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1. Premessa Su incarico della Salvaguardia
1. Premessa Su incarico della Salvaguardia Ambientale SpA è stato eseguito il presente Studio Preliminare Ambientale per l’ampliamento dell’impianto di stoccaggio attualmente in esercizio e l’implementazione del codice [R3] nelle autorizzazioni precedentemente approvate. Il progetto in esame rientra tra quelli elencati nell’Allegato IV al Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008 - Suppl. Ordinario n. 24) comma z.a e comma z.b. La stesura del presente elaborato si basa sulle informazioni pubbliche presenti, sulla disponibilità di alcuni studi effettuati da strutture private in relazione alle esigenze della realizzazione di particolari progetti, su studi ed analisi in sito appositamente condotti. In questo studio non verranno esaminate né diverse ipotesi localizzative, né altri schemi impiantistici, data la natura del progetto stesso che in questo caso è rappresentato da una richiesta di ampliamento autorizzativo e non ampliamento fisico dell’impianto. 2. Contesto Territoriale 2.1 Inquadramento territoriale, geologico e climatico della Provincia di Crotone Crotone è una delle cinque province della Calabria, sorge ad 8 metri sul livello del mare sulla costa Ionica, e costituisce il polo gravitazionale di una trentina di comuni che dal XV secolo hanno preso la denominazione di Marchesato di Crotone. La città di Crotone è capoluogo di provincia dal 1994, il suo territorio si estende per 1.716 km², e conta circa 176.068 abitanti. Il Comune, invece, ha una superficie di 179,83 km², conta circa 60.000 abitanti e confina a nord con il comune di Strongoli, a sud con il comune di Isola Capo Rizzuto, a ovest con i comuni di Rocca di Neto, Scandale e Cutro, e ad est con il mar Ionio. La città si erge tra terrazzi marini, pianure alluvionali, bastionate d’arenaria e rilievi tabulari, davanti a un mare increspato di argille. Il crotonese costituisce un bacino sedimentario dove sono presenti terreni ascrivibili sia al Pliocene che al Pleistocene superiore. Il bacino è stato interessato da sedimentazione marina dal Tortoniano al Pleistocene superiore, all’Olocene. Nella zona in esame non si notano particolari segni riconducibili a dislocazioni tettoniche, almeno sulla scala dell’affioramento; tuttavia, viste le caratteristiche di plasticità e di erodibilità del litotipo argilloso non si escludono che le tracce delle possibili faglie possano essere state obliterate proprio per le caratteristiche sopra citate di questi materiali. II modello geologico presenta le tipiche peculiarità del sistema idrogeologico di pianura costiera in cui le acque dolci continentali defluendo verso l’interfaccia acqua dolce - acqua salata sono in continuo rimescolamento con il mare posto poco distante. La circolazione sotterranea si organizza in generale secondo delle direttrici poste circa ovest - est. La circolazione verticale si organizza secondo linee di drenaggio verso gli strati superficiali più permeabili. In alcuni casi, l’acquifero si trova in pressione per la presenza di acquiclude limo – argilloso, specialmente in coincidenza dei periodi piovosi; in questo caso, si può instaurare filtrazione attraverso un mutuo scambio di volumi idrici dagli strati profondi verso gli strati superficiali e viceversa. Il gradiente idraulico può assumere valori tra 5÷10 m x 1000 m, così come si riscontra in litotipi prevalentemente sabbiosi. Il suo valore di trasmissività (T), invece, può essere posto indicativamente pari a 8 x 10-3 m2/sec. Per le condizioni climatiche c’è da dire che il territorio in esame risulta largamente condizionato dalla presenza sia del Mar Tirreno che del Mar Ionio, dalla bassa latitudine, dalle masse orografiche e dalla loro disposizione. Ad un clima mediterraneo di tipo subtropicale lungo e fasce costiere e nelle aree pianeggianti, si contrappone un clima continentale attenuato nelle parti più elevate. Le temperature del versante ionico risultano in genere maggiori di quelle del versante tirrenico e ciò sia per l’esposizione che per gli influssi derivanti dalla relativa vicinanza con la costa africana. Il clima si presenta temperato, l’inverno è generalmente mite, anche se sono possibili temporanee ma repentine diminuzioni di temperatura con occasionali nevicate (1991, 1998, 2001, 2006, 2008), in caso di afflusso di aria gelida polare. L’estate è calda ma discretamente ventilata dalla brezza di mare; solo in presenza di onde di calore con venti di scirocco o libeccio, le temperature massime possono attestarsi attorno ai 40° C ma con bassi tassi di umidità relativa. Le precipitazioni si concentrano principalmente in autunno, con massimo secondario invernale; tra la primavera e l’estate può accentuarsi notevolmente la siccità. In ogni caso le precipitazioni sulla costa ionica calabrese sono inferiori rispetto alle località poste alla stessa quota sul versante tirrenico, con medie annue di 945 mm con un massimo assoluto a dicembre e novembre ed un minimo assoluto a luglio, caratteristico di un regime pluviometrico di tipo marittimo. In particolare il sito in esame, ricade in un settore della regione caratterizzato da una media annuale delle precipitazioni tra le più basse rispetto il resto della regione (700 mm). 2.2 Contesto sociale ed economico della Provincia di Crotone 2.2.1 Economia e popolazione L’analisi dei principali indicatori congiunturali, pur non offrendo notizie di tangibile miglioramento del nostro sistema economico, confermando la presenza di criticità già individuate in precedenza, fà comunque cogliere elementi di positività che possono essere utilizzati come leve di sviluppo per far uscire la nostra economia dalla situazione di stallo in cui si trova favorendo un innalzamento della produttività e della competitività. Tuttavia sarebbe necessario lavorare complessivamente per lo sviluppo delle vocazioni territoriali in modo da generare economie di scala e di scopo e consentire alle imprese di ridurre i costi. Il PIL pro-capite della provincia, benché significativamente distante da quello nazionale e regionale, continua a migliorare a ritmi maggiori (+7,76%) rispetto al valore medio nazionale (7,08%) e regionale (6,98%), raggiungendo quota 15.236 euro e risalendo due posti nella classifica nazionale. Crescita percentuale superiore alla media nazionale (2,5% a fronte dell’1,9%) anche per il reddito disponibile pro-capite benché, con un valore di 9.669 euro, rappresenti solo l’84,6% della media calabrese e appena il 58,9% della media nazionale. Tuttavia, è innegabile il ritardo di sviluppo del nostro territorio e della nostra regione rispetto al resto dell’Italia ed in particolare rispetto al Nord della penisola. La dinamica occupazionale conferma la stagnazione dell’economia locale con un numero di occupati stimati per il 2007 diminuito del 4,3% rispetto al 2006 ed un tasso di occupazione che ci vede ultimi nella graduatoria nazionale con appena il 39,2% di occupati a fronte di una media nazionale del 58,4%. Dato ancora più allarmante se focalizzato alla componente femminile: appena il 23,8% rispetto al 46,6% nazionale. Di contro, diminuisce il tasso di disoccupazione che si assesta al 10,8%, valore più basso rispetto alla media regionale dell’11,2%, ma ancora molto distante dal valore medio nazionale (6,1%). Alla diminuzione del tasso di disoccupazione, in presenza di un calo del tasso di occupazione, fa riscontro un aumento del tasso di inattività che ci vede in cima alla graduatoria nazionale, segnale inequivocabile dell’esistenza di un fenomeno di scoraggiamento che porta un maggior numero di persone a non affacciarsi sul mercato del lavoro o a “cercare altrove”, favorendo fenomeni migratori che allontanano i giovani, impossibilitati a trovare sbocchi professionali soddisfacenti nella propria terra d’origine. Ciononostante, la diminuzione del tasso di occupazione, correlato alla crescita del Pil procapite, fà pensare ad un aumento di produttività o ad un investimento in settori ad alta redditività e meno esposti alla concorrenza internazionale. Cresce, anche se lentamente, la base imprenditoriale, appena lo 0,30%, frutto di un tasso di crescita tra i più bassi registrati (7,5%) negli ultimi dieci anni, a fronte di un tasso di mortalità che, anche al netto delle cancellazioni d’ufficio, resta abbastanza elevato. Tale contrazione nelle nuove iscrizioni ha senz’altro risentito della mancanza dell’attivazione di bandi legati a fonti di finanziamento pubblici (L. 488/92 e 215/92) e del rallentamento dei finanziamenti a sportello gestiti da Sviluppo Italia che, negli anni passati, hanno facilitato l’avvio di nuove attività imprenditoriali. Tuttavia, ciò conferma quanto da sempre sostenuto in merito al ruolo che gli incentivi statali devono avere sia nella fase di start-up, che vede le imprese per lo più sottocapitalizzate, ma soprattutto in “corso d’opera” per consentire a quelle già operanti sul mercato di raggiungere una dimensione ottimale ed efficiente per conseguire margini di competitività maggiori attraverso un’espansione delle dimensioni aziendali. Non brilla di certo la posizione della nostra provincia e della nostra regione per spesa in Ricerca e Sviluppo aggravata dall’incapacità delle aziende di tradurre la ricerca in prodotti e processi valorizzabili economicamente, come attestano i dati dell’European Patent Office. Migliora, invece, l’attrattività del nostro territorio per i turisti stranieri che, nel 2007, sono aumentati di 7.000 unità con una spesa più che doppia rispetto al 2006, segno inequivocabile del ruolo, vocazione ed opportunità di quella che a più voci, viene definita come “l’industria che non c’è”. Anche il commercio internazionale registra un netto miglioramento con una ripresa dell’export (+14,3%) superiore alla media nazionale e una diminuzione delle importazioni (-10,8%) che ha portato ad una riduzione del deficit della bilancia commerciale con l’estero che si assesta ad un valore assoluto pari a circa 19,5 milioni di euro (-42,6%). I settori trainanti sono ancora una volta il Metalmeccanico e la Chimica, gomma e plastica che, da soli, rappresentano il 66% del valore dell’export complessivo, mentre tra i principali Paesi di destinazione dei nostri prodotti troviamo, oltre ai tradizionali USA, Germania e Belgio, anche l’Algeria, la Grecia ed il Canada. Ancora una volta l’analisi dei maggiori indicatori socio-economici evidenzia