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Febbraio 2015 - Diocesi di Cassano all`Jonio
l ’ Abbraccio Perdiodico della Diocesi di Cassano all ’Jonio FEBBRAIO 2015 Anno 8 Numero 2 Una casa accogliente editoriale Una Parrocchia che converte e si converte l ’ N Abbraccio Periodico della Diocesi di Cassano all ’Jonio Febbraio 2015 - Anno 8 numero 2 SOMMARIO 5 pinocchio in parrocchia 8 corso di lis 11 scrivere la pace 19 chiamati alla missione 2 febbraio 2015 X don Nunzio Galantino on posso proporre il mio breve contributo sulla natura e sulla vita della Parrocchia prescindendo dall'esperienza che io stesso ho fatto, per 36 anni, nella Parrocchia di San Francesco d'Assisi, in Cerignola. Un'esperienza che ha certamente segnato la mia vita di uomo e di prete. Averne vissuto le vicende in maniera piena ed appassionata, seppur con tanti evidenti limiti, ha fatto sì che io - anche dopo averla lasciata per unirmi al cammino di fede della Chiesa Cassano - ne fossi ancora fortemente segnato. Sì, perché la Parrocchia - come realtà fatta di persone che vivono, progettano, pregano, testimoniano e crescono insieme - offre potenzialità straordinarie che, solo chi se ne sente parte, può cogliere. "Sentirsene parte" è molto di più che starci e frequentarla, anche se assiduamente. "Sentirsene parte" è molto di più, anzi è tutt'altro che starci per gestirla."Sentirsene parte" parte vuol dire amarla per quello che la Parrocchia è. "Sentirsene parte" vuol dire arrivare a coglierne i limiti senza guardarli con occhi e con cuore - peggio ancora con parole - sprezzanti. "Sentirsene parte" vuol dire sentirsi appartenere quei limiti e mettere in atto tutto ciò che è possibile per ridurre l'impatto negativo di ciò che attraversa in maniera più o meno evidente la vita della Parrocchia. Ma tutto questo non può farlo chi non ci rimette niente di sé! Non è possibile a chi non ha mai provato a mettersi in ascolto e farsi cambiare (= convertire) da persone ed eventi lontani dal proprio modo ordinario di pensare e che pure approdano in un Parrocchia "in uscita" . A questo proposito e per quel che mi riguarda, sento di poter affermare che persone ed eventi con i quali fino a un certo punto della mia vita non avevo mai avuto a che fare - nella vita e nell'esperienza della Parrocchia - hanno finito per incidere sensibilmente sul mio modo anche di stare nella Chiesa, di essere uomo e di essere prete. Ritengo quindi la Parrocchia un possibile luogo di formazione e, se possibile, anche di conversione. Fin qui potrebbe sembrare che io riduca la Parrocchia e la sua realtà a luogo di socializzazione più o meno capace di aiutare a crescere umanamente. No, non la penso così! Non dimentico cioè che tutto quello che la Parrocchia può realizzare - i cosiddetti "progetti" - non può che essere frutto di quello che la Parrocchia è per sua natura. «La Parrocchia, infatti, si costituisce per opera della grazia di Dio e per attiva risposta dei fedeli, attorno alla Parola di Dio, ai sacramenti – particolarmente l’Eucarestia – e al servizio della carità». Ciò vuol dire che dinanzi alle sfide che la Chiesa oggi è chiamata ad affrontare, il compito della Parrocchia è e resta quello di annunciare Cristo o, come hanno più volte detto i Vescovi, “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Per fare questo la Parrocchia viene sollecitata ad uscire da se stessa e dai suoi schemi ripetitivi, mettendosi umilmente in ascolto di quello che le capita intorno e lasciandosi interpellare. Mi chiedo: possiamo affermare che il modo in cui vengono investite le nostre energie in Parrocchia riescono a testimoniare la forza davvero affascinante ed impegnativa della proposta di Gesù? Lo stesso modo di preparare e vivere i momenti consueti dell'attività pastorale (preparazione e celebrazione dei Sacramenti, preparazione e celebrazione delle feste, formazione ed esercizio della carità, linguaggio e gesti) sembra tante volte non tenere in nessun conto quello che di nuovo vivono oggi le persone e che oggi si muove negli stessi ambienti nei quali viviamo. Per questo ritengo che la prima via attraverso la quale la comunità parrocchiale evangelizza è la vita della comunità parrocchiale, la sua unione e fedeltà a Cristo, il suo servizio all’uomo, la trasparenza evangelica delle sue scelte pastorali, economiche, caritative e sociali. La sapienza pastorale conferma che il punto di partenza, anche per la nuova evangelizzazione, è rinnovare e qualificare ciò che già esiste. Occorre perciò che si acquisti una mentalità nuova nell’impostare la vita e la pastorale della parrocchia, meno chiusa in se stessa. Ricordando che la carità educa la comunità cristiana a un’etica solidale, a una cultura dell’accoglienza, capace di essere condivisa anche da chi non è credente, di incidere sui problemi del territorio e di aprirsi alle questioni sociali e politiche da cui dipende spesso il superamento delle ingiustizie ed emarginazioni. Porte aperte per favorire l'incontro con Gesù L Cari lettori, apriamo le porte della parrocchia: casa accogliente e di sane relazioni, esperta in umanità e segno di missionarietà. Era uno degli obiettivi dello scorso anno pastorale e lo resta anche per il 2014-2015, come indicato dalla delegazione diocesana che stimola, accompagna e aiuta la vita delle comunità nella loro «gioiosa missione di annunciare e testimoniare il Vangelo di Gesù». “l’Abbraccio” varca la soglia delle parrocchie per raccontare il ricco e denso mondo che vive al loro interno grazie alla passione dei sacerdoti, all’impegno dei laici, alla buona volontà di tanti piccoli e grandi volontari che sono uno degli infiniti volti della Chiesa in uscita tanto cara a Papa Francesco quanto importante nella quotidianità. Anche se resta lontana dai riflettori ma attiva, silenziosa ma operosa, come altre realtà cattoliche che non fanno notizia anche se salvano vite, aiutano chi ha bisogno, accolgono chi è senza casa, danno da mangiare a chi ha fame e da vestire a chi è nudo. E non avrebbe nessun'altra porta cui bussare, se non ci fossero le parrocchie. Di loro non parla quasi nessuno, mentre basta un sospetto di quinto grado nei confronti d'un uomo o donna di fede per guadagnare la prima pagina e molto altro. Anche per questo serve “l'Abbraccio”, come centinaia di altri più o meno importanti media cattolici. Per questo vi chiediamo di continuare a starci vicino aiutandoci con un abbonamento oltre che con consigli, suggerimenti e pure critiche. Un abbraccio. d.m. a Parrocchia, come la Chiesa, esiste per favorire l’incontro con Gesù. La vocazione della Parrocchia, perciò, è la stessa vocazione della Chiesa universale. La Parrocchia, infatti, è una “localizzazione” della Chiesa. Anzi, la Parrocchia potrebbe essere definita proprio “Chiesa locale”. Forse qualcuno arriccerà il naso ad una tale definizione, poiché spesso tale definizione viene utilizzata per la Diocesi. Per quest’ultima, tuttavia, sarebbe più corretto parlare di “Chiesa particolare” o “porzione di Chiesa”. L’elemento che caratterizza la Parrocchia – come “localizzazione” della Chiesa – è la comunità. La Parrocchia è, infatti, una comunità determinata (localizzata) di fedeli. Da ciò deriva che il criterio principale che esprime l’appartenenza ad una Parrocchia è quello legato al territorio. Il Vescovo – a cui unicamente spetta erigere una Parrocchia – infatti, nell’atto di erigerla, contemporaneamente la determina, individuandone i confini. Ciò significa, concretamente, che ad una Parrocchia si appartiene non in base a criteri soggettivi ed elettivi – poiché la comunità cristiana non è un gruppo di privilegiati, una élite – ma oggettivi: si appartiene ad una Parrocchia avendo in essa il domicilio o il quasi-domicilio. Pur essendo il Vescovo il primo responsabile della vita di ogni comunità parrocchiale (ecco il motivo per cui periodicamente il Vescovo diocesano deve visitare tutte le Parrocchie della sua Diocesi), egli l’affida ad un Presbitero, che prende il nome di Parroco. Il Parroco, però – che non è vicario del Vescovo in quella Parrocchia ma ne è il “pastore proprio” – deve guidare la comunità affidatagli in stretta comunione con il Vescovo diocesano. Una tale stretta comunione è vincolante. Se manca la comunione, infatti, viene a mancare l’ecclesialità. In parole semplici: senza una tale comunione la Chiesa “locale”, che è la Parrocchia, diventa meno Chiesa. È questo anche il senso per cui nella celebrazione della Messa, in ogni Parrocchia, dopo la menzione del Papa, si fa sempre menzione del Vescovo, affermando che l’Eucaristia viene celebrata significativamente “in comunione”. La Parrocchia-Chiesa locale è costituita perché tutti i fedeli possano accedere più facilmente alla Parola di Dio e alla celebrazione dell’Eucaristia e degli altri Sacramenti. La Parrocchia, per dirla con parole semplici, c’è perché si possa incontrare più facilmente il Signore e sperimentare il suo Amore, la sua Grazia. È necessario, perciò, che le porte siano sempre aperte. È una cosa sulla quale Papa Francesco ritorna sistematicamente! In una della sue omelie affermava: “Pensate a una ragazza madre, che va in parrocchia e dice al segretario: ‘Voglio battezzare il bambino’. E poi questo cristiano, questa cristiana le dice: ‘No, tu non puoi perché non sei sposata!’