici ex lege 104/92 grazie
a cui ci si può assentare dal lavoro
fino a tre giorni al mese per assistere
familiari disabili. A utilizzare di più
i permessi sono stati i dipendenti
pubblici: il 7,4% (su 3,3 milioni di
lavoratori), contro l’1,43% di quelli del
settore privato (su quasi 20 milioni
di dipendenti). E in singoli comparti,
come la scuola nelle regioni del Sud,
un insegnante su due ha goduto di
tali benefici.
LA RICERCA
Censis: spesa per la disabilità fra le più basse d’Europa
L’
Italia spende per la protezione
sociale molto meno degli
altri Paesi europei: il modello
assistenziale incentrato sulla
delega alle famiglie non offre
servizi e strutture sufficienti per
le persone disabili. Lo afferma
la ricerca I bisogni ignorati delle
persone con disabilità, promossa
dalla Fondazione Cesare Serono
Manovre salvavita
spiegate anche ai
genitori non udenti
e non vedenti. Grazie
a Translators4children.
com, un sito che
contiene indicazioni
in Lis (Lingua
italiana dei segni) e
Is (International sign),
oltre a un audiolibro
in 14 lingue europee.
Tra i collaboratori del
portale, formato da
traduttori e medici
volontari, anche Dario
Pignataro, interprete Lis
nonché capitano della
nazionale paralimpica di
basket per sordi.
e realizzata dal Censis.
Con 438 euro di spesa
pro-capite annui ci
collochiamo molto al
di sotto della media Ue
(531 euro); al top il Regno
Unito (con 754 euro), fanalino di
coda la Spagna (395 euro).
Grande sproporzione anche
tra le misure erogate come
prestazioni monetarie
e come beni-servizi. In
quest’ultimo caso il valore
pro-capite annuo in Italia
non raggiunge i 23 euro,
cioè meno di un quinto
della spesa media europea (125
euro): ben lontano dai 251 euro
della Germania e meno della metà
perfino della Spagna (55 euro).
Via libera “all’accesso” alla biblioteca
Vaccheria Nardi, nel V Municipio di Roma.
Grazie al contributo della Sovraintendenza ai
Beni culturali di Roma Capitale, la struttura
è diventata più fruibile per chi ha disabilità
motorie a seguito di un intervento che
ha abbattuto le barriere architettoniche,
pedonalizzando l’area esterna alla sede.
Disponibile un patrimonio documentale
di circa 24mila opere; presenti anche uno
sportello “Incontragiovani”, un punto
informativo su formazione, orientamento al
lavoro, opportunità all’estero e cultura.
BARI
Percorso interattivo per ciechi all’Ipercoop
U
n bastone elettronico e un
telefonino per orientare le
persone non vedenti nei centri
commerciali e dare informazioni
sui negozi e servizi presenti,
parcheggio e spazi esterni. Il primo
progetto del genere in Italia,
voluto e realizzato da Svicom, è
stato sperimentato all’Ipercoop
“Mongolfiera” di Japigia (Bari)
grazie alla collaborazione della
sezione provinciale dell’Unione
italiana ciechi e ipovedenti (Uici)
e alla tecnologia bluetooth. La
novità sta in alcuni microchip,
impiantati sotto il pavimento,
che comunicano con bastone
e telefonino, trasmettendo
informazioni su direzione di
marcia, negozi e altro ancora.
6
L’evento
MONDO INAIL
Un’asta e una galleria fotografica “Laboratorio liberatorio” contro
per i disabili dell’Emilia
il trauma degli infortuni
L
a costola italiana di Royal Photographic Society,
in collaborazione con Officine International, organizza il 21 febbraio alle ore 18 presso le gallerie
di “Visiva-La città dell’immagine’’ un’asta battuta
gratuitamente da Sotheby’s per le vittime del
sisma emiliano dello scorso anno, con particolare
attenzione alle famiglie con componenti disabili. I
proventi saranno devoluti alla Caritas di Modena e
alla Fondazione Francesca Rava-Nph Italia onlus per
completare la ricostruzione del Centro di terapia
integrata per l’Infanzia “La Lucciola” di Stuffione
di Ravarino. Gli scatti sono di importanti nomi del
mondo della fotografia. Info: [email protected].
Altre 60 foto in vendita saranno esposte nella galleria che resterà aperta fino al 9 marzo. Sotto, Carlo
Gianferro, Gypsy Interiors. Rich Roma Villa, Moldova,
Romania (2008).
M
usicoterapia, cinema
e psico-teatro.
Sono le iniziative per
invalidi, familiari e parenti di chi ha perso la
vita sul posto di lavoro
previsti da “Laboratorio
liberatorio: interventi di
sostegno alla persona
per l’integrazione e la
risocializzazione”. Il progetto, voluto dall’Inail
provinciale di Asti in collaborazione con Anmil
e Comune, è curato da
Romina Schipano. E se
la musicoterapia si è
conclusa, il laboratorio
di cinematografia si
terrà fino al mese di
marzo presso la Sala
Pastrone alle ore 20. In
programma le pellicole
Diciotto anni dopo il 13
febbraio e Il discorso
del re il 6 marzo. Lo
psico-teatro, invece, si
svolgerà tutti i venerdì
pomeriggio compresi tra
il 15 marzo e il 12 aprile,
preceduto dallo spettacolo Mort aux italiens! in
scena il 24 febbraio alle
16 al Teatro Giraudi. Info:
tel. 335/1725415.
EUROPA
A Varsavia la mostra “Invisibile”
E
Stabili le donne e gli immigrati con disabilità
avviati al lavoro. Nel 2011 sono stati 8.900 i collocamenti in rosa (su 328.382 iscritte), pari al 40,4% degli
avviamenti, e solo 693 gli
stranieri inseriti su 11.600
iscritti. Lo dice la sesta relazione al Parlamento curata
dall’Isfol per conto del ministero del Lavoro.
Si tratta del target che
la strategia Europa 2020
vuole tenere d’occhio, in
quanto a rischio di doppia discriminazione.
sposizione particolare, quella allestita nella
capitale della Polonia, per offrire l’occasione
di sperimentare la vita dei non vedenti. Guide
cieche accompagnano i visitatori lungo il percorso
della mostra “Invisibile”: in sei stanze al buio sono
riprodotte scene di vita quotidiana, dalla casa
alla strada. Durante il tour è proibito l’utilizzo
di cellulari e di oggetti che possano illuminare,
per concentrarsi esclusivamente sull’importanza
dell’equilibrio, dell’olfatto, dell’udito, e del tatto.
Aperta oltre un anno fa, “Invisibile” è presente
anche a Praga e Budapest. Finora l’hanno visitata
oltre 30mila persone.
7
“Handy Cirque. Anche
noi circo” è il tema del
corso in programma
dal 22 al 24 febbraio. Si
terrà a Castelfiorentino
(Firenze), in collaborazione con il Comune e
l’associazione Kappa­
erre; docenti: l’artista
Daniele Giangreco e la
psicologa Tania FIorini.
Obiettivo? Offrire un
percorso integrato con
esercizi pratici e teoria
che attesta la loro efficacia all’interno delle
attività dell’handycircus. Previste simulazioni
di giocoleria e alcune
tecniche di clownerie.
Info: tel. 0766/673952,
giocolieriedintorni@
hotmail.com.
l’inchiesta Sex & love
Fare l’amore non è peccato
Anche le persone disabili sognano di incontrare l’anima gemella. Ma la
loro strada è costellata di ostacoli, dettati in primo luogo dal pregiudizio.
E se molti prima o poi ce la fanno, altri sono condannati a una
verginità non scelta. Molti Paesi prevedono la figura di un assistente
sessuale, ma in Italia il dibattito è ancora all’anno zero
D
Antonella Patete
orotea non parla più con i
suoi genitori dal giorno in
cui ha scelto come compagno di vita Luca, divenuto paraplegico a seguito di un incidente
stradale. Eppure, nonostante l’amarezza di quella porta in faccia,
lei al suo uomo non ha voluto rinunciarci, perché quella particolare condizione di vita ha scelto
di condividerla in pieno. Anche
se può sembrare difficile «credere che l’amore si può fare in mille
altri modi diversi dal solito modo
conosciuto». Federica, 19 anni, di
Salerno da oltre due anni è felicemente fidanzata con Gian Piero,
un ragazzo sardo affetto da amiotrofia muscolare spinale, malattia
«che lo ha reso disabile, ma non
per questo meno amabile, come
molta gente ancora oggi crede».
Si sono conosciuti tramite Face-
8
book e da quel momento è cominciato un rapporto a distanza fatto
di messaggi via Internet, sms e
interminabili telefonate notturne. Quando incontra Gian Piero il
suo battito cardiaco accelera, suda all’impazzata e si sente in subbuglio, come se lo stomaco fosse
invaso da un miliardo di farfalle.
Ma soprattutto Federica sente di
desiderare il suo ragazzo «sia spiritualmente che sessualmente» e
L’assistenza sessuale in un film
(e in una storia vera)
A
di avere la forza di affrontare tutti i sacrifici necessari per coronare il sogno di una vita in comune.
Simone, 34 anni, abita a Rimini e convive con una distrofia
muscolare. Nella sua vita ha avuto
solo una breve relazione con una
donna più grande che lo ha aiutato a scoprire la passione e il piacere. Ora però è alla ricerca di «una
ragazza solare, dolce, disinibita e
intelligente» con cui condividere
una storia d’amore vera e propria.
In mancanza di meglio, Simone è
però disposto ad accontentarsi anche di «una donna desiderosa di
intrattenere una relazione puramente passionale». Marilena, che
ha 26 anni e vive in provincia di
Frosinone, sogna «un amore speciale capace di restarmi accanto non solo nei momenti più belli,
ma anche in quelli più grigi della
vita». Per farsi conoscere meglio la
guardare il trailer italiano
sembrerebbe un’altra commedia
romantica, di quelle che ogni
anno sbancano il botteghino nei
mesi invernali: lui incontra lei, si
frequentano, superano le difficoltà
di rito e, finalmente, si amano.
Non fosse, però, che qui le cose
stanno un po’ diversamente. C’è,
ad esempio, il fatto che le difficoltà
di rito, in questo caso, consistono
nella disabilità grave che affligge il
protagonista maschile, paralizzato
dal collo in giù. E che gli incontri
tra i due avvengono dietro
compenso, in una stanza di motel,
e di romantico, dunque, hanno
ben poco. Sarà chiaro, a questo
punto, che il film The sessions - Gli
appuntamenti (nelle sale da metà
febbraio) non racconta esattamente
una storia d’amore. È, invece, una
riflessione sul punto d’incontro tra
due universi che nell’immaginario
comune si preferisce spesso tenere
distinti: quelli della disabilità e della
sessualità. E non è un caso che a
girarlo sia stato Ben Lewin, regista
australiano reso disabile dalla
poliomelite.
Il film narra la vera storia di Mark O’
Brien (superbamente interpretato
da John Hawkes), scrittore e
giornalista costretto dalla polio a
passare le sue giornate dentro un
polmone d’acciaio. Un uomo dolce,
ironico, a suo modo brillante, che
a 38 anni suonati inizia a sentirsi
schiacciato dal peso della sua
verginità. «Il mio pene mi parla»,
9
confida Mark al suo parroco,
rivelandogli di voler «conoscere una
donna in senso biblico».
Non senza difficoltà, l’uomo
decide di rivolgersi a Cheryl Cohen
Greene (interpretata da Helen
Hunt), una terapista sessuale il cui
lavoro consiste, tra le altre cose,
nell’andare a letto con uomini
disabili, guidandoli in un percorso
di conoscenza e accettazione dei
propri desideri e del proprio corpo.
Il che, a ben vedere, è proprio il
nocciolo della questione: in una
società sempre più estetizzata,
che dai corpi esige la perfezione,
come si esprime la sessualità di una
persona disabile? Se lo domandava,
vent’anni fa, il vero Mark O’ Brien,
in un articolo per il Sun Magazine
in cui raccontò i suoi incontri con
la Greene: «A 38 anni – scriveva
– ero ancora imbarazzato dalla
mia sessualità: mi sembrava non
avesse scopo, eccetto quello di
mortificarmi. Volevo essere amato,
toccato, desiderato. Ma la paura e
l’odio per me stesso erano troppo
grandi». Un imbarazzo restituito
perfettamente dalle scene di sesso
nel film, che hanno il pregio di
essere realistiche, a volte perfino
crude, mantenendo però una
delicatezza di fondo. E di restituire
la sessualità alla sua dimensione
più autentica: quella del desiderio
che si esprime attraverso un corpo
inteso come materia viva, reale e
– soprattutto – imperfetta.
[Antonio Storto]
l’inchiesta Sex & love
ragazza rivela qualche dettaglio di
sé: «Sono affetta da acondroplasia,
una forma di nanismo che mi ha
fatto rimanere piccina in altezza,
però mi ha resa comunque autonoma anche con molti centimetri
in meno». E successivamente, interrogata sulle proprie preferenze, chiarisce: «Non ho difficoltà a
trovare l’amore, ad essere sincera.
Però tutte le persone che ho avuto modo di conoscere erano “normali” e a me, ti sembrerà strano,
la persona normale non mi attrae
neanche un po’».
Storie d’amore agognato,
contrastato, vissuto a dispetto di tutto e di tutti, che i diretti
interessati hanno scelto di raccontare su Loveability.it, un sito Internet nato a marzo del 2012 dalla
volontà di Maximiliano UlivieCarlotta e
ri, toscano di nascita e bolognese
Andrea si sono
d’adozione, da sempre in lotta con
prestati per
una distrofia muscolare che ha
un servizio
condizionato il corpo senza fiacfotografico
voluto dal Centro care lo spirito. Storie più comuni
Down onlus
di quanto non si potrebbe immadi Cagliari in
ginare e che, con la forza della loro
occasione di
normalità, minano l’ultimo dei taun convegno
bù: anche le persone disabili hansull’affettività
no un sesso e, nella gran parte dei
dei disabili
casi, desiderano sperimentare le
intellettivi.
gioie dell’amore. Anche di quello
Lui coltiva un
fisico possibilmente. Un impulso
sogno d’amore
che spera di
sancito anche dalla Convenzione
realizzare, lei è
Onu per i diritti delle persone con
una ginnasta e
disabilità, che all’articolo 23 imcollabora con
pone agli Stati firmatari di adotalcuni amici a un
tare misure efficaci per eliminare
programma su
le discriminazioni in tutte le queuna tv locale.
stioni attinenti al matrimonio, la
famiglia, la paternità e le relazioni personali.
