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Febbraio 2015 - Diocesi di Cassano all`Jonio

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Febbraio 2015 - Diocesi di Cassano all`Jonio
l
’
Abbraccio
Perdiodico della Diocesi di Cassano all ’Jonio
FEBBRAIO 2015 Anno 8 Numero 2
Una casa
accogliente
editoriale
Una Parrocchia che converte e si converte
l
’
N
Abbraccio
Periodico della Diocesi di Cassano all ’Jonio
Febbraio 2015 - Anno 8 numero 2
SOMMARIO
5 pinocchio
in parrocchia
8
corso
di lis
11
scrivere
la pace
19
chiamati
alla missione
2
febbraio 2015
X
don Nunzio Galantino
on posso proporre il mio breve contributo sulla natura e sulla vita
della Parrocchia prescindendo dall'esperienza che io stesso ho fatto,
per 36 anni, nella Parrocchia di San Francesco d'Assisi, in Cerignola.
Un'esperienza che ha certamente segnato la mia vita di uomo e di
prete. Averne vissuto le vicende in maniera piena ed appassionata,
seppur con tanti evidenti limiti, ha fatto sì che io - anche dopo averla
lasciata per unirmi al cammino di fede della Chiesa Cassano - ne
fossi ancora fortemente segnato. Sì, perché la Parrocchia - come realtà fatta di
persone che vivono, progettano, pregano, testimoniano e crescono insieme - offre
potenzialità straordinarie che, solo chi se ne sente parte, può cogliere. "Sentirsene
parte" è molto di più che starci e frequentarla, anche se assiduamente. "Sentirsene
parte" è molto di più, anzi è tutt'altro che starci per gestirla."Sentirsene parte"
parte vuol dire amarla per quello che la Parrocchia è. "Sentirsene parte" vuol
dire arrivare a coglierne i limiti senza guardarli con occhi e con cuore - peggio
ancora con parole - sprezzanti. "Sentirsene parte" vuol dire sentirsi appartenere
quei limiti e mettere in atto tutto ciò che è possibile per ridurre l'impatto negativo
di ciò che attraversa in maniera più o meno evidente la vita della Parrocchia.
Ma tutto questo non può farlo chi non ci rimette niente di sé! Non è possibile
a chi non ha mai provato a mettersi in ascolto e farsi cambiare (= convertire)
da persone ed eventi lontani dal proprio modo ordinario di pensare e che pure
approdano in un Parrocchia "in uscita" . A questo proposito e per quel che mi
riguarda, sento di poter affermare che persone ed eventi con i quali fino a
un certo punto della mia vita non avevo mai avuto a che fare - nella vita e
nell'esperienza della Parrocchia - hanno finito per incidere sensibilmente sul mio
modo anche di stare nella Chiesa, di essere uomo e di essere prete. Ritengo quindi
la Parrocchia un possibile luogo di formazione e, se possibile, anche di conversione.
Fin qui potrebbe sembrare che io riduca la Parrocchia e la sua realtà a luogo di
socializzazione più o meno capace di aiutare a crescere umanamente. No, non la
penso così! Non dimentico cioè che tutto quello che la Parrocchia può realizzare
- i cosiddetti "progetti" - non può che essere frutto di quello che la Parrocchia
è per sua natura. «La Parrocchia, infatti, si costituisce per opera della grazia di
Dio e per attiva risposta dei fedeli, attorno alla Parola di Dio, ai sacramenti –
particolarmente l’Eucarestia – e al servizio della carità». Ciò vuol dire che dinanzi
alle sfide che la Chiesa oggi è chiamata ad affrontare, il compito della Parrocchia
è e resta quello di annunciare Cristo o, come hanno più volte detto i Vescovi,
“Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Per fare questo la Parrocchia
viene sollecitata ad uscire da se stessa e dai suoi schemi ripetitivi, mettendosi
umilmente in ascolto di quello che le capita intorno e lasciandosi interpellare. Mi
chiedo: possiamo affermare che il modo in cui vengono investite le nostre energie
in Parrocchia riescono a testimoniare la forza davvero affascinante ed impegnativa
della proposta di Gesù? Lo stesso modo di preparare e vivere i momenti consueti
dell'attività pastorale (preparazione e celebrazione dei Sacramenti, preparazione
e celebrazione delle feste, formazione ed esercizio della carità, linguaggio e
gesti) sembra tante volte non tenere in nessun conto quello che di nuovo vivono
oggi le persone e che oggi si muove negli stessi ambienti nei quali viviamo.
Per questo ritengo che la prima via attraverso la quale la comunità parrocchiale
evangelizza è la vita della comunità parrocchiale, la sua unione e fedeltà
a Cristo, il suo servizio all’uomo, la trasparenza evangelica delle sue scelte
pastorali, economiche, caritative e sociali. La sapienza pastorale conferma
che il punto di partenza, anche per la nuova evangelizzazione, è rinnovare e
qualificare ciò che già esiste. Occorre perciò che si acquisti una mentalità
nuova nell’impostare la vita e la pastorale della parrocchia, meno chiusa in se
stessa. Ricordando che la carità educa la comunità cristiana a un’etica solidale,
a una cultura dell’accoglienza, capace di essere condivisa anche da chi non è
credente, di incidere sui problemi del territorio e di aprirsi alle questioni sociali e
politiche da cui dipende spesso il superamento delle ingiustizie ed emarginazioni.
Porte aperte per favorire
l'incontro con Gesù
L
Cari lettori,
apriamo le porte della
parrocchia: casa accogliente e di sane
relazioni, esperta in umanità e segno
di missionarietà. Era uno degli obiettivi
dello scorso anno pastorale e lo
resta anche per il 2014-2015, come
indicato dalla delegazione diocesana
che stimola, accompagna e aiuta la
vita delle comunità nella loro «gioiosa
missione di annunciare e testimoniare
il Vangelo di Gesù». “l’Abbraccio”
varca la soglia delle parrocchie per
raccontare il ricco e denso mondo
che vive al loro interno grazie alla
passione dei sacerdoti, all’impegno
dei laici, alla buona volontà di tanti
piccoli e grandi volontari che sono uno
degli infiniti volti della Chiesa in uscita
tanto cara a Papa Francesco quanto
importante nella quotidianità. Anche
se resta lontana dai riflettori ma attiva,
silenziosa ma operosa, come altre
realtà cattoliche che non fanno notizia
anche se salvano vite, aiutano chi ha
bisogno, accolgono chi è senza casa,
danno da mangiare a chi ha fame e
da vestire a chi è nudo. E non avrebbe
nessun'altra porta cui bussare, se
non ci fossero le parrocchie. Di loro
non parla quasi nessuno, mentre
basta un sospetto di quinto grado nei
confronti d'un uomo o donna di fede
per guadagnare la prima pagina e
molto altro. Anche per questo serve
“l'Abbraccio”, come centinaia di altri
più o meno importanti media cattolici.
Per questo vi chiediamo di continuare
a starci vicino aiutandoci con un
abbonamento oltre che con consigli,
suggerimenti e pure critiche.
Un abbraccio.
d.m.
a Parrocchia, come la Chiesa, esiste per favorire l’incontro con
Gesù. La vocazione della Parrocchia, perciò, è la stessa vocazione
della Chiesa universale. La Parrocchia, infatti, è una “localizzazione”
della Chiesa. Anzi, la Parrocchia potrebbe essere definita proprio
“Chiesa locale”. Forse qualcuno arriccerà il naso ad una tale
definizione, poiché spesso tale definizione viene utilizzata per la
Diocesi. Per quest’ultima, tuttavia, sarebbe più corretto parlare di “Chiesa
particolare” o “porzione di Chiesa”. L’elemento che caratterizza la Parrocchia
– come “localizzazione” della Chiesa
– è la comunità. La Parrocchia è,
infatti, una comunità determinata
(localizzata) di fedeli. Da ciò deriva
che il criterio principale che esprime
l’appartenenza ad una Parrocchia è
quello legato al territorio. Il Vescovo
– a cui unicamente spetta erigere
una Parrocchia – infatti, nell’atto di
erigerla, contemporaneamente la
determina, individuandone i confini.
Ciò significa, concretamente, che
ad una Parrocchia si appartiene non in base a criteri soggettivi ed elettivi
– poiché la comunità cristiana non è un gruppo di privilegiati, una élite –
ma oggettivi: si appartiene ad una Parrocchia avendo in essa il domicilio o
il quasi-domicilio. Pur essendo il Vescovo il primo responsabile della vita di
ogni comunità parrocchiale (ecco il motivo per cui periodicamente il Vescovo
diocesano deve visitare tutte le Parrocchie della sua Diocesi), egli l’affida ad
un Presbitero, che prende il nome di Parroco. Il Parroco, però – che non è
vicario del Vescovo in quella Parrocchia ma ne è il “pastore proprio” – deve
guidare la comunità affidatagli in stretta comunione con il Vescovo diocesano.
Una tale stretta comunione è vincolante. Se manca la comunione, infatti, viene
a mancare l’ecclesialità. In parole semplici: senza una tale comunione la Chiesa
“locale”, che è la Parrocchia, diventa meno Chiesa. È questo anche il senso
per cui nella celebrazione della Messa, in ogni Parrocchia, dopo la menzione
del Papa, si fa sempre menzione del Vescovo, affermando che l’Eucaristia viene
celebrata significativamente “in comunione”. La Parrocchia-Chiesa locale è
costituita perché tutti i fedeli possano accedere più facilmente alla Parola di
Dio e alla celebrazione dell’Eucaristia e degli altri Sacramenti. La Parrocchia,
per dirla con parole semplici, c’è perché si possa incontrare più facilmente il
Signore e sperimentare il suo Amore, la sua Grazia. È necessario, perciò, che
le porte siano sempre aperte. È una cosa sulla quale Papa Francesco ritorna
sistematicamente! In una della sue omelie affermava: “Pensate a una ragazza
madre, che va in parrocchia e dice al segretario: ‘Voglio battezzare il bambino’.
E poi questo cristiano, questa cristiana le dice: ‘No, tu non puoi perché non
sei sposata!’. Ma guardi, che questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare
avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una
porta chiusa! Questo non è un buon zelo! Allontana dal Signore! Non apre
le porte! E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento,
noi non facciamo bene alle persone, alla gente, al Popolo di Dio. Gesù ha
istituito sette Sacramenti e noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo:
il sacramento della dogana pastorale! Gesù si indigna quando vede queste
cose perché chi soffre è il suo popolo fedele, la gente che Lui ama tanto”.
Le nostre Parrocchie non possono e non devono essere dogane, ma
Chiese “locali”, comunità vive, con le porte spalancate, perché tutti coloro
che si avvicinano possano incontrare e sperimentare l’Amore del Signore.
