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Una pizza in tuta, questo era Missoni
Provincia 31 LA PROVINCIA DOMENICA 12 MAGGIO 2013 a «Una pizza in tuta, questo era Missoni» L’Ottavio più autentico svelato grazie ai ricordi di Nestore Amendola, amico sui campi di gara «Arrivava sempre solo, scherzava con tutti e con il suo dialetto ci faceva impazzire. Mancherà, tanto» La morte di Ottavio Missoni, scomparso giovedì all’alba a Sumirago all’età di 92 anni, ha lasciato un grande vuoto. E il parere unanime è che Tai, nonostante il successo e la fama planetari, era rimasto un uomo coi piedi ben saldati per terra. La nostra collaboratrice Francesca Amendola, attraverso il papà Nestore, ne traccia un ricordo bellissimo, alla scoperta del Missoni più intimo e vero. a Da quando mi sono trasferita a Varese il nome di Ottavio Missoni mi ha fatto sempre pensare sempre a mio papà. «Tieni queste foto, se vuoi portagliele, io alcune gliele ho già spedite»: così mi disse papà la prima volta. Era tornato da una gara Master, quelle dei veterani dell’atletica leggera, dove grandi campioni si ritrovano e continuano a sfidarsi in diverse specialità. Nell’89 aveva conosciuto Ottavio Missoni a Milano, avevano fatto le prime foto insieme. E la prima gara da avversari. In effetti Ottavio era nato per la corsa, i salti, poi con la saggezza dell’età era passato ai lanci, quindi un concorrente in più. Nel senso che i Master di una certa età gareggiano tutti insieme, però alla fine ciascun atleta vince nella propria categoria, e Missoni era uno proprio forte. Raccontami di lui Quante volte con curiosità gliel’ho chiesto: «Papà, racconta- mi di Ottavio». Missoni già lanciava giavellotto, peso, disco (e negli ultimi anni faceva anche i Master di nuoto, ha piazzato anche lì qualche record). Mio padre Nestore l’ha conosciuto ai campionati italiani all’Arena di Milano, da lì in poi si sono sempre ritrovati. Un legame discreto, ma profondo. E ogni volta che ci si rivedeva era una festa. «Del resto - mi ha sempre spiegato papà - queste gare a questo servono». Le più spettacolari allo stadio dei Marmi a Roma, poi i campionati italiani sull’Adriatico e in Trentino, l’ultima volta ha gareggiato con lui proprio a Roma allo stadio della Farnesina qualche anno fa. 2 1 Come chiunque altro E oggi che Ottavio non c’è più c’è spazio per il dolore ma anche per tanti, bellissimi ricordi. Come quando a Salerno, nel 2001, mio padre lo invitò in pizzeria, e poi lo accompagnò in aeroporto. Aveva la parlantina tipica dei triestini, Tai, tante le storie personali e gli aneddoti raccontati durante quel viaggio. Il suo mondo di colori e la sua famiglia, un filo unico unisce tanti episodi. Raccontava con naturalezza che aveva cominciato a vendere maglioni come chiunque altro. Gli spediva le foto, dopo ogni incontro. «Missoni era uno che rispondeva sempre - dice papà con orgoglio - e quando poteva ti mandava anche un piccolo pensiero, come un’agenda colorata delle sue. Sempre la battuta a pronta, sempre con quel suo sorriso. Simpatico, aperto, con tutti». «Mi no gho fato niente» Un compagnone, con le sue parole fulminanti, mi racconta papà (napoletano) mentre al telefono cerca di imitarlo con affetto, si diverte a ricordarlo così. Veniva alle gare da solo, dopo quella serie di lanci scattava l’invito in pizzeria. E lui non se lo faceva ripetere due volte. Mio padre è da sempre discobolo e martellista (categoria M80 quest’anno), napoletano doc di vecchia generazione, gentile e generoso, è bastato poco per legare con Ottavio. Il racconto continua, quella sera