contraddizioni riconducibili in gran parte a deficit non ancora colmati quali l’insufficiente dotazione infrastrutturale, quella materiale della viabilità dei trasporti e della logistica e, soprattutto, quella immateriale della ricerca, dell’innovazione e della qualificazione delle risorse umane, variabili su cui è indispensabile agire per colmare lo svantaggio competitivo della nostra provincia. Per quanto riguarda l’emigrazione, si può affermare che il saldo migratorio interno della Calabria è tra i peggiori, secondo solo a quello campano, la stima per il 2007 conferma il trend negativo (-3,9%) registrato nella rilevazione precedente. La regione nella quale viviamo si conferma un territorio attrattivo per quelle popolazioni che si allontanano da Paesi che vivono situazioni di instabilità sociale e/o politica ma, nel contempo, rimane un territorio repulsivo per la popolazione locale che continua, inesorabilmente, ad emigrare verso le regioni settentrionali, specie verso quelle del nord-est che registrano un saldo migratorio interno pari al 2,1 %. In netto aumento rispetto all’anno precedente (0,3%) il saldo migratorio con l’estero della regione Calabria che si attesta al 7%, in assoluto il più alto tra i valori registrati tra le regioni meridionali; questo dato influenza il saldo migratorio totale, che registra uno sviluppo del 3,1%, in contrapposizione al dato rilevato l’anno precedente (-3,6%). L’andamento dei tassi generici di migratorietà per provincia conferma quanto anticipato relativamente all’elevata incidenza del fenomeno emigratorio nei territori meridionali. La provincia di Crotone, al pari degli altri territori meridionali, è interessata da un forte fenomeno emigratorio. I tassi generici di migratorietà confermano fenomeni e tendenze emerse nelle precedenti rilevazioni. Il saldo migratorio interno della provincia di Crotone (-6,6%) è in assoluto il dato più negativo tra quelli registrati tra le province calabresi, seguito dal dato registrato dalla provincia di Vibo Valentia (-6,3%), e quasi il doppio del dato complessivo regionale. Tale valore rispecchia il fenomeno che vede la popolazione locale proseguire “i viaggi della speranza” verso le regioni settentrionali. In netto aumento il saldo migratorio con l’estero: la stima per il 2007 si attesta al 7,6%, di ben 5,5 punti percentuali superiore rispetto alla rilevazione dell’anno 2006, secondo solo al dato stimato per l’anno 2007 per la provincia di Reggio Calabria (+8,6%). Questo dato risente della presenza in provincia del centro di prima accoglienza di S. Anna in Isola di Capo Rizzuto che rappresenta una delle vie più consuete per l’ingresso nel territorio nazionale ed europeo per tutte quelle popolazioni che cercano situazioni di riscatto economico, sociale e politico, rimanendo comunque territorio di transito e di passaggio sia verso altre Regioni d’Italia che verso altri Stati membri dell’Unione Europea. 2.3 Sistema Naturalistico-Ambientale Uno dei segmenti di studio rilevanti del quadro conoscitivo del PTCP di Crotone è il sistema naturalistico-ambientale poiché, assumendo il piano provinciale valenza paesaggistica, risulta determinante la lettura delle risorse fisico-naturalistiche, ma anche storico-culturali, del territorio in un’ottica orientata alla sostenibilità ambientale. 2.3.1 Rete naturale Aree Protette Un campo di analisi del quadro conoscitivo di interesse per lo studio oggetto di questa relazione è quello rivolto alle aree naturali protette e cioè quelle aree di particolare interesse naturalistico che rispondono a determinati criteri stabiliti per legge. Va subito precisato che quasi il 60% del territorio provinciale è costituito da aree naturali inserite nell’Elenco ufficiale delle aree protette del Ministero dell’Ambiente, con grande rilevanza dell’area ZPS dell’Alto Marchesato che investe quasi tutti i comuni della provincia. Le enormi valenze ambientali sono, quindi, una peculiarità dell’intero territorio. Le aree naturali protette nella provincia di Crotone sono: · il Parco Nazionale della Sila; · la Riserva Marina di Capo Rizzuto; · le tre ZPS (area dell’alto marchesato, foce del fiume Neto, foce del fiume Tacina) e i 21 siti SIC. 2.3.2 Rete antropica Per la trattazione della rete antropica si rimanda alla consultazione del documento di riferimento (PTCP Provincia di Crotone – documento preliminare). In allegato A vengono comunque riportate le tavole tematiche relative a questo paragrafo. 3. Contesto normativo e programmatico 3.1 Legislazione e Piani vigenti Il contesto normativo e programmatico che riguarda il progetto in esame, è quello che regolamenta le procedure per la valutazione ambientale, per la gestione dei rifiuti e per la gestione degli impianti. Le normative di riferimento iniziale sono il Testo Unico in materia Ambientale (Decreto Legislativo n. 152/06) e successive modifiche ed integrazioni, il nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Calabria 2007, il Piano di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Crotone, il PTCP della Provincia di Crotone ed il Piano Regolatore del Comune di Crotone. 3.2 Aspetti di interesse del Decreto Legislativo 152/06 Il Decreto Legislativo n. 152/06 e s.m.i. rappresenta il riferimento normativo principale in tema ambientale, e, nel caso in esame, viene utilizzato per lo studio preliminare di impatto ambientale, per l’inquadramento impiantistico e per la relativa gestione dei rifiuti trattati. L’assoggettabilità del progetto presentato alla procedura di screening di V.I.A. è determinata dall’allegato IV (progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano), comma z.a (impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi, mediante operazioni di cui all’allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed all’allegato C, lettere da R2 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), e comma z.b (impianti di smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a 10 t/giorno, mediante operazioni di cui all’allegato C, lettere da R1 a R9, della parte quarta del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152) alla parte II del Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n.4 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale – pubblicato sulla GU n. 24 del 29-1-2008- Suppl. Ordinario n.24). Difatti, l’impianto oggetto di valutazione è stato autorizzato dal Commissario del Governo delegato per l’emergenza ambientale nel territorio della Regione Calabria con Ordinanza n. 004976 del 23 ottobre 2006 recante oggetto: Ufficio Autorizzazioni – O.C.D. n. 1480 del 25/06/2001 (come integrata dall’O.C.D. n. 1626 del 13/11/2001) avente ad oggetto: “Approvazione del progetto autorizzazione all’adeguamento e all’esercizio delle attività di un centro di stoccaggio, deposito preliminare, messa in riserva e cernita, individuate con i codici [D15] e [R13] degli allegati B e C del D.Lgs. 22/97, dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi da effettuarsi in un impianto sito nel Comune di Crotone – ex artt. 27 e 28 del D.Lgs. 22/97”. Rinnovo, aggiornamento ed integrazione. Artt. 208 e 210 del D.Lgs. n. 152/06. Le quantità autorizzate dall’ordinanza sono (così come riportate nel documento ai punti d ed e – vedi Allegato B): · Il quantitativo massimo giornaliero di rifiuti speciali non pericolosi da trattare non potrà essere superiore a 200 ton; · Il quantitativo massimo annuo per lo stoccaggio dei rifiuti speciali pericolosi non potrà essere superiore a 10.000 mc. La procedura di screening, preliminare alla valutazione di impatto ambientale (se necessaria), viene quindi richiesta per l’attività [D15] (deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14 – escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti) relativa allo stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi, e per l’attività [R3] (riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi – comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche) relativa alla lavorazione delle frazioni di carta e cartone provenienti da circuiti di raccolta differenziata pubblici e privati al fine di ottenere materia prima seconda da inviare a recupero. 3.3 Aspetti di interesse del Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Calabria 2007 Il quadro normativo nazionale (parte IV del D.Lgs. 152/06) prevede che la gestione dei rifiuti speciali sia disciplinata dall’Ente pubblico; alla Regione quindi, spetta l’attività di pianificazione della gestione anche se l’onere dello smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi ricade interamente sul produttore del rifiuto stesso. In questo ambito il Piano Regionale non deve prevedere “la tipologia e il complesso degli impianti”, ma “il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti”, vale a dire che la pianificazione per i rifiuti speciali non deve individuare, come per i rifiuti urbani, i singoli impianti necessari al trattamento degli stessi, ma definire i criteri per soddisfare i fabbisogni. La gestione dei rifiuti speciali regionale è affidata direttamente ai privati. La gestione dei rifiuti speciali in Regione deve rispondere ai seguenti principi: · promuovere sistemi tendenti a ridurre la produzione e la pericolosità di rifiuti; · promuovere sistemi tendenti ad intercettare, a monte del conferimento, i materiali recuperabili dai rifiuti; · assicurare prioritariamente il trattamento e lo smaltimento di rifiuti prodotti in ambito regionale fatta salva l’opportunità di prevedere, per particolari tipologie di rifiuti, soluzioni di recupero e smaltimento a livello sovraregionale (conseguimento di scala dimensionale); · provvedere allo smaltimento dei rifiuti in luoghi prossimi a quelli di produzione con soluzioni tecnico-organizzative mirate alle diverse caratteristiche del tessuto produttivo e dei rifiuti; · promuovere un sistema di centri di raccolta e stoccaggio provvisorio di rifiuti (per piccole e medie imprese) così da consentire l’ottimizzazione della gestione dei piccoli quantitativi di rifiuti; · conferire in discarica i rifiuti derivanti da processi di inertizzazione o recupero così come previsto dal D.M. 03.08.2005, D.M. 05.02.98 e D.M. 161/2002; · limitare lo smaltimento in discarica dei rifiuti assimilabili agli urbani, in ragione delle elevate potenzialità di recupero; · promuovere e favorire, per quanto tecnicamente possibile, una integrazione tra la gestione dei rifiuti urbani e quella dei rifiuti speciali in modo da consentire il conseguimento di efficaci e vantaggiose economie di scala; · garantire il corretto smaltimento di rifiuti derivanti da aree regionali contaminate così come individuate nel Piano Regionale delle bonifica delle aree inquinate. 