Michele Munno
febbraio 2015
3
Traccia
Traccia
DI
DI Spiritualità
Spiritualità
LA COMUNITÀ
Perché dove sono due o tre riuniti
nel mio nome, io sono in mezzo a
loro (Mt 18,20)
Chiesa dello Spirito Santo
Vita in parrocchia
Laino Borgo
L
aino Borgo, ultimo paese
in direzione nord della
nostra diocesi, è una
comunità di circa duemila
abitanti, immersa nel Parco
nazionale del Pollino, ai
confini con la Basilicata. La cittadina è
attraversata dal fiume Lao, strategica
via d’acqua nel passato, tutelato oggi
dalla riserva naturale che lo circonda,
ed importante centro sportivo per gli
appassionati di rafting. Nel cuore della
piccola comunità sorge la parrocchia
dedicata allo Spirito Santo, guidata
da don Anatole Tshimanga Milambo.
La chiesa è stata riaperta al culto,
seppur parzialmente, lo scorso 22
dicembre, dopo l’ultimo episodio
tellurico che ha interessato l’area del
Pollino nell’ottobre del 2012. La
gente di queste parti è abituata al
terremoto ma ha sofferto molto la
chiusura della Chiesa madre, centro
identitario nel quale la comunità si
ritrova e riconosce. La parrocchia
ha una vita intensa ed è centro di
aggregazione per giovani ed adulti.
Nei suoi locali opera l’Associazione
sportiva dilettantistica intitolata al
Beato Pietro Paolo Navarro, gesuita
e missionario, che proprio a Laino
Borgo ebbe i natali nel 1560. Dopo
essere stato ordinato sacerdote nel
1585, P. Paolo Navarro aderisce alla
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febbraio 2015
Compagnia di Gesù e viene mandato
in missione in India e Giappone per
evangelizzare quelle terre. Proprio
in Giappone viene imprigionato e
condannato al rogo. Fu proclamato
Beato il 6 luglio del 1867. Nel suo
ricordo l’associazione anima la vita
della parrocchia e della comunità
intera, coinvolge in particolar modo
i bimbi delle scuole elementare
ed i ragazzi delle scuole medie,
organizzando, oltre alle attività
sportive, anche commedie e concerti.
È in procinto di essere attivato
l’oratorio parrocchiale che, grazie al
coinvolgimento di genitori ed adulti,
cercherà di attuare un programma
di animazione e di attività ludiche
e sportive in linea con il progetto di
fede della comunità parrocchiale. Il
parroco è coadiuvato da una decina
di laici che lo aiutano nell’attività
catechistica
e
nell’animazione
delle celebrazioni eucaristiche. In
parrocchia sono attivi anche un
gruppo di preghiera devoti a San Pio da
Pietrelcina ed un gruppo missionario
che si riuniscono settimanalmente.
L’intera comunità si sta preparando
all’incontro con Papa Francesco del
21 febbraio a Roma, parteciperanno
in 66 coinvolgendo anche i fedeli
della comunità di Laino Castello.
Giuseppe Malomo
Penso che il tema della comunità si
salda bene con il tema scelto per
questo
numero
dell’Abbraccio.
Dando uno sguardo all’AT c’è da
dire che tutto parte dal dono della
Torah e dalla sua applicazione nella
vita socio-religiosa del popolo che fa
di Israele l’assemblea di Dio. Infatti,
rimane sempre forte nella coscienza
dell’Israelita la consapevolezza che
la sua vocazione, ricevuta ai piedi
del Sinai, è di essere assemblea di
Dio, popolo unito dalla Torah. Israele
non è mai stato una comunità
missionaria. La sua testimonianza è
di essere luce delle nazioni come
comunità, che gode della presenza
di Dio per l’amore vissuto tra i membri
(cf. Is 49,6; 60,1.19). Nel NT per
designare la comunità cristiana, si è
imposto il termine ekklēsίa, da cui
il termine Chiesa, che sa di essere in
continuità con l’assemblea di Dio e
con essa condivide l’adorazione del
vero Dio, così come la “speranza di
Israele” che vede compiuta con
l’evento-Cristo: “Tutte le promesse
di Dio in lui sono diventate si” (2Cor
1,20). Per il dono escatologico dello
“Spirito del Figlio suo” (Gal 4,6) e
dell’agape divina, la comunità riceve
l’unità che vive nell’amore reciproco,
inserita nella comunione trinitaria
di Dio (cf. Gv 17,21-22), chiamata
a diventare “una grande folla” (Ap
7,9). La comunità vive nel mondo
pur non essendo del mondo (Gv
17,11.14), tra il già della dimensione
escatologica ricevuta in dono dal
Signore nell’oggi, e il non ancora
che la caratterizza come popolo in
cammino verso l’incontro con Cristo.
Alessio De Stefano
Pinocchio in bicicletta
va in chiesa
P
ronti? Si parte! Tutti in sella
ad una bici per passare
qualche ora in compagnia
e imparare, divertendosi.
La Federazione nazionale
ciclismo da anni promuove
l’iniziativa “Pinocchio in bicicletta”
che si propone, appunto, d'iniziare
i bambini al ciclismo attraverso il
gioco. A Cassano il testimone è stato
raccolto dall’associazione gruppo
ciclistico “Armando Gatto” che, grazie
alla collaborazione di don Peppino
De Cicco, parroco di Santa Maria
di Loreto, a Cassano, ha raccolto
un folto gruppo di bambini della
scuola primaria e li sta iniziando al
mondo delle due ruote. Il progetto
è ambizioso perché si propone non
solo di insegnare i primi rudimenti
dela bici, ma anche, e soprattutto,
perché, pedalando pedalando, i
bambini imparano a stare insieme,
mangiare sano e scoprono che
esiste un’alternativa a Tv, videogiochi,
social e il resto. Il progetto coinvolge
una nutrizionista che segue bimbi e
genitori informandoli sui rischi legati
all’obesità infantile e correggendo
gli errori nell’alimentazione. Il
presidente della “Armando Gatto”,
Francesco Corrado, che è pure
responsabile regionale del progetto
“Pinocchio in bicicletta”, è entusiasta
di come la città sta rispondendo e
ci tiene a ringraziare don Peppino
per aver concesso il campetto di
calcio adiacente la chiesa per gli
allenamenti: «Se non fosse stato per
lui, non avremmo potuto neanche
cominciare. Certo, avremmo bisogno
di uno spazio più ampio, magari anche
al coperto per l'inverno, ma nessun
altro ha risposto ai nostri appelli».
Ancora una volta, un’altra bella
iniziativa che prende vita grazie a quel
mondo meraviglioso di comunione e
condivisione che sono le parrocchie.
Claudia Fragale
Una comunità, non solo un luogo
V
olendo offrire un quadro
sintetico sulla parrocchia, mi
piace iniziare considerando
ciò che non è: essa non
è una pura circoscrizione
amministrativa o territoriale,
una
ripartizione
meramente
funzionale della diocesi e nemmeno
la chiesa intesa come luogo fisico.
È, invece, una porzione del Popolo
di Dio, una sua articolazione,
ossia – come rileva il can. 515, § 1
del CIC – una comunità di fedeli,
costituita nell’ambito di una Chiesa
particolare, nel caso, la Diocesi, e
affidata alle cure e alla responsabilità
di un proprio pastore, il parroco.
Pertanto, il termine parrocchia non
esprime essenzialmente un luogo
o un territorio, ma una comunità di
persone, radunata intorno al parroco,
pastore proprio, che sotto l’autorità
del vescovo manifesta la comunione
con la Chiesa particolare; così intesa, è
il riflesso della Chiesa visibile stabilita
su tutta la terra (cfr. Sacrosanctum
Concilium,
42),
strumento
dell’incontro col Signore attraverso
la concretezza di una comunità di
fedeli costituita e radunata dalla
Parola e dai sacramenti, in particolare
l’Eucaristia, lì dove si edifica la
Chiesa (cfr. Christifideles laici, 26); la
parrocchia vive la propria comunione
con la Chiesa particolare, affidata
alla guida del vescovo, per mezzo
della cura pastorale di un parroco. Il
quale, insignito del sacramento del
sacro ordine del presbiterato, ha
la responsabilità della cura d’anime
della parrocchia e la esercita sotto
l’autorità del Vescovo diocesano,
insieme al quale è chiamato a
partecipare al ministero di Cristo.
In ambito pastorale, il parroco è
il presidente della comunità dei
fedeli: in lui la pluralità delle persone
appartenenti alla parrocchia trova
la sua unità. È responsabile della
parrocchia non solo sotto il profilo
sacramentale, catechetico e caritativo,
ma anche sotto il profilo amministrativo
e giuridico. La parrocchia gode
di personalità giuridica propria e
viene riconosciuta come tale anche
in ambito civile con decreto del
Ministero dell’Interno; essa viene
rappresentata in tutti i negozi giuridici
dal parroco, il quale ne è il legale
rappresentante e l’amministratore
unico nell’ordinamento canonico e
in quello statale. È una responsabilità
personale, alla quale il parroco non
può rinunciare e che non può
demandare ad altri; anche l’Ordinario
diocesano non può sostituirsi alla
responsabilità diretta e personale del
parroco, se non in caso di negligenza.
Il
parroco
si
avvale
della
collaborazione
del
Consiglio
Pastorale Parrocchiale, per quanto
riguarda le scelte pastorali, e del
Consiglio Parrocchiale per gli affari
economici, per le questioni relative
all’ambito amministrativo. Entrambi
gli organismi, composti dai fedeli della
parrocchia, hanno natura consultiva;
pertanto, pur valutandone i pareri,
colui che determina la volontà
dell’ente parrocchia è solo il parroco.
