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Diapositiva 1 - Scuola in ospedale
LA TERRA E I MITI NELLE CULTURE DEL MONDO AFRICA M I T I ASIA AMERICA EUROPA OCEANIA I NOSTRI MITI Tabella di confronto A F R I C A Fulani Egizi Bakuba A F R I C A A F R I C A Disegno di Cecilia Spessi Classe 3° scuola primaria All'inizio c'era una enorme goccia di latte. Poi venne Doondari e creò la pietra. Poi la pietra creò il ferro; E il fuoco creò l'acqua; E l'acqua creò l'aria. Allora Doondari discese per la seconda volta. Ed egli prese i cinque elementi e con essi formò l'uomo. Ma l'uomo era orgoglioso. A F R I C A A F R I C A All’inizio c’erano solo le acque del caos, sovrastate dal buio e dal silenzio. Otto creature, con la testa di rana i maschi e di serpente le femmine, nuotavano nelle acque del caos, prima della creazione. Le creature poi si fusero, formando il Grande Uovo. Disegno di Giulia Venosta (…) classe 1° scuola secondaria di primo grado A F R I C A (…) Dopo un tempo lunghissimo, il guscio si ruppe ed apparve il Creatore, padre e madre di tutte le cose, fonte di ogni vita, il dio Sole. Le due metà del guscio separarono le acque del caos ed il Creatore le fece diventare il mondo. Mentre giaceva nell’abisso delle acque, il Creatore si sentiva molto solo e voleva abitare con altri esseri il nuovo mondo. Così i pensieri del Creatore divennero gli dei e tutte le altre cose del mondo e le sue parole diedero vita alla terra. (…) A F R I C A Disegno di Giulia Venosta classe 1° scuola secondaria di primo grado A F R I C A The Bakuba account of demiurge is as follows. Originally, the Earth was nothing but water and darkness. Mbombo, the white giant ruled over this chaos. One day, he felt a terrible pain in his stomach and vomited the sun, the moon and the stars. The sun shone fiercely and water steamed up in clouds. Gradually, the dry hills appeared. Mbombo vomited again, this time the trees came out of his stomach, and animals, and people , and many other things: the first woman, the leopard, the eagle, the anvil, the monkey Fumu, the first man, the firmament, medicine, and lighting. Nchienge, the woman of the waters, lived in the East. She had a son, Woto, and a daughter, Labama. Woto was the first king of the Bakuba. A S I A Cinesi Babilonesi Fenici Ebrei Ainu A S I A A S I A All’inizio dell’universo secondo il mito cinese c’era il caos fino a quando venne P’an Ku... Da principio la terra con le sue montagne, i suoi fiumi e i suoi mari, il cielo col sole, la luna e le stelle erano una cosa sola, e questa era il caos. Nulla aveva ancora preso forma , tutto era come un oscuro turbine rotante che continuava a girare, a girare vorticosamente. Per innumerevoli anni questo fu il modo di essere dell’universo, qualcosa di oscuro e d’informe, fino a quando, dal mezzo del caos, venne P’an Ku. Lentamente, pian piano, egli crebbe e si sviluppò nutrendosi degli elementi, ad occhi chiusi, addormentato in un sonno profondo che durò diciottomila anni.(…) (…) E infine venne il momento in cui P’an Ku si destò dal sonno. Aprì gli occhi, ma non riuscì a veder nulla, nient’altro che buio e confusione. Allora s’infuriò, sollevò il suo gran braccio e ,fendendo ciecamente le tenebre, con un colpo strepitoso, sparpagliò intorno gli elementi del Caos. A S I A Tutto quel vorticare cessò ed ebbe inizio un nuovo genere di movimento. Non più trattenute, tutte le cose che erano per loro natura leggere e pure si sollevarono verso l’alto; tutte quelle pesanti e grossolane sprofondarono in basso. Con un solo colpo possente P’an Ku aveva liberato il cielo e la terra. Ora P’an Ku si trovò coi piedi sulla terra e il cielo restò sopra il suo capo. Rimase così a lungo fra i due che essi non poterono più riunirsi. E, mentre P’an Ku restava in quella posizione, le cose continuarono a sollevarsi e a cadere secondo la loro natura. Per ogni giorno che passava la terra aumentava di dieci piedi il suo spessore e altrettanto si alzava il cielo, spinto com’era sempre più lontano dalla terra per mezzo del corpo di P’an Ku che ogni