3.4 Aspetti di interesse del Piano di Gestione dei Rifiuti della Provincia di Crotone Il Piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Crotone (approvato con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 32 del 20 settembre 2003) prevedeva due fasi di attuazione: · fase transitoria (dal 2003 al 2004 compreso); · fase a regime (dal 2005 al 2012). La fase transitoria era determinata dal completamento (ampliamento ed adeguamento) degli impianti di discarica già operanti ed esistenti sul territorio mediante gli opportuni interventi di adeguamento al fine di ovviare a possibili abbancamenti, salvo diversa determinazione regionale in sede di approvazione dei progetti e di autorizzazione all’esercizio. La fase a regime coincidente con le necessità di abbancamento dopo l’anno 2004 prevedeva di poter attivare nuovi impianti di discariche (almeno due) di appoggio all’unico impianto di discarica previsto per l’ATO di Crotone nella fase a regime dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Il Piano Provinciale accentra l’attenzione in modo particolare alla gestione dei rifiuti solidi urbani (RSU) ed ai rifiuti da raccolta differenziata (RD), mentre per quanto riguarda i rifiuti speciali riporta i dati contenuti nel Piano Regionale, ed un censimento degli impianti presenti sul territorio provinciale. L’immagine seguente è tratta dal Piano: Una nota interessante risiede nel capitolo 5 dove si parla delle azioni di Piano da attuare insieme alla partecipazione di diversi soggetti. Le azioni menzionate sono sette: 1. Accordi di programma per la minimizzazione della produzione dei rifiuti; 2. Accordi di programma per il recupero degli imballaggi; 3. Valorizzazione del compost; 4. Ricerca sbocchi CDR; 5. Impiego della frazione organica stabilizzata (FOS); 6. Compostaggio dei sottoprodotti della produzione olearia; 7. Certificazione ambientale degli impianti; 8. Azioni di concertazione con Associazioni di categoria delle imprese, Associazioni Ambientaliste e dei consumatori, sindacati, CCIAA; 9. Elaborazione e/o aggiornamento della cartografia delle Aree idonee e non idonee. L’azione che può riguardare il progetto in esame è l’azione 7, di seguito riportata: · Le attività di gestione dei rifiuti, in particolare gli impianti di trattamento e smaltimento, comportano un impatto ambientale spesso percepito negativamente dall’opinione pubblica, con la conseguente difficile accettazione da parte delle comunità di nuovi impianti. Un passo verso la trasparenza delle attività inerenti ai rifiuti nei confronti dei cittadini può sicuramente essere rappresentato dall’adozione volontaria, da parte delle aziende del settore, a sistema di gestione ambientale, quali il Regolamento europeo EMAS o la norma ISO 14000. È stato confermato infatti dall’esperienza internazionale che l’adozione di un sistema di gestione ambientale consente: · risparmi energetici; · ottimizzazione dei flussi di materiali; · aumento della competitività e delle prestazioni economiche dell’impresa; · trasparenza nei rapporti con gli organi di controllo e con l’opinione pubblica in generale. Sulla scorta di tali considerazioni la Provincia di Crotone si farà promotrice di iniziative pilota per la certificazione ambientale degli impianti connessi alla gestione ambientale. Il capitolo 6 riguarda la “individuazione delle zone idonee per la localizzazione degli impianti”, che costituisce un’altro aspetto interessante per il progetto in esame. La premessa al capitolo inizia dicendo che: l’individuazione dei siti in cui realizzare impianti per la gestione dei rifiuti, costituisce da sempre, per varie ragioni, un’occasione di inasprimento delle tensioni sociali, a causa dell’opposizione della popolazione o di chi la rappresenta. Occorre peraltro precisare che, soprattutto in territori con forte urbanizzazione e con notevoli valenze naturalistiche e paesaggistiche, qual è quello della Provincia di Crotone, ben difficile sarà l’identificazione del sito ideale, vale a dire con impatto ambientale nullo o addirittura positivo; la scelta finale sarà quindi, necessariamente, frutto di analisi e valutazioni specifiche tra le varie componenti ambientali interessate alla decisione. È quindi indispensabile che tutto il processo di identificazione dei siti venga condotto con trasparenza, individuando un procedimento di selezione e comparazione che garantisca l’oggettività della scelta e la sua compatibilità con i progetti esistenti di sviluppo, di uso del territorio e di tutela ambientale e paesaggistica. Il risultato finale dovrà poi essere accuratamente verificato, sotto ogni punto di vista. È attribuita alla Provincia la competenza relativa all’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento, sentiti i comuni, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti urbani, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, nonché delle zone non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti. Di seguito vengono riportati alcune parti del paragrafo 6.3 (Criteri generali definiti dal PRGR): È ritenuto criterio preferenziale di localizzazione per gli impianti di gestione e trattamento dei rifiuti, ad esclusione delle discariche, l’inserimento in zone a destinazione produttiva (industriale o artigianale) o finalizzate ad impianti tecnologici. Al di là delle procedure di valutazione dell’impatto ambientale, che devono essere seguite nei casi previsti per legge, lo strumento operativo da adottarsi per la localizzazione di detti impianti è rappresentato dallo studio di compatibilità ambientale da redigere contestualmente al progetto dell'impianto stesso, secondo quanto già previsto dalle norme attuative artt. 27 e 28 del D.L. 22/1997 approvate con Ordinanza dell’Ufficio del Commissario n. 63 del 30 aprile 1999 pubblicata nel BUR n. 60 del 16 giugno 1999 e riportata in appendice al Piano Regionale di gestione dei Rifiuti. In linea generale, si può affermare che le nuove localizzazioni devono interessare le zone che gli strumenti urbanistici in vigore hanno destinato agli impianti produttivi o agli impianti tecnologici dedicati con priorità alle zone nelle quali tali impianti sono già stati realizzati. Pare opportuno fare osservare come la compresenza, nelle zone produttive, di funzioni commerciali congiuntamente all’artigianato o all’industria, non deve essere vista come fattore di incompatibilità ma, al contrario, soprattutto per gli impianti di conferimento selettivo, come un vantaggio in termini di minori oneri per il conferimento e come una ulteriore garanzia per la qualità dell’impianto. Ai fini delle proposte di localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti gli atti provinciali di pianificazione devono contenere uno specifico elaborato nel quale siano evidenziati: · la verifica della applicazione a livello provinciale, dei criteri di localizzazione individuati nel Piano Regionale di Gestione; · l’indicazione delle risorse essenziali del territorio provinciale delle quali si prevede l'utilizzazione o comunque che siano interessate dalle azioni di trasformazione previste dal piano provinciale; · uno studio ambientale, per ciascuna delle localizzazioni proposte nel piano provinciale, avente carattere di elaborazione interdisciplinare e contenente almeno le seguenti indicazioni: · la descrizione delle condizioni iniziali dell’ambiente fisico/biologico/antropico interessato e delle componenti ambientali soggette a impatto ambientale; · la descrizioni dell’intervento di piano previsto in quella localizzazione; · i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti sull'ambiente sia nella fase di realizzazione, sia nella fase di esercizio; · l'esposizione dei motivi della scelta compiuta e la descrizione delle possibili alternative di localizzazione e di intervento prese in considerazione; · la descrizione delle misure che possono essere previste per ridurre, compensare o eliminare gli effetti di pressione sull' ambiente; · una valutazione degli effetti ambientali per ciascuna delle localizzazioni proposte dal piano provinciale e la comparazione fra le diverse soluzioni previste, con l'indicazione della metodologia e dei parametri utilizzati; · un’analisi per ciascuna localizzazione, degli effetti sui centri abitati causati dalla mobilità indotta dal conferimento dei rifiuti agli impianti di smaltimento, indicando anche soluzioni idonee ad evitare o mitigare i suddetti effetti. Nel paragrafo successivo vengono definiti i criteri per l’individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento rifiuti: ..fermo restando la necessità di procedere alla valutazione dell’impatto ambientale degli impianti di smaltimento, ai sensi delle vigenti normative in materia, vengono di seguito illustrati i criteri per la localizzazione dei predetti impianti. Il Piano di Gestione, nel presente capitolo, si pone l’obiettivo di definire criteri di macrolocalizzazione delle previsioni impiantistiche relative alla categoria dei rifiuti nonché quelli di microlocalizzazione di dettaglio affidando ad una successiva fase di puntuale progettazione. I fattori escludenti sono determinati in base alla normativa vigente. Fattori Escludenti I siti idonei alla realizzazione di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti non devono ricadere in: · Aree collocate nelle fasce di rispetto da punti di approvvigionamento idrico a scopo potabile (200 mt. o altra dimensione definita in sede di approvazione del piano provinciale base a valutazioni delle caratteristiche idrogeologiche del sito), ai sensi del DPR 236/1988; · Aree destinate al contenimento delle piene individuate dai Piani di bacino di cui alla Legge 183/1989; · Parchi e riserve naturali, nazionali e regionali istituite in attuazione della Legge 394/1991; · Aree ricadenti nelle fasce di rispetto relative ai beni di interesse storico-artistico; · Aree con presenza di immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale o di singolarità geologica, individuati ai sensi del DL 490/1999; · Aree con presenza di immobili e/o con presenza di cose di interesse paleontologico, che rivestono notevole interesse artistico, storico, archeologico, ai sensi dell'art. I lett. a) della L. 1089/1939; · Aree entro la fascia di