Paquale Zipparri
febbraio 2015
5
La chiesa di Oriolo
Vivere bene il presente
per costruire il domani
L
a Parrocchia San Giorgio
Martire in Oriolo è una
realtà ecclesiale molto vivace,
il parroco don Nicola De
Luca, spende ogni energia,
in comunione con il proprio
Vescovo e la diocesi tutta, per costruire
un futuro ricco di fede e speranza
in un territorio in cui si sentono gli
effetti della crisi e dell'emigrazione,
ma che opera per infondere nelle
nuove generazioni una rinnovata
fiducia nel Dio del tempo e della
storia. Ne è un esempio l'Oratorio
San Giovanni Paolo II gestito da
animatori laici dove si organizzano
corsi di chitarra gratuiti e corsi di
decoupage. In parrocchia è attiva la
Caritas, che si occupa delle realtà più
difficili. Ovviamente sono operanti
i corsi di catechismo, vari incontri di
6
febbraio 2015
catechesi ma anche formativi per le
famiglie, i giovani e i bimbi, cineforum
e doposcuola ai ragazzi che ne
hanno bisogno, accoglienza agli
stranieri presenti nel territorio, banco
alimentare. La comunità si distingue
altresì per la presenza di gruppi e
Associazioni: dall'Apostolato della
Preghiera alla Misericordia, impegnata
nel volontariato, alla Protezione civile,
ai Laici Animatori
Vocazionali
Rogazionisti
che
accompagnano
con la preghiera
e
animazione
vocazionale,
al
Movimento
Apostolico
che
aggrega
tanti
giovani e si sforza
di annunziare e
La comunità parrocchiale
ricordare il Vangelo nelle forme della
nuova evangelizzazione tanto care a
Papa Francesco. Da 13 anni il nostro
parroco è impegnato nella formazione
sistematica delle coscienze tenendo
una catechesi organica, permanente
sul Vangelo
della
Domenica
promosse dal Movimento Apostolico.
contro
corrente
Il Vangelo per tutti
Trebisacce
U
na delle quattro parrocchie
di Trebisacce è quella
intitolata
al
"Cuore
Immacolato della Beata
Vergine Maria", situata nel
centro della cittadina. Oltre
alla presenza paterna ed amorevole
del Parroco Don Nicola Cataldi,
in questa parrocchia ha da poco
iniziato il suo servizio pastorale Don
Vincenzo Calvosa subentrato a Don
Pietro De Salvo. Don Vincenzo in
segno di continuità con l'encomiabile
lavoro svolto dal suo predecessore
ha mantenuto molte attività già
presenti, pur aggiungendone delle
nuove. Questi, che è arrivato a
Trebisacce nel mese di settembre,
ha subito fatto sapere che voleva
una Chiesa che potesse includere
tutte le realtà presenti sul territorio
e a questo richiamo i movimenti e le
associazioni hanno immediatamente
risposto partecipando attivamente
alla vita parrocchiale. Questa è la
storia, per esempio, del Gruppo scout
di Trebisacce, che essendosi sentito
accolto, ha in primis fatto entrare
il nuovo parroco come assistente
nel gruppo e poi organizzato
l'arrivo dei Re Magi il 6 gennaio
2015. Altre associazioni che
danno un contributo attivo sono
: l'UNITALSI, la Misericordia,
Il Cenacolo Vocazionale, La
Divina Misericordia. Per i più
giovani oltre la normale attività
di catechismo, da quest'anno la
comunità parrocchiale accoglie
i ragazzini tramite attività di
oratorio all'interno del quale, in
collaborazione con le altre due
parrocchie di Trebisacce marina,
si sono costituite le squadre di
calcio Under 10- 12-14, che
accolgono circa 50 ragazzi
dai 7 ai 14 anni. Istituzione
presente ormai da due anni in
parrocchia è il Coro che nel mese
di settembre per tre giorni è stato
ospite nella Capitale partecipando
al Convegno-Pellegrinaggio “Cantare
la fede” organizzato in occasione del
50° anniversario del “Sacrosantum
Concilium” e nel 30° anniversario
della fondazione del coro della
Diocesi di Roma diretto da mons.
Marco Frisina, e che il 6 gennaio
si è esibito, con grande favore di
pubblico, in un concerto di Natale.
Oltre alla quotidiana attività pastorale
ogni ultimo martedì del mese viene
chiesto ai fedeli di riunirsi per l'Ora di
Guardia, ed inoltre è molto atteso
l'incontro biblico mensile con Padre
Pino Stancari. Proprio come chiesto
a gran voce dal nostro amato Papa
Francesco, questa parrocchia, aprendo
la porte a tutti, includendo le diverse
realtà territoriali, proponendo attività
rivolte alle varie esigenze e alle varie
età dei fedeli, sta cercando di portare
avanti quel servizio pastorale e
quell'idea che l'annuncio del Vangelo
deve raggiungere tutti, utilizzando
anche strumenti comunicativi diversi.
IL GIORNO
DELLA MEMORIA
È il 27 gennaio. Scrivo mentre già le
rotative macinano carta e spandono
inchiostro per dar vita all’Abbraccio.
È il giorno della memoria. Si ricorda
l’Olocausto. Orrori lontani, tuona la
retorica del pensiero. Poi apri la finestra
sul mondo e t’accorgi che l’orrore non
è mai passato. Anzi: è più che mai
vivo e terrorizza in mezzo a noi. Non
solo sotto le sembianze dei fanatici
che mettono a ferro e fuoco Parigi.
Si spara, si combatte e s’ammazza
ovunque. Sono 65, secondo i calcoli
aggiornati all’istante di Emergency,
gli Stati attraversati da guerre. 610 le
milizie o i gruppi di guerriglie o terroristi
coinvolti. Nell’elenco, giusto per dare
un’idea: Egitto, Libia, Mali, Nigeria,
Repubblica Centroafricana, Congo,
Somalia, Sud Sudan, Afghanistan,
Birmania, Filippine, Pakistan Thailandia,
Cecenia, Daghestan, Ucraina, Iraq,
Israele,
Siria,
Yemen,
Colombia,
Messico. Non ci sono più i muri. Sotto le
loro macerie sono perite le ideologie,
ma il pianeta è sempre un campo di
battaglia. E l’unica distanza rimasta
nell’era della globalizzazione che ha
cancellato spazio e tempo è quella
del ricordo: facile dimenticare, ancor
più semplice chiudere gli occhi e girare
la testa dall’altra parte. Che si tratti di
conflitti fragorosi, o di bambini uccisi
nel grembo di una madre per truffare
un’assicurazione o nell’auto di un
nonno con troppi conti da regolare.
È l’omertà elevata a sistema: niente
si vede, niente si sente, niente si sa. E
lentamente, giorno dopo giorno, si
muore tutti, anche senza andare in
guerra. Aveva ragione Martin Luther
King: «Abbiamo imparato a volare
come gli uccelli, a nuotare come
i pesci, ma non abbiamo ancora
imparato la semplice arte di vivere
insieme come fratelli». Che tristezza.
Gianpaolo Iacobini
Scout e calciatori in parrocchia
febbraio 2015
7
Santa Rita da Cascia
Francavilla
L
a Parrocchia di Santa Rita
da Cascia, eretta il 30
giugno 1996, conta una
popolazione di circa 1700
fedeli, distribuiti su una vasta
area che comprende la cosiddetta
zona della “Silva” e buona parte delle
campagne. La comunità della Silva,
sotto la saggia guida del suo parroco
Don Nicola Francomano, si è sempre
distinta per il desiderio di formarsi
nella fede e per il suo carattere
organizzativo. Dal 1 novembre 2012
ho la fortuna di essere il pastore di
questa bella comunità. Già dai primi
giorni della mia permanenza ho
potuto constatare che Don Nicola ha
profuso impegno, tempo ed energie
per creare una comunità cristiana,
degna di tale nome, e realizzare il nuovo
Parrocchia "Santa Rita da Cascia"
complesso parrocchiale. Avvalendomi
di questo bel retaggio, ho puntando
l’attenzione sulla la formazione
spirituale e umana della comunità
proponendo incontri settimanali di
lectio divina, catechesi a partire dagli
articoli del Credo senza tralasciare
il valore dell’omelia domenicale. Da
due anni a questa parte la comunità
parrocchiale aderisce alle iniziative di
Pastorale Integrata di concerto con le
parrocchie limitrofe… anche queste
proposte portano una ricchezza e
uno scambio che allargano gli orizzonti
della propria vita di fede. Ai ragazzi,
oltre al catechismo settimanale, sono
riservate delle liturgie legate ad un
percorso di catechesi e legate ai
momenti dell’anno liturgico. C’è da
dire che non mancano pensate ludiche.
Inoltre da due anni è stato creato un
circolo sportivo parrocchiale (scuola
calcio) che vede protagonisti squadre
di ragazzi che partecipano ad un
torneo inter-parrocchiale della nostra
diocesi. A partire da quest’anno sono
state coinvolte anche le ragazze. Per la
fascia più giovane e delle persone più
mature, grazie alla disponibilità della
Dott.ssa Francesca Deleo, è partito
un corso di LIS (Linguaggio dei Segni),
aperto anche alle parrocchie vicine,
al fine di meglio rapportarsi con
le persone che soffrono di questo
handicap. Tutto ciò è stato possibile
grazie ai membri del CPP che hanno
offerto la loro collaborazione.
A. D. S.
Corso di Lis
A
ll’interno del ricco e vario panorama delle iniziative parrocchiali, una menzione particolare, merita sicuramente
quella che si sta svolgendo nella parrocchia Santa Rita da Cascia di Francavilla Marittima. In linea con i dettami
costituzionali e con la stessa missione dell’ENS e cioè l’integrazione nella società, il sostegno dell’identità,
autonomia e piena realizzazione umana delle persone sorde, su suggerimento del parroco Don Alessio, il CP
decide di promuovere l’istituzione del corso della LIS (Lingua dei Segni Italiana).Il corso, coordinato dalla Dott.
ssa Francesca De Leo, è articolato con lezioni teoretiche e pratiche ed è finalizzato all’acquisizione delle modalità e delle
strategie per la comunicazione e l’interazione con le persone sorde. La LIS è una lingua romanza visiva della famiglia della
Langue des Signes Française. Questa forma di comunicazione non è quindi una semplice mimica ma, in quanto lingua, ha
una sua storia, un’evoluzione e una cultura, ha delle regole grammaticali, un suo lessico, in grado di esprimere qualsiasi
messaggio e che viene quindi usata quotidianamente dalla comunità sorda, composta da persone sorde e udenti. Eterogeneo
è il target cui si rivolge il corso- dagli studenti di scuole medie, superiori e università, agli insegnanti e professionisti-così
come diversificati sono i fattori stimolanti che ne hanno determinato la partecipazione: motivi lavorativi, professionali o
semplicemente personali. Le lezioni si svolgono tutti i giovedì dalle 18:30 alle 20:00 nei locali della parrocchia S. Rita da Cascia.
8
febbraio 2015
Caterina Filomena
la manifestazione svoltasi a Catanzaro
La gioia del Vangelo
in cammino da 35 anni
S
ono trascorsi ben 35 anni
di storia da quel lontano
3 novembre 1979, che
coincide con la nascita del
Movimento
Apostolico
a
Catanzaro, tramite
l'Ispiratrice e Fondatrice Maria
Marino. Dal dono di questa umile
donna, che ha messo la sua esistenza
nelle mani di Dio, l'iniziale piccolo
gregge è diventato oggi un grande
esercito e con il trascorrere del
tempo il Signore ha suscitato nei cuori
di molti giovani numerose vocazioni
al sacerdozio e alla vita consacrata.Il
carisma costitutivo del cammino del
Movimento Apostolico è il ricordo
della Parola di Gesù. Essa è annunziata
e ricordata con l'azione instancabile e
il sacrificio dell'Ispiratrice e Fondatrice,
la sapiente opera evangelizzatrice
dell'Assistente Ecclesiastico Centrale
Mons. Costantino
Di
Bruno,
l'incessante opera formativa di
tanti Sacerdoti. Dove il Movimento
Apostolico nasce, offre, infatti, una
catechesi organica, sistematica e
permanente guidata dai sacerdoti ed
aperta a tutti i fedeli laici per formarsi
e formare nella fede. La sua missione
si esplica anche attraverso i Musical
composti e realizzati dalla Presidente
Cettina Marraffa che traducono il
Vangelo in arte aggregando in modo
sorprendente i giovani. L'ultimo
intitolato "Ester - Il musical" ha visto
il suo debutto il 4 ottobre 2014
presso il Politeama di Catanzaro.
