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Diapositiva 1 - Scuola in ospedale

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Diapositiva 1 - Scuola in ospedale
LA TERRA E I MITI NELLE
CULTURE DEL MONDO
AFRICA
M
I
T
I
ASIA
AMERICA
EUROPA
OCEANIA
I NOSTRI MITI
Tabella di
confronto
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Fulani
Egizi
Bakuba
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Disegno di Cecilia Spessi
Classe 3° scuola primaria
All'inizio c'era una enorme
goccia di latte.
Poi venne Doondari e creò la
pietra.
Poi la pietra creò il ferro;
E il fuoco creò l'acqua;
E l'acqua creò l'aria.
Allora Doondari discese per la
seconda volta.
Ed egli prese i cinque elementi
e con essi formò l'uomo.
Ma l'uomo era orgoglioso.
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All’inizio c’erano solo le acque del caos, sovrastate dal
buio e dal silenzio.
Otto creature, con
la testa di rana i
maschi e di
serpente le
femmine,
nuotavano nelle
acque del caos,
prima della
creazione. Le
creature poi si
fusero, formando il
Grande Uovo.
Disegno di Giulia Venosta
(…)
classe 1° scuola secondaria di primo grado
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A
(…) Dopo un tempo lunghissimo, il guscio si ruppe
ed apparve il Creatore, padre e madre di tutte le
cose, fonte di ogni vita, il dio Sole.
Le due metà del guscio separarono le acque del
caos ed il Creatore le fece diventare il mondo.
Mentre giaceva nell’abisso delle acque, il Creatore
si sentiva molto solo e voleva abitare con altri
esseri il nuovo mondo. Così i pensieri del Creatore
divennero gli dei e tutte le altre cose del mondo e
le sue parole diedero vita alla terra. (…)
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Disegno di Giulia Venosta
classe 1° scuola secondaria di primo grado
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The Bakuba account of demiurge
is as follows. Originally, the Earth
was nothing but water and
darkness. Mbombo, the white
giant ruled over this chaos. One
day, he felt a terrible pain in his
stomach and vomited the sun, the
moon and the stars. The sun
shone fiercely and water steamed
up in clouds. Gradually, the dry
hills appeared.
Mbombo vomited again, this time the trees came out of his
stomach, and animals, and people , and many other things: the
first woman, the leopard, the eagle, the anvil, the monkey Fumu,
the first man, the firmament, medicine, and lighting. Nchienge, the
woman of the waters, lived in the East. She had a son, Woto, and
a daughter, Labama. Woto was the first king of the Bakuba.
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Cinesi
Babilonesi
Fenici
Ebrei
Ainu
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All’inizio dell’universo secondo il mito cinese c’era il caos
fino a quando venne P’an Ku... Da principio la terra con le
sue montagne, i suoi fiumi e i suoi mari, il cielo col sole, la
luna e le stelle erano una cosa sola, e questa era il caos.
Nulla aveva ancora preso forma , tutto era come un oscuro
turbine rotante che continuava a girare, a girare
vorticosamente. Per innumerevoli anni questo fu il modo di
essere dell’universo, qualcosa di oscuro e d’informe, fino a
quando, dal mezzo del caos, venne P’an Ku. Lentamente,
pian piano, egli crebbe e si sviluppò nutrendosi degli
elementi, ad occhi chiusi, addormentato in un sonno
profondo che durò diciottomila anni.(…)
(…) E infine venne il momento in cui P’an Ku si destò dal sonno. Aprì gli
occhi, ma non riuscì a veder nulla, nient’altro che buio e confusione.
Allora s’infuriò, sollevò il suo gran braccio e ,fendendo ciecamente le
tenebre, con un colpo strepitoso, sparpagliò intorno gli elementi del
Caos.