. Ma guardi, che questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa! Questo non è un buon zelo! Allontana dal Signore! Non apre le porte! E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alle persone, alla gente, al Popolo di Dio. Gesù ha istituito sette Sacramenti e noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pastorale! Gesù si indigna quando vede queste cose perché chi soffre è il suo popolo fedele, la gente che Lui ama tanto”. Le nostre Parrocchie non possono e non devono essere dogane, ma Chiese “locali”, comunità vive, con le porte spalancate, perché tutti coloro che si avvicinano possano incontrare e sperimentare l’Amore del Signore. Michele Munno febbraio 2015 3 Traccia Traccia DI DI Spiritualità Spiritualità LA COMUNITÀ Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt 18,20) Chiesa dello Spirito Santo Vita in parrocchia Laino Borgo L aino Borgo, ultimo paese in direzione nord della nostra diocesi, è una comunità di circa duemila abitanti, immersa nel Parco nazionale del Pollino, ai confini con la Basilicata. La cittadina è attraversata dal fiume Lao, strategica via d’acqua nel passato, tutelato oggi dalla riserva naturale che lo circonda, ed importante centro sportivo per gli appassionati di rafting. Nel cuore della piccola comunità sorge la parrocchia dedicata allo Spirito Santo, guidata da don Anatole Tshimanga Milambo. La chiesa è stata riaperta al culto, seppur parzialmente, lo scorso 22 dicembre, dopo l’ultimo episodio tellurico che ha interessato l’area del Pollino nell’ottobre del 2012. La gente di queste parti è abituata al terremoto ma ha sofferto molto la chiusura della Chiesa madre, centro identitario nel quale la comunità si ritrova e riconosce. La parrocchia ha una vita intensa ed è centro di aggregazione per giovani ed adulti. Nei suoi locali opera l’Associazione sportiva dilettantistica intitolata al Beato Pietro Paolo Navarro, gesuita e missionario, che proprio a Laino Borgo ebbe i natali nel 1560. Dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1585, P. Paolo Navarro aderisce alla 4 febbraio 2015 Compagnia di Gesù e viene mandato in missione in India e Giappone per evangelizzare quelle terre. Proprio in Giappone viene imprigionato e condannato al rogo. Fu proclamato Beato il 6 luglio del 1867. Nel suo ricordo l’associazione anima la vita della parrocchia e della comunità intera, coinvolge in particolar modo i bimbi delle scuole elementare ed i ragazzi delle scuole medie, organizzando, oltre alle attività sportive, anche commedie e concerti. È in procinto di essere attivato l’oratorio parrocchiale che, grazie al coinvolgimento di genitori ed adulti, cercherà di attuare un programma di animazione e di attività ludiche e sportive in linea con il progetto di fede della comunità parrocchiale. Il parroco è coadiuvato da una decina di laici che lo aiutano nell’attività catechistica e nell’animazione delle celebrazioni eucaristiche. In parrocchia sono attivi anche un gruppo di preghiera devoti a San Pio da Pietrelcina ed un gruppo missionario che si riuniscono settimanalmente. L’intera comunità si sta preparando all’incontro con Papa Francesco del 21 febbraio a Roma, parteciperanno in 66 coinvolgendo anche i fedeli della comunità di Laino Castello. Giuseppe Malomo Penso che il tema della comunità si salda bene con il tema scelto per questo numero dell’Abbraccio. Dando uno sguardo all’AT c’è da dire che tutto parte dal dono della Torah e dalla sua applicazione nella vita socio-religiosa del popolo che fa di Israele l’assemblea di Dio. Infatti, rimane sempre forte nella coscienza dell’Israelita la consapevolezza che la sua vocazione, ricevuta ai piedi del Sinai, è di essere assemblea di Dio, popolo unito dalla Torah. Israele non è mai stato una comunità missionaria. La sua testimonianza è di essere luce delle nazioni come comunità, che gode della presenza di Dio per l’amore vissuto tra i membri (cf. Is 49,6; 60,1.19). Nel NT per designare la comunità cristiana, si è imposto il termine ekklēsίa, da cui il termine Chiesa, che sa di essere in continuità con l’assemblea di Dio e con essa condivide l’adorazione del vero Dio, così come la “speranza di Israele” che vede compiuta con l’evento-Cristo: “Tutte le promesse di Dio in lui sono diventate si” (2Cor 1,20). Per il dono escatologico dello “Spirito del Figlio suo” (Gal 4,6) e dell’agape divina, la comunità riceve l’unità che vive nell’amore reciproco, inserita nella comunione trinitaria di Dio (cf. Gv 17,21-22), chiamata a diventare “una grande folla” (Ap 7,9). La comunità vive nel mondo pur non essendo del mondo (Gv 17,11.14), tra il già della dimensione escatologica ricevuta in dono dal Signore nell’oggi, e il non ancora che la caratterizza come popolo in cammino verso l’incontro con Cristo. Alessio De Stefano Pinocchio in bicicletta va in chiesa P ronti? Si parte! Tutti in sella ad una bici per passare qualche ora in compagnia e imparare, divertendosi. La Federazione nazionale ciclismo da anni promuove l’iniziativa “Pinocchio in bicicletta” che si propone, appunto, d'iniziare i bambini al ciclismo attraverso il gioco. A Cassano il testimone è stato raccolto dall’associazione gruppo ciclistico “Armando Gatto” che, grazie alla collaborazione di don Peppino De Cicco, parroco di Santa Maria di Loreto, a Cassano, ha raccolto un folto gruppo di bambini della scuola primaria e li sta iniziando al mondo delle due ruote. Il progetto è ambizioso perché si propone non solo di insegnare i primi rudimenti dela bici, ma anche, e soprattutto, perché, pedalando pedalando, i bambini imparano a stare insieme, mangiare sano e scoprono che esiste un’alternativa a Tv, videogiochi, social e il resto. Il progetto coinvolge una nutrizionista che segue bimbi e genitori informandoli sui rischi legati all’obesità infantile e correggendo gli errori nell’alimentazione. Il presidente della “Armando Gatto”, Francesco Corrado, che è pure responsabile regionale del progetto “Pinocchio in bicicletta”, è entusiasta di come la città sta rispondendo e ci tiene a ringraziare don Peppino per aver concesso il campetto di calcio adiacente la chiesa per gli allenamenti: «Se non fosse stato per lui, non avremmo potuto neanche cominciare. Certo, avremmo bisogno di uno spazio più ampio, magari anche al coperto per l'inverno, ma nessun altro ha risposto ai nostri appelli». Ancora una volta, un’altra bella iniziativa che prende vita grazie a quel mondo meraviglioso di comunione e condivisione che sono le parrocchie. Claudia Fragale Una comunità, non solo un luogo V olendo offrire un quadro sintetico sulla parrocchia, mi piace iniziare considerando ciò che non è: essa non è una pura circoscrizione amministrativa o territoriale, una ripartizione meramente funzionale della diocesi e nemmeno la chiesa intesa come luogo fisico. È, invece, una porzione del Popolo di Dio, una sua articolazione, ossia – come rileva il can. 515, § 1 del CIC – una comunità di fedeli, costituita nell’ambito di una Chiesa particolare, nel caso, la Diocesi, e affidata alle cure e alla responsabilità di un proprio pastore, il parroco. Pertanto, il termine parrocchia non esprime essenzialmente un luogo o un territorio, ma una comunità di persone, radunata intorno al parroco, pastore proprio, che sotto l’autorità del vescovo manifesta la comunione con la Chiesa particolare; così intesa, è il riflesso della Chiesa visibile stabilita su tutta la terra (cfr. Sacrosanctum Concilium, 42), strumento dell’incontro col Signore attraverso la concretezza di una comunità di fedeli costituita e radunata dalla Parola e dai sacramenti, in particolare l’Eucaristia, lì dove si edifica la Chiesa (cfr. Christifideles laici, 26); la parrocchia vive la propria comunione con la Chiesa particolare, affidata alla guida del vescovo, per mezzo della cura pastorale di un parroco. Il quale, insignito del sacramento del sacro ordine del presbiterato, ha la responsabilità della cura d’anime della parrocchia e la esercita sotto l’autorità del Vescovo diocesano, insieme al quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo. In ambito pastorale, il parroco è il presidente della comunità dei fedeli: in lui la pluralità delle persone appartenenti alla parrocchia trova la sua unità. È responsabile della parrocchia non solo sotto il profilo sacramentale, catechetico e caritativo, ma anche sotto il profilo amministrativo e giuridico. La parrocchia gode di personalità giuridica propria e viene riconosciuta come tale anche in ambito civile con decreto del Ministero dell’Interno; essa viene rappresentata in tutti i negozi giuridici dal parroco, il quale ne è il legale rappresentante e l’amministratore unico nell’ordinamento canonico e in quello statale. È una responsabilità personale, alla quale il parroco non può rinunciare e che non può demandare ad altri; anche l’Ordinario diocesano non può sostituirsi alla responsabilità diretta e personale del parroco, se non in caso di negligenza. Il parroco si avvale della collaborazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale, per quanto riguarda le scelte pastorali, e del Consiglio Parrocchiale per gli affari economici, per le questioni relative all’ambito amministrativo. Entrambi gli organismi, composti dai fedeli della parrocchia, hanno natura consultiva; pertanto, pur valutandone i pareri, colui che determina la volontà dell’ente parrocchia è solo il parroco. Paquale Zipparri febbraio 2015 5 La chiesa di Oriolo Vivere bene il presente per costruire il domani L a Parrocchia San Giorgio Martire in Oriolo è una realtà ecclesiale molto vivace, il parroco don Nicola De Luca, spende ogni energia, in comunione con il proprio Vescovo e la diocesi tutta, per costruire un futuro ricco di fede e speranza in un territorio in cui si sentono gli effetti della crisi e dell'emigrazione, ma che opera per infondere nelle nuove generazioni una rinnovata fiducia nel Dio del tempo e della storia. Ne è un esempio l'Oratorio San Giovanni Paolo II gestito da animatori laici dove si organizzano corsi di chitarra gratuiti e corsi di decoupage. In parrocchia è attiva la Caritas, che si occupa delle realtà più difficili. Ovviamente sono operanti i corsi di catechismo, vari incontri di 6 febbraio 2015 catechesi ma anche formativi per le famiglie, i giovani e i bimbi, cineforum e doposcuola ai ragazzi che