«L’idea di creare Loveability mi
è venuta dopo aver raccontato per
anni le mie avventure sessuali e
sentimentali all’interno del mio
blog personale – racconta Maximiliano, al secolo Max –. E mentre
io condividevo le mie esperienze, molti mi scrivevano per confidarmi le proprie storie. Così ho
deciso di realizzare un contenitore di testimonianze aperto, dove
fosse possibile raccontarsi e confrontarsi». Ma Loveability è molto
più di questo: è una scommessa, e
di quelle difficili. «Voglio far capire a tutti quanta normalità ci sia
nell’avere un rapporto sentimentale e sessuale con una persona
disabile – confida Max –. Sotto
questo aspetto esiste una grande
ignoranza, intesa nel senso letterale del termine: si ignora, cioè,
che vivere con un partner con disabilità può essere diverso, ma
ugualmente soddisfacente».
Un appagamento che investe
la vita di coppia a 360 gradi, sesso
compreso: «Non è che chi vive con
una persona disabile non abbia
rapporti sessuali, semplicemente
10
ci si organizza in un altro modo».
Per questo su Loveability si parla
non solo d’amore, ma anche esplicitamente di sessualità. Ammesso che tra i due ambiti sia sempre
possibile tracciare una linea di demarcazione in senso stretto. Mirtha, per esempio, ha avuto una
relazione con un cosiddetto devotee, uno di quegli uomini attratti sessualmente dalla disabilità e
generalmente considerati perversi dalle persone disabili e non. Eppure Mirtha non si è mai sentita
così a suo agio come nei tre mesi che si sono frequentati: «Per la
prima volta c’era affinità dentro
e fuori dal letto. Mi presentava ai
suoi amici senza l’imbarazzo che
di solito vedevo negli altri ragazzi.
Mi portava ovunque con lui come
una normalissima coppia. I suoi
gesti erano sempre molto attenti
a non farmi male e nell’atto sessuale mi faceva capire che teneva
molto a me». L’idillio però si è rot-
Le foto in queste pagine ritraggono Max
Ulivieri, anima del sito Loveability.it,
e sua moglie Enza nella loro casa a Bologna
(©Marika Puicher, Milestone Media)
to quando i genitori di lui hanno
saputo della disabilità di lei.
Un tema, quello dell’opposizione delle famiglie, molto
dibattuto su Loveability. Ne sa
qualcosa lo stesso Max, che oggi
ha 42 anni e da quattro è sposato
con Enza, bellezza siciliana di dodici anni più giovane di lui. All’inizio i genitori di lei non capivano:
erano convinti che la loro amata
figlia non potesse essere felice con
una persona disabile, e per questo
si sono rifiutati di prendere parte alla cerimonia nuziale. Poi l’ostinazione dei due innamorati ha
avuto la meglio, e i genitori della
ragazza hanno dovuto farsene una
ragione. Anche perché si sono resi conto che, malgrado il passare
del tempo, Enza continuava a es-
sere serena e soddisfatta della sua
scelta.
Fuori dalla famiglia le cose non
sono più semplici e basta fare un
giro in centro per sperimentare sulla propria pelle la forza del
pregiudizio: «Quando ci vedono
insieme, molti pensano che Enza sia la mia badante» dice Max,
che riconduce l’equivoco al fatto
che questo genere di rapporti viene ancora considerato eccezionale. È innegabile però che spesso
per le persone disabili non sia facile trovare un partner, anche solo per lo spazio di una notte. «In
molti casi questa difficoltà è legata
alla scarsa possibilità di incontrare gli altri – ammette il fondatore
di Loveability –. La mia esperienza è diversa: io ho avuto modo di
conoscere tante persone e alla fine
sono riuscito a trovare quello che
cercavo. Ma ci sono casi estremi
in cui trovare l’amore risulta quasi impossibile. Alcuni a 40 anni
non hanno mai sentito l’odore di
una donna né sperimentato l’abbraccio di un uomo».
Situazioni estreme forse, ma
per le quali il nostro Paese stenta a elaborare una risposta. «In
Germania, Svizzera, Danimarca e Olanda l’assistenza sessuale è
ormai un dato di fatto da 20 anni», precisa l’animatore di Loveability. Nel Paese della cancelliera
Merkel, per esempio, le persone
disabili possono soddisfare i loro bisogni sessuali all’interno di
“cliniche del sesso” dove assistenti
specializzati aiutano quanti hanno particolari necessità e difficoltà. Mentre in Svizzera vengono
organizzati appositi corsi professionali per preparare gli addetti
alla sexualassistenz. «Si tratta di
corsi di 600 ore tenuti da psicologi, medici, sessuologi. Da noi esi-
11
Due video per rompere un tabù
T
rentasei interviste, 50 ore di registrazione,
oltre 9mila chilometri di strada percorsi dalla
Lombardia alla Sicilia, con tappa in Sardegna, per
un obiettivo fuori dal comune: realizzare un lungometraggio che racconti la vita sessuale e affettiva
di chi ha una disabilità fisica o sensoriale senza
retorica né pietismi. Si intitola Sesso, amore & disabilità il documentario di Adriano Silanus, Priscilla
Berardi (foto a destra), Raffaele Lellieri, Valeria Alpi
e Jonathan Mastellari, realizzato nel 2012 dall’associazione Bibilioteca Vivente in collaborazione con il
Centro documentazione handicap di Bologna. Storie
raccontate a viso aperto dai diretti protagonisti, che
hanno scelto di condividere la propria esperienza
con franchezza e onestà. Come Antonio, mieloleso
dall’età di 16 anni in seguito
a un incidente agonistico,
che si domanda se il suo
corpo possa ancora piacere a
qualcuno. O Letizia, quarantaquattrenne in sedia a ruote
per via di un’ischemia, che
vive una nuova giovinezza
grazie agli incontri organizzati su Internet.
Di amore e disabilità intellettiva tratta, invece,
Cinquanta di questi giorni (foto in basso a sinistra),
una docufiction del 2009 scritta e diretta da Matteo
Maffesanti e Davide Pachera. Le vicende si svolgono
tutte nella stessa città e nello stesso giorno, data
di compleanno dei tre protagonisti. Attraverso l’intreccio delle storie, il mediometraggio racconta tre
diversi modi di affrontare la questione sessuale. Una
madre sola che, estenuata dalle pressanti richieste
del figlio ormai adulto, decide di pagare una prostituta per soddisfarlo. Una ragazza con sindrome di
Down che si appresta a trascorrere una notte con il
proprio fidanzato, accompagnata in questa scelta
dall’incoraggiamento di due genitori attenti e consapevoli del percorso
di maturazione
della propria figlia.
La festa a sorpresa
per il compleanno
di un giovane con
ritardo mentale,
che vive all’interno
di una famiglia che lo ama profondamente, ma non
riesce a comprenderne i comportamenti legati a una
crescita, anche sessuale. [A.P.]
l’inchiesta Sex & love
ste un’associazione moralistica tra
assistenza sessuale e prostituzione, ma sono due cose completamente diverse perché questo tipo
di corsi formano dei terapisti veri e propri», prosegue Ulivieri, che
proprio in queste settimane è alle
prese con la formazione di un comitato per l’introduzione della figura dell’assistente sessuale anche
nel nostro Paese (per informazioni, Lovegiver.it).
Più sfaccettata la posizione
del professor Angelo Lascioli, docente di Pedagogia speciale
all’Università di Verona, da anni
impegnato sul fronte dell’educazione sessuale per le persone con
disabilità intellettiva. «Vanno sicuramente cercate delle risposte, che però non devono essere le
stesse da Paese a Paese – spiega –.
Perché le soluzioni non possono
prescindere dalla cultura e dalle
Gabriele Viti,
tradizioni di ogni luogo e in Itaspastico dalla
lia sarebbe difficile elaborare una
nascita in seguito
figura come quella dell’assistena un’anossia
te sessuale». Meglio invece puntacerebrale,
re su concetti come formazione e
nel 2008 ha
presa di coscienza di sé e del propubblicato
il volume
prio corpo. Soluzioni che, se posKamasutra
sono andare bene per i disabili
dei disabili,
intellettivi, appaiono invece un
corredato da
po’ strette per quanti, pur avendo
immagini che
una disabilità fisica, sono perfetillustrano come
tamente in grado di intendere e di
superare ogni
volere. «In casi come questi non si
ostacolo di
può negare il diritto di scelta – rinatura fisica nei
rapporti con
conosce il professore –. Ed è ovl’altro sesso.
vio che questo diritto deve trovare
Info: Gabrieleviti. qualcuno in grado di fornire una
org.
risposta alle esigenze della persona disabile».
No allora ai rimedi fai-da-te
che, tra l’altro, rischiano di rivelarsi pericolosi. «Non parliamo
di prostituzione, ma di personale
adeguatamente preparato – pro-
segue il docente –. Mi rendo conto
che si tratta di un confine piuttosto labile, ma la linea di demarcazione risiede proprio nella figura
che svolge questo ruolo: deve possedere una formazione specifica». Solo generando opportunità
reali, infatti, si possono mettere in pratica i diritti all’affettività, alla sessualità, al matrimonio
stabiliti dalla Convenzione Onu.
Altrimenti, dice Lascioli, «il riconoscimento di tali diritti assume
il sapore di una beffa».
Diversa la situazione delle persone con disabilità intellettiva: «In
questo caso il diritto all’affettività
e alla sessualità non vuol dire assistenza sessuale, ma formazione».
E anche in questo caso il nostro
Paese appare in ritardo rispetto
ad altre realtà europee, dove l’educazione sessuale di chi ha un
deficit intellettivo è ormai una re-
12
altà consolidata. «Nel mondo dei
servizi sociali e della scuola il tema della sessualità non viene affatto considerato, perché alcuni lo
negano e altri lo ritengono un pericolo». Una rimozione che non
porta nulla di buono e che rende
il problema ancora più scottante, quando poi esplode di colpo di
fronte a una famiglia impreparata quanto e più del diretto interessato. Mentre sarebbe necessario
«creare una cultura che riconosca
la sessualità come una dimensione fondamentale nella vita di una
persona». Partendo però dal presupposto che «la disabilità intellettiva mette in discussione concetti
che consideriamo scontati come
la capacità di discriminare» e che
una maggiore consapevolezza del
proprio corpo riduce il rischio di
abuso, tra le persone con disabilità intellettiva quattro volte più
Che succede ora ? Gli infortunati
chiedono, l’Inail risponde
«Q
uando ero all’Unità spinale si
facevano le toto-scommesse:
erano tutti certi che, tempo sei mesi,
le morose sarebbero scappate via».
Claudio Rapello vive a Castellamonte,
a dieci minuti da Ivrea, in provincia
di Torino. In sedia a ruote dal 2010,
Claudio è uno che non si arrende mai:
pilota civile e istruttore di volo è diventato paraplegico in seguito a un
atterraggio di fortuna in elicottero il 27
marzo 2010. «Dopo l’incidente ho trascorso un mese al Presidio ospedaliero
Cto e poi quasi un anno presso l’Unità
spinale di Torino – racconta –. Sono
alto rispetto al resto della popolazione. «L’importante è non porre paletti – avverte il professore –.
Perché all’interno di questo percorso ognuno si colloca nel punto in cui sente di stare a proprio
agio». E così ci sarà chi si limiterà
a scoprire di avere un corpo e un
piacere sessuale, chi si lancerà alla
cauta scoperta del corpo dell’altro
e chi si sentirà in grado di affrontare la costruzione di un rapporto
di coppia. «Coppie fragili magari – conclude – che hanno necessità di un sostegno e che possono
avere una durata nel tempo limitata». Un’esperienza elettrizzante
e delicata, come la vita di una farfalla. D’altra parte, nell’era dell’amore liquido, qualsiasi relazione
sentimentale andrebbe supportata e sostenuta. Per non liquefarsi
nel magma instabile della postmodernità.
stato sposato due volte e ho una figlia,
mi sono separato prima dell’incidente.
Poi in ospedale ho conosciuto una fisioterapirasta, ci siamo frequentati per
un po’ e ora stiamo insieme».
Il pilota di Castellamonte è uno dei
venti assistiti Inail, che a metà dicembre hanno preso parte a una giornata
su disabilità e sessualità organizzata
dalla sede di Ivrea dell’Istituto, per
dare una risposta alle sempre più
numerose richieste di informazioni
su come continuare ad avere una vita
sessuale soddisfacente anche dopo
un infortunio invalidante. «Abbiamo
contattato degli specialisti della Asl,
13
che hanno tenuto l’incontro a titolo
gratuito», spiega Margaret Pasciucco,
assistente sociale presso la sede Inail
di Ivrea, che ha organizzato l’incontro
all’interno di “Comunc@Insieme”, un
progetto per rinsaldare i rapporti tra
gli infortunati e l’Istituto, attraverso
un sito con un forum dedicato, attivo
a partire dal mese di febbraio. «Sono
intervenuti uno psicoterapeuta sessuologo, un urologo e un ginecologo,
che hanno spiegato come funziona
il fisico della persona con disabilità e
hanno risposto alle domande dei diretti interessati – prosegue l’assistente
sociale –. E l’iniziativa ha riscosso un
tale successo che la facoltà di Medicina
e chirurgia dell’Università di Ivrea ha
chiesto all’Inail di riproporre l’incontro
per i propri studenti. Mentre gli esperti
si sono resi disponibili a rispondere alle
domande dei partecipanti al forum e a
condurre incontri con gruppi ristretti
formati da cinque o sei persone, da tenere una volta al mese».
Tra le problematiche emerse nel corso
della giornata quella dei partner, che
a volte risultano i più in difficoltà
ad accettare il cambiamento. «È più
facile trovare una nuova compagna
che portare avanti una storia già
esistente – conferma Claudio –. Non
tutti sono disposti ad affrontare una
situazione che non hanno scelto.
Mentre la verità è che la vita continua
in maniera appagante, anche dal punto
di vista sessuale. Non è questione di
accontentarsi: si gioca e ci si diverte
ugualmente. Il problema, se c’è, è soprattutto mentale. Purtroppo viviamo
in un mondo pieno di tabù». [A.P.]
l’inchiesta Sex & love
Simone ed Eri
oggi sposi
I
l 22 aprile 2012 Simone ed Eri sono convolati a
nozze nel duomo di Modena. Dopo un anno di
convivenza hanno deciso di fare il grande passo, festeggiati da amici e parenti e benedetti da un
parroco che ha preferito porre l’accento sull’unicità
degli sposi anziché sulla straordinarietà del matrimonio per una persona disabile. «Vedere commuoversi la mamma e il papà è stata per me una forte
emozione, così come pure il pronunciare e sentire
le fatidiche parole emesse con voce tremolante», ricorda lo sposo. Simone Soria è nato a Modena 34
anni fa ed è affetto da una grave tetraparesi spastica. Scrive al computer per mezzo di un caschetto dotato di un’asta che funge da “dito” e nel 2004
si è laureato in ingegneria informatica con il massimo dei voti. Poco dopo ha fondato Aidalabs, una
società per lo sviluppo di ausili informatici per disabili e anziani che consentono di utilizzare il computer senza usare le mani. Come “Facemouse”, un
dispositivo che rileva il movimento della persona e
lo sfrutta per muovere il mouse.
