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Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs)
Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003
di MATTEO COSENZA
RIFLETTIAMO sulla foto. Al tavolo della conferenza stampa sulla clamorosa operazione che
ha portato all'arresto, tra
gli altri, del magistrato
reggino Enzo Giglio e del
consigliere regionale del
Pdl Franco Morelli, non
c'era un calabrese. Svolgendosi l'evento nella
Procura di Milano, ovviamente c'erano il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, e, soprattutto,
la titolare dell'inchiesta,
Ilda Boccassini, e poi accanto a loro sedevano gli
ospiti, per quanto sinergicamente partecipi delle
inchieste lombardo-calabresi sulla ’ndrangheta,
il procuratore capo di
Reggio, Giuseppe Pignatone, e il suo vice, Michele
Prestipino, che sono, com'è noto, siciliani. Dunque, ai tanti commissariamenti di attività di
questa regione bisogna
aggiungere anche quello
della giustizia? Diremmo: ben venga se lo scopo
è quello di far luce sugli
intrecci tra ’ndrangheta
e cosiddetta zona grigia.
continua a pagina 23
Crotone
e Reggina
non vanno
oltre
due pareggi
Inter in crisi
l’Udinese
passa a S. Siro
e affianca
il Milan
Il premier vede Terzo polo, Pdl e Pd
Alfano: «Non paghino gli stessi»
Quei
magistrati
“stranieri”
che aiutano
la Calabria
www.ilquotidianodellacalabria.it
Nello sport
Manovra da 25 miliardi
Su Irpef e Ici pressing
dei partiti su Monti
alle pagine 4 e 5
Domenica 4 dicembre 2011
Torna a vincere
il Napoli. Oggi la Juve
Mario Monti
Pazzini dopo il rigore sbagliato
Eccellenza e Prima
categoria: gli anticipi
I particolari che emergono dalle inchieste condotte da Reggio e Milano
Due Stati per i soldi dei clan
Il Belize e il Delaware paradisi sicuri. Il regista l’avvocato Minasi
DUE Stati i paradisi sicuri
per i clan, i loro nuovi paradisi fiscali. Belize e Delaware
sono la nuova frontiera. È
quanto emerge della carte
delle procura di Milano e di
Reggio che hanno portato
dietro le sbarre professionisti e malavitosi. Le due ordinanze hanno in comune un
avvocato del foro di Palmi,
Vincenzo Minasi. Nei suoi
confronti e del suo socio Daniele Borelli, notaio con studio a Lugano, è stata ipotizzata anche «un'attività di riciclaggio internazionale».
Dall'indagine è emerso un
circuito di occultamento dei
beni che dall'Italia sarebbero
arrivati in vari Stati esteri.
ANDREANA ILLIANO
MICHELE INSERRA
e PASQUALE VIOLI
alle pagine 6 e 7
Oppido
Il Nas
chiude
l’ospedale
«Fatiscente»
Una struttura
di cento anni fa
poco curata
T. MORABITO a pagina 11
Illustrazione di Luigia Granata
Maria, l’amazzone liberata e il dolce perdono
di ISABELLA MARCHIOLO
L’intervista
Fassina
«Commissario
a giorni
per il Pd»
FORTUNATO a pagina 12
alle pagina 15,16 e 17
Il racconto
Memoria
Caterina, la Calabria
e l’onda del mare
La magia del corno
e le bande musicali
di ASSUNTA SCORPINITI
di VITO TETI
alle pagine 18 e 19
alle pagine 20 e 21
Gli italiani
e il flebile
amor
di patria
AGAZIO LOIERO a pagina 23
I rapporti tra Gioacchino Piromalli, rampollo del clan di Gioia Tauro, e il palermitano “dottore” Cesare Lupo
Sombrero
La Russia
OGGI si vota in Russia, si
rinnova il Parlamento. A
Samara, sul Volga, c'è
una fabbrica che, sulla
carta, ha 3.800 dipendenti. Ma in realtà non
esiste più. Eppure, per le
norme stabilite, i dipendenti fantasma riempiranno le urne con le loro
schede.
Debitamente
controfirmate dai capi,
che fanno tutti riferimento al partito Russia
Unita, quello di Putin e
Medvedev, il duo che si alterna fra presidenza e governo. Frattanto il governo ha sospeso gli spot dei
partiti diversi da Russia
Unita, per “istigazione
alla discordia sociale”.
Perché dove ci sono elezioni, c'è democrazia.
Il boss laureato con una tesi sull’estorsione
DUE boss uniti dalla giurisprudenza: l’avvocato calabrese Gioacchino Piromalli e
il palermitano Cesare Lupo,
laureatosi a Catanzaro con
una tesi sull’estorsione.
GIOVANNI VERDUCI
a pagina 14
Scilla
La Costa Viola
diventa area
che si deve
tutelare
F. MEDURI a pagina 34
11204
9
771128
022007
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
ANNO 17 - N. 334 - € 1,20
IN VENA
Quei magistrati
“stranieri” ...
Il garantismo
nella lotta
alla mafia
MARIO CAMPANELLA
segue dalla prima
Evidentemente le cose non stanno così, ma l'immagine di quel tavolo non può essere archiviata come un caso, come una pura coincidenza.
Per evitare equivoci e interpretazioni non rispondenti al nostro
pensiero, diciamo subito che nella
magistratura come in altri settori
vitali della società calabrese operano persone oneste, corrette e capaci, molto spesso anche coraggiose pur non avendo la vocazione all'eroismo e al martirio. Pensiamo a magistrati come Giuseppe Lombardo, a sindaci come Carolina Girasole, a parroci come
don Pino Demasi, e con loro citiamo tutti gli altri che onorano le toghe, le fasce tricolori e le vesti che
indossano. Noi ne conosciamo
tante, voi che leggete sicuramente di più. E meno male che è così altrimenti non resterebbe che chiudere bottega e lasciare che questa
terra da punta estrema di una Penisola si trasformi definitivamente in un'isola, più precisamente in un iceberg che va alla deriva pronto a sciogliersi o a
schiantarsi.
Dunque, non è questo il tema
perché le pur innumerevoli e meritorie iniziative, sempre pubblicizzate e spesso anche enfatizzate, non trasferiscono l'idea, qui e
fuori di qui, di una terra virtuosa
che è capace di isolare la malapianta e di impedire la confusione
tra chi sta di qua e chi sta di là. Perché quella malapianta si alimenta
e cresce grazie all'acqua e al concime che le cosiddette persone
perbene le forniscono in grande
quantità. L'altro giorno in un impeccabile articolo di Francesco
Forgione, che sottoscriviamo dalla prima all'ultima parola, questo
elemento cruciale è stato sviscerato con argomenti e dati concreti. Ma l'ex presidente della commissione parlamentare antimafia è andato oltre quando ha ricordato il Pasolini di “noi sappiamo”
perché c'è una verità nota a chi vive in una comunità; altra cosa è la
verità giudiziaria che è fatta di
prove e sentenze e che impone
sempre la presunzione di innocenza fino alle sentenze. Se anche
il consiglio regionale ha scaricato
il suo componente ora in carcere
evidentemente un allarme diffuso c'è ed anche la massima istituzione elettiva locale deve fare i
conti con esso.
Allora qual è il tema? Molto
semplicemente che da quando - e
sono pochi anni - a Reggio è cambiato il vertice della Procura e successivamente è scesa in campo,
per competenza territoriale vista
l'interregionalità
conclamata
della 'ndrangheta, la Procura di
Milano con magistrati come la
Boccassini che non hanno mai temuto i potenti fossero pure capi di
governo onnipotenti e bellicosi,
l'attacco dello Stato alla 'ndrangheta ha fatto un salto di quantità
e di qualità. Non solo l'organizzazione malavitosa ha subito danni
rilevanti anche se non bastevoli a
sconfiggerla, ma finalmente si è
incominciato a colpire gli uomini
in doppiopetto che con essa fanno
affari, organizzano campagne
elettorali, gestiscono poteri e condizionano la vita pubblica rendendola irrespirabile, e i magistrati e
gli uomini in divisa infedeli. Non
è un caso - e l'ha scritto mirabilmente il già citato Forgione - che
man mano che è stato alzato il tiro
si è incominciato a parlare di veleni a Reggio e segnatamente nella
Procura. Copione già visto e sperimentato altrove, solo gli allocchi o i complici possono prestarsi
al gioco. E probabilmente è anche
vero che uomini come Pignatone,
Prestipino e pochi altri venuti da
fuori siano considerati e siano dei
corpi estranei al contesto. Ne abbiamo avuto nettamente la sensazione andando a Reggio e visitandone qualche palazzo. Gli uomini
dello Stato sono sembrati assediati in un fortino, attenti a misurare
ogni virgola della propria attività
nella certezza che anche la più innocente distrazione - ma non ne
risultano finora - sarebbe stata
utilizzata per metterli all'indice.
Proprio la vigilanza assoluta e interessata che li circonda e il fatto
che finora nessuna accusa degna
di nota si sia potuta muovere contro di loro sono la dimostrazione
fino a prova contraria del loro
comportamento e del valore della
loro attività. Poi, ovviamente,
nessuno può mettere la mano sul
fuoco su nessuno.
Aggiungiamo che una comitiva variamente assemblata attende la partenza degli “stranieri”
per poter ripristinare l'ordine
precostituito e tornare a suonare
la vecchia musica. Questo probabilmente accadrà e anche presto,
ma per i vecchi suonatori potrebbe esserci una variabile che potrebbe fargli scordare gli strumenti. La variabile? 'Nndrangheta. Perché? Ci è venuto da pensare
ad un altro campo e ad un altro uomo, anche lui non calabrese, che
venne qui e diede voce alla Chiesa
che parla il linguaggio della verità e della giustizia. Padre Giancarlo Bregantini. Troppo scomodo. La sua missione strideva troppo con un'altra chiesa, troppo silenziosa. Lo hanno promosso per
mandarlo via. Il vuoto è evidente,
le cose sono tornate come prima.
Difficilmente potrà accadere la
stessa cosa nel campo della giustizia per una ragione molto chiara:
la 'ndrangheta ormai non è più da
tempo un fenomeno prevalentemente calabrese, essa ha conquistato paesi e continenti con i suoi
sporchi affari, in Lombardia ha
attecchito quasi come sull'Apromonte o nella Piana di Gioia Tauro. Su di essa non indagano più
solo le Procure calabresi e, grazie
ai legami indissolubili tra la terra
madre e le nuove zone conquistate, le indagini di Procure di altre
regioni, come quella lombarda
ma non solo, investono prepotentemente anche la Calabria. Sarà
un paradosso ma il fatto che la 'n-
drangheta non sia più solo un fenomeno calabrese bensì interregionale e nazionale (“Milano è come Reggio Calabria”, ha spiegato
Prestipino nella conferenza
stampa milanese) ci fa fiduciosamente sperare che essa sia combattuta senza troppo rispetto per
le zone grigie. Con buona pace di
chi spera di giocare e vincere una
partita locale e auspica che la 'ndrangheta resti un argomento
per scrivere libri e non ordinanze.
Dalle parti di Milano ci sarà una
Boccassini che ci ricorderà che la
legge è uguale per tutti. Che cosa
poi questo significhi per la Calabria è altra faccenda. Meditate,
gente.
Matteo Cosenza
Gli italiani e il flebile
amor di patria
AGAZIO LOIERO
na e indivisibile” è il titolo del libro scritto da
Giorgio Napolitano per i festeggiamenti dei 150
anni dell'Unità d'Italia. Festeggiamenti che,
partiti in un clima di apparente scetticismo di molti italiani
e di un vero boicottaggio da parte della Lega - all'epoca asse
portante del governo del paese - hanno registrato, grazie
all'impegno del Presidente della Repubblica, una straordinaria quanto inaspettata partecipazione popolare. Mostre, bandiere, cimeli risorgimentali, lezioni di storia, rievocazioni hanno caratterizzato quest'anno che volge al
termine, a dimostrazione che esiste anche in Italia, magari
sopito, l'amor di patria. Nulla di paragonabile a quello coltivato con assiduità da alcuni altri popoli, come il francese
o l'inglese che conservano l'orgoglio della propria storia,
nelsenso chel'assimilano ascuolae avvertonopoi, nelcorso della vita, il bisogno di tramandarlo, di difenderlo comunque. “Right orwrong, mycountry”.“Abbia ragioneo
torto mi schiero con il mio paeseӏ il tratto un po' selvaggio
(schierarsi infatti per chi ha torto è pesante, perfino doloroso) ma anche divinamente patriottico degli inglesi. In
Italia il legame con il proprio paese è per ragioni storiche
più flebile. E' come se ci fosse uno spirito maligno, in grado
di tenere in vita, anche per il presente, la memoria dei conflittidel passato.Qualcosa ingrado dirimettere semprein
discussione un'unità raggiunta ormai da 150 anni. Non si
tratta di un fatto di poco conto se si considera che uno storico di qualità come Emilio Gentile, è stato costretto a scrivere nel suo libro “né Stato né Nazione” una frase raccapricciante per un paese che intende definirsi tale: “Non si
era mai visto al governo un partito per cui l'unità è un disvalore”.
“Una e indivisibile” com'è intuibile, presenta una raccolta d'interventi del capo dello Stato svolti per celebrare
il nostro “Centocinquantenario”. Essi partono dal disegno di Cavour, dalle imprese di Garibaldi fino a giungere al dettato costituzionale del 1948. Disponendo di poco
spazio, scelgo di occuparmi di due capitoli “Mezzogiornoe unitànazionale”eil salutobrevemadenso rivoltoai
capi di Stato e agli ospiti internazionali convenuti a Roma in occasione della festa della Repubblica dell'anno in
corso. Cominciamo dal primo. Napolitano affronta il te-
“U
i puo' rispettare il garantismo nella lotta alla mafia?
E' un po’ la stessa domanda
che venne fatta ai tempi della
lotta al terrorismo. Allora, come
oggi, dinanzi ad un'organizzazione che produce morte e semina terrore molti invocavano (ed
ottennero dopo la vicenda Moro
) una serie di leggi speciali che
di fatto sospesero le garanzie
per gli indagati. Un'esigenza di
salvaguardia dello Stato che
produsse, però, guai ed incriminazioni anche per tante persone
che non c'entravano nulla. Ricordo che un brillante cardiologo della provincia di Cosenza fu
arrestato perché, militante di
destra, riportava un cognome
che era simile invece al nome di
un sedicente terrorista che gli
inquirenti cercavano. E' impopolare e difficile fare valutazioni quando si tratta di organizzazioni che ci riportano alla mente
il martirio di magistrati, poliziotti, uomini dello stato laico,
uccisi perché difensori reali della legalità.
Eppure, un paese civile dovrebbe non sospendere mai le garanzie di difesa, le presunzioni di innocenza , il diritto reale ad una difesa non oscurata dal pregiudizio di essere già mafiosi sol perché, magari, si è in un'inchiesta
nella quale compaiono nomi indifendibili.
Paradossalmente, proprio nell'assicurare una difesa totale, un
diritto inalienabile in una sede
neutra a personaggi che tutti noi
rifiutiamo, segna il discrimine
tra i paesi realmente civili e con
cultura giuridica e quelli che agiscono ancora con metodi coercitivi. Così com'è accaduto a livello
internazionale: seppure molti
considerino il processo di Norimberga già scritto, esso fu celebrato e risparmiò a diversi nazisti
(evidentemente non colpevoli come i gerarchi) la pena di morte
non risparmiata a Mussolini, a
Ceausescu, a Gheddafi senza alcun contraddittorio. Seguendo la
tradizione beccariana del nostro
codice, è giusto e normale che Riina, Provenzano , Morabito, Cutolo, abbiano e dispongano di tutti
gli strumenti di difesa utili. Senza se e senza ma anche se si tratta,
verosimilmente, di boss sanguinari e senza deterrenze. Nel nostro paese la lotta alla mafia, da
parte della classe politica, è spesso un esercizio di retorica mal seguito dai fatti con un distinguo
che non riguarda l'organizzazione complessiva del sistema. Che
c'entra un partito, un governatore se l'aria di bramosia di campagna elettorale spinge (ed è un
esempio) un candidato a rivolgersi a gruppi di affare o di mafia
per essere eletto? Non parlo di
Franco Morelli: non conosco la
sua vicenda e non posso esprimermi, se non augurandogli di
cuore di uscire innocente da questa storia. Ma quando si inneggia
con i cartelloni ai magistrati non
si capisce che si fa un'operazione
contro di loro trasformandoli in
soggetti politici: voglio ricordare
(e chi scrive fu tra coloro che in
parte sbagliarono) che, da Di Pietro a De Magistris ci siamo trovati inquisitori declamare arresti,
indagare centinaia di persone
senza costrutto, finiti a fare i ministri ed i sindaci. Questo Montesquieu non lo aveva previsto. Né
Falcone o Borsellino, o Scopelliti,
per citare alcuni martiri della
mafia, ci avevano puntato. Perché erano grandi uomini che indagavano senza pregiudizio. Come dovrebbe fare ogni magistrato.
S
ma del Mezzogiorno con coraggio. Dopo avere dato atto a
Giustino Fortunato del suo forte impegno sia per le ragioni dell'unità sia per quelle del Mezzogiorno, s'addentra con agilità e padronanza della materia anche in argomenti storicamente controversi. Non ha esitazione a dire che “il Mezzogiorno subì una chiara penalizzazione
con il decreto del novembre 1860 che sancì lo scioglimento dell'esercito meridionale e il licenziamento della
maggior parte dei volontari”. Ritrova accenti e temi del
tutto elusi negli ultimi venti anni dalla pubblicistica nazionale, compattamente orientata contro il Mezzogiorno. Lo fa invitando gli italiani del Nord “all'abbandono
dei pregiudizi e luoghi comuni attorno ai meridionali, di
atteggiamenti spregiativi che ignorano quel che il Mezzogiorno ha dato all'Italia del Risorgimento e in vari periodi storici. Una difesa strenua dunque delle ragioni di
questa partedell'Italia chenon gliimpedisce diusare toni severi nei confronti di buona parte della classe dirigente meridionale.
E veniamo al saluto rivolto ai capi di Stato. Di fronte allaplatea internazionaleNapolitano esibiscela fierezzaa
tutto tondo dell'essere italiano. Nelle parole che leggo
nel libro ritrovo con un leggero sforzo di fantasia il timbro familiare della sua voce interrotta da impercettibili
pause emotive. Colgo tutta la consapevolezza e la responsabilità di discendere da un popolo che conserva dentro
di sé “il retaggio di civiltà dell'antica Roma, il messaggio
del Cristianesimo, lo splendore del Rinascimento…”. E
ancora. “La fioritura di una lingua e di una cultura comuni molto prima che l'Italia si unificasse politicamente”.
E quil'evocazione dellafigura di Dantenon èun vezzo
intellettualistico di un presidente colto, ma un passaggio obbligato. Il nostro massimo poeta entra di prepotenza nelle parole di Napolitano, non solo come l'inventore
di una lingua dolcissima, ma come l'intellettuale europeo in grado di spaziare, all'inizio del XIV secolo, oltre gli
orizzonti della sua città e della stessa Italia: “Noi che pure
amiamo Firenze tanto da subire ingiustamente l'esilio
per averla amata, abbiamo per patria il mondo, come i pesci il mare”. Un fremito per chi si sente italiano.
E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro
La Tribuna 23
Domenica 4 dicembre 2011
6 Primo piano
Domenica 4 dicembre 2011
L’avvocato di Palmi: «Hanno chiuso una clinica per farmi una Tac»
L’asse Milano-Reggio
I favori anche dagli Arena
Dalle inchieste emergono i paradisi
“sicuri” del Belize e del Delaware
Perizie e incarichi nella sanità come merce di scambio
di PASQUALE VIOLI
Ecco dove sono
i soldi dei clan
REGGIO CALABRIA - E' una soluzione certamente
costosa, ma che garantisce la privacy. Per la ‘ndrangheta è l’ideale. E’ due Stati, Belize e Delaware, sono la
nuova frontiera, o meglio i nuovi paradisi fiscali della
criminalità calabrese. E’ quanto emerge della carte
delle procura di Milano e di Reggio che hanno portato
dietro le sbarre professionisti e malavitosi. Le due ordinanze hanno in un comune un avvocato del foro di
Palmi, Vincenzo Minasi. Nei confronti suoi e del suo
socio Daniele Borelli, notaio con studio a Lugano, è
stata ipotizzata anche «un'attività di riciclaggio internazionale in favore delle cosche». Dall'indagine è
emerso un circuito di occultamento dei beni che, dall'Italia, sarebbero transitati in
Svizzera, per propagarsi in vari Stati esteri come l'Inghilterra e il Belize, negli Stati Uniti.
La Svizzera per la ‘ndrangheta
non è più sicura, proprio perchè le autorità elvetiche hanno
cominciato da qualche tempo
ad interagire con i magistrati
italiani.
Il canale di uscita dall'Italia
dei beni dei Gallico di Palmi
(ben 69.617 metri quadrati di
terreni intestati a partire dal
1996 ai coniugi prestanome
Giuseppe Surace e Grazia Melissari) partiva dalla Calabria
per arrivare in provincia di Como, dall'avvocato Vincenzo Minasi (il legale ha anche uno stu- La cartina del Belize
dio a Palmi e un altro a Milano).
Poi passava il confine, fino a
Lugano, in via dei Gorini, nell'ufficio del notaio ticinese Daniele Borelli e da qui di nuovo
via verso i paradisi fiscali: Delaware e Belize. Una strada che,
secondo i magistrati milanesi e
reggini, serviva per far sparire
portando all'estero i soldi della cosca «per occultare e
impedire il sequestro dei beni».