ne hanno bisogno, accoglienza agli stranieri presenti nel territorio, banco alimentare. La comunità si distingue altresì per la presenza di gruppi e Associazioni: dall'Apostolato della Preghiera alla Misericordia, impegnata nel volontariato, alla Protezione civile, ai Laici Animatori Vocazionali Rogazionisti che accompagnano con la preghiera e animazione vocazionale, al Movimento Apostolico che aggrega tanti giovani e si sforza di annunziare e La comunità parrocchiale ricordare il Vangelo nelle forme della nuova evangelizzazione tanto care a Papa Francesco. Da 13 anni il nostro parroco è impegnato nella formazione sistematica delle coscienze tenendo una catechesi organica, permanente sul Vangelo della Domenica promosse dal Movimento Apostolico. contro corrente Il Vangelo per tutti Trebisacce U na delle quattro parrocchie di Trebisacce è quella intitolata al "Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria", situata nel centro della cittadina. Oltre alla presenza paterna ed amorevole del Parroco Don Nicola Cataldi, in questa parrocchia ha da poco iniziato il suo servizio pastorale Don Vincenzo Calvosa subentrato a Don Pietro De Salvo. Don Vincenzo in segno di continuità con l'encomiabile lavoro svolto dal suo predecessore ha mantenuto molte attività già presenti, pur aggiungendone delle nuove. Questi, che è arrivato a Trebisacce nel mese di settembre, ha subito fatto sapere che voleva una Chiesa che potesse includere tutte le realtà presenti sul territorio e a questo richiamo i movimenti e le associazioni hanno immediatamente risposto partecipando attivamente alla vita parrocchiale. Questa è la storia, per esempio, del Gruppo scout di Trebisacce, che essendosi sentito accolto, ha in primis fatto entrare il nuovo parroco come assistente nel gruppo e poi organizzato l'arrivo dei Re Magi il 6 gennaio 2015. Altre associazioni che danno un contributo attivo sono : l'UNITALSI, la Misericordia, Il Cenacolo Vocazionale, La Divina Misericordia. Per i più giovani oltre la normale attività di catechismo, da quest'anno la comunità parrocchiale accoglie i ragazzini tramite attività di oratorio all'interno del quale, in collaborazione con le altre due parrocchie di Trebisacce marina, si sono costituite le squadre di calcio Under 10- 12-14, che accolgono circa 50 ragazzi dai 7 ai 14 anni. Istituzione presente ormai da due anni in parrocchia è il Coro che nel mese di settembre per tre giorni è stato ospite nella Capitale partecipando al Convegno-Pellegrinaggio “Cantare la fede” organizzato in occasione del 50° anniversario del “Sacrosantum Concilium” e nel 30° anniversario della fondazione del coro della Diocesi di Roma diretto da mons. Marco Frisina, e che il 6 gennaio si è esibito, con grande favore di pubblico, in un concerto di Natale. Oltre alla quotidiana attività pastorale ogni ultimo martedì del mese viene chiesto ai fedeli di riunirsi per l'Ora di Guardia, ed inoltre è molto atteso l'incontro biblico mensile con Padre Pino Stancari. Proprio come chiesto a gran voce dal nostro amato Papa Francesco, questa parrocchia, aprendo la porte a tutti, includendo le diverse realtà territoriali, proponendo attività rivolte alle varie esigenze e alle varie età dei fedeli, sta cercando di portare avanti quel servizio pastorale e quell'idea che l'annuncio del Vangelo deve raggiungere tutti, utilizzando anche strumenti comunicativi diversi. IL GIORNO DELLA MEMORIA È il 27 gennaio. Scrivo mentre già le rotative macinano carta e spandono inchiostro per dar vita all’Abbraccio. È il giorno della memoria. Si ricorda l’Olocausto. Orrori lontani, tuona la retorica del pensiero. Poi apri la finestra sul mondo e t’accorgi che l’orrore non è mai passato. Anzi: è più che mai vivo e terrorizza in mezzo a noi. Non solo sotto le sembianze dei fanatici che mettono a ferro e fuoco Parigi. Si spara, si combatte e s’ammazza ovunque. Sono 65, secondo i calcoli aggiornati all’istante di Emergency, gli Stati attraversati da guerre. 610 le milizie o i gruppi di guerriglie o terroristi coinvolti. Nell’elenco, giusto per dare un’idea: Egitto, Libia, Mali, Nigeria, Repubblica Centroafricana, Congo, Somalia, Sud Sudan, Afghanistan, Birmania, Filippine, Pakistan Thailandia, Cecenia, Daghestan, Ucraina, Iraq, Israele, Siria, Yemen, Colombia, Messico. Non ci sono più i muri. Sotto le loro macerie sono perite le ideologie, ma il pianeta è sempre un campo di battaglia. E l’unica distanza rimasta nell’era della globalizzazione che ha cancellato spazio e tempo è quella del ricordo: facile dimenticare, ancor più semplice chiudere gli occhi e girare la testa dall’altra parte. Che si tratti di conflitti fragorosi, o di bambini uccisi nel grembo di una madre per truffare un’assicurazione o nell’auto di un nonno con troppi conti da regolare. È l’omertà elevata a sistema: niente si vede, niente si sente, niente si sa. E lentamente, giorno dopo giorno, si muore tutti, anche senza andare in guerra. Aveva ragione Martin Luther King: «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli». Che tristezza. Gianpaolo Iacobini Scout e calciatori in parrocchia febbraio 2015 7 Santa Rita da Cascia Francavilla L a Parrocchia di Santa Rita da Cascia, eretta il 30 giugno 1996, conta una popolazione di circa 1700 fedeli, distribuiti su una vasta area che comprende la cosiddetta zona della “Silva” e buona parte delle campagne. La comunità della Silva, sotto la saggia guida del suo parroco Don Nicola Francomano, si è sempre distinta per il desiderio di formarsi nella fede e per il suo carattere organizzativo. Dal 1 novembre 2012 ho la fortuna di essere il pastore di questa bella comunità. Già dai primi giorni della mia permanenza ho potuto constatare che Don Nicola ha profuso impegno, tempo ed energie per creare una comunità cristiana, degna di tale nome, e realizzare il nuovo Parrocchia "Santa Rita da Cascia" complesso parrocchiale. Avvalendomi di questo bel retaggio, ho puntando l’attenzione sulla la formazione spirituale e umana della comunità proponendo incontri settimanali di lectio divina, catechesi a partire dagli articoli del Credo senza tralasciare il valore dell’omelia domenicale. Da due anni a questa parte la comunità parrocchiale aderisce alle iniziative di Pastorale Integrata di concerto con le parrocchie limitrofe… anche queste proposte portano una ricchezza e uno scambio che allargano gli orizzonti della propria vita di fede. Ai ragazzi, oltre al catechismo settimanale, sono riservate delle liturgie legate ad un percorso di catechesi e legate ai momenti dell’anno liturgico. C’è da dire che non mancano pensate ludiche. Inoltre da due anni è stato creato un circolo sportivo parrocchiale (scuola calcio) che vede protagonisti squadre di ragazzi che partecipano ad un torneo inter-parrocchiale della nostra diocesi. A partire da quest’anno sono state coinvolte anche le ragazze. Per la fascia più giovane e delle persone più mature, grazie alla disponibilità della Dott.ssa Francesca Deleo, è partito un corso di LIS (Linguaggio dei Segni), aperto anche alle parrocchie vicine, al fine di meglio rapportarsi con le persone che soffrono di questo handicap. Tutto ciò è stato possibile grazie ai membri del CPP che hanno offerto la loro collaborazione. A. D. S. Corso di Lis A ll’interno del ricco e vario panorama delle iniziative parrocchiali, una menzione particolare, merita sicuramente quella che si sta svolgendo nella parrocchia Santa Rita da Cascia di Francavilla Marittima. In linea con i dettami costituzionali e con la stessa missione dell’ENS e cioè l’integrazione nella società, il sostegno dell’identità, autonomia e piena realizzazione umana delle persone sorde, su suggerimento del parroco Don Alessio, il CP decide di promuovere l’istituzione del corso della LIS (Lingua dei Segni Italiana).Il corso, coordinato dalla Dott. ssa Francesca De Leo, è articolato con lezioni teoretiche e pratiche ed è finalizzato all’acquisizione delle modalità e delle strategie per la comunicazione e l’interazione con le persone sorde. La LIS è una lingua romanza visiva della famiglia della Langue des Signes Française. Questa forma di comunicazione non è quindi una semplice mimica ma, in quanto lingua, ha una sua storia, un’evoluzione e una cultura, ha delle regole grammaticali, un suo lessico, in grado di esprimere qualsiasi messaggio e che viene quindi usata quotidianamente dalla comunità sorda, composta da persone sorde e udenti. Eterogeneo è il target cui si rivolge il corso- dagli studenti di scuole medie, superiori e università, agli insegnanti e professionisti-così come diversificati sono i fattori stimolanti che ne hanno determinato la partecipazione: motivi lavorativi, professionali o semplicemente personali. Le lezioni si svolgono tutti i giovedì dalle 18:30 alle 20:00 nei locali della parrocchia S. Rita da Cascia. 