Ed è stato proprio grazie alla sua attività che Simone ha conosciuto sua moglie, Eri Ueno, 23 anni,
14
originaria di Tokyo. «Ci siamo incontrati tre anni fa
nel corso di uno tanti viaggi di lavoro che faccio in
giro per l’Italia – racconta –. Ero andato a dormire
a Milano in una onlus, dove ho trovato questa ragazza giapponese che mi ha ricevuto e offerto la cena». Parlando, parlando si sono scambiati l’e-mail.
«Dopo qualche giorno le ho scritto, e con molta sorpresa lei mi ha risposto. Così abbiamo cominciato a
incontrarci tra Milano e Modena. Ma visto che non
era molto comodo, le ho proposto di venire a vivere
nella mia città e lei ha accettato».
Qualche tempo dopo i due hanno deciso di
sposarsi, senza grande stupore da parte dei genitori di lei. «Convivevamo ormai da un anno, per cui il
momento più critico era già passato – spiega Simone –. Quando Eri ha comunicato che voleva restare
a vivere in Italia, la loro reazione è stata un po’ brusca. Quando poi ha precisato che intendeva vivere
con una persona disabile, non le hanno parlato per
qualche giorno». Le cose sono completamente cambiate nel 2011, allorché i genitori di Eri sono andati a trovare la figlia a Modena. Conoscendo Simone,
In coppia con la sclerosi multipla
C
infatti, hanno avuto modo di apprezzarne non solo
il lavoro a favore delle persone disabili, «ma soprattutto il mio umorismo e la mia capacità di essere felice nonostante l’handicap».
Nel frattempo, la storia d’amore di Eri e Simone procede, conquistando giorno per giorno quella
consapevolezza reciproca, ingrediente indispensabile per ogni matrimonio che duri. «Certamente litighiamo meno di prima, ci conosciamo meglio e
con l’aiuto dello Spirito santo cerchiamo di trovare
un punto di incontro nelle discussioni». La settimana trascorre nel tran tran del lavoro e nello svago
troppo breve di un week trascorso fra piccole gite,
cinema e incontri con gli amici della parrocchia. In
estate ci sono le ferie. «Ad agosto siamo andati una
settimana da soli a Bassano del Grappa – conclude l’ingegnere modenese –. Ci siamo divertiti, ma
per mia moglie è stato un po’ pesante: non avevamo nessun supporto esterno, come invece abbiamo
a casa. A volte anche la semplice assistenza domiciliare può diventare un lusso, però per l’autonomia
vera della persona disabile sarebbe importante pensare a tutto: anche ai momenti di ferie». [A.P.]
oppie che si formano, si spaccano, resistono alle
intemperie della vita. Di affettività e sessualità si è
parlato anche al quarto Convegno nazionale dei giovani
dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), tenutosi
a dicembre a Roma. Un tema delicato e quanto mai
sentito, visto che soltanto nel nostro Paese sono circa
33mila i giovani al di sotto dei 40 anni colpiti da questa
malattia del sistema nervoso centrale, che spesso viene
diagnosticata tra i 20 e i 30 anni. «Arrivando in giovane
età la sclerosi multipla colpisce persone per cui può
risultare particolarmente impegnativo confrontarsi con
un corpo che cambia – afferma Silvia Vitiello, psicologa
dell’Aism –. Nel momento della diagnosi ci possono essere
effetti, anche indiretti, sull’affettività e sessualità. Dovendo
fare i conti con un corpo diverso, bisogna rimettere
tutto in discussione». E l’effetto sulla coppia può anche
essere destabilizzante. «Viene a galla la solidità o meno
del rapporto – prosegue –. Magari la coppia si rompe,
ma se mancano le basi potrebbe dividersi anche per un
altro motivo. Oppure può trattarsi di un momento di
smarrimento, che non vuol dire che i due si perderanno
definitivamente».
Spesso però la malattia non intacca l’amore. Com’è successo
a Luca e Ilaria, entrambi di Siena. Lui ha 31 anni, lei 29,
stanno insieme da oltre un decennio e non si sono mai
persi. A dispetto di quella diagnosi che ha condizionato la
vita di Ilaria. «Ci siamo conosciuti grazie ad amici comuni –
racconta Luca –. Sono venuto a conoscenza della malattia
poco tempo dopo il nostro incontro. E quando l’ho saputo
mi è sì dispiaciuto, ma non ho mai pensato di interrompere
il rapporto». Così la loro vita è andata avanti come quella di
tutte le coppie, rinunciando a qualche lunga passeggiata
e prendendo qualche accorgimento in più quando si
tratta di andare in vacanza. Con un occhio sempre attento
alla logistica, ovviamente. «A volte discutiamo perché io
pretendo da lei maggiore forza, soprattutto quando si
avvicina un controllo medico. Ma rimango ottimista».
Per il resto Luca e Ilaria fanno una vita simile a quella di
tanti coetanei immersi nella precarietà: lei ha un contratto
a tempo indeterminato come segretaria, lui è nel campo
dell’audiovisivo dove si dà da fare come operatore e
montatore, con incarichi a tempo limitato. Quindi di
andare a vivere insieme per il momento non se ne parla.
«È il nostro grande problema, quasi peggio della sclerosi
multipla – commenta Luca –. Cosa sarebbe cambiato se non
ci fosse stata la malattia? Assolutamente nulla, saremmo
esattamente al punto dove siamo ora». [A.P.]
15
INSUPERABILI Intervista ad Annalisa Minetti
Canto, corro
e scrivo il mio
inno alla vita
Cantante e ora anche campionessa paralimpica,
la bella Annalisa è soprattutto una donna determinata
ed estremamente volitiva. Che ha scelto
di raccontarsi in un volume autobiografico, dove svela
come trasformare le difficoltà in opportunità
N
Laura Badaracchi
on solo musica, palchi e piste di
mezzofondo. Annalisa Minetti,
nota al grande pubblico soprattutto come cantante con le sue partecipazioni al Festival di Sanremo (vinto
nel ’98 con il brano Senza te o con te),
dopo la medaglia di bronzo conquistata alle Paralimpiadi londinesi ha deciso
di raccontare la sua esperienza. Fatta anche di danza negli anni dell’infanzia, di musical nella stagione del
successo, di impegno sociale come testimonial nelle campagne benefiche di
“Cbm Italia” e ora di “Doppia difesa” e
di un’associazione di genitori che hanno figli ricoverati in oncologia pediatrica. Un’esistenza in cui sono entrati il
marito Gennaro Esposito – ex calciatore professionista sposato nel 2002 – e il
figlio Fabio, che ha cinque anni.
Insomma, l’ambiziosa e volitiva Minetti – e non tutti forse se lo aspettavano – sta davvero dando il massimo con
il suo impegno, unito a grinta e determinazione. Un vulcano femminile che
ha abbracciato con passione anche lo
sport: né semplice passatempo né desiderio aleatorio, ma nuova sfida affrontata senza timore e con tutta la voglia di
dimostrarsi all’altezza della situazione.
Cerca di sintetizzare tutto questo,
Annalisa, nel volume Iride. Veloce come
il vento (Edizioni San Paolo, pagg.
144,
euro 10), in cui mette a nudo anche il
suo cammino di fede. Composto da un
capitolo per ciascun colore dell’arcobaleno, il libro illumina questo percorso:
un affidarsi a Dio che permette di superare gli ostacoli. Anche la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare
che, diagnosticate quando era ancora
una bambina, le provocano la cecità nel
1996, prima di compiere 20 anni.
è stata la molla principale che l’ha spinta
a scrivere questo libro?
Sono sempre stata una sportiva e un’appassionata di sport: da
spinning&step a idrobike e fit box, con
un amore costante per la corsa. Anche se poi il mio incontro con l’atletica è stato quasi casuale: ci ho provato
nel 2010, ho visto tanta fiducia in me
e a settembre dello stesso anno mi sono convinta a correre. Dopo aver vinto la medaglia di bronzo nei 1.500 metri
ai Giochi paralimpici di Londra– grazie anche all’aiuto di Andrea Giocondi, mezzofondista che prese parte alle
Olimpiadi di Atlanta del 1996 –, ho avvertito la necessità di raccontare questo successo. E soprattutto di come sia
possibile trasformare le difficoltà in
opportunità. Volevo in qualche moCantante di pianobar, finalista a Miss Ita- do “giustificare” questa ennesima sfilia nel ’97 (al settimo posto), l’anno dopo da. Intanto continuo ad allenarmi ogni
trionfatrice del Festival di Sanremo, mo- giorno, in vista delle prossime gare.
glie, madre e atleta.
Quale dei suoi volti
16
Un auspicio, in ambito sportivo?
Un bronzo che vale
oro. Alle Paralimpiadi
di Londra 2012 Annalisa
Minetti ha conquistato la
medaglia di bronzo nei
1.500 metri, categoria T12
per ipovedenti, sulla pista
dell’Olympic Stadium. L’atleta
azzurra – accompagnata dalla
guida Andrea Giocondi – ha
tagliato il traguardo in 4’48’’88,
registrando il record del
mondo nelle sua categoria T11
per non vedenti, accorpata
in questa specialità olimpica
alla T12. Inoltre è riuscita a
migliorare il proprio record
mondiale conquistato a
maggio 2012 sui 1.500 metri
piani. [L.B.].
Mi auguro che in futuro le gare degli se in me, nella mia memoria. Così quelatleti paralimpici si svolgano all’inter- lo che tocco assume dei colori.
La sua famiglia di origine l’ha spronata a
no del programma di una sola Olimpiade, perché integrazione vuol dire star
essere indipendente o la proteggeva?
tutti insieme, mischiare atleti disabili e
Mi hanno messo letteralmente in pinormodotati.
sta e in riga, spronandomi a prendere
Le brucia non essere stata scelta per il una strada autonoma. E lo hanno fatto
senza indulgere in coccole o buonismi.
prossimo Festival di Sanremo?
La direzione artistica ha fatto altre Hanno poi assecondato la mia passione
scelte. Nel mese di dicembre, fino al per il canto, accompagnandomi durantermine delle feste natalizie, sono sta- te la gavetta, fino al primo produttore.
ta impegnata in concerti gospel, menCome ha conosciuto suo marito Genny,
tre nel settembre scorso è uscito il cd
che oggi è anche il suo manager?
Nuovi giorni in cui, tra i brani inediti, Il
Ci hanno presentato amici comuni
Volo racconta l’avventura sportiva. Ri- oltre 12 anni fa e abbiamo iniziato a frecordo con piacere la collaborazione con quentarci. Lui gestisce anche un’agenClaudio Baglioni, il mio mito. Sto pen- zia che organizza eventi e si dedica al
sando di fare una tournée estiva in gi- wedding planner. Insomma, il “gioco di
squadra” conta assolutamente nella mia
ro per l’Italia.
Tornando al libro, i capitoli sono incentra- e nella nostra vita.
Secondo lei, c’è ancora pregiudizio nei
confronti delle coppie in cui uno dei due
partner ha una disabilità?
Tendenzialmente non lo noto, almeno per quanto mi riguarda; in questo
ambito si stanno facendo dei passi in
avanti.
La disabilità l’ha ostacolata nel suo lavoro, nella realizzazione dei suoi sogni?
La cecità non mi ha penalizzata; anche se esistono ancora dei pregiudizi, si
possono abbattere.
In che modo la sua fede l’ha aiutata ad affrontare la cecità?
Con la preghiera: da sempre mi rivolgo a Gesù e alla Vergine Maria, per
la quale ho una fortissima devozione.
Pensa di continuare a scrivere?
Scrivere dà la possibilità di aprirsi
molto di più rispetto al linguaggio orati sui colori dell’arcobaleno, che esprimoNel 2008 è nato suo figlio: le ha fatto sco- le; vorrei raggiungere una maggiore dino emozioni diverse...
prire dei lati inediti del suo carattere?
mestichezza con la parola scritta, per
La cecità non mi ha fatto rinunciare
Soprattutto la pazienza: è molto vi- migliorarmi e proseguire anche questo
interessante percorso.
ai colori: le varie tonalità sono impres- vace!
17
visti da vicino Tecnologia povera
A Sant’Aquilina,
in provincia di Rimini,
nascerà il primo centro
di ausili slow tech.
Sono tanti
i “marchingegni”
al servizio della
disabilità creati
o adattati dalla gente
comune un po’ per caso,
un po’ per necessità.
E allora, perché non
condividerli?
Ausili fai-da-te
U
Michela Trigari
n ritorno al passato che guarda al
futuro, al portamonete e alla voglia di condivisione. Parliamo
di costruirsi da soli gli ausili, adattarli alle proprie esigenze o a quelle di un
proprio caro. Ma se il popolo di inventori di soluzioni casalinghe pensate per
semplificare o semplificarsi l’esistenza – rappresentato per lo più da genitori, insegnanti, educatori o dalle stesse
persone disabili – è sempre stato sparso qua e là, tra un paio d’anni avrà un
luogo di ritrovo.
Si tratta della prima ausilioteca slow
tech: un punto di riferimento per i
“marchingegni” al servizio della disabilità creati, personalizzati o adattati
dalla gente comune. Sorgerà a Sant’Aquilina, in provincia di Rimini, su un
terreno della fondazione Enaip Zavatta
(un centro di orientamento e formazione al lavoro). In Italia infatti – a parte il
libro Ausili fai da te di Nicola Gencarelli, che si occuperà del progetto, e a parte
“L’aia delle idee”, un concorso di ausili
poveri organizzato dall’Unità disabilità e assistenza residenziale dell’Istituto
per la sicurezza sociale della Repubblica di San Marino – non esistono molti collettori per chi trova soluzioni in
autonomia o al massimo con l’aiuto di
parenti, amici e colleghi. In Francia,
invece, l’associazione Handicap International e Leroy Merlin promuovono
già da 15 anni un concorso nazionale dedicato proprio a queste invenzioni, pubblicando poi una guida con le
20 migliori idee per condividere quelle
astuzie familiari che facilitano la quotidianità delle persone disabili.