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Tutto quel vorticare cessò ed ebbe inizio un nuovo
genere di movimento. Non più trattenute, tutte le cose
che erano per loro natura leggere e pure si sollevarono
verso l’alto; tutte quelle pesanti e grossolane
sprofondarono in basso. Con un solo colpo possente
P’an Ku aveva liberato il cielo e la terra.
Ora P’an Ku si trovò coi piedi sulla terra e il cielo restò
sopra il suo capo. Rimase così a lungo fra i due che essi
non poterono più riunirsi. E, mentre P’an Ku restava in
quella posizione, le cose continuarono a sollevarsi e a
cadere secondo la loro natura. Per ogni giorno che
passava la terra aumentava di dieci piedi il suo spessore
e altrettanto si alzava il cielo, spinto com’era sempre più
lontano dalla terra per mezzo del corpo di P’an Ku che
ogni giorno cresceva a sua volta di dieci piedi di
altezza.. (…)
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(…) P’an Ku continuò a crescere per oltre diciottomila anni finchè
il suo corpo divenne gigantesco, e la terra ebbe assunto uno
spessore massiccio, mentre il cielo si era sollevato a grande
altezza. P’an Ku, alto ormai migliaia di chilometri, costituiva
adesso una immensa colonna che separava la terra dal cielo, così
che questi non poterono più mescolarsi insieme e dissolversi di
nuovo in un unico caos. Egli rimase così per lungo tempo fino a
quando ebbe la certezza che la terra e il cielo erano ben saldi al
loro posto.
Giunto il momento, P’an Ku che
aveva ormai compiuto il proprio
compito, si mise a giacere sulla terra
per riposare, e così, riposando, morì.
Ora egli, che durante la vita aveva
portato l’universo a prendere forma,
offrì dopo la morte il proprio corpo
per rendere il mondo ricco e
bello.(…)
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(…) Donò il suo fiato per formare i
venti e le nuvole, la voce per il rotolar
del tuono, i due occhi perchè
venissero sole e luna, i capelli del
capo e la barba perchè si
trasformassero in tante stelle, il
sudore della fronte per farne pioggia
e rugiada. Alla terra diede il suo corpo
per le montagne, e le mani e i piedi
perchè divenissero rispettivamente i
due poli e le estremità dell’oriente e
dell’occidente. La sua carne formò il
terreno dei campi e i peli del suo
corpo crebbero trasformandosi in fiori
e alberi. Quanto alle ossa e ai denti,
essi sprofondarono nel sottosuolo per
arricchirlo di minerali preziosi. E fu
così che P’an Ku fece sbocciare dal
Caos i cieli in tutta la loro gloria e il
loro splendore.
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Una volta non c’erano né cielo né
terra. Dèi capricciosi e draghi
mostruosi abitavano l’universo
vuoto e nero. Il più forte e
generoso fra tutti gli dèi era
Marduk, il guerriero.
Una lunga spada pendeva dal
suo fianco e le sue mani
stringevano fasci di fulmini che
squarciavano le tenebre con
bagliori accecanti.
Un giorno Marduk incontrò sulla
Disegno di Nicolò Valenti Classe 1° scuola primaria
sua strada un drago dall’aspetto
terribile.
Il mostro sconosciuto aveva grandi ali piumate e scintillanti di metalli
preziosi; dalle sue fauci spalancate e irte di denti usciva un ruggito
sordo e minaccioso - Chi sei e che cosa vuoi da me?- chiese
Marduk al mostro che gli sbarrava la strada. (…)
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(…) - Il mio nome è Tiamat - rispose l’orribile
bestiaccia – E voglio te, Marduk. Non riuscirai a
vincere Tiamat, il drago degli abissi!- Mardùk
non rispose. In silenzio raccolse il suo coraggio
per superare la terribile prova che lo attendeva.
All’improvviso, il mostro spiccò un gran balzo
verso Marduk, il quale non si fece sorprendere.