Come, ad esempio, avvenne con una società costituita nel luglio del 2007 a Wilmington nel Delaware,
il cui rappresentante legale era appunto Borelli e che
secondo l'accusa compì «transazioni immobiliari»
grazie a un prestanome e solo per «trasferire all'esterno intenzionalmente beni patrimoniali di provenienza illecita riconducibili alla nota famiglia mafiosa dei
Gallico».
Nelle 810 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere della Procura milanese che ha portato
all'arresto di dieci persone e nelle 303 della Dda di
Reggio che hanno portato al fermo di sei persone,
emergono particolari ulteriori che disegnano un
ruolo del legale ritenuto anomalo e che per i magistrati «andò ben oltre i compiti del difensore». Tanto
da far dire al giudice delle indagini preliminari Giuseppe Gennari che Minasi «è esempio emblematico
della abitudine nel predisporre strade per occultare
soldi delle famiglie mafiose». Una professionalità
spiccata, quella del legale, capace di guidare e consigliare i Gallico a non aprire società in Svizzera («Ci
prenderebbero subito, e pensa che per questi reati di
mafia - riferisce in una intercettazione -non c'è neanche il segreto bancario». I beni devono andare in altri
luoghi, più sicuri. «Ecco, l'unica cosa è stata quella di
fare la società americana, perché qui non arrivano.
Arrivano alla società ma non al proprietario della società» è la spiegazione che fornisce Minasi. Gestire queste società, però, ha dei costi. Da qui
le richieste di soldi da parte di
Daniele Borelli («Quello è pazzo, pazzo sclerotico», lo definisce Teresa Gallico, mentre Minasi si limita a parlare di «anello debole») per «tredicimilacentocinquanta» euro. «Ma non voglio che scriva una lettera - lo
ammonisce Minasi - che poi diventa un’arma atomica». Passaggio di banconote, 13.150 euro appunto, che sempre secondo l'accusa avviene il 31 gennaio 2010.
Prove, quelle che ritiene avere in mano la Dda, che testimonierebbero la «sistematica attività di riciclaggio internazionale operata in favore delle cosche calabresi dai coindagati
Minasi e Borelli».
Secondo i magistrati Minasi
è una grande esperto di società
off-shore. Sapeva bene che Belize e Delaware hanno la giurisdizione migliore per le società
in cerca di segretezza e di un fisco leggero. E che Svizzera, ma anche Liechtenstein o
Lussemburgo, non sono più quelle di una volta. Belize e Delaware hanno tradizionalmente offerto ottima privacy. Le società off-shore non sono tenuti a rivelare i nomi dei registi e dei beneficiari alle autorità
di immatricolazione. Sebbene non vi è alcun obbligo
di preparare e presentare i conti annuali, una società
è tenuta a tenere una contabilità finanziaria, che riflettono la posizione finanziaria della società. E in Belize, in particolare, le società offshore vengono generalmente create per la proprietà dei beni immobili e
terreni. L’ideale per la ‘ndragheta, l’ideale per sottrarre i patrimoni ai sequestri dello Stato ai malavitosi.
Le strategie per sottrarre
i beni della cosca Gallico
dai sequestri della giustizia
|
LA DECISIONE
|
emesso dalla Procura di Reggio
Calabria per i reati di concorso
esterno in associazione mafiosa
ed intestazione fittizia di beni
nell’inchiesta contro la cosca Gallico di Palmi. Nella giornata di ieri
si è svolta l’udienza di convalida
del fermo durante la quale Minasi, difeso dall’avvocato Pino Nardo, ha risposto alle domande del
giudice di Como che lo ha sentito
per rogatoria. Durante l’interrogatorio Minasi, secondo il difensore, avrebbe indicato una serie di
fatti ed elementi che dimostrereb-
gli stessi che si adoperarono, secondo quanto racconta Minasi,
per chiudere la clinica in cui la
moglie dell'avvocato avrebbe dovuto fare la Tac. E di appoggi in
ambito sanitario parlavano anche Giulio Lampada e il medico
Vincenzo Giglio commentando
la promessa del consigliere
Francesco Morelli di “premiare”
lo stesso Giglio con una nomina a
capo dell'Azienda sanitaria reggina.
«No con Franco mi disse il fatto
della direzione - racconta il medico Vincenzo Giglio a Giulio Lampada - tu andrai all'Asl, a direttore dove ti ho detto». Dunque un
intreccio di relazioni tra esponenti politici, mafiosi e profes-
LA POLITICA
|
Pdl: «Difendiamoci dagli speculatori»
Laratta ribatte e c’è un caso Minniti
di ANDREANA ILLIANO
Uno scorcio panoramico del Belize
Il politico citato nell’inchiesta “Infinito” avrebbe preso voti dal clan
La Lega più rigorosa del Pdl calabrese
«Non daremo la tessera a Cesaroni»
REGGIO CALABRIA. Sono più rigorosi del Pdl. Parliamo della Lega
che “schiaffeggia” con un solo gesto il Popolo della libertà, no, non si
tratta di dissidi politici, ma della
decisione della segreteria regionale della Lega Nord delle Marche che
ha bloccato «per evidenti ragioni di
opportunità», la procedura di iscri-
|
A Como convalidato il fermo del professionista
REGGIO CALABRIA - Il giudice
per le indagini preliminari del tribunale di Como, Luciano Storaci,
ha convalidato il provvedimento
di fermo emesso dalla Procura di
Reggio Calabria nei confronti
dell’avvocato Vincenzo Minasi.
Minasi, che è detenuto nel carcere
milanese di Opera, è stato arrestato mercoledì scorso perchè coinvolto nell’inchiesta della Procura
di Milano contro le cosche della 'ndrangheta dei Valle-Lampada e
contestualmente gli è stato notificato il provvedimento di fermo
Ilda Boccassini, Bruti Liberati e Giuseppe Pignatone
D'altronde è sempre dalle sue
parole che gli investigatori apprendono le sue frequentazioni
abituali. In una conversazione
intercettata tra Minasi e i ValleLampada nell'ottobre del 2010, il
legale si compiace della sua vicinanza agli importanti casati di
'ndrangheta calabresi. «Io sono
compare d'anello - dice il legale
del foro di Palmi - delle più potenti famiglie della Piana di Gioia
Tauro, come i Gangemi, i Molè,
gli Speranza e i Piromalli, sono
difensore di fiducia di Giuseppe
Piromalli alias “Facciazza”, il capo storico». Naturalmente Minasi si vanta di avere rapporti anche con altri clan come appunto
gli Arena di Isola Capo Rizzuto
sionisti che di fatto gestivano, o
tentavano di farlo, nomine e accordi per importantissimi incarichi. E l'ambito sanitario era
battuto dall'organizzazione in
maniera insistente. Infatti legato al gruppo sull'asse MilanoReggio Calabria c'era anche uno
stimato neurologo reggino. Un
primario che, da quanto emerso
dalle indagini della Dda lombarda, era stato avvicinato nel 2010
dall'avvocato Vincenzo Minasi
per una perizia specialistica finalizzata alla scarcerazione di un
esponente del clan Valle.
Ma a quanto riportato nelle
carte dell'operazione “Infinito”,
il medico in questione avrebbe
già avuto rapporti con le persone
vicine ai clan nel 2009, quando in
una cena a Gambarie vennero intercettati molti soggetti riconducibili alla criminalità. I magistrati dell'antimafia milanese parlano del neurologo reggino come
una persone che “fa parte di quella borghesia reggina fatta dei Giglio, dei Giusti (dal quale il medico riceve incarichi) che sono protagonisti di questa indagine”.
Già il Giudice per le indagini
preliminari di Milano che aveva
ricevuto la perizia per la scarcerazione del Valle, sottolineò la
singolarità dell'incarico dello stimato medico di Reggio Calabria,
in quanto la consulenza dietro toni apparentemente ineluttabili
appariva del tutto inconsistente
dal punto di vista scientifico.
L’ennesima conferma che gli
uomini vicini ai clan si servivano, e si servono, di personaggi
trasversali e utili ai loro fini.
bero la sua estraneità dalle accuse. Al termine dell’interrogatorio
il giudice ha convalidato il fermo
ed ha emesso nei confronti dell’indagato una ordinanza di custodia
cautelare in carcere. Gli atti saranno ora trasmessi al giudice di
Reggio Calabria competente per
territorio. L’avvocato Nardo ha
preannunciato che presenterà
una istanza alla Procura di Reggio Calabria perchè il suo assistito si è detto disponibile ad essere
interrogato dai magistrati che
conducono l’inchiesta.
L’avvocato Vincenzo Minasi
zione al partito dell’ex consigliere
regionale del Pdl Enrico Cesaroni,
oggi consigliere provinciale ad Ancona, il cui nome compare nelle
carte dell’inchiesta della Dda milanese sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta al Nord e in Italia centrale.
Va ribadito che Cesaroni non è
indagato, compare come uno di
quelli che la ‘ndrangheta, esportata al nord, decideva di appoggiare.
Nient’altro. Nè avvisi di garanzia,
nè arresti. Basta un’intercettazione per la Lega per far saltare
un’iscrizione. E non basta la difesa
di Cesaroni che afferma di non essersi neanche candidato alle Politiche (il riferimento nell’inchiesta e
all’intreccio con i Lampada è proprio a quell’elezione). Fatto sta che
il segretario regionale di Ln Luca
Rodolfo Paolini ricorda che «l'intenzione di Cesaroni di aderire alla
Lega, come semplice sostenitore,
risale a soli sei giorni fa» e «non si
era ancora concretizzata formalmente: essendo già chiuso il tesseramento 2011 si attendeva l’arrivo
delle tessere 2012». Ora però, «per
evidenti ragioni di opportunità, la
procedura è stata bloccata con
provvedimento della segreteria regionale. Nessuno conosceva o pote-
Enrico Cesaroni
va immaginare quanto starebbe
emergendo – sottolinea Paolini – e
il sig. Cesaroni, al quale auguriamo di chiarire in senso positivo la
propria posizione, è stato tre volte
consigliere regionale e primo dei
non eletti alle Regionali 2010 nelle
liste del Pdl, con oltre 5.000 preferenze, a riprova del fatto che si trattava, e, fino a prova contraria si
tratta, di persona che godeva di
ampia stima e consenso tra i cittadini». La Lega respinge perciò
qualsiasi logica di «sciacallaggio
politico».
Cesaroni è citato in una conversazione telefonica del 2008 tra Giulio Lampada e il politico emiliano
Tarcisio Zobbi, come possibile destinatario di un pacchetto di voti.
Ieri, parlando con giornalisti, ha
detto di non conoscere nessuna delle persone sotto inchiesta, e ha definito «assurda» l’idea che qualcuno abbia fatto confluire voti su di
lui.
REGGIO CALABRIA. Il caso politico, dopo le
inchieste giudiziarie che si intrecciano, partono da Reggio, ma vanno ben oltre, attraversano la Calabria e creano scompiglio nei partiti, anche a sinistra. Di certo l’arresto del consigliere regionale Franco Morelli e l’implicazione di un giudice reggino, di un avvocato e di
un finanziere aprono per la città un nuovo
squarcio nel cielo di carta di pirandelliana memoria. La cronaca a botta di note stampa è un
vero scontro tra destra e sinistra. Di questa
storia però, dopo la prima interrogazione parlamentare a firma di una quarantina di deputati, tra cui Marco Minniti, oggi fa apparire come uno dei “falchi” Franco Laratta (cosentino) che su Reggio scrive: «Quando un anno
mezzo fa, in quaranta deputati presentammo
un’interpellanza urgente sui 'Misteri di Reggio Calabria’, venne fuori l’imbarazzante comportamento del Governo, gli insulti del Pdl e
l’eloquente silenzio di Scopelliti. Oggi è chiaro
a tutti: una cupola governa Reggio Calabria».
Il sindaco di Reggio, Demetrio Arena sbotta:
«Se Laratta sa non sia omissivo: denunci».
Laratta fa riferimento ad un’interrogazione di 40 parlamentari (tra cui c’è anche Minniti) e non all’ultima firmata da lui, da Doris Lo
Moro (Pd) e non da Marco Minniti (parlamentare reggino) dove si chiede per la città la commissione d’accesso. Insomma questo lascia
presagire non un’omissione o un inciucio più
che altro un caso interno al Pd, di cui i deputati
democrat preferiscono non parlare, infatti
non ne fanno neanche più cenno. Le dichiarazioni di Laratta fanno scattare il Pdl. E gli assessori regionali Antonio Caridi e Giacomo
Mancini, insieme con il consigliere regionale
Fausto Orsomarso che è vicecapogruppo, rispondono stizziti: «Piuttosto che intasare i
giornali con dichiarazioni farneticanti, perchè l’onorevole Laratta non si reca alla Procura della Repubblica e denuncia questa fantomatica cupola che governerebbe Reggio Calabria?», dicono ribadendo il concetto dello stesso sindaco di Reggio, Demetrio Arena. Gli assessori e il consigliere non hanno dubbi: «Il
parlamentaredelPd haoramaiun’ossessione
Fausto Orsomarso e Giacomo Mancini
verso Reggio Calabria - affermano Caridi,
Mancini e Orsomarso – e la cosa più preoccupante è che nelle sue parole non c'è minimamente il senso della misura. Bene ha fatto il
Sindaco Arena a rispondere duramente, perché oramai la misura è colma ed è stato ampiamente superato il limite della decenza. L’onorevoleLarattavuole sostituirsiaimagistrati?
Se è convinto di ciò che ha dichiarato deve andare a presentare formale denuncia. Dire che
ci sia una «cupola» a governare Reggio è un
fatto di una gravità inaudita: si tratta, in pratica, di un parlamentare che sta calunniando e
diffamando i reggini. Laratta vada in Procura
o chieda scusa a Reggio». Ecco l’aver colpito
l’orgoglio reggino è una delle motivazioni
(ma forse non la sola) che porta Minniti a firmare una prima interrogazione mesi fa e a
non farlo adesso, quando si chiede la commissione d’accesso. Il deputato contrattacca: «Io
non ho nulla da dire alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Nullache non sia già
noto, che non sia stato oggetto di interpellanze parlamentari e di inchieste di grandi testate nazionali sul “Modello Reggio”e sui “Misteri di Reggio Calabria”. Oltretutto parlano le
inchieste in corso, gli arresti, le ispezioni ministeriali, i casi drammatici e le vicende note a
tutti che negli ultimi anni hanno devastato la
splendida città di Reggio. Io non so cosa dire
alla Procura, ma c'è qualcuno in particolare
che al Procuratore dovrebbe raccontare tante
cose. E che invece non lo fa. Suggerisco ai fidi
Arena, Caridi, Mancini, Orsomarso di girare
l'invito a chi loro conosco molto molto bene. E
ad avere, per una volta, a cuore i destini di questa sfortunata terra». Di certo il contrattacco
del centrodestra è come un battaglione: tutti
uniti su uno stesso bersaglio, a volte si ripetono addirittura le stesse parole e infatti il consigliere regionale Giovanni Bilardi, capogruppo della lista Scopelliti di dubbi non ne ha:
«Non ci sto più alle continue mortificazioni
della mia città, da parte di chi antepone gli interessi dei cittadini a quelli personali. Reggio,
al pari di altri comuni italiani tanto al nord
quanto al sud sta attraversando un momento
particolare. Non sarà certamente l’onorevole
Laratta di turno a farci preoccupare con i suoi
comunicati stampa». Parla di lotta alla
‘ndrangheta, affermando che quella del consiglio regionale non è certo “parlata” Salvatore Magarò, consigliereregionale e presidente
della commissione antimafia a Francavilla
Angitola , in provincia di Vibo, affigge una
targa «Qui la 'ndrangheta non entra», e salutando i presenti non fa accenno a Morelli, ma
dice: «C’è la necessità, in un momento critico
per la Calabria e l’intero Paese, di intensificare
le azioni di contrasto alle mafie, avendo consapevolezza piena che, lungo la strada della legalità, si incontrano spesso “diavoli vestiti da
angeli di luce”. La difficoltà di sconfiggere la
'ndrangheta –ha proseguito Magarò –risiede
proprio nell’ abilità mimetica delle metastasi
di questo moderno cancro. E la mafia più difficile da sconfiggere non è tanto quella della
lupara bianca , ma è quella che, con la complicità di insospettabili, è riuscita ad entrare nei
palazzi della politica, della giustizia, della finanza, svolgendo un ruolo attivo nel dirigere
le scelte politiche, nell’aggiustare i processi e
nel rivelare inchieste giudiziarie in corso, nel
condizionare l’economia», si riferisce all’inchiesta “Infinito”.
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SIDERNO - Il clan Arena di Isola
Capo Rizzuto fece chiudere al
pubblico una clinica per permettere alla moglie dell'avvocato
Vincenzo Minasi di farsi una
Tac. E' quanto è scritto nelle carte
dell'operazione “Infinito” ma soprattutto è quanto riferisce lo
stesso Minasi che intercettato
dalla Dda di Milano si vanta dei
suoi appoggi criminali, delle sue
amicizie e vicinanze ai boss di
mezza Calabria. E proprio in un'
occasione racconta di quando in
modo urgente aveva bisogno di
far fare una Tac alla consorte.
«L'unica Tac che funzionava - dice l'avvocato Vincenzo Minasi
senza sapere di essere ascoltato
dagli investigatori - era a Crotone, e c'era una lista d'attesa chilometrica, fortunatamente io difendevo gli Arena di Isola Capo
Rizzuto e gli ho chiesto di questa
benedetta Tac. Ma la cosa più bella è che portai mia moglie in ambulanza a Crotone e chiusero la
clinica, per farmi la cosa chiusero la porta della clinica».
E della cosa il legale del foro di
Palmi si compiaceva con il suo interlocutore, si compiaceva a tal
punto da entrare nei particolari
folkloristici
della
vicenda.
«Chiusero la clinica - racconta
ancora Minasi - cacciarono tutti
quanti, una cosa vi dico, tipo
America». Per i magistrati della
Dda di Milano sono pochi i dubbi
che portano a considerare l'avvocato Vincenzo Minasi vicinissimo alle consorterie mafiose calabresi.
Il regista è l’avvocato Minasi con il supporto del notaio Borelli
E riferisce: «Qui arrivano alla società ma non al proprietario»
di MICHELE INSERRA
Primo piano 7
Domenica 4 dicembre 2011
La visita
«Il perdono non si contrappone alla giustizia perché non
soprassiede alle esigenze di riparazione dell’ordine leso»
«Rispetto agli organi dello Stato»
Il cardinale Bertone glissa sul titolo conferito dal Vaticano al boss Lampada
di SILVIA PELLICANO’
REGGIO CALABRIA - «Esprimo
rispetto per l'autonomia e le decisioni degli organi dello Stato italiano». Così, a margine della cerimonia di consegna del premio «Giovanni Paolo II per la pace» il Cardinale e Segretario di Stato Tarcisio
Bertone, ha risposto ai giornalisti
in merito al conferimento da parte
del Vaticano del titolo di Cavaliere
di San Silvestro al presunto boss
della 'ndrangheta Giulio Giuseppe
Lampada, una delle dieci persone
arrestate
mercoledì
scorso
nell’ambito dell’operazione della
Dda di Milano in cui sono stati
coinvolti, tra gli altri, il consigliere
regionale della Calabria Franco
Morelli ed il giudice Vincenzo Giglio, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale
di Reggio Calabria.
Alla cerimonia di conferimento
del premio al Cardinale Bertone,
promossa a Reggio Calabria dall'associazione Anassilaos sono interventi, tra gli altri, i presidenti
della giunta e del consiglio regio-
nale della Calabria, Giuseppe Scopelliti e Francesco Talarico, il prefetto Luigi Varatta, il sindaco Demetrio Arena, l'arcivescovo Vittorio Mondello e il presidente dell'associazione Stefano Iorfida.
La vera pace è frutto della giustizia, ma poiché la giustizia umana è
sempre fragile e imperfetta, esposta com'è ai limiti e agli egoismi
personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata
con il perdono che risana le ferite e
ristabilisce in profondità i rapporti
umani turbati - ha detto il cardina-
le citando Giovanni Paolo II-. Il perdono non si contrappone in alcun
modo alla giustizia, perché non
consiste nel soprassedere alle legittime esigenze di riparazione
dell'ordine leso».
«Qui si tratta di proporre il perdono considerandolo nel livello politico, cui l’atteggiamento della riconciliazione può giungere – ha
aggiunto. Viene posta l’attenzione
della comunità cristiana e civile alla necessità della giustizia e del
perdono a livello politico. In questo
senso è nuovo il concetto di perdo-
no». Non è sufficiente, secondo
Bertone, fermarsi al pacifismo sociale, nelle due diverse accezioni di
sostegno della rivoluzione sociale
e della eliminazione delle ingiustizie, occorre mettere in campo il
perseguimento ostinato e dotato di
strumenti concreti del perdono a
livello di polis. Il nuovo concetto di
«perdono» quindi, uno dei tratti
più originali dell'innovativo magistero di Giovanni Paolo II, andrebbe reinterpretato come «fatto politico» capace di generare «riconciliazione
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Primo piano 9
Domenica 4 dicembre 2011
I due, a Cosenza per cercare lavoro, avevano incassato una somma dalla vendita del loro appartamento
Botte e minacce agli inquilini
Padre e due figli estorcevano denaro a una coppia della Valle D’Aosta
di MASSIMO CLAUSI
COSENZA - Questa è una storia
particolare sin dal suo antefatto. Una giovane coppia originaria della Valle d’Aosta decide
di abbandonare l’opulento
Nord per cercare lavoro a Cosenza. Non c’è niente di particolare che li lega a questi luoghi se non delle antichissime
origini calabresi; ma allo
stress delle grandi città i due
preferiscono i ritmi più lenti
del Sud. Lui è un operaio specializzato, lei è casalinga ma
non ha più voglia di stare dietro i fornelli e vuole cercarsi un
lavoro.