giorno cresceva a sua volta di dieci piedi di altezza.. (…) A S I A (…) P’an Ku continuò a crescere per oltre diciottomila anni finchè il suo corpo divenne gigantesco, e la terra ebbe assunto uno spessore massiccio, mentre il cielo si era sollevato a grande altezza. P’an Ku, alto ormai migliaia di chilometri, costituiva adesso una immensa colonna che separava la terra dal cielo, così che questi non poterono più mescolarsi insieme e dissolversi di nuovo in un unico caos. Egli rimase così per lungo tempo fino a quando ebbe la certezza che la terra e il cielo erano ben saldi al loro posto. Giunto il momento, P’an Ku che aveva ormai compiuto il proprio compito, si mise a giacere sulla terra per riposare, e così, riposando, morì. Ora egli, che durante la vita aveva portato l’universo a prendere forma, offrì dopo la morte il proprio corpo per rendere il mondo ricco e bello.(…) A S I A (…) Donò il suo fiato per formare i venti e le nuvole, la voce per il rotolar del tuono, i due occhi perchè venissero sole e luna, i capelli del capo e la barba perchè si trasformassero in tante stelle, il sudore della fronte per farne pioggia e rugiada. Alla terra diede il suo corpo per le montagne, e le mani e i piedi perchè divenissero rispettivamente i due poli e le estremità dell’oriente e dell’occidente. La sua carne formò il terreno dei campi e i peli del suo corpo crebbero trasformandosi in fiori e alberi. Quanto alle ossa e ai denti, essi sprofondarono nel sottosuolo per arricchirlo di minerali preziosi. E fu così che P’an Ku fece sbocciare dal Caos i cieli in tutta la loro gloria e il loro splendore. A S I A A S I A Una volta non c’erano né cielo né terra. Dèi capricciosi e draghi mostruosi abitavano l’universo vuoto e nero. Il più forte e generoso fra tutti gli dèi era Marduk, il guerriero. Una lunga spada pendeva dal suo fianco e le sue mani stringevano fasci di fulmini che squarciavano le tenebre con bagliori accecanti. Un giorno Marduk incontrò sulla Disegno di Nicolò Valenti Classe 1° scuola primaria sua strada un drago dall’aspetto terribile. Il mostro sconosciuto aveva grandi ali piumate e scintillanti di metalli preziosi; dalle sue fauci spalancate e irte di denti usciva un ruggito sordo e minaccioso - Chi sei e che cosa vuoi da me?- chiese Marduk al mostro che gli sbarrava la strada. (…) A S I A (…) - Il mio nome è Tiamat - rispose l’orribile bestiaccia – E voglio te, Marduk. Non riuscirai a vincere Tiamat, il drago degli abissi!- Mardùk non rispose. In silenzio raccolse il suo coraggio per superare la terribile prova che lo attendeva. All’improvviso, il mostro spiccò un gran balzo verso Marduk, il quale non si fece sorprendere. Rapido, gli lanciò contro una rete di luce che fermò il mostro a mezz’aria impigliandolo fra mille sprazzi luminosi. Un ruggito assordante squarciò l’universo. Tiamat schiumava di rabbia tentando di liberarsi dalla rete di luce. Marduk sguainò la lunga spada e squarciò il mostro in due. Appese la schiena del mostro, che era maculata, in alto, perché diventasse il cielo con le stelle e poggiò un piede sul ventre del mostro che divenne la terra con i fiumi e gli oceani. P’an Ku, alto ormai migliaia di chilometri, costituiva adesso una immensa colonna che separava la terra dal cielo, così che questi non poterono più mescolarsi insieme e dissolversi di nuovo in un unico caos. (…) A S I A (…) Egli rimase così per lungo tempo, fino a quando ebbe la certezza che la terra e il cielo erano ben saldi al loro posto. Giunto il momento, P’an Ku, che aveva ormai compiuto il proprio compito, si mise a giacere sulla terra per riposare, e così riposando morì. Ora egli, che durante la vita aveva portato l’universo a prendere forma, offrì dopo la morte il proprio corpo per rendere il mondo ricco e bello. Donò il suo fiato per formare i venti e le nuvole, la voce per il rotolar del tuono, i due occhi perchè venissero sole e luna, i capelli del capo e la barba perchè si trasformassero in tante stelle, il sudore della fronte per farne pioggia e rugiada. Alla terra diede il suo corpo per le