Jader Vitali è uno di questi “papà inventori”, ma in chiave nostrana. Da quando è nata sua figlia ha
iniziato a darsi da fare: prima con un
18
seggiolino da tavolo in legno con incollato un barattolo di plastica per aiutare Tatiana a tenere le gambe divaricate,
poi adattando i giocattoli in modo che
si potessero utilizzare anche con una
mano sola e, recentemente, realizzando un supporto in plexiglas porta-cellulare.
«Molti genitori sono inconsapevoli di aver creato un vero e proprio ausilio e quasi nessuno sa cosa fanno le
altre famiglie, gli altri educatori, gli altri insegnanti o le altre persone disabili – commenta Gencarelli –. L’obiettivo
dell’ausilioteca slow tech è proprio questo: raccogliere un bacino di esperienze per la condivisione dal basso delle
nuove e vecchie tecnologie. Il progetto
partirà prima con uno sportello informativo e un sito web» per poi diventare
pian piano una vera e propria ausilioteca. Alla base del fai-da-te c’è quasi sempre «la necessità di reagire alla
La Jacuzzi: l’invenzione
di un padre per un figlio
C
om’è nato l’idromassaggio? Un po’
per caso e un po’ per necessità. Siamo
negli Stati Uniti degli anni Cinquanta e
Kenneth, il figlio più piccolo di Candido
Jacuzzi, manifesta una grave forma di
artrite reumatoide e vive su una sedia a
ruote. I medici consigliano delle sedute
di idroterapia in centri specializzati
per contrastare i dolori e le difficoltà
motorie. Ma, grazie alla sua ottima
conoscenza dell’idraulica (la famiglia
Jacuzzi aveva già un’azienda in quel
settore), il padre Candido modifica una
pompa a immersione, di quelle utilizzate
nell’agricoltura, trasformandola in un
dispositivo di idroterapia portatile da
applicare alla vasca di casa. Kenneth ha
riassunto la sua saga familiare, tra il Friuli
Venezia Giulia e gli Usa, in un libro di
500 pagine scritto con Diane Holloway
e pubblicato per il momento solo negli
States. S’intitola Jacuzzi, a father’s invention
to ease a son’s pain (L’invenzione di un padre
per alleviare il dolore di un figlio). [M.T.]
Da sinistra: un prototipo del
“Paperpad”; il bastone in pvc
ideato dalla parkinsoniana Dari
Nella; il conta-viti per un lavoro
seriale. Accanto, la copertina
del volume di Nicola Gencarelli,
edito da Erickson (2012)
standardizzazione degli oggetti, unita
alla voglia di essere anche autori e non
solo utilizzatori passivi» degli strumenti d’assistenza.
Anche il concorso “L’aia delle idee”
si muove in questa direzione e si prepara alla sua terza edizione, a cavallo
tra giugno e luglio 2013. «Gli specialisti si concentrano sempre sugli ausili in commercio, mentre invece esiste
una realtà di applicazioni pratiche auto-costruite da familiari e operatori che
rappresenta un patrimonio sicuramente da valorizzare», dice Riccardo Venturini, responsabile dell’Unità disabilità e
assistenza residenziale dell’Istituto per
la sicurezza sociale di San Marino. Nelle due precedenti edizioni i partecipanti
sono stati complessivamente 24. Qualcosa di simile, anni fa, l’aveva fatto anche Auxilia, una società impegnata nel
settore dei sussidi per la comunicazione e l’apprendimento: al bando erano arrivati soprattutto giochi tradotti
in linguaggio Pcs (Picture communication symbols). Dietro il progetto dell’ausilioteca slow tech e il concorso di ausili
poveri c’è lo zampino di Andrea Canevaro, uno dei massimi esperti di Pedagogia speciale in Italia.
Ma la nuova frontiera del bricolage è la manifattura digitale. Cioè
i sussidi informatici auto-costruiti. Anche in questo caso essere in rete è fondamentale. Come Make Ausili, un blog
curato da un logopedista, Daniele D’Arrigo, e da una neuropsicomotricista,
19
Costanza Milanesi. In collaborazione
con il FabLab di Firenze (Laboratorio
di fabbricazione comunitaria), Makeausili.blogspot.it nasce con l’intento
di «condividere invenzioni e progetti –
spiega D’Arrigo – basandosi sull’open
source, sul creative commons e sulla piattaforma Arduino», distribuita in
versione pre-assemblata e acquistabile
su Internet o nei negozi specializzati a
prezzi che vanno dai 15 ai 70 euro
Il cavallo di battaglia per le persone con grave disabilità motoria è “Paperpad”: un dispositivo costituito da
una tastiera a video semplificata e da
un sistema di sensori touch (con i quali
muoversi all’interno di essa); per realizzare i sensori si possono usare conduttori di elettricità come «la plastilina, la
carta d’alluminio o i pedali per strumenti musicali, spendendo in tutto solo 30 euro. Molto meno dei pulsantoni
a pressione».
sotto la lente Sì, viaggiare
L’esperienza di Giorgio
Graziotti, studente
di 22 anni, da Viterbo
a Siviglia. Tra la gente,
senza barriere. Paure,
emozioni e fiducia in sé
racchiusi in un diario
che l’Università della
Tuscia intende pubblicare
Erasmus: sei mesi
T
Sara Mannocci
utto, o quasi, si può superare mostrandosi per quello che si è, senza limiti. Lo pensa con profonda
convinzione e consapevolezza Giorgio
Graziotti, nato con tetraparesi spastica,
fresco di laurea triennale con il massimo dei voti e la lode in Scienze della comunicazione all’Università della Tuscia
di Viterbo. Un lavoro da giornalista come sogno nel cassetto. L’energia tipica
di un ventiduenne e una dose non comune di caparbietà gli hanno permesso
quella che lui stesso definisce «un’esperienza che ha cambiato il mio mondo»:
sei mesi in autonomia, a Siviglia, grazie
al progetto Erasmus, che negli anni ha
consentito a migliaia di ragazzi di studiare in Europa. Un programma oggi
minacciato da un consistente deficit di
risorse. Sei mesi che Giorgio ha scandito
in un diario, che l’Università della Tuscia ha intenzione di pubblicare. A testimonianza di una storia di vita che altri
dovrebbero poter sperimentare, «momento formativo e di crescita personale,
strumento per costruire una vera consapevolezza, di sé ed europea», sottolinea il professor Saverio Senni, docente
di Economia agraria, delegato del rettore per la disabilità dal 2006.
«Mi sono candidato all’Erasmus senza troppi problemi, pensando che non
mi avrebbero considerato», confessa
Giorgio, una vita universitaria trascorsa con non poche difficoltà, usufruendo
20
dei servizi a disposizione degli studenti disabili. Invece la sua domanda viene
accolta, scatenando dubbi e perplessità. «È stata dura decidere di sostenere
davvero una prova come questa – racconta – perché nel mio quotidiano ho
bisogno di una persona vicino per ogni
cosa, anche le azioni in apparenza più
semplici diventano difficili. Solo grazie
a mia madre sono riuscito a non tirarmi indietro. Mi ha detto: “Devi metterti
in gioco, fallo per la tua vita”. Oggi dico
a chi vive una realtà come la mia di non
smettere di aver fiducia».
A lezione di autonomia. E la vi-
ta di Giorgio, dal 1 marzo al 6 settembre scorso, incontra da vicino la città di
Siviglia: i luoghi, la gente, una casa che
non è la sua, la dimensione universitaria con corsi ed esami da sostenere in
lingua spagnola. I primi giorni da solo rappresentano uno scoglio superato
con grande forza d’animo e il supporto
di un accompagnatore messo a disposizione dal programma Erasmus.
Per Margherita Della Rocca, madre
di Giorgio, è stata una grande responsabilità stimolare il figlio verso un’esperienza che avrebbe potuto rivelarsi
anche negativa. «Ora la soddisfazione è
enorme nel vedere quello che questi mesi hanno significato per lui, il messaggio di fiducia che ha ricevuto – confida
Margherita –. Qui a Viterbo il percorso di autonomia è molto più complesso,
che ti cambiano la vita
Da sinistra: Giorgio a Siviglia insieme ad Alessio; al
centro, in un parco della città; a destra, mentre si
cimenta nella pittura
amente di aiutarmi e un professore mi
ha chiesto se sarebbe stato meglio per
me cambiare aula per la lezione. Nella
mia esperienza di solito queste esigenze
venivano veicolate solo attraverso il docente delegato del rettore per gli studenti con disabilità».
Disabile? No, solo laureato. Ep-
tra difficoltà materiali e mezzi pubblici con barriere, procediamo con molto
sforzo. A Siviglia Giorgio è riuscito per
la prima volta a fare la spesa al supermercato». Più che un accompagnatore,
Alessio diventa un compagno di viaggio che aiuta Giorgio nella scoperta di
una realtà «sbalorditiva: mi sono sentito fin da subito solo un ragazzo, prima che una persona disabile – ci tiene
a precisare –. Quella sensazione di non
essere valutato subito per la mia diversità è stata immediata, diretta; in Italia
l’ho conosciuta solo dopo un periodo di
frequentazione con altri. Una differenza
culturale: l’approccio iniziale è completamente nuovo».
La città di Siviglia si svela senza barriere: i bar hanno bagni attrezzati, «in
alcuni casi – continua con enfasi Giorgio – i commessi dei negozi si sono perfino scusati per lavori di adeguamento
non ancora effettuati. All’università, alcuni colleghi si sono offerti spontane-
pure qualcosa si muove se all’Università della Tuscia, come negli altri atenei
italiani, gli sforzi per consentire di studiare nel modo migliore non mancano.
«Osserviamo un incremento degli studenti con certificazione di invalidità e,
tra questi, di quelli che richiedono servizi – afferma Senni –. È un segnale positivo, cresce la voglia di accettare nuove
sfide. Usufruiscono dei servizi soprattutto studenti con disabilità motorie,
ma anche persone con disturbi specifici dell’apprendimento o problemi che rientrano nello spettro autistico».
Un piccolo ateneo, quello della Tuscia, che riflette una tendenza generale
all’incremento se è vero, come sottolinea il ministero dell’Istruzione, che le
persone disabili iscritte nelle università italiane sono passate da 4.816 nell’anno 2000/2001 a 14.171 nel 2010/2011. «Ma
la sfida più grande – puntualizza Senni – è aumentare la “laureabilità”: far sì
che la persona si presenti sul mondo del
lavoro come competente in quanto laureata, e non come disabile che rientra in
una quota da collocare».
21
Appunti di viaggio dal diario
di Giorgio
1 marzo 2012. Finalmente Erasmus,
non lo puedo creer! Stamani
tutto ok, persone fantastiche e
disponibilissime. Adesso, ore 20, ho
proprio voglia di tornare a casa...
12 marzo 2012. Oggi sveglia presto
e prima doccia con l’aiuto del mio
accompagnatore! Con conseguente
imprevista caduta, però tutto
è andato a finire bene... Primo
approccio con l’antropologia, durante
la lezione ho conosciuto due ragazzi
che si sono offerti SPONTANEAMENTE
di aiutarmi con gli appunti. In Italia
non è mai successo!
17 giugno 2012. Attraverso l’arte
del dipingere riesco a esprimere
sensazioni all’interno dei miei
pensieri. Spero che questa mia
passione possa continuare anche
dopo la fine di questa bellissima
esperienza. Ora vi spiegherò perché
ho deciso di scrivere e di mettermi a
nudo: per fare in modo che le persone
del mio mondo mi conoscano in
maniera diversa, più profonda, e per
ricordare questo periodo bellissimo
della mia vita!
portfolio Memoria e presente
La memoria è la radice da cui partire per
gettare le basi di ogni nuovo cammino e,
allo stesso tempo, testimoniare quanta strada
è stata fatta. Come il percorso intrapreso in
40 anni di attività dall’Opera diocesana
assistenza (Oda) di Firenze, ente cattolico poi
diventato fondazione, al fianco delle persone
disabili attraverso i centri di Villa San
Luigi, a Castello, e Diacceto. «Vere e proprie
comunità di vita dalla funzione sociale»,
come le definisce il presidente dell’Oda
don Vasco Giuliani, che documentano un
lavoro fatto di accoglienza, quotidianità,
inclusione e riabilitazione terapeutica, ma
anche di momenti gioiosi, gite fuori porta,
laboratori teatrali e di pittura, sport e tempo
libero. «Segno concreto dell’attenzione della
diocesi nei confronti delle persone più deboli,
portatrici di fragilità fisiche e psichiche,
come sono gli ospiti delle nostre strutture»,
commenta il religioso, accompagnati verso
la maggiore autonomia possibile.
22
Sotto, un momento dedicato all’arte. Lo
scorso novembre, in occasione del 500°
anniversario dalla morte di Amerigo
Vespucci, le opere dei pittori disabili
dell’Oda sono state esposte alla California
State University di Firenze insieme a quelle
degli allievi della scuola americana e degli
artisti dell’associazione “Colore del Levante
fiorentino”. Per quella mostra, direttamente
dagli Usa, è arrivata un’opera realizzata da
Kevin Hosseini, un ragazzo autistico che a
soli 17 anni si è già guadagnato un nome
dipingendo.
23
portfolio Memoria e presente
Sopra, al centro, alcuni ragazzi del centro
Oda di Villa San Luigi di Castello durante
un allenamento sull’Arno. Gli atleti sono
reduci da “Remy Christmas”, una sfida al
“remoergometro”, l’attrezzo che simula la
voga, che poco prima di Natale li ha visti
gareggiare proprio sotto la loggia degli
Uffizi di Firenze insieme a diversi team
delle Special Olympics.
E il “canottaggio a secco” è proprio la loro
specialità: i ragazzi dell’Oda, infatti, sono
stati medaglia d’oro agli ultimi Special
games. “Remy Christmas” è stata dedicata
a Luca Mongatti, un ospite di Villa San
Luigi scomparso di recente.
24
Gli scatti portano le firme di due fotografi,
Chiara Benelli e Silvano Silvia. Ai loro
lavori si uniscono alcune immagini
tratte dall’archivio dell’Opera diocesana
assistenza. Le foto fanno parte di “Riabilità, 40 anni di cammino dell’Oda”,
una mostra che lo scorso ottobre è stata
ospitata dalla Galleria delle Carrozze di
Palazzo Medici a Firenze insieme a “Volti”,
rassegna di ritratti delle persone disabili
seguite dalla fondazione. L’esposizione
punta a diventare itinerante.