Arrivati a Cosenza rimangono affascinati dal centro storico e decidono di stabilirsi lì, anche perchè i fitti sono più bassi
che nel resto della città.
Conoscono un signore e i
suoi due figli che sembra gente
molto affabile e cordiale. I tre
mettono a disposizione un magazzino sito in Portapiana adibito ad appartamento. Giancarlo Stancati, 53 anni, e dei
suoi due figli, Elio, 23, e Pierangelo, 28 alla coppia sono
sembrati subito delle brave persone, cordiali e alla mano. Così
il rapporto si è trasformato subito in una piacevole confidenza. Una chiacchiera tira l’altra
e la coppia si lascia sfuggire
un’informazione che avrebbe
fatto meglio a tenere per sè. I
due confessano infatti ai cosentini di voler acquistare un appartamento a Cosenza visto
che finalmente erano riusciti a
vendere la loro casa in Val d’Aosta ed erano entrati in possesso
Lamezia. Un anno fa la strage sulla statale 18
Pedalata per la sicurezza
in ricordo dei ciclisti
Giancarlo Stancati, Elio Stancati, Pierangelo Stancati
di una discreta somma di danaro liquido.
Come hanno spiegato ieri
mattina in conferenza stampa
il maggiore Matteo Salvatori e
il luogotenente Francesco Parisi, da quel momento per la
coppia sono iniziati i guai. I tre
hanno cominciato a minacciare di continuo i loro affittuari
per spillargli tutti i soldi derivanti dalla vendita della loro
casa.
Ovviamente facendo ricorso
ad una serie di minacce, anche
a mano armata per convincere i
due che era meglio stare zitti e
pagare. In più di una occasione
i ragazzi valdostani sono stati
accompagnati con la forza in
banca a prelevare.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando i co-
sentini hanno chiuso nell’appartamento la donna e hanno
trascinato l’uomo fino in banca
per l’ennesimo prelievo. A quel
punto i due ragazzi hanno capito che da questo tunnel non
sarebbero più usciti ed hanno
sporto regolare denuncia ai carabinieri. Gli episodi contestati
coprono un arco di tempo che
va da giugno fino al settembre
scorso. Di ieri gli arresti dei carabinieri di Cosenza Nord in ottemperanza ad un’ordine di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Cosenza.
I tre, attualmente ristretti
presso la casa circondariale di
Cosenza, devono rispondere
dei reati di rapina aggravata,
violenza privata, sequestro di
persona ed estorsione, il tutto
aggravato dall’uso delle armi.
Sequestrata la condotta e denunciati i proprietari
Allevamento di maiali
inquinava una fiumara
SIDERNO - Una condotta
idrica, attraverso la quale veniva scaricata nella fiumara
“La Verde”i reflui provenienti da un allevamento industriale di maiali, è stata sequestrata a Caraffa del Bianco dal personale del Corpo forestale dello stato, che ha denunciato due fratelli.
Nel corso di accertamenti è
emerso che il greto della fiumara, una delle più importanti della provincia di Reggio Calabria, era invaso dagli
escrementi degli animali. Il
personale della forestale ha
quindi effettuato un controllo in un'azienda agricola dove
vengono allevati circa trecento maiali.
Dalle verifiche è emerso
che i box in cui venivano allevati gli animali erano puliti
con acqua corrente che, senza alcun trattamento, finiva
direttamente nel greto della
Fiumara
La Verde attraverso un sistema di condotte, in parte celate alla vista ed in parte a cielo aperto. Due fratelli, M.G.,
di 30 anni, e M.B., di 36 anni,
titolari dell'allevamento, sono stati denunciati per smaltimento illecito di rifiuti e violazione della normativa paesaggistico-ambientale.
L'intervento di Polizia Giudiziaria ha riguardato un
complesso aziendale di notevoli dimensioni posto in località “Chiuse-Distoli”, in agro
di Caraffa del Bianco.
La superficie interessata,
infatti, è risultata pari a circa
6.000 metri quadrati, di cui
circa 1.200 occupati da un capannone industriale, all'interno del quale, in 44 box, venivano allevati in maniera intensiva poco più di 300 maia-
Gli sversamenti nella fiumara La Verde
li, del valore commerciale
presunto non inferiore ai
250.000 euro.
Attività industriale, quindi a tutti gli effetti, dalla quale
sarebbero dovuti discendere
stringenti obblighi per la gestione dei rifiuti provenienti,
in prima battuta, dalle deiezioni organiche degli animali.
Dagli accertamenti eseguiti dagli uomini del Corpo forestale dello Stato, è stato evidenziato che lo smaltimento
delle deiezioni, che la vigente
normativa inquadra come rifiuti, avveniva senza alcun rispetto della norma. I box dove
venivano allevati gli animali,
infatti, venivano puliti con
acqua corrente che, senza alcun trattamento, finiva direttamente nel greto della Fiumara La Verde attraverso un
ingegnoso sistema di condotte, in parte celate alla vista ed
in parte poste a cielo aperto.
I controlli effettuati nell'azienda dagli uomini del comandante provinciale Giorgio Maria Borrelli, hanno riguardato anche le modalità
di allevamento dei maiali destinati al consumo umano, al
fine di definire profili di eventuali condotte illecite anche
nel settore agroalimentare.
Sono in corso ulteriori indagini atte a verificare alcuni
aspetti dell'intera vicenda
che riguardano la materia
urbanistico-edilizia e paesaggistica. «Purtroppo - spiegano gli uomini del Corpo forestale - tali comportamenti illeciti non sono infrequenti in
provincia di Reggio Calabria.
Per tale motivo, il Comando
Provinciale hainteso intensificare le attività di controllo
del territorio finalizzate alla
prevenzione generale ed alla
repressione dei reati di più
stretta competenza».
gio.ve.
Giancarlo Stancati è già noto
alle forze dell’ordine. E’ stato
già coinvolto nell’operazione
antimafia Ciak. Arrestato è
stato poi assolto in dibattimento e anche risarcito per l’ingiusta detenzione subita. Attualmente è fra gli imputati del processo Missing che è in corso di
svolgimento presso la Corte
d’Appello di Catanzaro.
Anche suo figlio ha piccoli
precedenti penali per reati contro il patrimonio.
I tre adesso attendono di essere sentiti dai magistrati. La
coppia protagonista di questa
brutta avventura ha invece deciso di fare ritorno in Valle
d’Aosta anche per dei problemi
di natura familiare. Chissà che
racconti faranno della Calabria ai loro amici.
LAMEZIA TERME - Il 5 dicembre otto
cicicloamatori lametini venivano falciati sulla statale 18 da una Mercedes
guidata dal giovane marocchino Chafik El Ketani, condanno a ottobre scorso a otto anni di carcere.
Un anno è quindi passato da quella
tragedia che oggi verrà ricordata con
la manifestazione “Pedalata per la sicurezza” organizzata dall'Amministrazione Comunale di Lamezia Terme insieme al Ciclo Club Lamezia (il club
sportivo a cui appartenevano gli otto
ciclisti morti). La manifestazione è rivolta a tutti i cittadini e cicloamatori
della città e non solo; si tratta di una pedalata per le vie della città effettuata a
velocità controllata dedicata ai bambini e alle famiglie e a tutti gli appassionati di ciclismo e agli sportivi. Il programma prevede il ritrovo dei partecipanti alle 8.30 al piazzale della piscina
comunale, mentre la partenza è fissata
per le ore 9.30 e prevede un percorso di
12 km per i bambini e a seguire un percorso di 25 km circa per tutti gli altri
partecipanti con età superiore ai dodici
anni.
Questo secondo percorso prevede un
passaggio dal luogo del tragico evento.
La partecipazione è gratuita, ed è consigliabile indossare il casco ed il giubbettino fluorescente (quello obbligatorio in auto), a simboleggiare la sicurezza per le strade. E domani alle 18 alla
Cattedrale di Lamezia il vescovo Luigi
Cantafora celebrerà un messa per l'anniversario della strage.
p.re.
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Calabria 13
24 ore
Domenica 4 dicembre 2011
24 ore
Domenica 4 dicembre 2011
I rapporti fra l’avvocato Gioacchino Piromalli e Cesare Lupo: il boss palermitano laureatosi a Catanzaro
Boss uniti dalla giurisprudenza
L’esponente dei Graviano, gestiva il pizzo, e aveva fatto una tesi sulle estorsioni
l'inchiesta “Araba fenice”:
di GIOVANNI VERDUCI
«E' emerso inoltre che Torregorssa ha mantenuto anPOLISTENA - Accomunati
che contatti con esponenti
dalla giurisprudenza e sedi primissimo piano della
parati dalla legge. Gioac'ndrangheta calabrese; dichino Piromalli, rampollo
fatti, sempre nell'ambito
dell'omonima cosca di
nel procedimento penale
Gioia Tauro e Cesare Lupo,
13794/05, in data 11 diboss emergente del gruppo
cembre 2007, è stato documafioso di Brancaccio a Pamentato un incontro a Palermo, avevano due intelermo tra Torregrossa e
ressi in comune: gli affari
Gioacchino Piromalli, nato
di famiglia e le pandette di
a Gioia Tauro il primo gendiritto.
naio 1969, elemento notoGioacchino Piromalli,
riamente di spicco della
l'avvocato finito al centro
omonima famiglia della 'nnel 2008 dell'inchiesta
drangheta operante nel
“Cento anni di storia” e da Piromalli durante un incontro a Palermo
comprensorio della piana
poco tempo assolto anche
in secondo grado, e Cesare vissuto insieme si era con- do più concreto. In un paio di Gioia Tauro (cfr. inforLupo hanno condiviso un cluso e l'uno aveva fatto ri- di occasioni, infatti, gli in- mativa Squadra Mobile delungo periodo di detenzio- torno a Palermo, ripren- vestigatori della Mobile positata il 15 novembre del
ne all'interno della casa cir- dendo in mano il business hanno avuto modo di regi- 2011)».
I rapporti fra il gruppo
condariale “Siano” di Ca- del “pizzo”; mentre l'altro strare gli incontri palermitanzaro. La loro amicizia si aveva ripreso in pugno le tani fra Gioacchino Piro- mafioso palermitano e la
è saldata dietro le sbarre. In dinamiche della cosca di malli con gli esponenti del- 'ndrina di Gioia Tauro, poi,
la famiglia Brancaccio. Og- viene ribadito dal collabocarcere Cesare Lupo ha af- Gioia Tauro.
Gli investigatori della gi, gli investigatori della ratore di Giustizia Fabio
frontato lo studio delle materie giuridiche e, lui che Squadra mobile di Paler- Mobile stanno lavorando Tranchina. Per il pentito
Lupo e Piromalli
mo, diretti da per dare concreper i Graviano
si sarebbero inMaurizio Calvi- tezza alle proprie
(l’ala stragista
contrati anche
no, sono convinti ipotesi investigadella mafia siciasul continente,
che i loro rappor- tive. Per il moliana) gestiva i
nel regno della
ti siano stati soli- mento resta il datraffici illegali e
cosca di Gioia
di anche nell'ulti- to di fatto degli
curava la raccolTauro. «Il dato mo periodo. Anzi incontri fra Lupo
ta del “pizzo”, è
scrivono gli inche la famiglia e Piromalli.
riuscito a lauvestigatori della
A
dicembre
del
Brancaccio
si
aprearsi in Scienze
Squadra mobile
poggiasse alla 2007, mentre le
giuridiche presnella loro inforpotente cosca di telecamere della
so l'Università
mativa ai magiGioia
Tauro, polizia di Stato redella Magna Grestrati della Direcia di Catanzaro, Gioacchino Piromalli uscita vincente gistravano a di- Cesare Lupo
zione distrettuadallo scontro in- stanza di sicurezottenendo il dottorato in scienze giuridi- terno con gli ex alleati della za, l'avvocato gioiese arri- le antimafia palermitana - è
che con il voto di 104 su 'ndrina Molè, per avere un vò a Palermo, a bordo di particolarmente significa110. Naturalmente Cesare supporto nel business del una Bmw X3 in compagnia tivo alla luce di quanto rifeLupo, davanti ai professori traffico degli stupefacenti. di altre due persone, e si in- rito dal collaboratore di
della facoltà catanzarese, Nell'ambito dell'inchiesta contrò con Jonny Torre- giustizia Fabio Tranchina
ha discusso una tesi dal ti- “Araba fenice”: il blitz con- grossa: il braccio destro di nel corso dell'interrogatotolo profetico: “Le estorsio- tro cosa nostra palermita- Cesare Lupo, colui che du- rio del 9 maggio 2011 a
na che ha portato dietro le rante il periodo di detenzio- proposito dei rapporti tra
ni”.
Il boss laureato e l'avvo- sbarre 36 esponenti dei ne del boss aveva curato gli Cesare Lupo e Gioacchino
cato non hanno smesso di gruppi criminali emergen- affari della famiglia paler- Piromalli, che Tranchina e
sentirsi, nemmeno quando ti a Palermo, questi rappor- mitana. Durante le indagi- Lupo andarono a visitare a
il periodo di carcerazione ti sarebbero emersi in mo- ni, si legge nelle carte del- Gioia Tauro nel 2004».
Per l’omicidio di Isabella Raso
Il gip convalida
il fermo di Grillo
di GIANLUCA PRESTIA
SAN CALOGERO - Ha confermato al gip Gabriella
Lupoli tutto quello che
aveva riferito al pubblico
ministero Vittorio Gallucci, il 21enne Domenico
Grillo accusato, unitamente ad altre due persone, per le quali l’interrogatorio avverrà nella giornata di domani, di aver ucciso la 50enne Isabella Raso
la notte del 15 luglio scorso.
Il
giovane,
difeso
dall’avvocato Mario Ferraro, ha, come detto, confermato di essere entrato
nell’abitazione della vittima, che viveva da sola, insieme a Luigi Zinnà e
Francesco Todarello, per
compiere una rapina e di
aver immobilizzato con
delle stoffe la donna nel
momento in cui questa si
era accorta della loro presenza. Successivamente,
proprio per evitare che
quest’ultima potesse attirare l’attenzione dei presenti, i tre avrebbero provveduto a tapparle la bocca
con un panno. Ha, quindi,
riferito di aver abbandonato la casa in quanto si sarebbero presi di paura lasciando la 50enne, a quanto pare, ancora in vita aggiungendo di non aver
Domenico Grillo
portato via né denaro né
beni preziosi.
Al termine dell’interrogatorio e della successiva
camera di consiglio (il tutto è durato circa tre ore) il
giudice Lupoli ha ritenuto
che sussistessero i gravi
indizi di colpevolezza a carico dell’indagato e, pertanto, in accoglimento alla
richiesta formulata dal
pm Gallucci, ha convalidato il fermo di indiziato di
delitto nei confronti del
giovane emettendo, contestualmente, un’ordinanza
di custodia cautelare in
carcere.
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Domenica 4 dicembre 2011
REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected]
Scilla
Melito Porto Salvo
Palmi
La Costa Viola diventa Enzo Russo candidato Quando il boss Gallico
un’area da proteggere
a primo cittadino
cercava i giudici
a pagina 34
a pagina 35
a pagina 40
Tra i decreti presidenziali del presidente Raffa spunta il caso della figlia del sindacalista
Moralizzatori con memoria corta
Azzarà, ex consigliere comunale, si è distinto per campagne anticonsulenze
di CATERINA TRIPODI
SARÀ la crisi, sarà la disoccupazione imperante, sarà che s'ha da
campà, ma Reggio è ormai diventata la città delle mille consulenze.
Un incarico fiduciario, un nuovo
ruolo organizzativo, o una delega
per l'appunto, chiamatele pure come volete, ormai non la si nega a
nessuno.
Tra i tanti casi reggini c'è n'è
uno particolarmente curioso e a
dire il vero anche un po' contraddittorio. Fatto sta che, alla spicciolata tra i nomi dei beneficiari dei
decreti presidenziali emessi dal
presidente della Provincia Giuseppe Raffa e recentemente ratificati dalla riunione di giunta provinciale dello scorso 18 novembre,
e del loro relativo contratto di lavoro, spunta anche quello di Alessia
Azzarà.
Si tratta della giovane figlia di
Nuccio Azzarà ex consigliere comunale (all'opposizione, in quota
Pdm, dell'ultima amministrazione Scopelliti, ed anche negli ultimi
mesi in cui
proprio Raffa
ne era il facente funzioni),
dipendente
dell'Asl e sindacalista della
Uil, del settore
sanità.
Quello relativo ad Alessia
Azzarà è il decreto 85 del 12
settembre
2011, ed assegna alla giovane (è nata il 4
La locandina Uil
agosto
del
1984) l'incarico di collaborare nell'ambito della struttura di staff
“Ufficio di presidenza”: opererà alle dirette dipendenze
del Presidente, ma in coordinazione con l'assessore politiche e pianificazione culturale- Beni culturali -Difesa della legalità (e cioè
Edoardo Lamberti Castronuovo,
anche lui ex consigliere comunale
d'opposizione nell'ultima amministrazione Scopelliti e sempre all'opposizione quando era sindaco
Raffa, suo attuale presidente di
giunta) e si occuperà di “iniziative
progettuali dell'ente”. Il compenso che le verrà erogato, per questa
che il decreto presidenziale definisce “contratto di collaborazione
esterna”, è “equiparato a quello
goduto dai dipendenti di fascia C
della pubblica amministrazione”.
Peraltro si ricorda all'interno
del decreto che, per questo tipo di
collaborazione esterna, “il presidente può incaricare direttamente
persone di fiducia con professionalità adeguata o procedere a una
selezione mediante avviso pubblico”. Nessuna selezione in questo
caso ma solo una nomina fiduciaria dal più che esplicito carattere
Nel settore
dell’assessore
Lamberti
BREVI
DEVE ESPIARE PENA
Arresti dell’Arma
a Gallina
I CARABINIERI della
Stazione di Gallina
hanno tratto in arresto
R.A., 28 anni, per
espiare una pena residua di anni due e 11 mesi, per determinazione
di pene concorrenti.
L’uomo è finito ai domicialiari.
LADRI IN AZIONE
Furto da 30 euro
al distributore Agip
L’interno di Palazzo Foti e accanto Nuccio Azzarà
politico.
Il caso della consulenza assegnata alla figlia (della quale nessuno mette in discussione la professionalità) appare come uno scivolone per l'ex consigliere comunale che da sindacalista della Uil
ha peraltro messo faccia e nome affianco di campagne chiarissime
ed inequivocabili per la riduzione
dei costi della politica, esattamente come quelle che trovate a fianco:
tipo “1 consulente in meno = 400
euro in più per 20 lavoratori dipendenti” o “100 consulenti in meno = 1 asilo nido in più”, oppure
“25% in meno di assessori consiglieri e consulenti = 30% in meno
di tasse comunali”. Per la serie
troppe parole e zero fatti.
Ma c'è di più lo scorso agosto durante il tormentone estivo sulla riduzione delle spese della politica
ed intervenendo in merito alla polemica sullo spostamento del consiglio regionale il segretario provinciale della Uil si lanciò in una
struggente “filippica” contro (citiamo testualmente i passaggi del
suo intervento sulla stampa locale) “l'insostenibilità degli sprechi e
dei costi prodotti dalla politica che
vengono imposti alla collettività.
Uno sport che i calabresi non possono assolutamente permettersi
mentre il sindacato è alle prese con
una situazione drammatica per il
mantenimento dei livelli occupazionali”.
“Per ridurre i costi della politica
- è un altro dei suggestivi passaggi
sulla stampa del sindacalista - si
sarebbe potuto intervenire per
tempo modificando ed abrogando
quelle leggi che sui detti intervengono in maniera preponderante:
assessori esterni, strutture speciali, rimborsi forfettari a consiglieri per diaria e trasporto, dirigenti esterni, strutture e/o organismi di sottogoverno con consigli
di amministrazione lautamente
retribuiti”.
Ipse dixit. Frasi anticonsulenze
rilasciate lo scorso 24 agosto e che
stridono decisamente, facendo rumore, con il decreto presidenziale
datato 12 settembre che assegna
alla figlia proprio una collaborazione esterna, per motivi politici.
IGNOTI si sono introdotti all’interno del
chiosco del distributore
carburanti “Agip”, ed
hanno asportato un registratore di cassa contenente monete per 30
euro e vari documenti.
Sulla vicenda indagano
gli uomini dell’Arma.
ANCORA INCENDI
Auto danneggiata
dalle fiamme
DURANTE la notte
scorsa un incendio ha
avvolto l’autovettura
Renault Megane, di
proprietà N.V., 56 anni. Sul caso indagano i
carabinieri.
FIOCCO AZZURRO
Il modello Reggio
e i valori negati
PER molto meno di quello che sta succedendo a
Reggio, nel 1998 la Commissione parlamentare
antimafia ha definito
Messina un “verminaio”.
Ai miei colleghi e a voi lettori il compito di sbizzarrirsi sulle definizioni del
luogo in cui sta sprofondando oggi il “Modello
Reggio”. Io preferisco
confidare che, prima o
poi, il governatore Scopelliti si renda conto che
le persone che “hanno
tradito i suoi valori”stanno diventando una moltitudine, e ne tragga le dovute conseguenze.
Agenti in missione bebè
GLI Agenti della Polizia di Stato
ieri mattina hanno svolto una
missione a dir poco insolita ma
che per una volta ha arrecato
davvero un infinita gioia al destinatario del loro piccolo blitz.