Rapido, gli lanciò contro una rete di luce che fermò il mostro a
mezz’aria impigliandolo fra mille sprazzi luminosi. Un ruggito
assordante squarciò l’universo. Tiamat schiumava di rabbia
tentando di liberarsi dalla rete di luce. Marduk sguainò la lunga
spada e squarciò il mostro in due. Appese la schiena del mostro,
che era maculata, in alto, perché diventasse il cielo con le stelle e
poggiò un piede sul ventre del mostro che divenne la terra con i
fiumi e gli oceani. P’an Ku, alto ormai migliaia di chilometri,
costituiva adesso una immensa colonna che separava la terra dal
cielo, così che questi non poterono più mescolarsi insieme e
dissolversi di nuovo in un unico caos. (…)
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(…) Egli rimase così per lungo tempo, fino a quando ebbe la
certezza che la terra e il cielo erano ben saldi al loro posto. Giunto
il momento, P’an Ku, che aveva ormai compiuto il proprio compito,
si mise a giacere sulla terra per riposare, e così riposando morì.
Ora egli, che durante la vita aveva portato l’universo a prendere
forma, offrì dopo la morte il proprio corpo per rendere il mondo
ricco e bello. Donò il suo fiato per formare i venti e le nuvole, la
voce per il rotolar del tuono, i due occhi perchè venissero sole e
luna, i capelli del capo e la barba perchè si trasformassero in tante
stelle, il sudore della fronte per farne pioggia e rugiada. Alla terra
diede il suo corpo per le montagne, e le mani e i piedi perchè
divenissero rispettivamente i due poli e le estremità dell’oriente e
dell’occidente. La sua carne formò il terreno dei campi e i peli del
suo corpo crebbero trasformandosi in fiori e alberi.
Quanto alle ossa e ai denti, essi sprofondarono
nel sottosuolo per arricchirlo di minerali
preziosi. E fu così che P’an Ku fece sbocciare
dal Caos i cieli in tutta la loro gloria e il loro
splendore.
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Disegno di Michele Alongi 2° scuola primaria
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All’inizio c’era solo un caos oscuro e
ventoso.
Questi ciechi venti si accavallarono
uno sull’altro, formando una specie
di nodo d’amore la cui natura era il
desiderio.
Durante un’eternità di tempo,
Desiderio precipitò in un fango
acquoso chiamato Mot.
Questo fango generò esseri viventi,
semplici creature senza coscienza
di se stesse. Da loro nacquero, a
loro volta, creature più complesse e
così via.
Queste creature contemplavano il
cielo e videro che Mot era a forma
di uovo e c’era il sole, la luna, le
stelle ed i pianeti.
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Disegno di David Padilla classe 4° scuola primaria
In principio Dio creò il cielo e la terra. Il mondo era vuoto e
deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso
soffiava su tutte le acque. Dio disse: «Vi sia la luce». E
apparve la luce. Dio vide che la luce era bella e separò la luce
dalle tenebre. Dio chiamò la luce Giorno e le tenebre Notte.
(…)
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(…) Dio disse: «La terra si copra di verde,
produca piante e ogni genere di albero
da frutta».
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E così avvenne. Dio disse: «Le acque producano animali che
guizzano, nel cielo volino gli uccelli e la terra produca varie specie
di animali». E così avvenne.
Dio disse: «Facciamo l’uomo: sia simile a noi,
sia la nostra immagine». Dio creò l’uomo
simile a sé, lo creò a immagine di Dio,
maschio e femmina li creò. Dio vide che tutto
quello che aveva fatto era davvero molto
bello. Il settimo giorno, terminata la sua opera,
Dio si riposò.
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The Ainu people of Hokkaidō recount the demiurge with a
cosmology consisting of six heavens and six hells where gods,
demons, and animals lived. Demons lived in the lower heavens.
Among the stars and the clouds lived the lesser gods. In highest
heaven lived Kamui, the creator God and his servants. His realm
was surrounded by a mighty metal wall and the only entrance was
through a great iron gate.