rispetto da strade, autostrade, gasdotti, oleodotti, cimiteri, ferrovie, beni militari, aeroporti; · Aree individuate in relazione al DL 180/1998, a pericolosità molto elevata (Pi4); quelle a pericolosità elevata (Pi3), le aree a rischio molto elevato (Ri4) e quelle a rischio elevato (Ri3); Fattori di attenzione progettuale Costituiscono fattori di attenzione progettuale per la scelta localizzativa: · zone di particolare interesse ambientale di cui alla L.431/1985, sottoposte a tutela ai sensi della legge 29 giugno 1939 n. 1497; · aree a quota superiore a 600 m s.l.m.; · aree che ricadono negli ambiti fluviali; · aree costiere e comunque in zona di dune mobili, consolidate e sedimenti di duna; · aree individuate come invarianti strutturali a valenza ambientale definiti dagli atti di pianificazione; · aree di emergenza ambientale (aree di rilevante pregio ambientale e aree di reperimento); · aree sottoposte a vincolo idrogeologico ai sensi delle vigenti normative; · siti con habitat naturali e aree significative per la presenza di specie animali o vegetali proposti per l'inserimento nella rete europea Natura 2000, secondo le direttive Comunitarie 92/43 e 79/409; · aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; · zone umide incluse nell'elenco di cui al D.P.R. n.448/76; · zone di interesse archeologico; · zone di interferenza con i livelli di qualità delle risorse idriche superficiali e sotterranee; · aree di particolari bellezze panoramiche individuate ai sensi del punto 4) dell'art.1 della L. 1497/1939; · aree individuate come inondabili ai sensi del DL 180/1 998; · aree soggette a rischio idraulico e terreni geologicamente inidonei, instabili e soggetti a dissesti. Fattori favorevoli Costituiscono fattori favorevoli per la valutazione: · viabilità d'accesso esistente o facilmente realizzabile, con disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari esterni ai centri abitati; · caratteristiche di baricentricità del sito rispetto al bacino di produzione e di smaltimento dei rifiuti; · aree con presenza di zone degradate da bonificare, discariche esistenti o non più attive, cave dismesse al fine di apportare comunque una riqualificazione generale dell’area; · idonea distanza da edifici residenziali; · affioramenti litologici che presentino limitata permeabilità per porosità o fratturazione; · dotazione di infrastrutture. Per le specifiche sui metodi di microlocalizzazione e macrolocalizzazione si rimanda alla consultazione del Piano. Per finire la sintesi di interesse del Piano Provinciale, si segnala che i paragrafi numerati dal 6.5 al 6.12 indicano i criteri per la localizzazione degli impianti, in particolare: 6.5 Localizzazione di impianti di termodistruzione; 6.6 Localizzazione di Impianti a tecnologia complessa (selezione e produzione compost / Cdr / Rdf, compostaggio, digestione anaerobica, ecc.); 6.7 Impianti di supporto alle raccolte differenziate; 6.8 Localizzazione degli impianti discarica per rifiuti urbani; 6.9 Impianti di autodemolizione e recupero di materiale metallico; 6.10 Localizzazione, criteri costruttivi e gestionali degli impianti di discarica per rifiuti inerti; 6.11 Localizzazione, criteri costruttivi e gestionali degli impianti di discarica per rifiuti pericolosi e non pericolosi; 6.12 Localizzazione, criteri costruttivi e gestionali degli impianti di deposito sotterraneo; Gli impianti di stoccaggio e messa in riserva non vengono considerati in modo esplicito, probabilmente per la loro caratteristica di non essere dei veri e propri impianti di smaltimento finale. 3.5 Il Piano Regolatore Generale del Comune di Crotone L’area che ospita l’impianto oggetto di studio è destinata dal PRG al Piano del Nucleo di Industrializzazione di Crotone (art. 19 comma 5). In allegato (Allegato C) un estratto dalla tavola P4 del PRG che indica la perimetrazione dell’area di competenza del Nucleo di Industrializzazione di Crotone. 3.6 Il Piano del Nucleo di Industrializzazione di Crotone Nel Piano del Nucleo di Industrializzazione di Crotone, l’area che ospita l’impianto oggetto di valutazione è indicata come Zona A1 dalla Tavola 6, che ha per tema la zonizzazione della zona industriale. Così come riporta il Piano, la zonizzazione costituisce l’elemento cardine del Piano e definisce l’uso delle aree, le previsioni di espansione, la viabilità pubblica, i servizi tecnici, i parcheggi, le sezioni stradali e i dati numerici. La Zona A1 è definita nell’articolo 2 delle Norme di Attuazione del Piano. Di seguito è riportato l’inizio di tale articolo che definisce la destinazione d’uso dell’area: All’interno di tali aree sono ammesse costruzioni per lo svolgimento di attività artigianali, produttive e di servizio, concessionarie di macchinari, veicoli industriali ed autoveicoli con officine annesse. In allegato (Allegato D) lo stralcio della Tavola 6 che individua l’area Salvaguardia Ambientale. 4. Aspetti del progetto 4.1 Storia societaria La società Salvaguardia Ambientale SpA è nata nel 1987, ed opera nel settore della raccolta, del trasporto e del conferimento allo smaltimento di rifiuti speciali, nel settore delle bonifiche e delle opere ambientali in genere, ed è proprietaria di un impianto di selezione e cernita di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata e di un impianto di stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. L’Azienda è inoltre certificata UNI EN ISO 9001:2000 (sistema di gestione in qualità) e UNI EN ISO 14001:2004 (sistema di gestione ambientale) (Allegato E). Geograficamente il sito si trova a Nord della città di Crotone, e confina a Sud con il Torrente Passovecchio, a Est con il mare Ionio, a Nord con la fascia della zona che delimita il confine tra la vecchia e la nuova zona industriale di Crotone e ad Ovest con la trafficata S.S. 106, oltre la quale sorgono alcune aziende produttive a ridosso della zona rurale. L’area dello stabilimento ricade nel Sito di Interesse Nazionale Crotone-Cassano-Cerchiara (D.M. 468/2001), perimetrato con apposito Decreto del Ministero dell’Ambiente 26 novembre 2002, pubblicato sulla G.U. del 22 gennaio 2003 Serie Generale N. 17. Dalle indagini svolte in fase di caratterizzazione, i terreni non sono risultati essere contaminati e le acque di falda hanno presentato superamenti dei valori tabellari del manganese (Mn) ed in un solo punto dei solfati (SO4--). Il Ministero per l’Ambiente ha così richiesto le misure di M.I.S.E. e la progettazione della bonifica finale della falda acquifera (decreto direttoriale del Ministero dell’Ambiente – conferenza dei servizi del 11/07/2007). Attualmente la Società è in fase di adempimento delle ultime prescrizioni del Ministero dell’Ambiente. In ogni caso, ad oggi non sono documentate situazioni che hanno messo in emergenza gli impianti e quindi non risulta che le attività dell’azienda abbiano causato diffusione di inquinanti. Si allega il parere già espresso dall’A.R.P.A.CAL. sulle matrici esaminate (Allegato F). Veduta fotografica aerea di tutta la zona comprendente il sito (il cerchio rosso indica il sito, la linea celeste rappresenta il Torrente Passovecchio e la linea nera la S.S. 106) 4.2 Finalità del progetto e criteri di individuazione del sito La motivazione della scelta di chiedere un ampliamento autorizzativo, per le operazioni di stoccaggio [D15] di rifiuti pericolosi da 10.000 mc/anno a 200.000 mc/anno, è ampiamente documentata in una delle relazioni allegate al progetto depositato presso la Regione Calabria, Dipartimento Politiche per l’Ambiente Sportello IPPC. In allegato (Allegato G) il documento citato. Nel documento viene specificato che l’ampliamento non prevede modifiche significative e/o sostanziali sul processo e/o sull’impianto nell’area autorizzata, né all’elenco delle tipologie di rifiuti ammesse. Sarà, quindi, l’utilizzo delle migliori strategie gestionali a rendere possibile un transito di rifiuti più elevato dall’impianto. Per quanto riguarda la richiesta di autorizzazione per le operazioni [R3], si precisa che le attività di selezione e cernita, imballaggio e successivo avvio a recupero sono già praticate quotidianamente dalla Salvaguardia Ambientale in virtù dell’autorizzazione [R13] (messa in riserva di rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate nei punti da [R1] ad [R12] – escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo dove sono stati prodotti). In questo caso, si tratta di un adeguamento normativo attualmente ancora non strettamente necessario a causa della poca chiarezza circa le attività elencate nei punti da [R1] ad [R13]. Infatti, non è richiesto alcun aumento giornaliero di rifiuti speciali non pericolosi trattati dall’impianto rispetto ai quantitativi attualmente autorizzati (≤200 tonnellate/giorno). Nell’ottica di un chiarimento ufficiale, è buona precauzione richiedere l’autorizzazione ad eseguire l’attività [R3] per la carta ed il cartone. In questo caso il criterio di individuazione del sito è ovviamente dettato dalla particolarità della richiesta e cioè ampliamenti autorizzativi su un impianto già esistente, ed è ovviamente assunto il principio dell’opzione zero. 4.3 Impianto attuale L’insediamento della Salvaguardia Ambientale SpA è ubicato presso la S.S. 106 Località Passovecchio, nella zona individuata dalle particelle catastali n.30, 305, 306, 860, 1100, 638, 857 del foglio 22. La particella 857 è ubicata in un area poco distante dalle altre ed attualmente è inutilizzata, sullo stralcio catastale risulta ancora come particella 684 del foglio 22 del Comune di Crotone. L’impianto di stoccaggio di rifiuti pericolosi e non pericolosi è ubicato nelle particelle 638, 860 e 1100 del foglio 22. L’insediamento è situato nell’area industriale di Crotone, gestita dal Consorzio per lo Sviluppo Industriale, inoltre, il Comune non ha ad oggi emanato disposizioni in merito alla zonizzazione acustica dell’area, per cui ai sensi del d.p.c.m. 01/03/1991 si ricade nella zona esclusivamente industriale, con limiti di immissione di rumore pari a 70dB LAeq. La Società ha fatto eseguire uno studio dell’impatto acustico ai sensi delta Legge Quadro 26 ottobre 1995, n°447 (Allegato H), dove è emerso che tutti i limiti sono ben rispettati. Lo stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, dei rifiuti urbani pericolosi, dei rifiuti assimilabili agli RSU e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata è ubicato in un’area all’interno del perimetro aziendale di circa 11.000 