Ma vediamola nei particolari.
i poliziotti della questura di
Reggio sono intervenuti in località Gallico in soccorso di una
giovane donna, al nono mese di
gravidanza, che aveva già richiesto l’intervento di un’ambulanza del pronto soccorso, al momento impossibilitata ad intervenire.
Gli uomini della Volante hanno così trasportato d’urgenza, la
donna presso il nosocomio cittadino ove la stessa ha dato alla luce un maschietto.
Una volante della Polizia di Stato
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Reggio
40
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San Giorgio Morgeto. Prosegue lo stato di agitazione contro l’accorpamento
Scuola, i genitori non mollano
Alla Biblioteca comunale si terrà una nuova assemblea aperta
di SIMONA GERACE
SAN GIORGIO MORGETO - Continua lo stato d'agitazione dei genitori degli alunni che frequentano l'Istituto comprensivo “Florimo” di
San Giorgio Morgeto. Dopo il rinvio
al prossimo martedì della discussione sull'approvazione del piano di
ridimensionamento del sistema
scolastico da parte del consiglio
provinciale, l'assemblea dei genitori, che la scorsa settimana aveva organizzato un sit in di protesta direttamente a Reggio davanti a Palazzo
Foti, tornerà a riunirsi questa sera,
alle 17, presso la Biblioteca comu-
nale.
Obiettivo dell'iniziativa sarà stabilire le prossime mosse con cui contrastare l'accorpamento alle scuole
“Chitti” e “Marvasi” di Cittanova.
Intanto, proprio nei giorni scorsi, si
è svolto il consiglio d'istituto, aperto, in via straordinaria, anche al primo cittadino,Carlo Cleriche inquesta battaglia ha avuto un ruolo di
primo piano insieme alla sua amministrazione e con il pieno appoggio
dei gruppi consiliari di minoranza.
Partendo dal presupposto che il
“Florimo” è stato uno dei primi istituti comprensivi creati all'interno
dell'intera provincia, e prendendo
atto dell'alto tasso di dispersione
scolastica e delle peculiarità che
contraddistinguono il luogo montano dai comuni viciniori, ovvero
un territorio composto dal centro
storico e da numerose abitazioni rurali, con un contesto socio-culturale e politico di tipo agricolo, in cui l'economia della maggior parte delle
famiglie si fonda ancora su esperienze di artigianato, di agricoltura
e di mestieri, il consiglio d'istituto
ha deliberato all'unanimità di proporre, in deroga, il mantenimento
dell'autonomia scolastica dell'Istituto Comprensivo “Florimo”.
La proposta sarà rivalutata nella
riunione di stasera, organizzata anche per decidere
se nella giornata di martedì, quando il consiglio provinciale tornerà a riunirsi
per determinarsi sul ridimensionamento scolastico, bisognerà riprendere il La protesta dei genitori a Reggio Calabria
sit in di protesta. Martedì
intanto, a Palazzo Foti si discuterà del giorno, presentato sempre dallo
anche della situazione di San Gior- stesso Longo, in cui viene chiesto algio Morgeto e dell'emendamento, la Provincia di farsi promotrice delpresentato dal consiglierePrc, Giu- le esigenze di San Giorgio Morgeto
seppe Longo, che propone l'accor- e di proporre all'ufficio scolastico
pamento della scuola solo all'Istitu- regionale, il trasferimento della dirigenza, del nuovo Istituto “Marvato Marvasi.
A questo seguirà poi un ordine si”da Cittanova a San Giorgio.
Giuseppe Gallico voleva parlare con i magistrati ma venne stoppato da Minasi Per l’aiuto prestato
Palmi, Bellomo
ha ringraziato
il Comune
Chiese di essere sentito ma si avvalse di facoltà di non rispondere di Cittanova
Il boss cercava i giudici
di DOMENICO GALATÀ
PALMI - Voleva parlare ai magistrati, Giuseppe Gallico, ma l'avvocato
Vincenzo Minasi e, soprattutto, il
boss Domenico Gallico non erano
d'accordo. È quanto emerge dalle
carte dell'operazione delle Dda di
Reggio Calabria e Milano, che ha
portato all'arresto del legale e di alcuni presunti esponenti della 'ndrina di Palmi. In tale contesto, emerge
la figura di Domenico Nasso, genero di Giuseppe Gallico, che dopo l'arresto di alcuni esponenti della famiglia, si sarebbe completamente dedicato al mantenimento della stessa.
A lui, nel corso di un colloquio in
carcere, il suocero dice di volere parlare ai magistrati: Gallico: «Glielo
dici all'Avvocato, se vuole venire, a
Minasi se è libero…per fare un salto…»; Nasso: «…n.d.r.: annuisce
con la testa)…»; Gallico: «Gli devi dire: “Avvocato andate che deve parlare di tutti questi fa…”»; Nasso: «Lui
qua a due passi ha lo studio…»; Gallico: «Qua…se vuole venire viene a
trovarmi…eh…così parlo…»; Nasso: «ehm…lui…»; Gallico: «Così parlo di tutte queste cose…»; Nasso:
«Lui…io con lui ho parlato…»; Gallico: «Uh…»; Nasso: «Lui dice che il discorso che vuoi fare tu…»; Gallico:
«Eh…»; Nasso: «A lui non…»; Gallico: «Non…non gli…(incomprensibile)…»; Nasso: «…(n.d.r.: annusice
con la testa)…»; Gallico: «Perché
non…non s… perché non sa…»;
Nasso: «Gli ho detto io: “Aspettate
Avvocato, ma voi state pensando
che quel cristiano dopo ventidue anni arriva…”»; Gallico: «Eh…»; Nasso: «Ha detto: “Sì, ma sai può danneggiare a suo fratello e può danneggiare…”»; Gallico: «… (n.d.r.: fa
segno di no col dito)…»; Nasso: «A
chi danneggia!»; Gallico: «Ma se io
gli dico che non sanno niente…come li danneggio? Scusa…».
Nasso, secondo quanto si legge
nelle carte dell'operazione, avrebbe
poi Domenico Gallico informato della volontà del suocero. I due si sono
scambiati numerose lettere tra l'agosto del 2010 e il giugno del 2011,
ed in una di queste Nasso «forniva al
boss Gallico Domenico una informazione potenzialmente molto importante, comunicandogli che il
suocero Gallico Giuseppeaveva manifestato l'intenzione di farsi interrogare». Ma il boss, nella sua risposta, si era mostrato per nulla d'accordo con quella decisione: «In tale
missiva - scrivono gli inquirenti - oltre a commentare la vicenda giudiziaria che aveva interessato tutti i
suoi familiari, inviava un messaggio al nipote, manifestando la propria contrarietà alla decisione di
Gallico Giuseppe di rendere dichia-
razioni all'A.G., ritenendo tale iniziativa inutile (“non credo che il Giudice vorrà ascoltare la sua difesa e
qualsiasi chiarimento verrà fuori
non verrà creduto”).
Il successivo passaggio era un
chiaro suggerimento su quella che
avrebbe dovuto essere la strategia
difensiva di tutti i familiari, che cozzava con l'intenzione manifestata
da Pino Gallico: “ma poi lui ha nulla
da chiarire perché si tratta solo di
chiacchiere prive di senso che però
si prestano ad essere interpretate
contro tutti i cari”.
Alla fine, si legge ancora nelle
carte, «dopo aver chiesto di essere
sottoposto ad interrogatorio, Gallico Giuseppe rifiutava di rendere dichiarazioni e si avvaleva della facoltà di non rispondere», così come Minasi e Domenico Gallico avevano
suggerito.
di ANTONINO RASO
Giuseppe Pignatone e Ilda Boccassini
Tra gli affari anche la compravendita di navi
PALMI - Quella dell'intestazione fittizia di beni e del riciclaggio per conto di terze persone, sarebbe stata, secondo gli inquirenti, una pratica consolidata tra Vincenzo Minasi e Daniele Borelli, il notaio svizzero con
cui l'avvocato palmese condivideva uno studio a Lugano.
Ciò emergerebbe dallo scambio di mail tra i due, in
una delle quali si parla anche della compravendita di
navi: «Nella e-mail - scrivono gli inquirenti - l'avvocato
Borelli Daniele richiedeva lecommissioni per consentire, ad una cliente dell'Avvocato Minasi Vincenzo, che
faceva da intermediario tra diversi paesi del mondo, di
portare a termine la compravendita di navi. Il Borelli
spiegava all'avvocato Minasi di aver contattato il loro
corrispondente di Londra il quale aveva messo a loro
disposizione le sue società per consentire l'incasso delle somme provento della compravendita delle navi.
Borelli aggiungeva, inoltre, che l'unico problema
che avrebbe potuto sorgere con la Banca Inglese, poiché per quanto riguardava i soldi provenienti dalla
Russia e dalla Cina il controllo della provenienza dei
fondi era molto rigoroso per eludere il riciclaggio di
denaro e, pertanto, avrebbero potuto chiedere tutta la
documentazione afferente le navi oggetto della compravendita».
do. ga.
CITTANOVA - Il Commissario prefettizio di Palmi, Antonia Bellomo,
con un comunicato redatto e inviato lo scorso ventinove novembre,
ringrazia il Comune di Cittanova
per l'aiuto offerto in occasione dell'emergenza idrica che, la scorsa
settimana, ha messo in ginocchio
la cittadina pianigiana per diverse
ore. Ringraziamento arrivato a seguito dell'invio, da parte del Municipio cittanovese, di un'autobotte
d'acqua e di un autista che hanno
contribuito a tamponare il disagio
causato dal mancato funzionamento dell'acquedotto palmese,
messo fuori uso da un furto di rame
che ha danneggiato l'impianto.
Un intervento tempestivo, quello disposto dal sindaco Cannatà,
che ha suscitato la gratitudine del
commissario Antonia Bellomo. «A
nome mio personale e di tutta la cittadinanza - recita il comunicato - le
porgo i più sentiti ringraziamenti
per l'aiuto offerto in occasione dell'emergenza idrica dei giorni scorsi».
L'arrivo della missiva è stato appreso con soddisfazione dal sindaco di Cittanova, Alessandro Cannatà, che ha voluto ricordare: «l'importanza della cooperazione tra i
paesi della Piana nella risoluzione
dei problemi specifici, congiunturali, e spesso comuni che ci si trova
ad affrontare ogni giorno. Essere
pronti ad interpretare al meglio le
problematiche delle singole realtà
è un ulteriore passo in avanti nel
miglioramento dei rapporti tra i diversi Comuni dell'area».
Gioia Tauro. Varato il coordinamento che si aprirà al territorio
L’Idv punta sulle donne nella Piana
Foto di
gruppo per
le donne
di Idv
di FRANCESCO PAPASIDERO
GIOIA TAURO - Parte da Gioia
Tauro il coordinamento pianigiano delle donne di Italia dei Valori, presentato ufficialmente ieri mattina a Gioia Tauro nella sala consiliare. Era presente la
coordinatrice regionale delle
donne Antonietta De Fazio e la Senatrice Giuliana Carlino. Hanno
tenuto a battesimo l'evento di ieri
mattina, il consigliere regionale
e commissario regionale Giuseppe Giordano e il commissario regionale Enzo Tromba. Giuseppe
Giordano ha annunciato anche
la nascita del Circolo delle donne
della Piana che «fungerà da centro di ascolto per le esigenze del
cittadino e che tramite i rappresentanti Idv potrà trovare aiuto
per la ricerca delle risposte.
Giovani donne normali e preparate per una realtà che vive un
momento di difficoltà straordinaria che dovrà vedere un autentico risorgimento morale».
È intervenuta anche Maria AntoniettaDe Fazioche, citandoBachelet ha affermato che «se una
donna fa politica, cambia la donna. Se più donne fanno politica,
queste cambieranno la politica»,
e ha continuato spronando le
donne di Idv a portare determinazione, esperienza ed equilibrio. Il
coordinamento sarà presieduto
da Rossella Romeo, da Clementina Albanese e Maria Melini che
nel loro intervento hanno spiegato il loro impegno nell'Idv inteso
come «servizio per le generazioni
future». Clementina Albanese,
ha affermato di «sentirsi il “frutto di questa terra. Farò di tutto
per esaltarne il sapore più sano e
buono, riconoscendomi total-
mente nei valori dell'Idv».
Maria Melini, invece, ha dichiarato di«voler mettere a disposizione del mio territorio le
competenze acquisite. Voglio rimanere in Calabria, è un mio diritto ma è anche e soprattutto un
mio dovere».
Enzo Tromba ha fatto un'analisi generale e si è soffermato sulle
«democrazie compiute del Nord
Europa, dove vi è una maggiore
partecipazione delle donne nelle
assisi importanti. Auspico un'inversione di tendenza nei nostri
centri decisionali per contribuire
a far crescere sia il partito che la
società con le loro competenze
professionali e l'alto senso della
morale.
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Piana
Domenica 4 dicembre 2011
Risultati e classifica
Albinoleffe-Nocerina
17’ pt Laner; 7’ st Plasmati, 12’ st Negro
13’ st Laner
Bari-Cittadella
18ª giornata
2-2
Marcatori
domani
Arbitro: Gallione di Alessandria
Crotone-Sassuolo
1-1
Empoli-Ascoli
3-2
5’ pt Masucci, 23’ st Caetano Calil
5’ pt Tavano, 7’ pt Lazzari, 24’ pt Gorzegno
31’ pt Papa Waigo, 48’ st Beretta
Juve Stabia-Gubbio
1-0
Livorno-Verona
0-2
Modena-Vicenza
0-3
10’ st Sau
47’ pt Maietta, 13’ st Jorginho
43’ pt Soligo, 19’ st Abbruscato
45’ st Mustacchio
Padova-Torino
Al 37’ st per black out elettrico
sospesa
Pescara-Grosseto
22’ pt Sansovini, 40’ pt Alfageme,
35’ st Sforzini
1-2
Reggina-Sampdoria
0-0
Varese-Brescia
2-2
27’ pt Jonathas, 30’ pt Juan Antonio
6’ st De Luca, 22’ st Neto Pereira
Prossimo turno
19ª giornata
10/12/2011 ore 15
Ascoli - Varese
Brescia - Bari (11/12, ore 12,30)
Cittadella - Reggina
Grosseto - Modena
Gubbio - Padova
Nocerina - Crotone
Samp - Juve Stabia (09/12, ore 20,45)
Sassuolo - Livorno
Torino - Pescara
Verona - Albinoleffe
Vicenza - Empoli
TORINO*
PESCARA
SASSUOLO
PADOVA*
VERONA
REGGINA
VARESE
GROSSETO
SAMPDORIA
BARI* (-2)
JUVE STABIA (-4)
VICENZA
CROTONE (-1)
EMPOLI
CITTADELLA*
LIVORNO
ALBINOLEFFE
BRESCIA
MODENA
NOCERINA
GUBBIO
ASCOLI (-10)
38
33
33
31
31
29
26
26
25
23
22
21
21
21
21
20
20
19
16
15
14
8
*una partita in meno
17 11 5
1 20 8
8
5
3
0
9
6
2
1 11 5 12 +5
18 10 3
5 38 27 9
7
1
1 22 11 9
9
3
2
4 16 16 11 -3
18 9
6
3 22 12 9
4
3
2 10 6
9
5
3
1 12 6 10 -3
17 9
4
4 26 19 8
6
1
1 11 5
9
3
3
3 15 14 7
-2
18 9
4
5 25 20 9
4
3
2 11 10 9
5
1
3 14 10 5
-5
18 8
5
5 31 20 9
5
2
2 18 11 9
3
3
3 13 9 11 -7
18 7
5
6 25 20 9
3
3
3
9
4
2
3 16 12 5 -10
18 7
5
6 21 23 9
4
2
3 13 14 9
3
3
3
9
-2 -10
18 5 10 3 25 16 9
2
5
2 13 7
9
3
5
1 12 9
9 -11
17 7
4
6 15 17 8
3
3
2
9
4
1
4
18 8
4
6 25 23 9
5
2
2 13 10 9
3
2
4 12 13 2
18 5
6
7 22 24 8
3
2
3
9 10 2
4
4 13 15 -2 -13
18 5
7
6 17 20 10 3
5
2 11 10 8
2
2
4
6 10 -3 -16
18 6
3
9 24 28 10 4
2
4 16 18 8
2
1
5
8 10 -4 -17
17 6
3
8 18 22 9
4
1
4 15 15 8
2
2
4
3
7
-4 -14
18 5
5
8 18 17 9
2
3
4
9
3
2
4 11 8
1 -16
18 5
5
8 25 33 9
3
3
3 11 16 9
2
2
5 14 17 -8 -16
18 4
7
7 16 23 9
3
2
4
9 13 9
1
5
3
7 10 -7 -17
18 3
7
8 16 30 9
2
3
4
9 16 9
1
4
4
7 14 -14 -20
18 3
6
9 26 32 9
1
3
5 14 18 9
2
3
4 12 14 -6 -21
18 3
5 10 15 30 9
3
2
4
8 10 9
0
3
6
18 5
3 10 21 27 9
1
2
6
8 12 9
4
1
4 13 15 -6 -18
9
7
9
7
3
8
7
9
8
8 10 -2 -8
-8
7 20 -15 -22
13 RETI: Tavano (1 rig) (Empoli)
11 RETI: Abbruscato (3 rig) (Vicenza)
10 RETI: Sansovini (Pescara)
9 RETI: Cocco (4 rig) (Albinoleffe); Immobile (2 rig) (Pescara)
8 RETI: Sforzini (1 rig) (Grosseto); Castaldo (4 rig) (Nocerina)
7 RETI: Papa Waigo (2 rig) (Ascoli);
Jonathas (2 rig) (Brescia); Sau (1 rig)
(Juve Stabia); Insigne (Pescara); Missiroli (1 rig) (Reggina)
6 RETI: Cacia (Padova); Ceravolo (1
rig), Ragusa (Reggina); Boakye, Sansone (2 rig) (Sassuolo)
5 RETI: Caridi (2 rig) (Grosseto); Ciofani (1 rig) (Gubbio); Dionisi (2 rig) (Livorno); Cutolo (Padova); Bertani (1 rig),
Pozzi (1 rig) (Sampdoria); Bianchi (1
rig) (Torino); Cellini, De Luca (Varese);
Halfredsson (Verona)
4 RETI: Feczesin) (Brescia); Caetano
(Crotone); Maah (Cittadella); Alfageme (Grosseto); Mbakogu (Juve Stabia);
Catania (2 rig), Di Maio (Nocerina);
Campagnacci (Reggina); Marchi, Masucci (Sassuolo); Martinetti (Varese)
3 RETI: Laner (Albinoleffe); Marotta (2
rig), De Paula (Bari); Schiavon (Cittadella); Ciano (Crotone); Buscè (Empoli); Danilevicius (Juve Stabia); Paulinho
(Livorno); Greco, Stanco (Modena); Farias (1 rig) (Nocerina); Ruopolo (Padova); Cascione (Pescara); Maccarone (1
rig) (Sampdoria); Ebagua (Torino);
Carrozza (Varese); Abbate, Ferrari (1
rig), Gomez, Pichlmann (Verona); Paro
(Vicenza)
Padova-Toro giallo sospensione. Giannini si dimette
ALBINOLEFFE
NOCERINA
2
2
EMPOLI
ASCOLI
3
2
ALBINOLEFFE (4-1-4-1):Offredi 6; Luoni 5,
Lebran 5, Bergamelli 6, Piccinni 6; Hetemaj
6; Pacilli 5 (13' st Germinale 6), Laner 7, Girasole 6, Cristiano 6 (st 34' Salvi sv); Cocco 5 (st
40' Torri sv). In panchina: Chimini, D’Aiello,
Taugourdeau, Cisse. Allenatore: Fortunato
6.
NOCERINA (3-4-3): Russo 6; Nigro 6, De
Franco 6, Pomante 6; Scalise 6,5 (st 29' Sacilotto 6), De Liquori 6, Bruno 6, Donnarumma
6 ( pt 45' Plasmati 6,5); Negro 6,5, Castaldo 5
(st 19' Filosofa 6), Farias 6. In panchina: Gori,
Alcibiade, Catania, Marsili. Allenatore: Auteri 6
ARBITRO: Di Paolo di Avezzano 5.
MARCATORI: 17' pt Laner; 7' st Plasmati,
12' st Negro, 13' st Laner.
NOTE: pomeriggio piovoso; terreno in discrete condizioni. Spettatori: 2 mila circa.
Espulsi al 49' st l’allenatore Fortunato e il direttore sportivo Valoti dell’Albinoleffe per
proteste. Ammoniti: Luoni, Girasole, Nigro,
Pomante, Bruno, Donnarumma. Angoli: 3-3.
Recupero: 1'; 4'.
EMPOLI (4-3-1-2): Pelagotti 6.5; Vinci 6, Tonelli 6, Mori 6, Gorzegno 7; Buscè 7, Valdifiori 6.5 (38' st Signorelli sv), Coppola 6.5 (34' st
Moro ng); Lazzari 7 (20' st Brugman 6.5); Tavano 8, Coralli 6.5. In panchina: Dossena, Regini, Dumitru, Mchedlidze. Allenatore: Carboni 7.
ASCOLI (3-5-2): Guarna 5; Ciofani 5, Peccarisi 5, Faisca 4.5; Gazzola 4.5 (32' st Beretta
6), Vitiello 5.5, Parfait 6, Sbaffo 6.5 (7' st Maurantonio 6), Pasqualini 6.5; Soncin 5.5 (21' st
Falconieri 5.5), Papa Waigo 6.5. In panchina:
Ilari, Boniperti, Scogniamillo, Tamburini.