Kamui made this world as a vast round ocean
resting on the backbone of an enormous trout.
This fish sucks in the ocean and spits it out
again to make the tides; when it moves it
causes earthquakes.
One day Kamui looked down on the watery
world and decided to make something of it. He
sent down a water wagtail to do the work. By
fluttering over the waters with its wings and by
trampling the sand with its feet and beating it
with its tail, the wagtail created patches of dry
land. In this way islands were raised to float
upon the ocean.
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Maya
Irochesi
Cherokee
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Mille e mille anni fa il mondo era
vuoto. Non c’era alcun uomo, né
un solo animale, né pietre, né
erbe, né alberi; solo il cielo ed il
mare esistevano. Tepeu e
Gucumatz, il dio creatore e il dio
formatore, decisero di creare la
terra e il sole. In un attimo dalla
nebbia scaturirono montagne e
boschi. Tepeu e Gucumatz
crearono poi gli animali e ad
ognuno di essi assegnarono una
casa: chi viveva tra i cespugli,
chi sugli alberi, chi nelle buche
del terreno. (…)
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(…) I due dèi si rivolsero agli animali dicendo:
- Parlate, gridate e cantate i nostri nomi!- Gli animali
gridavano, ululavano, ma non riuscivano a pronunciare i
loro nomi. - Così non va - dissero Tepeu e Gucumatz. E
provarono a creare l’uomo. Lo fecero di fango, ma subito
videro che non andava bene. L’uomo non aveva forza,
cadeva giù e la testa non stava su. Allora i due dèi dissero:
- Proviamo a scolpire l’uomo nel legno. I fantocci di legno
assomigliavano all’uomo, ma non avevano anima e
neppure cervello. Tepeu e Gucumatz erano sconsolati: la
creazione dell’uomo era proprio difficile. (…)
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(…) Ma ecco avvicinarsi quattro
animali: il gatto, il coyote, il
pappagallo e il corvo, che
portarono ai due creatori una
pannocchia matura di mais. Tepeu
e Gucumatz presero la
pannocchia e macinarono i chicchi
con una pietra. Poi impastarono la
farina con l’acqua del mare e
crearono i muscoli e la forza
dell’uomo. Finalmente la loro
opera era perfetta. L’uomo aveva
anima e cervello e cantava lodi a
Tepeu e Gucumatz, creatori del
cielo e della terra.
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All’inizio non c’era la terra su cui vivere, ma
sopra, nel Grande Blu, c’era una donna che
sognava sogni.
Una notte sognò un albero coperto di boccioli
bianchi, un albero che illuminava il cielo
quando i fiori si aprivano, ma che portava una
oscurità terribile quando i fiori si chiudevano. Il
sogno la impaurì, così andò a raccontarlo ai
vecchi uomini saggi che vivevano con lei nel
loro villaggio in cielo.
“Sradicate questo albero”, li pregò, ma essi
non capirono. Tutto quello che fecero fu di
scavare attorno alle radici, per creare spazio
per una maggiore luce. Ma l’albero cadde nel
buco che essi avevano fatto e sparì. Dopo di
questo non ci fu più luce, ma solo oscurità.
(…)
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(…) Ai vecchi uomini saggi crebbe la paura della donna e dei suoi
sogni. Era stato per colpa sua che la luce era andata via per
sempre. Così la trascinarono attraverso il buco e la spinsero
attraverso. Giù, giù, ella cadde giù attraverso il grande vuoto. Non
c’era niente sotto di lei, solo una distesa desolante di acqua e si
sarebbe sicuramente fracassata in pezzi. Questa strana donna
sognante dal Grande Blu non aveva un falco pescatore, ma questi
la soccorse; le sue piume fecero da cuscino per lei e la donna
oscillò dolcemente sopra le onde.