mq. Nell’area dove avvengono le operazioni di stoccaggio dei rifiuti sopra menzionati (Allegato I) sono presenti le seguenti strutture: 1) capannone nel quale è installato un impianto di selezione e cernita semiautomatico per rifiuti speciali non pericolosi e rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata; 2) area di stoccaggio per rifiuti speciali liquidi pericolosi e non pericolosi munita di cisterne in acciaio e in polietilene con bacini di contenimento; 3) piazzale con pavimentazione in cls per selezione e triturazione dei rifiuti ingombranti e lo stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, in cassoni scarrabili muniti di coperchio o di teli oppure in cumuli adeguatamente protetti con teli; 4) tettoia da utilizzare per il deposito preliminare e/o messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi e di rifiuti speciali recuperabili; 5) capannone per i1 deposito preliminare e/o messa in riserva di rifiuti speciali non pericolosi nonché delle frazioni di rifiuti recuperabili risultanti dalle operazioni di selezione e cernita. Per gli approvvigionamenti, la Salvaguardia Ambientale possiede un contratto unico di fornitura dei servizi consortili stipulato con il Consorzio Sviluppo Industriale di Crotone (approvvigionamento idrico, scarichi, illuminazione). I rifiuti che si smaltiscono o recuperano sono suddivisi per impianto e sono individuati dalle tipologie descritte di seguito: rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, oli usati, rifiuti urbani pericolosi, rifiuti assimilabili agli rsu, rsu provenienti da raccolta differenziata. Si tratta di rifiuti sia liquidi che solidi. I rifiuti che si depositano in stoccaggio secondo le operazioni [D15] ed [R13] previste dal Decreto Legislativo 152/2006 derivano sia dalla raccolta dei rifiuti eseguita in ambito comunale su privativa sia dalla raccolta presso quelle utenze fuori da tale regime eseguita presso industrie, attività commerciali ed artigianali ecc. Lo stoccaggio dei rifiuti avviene per classi omogenee separate tra loro, e i rifiuti incompatibili, che siano suscettibili di eventuali reazione e processi che possano dar luogo alla formazione di prodotti nocivi per l’ambiente e per gli operatori, sono stoccati in modo tale da evitare un qualsiasi loro contatto. I contenitori destinati a contenere i rifiuti posseggono e mantengono sempre adeguati requisiti di resistenza, in relazione alle proprietà chimico-fisiche ed alle caratteristiche dei rifiuti contenuti. In particolare i recipienti fissi sono provvisti di chiusura per impedire la fuoriuscita del contenuto, e di accessori e dispositivi atti ad effettuare le operazioni di riempimento e svuotamento in condizioni di sicurezza, mentre i contenitori mobili sono provvisti di mezzi di presa per rendere agevoli e sicure le operazioni di movimentazione. Durante lo stoccaggio provvisorio i contenitori fissi e quelli mobili sono opportunamente contrassegnati con etichette e targhe, inoltre le stesse vengono apposte nelle aree e nei settori di stoccaggio e su tutti i contenitori e box in modo tale da rendere sempre nota la natura e le caratteristiche dei rifiuti. I contrassegni sono ben visibili per dimensione e collocazione. I recipienti fissi e quelli mobili che hanno contenuto rifiuti pericolosi, e che non sono destinati ad essere utilizzati per gli stessi tipi di rifiuti sono sottoposti ad appropriati trattamenti di bonifica per le nuove utilizzazioni oppure vengono smaltiti secondo le norme vigenti. Le caratteristiche dei sistemi di contenimento sono tali da garantire le acque di falda e quelle superficiali da eventuali contaminazioni. La zona adibita allo stoccaggio di rifiuti liquidi è munita infatti di muretti di contenimento d’altezza tale da garantire un invaso di capacità superiore ad 1/3 del volume totale dei contenitori presenti nel bacino stesso e, in ogni caso, superiore alla capacità del contenitore più grande. I bacini/serbatoi sono pavimentati in cls e non sono collegati alla rete fognaria. All’interno dell’area di stoccaggio sono presenti cisterne in acciaio, cisterne in polietilene e dei containers, tutti collocati fuori terra. All’interno dell’area di stoccaggio l’impianto di movimentazione dei rifiuti liquidi è del tipo mobile con tubazioni in polietilene, giunti saldati o filettati, raccorderia flangiata o filettata pure in acciaio o in polietilene, le tubazioni sono poste sopraterra. Le pompe di movimentazione del prodotto sono mobili, e sono poste all’interno della piazzola pavimentata in cls. Le operazioni di travaso sono effettuate in tutta sicurezza, dato che in caso di sversamento si può interviene in modo adeguato all’asportazione di quest’ultimo, inoltre, l’area di stoccaggio prevede un sistema capace di convogliare e di contenere le acque di “lavaggio” dei bacini e le acque di prima pioggia. Tale “lavaggio” è consentito dalla presenza di un impianto che, con 1’ausilio di tre vasche, permette di stoccare i primi cinque millimetri d’acqua potenzialmente inquinata impedendone il deflusso istantaneo, evitandone così la confluenza nelle rete delle acque bianche. Le acque stoccate, vengono raccolte tramite un autoespurgo e trasportate ad idoneo impianto di trattamento. Si ribadisce che: · le superfici e/o le aree interessate dalla movimentazione dello stoccaggio e dalle soste operative dei mezzi operanti a qualsiasi titolo sul rifiuto, sono impermeabilizzate e realizzate in modo tale da facilitare la ripresa dei possibili sversamenti; · i pozzetti ricettori delle acque piovane insistenti sugli itinerari e/o in ogni modo interessati da movimentazioni, da stoccaggio e/o asporto dei rifiuti sono forzatamente convogliate in un sistema di raccolta. Tutti i recipienti/serbatoi, contenenti rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, riportano indicazioni e contrassegni secondo la normativa vigente, e posseggono idonee caratteristiche di robustezza e resistenza aria corrosione. Tutti i recipienti contenenti sostanze pericolose sono accuratamente svuotati e lavati e/o bonificati prima di essere utilizzati per sostanze diverse da quelle precedentemente contenute. I rifiuti sono stoccati in modo tale che rifiuti chimicamente incompatibili non vengano in alcun modo in contatto tra di loro dando luogo a situazioni di pericolo. Gli spandimenti di liquidi corrosivi saranno neutralizzati con idonee sostanze. Lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi avviene separando quelli infiammabili dai comburenti e da quelli tossici, asfissianti, infettanti e corrosivi. La movimentazione dei rifiuti è effettuata mediante carrelli elevatori, autoveicoli, pale meccaniche, caricatori semoventi e comunque in modo tale da evitare ogni danno e pericolo alla salute sia degli addetti e sia della collettività. È garantito il massimo impegno per: · il rispetto delle norme igienico-sanitarie; · evitare qualsiasi rischio d’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo; · evitare ogni inconveniente derivante da rumori ed odori. Per lo stoccaggio di rifiuti solidi o pulverulenti sono utilizzati cassoni scarrabili con tetto richiudibile o coperti da teli, compatibili alle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti, e posizionati su platea in cls in modo tale da evitare di subire l’azione degli eventi meteorici. I rifiuti conferiti presso il centro sono identificati e selezionati in modo tale da caratterizzarli e suddividerti in classi omogenee. Vengono eseguite successivamente al conferimento le seguenti operazioni di sistemazione e separazione per i seguenti gruppi di rifiuti : · accumulo in contenitori di polietilene o in acciaio di emulsioni oleose separate a seconda dell’origine, gli oli minerali esausti sono separati ed opportunamente distanziati da quelli di origine alimentare; · raggruppamento per classi e separazione delle soluzioni acide da quelle alcaline; · sistemazione separata delle soluzioni contenenti composti inorganici (composti metallici di alluminio, rame, piombo, zinco, cadmio, mercurio, ecc. dalle soluzioni che contengono sali quali solfati, nitriti, cianuri, fosfati, carbonati, clorati, cromati ecc.) e deposito in contenitori di polietilene o in fusti di acciaio; · selezione e stoccaggio separato in contenitori polietilenici di colori, vernici e melme di verniciatura; · selezione e stoccaggio separato in contenitori polietilenici di residui di inchiostri da stampa, di toner di stampanti, di liquidi di fissaggio e sviluppo, ecc.; · selezione e stoccaggio separato in contenitori polietilenici di residui chimici di laboratorio; · selezione e stoccaggio separato dei vari rifiuti contenenti detersivi, coloranti, mastici, sigillanti ecc.; · separazione e sistemazione in doppi contenitori UNI in acciaio i rifiuti pericolosi che necessitano una maggiore precauzione; · sistemazione di batterie ed accumulatori al coperto in contenitori di polietilene (cargo-pallets) per evitare la fuoriuscita dei liquidi in essi contenuti; I rifiuti in uscita dal centro di stoccaggio vengono affidati a soggetti autorizzati per lo smaltimento finale termodistruzione, (trattamento, stoccaggio anche definitivo) e con recupero, accompagnati dal innocuizzazione, formulario di identificazione rifiuto previsto dall’art. 193 del D.Lgs. 152/2006. La ditta assicura la regolare tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti come previsto dall’art.190 del D.Lgs. 152/2006. Per quel che riguarda l’impiantistica dedicata ai rifiuti speciali non pericolosi si rimanda alla consultazione della relazione tecnica contenuta nel progetto. Si riporta per chiarezza che si tratta di un impianto meccanico integrato di cernita semi automatico per cartacei e rifiuti industriali non pericolosi in genere. Di seguito viene descritta l’attività per la quale è richiesta l’autorizzazione [R3] (carta e cartone): 1. Ingresso di carta e cartone sfusi o unitamente ad altri rifiuti da raccolta differenziata (multimateriale) mediante autocompattatori e/o motrici con cassoni scarrabili coperti ed a tenuta stagna: · le percentuali presenti di carta, cartone e di materiali estranei sono variabili in base alla provenienza ed in base all’accortezza dei produttori durante la fase di accumulo nei contenitori appositi; 2. Scarico dei materiali sul pavimento a raso; 3. Verifica visiva per la valutazione della presenza di impurità; 4. Conferimento all’impianto mediante pala meccanica o carrello elevatore con pinze; 5. Scarto delle impurezze costituite da materiali non cellulosici; 6. Controllo di qualità manuale; 7. Pressatura ed imballaggio al fine di ottimizzare (ridurre) i trasporti ai consorziati al recupero; 8. Trasporto verso le cartiere consorziate al COMIECO; 9. Smaltimento o riciclo degli scarti. I destinatari (cartiere), qualora le frazioni selezionate non abbiano caratteristiche di qualità conformi a quelle specificate negli allegati tecnici all’Accordo Quadro ANCI-CONAI, respingono il carico al mittente addebitandone tutti i costi sostenuti. 