Allenatore: Silva 5
ARBITRO: Cervellera di Taranto 6
MARCATORI: 5' pt Tavano, 7' pt Lazzari, 24'
pt Gorzegno, 31' pt Papa Waigo, 48' st Beretta
NOTE: Spettatori 617, per un incasso di
2435,00 euro. Ammoniti: Valdifiori, Tonelli,
Signorelli, Sbaffo, Parfait e Pasqualini.
Espulso al 20' st Guarna per fallo su chiara
occasione da gol. Angoli: 6-2 per l’Ascoli. Recupero 1' pt, 5' st.
BERGAMO – Al 18' seriani in vantaggio con
Laner. Al 5' della ripresa i campani firmavano il pareggio con Plasmati. Due minuti dopo
nuova rete della Nocerina con Negro. Al 13'
nuova parità con la seconda rete di Laner.
EMPOLI – Al 5' toscani in vantaggio con Tavano. Tre minuti dopo il raddoppio di Lazzari. Il tris al 23 con Gorzegno. Al 34' i marchigiani accorciavano con Papa Waigo. Al 46' la
seconda rete dell’Ascoli con Beretta.
MODENA
VICENZA
0
3
MODENA (4-4-2): Caglioni 5.5; Jefferson
5 (21' st Gilioli sv), Turati 5, Perna 4.5, Milani 5; Nardini 5, Petre 4.5, Spezzani 5 (9'
st Rullo 5.5), Fabinho 5 (1' s.t. Bernacci 5);
Di Gennaro 5.5, Stanco 5. In panchina:
Guardalben, Bassoli, Carini, Carraro. Allenatore: Cuttone 5.
VICENZA (4-4-2): Frison 6; Tonucci 6,
Martinelli 6 (32' pt Mustacchio 6.5), Augustyn 6.5, Giani 7; Bariti 6 (15' st Misuraca
6), Rigoni 6.5, Soligo 7, Gavazzi 6.5; Abbruscato 7 (22' st Pisano sv), Paolucci 6.5.
In panchina: Acerbis, Minieri, Maiorino,
Tulli. Allenatore: Cagni 7.
ARBITRO: Gavillucci di Latina 6
MARCATORI: 43' pt Soligo, 19' st Abbruscato, 45' st Mustacchio
NOTE: giornata nuvolosa con leggera
pioggia, terreno in buone condizioni. Spettatori 4000 circa. Ammoniti: Paolucci,
Perna, Spezzani, Augustyn e Gavazzi. Recupero: 1', 3'.
VICENZA – Colpo esterno del Vicenza che
condanna il Modena alla sconfitta casalinga. Al 41' biancorossi avanti con la rete di
Soligo. Al 20' della ripresa il raddoppio con
Abbruscato. Al 45' il tris firmato da Mustacchio su preciso assist di Gavazzi.
PADOVA
TORINO
SOSPESA
PADOVA (4-3-1-2): Perin; Legati (15' pt
Donati) , Schiavi, Trevisan, Renzetti; Bovo,
Milanetto, Osuji; Marcolini; Ruopolo, Cacia (34' st Lazarevic). In panchina: Cano,
Franco, Italiano, Hallenius, Cutolo. Allenatore: Dal Canto
TORINO (4-2-4): Coppola; D’Ambrosio,
Glik, Ogbonna, Zavagno; Iori, De Feudis;
Stevanovic, Sgrigna (13' st Ebagua), Bianchi, Antenucci (13' st Verdi). In panchina:
Morello, Di Cesare, Pagano, Suciu, Oduamadi. Allenatore: Ventura
ARBITRO: Calvarese di Teramo
MARCATORI: 5'st Ruopolo
NOTE: Partita sospesa al 37' st per guasto
all’impianto d’lluminazione. Il secondo
tempo era iniziato con dieci minuti di ritardo per lo stesso motivo e al 24' della ripresa
era stata temporaneamente sospesa per sei
minuti. Si ripartirà dal minuto in cui è stata sospesa.
MILANO – La Lega Serie B rende noto che
non essendoci la disponibilità da parte di
una delle due squadre di riprendere domani (oggi), domenica 4 dicembre, l’incontro
Padova-Torino, il presidente Andrea Abodi deciderà la data della ripresa della gara
entro 15 giorni come da regolamento
JUVESTABIA
GUBBIO
1
0
JUVE STABIA (4-4-2): Colombi 6.5; Maury
5.5 (1'st Baldanzeddu 6), Molinari 6.5, Scognamiglio 6 Di Cuonzo 6; Tarantino 6.5
(13'st Raimondi 6), Cazzola 7.5, Mezavilla 6
(25'st Scozzarella 6.5), Zito 6.5; Danilevicius
5.5, Sau 7. In panchina: Seculin, Biraghi,
Mbakogu, Zaza. Allenatore: Braglia 6.5
GUBBIO (5-3-2): Donnarumma 6.5; Bartolucci 6 (30'st Gerbo 5.5), Caracciolo 6.5, Cottafava 6.5, Benedetti 6, Rui 6.5; Buchel 6.5,
Bosfer 6 (17'st Lunardini 5.5), Raggio Garibaldi 5.5 (26'st Ragatzu 6); Graffiedi 6.5, Ciofani 6.5. In panchina: Farabbi, Maccarone,
Giannetti, Mendicino. Allenatore: Simoni 6
ARBITRO: Candussio di Cervignano 6
MARCATORI: 10'st Sau
NOTE: Pomeriggio nuvoloso, terreno in buone condizioni. Spettatori: 2652 incasso di euro 38670. Espulso l’allenatore della Juve Stabia Braglia per proteste al 30'st. Ammoniti:
Maury. Angoli: 6-0 per la Juve Stabia. Recupero 1'; 3'.
CASTELLAMMARE DI STABIA – Vittoria
preziosa seppur di misura per la Juve Stabia
che ha la meglio sulla matricola Gubbio. Al
10' della ripresa le «vespe» sbloccavano il
punteggio con il gol di Sau (settimo gol stagionale). Al 31' espulso il tecnico dei campani
Piero Braglia per proteste.
PESCARA
GROSSETO
1
2
PESCARA (4-3-3): Anania 6; Zanon 5.5
Brosco 5 Capuano 5.5 Balzano 6; Gessa 6
Cascione 6 Nicco 6 (19'st Petterini 5.5);
Sansovini 6.5 (19'st Maniero 5.5) Immobile 6.5 Insigne 5. In panchina: Pinsoglio,
Romagnoli, Soddimo, Giacomelli. Allenatore: Zeman 6.
GROSSETO (4-1-4-1): Narciso 6.5; Petras
6 Padella 6.5 Antei 6 Giallombardo 6; Ronaldo 6.5; Alfageme 7 (21'st Mancino 6)
Crimi 6.5 Consonni 6 (34'st Moretti 6) Caridi 6.5 (39'st Lupoli sv); Sforzini 7. In panchina: Mangiapelo, Formiconi, Gerardi,
Nannni. Allenatore: Giannini 6.
ARBITRO: Nasca di Bari 5.5
MARCATORI: 22'pt Sansovini, 40'pt Alfageme, 35'st Sforzini.
NOTE: Pomeriggio soleggiato, terreno in
buone condizioni. Spettatori 10.435. Angoli: 4-3. Recupero: 3'; 3. Ammoniti: Caridi, Giallombardo, Gessa, Antei, Zanon, Cascione, Ronaldo.
PESCARA - Il Grosseto vince a Pescara (12) ma a fine gara arrivano le dimissioni del
tecnico dei toscani, Giuseppe Giannini.
«Mi sono dimesso perchè mi dà fastidio essere giudicato settimana per settimana. È
una decisione già presa lunedì scorso».
LIVORNO
VERONA
0
2
LIVORNO (4-1-4-1): Bardi 6.5; Perticone
5.5, Miglionico 5.5, Knezevic 5.5, Schiattarella 4.5, Rampi 5 (10'st Salviato 5), Luci 6,
Filkor 5.5, Remedi 5 (22' st Russotto 6), Bigazzi 5 (1' st Dionisi 5), Paulinho 5. In panchina: Mazzoni, Belingheri, Genevier, Barone. Allenatore: Novellino 5
VERONA (4-3-1-2): De Andrade 6.5; Abbate 6.5, Mareco 6.5, Maietta 7, Scaglia 6,
Russo 6.5, Tachtsidis 6.5, Halfredsson 7
(27'st Doninelli sv), Jorginho 6.5 (27' st
Ceccarelli sv), Ferrari 6 (1'st Pichlmann 6)
Gomez 6. In panchina: Nicolas, Pugliese,
Cangi, D’Alessandro. Allenatore: Mandorlini 6.5
ARBITRO: Velotto di Grosseto 4
MARCATORI : 47'pt Maietta, 13'st Jorginho
NOTE: Giornata nuvolosa, campo in buone condizioni. Spettatori 5552 (di cui 3075
abbonati) per un incasso totale di
38.208,77 euro. Ammoniti: Paulinho, Mareco, Ferrari, Luci, Filkor. Al 38' pt espulso Schiattarella per proteste e al 39'st Knezevic per gioco violento. Angoli: 5-1 Recupero: 3'; 0'.
LIVORNO – Ancora un successo per il Verona, settimo consecutivo. A farne le spese
il Livorno (Novellino in bilico?)
VARESE
BRESCIA
2
2
VARESE (4-4-2): Bressan 6; Pucino 6,5;
Troest 4,5; Terlizzi 6; Cacciatore 6; Carrozza 5.5 (1'st De Luca 7 ); Corti 6.5; Kurtic
6.5; Nadarevic 7.5; Cellini 5 (1' st. Neto Pereira 7.5); Martinetti 7 (29' st. Grillo sv). In
panchina: Milan, Figliomeni, Filipe Gomes, Zecchin. Allenatore: Maran 7.
BRESCIA (4-3-1-2): Leali 6.5; Berardi 5;
De Maio 6.5; Martinez 6; Daprela 5; Salamon 6; Budel 6.5,(41' pt Martina Rini 5); El
Kaddouri 6 (37' st Cordova sv); Vass 5 (43
st Paghera sv); Juan Antonio 7; Jonathas
6. In panchina: Arcari, Feczesin, Mandorlini, Maccan. Allenatore: Scienza 6.5.
ARBITRO: Merchiori di Ferrara 6.
MARCATORI: 27' pt Jonathas, 30' pt Juan
Antonio, 6' st De Luca, 22' st Neto Pereira
NOTE: Espulso: Troest. Ammoniti: El
Kaddouri, Corti, Martinez, Terlizzi, Cacciatore, Martina Rini, Grillo, Berardi. Angoli: 5-3. Recupero: 2' e 4'.
VARESE – Al 27' ospiti avanti con la splendida punizione calciata da Jonathas. Al 30'
il raddoppio di Juan Antonio. Al 5' della ripresa il Varese accorciava le distanze con il
gol di De Luca in mischia. Al 26' lo splendido pareggio del Varese con la sforbiciata
di Neto Pereira.
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Sport 45
Calcio - Serie B
Domenica 4 dicembre 2011
Omicidio Raso. Il gip Lupoli emette contestualmente un’ordinanza di custodia cautelare in carcere
Convalidato il fermo di Grillo
Il giovane ha confermato quanto già dichiarato al pm Vittorio Gallucci
di GIANLUCA PRESTIA
GRAVI indizi di colpevolezza hanno spinto il giudice per le indagini preliminari del tribnale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, a
confermare il provvedimento di fermo di indiziato
di delitto a caico di del 21
Domenico Grillo accusato,
unitamente ad altre due
persone, per le quali l’interrogatorio avverrà nella
giornata di domani, di aver
ucciso la 50enne Isabella
Raso la notte del 15 luglio
scorso.
Il giovane, difeso dall’avvocato Mario Ferraro, durante la convalida di ieri
mattina ha sostanzialmente confermato quanto aveva dichiarato in
precedenza al sostituto procuratore Vittorio Gallucci, affermando di essere entrato, per il tramite di una porta secondaria,
nell’abitazione
della vittima, che viveva da
sola, insieme a Luigi Zinnà
e Francesco Todarello, per
compiere una rapina e di
aver immobilizzato con delle stoffe la donna nel momento in cui questa si era
accorta della loro presenza. Ma la reazione di quest’ultima e la loro paura che
potesse attirare l’attenzione dei presenti, avrebbe
spinto i tre a tapparle la
bocca con un panno. Grillo
ha, poi, riferito di aver abbandonato la casa in quanto si sarebbero presi di paura lasciando la 50enne, a
quanto pare, ancora in vita
aggiungendo di non aver
portato via né denaro né beni preziosi.
Ciò che, quindi, emerge
in questa prima fase
dell’indagine è l’aspetto
della presenza in vita della
vittima al momento della
fuga da parte dei tre presunti responsabili.
Al termine dell’interrogatorio e della successiva
camera di consiglio (il tutto
è durato circa tre ore) il giudice Gabriella Lupoli ha ritenuto che sussistessero i
gravi indizi di colpevolezza
a carico dell’indagato e,
pertanto, in accoglimento
alla richiesta formulata dal
pm
Gallucci,
titolare
dell’indagine condotta dai
carabinieri del Reparto
operativo di Vibo, della Stazione di San Calogero e della Compagnia di Tropea, ha
convalidato il fermo di indiziato di delitto nei confronti del giovane e, contestualmente, ha emesso
un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere.
Per quanto concerne le altre due
persone coinvolte
nell’inchiesta il
loro interrogatorio avverrà nella
mattinata di domani. Francesco
Todarello è rappresentato
dall’avvocato Patrizio Cuppari, mentre Luigi Zinnà
da Francesco Muzzopappa.
Come si ricorderà le indagini dei carabinieri hanno
avuto la svolta decisiva al
momento
dell’esito
dell’esame del dna rinvenuto tra le unghie della Raso e confrontato, dopo essere stato “raccolto” con uno
stratagemma, con un campione di quello di Grillo.
Esito che collocava il 21enne sulla scena del crimine.
La presenza degli altri due
presunti complici si è avuta
poche ore dopo il fermo
quando l’indagato, pressato dalle domande degli investigatori è crollato confessando di non aver agito
da solo in relazione alla rapina facendo, così, i nomi di
Zinnà e Todarello.
La donna
pare fosse
ancora viva
BREVI
DENUNCIATO
Cuoco sorpreso
con la droga
I CARABINIERI della
stazione di Vibo Marina,
agli ordini del maresciallo Riccardo Astorina, hanno denunciato
un giovane di 24 anni,
F.A., cuoco, con l’accusa
di detenzione ai fini di
spaccio di sostanze stupefacenti. Durante una
perquisizione, i carabinieri coordinati dal tenente Marco Califano
hanno ritrovato addosso al giovane, nascosta
in una tasca del giubbotto, una bustiva con 20
grammi di marijuana.
Domenico Grillo al momento del fermo per l’omicidio di Isabella Raso
A CESSANITI
ARRESTI DI MILANO
«Inquinata la vita economica, politica e sociale»
«Anche chi si è tenacemente ostinato a
non voler vedere, non può fare a meno di
constatare che dagli arresti di ieri sull'asse Lombardia – Calabria emerge un
sistema di potere diffuso e capillare che
inquina la vita economica, politica e sociale di vasti territori della nostra regione».
È quanto afferma, in una nota, Franco
Garufi, segretario generale Camera del
lavoro di Vibo che commenta gli arresti
eseguiti, nei giorni scorsi tra Milano e la
Calabria.
«Si tratta di un intreccio, apparentemente inestricabile – prosegue Garufi –
tra uomini politici di rango, magistrati,
esponenti di forze dell’ordine, imprenditori, mafiosi che dominano tutto ciò
che dipende dalla mano pubblica, dal
controllo delle istituzioni regionali, alla
sanità, a settori decisivi dell’economia.
Non possiamo accontentarci di dire che
si tratta di 'mele marcè; ormai è chiaro
che è il cesto che va cambiato per evitare
che il marciume continui a regnare incontrastato. Fuor di metafora – prosegue Garufi – è finito il tempo del silenzio
e dell’acquiescenza. Questa è la stagione
dell’assunzione delle responsabilità e
dell’impegno di ciascuno per spezzare i
meccanismi che contribuiscono alla vischiosità della situazione calabrese.
Non ci vuol molto, poi, ad accorgersi
che, se si somma quest’ultima inchiesta
a quelle che l’hanno preceduta».
E così, secondo il sindacalista della
Cgil, nel viene fuori una condizione di
«diffusa illegalità nei territori del reggino e del vibonese, dove una percentuale
significativa dei rapporti politici, sociali ed economici appare regolata dall’intermediazione mafiosa. La questione conclude Franco Garufi - investe direttamente il governo di centro destra della
Regione ed il presidente Scopelliti che
non può continuar a far finta di niente».
r. v.
Dalla Camera penale
LA RIFLESSIONE
SE il social network è la
nuova potente arma della
comunicazione di massa,
lo spazio ideale dove i giovani producono oggi molte delle loro idee e le diffondono, è un altro il network
oscuro che sottende alla
realtà imprenditoriale e
commerciale: una rete fitta, impenetrabile di rapporti e scambi che gestisce spesso le azioni quotidiane del «sistema» Stato,
paese, città.
Azioni quotidiane che
inconsapevolmente hanno effetti all'interno di
questa rete, la nutrono e la
determinano: il parasistema che se ne viene a creare
si infoltisce e come una
“Malapianta” espande radici e rami anche a scapito
di quelle fasce della società che apparentemente
dovrebbero esserne totalmente lontane, come quella giovanile.
Il modo di agire dellE
mafiE nella quotidianità
milanese è ormai improntato a questa logica di
espansione secondo un
modello “net” e non è più
ormai un mistero; i nodi di
questa rete sono spesso
collocati nelle attività industriali, politiche, commerciali di quello che per
l'Italia è il vero polmone
dell'economia. E la mafia
a Milano, non è più solo un
“prodotto di importazione”, come si è spesso detto,
dalla Calabria o da altre
Illegal network, quando
le mafie avvelenano
la quotidianità
regioni del sud, poiché dopo una spinta iniziale, cominciata una ventina
d'anni fa, il controllo sul
territorio del capoluogo
lombardo e dell'hinterland è diventato radicato
ed autonomo dalle logiche
e dagli obiettivi di partenza.
La differenza fra i “colletti bianchi” di cui si parlava qualche anno fa e
quelli “meno bianchi”, per
così dire, è diventata ormai praticamente invisibile poiché si insinua nelle
maglie della società, anche di quella civile, e importando le sue logiche
crea continue metastasi,
come un tumore la cui origine ormai è difficile scovare anche a chi osserva il
fenomeno da anni.
Le manifestazioni sintomatiche di questo tumore finiscono spesso per essere violente, ma di una
violenza meno barbara,
meno primitiva, di quella
cui siamo stati abituati dagli strilli sulle faide calabresi, però più agghiacciante: è di poco tempo fa
la notizia dell'incendio di
un palazzetto dello sport
in zona 9, di natura evi-
dentemente dolosa, servito come atto dimostrativo
contro chi aveva deciso di
togliere questa risorsa ai
clan della zona per ridarla
al “polmone verde della
società”, cui tra l'altro apparteneva di diritto, cioè i
giovani, i ragazzi del
quartiere.
Tutto questo rende agghiacciante questa realtà:
il fatto che un parasistema, che sembra interessato ai grandi capitali e alle
grandi ricchezze, abbia
ancora bisogno di colpire
chi è totalmente al di fuori
di queste logiche e lotta
quotidianamente col disagio e con “problemi”molto
più semplici, come una
partita di pallavolo. Agghiacciante ma purtroppo non più sorprendente.
C'è però un'altra faccia
della medaglia ed è quella
di chi per questi avvenimenti si sorprende ancora e cerca di porvi rimedio,
anche solo parlandone,
anche solo portandone testimonianza.
Su quest'ultima realtà e
non solo vogliono puntare i Giovani Democratici il
6 dicembre alle 19.00
presso l'Acquario civico
di Milano: il dibattito giovanile e l'impegno nella
lotta contro le mafie, quelle coi colletti bianchi e
quelle con le mani sporche, saranno il tema centrale della serata, con un
occhio su Milano e uno
sguardo nazionale. Il dibattito sarà corredato dall'intervendo di due esperti: l'Avv. Francesca Terzoni, che porterà la sua esperienza in campo giuridico
sul tema e il prof. Michele
Polo, con un importante
ricognizione economica
relativa al ricilaggio come
sfogo al complesso delle
attività mafiose, anche
nell'ambito di una delle
tante abitudini dei giovani milanesi, come l'aperitivo.
Oggi dunque, se nei e
dei social network ormai
si parla senza interruzione, si vuole alzare il volume, con quest'iniziativa,
su quello che è un “Illegal
Network”, per monitorarlo, esporlo, affrontarlo a
viso aperto. Perché il progresso della comunicazione di massa è ormai inarrestabile, ma quello dell'”illegalità di massa va
fermato”, senza mai perdere le speranze, e va bloccato non solo nelle sue manifestazioni violente, ma
soprattutto nella sua capacità di tacere e far tacere.
Maria Teresa
Santaguida
Solidarietà
all’avvocato
Marafiori
«IL Consiglio Direttivo della
Camera Penale “Francesco
Casuscelli” di Vibo Valentia
preso atto della perquisizione avvenuta presso lo studio
dell'avvocato Giovanni Marafioti, esprime la propria
solidarietà al collega, «professionista di indiscusse
qualità, nella certezza che
saprà dimostrare la propria
estraneità ai fatti».
Purtroppo - afferma il consiglio - si segnala anche la
preoccupazione che nasce
da provvedimenti che troppo spesso, come il recente deliberato della Giunta delle
Unioni Camere penali italiane del 24 ottobre 2011 ha sottolineato, vengono emanati
nei confronti di difensori
che svolgono il proprio dovere senza violare alcuna norma».
