Comments
Transcript
Boghe fritte - Città Metropolitana di Catania
48 CUCINA NOSTRANA LIBRI IN VETRINA Boghe fritte Gli ultimi giorni al mare, le ultime occasioni per potere gustare un buon pesce fresco, pescato sul posto, prima del rientro in città, dopo le vacanze. Fra i pesci tipici del mare catanese fanno spicco le “ope” (boghe), dalla forma affusolata, dall’aspetto vivace, dal colore argenteo scuro in contrasto con il bianco dei fianchi arricchito da tre o quattro striscie longitudinali, dorate. Ma la caratteristica che distingue questo pesce risiede negli occhi grandi, molto evidenziati. Il nome – infatti – deriva dal greco “boos” e da “ops” che significano rispettivamente bue e occhio. Quindi, occhio di bue. Pur non essendo classificato tra i pesci più pregiati, nella fantasia dei catanesi, esso trova posto in moltissime ricette che fanno perno soprattutto sulla sua freschezza e fragranza. C’è un vezzeggiativo tipico che ci dà l’idea di quanto questo pesce sia amato: “opareddi”, cioè piccole “ope”, le chiamano quasi con tenerezza. Lo si cucina in teglia, sulla brace, fritto e la sua carne bianca è ottima anche nelle zuppe di pesce. Ma i buongustai che vivono all’ombra del vulcano lo amano soprattutto infarinato e fritto. La farina deve essere obbligatoriamente del tipo “rimacinato”, il sale deve essere aggiunto dopo la frittura e nel piatto di portata faranno bello spicco i quarti di limone provenienti dalla riviera dell’acese. Renato Pennini, La prigione di ghiaccio Prova d’autore, Euro 8 Renato Pennini è un poeta che non disdegna la narrativa. Ne è ulteriore prova questo romanzo giallo, genere affascinante quanto insidioso se il dosaggio tra le arti emotivo e il plot poliziesco non raggiunge l’equilibrio giusto. L’autore parte bene riesce d intrigare il lettore quando ci fa conoscere il protagonista l’avvocato Roberto Nicosia cardiopatico ed amante del jazz (viene alla mente il La Marca di Santo Piazzese). Crea dei personaggi colorati e simpatici la colf dell’est Tatiana la segretaria Viviana e il collega di studio Carmine venuti tutti descritti con esauriente caratterizzazione 8la cameriera russa riesce ad essere comica). La stessa cosa riesce a fare con il commissario Russo e il fido Caputo i rappresentanti delle forze dell’ordine che dovranno sbrogliare il caso. Non mancano episodi degni di essere citati come l’incontro tra il protagonista e la sua ex fiamma ai tempo dell’Università Flaminia bellezza mitizzata dal ricordo adolescenziale. La scrittura è agile e veloce rasenta lo slang moderno quando i fatti precipitano velocemente sembra funzionale alla tensione che cresce m quando sentiamo che la fine è vicina qualcosa s’inceppa. Il giallo dovrebbe mostrare i muscoli ( il cosiddetto colpo di scena) mentre invece presta il fianco alle perplessità de lettore che forsesi sarebbe aspettato di più. Domenico Trischitta STORIE DI PIETRE MILITELLO E LA GUERRA DEI CAMPANILI Dose per quattro persone 1 chilo di boghe (“ope”) farina 2 limoni olio d’oliva, sale Preparazione Nettare le boghe, lavarle, scolarle e infarinarle. Disporle su un largo setaccio di crine per eliminare la farina in esubero. Friggerle in abbondante olio bollente finchè saranno ben dorate, scolarle e depositarle su un foglio di carta paglia per fare assorbire l’unto in eccesso. Cospargere con un po’ di sale e sistemare nel piatto di portata decorato con quarti di limone. Militello Val di Catania non è soltanto famosa per la “guerra dei Campanili”, ma soprattutto perché è uno dei centri più ricchi d’arte. Solo un accenno sul conflitto prima di ricordare le opere tra le più preziose possedute da Militello. Per Pasqua e per le feste patronali scoppia la “guerra” tra i devoti della Chiesa di S. Nicolò che festeggia il S.S. Salvatore Patrono di Militello. E quelli di S. Maria della Stella Patrona di Militello. Dopo il terremoto del 1693 S. Nicolò venne riconosciuta come Chiesa Madre a discapito dell’altra che, secondo molti. Ne aveva più titoli. Da qui e da allora è nata una vera e propria guerra (che ha spesso coinvolto non solo le autorità ecclesiastiche, ma anche politici e la società locale) tra “nicolesi” e “mariani”. Il barocco di Militello è altrettanto ricco e famoso come quello del capoluogo, di Acireale e di Noto. Tra i palazzi più famosi e più belli, dal punto di vista artistico, sono da ricordare: il Palazzo Reburdone, il palazzo Reforgiato, il Palazzo Baldanza Denaro (in piazza Duomo) Palazzo Baldanza (in via 24 Maggio), il Palazzo Rametta e il Palazzo Maiorana. Il convento di San Benedetto, costruito nel 1623 da Giovanna d’Austria, moglie del principe Francesco Branciforte, oggi è sede del Municipio. La Chiesa di S.Benedetto, annessa al convento è ricca di opere d’arte che vanno dal cinquecento in poi. Dello storico castello Barresi, edificato nel 300, esistono oggi soltanto degli avanzi. La Chiesa Santa Maria della Stella è sede di preziose tele e sculture. E’ da visitare inoltre la chiesa , del tardo 400 di S.Maria la Vetere, la quale sorge fuori del centro abitato, e che ha spunti di alto interesse storico. Eleonora Consoli Antonio Di Paola