4.4 Sistema antincendio La Salvaguardia Ambientale per garantire un efficiente sistema di spegnimento di eventuali focolai o incendi accidentali che potrebbero aver luogo in particolar modo nei mesi estivi. In allegato (Allegato I) la relazione tecnico descrittiva dell’intero progetto. 5. Analisi ambientale 5.1 Assetto morfologico, geologico ed idrogeologico La morfologia del sito è decisamente pianeggiante, come tutta l’area che lo ospita, con una lieve pendenza verso Est dovuta al prossimo congiungimento con il mare. L’altitudine rispetto il livello del mare è in media di 3-4 metri. Per quanto riguarda la geologia e la idrogeologia del sito, verranno utilizzate le conclusioni ottenute dalle relazioni geologiche, idrogeologiche e geotecniche stilate nella fase di caratterizzazione ed ancora prima dalle prove e dagli studi effettuati per l’edificazione dei fabbricati. Il sito ricade nel bacino erosivo del Torrente Passovecchio, e l’intera zona è caratterizzata da strati sedimentari, con giacitura sub-orizzontale e buona compattazione crescente con la profondità, che ricoprono lo strato basale profondo delle argille plioceniche azzurre che caratterizzano le colline che affiorano nella zona. I litotipi riscontrati nelle indagini menzionate sono in accordo, ed individuano, dal piano campagna scendendo in profondità: 1. Strato superficiale (alcuni decimetri) di terreno vegetale misto a strato di riporto (per colmare depressioni naturali); 2. Strato di argille-limose o limi-argillosi con intercalazioni di sabbia, di spessori variabili tra 1,5 metri e 5 metri, la permeabilità (K) è stata stimata su valori pari a (10-5÷10-4) cm/sec; 3. Formazione sabbiosa, suddivisa in diversi strati che si differenziano per la diversa granulometria delle sabbie e per intercalazioni argillose o limose e con presenza a volte di ciottoli e ghiaia. La profondità registrata coincide con quella di massima investigazione effettuata (fino a 20 metri dal piano campagna). Tale formazione si presume poggi sulla base costituita dalle argille azzurre prima menzionate, la permeabilità (K) è stata stimata su valori pari a circa 10-2 cm/sec. Dal punto di vista idrogeologico, è riscontrato che il basamento profondo delle argille azzurre ospita la falda profonda che si sviluppa nei terreni limoso-sabbiosi sovrastanti, mentre invece gli strati superficiali limo-argillosi sono caratterizzati da bassa permeabilità per cui la falda acquifera, presente probabilmente sotto tutta la proprietà Salvaguardia Ambientale SpA, attesta valori della piezometrica che oscillano tra i 2,5 metri ed i 3 metri dal piano campagna. Lo scorrimento della falda, salvo alcune particolari disposizioni degli strati litologici, presenta direzione Ovest – Est, e quindi verso il mare antistante con il quale interagisce a seconda delle variazioni stagionali della piezometria. La trasmissività della matrice attraversata dalla falda è stata stimata indicativamente per un valore pari a T = 8 x 10-3 m2/sec, mentre per il gradiente idraulico è stato calcolato un valore pari a (5÷10) m x 1000 m. 5.2 Atmosfera e qualità dell’aria Viene nel seguito considerata la caratterizzazione meteo-climatica dell’area vasta circostante l’area interessata dagli impianti. Le valutazioni riguardano il regime anemologico, le caratteristiche diffusive dei bassi strati dell’atmosfera, i valori di temperatura dell’aria, di umidità e di piovosità della zona. Per tali analisi, si sono utilizzate le rilevazioni effettuate dalla stazione del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare di Crotone, pubblicate su “Caratteristiche diffusive dei bassi strati dell’atmosfera – Regioni Basilicata e Calabria”. Le condizioni climatiche del territorio in esame risultano largamente condizionate dalla presenza sia del Mar Tirreno che del Mar Ionio, dalla bassa latitudine, dalle masse orografiche e dalla loro disposizione. Ad un clima mediterraneo di tipo subtropicale lungo e fasce costiere e nelle aree pianeggianti, si contrappone un clima continentale attenuato nelle parti più elevate. Le temperature del versante ionico risultano in genere maggiori di quelle del versante tirrenico e ciò sia per l’esposizione che per gli influssi derivanti dalla relativa vicinanza con la costa africana. Venti Per descrivere i caratteri anemometrici al suolo o in vicinanza dello stesso, di interesse per il presente progetto, si possono considerare le frequenze relative della direzione di provenienza e velocità media del vento rilevate dalla stazione meteorologica dell’Aeronautica Militare n°350 di Crotone (lat. 39° 00’ N, long. 17° 04’ E) in collaborazione con l’ENEL, per settori di 22.5° di ampiezza, su base annua e su base trimestrale, essendo tale stazione posta a pochi chilometri di distanza dal sito e con condizioni di esposizione ai venti del tutto simile. I rilevamenti presso l’aeroporto di Crotone sono sostanzialmente confermati dai risultati del monitoraggio effettuato in Località Passovecchio dalla società MIDA Srl adiacente alle aree di stoccaggio della Salvaguardia Ambientale Spa. Incrociando i dati si può notare che: · le calme di vento (cioè vento con velocità inferiore a 1 nodo, o a circa 0,5 m/s) si presentano con una frequenza del 30% circa delle osservazioni; · le velocità più frequenti si riferiscono a venti di media intensità, comprese tra 5 e 12 nodi (tra 3,5 e 6 m/s) con oltre il 40% circa delle osservazioni; · i venti di modesta intensità, con velocità comprese tra 2 e 4 nodi (1 e 2 m/s), si presentano il 13% circa delle osservazioni; · i venti più forti (con velocità maggiore di 13 nodi, ovvero oltre i 6,5 m/s), hanno frequenze significative, pari al 17% circa; · le direzioni di provenienza del vento presentano una predominanza dai settori settentrionali (oltre il 28% tra NW e NE) e sud-occidentali (oltre il 26% tra SSE e SW). Stabilità atmosferica e classi di stabilità Per quel che riguarda la stabilità atmosferica, su base annuale, la classe prevalente è quella neutra (frequenza 43% circa), quelle stabili raggiungono il 37% e la nebbia si presenta raramente (in media con lo 0,4% circa) mentre le classi instabili non superano il 20%. Su base mensile le condizioni di stabilità si distribuiscono in modo differente: · quelle instabili e neutre sono predominati nei mesi estivi (più nettamente in luglio, con il 40%); · nelle altre stagioni le condizioni instabili si riducono sensibilmente, fino a meno del 10% tra novembre e febbraio; · le condizioni neutre sono predominanti, superando il 50%, nei mesi da novembre ad aprile e raggiungendo il 60% in marzo; · le condizioni stabili sono abbastanza stazionarie in tutti i mesi, con il 30% a marzo e ad aprile e con i valori massimi in ottobre e in novembre (di poco oltre il 40%); · la frequenza della nebbia è molto bassa, presente sporadicamente solo tra gennaio e maggio. Su base annuale le direzioni associate alle condizioni di atmosfera instabile sono prevalentemente nord-orientali; i venti sono di debole intensità soprattutto per le classi A e B; in classe C sono presenti anche intensità del vento più forti, ancorché con frequenze modeste (1,4% oltre i 13 nodi). Nelle condizioni di atmosfera neutra (classe D) sono prevalenti le direzioni meridionali e settentrionali, con le velocità più alte associate ai venti meridionali. Le condizioni di atmosfera stabile si verificano prevalentemente con direzioni meridionali. In conclusione il regime anemologico del sito si presenta abbastanza attivo, con sensibile variabilità della direzione del vento tra i quadranti settentrionali e quelli meridionali, e velocità anche sostenute, frequentemente oltre il 6 m/s. Le calme di vento, pur presenti, non hanno frequenze superiori al 30% circa. Le condizioni stabili, prevalentemente notturne, si presentano con frequenza media del 35% circa, raggiungendo il 40% nei mesi estivi e superandolo (di poco) solo nei mesi autunnali. Temperature e precipitazioni Le temperature medie estive sono generalmente attorno ai 25°C, con modeste oscillazioni da anno ad anno; non si notano particolari trend nel periodo considerato. Quelle invernali mostrano valori compresi tra 5 e 10 °C, con variazioni annuali più pronunciate rispetto alle medie estive; gli anni più recenti mostrano valori tendenzialmente più bassi di quelli precedenti. Le temperature massime sono comprese tra 35 e 38 °C e quelle minime tra 0 e -13 °C, con le più rigide verificatesi negli anni più recenti. Le precipitazioni, più abbondanti in autunno, mostrano andamenti molto variabili da anno ad anno: i picchi annuali più elevati riguardano gli anni 1951, 1953 e 1987, con valori da quasi 300 a circa 350 mm (in ottobre), quelli più bassi sono compresi tra 150 e 200 mm circa. Il 1986 è stato l’anno con le precipitazioni più scarse. Periodi prolungati privi di precipitazioni sono piuttosto rari. La maggior parte dei giorni sono classificati coperti e solo nei mesi estivi si presenta un numero di giorni sereni superiore a quello dei giorni con cielo coperto. 5.2.1 Studi sulla qualità dell’aria Sito industriale MIDA Srl Tra i giorni 9 agosto e 17 agosto 2007, V&V Consulting Srl ha effettuato una serie di misure con stazione mobile di rilevamento dell’inquinamento atmosferico nel territorio del Comune di Crotone. Tali misure hanno avuto lo scopo di valutare la qualità dell’aria nella zona in relazione agli standard normativi Italiani e Comunitari nei pressi degli impianti della ditta MIDA Srl in Località Passovecchio nel Comune di Crotone. Gli impianti sono situati nel medesimo perimetro della Salvaguardia Ambientale e sono praticamente adiacenti come mostra l’immagine che segue: Di seguito vengono riportate le conclusioni dell’indagine: “La qualità dell’aria per il periodo appare buona per tutti i parametri e non desta alcuna preoccupazione. Solo alcune medie giornaliere del PM10 eccedono i limiti medi annuali, ma la media complessiva è all’interno dei limiti. L’analisi degli andamenti delle concentrazioni fa ipotizzare il traffico come fonte principale di alterazione della qualità dell’aria in zona che, comunque, visti i risultati, risulta essere piuttosto buona. Per quanto riguarda gli ossidi d’azoto e il monossido di carbonio l’andamento delle medie orarie durante il giorno segnala la presenza di una certa influenza del traffico sulle concentrazioni in atmosfera con punte mattutine e serali. Il rapporto tra le concentrazioni di benzene e toluene e xileni è abbastanza costante confermando una certa influenza del traffico sulle concentrazione dei BTX. Non si notano ulteriori particolari correlazioni tra i parametri”. 