8 febbraio 2015 Caterina Filomena la manifestazione svoltasi a Catanzaro La gioia del Vangelo in cammino da 35 anni S ono trascorsi ben 35 anni di storia da quel lontano 3 novembre 1979, che coincide con la nascita del Movimento Apostolico a Catanzaro, tramite l'Ispiratrice e Fondatrice Maria Marino. Dal dono di questa umile donna, che ha messo la sua esistenza nelle mani di Dio, l'iniziale piccolo gregge è diventato oggi un grande esercito e con il trascorrere del tempo il Signore ha suscitato nei cuori di molti giovani numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata.Il carisma costitutivo del cammino del Movimento Apostolico è il ricordo della Parola di Gesù. Essa è annunziata e ricordata con l'azione instancabile e il sacrificio dell'Ispiratrice e Fondatrice, la sapiente opera evangelizzatrice dell'Assistente Ecclesiastico Centrale Mons. Costantino Di Bruno, l'incessante opera formativa di tanti Sacerdoti. Dove il Movimento Apostolico nasce, offre, infatti, una catechesi organica, sistematica e permanente guidata dai sacerdoti ed aperta a tutti i fedeli laici per formarsi e formare nella fede. La sua missione si esplica anche attraverso i Musical composti e realizzati dalla Presidente Cettina Marraffa che traducono il Vangelo in arte aggregando in modo sorprendente i giovani. L'ultimo intitolato "Ester - Il musical" ha visto il suo debutto il 4 ottobre 2014 presso il Politeama di Catanzaro. Il volontariato, la carità sono il suo stile quotidiano camminando con la Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa. Nella nostra Diocesi il Movimento Apostolico è presente, da ben 13 anni, sia in Oriolo (Parrocchia San Giorgio Martire) che in Trebisacce (Parrocchia San Vincenzo Ferrer). In entrambe le comunità si tengono sistematicamente incontri di catechesi e spiritualità tenuti da don Nicola De Luca, Assistente Diocesano. Gli aderenti si innestano nella compagine ecclesiale, sotto la guida del proprio Vescovo, in collaborazione con i presbiteri e ogni altro gruppo, associazione e movimento. In ogni Parrocchia in cui il Movimento Apostolico opera, è presente anche il volto misericordioso della carità concreta verso i fratelli più bisognosi. Tutto però è fatto nel silenzio secondo la regola del Vangelo: non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra (Matteo, 6, 3-4). febbraio 2015 9 Basta volerlo G basta credere L'incontro in parrocchia Giovani e lavoro: binomio ormai diventato famoso. Notorietà acquisita dalle tante domande che questo tema spinge a fare: un giovane di oggi troverà lavoro? La speranza di un futuro sicuro continuerà a morire? E al sud che speranze ha? Ma queste domande, sotto certi aspetti, sono vere e proprie vie di fuga, isole di comodità dove rifugiarsi e attendere che una risposta venga a regalarci la realizzazione che tanto desideriamo. Purtroppo, e soprattutto nel nostro sud, la maggior parte dei giovani preferisce attendere e non sfruttare le molteplici risorse che il nostro territorio offre. E allora viene da chiederci: ma i nostri giovani hanno sogni? Sono consapevoli dei talenti che hanno? Sono pronti a mettersi in gioco e a far fruttare proprio quei talenti per creare quel futuro che cercano? Per interrogarci sull’argomento, il Settore Giovani di Azione Cattolica Diocesana ha organizzato, il 4 gennaio 2015 a Cassano allo Ionio, un’incontro, per la fascia di età 18-30. La giornata titolava Creati-Vità: “creatività” intesa come voglia di fare e di sporcarsi le mani per realizzare un sogno, un’idea; ma anche “creati vita”: da quel sogno, da quell’idea creare un’opportunità di lavoro sul proprio territorio, potremmo dire a casa! Giornata iniziata con la lectio sulla parabola dei talenti, Mt 25,14-30, tenuta da don Nunzio Laitano, Assistente Diocesano del Settore Giovani, ricca di spunti e riflessioni che hanno aumentato la consapevolezza di essere già muniti di qualità sulle quali investire per raggiungere la santità che è prerogativa comune ad ogni cristiano. Nel quotidiano, sfruttare questi talenti è fondamentale. Ne hanno dato prova dapprima le esperienze del Progetto Policoro, ormai affermato in diocesi e quella del Mlac, che sta per partire anche qui a Cassano, e poi dall’intervento di due formatrici, Lucia Moretti e Rosaria Adduci, dell’associazione di promozione sociale Goodwill di Cosenza. Conclusione? Se scegli di rimanere tu puoi fare più di quanto immagini per creare il tuo futuro: basta volerlo, basta credere! Enrico Martire Ac si prepara ai campi per studenti I giovanissimi di AC di tutte le diocesi d’Italia si preparano per i CIPS, campi interregionali per studenti. Riproposti ogni triennio a tutti gli studenti, senza alcuna barriera religiosa, politica o ideologica. Questi sono finalizzati alla loro formazione per l’apertura dei circoli MSAC diocesani. MSAC, acronimo di “movimento studenti di azione cattolica”, è l’AC che s’immerge e collabora nelle scuole, è l’AC in movimento. La Diocesi di Cassano all’Jonio ha partecipato, insieme a diverse altre diocesi calabresi e siciliane, ai CIPS 2015 tenutisi a Paola: quattro giorni di relazioni fondate nella fiducia, grandi risate, intensi atti di fede, profonde riflessioni sul nostro rapporto con la scuola. Abbiamo cantato Siamo come il sole a mezzogiorno, perché lo crediamo 10 febbraio 2015 davvero, ci siamo persi, e poi ritrovati, nel deserto itinerante, abbiamo lavorato insieme per costruire un progetto, salvato il proprio continente in un Risiko umano, ci siamo calati nel silenzio della veglia, e da queste esperienze è nato un cammino di cambiamento e rinnovamento comune a tutti noi. In ogni “cipsino” c’era il volto di Gesù. I cinque giovanissimi della Diocesi di Cassano all’Jonio siamo noi, Ferdinando, Mattia, Sara, Virginia, Viviana, ringraziamo chi ha reso possibile tutto ciò e vi invitiamo a informarvi sul MSAC, anche ascoltando la nostra testimonianza: Giovanissimi e animatori di Ac mettiamo in movimento la nostra diocesi! Un abbraccio e, come Don Milani ci ha ricordato più volte in questo campo, «We care!». Virginia Varcasia, Ferdinando D’Elia, Sara Martire, Mattia Graziano, Viviana Di Vasto Tre immagini della manifestazione di Lauropoli Matite per scrivere la pace C he bello! Domenica 18 gennaio noi bambini e ragazzi di tutta la diocesi eravamo INSIEME per la pace. Oltre alle matite, simbolo della giornata, ogni Parrocchia aveva portato un cartellone che rappresentava la pace. Noi abbiamo disegnato una colombina e un arcobaleno sul nostro cartellone e abbiamo scritto sopra che la pace è come il volo di una colomba: ci rende liberi insieme. Eravamo carichi, pieni di gioia nel partecipare e condividere con gli altri un messaggio così importante. Prima di iniziare la marcia, hanno fatto l’appello di tutte le parrocchie presenti: eravamo tantissimi! Durante la marcia abbiamo pregato, cantato, saltato per la pace, abbiamo parlato del messaggio di Madre Teresa di Calcutta: siamo tutti delle matite nelle mani di Dio. Alla fine della marcia abbiamo celebrato la S. Messa e lì abbiamo ricevuto una grande sorpresa: ci ha telefonato il Vescovo, giustificandosi per la sua assenza e dicendoci che siamo dei bambini molto fortunati, al contrario di altri che soffrono la fame e gli abbiamo promesso che penseremo a quei bambini e pregheremo per loro. È stato un bel gesto; anche se non era lì fisicamente, c’era con il cuore. Dopo la Messa abbiamo ricevuto un piccolo pensierino, un segnalibro a forma di matita con la preghiera di Madre Teresa di Calcutta, “La matita di Dio”. Abbiamo passato insieme una bellissima giornata e abbiamo imparato cose nuove che sono importanti nella vita. La pace infatti è importantissima e io spero di non litigare mai e di fare sempre pace. Spero che ci saranno altre giornate per stare tutti insieme. Viva l’ACR! Viva la Pace! Iole Bloise (Accierrina) Crescere con gli altri D omenica 18 gennaio, centinaia di fanciulli di tutta la diocesi di Cassano all’Jonio si sono ritrovati a Lauropoli, per celebrare la Festa della Pace. Ogni incontro è sempre un’emozione, perché si è tutti lì, insieme, a collaborare e a condividere lo stesso messaggio. Crescere con gli altri, partecipare insieme, confrontarsi è la strada giusta per dare un contributo alla vita, per non sprofondare in terreni dove nulla germoglierà. I bambini e i ragazzi sembravano davvero piccoli “costruttori di pace”, erano molto entusiasti, curiosi, pronti a condividere il loro sì alla pace. Il messaggio del Santo Padre “Non più schiavi, ma fratelli!” ha dato avvio alla nostra giornata, un messaggio breve, ma intenso che ha come obiettivo la dignità di tutti gli esseri umani, senza nessuna discriminazione, perché si DÀ VITA ALLA PACE quando si considerano gli altri come fratelli da accogliere. Gli sguardi innocenti dei ragazzi, i loro sorrisi, la loro ingenuità, la loro bellezza, le matite di diverso colore, i loro slogan con un messaggio di pace, le canzoni, le preghiere hanno animato la marcia tanto da far commuovere persino il sole che ha deciso di partecipare anche lui, allontanando le nuvole grigie del mattino! Conclusasi la marcia, prima della celebrazione della Santa Messa nella Chiesa dei Sacri Cuori, celebrata da Don Francesco Di Marco, assistente ACR diocesano, abbiamo ricevuto una telefonata del tutto inaspettata: il nostro amato Vescovo, S.E. Mons. Nunzio Galantino ha voluto far sentire la sua vicinanza e condivisione, chiedendo ai ragazzi di pregare per tutti coloro che sono vittime di guerra, di povertà, coloro che purtroppo non hanno esperienze di pace e ci ha chiesto di ricordare anche il piccolo Cocò, il bimbo ucciso lo scorso anno e ritrovato proprio mentre i bambini e i ragazzi, come quest’anno, erano in Basilica Minore a festeggiare la Pace. Ogni incontro lascia un ricordo, ma soprattutto un messaggio: “Siamo delle matite nelle mani di Dio, è Lui che pensa, è Lui che scrive”, dobbiamo saper usare bene la nostra matita. Noi educatori ACR, oltre ad impegnarci nelle nostre realtà parrocchiali, ci auguriamo di lasciare un segno ai nostri ragazzi, con la speranza che essi possano scrivere le pagine della loro vita, disegnando i loro sogni, lasciando orme di pace, una pace che non dobbiamo mai stancarci di perseguire. Essa inizia da noi, dai piccoli gesti, dalle tracce lasciate dalla nostra “unica e originale matita”. Beatrice Bloise (Educatore ACR) febbraio 2015 11 PONTIFEX 12 Europa, serve un nuovo slancio missionario «Auspico che il vostro incontro contribuisca ad affrontare collegialmente alcune difficoltà dottrinali e pastorali che si pongono oggi nel continente europeo, con lo scopo di suscitare nei fedeli un nuovo slancio missionario e una maggiore apertura alla dimensione trascendente della vita, senza la quale l’Europa rischia di perdere quello 'spirito umanisticò che pure ama e