Ma il falco pescatore non poteva
tenerla tutta su di sé. Egli aveva
bisogno di un aiuto. Così
richiamò tutte le creature del
profondo. “Dobbiamo trovare
della terraferma su cui questa
povera donna possa stare”, egli
disse con ansia. Ma non c’era
terra, solo mulinelli e acqua
senza fine.(…)
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(…) Un tuffatore infernale andò giù, giù, giù nel punto più profondo e
riportò un piccolo pezzo di fango sul suo dorso. Trovò una tartaruga,
spalmò il fango sul guscio e si tuffò ancora per prenderne altro.
Quindi le anatre si unirono. Esse
amavano infangarsi e portarono
anche loro sulla schiena il fango
del fondo dell’oceano e lo
spalmarono sul guscio della
tartaruga. I castori aiutarono; erano
grandi costruttori e lavorarono
facendo diventare il guscio della
tartaruga sempre più grande.
Tutti erano molto occupati ed
eccitati.
Questo mondo che stavano facendo cresceva enormemente.
Gli uccelli e gli animali si precipitarono a costruire paesi,
continenti fino a quando, alla fine, ebbero fatto l’intero mondo,
mentre, per tutto il tempo, la donna del cielo, era stata al
sicuro seduta sul dorso della tartaruga.
E la tartaruga sostiene la terra ancora ai nostri giorni.
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CHEROKEE MYTH
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In the beginning, there was just water. All the
animals lived above it and the sky was
overcrowded. They were all curious about
what was beneath the water and one day
Dayuni'si, the water beetle, volunteered to
explore it. He explored the surface but could
not find any solid ground. He explored below
the surface to the bottom and all he found was
mud which he brought back to the surface.
After collecting the mud, it began to grow in
size and spread outwards until it became the
Earth as we know it.
After all this had happened, one of the animals attached this new
land to the sky with four strings. The land was still too wet so they
sent the great buzzard from Galun'lati to prepare it for them. The
buzzard flew down and by the time that he reached the Cherokee
land he was so tired that his wings began to hit the ground.
Wherever they hit the ground a mountain or valley formed.
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Greci
Zingari
Inuit
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All’inizio c’era il Caos, il grande
abisso vuoto. Dal Caos emerse
Eurìnome, la ballerina. Aveva
tantissima voglia di danzare, ma
nessuna superficie sulla quale
poggiare i piedi. Per questa
ragione decise di dividere il Cielo
dal mare e cominciò a volteggiare
sulle onde, fino a creare un
vortice intorno al proprio corpo.
Da questo vortice nacque Borea,
il freddo vento del nord.
Il vento divenne sempre più
impetuoso. Eurìnome allora lo
afferrò e lo strizzò come fosse
uno straccio e lo trasformò in un
serpente a cui dette
il nome di Ofione. (…)
Disegno di Giorgio Maggioni Classe 2° scuola
secondaria di primo grado
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(…) Dall’unione di Eurìnome e di Ofione nacque
l’Uovo Universale. Ofione si arrotolò sette volte
intorno al gigantesco Uovo, finché questo si
schiuse. Dall’Uovo Universale uscirono tutte le
meraviglie del creato. Eurinome e Qfione si
stabilirono in una reggia sul Monte Olimpo. Ofione
disse: -Spetta a me sedere sul trono, perché io
sono il creatore dell’universo!- Eurinome,
furibonda, urlò:
-Come osi, rettile? Senza di me non saresti
stato nulla. Io devo sedermi sul trono e governare
su tutto!- Vi fu una violenta lotta tra i due:
Eurinome, con un calcio, fece cadere tutti i denti
di Ofione. A contatto con la terra i denti del
serpente si trasformarono in esseri umani, il primo
dei quali si chiamò Pelasgo.
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Il diavolo imbroglione
"In principio, prima della creazione del mondo, c'era solo una grande
distesa d'acqua. Dio era adirato di non avere né fratelli, né amici, e, in un
momento di furia, scagliò il suo bastone contro la superficie delle acque.
