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IL PROGETTO DI FILOSOFIA “FERMATI E PENSA”

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IL PROGETTO DI FILOSOFIA “FERMATI E PENSA”
IL PROGETTO DI FILOSOFIA “FERMATI E PENSA”
Laboratorio di pensiero rivolto ai ragazzi della classe IV A di Albissola Marina
Docenti facilitatori : De Rosa Eleonora e Bertone Sandra
a.s.2012-2013
Premessa: la scelta del progetto
Questo percorso di filosofia ci è stato proposto nel mese di settembre 2012 dal
professore di filosofia Giovanni Fazzone e dalla professoressa Rosanna Lavagna, che
ci hanno rassicurato sul fatto che la proposta non prevedeva l'insegnamento teorico
della filosofia o della storia della filosofia, ma un filosofare messo in pratica, inteso
come:
 capacità di relazionarsi con gli altri in maniera aperta e critica
 capacità di analizzare e di utilizzare correttamente argomenti, concetti e
deduzioni
 predisposizione all'ascolto attivo e al dialogo
 mezzo per sviluppare il sé autentico.
Il progetto prevedeva che i docenti “facilitatori” vi dedicassero un'ora alla settimana,
durante la quale avrebbero dovuto proporre agli alunni di sedersi in cerchio e di
provare a rispondere ad alcune domande-guida inerenti al “pensare”, e ai processi
della mente. Il professore Fazzone e la professoressa Lavagna si sono messi a nostra
disposizione per eventuali chiarimenti, e ci hanno fornito una griglia dove venivano
esemplificati alcuni step di riferimento.
Non nego che in un primo momento la proposta ci è parsa di difficile attuazione, in
quanto né io e né la docente di classe Eleonora ci sentivamo preparate per
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intraprendere quest'avventura, ma successivamente abbiamo pensato di provare,
per poi valutare in itinere le risposte della classe.
Prima di iniziare abbiamo pensato di adattare le linee guida proposteci alle esigenze
della classe, fissando un obiettivo fondamentale sul quale doveva convergere il
nostro percorso. Abbiamo ritenuto utile che l'obiettivo fosse:
 imparare a dialogare, ovvero ad ascoltare le domande, a recepire il messaggio
e a rispondere in maniera pertinente e critica, rispettando il giudizio degli
altri.
Ripercorrendo, attraverso questa relazione, le tappe del progetto “fermati e Pensa”,
ho adottato il metodo filosofico e a posteriori mi sono posta questa domanda:
Cosa vuol dire dialogare?
Lo stesso termine “dia-logare” contiene nella sua radice etimologica il significato di
relazione comunicativa: “dia” dal greco può essere tradotto come “per,
attraverso,tra” mentre “logos” significa “parola, espressione, discorso”. Non è
difficile cogliere la specificità del “dialogo” che esprime la relazione, rispetto al
“monologo” (“monos” significa “solitario, isolato”) che esprime una comunicazione
a senso unico, che non prevede repliche.
Il dialogo presuppone l'ascolto degli altri, ma anche di se stessi, infatti, se si estende
la capacità di porre attenzione anche alla sfera soggettiva, si sviluppa la capacità di
recepire ciò che è dentro di noi ma che non si vede: la coscienza, le proprie
aspirazioni, i propri pensieri, in un'ottica davvero filosofica.
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In sintesi, per sviluppare una comunicazione efficace occorre saper cogliere il
messaggio in modo vero e profondo, ma anche avere uno sguardo critico verso se
stessi e verso gli altri. Secondo me, questa prospettiva rappresenta un traguardo
verso il quale dovrebbe tendere ogni ordine di scuola.
Descrizione del laboratorio “Fermati e pensa”
Il laboratorio è iniziato alla fine di novembre e si è concluso il 4 giugno con l'Agorà
in Piazza Sisto IV a Savona, che ha visto la partecipazione di molti bambini e ragazzi
provenienti da varie scuole, che hanno condiviso il medesimo progetto.
Vi abbiamo dedicato un'ora alla settimana, per un totale di circa quindici incontri.
I bambini si sedavano in cerchio in un' angolo della classe in modo da rimanere vicini
e raccolti, io ed Eleonora ci sedevamo con loro e cercavamo di proporre le domande
e facilitare la discussione. In particolare, io mi sono dedicata a scrivere le risposte
provvisorie date dagli alunni, che poi ho trascritto nel diario di bordo che la lezione
successiva venivano rilette al gruppo classe.