6. Identificazione e valutazione degli impatti Vengono nel seguito identificati e valutati i possibili impatti che la gestione dell’impianto possono determinare a carico delle matrici ambientali che caratterizzano il sito ove la piattaforma di stoccaggio è ubicata. Le matrici considerate sono quella fisica (atmosfera, acqua, suolo) e quella socio-economica. Nella valutazione dell’impatto ambientale vengono individuate le azioni generatrici di impatto e gli effetti primari e secondari che da queste discendono, e si espongono i criteri di contenimento adottati in sede progettuale. È opportuno segnalare che, nel caso di impianti in genere, gli impatti sono valutati per confronto fra la situazione preesistente (“ante operam”) e quella conseguente alla realizzazione e all’esercizio di nuovi impianti (“post operam”). Il caso in esame riguarda un’area che è già interessata da attività di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, sia da parte della Salvaguardia Ambientale e sia dalla MIDA. Si ricorda che tali aziende risiedono all’interno dello stesso perimetro. Tali attività si protraggono da quasi un ventennio, per cui tali aree risultano significativamente condizionate dalla attuale alterazione prodotta dalle attività di trattamento/smaltimento di rifiuti. Relativamente alla valutazione ante operam, la particolarità, in questo caso, è dovuto al fatto che l’impianto è esistente ed operativo, ed il progetto presentato non prevede modifiche sostanziali ma più che altro un aumento del sistema operativo–gestionale per l’ottenimento dell’autorizzazione all’ampliamento di stoccaggio di rifiuti speciali pericolosi (D15) da 10.000 mc/anno a 200.000 mc/anno, mentre per l’autorizzazione alle operazioni [R3] si rammenta che la richiesta è finalizzata ad un futuro adeguamento normativo (previsto ma non ancora attuato). Inoltre queste aree ricadono in una intera zona destinata ad uso industriale da diversi decenni per cui la valutazione sarà effettuata solo sull’impianto esistente. La metodologia di valutazione è stata sviluppata attraverso le seguenti fasi: · identificazione delle componenti ambientali coinvolte; · determinazione delle caratteristiche generali più rappresentative del sito di impianto e della fase di gestione (lista dei fattori); · valutazione qualitativa degli impatti elementari a carico delle componenti ambientali. Le componenti ambientali maggiormente influenzate dalla gestione dell’impianto sono: 1. Componenti ambientali naturali: a. estetica (caratteristiche del paesaggio); b. relazioni biologiche (flora, fauna, ecosistemi); c. ambiente idrico (qualità delle acque); d. aria ed atmosfera (qualità dell’aria). 2. Componenti ambientali socio-territoriali: a. uso del territorio; b. salute pubblica; c. rumorosità. Va sottolineato che la componente estetica (caratteristiche del paesaggio) è coinvolta per l’influenza che l’impianto potrebbe avere sull’aspetto dei luoghi circostanti, mentre la componente rumorosità è coinvolta in quanto legata alle possibili alterazioni del fondo sonoro naturale indotte dalla presenza dei mezzi d’opera e dal livello di incremento del traffico veicolare sul sistema viario esistente. La componente ambiente idrico (qualità delle acque) è coinvolta a seguito dell’effetto diretto e indiretto che l’impianto potrebbe avere nei confronti della qualità delle acque presenti nelle aree coinvolte, soprattutto in relazione alla permeabilità del terreno ed al massimo livello della falda. La componente aria ed atmosfera (qualità dell’aria) è coinvolta, soprattutto, per gli effetti causati dalla produzione di inquinanti atmosferici, di polveri e di odori generati dall’impianto sul contesto reale interessato, effetti in parte mitigati dal sistema di abbattimento delle polveri e dalla barriera arborea. La componente uso del territorio è coinvolta per l’influenza che la gestione dell’impianto può esercitare sulle caratteristiche d’uso del territorio, mentre la componente relazioni biologiche è coinvolta in relazione ai possibili effetti sulle realtà ecologiche preesistenti. Infine, la componente salute pubblica è coinvolta in quanto legata ai potenziali rischi per le popolazioni residenti nelle vicinanze. 6.1 Paesaggio L’intervento proposto si inserisce all’interno di un’area destinata dal P.R.G. del Comune di Crotone al Consorzio Nucleo di Industrializzazione. Tale area è in gran parte occupata da attività industriali delle quali alcune in esercizio e diverse chiuse ed in stato di abbandono tra cui una discarica per rifiuti speciali pericolosi e un grossa area in attesa di bonifica. Le realtà operative più importanti sono la Sasol Italy (settore chimico), la Biomasse Italia (settore energetico), l’Eni (settore energetico), la Gres 2000 (settore manifatturiero), l’impianto della TME (settore rifiuti), la Salvaguardia Ambientale (settore rifiuti), la MIDA (settore rifiuti), ed il depuratore del CNI (settore rifiuti). Gli impianti della Salvaguardia Ambientale sono comunque posti in lontananza dalla Strada Statale 106 e non sono visibili dalla stessa ma solo dalle aziende vicine, anche se il perimetro aziendale è ben definito e difficilmente penetrabile alla vista, in virtù del muro di recinzione e della barriera arborea. In ogni caso, l’incidenza dell’impianto di stoccaggio sul paesaggio può essere valutata se viene preliminarmente definita la “sensibilità” del paesaggio locale, ovvero la misura in cui la qualità del paesaggio di una determinata zona può variare in seguito alla realizzazione di un nuovo progetto di trasformazione. In linea generale, si possono definire tre diversi gradi di “sensibilità” del paesaggio: 1. sensibilità alta: quando un determinato paesaggio possiede caratteri tipologici e strutturali evidenti ed in buono stato di conservazione: in questo caso un intervento antropico che non sia rivolto esclusivamente alla tutela delle caratteristiche già esistenti può incidere in maniera sostanziale sulla struttura del paesaggio, modificandone le caratteristiche peculiari; 2. sensibilità media: quando un determinato ambito paesaggistico, pur possedendo ancora caratteri tipologicamente riconoscibili, vede comunque compromessa la fisionomia originaria da elementi detrattori; tali elementi sono in genere costituiti da insediamenti recenti e da loro infrastrutture; 3. sensibilità bassa: quando un determinato ambito paesaggistico possiede caratteristiche tipologiche destrutturate oppure non ha elementi di pregio. Nel caso in esame, per le ragioni esposte in precedenza, l’ambito paesaggistico considerato è certamente da attribuire all’ultima classe di sensibilità, essendo già fortemente antropizzato e del tutto privo di qualsiasi carattere di valore paesaggistico. 6.2 Flora, vegetazione e fauna Dallo scenario descrittivo si evince che nel sito direttamente interessato dal progetto risulta alquanto modesta la presenza di specie avifaunistiche sottoposte a norme di tutela. La gestione dell’impianto non interagisce con unità ecosistemiche vulnerabili. L’area in questione e quelle circostanti non mostrano caratteristiche di aree ad elevato valore naturale, nessuna porzione di esse è rimasta allo stato originario, e non può quindi essere considerata caratterizzata da habitat esclusivi. La destinazione d’uso dell’intera zona industriale ha completamente sostituito la vegetazione autoctona e gli habitat naturali ad essa associati, l’area risulta fortemente alterata e non sono presenti emergenze botaniche. Dunque, la gestione dell’impianto non produrrà sostanzialmente la scomparsa delle specie animali presenti nell’area vasta, né realizzerà interruzioni dei corridoi ecologici esistenti, né concorrerà a variazioni significative delle popolazioni attualmente presenti. Nonostante la prolungata gestione degli impianti preesistenti, il richiamo e la proliferazione di animali (in particolar modo ratti, ed insetti) è limitata, anche grazie al servizio di derattizzazione e di disinfezione di cui l’aziende dispone. La gestione dell’impianto nella configurazione richiesta determinerà semplicemente il proseguimento nel tempo di tale situazione. 3 Ambiente idrico Per l’impianto di stoccaggio dei rifiuti non sussistono rischi di scarichi tali da comportare problemi di contaminazione di acque superficiali e profonde, essendo prevista la separazione spinta dei diversi tipi di scarico (acque di prima pioggia, colaticci prodotti in fase di selezione, acque di lavaggio di pavimenti, scarichi dei servizi, ecc.) che comunque confluiscono all’impianto di trattamento acque industriali del Consorzio Nucleo di Industrializzazione di Crotone. Questo fintanto che la pavimentazione viene manutenuta regolarmente ed il sistema di stoccaggio mantenga la sua attuale efficienza. A testimonianza di ciò, si ricordano i risultati della caratterizzazione del sito che non hanno mostrato segnali di contaminazione nei terreni ma solo nella falda per due parametri (solfati e manganese). In ogni caso gli elementi in superamento non sono compatibili con gli elementi maggiormente presenti nei rifiuti in transito dall’impianto e in più si ricorda che la matrice suolo non è risultata essere inquinata (Allegato F). Per quanto riguarda il vicino Torrente Passovecchio (alcune centinaia di metri), si rileva che questo è interamente imbrigliato per tutto il tratto che potrebbe comunicare con la falda che attraversa il sito, per cui sono modeste le interazioni tra i due sistemi. A livello aziendale, invece, l’utilizzazione dell’acqua si riduce alla previsione del fabbisogno per gli usi igienico sanitari, per la difesa antincendio, per la umidificazione dei piazzali, per il contenimento delle polveri e per i lavaggi. 