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“La quercia fu un tempo una ghianda: se mai disperi di poter

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“La quercia fu un tempo una ghianda: se mai disperi di poter
“La quercia fu un tempo una ghianda: se mai disperi di poter conseguire il successo nella vita
a causa dei tuoi modesti inizi, ricordati che anche la quercia – quell’albero grande e forte –
cominciò all’inizio come una piccola ghianda giacente al suolo” (Baden-Powell)
V2
SUSSIDIO DI FORMAZIONE CAPI
SOMMARIO
La formazione del capo
pag. 4
Legge, Promessa, Principi, Motti
pag. 5 e 6
1.
La mia vita come un’avventura
pag. 7
2.
Lo scautismo in Italia
pag. 10
3.
Obiettivi e mezzi del Metodo scout
pag. 11
4.
Prevenire è meglio che curare
pag. 13
Finalità e mezzi dell’Associazione Guide e Scouts San Benedetto
pag. 15
5.
Alle radici del nostro futuro
pag. 16
6.
La nostra organizzazione
pag. 20
7.
La formazione capi
pag. 22
8.
Conosciamo la branca Lupetti
pag. 26
9.
Conosciamo la branca Esploratori
pag. 28
10.
Conosciamo la branca Rover
pag. 30
11.
Conosciamo la branca Coccinelle
pag. 31
12.
Conosciamo la branca Guide
pag. 33
13.
Conosciamo la branca Scolte
pag. 35
DOCUMENTI UFFICIALI ALLEGATI
L’anima di un movimento
pag. 37
La nostra carità è l’educazione
pag. 42
Bibliografia essenziale
pag. 46
Associazione Guide e Scouts San Benedetto
Costituita con atto notarile in Palermo Reg. n. 19997 - 07/12/1990 - C.F. 97091710828
Sede sociale c/o Parrocchia Maria SS. Delle Grazie - Via Conte Federico 235 - 90124 Palermo.
Edizione non commerciabile ad esclusivo uso interno. Versione 2 - maggio 2013
Quanto riportato in queste pagine è tratto dai nostri documenti ufficiali che puoi trovare su www.scoutsanbenedetto.it
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
Che la strada si apra al tuo arrivo,
che il vento soffi sempre alle tue spalle,
che il sole inondi e riscaldi il tuo volto,
e che Dio ti custodisca nel palmo delle sue mani!
Benedizione Irlandese
Lo scout è sempre in cammino!
Tutto l’itinerario educativo scout, dalle branche Lupetti/Coccinelle a quelle Rover/Scolte è
ispirato all’uomo che cammina, metafora di tutta l’esistenza umana. In questo senso il
cammino, nei suoi diversi aspetti rappresentati nello scautismo dalla Pista, il Sentiero, la
Strada, abbraccia l’intero progetto educativo scout.
L’iter di formazione capi non si sottrae a questa costante: formazione di base, campi scuola,
formazione di 1° e 2° livello, e così via fino al brevetto di capo scout. E’ un procedere che
richiede tanto impegno e sacrificio ma che ti arricchirà di nuove ed entusiasmanti
esperienze. Il tutto non per vanagloria ma per meglio imparare a servire Dio nei fratelli più
piccoli che Lui stesso ti ha affidato.
La strada, con le sue asprezze e le sue gioie, ti sprona costantemente alla condivisione, alla
semplicità, alla povertà d’animo, alla semplicità, alla carità, all’ubbidienza. Lasciati
guidare con fiducia dalla strada. Procedi sempre dritto nonostante le umane debolezze ti
fanno tentennare e ti suggeriscono la resa. Rimani saldo sulla retta via ma non da solo e
mai per te stesso!
Lasciati guidare da Cristo il quale ha detto: “Io sono la via, la verità, la vita”. E’ Lui che
bisogna seguire. E’ attraverso Lui che bisogna passare.
La “formazione di base” costituisce una fase importante del tuo cammino lungo la strada
della vita. Trai da essa il più possibile e preparati ad affrontare con maggiore
consapevolezza le sfide che il servizio in branca ti porrà d’innanzi.
Buona strada
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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LA FORMAZIONE DEL CAPO
Un Capo deve essere, prima di tutto e sopra ogni altra cosa, un buon cristiano. Un cristiano vero,
completo, capace di essere di esempio vivente ai suoi giovani.
Un capo deve anche possedere un sufficiente corredo di cognizioni tecniche e metodologiche.
Deve ben conoscere il metodo di Baden-Powell ed applicarlo con piena fedeltà e competenza.
Come in ogni altro campo dell’attività umana, deve esistere anche nello Scautismo una coscienza
professionale, che ci vieti ogni improvvisazione, ogni compromesso, ogni accomodamento
utilitario. Applicare il metodo scout senza conoscerlo completamente vuol dire andare incontro ad
un sicuro insuccesso.
Un capo è chiamato ad alimentare la propria formazione con costanza, attraverso la
partecipazione assidua alle attività formative, di gruppo e associative, la lettura dei testi scout, dei
manuali di tecnica, della stampa associativa e mediante il confronto con gli altri capi e i
Commissari.
Un capo, indipendentemente dalla branca dove svolge il proprio servizio, deve avere una
conoscenza della tecnica almeno a livello di una Prima Classe. Deve quindi essere in grado di
svolgere con padronanza quanto previsto da “Il mio Sentiero” o “La Traccia”. Di seguito alcune
delle prove previste per Esploratori e Guide. Saresti in grado di superarle?
 Saper eseguire e conoscere l'uso pratico dei seguenti nodi: piano, da tessitore (o
della rete), da muratore (o paletto), parlato, bolina semplice (o cappio
bombardiere), margherita, galera, bolina doppio, scorsoio, bandiera, bocca di
lupo, pescatore. Saper realizzare un tirante.
 Saper impiegare nelle costruzioni le legature: quadra, diagonale, piana.
 Saper usare e conservare l'accetta. Conoscere le regole di sicurezza.
 Conoscere 10 alberi del bosco. Sapere se, e come, essi servono per i nostri usi:
fuoco, pionieristica. Riconoscerli dal fogliame.
 Conoscere l'impiego della bussola.
 Dimostrare di saper fronteggiar eventi come: ferite, distorsioni, ustioni, colpi di
sole, emorragie, ecc.. Saper eseguire vari tipi di fasciature, anche di fortuna.
 Saper immobilizzare un arto fratturato oppure lussato in attesa del medico.
 Sapere come si interviene in caso di: fuga di gas, scarica elettrica, incidente
stradale.
 Conoscere le carte topografiche dell'I.G.M. in scale 1:25000 e 1:50000 nelle loro
caratteristiche più importanti e nei segni convenzionali più usati. Saperle
orientare.
 Saper determinare le coordinate di un punto e, viceversa, il punto sapendo le
coordinate.
 Conoscere le curve di livello ed il profilo altimetrico.
 Saper rilevare un azimut. Saper fare una marcia all'azimuth per 1 km.
 Saper accendere il fuoco all'aperto con qualsiasi condizione meteorologica.
 Conoscere il movimento delle stelle e identificare in cielo 6 costellazioni di cui tre
del cielo d'estate e tre del cielo d'inverno.
 Saper fare il punto topografico avendo la cartina, la bussola, le squadrette ed un
matita.
 Saper eseguire un percorso rettificato e trasformarlo in rilievo topografico.
 Saper montare una tenda in cattive condizioni meteorologiche, ed usare gli
accorgimenti come canalette, lato controvento, ecc..
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
LEGGE DEL BRANCO
1. Il lupetto ascolta il Vecchio Lupo;
2. Il lupetto non ascolta se stesso.
LEGGE DELLE COCCINELLE
1. La coccinella è sempre ubbidiente;
2. La coccinella è ordinata;
3. La coccinella è sempre sincera;
4. La coccinella è sempre contenta;
5. La coccinella vuol bene al prossimo;
6. La coccinella sa rendersi utile;
7. La coccinella conosce e rispetta gli animali e le piante.
LEGGE DEGLI SCOUTS/ROVERS
1. Lo scout considera suo onore il meritare fiducia;
2. Lo scout è leale (fedele per il rover);
3. Lo scout è sempre pronto a servire il prossimo;
4. Lo scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout;
5. Lo scout è cortese e cavalleresco;
6. Lo scout vede nella natura l'opera di Dio; rispetta le piante e gli animali;
7. Lo scout ubbidisce prontamente e responsabilmente;
8. Lo scout sorride e canta anche nelle difficoltà;
9. Lo scout è laborioso ed economo;
10. Lo scout è puro nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.
LEGGE DELLE GUIDE/SCOLTE
1. La guida considera suo onore il meritare fiducia;
2. La guida è leale (fedele per la scolta);
3. La guida è sempre pronta a servire il prossimo;
4. La guida è amica di tutti e sorella di ogni altra guida;
5. La guida è cortese e generosa;
6. La guida vede nella natura l'opera di Dio; rispetta le piante e gli animali;
7. La guida ubbidisce prontamente e responsabilmente;
8. La guida sorride e canta anche nelle difficoltà;
9. La guida è laboriosa ed economa;
10. La guida è pura nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.
Inno ufficiale dell'Associazione:
1. Marciamo sotto i raggi di un
sole antico che i tuoi passi guiderà
sulla strada ormai tracciata da
chi tutto ha dato già.
Prendi cuore e scarpone
lei è vita e verità.
3. Il sole brillerà sull'Europa Cristiana
sole di luce e verità.
Ogni scout dentro il suo cuore
gioia in Cristo porterà.
Vuol così San Benedetto
quest'Europa evangelizzar.
2. Il sole inonda ancora
il nostro cammino
un incontro, scout avrai:
ed il nome sul tuo petto
Benedetto metterà;
e anche lui col suo bastone
sulla strada marcerà.
4. Ma se il nemico chiude i tuoi occhi
al sole e sviare ti vorrà,
sono dodici le stelle
che in quel buio brilleran.
Tu Regina ci difendi
e Cristo sole trionferà. (2 volte)
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PROMESSA DELLA COCCINELLA
Con l'aiuto di Dio prometto di fare del mio meglio per essere fedele a Dio, ai miei genitori e alla mia
Patria, osservare la Legge del Cerchio e fare una buona azione a vantaggio di qualcuno ogni giorno.
PROMESSA DEL LUPETTO
Con l'aiuto di Dio prometto di fare del mio meglio per essere fedele a Dio, ai miei genitori e alla mia
Patria, per osservare la Legge del Branco e fare una buona azione a vantaggio di qualcuno ogni giorno.
PROMESSA DELLA GUIDA/SCOLTA
Con l'aiuto di Dio, prometto sul mio onore di fare del mio meglio per servire Dio, la Chiesa, la Patria,
per aiutare il prossimo in ogni circostanza, per osservare la Legge delle Guide.
PROMESSA DELLO SCOUT/ROVER
Con l'aiuto di Dio, prometto sul mio onore di fare del mio meglio per servire Dio, la Chiesa, la Patria,
per aiutare il prossimo in ogni circostanza, per osservare la Legge degli Scouts.
I PRINCIPI DELLE GUIDE E DEGLI SCOUTS SAN BENEDETTO
Il primo dovere della Guida e dello Scout comincia in famiglia, loro naturale comunità di vita e
d’amore.
La Guida e lo Scout sono fedeli alla loro Patria, lavorano per realizzare una fraternità europea
fondata sui valori del Vangelo.
La Guida e lo Scout, fedeli figli della Chiesa Cattolica, fieri della loro Fede, pregano e lavorano per
realizzare, come nuovi apostoli, il Regno di Cristo nella loro vita e, di conseguenza, nella società
nella quale vivono.
MOTTI
Motto dei Lupetti: "Del nostro meglio!"
Motto delle Coccinelle: "Eccomi!"
Motto delle Guide e degli Esploratori: "Estote Parati!"
Motto delle Scolte e dei Rovers: "Servire"
Da un piccolo seme un grande albero
PREGHIERE DEL CAPO
Scrutando la nella valle la strada tu vedi già,
il cuore davanti al piede che va, la meta raggiungerà.
Partendo se tu indugiasti pensando al faticar,
la gioia di chi scopre nuovi orizzonti il cuore riscalderà.
Fà, Signore, ch'io ti conosca, e la
conoscenza mi porti ad amarti,
e l'amore mi sproni a servirti.
Ogni giorno più generosamente.
Che io veda, ami e serva te in tutti i
miei fratelli ma particolarmente in
coloro che mi hai affidati.
Te li raccomando perciò, Signore,
come quanto ho di più caro,
perché sei tu che me li hai dati e a te
devono ritornare.
Con la tua grazia, Signore, fa' ch'io
sia sempre loro di esempio e mai di
inciampo: che essi in me vedano te,
e io in loro te solo cerchi: così
l'amore nostro sarà perfetto.
E al termine della mia giornata
terrena l'essere stato capo mi sia lode
e non di condanna. Amen
Rit. E col sorriso sulle labbra deciso sulla strada andrai,
germoglierà quel piccolo seme nel tuo cuore se fiducia avrai.
Insieme ai fratelli scouts il passo non peserà,
seguendo la traccia viva di chi la vita ha donato già.
Ad un passo segue l’altro, il fiato è pesante ma
negli occhi del tuo fratello vedrai coraggio e carità.
Rit. E con l’ardor del pellegrino deciso sulla strada andrai,
germoglierà quel piccolo seme nel tuo cuore se fiducia avrai.
Difficile è la salita ma quando si scenderà
non ti fare ingannare da questo attimo di libertà.
Riprendi il tuo vigore ed il viso risplenderà
pensando al Salvatore che ha dato tutto per l’umanità.
Rit. Con fede, forza e vigore il cuore spingerai più in là,
confida in Cristo Salvatore ed il seme quercia diverrà.
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
1. LA MIA VITA COME UN’AVVENTURA
INFANZIA E GIOVINEZZA DI BADEN-POWELL
R o b e r t B a d e n - P o w e l l , t i t o lo c o m p l e t o S ir R o b e r t
Stephenson Smyth Lord Baden-Powell, Primo Barone
Baden-Powell di Gilwell, nacque a Londra il 22/02/1857.
Suo padre morì quando Robert aveva circa tre anni di età,
lasciando la moglie con sette figli sotto i quattordici anni.
Ci furono frequenti momenti difficili per la famiglia
numerosa, ma il reciproco amore glieli fece superare
felicemente. Robert visse una entusiasmante vita all'aperto
con i suoi fratelli, effettuando hikes e campeggi in molte
contrade d'Inghilterra.
Nel 1870 B.-P. entrò con una borsa di studio a
Charterhouse, un'antica scuola di Londra. Non fu uno
studente eccezionale, ma certo uno dei più vivaci. Se
accadeva qualche cosa nel cortile della scuola, sicuramente
egli vi si trovava nel bel mezzo e ben presto si trovò ad
avere una buona fama come portiere della squadra di calcio di Charterhouse.
Le sue capacità di attore erano grandemente apprezzate dai suoi compagni. Ogni volta
che si faceva appello a lui, era capace di realizzare uno spettacolo che faceva elettrizzare
tutta la scuola. Aveva inoltre un'inclinazione per la musica e il suo dono per il disegno lo
mise in grado più tardi di illustrare da sé i suoi libri.
IN INDIA
A 19 anni prese la licenza a Charterhouse e immediatamente colse l'occasione che gli si
offriva di andare in India come sottotenente, a raggiungere quel reggimento che aveva
formato l'ala sinistra dello schieramento della cavalleria nella famosa «Carica della
Brigata Leggera» nella guerra di Crimea.
Oltre che prestare un servizio militare eccellente - era capitano a soli ventisei anni conquistò il trofeo sportivo più ambito in tutta l'India, quello per il Pig sticking o caccia a
cavallo del cinghiale, con una corta lancia come sola arma.
COMBATTIMENTI IN AFRICA
Nel 1887 troviamo B.-P. in Africa a prender parte alle campagne contro gli Zulù e più
tardi, contro le fiere tribù degli Ashanti e dei selvaggi guerrieri Matabele.
Gli indigeni lo temevano tanto che gli dettero il nome di «Impeesa», il «lupo che non
dorme mai», per il suo coraggio, per la sua bravura di esploratore e per la sorprendente
abilità nel seguire le tracce.
Gli avanzamenti di carriera per Baden-Powell furono quasi automatici, tanto si
susseguirono regolarmente, finché improvvisamente diventò famoso. Era l'anno 1899 e
B.-P. era colonnello.
Nuvole nere si addensavano sul Sud-Africa. Le relazioni tra la Gran Bretagna ed il
governo della Repubblica del Transvaal erano arrivate al punto di rottura. Fu dato ordine
a Baden-Powell di reclutare due battaglioni di fucilieri a cavallo e di prendere stanza a
Mafeking, una cittadina nel cuore dell'Africa del Sud. «Chi tiene Mafeking, tiene le redini
del Sud-Africa» era un detto corrente fra gli indigeni, che si dimostrò verace.
Scoppiò la guerra e per 217 giorni B.P. tenne Mafeking assediata contro un numero
preponderante di nemici, finché una colonna di soccorso si aprì, combattendo, la strada
in suo aiuto arrivando il 18 maggio 1900.
La Gran Bretagna aveva trattenuto il respiro per tutti quei lunghi mesi e quando
finalmente giunse la notizia «Mafeking è stata liberata», impazzì letteralmente di gioia.
B.-P., ora elevato al grado di Maggior Generale, si trovò ad essere eroe agli occhi dei
suoi concittadini.
Ma Mafeking rappresenta una esperienza importante anche per un altro motivo.
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
7
Scarseggiando gli uomini nella città
assediata, Baden-Powell pensò di utilizzare
dei ragazzi per compiti ausiliari di staffette,
di postini, di piantoni, ovunque la loro
presenza e il loro ardore potessero rendere
liberi degli uomini validi per il
combattimento. La serietà con cui questi
ragazzi assolsero il loro compito e
l'entusiasmo con cui si impegnavano,
malgrado il pericolo al quale si esponevano,
aprirono nella mente di Baden-Powell un
orizzonte nuovo e lo fece riflettere sulle
capacità che hanno i ragazzi quando si sa
fare appello al loro impegno, al loro spirito di sacrificio, alla loro lealtà.
NASCITA DELLO SCAUTISMO
Tornato in patria, egli fu molto meravigliato nel vedere i giovani inglesi dedicarsi a
divertimenti tutt'altro che buoni, oziare, perdere tempo nei bar o giocare a carte, fare il
"tifo" per guardare dei giocatori pagati invece di praticare personalmente uno sport e
tanti altri episodi di questo genere. Facendo tesoro dell'esperienza con i ragazzi di
Mafeking e di quelle di con i suoi "scouts militari", pensò allora di suggerire ai ragazzi le
attività dello "scouting", trasformando quella che fino ad allora era stata un'arte
utilizzata per scopi di guerra, in uno strumento di pace e di fraternità.
Lentamente ed attentamente B.P. sviluppò l'idea dello scautismo. Voleva esser certo che
avrebbe funzionato e così nell'estate del 1907 portò con sé un gruppo di venti ragazzi
nell'isola di Brownsea, nella Manica, per il primo campo scout che il mondo abbia mai
visto. Il campo fu un gran successo.
SCAUTISMO PER RAGAZZI
«Io ho messo in questo libro tutto ciò che è necessario a fare di
te un buono scout. Perciò, avanti, leggi il libro, fai una buona
pratica di ciò che ti insegna, e io spero che tu possa avere la
stessa gioia di quel bel periodo che io ho trascorso da scout»
(Robert Baden-Powell, prefazione di Scautismo per ragazzi)
Nei primi mesi del 1908, B.P. fece uscire in sei parti
quindicinali, illustrate da lui stesso, il suo manuale di
formazione, senza nemmeno sognare che questo libro avrebbe
messo in marcia un movimento che avrebbe interessato la
gioventù di tutto il mondo. Era appena apparso nelle vetrine
delle librerie e dei giornalisti, che Pattuglie e Riparti scout
cominciarono a sorgere, non soltanto in Inghilterra, ma in
numerosi altri Paesi.
Il libro è organizzato in 9 sezioni tematiche suddivise in 26
chiacchierate al fuoco di bivacco. I contenuti del libro sono
organizzati secondo lo schema educativo di base dello
scautismo, cioè scoperta -> competenza -> responsabilità.