Le prime volte i bambini erano piuttosto timidi e distratti, faticavano a mantenere
l'attenzione e solo alla fine dell'ora iniziavano a dare delle risposte pertinenti. Poi,
progressivamente, abbiamo notato l'aumento generale dell'attenzione e il
miglioramento della qualità dell'ascolto e della capacità di rispondere proponendo
dei ragionamenti logici. Abbiamo osservato con piacere che tale facoltà si è
trasferita anche fuori dal setting filosofico, infatti, anche nel corso delle lezioni ed in
particolare della lettura del “Piccolo Principe”, i bambini intervenivano con maggiore
riflessività e capacità critica.
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Durante il laboratorio noi docenti abbiamo cercato di promuovere lo scambio di
idee cercando di non privilegiare un'opinione piuttosto che un'altra, anzi, provando
a rendere più forte l'argomento più debole (atteggiamento “protagoreo”). Il fatto
che non si arrivasse ad una verità certa, ma che tutte le opinioni fossero ugualmente
importanti, ha rassicurato gli alunni che in quell'occasione non si sentivano giudicati.
Ci siamo accorte che ogni bambino apportava il suo personale contributo senza
emulare le risposte degli altri. Anzi, anche il bambino che ha bisogno del sostegno ha
partecipato attivamente alle discussioni, proponendo idee originali e non scontate.
Inoltre, mi pare importante precisare che il laboratorio di filosofia intrapreso ha
guidato la scelta di noi docenti della quarta A di leggere in classe il libro “Il Piccolo
Principe” di Antoine de Saint-Exupéry, con l'idea di rappresentarlo alla fine dell'anno
scolastico. I bambini si sono dimostrati molto interessati alla lettura del libro
propostogli e hanno sottolineato alcune frasi che ritenevano più significative, che
poi alla fine dell’anno abbiamo riportato su alcune lavagnette costruite dalla classe.
La lettura del testo e il percorso più prettamente filosofico si sono davvero
intersecati più volte, in quanto spesso i ragazzi rievocavano le parole e gli
insegnamenti del piccolo principe.
Ci sarebbero tante altre cose da aggiungere, ma per fornire un’idea del nostro
percorso (che è iniziato ma non è concluso, in quanto deve essere incrementato
negli anni futuri), rimando alla consultazione del diari di bordo, dove sono riportate
le domande proposte e le risposte più significative degli allievi.
Vi invito a ragionare sul fatto che tutti i bambini sono filosofi, anche più degli adulti,
in quanto non hanno ancora quelle sovrastrutture mentali che impediscono
l'accesso al pensiero spontaneo e intimo con se stessi.
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DIARIO DI BORDO
Domande e risposte provvisorie
Primo incontro
Che cosa vuol dire pensare?
–
Ricordare qualcosa (per esempio i familiari, una cosa piacevole già vissuta tipo una vacanza,
ricordare un conoscente stretto o un animale morto..)
–
Immaginare cose reali che possono avverarsi (quando si pensa il pensiero diventa reale)
–
Immaginare cose fantastiche (entrare in un altro mondo).
Secondo incontro
Da dove vengono i pensieri?
–
Dal cuore (soprattutto i pensieri belli)
–
Dal cervello
–
Dalla mente
–
Dal vuoto (soprattutto i pensieri brutti).
Che cosa è il cervello?
–
il cervello è come un magazzino che raccoglie tutti i pensieri belli e brutti, vicini e lontani nello
spazio e nel tempo. Il magazzino è infinito. I pensieri dentro al magazzino non sono fissi, ma
sono in movimento, non si fermano mai. Tali pensieri non vengono eliminati, ma messi da
parte per poter essere ripescati e ripresi quando servono.
–
Il cervello è come un libro aperto, un diario dove aggiungiamo giorno per giorno informazioni.
Terzo incontro
Che cosa vuole dire “fermati e pensa”?
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–
Vuole dire fermarsi con la mente (ma la mente non si ferma mai)
–
Vuole dire fermarsi a riflettere
–
Quando devo fare una cosa importante mi fermo un attimo prima di agire
–
Prima di fare una cosa mi domando: ma questa cosa la voglio veramente?
Come si pensa meglio?