Il bastone si trasformò in un enorme albero e sotto l'albero dio scorse il
diavolo.
"Buongiorno, fratello mio - gli diceva il diavolo - io d'ora in avanti sarò il
tuo compagno di viaggio". Per nove giorni vagarono sulla superficie delle
acque, ma Dio si accorse che il diavolo non era un amico sincero. Il
nono giorno il diavolo disse: "Perché, mio Signore, non creiamo altri
esseri che possano rallegrare la nostra vita?" "D'accordo - rispose il
Signore - creiamo il mondo e popoliamolo di uomini. Ti insegnerò io
come fare. Immergiti nella profondità delle acque e portami della sabbia.
Quando avrò la sabbia pronuncerò il mio
nome e dalla sabbia nascerà il mondo".
Il diavolo allora si immerse nel mare e
dal fondo prese una manciata di sabbia,
ma invece di portarla in superficie
pronunciò subito il suo nome: "Diavolo!".
(…)
E
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A
(…) Sperava così di poter creare egli stesso il mondo, ma la sabbia
divenne infuocata e gli ustionò le mani. Per nove giorni il diavolo
tentò di ingannare Dio, ma ogni volta la sabbia diventava rovente e
gli bruciava una parte del corpo. Dio, allora, vedendo il diavolo tutto
scottato capì l'inganno. "Sei davvero un cattivo amico - gli disse -,
se questa volta non mi porti la sabbia ti brucerai completamente". Il
diavolo fu costretto a consegnare la sabbia a Dio. E fu allora
sufficiente che colui che è padrone del cielo e della terra
pronunciasse il suo nome, "Dio!", perché la sabbia prendesse forma
di mondo, con i mari e i fiumi, i monti, le valli, animali ed alberi di
ogni tipo.
Ma il diavolo era proprio un grande
imbroglione. Appena vide il mondo
scelse per sé il luogo più bello: "Io
abiterò sotto questo albero
frondoso al centro della terra".
Questa volta, però, Dio non si fidò
più del diavolo e lo fece
sprofondare sotto terra. E allora
dall'albero caddero molte foglie e
ogni foglia generò un uomo".
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The traditional account of the
Inuit people is that the trickster
in the form of Raven created the
world. When the waters forced
the ground up from the deep,
Raven stabbed it with his beak
and fixed it into place. This first
land was just big enough for a
single house occupied by a
single family: a man, his wife
and their son, Raven who had
fixed the land.
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Melanesia
Isole della società
Australian aboriginal
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Disegno di Yevgeniy Sitnik classe 1° scuola secondaria di primo grado
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C’era una volta un albero di specie
sconosciuta su un isolotto deserto emerso
come per caso dalle acque dell’oceano.
Aveva foglie gigantesche e i suoi rami
pendevano sul mare sino a toccarne la
superficie. Siccome le stagioni non
esistevano ancora, era sempre verde e le
sue foglie non appassivano mai. Un
giorno però si alzò un vento impetuoso e
alcune foglie caddero in mare. Quasi tutte
scomparvero tra le onde; solo due
riuscirono a galleggiare tranquillamente.
Trasportate dalla corrente vagarono a
lungo, sino a quando una sorta di
mulinello schiumeggiante ne bloccò
l’andare. In quel turbine d’acqua e aria
rimasero molto tempo, scendendo
lentamente lungo le spire di un labirinto
liquido..(…)
(…) Finalmente arrivarono nell’abisso oceanico dove si
trasformarono in una coppia di bianchi gabbiani. Ce ne volle però
del tempo perchè ritrovassero la superficie marina: risalire contro
corrente lungo il gorgo non fu facile.
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A
Quando ci arrivarono aprirono le
lunghe ali e seppero cosa voleva
dire volare. Lo fecero per giorni e
giorni, ma dovunque non videro che
l’infinito schiumeggiare dell’oceano.