Nei primi capitoli infatti vengono presentati gli scout, chi sono, cosa fanno e come farne
parte. Nella parte centrale invece vengono riportati esperienze e suggerimenti pratici per
vivere autentiche avventure all'aria aperta. Nella terza si parla del valore del servizio e di
come mettere a disposizione della comunità le proprie esperienze.
LA SECONDA VITA
Il movimento crebbe velocemente e, nel 1910, aveva ormai raggiunto tali proporzioni
che B.-P. si rese conto che lo scautismo sarebbe stato il compito di tutta la sua vita.
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Ebbe l'esatta percezione che avrebbe fatto di più per la sua Patria formando le
generazioni nascenti in buoni cittadini, che dedicandosi alla formazione di pochi uomini
per futuri possibili conflitti.
Pertanto dette le dimissioni dall'esercito nel quale aveva raggiunto il grado di
Luogotenente Generale e s'imbracò per la sua «seconda vita», come egli chiamò la sua
vita di servizio in favore di tutto il mondo, attraverso lo scautismo.
FRATERNITA’ MONDIALE
Nel 1912 partì per un viaggio attorno al mondo per incontrare gli scouts di molti Paesi.
Questo fu il primo esordio dello scautismo come fraternità mondiale. La Grande Guerra
venne ad interrompere tale lavoro per qualche anno, ma, con la fine delle ostilità, questo
fu ripreso e nel 1920 Scouts di ogni parte del mondo si incontrarono a Londra per la
prima riunione internazionale scout: fu il primo Jamboree mondiale.
L'ultima sera di questo Jamboree, il 6 agosto, B.-P. fu acclamato Capo Scout del mondo
dalla folla plaudente dei ragazzi.
Il movimento scout cominciò il suo sviluppo. Il giorno in cui compì il suo ventunesimo
anniversario aveva sorpassato i due milioni di iscritti, essendo praticamente diffuso in
ogni nazione civile della terra. In quella occasione B.-P. fu onorato dal Re Giorgio V con il
conferimento del titolo di Lord; il suo nome divenne pertanto Lord Baden-Powell of
Gilwell. Eppure per ogni scout egli rimarrà: «B.-P.», Capo Scout del Mondo.
Il primo Jamboree mondiale fu seguito da altri: nel 1924 in Danimarca, 1929 in
Inghilterra, 1933 in Ungheria, 1937 in Olanda.
Ma i Jamboree sono stati soltanto una parte dello sforzo teso alla fraternità mondiale
scout B.-P. viaggiò in lungo e largo nell'interesse dello scautismo, mantenne una
corrispondenza con capi scout in numerosi Paesi e cominciò a scrivere su questioni scout,
illustrando i suoi articoli e libri con schizzi e disegni di sua mano.
GLI ULTIMI ANNI
Quando in ultimo le forze cominciarono a venirgli meno, B.-P. tornò alla sua amata Africa
con sua moglie, che era stata la collaboratrice entusiasta in tutti i suoi sforzi e che era,
lei stessa, a capo del movimento mondiale delle guide, pure creato da Baden-Powell. Si
stabilirono nel Kenia, in un angolino tranquillo, con la meravigliosa vista su grandi
foreste e con sfondo di vette montane coperte di neve.
Là B.-P. morì a Nyeri l'8 gennaio 1941, poco più di un mese prima del suo
ottantaquattresimo compleanno.
La tomba di Baden-Powell nel piccolo cimitero
di Nyeri in Kenya, è fatta con semplice roccia
che riporta il suo nome, la scritta “Capo scout
del mondo” e il segno di pista "Sono tornato a
casa" (il cerchio con un punto al centro)
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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2. LO SCAUTISMO IN ITALIA
Il 12 luglio 1910 a Bagni di Lucca, un nobile inglese, Sir Francis Vane of Hutton, insieme
al locale maestro Remo Molinari, fondarono il primo riparto scout italiano, creando così i
“Ragazzi Esploratori Italiani” (R.E.I.).
Nel 1912 Carlo Colombo fondò il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani
(C.N.G.E.I.), associazione laica e nazionalistica. Nel 1914 nacque l’Unione Nazionale
Giovinette Esploratrici Italiane (U.N.G.E.I.), associazione parallela al CNGEI e unica
associazione femminile italiana.
Nel 1915 Mario Mazza fuoriuscì dal R.E.I. per dissensi con il presidente di sezione,
colonnello Reghini, creando a Genova i Ragazzi Esploratori Cattolici Italiani (R.E.C.I.).
Dopo un tentativo da parte cattolica di creare riparti di soli cattolici all’interno del CNGEI,
nel 1916 fondata dal Conte Mario di Carpegna e per volontà della Società della Gioventù
Cattolica Italiana, nacque l’Associazione Scautistica Cattolica Italiana (A.S.C.I.).
Con l’avvento del regime fascista e la nascita dell’Opera Nazionale Balilla, la situazione
per lo scautismo italiano cominciò a complicarsi. Con un decreto legge del gennaio del
1927 tutti i reparti nei centri inferiori a 20.000 abitanti dovettero chiudere. Operando in
modo non ufficiale e con molti rischi, alcuni riparti continuarono a fare attività e campi.
Questo periodo prende il nome di Giungle Silente.
Mentre Roma era dichiarata “Città aperta”, l’8 dicembre del 1943 un gruppo 8 di
ragazze, pronunciava la promessa scout nelle catacombe di Priscilla. Nacque così l’AGI,
l’Associazione Guide Italiane di impostazione cattolica. Con l’arrivo degli alleati,
cominciarono a riapparire i riparti scout nei territori liberati.
Nel 1953 nacque il MASCI, Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani, unione degli adulti
scout dell’ASCI (Compagnie di San Giorgio) e dell’AGI.
Nel 1965 nacque, da una divisione del CNGEI, l’ASSORAIDER, Associazione di Scautismo
Raider. Inizialmente era nata come “quarta branca” per adulti, esistente nel CNGEI come
Senior con finalità diverse e motivo della divisione. In seguito l’associazione fu aperta
anche alle altre branche che inizialmente erano divise per sesso e oggi sono miste.
Nel maggio 1974 ASCI ed AGI si fusero nell’AGESCI (Associazione Guide e Scouts
Cattolici Italiani).
Nel 1976 il CNGEI si fuse con l’UNGEI cambiando la denominazione in Corpo Nazionale
Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiane. Fu così che scomparvero le branche
tipicamente femminili (riparto primule e fuoco) e fu creato un simbolo unico che
riproduceva il giglio del ramo maschile e il trifoglio del ramo femminile (chiamato
scherzosamente “pomodoro”). Il 14 aprile 1976 a Roma, capi che avevano fatto parte sia
dell’ASCI che dell’AGI, di cui molti crearono associazioni autonome e altri erano entrati in
AGESCI ma rimanendo isolati all’interno di questa; fondano l’Associazione Italiana Guide
e Scouts d’Europa Cattolici; che aderì da subito alla Federazione dello Scoutismo
Europeo, FSE.
Nel 1986, nacque la FEDERSCOUT, Federazione del Movimento Scout Italiano (dal 2006
Federazione Scautistica Italiana); federazione di associazioni scout a carattere regionale
e aderente alla Confederazione Europea dello Scautismo, CES.
Sono almeno 55 le associazioni scout oggi presenti in Italia. Iscritti al 2012:
AGESCI:
FSE:
FEDERSCOUT:
176.382
19.538
3.627
GUIDE E SCOUTS S. BENEDETTO:
10
CNGEI:
11.745
ASSORAIDER:
1.890
MASCI:
6.151
931
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
3. OBIETTIVI E MEZZI DEL METODO SCOUT
Si chiama SCAUTISMO (nell’originale inglese Scouting) il metodo educativo che
Baden-Powell ideò e formulò compiutamente tra il 1907 ed il 1930 circa, secondo due
formule: una maschile ed una femminile. Letteralmente, in inglese la parola scout
significa ricognitore, esploratore, battitore di sentieri. B.-P. spiega quindi che col termine
“scouting” si indicano il lavoro e le doti dei pionieri, degli esploratori e dei soldati di
frontiere (cfr Scautismo per Ragazzi), l’opera e le qualità dell’uomo del bosco, del cacciatore,
dell’uomo di mare, dell’aviatore, del pioniere dell’uomo di frontiera (cfr Libro dei Capi).
Lo scautismo, amava ripetere B.-P. (così chiamano gli scout il loro fondatore), non è una
scienza astrusa, ma “un gioco per ragazzi, diretto dai ragazzi, in cui i fratelli maggiori
possono dare ai loro fratelli più giovani un ambiente sereno, incoraggiandoli ad attività
sane che li aiuteranno a sviluppare il loro civismo” (Libro dei Capi).
Lo scautismo è un tutto. Chiunque desidera utilizzare lo scautismo con il massimo delle
scelte e nell'interesse dei ragazzi, lo presenterà nella sua totalità.
Il metodo educativo dello scautismo segue il ritmo di crescita del bambino, del ragazzo,
del giovane ed è basato per tutte le Branche sugli stessi principi, sugli stessi ideali e sugli
stessi fini. I mezzi dello scautismo sono numerosi, i principali sono la responsabilità
personale e la fiducia data al ragazzo, la vita all’aperto, lo spirito di essenzialità, la
conoscenza della natura, la vita in piccoli gruppi (squadriglia), un sistema di
progressione personale fatto da prove e specialità, l’uniforme e lo stile, ecc…
I mezzi del metodo scout vengono poi proposti in maniera adatta alla psicologia ed al
livello di maturazione di ciascun sesso per ciascuna delle tre fasce d’età. Li ritroviamo,
quindi, applicati al Branco/Cerchio, nel Riparti M/F e nel Clan/Fuoco, attraverso
ambientazioni diverse. Rispettivamente: la giungla/il bosco, l’avventura, la strada. E’ ciò
che viene definita la continuità del metodo scout.
Interesse, azione, responsabilità, costituiscono i principali “motori” del metodo scout.
Lo scautismo è costituito da un ideale espresso dalla Legge, dalla Promessa, dal Motto,
dai 3 Principi, dalla Buona Azione, che costituiscono e definiscono lo stile scout, cioè lo
spirito dello scautismo.
Lo scautismo si propone di raggiungere cinque fini fondamentali (4+1 punti di B.-P.)
Lo sviluppo fisico.
La formazione del carattere.
L’abilità manuale e la formazione del senso del concreto.
Lo sviluppo dello spirito di servizio verso il prossimo.
La formazione cristiana per scoprire il senso di Dio.
I cinque punti non sono tutti sullo stesso piano, infatti i primi quattro mirano a formare
una persona fisicamente robusta, dal carattere temprato, dotata di senso pratico e di
abilità manuale, pronta e capace di porsi al servizio degli altri. Il quinto punto, la
formazione cristiana, permea di sé gli altri quattro punti e rappresenta lo scopo
fondamentale dello scautismo cattolico.
Gli obiettivi scout sono personalistici. Tendono, prima di tutto all'equilibrio
dell'individuo, in piena salute, poi a strapparlo dal romanticismo e dall'egocentrismo,
infine all'acquisizione del riferimento Assoluto, su Dio, e al risveglio, allora, di una
vocazione di servizio.
Scoperta, competenza, responsabilità, autonomia sono le tappe della progressione degli
scout, un progredire che vede ciascuno protagonista della propria crescita. In particolare,
in età adolescenziale la sfida dello scautismo si concretizza nel credere nelle potenzialità
di ogni ragazzo (“anche nel peggior ragazzo c’è almeno il cinque per cento di buono dal
quale partire per la sua formazione”, amava ripetere B.-P.), nel dar fiducia ai giovani.
Esempio concreto è la squadriglia, un gruppo di sei-otto ragazzi, dai dodici ai sedici anni,
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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dove la responsabilità della guida viene affidata a uno di loro; è una forte responsabilità
che stimola l’adolescente a maturare e a farsi esempio positivo per i più piccoli. La
squadriglia, elemento tipico del metodo scout inserita nella comunità di riparto, è
ambiente di crescita ove si esercitano interazioni tra ruoli e competenze diverse,
progettualità, condivisione, solidarietà.
Occorre ricordare l’importanza della figura del capo, il quale deve essere, come dice
B.-P. l’uomo-ragazzo che conosce singolarmente ciascuno dei suoi ragazzi, perché lo
scautismo si occupa dell’individuo e non della massa e in esso tutto viene finalizzato a
responsabilizzare e a seguire ciascun ragazzo in maniera singola. “Il successo
nell’educazione dei ragazzi dipende in larga misura dall’esempio personale del capo. […]
È necessario che il capo si ponga nella posizione di un fratello maggiore, cioè che sappia
vedere le cose dal punto di vista dei ragazzi, li guidi, li diriga e dia loro entusiasmo nella
giusta direzione” (Libro dei Capi).
Ciò che viene chiesto agli educatori scout è di essere testimoni credibili. Il compito del
capo non è tanto quello di dare l’esempio, ma di essere di esempio. Questo impegna il
capo in qualsiasi momento e in ogni circostanza, anche quando è senza uniforme e
quando nessuno lo vede. L’esempio è il più importante elemento di formazione indiretta
che il metodo sfrutta in una maniera sua peculiare. L’esempio agisce a “macchia d’olio”
in una serie infinita di casi e di occasioni: non c’è praticamente momento o aspetto che
gli sfugge, dallo spirito di “famiglia felice” (che si crea al Branco e al Cerchio) al
“trapasso delle nozioni” (cardine delle branche Esploratori e Guide), dalla frequenza ai
Sacramenti, alla assunzione dello “stile scout” (cfr Lo scautismo cattolico italiano).
Il capo è un educatore. L’educazione è un’arte che si impara, ma per metterla in pratica
efficacemente occorre che il capo abbia buone qualità personali e basi solide.
Uno dei fondamenti del metodo scout risiede nell’autoeducazione. Con questa
espressione B.-P. ha inteso suggerire che ogni educatore dovrebbe soprattutto ambire di
porre l’educando nelle condizioni più favorevoli perche possa diventare artifice della
propria educazione. Nello scautismo, il ragazzo e la ragazza sono protagonisti attivi e
spontanei della loro educazione e non soggetti passivi.
Lo scautismo è un mezzo. Il nostro scopo è quello di preparare dei bravi
campeggiatori ma, utilizzando il mezzo valido e meraviglioso dello scautismo, ci
proponiamo di raggiungere il fine principale del servizio, la formazione umana e cristiana
dei ragazzi che il Signore ha voluto affidarci, utilizzando come mezzi il campismo, la vita
all’aperto e tutti gli altri elementi tipici del metodo scout.
Il libro dei capi (Aids to Scoutmastership),
tradotto in Italia anche con il titolo
Suggerimenti per l'educatore scout, è un
saggio di Robert Baden-Powell. È il primo e il
più
autorevole
manuale
dedicato
all'educazione scout dal punto di vista
esclusivamente del capo.
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4. PREVENIRE E MEGLIO CHE CURARE
Vita all’aria aperta e avventura costituiscono alcune delle principali ed insostituibili condizioni per
una corretta e fruttuosa applicazione del metodo educativo scout. Ciò richiede un’adeguata
competenza e conoscenza da parte del capo. Infatti, nessuna delle attività proposte, tanto
all’aperto quanto in sede, può essere lasciata all’improvvisazione senza che ne venga
compromessa la sua valenza educativa.
Vita all’aria aperta e avventura si concretizzano spesso ed inevitabilmente in attività che
comportano una certa dose di rischio. E’ pertanto dovere del capo far si che tali attività vengano
svolte sempre in piena sicurezza, adottando tutte quelle misure dettate dal buon senso e nel
pieno rispetto delle norme associative e di legge. Svolgere delle attività all’aperto con dei ragazzi
non è cosa da prendere con leggerezza e bisogna avere presenti quali sono i limiti da rispettare.
L’organizzazione e la conduzione delle attività scout, anche di quelle più tradizionali, tanto
all’aperto quanto in sede, richiedono, inoltre, una buona dose di sana prudenza e responsabilità.
La questione di fondo non è tanto quella di cosa “fare” e di cosa “non fare” ma di preparare
adeguatamente ogni attività affinchè vengano ridotte al minimo le cause di possibile danno.
“Un capo facilone o che osa più di quello che consentono le sue capacità e la sua esperienza o
quella dei ragazzi, che vuole fare colpo su di loro, è pericoloso per se stesso e per gli altri.
Assicuratevi che il compito che vi assumete sia uno che, grazie alla formazione che avete
ricevuto, siete in grado di svolgere” (Baden-Powell).
Il primo vero rischio, il vero pericolo, è l’incompetenza e l’improvvisazione!
Il pericolo è sempre in agguato! Basta una disattenzione per trasformare una tranquilla uscita di
riparto o di fuoco in un incubo. La montagna e il bosco, per la loro particolare conformazione e
per la varietà dei fenomeni che possono intervenire, come ad esempio un temporale improvviso,
possono riservare brutte sorprese.
E’ molto importante conoscere preventivamente questi pericoli sia per prevenirli che,
eventualmente, per affrontarli. Ciò vale per qualsiasi escursionista ed in maniera particolare per
tutti coloro a cui vengono affidate altre persone, specie se trattasi di minorenni.
Puntare alla sicurezza non deve essere visto come un fattore limitante per le attività scout. Anzi,
è esattamente il contrario. Valutare preventivamente i rischi che una determinata attività
comporta significa poterli adeguatamente prevenire ed eventualmente affrontare nella maniera
più corretta. Vivere con i ragazzi avventure memorabili è l’essenza della vita all’aria aperta…
purchè si torni tutti a casa sani!
Il ruolo del capo non si esaurisce nel dovere di “sorvegliare” in modo più o meno rigoroso i
ragazzi. Compito del capo è anche e soprattutto essere un buon capo responsabile, e cioè
organizzare e gestire le attività con diligenza, prudenza e perizia (cioè con competenza) e nel
rispetto delle regole. La violazione dell’obbligo di vigilanza e del dovere di agire con la diligenza,
prudenza e competenza necessarie e nel rispetto delle regole può comportare per il capo,
specialmente se ne è derivato un danno al ragazzo, una responsabilità penale e/o civile.
“Talora dovrai prendere qualche rischio se vuoi riuscire. Prendili, non evitarli: ma prendili con gli
occhi aperti” (Baden Powell).
Il rapporto di fiducia e la condivisione del metodo con i genitori sono un anello indispensabile
perché lo scautismo sia efficace ma sono anche gli elementi che più tutelano il capo dal punto di
vista giuridico. La legge si preoccupa di tutelare i ragazzi che ci sono affidati e prevede
determinate conseguenze nel caso, nell’ambito dell’attività scout, subiscano un danno a causa di
una condotta del capo reputata non corretta.
In termini di diritto, si dice che il capo scout assume, nel momento in cui inizia l’attività e fino al
suo termine (o meglio fino alla “consegna” del ragazzo ai genitori, qualora non vi siano accordi
perché torni a casa da solo), una posizione di “garanzia” e uno specifico dovere di vigilare sui
ragazzi che siano minorenni. Tale dovere deriva dal fatto che i genitori affidano i loro figli alla
staff e al Gruppo, e quindi all’Associazione, dal punto di vista non solo educativo ma anche
giuridico. Si configura infatti una sorta di patto, di contratto, con il quale l’Associazione e i capi si
assumono compiti di vigilanza che hanno estensione e contenuto diverso a seconda dell’età del
ragazzo e delle caratteristiche dell’attività e del metodo.
I genitori vanno accuratamente informati delle caratteristiche, degli strumenti e delle particolarità
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del metodo scout. Hanno bisogno di sapere che i loro figli non sono affidati a degli sprovveduti
(qui sta la fiducia), e che faranno determinate esperienze, a contatto con la natura e secondo
percorsi di sempre maggiore autonomia (qui sta la condivisione del metodo).
In occasione dei campi, dove per la loro specifica natura e durata la questione della sicurezza
riveste particolare rilevanza, è sempre opportuno formalizzare un atto di consenso dei genitori
alla partecipazione al campo del figlio, specificando il luogo, la durata, il tipo di pernottamento e
le attività di massima, con particolare riferimento di quelle particolari (es. nuoto, canottaggio,
discesa in corda) o che non prevodono la presenza di adulti (es. hike di squadriglia, hike di 1°
classe). Sul nostro sito associativo è disponibile un modulo realizzato ad hoc per tale scopo.