–
Nella mente (perché ci si concentra di più)
–
Sottovoce (come se parlassi a me stesso)
–
A voce alta (in particolare quando mi arrabbio vorrei urlare).
Dove si pensa meglio?
–
In un angolino appartato (da soli)
–
In un luogo silenzioso e spazioso( in un prato o in un bosco all'aria aperta)
–
Talvolta mi isolo e penso anche quando sono in mezzo agli altri (è come se fossi da solo).
Quarto incontro
Perché è importante fermarsi a pensare?
–
Se mi fermo a pensare penso meglio
–
E' utile pensare prima di parlare per dire cose sensate
–
Bisogna pensare prima di agire (per non fare delle sciocchezze)
–
Ci si ferma a pensare meglio quando si hanno meno cosa da fare.
Si può evitare di pensare?
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–
E' possibile
–
E' impossibile perché se non si pensa non si può fare nulla.
Si può pensare anche senza dover agire?
–
Pensare è una cosa forte, è un “bisogno” e non riusciamo a dominarlo (è autonomo)
–
Talvolta quando vediamo un film rimangono delle immagini nella nostra testa che non
abbiamo richiamato noi
–
Spesso ci distraiamo, avvero pensiamo ad altro da quello che facciamo.
Perché è importante pensare?
–
Per raccogliere informazioni che ci aiutano a pensare
–
E' utile per ragionare e scoprire nuove cose
–
I pensieri condivisi aiutano gli altri.
Quinto incontro
Quando penso, a che cosa penso?
–
A quello che mi ricordano le cose e le immagini (una cartina geografica mi fa ricordare i popoli
antichi)
–
A un'esperienza vissuta (alla giornata trascorsa, ai voti scolastici presi, ecc..)
–
Alle cose da fare (talvolta il pensiero di dover fare delle cose non mi fa dormire la notte)
–
Al futuro (a cosa farò da grande, ai progetti che vorrei realizzare)
–
All'ignoto. Mi chiedo perché l'impossibile sia impossibile.
–
Penso alla tristezza e al dispiacere che provo in certe situazioni (quando litigo con mia sorella)
–
Penso alla paura (per esempio la paura dei ladri o la paura di perdermi e di non tornare più a
casa)
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–
Penso alla gioia che provo alla vigilia di natale
–
Mi chiedo come erano i dinosauri o come sono gli alieni
–
Mi domando se gli animali hanno un linguaggio come gli uomini e capiscono, e a come sarei se
fossi stato un animale
–
Mi chiedo perché sono nato e quale scopo ha la vita.
–
Penso a come si è creato il mondo e a cosa ci sarà dopo la morte.
Sesto incontro
Ognuno si guarda per qualche minuto in uno specchio e lo passa al compagno, poi inizia la
riflessione.
Che cosa hai visto nello specchio?
–
Ho visto un bambino che non conoscevo (mi sono chiesto “ma chi è questo qui?)
–
Mi sembrava di non avere espressione, allora ho provato a sorridere ma mi sono sentito
ridicolo
–
Pensavo di essere diverso (mi sono visto più pallido e stanco rispetto alle mie aspettative)
–
Mi sarei voluto vedere diverso (con gli occhi azzurri e i capelli neri..)
–
Mi sono visto io (non può che essere così, “sono certo che sono io”)
–
Conosco quella figura riflessa perché sono io
–
Vedo la mia immagine riflessa nello specchio, ma se tolgo lo specchio scompare
–
Ho visto la mia sorella gemella che mi guarda
–
La figura nello specchio è il mio contrario
–
Nello specchio c'è un essere che non è vivo perché lo specchio è un oggetto.
Secondo te cosa c'è dall'altra parte dello specchio?
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–
C'è un mondo riflesso: lo specchio è un piccolo mondo che riflette in base a chi si specchia.
Blocca l'immagine di chi si specchia.
–
C'è un mondo parallelo (un'altra me ma senza sentimenti)
–
C'è un mondo fantastico con una vita propria. Spesso fingo che lo specchio sia come una
telecamera o una televisione
–
E' come se la mia immagine riflessa mi seguisse ovunque e quando mi specchio viene bloccata
e la vedo.
Settimo incontro
Continuano le riflessioni dopo essersi guardati allo specchio
Guardandoti allo specchio, ti sei riconosciuto e piaciuto?