25
SPORT Arti marziali
Campioni
sul tatami
Chi l’ha detto che
il karate non possa essere
praticato da persone
disabili? L’associazione
KarateMantova ha investito
in questo progetto. Sognando
che diventi disciplina
paralimpica
P
Daniele Iacopini
otenza, equilibrio, respiro, atteggiamento mentale, stile. Tutto
questo è il karate, disciplina sportiva che, al tempo stesso, assurge a filosofia di vita. Come e più delle altre arti
marziali. Di più: il karate, in barba alle
più arretrate credenze popolari, è pratica difensiva, non offensiva. Ma ha in sé
lo spirito del grande sport, della passione che rapisce e aiuta ad “aggredire” la
vita. Soprattutto quando si presenta carica di sconvolgenti insidie. Ne sa qualcosa Alice Cavrioli, 17 anni, su sedia a
ruote dopo essere stata investita da un
pirata della strada.
Un incidente che le ha fatto perdere
l’uso delle gambe, non certo la grinta e
la positività. Giusto il tempo di prendere coscienza della sua nuova situazione, infatti, ed ecco che il tatami diventa
un nuovo palcoscenico, il giardino su
cui ripiantare i semi di una nuova esistenza. «Già nel periodo di riabilitazione ospedaliera Alice ha manifestato la
volontà di continuare a praticare karate con la nostra società a qualsiasi condizione», racconta il maestro Davide
Reggiani, direttore tecnico dell’associazione sportiva KarateMantova e responsabile del progetto di integrazione
delle persone disabili nel karate, oltre
che membro della commissione tecnica
nazionale del Centro sportivo italiano
per questa disciplina. «Abbiamo subito
accolto l’idea e iniziato a documentar-
26
ci per poter esaudire questo suo desiderio e capire se esistessero già esperienze
simili – prosegue il maestro –. Grandi
spunti sono arrivati dal Belgio, dove
viene praticato il karate in sedia a ruote
anche con la partecipazione a gare internazionali. In questo modo siamo riusciti a dare il via a questo progetto, tra
i primi a livello nazionale».
Un progetto ambizioso, insomma,
ma dalle fondamenta assai solide. Soprattutto perché la pratica di questa
arte marziale aiuta a sviluppare l’autostima e la piena accettazione della propria persona. «Il karate non è soltanto
un mezzo per far stare bene il nostro
corpo, ma un mezzo per la mente e lo
sviluppo dell’autocontrollo e del coordinamento motorio». Alla base del karate, infatti, ci sono sette regole che
caratterizzano il bushi-do, letteralmente la “via del guerriero”: senso dell’onore, della giustizia, coraggio, lealtà,
compassione, cortesia, sincerità. Regole per lavorare su se stessi, che si affiancano ai principi del dojo kun, i quali
descrivono il karate, tra le altre cose,
come la via per acquisire l’autocontrollo, il mezzo per rafforzare la costanza
dello spirito e quello per migliorare il
carattere.
Ma come possono praticare il
karate persone con limitazioni fisiche come la perdita dell’uso del-
le gambe o il controllo muscolare? «Le
arti marziali si basano su dei principi
logici – risponde Reggiani –. Una volta
compresi i principi di un’arte marziale particolare, come il karate, il judo o
l’aikido, allora si può insegnare questa
arte agli altri, indipendentemente che
abbiano o meno una disabilità. Quindi, in linea di principio, insegnare alle
persone con disabilità non è diverso da
qualsiasi altro insegnamento. OccorNella pagina accanto, Alice Cavrioli
re solamente essere un po’ più creativi». Così, se un allievo non è in grado di
tirare un calcio, è possibile trovare una
tecnica sostitutiva che abbia più o meno lo stesso effetto: per esempio, un calcio frontale può essere sostituito da un
pugno diritto, un calcio circolare da un
pugno rotante, un calcio di schiena da
un colpo di gomito e così via.
«Nell’insegnamento alle persone disabili l’unico limite reale deriva dall’ignoranza – conclude Reggiani –. Ma
una volta accettata la sfida, chiunque
può rendersi conto che le arti marziali sono praticamente per tutti. Ci vuole
solo la voglia di imparare e un insegnante volenteroso. Le persone disabili
imparano che le loro insicurezze hanno più a che fare con l’essere un principiante che con l’essere disabile, così
come accade per i cosiddetti normodotati». E ora il sogno è quello di far
entrare il karate tra le discipline paralimpiche, nella speranza di vedere gli
atleti disabili competere fra tre anni a
Rio 2016.
Intanto Alice continua ad allenarsi,
perfezionando la precisione e l’eleganza
del kata, un gesto tecnico pensato per i
combattimenti figurati, controllando la
forza in modo che nessuno si faccia male. Una costanza e una determinazione
che le è valsa ottimi risultati a numerosi
campionati nazionali e internazionali e
una medaglia d’oro a squadre ai Regionali di Valeggio sul Mincio (Verona),
dove si è distinta nel kata dimostrativo insieme a tre ragazze normodotate.
Non solo: «Ha vinto lo scorso anno a
San Bonifacio, nel veronese, la categoria
del kata individuale insieme ai normodotati nei Campionati italiani del Csi
– ricorda orgoglioso il maestro –. Un
risultato stupefacente, perché Alice è
poi giunta quarta ai Mondiali svoltisi a
dicembre a San Marino, sempre con i
normodotati». Ed è questo il colpo più
duro – un sanbon – assestato alle avversità della vita.
27
A Roma corsi per bambini ciechi e
ipovedenti. Ogni martedì pomeriggio,
presso l’Istituto Sant’Alessio, si svolge
un corso di karate per bambini ciechi e
ipovedenti. Un’iniziativa divenuta realtà
grazie alla sensibilità del presidente della
sezione romana dell’Uic (Unione italiana
ciechi), Giuliano Frittelli, e di Roberto
Remoli, dell’Asd (Associazione sportiva
dilettantistica) Roma 2000 onlus, in
collaborazione con KarateMantova asd.
Un modo per seminare speranza, per
dare corpo al futuro attraverso giochi ed
esercizi ludici che richiamano posizioni
della disciplina sportiva. In attesa di
aprire anche un corso per ragazzi-adulti
ipovedenti e non vedenti.
La psicologa Serena De Felice coadiuva
il corso nel rapporto genitori-figli:
«Vogliamo far capire alle famiglie che
questa pratica sportiva non è pericolosa.
Il contatto e le tecniche sono controllati
e alla base di ogni allenamento c’è una
grande preparazione fisica e mentale».
Inoltre nel karate si lavora sulle gambe:
un modo per mettere radici, «per porsi
in modo solido rispetto a una realtà
che non vedi – aggiunge –. L’obiettivo è
promuovere e favorire un sano sviluppo
psicofisico dei ragazzi, incentivando
la vita di gruppo come momento di
crescita e autonomia e, allo stesso tempo,
sviluppare competenze che migliorino
le relazioni, stimolando la conoscenza
di sé e del proprio corpo nello spazio».
Dopo l’esperienza romana, sono in corso
trattative per aprire corsi analoghi a
Napoli e Bologna. [D.I.]
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IBRIRAGAZZIM TRECINEMAFESTIVALFICTIO
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NFUMET
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 editoria 
La follia? Spesso
è un luogo
comune
oberto Alajmo lo afferma
R
«con ragionevole certezza: i
matti non sono più quelli di
una volta. Gli ultimi cinquant’anni, in maniera quasi inavvertita,
hanno segnato una trasformazione della percezione della follia da
parte della società. Dallo scandalo post-Basaglia, si è passati all’omologazione». Luoghi comuni
che il volume Repertorio dei pazzi d’Italia (pagg. 142, euro 14), da
lui curato ed edito da il Saggia-
TITELEVISIO
NEPERSONAGGILIBRITEA
tore, cerca di aggirare con la voce di dieci autori. «Lo sguardo
pubblico sui matti, lo sguardo dei
sedicenti normali, è schizofrenicamente spartito fra pietismo e
sarcasmo – sottolinea lo scrittore –. Difficile riuscire a mantenersi sul crinale sottilissimo che
separa la commozione a buon
mercato dalla trivialità di una
barzelletta sui matti. Proprio qui
si misura la competenza di ciascun autore: nella capacità di resistere su questo crinale».
Sono numerosi i libri usciti nei
mesi scorsi che gravitano attorno al disagio psichico, personale o narrato. Come la biografia
corale di Franco Basaglia, scritta dal giornalista Oreste Pivetta
(Il dottore dei matti. Franco Basaglia e i suoi anni. Una storia di
lotte e conquiste, pagg. 288, euro 17) e pubblicata da Baldini Castoldi Dalai: a un trentennio dalla
morte del medico, ripercorre il
suo lavoro e la legge che ha portato alla chiusura dei manicomi, tra
consensi e critiche. Una radicale
riforma ispirata al riconoscimento dei diritti del malato mentale
e al rispetto della dignità di ogni
persona. Invece l’editore Guanda
propone È tutta una follia (pagg.
252, euro 16,50), nove racconti di
altrettanti autori curati da Marco
In libreria la collana editoriale 180.
Pubblicata dalla casa editrice altoatesina
Alphabeta Verlag – curata da Peppe
Dell’Acqua, Nico Pitrelli e Pier Aldo Rovatti
– ripercorre la rete delle buone pratiche
attraverso le storie di persone e imprese
sociali sviluppatesi intorno alla salute
mentale. I saggi abbracciano quattro aree
tematiche: Narrazioni, Riproposte, Attualità,
Vichi, nel tentativo di sviscerare
nevrosi e ossessioni usando un registro che va dall’ironico al grottesco fino al tragico. La raccolta è
accompagnata da una lettera dello scrittore e psichiatra Mario Tobino (1910-1991), che ha dedicato
la propria esistenza alla cura e alla comprensione della follia.
Graffiante il Diario di uno schizofrenico di Ivan Montanaro (Tullio Pironti, pagg. 128, euro 8), che
ripercorre i giorni vissuti da un
giovane in un reparto psichiatrico tra farmaci e corde di contenimento, ricordi e malinconie:
«Oggi ho preso troppe pillole mi
sa, o forse no. La testa mi gira e
vivo cartoni animati. Ho bisogno
di bere. Vado in cucina e chiedo
all’infermiere un po’ d’acqua. La
tracanno. Forse avrei bisogno di
aria. Comincia anche a fare freddo in questo ottobre assurdo. Mi
sento solo e io ho il terrore della
solitudine». Umoristico, al contrario, il libro d’esordio di Gianni
Celati riedito da Quodlibet dopo oltre 40 anni (a cura di Nunzia Palmieri, pagg. 216, euro 15):
Comiche prende spunto da alcune cronache manicomiali che lo
scrittore aveva studiato a lungo,
assumendo narrativamente la voce e la demenza di un anziano insegnante. [L.B.]
Traduzioni. Tra le novità, Una via d’uscita
dall’Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
L’esperienza di Belo Horizonte di Virgílio de
Mattos, e Guarire si può. Persone e disturbo
mentale di Izabel Marin e Silva Bon: una
rassegna dei servizi che consentono ai
pazienti psichiatrici di negoziare la propria
cura, crearsi opportunità, ricostruire il
potere contrattuale, essere ascoltati. [L.B.]
28
GRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRAGAZZ
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Alla scoperta
della Cina
con i maestri
ciechi di Tuina
Bi Feiyu
I maestri di Tuina
Sellerio 2012
pagine 408,
euro 16,00
«L
a pazienza è la colonna
portante della vita dei ciechi, l’unica cosa che può
supplire alla mancanza della vista», «i ciechi devono saper aspettare, mai essere precipitosi». Per
un lettore medio occidentale e
“normodotato”, I maestri di Tuina di Bi Feiyu è un modo piacevole di entrare in due mondi poco
meno che sconosciuti.
Il primo mondo è la Cina, di
cui il quarantanovenne e pluripremiato scrittore di Nanchino
offre uno spaccato di contemporanea quotidianità: quella di
un’epoca in cui tutti, e anche velocemente, sentono di poter “far
soldi”, inseguire sogni, fare progetti; e dove tutto questo giustifica sacrifici durissimi. Ma il vero
mondo in cui Feiyu ci fa entrare è
quello dei ciechi.
Nella scenografia quasi teatrale del Centro di Tuina Sha Zongqi
vive per almeno dieci ore al giorno una decina di maestri non vedenti che praticano il massaggio
tradizionale cinese. Di loro l’autore ci fa conoscere quasi tutto: le
origini, l’intimità, gli amori corrisposti e frustrati, gli stati d’animo più contraddittori. Le loro
vite non sono eroiche ma semplici, routinarie, normali, si potrebbe dire. Una normalità con cui
l’autore sembra persino voler giocare, usando continuamente frasi
come «sognare a occhi aperti», «lo
guardò fisso», «spalancò gli occhi». Artifici lessicali che aiutano
il lettore a immergersi in una realtà che normale naturalmente non
è, e soprattutto a capire le caratteristiche di una comunità che sa
darsi regole ferree e che «non riceve molti favori, ma impara presto
a ringraziare». E che quando en-
29
tra in contatto con chi vede «vive
sempre in una condizione di inferiorità, dovendo sempre contare
sulle valutazioni altrui».
Prendendoci per mano – esattamente come i “maestri” in fila
indiana dietro a una persona vedente quando la sera tornano al
loro dormitorio –, Feiyu ci mostra le impressionanti capacità
sviluppate dai ciechi per orientarsi negli spazi, capire i sentimenti
attraverso i silenzi e le sfumature delle voci, «leggere» gli odori; e
naturalmente nell’arte del Tuina,
disciplina in cui sono spesso più
bravi dei vedenti.
L’equilibrio però si spezza
quando entrano in scena cose che
non si possono toccare né ascoltare. Uno dei due padroni sente dire
dai clienti che una delle massaggiatrici è bellissima. Non era mai
avvenuto che l’aspetto esteriore
entrasse nei discorsi del Centro,
lui ne resta sconvolto e inevitabilmente si innamora della ragazza. La serie vorticosa di eventi
che ne scaturisce è annunciata da
una pagina magistrale. «Cosa sarà mai la bellezza, che cos’è?», si
chiede l’uomo. Cosa significa che
la bellezza è sublime, è grazia e
armonia? E che cos’è una maestosità solenne, cosa è magnifico,
grandioso, radioso, cos’è la raffinatezza... Proprio lui, che ha una
memoria eccezionale e conosce
un numero incredibile di poesie e
modi di dire, capisce così che tutti
quei versi e proverbi non li aveva
mai compresi realmente, semmai
«con il passare degli anni aveva
imparato a usarli. Come succede
del resto per tutte le cose, perché
in fondo i ciechi più che comprenderlo lo usano, il mondo».
[S.T.]