Per i componenti dell’organo vibonese «certamente
il clima che regna nel settore
giustizia non è tra quelli che
potranno essere ricordati
come sinonimo di garanzia e
di leggi frutto di riflessioni,
ma l'Avvocatura dovrà trovare nel proprio interno la
forza per combattere ogni
forma di stravolgimento dei
principi giuridici che rappresentano la garanzia di libertà di ogni cittadino».
Abusivismo edilizio
un deferimento
I MILITARI dell’Arma
della stazione di Cessaniti unitamente al personale dell’ufficio tecnico
del Comune, nel corso di
un controllo ad un cantiere per la verifica del
possesso dei requisiti di
legge, hanno scoperto
come D.P., bracciante
agricola di 50 anni, stesse allargando la propria
abitazione in maniera
del tutto abusiva. Immediata la denuncia della
donna all’autorità giudiziaria nonchè il sequestro dei muri perimetrali, già in avanzato stato
di ultimazione, del nuovo appartamento.
SICUREZZA ALIMENTI
Sanzioni a titolari
supermarket
SANZIONI amministrative pari a 4.000 euro sono state elevate dai carabinieri di San Gregorio
D’Ippona e dai loro colleghi del Nas di Catanzaro
nei confronti dei titolari
di due supermarket. Gli
uomini dell’Arma, che
da settimane stanno
passando al setaccio rivendite di alimenti e ristoratori, hanno accertato come entrambi i supermercati svolgevano
la propria attività in assenza dell’obbligatorio
piano di autocontrollo
alimentare.
ORIGINARIO DI VIBO
Ex generale investito
dal treno a Bologna
E' UN ex generale medico dell’ Esercito ormai in
pensione,
Gregorio
Schiavone, di 87 anni, la
vittima
dell’incidente
avvenuto nel primo pomeriggio al passaggio a
livello di via del Lazzaretto, a Bologna. Originario di Vibo Valentia,
era da tempo residente a
Bologna. Secondo la ricostruzione della Polfer,
l’uomo avrebbe imboccato per errore la stradina,
chiusa al traffico con accesso riservato solo ai
mezzi che lavorano in un
cantiere, e trovando le
semibarre
abbassate
avrebbe deciso di oltrepassarle facendo 'slalom'.
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Vibo 27
Domenica 4 dicembre 2011
dal POLLINO
alloSTRETTO
calabria
ora
DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 5
boccassini a reggio?
Può servire perché
è un giudice bravo
Sarebbe come
mandare l’esercito
Le ragioni del sì: la magistratura non è
un potere rappresentativo legato al territorio
Le ragioni del no: non abbiamo niente
da imparare da Milano, città corrotta
DI
PIERO SANSONETTI
L’idea che Ilda Boccassini possa scende- opera. Dovrebbe occuparsi semplicemente
re in Calabria, assumendo l’incarico di pro- di vedere i reati e perseguirli – e spesso non
curatore di Reggio, circola da diverso tem- lo fa - non sulla base di teorie ma sulla bapo. Si sa che Giuseppe Pignatone, supera- se degli indizi e delle prove. E siccome ogto il traguardo dei tre anni (che è necessa- gi la magistratura, nel Reggino, è in granrio per poter chiedere il trasferimento) non de affanno, è bene sostituirla. Senza dramha più molta voglia di restare. E allora la mi, senza traumi. E non ci sarebbe niente
caccia al successore è obbligatoria. Fino a di male se al vertice della Calabria fosse
qualche mese fa c’erano due candidati su mandata la giudice che – nel giudizio di
tutti: il vice di Pignatone, Giuseppe Presti- tutti – è “tecnicamente” la più brava d'Itapino, e il vice di Pietro Grasso (cioè il nume- lia. Ilda Boccassini non può certo scendere
ro due dell’antimafia nazionale) Alberto Ci- il Calabria per salvare la Calabria. Per ricosterna. Poi però è successo qualcosa. E cioè struirne il tessuto morale, le relazioni politiche, la sua collocazione
che nella magistratura si è
nazionale. Né per sanare le
scatenata la guerra, so«Oggi la
ingiustizie che da decine di
prattutto la guerra di Pimagistratura
anni si accaniscono su quegnatone e Prestipino a Cista regione. Può invece vesterna, con insinuazioni
nel Reggino è in
nire qui e riprendere il filo
pesantissime e piuttosto
grande
affanno
della lotta al crimine, senza
immotivate sui di lui e perpregiudizi e senza credere
sino con l’iscrizione sul re- È bene sostituirla»
che l’attività giudiziaria sia
gistro degli indagati. Il risultato è stato - come era avvenuto già tan- “il tutto”. Non lo è: è uno degli aspetti delte volte in passato - che la magistratura ca- la vita pubblica e della presenza dello Stalabrese (che nei tre anni precedenti, e fino to. Solo la politica può ricostruire lo Stato
a quel momento, aveva registrato risultati e l’insieme dei diritti. Una giudice brava,
incoraggianti nella lotta alle cosche) è sta- però, può ricostruire la macchina della giuta travolta dal discredito. E a questo feno- stizia. E Ilda Boccassini è una
meno non si è certo accompagnata una rea- giudice brazione forte della politica:la politica è rima- va.
sta inerme. La conseguenza di tutto ciò – lo
segnalavamo proprio ieri sul nostro giornale – è stato lo sgretolamento e l’autoaffondamento delle classi dirigenti calabresi.
L’impressione nettissima è che non siano
più in grado di dirigere.
E allora? E' chiaro che di fronte a questa
condizione di debolezza e di assenza (ieri
abbiamo addirittura parlato di omertà) della politica calabrese, il Nord vede con favore una nuova colonizzazione. L’occupazione della Calabria, la sostituzione dei suoi
gruppi dirigenti con gruppi dirigenti del
Nord, che proteggano gli interessi del
Nord, isolando la ’ndrangheta, blindandola in Calabria, e assicurando la destinazione della nostra regione a terra di sfruttamento, senza pretese, senza dirigenti, senza giustizia, senza sviluppo.
E quindi, così come sono contrario a
qualunque commissariamento politico perché penso che non è con l’occupazione,
la sottomissione, la colonizzazione che si
risolvono i problem - non mi sembra invece irragionevole un “investimento” su Ilda Boccassini.
Perché? Perché la magistratura non ha niente a che fare – non dovrebbe avere
niente a che fare...- con gli
interessi e quindi col potere locale. La magistratura
non è un potere rappreIlda Boccassini
sentativo, come la politica, e quindi non è legata al territorio dove
DI
Milano come Reggio Calabria. Sembra il titolo di un
poliziottesco degli anni Settanta (di quelli con Luc Merenda o Thomas Milian o
Maurizio Merli) – del tipo:
Milano trema: la polizia vuole giustizia, oppure: Milano
odia: la polizia non può sparare – e invece è la sintesi del
pensiero del procuratore aggiunto di Reggio Calabria,
Michele Prestipino. Che in
conferenza-stampa insieme
a Ilda Boccassini, visto che
l’ordinanza con cui mezzo
mondo tra Milano e Reggio
Calabria è stato messo sossopra nasce da due anni di
indagini congiunte, si è lanciato in questa frase iconica
(che i giornali hanno reso
iconica).
Ora, uno si chiede: e se
fosse al contrario, cioè Reggio Calabria come Milano,
sarebbero rose e fiori? C’era
una volta, nel sud, sto pensiero qui, sto paragone qui,
che quando una città camminava un po’ industrialmente (diciamo negli
appalti pubblici e nell’edilizia, che “industrialmente” è una
parola grossa),
allora era la
“Milano del
sud”, che evocava quando
Milano pedalava,
coi cummenda e
gli operari. Lo si
disse per Catania, a
esempio, e non solo. Era
il tempo dei Cavalieri dell’apocalisse, come li chiamò Giuseppe Fava.
Invece, fosse un tessuto
sano, trasparente, solido,
LANFRANCO CAMINITI
dove non vige la corruzione,
dove non si danno gli appalti ai propri amici in cambio
di voti, dove non si gonfiano
le valorizzazioni delle aree o
dei prezzi per spuntare denaro in nero, da accaparrarsi in proprio o da gestire con
altri, allora a Milano gli
ndranghetisti farebbero cilecca. Cioè, si ridurrebbero a
quello che è, a esempio, la
mafia cinese, capace sì di
esercitare violenza e pressione e condizioni di schiavitù
ma, almeno sinora, solo all’interno del proprio circuito etnico e sociale. Non è che
non sarebbe un male o non
si dovrebbe essere allarmati,
ma sarebbe un male “controllabile”, circoscritto, e non
un’infezione con capacità di
contagio altissima. Perché
questo si imputa soprattutto
alla ’ndrangheta (oltre ai reati specifici di cui la si accusa), di star infettando Milano, la Lombardia, il nord. E
allora la soluzione sarebbe
colpire di più “all’origine del
contagio”, a Reggio Calabria,
invece che “a valle”, a Milano: invece dell’esercito ci
manderebbero la Boccassini
(che vale uguale a un esercito) in Calabria e le cose cambiano. Bisogna fermare la
’ndrangheta qui prima che si
“espanda” (così c’è scritto
nell’ordinanza della Boccassini) lì. E Milano si salva, cioè
rimane com’è.
Ora, Filippo Penati, per
dire il primo nome che viene
in mente a caso, non è nato
a Cinquefrondi o a Gallico o
a Isola Capo Rizzuto: è lombardo al ciento per ciento,
come diceva Abbatantuono.
E, date per vere le accuse elevate nei suoi confronti, la devastazione del tessuto economico e sociale e politico di un pezzo di Lombardia è stata enorme.
Del tessuto sociale e politico,
ché a questo,
giustamente,
guarda la
Boccassini. Nell’ordinanza,
a pagina 50, riportando la
decisione dei mafiosi di sostenere la carriera politica di
Leonardo Valle (poi risultata un flop clamoroso), si legge: «Leonardo Valle presenta la sua candidatura nella lista dei “Riformisti”. Che
avesse di riformista un mafioso di famiglia mafiosa è
un po’ difficile comprenderlo. Ma questo fa parte della
opera di mimetizzazione che
la criminalità organizzata è
assai abituata a praticare,
con straordinaria abilità.
Piuttosto, verrebbe da chiedersi cosa ci trovassero di riformista in Valle i suoi colleghi di partito!»
Ecco, lo stesso identico
quesito lo si potrebbe porre
a tutti i democratici riformisti lombardi a proposito di
Penati: che cosa ci trovassero di riformista in Penati! E
prima dei guai giudiziari, eh,
quando inseguiva la Lega sui
provvedimenti contro gli immigrati o in materia di sicurezza voleva mostrare i muscoli più delle ronde padane.
Vogliamo far un altro nome a caso? Don Verzè del
San Raffaele. Dice che porta
la croce come Cristo, ma in
un’intercettazione ambientale lo si sente chiedere un
atto di intimidazione (un incendio) nei confronti di locatari vicini che lui voleva
sfrattare per accaparrarsi
l’area. L’incendio poi c’è.
Non è ’ndrangheta questa?
Non è mentalità mafiosa?
Che è? E don Verzè non ha
mai portato il labaro a Madonna di Polsi.
C’è tanto lavoro investigativo e giudiziario da fare a
Milano, che è una metropoli malata come lo è ormai
buona parte d’Italia e non
solo. E qui in Calabria ci sono bravi magistrati e bravi
cittadini che combattono
giorno per giorno contro la
ndrangheta e pagano un
prezzo salatissimo. Non è
che se venisse la Boccassini
ci sentiremmo meno soli,
perché altre cose servirebbero, lavoro, credito, trasparenza, investimenti, scuola,
infrastrutture.
E a Milano no?
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’ndrine, giudici e politica
il commento
«Più che i singoli
è la politica
a essere malata»
Quegli onorevoli
che “latitano”... Zavettieri: la zona grigia? Un circolo vizioso
DI DAVIDE VARÌ
Loro, ostinati, insistono nel proprio silenzio e noi, cocciuti, riproponiamo la stessa domanda: che fine ha fatto la politica
calabrese in questi giorni drammatici?
Giorni di retate. Giorni in cui vengono a
galla intrecci perversi tra istituzioni, politica e ’ndrangheta. Giorni in cui si gioca il
futuro della Calabria e, soprattutto, dei calabresi. Insomma, la politica avrebbe tante buone ragioni per intervenire. E invece
niente, silenzio assoluto.
Forse i nostri politici sono in attesa che
la magistratura finisca il proprio lavoro.
Che completi l’opera di pulizia che ha avviato. Ma è mai possibile che una classe dirigente deleghi al potere giudiziario il compito di guidare una regione intera? Perché
questo sta accandendo in Calabria. Che la
nostra sia una regione “commissariata”
dai magistrati è ormai chiaro a tutti. Magistrati che nella gran parte dei casi fanno
benissimo il loro lavoro ma che altrettanto spesso, e loro malgrado, si ritrovano a
occupare spazi inconsueti, per così dire.
Ma se la magistratura è diventata così potente, se la sua credibilità è aumentata a dismisura tanto che solo loro, i giudici, sono
in grado di offrirsi come modello etico per
le nuove generazioni, ciò dipende esclusivamente dalla scomparsa della politica.
La nostra numerosa pattuglia parlamentare, tanto per dirne una, che fine ha
fatto? A parte qualche isolatissima voce,
nessuno dei deputati calabresi sembra si
sia accorto di quel che sta accadendo. E
che dire dei nostri ex sottosegretari? Bravissimi a sfilare davanti alle telecamere nei
giorni della gloria (indimenticabili le immagini del nostro Gentile incollato al
“compianto” Tremonti) e altrettanto abili
a defilarsi nel momento in cui la terra che
li ha portati lì, su quegli ambitissimi scranni, è in difficoltà. Che fine hanno fatto i vari Gentile, Belcastro e Galati? E qualcuno
ha per caso visto Nitto Palma, siciliano
eletto qui in Calabria? Niente, nessuna notizia neanche dell’ex guardasigilli. E l’ex viceministro Misiti? Non pervenuto. Dunque, “che fare”? Attendere? Cercare di stanarli? Forse è arrivato il momento di rinunciare. Forse dobbiamo metterci l’anima in pace e attendere. Aspettare anche
noi che la magistratura finisca il suo lavoro. Perché con questa classe dirigente non
si va lontano. Serve uno scatto di reni, servono risorse nuove, fresche, visionarie. Capaci di immaginare la Calabria del nuovo
millennio e, mattone dopo mattone, iniziare a costruirla. La strada sarà lunga, certo, ma del resto un lungo cammino inizia
sempre con un piccolo passo (copyright,
Mao Tse Tung).
E su Scopelliti: dovrebbe fare autocritica
CATANZARO La sollecitazione di Calabria
Ora alla politica di battere un colpo è musica per
le orecchie di Saverio Zavettieri, socialista di
lungo corso. Lupo solitario, ma ancora in attività col suo garofano, equilontano dai tre poli.
Egli non si sottrae all’invito di aprire una breccia nel muro di gomma che la politica calabrese ha innalzato in questi giorni. Ne nasce una
conversazione senza riflettori, microfoni, registratori, taccuini. «Sono una voce fuori dal coro», esordisce con una punta di civetteria. E
quindi? «Senza voce, lei parla con un defunto».
Per uno che combatte il bipolarismo gli sembrano chiare le voci bipartisan. Più che osservare
il singolo malato - e nell’inchiesta della Boccassini i malati non hanno bisogno di interpreti Zavettieri guarda la malattia. La politica malata che è un tutt’uno con il sistema malato che favorisce lo scambio di favori, di voti, di interessi. Nelle ganasce della politica politicante che ha
abdicato al suo ruolo di filtro con i problemi
della società. Egli è d’accordo con il nostro giornale che si è rammaricato per la mancanza di un
dibattito in seno al consiglio regionale sui fatti
di Milano, «la mancanza di un dibattito - dice snatura la funzione degli eletti, alcuni dei quali preferiscono viaggiare per Milano». Ma non
è Roma lo snodo politico nazionale? Da qui il
malizioso dubbio del leader socialista che i viaggi nel capoluogo meneghino possano significare altro. Gli argomenti s’intrecciano e toccano
anche il governatore Scopelliti che, per Zavettieri, dovrebbe fare una seria autocritica, e poi:
«È troppo chiedergli di dimettersi da coordinatore regionale del Pdl? Angelino Alfano ha
detto che una sedia può ospitare un solo sedere». Chissà che fine faranno i congressi, in questo clima. I partiti si sono trasferiti nelle istituzioni. Da quando? Zavattieri fa risalire il big
bang alla legge elettorale dei nominati che non
rappresentano più i territori di provenienza. Ed
ancora: chi controlla i controllori? Chi controlla la loro competenza? Da qui il ricordo di come questa maggioranza abbia raggiunto il primato nel farsi impugnare leggi e provvedimenti dallo stesso governo (amico) di Berlusconi.
Nell’inchiesta di Milano c’è il chiaroscuro della antimafia/mafia. «Io quando ero assessore
alla Cultura - continua Zavettieri - smantellai
l’osservatorio antimafia che mangiava solo soldi, mi massacrarono: ma…». Ma? «Ricordo che
l’Espresso mi diede addosso, ma poi il direttore Giulio Anselmi e il giornalista Peter Gomez
dovettero pagarmi 20.000 euro di risarcimento, più 5.000 euro di spese legali». Non è una
medaglia da esibire, ma il tempo è galantuomo
per il segretario nazionale dei “Socialisti uniti”.
Una ciliegia tira l’altra. La zona grigia. Qui
Zavettieri è tranciante sostenendo che essa
somma e non sottrae. «Il fenomeno della zona
grigia è più diffuso di quanto si possa pensare
e riguarda gli apparati pubblici, regionali e lo-
FUORI DAL CORO Saverio Zavettieri
cali. Il 75 % dei redditi è di emanazione pubblica. E il restante 25 % non è indenne da influenze negative. L’impresa malata che vive di finanziamenti pubblici prevale in Calabria. Insomma, la rappresentazione elettiva trae alimento
da questo sistema». Le conclusioni sono amare: «Sono stati neutralizzati gli anticorpi della
società». Poi spiega: «Per il ruolo di commissari o di consulenti si chiamano pensionati dei
corpi dello Stato, militari e giudiziari. Con quali risultati?». Sembra la foglia di fico del sistema. Altro spunto: «È stato creato un dipartimento, quello dei controlli, affidato alla dottoressa Alessandra Sarlo. Con quale criterio si
scelgono i direttori generali?». Il sistema è circolare, autoreferente e con molte risorse a disposizione. «Prendiamo i gruppi consiliari:
ognuno incassa 200.000 euro, più 30.000 per
ogni consigliere. Chi va a spulciare le pezze giustificative?».
Insomma, Zavettieri non è molto diverso dal
socialista perennemente inquieto e controcorrente che ci ha abituati a conoscere. Con la sua
voce cantilenante fuori dal coro. Quando era
assessore nella giunta Chiaravalloti si dimise
due volte. Poi ricevette il piombo di chi voleva
ucciderlo. Si salvò per miracolo. Era il 2004. E
l’indagine al Cedir di Reggio Calabria è ancora
aperta.
BRUNO GEMELLI
[email protected]
l’udienza
L’avvocato Minasi resta in carcere. Il gip di Como convalida il fermo
COMO Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como,
Luciano Storaci, ha convalidato il provvedimento di fermo emesso
dalla Procura di Reggio Calabria nei confronti dell’avvocato Vincenzo
Minasi, detenuto nel carcere di Opera (Milano). Minasi è stato arrestato mercoledì scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano e contestualmente gli è stato notificato il fermo per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni nell’inchiesta contro la cosca Gallico di Palmi. Ieri mattina si è svolta
l’udienza di convalida durante la quale Minasi, difeso dall’avvocato Pi-
no Nardo, ha risposto alle domande del giudice di Como che lo ha sentito per rogatoria, indicando - secondo il difensore - una serie di fatti
che dimostrerebbero la sua estraneità alle accuse. Al termine dell’interrogatorio il giudice ha convalidato il fermo e ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli atti saranno ora trasmessi al giudice di Reggio Calabria competente per territorio. L’avvocato Nardo ha
preannunciato che presenterà una istanza alla Procura di Reggio perché il suo assistito si è detto disponibile ad essere interrogato dai magistrati che conducono l’inchiesta.
Il Consiglio faccia i conti
L’inquietante quadro che emerge dall’ennesima inchiesta giudiziaria della magistratura, in questo caso milanese, assieme a quella reggina, sui perversi e profittevoli intrecci tra apparati dello Stato, famiglie di
’ndrangheta, politici, imprenditori e profes- dinaria, di sfregiare territori e diritti dei citsionisti corrotti, sull’asse Calabria-Lombar- tadini e dei lavoratori.
Contro questo sistema tanto degenerato,
dia, conferma le denunce che la Cgil Calaquanto autoritario, pervasibria da tempo sta sostenenvo delle istituzione e di domido, che intorno alla spesa
«Attorno alla
nio assoluto dei processi ecopubblica e in modo particospesa
pubblica
nomici, che mortifica ogni
lare a quella sanitaria, si è
si è consolidata
tentativo di riscatto sociale e
consolidata una “borghesia
criminale e mafiosa” mortidi libertà dei cittadini e dei launa
borghesia
fera e pervasiva, capace di
voratori, capace di piegare,
criminale»
come nel caso delle decine di
muoversi impunemente in
Comuni coinvolti, istituzioni
tutto il territorio nazionale,
di piegare ed orientare ingenti risorse verso locali, Asp, a strumenti di privilegio e prevainterventi speculativi, di strumentalizzare ricazione, di strumentalizzare settori econoogni ganglo della spesa ordinaria e straor- mici e merceologici, come la sanità, il ciclo dei
rifiuti, le reti del commercio, dell’edilizia, dell’agricoltura e dell’industria, di controllare il
mercato del lavoro e sfruttare fino alla schiavitù migliaia di lavoratori immigrati, ledendo diritti e contratti, va consolidata, resa
strutturale e permanente, non solo in Calabria, ma in tutto il Paese una forte azione di
contrasto non solo militare e giudiziaria ma,
principalmente, culturale, politica e sociale.