Il volontariato, la carità sono il suo
stile quotidiano camminando con la
Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa.
Nella nostra Diocesi il Movimento
Apostolico è presente, da ben 13 anni,
sia in Oriolo (Parrocchia San Giorgio
Martire) che in Trebisacce (Parrocchia
San Vincenzo Ferrer). In entrambe le
comunità si tengono sistematicamente
incontri di catechesi e spiritualità
tenuti da don Nicola De Luca,
Assistente Diocesano. Gli aderenti si
innestano nella compagine ecclesiale,
sotto la guida del proprio Vescovo,
in collaborazione con i presbiteri
e ogni altro gruppo, associazione e
movimento. In ogni Parrocchia in cui
il Movimento Apostolico opera, è
presente anche il volto misericordioso
della carità concreta verso i fratelli
più bisognosi. Tutto però è fatto
nel silenzio secondo la regola del
Vangelo: non sappia la tua sinistra ciò
che fa la tua destra (Matteo, 6, 3-4).
febbraio 2015
9
Basta volerlo
G
basta credere
L'incontro in parrocchia
Giovani e lavoro: binomio
ormai diventato famoso.
Notorietà
acquisita
dalle tante domande
che questo tema spinge
a fare: un giovane di
oggi troverà lavoro? La speranza
di un futuro sicuro continuerà a
morire? E al sud che speranze ha?
Ma queste domande, sotto certi
aspetti, sono vere e proprie vie di
fuga, isole di comodità dove rifugiarsi
e attendere che una risposta venga
a regalarci la realizzazione che tanto
desideriamo. Purtroppo, e soprattutto
nel nostro sud, la maggior parte dei
giovani preferisce attendere e non
sfruttare le molteplici risorse che il
nostro territorio offre. E allora viene
da chiederci: ma i nostri giovani hanno
sogni? Sono consapevoli dei talenti che
hanno? Sono pronti a mettersi in gioco
e a far fruttare proprio quei talenti
per creare quel futuro che cercano?
Per interrogarci sull’argomento, il
Settore Giovani di Azione Cattolica
Diocesana ha organizzato, il 4 gennaio
2015 a Cassano allo Ionio, un’incontro,
per la fascia di età 18-30. La giornata
titolava Creati-Vità: “creatività” intesa
come voglia di fare e di sporcarsi le
mani per realizzare un sogno, un’idea;
ma anche “creati vita”: da quel sogno,
da quell’idea creare un’opportunità
di lavoro sul proprio territorio,
potremmo dire a casa! Giornata
iniziata con la lectio sulla parabola
dei talenti, Mt 25,14-30, tenuta da
don Nunzio Laitano, Assistente
Diocesano del Settore Giovani, ricca
di spunti e riflessioni che hanno
aumentato la consapevolezza di
essere già muniti di qualità sulle quali
investire per raggiungere la santità
che è prerogativa comune ad ogni
cristiano. Nel quotidiano, sfruttare
questi talenti è fondamentale. Ne
hanno dato prova dapprima le
esperienze del Progetto Policoro,
ormai affermato in diocesi e quella
del Mlac, che sta per partire anche
qui a Cassano, e poi dall’intervento
di due formatrici, Lucia Moretti e
Rosaria Adduci, dell’associazione
di promozione sociale Goodwill
di Cosenza. Conclusione? Se scegli
di rimanere tu puoi fare più di
quanto immagini per creare il tuo
futuro: basta volerlo, basta credere!
Enrico Martire
Ac si prepara ai campi per studenti
I
giovanissimi di AC di
tutte le diocesi d’Italia si
preparano per i CIPS, campi
interregionali per studenti.
Riproposti ogni triennio a
tutti gli studenti, senza alcuna
barriera religiosa, politica o ideologica.
Questi sono finalizzati alla loro
formazione per l’apertura dei circoli
MSAC diocesani. MSAC, acronimo
di “movimento studenti di azione
cattolica”, è l’AC che s’immerge
e collabora nelle scuole, è l’AC in
movimento. La Diocesi di Cassano
all’Jonio ha partecipato, insieme
a diverse altre diocesi calabresi e
siciliane, ai CIPS 2015 tenutisi a Paola:
quattro giorni di relazioni fondate
nella fiducia, grandi risate, intensi
atti di fede, profonde riflessioni
sul nostro rapporto con la scuola.
Abbiamo cantato Siamo come il sole
a mezzogiorno, perché lo crediamo
10
febbraio 2015
davvero, ci siamo persi, e poi ritrovati,
nel deserto itinerante, abbiamo
lavorato insieme per costruire un
progetto, salvato il proprio continente
in un Risiko umano, ci siamo calati
nel silenzio della veglia, e da queste
esperienze è nato un cammino
di cambiamento e rinnovamento
comune a tutti noi.
In ogni “cipsino”
c’era il volto di
Gesù.
I
cinque
giovanissimi
della
Diocesi di Cassano
all’Jonio siamo noi,
Ferdinando, Mattia,
Sara, Virginia, Viviana,
ringraziamo chi ha
reso possibile tutto
ciò e vi invitiamo a
informarvi sul MSAC,
anche ascoltando la
nostra testimonianza:
Giovanissimi e animatori di Ac
mettiamo in movimento la nostra
diocesi! Un abbraccio e, come
Don Milani ci ha ricordato più
volte in questo campo, «We care!».
Virginia Varcasia, Ferdinando D’Elia,
Sara Martire, Mattia Graziano,
Viviana Di Vasto
Tre immagini della manifestazione di Lauropoli
Matite per scrivere la pace
C
he bello! Domenica 18
gennaio noi bambini e
ragazzi di tutta la diocesi
eravamo
INSIEME
per la pace. Oltre alle
matite, simbolo della giornata,
ogni Parrocchia aveva portato un
cartellone che rappresentava la
pace. Noi abbiamo disegnato una
colombina e un arcobaleno sul
nostro cartellone e abbiamo scritto
sopra che la pace è come il volo di
una colomba: ci rende liberi insieme.
Eravamo carichi, pieni di gioia nel
partecipare e condividere con gli
altri un messaggio così importante.
Prima di iniziare la marcia, hanno fatto
l’appello di tutte le parrocchie presenti:
eravamo tantissimi! Durante la marcia
abbiamo pregato, cantato, saltato per
la pace, abbiamo parlato del messaggio
di Madre Teresa di Calcutta: siamo
tutti delle matite nelle mani di Dio.
Alla fine della marcia abbiamo
celebrato la S. Messa e lì abbiamo
ricevuto una grande sorpresa: ci ha
telefonato il Vescovo, giustificandosi
per la sua assenza e dicendoci che
siamo dei bambini molto fortunati, al
contrario di altri che soffrono la fame e
gli abbiamo promesso che penseremo
a quei bambini e pregheremo per loro.
È stato un bel gesto; anche se non
era lì fisicamente, c’era con il cuore.
Dopo la Messa abbiamo ricevuto un
piccolo pensierino, un segnalibro a
forma di matita con la preghiera di
Madre Teresa di Calcutta, “La matita
di Dio”. Abbiamo passato insieme
una bellissima giornata e abbiamo
imparato cose nuove che sono
importanti nella vita. La pace infatti
è importantissima e io spero di non
litigare mai e di fare sempre pace. Spero
che ci saranno altre giornate per stare
tutti insieme. Viva l’ACR! Viva la Pace!
Iole Bloise
(Accierrina)
Crescere con gli altri
D
omenica 18 gennaio,
centinaia di fanciulli
di tutta la diocesi di
Cassano all’Jonio si sono
ritrovati a Lauropoli, per
celebrare la Festa della Pace. Ogni
incontro è sempre un’emozione,
perché si è tutti lì, insieme, a
collaborare e a condividere lo stesso
messaggio. Crescere con gli altri,
partecipare insieme, confrontarsi è la
strada giusta per dare un contributo
alla vita, per non sprofondare in
terreni dove nulla germoglierà. I
bambini e i ragazzi sembravano
davvero piccoli “costruttori di pace”,
erano molto entusiasti, curiosi, pronti
a condividere il loro sì alla pace. Il
messaggio del Santo Padre “Non più
schiavi, ma fratelli!” ha dato avvio alla
nostra giornata, un messaggio breve,
ma intenso che ha come obiettivo la
dignità di tutti gli esseri umani, senza
nessuna discriminazione, perché si
DÀ VITA ALLA PACE quando si
considerano gli altri come fratelli
da accogliere. Gli sguardi innocenti
dei ragazzi, i loro sorrisi, la loro
ingenuità, la loro bellezza, le matite
di diverso colore, i loro slogan con
un messaggio di pace, le canzoni, le
preghiere hanno animato la marcia
tanto da far commuovere persino
il sole che ha deciso di partecipare
anche lui, allontanando le nuvole
grigie del mattino! Conclusasi la
marcia, prima della celebrazione della
Santa Messa nella Chiesa dei Sacri
Cuori, celebrata da Don Francesco
Di Marco, assistente ACR diocesano,
abbiamo ricevuto una telefonata del
tutto inaspettata: il nostro amato
Vescovo, S.E. Mons. Nunzio Galantino
ha voluto far sentire la sua vicinanza
e condivisione, chiedendo ai ragazzi
di pregare per tutti coloro che sono
vittime di guerra, di povertà, coloro
che purtroppo non hanno esperienze
di pace e ci ha chiesto di ricordare
anche il piccolo Cocò, il bimbo ucciso
lo scorso anno e ritrovato proprio
mentre i bambini e i ragazzi, come
quest’anno, erano in Basilica Minore
a festeggiare la Pace. Ogni incontro
lascia un ricordo, ma soprattutto un
messaggio: “Siamo delle matite nelle
mani di Dio, è Lui che pensa, è Lui
che scrive”, dobbiamo saper usare
bene la nostra matita. Noi educatori
ACR, oltre ad impegnarci nelle nostre
realtà parrocchiali, ci auguriamo di
lasciare un segno ai nostri ragazzi, con
la speranza che essi possano scrivere
le pagine della loro vita, disegnando i
loro sogni, lasciando orme di pace, una
pace che non dobbiamo mai stancarci
di perseguire. Essa inizia da noi, dai
piccoli gesti, dalle tracce lasciate dalla
nostra “unica e originale matita”.