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 libri 
La forza
dell’amicizia
(anche
virtuale)
evi essere la persona più
«D
coraggiosa del mondo
per uscire di casa ogni
giorno ed essere te stesso, quando
a nessuno piace quello che sei». È
L’Alzheimer raccontato ai più
questa la vita complicata di Max,
piccoli. Che succede quando
un bambino di nove anni, auti- Matthew Dicks
il nonno di Ignazio dimentica
improvvisamente la strada di
stico. Tutti lo vorrebbero norma- L’amico
immaginario
casa? Quando lascia le storie a
le ma nessuno lo tratta come tale: Giunti 2012
384
metà o qualche volta non riesce
né i compagni, né i genitori, né la pagine
euro 12,00
a fare le cose più semplici? Prima
maestra. Ci accompagna nel suo
era sempre stato un compagno
mondo con molto garbo Matthew
di giochi, un accompagnatore
Dicks con L’amico immaginario
scuola-casa-piscina. Da giovane
era giornalista sportivo, ora in certi (Giunti), il suo terzo romanzo ma
il primo tradotto in Italia: 380 pagiorni dimentica di indossare la
“maglia della memoria”. Il morbo di gine che si divorano. La trama avAlzheimer non fa paura al nipotino: vincente e la suspense inchiodano
anche se il nonno è cambiato
il lettore, ma la forza del libro è la
scelta della voce narrante, immaginifica e tenera: quello di Budo,
l’amico immaginario che Max ha
creato affidandogli una serie di
competenze speciali, come passare attraverso porte e finestre,
essere molto curioso e alto più o
meno come lui.
Sergio Rilletti,
Budo è l’unico vero amico di Elio Marracci
(a cura di)
Max e vive con lui da ben cinque Capacità nascoste
ed è tornato un po’ bambino,
anni, una vita molto lunga per No Reply 2012
insieme scoprono linguaggi e
pagine 250,
un compagno virtuale. Le qua- euro 12,00
giochi nuovi. Il racconto delicato
lità che il bambino gli ha donato
di Gabriella Genisi, La maglia del
nonno (Biancoenero, pagg. 32, euro si riveleranno molto utili quan8), illustrato da Eleonora Marton,
do Max dovrà affrontare la proè ispirato a una storia vera e
va più difficile: un rapimento che
consigliato ai bambini dai sette anni
scombussolerà la sua vita ordinain poi. I diritti d’autore vengono
devoluti all’Associazione Alzheimer ta e lo porterà lontano da ogni cosa che conosce. Intrecciate alla
di Bari. Come gli altri titoli della
storia principale ce ne sono molte
casa editrice, il libro è impaginato
con i criteri dell’alta leggibilità:
altre, tutte mosse dallo stesso avaccorgimenti tipografici che
volgente e disarmante sentimenfacilitano la lettura da parte di tutti, to: l’amore. La battaglia personale
anche di chi è dislessico. [L.B.]
di Max per superare le proprie
30
difficoltà; quella altrettanto paurosa di Budo che teme di scomparire per sempre se Max non avrà
più bisogno di lui; le storie tristi di bambini malati in ospedale e quella ancor più terribile della
maestra di sostegno. Sullo sfondo
la disabilità, raccontata con garbo, senza indugiare troppo sulle
reali difficoltà ma comunque mostrandole. [C.C.]
 libri 
Eroi disabili? No,
diversamente
abili
espressione “diversamente
L’
abile” è ormai quasi bandita, almeno negli ambienti di chi la disabilità la conosce
da vicino o la sperimenta sulla
propria pelle. Non però nel volume Capacità nascoste, sottotitolo
La prima antologia diversamente
thriller, storie ad “alta tensione”
raccolte e curate da Sergio Rilletti ed Elio Marracci per le edizioni No Reply.
Perché proprio “diversamente
abili” sono definiti i protagonisti
dei 25 racconti che compongono
l’antologia spaziando tra i diversi generi del thriller: dal «mistery all’urban legend, dal fantastico
all’umoristico, dall’action al realistico-sentimentale, dallo spionistico al bellico», per dirla con il
curatore Rilletti.
Il fatto è che gli eroi di queste storie metropolitane in salsa
thriller sono tutti “diversamente
abili” nel senso letterale del termine. Ovvero, se costretti dagli eventi, possono affrontare
situazioni e compiere azioni assolutamente fuori dall’ordinario. Dimostrando di possedere,
appunto, delle “capacità nasco-
EVISIONEPERSONAG
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GILIBRITEA
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I
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C
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TRODAN
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L
A
V
I
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ZAFO
GAZZIMOSTRECINEMAFES
cation symbols): disegni e grafici
che, grazie alla loro immediatezza, facilitano la comprensione di
un’ampia gamma di concetti anche da parte di chi ha una capacità comunicativa ridotta.
Il volume, però, è molto di più
di un sussidio didattico: la grazia
delle immagini unita al formato
particolarmente robusto e facile Libri tattili per l’infanzia. A
da sfogliare rendono il libro adat- gennaio la cooperativa Zajedno ha
to anche ai bambini più piccoli. E avviato la produzione del suo terzo
ste” agli altri e, spesso, anche a se
stessi.
Insomma, anche se il plot dei
singoli racconti non si rivela sempre convincente, l’antologia merita comunque una lettura. Perché
è proprio l’operazione editoriale
che ne costituisce la base a renderla interessante non solo per
gli appassionati del genere. Infatti uno dei due curatori, Sergio
Rilletti, è anche lui autore “diversamente abile” e padre di Mister Noir, il «primo eroe disabile
italiano», protagonista di thriller umoristici. Il suo racconto autobiografico Solo! ha fatto il giro
del web e attualmente l’autore è
impegnato nella realizzazione di
un adattamento cinematografico. Riletti ha anche un blog dove si definisce scrittore tuttofare
e una pagina Facebook dedicata
a Mister Noir. [A.P.]
libro tattile, vincitore del premio
europeo Typhlo & Tactus 2011. Con i
primi due «abbiamo fatto il nostro
ingresso in centro e nord Europa.
Le ordinazioni sono moltissime,
soprattutto dalla Francia, mentre
le biblioteche italiane stanno
cominciando adesso, specie
nell’area di Bergamo e Reggio
Emilia», racconta la presidente
Cristina Rosselli Del Turco.
Realizzati a mano con materiali di
riuso, i volumi in stoffa sono pensati
per bambini ciechi, ipovedenti e
non. Le storie vengono raccontate
attraverso illustrazioni e suoni che
i piccoli riconoscono con il tatto e
l’udito, mentre i testi sono scritti in
caratteri braille. Fornendo così «una
ricchezza di stimolazioni sensoriali
in controtendenza con la crescente
popolarità e freddezza del libro
elettronico». Per informazioni,
Zajedno.it. [L.B.]
 ragazzi 
Riccioli d’oro in
versione
per tutti
na bella sorpresa in libreria.
U
Dopo Cappuccetto Rosso,
Giacomino e il fagiolo magico e I tre porcellini, arriva Riccioli
d’oro e i tre orsi in versione adattata per tutti quei bambini che hanno voglia di leggere ma che, per
qualche ragione, faticano a farlo.
Una pubblicazione di cui bisogna
ringraziare le edizioni Uovonero, casa editrice che ha fatto della
lettura per tutti la propria ragione di vita. Riccioli d’oro e i tre orsi
fa parte, infatti, della collana “Pesci parlanti”, classici e inediti per
l’infanzia realizzati con l’utilizzo di tecniche di comunicazione
aumentativa e alternativa (Caa) e
di simboli Pcs (Picture communi-
Enza Crivelli (testi),
Peppo Bianchessi
(illustrazioni)
Riccioli d’oro
e i tre orsi
Uovonero 2012
pagine 32,
euro 18,00
resistente agli urti di tanta editoria e letteratura per l’infanzia che
preferisce puntare su una comunicazione non facilitata, ma “facile” e palesemente commerciale.
Il testo è stato adattato da Enza
Crivelli, fondatrice di Uovonero e
responsabile per l’autismo del polo di neuropsichiatria “Il tubero”
dell’Anffas di Crema. Le immagini sono di Peppo Bianchessi, autore e illustratore. Il risultato: un
volume che arriva dritto al nocciolo della storia, esaltandone il
mistero e la magia. [A.P.]
31
GRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRAGAZZ
O
T
O
F
IMOSTRE
A
CINEMAFE
STIVALFICTIONFUMETTITELEV
 musica 
A tutto krip hop.
Con dj
Kame
cratchare” è la sua pas-
“S
sione. Ma è anche l’unico esponente italiano a
far parte della Krip hop nation, il
movimento hip hop dei musicisti
disabili – soprattutto afroamericani – che rivendicano i propri diritti attraverso la musica. E dove
krip sta per cripple (storpio, zoppo, incapace). È dj Kame, all’anagrafe Gabriele Campus, classe
1985, cagliaritano doc e disk jockey di professione. A contattarlo direttamente dagli Stati Uniti
è stato niente di meno che Leroy
Franklin Moore junior in persona, colui che ha dato vita alla “nazione” krip hop.
Scrittore e poeta disabile appassionato di hip hop, attivista
della comunità femminista nonché una delle voci di denuncia dei
maltrattamenti della polizia americana nei confronti delle persone disabili, Moore è stato fautore
di un progetto per educare l’industria musicale, i media e l’opinione pubblica al mondo degli
artisti hip hop disabili e continua
tutt’ora su questa strada. Così un
pezzo del nostro dj Kame è fini-
to a far parte del mix-tape internazionale Krip-Hop vol. 2 insieme
a quelli dei “colleghi” statunitensi, francesi e svedesi. «Se negli
Usa il movimento ha preso piede
e in Europa sta suscitando qualche attenzione, in Italia non solo è sconosciuto ma praticamente
non esiste. Infatti io sono l’unico
esponente del mio Paese a farne
parte», commenta Campus.
«Già l’hip hop è un genere
musicale abbastanza particolare, molto underground e fatto di
parecchi artisti indipendenti; figuriamoci il krip hop, portato
avanti da un solo dj che per di più
abita in Sardegna – continua –.
Comunque, nel mio piccolo, ci
provo, anche se l’interessamento di qualche radio nazionale o di
emittenti come Mtv aiuterebbe la
Krip hop nation ad avere visibilità anche da noi».
Gabriele Campus lavora come dj indipendente in alcuni locali di Cagliari, collabora con
alcuni artisti hip hop sardi, ha
“scratchato” anche a Barcellona e in cantiere ha un’esibizione
con Leroy Franklin Moore in California. «Fare il disk jockey per
professione non è facile, perché
ci si deve prima inserire nell’ambiente e poi farsi conoscere», racconta. Ma dj Kame ha incontrato
La sordità protagonista della musica internazionale.
In ben due video di altrettante canzoni: My Valentine,
di Paul McCartney, elegantemente interpretato nella
lingua dei segni dalle due star del cinema Johnny Depp
e Natalie Portman e contenuto in Kisses on the bottom.
L’altro brano è Hall of fame, della rock band irlandese
The Script, sulle cui note balla la giovane protagonista
non udente del brano che fa parte
del loro ultimo album #3. Un testo
che parla d’amore, per l’ex Beatles,
e un inno alla forza di volontà per il
gruppo originario di Dublino. Due
scelte inedite che rappresentano
qualche difficoltà anche con gli
strumenti del mestiere. Essendo
in sedia a ruote, «spesso è capitato di avere qualche problema con
l’altezza del banco della consolle,
con i gradini che ci sono per salire sul palco o con il poco spazio
disponibile». Tutti ostacoli superabili «accordandosi con un po’
di anticipo» e dicendo come stanno le cose.
Per ascoltare dj Kame o seguirlo su Facebook, Myspace.com/
djkameakahiphoppa, Mixcloud.
com/DjKame. [M.T.]
una mini-rivoluzione
in campo discografico
e che stanno dando
alla comunità sorda
mondiale la possibilità
di farsi conoscere.
Anche se per My
Valentine non sono mancate le critiche, dettate
dall’utilizzo di due stelle hollywoodiane al
posto di due persone non udenti e da qualche
piccola incongruenza – tra la lingua dei
segni statunitense e quella inglese – nella
traduzione del testo. [M.T.]
32
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 film 
Il cinema tedesco
racconta
la diversità
ommedie, documentari, ro-
C
ad-movie e cinema d’autore.
Sono tanti i film sulla disabilità che il cinema tedesco ha prodotto negli ultimi dieci anni. Pellicole mai approdate sugli schermi italiani e che il Goethe Institut
offre la possibilità di vedere all’interno della rassegna “Diverso da
chi? – Cinema e disabilità in dodici film”, in corso a Roma fino al
9 maggio. Organizzata in collaborazione con la cooperativa sociale Arca di Noè
e l’Associazione disabili visivi onlus, l’iniziativa rappresenta un’irripetibile
occasione per gli
appassionati del
grande schermo,
e non solo.
Tra i film già
proiettati Renn,
wenn Du kannst
(Corri se puoi) di
Dietrich Brüggemann, una commedia sull’amicizia tra due ragazzi, uno paraplegico e l’altro in
servizio civile, che si troveranno
in concorrenza per conquistare il
cuore di una giovane violoncellista. Ancora una commedia con
Erbsen auf Halb 6 (2003) del regista Lars Büchel, che porta sul-
lo schermo l’amore tra Jacob, un
regista che ha perso la vista in un
incidente, e Lily, l’insegnante non
vedente che lo aiuterà a ritrovare la voglia di vivere. Campione
di incassi in patria e firmato nel
2000 da Hans-Christian Schmid,
uno dei maggiori esponenti del
cinema tedesco, Crazy racconta la scoperta dell’amore da parte del giovane Benni, invalido a
una gamba e costretto a trascorrere l’estate in una scuola privata
per evitare la bocciatura.
In programma nelle prossime
settimane, invece, Jenseits der
Stille (Al di là del silenzio), esordio nel 1996 della regista Caroline Link e candidato all’Oscar
come miglior film straniero. Protagonista della pellicola è la giovane Lara, due genitori sordi e un
grande sogno: diventare una musicista. Vincent Will Meer (Vincent vuole raggiungere il mare)
è un road-movie girato da Ralf
Huettner tra il 2009 e il 2010.
Vincent ha la sindrome di Tourette, Marie è anoressica e Alex
ossessivo-compulsivo: ospiti di
una clinica, dove sono approdati
loro malgrado, fuggono alla volta dell’Italia in un rocambolesco
viaggio alla ricerca del mare.
Altra pellicola on the road è
Verrückt Nach Paris (Pazzi per Pa-
In alto, una scena del film Jenseits der Stille.
A destra, Renn, wenn Du kannst
33
rigi), girato nel 2001 da Pago Balke ed Eike Besuden. Tre persone
con disabilità, che vivono in una
casa di cura di Brema, partono,
all’insaputa di tutti per Colonia,
proseguendo poi il loro eccentrico
viaggio fino a Parigi. I protagonisti, tutti realmente disabili, provengono dal laboratorio teatrale
d’avanguardia Blaumeier Atelier,
fondato a Brema da Balke.