Un ventennio di pensiero unico per la libertà e l’irresponsabilità dell’impresa, di ridimensionamento o distruzione di ogni sistema di controllo pubblico e democratico,
di svilimento delle istituzioni democratiche,
di riduzione dello stato di diritto, di critica
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’ndrine, giudici e politica
«Tra me e Pignatone
non c’è alcuna guerra»
Il pm Lombardo: «Solo un diverso approccio investigativo»
REGGIO CALABRIA «Nessuna
guerra, solo divergenze di vedute». Ci
tiene a chiarire in modo netto il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo.
Proprio nei giorni in cui il filone di “Meta” relativo alla cosca Lampada sta per
tornare in riva allo Stretto, il pm della
Dda reggina ritiene che non vi debbano
essere dubbi sul clima che si respira all’interno dell’ufficio del sesto piano del
Cedir. Nel corso dell’intervista pubblicata ieri
su Calabria Ora, infatti,
a Mimmo Nasone – voce storica di Libera – veniva chiesto cosa ne
pensasse della “guerra”
che si starebbe consumando tra magistrati
che appartengono al
medesimo ufficio, ovvero la Dda di Reggio CaA mio avviso si sta
labria.
facendo ancora
Ebbene, Lombardo
troppo poco
non vuole fraintendimenti in un momento
nelle investigazioni
così delicato: «Conferriguardanti i politici
mo pienamente le tesi
che ho sostenuto nel
e i loro rapporti
corso del convegno tecon la ’ndrangheta
nutosi a Bologna. A mio
avviso – dichiara il magistrato a CO – si sta facendo ancora troppo
poco nelle investigazioni riguardanti i politici
ed i loro rapporti con la
’ndrangheta. Resto dell’opinione che il comportamento di un candidato che incontra un
boss per chiedere sostegno elettorale diviene penalmente rilevante in quanto idoneo a legittimare colui il quale (il boss, ndr) rappresenta l’antistato. Ma questo è ben lontano dal poter affermare che sia in atto
una guerra tra me e Pignatone. Abbiamo semplicemente un diverso approccio investigativo su determinate tematiche. Ciò s’inserisce nel solco di un confronto continuo, diretto, che rientra pienamente nella normale dialettica che riguarda magistrati che credono nel lavoro che fanno all’interno di un ufficio
botta e risposta
Pdl-Laratta
È polemica
DIVERGENZE DI VEDUTE Giuseppe Lombardo e Giuseppe Pignatone
complesso come la Direzione distrettuale antimafia. Io ho le mie tesi e le difendo, il procuratore Pignatone ha le proprie e le porta avanti, ma voglio che sia
chiara una cosa: qui non c’è nessuna
guerra tra giudici, siamo tutti uniti per
raggiungere un obiettivo comune che è
quello di tentare di sconfiggere la
’ndrangheta, un cancro che ha ormai
colpito, come emerso negli ultimi mesi,
tutti i settori della società. È per questo
che il mio sforzo è continuo e va nella
stessa direzione di quella intrapresa dal
procuratore Pignatone e da tutti gli altri
componenti del nostro ufficio».
Parole molto nette, dunque, quelle di
Lombardo che – vista la sua proverbiale precisione e attenzione anche ai dettagli più piccoli – non vuole che possano ingenerarsi equivoci di sorta. Del resto la circostanza che all’interno dell’operazione “Infinito” siano finiti i nomi di diversi soggetti politici e che ora le
carte debbano tornare – nuovamente –
sul tavolo della Dda di Reggio Calabria,
la dice lunga sulla lungimiranza di un
magistrato che ha da sempre sostenuto
come la magistratura possa fare sicuramente di più dinnanzi alle collusioni tra
’ndrine e politica che impediscono ai cit-
con quanto è successo
politica alla cultura delle regole e dei diritti,
a partire dai contratti collettivi, hanno prodotto una realtà in Calabria e nell’intero Paese, nella quale l’illegalità diffusa ha fatto da
brodo di coltura per il proliferare di ricchezze enormi e incontrollate, di speculazioni finanziarie e di arricchimenti criminali.
La Cgil della Calabria sostiene l’azione della magistratura, ad ogni suo livello, e l’azione meritevole di quanti, operatori di giustizia, forze politiche e sociali, associazioni e reti culturali, sindaci ed amministratori onesti,
conservano il senso dello Stato ed il rispetto
delle regole costituzionali e democratiche,
nello spirito delle centinaia di iniziative di so-
tadini di poter avere degli amministratori scevri da qualsivoglia forma di “riconoscenza” o, peggio, ricattabilità con
la criminalità organizzata.
Una cosa è certa: quanto emerso venerdì, nel corso del processo “Meta”, farà dormire sonni poco tranquilli a parte della classe politica calabrese. Il pm
Lombardo tornerà ad occuparsi di quegli incartamenti che, nell’agosto del
2009, erano stati trasmessi ai colleghi di
Milano. Era una questione di competenza territoriale e di reati più gravi (l’associazione mafiosa) che assorbivano altri reati quali la corruzione ed il concorso esterno.
Adesso, dopo l’esecuzione dei provvedimenti, la palla torna in riva allo
Stretto e c’è da scommettere che il sostituto procuratore della Dda continuerà
ad investigare con lo stesso modus operandi che lo ha contraddistinto sino ad
oggi. Ecco perché il filone politico di
“Meta” promette ancora interessanti
sviluppi con annessi probabili terremoti che colpiranno i palazzi dei bottoni di
una Calabria ancora frastornata dagli
ultimi accadimenti giudiziari.
CONSOLATO MINNITI
[email protected]
nale, sui temi della legalità che faccia i conti
politicamente con i troppi e reiterati coinvolgimenti, in reati di mafia e non solo, di rappresentanti eletti nel massimo organo della
regione.
lidarietà ed impegno diretto per la legalità e
Occorre una vera e propria azione di verila civiltà del diritto, di cui emblema sono sta- tà e di assunzione di responsabilità per far
te le manifestazioni del 24 ottobre 2009 ad uscire dal pantano in cui è stata cacciata la
nostra Regione.
Amantea ed il 25 settembre
2010 a Reggio Calabria, che
«Serve un’azione Far finta che nulla stia accadendo, sperare che passi la
dimostrano che anche in Cadi contrasto
buriana, adottare il metodo
labria esistono, e vanno aiudel silenzio, dimostrerebbe,
tate, le forze sane per il suo
che sia anche
invece, l’alto grado di indifriscatto.
politica,
sociale
ferenza e di vera collusione
La Cgil calabrese continua
e culturale»
di chi avendo ruoli politici e
ad impegnare tutta la orgaistituzionali non li esercita in
nizzazione a mantenere alta
l’iniziativa quotidiana sui temi della legalità, questa direzione.
Sergio Genco
chiede al presidente la convocazione urgensegretario generale Cgil Calabria
te e aperta di una seduta del consiglio regio-
REGGIO CALABRIA «Piuttosto che
intasare i giornali con dichiarazioni farneticanti, perché l’onorevole Laratta non si
reca alla Procura della Repubblica e denuncia questa fantomatica cupola che governerebbe Reggio Calabria?» Replicano
duramente alle dichiarazioni del deputato
Franco Laratta gli assessori regionali Antonio Caridi e Giacomo Mancini e il consigliere Fausto Orsomarso. In una nota
scrivono: «Il parlamentare del Pd ha oramai un’ossessione verso Reggio Calabria e
la cosa più preoccupante è che nelle sue
parole non c’è minimamente il senso della misura. Bene ha fatto il sindaco Arena a
rispondere duramente, perché oramai la
misura è colma ed è stato ampiamente superato il limite della decenza. L’onorevole
Laratta vuole sostituirsi ai magistrati? Cerca il nulla tanto per attaccare? Se è convinto di ciò che ha dichiarato deve andare a
presentare formale denuncia. Dire che ci
sia una “cupola” a governare Reggio è un
fatto di una gravità inaudita: si tratta, in
pratica, di un parlamentare che sta calunniando e diffamando i reggini». Sulla stessa linea il capogruppo della lista Scopelliti Presidente alla Regione, Giovanni Bilardi: «Reggio Calabria sopra ogni cosa. Non
ci sto più alle continue mortificazioni della mia città, da parte di chi antepone gli
interessi dei cittadini a quelli personali». E
prosegue: «Reggio, al pari di altri comuni
italiani tanto al Nord quanto al Sud sta attraversando un momento particolare. Non
sarà certamente l’onorevole Laratta di turno a farci preoccupare con i suoi comunicati stampa. Desta però indignazione leggere quanto il deputato del Pd scrive. Mi
indigna poiché so quanto abbiamo lavorato per far crescere la città ed il tempo che
abbiamo dedicato affinché la nostra Reggio tornasse ai fasti di un tempo».
E la controreplica del diretto interessato non si fa attendere. «Al sindaco Arena,
al Pdl regionale, agli assessori e consiglieri regionali Antonio Caridi, Giacomo Mancini e Fausto Orsomarso - scrive Laratta rispondo: io non ho nulla da dire alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
Nulla, almeno che non sia già noto e che
non sia stato oggetto di interpellanze parlamentari (firmate da me e da 40 deputati in più riprese) e di inchieste di grandi
testate nazionali sul “modello Reggio” e
sui “misteri di Reggio Calabria”. Oltretutto parlano le inchieste in corso, gli arresti,
le ispezioni ministeriali, i casi drammatici
e le vicende note a tutti che negli ultimi
anni hanno devastato la splendida città di
Reggio. Io non so cosa dire alla Procura prosegue il parlamentare del Pd - ma c’è
qualcuno, in particolare, che al procuratore dovrebbe raccontare tante cose, ma
proprio tante. E che invece non lo fa. Suggerisco ai fidi Arena, Caridi, Mancini e Orsomarso di girare l’invito a chi loro conoscono molto molto bene. E ad avere, per
una volta, a cuore i destini di questa sfortunata terra».
DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 15
l’ora di Reggio
tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34
MELITO PORTO SALVO
SCILLA
Verso le elezioni
Si presenta
“Melito futura”
Italia nostra:
«La Costa Viola
va tutelata»
> pagina 21
> pagina 22
OPPIDO MAMERTINA
Ospedale
Dopo i Nas
stop ai ricoveri
> pagina 23
CARAFFA DEL BIANCO
Sversavano
abusivamente
nella fiumara
> pagina 26
Viaggi tra memoria e realtà
Le storie di vittime e carnefici si incrociano nell’arte della penna
Coraggio, perdono, cambiamento. Tre sostantivi per realizzare un impegno forte, attraverso la cultura e l'arte della penna,
costruito sul baluardo della memoria, inteso come fondamento
della realtà. Il messaggio della casa editrice Sabbia Rossa fondendo le testimonianze ed i contenuti dei libri “Bianco come la valigia” di Paola Bottero e “Tra le
mura dell'anima” di Marcella Reni e Carlo Paris, presentati ieri a
palazzo Foti, è un cammino di ricerca della verità sull'esistenza e
l'animo umano senza nascondere la realtà, nelle sue espressioni
più crude, violente e disumane
ma affrontandola per interpretarla e cambiarla. In questo contesto s'inserisce la brutta storia di
una giovane vittima di 'ndrangheta, Francesco Inzitari, raccontata direttamente dalla giornalista-scrittrice Paola Bottero (al
terzo romanzo) e il progetto “Sicomoro”, promosso dall'associazione “Prison Fellowship Italia”
e tradotto con vive testimonianze in “Tra le mura dell'anima”.
Itinerario, quest'ultimo, in cui
detenuti e vittime s'incontrano
nelle carceri per capire, capirsi
avviando un percorso di recupero umano dei detenuti. E nel confronto di ieri, con il contributo di
due familiari di vittime di mafia
che non si rassegnano al dolore,
Nicoletta Inzitari (sorella di
Francesco) e Mario Congiusta
Un momento dell’incontro di ieri
(padre di Gianluca), riaffiora l'attualità della violenza mafiosa e
delle criticità del sistema carcerario italiano. Coraggio, perdono
e cambiamento, dunque. E cioè
il coraggio di una scelta precisa
che fa da fulcro al perdono e al
tentativo di cambiamento che,
per migliorare la società deve
partire da ciascuno di noi, come
spiega il referente di Libera, don
Pino De Masi. «Non so come sia
possibile che la scelta di vivere in
questa terra debba essere accompagnata dal dolore – evidenzia la
Bottero – ma sicuramente non
possiamo girarci dall'altra parte». «Nel libro – prosegue – rac-
conto con leggerezza e crudeltà
ciò che non ho accettato. Entrambi i volumi parlano al cuore,
fanno male dentro e lasciano tante domande». Lo conferma l'ex
magistrato antimafia Salvatore
Boemi che ha letto “Tra le mura
dell'anima”: «Questo libro ha determinato in me una crisi interiore dei miei 40 anni di magistratura che sono un fallimento nella
politica giudiziaria», afferma con
riferimento alla grave condizione delle carceri. Per Boemi su
questo problema «nulla è cambiato rispetto a quando ho iniziato a fare il magistrato negli anni
'70 con carceri ottocentesche,
barbariche e strumento del crimine, nonostante le tante lettere
inviate in quegli anni al Ministero dell'Interno. Non mitizziamo
la figura del magistrato e – sostiene con rammarico – abbiamo
fallito per non aver modificato la
situazione. Il detenuto è un soggetto di diritti».
E ricordando che la forza della
'ndrangheta è la famigerata “zona grigia” loda il progetto Sicomoro, «che – tuona – doveva essere voluto dallo Stato, ma ques'ultimo non fa nulla». Un percorso di cui è protagonista in prima persona Nicoletta Inzitari, a
contatto diretto con i detenuti,
che precisa: «Non è stato un percorso di perdono ma di cambiamento in me e qualcosa è cambiato anche in loro. Il primo giorno ho notato delle persone molto fredde ma poi ho provato tenerezza nel vederli così soli». La
scrittrice Reni, dell'associazione
“Prison Fellowship Italia”, identifica il progetto Sicomoro come
un'iniezione di amore e di utilità
sociale verso i detenuti perché
«chiunque si sente amato è consolato altrimenti s'incattivisce.
Per questo progetto ci autofinanziamo, non abbiamo aiuti perché
è un'iniziativa che fa male». L'intenzione è di proseguire gli incontri con destinazione Secondigliano e Palermo.
ALESSANDRO CRUPI
[email protected]
reggionontace
Un appello alla partecipazione civica e una mobilitazione
per ottenere chiarezza sulla situazione ambientale in un comprensorio Ravagnese- Vallata
Valanidi segnato da un alto tasso di leucemie ed altre gravi malattie.
Sono le due iniziative venute
fuori dal consueto appuntamento del “Tre di ogni mese” di
“Reggio non tace”, svoltosi, appunto, ieri pomeriggio all’istituto “San Vincenzo dè Paoli”.
«Ci rivolgiamo a quanti hanno a cuore la giustizia e la liberazione della città dalla ndrangheta. Magistratura e forze dell’ordine hanno ottenuto risultati rilevanti, ma serve un impegno maggiore e diffuso: non è
più possibile guardare da lontano, ma è opportuno scendere in
piazza per dare concretezza al-
Partecipazione e mobilitazione
Due iniziative per i cittadini
l’impegno civile – uno stralcio
del documento al quale rivolto a
sindaco, prefetto, vescovo, rettori, dirigenti scolastici e presidenti di associazioni in vista di
una grande manifestazione pensata per il prossimo 3 gennaio –
chiediamo un momento assembleare per rendere palese chi si
impegna e chi no. Basta farsi i
fatti propri, basta sfiducia e rassegnazione. È venuto il tempo
di agire per identificare ed isolare una zona grigia che sta soffocando le forze pulite della città».
Un documento, questo, come è
stato chiarito da Rnt, che «non
è un giudizio di disprezzo o di
attacchi personali». Bensì «un
appello per domandarsi se è giusto tenere un profilo basso del
proprio impegno civile o addirittura defilarsi, una chiamata
alla corresponsabilità perché
tanta gente non la vediamo e
non la sentiamo e, se si fa vedere e sentire, lo fa poco e male».
Perché, come spiegato dal movimento, «è meglio un “Non ci sto
e dico perché” rispetto al silenzio». Come detto, Rnt ha lanciato anche una mobilitazione relativa alla situazione ambientale a
Ravagnese e dintorni. La mobilitazione, oltre che per la costituzione di una commissione tecnica di studio, si contraddistinguerà per una richiesta da parte
di Rnt di un’analisi più approfondita relativamente al locale
elettrodotto e nella presentazione alla Procura da parte dello
stesso movimento delle numerose firme raccolte dal signor
Nino Anghelone in una petizione rimasta inascoltata.
Nel corso dell’incontro, padre
Ladiana, oltre a bacchettare il
presidente del consiglio regionale Talarico e i gruppi assembleari per un documento sull’arresto del consigliere Morelli definito «dalla doppia morale ipocrita», affermando che «“Il si sapeva” mi sconvolge», ha invitato a «dire apertamente che non
siamo amici di tutti ed avere
chiari i nemici: dobbiamo recuperare la faccia e dire da che
parte stiamo».
LUCA ASSUMMA
[email protected]
> siulp
MAX LAUDADIO
IN PROVINCIA PER
“INSIEME SI PUÒ...”
È arrivato anche Max Laudadio, volto noto di “Striscia la notizia”, a sostenere il progetto dell’associazione “Insieme si può…”
presieduta da Francesco Minici, Assistente
Capo della Polizia in servizio al Commissariato di Siderno e dirigente provinciale del
Siulp. L’associazione si propone di sviluppare, insieme ad altri soggetti interessati, una
serie di iniziative di interesse sociale promuovendo altresì un’immagine dei poliziotti e di conseguenza della Polizia di Stato, come di una forza che, oltre a garantire la sicurezza pubblica, opera attivamente nel sociale. I due hanno incontrato Giuseppe Raffa
nell’Ufficio di Presidenza del Palazzo Storico
della Provincia, insieme al vicepresidente
Giovanni Verduci ed al consigliere Demetrio
Cara, per chiedere all’Ente di via Foti un sostegno alle iniziative che ormai da dieci anni
l’associazione svolge sul territorio tanto che
nei prossimi giorni sarà siglato un protocollo d'intesa con la Provincia a partire dal quale “Insieme si può…” inizierà un percorso
sull’intero territorio della provincia con importanti novità e con la sicura partecipazione di altri personaggi del mondo dello spettacolo. D’altra parte, la lista dei “personaggi”
che hanno sostenuto e che sostengono ancora "Insieme si può...", è lunghissima e annovera tra gli altri artisti del calinbro di Gianni
Cinelli, Max Pisu, Ficarra e Picone, Dario
Cassini, Ale e Franz, Checco Zalone e tanti altri. «È impossibile non lasciarsi coinvolgere
dalla vitalità di Francesco Minici – ha detto
Laudadio -. Quando ho conosciuto la sua Associazione ed ho visto quello che faceva con
i ragazzi non ho resistito e mi sono lanciato
subito a capofitto nel tentativo di dargli una
mano. Per venire fin qui a promuovere il progetto Insieme si può… – fa notare - mi sono
alzato alle cinque. Ma evidentemente ne valeva la pena». «Questo è lo spirito che anima
la nostra associazione - ha sostenuto Minici - che opera da oltre dieci anni in Calabria
ed in altre regioni d’Italia e si prefigge di diffondere tra le giovani generazioni la cultura
del rispetto della legalità facendolo senza toni da cattedratici, ma ridendo e scherzando
con i ragazzi». I particolari delle iniziative saranno resi noti in occasione della firma del
documento di condivisione d'intenti .
24
DOMENICA 4 dicembre 2011
calabria
ora
P I A N A
Clan Gallico, scarcerato Rinaldi
Palmi, il gip non ha convalidato il fermo per il presunto prestanome della cosca
PALMI
Si era riservato di sciogliere
la riserva entro ieri il Giudice
per le indagini preliminari del
tribunale di Palmi, Paolo Remondino. E puntualmente,
nel tardo pomeriggio è arrivata la decisione del Gip in merito agli arresti, effettuati mercoledì dalla distrettuale antimafia di Reggio Calabria, nei
confronti di Gesuale Misale,
Alfonso Rinaldi e Domenico
Nasso, considerati dagli inquirenti come vicino alla potente cosca Gallico di Palmi.
Il giudice palmese, dopo avere letto le carte della distrettuale non ha convalidato i fermi disponendo la scarcerazione per Alfonso Rinaldi, e decidendo però di confermare la
custodia cautelare in carcere
Da sinistra Misale, Rinaldi e Nasso
per Gesuele Misale e per Domenico Nasso, per i quali
avrebbe riscontrato gravi indizi di colpevolezza. I tre, indagati a vario titolo di intesta-
zione fittizia di beni e di favoreggiamento alla cosca dei
Gallico, in sede di interrogatori di garanzia si erano detti
estranei alle accuse. L’opera-
zione che aveva portato in galera i tre presunti prestanome
dei Gallico – la famiglia di mafia egemone a Palmi, proprio
in questi giorni alla sbarra per
VARAPODIO
il maxi processo sulla faida
sanguinaria che sconvolse la
città e sui vorticosi giri di mazzette che gravitavano sui cantieri infiniti per la ristrutturazione del tracciato dell’autostrada Salerno–Reggio Calabria – aveva portato alle indagini anche per tre avvocati,
Francesco Cardone e Giovanni Marafioti (che difendevano
alcuni dei Gallico nel processo che si svolge davanti alla
Corte d’Assise di Palmi e che
hanno annunciato la decisione di abbandonare la difesa) e
Minasi (per il quale il Gip di
Como ha confermato il fermo)
che è riuscito nel non semplice risultato di farsi raggiungere, nel medesimo giorno da
due ordinanze di custodia
cautelare differenti.
vimp
Seminara, rubati
2 semafori alla Sarc
Due semafori mobili. Questo il
bottino del furto alla ditta
“Sarc” nel cantiere a Barritteri
di Seminara . Sul posto sono
intervenuti i carabinieri.