Anche in sede si possono verificare incidenti più o meno gravi, il più delle volte provocati da
incuria o disattenzione. Nella maggior parte dei casi è sufficiente adottare qualche piccolo
accorgimento per evitare spiacevoli incidenti.
L’autonomia che deve essere data ai ragazzi nello svolgimento di determinate attività (es. la
riunione di squadriglia), non deve significare totale assenza di vigilanza e controllo da parte del
capo. Pertanto, è sempre auspicabile la sua presenza in sede -o perlomeno quella di un
maggiorenne- nei giorni e durante l’orario di utilizzo della stessa da parte dei ragazzi. I genitori
devono essere sempre informati sui giorni e sugli orari di inizio e fine delle attività settimanali
specificando che in giorni diversi e fuori dagli orari comunicati la sorveglianza non potrà essere
garantita.
In generale, la condotta richiesta al capo dipende molto dalla situazione concreta e si deve prima
di tutto basare su equilibrio e buon senso, accompagnati sempre da una buona dose di prudenza
e non avventatezza.
Sul sito www.scoutsanbenedetto.it puoi scaricare il documento completo sulla
responsabilità giuridica del capo scout.
LA POLIZZA ASSICURATIVA
L’Associazione Guide e Scouts San benedetto tutela se stessa e i propri soci mediante la stipula
di una polizza assicurativa per responsabilità civile e di una polizza infortuni. Per gli
approfondimenti si rinvia al sito www.coriebande.it/interscout/interscouth.htm del Consorzio
Interscout.
Con la polizza di responsabilità civile, la Società assicuratrice risponde delle somme che
l'Assicurato sia tenuto a pagare, quale civilmente responsabile ai sensi di legge, a titolo di
risarcimento (capitali, interessi e spese) per danni da esso Assicurato, o da persone con le quali
o delle quali egli debba rispondere, involontariamente cagionati a terzi, sia per morte o lesioni
personali che per danneggiamenti a cose o animali, in conseguenza di fatto accidentale
verificatosi nell'ambito dell'organizzazione, gestione e pratica dell'Attività Scautistica nonché
delle attività collaterali necessarie o utili nell'ambito della pratica e dello sviluppo dello
scautismo.
Con la polizza infortuni, la Società assicuratrice copre gli infortuni che gli Assicurati subiscono
durante l’organizzazione, la preparazione e lo svolgimento delle attività scautistiche o comunque
statutarie effettivamente organizzate e/o preventivamente autorizzate dalla rispettiva
Associazione di appartenenza. Sono compresi in garanzia gli infortuni subiti dagli Assicurati nel
corso degli spostamenti e dei viaggi, anche individuali, intrapresi allo scopo di svolgere le attività
sopraindicate.
PRESUPPOSTO della copertura assicurativa è il censimento del socio pervenuto all’Associazione
entro i termini stabiliti.
Secondo quanto previsto dal nostro Regolamento, gli elenchi dei censimenti vanno consegnati al
Segretario Associativo nei termini appresso indicati:
censimento ordinario: entro il 25 novembre di ogni nuovo anno sociale;
censimenti supplitivi: entro il 15 dicembre, il 25 gennaio, il 25 febbraio e il 31 marzo
(ultima data disponibile) di ogni anno;
E’ importantissimo procedere con la regolarizzazione dei censimenti entro il più breve tempo
possibile e comunque nel rispetto delle date citate.
E’ da escludersi la partecipazione di ragazzi non in regola con il censimento
alle varie attività all’aperto.
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
I FINI DELL’ASSOCIAZIONE SONO: la formazione di cristiani coerenti
che testimonino la loro fede e di essa si facciano apostoli; la formazione di
persone dal carattere forte ed equilibrato che vivono i valori della Legge e della
Promessa scout; lo sviluppo delle capacità fisiche, attitudinali ed intellettuali dei
propri soci; la formazione di cittadini con un vivo spirito civico, senso di
fraternità e volontà di servire il prossimo in ogni circostanza della vita.
I MEZZI PER CONSEGUIRLI SONO: una vita spirituale pienamente
vissuta, attraverso la parola di Dio, la Grazia dei Sacramenti e la preghiera,
insieme alla conoscenza ed alla attuazione del Magistero della Chiesa Cattolica;
un affidamento filiale e dottrinalmente fondato a Maria SS. Immacolata; ll
metodo educativo scout come delineato da Lord Baden Powell. Tale metodo è
sempre attuale perchè basato su elementi di ordine naturale ed oggettivo
dell'animo giovanile.
Lo stemma dell'Associazione è costituito dalla croce ritrinciata rifinita a rombi dell’Ordine di
San Benedetto di colore rosso sormontata dal giglio scout di colore giallo. Le dodici stelle di colore
giallo e lo sfondo azzurro sono un segno tangibile della devozione profonda che ci lega
all’Immacolata.
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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5. ALLE RADICI DEL NOSTRO FUTURO
Mi piace immaginare il nascere della nostra associazione come la vita di un albero che
prima di venire fuori dal terreno ed essere visibile con il suo tronco e la sua chioma,
abbia un passato fatto di posa del seme e di sviluppo delle radici. Nel narrarvi gli eventi
che hanno visto dar luce al “nostro albero”, ritengo sia opportuno partire un pò da
lontano, da quando il piccolo seme è stato piantato...
L’INIZIO ...
Nel 1974, anno di nascita dell’Agesci, la realtà scout palermitana non era diversa da
quella nazionale, segnata dalla rivoluzione culturale sessantottina. Essa manifestava
chiaramente i segni nella mancanza di stile dei soci, come il rifiuto dell’uniforme, nelle
discutibili innovazioni metodologiche, nel palese orientamento politico legato a frange
marxiste, nel rifiuto della dimensione ecclesiale. Il gruppo Palermo 22° di Ignazio
Gibiino, di cui facevo parte, si opponeva a questo triste decadimento del movimento
scout che sembrava avesse la sua piena realizzazione nella nuova realtà Agesci. Cercò
di andare contro corrente e volendo uscire da un certo isolamento si prodigò nel crescere
numericamente. Così nell’ autunno del 1975, noi del Palermo 22°, demmo vita al gruppo
Misilmeri 1° con il quale iniziammo un cammino comune. Ma ciò non fu sufficiente a
contrastare il crescente “rinnovamento” della nuova realtà associativa. Fu così che
Ignazio Gibiino pensò bene che bisognava crescere in qualità e incaricò me e Paolo Piro
di contattare un giovane che qualche anno prima aveva avuto una fugace presenza nel
gruppo e che ricordava bene per la sua formazione culturale.
Andammo a trovare dunque, Enzo Ferotti che ascoltandoci ci diede buone speranze.
Poco dopo si presentò al gruppo dando la sua piena disponibilità. Non venne da solo!
Portò con se un suo fraterno amico, Diego Torre, con il quale aveva condiviso tante
avventure nel loro comune impegno politico dal quale, da qualche tempo, si erano ormai
allontanati. Avevano infatti maturato che c’è Qualcuno per cui vale la pena offrire tutta
la propria vita, ancora più di un semplice partito, e cioè Dio. Da lì a poco il gruppo
assunse una diversa identità.
IL SEME E’ PIANTATO
Nel campo invernale del dicembre
1975, vissuto in accantonamento ad
Alpe Cucco (FOTO), rovers e capi
gettammo le linee programmatiche
del “nuovo Palermo 22°”: molta
formazione con forte richiamo a Dio
origine della vita e della storia, piena
fedeltà al metodo educativo di Baden
Powell, difesa dei valori assoluti e
della civiltà cristiana nella società
costituita. Propr io a r iguardo d i
quest’ultimo aspetto maturerà ben
presto la frattura del gruppo Palermo
22° con il commissariato di zona e la
conseguente fuoriuscita dall’Agesci.
Nel 1976 intervenimmo con il Clan ad una conferenza presso la parrocchia di San Michele
Arcangelo in Palermo nella quale si proponeva di considerare certe presunte analogie tra
marxismo e cristianesimo con eventuali “ovvi risvolti” in campo politico. Il nostro
volantino, distribuito in quella occasione, negava tutto ciò evidenziando la netta
contrapposizione tra le due realtà e affermava che, alla luce degli insegnamenti pastorali
della chiesa, le scelte politiche non possono che essere coerenti con la propria fede
religiosa. Del nostro intervento, al quanto imprevisto, ne parlò la stampa locale ma
rimanemmo ancora più sorpresi nel vedere pubblicato il nostro volantino in maniera
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
integrale dalla rivista nazionale Agesci per la terza branca “Camminiamo Insieme”.
Ci fu un gran parlare di noi sui numeri che seguirono della rivista, mentre qui a Palermo,
nell’ autunno del 1976, la comunità capi del Palermo 22° veniva convocata dal
commissariato di zona e sospesa da ogni attività educativa. In verità noi eravamo “già
lontani” e quel gesto non fece che ratificare una scelta che da tempo consideravamo di
dover fare. Avevamo infatti già preso contatti con la FSE, nuova realtà scout che
soprattutto al centro e nord Italia si andava evolvendo in contrapposizione all’Agesci.
DAL SEME ALLE RADICI
Il 19 marzo del 1977, giorno di San
Giuseppe, il gruppo Palermo 22°
durante la sua festa di gruppo aderì
ufficialmente agli “Scouts d’Europa”.
Era presente una delegazione del
Gela 1°, prima realtà FSE in Sicilia.
Questa nuova associazione era
proprio quello che ci voleva! Essa
non solo ci toglieva dal problema
Agesci, in essa trovavamo tutti
quegli elementi di ordine spirituale,
metodologico e culturale che già di
nostro seguivamo. Apprezzavamo di
essa oltre la fedeltà al metodo di
Baden Powell il suo europeismo,
in t e s o co me c u lla d e lla c iv i lt à
fecondata dal cristianesimo, i suoi simboli, come la bandiera associativa che richiama lo
spirito e i valori della cavalleria e il suo direttorio religioso, un documento da cui si evince
la piena adesione alla Chiesa e al suo magistero.
Il nuovo cammino ci riempì di entusiasmo, cercavamo di far conoscere a tutti la nostra
“nuova identità” e in breve, anche grazie al nostro impegno, i gruppi FSE nella Sicilia
Occidentale crebbero sensibilmente. Io stesso, fui mandato per circa un anno nella
parrocchia di S. Curato d’Ars in Palermo dove avviai i primi esploratori del nascente
gruppo Palermo 7°.
Alla fine degli anni settanta la FSE in Sicilia era già una realtà ben consolidata e, in
modo tangibile dal punto di vista numerico, aveva avuto modo di mostrare la sua forza
in diversi raduni fra cui il pellegrinaggio regionale a Siracusa dove eravamo circa un
migliaio. Una crescita vertiginosa che spesso ci lasciava perplessi, convinti come sempre
che non è il numero che fa la qualità. Con questo spirito Enzo Ferotti e Diego Torre,
lasciato il Palermo 22° ormai ben strutturato, diedero vita rispettivamente al Palermo 1°
e al Palermo 21°. Entrambi si mossero col desiderio di formare gruppi dove la
realizzazione di ogni unità fosse subordinata alla presenza di capi che vivessero il loro
servizio come un autentico apostolato, condizione prioritaria rispetto all’opportuna
preparazione tecnico-metodologica.
ARRIVANO GLI ANNI ‘80
Gli anni ‘80 vedono i due gruppi crescere e strutturarsi, anno dopo anno, nelle sei
branche ma soprattutto divenire punto di riferimento per molti. E’ la direzione di gruppo
del Palermo 21° che, in particolar modo e del tutto inatteso, assumerà sempre più la
connotazione di autentica “fucina per capi”. Ai nostri incontri del giovedì sera, nella
chiesa di Santa Ninfa in Palermo, avevamo il piacere di incontrare capi di diversi gruppi,
anche di altri distretti, che si univano alla nostra preghiera e particolarmente
apprezzavano il nostro modo di fare formazione.
L’Adorazione Eucaristica, la recita del Santo Rosario all’Immacolata erano, lo sono
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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tuttora, le fondamenta alle quali ancorare tutta la nostra azione pedagogica, quasi a
seguire il “sogno delle due colonne” di Don Bosco. Con i nostri ospiti si condivideva la
proposta educativa di un scautismo cattolico rivelatosi fecondo e provvidenziale come
scuola di crescita per cristiani autentici, una proposta esigente ma a misura di uomo,
sempre attuale, che non si lascia sedurre da comodi adattamenti dettati dal relativismo e
dal permissivismo della cultura dominante (cfr Cammino n.52).
Intanto la FSE cresceva divenendo autorevolmente il secondo polo scout italiano, non si
parlerà più di “frattura da ricomporre” ma di una associazione con un suo preciso
indirizzo pedagogico alternativo a quello dell’Agesci. Ricordo con vivo piacere nel 1982,
la venuta in Sicilia di Perig Geraud-Keraod, presidente federale, (FOTO) quando in visita
alla nostra sede la conversazione andò al campo internazionale di Lourdes dell’agosto
del 1978. Con lui condivisi ciò che mi aveva particolarmente colpito, come la intensa
spiritualità, il grande coro che con polifonia animava le sante messe e soprattutto la
storica consacrazione della FSE a Maria davanti la grotta di Massabielle.
Nel fecondo cammino dell’associazione in Italia degli anni ‘80 c’è stato anche il nostro
piccolo contributo. In particolare Diego
Torre ed Enzo Ferotti sono stati
abbastanza generosi nel loro sevizio
verso la stampa associativa, i campi
nazionali di terza branca, i campi
scuola, anche attraverso gli incarichi
ricevuti nei commissariati e nel
consiglio nazionale.
Tuttavia non tutti condividevano la
“linea” dei nostri leaders e il nostro zelo
nell’incarnare i valori della FSE veniva
spesso travisato. Sentivamo di essere
considerati degli “integralisti” o dei
“tradizionalisti” bollando di ciò
particolarmente Enzo e Diego.
1990… ECCO “L’ALBERO”
Tra la primavera e l’estate del ‘90 tutta una serie di situazioni ci portarono a prendere
atto che il nostro modo di intendere, vivere e proporre lo scautismo non sempre trovava
riscontro in una realtà associativa verso la quale con entusiasmo avevamo creduto e
dato tante energie. La nostra delusione maggiore fu notare che in molti, più che
incarnare le peculiarità della proposta spirituale, culturale e pedagogica della FSE,
vivevano l’associazione solo come una opportunità per continuare uno scautismo
tradizionale alla maniera della “vecchia e gloriosa Asci”.
Alcuni fatti contingenti ci fecero capire che era arrivato il momento di trovare altre vie.
Così, nell’autunno del ‘90 maturerà la decisione di intraprendere un cammino da soli,
attraverso la costituzione di una nuova realtà associativa per poter esprimere e
concretizzare più efficacemente gli obiettivi di sempre. Nulla dunque da cambiare,
nessuna correzione di rotta da apportare a quel cammino intrapreso qualche anno prima
ad Alpe Cucco durante il campo invernale del Palermo 22°!
Era proprio necessario questo passo?! Quando ti senti chiamato a fare formazione e
cerchi con amore il meglio per i ragazzi che il Signore ti ha affidato e sei convinto che
uno scautismo autentico fecondato dalla fede cattolica possa contribuire a lasciare
questo mondo un po’ meglio di quanto lo hai trovato, allora la risposta è sì! Molti amici
che hanno frequentato e condiviso la formazione capi portata avanti a Santa Ninfa
hanno avuto modo di ritrovarsi ancora una volta con noi per intraprendere con i propri
gruppi questa avventura, sicuri di fare la scelta giusta.
Le Guide e Scouts San Benedetto nascono con lo scopo di “partecipare responsabilmente
alla missione della Chiesa, di portare il Vangelo di Cristo come fonte di speranza e di
rinnovamento della società” (nota pastorale 200, 2.7) e sulla scia di questa esortazione
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pastorale abbiamo fatto nostro anche quanto ha raccomandato Giovanni Paolo II:
realizzare una nuova “implantatio evangelica” nelle giovani generazioni europee. (art.1
statuto).
Ecco dunque che ritorna per noi ancora l’Europa, cuore dell’occidente ma oggi
continente purtroppo da rievangelizzare. La scelta del “Patrono d’Europa” (Paolo VI
24/10/64) per intitolare la nostra associazione, ci è sembrata particolarmente azzeccata
per i fini che volevamo raggiungere (..). Del Santo di Norcia consideriamo la portata
universale che lo ha costituito Patrono d’Europa, sia l’evangelizzazione per cui attraverso
i suoi figli, i monaci, ha reso cristiana l’Europa.”
I primi di dicembre del 1990, in vista della sua prima presentazione pubblica, le strisce
da cucire sul petto con il nome della nostra Associazione erano già pronte.
8 DICEMBRE 1990
Ecco per le vie di Palermo fare la
sua prima apparizione
l’Associazione Guide e Scouts San
Benedetto, eccola comparire per
acco mp ag na re in proce ss io ne
l’Immacolata, la regina di Palermo,
la madre di Gesù, la madre della
Chiesa, la madre della nostra
nuova Associazione!!
Non un gesto di comune pietà
popolare ma un scelta ben precisa,
ufficializzata l’indomani durante la
prima assemblea con l’atto di
consacrazione. Affidare la nostra
opera a Maria significa affidare le
anime dei nostri ragazzi a colei che ci è stata donata per madre da Gesù, a colei che
vigila costantemente sulla Chiesa, a colei che è mediatrice di tutte le grazie! Il primo
passo è stato dunque con Maria, per un cammino che ci auspichiamo sia sempre
rischiarato dalla luce delle sue dodici stelle.
Termino qui il mio “racconto”, anche perchè il dopo ci è più vicino e lo conosciamo un po’
tutti, ma prima di congedarmi permettetemi un ultimo pensiero.
Perché un’altra associazione scout? E’ la domanda che il Cardinale De Giorgi mi ha
rivolto quando andai da lui da commissario generale per presentare e affidare al pastore
della nostra diocesi l’Associazione. E’ una domanda che molti si fanno.
L’Associazione Guide e Scouts San Benedetto trova la sua ragion d’essere nel fine
pedagogico e nei principi che sono chiaramente delineati nel documento “L’anima di un
movimento” che costituisce la nostra proposta educativa ( www.scoutsanbenedetto.it ). Il
nostro operare nella Chiesa e per la Chiesa, il nostro cammino comunitario e missionario,
ci portano ad essere una aggregazione ecclesiale il cui punto di riferimento non può che
essere il vescovo, pastore delle anime. Mediante la pedagogia scout miriamo alla
formazione integrale della persona umana aderendo totalmente al metodo elaborato dal
s uo fo n da to re Bad en P owe ll. I n q ue ste u lt im e co ns id e ra z ion i c ’è il c u o re
dell’Associazione.
Solo se sapremo incarnare e vivere con fedeltà, convinzione e generosità questi principi
ci uniremo a quanti prima di noi hanno cominciato questa avventura.
Mimmo Pitarresi
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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6. LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE
I giovani soci si denominano secondo l'età ed il sesso. Essi si chiamano Coccinelle e Lupetti
dagli 8 agli 11 anni, Guide ed Esploratori dagli 11 ai 16 anni, Scolte e Rovers dai 16 ai 21 anni.
I soci adulti sono i maggiori di anni 21 che svolgono servizio nell'Associazione quali Capi unità,
Aiuto Capi unità o a qualunque altro titolo. Esercitano il ruolo di Assistenti soltanto i sacerdoti
della Chiesa Cattolica, che sono equiparati ai soci adulti.
GRUPPO
CAPO GRUPPO
organo fondamentale dell'Associazione è il
Gruppo, costituito da uno o entrambi i
settori maschile e femminile. In esso si
realizza la vita educativa dei giovani soci e
tutti gli organi associativi esistono
per far meglio raggiungere i fini associativi.
è un socio adulto laico, preferibilmente
brevettato, eletto dai soci adulti. Egli:
nomina, coordina, dirige ed aiuta i Capi
Unità nella gestione del Gruppo e delle
Unità; anima la formazione permanente dei
soci adulti; garantisce l’applicazione del
metodo scout in ciascuna Unità del Gruppo,
rispondendone al Commissariato Generale;
nomina il Vice Capo Gruppo.