montagne, e le mani e i piedi perchè divenissero rispettivamente i due poli e le estremità dell’oriente e dell’occidente. La sua carne formò il terreno dei campi e i peli del suo corpo crebbero trasformandosi in fiori e alberi. Quanto alle ossa e ai denti, essi sprofondarono nel sottosuolo per arricchirlo di minerali preziosi. E fu così che P’an Ku fece sbocciare dal Caos i cieli in tutta la loro gloria e il loro splendore. A S I A Disegno di Michele Alongi 2° scuola primaria A S I A All’inizio c’era solo un caos oscuro e ventoso. Questi ciechi venti si accavallarono uno sull’altro, formando una specie di nodo d’amore la cui natura era il desiderio. Durante un’eternità di tempo, Desiderio precipitò in un fango acquoso chiamato Mot. Questo fango generò esseri viventi, semplici creature senza coscienza di se stesse. Da loro nacquero, a loro volta, creature più complesse e così via. Queste creature contemplavano il cielo e videro che Mot era a forma di uovo e c’era il sole, la luna, le stelle ed i pianeti. A S I A Disegno di David Padilla classe 4° scuola primaria In principio Dio creò il cielo e la terra. Il mondo era vuoto e deserto, le tenebre coprivano gli abissi e un vento impetuoso soffiava su tutte le acque. Dio disse: «Vi sia la luce». E apparve la luce. Dio vide che la luce era bella e separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce Giorno e le tenebre Notte. (…) A S I A (…) Dio disse: «La terra si copra di verde, produca piante e ogni genere di albero da frutta». A S I A E così avvenne. Dio disse: «Le acque producano animali che guizzano, nel cielo volino gli uccelli e la terra produca varie specie di animali». E così avvenne. Dio disse: «Facciamo l’uomo: sia simile a noi, sia la nostra immagine». Dio creò l’uomo simile a sé, lo creò a immagine di Dio, maschio e femmina li creò. Dio vide che tutto quello che aveva fatto era davvero molto bello. Il settimo giorno, terminata la sua opera, Dio si riposò. A S I A A S I A The Ainu people of Hokkaidō recount the demiurge with a cosmology consisting of six heavens and six hells where gods, demons, and animals lived. Demons lived in the lower heavens. Among the stars and the clouds lived the lesser gods. In highest heaven lived Kamui, the creator God and his servants. His realm was surrounded by a mighty metal wall and the only entrance was through a great iron gate. Kamui made this world as a vast round ocean resting on the backbone of an enormous trout. This fish sucks in the ocean and spits it out again to make the tides; when it moves it causes earthquakes. One day Kamui looked down on the watery world and decided to make something of it. He sent down a water wagtail to do the work. By fluttering over the waters with its wings and by trampling the sand with its feet and beating it with its tail, the wagtail created patches of dry land. In this way islands were raised to float upon the ocean. A M E R I C A Maya Irochesi Cherokee A M E R I C A A M E R I C A Mille e mille anni fa il mondo era vuoto. Non c’era alcun uomo, né un solo animale, né pietre, né erbe, né alberi; solo il cielo ed il mare esistevano. Tepeu e Gucumatz, il dio creatore e il dio formatore, decisero di creare la terra e il sole. In un attimo dalla nebbia scaturirono montagne e boschi. Tepeu e Gucumatz crearono poi gli animali e ad ognuno di essi assegnarono una casa: chi viveva tra i cespugli, chi sugli alberi, chi nelle buche del terreno. (…) A M E R I C A (…) I due dèi si rivolsero agli animali dicendo: - Parlate, gridate e cantate i nostri nomi!