difende». E’ quanto afferma papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti all’incontro dei presidenti delle Commissioni dottrinali delle Conferenze episcopali europee con la Congregazione per la Dottrina della fede a Esztergom, in Ungheria. del dialogo religioso e del rischio terrorismo dopo l’attentato a Charlie Hebdo. A Madhu, «cuore lacerato dello Sri Lanka», Papa Francesco ha visto «buddisti, islamici, induisti e tutti i cristiani che vanno insieme al santuario, a pregare la Vergine, e dicono che ricevono grazie». Non si può deridere la fede altrui «Parliamoci chiaro: non si può nascondere la verità e cioè che uccidere in nome di Dio è una aberrazione. E che la libertà di espressione è un diritto, un obbligo in un certo senso, perchè c'è il dovere di dire quello che si pensa per aiutare il bene comune, ma senza offendere: non si può e non si deve offendere, se qualcuno dice una parolaccia a mia mamma è normale che si aspetti un pugno». Lo ha detto Papa Francesco sull'aereo in volo tra l’isola di Ceylon e Manila, la capitale del paese più cattolico e gioioso dell’Asia, affrontando il delicato tema La paternità dev'essere responsabile «Alcuni credono che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli». Invece «la paternità è responsabile. Questo è il punto». Al ritorno dal secondo viaggio in Asia Papa Francesco racconta il suo pensiero su aspetti non facili della vita dei cattolici. Sulla procreazione dei figli ha ricordato che «l'apertura alla vita è condizione al sacramento del matrimonio». Ma, ha aggiunto il Papa, «questo non significa che il cristiano deve fare figli. Ho rimproverato alcuni mesi fa in una parrocchia una donna perché era incinta dell’ottavo, e sette cesarei. “Ma lei febbraio 2015 Manila, 7 milioni di fedeli per la messa con Francesco «Gli assistenti del presidente che aiutano il protocollo vaticano hanno stimato in sette milioni le persone che hanno partecipato alla messa di oggi». Lo ha detto padre Federico Lombardi riferendosi alla celebrazione del Papa domenica 18 gennaio a Manila. Secondo diverse fonti è stata la più affollata della storia. vuole lasciare orfani sette?”, Questo è tentare Dio», ha aggiunto il Papa. Nessun pugno né provocazioni Le parole del Santo Padre sul pugno che anche un amico si può aspettare se ci insulta la mamma, hanno fatto il giro del mondo. Così al ritorno da Manila i giornalisti chiedono chiarimenti a papa Bergoglio sul tema libertà di fede e di espressione e lui chiarisce: «Nessun pugno ma neppure provocazioni. Serve prudenza. In teoria - ha aggiunto Francesco - possiamo dire che una reazione violenta davanti una offesa, a una provocazione, in teoria se è una cosa buona, non si deve fare, in teoria. Possiamo dire quello che il Vangelo dice, dobbiamo dare l’altra guancia, in teoria possiamo dire che noi capiamo la libertà d’esprimere. E questo è importante, nella teoria siamo tutti d’accordo. Ma siamo umani e c'è la prudenza che è una virtù della convivenza umana». Sacramenti e processi gratuiti «I Sacramenti sono gratuiti. I Sacramenti ci danno la grazia. E un processo matrimoniale tocca il Sacramento del matrimonio. Quanto vorrei che tutti i processi fossero gratuiti!». Lo ha detto papa Francesco aggiungendo passi “a braccio” al suo discorso alla Rota Romana per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. In breve dalla Diocesi Racconto di solidarietà Provengono da tutte le parrocchie, dalle Rettorie, dalle Basiliche e dai Santuari della Diocesi di Cassano all’Jonio, le offerte raccolte con la colletta pro Iraq organizzata dalla Caritas diocesana. Con la raccolta, svoltasi la seconda domenica d’Avvento (il 14 dicembre scorso) – alla quale hanno contribuito anche sostanziose offerte di alcuni privati – è stato possibile sostenere il “Progetto famiglia”, assicurando un minimo vitale a due nuclei familiari iracheni (composti da 5 persone l’uno). Con gli altri fondi si contribuirà ad acquistare un container. Nell’ambito del progetto di solidarietà internazionale avviato nei confronti della diocesi di Mosul, la diocesi di Cassano aveva già, grazie a propri fondi provenienti dall’8 per mille, provveduto al sostegno di 8 sacerdoti e di un diacono per sei mesi. La gara di solidarietà a favore dei fratelli iracheni, messi al bando, nei loro territori, per non aver voluto rinnegare la fede in Dio, era scattata all’indomani della fuga di migliaia di profughi dalle persecuzioni dei terroristi dello Stato islamico. La Caritas diocesana di Cassano all’Jonio, guidata dal direttore San Biagio Il 3 febbraio la Diocesi di Cassano all’Jonio ha festeggiato il suo Patrono: San Biagio. Il triduo in suo onore è iniziato il 31 gennaio con la Giornata della Carità celebrata con la santa messa in Basilica Cattedrale e con la liturgia penitenziale comunitaria. Il 1° febbraio, Giornata del Malato, la santa messa con unzione degli infermi ha scandito il secondo momento. Mentre il 2 febbraio, Giornata dei giovani e delle vocazioni con la santa messa e l’adorazione eucaristica comunitaria. Il 3 febbraio, San Biagio, la solenne concelebrazione in Cattedrale divenuta, da novembre, Basilica minore. Un altro momento di grande spiritualità che ha riunito, nel nome del suo Santo Patrono, la Chiesa particolare di Cassano. Nuovo campetto per il seminario E’ stato inaugurato con un quadrangolare di calcio, il campo polivalente realizzato nel cortile del Seminario diocesano “Giovanni Paolo I” di Cassano all’Ionio, della Caritas diocesana, “Centro San Domenico”. Il torneo tra rappresentanti del Clero diocesano, dei Carabinieri, della Comunità Saman e dei responsabili degli Oratori ha suggellato l’avvio dell’utilizzo dell’impianto, realizzato con un progetto co-finanziato nell’ambito del POR Calabria - FESR 2007-2013 con il concorso di risorse del Fondo POGAS Ministero delle Politiche Giovanili e le Attività Sportive. “L’appuntamento sportivo - scrive il direttore della Caritas, dott. Raffaele Vidiri ci si augura, possa essere il primo di tanti e far diventare la nuova e funzionale struttura, riferimento per l’aggregazione sociale e sportiva della città di Cassano e non solo.” Il campetto inaugurato Raffaele Vidiri aveva prontamente accolto l’invito della Caritas Italiana a solidarizzare, attraverso una serie di iniziative, con i fratelli iracheni, scaturite dalla visita che lo stesso vescovo di Cassano, monsignor Nunzio Galantino, nella sua veste di segretario generale della Cei, aveva svolto in Iraq per constatare di persona la triste condizione della comunità cristiana locale. Mlac Dopo la nomina di don Giuseppe Arcidiacono, da parte del vescovo, mons. Nunzio Galantino, in qualità di Assistente ecclesiale diocesano, il MLAC, Movimento Lavoratori dell’Azione Cattolica, ha ora anche i segretari diocesani. Il Consiglio diocesano di Azione Cattolica, presieduto da Angela Marino, ha nominato, infatti, Maria Teresa D’Elia, di Cassano all’Ionio e Michele Diodati, di Castrovillari, entrambi avvocati, segretari dell’Azione Cattolica dei Lavoratori. La finalità principale del MLAC è quella di, “partendo dagli ambienti di vita professionali e lavorando all’interno della società civile, di stare con le persone e tra le persone, per promuovere l’incontro con Cristo nel lavoro.” Il Movimento nasce per la prima volta in diocesi e si propone, così come quello nazionale, in collaborazione con l’Ufficio per la pastorale del Lavoro e Progetto Policoro, già attivi in diocesi, di implementare la progettazione sociale, approfondire il magistero sociale, sensibilizzare a livello scolastico e lavorativo sui temi del lavoro. febbraio 2015 13 Famiglie in piazza San Pietro Giornata delle comunicazioni sociali ' L icona della Visitazione, con l’incontro tra Maria ed Elisabetta, scandisce il Messaggio per la 49esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, presentato venerdì 23 gennaio, vigilia della memoria di san Francesco di Sales. Fin dal titolo, Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore, il testo si caratterizza per la sintonia con l’attualità del cammino sinodale imperniato sul tema della famiglia. Il grembo materno – scrive il Papa – è “la prima «scuola» di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto corporeo”; un grembo che, venuti al mondo, è quindi fatto di “persone diverse, in relazione: la famiglia”. In essa, “luogo dove si impara a convivere nella differenza” (EG, 66), la comunicazione assume i tratti dell’accoglienza reciproca (“differenze di generi e di generazioni” tra cui “esiste un vincolo profondo”), 14 febbraio 2015 della preghiera (grazie all’educazione respirata dai genitori), della prossimità (imparando a “ridurre le distanze, venendosi incontro a vicenda”), del perdono (che permette di accettare i “limiti propri e altrui” e di “imparare ad affrontarli in maniera costruttiva”) e dell’aperura (“aprire le porte, non rinchiudersi nei propri appartamenti, uscire, andare verso l’altro”). Per tutto questo, la famiglia si scopre luogo che insegna a “benedire anziché maledire, visitare anziché respingere, accogliere anziché combattere”: sono verbi di vita, che permettono di “spezzare la spirale del male, per testimoniare che il bene è sempre possibile”. Nella parte conclusiva del messaggio, Papa Francesco si sofferma sulla presenza dei media tra le pareti di casa. Non si fatica a Papa Francesco protagonista di un selfie riconoscervi l’esperienza di ciascuno, per realtà domestiche nelle quali essi costituiscono un ostacolo quando diventano “un modo di sottrarsi all’ascolto, di isolarsi dalla compresenza fisica, con la saturazione di ogni momento di silenzio e di attesa”. Di qui il ruolo degli adulti e dell’intera comunità cristiana nel far sì che gli stessi media possano favorire la comunicazione in famiglia, aiutando “a raccontare e condividere, a restare