in pizzeria, di quando tutti lo hanno riconosciuto e continuavano a offrirgli tutte le specialità possibili, e della foto alle prese con le pizze da infornare. E ovviamente dopo le gare tutti in tuta, e perché cambiarsi, «mi no gho fato niente» diceva Tai dopo l’ennesima medaglia. Alle gare di Roma invece, Missoni aveva fretta di lanciare per andare a pranzo dal fratello che abita lì. «Fradel - diceva con una calma e gentilezza straordinaria - fradel sto per finire, devo fare l’ultimo lancio». Poi le cose andavano per le lunghe e lui se ne andava. Perché tanto gli bastavano soltanto tre lanci. E aveva già vinto. ■ Francesca Amendola 1. Missoni scherza con Nestore Amendola a margine di una gara Master 2. In pizzeria a Salerno nel 2001 FOTO CONCESSE DA NESTORE AMENDOLA Domani i funerali a Gallarate A Oggi la camera ardente nel giardino della maison A Apre questa mattina alle 10 nel giardino adiacente l’azienda di via Luigi Rossi a Sumirago la camera ardente allestita per Ottavio Missoni. Il feretro resterà esposto fino alle 18 e l’ingresso sarà libero a chiunque lo desideri. Ed è facile immaginare la folla che si riverserà alla maison per rendere l’ultimo omaggio allo stilista, un amico per molti a partire dai suoi dipendenti. Domani, invece, si celebreranno i funerali nella basilica di Santa maria Assunta a Gallarate: le esequie inizieranno alle 14.30. In piazza Libertà per garantire la sicurezza dei tantissimi presenti ci saranno anche i volontari e le ambulanze del Sos del Seprio ai quali la famiglia Missoni ha chiesto di devolvere eventuali offerte per i fiori (IBAN IT58K0306950080000003590100) a Un tesoro che brilla Crolla la speranza: ritrovato il corpo di Giuliano nel nome di Daccò A Daverio È stato ritrovato nel tardo pomeriggio di ieri il corpo senza vita di Giuliano Casula, il giovane di 33 anni del quale si erano perse le tracce da giovedì pomeriggio. A Jerago con Orago Il Centro polispecialistico "Aldo e Cele Daccò" è realtà. «Da lassù Aldo Daccò sorriderà». Ieri mattina, di fronte ad una grande folla e a molte autorità e sindaci del territorio, il sindaco di Jerago con Orago Giorgio Ginelli ha celebrato il ritorno alla vita dell’ex presidio Asl del centro Madonnina di via Moncucco, ristrutturato e ampliato grazie ad una generosa donazione da quasi un milione di euro della Fondazione "Aldo e Cele Daccò per il Progresso". Oggi la struttura rinasce con l’obiettivo di offrire in futuro al territorio servizi ambulatoriali, di medicina di base e di medicina specialistica. «È un giorno di festa, oggi mi sento anch’io un po’ vostra concittadina -per la signora Celestina "Cele" Daccò, vedova dell’industriale e presidente della Fondazione - Qui ci sono i figli e i nipoti di chi ha lavorato con mio marito e che lui ha amato». E l’impegno della Fondazione per Jerago con Orago continuerà, visto che è già stata annunciata l’istituzione di borse di studio. «Di questo legame forte con il territorio abbiamo bisogno ancora oggi - sottolinea il presidente del Consiglio re- Il sindaco Ginelli con Cele Daccò gionale Raffaele Cattaneo - in un momento storico in cui occorre trovare forme nuove e diverse per garantire il welfare mi fa piacere che qui sorga un esempio così bello e funzionale, che spero possa essere un modello da imitare». Per il sindaco il nuovo Centro Daccò «è un messaggio importante per tutti, che dimostra quanto sia necessaria l’unione solidale tra pubblico e privato per ottenere le opere e i servizi che soddisfano le esigenze della popolazione». Soprattutto in tempi di ristrettezze ai bilanci, serve «il