- Gli animali gridavano, ululavano, ma non riuscivano a pronunciare i loro nomi. - Così non va - dissero Tepeu e Gucumatz. E provarono a creare l’uomo. Lo fecero di fango, ma subito videro che non andava bene. L’uomo non aveva forza, cadeva giù e la testa non stava su. Allora i due dèi dissero: - Proviamo a scolpire l’uomo nel legno. I fantocci di legno assomigliavano all’uomo, ma non avevano anima e neppure cervello. Tepeu e Gucumatz erano sconsolati: la creazione dell’uomo era proprio difficile. (…) A M E R I C A (…) Ma ecco avvicinarsi quattro animali: il gatto, il coyote, il pappagallo e il corvo, che portarono ai due creatori una pannocchia matura di mais. Tepeu e Gucumatz presero la pannocchia e macinarono i chicchi con una pietra. Poi impastarono la farina con l’acqua del mare e crearono i muscoli e la forza dell’uomo. Finalmente la loro opera era perfetta. L’uomo aveva anima e cervello e cantava lodi a Tepeu e Gucumatz, creatori del cielo e della terra. A M E R I C A A M E R I C A All’inizio non c’era la terra su cui vivere, ma sopra, nel Grande Blu, c’era una donna che sognava sogni. Una notte sognò un albero coperto di boccioli bianchi, un albero che illuminava il cielo quando i fiori si aprivano, ma che portava una oscurità terribile quando i fiori si chiudevano. Il sogno la impaurì, così andò a raccontarlo ai vecchi uomini saggi che vivevano con lei nel loro villaggio in cielo. “Sradicate questo albero”, li pregò, ma essi non capirono. Tutto quello che fecero fu di scavare attorno alle radici, per creare spazio per una maggiore luce. Ma l’albero cadde nel buco che essi avevano fatto e sparì. Dopo di questo non ci fu più luce, ma solo oscurità. (…) A M E R I C A (…) Ai vecchi uomini saggi crebbe la paura della donna e dei suoi sogni. Era stato per colpa sua che la luce era andata via per sempre. Così la trascinarono attraverso il buco e la spinsero attraverso. Giù, giù, ella cadde giù attraverso il grande vuoto. Non c’era niente sotto di lei, solo una distesa desolante di acqua e si sarebbe sicuramente fracassata in pezzi. Questa strana donna sognante dal Grande Blu non aveva un falco pescatore, ma questi la soccorse; le sue piume fecero da cuscino per lei e la donna oscillò dolcemente sopra le onde. Ma il falco pescatore non poteva tenerla tutta su di sé. Egli aveva bisogno di un aiuto. Così richiamò tutte le creature del profondo. “Dobbiamo trovare della terraferma su cui questa povera donna possa stare”, egli disse con ansia. Ma non c’era terra, solo mulinelli e acqua senza fine.(…) A M E R I C A (…) Un tuffatore infernale andò giù, giù, giù nel punto più profondo e riportò un piccolo pezzo di fango sul suo dorso. Trovò una tartaruga, spalmò il fango sul guscio e si tuffò ancora per prenderne altro. Quindi le anatre si unirono. Esse amavano infangarsi e portarono anche loro sulla schiena il fango del fondo dell’oceano e lo spalmarono sul guscio della tartaruga. I castori aiutarono; erano grandi costruttori e lavorarono facendo diventare il guscio della tartaruga sempre più grande. Tutti erano molto occupati ed eccitati. Questo mondo che stavano facendo cresceva enormemente. Gli uccelli e gli animali si precipitarono a costruire paesi, continenti fino a quando, alla fine, ebbero fatto l’intero mondo, mentre, per tutto il tempo, la donna del cielo, era stata al sicuro seduta sul dorso della tartaruga. E la tartaruga sostiene la terra ancora ai nostri giorni. A M E R I C A CHEROKEE MYTH A M E R I C A In the beginning, there was just water. All the animals lived above it and the sky was overcrowded. They were all curious about what was beneath the water and one day Dayuni'si, the water beetle, volunteered to explore it. He explored the surface but could not find any solid ground. He explored below the surface to the bottom and all he found was mud which he brought back to the surface. After collecting the mud, it began to grow in size and spread outwards until it became the Earth as we know it. After all this had happened, one of the animals attached this new land to the sky with four strings. The land was still too wet so they sent the great buzzard from Galun'lati to prepare it for them. The buzzard flew down and by the time that he reached the Cherokee land he was so tired that his wings began to hit the ground. Wherever they hit the ground a mountain or valley formed. E U R O P A Greci Zingari Inuit E U R O P A E U R O P A All’inizio c’era il Caos, il grande abisso vuoto. Dal Caos emerse Eurìnome, la ballerina. Aveva tantissima voglia di danzare, ma nessuna superficie sulla