Allora ebbero voglia di ritrovare
l’isolotto sul quale erano nati come
foglie d’un albero strano. Dovettero
volare lungamente per riscoprirlo e
solo quando ci riuscirono furono
veramente felici. Poi, anche per loro
venne l’epoca del corteggiamento e
dell’amore.(…)
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A
(…) Qualche tempo dopo la femmina sentì il bisogno di
deporre le sue uova e, poichè non sapeva ancora costruire
un nido, le depose tra le onde del mare. Fu qui che si
schiusero, ma non ne nacquero piccoli gabbiani. Dal primo
si originò il cielo, con le stelle, la luna, il sole, le nuvole e
l’arcobaleno. Dal secondo nacque la terra, con le sue
pianure, le sue montagne, i suoi laghi e le sue foreste. Solo
molto, molto tempo dopo, vennero gli dei e da essi nacquero
gli uomini.
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Disegno di Cecilia Spessi classe 3° scuola secondaria di primo grado
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Tàaroa, il Creatore di Ogni Cosa,
abitava in una conchiglia.
Questa conchiglia sferica, simile ad
un uovo, girava nello spazio infinito.
Non esisteva né cielo, né terra, né
luna, né stelle.
Poi Tàaroa con una scossa uscì
dalla conchiglia
e trovò solo oscurità e silenzio.
Era completamente solo
e decise di ritirarsi in una nuova
conchiglia per molte eternità.
Quindi intraprese la sua opera
di creazione.
Con le conchiglie creò il Cielo e
la Terra, poi scosse le sue
piume rosse e gialle che
cadendo sulla Terra presero
la forma di alberi, di foglie e
mazzi di piantaggine.
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There is no single
creation story among
Aboriginal peoples, who
have a diverse
mythology. Some
traditions hold that the
Earth was created by
one of the gods of the
Dreamtime, others that
particular creatures were
created by particular
gods or spirit ancestors.
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Mito di Cecilia
Mito di Monica
Mito di Arianna
Mito di Jason
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Madre Natura era una signora anziana tutta
trasparente, con qualche fiore addosso anche lui
trasparente. Dato che voleva avere compagnia,
creò con la sua bacchetta magica trasparente, gli
animali, le piante e i fiori e la felicità che era fatta di
magia.
Quando la natura aveva bisogno di lei, perchè
venivano tagliati gli alberi e i fiori avevano i colori
spenti, scendeva dal cielo per colorare tutte le cose
intorno.
Lei conosceva tutti gli animali e questi erano buoni.
In particolare aveva un animale preferito che era un
coniglietto bianco molto simpatico.
Cecilia Spessi, classe 3° scuola primaria
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All’inizio Dio viveva solo nel
caos, non aveva niente e
nessuno; passava tutto il
giorno seduto su una sedia
“nuvolosa”, facendo apparire
e scomparire tutto ciò di cui
aveva bisogno. Dio però era
un artista, e mentre era lì
seduto immaginava storie,
luoghi, personaggi, tutto
frutto della sua fervida
immaginazione. (…)
Disegno di Monica Brigenti classe 2°
scuola secondaria di secondo grado
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(…) Un giorno vagava nel vuoto e si
imbatté in un foglio bianco e una penna, li
raccolse e rimase ad osservare i due
oggetti, chiedendosi da dove fossero
arrivati. La curiosità però e la sua vena da
“scrittore” prevalsero, portandolo a
scrivere una delle tante storie che gli
riempivano la mente.
Mentre scriveva ogni cosa che era rimasta finora solo frutto della sua
fantasia, paesaggi, animali, acqua, cielo, persino i suoni che sentiva, si
formava al di sotto di lui, in quello che una volta era il caos. Alla fine di ogni
foglio ne compariva magicamente un altro e lo “scrittore” cancellava,
migliorava e creava sempre nuove storie. Inventò tutto quello che è natura e
che noi conosciamo come tale, finché un giorno creò l’ uomo e la donna e
decise che sarebbero stati loro i personaggi principali.