DIREZIONE DI GRUPPO
è formata dai soci adulti e si riunisce frequentemente: è l'organo di governo e di
programmazione del Gruppo stesso e ne decide pertanto le principali linee d'azione;
ratifica i passaggi dei soci da una Unità all'altra decisi dai Capi Unità interessati e
dal Capo Gruppo; è la sede naturale della formazione permanente dei soci adulti.
Le UNITA’ sono guidate dal CAPO UNITA’ socio adulto, coadiuvato dall'Assistente di Unità e
dagli Aiuti Capo Unità. Capi ed Aiuto Capi devono essere dello stesso sesso dei
componenti l'Unità stessa. E' sempre preferibile affidare la responsabilità di un'Unità ad un
socio adulto in possesso del brevetto. In mancanza, il Capo Gruppo può affidare tale
responsabilità ad un socio adulto non ancora brevettato, che offra le capacità e le
caratteristiche necessarie per questo delicato servizio educativo. Il socio adulto
non brevettato si riterrà comunque impegnato a completare quanto
prima il percorso formativo ed a conseguire il brevetto.
UNITA’ MASCHILI
UNITA’ FEMMINILI
BRANCO
CERCHIO
LUPETTI > 8/11 anni; Sestiglie
PISTA: Zampa tenera; Promessa; 1° stella;
Specialità; 2° stella; Lupo anziano;
TESTO: Manuale dei Lupetti
COCCINELLE > 8/11 anni; Sestiglie
PISTA: Cocci; Promessa; Mughetto;
Specialità; Genziana;
TESTO: Sette punti neri
RIPARTO MASCHILE
RIPARTO FEMMINILE
ESPLORATORI > 12/16 anni; Squadriglie
SENTIERO: Novizio; Promessa; 2° classe;
Specialità; 1° classe; Esploratore scelto
TESTO: Scautismo per ragazzi
GUIDE > 12/16 anni; Squadriglie
SENTIERO: Guì; Promessa; 2° classe;
Specialità; 1° classe; Dist. della fortezza
TESTO: Scautismo per ragazzi
CLAN
FUOCO
ROVERS > 16/21 anni;
Noviziato e Pattuglia Rovers
STRADA: Ascesa; Impegno; Partenza
TESTO: La strada verso il successo
SCOLTE > 16/21 anni;
Noviziato e Pattuglia Scolte
STRADA: Ascesa; Impegno; Partenza
TESTO: La strada verso il successo
20
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
ASSEMBLEA GENERALE
composta da tutti i soci adulti dell'Associazione in
possesso del brevetto e in regola con il censimento e
dall'Assistente Generale, è convocata dal Commissario
Generale in seduta ordinaria una volta ogni tre anni
ed in seduta straordinaria su richiesta di 1/3 dei membri.
ELEGGE
2 CONSIGLIERI
COMMISSARIO GENERALE
rimane in carica 3 anni
presiede l’Assemblea Generale,
il Commissariato Generale e il
Comitato Direttivo Generale;
è il legale rappresentante
dell’Associazione e cura i rapporti
con autorità civili ed ecclesiastiche;
è garante del metodo.
NOMINA
1 CONSIGLIERE
di cui uno assume le funzioni
di segretario generale;
l’altro, in genere, quello di
cassiere generale.
Rimangono in carica 3 anni
COMMISSARIATO GENERALE
Commissario Generale + 3 Consiglieri.
Tra i suoi compiti: vigila sulla corretta applicazione
del metodo scout in ciascuna Unità; concede i
brevetti dopo avere valutato il percorso formativo
dei soci; elabora il programma annuale delle
attività da sottoporre al Com. Dir. Generale.
con funzioni di
Vice Commissario Generale
rimane in carica 3 anni
NOMINA
COMMISSARI ALLE BRANCHE
Lupetti; Esploratori; Rover;
Coccinelle; Guide; Scolte
esegue le decisioni del Comitato Direttivo e del
Commissariato Generale; coadiuva e stimola
l’attività delle Unità della branca di competenza;
indirizza e supporta i capi unità nella corretta
applicazione del metodo, riferendo al Capo Gruppo
di competenza ed eventualmente al Commissario
Generale; prepara e coordina le attività ed il
campo scuola della branca di competenza.
COMITATO DIRETTIVO GENERALE
è il cuore pulsante dell’Associazione. E’ composto dai Capi Gruppo o, in caso di impedimento,
dai relativi Vice Capo Gruppo, dagli Assistenti di Gruppo, dal Commissario Generale, dal Vice
Commissario Generale, dall'Assistente Generale e dai Consiglieri.
Tra i suoi compiti: approvare il bilancio consuntivo annuale presentato dal Cassiere
Generale;modificare le Norme Direttive di branca; proporre e discutere le modifiche al
programma e al calendario annuale delle attività predisposto dal Commissariato Generale.
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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22
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
Formazione
di base
Formazione
di base
Avvio al
servizio in branca
Ingresso
al Gruppo
22 anni
23 anni
R-S
Formazione di 2° livello
25 anni
Tesina
Brevetto
Formazione di 2° livello
Esercizi
Sant’Ignazio
24 anni
Campo scuola
2° tempo
FORMAZIONE CAPI
Formazione di 1° livello
Campo scuola
1° tempo
21 anni
26 anni
23 anni
Tesina
Brevetto
FORMAZIONE CAPI
Partenza
R-S
22 anni
Campo scuola
2° tempo
21 anni
Esercizi
Sant’Ignazio
20 anni
Impegno
Formazione di 1° livello
Campo scuola
1° tempo
ITER DI FORMAZIONE PER SOCI ADULTI
20 anni
19 anni
FORMAZIONE AL CLAN/FUOCO
18 anni
Avvio al
servizio in
branca
17 anni
Ascesa al
Clan/Fuoco
16 anni
ITER DI FORMAZIONE PER ROVERS E SCOLTE
7. LA FORMAZIONE CAPI
L'iter di formazione dei Capi comincia non prima di 17 anni, dopo almeno un anno di
vita al Clan/Fuoco. Per i soci entrati nell'Associazione dopo il compimento del 20° anno di
età, la formazione viene curata direttamente dal Capo Gruppo di competenza,
nell'ambito della Direzione di Gruppo. L'iter di formazione dei Capi si compone di 3 fasi:
1. Formazione di Base
2. Formazione di 1° livello
3. Formazione di 2° livello
FORMAZIONE
DI BASE
FORMAZIONE
DI 1° LIVELLO
CAMPO SCUOLA
1° TEMPO
FORMAZIONE
DI 2° LIVELLO
ESERCIZI
SANT’IGNAZIO
TESINA
BREVETTO
CAMPO SCUOLA
2° TEMPO
La Formazione di Base ha lo scopo di far conoscere i fini e le peculiarità
dell'Associazione, la sua spiritualità e la sua proposta educativa e metodologica. Essa è
rivolta ai soci che hanno compiuto almeno il 17° anno di età e che hanno avviato una
esperienza di servizio in una qualsiasi Unità dell'Associazione. La Formazione di Base si
realizza:
Per i Rovers e le Scolte che svolgono regolarmente attività di Clan/Fuoco da almeno
un anno, in un pernottamento formativo o, in alternativa, in 2 giornate formative.
Per i soci entrati dopo il compimento del 20° anno di età e che svolgono
regolarmente attività nel Gruppo da almeno 6 mesi, con particolare riferimento agli
incontri di formazione Capi, in un ulteriore pernottamento formativo o, in
alternativa, in una ulteriore giornata formativa.
La Formazione di Base è propedeutica al campo scuola di 1° tempo.
La Formazione di 1° livello ha lo scopo di fornire una conoscenza adeguata del metodo
scout e far scoprire ed assimilare i mezzi, le attività base ed il significato pedagogico
degli elementi tecnici nella branca dove il socio presta servizio. La Formazione di 1°
livello si realizza:
mediante la partecipazione costante ed attiva ad almeno due anni di vita di Clan/
Fuoco (inclusa la partecipazione ad almeno un campo mobile);
per i soci entrati dopo il compimento del 20° anno di età, mediante la
partecipazione costante ed attiva ad almeno due anni di vita associativa, con
particolare riferimento agli incontri di formazione Capi;
mediante il servizio continuato in Unità, per almeno due anni (con la partecipazione
ad almeno un campo estivo) di cui almeno uno svolto dopo il campo scuola di 1°
tempo (preferibilmente in una Unità della stessa branca per cui è stato effettuato il
campo scuola).
con la partecipazione giudicata positiva al campo scuola di 1° tempo.
Per partecipare al campo scuola di 1° tempo il socio deve possedere i seguenti
requisiti:
aver compiuto il 18° anno di età. Per la partecipazione ai campi scuola della branca
Scolte e della branca Rovers aver compiuto il 20° anno di età;
aver svolto un servizio per almeno 6 mesi continuati in una Unità della stessa
branca per cui si intende fare il campo scuola. I Rovers e le Scolte che svolgono
regolarmente attività di Clan/Fuoco e che intendono partecipare ai campi scuola di
terza branca, devono aver svolto un servizio per almeno due anni in una qualunque
Unità; i soci adulti che invece non hanno mai avuto una significativa e continuata
esperienza in terza branca, devono aver svolto almeno uno dei due anni di servizio
al Clan/Fuoco (inclusa la partecipazione al campo mobile estivo);
aver letto il testo di riferimento della branca per cui si intende fare il campo scuola;
aver portato a termine l'iter previsto dalla Formazione di Base;
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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La Formazione di 2° livello ha lo scopo di fornire i fondamenti antropologici, psicologici
e pedagogici dell'educazione cristiana, attuata mediante l'applicazione del metodo scout,
alla luce del Magistero della Chiesa Cattolica. La Formazione di 2° livello si realizza:
mediante la partecipazione costante ed attiva ad ulteriori due anni di vita di
Clan/Fuoco (con la partecipazione ad almeno un campo mobile);
per i soci entrati dopo il compimento del 20° anno di età, mediante la
partecipazione costante ed attiva ad ulteriori due anni di vita associativa, con
particolare riferimento agli incontri di formazione Capi;
mediante il servizio continuato per ulteriori due anni, di cui almeno uno svolto dopo
il campo scuola di 2° tempo, presso una qualunque Unità (con la partecipazione ad
almeno un campo estivo di Unità);
con la partecipazione giudicata positiva al campo scuola di 2° tempo;
con la realizzazione di un elaborato o, in alternativa, con lo svolgimento di un
particolare servizio relazionandolo, il cui tema viene assegnato individualmente dal
Commissario Generale. L’elaborato viene esaminato da quest’ultimo e dal
Commissario di branca.
Per partecipare al campo scuola di 2° tempo il socio deve possedere i seguenti
requisiti:
aver compiuto il 21° anno di età;
aver portato a termine l'iter previsto dalla Formazione di 1° livello;
I campi scuola costituiscono una occasione preziosa per accrescere le proprie
competenze tecniche ma soprattutto di confronto e verifica sulle modalità di applicazione
del metodo scout proprie della nostra identità associativa. I campi scuola devono sempre
essere preceduti e seguiti da un congruo periodo di servizio in branca dove maturare le
necessarie competenze.
E’ palese che lo sviluppo di adeguate competenze tecniche e metodologiche, oltre ad
essere garanzia di una buona direzione dell’unità, secondo il metodo e le direttive
associative, risponde anche ad una esigenza di prestigio. Senza di esse presto o tardi un
capo perderà la stima dei suoi ragazzi.
Gli Esercizi Spirituali dettati dall'Immacolata a S.Ignazio di Lojola sono un mezzo
importantissimo per maturare una spiritualità forte e in perfetta sintonia con la scelta di
capo-apostolo. Tale certezza deriva dalla convinzione che per essere un Capo scout
cattolico bisogna compiere scelte di vita decise, con spirito di sacrificio e di servizio,
sostenute da una costante vita sacramentale, i cui frutti sono la santità.
Il socio che vuole conseguire il brevetto dovrà valutare la possibilità di svolgere gli
esercizi durante il suo iter di formazione. "[...] gli Esercizi Spirituali rappresentano una
via e un metodo particolarmente prezioso per cercare e trovare Dio, in noi, attorno a noi
e in ogni cosa, per conoscere la sua volontà e metterla in pratica" (Regolamento).
Gli Esercizi Spirituali non sono un tempo di studio o di semplice raccoglimento e
preghiera. Sono ricerca: "Come il passeggiare, il camminare, il correre sono esercizi
fisici, così si dicono Esercizi Spirituali ogni modo di preparare e disporre l'anima a
togliere tutti gli affetti disordinati e, dopo averli tolti, a cercare e trovare la volontà di Dio
nella disposizione della propria vita, per la salvezza della propria anima" (Libro Eserc. Sp. 1).
Per questo motivo essi non vanno visti semplicemente come una “proposta”, bensì come
“esigenza” a cui il capo non deve sottrarsi in quanto “…mezzo importantissimo per
maturare una spiritualità forte e in perfetta sintonia con la scelta di
capo-apostolo” (Regolamento).
Tutto ciò è in perfetta sintonia con lo scopo principale dell’associazione: “la formazione di
cristiani coerenti che testimoniano la loro fede e di essa si facciano apostoli” (Statuto).
Il Brevetto è sinonimo di adeguata formazione spirituale, esperienza e competenza, ma
è soprattutto garanzia di conoscenza metodologica. Il brevetto viene concesso dal
Commissariato Generale a quei soci adulti che hanno portato a termine con successo il
24
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
proprio iter di formazione. La richiesta di concessione del brevetto è avanzata per iscritto
dal socio al Capo Gruppo. Quest’ultimo, dopo aver espresso un breve giudizio in merito,
la indirizza al Commissariato Generale. Entro 60 giorni il Commissariato Generale deve
pronunciarsi circa la concessione o meno del brevetto.
Con il brevetto, il socio adulto riceve le insegne di "Capo brevettato", ovvero il
fazzolettone associativo e il "distintivo del bosco" (wood badge).
Il distintivo Rendere Servizio (R-S) identifica una scelta di vita precisa che il socio
adulto compie in modo libero e consapevole. Chiunque diventi R-S decide di farsi
Apostolo e testimone per realizzare ogni giorno il Regno di Cristo in terra.
Rovers e Scolte prendono l’R-S dopo il compimento dei 21 anni di età e al momento della
Partenza. I soci entrati dopo il compimento del 20° anno di età prendono l’R-S dopo
almeno 3 anni di servizio attivo e continuato in una unità del gruppo di appartenenza e
dopo un’adeguata formazione. La richiesta di R-S viene avanzata direttamente dal socio
adulto al proprio Capo Gruppo.
La formazione permanente dei soci adulti è costantemente alimentata negli incontri di
Direzione di Gruppo, “luogo” naturale ed insostituibile della formazione umana,
spirituale, intellettuale, permanente dei soci adulti.
Le attività associative alimentano costantemente con diversi appuntamenti la
formazione permanente dei soci adulti (incontri a tema, pernottamento capi, ritiro
spirituale, ecc…). Particolarmente importanti sono gli incontri di branca dove è possibile
affinare aspetti specifici del metodo scout e “fare“comunità” con gli altri capi ed aiuto
capi. In tale ambito assumono poi particolare rilevanza i campi scuola e gli esercizi
ignaziani. Sono tappe di un più esteso cammino la cui meta finale è il brevetto di capo.
Tutti devono sentirsi responsabilmente “obbligati” al perseguimento di questa tappa,
segno concreto di una scelta di vita illuminata dal Vangelo al servizio del prossimo.
Scelta di vita che per un capo scout cattolico, si chiama “apostolato”. Esso non è
un’opzione “possibile”, ma è l’unica via possibile: adesione totale senza “ma” e senza
“se” alla chiamata di Cristo.
Con la direzione spirituale il Capo, consapevole dei propri limiti, si affida all'aiuto di un
Direttore Spirituale, al fine di far progredire la propria anima nell'esercizio delle virtù e
nell'innalzarla a quel grado di Santità al quale è destinata da Dio.
E' bene che sin dalla formazione in terza branca, proseguendo nel percorso di formazione
capi, vengano forniti stimoli e strumenti che siano d'aiuto nella ricerca e scelta di un
Direttore Spirituale come valido ed insostituibile compagno di viaggio.
La formazione personale non può essere demandata solo a terze persone. Essa deve
stare molto a cuore in primo luogo al diretto interessato. La formazione del capo non è
mai finita, mai compiuta una volta per tutte; essa va alimentata costantemente e, in
modo particolare, individualmente, attraverso il servizio costante, le buone letture, la
vita spirituale, nella preghiera e nella vita sacramentale.
WOOD BADGE letteralmente “distintivo di legno” o “distintivo del bosco”. Si tratta di due
pezzetti di legno bruciati alle estremità (tizzoni). Nel 1919 l'associazione scout inglese acquistò
la tenuta di Gilwell Park, nella foresta di Epping, vicino Londra. Lo scopo era farne un luogo di
formazione per i capi. Alla conclusione del primo corso, Baden-Powell decise di lasciare a tutti i
partecipanti un segno distintivo. Prese dunque i grani di una collana appartenuta al capo
Dinizulu, cui lui diede la caccia in Sudafrica nel 1888.
Insieme al fazzolettone associativo e al ferma fazzolettone costituito da un nodo a testa di turco è
l'insegna dei Capi Brevettati dell'Associazione.
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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8. CONOSCIAMO LA BRANCA LUPETTI
Il metodo scout applicato alla branca Lupetti si rivolge ai bambini di età compresa tra 8 e 11 anni.
La proposta educativa dell'Associazione Guide e Scouts San Benedetto, nel pieno rispetto della
tradizione pedagogica della Chiesa Cattolica, ha adottato in maniera integrale i principi cardine e
le modalità applicative del metodo scout secondo quanto stabilito da Baden-Powell nel suo libro “Il
Manuale dei Lupetti”. La specificità pedagogica del metodo scout applicato alla branca Lupetti
trova nell'ambiente giungla la sua più originale intuizione. La giungla è quella immaginata da
Rudyard Kipling nel suo “Libro della Giungla”.
Il sistema pedagogico nel quale il Lupettismo trova piena realizzazione è costituito da 3
strumenti che si compenetrano l’un l’altro: la giungla, il gioco, la tecnica (pista ed attività
manuale). Attenzione a non considerare il lupetto un “piccolo esploratore”. Le attività svolte al
Branco devono essere appropriate alle sue reali esigenze, alla sua età, alla sua fisicità e proposte
senza forzature e in maniera progressiva.
La comunità formata dai Lupetti prende il nome di Branco. Esso costituisce l’ambiente
fondamentale per l’applicazione del metodo scout. Nel clima di “famiglia felice”, esso offre al
bambino occasione d’arricchimento e di sviluppo fisico, intellettuale, morale, spirituale e manuale.
Il Capo del Branco è Akela: "colui che è solo". Egli è il lupo saggio, prende decisioni, ha
esperienza e guida l'intero Branco. Gli aiuti (genericamente indicati come “Vecchi Lupi”)
assumono il nome dei diversi personaggi della giungla.
I bambini appena entrati e fino al pronunciamento della promessa prendono il nome di Cuccioli;
tutti gli altri vengono genericamente chiamati Lupetti. I due termini non devono intendersi riferiti
a degli animali, in quanto identificano dei bambini (quindi persone) alla stessa stregua di Mowgli:
il cucciolo d’uomo adottato dai lupi. Pertanto, il Branco è costituito da tanti cuccioli d'uomo.
La giungla costituisce l'ambiente simbolico e fantastico ma nello stesso tempo carico di realismo,
nel quale il bambino viene immerso fin dal suo ingresso al Branco. Questo tema base costituisce il
quadro pedagogico entro cui sviluppare tutto il percorso di crescita del bambino, fino al suo
passaggio alla branca Esploratori.
“Nello Scautismo tutto si fa col gioco nulla si fa per gioco”. Il gioco è il primo grande educatore.
Per il bambino esso è lavoro, sfogo di energia, attività importante e seria, in cui egli impegna
tutto se stesso. La branca Lupetti propone in maniera eccellente questa naturale attività.
La pista del Lupetto (Zampa Tenera, Prima e Seconda Stella, specialità) e le connesse attività
manuali, accompagnano gradualmente il bambino durante tutte le sue fasi di crescita e lo
preparano a diventare un abile Esploratore. Le attività di abilità manuale fanno del Lupetto un
bambino attivo e lo stimolano a mettere al servizio degli altri fratellini ciò che ha imparato. Come
diceva Baden Powell: “lo scout non è colui che è buono, ma colui che fa il bene”.