Della storia d’amore tra Philip e Lina, una ragazza cieca,
parla poi il film di Almut Getto Ganz nah bei Dir, in italiano
Vicinissimo a te (2007), mentre
ancora non vedenti sono le due
protagoniste di Die Blindgänger (Blindflyers), film firmato da
Bernd Sahling nel 2004: Marie e
Inga vengono scartate da un’audizione per via del loro handicap, ma riusciranno comunque
a sfondare nel mondo della musica.
Ultimo film in programma il
documentario NoBody’s Perfect,
vincitore nel 2008 del German
Film Award: il regista Niko von
Glasow si mette in gioco in prima persona per fare luce sulla vita delle vittime del Contergan, un
farmaco che alla fine degli anni Cinquanta causò la nascita di
bambini con una malformazione
agli arti. [A.P.]
RUBRICHE Inail... per saperne di più
Rosanna Giovèdi
Nuove opportunità
per chi ha deficit uditivi
Il nuovo Regolamento protesico amplia la prescrizione
di dispositivi acustici per gli assicurati. Ma non è tutto,
perché lo scorso novembre l’Istituto ha firmato anche
un accordo con le associazioni degli audioprotesisti.
Lo scopo? Migliorare la qualità dell’offerta
L’
udito è un sistema estremamente complesso che permette il
contatto con il mondo esterno e,
pertanto, una sua riduzione può compromettere seriamente la qualità della
vita di una persona. Il problema della
perdita dell’udito è un fenomeno che
interessa non solo il nostro Paese: infatti si stima che nella civiltà occidentale una persona su sei ha problematiche dell’udito e il numero di persone
che necessita di ausili acustici è in aumento in tutto il mondo, considerato
che alcuni tipi di lavoro sono caratterizzati dall’esposizione a livelli sonori
molto elevati (addetti nelle
industrie, insegnanti, musicisti, ecc.).
nale. Di tutto ciò l’Istituto ha tenuto conto nell’apportare modifiche al
“Regolamento per l’erogazione agli
invalidi del lavoro di dispositivi tecnici e di interventi di sostegno per il
reinserimento nella vita di relazione”,
ritenendo opportuno ampliare la prescrizione dei dispositivi tecnici elettroacustici agli assicurati cui sono
state riconosciute dall’Inail menomazioni dell’apparato uditivo per infortunio o malattia professionale e/o
menomazioni auricolari, attraverso le
modalità stabilite dall’art. 26 del predetto Regolamento.
I disegni di questa sezione del Magazine sono di Saul Steinberg
Attraverso un’analisi statistica dei da-
ti, l’Inail ha rilevato che
dall’anno 2006 all’anno
2011 le denunce per il riconoscimento di “ipoacusia
da rumore” come malattia
professionale – anche se in
forte calo – rappresentano
il secondo tipo di malattia
denunciata a livello nazio-
34
Infatti l’Istituto può prescrivere,
secondo le modalità stabilite dalle vigenti disposizioni: un apparecchio
elettroacustico monolaterale o bilaterale, analogico o digitale, del tipo ritenuto più idoneo al deficit uditivo,
se esso determina un miglioramento della funzione uditiva; generatori
di rumore a scopo di adattamento, in
presenza di acufeni, riconosciuti come postumo invalidante, qualora se
ne ravvisi la necessità; protesi personalizzate, parziali (ove si ritengano
necessarie) o totali, rispettivamente
realizzate in silicone o con altri materiali e metodi tecnicamente adeguati,
nel caso di asportazione totale o parziale di uno o di entrambi i padiglioni auricolari.
A questo riguardo, l’Inail ha sottoscritto in data 30 novembre 2012 un
importante accordo con le associazioni di categoria degli audioprotesisti:
Ana (Associazione nazionale audioprotesisti) e Anap (Associazione nazionale audioprotesisti professionali).
Attraverso l’intesa sono
state definite le linee guida per l’erogazione dei
dispositivi tecnici elettroacustici e individuate le
tariffe massime di riferimento per ogni fascia di
dispositivo. Tale accordo
ha la finalità di omogeneizzare e calmierare i costi dei dispositivi medici
elettroacustici, semplificare l’iter di concessione e
migliorare il livello qualitativo del prodotto offerto.
RUBRICHE Senza barriere
Daniela Orlandi
Riforma condomini. Abbattere
le barriere ora è più facile
Il provvedimento semplifica la rimozione degli ostacoli
alla mobilità anche in assenza di persone disabili
o con patologie. Così l’accessibilità diventa bene comune
S
emplificazione nelle procedure,
maggiori responsabilità a carico
degli amministratori, facilitazioni nell’abbattimento delle barriere architettoniche: sono queste le principali
novità della Riforma del condominio,
oggi legge dello Stato. La nuova disciplina, dopo l’ok della Camera, ha
infatti avuto il 20 novembre scorso
anche l’approvazione del Senato. In sede deliberante, infatti, la commissione Giustizia ha dato il suo assenso a
un provvedimento che entra in vigore
a sei mesi dalla pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale. La riforma,
in una sua lettura più ampia, interessa
non solo le attività all’interno del condominio, ma anche la scelta dell’amministratore e la gestione degli spazi
comuni.
In tema di barriere architettoniche, in particolare, diventa più semplice realizzare opere volte al loro
abbattimento: non è infatti più necessaria la presenza o meno tra condomini di persone con disabilità o patologie
invalidanti. Lo stesso quorum richiesto per l’approvazione da parte dell’assemblea condominiale delle opere si
abbassa e cala da 2/3 alla metà. Nel caso poi di condomini ove risiedano persone disabili o con patologie specifiche
restano ferme le procedure agevolate già introdotte dalla legge 9 gennaio
1989, n. 13, “Disposizioni per favorire
il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”. Queste prevedono che le
modifiche alle parti comuni di un edificio residenziale, per il superamento
delle barriere architettoniche, possono essere adottate dall’assemblea condominiale con una maggioranza di 1/3
dei condomini in seconda convocazione. Nel nuovo testo di Riforma, infatti, non è riportato alcun articolo che
35
abroghi quanto disposto dalla legge
13/89 in merito alle maggioranze condominiali.
«La portata innovativa di questo
provvedimento – spiega l’architetto
Fabrizio Vescovo, componente della
Commissione che ha redatto la legge
13/89 – sta nell’aver facilitato le opere
per il superamento delle barriere architettoniche a prescindere dalla presenza di persone con disabilità o con
patologie, comprendendo che l’accessibilità è un bene di tutti e per tutti».
Analogo il nostro pensiero: i benefici apportati dalla Riforma sono dati
dall’abbassamento della soglia richiesta per deliberare su opere e interventi
al fine di eliminare le barriere architettoniche, nei casi in cui non possano essere applicate le soglie agevolate
previste dalla legge 13/89. La Riforma
sottolinea come sia ormai diffusa la
consapevolezza secondo cui l’accessibilità è un valore aggiunto per gli edifici, ma anche un beneficio per tutti.
L’esigenza di superare le barriere architettoniche è un tema che oggi interessa anche chi non vive una
situazione di disabilità. Con l’invecchiamento della popolazione e la
conseguente diminuzione di capacità motorie o sensoriali è in aumento
la richiesta di spazi più rispondenti a criteri di progettazione accessibile e inclusiva. Lo stesso si può dire per
chi vuole apportare un’innovazione finalizzata a migliorare la fruibilità e il
comfort in condominio, avendo come
prospettiva gli standard progettuali
della legge 13/89 e del decreto ministeriale 236/89, legati all’idea dell’universal design. Spesso la litigiosità che
caratterizza i condomini rallenta l’abbattimento delle barriere architettoniche. Oggi, la Riforma supera questo
problema e semplifica il percorso nel
nome del bene comune.
RUBRICHE Tempo libero
Francesca Tulli
Sport e benessere.
Non è mai “troppo freddo”
Si espande l’offerta di proposte e servizi per una vacanza
all’insegna del movimento e del relax. D’estate come
d’inverno tante le possibilità per i viaggiatori meno pigri.
Che vogliono sperimentarsi in attività di mare e di monti
S
port e tempo libero: sono sempre più numerose le persone con
disabilità che scelgono nel corso
dell’anno di ritagliarsi qualche giorno di vacanza all’insegna del moto e
del benessere. Anche d’inverno. Una
panoramica dei servizi offerti a livello
nazionale non è sufficiente a descrivere un settore che, complice anche un
rinnovato atteggiamento culturale da
parte degli operatori, si espande di
anno in anno. Numerose anche le associazioni che, a livello locale, offrono servizi di accompagnamento allo
sport e pacchetti vacanza all’insegna
del moto e della cura di sé.
Numerosi i buoni esempi. L’associazione SportAbili, nelle sue sedi di Alba in Piemonte e Predazzo in
Trentino Alto Adige, offre l’opportunità di avvicinarsi agli sport di montagna sia nella stagione invernale che
in quella estiva. Sci alpino, sci di fondo, equitazione ed escursionismo in
inverno; nuoto, arrampicata e tennis
in estate. La persona disabile viene seguita da istruttori qualificati, affiancati da volontari. Il tutto ovviamente
tenendo conto delle diverse tipologie
di disabilità. Mentre strutture ricettive convenzionate permettono a chi
contatta SportAbili di avere soluzioni
consone allo stato di disabilità anche
per il soggiorno. Per saperne di più,
Sportabili.com.
Menzionabile tra i buoni esempi
anche Freewhite Sport Disabled (ulteriori informazioni su Freewhite.it),
associazione che organizza settimane
multi-sport per vivere una vacanza in
montagna sia nella stagione estiva che
invernale. Per chi vuole muoversi in
gruppo, Freewhite offre programmi
su misura, adeguati alle diverse esigenze delle persone con disabilità motorie, sensoriali e intellettive. Fra gli
sport praticabili ci sono lo sci, il golf,
l’handbike, la mountain bike, il tiro
con l’arco, la pesca sportiva e il quad.
36
Se invece la passione è solo ed
esclusivamente lo sci, l’associazione “Scie di passione” (Sciedipassione.com) mette a disposizione maestri
di sci specializzati nell’insegnamento a persone con disabilità. Infatti
un apposito comitato scientifico studia e mette in campo ogni anno attività consone a un’utenza ampliata.
La struttura che ospita l’associazione è situata all’interno del comprensorio sciistico Carosello Ski, a Passo
Coe (Folgaria, in provincia di Trento) e mette a disposizione parcheggi
riservati ai titolari del contrassegno,
spogliatoio con servizi fruibili da persone disabili, noleggio di ausili per lo
sci (monosci, dual sci, stabilizzatori
standing, amplificatori e sistemi Bluetooth per non vedenti), campo scuola riservato all’avviamento, ambienti
per ristorazione.
Gli appassionati del mare e della barca a vela, infine, possono valutare le proposte di “Vela insieme” (per
maggiori dettagli, Velainsieme.it), associazione che ha fatto della navigazione uno strumento d’integrazione
attraverso la formazione di equipaggi
composti da persone con e senza disabilità. Le crociere e le uscite in mare si
svolgono a bordo di tre imbarcazioni
classiche di 12 e 14 metri, in grado di
ospitare fino a otto persone. L’associazione ha sede a Grosseto e collabora
attivamente con la Regione Toscana.
Per concludere, uno sguardo oltreconfine alle offerte della Hsa International, associazione che promuove
e realizza attività subacquee rivolte
a persone con disabilità. Le località
vengono selezionate e valutate in base a criteri di accessibilità stabiliti nel
Resort evaluation program; inoltre durante tutte le escursioni è presente un
istruttore con brevetto Hsa. La sede si
trova a Milano, il sito è Hsaitalia.it.
l’ESPERTO RISPONDE
a cura del Consorzio sociale Coin
Scuola
La scuola ha trasmesso al Comune la
richiesta di acquisto di una sedia Pal,
richiesta a sua volta inoltrata da un
genitore di un alunno ipovedente e
con disabilità sensoriale, frequentante la materna. Compete al Comune
o alla Provincia l’acquisto di tale
ausilio? Ci sono fondi ministeriali ai
quali la scuola può accedere per tali
attrezzature? È possibile prevedere
un affitto per la durata dell’anno
scolastico?
R
ecita la legge 104 del 1992 all’articolo 13,
comma 1, lettera b: «L’integrazione scolastica della persona handicappata nelle sezioni e nelle classi comuni delle scuole di
ogni ordine e grado e nelle università si realizza, fermo restando quanto previsto dalle
leggi 11 maggio 1976, n. 360, e 4 agosto 1977,
n. 517, e successive modificazioni, anche attraverso: la dotazione alle scuole e alle università di attrezzature tecniche e di
sussidi didattici nonché di ogni altra forma di ausilio tecnico, ferma
restando la dotazione individuale
di ausili e presidi funzionali all’effettivo esercizio del diritto allo studio, anche mediante convenzioni
con centri specializzati, aventi funzione di consulenza pedagogica, di
produzione e adattamento di specifico materiale didattico».
Per l’acquisto di tali ausili si attinge ai fondi che vengono inviati dal ministero dell’Istruzione ai
Provveditorati utilizzando il capitolo di bilancio del ministero
numero 1149 e sulla base delle indicazioni finanziarie fornite con l’ordinanza
ministeriale 766 del 1996 e successive conferme. L’acquisto di tali ausili può rientrare anche in un progetto di sperimentazione,
secondo quanto stabilito dall’articolo 43 del
decreto ministeriale 331 del 1998. La fornitura di sussidi didattici e attrezzature, com-
presi i mezzi informatici e i programmi di
software didattico, compete sia all’amministrazione scolastica che alle amministrazioni locali.
La legge 23 dell’11 gennaio 1996 ha così ripartito le competenze: i Comuni provvedono alla fornitura e alla manutenzione
ordinaria e straordinaria degli edifici da
destinare a sede di scuole materne, elementari e medie; le Province
provvedono alla fornitura degli edifici per le scuole superiori e alla loro manutenzione
ordinaria e straordinaria. Comuni e Province dovranno
provvedere inoltre all’arredamento che può anche riguardare banchi particolari o
particolari sedie per persone con handicap motorio e
computer con particolari programmi per alunni con handicap intellettivo e altro.
La fornitura di ausili per
alunni disabili è di competenza congiunta Asl ed ente
locale. A tal fine, le Asl, gli enti locali e le
istituzioni scolastiche stipulano accordi di
programma ai sensi dell’articolo 27 della
legge 142/90 che regola l’ordinamento delle
autonomie locali, prevedendo anche il comodato d’uso tra scuole, quando i sussidi
non sono sufficienti o non più utilizzati.