Beatrice Bloise
(Educatore ACR)
febbraio 2015
11
PONTIFEX
12
Europa, serve
un nuovo slancio missionario
«Auspico che il vostro incontro
contribuisca
ad
affrontare
collegialmente
alcune
difficoltà
dottrinali e pastorali che si pongono
oggi nel continente europeo, con
lo scopo di suscitare nei fedeli un
nuovo slancio missionario e una
maggiore apertura alla dimensione
trascendente della vita, senza la quale
l’Europa rischia di perdere quello
'spirito umanisticò che pure ama
e difende». E’ quanto afferma papa
Francesco nel messaggio inviato ai
partecipanti all’incontro dei presidenti
delle Commissioni dottrinali delle
Conferenze episcopali europee con
la Congregazione per la Dottrina
della fede a Esztergom, in Ungheria.
del dialogo religioso e del rischio
terrorismo dopo l’attentato a Charlie
Hebdo. A Madhu, «cuore lacerato
dello Sri Lanka», Papa Francesco
ha visto «buddisti, islamici, induisti
e tutti i cristiani che vanno insieme
al santuario, a pregare la Vergine,
e dicono che ricevono grazie».
Non si può deridere
la fede altrui
«Parliamoci chiaro: non si può
nascondere la verità e cioè che
uccidere in nome di Dio è una
aberrazione. E che la libertà di
espressione è un diritto, un obbligo
in un certo senso, perchè c'è il
dovere di dire quello che si pensa
per aiutare il bene comune, ma senza
offendere: non si può e non si deve
offendere, se qualcuno dice una
parolaccia a mia mamma è normale
che si aspetti un pugno». Lo ha detto
Papa Francesco sull'aereo in volo tra
l’isola di Ceylon e Manila, la capitale
del paese più cattolico e gioioso
dell’Asia, affrontando il delicato tema
La paternità dev'essere
responsabile
«Alcuni credono che per essere
buoni cattolici dobbiamo essere
come i conigli». Invece «la paternità
è responsabile. Questo è il punto».
Al ritorno dal secondo viaggio in
Asia Papa Francesco racconta il suo
pensiero su aspetti non facili della vita
dei cattolici. Sulla procreazione dei
figli ha ricordato che «l'apertura alla
vita è condizione al sacramento del
matrimonio». Ma, ha aggiunto il Papa,
«questo non significa che il cristiano
deve fare figli. Ho rimproverato
alcuni mesi fa in una parrocchia
una donna perché era incinta
dell’ottavo, e sette cesarei. “Ma lei
febbraio 2015
Manila, 7 milioni di fedeli
per la messa con Francesco
«Gli assistenti del presidente che
aiutano il protocollo vaticano
hanno stimato in sette milioni le
persone che hanno partecipato alla
messa di oggi». Lo ha detto padre
Federico Lombardi riferendosi alla
celebrazione del Papa domenica 18
gennaio a Manila. Secondo diverse
fonti è stata la più affollata della storia.
vuole lasciare orfani sette?”, Questo
è tentare Dio», ha aggiunto il Papa.
Nessun pugno
né provocazioni
Le parole del Santo Padre sul pugno
che anche un amico si può aspettare
se ci insulta la mamma, hanno fatto
il giro del mondo. Così al ritorno
da Manila i giornalisti chiedono
chiarimenti a papa Bergoglio sul
tema libertà di fede e di espressione
e lui chiarisce: «Nessun pugno
ma neppure provocazioni. Serve
prudenza. In teoria - ha aggiunto
Francesco - possiamo dire che una
reazione violenta davanti una offesa,
a una provocazione, in teoria se è
una cosa buona, non si deve fare, in
teoria. Possiamo dire quello che il
Vangelo dice, dobbiamo dare l’altra
guancia, in teoria possiamo dire che
noi capiamo la libertà d’esprimere.
E questo è importante, nella teoria
siamo tutti d’accordo. Ma siamo
umani e c'è la prudenza che è una
virtù della convivenza umana».
Sacramenti e processi gratuiti
«I Sacramenti sono gratuiti. I Sacramenti ci danno la grazia. E un
processo matrimoniale tocca il Sacramento del matrimonio. Quanto
vorrei che tutti i processi fossero
gratuiti!». Lo ha detto papa Francesco aggiungendo passi “a braccio” al
suo discorso alla Rota Romana per
l’inaugurazione dell’anno giudiziario.
In breve dalla Diocesi
Racconto di solidarietà
Provengono da tutte le parrocchie,
dalle Rettorie, dalle Basiliche
e dai Santuari della Diocesi
di Cassano all’Jonio, le offerte
raccolte con la colletta pro Iraq
organizzata dalla Caritas diocesana.
Con la raccolta, svoltasi la seconda
domenica d’Avvento (il 14 dicembre
scorso) – alla quale hanno contribuito
anche sostanziose offerte di alcuni
privati – è stato possibile sostenere
il “Progetto famiglia”, assicurando
un minimo vitale a due nuclei
familiari iracheni (composti da 5
persone l’uno). Con gli altri fondi si
contribuirà ad acquistare un container.
Nell’ambito
del
progetto
di
solidarietà internazionale avviato nei
confronti della diocesi di Mosul, la
diocesi di Cassano aveva già, grazie
a propri fondi provenienti dall’8 per
mille, provveduto al sostegno di 8
sacerdoti e di un diacono per sei mesi.
La gara di solidarietà a favore dei
fratelli iracheni, messi al bando, nei
loro territori, per non aver voluto
rinnegare la fede in Dio, era scattata
all’indomani della fuga di migliaia
di profughi dalle persecuzioni
dei terroristi dello Stato islamico.
La Caritas diocesana di Cassano
all’Jonio, guidata dal direttore
San Biagio
Il 3 febbraio la Diocesi di Cassano
all’Jonio ha festeggiato il suo Patrono:
San Biagio. Il triduo in suo onore è
iniziato il 31 gennaio con la Giornata
della Carità celebrata con la santa
messa in Basilica Cattedrale e con
la liturgia penitenziale comunitaria. Il
1° febbraio, Giornata del Malato, la
santa messa con unzione degli infermi
ha scandito il secondo momento.
Mentre il 2 febbraio, Giornata dei
giovani e delle vocazioni con la santa
messa e l’adorazione eucaristica
comunitaria. Il 3 febbraio, San Biagio,
la solenne concelebrazione in
Cattedrale divenuta, da novembre,
Basilica minore. Un altro momento
di grande spiritualità che ha riunito,
nel nome del suo Santo Patrono,
la Chiesa particolare di Cassano.
Nuovo campetto per il seminario
E’ stato inaugurato con un quadrangolare di calcio, il campo polivalente realizzato
nel cortile del Seminario diocesano “Giovanni Paolo I” di Cassano all’Ionio, della
Caritas diocesana, “Centro San Domenico”. Il torneo tra rappresentanti del
Clero diocesano, dei Carabinieri, della Comunità Saman e dei responsabili degli
Oratori ha suggellato l’avvio dell’utilizzo dell’impianto, realizzato con un progetto
co-finanziato nell’ambito del POR Calabria - FESR 2007-2013 con il concorso
di risorse del Fondo POGAS Ministero delle Politiche Giovanili e le Attività
Sportive. “L’appuntamento sportivo - scrive
il direttore della Caritas, dott. Raffaele Vidiri ci si augura, possa essere il primo di tanti e
far diventare la nuova e funzionale struttura,
riferimento per l’aggregazione sociale e
sportiva della città di Cassano e non solo.”
Il campetto inaugurato
Raffaele Vidiri aveva prontamente
accolto l’invito della Caritas Italiana
a solidarizzare, attraverso una serie
di iniziative, con i fratelli iracheni,
scaturite dalla visita che lo stesso
vescovo di Cassano, monsignor
Nunzio Galantino, nella sua veste
di segretario generale della Cei,
aveva svolto in Iraq per constatare
di persona la triste condizione
della comunità cristiana locale.
Mlac
Dopo la nomina di don Giuseppe
Arcidiacono, da parte del vescovo,
mons. Nunzio Galantino, in qualità
di Assistente ecclesiale diocesano,
il MLAC, Movimento Lavoratori
dell’Azione Cattolica, ha ora anche
i segretari diocesani. Il Consiglio
diocesano di Azione Cattolica,
presieduto da Angela Marino, ha
nominato, infatti, Maria Teresa D’Elia,
di Cassano all’Ionio e Michele Diodati,
di Castrovillari, entrambi avvocati,
segretari dell’Azione Cattolica dei
Lavoratori. La finalità principale
del MLAC è quella di, “partendo
dagli ambienti di vita professionali e
lavorando all’interno della società
civile, di stare con le persone e tra le
persone, per promuovere l’incontro
con Cristo nel lavoro.” Il Movimento
nasce per la prima volta in diocesi
e si propone, così come quello
nazionale, in collaborazione con
l’Ufficio per la pastorale del Lavoro e
Progetto Policoro, già attivi in diocesi,
di implementare la progettazione
sociale, approfondire il magistero
sociale, sensibilizzare a livello scolastico
e lavorativo sui temi del lavoro.
febbraio 2015
13
Famiglie in piazza San Pietro
Giornata delle comunicazioni sociali
'
L
icona della Visitazione,
con l’incontro tra Maria
ed Elisabetta, scandisce il
Messaggio per la 49esima
Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, presentato
venerdì 23 gennaio, vigilia della memoria di san Francesco di Sales. Fin
dal titolo, Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella
gratuità dell’amore, il testo si caratterizza per la sintonia con l’attualità
del cammino sinodale imperniato sul
tema della famiglia. Il grembo materno – scrive il Papa – è “la prima
«scuola» di comunicazione, fatta di
ascolto e di contatto corporeo”; un
grembo che, venuti al mondo, è quindi fatto di “persone diverse, in relazione: la famiglia”. In essa, “luogo dove
si impara a convivere nella differenza”
(EG, 66), la comunicazione assume i
tratti dell’accoglienza reciproca (“differenze di generi e di generazioni”
tra cui “esiste un vincolo profondo”),
14
febbraio 2015
della preghiera (grazie all’educazione
respirata dai genitori), della prossimità (imparando a “ridurre le distanze,
venendosi incontro a vicenda”), del
perdono (che permette di accettare
i “limiti propri e altrui” e di “imparare ad affrontarli in maniera costruttiva”) e dell’aperura (“aprire le porte,
non rinchiudersi nei propri appartamenti, uscire, andare verso l’altro”).
Per tutto questo, la famiglia si scopre
luogo che insegna a “benedire anziché maledire, visitare anziché respingere, accogliere anziché combattere”:
sono verbi di vita, che permettono
di “spezzare la spirale
del male, per testimoniare che il bene
è sempre possibile”.