in contatto con i lontani, a ringraziare e chiedere perdono, a rendere sempre di nuovo possibile l’incontro”. Non servono replicanti l' intervista Dalla nascita della vocazione, agli studi, dalle “piaghe” della Chiesa, ai rapporti tra i cattolici e la politica, dalle guerre alla persecuzione dei cristiani, sino alla conoscenza con Papa Francesco. Il vescovo di Cassano all’Jonio, segretario generale della CEI intervistato da Monica Mondo nella trasmissione Soul, in onda su TV2000 domenica 25 gennaio - l’intervista video è disponibile sul sito della Diocesi www.diocesicassanoalloionio.it - ha risposto, per mezz’ora, in maniera diretta e semplice com’è abituato a fare. La sua vita iniziata in una famiglia numerosa, di nove fratelli, che hanno vissuto con il solo stipendio del papà, e proseguita in seminario e poi all’Università di Bari (dove ha studiato Filosofia), durante gli anni caldi della contestazione studentesca. Del ’68, don Nunzio, come ama essere chiamato il Pastore al quale il Papa ha chiesto di servire la Chiesa italiana, ha preso la voglia di andare controcorrente, di accettare le sfide, anche quella di diventare prete. Lo studio di un autore come Antonio Rosmini ha portato l’intervista a soffermarsi sulle cinque piaghe della Chiesa che, seppure in un contesto diverso da quello di Rosmini, ancora so- l’agenda del VESCOVO FEBBRAIO 2015 1 domenica IV del Tempo Ordinario 2 lunedì Presentazione del Signore ore 18,30 CASSANO – Basilica: Giornata della Vita Consacrata - S. Messa 3 martedì ROMA – C.E.I. ore 18,30 CASSANO – Basilica: Festa di San Biagio, patrono della Diocesi 4-5 ROMA: Commissione Presbiterale Italiana 6 venerdì COSENZA – Confindustria: Evento nazionale sulla legalità 7 sabato CASSANO: Giornata per la pravvivono. «Il clericalismo non è soltanto un fatto liturgico - ha spiegato mons. Galantino -. “Il clericalismo - come ha detto Papa Francesco una volta - è come il tango, lo si balla sempre in due: non esistono laici clericali o clericalizzati che non abbiano l'appoggio di qualche prete e non c'è un prete clericale che non abbia qualche laico che muore dalla voglia di fare il prete.” «Il clericalismo - ha poi aggiunto Galantino - è mancanza di fantasia, mancanza di progettualità personale perché non siamo chiamati a fare i replicanti». Poi c’è l’ignoranza dei preti, «quando non sappiamo intus legere, cioè entrare veramente col cuore e con la mente nella storia e nelle realtà degli altri». A proposito della litigiosità tra vescovi, invece, il vescovo la vede da una prospettiva diversa. «Se dall'altra parte trovi una persona davvero libera come te il litigio può diventare un inizio di vita nuova». Infine il rapporto tra i cattolici e la politica. «Non possiamo ignorare che c'è stato un momento in cui il collateralismo l'ha fatta da padrone, ma dietro il collateralismo c'è stata sempre la voglia Vita 8 domenica IV del Tempo Ordinario 9 lunedì ore 10,00 CASSANO: Udienze CASSANO – Basilica: Anniversario della Dedicazione della Chiesa Cattedrale 10 martedì ore 19,00 TRANI – Cattedrale: Veglia di preghiera in occasione del Convegno pastorale giovanile. 12-14 ore 11,00 SAN GALLO (SVIZZERA): Incontro con il WBF ore 14,00 SAN GALLO (SVIZZERA): Riunione Commissione Finanza del CCEE 15 domenica V del Tempo Ordinario 16 lunedì ore 16,00 NAPOLI – Facoltà Teologica 18mercoledì ore 18,30: CASSANOBasilica: S. Messa e imposizione delle Sacre Ceneri 21 sabato ROMA: Udienza della Dio- di difendere i valori del Vangelo, i poveri? Oppure una forma non molto dissimulata di potere, per cui se io prete mi ero ammanigliato con il politico più potente ero sicuro che qualche beneficio ne veniva, non a me personalmente, ma alla mia chiesa, alla mia struttura, alla mia realtà, alle mie opere? Questo non significa disimpegno in politica da parte dei cristiani, ma assolutamente! Guardate che l'impegno è una cosa l'inciucio è un'altra. Cominciano tutte due con la "i" ma sono due parole diverse». La lunga intervista è proseguita sui temi caldi della persecuzione dei cristiani nel Mondo, sulle responsabilità della comunicazione, ma anche su temi più leggeri, come l’incontro tra Papa Francesco e mons. Galantino al quale il vescovo di Cassano disse esplicitamente “che aveva avuto coraggio a chiamare me! Mi rispose: “Vedremo…!”. cesi col Santo Padre 22 domenica I di Quaresima 24 martedì ore 8,00 SALERNO: S. Messa al Convegno economi generali C.E.I 25 mercoledì III Anniversario Ordinazione Episcopale ore 15,00 MILANO: Consiglio di Amministrazione Università Cattolica 27 venerdì ore 15,00 ROMA – Pontificia Università Gregoriana: Introduzione al Congresso “Liturgia ed Evangelizzazione: La Chiesa evangelizza con la bellezza della Liturgia” * L’agenda del Vescovo può subire aggiornamenti. Consultare il sito web della Diocesi. * Nelle Domeniche e nei giorni festivi nei quali non è impegnato altrove il Vescovo celebra in Cattedrale alle ore 18,30. febbraio 2015 15 San Marco L a tradizione cristiana antica è unanime nell'attribuire il secondo vangelo a Marco. Marco ha due nomi: l'ebraico Giovanni e il soprannome greco-latino Marckos/Marcus.Questo fa pensare a una famiglia che parlava anche greco e che, probabilmente, intratteneva rapporti anche con il mondo grecoromano. Fu discepolo dell'apostolo Paolo e, in seguito, di Pietro. Nacque in Palestina intorno all'anno 20. Si conosce poco della sua giovinezza e della sua famiglia. Dal Nuovo Testamento è noto che era cugino di Barnaba e che quindi era ebreo di stirpe levitica. Accompagnò suo cugino Barnaba e Paolo nel suo primo viaggio missionario e giunse con loro a Salamina nell'isola di Cipro dove iniziarono ad annunciare la parola di Dio. Giunti però a Perge di Panfilia Marco li abbandonò per tornare a Gerusalemme.Dopo la morte a Roma del principe degli Apostoli, non vi sono più notizie certe su Marco.La tradizione lo vuole evangelizzatore in Egitto e fondatore della chiesa di Alessandria che lo vuole come suo primo vescovo. Non vi sono notizie certe su dove, come e quando Marco morì. Eusebio sostiene che la sua morte avvenne ad Alessandria, dove venne ucciso facendo trascinare il suo corpo per la città. Tale versione dei fatti viene 16 febbraio 2015 riportata anche nella Legenda Aurea. Le sue spoglie furono trafugate con uno stratagemma da due mercanti veneziani nell'anno 828 e trasportate, dopo averle nascoste in una cesta di ortaggi e di carne di maiale a Venezia. La raffigurazione di san Marco compare sin dalla prima arte cristiana, assieme a quella degli altri Evangelisti. Viene di solito rappresentato come un vecchio venerando, calvo, con il suo vangelo tra le mani; accanto gli sta un leone, suo simbolo come evangelista. Tutti e quattro gli evangelisti hanno un simbolo iconico che generalmente viene raffigurato vicino o al posto del santo nelle pitture e nelle sculture. Il motivo principale del leone, sembra essere il fatto che nel Vangelo di Marco viene narrato il maggior numero di profezie che Cristo fece riguardo alla propria risurrezione, ed il leone rappresenterebbe, in virtù della sua fortezza, proprio la risurrezione. Questo in accordo sia con il pensiero del Padre della Chiesa San Gregorio Magno, sia con quanto diceva la glossa della Sacra Bibbia. Lo stesso San Gregorio Magno suggerisce anche che, il leone sarebbe il simbolo di Marco in quanto il suo Vangelo inizia con la voce di san Giovanni Battista che, nel deserto, si eleva simile a un ruggito, preannunciando agli uomini la venuta del Cristo! Lo si festeggia il 25 aprile. Vincenzina Esposito San Marco la musica il libro Viva voce La Torre campanaria del Duomo di Cassano in Calabria Citra, per i tipi dell’editrice la Mongolfiera, è il nuovo lavoro di Leonardo R. Alario, fondatore dell’Istituto di Ricerca e di Studi di Demologia e di Dialettologia di Cassano all’Ionio. Il libro fa parte della minicollana diretta dallo stesso Alario, “Per i luoghi errando” e come tale avvia il progetto di “visitare” e “conoscere i monumenti storicamente più importanti, che i Cassanesi hanno, nel tempo, eretto per rispondere ai loro bisogni religiosi, civili, estetici, elevando, di volta in volta, chiese, santuari, monasteri, torri di guardia e di difesa, campanili per annunciare la gloria di Dio (…).” Lo studioso di Tradizioni popolari indaga la torre campanaria voluta da mons. Bonifacio Caetani, Cardinale presbitero col titolo di Santa Pudenziana, che ne decretò la costruzione, nel 1608, sullo sperone di roccia di fronte la Basilica Cattedrale. Alta 30 metri circa, la torre diventa anche posto di guardia e luogo di difesa, oltre che “cimitero” durante l’ultimo colera del 1837. Alario ci conduce nella sua storia, riferendo del primo campanaro, Francesco (Ciccone) e dell’aurora a cui è stata attribuito il suo nome… La pregevole pubblicazione, 90 pagine a colori su carta patinata, è arricchita da suggestive tavole fotografiche che raccontano anche per immagini la torre campanaria e il contesto in cui si erge, tra la torre dell’orologio, cara ai Cassanesi, e il duomo: “un triangolo di pietra di fede e di memoria.” Ampio spazio è riservato al fondatore della torre campanaria, il vescovo cardinal Caetani, di cui Alario traccia un’ampia biografia. la scoperta Roberto Fittipaldi "Scrivo canzoni perché sento l'urgenza di farlo e se non fosse così starei bene anche a casa". Per ripresentarsi in scena dopo cinque anni di assenza, un'immersione nella vita comune con i suoi incontri di tutti i giorni, il pescivendolo al mercato di Catania e gli amici, ma anche dopo la maternità, Carmen Consoli ha scelto le canzoni raccolte nel nuovo album 'L'abitudine di tornare', in uscita il 20 gennaio. "Le canzoni le ho scritte tutte in luglio e agosto - racconta la cantautrice - per poi entrare in studio il mese dopo a registrare l'album. Negli ultimi cinque anni ho