Buoni mensa
L’azienda dove lavoro (albergo) ha una
mensa per i lavoratori dipendenti.
Qualcuno mi ha detto che noi disabili
abbiamo diritto ai buoni mensa
gratis.
L
a disciplina dell’istituto “mensa” viene
oggi suddivisa in due macro categorie:
le mense interne ed esterne; i tickets (buoni
pasto). Tale materia trova il suo fondamento nella contrattazione collettiva e, in particolar modo, nella contrattazione di secondo
livello (territoriale), anche se poi viene implementata o chiarificata da pareri, circolari, risoluzioni di Inps, Inail e Agenzia delle
Entrate. Pertanto si tratta di una disciplina di natura pattizia, rientrante nell’alveo
più vasto di quei servizi e beni messi a di-
37
sposizione dei dipendenti quali controprestazione del datore di lavoro e necessari
al soddisfacimento dell’interesse di natura aziendale per il corretto conseguimento della prestazione lavorativa.
Rispetto al suo specifico caso (mensa interna), non conosciamo alcuna normativa
nazionale che preveda il diritto delle persone disabili alla gratuità dei buoni mensa, anche se bisogna riferirsi pure al testo
del proprio Contratto collettivo nazionale
del lavoro.
pinzillacchere
IL FRANCOBOLLO DEL MESE
di Gian Piero Ventura Mazzuca
Giù le barriere: con un pezzettino di carta
D
avvero incredibili le potenzialità di un
piccolo, talvolta minuscolo, pezzetto
di carta. A volte ci sono argomenti di
utilità sociale che i media snobbano; ecco
allora la filatelia giungere in soccorso con
la sua capillare diffusione, utile anche a
ricordare persone o eventi importanti.
Come la Giornata internazionale dei diritti
delle persone con disabilità, istituita
dall’Onu nel 1981 per promuovere la loro
piena inclusione. Lo scorso 3 dicembre è
stata celebrata sul tema “Rimuovere le
barriere per creare una società inclusiva
e accessibile per tutti”, specialmente
in anni di crisi e taglio dei costi. Poste
Italiane ha emesso un valore di 60
centesimi intitolato “Abbattimento delle
barriere architettoniche”, disegnato da
Luca Vangelli; l’artista ha immaginato una
sedia a ruote dotata di benna che abbatte
una rampa di scale, «a rappresentare
il principio della libera fruibilità degli
spazi nei confronti di coloro che soffrono
di una ridotta capacità motoria». Il
segretario generale delle Nazioni Unite,
Ban Ki-Moon, ha detto che va colmato
il divario tra buone intenzioni e azioni
attese da tempo, mentre Benedetto
XVI ha affermato: «Ogni persona, pur
con i suoi limiti fisici e psichici, anche
gravi, è sempre un valore inestimabile».
Ricordiamolo sempre.
fashion for all
nuove imprese
Con Chris Ambraisse abiti à la page
Ana, un carattere
tipografico e non solo
A
rriva A&K classic, il brand creato
dal francese Chris Ambraisse, che
ha deciso di mettere il suo talento
a disposizione delle persone con
disabilità creando un’intera collezione
appositamente per loro. Secondo lo
stilista, insignito del Premio 2010 “Ethical
Fashion Show”, tutti hanno diritto a
indossare abiti belli e alla moda. Un’idea,
quella di Ambraisse, che si traduce
in scelte intelligenti e, soprattutto, in
grado di mettere insieme piacere e
funzionalità: come pantaloni che si
trasformano in salopette, una mantellina
facile da infilare per le persone che si
muovono in sedia a ruote, bottoni a
calamita per facilitare la chiusura dei
polsini. Il prossimo obiettivo? Trovare
maggiori investimenti. «Lavoriamo
attraverso laboratori che si occupano di
inserimento sociale – afferma lo stilista –.
Fanno un lavoro straordinario, ma non
riescono ad aumentare la produzione. È
nostra intenzione sviluppare il marchio
nel corso di quest’anno; purtroppo però
gli investitori latitano. Eppure soltanto
in Francia la disabilità interessa due
milioni di persone, figuriamoci a livello
internazionale». [A.P.]
S
i chiama Ana Vives, ma ora il suo nome
non indica più solo una ventisettenne
catalana con sindrome di Down. Bensì,
un carattere tipografico, chiamato
appunto Ana, che sta facendo il giro del
mondo. Figlia d’arte, con un padre che ha
lavorato molti anni come imprenditore
sociale nel campo della soia e un fratello
che la sostiene e investe su di lei, Ana
è affascinata dalle lettere e dal modo
di disegnarle. Così ha trascorso molto
tempo a limare il carattere che oggi si è
trasformato in un alfabeto digitale adatto
a ogni tipo di word processor. Perché la
ragazza, lungi dal vivere la sua disabilità
come un limite, spera che possa rievocare
valori come solidarietà, uguaglianza e
lavoro di squadra. [A.P.]
38
giochi senza frontiere
Se il parco è accessibile
le differenze non contano
U
n parco giochi accessibile
anche ai bambini con
disabilità potrebbe presto
nascere a Formello, un piccolo
comune alle soglie di Roma.
L’idea è venuta a due cooperative sociali: Sinergie e Il Sorbo,
entrambe impegnate sul
territorio a fianco dei bambini
disabili e delle loro famiglie.
Per dare vita al progetto è
stata avviata una raccolta
fondi che si pone l’obiettivo di
dotare il parco cittadino di una
giostra girevole su cui possano
salire anche i bambini su sedia
a ruote. Costo dell’operazione:
20mila euro, che i promotori
dell’iniziativa stanno raccogliendo anche grazie a una
campagna attivata sul web
(Giocabile.org).
Per spiegare meglio la forza
del loro progetto i promotori
dell’iniziativa hanno fatto ricorso anche a uno strumento
di grande impatto comunicativo, come il fumetto realizzato
da Lorenzo Bartoli e Andrea
Domestici. Il senso è semplice:
in un mondo senza barriere
la disabilità passa in secondo
piano. E un bambino disabile
può frequentare
i propri coetanei,
condividendo
con loro giochi e
interessi. Come
se fosse la cosa
più normale del
mondo. [A.P.]
39
pinzillacchere
IL PRANZO DELLA DOMENICA
di Carla Chiaramoni
Taverna
degli archi
Via del Comune
Vecchio, 26
60030 Belvedere
Ostrense (An)
0731.62986 - 338.9965021
(prenotazione obbligatoria)
mail: lataverna_degliarchi@
virgilio.it, Tavernadegliarchi.it
In cucina Antonio Ciotola
e Ines Ribichini
Chiusura lunedì
Coperti 60 (20 all’aperto)
Locale accessibile
Prezzo 35 euro (vini esclusi)
I
l naso al posto degli occhi
che non vedono più, insieme
a una grande esperienza e
abitudine a usare gli attrezzi
di cucina, che costituiscono
una potente memoria visiva.
Così Antonio Ciotola, chef e
titolare di questo accogliente
ristorante, può continuare
a lavorare nella sua cucina
con successo, malgrado
l’incidente che lo ha reso cieco.
Qualche anno fa, nella notte
di Capodanno, l’esplosione di
una scatola di fuochi d’artificio
gli ha tolto la vista, ma non la
voglia di continuare a cucinare.
E dopo sei mesi da quella sera
è ritornato ai fornelli e alla
conduzione del suo locale,
insieme alla moglie Manola.
Tatto e olfatto lo aiutano a
confezionare piatti sapidi,
dai contrasti accattivanti e
dal gusto pieno, molto ben
presentati, con un’attenzione
cromatica che stupisce. Ciotola
è originario di Pozzuoli ma
trapiantato da diversi anni
nella provincia anconetana,
una “contaminazione” che si
ritrova nel menù (su richiesta
piatti per celiaci e vegetariani).
Di alta qualità le materie
prime: olio, mozzarella di
bufala e formaggi locali,
come il pecorino di fossa, i
pomodori San Marzano o le
olive di Gaeta, il tartufo di
Acqualagna. Ricca la proposta
di pasta fresca, ripiena e non:
ottimi i tortelloni di bufala
cacio e pepe e i tagliolini di
Campofilone con ragù di
agnello e timo. In alternativa
la pasta secca dei mulini
di Gragnano, magari con
un sugo tutto marchigiano
come il “ragù de lo batte”. Il
locale è anche famoso per le
carni, prevalentemente del
territorio, trattate con vini e
prodotti locali, come nel caso
della scottona marchigiana
lavorata come uno stracotto
con Lacrima di Morro d’Alba
(siamo al centro del territorio
di produzione di questo vino)
e olive “strinate”.
Pane fatto in casa come
i dolci: ovviamente il babà,
ma anche un’attenzione
particolare al cioccolato
da abbinare ai distillati.
L’ingrediente più prezioso? La
forza e la solarità di Antonio,
che regaleranno un’esperienza
di gusto e grande umanità.
food
in campo
A tavola per combattere l’Alzheimer
Cheerleader con protesi
L
a miglior ricetta contro l’Alzheimer? Un
libro di memorie gastronomiche raccolte
tra gli ospiti (non sono solo donne) del
centro Tre Fontane di Roma. È tra queste
mura che è nato Q.B. - Ricordi di gusto: un
volume che non parla solo di ingredienti e
tempi di cottura ma che, attraverso ricordi
e storie personali, ricostruisce pezzi di vita.
«Occupandoci del laboratorio manuale
avevamo già notato la straordinaria capacità
dei nostri ospiti di riscoprire gesti antichi – scrivono le curatrici
Maria Grazia De Nardo e Laura Pece –. Così ci è venuto naturale
pensare di recuperare i loro ricordi più cari partendo proprio da
ciò in cui erano più frequentemente occupati, ovvero cucinare.
La particolarità del libro si spiega nel titolo, perché ogni ricetta
ci è stata spiegata esattamente come viene eseguita a casa...
cioè calcolando le quantità a occhio».
Il volume si può usare come un ricettario vero e proprio,
riportando in tavola gusti ormai dimenticati e sapori di terre
lontane: come la pizza di Pasqua di Fiammetta e i rigatoni
alla pajata dei Mellini, o la putitza di Anika e il kumiak di
Oksana. L’iniziativa è stata realizzata grazie alla collaborazione
dell’editore Piero Graus ([email protected]). [A.P.]
40
P
atricia Beard è nata con un deficit femorale a causa di una
malattia ereditaria, che le ha lasciato la gamba sinistra più
corta dell’altra, costringendo i medici ad amputarla prima che
compisse un anno. Diciottenne, è una delle cinque cheerleader
della squadra di football presso
l’Università dell’Arkansas, negli Stati
Uniti. E balla in campo, esibendosi
con le colleghe e compiendo
acrobazie con la sua protesi zebrata.
«Avevo sempre sognato di farlo, ma
non avrei mai pensato di poterci
riuscire». Senza favoritismi da parte
di compagni di squadra o allenatori,
che l’hanno soprannominata
“Patience” (pazienza). Lei attribuisce
i meriti del suo carattere alla
fiducia ricevuta dai genitori: «Mi
hanno spinto a fare il meglio che
posso, senza scuse». Studentessa
in comunicazione, Patience
spera di diventare una speaker
motivazionale, ispirando gli altri con la sua storia. «Ognuno di
noi attraversa degli ostacoli. Le persone che stanno bene con
se stesse sono quelle che realizzano i loro sogni». [L.B.]
Paziente
LE PAROLE PER DIRLO
cerca l’intruso
di Franco Bomprezzi
In concorso i tanti volti della discriminazione
C
i avete fatto caso? No?
Allora siete distratti. Da
qualche mese la parola
“paziente” è ricomparsa alla grande, usata
quasi come sinonimo di “disabile”. Lo si
trova, questo scherzetto, in molti documenti
politici, anche di grande importanza, tanto
da diventare l’agenda del Paese che verrà.
Paziente è una parola complessa, da
maneggiare con cura. È un termine clinico,
sanitario, assistenziale. Siamo tutti pazienti,
quando ci ricoveriamo in ospedale o
andiamo a farci visitare da uno specialista.
Paziente, participio presente del verbo
patire. Insomma, una persona paziente è
una persona che soffre. E adesso qualche
antennina dovrebbe rizzarsi. Quante volte
abbiamo sentito associare la disabilità alla
sofferenza? Innumerevoli. Ma paziente è
anche colui che dimostra pazienza, cioè che
sopporta stoicamente il dolore, o l’attesa,
o l’incertezza, o tutto quanto insieme. E
allora, da questo punto di vista, le persone
con disabilità sono sicuramente “pazienti”.
Anche troppo. E con loro anche i familiari,
che in realtà cum patono, ossia “soffrono
insieme” (da qui il termine “compassione”).
E allora con un piccolo sforzo stiamo
per entrare nel meraviglioso mondo
del “solidarismo compassionevole”,
definizione di derivazione americana, che
si basa su poche semplici regole: poco
Stato, molto volontariato, più una buona
dose di assicurazioni integrative. E tanta
partecipazione alla spesa per tutto ciò che
non è strettamente essenziale.
In realtà le scelte tecnico-politiche sono
quasi sempre segnalate dalle parole
emergenti. E questo ritorno di fiamma della
parola “paziente” andrà seguito con molta
attenzione. Non dimentichiamoci che gli
unici servizi essenziali, per legge, sono
quelli legati alla salute, dunque alla sanità.
Il sociale è un optional. Meditate, gente,
meditate.
S
i intitola “Cerca l’intruso: siamo parte
di un tutto” lo scatto vincitore del
concorso “Sapete come mi trattano?”,
organizzato per il secondo anno
consecutivo dalla Federazione italiana
per il superamento dell’handicap (Fish).
Il messaggio? Quando una persona
con disabilità viene accolta e accettata,
diviene parte del gruppo alla stregua
di chiunque altro. All’iniziativa, la
cui premiazione si è svolta lo scorso
dicembre, hanno partecipato quasi
500 opere divise in quattro categorie:
vignette, sceneggiature, fotografie e
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cortometraggi per raccontare un tema
– quello della discriminazione delle
persone disabili – di rado affrontato dai
media.
L’evento è stato realizzato grazie al
contributo della Fondazione Roma
Terzo settore e con il patrocinio di
Provincia di Roma, Unar, ministeri
dell’Istruzione e della Cooperazione
internazionale e l’integrazione
(Dipartimento della gioventù) e
Presidenza del Consiglio dei ministri
(Dipartimento per le pari opportunità).
[A.P.]
dulcis in fundo
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Manifesti campagne Inail 2004-2007
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