Nella parte conclusiva
del messaggio, Papa
Francesco si sofferma sulla presenza dei
media tra le pareti di
casa. Non si fatica a
Papa Francesco protagonista di un selfie
riconoscervi l’esperienza di ciascuno, per realtà domestiche nelle quali
essi costituiscono un ostacolo quando diventano “un modo di sottrarsi
all’ascolto, di isolarsi dalla compresenza fisica, con la saturazione di ogni
momento di silenzio e di attesa”. Di
qui il ruolo degli adulti e dell’intera
comunità cristiana nel far sì che gli
stessi media possano favorire la comunicazione in famiglia, aiutando “a
raccontare e condividere, a restare
in contatto con i lontani, a ringraziare e chiedere perdono, a rendere
sempre di nuovo possibile l’incontro”.
Non servono replicanti
l' intervista
Dalla nascita della vocazione, agli studi,
dalle “piaghe” della Chiesa, ai rapporti
tra i cattolici e la politica, dalle guerre
alla persecuzione dei cristiani, sino alla
conoscenza con Papa Francesco. Il vescovo di Cassano all’Jonio, segretario
generale della CEI intervistato da Monica Mondo nella trasmissione Soul, in
onda su TV2000 domenica 25 gennaio
- l’intervista video è disponibile sul sito
della Diocesi www.diocesicassanoalloionio.it - ha risposto, per mezz’ora, in
maniera diretta e semplice com’è abituato a fare. La sua vita iniziata in una
famiglia numerosa, di nove fratelli, che
hanno vissuto con il solo stipendio del
papà, e proseguita in seminario e poi
all’Università di Bari (dove ha studiato
Filosofia), durante gli anni caldi della
contestazione studentesca. Del ’68, don
Nunzio, come ama essere chiamato il
Pastore al quale il Papa ha chiesto di
servire la Chiesa italiana, ha preso la
voglia di andare controcorrente, di accettare le sfide, anche quella di diventare prete. Lo studio di un autore come
Antonio Rosmini ha portato l’intervista
a soffermarsi sulle cinque piaghe della
Chiesa che, seppure in un contesto diverso da quello di Rosmini, ancora so-
l’agenda
del
VESCOVO
FEBBRAIO 2015
1 domenica IV del Tempo Ordinario
2 lunedì Presentazione del Signore
ore 18,30 CASSANO – Basilica: Giornata della Vita Consacrata - S. Messa
3 martedì ROMA – C.E.I.
ore 18,30 CASSANO – Basilica: Festa
di San Biagio, patrono della Diocesi
4-5 ROMA: Commissione Presbiterale
Italiana
6 venerdì COSENZA – Confindustria:
Evento nazionale sulla legalità
7 sabato CASSANO: Giornata per la
pravvivono. «Il clericalismo
non è soltanto un fatto liturgico - ha spiegato mons.
Galantino -. “Il clericalismo
- come ha detto Papa Francesco una volta - è come il
tango, lo si balla sempre in
due: non esistono laici clericali o clericalizzati che non abbiano l'appoggio di
qualche prete e non c'è un prete clericale che non abbia qualche laico che
muore dalla voglia di fare il prete.” «Il
clericalismo - ha poi aggiunto Galantino - è mancanza di fantasia, mancanza
di progettualità personale perché non
siamo chiamati a fare i replicanti». Poi
c’è l’ignoranza dei preti, «quando non
sappiamo intus legere, cioè entrare veramente col cuore e con la mente nella
storia e nelle realtà degli altri». A proposito della litigiosità tra vescovi, invece,
il vescovo la vede da una prospettiva
diversa. «Se dall'altra parte trovi una
persona davvero libera come te il litigio
può diventare un inizio di vita nuova».
Infine il rapporto tra i cattolici e la politica. «Non possiamo ignorare che c'è
stato un momento in cui il collateralismo l'ha fatta da padrone, ma dietro il
collateralismo c'è stata sempre la voglia
Vita
8 domenica IV del Tempo Ordinario
9 lunedì ore 10,00 CASSANO: Udienze
CASSANO – Basilica: Anniversario della Dedicazione della Chiesa
Cattedrale
10 martedì ore 19,00 TRANI – Cattedrale: Veglia di preghiera in occasione del Convegno
pastorale giovanile.
12-14 ore 11,00 SAN GALLO (SVIZZERA): Incontro con il WBF
ore 14,00 SAN GALLO (SVIZZERA): Riunione Commissione Finanza del
CCEE
15 domenica V del Tempo Ordinario
16 lunedì ore 16,00 NAPOLI – Facoltà
Teologica
18mercoledì ore 18,30: CASSANOBasilica: S. Messa e imposizione delle
Sacre Ceneri
21 sabato ROMA: Udienza della Dio-
di difendere i valori del Vangelo, i poveri? Oppure una forma non molto dissimulata di potere, per cui se io prete
mi ero ammanigliato con il politico più
potente ero sicuro che qualche beneficio ne veniva, non a me personalmente,
ma alla mia chiesa, alla mia struttura, alla
mia realtà, alle mie opere? Questo non
significa disimpegno in politica da parte
dei cristiani, ma assolutamente! Guardate che l'impegno è una cosa l'inciucio
è un'altra. Cominciano tutte due con
la "i" ma sono due parole diverse». La
lunga intervista è proseguita sui temi
caldi della persecuzione dei cristiani nel
Mondo, sulle responsabilità della comunicazione, ma anche su temi più leggeri,
come l’incontro tra Papa Francesco e
mons. Galantino al quale il vescovo di
Cassano disse esplicitamente “che aveva avuto coraggio a chiamare me! Mi
rispose:
“Vedremo…!”.
cesi col Santo Padre
22 domenica I di Quaresima
24 martedì ore 8,00 SALERNO: S. Messa al Convegno economi generali
C.E.I
25 mercoledì III Anniversario Ordinazione Episcopale
ore 15,00 MILANO: Consiglio di Amministrazione Università Cattolica
27 venerdì ore 15,00 ROMA – Pontificia Università Gregoriana: Introduzione al Congresso “Liturgia ed Evangelizzazione: La Chiesa evangelizza con
la bellezza
della Liturgia”
* L’agenda del Vescovo può subire
aggiornamenti. Consultare il sito web
della Diocesi.
* Nelle Domeniche e nei giorni festivi
nei quali non è impegnato altrove il
Vescovo celebra in Cattedrale alle
ore 18,30.
febbraio 2015
15
San Marco
L
a tradizione cristiana antica
è unanime nell'attribuire il
secondo vangelo a Marco.
Marco ha due nomi:
l'ebraico Giovanni e il
soprannome greco-latino
Marckos/Marcus.Questo fa pensare a
una famiglia che parlava anche greco
e che, probabilmente, intratteneva
rapporti anche con il mondo grecoromano. Fu discepolo dell'apostolo
Paolo e, in seguito, di Pietro.
Nacque in Palestina intorno all'anno
20. Si conosce poco della sua
giovinezza e della sua famiglia. Dal
Nuovo Testamento è noto che era
cugino di Barnaba e che quindi era
ebreo di stirpe levitica. Accompagnò
suo cugino Barnaba e Paolo nel suo
primo viaggio missionario e giunse
con loro a Salamina nell'isola di
Cipro dove iniziarono ad annunciare
la parola di Dio. Giunti però a Perge
di Panfilia Marco li abbandonò per
tornare a Gerusalemme.Dopo la
morte a Roma del principe degli
Apostoli, non vi sono più notizie
certe su Marco.La tradizione lo vuole
evangelizzatore in Egitto e fondatore
della chiesa di Alessandria che lo
vuole come suo primo vescovo.
Non vi sono notizie certe su dove,
come e quando Marco morì. Eusebio
sostiene che la sua morte avvenne
ad Alessandria, dove venne ucciso
facendo trascinare il suo corpo per
la città. Tale versione dei fatti viene
16
febbraio 2015
riportata anche nella Legenda Aurea.
Le sue spoglie furono trafugate con
uno stratagemma da due mercanti
veneziani nell'anno 828 e trasportate,
dopo averle nascoste in una cesta di
ortaggi e di carne di maiale a Venezia.
La raffigurazione di san Marco
compare sin dalla prima arte cristiana,
assieme a quella degli altri Evangelisti.
Viene di solito rappresentato come
un vecchio venerando, calvo, con il suo
vangelo tra le mani; accanto gli sta un
leone, suo simbolo come evangelista.
Tutti e quattro gli evangelisti hanno
un simbolo iconico che generalmente
viene raffigurato vicino o al posto del
santo nelle pitture e nelle sculture. Il
motivo principale del leone, sembra
essere il fatto che nel Vangelo di
Marco viene narrato il maggior
numero di profezie che Cristo fece
riguardo alla propria risurrezione,
ed il leone rappresenterebbe, in
virtù della sua fortezza, proprio la
risurrezione. Questo in accordo
sia con il pensiero del Padre della
Chiesa San Gregorio Magno, sia
con quanto diceva la glossa della
Sacra Bibbia. Lo stesso San Gregorio
Magno suggerisce anche
che, il
leone sarebbe il simbolo di Marco
in quanto il suo Vangelo inizia con la
voce di san Giovanni Battista che, nel
deserto, si eleva simile a un ruggito,
preannunciando agli uomini la venuta
del Cristo! Lo si festeggia il 25 aprile.
Vincenzina Esposito
San Marco
la musica
il libro
Viva voce
La Torre campanaria
del Duomo di Cassano
in Calabria Citra, per
i tipi dell’editrice la
Mongolfiera, è il nuovo
lavoro
di
Leonardo
R. Alario, fondatore
dell’Istituto di Ricerca e di
Studi di Demologia e di
Dialettologia di Cassano
all’Ionio. Il libro fa parte
della minicollana diretta
dallo stesso Alario, “Per i
luoghi errando” e come
tale avvia il progetto di
“visitare” e “conoscere i
monumenti storicamente più importanti, che i Cassanesi
hanno, nel tempo, eretto per rispondere ai loro bisogni
religiosi, civili, estetici, elevando, di volta in volta, chiese,
santuari, monasteri, torri di guardia e di difesa, campanili
per annunciare la gloria di Dio (…).” Lo studioso di
Tradizioni popolari indaga la torre campanaria voluta da
mons. Bonifacio Caetani, Cardinale presbitero col titolo
di Santa Pudenziana, che ne decretò la costruzione,
nel 1608, sullo sperone di roccia di fronte la Basilica
Cattedrale. Alta 30 metri circa, la torre diventa anche
posto di guardia e luogo di difesa, oltre che “cimitero”
durante l’ultimo colera del 1837. Alario ci conduce nella
sua storia, riferendo del primo campanaro, Francesco
(Ciccone) e dell’aurora a cui è stata attribuito il suo
nome… La pregevole pubblicazione, 90 pagine a colori
su carta patinata, è arricchita da suggestive tavole
fotografiche che raccontano anche per immagini la
torre campanaria e il contesto in cui si erge, tra la torre
dell’orologio, cara ai Cassanesi, e il duomo: “un triangolo
di pietra di fede e di memoria.” Ampio spazio è
riservato al fondatore della torre campanaria, il vescovo
cardinal Caetani, di cui Alario traccia un’ampia biografia.
la scoperta
Roberto Fittipaldi
"Scrivo canzoni perché sento l'urgenza di farlo
e se non fosse così starei bene anche a casa".