Il Lupetto non esplora il Sentiero (proprio della branca Esploratori), bensì segue una pista ben
tracciata. Le diverse prove devono essere affrontate singolarmente da ciascun bambino. Esse
sono numerose e frequenti e prevedono gradi di difficoltà crescenti. Le prove, oltre a favorire
l'acquisizione di “buone abitudini”, stimolano il bambino allo sforzo frequente e a non scoraggiarsi
al nascere delle prime difficoltà e dei primi insuccessi.
La pista si divide in due ambiti formativi: il primo comprende le attività di Zampa Tenera, Prima
Stella e Seconda Stella; il secondo riguarda le specialità. In particolare, con la pista di Zampa
Tenera si mira alla creazione dello “spirito di famiglia” mentre con la Prima e la Seconda Stella si
mira a rafforzare e consolidare le buone abitudini acquisite. Le specialità consentono invece al
Capo Branco di stimolare il Lupetto, aiutandolo a potenziare e realizzare le sue inclinazioni
positive e superare i difetti personali.
La famiglia felice è l’atmosfera di gioia, di fratellanza, di rispetto reciproco che deve permeare
tutta la vita di Branco. Essa costituisce un elemento essenziale che genera un clima di armonia,
nel quale il bambino apprende serenamente e matura gradualmente. La famiglia felice è il collante
che unisce i Lupetti e fa di loro dei fratellini.
La Parola Maestra o motto del lupetto è: “del nostro meglio”. Essa è “Maestra” perché incita il
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
bambino a comportarsi sempre correttamente e in modo da esprimere tutto il suo impegno nel
voler essere ogni giorno migliore, nel rispetto della Legge, della Promessa e delle Massime.
Il Branco non può essere formato da più di 4 Sestiglie, ciascuna costituita da non più di 6
bambini. Infatti, non si devono superare i 24 Lupetti, limite oltre il quale risulterebbe assai
difficoltoso seguire con attenzione ciascun singolo bambino (vanificando in questo modo una delle
caratteristiche peculiari del metodo scout). Per ogni Sestiglia, il Capo Branco nomina un Capo e
un vice Capo Sestiglia scegliendoli tra i Lupetti in funzione dell'età, della capacità e del merito. Le
Sestiglie prendono il loro nome dal colore del pelo dei lupi: neri, bianchi, grigi, rossi, fulvi, bruni e
pezzati. La Sestiglia ha uno scopo puramente organizzativo, ossia serve per mantenere uno stile
di ordinata compostezza nello svolgimento delle attività.
La sede del Branco prende il nome di tana (tipico rifugio costruito dagli animali che vivono nella
giungla). Ogni Branco di norma si riunisce 2 volte a settimana, di cui una domenicale, che vede
come momento centrale la celebrazione della Santa Messa; incontro con Gesù Eucaristia,
fondamento per la formazione spirituale e per la crescita del Lupetto. In ogni riunione, trova
applicazione il metodo scout in tutte le sue forme: giungla (racconto giungla, danze, morale per
tipi ed indiretta); gioco (giochi applicativi, di squadra, di movimento, di attenzione, etc.); tecnica
(prove della pista, piccoli lavori manuali); famiglia felice (danze, canti, giochi divertenti).
Il Consiglio d’Akela è formato dai Vecchi Lupi, dai Capi e dai Vice Capi Sestiglia e da eventuali
altri Lupetti prossimi alla salita al Riparto. Il Consiglio d'Akela deve riunirsi ogni quindici giorni (in
ogni caso non meno di una volta al mese). In esso si discute dell’andamento generale del Branco
e vengono insegnati canti e giochi nuovi da sottoporre successivamente al resto del Branco.
Nelle riunioni del Consiglio d'Akela i Lupetti più anziani approfondiscono la formazione della loro
pista in modo da lasciare più spazio ai Cuccioli e alla loro formazione durante le normali riunioni di
Branco.
Tutte le attività all'aperto del Branco prendono genericamente il nome di Caccia di Branco. La
più importante attività all'aperto associativa è costituita dalla Caccia di Primavera. Questa
particolare attività può coincidere con la giornata dedicata a San Giorgio.
L’anno scout si chiude con le vacanze di Branco, momento privilegiato per osservare e
conoscere ancor di più i Lupetti e per concludere nel migliore dei modi il programma annuale.
Inoltre, le vacanze di Branco costituiscono una importante occasione per educare i bambini alla
pratica di sane abitudini. Le vacanze di Branco devono avere la durata massima di 8 giorni e
devono essere svolte in accantonamento, in strutture adatte alle attività previste e dotate solo dei
servizi essenziali. Infatti, seppur nella giusta misura, l’essenzialità, lo spirito di adattamento e di
avventura devono contraddistinguere anche le attività di questa branca.
Il Totem è uguale per tutti i Branchi dell’Associazione. Esso raffigura un lupo seduto, attento,
pronto all’ascolto e in attesa di balzare con grinta. Esso và tenuto con onore e rispetto in quanto
rappresenta tutto il Branco, ed è portato dal Capo della Sestiglia più meritevole. Sul totem sono
incisi l'indicazione del Gruppo di appartenenza e il nome del Branco. E' tradizione chiamare il
Branco con un nome tratto dall'ambiente fantastico giungla o che richiama la spiritualità
francescana e mariana.
Il Grande Urlo è il massimo saluto che il Branco pronuncia di fronte al proprio Akela (e a lui
solamente). È un momento di gioia e di partecipazione corale; è una cerimonia importante in cui il
Branco esprime la sua forza, la sua gioia e la volontà di seguire la Legge.
La salita al Riparto è un momento sempre molto delicato per un Lupetto, e pertanto va
preparata con grande attenzione e per tempo. Per la verità, già dal momento del suo ingresso al
Branco il bambino deve essere stimolato (sempre con gradualità e senza forzature), a guardare
alla branca Esploratori con interesse.
Il Santo protettore dei Lupetti è San Francesco.
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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9. CONOSCIAMO LA BRANCA ESPLORATORI
Il metodo scout applicato alla branca Esploratori si rivolge ai ragazzi la cui età è compresa tra 11
e 16 anni. Esso si realizza in particolare maniera con la “vita all'aria aperta”: uscite,
pernottamenti e campi. In tali attività, al ragazzo è data piena possibilità di realizzare le sue più
naturali aspirazioni: spirito di avventura, alti ideali, spirito di “banda”, sana competizione,
conoscenza di Dio, competenze tecniche e senso dell'onore. Il testo di base della branca è
“Scautismo per Ragazzi” di baden Powell.
La Squadriglia é la cellula base del Riparto. Essa é costituita dai 6 agli 8 ragazzi. Per quanto
possibile, le Squadriglie manterranno carattere di stabilità, ovvero non sarà consentito, se non in
casi di assoluta necessità, il passaggio di un Esploratore da una Squadriglia all'altra.
“Il sistema delle Squadriglie” è l'aspetto essenziale per il quale l'educazione scout differisce da
quella di qualsiasi altra organizzazione (...) La divisione dei ragazzi in pattuglie di 6/8 ragazzi
ciascuna e l'educazione che ciascuna riceve come unità separata sotto la guida del proprio capo
sono il segreto del buon reparto” (IL LIBRO DEI CAPI). La Squadriglia deve avere una sua base
(l'angolo di Squadriglia) che i ragazzi costruiscono e mantengono sempre ordinata. E' il loro punto
di riferimento e di identità. E' il luogo destinato alla riunione, alla programmazione, alla
realizzazione di attività e al deposito del materiale (tenda, attrezzi ecc...). La Squadriglia é
guidata dal Capo Squadriglia e si riunisce con frequenza settimanale.
Intorno al Capo Squadriglia ruota l'intero sistema delle Squadriglie. Il Capo Squadriglia è un
leader per ciascuno dei suoi ragazzi. Egli deve sapersi conquistare il favore dei suoi squadriglieri
senza cedere ai capricci e all’egoismo, ma suscitando stima per la sua operosità, serietà e
competenza. Il Capo Squadriglia é collaborato da un Vice Capo Squadriglia. Il Capo Squadriglia é
nominata dalla "Corte d'Onore" su proposta del Capo Riparto. Il Vice Capo Squadriglia é nominato
dalla Corte d'Onore su proposta del Capo Squadriglia della Squadriglia interessata.
All'interno della Squadriglia opera il Consiglio di Squadriglia. Esso é composto da tutti coloro
che hanno almeno pronunciato la Promessa. Tale organo viene convocato dal Capo Squadriglia in
occasione di importanti attività e ha la funzione di organizzarne la preparazione. Il Consiglio di
Squadriglia ha anche il compito di assegnare gli incarichi e i posti di azione e curare le tradizioni
della Squadriglia stessa.
Nel Riparto si realizza il sistema delle Squadriglia. II Riparto non é suddiviso in Squadriglie, ma
più Squadriglie costituiscono il Riparto. II Riparto è guidato dal Capo Riparto che ne é il
responsabile dal punto di vista metodologico e cristiano. Egli risponde del suo operato al Capo
Gruppo. Il Riparto é composto da un minimo di 2 ad un massimo di 4 Squadriglie, mentre è da
escludere che il numero degli scouts presenti in un Riparto superi i 32. Ad un Riparto, con almeno
tre anni di esperienza, può essere aggregata una “Squadriglia libera".
La Squadriglia libera ha una sede propria e svolge regolarmente attività con il Riparto da cui ha
preso origine o a cui è stata affiancata (sarà la Corte d'Onore di questo Riparto a nominarne il
Capo Squadriglia). Essa è costituita da 8 o al massimo 10 ragazzi ed è sottoposta all'attenzione di
un Aiuto Capo Riparto con sufficiente esperienza. Un novizio Rover non può assolvere all'incarico.
La costituzione di una Squadriglia libera deve essere preventivamente autorizzata da una
Direzione di Gruppo sentito il parere del Commissario alla branca.
Il trapasso delle nozioni consiste nella trasmissione mediata delle competenze e, più in
generale, di ogni aspetto del mondo Esploratori. Il Capo Riparto è chiamato a rivolgere i propri
insegnamenti in primo luogo nell'ambito dell'Alta Squadriglia i cui componenti avranno poi il
compito di passare tali insegnamenti all'interno delle singole Squadriglie. Il “trapasso delle
nozioni”, mezzo fondamentale per la formazione degli Esploratori, trova forza sul gusto che ogni
ragazzo ha nell'insegnare qualcosa a qualcuno.
La vita dell'Esploratore nel Riparto è caratterizzata dalle tappe che egli deve raggiungere lungo il
sentiero scout. Le tappe di progressione sono le seguenti: ammissione al Riparto (novizio);
Promessa; 2° classe; brevetti di specialità di 2° classe; 1° classe; brevetti di specialità di 1°
classe; Esploratore scelto; passaggio al Clan. Le specialità stimolano il ragazzo al miglioramento
costante e allo sviluppo dei propri interessi. Esse sono liberamente scelte dal ragazzo secondo le
proprie aspirazioni e contribuiscono a delinearne il carattere. I brevetti di specialità si distinguono
in “specialità di 2° classe” e “specialità di 1° classe”. Com'è ovvio ciascuna tipologia può essere
28
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
conseguita: dopo la 2° classe per le prime; dopo la 1° classe per le seconde.
La Corte d'Onore, formata dal Capo Riparto, dall'Assistente e dai Capi Squadriglia, è una
componente importante del sistema delle Squadriglie, quasi un comitato permanente che manda
avanti gli affari del Riparto. Eccezionalmente vi possono partecipare anche gli Aiuti Capo ma
senza diritto di voto. La Corte d'Onore fissa le mete del Riparto: spirito scout, stile, progresso
spirituale, ma anche del singolo Esploratore; in quest’ottica può richiamare uno scout che ha
mancato alla Legge, incoraggiare e spronare i più tiepidi, congratularsi con quelli che hanno dato
il meglio di se.
Il Consiglio dei Capi Squadriglia è formato dal Capo Riparto e dai Capi Squadriglia. Esso porta
avanti e verifica costantemente il programma di Riparto, esamina la situazione delle Squadriglie
e, più in generale, del Riparto, collabora nella preparazione del campo e di tutte le altre
importanti attività. Il Consiglio dei Capi Squadriglia sviluppa nel ragazzo il giudizio, l’iniziativa,
l’ordine (idea, mezzi, esecuzione, rendiconto). Insegna ai Capi Squadriglia a conoscere i loro
ragazzi, a pensare a loro, a domandarsi cosa possono realmente fare ed a misurare le
conseguenze dei loro atti.
L’Alta Squadriglia è composta dai Capi Squadriglia, dai loro Vice e, in casi eccezionali, anche da
qualche Esploratore anziano. In nessun caso i componenti dell'Alta Squadriglia dovranno essere
più di 10. L'Alta Squadriglia è diretta dal Capo Riparto. L'Alta Squadriglia riveste un ruolo
importante nell'ambito del “trapasso delle nozioni”. Infatti, in essa vengono affinate quelle
tecniche e conoscenze che poi verranno “trasferite” ai ragazzi delle singole Squadriglie. In Alta
Squadriglia il Capo Riparto ha la possibilità di occuparsi direttamente della formazione individuale,
spirituale e tecnica, di coloro che nel Riparto rivestono un ruolo “chiave” (appunto i Capi e i Vice
Capi Squadriglia). Il livello delle attività proposte dovrà essere maggiormente approfondito e
specialistico, proprio per rispondere meglio alle esigenze dei ragazzi più grandi.
Il Capo Riparto, gli Aiuti Capi e l’Assistente formano la Direzione di Riparto che partendo da
un'analisi spirituale, familiare e sociale di ciascun ragazzo, elabora il progetto educativo dell'anno.
Il campo estivo ha una durata non inferiore ai 12 giorni e non superiore ai 15; deve essere
preparato in modo attento e meticoloso e con largo anticipo rispetto alla data di partenza
prevista. Allo stesso modo, ogni attività deve essere adeguatamente organizzata e nulla deve
essere lasciato al caso. Al campo, più che altrove, il sistema delle Squadriglie deve essere
applicato in pieno, con ampia autonomia, responsabilità e libertà. Durante le giornate di campo
ogni Squadriglia vive in modo autonomo, con incarichi ben definiti e che consentano a ciascun
squadrigliere di adoperarsi per il buon funzionamento della Squadriglia stessa.
Il campo invernale ha una durata di 3/4 giorni e si svolge, preferibilmente, in accantonamento.
Non è opportuno effettuare i campi con unità di altre Branche.
Il Santo protettore della branca è San Giorgio.
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10. CONOSCIAMO LA BRANCA ROVER
Il Roverismo costituisce la terza fase del cammino educativo scout per il settore maschile. Il
metodo scout applicato alla branca Rover è fondato su tre pilastri portanti: Strada, Comunità e
Servizio. Dal perfetto equilibrio di queste 3 componenti, nessuna delle quali deve essere
trascurata, deriva la buona riuscita di un Clan. Il testo di base della branca Rover è “La Strada
verso il Successo” di Baden-Powell.
Baden-Powell immagina la vita come una canoa che scivola lungo un fiume impetuoso dal quale
affiorano, di tanto in tanto, pericolosi scogli. Sono gli scogli della vita; alcuni facili da vedere ed
aggirare, altri, più insidiosi, sono meno visibili e quindi più pericolosi. Il Roverismo prepara a
governare con fiducia e fede la propria canoa: "rema nella tempesta con la testa, il cuore e i nervi
saldi, senza scostarti dalla tua rotta" (LA STRADA VERSO IL SUCCESSO).
Il percorso formativo al Clan ha una durata complessiva di 5 anni. Accedono a tale percorso i
ragazzi che hanno compiuto il 16° anno d’età. Per coloro che accedono alla vita di Clan ad un’età
superiore, sarà cura del Capo unità valutare se ammettere il ragazzo ad un percorso più breve.
Il Clan è formato dal Noviziato e dalla Pattuglia Rovers. Il Noviziato è costituito esclusivamente
dai “novizi Rovers”, mentre la Pattuglia Rovers è costituita dai Rovers impegnati e da quei
novizi che, pur avendo concluso il 2° anno di formazione, non hanno ancora firmato l'Impegno.
L'iter di formazione è distribuito in un primo periodo di “noviziato” di 2 anni (a conclusione del
quale può essere preso l'Impegno), e in un secondo periodo di 3 anni che si conclude con la
“Partenza”.
I novizi sono coloro che hanno avuto accesso alla vita e alla comunità di Clan, ma che non hanno
ancora preso l'Impegno. Dopo l’Ascesa al Clan, i novizi Rovers portano sul braccio sinistro, sia
della camicia che del maglione, l'eventuale distintivo di Clan. Inoltre, sulla spallina sinistra, sia
della camicia che del maglione, viene posto l’omerale grigio simbolo della nebbia e dell’incertezza
che caratterizza questa prima fase del percorso di formazione.
I Rovers sono tutti coloro che hanno preso l'Impegno con la firma della Carta di Clan. I Rovers
impegnati portano sulla spallina sinistra, sia della camicia che del maglione, l’omerale marrone,
simbolo della terra su cui il Rover poggia con consapevolezza i piedi, simbolo della concretezza di
una vita dedicata al servizio.
Le tappe della progressione sono le seguenti: Passaggio al Clan; ascesa al Clan; Impegno;
Partenza.
Dopo almeno 2 anni di formazione e dopo aver partecipato a 2 campi mobili estivi, il novizio
Rover può chiedere di pronunciare l'Impegno. L'Impegno è l’atto voluto dal novizio e accettato
dal Capo Clan, con cui coscientemente e pubblicamente il ragazzo si impegna all’osservanza
pratica dei principi esposti nella carta di Clan, sottoscrivendoli con la propria firma.
La Carta di Clan è il documento dove ogni Rover esprime i proponimenti e le mete che si
prefigge di perseguire e realizzare nel tempo, ispirandosi ai principi dello Scautismo Cattolico, alla
Promessa e alla Legge Scout.
Compiuti i 21 anni di età, il Rover chiederà al Capo Clan la Partenza con la quale diverrà
un R-S, entrando così a fare parte a pieno titolo della comunità Capi.
La pattuglia Rovers e il Noviziato si riuniscono, di norma, separatamente per svolgere la riunione
settimanale.
Il capitolo costituisce un momento della vita formativa di Clan di rilevante importanza. Si tratta
di un’attività prettamente basata sulla discussione e sullo scambio di idee e opinioni riferite ad
uno specifico fatto o argomento.
La Strada è la componente formativa di prioritaria importanza in terza branca. Le attività
all’aperto devono pertanto essere frequenti (in genere una al mese).
San Paolo è il santo protettore della branca Rover.
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11. CONOSCIAMO LA BRANCA COCCINELLE
Il metodo scout applicato alla branca Coccinelle si rivolge alle bambine di età compresa tra 8 e 11
anni. La comunità formata dalle Coccinelle prende il nome di Cerchio. Nel Cerchio non ci sono
differenze, ciascuna bambina ha il proprio posto e tutte insieme vivono e condividono le stesse
esperienze. Il Cerchio propone alla bambina un ambiente sereno dove, attraverso la conoscenza e
l'applicazione dei sette punti della Legge, scopre il senso cristiano della gioia e della fratellanza. Il
clima di questo ambiente di vita è quello della “famiglia felice”, in cui la gioia è condivisa con la
Capo e con le altre Coccinelle.
Nello spirito della famiglia felice e con l'aiuto delle loro Capo le bambine vengono messe nella
condizione di sviluppare gradualmente la propria personalità. Mediante l'assunzione di piccole
responsabilità, le Coccinelle acquisiscono la capacità di fare comunità e di aiutarsi
vicendevolmente.
Il sistema pedagogico di branca Coccinelle è incentrato su un ampio utilizzo della componente
simbolica, il cui elemento principale è costituito dal Bosco che rappresenta l’ignoto, l’inesplorato
ma nello stesso tempo un ambiente accessibile all'esperienza della Coccinella, concreto e tutto da
scoprire. Il Bosco costituisce un luogo di prova, di cammino, per mezzo del quale la bambina
gradualmente matura.
Tutto il complesso delle attività del Cerchio trae spunto dal libro “Sette Punti Neri” (Cristiana
Ruschi del Punta, ed. Nuova Fiordaliso), che rappresenta il racconto di riferimento della branca.