quale poggiare i piedi. Per questa ragione decise di dividere il Cielo dal mare e cominciò a volteggiare sulle onde, fino a creare un vortice intorno al proprio corpo. Da questo vortice nacque Borea, il freddo vento del nord. Il vento divenne sempre più impetuoso. Eurìnome allora lo afferrò e lo strizzò come fosse uno straccio e lo trasformò in un serpente a cui dette il nome di Ofione. (…) Disegno di Giorgio Maggioni Classe 2° scuola secondaria di primo grado E U R O P A (…) Dall’unione di Eurìnome e di Ofione nacque l’Uovo Universale. Ofione si arrotolò sette volte intorno al gigantesco Uovo, finché questo si schiuse. Dall’Uovo Universale uscirono tutte le meraviglie del creato. Eurinome e Qfione si stabilirono in una reggia sul Monte Olimpo. Ofione disse: -Spetta a me sedere sul trono, perché io sono il creatore dell’universo!- Eurinome, furibonda, urlò: -Come osi, rettile? Senza di me non saresti stato nulla. Io devo sedermi sul trono e governare su tutto!- Vi fu una violenta lotta tra i due: Eurinome, con un calcio, fece cadere tutti i denti di Ofione. A contatto con la terra i denti del serpente si trasformarono in esseri umani, il primo dei quali si chiamò Pelasgo. E U R O P A E U R O P A Il diavolo imbroglione "In principio, prima della creazione del mondo, c'era solo una grande distesa d'acqua. Dio era adirato di non avere né fratelli, né amici, e, in un momento di furia, scagliò il suo bastone contro la superficie delle acque. Il bastone si trasformò in un enorme albero e sotto l'albero dio scorse il diavolo. "Buongiorno, fratello mio - gli diceva il diavolo - io d'ora in avanti sarò il tuo compagno di viaggio". Per nove giorni vagarono sulla superficie delle acque, ma Dio si accorse che il diavolo non era un amico sincero. Il nono giorno il diavolo disse: "Perché, mio Signore, non creiamo altri esseri che possano rallegrare la nostra vita?" "D'accordo - rispose il Signore - creiamo il mondo e popoliamolo di uomini. Ti insegnerò io come fare. Immergiti nella profondità delle acque e portami della sabbia. Quando avrò la sabbia pronuncerò il mio nome e dalla sabbia nascerà il mondo". Il diavolo allora si immerse nel mare e dal fondo prese una manciata di sabbia, ma invece di portarla in superficie pronunciò subito il suo nome: "Diavolo!". (…) E U R O P A (…) Sperava così di poter creare egli stesso il mondo, ma la sabbia divenne infuocata e gli ustionò le mani. Per nove giorni il diavolo tentò di ingannare Dio, ma ogni volta la sabbia diventava rovente e gli bruciava una parte del corpo. Dio, allora, vedendo il diavolo tutto scottato capì l'inganno. "Sei davvero un cattivo amico - gli disse -, se questa volta non mi porti la sabbia ti brucerai completamente". Il diavolo fu costretto a consegnare la sabbia a Dio. E fu allora sufficiente che colui che è padrone del cielo e della terra pronunciasse il suo nome, "Dio!", perché la sabbia prendesse forma di mondo, con i mari e i fiumi, i monti, le valli, animali ed alberi di ogni tipo. Ma il diavolo era proprio un grande imbroglione. Appena vide il mondo scelse per sé il luogo più bello: "Io abiterò sotto questo albero frondoso al centro della terra". Questa volta, però, Dio non si fidò più del diavolo e lo fece sprofondare sotto terra. E allora dall'albero caddero molte foglie e ogni foglia generò un uomo". E U R O P A E U R O P A The traditional account of the Inuit people is that the trickster in the form of Raven created the world. When the waters forced the ground up from the deep, Raven stabbed it with his beak and fixed it into place. This first land was just big enough for a single house occupied by a single family: a man, his wife and their son, Raven who had fixed the land. O C E A N I A Melanesia Isole della società Australian aboriginal O C E A N I A Disegno di Yevgeniy Sitnik classe 1° scuola secondaria di primo grado O C E A N I A C’era una volta un albero di specie sconosciuta su un isolotto deserto emerso come per caso dalle acque dell’oceano. Aveva foglie gigantesche e i suoi rami pendevano sul mare sino a toccarne la superficie. Siccome le stagioni non esistevano ancora, era sempre verde e le sue foglie non appassivano mai. Un giorno però si alzò un vento impetuoso e alcune foglie caddero in mare. Quasi tutte scomparvero tra le onde; solo due riuscirono a galleggiare tranquillamente. Trasportate dalla corrente vagarono a lungo, sino a quando una sorta di mulinello schiumeggiante ne bloccò l’andare. In quel turbine d’acqua e aria rimasero molto tempo, scendendo lentamente lungo le spire di un labirinto liquido..