Per ripresentarsi in scena dopo cinque anni di
assenza, un'immersione
nella vita comune con i
suoi incontri di tutti i giorni,
il pescivendolo al mercato
di Catania e gli amici, ma
anche dopo la maternità,
Carmen Consoli ha scelto
le canzoni raccolte nel
nuovo album 'L'abitudine
di tornare', in uscita il 20
gennaio. "Le canzoni le
ho scritte tutte in luglio
e agosto - racconta la
cantautrice - per poi entrare in studio il mese
dopo a registrare l'album. Negli ultimi cinque
anni ho vissuto una sorta di laboratorio di vita
e ho scritto nella mia anima. Ho fatto cose
comuni e anche straordinarie come un figlio". Il
nuovo capitolo discografico della 'cantantessa'
è anche quello con il quale la Consoli ha
voluto provare a fare la cronista, alle prese con
storie italiane di oggi e di ieri, dalla brutalità
del femminicidio fino alle vicende siciliane di
'Esercito silente' dedicata ad una Palermo
ferita ma desiderosa di un riscatto ("chissà
se il buon Dio perdonerà Palermo" canta
la Consoli). "In Sicilia esistono due diversi
tipi di eserciti silenti - sottolinea - con le
persone che vogliono cambiare le cose e ci
provano da un lato, e gli omertosi dall'altro.
E' importante fare questa distinzione". Con
le nuove canzoni la cantante tornerà in tour
nei palasport a partire da Porto San Giorgio
il 9 aprile, per una carrellata di concerti che
la porteranno nelle principali città italiane.
Giorgia Zupo
Scoperto nel cervello l'interruttore delle paure: è il circuito nervoso responsabile dei disordini d'ansia e fobie che nel
mondo colpiscono 40 milioni di adulti, fino a rendere impossibile semplici azioni quotidiane. Pubblicata su “Nature”,
la scoperta si deve a due gruppi indipendenti, guidati da Bo Li, del Cold Spring Harbor Laboratory (CSHL)
a New York e da Gregory Quirk dell'università di Puerto Rico. Il risultato apre la strada allo sviluppo di
nuove cure per questi disturbi. Individuato nei topi, il circuito svolge un ruolo chiave nell'organizzazione della
memoria dei ricordi traumatici. È difficile immaginare, rilevano gli autori, che un'emozione intangibile come
la paura sia codificata in circuiti nervosi. Invece è memorizzata e organizzata in una struttura del cervello
chiamata amigdala. «In precedenti ricerche - spiega Li - abbiamo scoperto che l'apprendimento della paura e
del relativo ricordo sono gestiti dalle cellule nervose nell'amigdala centrale». Ora i ricercatori hanno scoperto
che l'amigdala centrale è governata da un gruppo di neuroni che formano il nucleo paraventricolare del talamo,
regione del cervello sensibile alle sollecitazioni e che agisce come un sensore alla tensione fisica e a quella
psicologica. Queste due aree sono collegate da “messaggeri chimici” già noti per essere implicate nei disturbi d'ansia.
Sono fattori di crescita che svolgono un ruolo importante nello stimolare la nascita di nuovi neuroni e loro connessioni.
Secondo gli autori della ricerca potrebbero diventare il bersaglio di nuovi farmaci per il trattamento d'ansia e fobie.
Marco Roseti
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Bioetica
Bioetica
UN OMICIDIO LEGALIZZATO
Q
ualche
giorno
fa
ho assistito ad una
discussione a proposito
della utilità della pena di
morte come deterrente
verso tutte le barbarie che stanno
sconvolgendo la nostra vita, come
testimoniano recenti fatti di cronaca
(inclusi quelli che riguardano la
nostra regione). Da qui é nata la
seguente riflessione. Sono certo che
se fossimo chiamati ad esprimere il
nostro parere sulla pena di morte, la
maggior parte di noi direbbe che é
assolutamente contraria; allo stesso
tempo, sono convinto che ad ognuno
di noi, sull'onda emotiva generata da
una efferatezza commessa, é capitato
di dire: "ci vorrebbe la pena di morte".
La sacralità e l'inviolabilità della
vita sono fuori discussione. Nessun
essere
umano
può
avvalersi
del diritto di porre fine alla vita
altrui. Se nessuno di noi dispone
pienamente della propria vita...ancora
di meno dispone di quella altrui.
Quindi, se applicassimo la pena di
morte anche solo per il peggiore
dei reati, non faremmo altro che
commettere un ulteriore reato,
perché, ragionando in questi
termini, la pena di morte non é
altro che un omicidio "legalizzato"
18
febbraio 2015
(cioè giustificato dalla sola legge
umana....ma non da quella divina).
Mi rendo conto che perdonare chi ha
tolto la vita ad una persona a noi cara
é una cosa di una difficoltà estrema...
ma é quello che Dio ci chiede di fare
ed é ciò che Egli ci ha insegnato. Infatti,
dopo la crocifissione di Gesù, Dio
avrebbe potuto, in un battito di ciglia,
distruggere l'intero genere umano...ed
invece ci ha perdonati. Ci ha dato la
più grande prova d'Amore: voi avete
ucciso mio Figlio ed Io vi perdono.
A tal proposito, è davvero molto
bella la storia accaduta quasi un anno
fa in una Paese del Medio Oriente,
quando, prima della esecuzione di una
impiccagione come punizione per un
omicidio, la madre della vittima si é
avvicinata al condannato, che aveva
già il cappio al collo, e, dopo averlo
schiaffeggiato, gli ha tolto il cappio
perdonandolo per quanto commesso...
E molto toccanti sono le immagini
della madre del condannato che
abbraccia la madre della vittima, che
ha appena graziato e perdonato suo
figlio. C'è davvero tanto da riflettere,
Antonio Perciaccante
Chiamati alla missione
S
crive il Santo Padre
Francesco
nella
sua
“Evangelii Gaudium”, al n°
23: “L’intimità della Chiesa
con Gesù è un’intimità
itinerante, e la comunione «si
configura essenzialmente come
comunione missionaria». Fedele al
modello del Maestro, è vitale che
oggi la Chiesa esca ad annunciare il
Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte
le occasioni, senza indugio, senza
repulsioni e senza paura. La gioia del
Vangelo è per tutto il popolo, non può
escludere nessuno. Così l’annuncia
l’angelo ai pastori di Betlemme: «Non
temete, ecco, vi annuncio una grande
gioia, che sarà di tutto il popolo»
(Lc 2,10). L’Apocalisse parla di «un
vangelo eterno da annunciare agli
abitanti della terra e a ogni nazione,
tribù, lingua e popolo» (Ap 14,6)”.
La Chiesa è per sua costituzione
ontologica missionaria o, come
afferma il Papa, in uscita. Il suo Maestro
e divino Fondatore si è reso pellegrino
per le strade d’Israele, passando di
città in città, di villaggio in villaggio,
di cuore in cuore per annunziare la
gioia del Padre suo. Nulla Cristo Gesù
ha risparmiato di sé, affinché il regno
di Dio venisse abbondantemente
seminato e fatto germogliare. Egli, a
differenza delle volpi che hanno le
loro tane e gli uccelli del cielo il loro
nido, è colui il quale non ha dove
posare il capo. L’amore di Cristo si
spinge verso il cuore degli uomini, per
condurli al suo Cuore, sicuro ristoro
per la loro vita. E così i suoi apostoli
e discepoli, primo gruppo ecclesiale,
insieme a Lui sono costantemente
in uscita per la proclamazione della
buona novella. Lo stesso mandato
che il Signore dona ai suoi, prima della
sua ascensione al cielo, è di natura
missionaria: Andate dunque
e fate discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del
Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo, insegnando
loro a osservare tutto ciò
che vi ho comandato (Mt
28,19-20). La Chiesa è nata
per questo e deve vivere
per tale finalità. Lo stesso
Spirito, durante la Pentecoste, dona
ad essa forza, coraggio, franchezza
e vigore per vivere il comando
del Risorto. La Chiesa esiste per
donare Cristo al mondo e condurre
il mondo a Cristo. Se cadesse
da questa vocazione celeste ne
uscirebbe snaturata, svilita, annullata
e ogni sua azione, parola, gesto, non
avrebbe alcuna portata salvifica.
Sarebbe in tutto simile ad ogni altra
organizzazione sociale, filantropica,
assistenziale, ma non certo la Chiesa
voluta da Cristo Gesù. Il discepolo del
Signore deve essere in tutto simile
a Giovanni Battista. Un indicatore
vivente dell’unico Agnello di Dio che
toglie il peccato del mondo. Per ogni
uomo che incontra sul suo cammino,
vicino e lontano, deve essere un
segnalatore luminoso, attraente
e attrattivo della gioia evangelica.
Battesimo e confermazione hanno
sugellato per sempre nel cuore dei
credenti questo status naturae. Il
cristiano va per le vie del mondo
e nei contesti in cui è collocato
(famiglia, scuola, lavoro, parrocchia,
diocesi e quant’altro) diffondendo il
buon profumo di Cristo, facendone
assaporare la fragranza, la freschezza
e la bellezza. Da Lui e dalla sua Parola
dobbiamo ripartire, Lui annunziare,
di Lui parlare, a Lui obbedire, a Lui
portare o riportare ogni uomo o
donna del nostro tempo, che di
Lui ha fame e sete. Ecco il motivo
dell’accorata esortazione del Santo
Padre a ritrovare questa identità
spesso smarrita anche nelle strutture e
forme ecclesiali, che rischiano di essere
solo funzionalistiche o burocratiche,
carenti di quella pneumatologia
costitutiva che la rende in costante
movimento
evangelizzatore
e
missionario. Ovviamente, alla base
di ogni sana e buona missione deve
esserci necessariamente un’opera di
formazione previa che sia sistematica
e permanente. È sempre valido
l’asserto tomista: nessuno può dare
ciò che non ha. Il cristiano prima
ancora di essere un missionario è
un fedele ascoltatore e imitatore
del suo Maestro. Dalle sue parole,
dal suo cuore e dalla sua vita egli
attinge verità, grazia e modalità per
la missione, come Cristo Gesù faceva
con il Padre suo. Altrimenti rischiamo
di rendere la missione stessa un
grande avanspettacolo, privo di frutti
di conversione e salvezza. In questo ci
può essere d’aiuto una meditazione
profonda e seria sull’episodio
evangelico di Marta e Maria (cfr. Lc
10, 38-42). La più autentica Marta
nasce da Maria, la donna che si
pone in ascolto della Parola di Gesù
e che si è scelta la parte migliore
che non le sarà tolta. Da questo
santo ascolto nasce la vera missione.