vissuto una sorta di laboratorio di vita e ho scritto nella mia anima. Ho fatto cose comuni e anche straordinarie come un figlio". Il nuovo capitolo discografico della 'cantantessa' è anche quello con il quale la Consoli ha voluto provare a fare la cronista, alle prese con storie italiane di oggi e di ieri, dalla brutalità del femminicidio fino alle vicende siciliane di 'Esercito silente' dedicata ad una Palermo ferita ma desiderosa di un riscatto ("chissà se il buon Dio perdonerà Palermo" canta la Consoli). "In Sicilia esistono due diversi tipi di eserciti silenti - sottolinea - con le persone che vogliono cambiare le cose e ci provano da un lato, e gli omertosi dall'altro. E' importante fare questa distinzione". Con le nuove canzoni la cantante tornerà in tour nei palasport a partire da Porto San Giorgio il 9 aprile, per una carrellata di concerti che la porteranno nelle principali città italiane. Giorgia Zupo Scoperto nel cervello l'interruttore delle paure: è il circuito nervoso responsabile dei disordini d'ansia e fobie che nel mondo colpiscono 40 milioni di adulti, fino a rendere impossibile semplici azioni quotidiane. Pubblicata su “Nature”, la scoperta si deve a due gruppi indipendenti, guidati da Bo Li, del Cold Spring Harbor Laboratory (CSHL) a New York e da Gregory Quirk dell'università di Puerto Rico. Il risultato apre la strada allo sviluppo di nuove cure per questi disturbi. Individuato nei topi, il circuito svolge un ruolo chiave nell'organizzazione della memoria dei ricordi traumatici. È difficile immaginare, rilevano gli autori, che un'emozione intangibile come la paura sia codificata in circuiti nervosi. Invece è memorizzata e organizzata in una struttura del cervello chiamata amigdala. «In precedenti ricerche - spiega Li - abbiamo scoperto che l'apprendimento della paura e del relativo ricordo sono gestiti dalle cellule nervose nell'amigdala centrale». Ora i ricercatori hanno scoperto che l'amigdala centrale è governata da un gruppo di neuroni che formano il nucleo paraventricolare del talamo, regione del cervello sensibile alle sollecitazioni e che agisce come un sensore alla tensione fisica e a quella psicologica. Queste due aree sono collegate da “messaggeri chimici” già noti per essere implicate nei disturbi d'ansia. Sono fattori di crescita che svolgono un ruolo importante nello stimolare la nascita di nuovi neuroni e loro connessioni. Secondo gli autori della ricerca potrebbero diventare il bersaglio di nuovi farmaci per il trattamento d'ansia e fobie. Marco Roseti febbraio 2015 17 Bioetica Bioetica UN OMICIDIO LEGALIZZATO Q ualche giorno fa ho assistito ad una discussione a proposito della utilità della pena di morte come deterrente verso tutte le barbarie che stanno sconvolgendo la nostra vita, come testimoniano recenti fatti di cronaca (inclusi quelli che riguardano la nostra regione). Da qui é nata la seguente riflessione. Sono certo che se fossimo chiamati ad esprimere il nostro parere sulla pena di morte, la maggior parte di noi direbbe che é assolutamente contraria; allo stesso tempo, sono convinto che ad ognuno di noi, sull'onda emotiva generata da una efferatezza commessa, é capitato di dire: "ci vorrebbe la pena di morte". La sacralità e l'inviolabilità della vita sono fuori discussione. Nessun essere umano può avvalersi del diritto di porre fine alla vita altrui. Se nessuno di noi dispone pienamente della propria vita...ancora di meno dispone di quella altrui. Quindi, se applicassimo la pena di morte anche solo per il peggiore dei reati, non faremmo altro che commettere un ulteriore reato, perché, ragionando in questi termini, la pena di morte non é altro che un omicidio "legalizzato" 18 febbraio 2015 (cioè giustificato dalla sola legge umana....ma non da quella divina). Mi rendo conto che perdonare chi ha tolto la vita ad una persona a noi cara é una cosa di una difficoltà estrema... ma é quello che Dio ci chiede di fare ed é ciò che Egli ci ha insegnato. Infatti, dopo la crocifissione di Gesù, Dio avrebbe potuto, in un battito di ciglia, distruggere l'intero genere umano...ed invece ci ha perdonati. Ci ha dato la più grande prova d'Amore: voi avete ucciso mio Figlio ed Io vi perdono. A tal proposito, è davvero molto bella la storia accaduta quasi un anno fa in una Paese del Medio Oriente, quando, prima della esecuzione di una impiccagione come punizione per un omicidio, la madre della vittima si é avvicinata al condannato, che aveva già il cappio al collo, e, dopo averlo schiaffeggiato, gli ha tolto il cappio perdonandolo per quanto commesso... E molto toccanti sono le immagini della madre del condannato che abbraccia la madre della vittima, che ha appena graziato e perdonato suo figlio. C'è davvero tanto da riflettere, Antonio Perciaccante Chiamati alla missione S crive il Santo Padre Francesco nella sua “Evangelii Gaudium”, al n° 23: “L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione «si configura essenzialmente come comunione missionaria». Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. Così l’annuncia l’angelo ai pastori di Betlemme: «Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo» (Lc 2,10). L’Apocalisse parla di «un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e a ogni nazione, tribù, lingua e popolo» (Ap 14,6)”. La Chiesa è per sua costituzione ontologica missionaria o, come afferma il Papa, in uscita. Il suo Maestro e divino Fondatore si è reso pellegrino per le strade d’Israele, passando di città in città, di villaggio in villaggio, di cuore in cuore per annunziare la gioia del Padre suo. Nulla Cristo Gesù ha risparmiato di sé, affinché il regno di Dio venisse abbondantemente seminato e fatto germogliare. Egli, a differenza delle volpi che hanno le loro tane e gli uccelli del cielo il loro nido, è colui il quale non ha dove posare il capo. L’amore di Cristo si spinge verso il cuore degli uomini, per condurli al suo Cuore, sicuro ristoro per la loro vita. E così i suoi apostoli e discepoli, primo gruppo ecclesiale, insieme a Lui sono costantemente in uscita per la proclamazione della buona novella. Lo stesso mandato che il Signore dona ai suoi, prima della sua ascensione al cielo, è di natura missionaria: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28,19-20). La Chiesa è nata per questo e deve vivere per tale finalità. Lo stesso Spirito, durante la Pentecoste, dona ad essa forza, coraggio, franchezza e vigore per vivere il comando del Risorto. La Chiesa esiste per donare Cristo al mondo e condurre il mondo a Cristo. Se cadesse da questa vocazione celeste ne uscirebbe snaturata, svilita, annullata e ogni sua azione, parola, gesto, non avrebbe alcuna portata salvifica. Sarebbe in tutto simile ad ogni altra organizzazione sociale, filantropica, assistenziale, ma non certo la Chiesa voluta da Cristo Gesù. Il discepolo del Signore deve essere in tutto simile a Giovanni Battista. Un indicatore vivente dell’unico Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Per ogni uomo che incontra sul suo cammino, vicino e lontano, deve essere un segnalatore luminoso, attraente e attrattivo della gioia evangelica. Battesimo e confermazione hanno sugellato per sempre nel cuore dei credenti questo status naturae. Il cristiano va per le vie del mondo e nei contesti in cui è collocato (famiglia, scuola, lavoro, parrocchia, diocesi e quant’altro) diffondendo il buon profumo di Cristo, facendone assaporare la fragranza, la freschezza e la bellezza. Da Lui e dalla sua Parola dobbiamo ripartire, Lui annunziare, di Lui parlare, a Lui obbedire, a Lui portare o riportare ogni uomo o donna del nostro tempo, che di Lui ha fame e sete. Ecco il motivo dell’accorata esortazione del Santo Padre a ritrovare questa identità spesso smarrita anche nelle strutture e forme ecclesiali, che rischiano di essere solo funzionalistiche o burocratiche, carenti di quella pneumatologia costitutiva che la rende in costante movimento evangelizzatore e missionario. Ovviamente, alla base di ogni sana e buona missione deve esserci necessariamente un’opera di formazione previa che sia sistematica e permanente. È sempre valido l’asserto tomista: nessuno può dare ciò che non ha. Il cristiano prima ancora di essere un missionario è un fedele ascoltatore e imitatore del suo Maestro. Dalle sue parole, dal suo cuore e dalla sua vita egli attinge verità, grazia e modalità per la missione, come Cristo Gesù faceva con il Padre suo. Altrimenti rischiamo di rendere la missione stessa un grande avanspettacolo, privo di frutti di conversione e salvezza. In questo ci può essere d’aiuto una meditazione profonda e seria sull’episodio evangelico di Marta e Maria (cfr. Lc 10, 38-42). La più autentica Marta nasce da Maria, la donna che si pone in ascolto della Parola di Gesù e che si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta. Da questo santo ascolto nasce la vera missione. Nicola De Luca febbraio 2015 19 La vita consacrata tenerezza alla scuola dell'eucaristia N ella prima parte della nostra riflessione abbiamo fissato la premessa sulla bellezza della vita consacrata, costituita dal rapporto sponsale che si attua nell’Eucaristia. Infatti, dicevamo, il « matrimonio » tra Gesù e il/la consacrato/a, si celebra nel pane e nel vino, Corpo e Sangue che Gesù stesso offre; e si consuma sulla Croce, « consummatum est », nel dono della sua vita. Ecco perché diventa indispensabile celebrare quotidianamente l’Eucaristia. Nella celebrazione eucaristica si vive un sano collegamento, un dialogo pulito tra noi e il Padre. È l’incontro con lo Sposo, con l’Amato. Nell’atto penitenziale la sposa viene purificata, poi viene rivestita dell’abito nuziale nella Liturgia della Parola e nella Liturgia Eucaristica avviene l’incontro che culmina nella consumazione della comunione sacramentale: “il Corpo di