(…) (…) Finalmente arrivarono nell’abisso oceanico dove si trasformarono in una coppia di bianchi gabbiani. Ce ne volle però del tempo perchè ritrovassero la superficie marina: risalire contro corrente lungo il gorgo non fu facile. O C E A N I A Quando ci arrivarono aprirono le lunghe ali e seppero cosa voleva dire volare. Lo fecero per giorni e giorni, ma dovunque non videro che l’infinito schiumeggiare dell’oceano. Allora ebbero voglia di ritrovare l’isolotto sul quale erano nati come foglie d’un albero strano. Dovettero volare lungamente per riscoprirlo e solo quando ci riuscirono furono veramente felici. Poi, anche per loro venne l’epoca del corteggiamento e dell’amore.(…) O C E A N I A (…) Qualche tempo dopo la femmina sentì il bisogno di deporre le sue uova e, poichè non sapeva ancora costruire un nido, le depose tra le onde del mare. Fu qui che si schiusero, ma non ne nacquero piccoli gabbiani. Dal primo si originò il cielo, con le stelle, la luna, il sole, le nuvole e l’arcobaleno. Dal secondo nacque la terra, con le sue pianure, le sue montagne, i suoi laghi e le sue foreste. Solo molto, molto tempo dopo, vennero gli dei e da essi nacquero gli uomini. O C E A N I A Disegno di Cecilia Spessi classe 3° scuola secondaria di primo grado O C E A N I A Tàaroa, il Creatore di Ogni Cosa, abitava in una conchiglia. Questa conchiglia sferica, simile ad un uovo, girava nello spazio infinito. Non esisteva né cielo, né terra, né luna, né stelle. Poi Tàaroa con una scossa uscì dalla conchiglia e trovò solo oscurità e silenzio. Era completamente solo e decise di ritirarsi in una nuova conchiglia per molte eternità. Quindi intraprese la sua opera di creazione. Con le conchiglie creò il Cielo e la Terra, poi scosse le sue piume rosse e gialle che cadendo sulla Terra presero la forma di alberi, di foglie e mazzi di piantaggine. O C E A N I A O C E A N I A There is no single creation story among Aboriginal peoples, who have a diverse mythology. Some traditions hold that the Earth was created by one of the gods of the Dreamtime, others that particular creatures were created by particular gods or spirit ancestors. I N O S T R I M I T I Mito di Cecilia Mito di Monica Mito di Arianna Mito di Jason I N O S T R I M I T I Madre Natura era una signora anziana tutta trasparente, con qualche fiore addosso anche lui trasparente. Dato che voleva avere compagnia, creò con la sua bacchetta magica trasparente, gli animali, le piante e i fiori e la felicità che era fatta di magia. Quando la natura aveva bisogno di lei, perchè venivano tagliati gli alberi e i fiori avevano i colori spenti, scendeva dal cielo per colorare tutte le cose intorno. Lei conosceva tutti gli animali e questi erano buoni. In particolare aveva un animale preferito che era un coniglietto bianco molto simpatico. Cecilia Spessi, classe 3° scuola primaria I N O S T R I M I T I All’inizio Dio viveva solo nel caos, non aveva niente e nessuno; passava tutto il giorno seduto su una sedia “nuvolosa”, facendo apparire e scomparire tutto ciò di cui aveva bisogno. Dio però era un artista, e mentre era lì seduto immaginava storie, luoghi, personaggi, tutto frutto della sua fervida immaginazione. (…) Disegno di Monica Brigenti classe 2° scuola secondaria di secondo grado I N O S T R I M I T I (…) Un giorno vagava nel vuoto e si imbatté in un foglio bianco e una penna, li raccolse e rimase ad osservare i due oggetti, chiedendosi da dove fossero arrivati. La curiosità però e la sua vena da “scrittore” prevalsero, portandolo a scrivere una delle tante storie che