“Sette Punti Neri” aiuta a ricreare in tutta la sua complessità l'atmosfera dell'ambiente Fantastico
Bosco. In esso si racconta della storia di Cocci (che nel Cerchio rappresenta la bambina appena
entrata) e della sua esperienza nel viaggio lungo i sentieri del Prato, del Bosco e della
Montagna, alla ricerca dei sette punti neri.
La Grande Quercia è l’albero maestoso che rappresenta il Bosco e ne racchiude i segreti e le
storie. Con la sua presenza, la Grande Quercia ricorda a tutti gli abitanti del Bosco la generosità e
l’equilibrio della natura, capace di offrire ristoro, riparo ed accoglienza a tutti gli animali, senza
chiedere nulla in cambio.
La Lanterna è sempre presente nella tana e deve trovare posto sul ramo più basso della Grande
Quercia. Viene accesa quando si racconta la storia del Bosco (Sette Punti Neri) e nei momenti
importanti e solenni della vita del Cerchio. La Lanterna deve essere portata anche al Volo Estivo e
deve essere accesa la sera in occasione del Cerchio della Lanterna.
Gufo Torquato rappresenta la saggezza del Bosco. Questo è un personaggio con il quale le
Coccinelle possono tenere un contatto diretto per mezzo di brevi messaggi o letterine.
Il Cerchio non può essere formato da più di 4 Sestiglie, ciascuna costituita da non più di 6/7
bambine. In ogni caso non si devono superare le 28 Coccinelle, limite oltre il quale risulterebbe
assai difficoltoso seguire con attenzione ciascuna singola bambina (vanificando in questo modo
una delle caratteristiche peculiari del metodo scout). La sede del Cerchio prende il nome di tana
(tipico rifugio costruito dagli animali che vivono nel bosco.)
Il Cerchio si riunisce nella sua tana almeno 2 volte a settimana. E' necessario prevedere una
riunione infrasettimanale ed una domenicale, nella cui programmazione venga inserita la
partecipazione alla S. Messa, momento d'incontro con Gesù, fondamentale sia per l’educazione
alla fede, che per la crescita personale e comunitaria.
In occasione della cerimonia della promessa o di altri importanti eventi (come attività associative,
il volo estivo, i passaggi di branca, ecc…) il Cerchio fa il cosiddetto “grande saluto” secondo
quanto stabilito dal cerimoniale in atto vigente.
La Sestiglia è una piccola comunità formata al massimo da 6/7 Coccinelle. La Capo Cerchio
individua la Capo e la Vice Capo Sestiglia tra le bambine che hanno maggiore esperienza e
maturità. Ogni Sestiglia è distinta da un colore dell’arcobaleno scelto dalle stesse Coccinelle.
Il Consiglio della Grande Quercia costituisce un momento di particolare rilevanza pedagogica
per ciascuna Coccinella e per l'intero Cerchio. Esso si svolge nella tana e ai piedi della Grande
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Quercia. Al centro del Cerchio va posta la Lanterna accesa. Il Consiglio della Grande Quercia viene
convocato per lanciare una particolare attività o per discutere temi di interesse comune dove ogni
Coccinella può confrontarsi con le altre ed esprimere il proprio parere.
Il Consiglio dell'Arcobaleno si riunisce nella tana ai piedi della Grande Quercia. Al centro del
Cerchio va posta la Lanterna accesa. Prendono parte al Consiglio dell'Arcobaleno le Capo e le Vice
Capo Sestiglia e a discrezione della Capo Cerchio, anche le Coccinelle più mature e prossime alla
salita al Riparto. Il Consiglio dell'Arcobaleno viene convocato almeno una volta al mese per
svolgere attività di maggiore spessore tecnico o spirituale, per verificare lo stato di ogni singola
Sestiglia o per preparare particolari attività (ad esempio quelle precedentemente lanciate dal
Consiglio della Grande Quercia o dal Commissariato di branca).
Il cammino di progressione personale è proposto alla bambina come se si trattasse di un sentiero
che dal Prato percorre il Bosco per poi inerpicarsi sulla Montagna.
Il Prato è l’immagine del primo tratto del sentiero che una Cocci percorre all’inizio della sua
permanenza al Cerchio (tale periodo non deve durare più di 3 mesi). Lungo il sentiero del Prato,
che evoca una pianura luminosa ed accogliente ed una vita semplice, la Cocci osserva le regole,
supera alcune semplici prove e scopre la Legge. Promettendo di rispettare la Legge, la Cocci
“mette le ali”, riceve lo zucchetto, il fazzolettone di Gruppo e, divenuta Coccinella, inizia il
secondo tratto del suo sentiero.
Il sentiero del Bosco è il momento centrale del cammino della Coccinella. Lungo questo sentiero,
la bambina si ritroverà a dover affrontare “voli” sempre più impegnativi.
A completamento del sentiero del Bosco, la Coccinella coglie il Mughetto, il fiore che simboleggia il
segreto del Bosco: come possedere la vera gioia. Finalmente, per la Coccinella è giunto il
momento di intraprendere il sentiero della Montagna. Quest’ultima evoca fatica, dure prove e
tanto impegno. La Coccinella, ormai giunta ad una fase avanzata del suo percorso, è chiamata ad
accettare con gioia questo nuovo impegno. Finalmente, colto il fiore della montagna, la Genziana,
la Coccinella scopre che il segreto della vera gioia è quello di donarla agli altri. Adesso, è arrivato
per lei il momento di spiccare il volo verso il Riparto.
Lo scopo delle specialità è quello di contribuire a stimolare l'interesse delle bambine, aiutarle ad
acquisire qualche utile competenza e contribuire a fortificarne il carattere ed il fisico.
Il Cerchio fa uscita almeno una volta al mese. Sono da privilegiare attività a diretto contatto con
la natura e in prossimità di luoghi opportunamente scelti e che offrano qualche possibilità di riparo
in caso di avverse condizioni atmosferiche. Le uscite possono consistere, ma solo raramente, in
visite a musei o mostre adatte alle bambine. La più importante attività all'aperto associativa è
costituita dal Volo di Primavera. Questa particolare attività è organizzata annualmente dal
Commissariato di branca Coccinelle e può coincidere con la giornata dedicata a San Giorgio.
L’anno scout si chiude con il volo estivo, occasione privilegiata della Capo Cerchio per osservare
e conoscere ancor di più le proprie bambine e per concludere nel migliore dei modi il programma
annuale. Il volo estivo deve avere la durata massima di 8 giorni e deve essere svolto in
accantonamento, in strutture adatte alle attività previste e dotate solo dei servizi essenziali.
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12. CONOSCIAMO LA BRANCA GUIDE
Il metodo scout applicato alla branca Guide si rivolge alle ragazze la cui età è compresa tra 11 e
16 anni. Lo spirito del Guidismo, secondo Lord Baden Powell, è quello di “educare le ragazze ad
essere madri migliori e guide per la prossima generazione” (TACCUINO). Il testo di base della
branca è “Scautismo per Ragazzi” di baden Powell.
Il Guidismo mira a formare donne di carattere, che sappiano prepararsi a svolgere domani il loro
ruolo nella famiglia, nella società e nella Chiesa. Per compiere questa missione la Guida deve
sviluppare la propria personalità mettendo in atto quelle doti naturali che le sono proprie. In virtù
di tale obiettivo, le attività di branca Guide devono tenere conto delle reali esigenze delle ragazze
e fornire un ambiente a loro misura senza lasciarsi trasportare da un ingenuo spirito di imitazione
dei modelli maschili che finirebbe quasi sempre per mortificare le possibilità più originali delle
stesse. “Le ragazze devono essere collaboratrici e compagne, piuttosto che bambole. La loro
influenza nella vita futura nelle azioni e nella qualità degli uomini è grandissima; esse divengono
le guide degli uomini, e perciò necessitano di formazione del carattere altrettanto quanto i
ragazzi” (TACCUINO).
La Squadriglia é la cellula base del Riparto. Essa é costituita dai 6 agli 8 ragazze. Per quanto
possibile, le Squadriglie manterranno carattere di stabilità, ovvero non sarà consentito, se non in
casi di assoluta necessità, il passaggio di una Guida da una Squadriglia all'altra.
“Il sistema delle Squadriglie” è l'aspetto essenziale per il quale l'educazione scout differisce da
quella di qualsiasi altra organizzazione (...) La divisione dei ragazzi in pattuglie di 6/8 ragazzi
ciascuna e l'educazione che ciascuna riceve come unità separata sotto la guida del proprio capo
sono il segreto del buon reparto” (IL LIBRO DEI CAPI). La Squadriglia deve avere una sua base
(l'angolo di Squadriglia) che le ragazze costruiscono e mantengono sempre ordinata. E' il loro
punto di riferimento e di identità. E' il luogo destinato alla riunione, alla programmazione, alla
realizzazione di attività e al deposito del materiale (tenda, attrezzi ecc...). La Squadriglia é
guidata dalla Capo Squadriglia e si riunisce con frequenza settimanale.
Intorno allla Capo Squadriglia ruota l'intero sistema delle Squadriglie. La Capo Squadriglia è una
leader per ciascuno delle sue ragazze. Ella deve sapersi conquistare il favore delle sue
squadrigliere senza cedere ai capricci e all’egoismo, ma suscitando stima per la sua operosità,
serietà e competenza. La Capo Squadriglia é collaborata da una Vice Capo Squadriglia. La Capo
Squadriglia é nominata dalla "Corte d'Onore" su proposta della Capo Riparto. la Vice Capo
Squadriglia é nominata dalla Corte d'Onore su proposta della Capo Squadriglia della Squadriglia
interessata.
All'interno della Squadriglia opera il Consiglio di Squadriglia. Esso é composto da tutte coloro
che hanno almeno pronunciato la Promessa. Tale organo viene convocato dalla Capo Squadriglia
in occasione di importanti attività e ha la funzione di organizzarne la preparazione. Il Consiglio di
Squadriglia ha anche il compito di assegnare gli incarichi e i posti di azione e curare le tradizioni
della Squadriglia stessa.
Nel Riparto si realizza il sistema delle Squadriglia. II Riparto non é suddiviso in Squadriglie, ma
più Squadriglie costituiscono il Riparto. II Riparto è guidato dalla Capo Riparto che ne é la
responsabile dal punto di vista metodologico e cristiano. Egli risponde del suo operato al Capo
Gruppo. Il Riparto é composto da un minimo di 2 ad un massimo di 4 Squadriglie, mentre è da
escludere che il numero degli scouts presenti in un Riparto superi i 32. Ad un Riparto, con almeno
tre anni di esperienza, può essere aggregata una Squadriglia libera.
La Squadriglia libera ha una sede propria e svolge regolarmente attività con il Riparto da cui ha
preso origine o a cui è stata affiancata (sarà la Corte d'Onore di questo Riparto a nominarne la
Capo Squadriglia). Essa è costituita da 8 o al massimo 10 ragazze ed è sottoposta all'attenzione
di una Aiuto Capo Riparto con sufficiente esperienza. Una Scolta semplice non può assolvere
all'incarico. La costituzione di una Squadriglia libera deve essere preventivamente autorizzata da
una Direzione di Gruppo sentito il parere della Commissaria alla branca.
Il trapasso delle nozioni consiste nella trasmissione mediata delle competenze e, più in
generale, di ogni aspetto del mondo Guide. La Capo Riparto è chiamata a rivolgere i propri
insegnamenti in primo luogo nell'ambito dell'Alta Squadriglia i cui componenti avranno poi il
compito di passare tali insegnamenti all'interno delle singole Squadriglie. Il “trapasso delle
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nozioni”, mezzo fondamentale per la formazione delle Guide, trova forza sul gusto che ogni
ragazza ha nell'insegnare qualcosa a qualcuno.
La vita della Guida nel Riparto è caratterizzata dalle tappe che ella deve raggiungere seguendo
la traccia. Le tappe di progressione nella traccia sono le seguenti: ammissione al Riparto (Guì);
Promessa; 2° classe; brevetti di specialità di 2° classe; 1° classe; brevetti di specialità di 1°
classe; distintivo della Fortezza; passaggio al Fuoco. Le specialità stimolano la ragazza al
miglioramento costante e allo sviluppo dei propri interessi. Esse sono liberamente scelte dalla
ragazza secondo le proprie aspirazioni e contribuiscono a delinearne il carattere. I brevetti di
specialità si distinguono in “specialità di 2° classe” e “specialità di 1° classe”. Com'è ovvio
ciascuna tipologia può essere conseguita: dopo la 2° classe per le prime; dopo la 1° classe per le
seconde.
La Corte d'Onore, formata dalla Capo Riparto, dall'Assistente e dalle Capo Squadriglia, è una
componente importante del sistema delle Squadriglie, quasi un comitato permanente che manda
avanti gli affari del Riparto. Eccezionalmente vi possono partecipare anche le Aiuto Capo ma
senza diritto di voto. La Corte d'Onore fissa le mete del Riparto: spirito scout, stile, progressione
spirituale, ma anche della singola Guida; in quest’ottica può richiamare una Guida che ha
mancato alla Legge, incoraggiare e spronare le più timide, congratularsi con quelle che hanno
dato il meglio di se.
Il Consiglio delle Capo Squadriglia è formato dalla Capo Riparto e dalle Capo Squadriglia. Esso
porta avanti e verifica costantemente il programma di Riparto, esamina la situazione delle
Squadriglie e, più in generale, del Riparto, collabora nella preparazione del campo e di tutte le
altre importanti attività. Il Consiglio delle Capo Squadriglia sviluppa nella ragazza il giudizio,
l’iniziativa, l’ordine (idea, mezzi, esecuzione, rendiconto). Insegna alle Capo Squadriglia a
conoscere le loro ragazze, a pensare a loro, a domandarsi cosa possono realmente fare ed a
misurare le conseguenze dei loro atti.
L’Alta Squadriglia è composta dalle Capo Squadriglia, dalle loro Vice e, in casi eccezionali, anche
da qualche Guida anziana. In nessun caso i componenti dell'Alta Squadriglia dovranno essere più
di 10. L'Alta Squadriglia è diretta dalla Capo Riparto. L'Alta Squadriglia riveste un ruolo
importante nell'ambito del “trapasso delle nozioni”. Infatti, in essa vengono affinate quelle
tecniche e conoscenze che poi verranno “trasferite” ai ragazzi delle singole Squadriglie. In Alta
Squadriglia la Capo Riparto ha la possibilità di occuparsi direttamente della formazione
individuale, spirituale e tecnica, di coloro che nel Riparto rivestono un ruolo “chiave” (appunto le
Capo e le Vice Capo Squadriglia). Il livello delle attività proposte dovrà essere maggiormente
approfondito e specialistico, proprio per rispondere meglio alle esigenze delle ragazze più grandi.
La Capo Riparto, le Aiuto Capo e l’Assistente formano la Direzione di Riparto che partendo da
un'analisi spirituale, familiare e sociale di ciascuna ragazza, elabora il progetto educativo
dell'anno.
Il campo estivo ha una durata non inferiore ai 12 giorni e non superiore ai 15; deve essere
preparato in modo attento e meticoloso e con largo anticipo rispetto alla data di partenza
prevista. Allo stesso modo, ogni attività deve essere adeguatamente organizzata e nulla deve
essere lasciato al caso. Al campo, più che altrove, il sistema delle Squadriglie deve essere
applicato in pieno, con ampia autonomia, responsabilità e libertà. Durante le giornate di campo
ogni Squadriglia vive in modo autonomo, con incarichi ben definiti e che consentano a ciascuna
squadrigliera di adoperarsi per il buon funzionamento della Squadriglia stessa.
Il campo invernale ha una durata di 3/4 giorni e si svolge, preferibilmente, in accantonamento.
Non è opportuno effettuare i campi con unità di altre Branche.
Il santo protettore della branca è San Giorgio. Insieme a San Giorgio, che è il protettore di tutti gli
scouts, vi è Santa Caterina da Siena.
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13. CONOSCIAMO LA BRANCA SCOLTE
Lo Scoltismo costituisce la terza fase del cammino educativo scout per il settore femminile. Lo
Scoltismo è educazione alla responsabilità personale e alla scoperta della propria identità. Suo
scopo è pertanto quello di mettere in risalto l’attualità del “genio femminile” (definizione già
utilizzata da Giovanni Paolo II) nella vita della società per riconoscere la donna come promotrice e
portatrice di tutti quei valori umani e cristiani essenziali per la realizzazione di un mondo migliore.
La donna è chiamata ad apportare alla famiglia, alla società civile e alla Chiesa, qualche cosa di
caratteristico che le è proprio e che solo lei può dare: la sua delicata tenerezza, la sua
instancabile generosità, il suo amore per la concretezza, il suo estro, la sua capacità di intuizione,
la sua pietà profonda e semplice, la sua tenacia... La femminilità non è autentica se non sa
cogliere la bellezza di questo insostituibile apporto e non ne fa vita della propria vita.
Il metodo scout applicato alla branca Scolte è fondato su tre pilastri portanti: Strada, Comunità
e Servizio. Dal perfetto equilibrio di queste 3 componenti, nessuna delle quali deve essere
trascurata, deriva la buona riuscita di un Fuoco. Il testo di base della branca Rover è “La Strada
verso il Successo” di Baden-Powell.
Il percorso formativo al Fuoco ha una durata complessiva di 5 anni. Accedono a tale percorso le
ragazze che hanno compiuto il 16° anno d’età. Per quelle che accedono alla vita di Fuoco ad
un’età superiore, sarà cura della Capo unità valutare se ammettere la ragazza ad un percorso più
breve.
Il Fuoco è l’ambiente nel quale novizie e Scolte viandanti vivono lo Scoltismo con intensità e
costanza. Il Fuoco è formato dal Noviziato e dalla Pattuglia Scolte. Il Noviziato è costituito
esclusivamente dalle novizie Scolte, mentre la pattuglia Scolte è costituita dalle Scolte viandanti e
da quelle novizie che, pur avendo concluso il 2° anno di formazione, non hanno ancora firmato
l'Impegno. L'iter di formazione è distribuito in un primo periodo di “noviziato” di 2 anni (a
conclusione del quale può essere preso l'Impegno), e in un secondo periodo di 3 anni che si
conclude con la “Partenza”.
Le novizie sono coloro che hanno avuto accesso alla vita e alla comunità di Fuoco, ma che non
hanno ancora preso l'Impegno.
Le Scolte sono tutte coloro che hanno preso l'Impegno con la firma della Carta di Fuoco. Le
Scolte viandanti portano sulla spallina sinistra l’omerale rosso, simbolo della concretezza di una
vita dedicata al dono di sè.
Le tappe della progressione sono le seguenti: Passaggio al Fuoco. Ascesa al Fuoco. Impegno.
Partenza.
Dopo almeno 2 anni di formazione e dopo aver partecipato a 2 campi mobili estivi, la novizia
Scolta può chiedere di pronunciare l'Impegno divenendo così Scolta viandante. L'Impegno è
l’atto voluto dalla novizia e accettato dalla Capo Fuoco, con cui coscientemente e pubblicamente
la ragazza si impegna all’osservanza pratica dei principi esposti nella Carta di Fuoco,
sottoscrivendoli con la propria firma.
La Carta di Fuoco è il documento dove ogni Scolta esprime i proponimenti e le mete che si
prefigge di perseguire e realizzare nel tempo, ispirandosi ai principi dello scautismo cattolico, alla
Promessa e alla Legge Scout.
Compiuti i 21 anni di età, la Scolta viandante chiederà alla Capo Fuoco la Partenza con la quale
diverrà una R-S, entrando così a fare parte a pieno titolo della comunità Capi.
La pattuglia Scolte e il Noviziato si riuniscono, di norma, separatamente per svolgere la riunione
settimanale.
Il capitolo costituisce un momento della vita formativa di Clan di rilevante importanza. Si tratta
di un’attività prettamente basata sulla discussione e sullo scambio di idee e opinioni riferite ad
uno specifico fatto o argomento.
La Strada è la componente formativa di prioritaria importanza in terza branca. Le attività
all’aperto devono pertanto essere frequenti (in genere una al mese).
Santa Caterina è la santa protettrice della branca Scolte.
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Per essere un buon capo scout
occorre essere uno Scout, diceva B.- P.
Appassionarsi cioè per ciò che appassiona i ragazzi,
essere veramente uno di loro.