Cristo”, Amen, “sì”. In questo modo la liturgia diventa il luogo in cui l’Amato cura e guida dolcemente la sua sposa, la prepara con parole e gesti, chiedendole semplicemente di corrispondere con la docilità propria 20 febbraio 2015 di chi, innamorata, non desidera altro che compiacere in tutto all’Amato, affinché ne gusti la bellezza e, come ci descrive S. Francesco, pronunciando il nome di Gesù, ne assapori la dolcezza, tanto da dire che la comunione sacramentale diventa l’affascinante “estasi” in cui la sposa s’inebria dell’amore dello Sposo. Perciò se un consacrato non ama e non cura la liturgia, allora non può amare Cristo e la sua Chiesa e non può vivere il momento della comunione sacramentale nella Messa come ci dice san Francesco! L’estasi è un “uscire da sé” per andare incontro allo Sposo che viene. E come si può dire di essere innamorato se non si “spazza la casa”, se non si prepara per bene, con amore e con tanta cura il luogo dell’incontro per renderlo bello e dignitoso? È come non attendere con la riserva dell’“olio di esultanza, della vigilanza e della fede” (Mt 25,113) il ritorno e l’arrivo dell’Amato? L’Amato e l’amata si incontrano nella celebrazione liturgica, in particolare ed in maniera del tutto esclusivo e speciale in quella dell’Eucaristia. Lui è l’Infinito, il Creatore e i consacrati sono le creature. È Lui che entra in loro, chiamati ad immergersi e a perdersi nella sua infinità, anche se spesso non ci si rende conto! È grave preoccupazione,1 da non tralasciare, se non si vive una vera e consapevole partecipazione alla liturgia e ancora di più alla Messa quotidiana. Ci si deve preoccupare del modo in cui si partecipa, dell’amore per la liturgia, che manifesta senz’altro l’amore per la chiesa. Chi ama Gesù, ama e cura la chiesa, vigila, accudisce e provvede alla giusta preparazione per la celebrazione. La celebrazione dunque, non può essere vissuta come presenza passiva o marginale bensì, come viva comunione con Gesù e con i fratelli. Anche se inquinata dalla fragilità umana, pur se ciechi, incapaci di vedere Gesù, l’Amato, anche se stolti e lenti di cuore a credere e ad amare Gesù (che non vediamo) e il fratello (che ci è accanto), siamo chiamati a riversare in essa tutta la nostra esistenza per imparare ad amare secondo lo stile di Gesù (II parte ) Nicola Arcuri IV GIORNATA DIOCESANA DEL CATECHISTA Domenica 25 gennaio 2015 dalle ore 9.15 alle 17.00, presso il nostro Seminario Diocesano “Giovanni Paolo I”, si è svolta la IV giornata diocesana del catechista, con il tema: Parola e Comunità a servizio della famiglia. L’incontro è iniziato con la celebrazione delle lodi presieduta dal direttore dell’UCD con i responsabili dei settori dell’Ufficio Catechistico, dopo ciò è stato introdotto il tema della giornata e specificato la modalità di svolgimento della stessa. Pertanto alle ore 10.00 i catechisti presenti, circa delle centinaia, si sono divisi nei tre settori: Apostolato Biblico, Catecumenato e Catechesi alle persone Disabili, dove è stato affrontato il tema della giornata, i catechisti in stile laboratorio hanno poi approfondito il tema. Ogni settore ha avuto la sua libertà nel lavoro di approfondimento, per esempio il settore catechesi alle persone disabili ha invitato una famiglia che ha a che fare con questa difficoltà e un’educatrice che ha lavorato con una disabile. A mezzogiorno il cuore della giornata: la celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Vescovo, il quale ci ha ricordato che occorre annunciare con gioia Gesù Cristo, senza creare nuove angosce nel cuore dei ragazzi in modo da farli scappare via. Se così fosse è meglio rimanere nelle proprie case. Questo il monito, accolto ovviamente con serenità dai catechisti, del nostro Vescovo. Infine, ogni settore ha fatto una piccola relazione sul lavoro svolto; dopo di ciò il direttore ha tirato le conclusioni, ricordando che non si è catechisti solo dei ragazzi ma anche delle loro famiglie, ragion per cui sarebbe bello che ogni parrocchia avesse nel suo organico due o tre catechisti che si occupassero degli adulto. Terminato questo momento la giornata, si termina così come è cominciata, cioè con la preghiera. Voglio ringraziare l’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi per il servizio che ha fatto della Giornata Diocesana del catechista. A. L. CA TE CHI STI Rubrica a cura di don Annunziato LAITANO Ufficio catechistico diocesano Piazza Sant’Esubio tel.: +(39).0981.71048 e-mail: [email protected] febbraio 2015 21 PRO GE TTO PO LICO RO EQUIPE DIOCESANA Animatori di Comunità Angela MARINO - III Anno Antonio DE MARCO - I Anno Tutor del progetto Raffaele VIDIRI Ufficio Pastorale Giovanile don Giovanni MAURELLO Caritas Raffaele VIDIRI Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro don Attilio FOSCALDI Centro servizi diocesano vico Torto Ospizio Cassano all’Jonio Tel. +(39).0981.71007 22 febbraio 2015 Gli animatori della nostra diocesi Alla scoperta dei propri talenti Domenica 4 gennaio presso la parrocchia “Natività Beata Vergine Maria” si è svolto l’incontro del settore giovani tenuto dall’Azione Cattolica diocesana “Creati – Vità”. A questa giornata hanno partecipato quaranta tra i giovani e gli educatori provenienti dalle diverse parrocchie della diocesi di età compresa tra i diciotto e i trenta anni. L’obiettivo dell’incontro è stato quello di offrire alle nuove generazioni spunti di riflessione riguardanti il mondo del lavoro e, in modo particolare, un orientamento idoneo alla valorizzazione dei propri talenti. E proprio in linea con questo obiettivo sono stati gli interventi dell’Avv. Maria Teresa D’Elia e dell’Avv. Michele Diodati, responsabili del nascente MLAC (Movimento Lavoratori Azione Cattolica), i quali hanno ricordato il progetto “Mani Di Speranza” come testimonianza dell’impegno assunto nel creare nuove opportunità a favore delle nuove generazioni. Anche gli animatori di comunità del Progetto Policoro, la dott.ssa Angela Marino (Animatore di Comunità al 3° anno) e il dott. Antonio De Marco (AdC 1° anno) hanno contribuito ad esaltare l’importanza della scoperta dei talenti in ciascuno di loro proponendo un’attività di animazione. Nel richiedere ai partecipanti quali potessero essere le esperienze di vita tali da spingere una persona a scegliere la professione di medico, le risposte fornite, hanno dimostrato che la maggior parte dei giovani presenti crede che lo spirito con il quale si dovrebbe intraprendere un percorso professionale è lo spirito di vocazione. In tal proposito, è stato proiettato un video di presentazione del “Progetto Policoro” come ausilio all’orientamento dei giovani al mondo del lavoro. Un intervento degno di nota è stato, infine, quello della dott.ssa Lucia Moretti e della dott.ssa Rosaria Adduci, esperte formatrici dell’associazione “Goodwill”. L’associazione è di promozione sociale e nasce, grazie al contributo del Progetto Policoro della diocesi di CosenzaBisignano, dalla cooperazione di professionisti che condividono gli obiettivi di eccellenza, sviluppo sostenibile, rispetto e sinergia e hanno deciso di unire le proprie competenze per mettersi al servizio del proprio territorio, rivolgendo altresì il proprio sguardo verso orizzonti più lontani. Antonio De Marco l ’ Abbraccio Periodico della Diocesi di Cassano all ’Jonio DIRETTORE RESPONSABILE Domenico Marino SEGRETERIA DI REDAZIONE Giuseppe Malomo Raffaele Vidiri REDAZIONE Nunzio Galantino Francesca Deleo Roberto Fittipaldi Angela Marino Luana Roseti Gaetano Zaccato RUBRICHE don Nicola Arcuri don Nicola De Luca don Alessio De Stefano don Annunziato Laitano don Michele Munno don Marc Mbouiti Antonio De Marco Vincenzina Esposito Gianpaolo Iacobini Antonio Perciaccante Marco Roseti COLLABORATORI Rosalba Bellino Claudia Fragale Delia Lanzillotta Franco Lofrano ELABORAZIONE GRAFICA Gaetano Zaccato Hanno collaborato a questo numero Beatrice Bloise Iole Bloise Ferdinando D’Elia Viviana Di Vasto Caterina Filomena Mattia Graziano Enrico Martire Sara Martire Edoardo Rubini Virginia Varcasia Paquale Zipparri Giorgia Zupo Direzione, redazione, amministrazione: Curia vescovile 87011 Cassano all’Jonio (Cs) tel e fax: 0981.71007 mail: [email protected] Registrazione c/o Tribunale di Castrovillari n° 1/08 del 10 gennaio 2008 Stampa: GLF - Zona P.I.P. 2a traversa Via Timpone di Scifariello, snc 87012 Castrovillari (Cs) Tel. +39.0981.483001 L’Abbraccio è iscritto alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici (FISC) Il trattamento dei dati personali è assicurato in conformità alla normativa vigente. Il materiale inviato, anche se non pubblicato, non sarà restituito. La collaborazione è da intendersi a titolo gratuito. L’Abbraccio lo trovi sul sito diocesano www.diocesicassanoalloionio.it Infopoint La diocesi di Cassano all’Jonio è in fermento per l’organizzazione dell’udienza con il Santo Padre prevista per sabato 21 febbraio 2015 presso l’aula “Paolo VI”. L’infopoint, attivo già da alcuni mesi, ha registrato, oltre 7000 fedeli che raggiungeranno la Città del Vaticano con circa 100 autobus, saranno centinaia le famiglie presenti all’incontro. Per ogni tipo di informazioni sull’evento la segreteria organizzativa potrà essere contattata al numero 0981/71007 o all’indirizzo e-mail: [email protected]. l’Abbraccio, prodotto dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali Direttore: Roberto Fittipaldi Contatti: Curia Vescovile 87011 Cassano all'Jonio (CS) Tel. e fax: 0981 71007 Mail: [email protected] [email protected] Per sottoscrivere l’abbonamento al periodico di informazione della Diocesi di Cassano all’Jonio basta versare la cifra di 15 € (ordinario), 30 € (ordinario fuori diocesi), 40€ (socio sostenitore) sul c/c n° 13001870 intestato a Curia Vescovile - Cassano all’Jonio Causale: offerta “l’Abbraccio” febbraio 2015 23