grande cuore», come lo ha definito l’europarlamentare del Pdl Lara Comi. Con la benedizione e l’appello del parroco don Giacomo Bonza: «Occorrono persone che ne seguano l’esempio». ■ A. Ali. Il giovane purtroppo avrebbe compiuto un gesto estremo: è stato ritrovato impiccato a un albero nella zona boschiva nella frazione Boggino di Daverio. Nelle ultime ore era stato avvistato proprio nella zona, secondo gli inquirenti aveva trascorso la notte in una stalla in località Vegonno. Segnali confortanti che avevano fatto sperare per un lieto fine, fino al tragico ritrovamento di ieri pomeriggio. Giuliano era un ex camionista, viveva da solo a Cassano Magnago ma molto spesso faceva visita alla famiglia che viveva a Daverio. Proprio da quella casa si era allontanato giovedì verso le 15.30, senza dare alcuna spiegazione a nessuno. Non vedendolo rientrare e non sapendo dove si fosse diretto, i familiari hanno lanciato l’allarme: la macchina dei soccorsi si è messa in moto immediata- Giuliano Casula, 32 anni mente, e in via Verdi a Daverio è stato allestito il campo base dove si sono concertati i vigili del fuoco di Varese, i volontari del gruppo di Protezione Civile, i volontari della Croce Rossa e il nucleo cinofilo del vigili del fuoco. Sempre da lì sono stati distribuiti volantini con la foto di Giuliano. Ma tutto si è purtroppo rivelato inutile: i soccorritori, perlustrato palmo a palmo l’area boschiva che si snoda alle spalle del paese, si sono infine imbattuti nel corpo ormai senza vita del giovane. ■ P. Vac. a Gli infermieri difendono i loro diritti Mettendosi a disposizione della gente A Gallarate Oggi non è solo la festa della mamma, ma anche la Giornata Internazionale dell’infermiere. Una ricorrenza da onorare per il sindacato infermieristico, il Nursind, che intende viverla insieme ai cittadini. Così oggi, dalle 9 alle 19, gli infermieri saranno in piazza Libertà, a Gallarate, per incontrare i cittadini e mettersi, ancora una volta, a loro disposizione. Gratis per tutti la misurazione della pres- sione e della glicemia. «Ma ci auguriamo di poter anche discutere con le persone su come mantenere uno stile di vita sano - dicono Vito Antonucci, Gennaro Giusi, Salvatore Ferro e Danilo Torre, promotori dell’iniziativa - La prevenzione è la miglior terapia per molte patologie, in particolare quelle cardio-vascolari. Ma quest’anno, vogliamo dare un significato particolare al nostro codice deontologico». Cosa vuol dire essere infer- miere, qual è il rapporto con i pazienti, tra professionisti, con la formazione e la ricerca: temi da poter approfondire oggi in piazza Libertà che vanno ad aggiungersi alle mille difficoltà di una professione che vede ancora molti precari e infermieri in cerca di prima occupazione. Oltre a condizioni di lavoro spesso critiche e con il blocco del contratto. Nursind vuole, inoltre, ricordare che «l’80 per cento del personale infermieristico è costitui- to da donne e, tra queste, da tantissime mamme che, nonostante turni, la fatica e lo stress, riescono a conciliare la professione con le esigenze dei figli. A loro va un grazie davvero particolare». E visto che oggi è pure la festa della mamma, la voce di Nursind farà breccia due volte nel cuore di molte infermiere. Appuntamento, dunque, in piazza Libertà, oggi, per ribadire l’importanza di un’assistenza prestata «secondo principi di equità e giustizia - annota la segreteria - Per ribadire, ancora una volta, che il sindacato delle professioni infermieristiche è sempre al fianco dei cittadini e a difesa del servizio sanitario nazionale». ■ A. Ped.