Dio però si affezionò cosi tanto a loro che gli concedette il più grande dei
diritti: la libertà di scelta. Gli umani ne approfittarono subito e Dio ne rimase
molto deluso perché le loro azioni diventarono malvagie ed erano finalizzate
al più brutto dei desideri: il desiderio di potere; si derubavano,
guerreggiavano fino anche ad uccidere. (…)
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(…) Lo “scrittore” abbandonò la sua opera lasciando che
gli uomini scrivessero da soli il loro destino, anche se
ogni tanto riprende la penna in mano e interviene per
ristabilire un po’ di ordine. Certo alcune volte le sue
interferenze sono ostacoli e prove difficili per gli uomini
più che aiuti, ma solo chi le accetta e le supera come
meglio riesce, può sperare di uscire dalla storia e di
vivere un giorno in pace e serenità nel “caos” dove vive
Dio.
Monica Brigenti - classe 2^ scuola secondaria di secondo grado
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L’esperienza trascorsa, il mio
“sarcasmo verso la vita” o
semplicemente la passione per i
videogames, mi hanno indotto ad
elaborare questa personalissima
teoria sull’origine del nostro
pianeta.
A mio avviso, noi esseri umani
non siamo altro che i protagonisti
di un videogioco, pedine di
qualcuno che ci gestisce e ci
manovra a suo piacimento.
Quasi tutto è affidato all’abilità
del giocatore e agli obiettivi che
ci vuol far raggiungere.
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Disegno di Leila e Arianna Valentino
scuola secondaria di secondo grado
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(…) Il giocatore è uno solo, immortale, ed è il
creatore del videogioco che lui stesso ha ideato per
difendersi dall’eterna solitudine.
Di lui si possono intravedere le sue sembianze
umane, ma non il volto. Ed è sua la scelta di non farsi
riconoscere, perché nel gioco si diverte e fa le sue
mosse in base al suo stato d’animo, purtroppo senza
tener conto anche dei sentimenti dei protagonisti;
quindi per alcuni il percorso può essere meraviglioso,
per altri meno e per altri meno ancora.
Così questi ultimi, ritenendolo responsabile, nutrirebbero nei suoi confronti
rancore per l’ingiustizie subite. Si può fare una similitudine con il “pirata della
strada”: egli fugge, celando la sua identità, perché teme le reazioni ed il
giudizio della gente rispetto alle sue azioni e relative conseguenze.
Infine è il giocatore che dà l’input, ma gli esseri umani potranno, sola con la
propria forza di volontà, influire ed interferire sul destino che il giocatore ha
serbato per ognuno di essi. Egli è collocato in uno sfondo blu, stellato come la
notte. In lontananza si scorgono altri pianeti. Ha comunque di fronte la terra, il
suo gioco. Ma la domanda rimane questa: ci saranno altri giocatori su
altrettanti pianeti?
Arianna Valentino - classe 3^ scuola secondaria di secondo grado
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All’inizio c’era il buio.
All’improvviso comparve una
grande distesa d’acqua
abbastanza calma, di colore
blu e molto profonda.
Sotto la superficie c’erano uno
squalo e un delfino che
litigavano
mordendosi….chissà perché!
(…)
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Intanto si avvicinò un’enorme
balena bianca che disse allo
squalo:”Smetti di litigare!”
Lo squalo, per tutta risposta,
chiamò i suoi parenti per
picchiare il delfino.
Ma come mai erano tutti cosi arrabbiati con il delfino?
Perché lui aveva rubato l’unico cibo dello squalo….e di tutti,
veramente.
Per questo la sirena informò suo padre, il dio del mare, della
grave situazione e questi, per placare gli animi, creò tutto
quanto era necessario per garantire la sopravvivenza di
tutti.
Jason Rioux classe 2 scuola secondaria di primo grado
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