Occorre fare uno sforzo continuo
per tradurre nel loro linguaggio
la propria mentalità di adulto.
E questo è specialmente vero in ambito religioso
Padre Forestier o.p.
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DOCUMENTO ASSEMBLEARE 8 GIUGNO 2008
L'ANIMA DI UN MOVIMENTO
II 28 novembre 1993, in occasione della II Assemblea Generale, è stato approvato il documento "L'anima di
un movimento" dove sono stati espressi i principi a fondamento dell'Associazione Guide e Scouts San
Benedetto. Trascorsi 15 anni abbiamo ritenuto opportuno, alla luce del percorso compiuto in questi anni,
delle esperienze acquisite e delle indicazioni pastorali della Chiesa, di rileggere ed arricchire quel
documento che oggi 8 giugno 2008 sottoscriviamo riuniti nella VII Assemblea Generale. A questi principi
rimaniamo saldamente ancorati senza cedere alla tentazione di comodi compromessi dettati dalla mutata
realtà sociale. L'uomo fa la società e non viceversa. Ai futuri capi brevettati dell'Associazione questo stesso
documento chiederemo di condividere e sottoscrivere.
A Nostro Signore Gesù Cristo e alla Sua Madre Immacolata affidiamo tutti i nostri progetti e le nostre
speranze perché ci illuminino nel cammino e ci sostengano nei momenti di scoraggiamento e di debolezza.
Perché San Benedetto?
Sono molte le ragioni che ci hanno indotto ad intitolare l'Associazione a San Benedetto. La scelta del
"Patrono d'Europa" (Paolo VI, 24.X.64) ci sembra particolarmente adeguata ai fini che vogliamo
raggiungere. In particolare, ci sembra notevole l'analogia tra il mondo benedettino ed il mondo scout.
San Benedetto è un vero gigante della storia; grande non solo per la sua santità, ma anche per la sua
intelligenza e la sua operosità. Verso la fine del quinto secolo il mondo era sconvolto da una tremenda crisi
di valori e di istituzioni, causata dalla fine dell'Impero Romano, dall'invasione di altri popoli e dalla
decadenza dei costumi. In quella notte oscura della storia, San Benedetto fu un astro luminoso. Dotato di
una profonda sensibilità umana, nel suo progetto di riforma della società guardò soprattutto all'uomo,
seguendo tre linee direttive:
il valore dell'uomo singolo, come persona;
la dignità del lavoro, inteso come servizio di Dio e dei fratelli;
la necessità della contemplazione, ossia della preghiera: avendo compreso che Dio è
l'Assoluto, e nell'Assoluto viviamo, l'anima di tutto deve essere la preghiera, "Ut in
omnibus glorificetur Deus" (S. Benedetto, Regola).
Questo autentico uomo della Provvidenza, che Iddio suscitò in un momento difficile della storia dell'umanità,
è per noi un esempio di zelo evangelizzatore e un "medico" le cui ricette sono basate su "elementi di
ordine naturale ed oggettivi", e quindi sempre valide: valide in ogni tempo e in ogni regione del mondo,
valide per l'educazione dei ragazzi, valide per lo scautismo.
Avere dedicato l'associazione al "Patrono d'Europa" vuoi dire condividere in pieno questa "spiritualità".
Vogliamo anche noi contribuire attivamente alla edificazione di un'Europa cristiana mediante un apostolato a
servizio delle giovani generazioni, supportati dalla preghiera e dalla vita interiore. Ora et labora: azione e
contemplazione; sono le due dimensioni a cui l'uomo non può sottrarsi; a cui lo scout San Benedetto non
intende sottrarsi.
Consacrati a Maria Immacolata
L'Associazione Guide e Scouts San Benedetto è stata consacrata a Maria Immacolata il 9 dicembre 1990. Con
questo atto di consacrazione intendiamo vivere con Maria e per mezzo di Maria tutti gli impegni assunti con
la nostra consacrazione battesimale; ci impegniamo pertanto ad operare in noi quella interiore conversione
tanto richiesta dal Vangelo, che ci distacchi da ogni bene terreno e dai facili compromessi con lo spirito del
mondo per essere, come Maria, disponibili a fare sempre la Volontà del suo Divin Figlio. Ciò implica una
continua tensione all'imitazione della nostra Madre Vergine Immacolata, affidataci da Gesù stesso ai piedi
della croce, del suo vivere concentrata in Dio e del suo spirito di servizio, elementi essenziali per
l'evangelizzazione e la costruzione del regno di Cristo in terra attraverso il trionfo del Suo Cuore
Immacolato. Proprio a Lei, prima compartecipe al piano Divino di Salvezza e Mediatrice di Grazie, ci
rivolgiamo con la recita del Santo Rosario e con l'approfondimento del suo culto e della sua conoscenza, che
promuoveremo sempre nella nostra azione pedagogica. Infine, in un mondo dimentico delle Verità
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essenziali, intendiamo collaborare al suo ruolo profetico esercitato nel nostro tempo anche con le sue
frequenti apparizioni.
La nostra proposta educativa
"L'incontro dello scautismo con la fede cattolica si è rivelato fecondo e provvidenziale, costituendo una
scuola di crescita per cristiani autentici e una fonte di genuina spiritualità". (...) Ne deriva "una chiara
visione della vita umana improntata su virtù esigenti: la bontà, il vigore morale e la letizia, la saggezza e
il senso di giustizia, la sobrietà e la lealtà di parola e di contegno, la purezza di cuore, l'amicizia e la
fraternità". (...) "Virtù esigenti, perché sappiamo quanto sia impegnativa e ardua la loro costruzione nel
cuore umano. Eppure siamo convinti che sia necessario indicare ai giovani la via faticosa e in salita che
conduce alla loro acquisizione, evitando la pericolosa e mortificante tendenza ad accontentarsi di
percorsi permissivi, in discesa, facili e larghi, ma proprio per questo - come dice il Vangelo (cfr. Mt 7, 13)
- antesignani di rovina. Non abbiate paura di proporre ai giovani grandi ideali"1.
La nostra, quindi, è una proposta esigente ma a misura d'uomo, sempre attuale, che non si lascia sedurre
da comodi adattamenti dettati dal relativismo e dal permissivismo della cultura dominante. Respingiamo
pertanto ogni ipotesi riduzionista del Metodo e dei valori scout. Tale tendenza trova oggi spazi pericolosi
all'interno di diverse realtà associative. Lo scout di B.-P. è un uomo aperto al trascendente, rispettoso della
natura, al servizio del prossimo e artefice di pace e non un'ecologista, un filantropo o un pacifista.
La proposta educativa dell'Associazione Guide e Scouts San Benedetto, si articola su sei punti di base che
costituiscono gli aspetti caratteristici della nostra azione educativa.
Liturgia;
Missionarietà;
Stile Scout;
Metodo educativo;
Formazione Capi;
Vita all'aria aperta;
- LITURGIA
"Siate ricolmi dello Spirito intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando ed
inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore" (Ef. 5,19). Uno dei motivi della nostra scelta "benedettina"
è l'attenzione all'aspetto liturgico. La Liturgia rende "attuare l'opera della nostra redenzione"2, innalzando
l'anima a Dio e mettendola in profonda comunione con Lui. Essa va pertanto ben curata, facendo
attenzione ai segni, allo stile da tenere durante la preghiera (liturgica e non), alla scelta della musica che
"sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera
un'espressione più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggiore solennità i riti sacri"3.
Nessuno ritenga la liturgia un problema del prete... La formazione liturgica va curata "con zelo e
con pazienza, come pure la partecipazione attiva dei fedeli, sia interna che esterna, secondo la loro
età, condizione, genere di vita e cultura religiosa". Vanno inoltre curati "ministranti, lettori,
commentatori e membri della scuola cantorum ..." 4. Essendo del resto lo scautismo un metodo
attivo, è logico che, giunti alla "fonte ed apice di tutta la vita cristiana" 5, ragazzi e ragazze non
devono illanguidirsi in un torpore soporifero, ma assumere un atteggiamento attivo e partecipe.
Pertanto in ogni attività, soprattutto in quelle associative, tali aspetti vanno proposti
adeguatamente.
- MISSIONARIETA'
"L'educatore è una persona che genera in senso spirituale. In questa prospettiva l'educazione può
essere considerata un vero e proprio apostolato" 6. Noi vogliamo formare cristiani che, in quanto tali,
abbiano animo e zelo missionario, in modo ovviamente adeguato all'età di ciascuno. "La
necessità che tutti i fedeli condividano tale responsabilità missionaria (...) è un dovere/diritto
fondato sulla dignità battesimale (...). Essi perciò sono tenuti all'obbligo generale ed hanno
diritto di impegnarsi, sia come singoli, sia riuniti in associazioni, perché l'annuncio della Salvezza
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
sia riconosciuto ed accolto da ogni uomo..." 7. Tale chiamata pertanto non è riservata al clero o ai
religiosi soltanto, poiché i laici "sono deputati dal Signore stesso all'apostolato"8.
La dottrina a cui ci ispiriamo è quella del Magistero della Chiesa Cattolica, senza togliere uno iota o
un apice in ossequio al comando di Cristo. Riteniamo che tale impostazione apra orizzonti ampi
quanto è vasta quella Verità che "ci farà liberi" (Gv. 8,32).
- STILE SCOUT
Vogliamo vivere e farci portatori nel quotidiano, in ogni ambito della propria vita, dello "spirito
scout", la cui essenza va ricercata nella Promessa, nella Legge e nei Principi e si traduce in
manifestazioni esteriori di "stile" che costituiscono esempio tangibile delle scelte fatte e che da
esse derivano.
Il modo di parlare, di vestire, di comportarsi, di relazionarsi con il prossimo, sono tutti
atteggiamenti che esternano la propria personalità. Un linguaggio scurrile e volgare o un
abbigliamento trasandato non si addicono certo ad uno scout e sono spesso rivelatori di particolari
conflittualità interiori nell'adolescente che se non corrette per tempo possono portare a pericolose
deviazioni. Per questo motivo vogliamo curare in modo particolare lo stile dei nostri ragazzi,
dentro e fuori le attività: uniformi sempre a posto e senza fronzoli, sedi in ordine, cura della
propria persona, ordine e compostezza dei modi. Baden Powell su questo punto è chiarissimo:
"L'indossare correttamente l'uniforme e l'eleganza di portamento di ogni scout individualmente
costituisce vantaggio al Movimento. Mostra così di essere fiero di sé e del suo Riparto. Al
contrario, uno scout sciamannone e vestito trascuratamente avvilisce l'intero Movimento agli occhi
del pubblico" 9.
Lo stile scout va "coltivato" giorno dopo giorno, attività dopo attività, affinchè ciascuno possa
gradualmente farlo proprio, interiorizzarlo. E' un lavoro che richiede tempo ma che alla fine darà
i suoi frutti.
In questa azione educativa grande importanza riveste l'esempio personale del capo che deve mettere
in pratica per primo ciò che predica. Egli deve agire nella consapevolezza che per il ragazzo non
conta tanto ciò che il capo dice, quanto ciò che fa. "Exempla Trahunt" dicevano gli antichi latini
ed è di biblica memoria il detto: La Fede senza le opere è morta. Per questo occorre coerenza e continuità
tra fede e vita, tra pensiero e azione. "Occorre praticare una condotta lineare, ispirata alla fedeltà verso la
Chiesa, che aiuti i giovani ad affrancarsi dalle suggestioni di modelli culturali o di costume
apparentemente innovatori, ma in realtà piattamente conformisti e fondati sulla falsa quiete del relativismo,
per il quale alla fine non esiste più nulla per cui valga la pena di morire, e quindi anche di vivere"10.
- METODO EDUCATIVO
Mediante la pedagogia scout miriamo alla formazione integrale della persona umana attraverso un
itinerario originale che comprende di volta in volta il gioco, l'azione, l'avventura, la vita di squadra e
il servizio agli altri. La nostra adesione al metodo elaborato da Baden Powell è totale, visto che tale metodo
è sempre attuale, perché basato su elementi di ordine naturale ed oggettivo dell'animo giovanile.
Non solo: in quanto "fecondato dal Vangelo", lo scautismo cattolico "è non soltanto un luogo di vera crescita
umana, ma anche il luogo di una proposta cristiana forte e di una vera maturazione spirituale e morale, così
come è un autentico cammino di santità". (...) "Il senso delle proprie responsabilità che la pedagogia scout
risveglia conduce a una vita nella carità e al desiderio di mettersi al servizio del proprio prossimo, a
immagine del Cristo servitore, appoggiandosi sulla grazia che il Cristo stesso dona, in particolare attraverso
i sacramenti dell'Eucaristia e del Perdono"11.
Il Metodo scout da noi applicato prevede percorsi educativi diversi per maschi e femmine, in quanto
indirizzato a soggetti che seppur complementari presentano per natura caratteri differenti. Pio XI scriveva:
"I sessi, seguendo gli ammirevoli disegni del Creatore sono chiamati a completarsi reciprocamente nella
famiglia e nella società, e giustamente per la loro stessa diversità. Questa diversità è dunque da mantenere e da
favorire nella formazione e nell'educazione, salvaguardando la distinzione necessaria, mediante una
separazione corrispondente in rapporto con le età differenti e le differenti circostanze. Questi principi sono da
applicarsi in tempi e luoghi, seguendo le regole della prudenza cristiana a tutte le scuole, ma principalmente
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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durante l'adolescenza, periodo più delicato e decisivo della formazione"12.
Ma non vogliamo fermarci al metodo scout. Va infatti approfondita la spiritualità ed il metodo di maestri
come San Filippo Neri e come San Giovanni Bosco, con particolare riguardo al sistema preventivo,
"condensato della sua saggezza pedagogica e costituisce quel messaggio profetico, che egli ha lasciato ai suoi
ed a tutta la Chiesa, ricevendo attenzione e riconoscimento da parte di numerosi educatori e studiosi di
pedagogia"13.
- FORMAZIONE CAPI
II nostro fine è quello di formare uomini e donne dal carattere forte, che potranno rievangelizzare la
cristianità, passabili in un salotto ma indispensabili in un naufragio14.
"I percorsi educativi e gli itinerari di formazione alla fede e alla vita si fanno sempre più complessi e
perciò esigono, da parte degli educatori, una preparazione sempre più accurata. Ciò rende prioritario
l'impegno formativo nei confronti degli educatori. Sappiamo quanta fatica e quanta intelligenza voi
riservate alla "formazione dei formatori". Vi chiediamo, su questo punto, di non fare sconti: si tratta,
infatti, di un elemento decisivo della qualità dello scautismo e di una garanzia necessaria per il suo
futuro"15.
Per questo motivo l'Associazione pone particolare attenzione alla formazione degli educatori attraverso un
percorso ben delineato ed esigente che comincia nelle terze branche per poi proseguire con la formazione
permanente in comunità capi, luogo d'incontro e confronto nel quale affinare la formazione spirituale e la
preparazione metodologica e tecnica e rafforzare lo spirito di comunità. Oltre alla partecipazione ai campi
scuola e a tutte le attività di formazione proposte dall'Associazione e dal Gruppo, promuoviamo la lettura dei
testi fondamentali dello scautismo e delle riviste associative, la formazione culturale personale, vita all'aria
aperta e soprattutto tanta "strada".
Per riuscire il capo deve credere in maniera radicale in ciò che fa. Egli deve incarnare e tradurre nella vita di
ogni giorno l'ideale che ha scelto di servire: il capo serve Dio attraverso i suoi ragazzi, sacrificandosi per
loro e donandosi senza attendersi alcuna ricompensa. La formazione spirituale (esercizi spirituali, pratica
dei sacramenti, preghiera, direzione spirituale), riveste pertanto un aspetto primario ed imprescindibile.
Essa permetterà al capo di aumentare la Grazia di cui il Signore gli farà largo dono per la fecondità della
Sua opera. Strada, comunità, servizio e la lealtà verso il "Movimento" faranno di lui un capo su cui si può
sempre contare (SEMPER PARATI).
Circa la formazione in campo politico, nel ribadire il carattere apartitico dell'Associazione e nel rispettare la
libera scelta di ciascuno, il documento al quale facciamo riferimento rimane la Nota dottrinale della
Congregazione per la dottrina della fede su alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei
cattolici nella vita politica del 24 novembre 2002. In tale Nota si invitano i fedeli a prendere ogni
decisione politica tenendo presenti quei «principi non negoziabili» iscritti nella natura umana stessa e
quindi comuni a tutta l'umanità. Essi sono principi precisi e hanno un ordine gerarchico altrettanto preciso,
anche se naturalmente non esauriscono il bene comune di una nazione:
Tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale.
Riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una
donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a
forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua
destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.
Tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli. (Benedetto XVI, 30 marzo 2006)
L'Associazione in quanto tale, e i soci individualmente, promuovono attività a sostegno di questi principi.
- VITA ALL'ARIA APERTA
Una seria applicazione di tale aspetto è nella migliore tradizione scout. I ragazzi devono imparare a "far
bene" le cose del gioco scout, per imparare a far bene le cose del "Grande Gioco" della vita. Il gusto della
precisione, delle specialità, della lotta contro le difficoltà, di spingere al massimo la propria capacità
ascetica, d'intelletto, di forza fisica ed abilità, di coraggio, d'amore per il prossimo fino al sacrificio:
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
tutto questo è scautismo. Noi non intendiamo fare uno scautismo a metà. Vogliamo fare "strada",
servizi sociali impegnativi, tecniche di adeguato livello affrontate seriamente e con competenza.
Nell'essenzialità del campo il ragazzo si auto-educherà alla temperanza, alla moderazione e
all'equilibrio nell'uso dei beni creati. Per questo nelle attività all'aperto, specie durante i campi, vogliamo
fare a meno di ogni "comodità tecnologica". Piuttosto, vogliamo che ogni ragazzo possa sviluppare quelle
competenze e abilità che gli consentano di mettere in pratica i propri talenti e vivere da protagonista e con
gioia l'avventura scout.
Attraverso l'avventura e la vita all'aria aperta l'uomo-rover e la donna-scolta impareranno ad essere
prudenti, ad essere accorti nel compimento dei propri passi discernendo il vero bene e scegliendo il giusto
sentiero da seguire per il suo raggiungimento. Avventura, vita rude, essenzialità, povertà, comunità,
servizio, verranno così sublimati dalla loro natura strumentale-materiale per rivestire una dimensione
Celeste. "Per povertà, per spirito di povertà, la tradizione scout intende il modo di vivere semplicemente,
di liberarsi dell'artificioso; di vincere, a tratti, la schiavitù delle cose, le abitudini o il danaro, e questo
precisamente perché il danaro, il comfort e le cose appesantiscono la vita spirituale e la "anemizzano". (...)
Povertà non è tensione forzosa o miseria pretenziosa ma semplicità e libertà di spirito" 16. Vi è
ovviamente una gradualità in questa proposta, i cui livelli vanno definiti a seconda della capacità del ragazzo
e della competenza del Capo.
Circa il livello tecnico delle nostre attività ci rifacciamo a quanto scrive Baden Powell: "io non approvo la
tendenza di porre la sicurezza innanzitutto, al di sopra di qualunque cosa. Una certa misura di rischio è
necessaria alla vita ed una certa misura di allenamento nell'affrontare i rischi è pure necessaria per
prolungare questa vita: uno scout deve essere preparato ad affrontare difficoltà e pericoli nella vita" 17.
Quest'affermazione va letta insieme alla massima evangelica tanto cara al fondatore: Estote Parati, valida in
riferimento a qualunque aspetto della vita, spirituale o materiale che sia. Da tale equilibrio consegue
un'ultima sintetica indicazione: non esistono difficoltà insormontabili, ma una preparazione e competenza
più o meno adeguate nell'affrantarle.