–
Sì, mi sono visto un po' strano , ma mi sono riconosciuto
–
Quando avvicino lo specchio, il mio viso si ingrandisce e aumentano i difetti che non mi
piacciono. Quindi mi sono piaciuto e visto più sorridente allontanando l'immagine dallo
specchio
–
Non mi sono riconosciuto perché ho visto un viso triste e stanco.
–
Non mi piace osservarmi allo specchio perché fissa i miei difetti che preferisco non vedere.
Secondo te tu piaci agli altri così come ti sei visto?
–
Vorrei essere più bello
–
Non so se piaccio agli altri, bisogna chiederlo a loro
–
Sì perché noi piacciamo agli altri in base alla nostra personalità
–
Penso che gli altri a volte non mi apprezzino per il mio carattere antipatico (non per il mio
viso).
Guardandoti allo specchio, su quale parte del viso si è soffermata la tua attenzione?
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–
Sull'espressione della bocca
–
Sugli occhi perché sono i più misteriosi (è difficile capire come fanno a portare le immagini al
cervello)
–
Dagli occhi si riesce a capire lo sguardo e l'umore
–
Guardando una persona negli occhi si riesce a capire se è triste o felice.
Ottavo incontro
Che cos'è l'apparenza?
–
L'apparenza riguarda l'aspetto (magro, grasso, bello, brutto)
–
Chi è bello e ricco è spesso presuntuoso
–
L'apparenza inganna
–
A volte siamo un po' superficiali perché valutiamo in base all'aspetto fisico.
Se pensi alla lettura del “Piccolo Principe”, ricordi frasi o episodi che riguardano l'apparenza?
–
La frase “l'essenziale è invisibile agli occhi”(quindi a ciò che appare, che si vede); infatti la
simpatia non si può vedere con gli occhi. Non bisogna fermarsi all'apparenza ma andare oltre.
–
L'episodio dell'astronauta turco che quando si è cambiato l'abito è apparso più credibile agli
occhi degli occidentali.
Racconta degli episodi nei quali si è valutato in base all'apparenza.
–
Alcuni ragazzi che si sentivano superiori prendevano in giro i più deboli
–
Una ragazzo è stato preso in giro perché di colore
–
Una mia amica è stata rifiutata perché malata
–
Un signore ha rifiutato di andare in un negozio perché il negoziante era ebreo.
Nono incontro (sono presenti il Prof. GIovanni Fazzone e la Prof.ssa Rosanna Lavagna)
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Il prof. Giovanni Fazzone propone una spiegazione introduttiva sul concetto di APPARENZA
–
In filosofia la parola “apparire” non ha un significato negativo
–
Tutto ciò che esiste E' perché ci APPARE. Ciò che non vediamo non ci garantisce l'esistere.
–
L'apparenza ci permette di vedere il mondo.
L'apparenza inganna?
Vengono spiegati i concetti di EMPATIA e di SIMPATIA
–
Simpatia= soffrire(patia) insieme (sim)
–
Empatia = soffrire (patia) dentro (em) Il rapporto di empatia presuppone un'intesa profonda,
intima fra due persone IO < >TU (Un bimbo aggiunge che tra le menti si è collegato un cavo
usb).
Il prof. chiede cosa hanno gli umani di diverso dagli animali?
–
noi camminiamo su due piedi
–
noi parliamo
–
noi possiamo creare
–
noi abbiamo una mente
–
L'uomo ha più conoscenza
–
L'uomo può progettare perché il cervello umano (lo strumento della mente) può compiere
innumerevoli operazioni.
Decimo incontro
Con chi hai instaurato un rapporto di empatia?
–
Con la mia famiglia (in particolare la mamma, il papà, la sorella, il nonno).
–
Quando sono triste o malato, la mamma lo capisce subito
–
Ero triste e mi sono confidato con mia mamma
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–
Mio madre mi capisce meglio di tutti gli altri e mi rassicura
–
Mia sorella capisce subito se sono triste o felice e mi dà consigli
–
Mi sento capito molto dal nonno
–
Mi sento capito da un amico/a.
Quando non ti senti capito?
–
Non mi sento capito dai miei genitori: mi ascoltano , ma non mi danno consigli
–
Mia madre mi chiede come sto, ma non mi capisce
–
La mamma è indaffarata e non mi ascolta
–
Papà non c'è mai e sta poco tempo con me
–
Non mi capisce un mio amico quando non mi ascolta
Redatto da Bertone Sandra e De Rosa Eleonora
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