gli riempivano la mente. Mentre scriveva ogni cosa che era rimasta finora solo frutto della sua fantasia, paesaggi, animali, acqua, cielo, persino i suoni che sentiva, si formava al di sotto di lui, in quello che una volta era il caos. Alla fine di ogni foglio ne compariva magicamente un altro e lo “scrittore” cancellava, migliorava e creava sempre nuove storie. Inventò tutto quello che è natura e che noi conosciamo come tale, finché un giorno creò l’ uomo e la donna e decise che sarebbero stati loro i personaggi principali. Dio però si affezionò cosi tanto a loro che gli concedette il più grande dei diritti: la libertà di scelta. Gli umani ne approfittarono subito e Dio ne rimase molto deluso perché le loro azioni diventarono malvagie ed erano finalizzate al più brutto dei desideri: il desiderio di potere; si derubavano, guerreggiavano fino anche ad uccidere. (…) I N O S T R I M I T I (…) Lo “scrittore” abbandonò la sua opera lasciando che gli uomini scrivessero da soli il loro destino, anche se ogni tanto riprende la penna in mano e interviene per ristabilire un po’ di ordine. Certo alcune volte le sue interferenze sono ostacoli e prove difficili per gli uomini più che aiuti, ma solo chi le accetta e le supera come meglio riesce, può sperare di uscire dalla storia e di vivere un giorno in pace e serenità nel “caos” dove vive Dio. Monica Brigenti - classe 2^ scuola secondaria di secondo grado I N O S T R I L’esperienza trascorsa, il mio “sarcasmo verso la vita” o semplicemente la passione per i videogames, mi hanno indotto ad elaborare questa personalissima teoria sull’origine del nostro pianeta. A mio avviso, noi esseri umani non siamo altro che i protagonisti di un videogioco, pedine di qualcuno che ci gestisce e ci manovra a suo piacimento. Quasi tutto è affidato all’abilità del giocatore e agli obiettivi che ci vuol far raggiungere. M I T I Disegno di Leila e Arianna Valentino scuola secondaria di secondo grado I N O S T R I M I T I (…) Il giocatore è uno solo, immortale, ed è il creatore del videogioco che lui stesso ha ideato per difendersi dall’eterna solitudine. Di lui si possono intravedere le sue sembianze umane, ma non il volto. Ed è sua la scelta di non farsi riconoscere, perché nel gioco si diverte e fa le sue mosse in base al suo stato d’animo, purtroppo senza tener conto anche dei sentimenti dei protagonisti; quindi per alcuni il percorso può essere meraviglioso, per altri meno e per altri meno ancora. Così questi ultimi, ritenendolo responsabile, nutrirebbero nei suoi confronti rancore per l’ingiustizie subite. Si può fare una similitudine con il “pirata della strada”: egli fugge, celando la sua identità, perché teme le reazioni ed il giudizio della gente rispetto alle sue azioni e relative conseguenze. Infine è il giocatore che dà l’input, ma gli esseri umani potranno, sola con la propria forza di volontà, influire ed interferire sul destino che il giocatore ha serbato per ognuno di essi. Egli è collocato in uno sfondo blu, stellato come la notte. In lontananza si scorgono altri pianeti. Ha comunque di fronte la terra, il suo gioco. Ma la domanda rimane questa: ci saranno altri giocatori su altrettanti pianeti? Arianna Valentino - classe 3^ scuola secondaria di secondo grado I N O S T R I M I T I All’inizio c’era il buio. All’improvviso comparve una grande distesa d’acqua abbastanza calma, di colore blu e molto profonda. Sotto la superficie c’erano uno squalo e un delfino che litigavano mordendosi….chissà perché! (…) I N O S T R I M I T I Intanto si avvicinò un’enorme balena bianca che disse allo squalo:”Smetti di litigare!” Lo squalo, per tutta risposta, chiamò i suoi parenti per picchiare il delfino. Ma come mai erano tutti cosi arrabbiati con il delfino? Perché lui aveva rubato l’unico cibo dello squalo….e di tutti, veramente. Per questo la sirena informò suo padre, il dio del mare, della grave situazione e questi, per placare gli animi, creò tutto quanto era necessario per garantire la sopravvivenza di tutti. Jason Rioux classe 2 scuola secondaria di primo grado