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Messaggio dei Vescovi del Consiglio Permanente della CEI agli scouts cattolici in Italia (23.4.2007)
Messale Romano
Sacrosanctum Concilium 112
Sacrosanctum Concilium 19, 29
Lumen Gentium 11
Giovanni Paolo II, Gratissimae Sane
Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 71
Apostolicam Auctositatem 3
Scautismo per Ragazzi, 2° chiacchierata
Messaggio dei Vescovi del Consiglio Permanente della CEI agli scouts cattolici in Italia (23.4.2007)
Benedetto XVI, lettera all'Erri.mo Card. Jean-Pierre Ricard, Pres. Conf. Ep. di Francia (22.6.2007)
Divini illius magistri
Giovanni Paolo II, lettera Iuvenum Patris, nella memoria di san Giovanni Bosco, 31/1/1988
Cfr Baden Powell
Messaggio dei Vescovi del Consiglio Permanente della CEI agli scouts cattolici in Italia (23.4.2007)
Michel Menu, Arte e tecnica del capo
Baden Powell, II libro dei Capi
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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DOCUMENTO ASSEMBLEARE 8 GIUGNO 2008
LA NOSTRA CARITA' E' L'EDUCAZIONE
La "nostra" carità è l'educazione. Con questa definizione vogliamo esprimere, sin da principio, l'attenzione e
la riflessione che stanno alla base della nostra scelta a favore di una pedagogia illuminata dal Magistero della
Chiesa Cattolica e in linea con la più antica tradizione dello scautismo. L'Associazione, sin dal suo nascere, ha
chiaramente posto l'intereducazione tra i pilastri portanti delle proprie scelte educative.
Con il termine "intereducazione" nell'ambito della pedagogia ed, in particolare, nel movimento scout, si
intende genericamente una educazione distinta per sesso dove i ragazzi/e sono aggregati in unità omogenee
per età e, appunto, per sesso.
Maschi:
per la fascia di età dai 8 agli 11 anni abbiamo i Lupetti;
per la fascia d'età dai 12 ai 16 anni abbiamo gli Esploratori;
per la fascia d'età dai 16 ai 21 anni abbiamo i Rovers;
Femmine:
per la fascia di età dai 8 agli 11 anni abbiamo le Coccinelle;
per la fascia d'età dai 12 ai 16 anni abbiamo le Guide;
per la fascia d'età dai 16 ai 21 anni abbiamo le Scolte;
All'intereducazione si affianca il sistema della coeducazione, che in Italia si è diffuso nell'associazionismo
scout a partire dal 1968. Seppure con modalità spesso assai diversificate nelle varie associazioni, la
coeducazione si sostanzia nel proporre una educazione rivolta a ragazzi/e, aggregati secondo l'età in modo
analogo a quello sopradescritto ma senza alcuna distinzione di sesso (unità miste).
Perché intereducazione
II termine "intereducazione" deve essere inteso come "educazione all'altro", ovvero un percorso educativo
che metta al centro la formazione della persona nella sua totalità. La sessualità non è un elemento accidentale,
non va intesa come sola genitalità, ma è un elemento costitutivo dell'essenza della persona umana. Ne
consegue che un percorso educativo completo deve promuovere la crescita e l'acquisizione cosciente
(autocoscienza) di ogni suo aspetto (sessuale, psicologico, spirituale). Il risultato di questa riflessione è che
"intereducazione" diviene, più specificatamente, "educazione all'altra persona, ove appunto questo ultimo
termine non può prescindere dalla sua essenziale ed ontologica componente sessuale.
Vogliamo contribuire, mediante il nostro servizio educativo, alla formazione di uomini e donne ben
consapevoli della loro originaria specificità, capaci di relazionarsi integralmente e scoprire la loro
sessualità che li rende diversi ma complementari; in ultima istanza, in grado di formare la società
familiare, cellula fondamentale della società umana, secondo il progetto di Dio.
Accanto alla consapevolezza di avere scelto il sistema intereducativo per il legame tradizionale che esso ha
con lo scautismo ideato e delineato da Lord Baden Powell, è forte il convincimento che questa scelta fatta
da una associazione di laici cattolici non possa prescindere dall'esame degli insegnamenti della Chiesa sul
tema, al fine di verificare la rispondenza della scelta medesima al Magistero. Tra i documenti dottrinali più
risalenti nel tempo, ma di immutato valore, è la Enciclica "Divini illius magistri" promulgata da Pio XI il
31 dicembre 1929.
L'Enciclica si esprime in modo molto chiaro sul primato della Chiesa e dei Genitori in campo educativo e
fornisce delle linee guida in tema di formazione educativa. Viene affermato che "Non si deve mai perdere di
vista che il soggetto dell'educazione cristiana è l'uomo tutto quanto, spirito congiunto al corpo in unità
di natura in tutte le sue facoltà, naturali e soprannaturali, quale ce lo fanno conoscere la retta ragione e la
Rivelazione: pertanto, l'uomo decaduto dallo stato originario, ma redento da Cristo e reintegrato nella
condizione soprannaturale di figlio adottivo di Dio, benché non nei privilegi preternaturali della
immortalità del corpo e della integrità o equilibrio delle sue inclinazioni. Restano quindi nella natura
umana gli effetti del peccato originale, particolarmente l'indebolimento della volontà e le tendenze
disordinate". Ed ancora: "Falso è perciò ogni naturalismo pedagogico, che in qualsiasi modo escluda o
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
menomi la formazione soprannaturale cristiana nell'educazione della gioventù; ed è erroneo ogni metodo di
educazione che si fondi, in tutto o in parte, sulla negazione o dimenticanza del peccato originale e della
Grazia e quindi sulle sole forze dell'umana natura. Tali sono generalmente quei sistemi odierni di vario
nome, che si appellano ad una pretesa autonomia e libertà sconfinata del fanciullo e che sminuiscono o
anche sopprimono l'autorità e l'opera dell'educatore, attribuendo al fanciullo un primato esclusivo
d'iniziativa ed una attività indipendente da qualsiasi legge superiore naturale e divina, nell'opera della sua
educazione."
In modo chiaro l'enciclica fa poi riferimento al metodo della coeducazione: "Similmente erroneo e
pernicioso per l'educazione cristiana è il così detto metodo della "coeducazione" fondato anch'esso,
per molti, sul naturalismo negatore del peccato originale, oltre che, per tutti i sostenitori di questo
metodo, su una deplorevole confusione di idee che scambia la legittima convivenza umana con la
promiscuità ed eguaglianza livellatrice.
Il Creatore ha ordinato e disposto la convivenza perfetta dei due sessi soltanto nell'unità del matrimonio, e a
grado a grado distinta nella famiglia e nella società. Inoltre, non vi ha nella natura stessa, che li fa diversi
nell'organismo, nelle inclinazioni e nelle attitudini, nessun argomento che vi possa o debba essere
promiscuità e molto meno eguaglianza di formazione dei due sessi. Questi, conforme agli ammirevoli disegni
del Creatore, sono destinati a completarsi reciprocamente nella famiglia e nella società, appunto per la loro
diversità, la quale perciò deve essere mantenuta e favorita nella formazione educativa, con la necessaria
distinzione e corrispondente separazione, proporzionata alle varie età e circostanze."
Più avanti, nel 1965, i Padri conciliari approvano la "Gravissimun educationis" sull1 educazione cristiana
che, sull'argomento della coeducazione in attenzione, precisa: "Tutti gli uomini di qualunque razza,
condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile ad una educazione, che
risponda alla loro vocazione propria e sia conforme al loro temperamento, alla differenza di sesso, alla cultura
e alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli, al fine
di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra".
Nel 1981 è l'amato Pontefice Giovanni Paolo II che nella Esortazione Apostolica "Familiaris consortio"
nel ribadire la necessità di riconoscere eguale dignità ed eguali diritti per l'uomo e per la donna, riafferma,
nel contempo, la complementarietà e la diversità dei sessi e scrive: "La Chiesa, col dovuto rispetto per la
diversa vocazione dell'uomo e della donna, deve promuovere nella misura del possibile nella sua stessa
vita la loro uguaglianza di diritti e di dignità: e questo per il bene di tutti, della famiglia, della società e della
Chiesa.
E' evidente però che tutto questo significa per la donna non la rinuncia alla sua femminilità né
l'imitazione del carattere maschile, ma la pienezza della vera umanità femminile quale deve esprimersi nel
suo agire, sia in famiglia sia al di fuori di essa, senza peraltro dimenticare in questo campo la varietà dei
costumi e delle culture".
Possiamo affermare che, a partire dall'Enciclica di Pio XI ed ancora nei documenti magisteriali successivi, la
Chiesa, maestra di vita e conoscitrice dell'uomo, non ha mai tralasciato di indicare, accanto all'insegnamento
sempre più attento sulla eguale dignità tra uomo e donna, l'importanza di educare alla coscienza di questa
dignità senza trascurare mai, anzi ricercando in particolar modo nella delicatissima fase della
adolescenza, i percorsi più adatti per fare "scoprire" all'uomo e alla donna lo splendore della loro identità.
Vogliamo pertanto confermare, in sintonia con l'insegnamento della Chiesa, la nostra adesione al metodo
intereducativo che riteniamo essere quello più rispondente alla educazione di uomini e donne.
Aspetto fisico e psicologico
Quanto precede in ordine al fondamento magisteriale della nostra scelta a favore dell'intereducazione non
esclude, semmai rafforza, la nostra convinta opzione per ragioni connesse ad aspetti di natura biologica e
psicologica dell"uomo e della donna, ed alla profonda differenziazione nella evoluzione di tali caratteristiche,
in particolare, nella fase adolescenziale. Nel campo scientifico riteniamo, infatti, che i tratti caratterizzanti e
diversificanti del percorso di sviluppo del fisico e della psiche dei due sessi, sia prevalentemente
incontroverso.
Dagli studi scientifici emerge, oltrecchè una profonda e netta differenziazione delle dinamiche di sviluppo
corporeo e sessuale, anche una accentuata difformità sotto l'aspetto dei tempi di tale sviluppo. Il risultato è
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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che le fasi di crescita si sono constatate essere assai differenziate tra i due sessi, conseguendone che
l'aggregazione dei ragazzi di età omogenea e sessi diversi (nell'ambito della coeducazione), di fatto porta
alla creazione di ambienti assai diversificati per esigenze e livelli di crescita fisico e psicologico.
L'esperienza insegna che i comportamenti, le attitudini, le reazioni agli stimoli esterni (giochi, attività
all'aperto, ecc.) di due coetanei di sesso diverso, per esempio un bambino o una bambina di 10 anni, un
ragazzo o una ragazza di 14 anni, sono assolutamente disomogenei.
Può essere opportuno offrire in tali casi, attività di identico contenuto per realtà personali diverse? Ed
ancora, esiste la possibilità che anche le medesime attività scout proposte a aggregazioni monosessuali ovvero
bisessuali, possano dar vita a risposte e reazioni di crescita diverse?
E' evidente che alla due domande, la nostra risposta è convintamente in linea con la scelta intereducativa.
E' opportuno prevedere attività che si propongono in base alle effettive esigenze dei soggetti a cui le stesse
sono rivolte. Quale educatore scout accorto non avrà notato la sete di agonismo (e le modalità con cui essa
si manifesta) che è presente in fase adolescenziale tra i maschi (profondamente diverso da quello che si
manifesta nelle femmine) e, di contro, la più spiccata capacità riflessiva e di socievolezza presente tra le
ragazze? Ancora, per i medesimi motivi sopra citati, le medesime attività possono (e devono) essere
proposte e lanciate in modi diversi alle ragazze ed ai ragazzi: queste modalità potranno portare anche a
mete ed obiettivi identici, ma con percorsi certamente diversi.
Infine, riflettendo sui risultati, non può non constatarsi che la proposta di attività scout ottiene una reazione
(ed adesione) diversa a seconda che sia volta a un gruppo sessualmente omogeneo o disomogeneo. Da
questo punto di vista, ci sembra interessante riportare alcune considerazioni di Padre Mons. Tony
Anatrella in un lavoro del 2003, preparato in vista della Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Colonia.
Si legge: "I giovani sono abituati a una forma di coeducazione dei sessi che non contribuisce, come si era
sperato, a sviluppare un rapporto paritario e qualitativamente migliore tra uomini e donne, ma al contrario
ha favorito la confusione delle identità sessuali e l'esitazione relazionale".
Mons. Anatrella ritiene che la propensione alla coeducazione è stata fortemente condizionata dal
femminismo "che non ha portato i giovani a imparare a vivere un rapporto di coppia formata da un uomo e
una donna, ed è quindi una coeducazione che oscilla tra l'unisessualità (confusione sessuale) e
l'allontanamento degli individui (celibato e isolamento)".
Pur ritenendo che ci sono delle età in cui la coeducazione possa essere più indicata rispetto alla
intereducazione, ritiene la prima assolutamente negativa nella fase dell'adolescenza in quanto è da ostacolo
allo sviluppo dell'intelligenza, dell'affettività e della sessualità. Ed ancora: "La coeducazione ha favorito
l'esitazione relazionale tra uomini e donne durante la post-adolescenza, nonché il celibato e una forma di
omosessualità reattiva per differenziarsi, paradossalmente, dall'altro sesso e rassicurarsi sulla propria identità
sessuale. I bambini e gli adolescenti hanno bisogno di elaborare la loro tendenza all'impasto, mentre la
coeducazione finisce per rinchiuderceli dentro, impedendo loro d'acquisire il senso della differenza sessuale
e del rapporto da soggetto a soggetto."
Anche in ambito scolastico si vanno diffondendo degli studi circa i vantaggi di una formazione separata.
Sono infatti centinaia le ricerche che dimostrano che gli stili e i ritmi di apprendimento di ragazzi e
ragazze sono molto distanti tra loro: non migliori o peggiori, semplicemente diversi. Di conseguenza, un
insegnamento che li tratti come se fossero identici, utilizzando la stessa strategia didattica e pretendendo lo
stesso tipo di rendimento, va a svantaggio di entrambi. L'obiettivo è invece quello di potenziare al massimo
le capacità individuali in ogni campo, attraverso una formazione distinta per sesso, rispettandone le
peculiarità, perché ragazzi e ragazze possano sviluppare al meglio le loro risorse a trecentosessanta gradi.
Numerosi studi, inoltre, indicano che le classi miste, anziché eliminare le discriminazioni sessuali, le
rafforzano, perché l'insicurezza tipica dei giovanissimi li spinge a uniformarsi maggiormente ai ruoli sociali
tradizionali, sia nel comportamento che nella scelta delle materie. I vantaggi, quindi, non riguardano solo
la prestazione scolastica, ma lo sviluppo dell'intera personalità.
Utile è quanto scrive il Prof. Klement Polacek (Prof. Emerito all'Università Pontificia Salesiana), in un suo
intervento per l'Associazione Pedagogica Italiana: "Da varie ricerche risulta poi che nelle classi omogenee
per sesso le studentesse si formano un concetto di sé più positivo ed hanno un'autostima più alta rispetto alle
loro compagne di classi miste. Da tali ricerche risulta che esse hanno anche una maggiore fiducia nelle loro
capacità, particolarmente in quelle richieste dalle materie scientifiche. In un'altra abilità le studentesse
sono favorite nelle classi omogenee e precisamente nella leadership. E' stato notato che nelle classi miste
le studentesse stentano ad imporsi particolarmente ai compagni di classe. Infine, il fatto d'aver frequentato
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
la scuola omogenea per sesso sembra che eserciti un benefico effetto sulle studentesse anche nella loro vita
da adulte (matrimonio più stabile e più felice)".
Senza volersi addentrare nel dibattito scientifico che, soprattutto nel mondo scolastico, è -in questi annisempre più acceso ed in fermento (si riparla di sperimentazione su classi omogenee e classi miste), noi
desideriamo riaffermare, anche alla luce dei dati scientifici, che la scelta "intereducativa" nel mondo scout
(che, occorre sottolineare, è assai diverso dall'ambiente scolastico per finalità, impostazione di rapporti,
ecc), solo in base ad un giudizio basato sulla "vetustà " del metodo, può essere criticata ed esclusa, ma
-viceversa- vada fatta oggetto di serena ed approfondita analisi storica, sociologica e pedagogica. E'
questo, infatti, l'intendimento sotteso al presente documento, che si aggiunge alla primaria finalità di
fare esprimere l'Associazione in modo chiaro sull'argomento: offrire spunti d riflessione a tutti coloro che lo
avranno in esame, pur nella piena consapevolezza che il suo contenuto non è affatto esaustivo sull'argomento.
CONCLUSIONE
L'Associazione Guide e Scouts San Benedetto sceglie di percorrere la via dell'intereducazione, offrendo
alla realtà sociale in cui si muove ed opera una chiara proposta di aiuto del primario compito educativo dei
genitori nella delicatissima fase di crescita dei giovani.
Inoltre, riafferma l'intendimento di proporre, in concreto, percorsi di crescita diversificati per età e sesso,
nell'ottica di una pedagogia "personalizzata", quale è sin dal suo nascere lo scoutismo ed, in particolare,
lo scoutismo cattolico.
Scrive il Prof. Stanislaw Grygiel (1934, filologo e, tra l'altro, direttore dell'Istituto polacco della
Cultura Cristiana di Roma) nel saggio intitolato "Lo Stupore di Adamo per il dono di Eva"(1989): "L'Uomo e
la donna, come maschio e come femmina, costituiscono il logos e quindi attraverso compiti diversi
(diverse persone) -doveri e diritti- rivela l'essere (onto-) dell'uomo, essere che in ogni uomo possiede lo
stesso dovere e lo stesso diritto di unirsi a Dio. Le alterazioni della conoscenza provocano alterazioni
nell'amore; allontanano l'uomo da Dio, la Chiesa da Cristo, il marito dalla moglie, l'agere dall'esse. La
dimenticanza della differenza fra l'uomo e la donna porta l'uomo a dimenticarsi di sé come persona.
Ultimamente questo significa che egli ha dimenticato il proprio essere, il dovere e il diritto di essere soggetto
a Dio".
Tenuto conto di quanto detto, l'Associazione Guide e Scouts San Benedetto con la intereducazione applicata
nello scautismo vuole contribuire a risvegliare ed "ex-ducere" nei ragazzi/e il mirabile disegno divino che è
in loro, per edificare una società cristiana che rispetti l'essenza dell'Uomo, opera dell'Amore di Dio: ecco,
perche, con umiltà, diciamo "nostra" la Carità dell'Educazione.
Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
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Bibliografia essenziale
Manuale dei Lupetti, Baden-Powell, Nuova Fiordaliso.
Testo fondamentale del Lupettismo. Utilizza in chiave educativa le storie di Mowgli dei Libri della Giungla di Kipling.
Le storie di Mowgli, Kipling Rudyard, Nuova Fiordaliso.
Tratte dai libri della Giungla queste storie di Mowgli sono il filo conduttore del clima e dello spirito giungla che anima la
vita del Branco.
Sette punti neri, Cristina Ruschi Del Punta, Nuova Fiordaliso.
E' il testo base per il racconto nel Cerchio. Esso presenta il clima, l'atmosfera, i segni del Bosco in cui la Coccinella vive il
suo volo e le sue imprese.
Scautismo per Ragazzi, Baden-Powell, Nuova Fiordaliso.
È il testo fondamentale dello Scautismo. Baden Powell adotta nel libro una tecnica che seguirà anche negli altri suoi
manuali: parlare direttamente ai ragazzi. Suddiviso in 26 «chiacchierate al fuoco di bivacco» propone, oltre agli aspetti
fondamentali del Metodo, pratici racconti, avventurose tecniche per la vita all’aperto, anche con l’ausilio di numerosi
disegni al tratto dell’autore.
La strada verso il successo, Baden-Powell, Nuova Fiordaliso.
Fondamentale per cogliere lo spirito e il clima della “fratellanza dell’aria aperta e del servizio” che B.P. propone col
Roverismo. Indirizzato anche alla Branca Scolte.
Spiritualità della strada, Giorgio Basadonna, Nuova Fiordaliso.
Un testo ricco di spunti per andare al profondo della spiritualità scout, per coglierne l’essenza e viverla nella Comunità
Rovere / Scolte.
Il libro dei Capi, Baden-Powell, Nuova Fiordaliso.
Testo essenziale per la comprensione dello Scautismo che non dovrebbe mancare a nessun Capo in quanto insegna i
“trucchi del mestiere”. L’accento è posto su i “4 punti” che B.P. considera essenziali per l’educazione scout: formazione del
carattere, salute e forza fisica, abilità manuale, servizio del prossimo.
Taccuino, Baden-Powell, Nuova Fiordaliso.
Una ricca antologia di scritti di Baden-Powell riordinati per grandi temi.
ALTRI TESTI:
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Associazione Guide e Scouts San Benedetto - Formazione di base
I miei appunti
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47
I miei appunti
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I miei appunti
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49
I miei appunti
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