Nicola De Luca
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La vita consacrata
tenerezza alla scuola dell'eucaristia
N
ella prima parte della
nostra
riflessione
abbiamo
fissato
la
premessa sulla bellezza
della vita consacrata,
costituita dal rapporto sponsale
che si attua nell’Eucaristia. Infatti,
dicevamo, il « matrimonio » tra
Gesù e il/la consacrato/a, si celebra
nel pane e nel vino, Corpo e Sangue
che Gesù stesso offre; e si consuma
sulla Croce, « consummatum est »,
nel dono della sua vita. Ecco perché
diventa indispensabile celebrare
quotidianamente
l’Eucaristia.
Nella celebrazione eucaristica si vive
un sano collegamento, un dialogo
pulito tra noi e il Padre. È l’incontro
con lo Sposo, con l’Amato. Nell’atto
penitenziale la sposa viene purificata,
poi viene rivestita dell’abito nuziale
nella Liturgia della Parola e nella
Liturgia Eucaristica avviene l’incontro
che culmina nella consumazione della
comunione sacramentale: “il Corpo
di Cristo”, Amen, “sì”. In questo
modo la liturgia diventa il luogo in
cui l’Amato cura e guida dolcemente
la sua sposa, la prepara con parole e
gesti, chiedendole semplicemente di
corrispondere con la docilità propria
20
febbraio 2015
di chi, innamorata, non desidera
altro che compiacere in tutto
all’Amato, affinché ne gusti la bellezza
e, come ci descrive S. Francesco,
pronunciando il nome di Gesù, ne
assapori la dolcezza, tanto da dire
che la comunione sacramentale
diventa l’affascinante “estasi” in cui
la sposa s’inebria dell’amore dello
Sposo. Perciò se un consacrato non
ama e non cura la liturgia, allora non
può amare Cristo e la sua Chiesa
e non può vivere il momento della
comunione sacramentale nella Messa
come ci dice san Francesco! L’estasi è
un “uscire da sé” per andare incontro
allo Sposo che viene. E come si può
dire di essere innamorato se non si
“spazza la casa”, se non si prepara per
bene, con amore e con tanta cura il
luogo dell’incontro per renderlo bello
e dignitoso? È come non attendere
con la riserva dell’“olio di esultanza,
della vigilanza e della fede” (Mt 25,113) il ritorno e l’arrivo dell’Amato?
L’Amato e l’amata si incontrano nella
celebrazione liturgica, in particolare
ed in maniera del tutto esclusivo e
speciale in quella dell’Eucaristia. Lui
è l’Infinito, il Creatore e i consacrati
sono le creature. È Lui che entra in
loro, chiamati ad immergersi e a
perdersi nella sua infinità, anche se
spesso non ci si rende conto! È grave
preoccupazione,1 da non tralasciare,
se
non
si vive una vera
e consapevole partecipazione alla
liturgia e ancora di più alla Messa
quotidiana. Ci si deve preoccupare del
modo in cui si partecipa, dell’amore
per la liturgia, che manifesta senz’altro
l’amore per la chiesa. Chi ama Gesù,
ama e cura la chiesa, vigila, accudisce
e provvede alla giusta preparazione
per la celebrazione. La celebrazione
dunque, non può essere vissuta come
presenza passiva o marginale bensì,
come viva comunione con Gesù e
con i fratelli. Anche se inquinata dalla
fragilità umana, pur se ciechi, incapaci
di vedere Gesù, l’Amato, anche se
stolti e lenti di cuore a credere e ad
amare Gesù (che non vediamo) e
il fratello (che ci è accanto), siamo
chiamati a riversare in essa tutta
la nostra esistenza per imparare
ad amare secondo lo stile di Gesù
(II parte )
Nicola Arcuri
IV GIORNATA DIOCESANA
DEL CATECHISTA
Domenica 25 gennaio 2015 dalle ore 9.15 alle 17.00, presso il nostro
Seminario Diocesano “Giovanni Paolo I”, si è svolta la IV giornata
diocesana del catechista, con il tema: Parola e Comunità a servizio
della famiglia. L’incontro è iniziato con la celebrazione delle lodi
presieduta dal direttore dell’UCD con i responsabili dei settori
dell’Ufficio Catechistico, dopo ciò è stato introdotto il tema della
giornata e specificato la modalità di svolgimento della stessa.
Pertanto alle ore 10.00 i catechisti presenti, circa delle centinaia,
si sono divisi nei tre settori: Apostolato Biblico, Catecumenato
e Catechesi alle persone Disabili, dove è stato affrontato il
tema della giornata, i catechisti in stile laboratorio hanno poi
approfondito il tema. Ogni settore ha avuto la sua libertà nel lavoro
di approfondimento, per esempio il settore catechesi alle persone
disabili ha invitato una famiglia che ha a che fare con questa
difficoltà e un’educatrice che ha lavorato con una disabile.
A
mezzogiorno il cuore della giornata: la celebrazione eucaristica
presieduta dal nostro Vescovo, il quale ci ha ricordato che occorre
annunciare con gioia Gesù Cristo, senza creare nuove angosce nel
cuore dei ragazzi in modo da farli scappare via. Se così fosse è meglio
rimanere nelle proprie case. Questo il monito, accolto ovviamente
con serenità dai catechisti, del nostro Vescovo. Infine, ogni settore
ha fatto una piccola relazione sul lavoro svolto; dopo di ciò il direttore
ha tirato le conclusioni, ricordando che non si è catechisti solo dei
ragazzi ma anche delle loro famiglie, ragion per cui sarebbe bello
che ogni parrocchia avesse nel suo organico due o tre catechisti
che si occupassero degli adulto. Terminato questo momento la
giornata, si termina così come è cominciata, cioè con la preghiera.
Voglio ringraziare l’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi per
il servizio che ha fatto della Giornata Diocesana del catechista.
A. L.
CA
TE
CHI
STI
Rubrica a cura
di don Annunziato LAITANO
Ufficio catechistico diocesano
Piazza Sant’Esubio
tel.: +(39).0981.71048
e-mail:
[email protected]
febbraio 2015
21
PRO
GE
TTO
PO
LICO
RO
EQUIPE DIOCESANA
Animatori di Comunità
Angela MARINO - III Anno
Antonio DE MARCO - I Anno
Tutor del progetto
Raffaele VIDIRI
Ufficio Pastorale Giovanile
don Giovanni MAURELLO
Caritas
Raffaele VIDIRI
Ufficio Pastorale Sociale
e del Lavoro
don Attilio FOSCALDI
Centro servizi diocesano
vico Torto Ospizio
Cassano all’Jonio
Tel. +(39).0981.71007
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febbraio 2015
Gli animatori della nostra diocesi
Alla scoperta dei propri talenti
Domenica 4 gennaio presso la parrocchia “Natività Beata Vergine Maria”
si è svolto l’incontro del settore giovani tenuto dall’Azione Cattolica
diocesana “Creati – Vità”. A questa giornata hanno partecipato
quaranta tra i giovani e gli educatori provenienti dalle diverse
parrocchie della diocesi di età compresa tra i diciotto e i trenta anni.
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di offrire alle nuove generazioni
spunti di riflessione riguardanti il mondo del lavoro e, in modo particolare,
un orientamento idoneo alla valorizzazione dei propri talenti. E proprio
in linea con questo obiettivo sono stati gli interventi dell’Avv. Maria
Teresa D’Elia e dell’Avv. Michele Diodati, responsabili del nascente
MLAC (Movimento Lavoratori Azione Cattolica), i quali hanno ricordato
il progetto “Mani Di Speranza” come testimonianza dell’impegno
assunto nel creare nuove opportunità a favore delle nuove generazioni.
Anche gli animatori di comunità del Progetto Policoro, la dott.ssa
Angela Marino (Animatore di Comunità al 3° anno) e il dott. Antonio
De Marco (AdC 1° anno) hanno contribuito ad esaltare l’importanza
della scoperta dei talenti in ciascuno di loro proponendo un’attività
di animazione. Nel richiedere ai partecipanti quali potessero essere le
esperienze di vita tali da spingere una persona a scegliere la professione
di medico, le risposte fornite, hanno dimostrato che la maggior parte
dei giovani presenti crede che lo spirito con il quale si dovrebbe
intraprendere un percorso professionale è lo spirito di vocazione. In tal
proposito, è stato proiettato un video di presentazione del “Progetto
Policoro” come ausilio all’orientamento dei giovani al mondo del lavoro.
Un intervento degno di nota è stato, infine, quello della dott.ssa
Lucia Moretti e della dott.ssa Rosaria Adduci, esperte formatrici
dell’associazione “Goodwill”. L’associazione è di promozione sociale e
nasce, grazie al contributo del Progetto Policoro della diocesi di CosenzaBisignano, dalla cooperazione di professionisti che condividono gli
obiettivi di eccellenza, sviluppo sostenibile, rispetto e sinergia e hanno
deciso di unire le proprie competenze per mettersi al servizio del proprio
territorio, rivolgendo altresì il proprio sguardo verso orizzonti più lontani.
Antonio De Marco
l
’
Abbraccio
Periodico della Diocesi di Cassano all ’Jonio
DIRETTORE RESPONSABILE
Domenico Marino
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Giuseppe Malomo
Raffaele Vidiri
REDAZIONE
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Francesca Deleo
Roberto Fittipaldi
Angela Marino
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don Nicola Arcuri
don Nicola De Luca
don Alessio De Stefano
don Annunziato Laitano
don Michele Munno
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Antonio De Marco
Vincenzina Esposito
Gianpaolo Iacobini
Antonio Perciaccante
Marco Roseti
COLLABORATORI
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Claudia Fragale
Delia Lanzillotta
Franco Lofrano
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Hanno collaborato a questo numero
Beatrice Bloise
Iole Bloise
Ferdinando D’Elia
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Virginia Varcasia
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Infopoint
La diocesi di Cassano all’Jonio è in fermento per l’organizzazione
dell’udienza con il Santo Padre prevista per sabato 21 febbraio 2015
presso l’aula “Paolo VI”.
L’infopoint, attivo già da alcuni mesi, ha registrato, oltre 7000 fedeli che
raggiungeranno la Città del Vaticano con circa 100 autobus, saranno
centinaia le famiglie presenti all’incontro. Per ogni tipo di informazioni
sull’evento la segreteria organizzativa potrà essere contattata al numero
0981/71007 o all’indirizzo e-mail: [email protected].
l’Abbraccio, prodotto dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali
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Causale: offerta “l’Abbraccio”
febbraio 2015
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