6.4 Aria e atmosfera Riguardo alla valutazione dell’impatto delle emissioni in atmosfera prodotte dall’impianto, si segnala che le fonti principali di scarico si riferiscono alle emissioni dei veicoli impiegati per il conferimento dei rifiuti e per la movimentazione degli stessi all’interno delle aree di stoccaggio. Come eventi straordinari, invece, devono essere considerati possibili sversamenti di rifiuti durante le operazioni di movimentazione e stoccaggio; questi eventi uniti a determinate condizioni climatiche (pioggia e vento in particolar modo) possono dare luogo a contaminazioni puntuali delle matrici ambientali anche se intervenendo con tempismo è possibile confinare, contenere e successivamente rimossi. Si segnala che tali procedure sono gestite per come indicate nel sistema di gestione ambientale (UNI EN ISO 14001:2004). Ovviamente queste sono situazioni di emergenza che possono verificarsi durante l’operatività dell’impianto, ma non sono assolutamente previste dalle attività dello stesso. Infatti, soprattutto nel caso di stoccaggio di rifiuti pericolosi, sono previsti conferimenti in fusti sigillati o comunque in big bags omologati per rifiuti speciali pericolosi e ben chiusi. Inoltre, in fase di stoccaggio, sono previste ulteriori misure di copertura con teli, con tettoie o all’interno di cassoni scarrabili coperti a tenuta stagna. Data la destinazione d’uso di tutta la zona industriale, è difficile stabilire dei punti di ricaduta degli inquinanti che possono aerodisperdersi, a causa della presenza di altri impianti (quali la Gres, l’impianto di trattamento rsu di Ponticelli, la MIDA, la Biomasse Italia ed il depuratore del Consorzio) lungo le direttrici dei venti predominanti. In ogni caso, le indagini precedentemente menzionate nei hanno evidenziato un buon livello della qualità dell’aria, segnalando dei superamenti delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici in concomitanza con le ore di punta del traffico della vicina S.S. 106 e quindi ad esso attribuibili. Un problema risiede nella alta carenza infrastrutturale che caratterizza la Provincia di Crotone, infatti tutto il sistema dei trasporti è prevalentemente su gomma dato che la linea ferroviaria ionica è a monorotaia e non elettrificata, il porto ad uso industriale è scarsamente utilizzato a causa di problemi di fondale basso e l’aeroporto non è adibito a scalo merci. Si può intuire che la S.S. 106 è una strada ad altissima intensità di traffico e quindi di inquinamento, inoltre come fattore ulteriormente aggravante bisogna considerare che il traffico è sopportato da una unica corsia per senso di marcia e quindi si tratta di traffico intenso e lento. L’ampliamento della capacità annuale di stoccaggio causerà sicuramente un aumento del traffico ma non determinerà apprezzabili variazioni, rispetto alla situazione in essere, dello stato di contaminazione dell’atmosfera. L’interazione dei rifiuti stoccati con l’aria circostante sarà di tipo casuale, ed in presenza di vento la frazione di rifiuto più fine catturata avrà una ricaduta poco distante dal punto di cattura a causa dell’altezza del punto di emissione (praticamente a quota zero) e della temperatura della frazione (temperatura ambiente). 6.5 Usi del suolo Si è già segnalato in precedenza che, secondo gli strumenti urbanistici, l’intera area che ospita il sito è destinata ad uso industriale, per cui il territorio è altamente degradato. In ogni caso la Salvaguardia ha predisposto un piano per la bonifica del sito per la fase di chiusura attività. 6.6 Ambiente socio-economico e salute pubblica La gestione dell’impianto di stoccaggio nella nuova configurazione (200.000 mc/anno), comporta come effetto diretto un significativo impatto positivo sulla componente occupazionale in quanto si potranno preservare posti di lavoro momentaneamente non garantibili a causa del ridotto volume di affari che l’autorizzazione attuale consente. Analogamente, l’ampliamento favorirà un impiego indotto generato dall’attività di trasporto dei rifiuti. Pertanto l’attività dell’impianto, contribuendo alla risoluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti, determinerà contestualmente un impatto positivo sulle componenti economiche e occupazionali. Per quanto riguarda la salute pubblica, in generale, non si riscontrano impatti di rilievo, mentre risultano possibili incidenti vari a carico dei lavoratori che si potranno prevenire attraverso l’impiego di maestranze specializzate e, comunque, osservando scrupolosamente quanto previsto dalla normativa del settore antinfortunistico. 6.7 Rumori Tra gli effetti indotti dalla gestione dall’impianto di stoccaggio, è necessario valutare la rumorosità causata dai mezzi meccanici, operanti nell’impianto, e dai mezzi adibiti al trasporto dei rifiuti. Nella valutazione dell’incidenza sul traffico, è opportuno considerare congiuntamente anche gli effetti prodotti da tutti gli impianti e le aziende adiacenti, e dalla S.S. 106. Come prima menzionato, la zona industriale non è stata ancora sottoposta a zonizzazione acustica dal Comune di Crotone, per cui vale il limite massimo di 70 dB. La Salvaguardia Ambientale ha fatto eseguire uno studio sulle emissioni acustiche degli impianti (Allegato H) dal quale si evince il non superamento dei limiti previsti. 6.8 Conclusioni Nei quadri di riferimento di cui consta il presente Studio Preliminare di Impatto Ambientale sono stati documentati e valutati i potenziali impatti generati dall’attuale impianto e da quelli che potrebbero sorgere nella configurazione oggetto di richiesta nel contesto socio-economico ed ambientale, a scala locale e di area vasta. Come è possibile evincere da quanto esposto, il sito prescelto per la ubicazione delle opere proposte ricade, secondo il P.R.G. del Comune di Crotone, in: · Tavola P4, area destinata al Nucleo di Industrializzazione di Crotone (art. 19 comma 5 del testo); Nel Piano del Nucleo di Industrializzazione di Crotone, l’area che ospita l’impianto oggetto di valutazione è indicata come: · Tavola 6, Zona A1 - all’interno di tali aree sono ammesse costruzioni per lo svolgimento di attività artigianali, produttive e di servizio, concessionarie di macchinari, veicoli industriali ed autoveicoli con officine annesse (articolo 2 delle Norme di Attuazione del Piano). L’area che ospita l’impianto è quindi quella ottimale per questo genere di attività, inoltre il Piano Provinciale prevede la minimizzazione degli impatti ambientali provenienti dai processi di smaltimento e trattamento dei rifiuti attraverso la predisposizione di un numero limitato di impianti ed attraverso la individuazione di modalità per la localizzazione dei nuovi impianti, per cui, in quest’ottica, autorizzare un ampliamento su un impianto già esistente e debitamente certificato garantirebbe un impatto ambientale minore rispetto a quello indotto da una nuova realtà, mentre per quanto riguarda la localizzazione sarebbe ripetitivo ricordare la destinazione d’uso dell’intera area. Non sono presenti aree significativamente urbanizzate ad una distanza inferiore ai 3000 m dal sito. Non sono presenti aree di particolare pregio storico-culturale, archeologico o di interesse a fini turistici: questi ultimi si collocano essenzialmente lungo la costa a partire dalla città di Crotone (che dista circa quattro chilometri dall’impianto) in direzione sud. Il sito non interessa il perimetro di Zone a Protezione Speciale, aree I.B.A. (Important Birds Area), né altra forma di area vincolata ai sensi della normativa di tutela paesaggistica vigente. Il sito è già occupato da circa venti anni da attività di smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi, da tempo monitorate con attenzione, che non hanno mai prodotto significativi impatti sulle matrici ambientali nei territori limitrofi. Alla idoneità del sito, si affiancano le scelte progettuali fatte che permetteranno di limitare al massimo gli impatti ambientali negativi dovuti all’esercizio dell’impianto di stoccaggio per rifiuti speciali pericolosi nell’ipotesi di 200.000 mc/anno. Da sottolineare, inoltre, la ricaduta positiva dal punto di vista socio-economico sul territorio, in termini di servizi resi alla collettività (smaltimento dei rifiuti) e di sviluppo dell’occupazione. In definitiva, la stima dei principali impatti indotti dall’autorizzazione all’ampliamento per le operazioni di stoccaggio [D15] fino a 200.000 mc/anno, nonché le interazioni individuate tra i predetti impatti con le diverse componenti e fattori ambientali, anche alla luce degli interventi di minimizzazione degli impatti stessi, permettono di concludere che l’opera in progetto risulta compatibile con il sistema paesistico-ambientale analizzato. BIBLIOGRAFIA · Piano Regionale Gestione Rifiuti Regione Calabria 2007 – a cura del Commissario delegato per l’emergenza ambientale nella Regione Calabria; · Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti A.T.O. n° 3 – a cura della Provincia di Crotone - Assessorato Ambiente – Pianificazione Territoriale; · PTCP Provincia di Crotone – documento preliminare – a cura della Provincia di Crotone; · PRG del Comune di Crotone – a cura del Consiglio Comunale del Comune di Crotone; · Piano del Consorzio di Industrializzazione di Crotone – a cura del Consorzio di Industrializzazione del Comune di Crotone; · Rapporto APAT 2007; · L’andamento economico della provincia di Crotone - Osservatorio economico POLOS 2008 - dodicesima edizione – a cura della Camera di Commercio di Crotone; · Crotone – Storia, Cultura, Economia - (Rubbettino Editore); · Perizia idraulico-geologica, progetto dell’impianto per attività di deposito preliminare [D15] e messa in riserva [R13], selezione e cernita di rifiuti - a cura del Dott. Geol. Vittorio Vallies; · Piano di caratterizzazione delle aree Salvaguardia Ambientale Spa – a cura della V&V Consulting Srl; · Caratteristiche diffusive dei bassi strati dell’atmosfera – Regioni Basilicata e Calabria – a cura dell’ENEL sui dati meteorologici dell’Aeronautica Militare di Crotone (periodo di osservazione 1951-1991); · Relazione qualità aria Agosto 2007 MIDA Srl – a cura della V&V Consulting Srl; Allegato A Tavole estratte dal PTCP Allegato B Autorizzazione stoccaggio vigente Allegato C Estratto Tavola P4 del PRG Allegato D Estratto Piano CSI Allegato E Certificazioni Allegato F Validazione risultati ARPACAL Allegato G Motivazione richiesta ampliamento contenuta nel progetto depositato in AIA Allegato H Studio di zonizzazione acustica Allegato I Planimetria impianto stoccaggio Allegato L Sistema antincendio