Delianuova, preso
per furto di energia
Un uomo è stato arrestato
per furto di energia elettrica.
G.S. di 35 anni è stato
scoperto in flagranza dai
carabinieri della stazione di
Delianuova e del NOR.
SAN GIORGIO MORGETO
L’esercitazione simula il terremoto
Accorpamento della primaria
Genitori sul piede di guerra
I volontari ProCiv hanno attivato un ponte radio con la Prefettura
VARAPODIO
Dopo le calamità naturali
di tipo alluvionale che hanno più volte messo a rischio
la vita della cittadinanza calabrese e il pericolo dei terremoti per essere territorio sismico, l’ok ad un’esercitazione dei volontari della ProCiv
di prevenzione dal titolo “Calabria 2011” che si è svolta su
tutto il territorio calabrese,
qualche giorno fa, soprattutto per far fronte ad eventuali movimenti tellurici.
Non si intende creare allarmismi nella popolazione
ma solo essere pronti ad affrontare le eventuali situazioni d’emergenza di cui ci
auguriamo il non verificarsi.
Mario Cucinotta di Varapodio e Sergio Casadonte di
Palmi entrambi operatori di
radio con un comunicato alla stampa hanno fatto sapere come è avvenuta l’esercitazione radio sul territorio di
loro competenza che comprende Varapodio, Molochio
ed Oppido Mamertina.
«Anche nel territorio di
Oppido Mamertina - si legge
nella nota - è stata effettuata
la simulazione, e in particolare attivata una postazione
radio Com 5 (Centro operativo municipale), per operare
sui relativi comuni di competenza. La presenza dei radioamatori è stata sempre di
vitale importanza, perché in
caso di evento sismico o calamità naturale non sono più
attivi i ponti telefonici e le comunicazioni risultano indispensabili per alleviare il
malessere, l'incertezza e la
sensazione di solitudine delle popolazioni colpite. La postazione radio formata dai
due operatori: Mario Cucinotta “Iz8 ted” e sergio Ca-
CRONACA
ATTIVI La centrale operativa dell’esercitazione
sadonte “Iz8 fwu”, che hanno operato con le proprie apparecchiature presso il comando di polizia municipale
nell'ambito della simulazio-
ne dell'emergenza sismica,
hanno ricevuto le varie comunicazioni dalla prefettura
per poi trasmetterle ai vari
corpi in mobilitazione li pre-
senti (volontari della protezione civile, polizia Municipale, ecc.)».
Questa significativa esperienza, ha dimostrato l’importanza della comunicazione radio nel settore dell’emergenza.
Visti i precedenti eventi sismici che hanno colpito questa terra, sono necessarie le
esercitazioni per testare non
solo la preparazione della
macchina dei soccorsi istituzionali che operano in campo, ma anche tutte quelle
forze che, in forma di volontariato, svolgono un’importante funzione a beneficio
della collettività come i radioamatori che con i ponti
radio facilitano i soccorsi.
FILOMENA SCARPATI
[email protected]
GIOIA TAURO
Ecco il coordinamento donne Idv Piana
L’organo guidato da tre presidenti: Romeo, Albanese e Melini
GIOIA TAURO Presentato ieri mattina
nella sala consiliare del comune di Gioia
Tauro il neo coordinamento delle donne Idv
della Piana, che sarà presieduto da Rossella
Romeo, Clementina Albanese e Maria Melini. «Siamo il frutto della nostra terra e abbiamo il dovere e il diritto di rimanere qui»,
hanno detto le neo presidenti, dichiarando di
mettere a disposizione del territorio le proprie competenze. Erano presenti la coordinatrice regionale delle donne Antonietta De
Fazio, la senatrice Giuliana Carlino, in visita
in Calabria per la presentazione delle 14 leggi migliori d’Europa per fare entrare le donne in politica, e i commissari regionali Giuseppe Giordano ed Enzo Tromba. La De Fazio ha citato Bechelet «“se una donna fa politica, cambia la donna; se più donne fanno
politica, queste cambieranno la politica”».
La Carlino ha detto che «nell’agenda politica di Italia dei Valori la questione femminile rappresenta una priorità, un’esaltante
azione che va nella direzione della realizzazione dell’unità tra le donne d’Europa, attraverso l’estensione delle migliori leggi europee, e quindi dei diritti, a tutte indipendentemente dal Paese di residenza». Giordano
ha messo in luce che quelle del neo coordinamento sono «giovani donne normali e
preparate per una realtà che vive un momento di difficoltà straordinaria che dovrà vedere un autentico risorgimento morale».
Tromba ha ricordato come nel Nord Europa ci sia «una maggiore partecipazione delle donne nei consessi elettivi». Presenti altri
dirigenti del partito e Romina Leotta, presidente del consiglio comunale di Stilo.
Raffaella Caruso
SAN GIORGIO MORGETO
Ancora agitazioni e proteste a San Giorgio Morgeto, in
merito alla questione del ridimensionamento scolastico.
Negli scorsi giorni, come segno di protesta contro l’amministrazione provinciale, che ha già accorpato l’istituto
comprensivo Florimo di San Giorgio alle scuole Chitti e
Marvasi di Cittanova, lo stesso primo cittadino Carlo Cleri aveva ipotizzato le proprie dimissioni. Intanto è prevista per oggi alle 17, nei locali della biblioteca comunale,
una pubblica assemblea, alla quale parteciperanno i genitori degli alunni del Florimo, nella quale si prevede anche la partecipazione dell’amministrazione comunale,
schierata, appunto, in prima linea, per la difesa dell’autonomia scolastica dell’istituto. L’occasione servirà per
proporre nuove soluzioni e diffondere a larga scala i risultati delle discussioni effettuate in sede di consiglio
scolastico. Proprio dal verbale, emerge come la presenza della scuola all’interno del comune si ponga come una
necessità irrinunciabile per la cittadina. «Il territorio di
San Giorgio Morgeto- si legge nel documento- infatti,
presenta delle particolarità che lo distingue in modo determinante dai comuni vicini, anche se confinanti. E’ un
territorio che è composto dal centro storico e da numerose abitazioni rurali con una evidente difficoltà per i minori residenti in tali luoghi. Solo grazie alle azioni promosse dalla scuola, dalla parrocchia e dalle varie associazioni, essi hanno la possibilità di acquisire una chiara
identità sociale e di appartenenza ad una comunità».
Proprio per tali ragioni il consiglio d’istituto ha deliberato «all’unanimità di proporre, in deroga, il mantenimento dell’attuale autonomia scolastica dell’Istituto Comprensivo “F. Florimo”, tenuto conto delle particolarità
del territorio e della scuola, già dichiarata “scuola di montagna” per le sue peculiari caratteristiche sociali, economiche e culturali». Le sorti dell’istituto saranno chiarite
nel prossimo consiglio provinciale, indetto per il prossimo martedì 6 dicembre.
Isabella Galimi
precisazione
Differenziata, il bando è precedente
In merito all’articolo “Dangeli annuncia finanziamenti ma sul bando il Comune non c’è” pubblicato sull’edizione di CO di sabato, il sindaco Alessandro Cannatà precisa che «quel finanziamento di cui ha parlato l’assessore
Dangeli è stato ottenuto dal nostro Comune nell’annualità 2010 da parte della Regione Calabria, attraverso la
partecipazione al precedente bando regionale (del
2009)». Dell’errore ce ne scusiamo con gli interessati e
con i lettori.
DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 26
l’ora della Locride
Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected]
GUARDIE MEDICHE
Siderno
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Marina di Gioiosa Jonica
Carabinieri
tel. 0964/415106
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“The twilight saga -Breaking dawn” ore 16 - 19- 22
Roccella Jonica
Cinema Golden
tel. 0964/85409
“I soliti idioti” ore 18 - 20 - 22
Caraffa, allarme inquinamento
Sversavano abusivamente nella fiumara La Verde: due deferiti
SIDERNO
Uno dei più importanti corsi d’acqua della provincia di
Reggio Calabria, il torrente La
Verde, era diventata una vera
e propria fogna a cielo aperto.
Migliaia di litri di deiezioni
maleodoranti provenienti da
un allevamento industriale di
maiali, in località “Chiuse-Distoli”, di Caraffa del Bianco,
venivano sistematicamente
riversati nel torrente. A causa
di questi continui scarichi, del
tutto illegali, si era creata
un’ampia pozza sotto il ponte
che attraversa il greto della
fiumara. Per porre fine a tale
grave situazione sono intervenuti gli uomini del Corpo
forestale dello Stato, in particolare agenti del comando
della stazione di Brancaleone
e Locri, coadiuvati da un
equipaggio del comando della stazione mobile in uso per
tali servizi e da personale del
Nucleo investigativo di Polizia ambientale e forestale dello stesso comando.
Dagli accertamenti eseguiti è stato evidenziato che lo
smaltimento di questi liquidi,
che la vigente normativa inquadra come rifiuti, avveniva
senza alcun rispetto della norma vigente. Inoltre, i box in
cui erano allevati gli animali,
venivano puliti con acqua
corrente che, senza alcun
trattamento, finiva diretta-
Lo stato della fiumara La Verde
mente nel greto della fiumara
La Verde, attraverso un ingegnoso sistema di condotte, in
parte celate alla vista ed in
parte a cielo aperto. Quest’
operazione garantiva ai proprietari dell’attività un note-
vole profitto, che veniva ricavato dall’assenza delle spese
da sostenere per lo smaltimento regolare dei rifiuti liquidi prodotti dalla loro
azienda.
I controlli effettuati hanno
riguardato anche le modalità ed M.B., di 36 anni, rispettidi allevamento dei maiali de- vamente conduttore e titolare
stinati al macello, al fine di dell’allevamento, residenti
definire profili di eventuali ambedue ad Africo. Ad encondotte illecite anche nel trambi sono stati, infatti, contestati i reati inerenti lo smalsettore agroalimentare.
timento illeSono, comunque, in
cito di rifiuti,
Nel mirino
corso ulteriola violazione
degli
agenti
del
ri indagini atdella normate a verificare
tiva paesaggiCorpo forestale
alcuni aspetti
stico-amun allevamento
bientale,
dell’intera viindustriale
nonché violacenda che rizioni del coguardano la
materia urbanistico-edilizia e dice penale per aver prodotto
esalazioni maleodoranti popaesaggistica.
L’operazione ha infine con- tenzialmente pericolose per la
dotto al deferimento i due salute dell’uomo.
proprietari dello stabile, nonADELINA B. SCORDA
ché fratelli, M.G., di 30 anni,
[email protected]
27
DOMENICA 4 dicembre 2011
calabria
ora
L O C R I D E
Quelle dritte ai Pelle
sulle indagini in corso
Era Giovanni Zumbo a dare i dettagli al capomafia
SIDERNO
I padrini di San Luca s’informavano
sulle indagini in corso. Il capo mafia
Giuseppe Pelle, dei Pelle – Gambazza,
era venuto a sapere di un’inchiesta che
lo vedeva coinvolto. Un suo fedelissimo,
Giovanni Zumbo (nella foto), il commercialista in odore di servizi segreti, gli
aveva detto che il blitz si sarebbe chiamato “Tenacia”. Quel giorno, il 16 marzo 2010, a casa dei boss di San Luca,
c’era anche un uomo d’onore dei Ficara.
Era Giovanni Ficara a chiedere chiarimenti sui coinvolgimenti della famiglia Pelle nell’ambito dell’indagine “Tenacia”, che si sarebbe consumata di lì a
poco e contestualmente chiedeva conferma dell’identità dell’uomo che aveva
dato la soffiata sulle indagini in corso.
«Giglio come hai detto che si chiama?»,
chiedeva Ficara, «qualche altro pentito... Giglio che dice...Tenacia». «Operazione Tenacia», comfermava Zumbo.
Lui, informatore dei Ficara e dei Pelle,
aveva dunque in mano molti elementi
sull’esistenza di indagini pendenti sulle
loro teste presso le Procure della Repubblica di Reggio Calabria e di Milano.
Durante l’incontro a casa sua, inoltre,
Pelle chiese all’uomo dei Ficara se il suo
informatore fosse in grado di intercedere in suo favore presso il Tribunale di
sorveglianza speciale di Reggio Calabria,
per far si «che egli potesse usufruire di
uno sconto del periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale», si legge nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari. «Nel-
Giovanni Zumbo
le misure di prevenzione che possibilità
abbiamo? - chiede Giuseppe Pelle ai
suoi interlocutori - non possiamo fare
per farmeli togliere? Giglio me la fa...per
giorno 24». In quell’occasione Zumbo
chiese conferma sull’identità di Giglio,
seguito da Ficara che rassicurò Pelle:
«Giglio la fa...lo conosci», disse, esortando Zumbo a intercedere a favore del
capo mafia sottolineando le sue condizioni di salute. «Gli dici: guarda sono rimasti quattro mesi a questa persona, è
malato...i certificati li ha».
Alle pressioni di Ficara però Zumbo
rispose con un certo scetticismo, visto
che da lì all’udienza sarebbero trascorsi
solamente quattro giorni, manifestando comunque la propria disponibilità ad
aiutare Pelle per amicizia. «Se posso fare una cosa la faccio perchè... La devo fare perchè... Ve la meritate, sennò non ve
ne faccio», disse infine Zumbo.
Tutte le conversazioni danno dunque
conferma delle reali conoscenze di Zumbo in procura, che gli permettevano di
fornire ai propri interlocutori notizie
certe e confermate dai fatti su quelli che
sarebbero stati i reati contestati e i sequestri effettuati, citando finanche il numero dell’articolo del codice penale. Riguardo all’operazione “Tenacia”, infatti,
Zumbo fu i grado di fornire al capo mafia Pelle alcuni elementi circa il coinvolgimento di Perego, «società che i capitali pensa che siano vostri con intestazione fittizia dei beni», spiega il commercialista.
Le indagini di “Tenacia”, poi confluite insieme a quelle di “Patriarca” e “Infinito” sotto un’unica denominazione,
ovvero “Crimine” e condotte dalla Dda
di Milano in collaborazione con quella
di Reggio Calabria, sono state dunque
caratterizzate da una grossa fuga di notizie propiziata da soggetti vicini ai servizi segreti, come confermato dalle intercettazioni che vedono protagonista
Giuseppe Pelle e Giovanni Zumbo, in
possesso di particolari assolutamente
precisi che confermano l’assoluta vicinanza di Zumbo alle Procure.
Sono sette i Comuni che hanno approvato i progetti in Consiglio
Giorno 2 dicembre sono scaduti i termini per la presentazione dei Progetti integrati di sviluppo locali (Pisl), che hanno visto impegnate tutte le amministrazioni
comunali della Calabria, a seguito di un
bando regionale, con il coinvolgimento
delle amministrazioni provinciali. Bianco ha partecipato a due tipologie di Pisl,
quello per i “Sistemi Turistici Locali” e
quello per la “Qualità della Vita”. In quest’ultima tipologia erano previsti, tra gli
altri, interventi per la “diversa abilità” e
per il “disagio sociale”. Problematiche,
queste, molto presenti nel territorio della
Locride, anche per un ritardo nel processo di emersione di bisogni per lungo tempo trascurati. Consapevole di questa diffusa situazione, il Comune di Bianco si è
reso parte attiva per elaborare una serie di
progetti insieme con altri sei Comuni contigui, allo scopo di costruire un sistema,
meglio ancora una rete, di strutture in grado di erogare servizi che possano soddisfare esigenze diffusamente presenti nel
territorio di appartenenza. Per tale motivo si sono messi insieme, con Bianco capofila, i Comuni di Africo, Benestare,
Bruzzano, Caraffa del Bianco, Casignana
e Ferruzzano, sostenuti e guidati dalla
consigliera provinciale Allessandra Polimeni, nella sua qualità non solo di presidente della Commissione politiche sociali ma anche di esperta in progettazione
nell’ambito del sociale, e da Francesca Ba-
soli e Maurizio Zavaglia, in qualità di coordinatori dei sette Comuni. L’idea forte
del progetto intercomunale è stata quella
di realizzare in ogni Comune una struttura che eroghi servizi per tutti gli altri sei,
sia nel campo della disabilità, variamente qualificata, che nel campo dell’aggregazione sociale e culturale di giovani ed
anziani, con l’utilizzo di strutture riqualificate o di completamento o ex novo. Si è
posto, ovviamente, il problema della mobilità e del trasferimento dei futuri utenti
e si è pensato di utilizzare gli scuolabus
già disponibili in alcuni dei Comuni coinvolti. Un sistema, dunque, all’interno del
quale si esprima ai massimi livelli la complementarietà e la sinergia e dove “ognuno è per tutti”. All’interno di questa impostazione e di questo quadro di riferimento Africo ha proposto la progettazione di
un “Palatenda”, in una zona già destinata
ad attività sportive, che così viene riqualificata e valorizzata, per un importo di
circa 393mila euro. Benestare ha presentato un progetto di completamento di una
struttura già esistente da adibire a teatro,
a servizio di tutte le “compagnie teatrali”,
sia professionistiche che dilettantistiche,
esperte o agli esordi, presenti nei sette Comuni, per un importo di circa 400mila
euro. Bianco ha inteso ristrutturare la
scuola materna della frazione Pardesca,
per realizzare un “centro socio-assistenziale” al servizio dei diversamente abili, e
completare la struttura dell’Istituto Civico Musicale Giuseppe Verdi con la realiz-
Terme di Antonimina
Arriva una Onlus
SIDERNO
Non una cessione a prezzi irrisori del vecchio stabilimento delle terme di Antonimina-Locri ma una semplice locazione ad una onlus
che offre servizi di assistenza a soggetti diversamente
abili.
È quanto apprendiamo
da fonti interne del consiglio
di amministrazione dell’ente terme, dopo che nell’ultima seduta del consiglio comunale, il capogruppo di
“SìAmo Locri” Francesco
Macrì aveva sollevato il rischio di una cessione dell’immobile che fino a qualche mese fa aveva ospitato
le terme prima del trasferimento nel nuovo stabilimento, inaugurato la scorsa
estate. Ma non solo. Dalle
stesse fonti abbiamo appreso che l’operazione di affitto
all’associazione locataria
dell’immobile è avvenuta col
pieno consenso dell’assem-
blea dell’ente terme, composta – è il caso di ricordarlo –
dai sindaci di Antonimina e
Locri. E se il canone di locazione sarebbe comunque
basso (quasi un prezzo “politico”, viste le finalità umanitarie della onlus locataria)
tra i vantaggi dell’ente terme
c’è quello di fare utilizzare
un immobile in disuso, la cui
manutenzione è a carico dell’affittuario che s’impegna
pure ad assumere alcuni
operatori di assistenza sociale. Fin qui quanto abbiamo appreso, fermo restando che la discussione inerente gli enti ed i consorzi dei
quali il Comune di Locri fa
parte, sarà oggetto, stando a
quanto detto nell’assise di
mercoledì dall’assessore Ratuis, dell’ordine del giorno di
una prossima seduta consiliare. Intanto, nello stabilmento termale si lavora a
percorsi benessere con l’utilizzo di palestra e piscina.
Gianluca Albanese
CRONACA
Gerace, 52enne
denunciato
Bianco, guida
l’auto ubriaco
I carabinieri della stazione di
Gerace hanno deferito in stato
di libertà M.G., 52 anni.Veniva
controllato alla guida della sua
auto con nel bagagliaio una
ascia, un bastone di legno, un
martello e un coltello da
cucina del tipo da tavola.
I militari della Compagnia
Norm di Bianco hanno
deferito in stato di libertà
D.M., 29 anni. L’uomo si è reso
responsabile di guida in stato
di ebbrezza, violenza o
minaccia a Pubblico ufficiale ed
oltraggio a Pubblico ufficiale
SIMONA MUSCO
[email protected]
Pisl, Bianco capofila dell’area sud
BIANCO
la decisione
zazione di un “Auditorium” per concerti
e manifestazioni musicali, di importo
complessivo pari a 390mila euro. Bruzzano è intervenuto per mettere a norma la
palestra scolastica per un importo di
300mila euro, da utilizzare ad attività di
atletica e ginnastica. Caraffa del Bianco
ha previsto di riqualificare una struttura
già esistente, valorizzando nel contempo
l’area circostante, e con un finanziamento di 368mila euro si propone di realizzare un’area multi servizi con un centro
diurno per anziani. Casignana ha presentato un progetto di di 380mila euro per la
riqualificazione di una struttura già esistente al fine di realizzare un complesso
sportivo da adibire a centro polivalente
ludico-ricreativo. Infine Ferruzzano , con
il suo progetto di 310mila euro ha inteso
adeguare e riqualificare la palestra comunale, per l’erogazione di servizi di riabilitazione funzionale per i diversamente abili. Come si può facilmente notare ci troviamo di fronte ad un complesso unitario
e armonico di interventi e di servizi alla
persona, che qualifica in alto un intero territorio e lo rende unitario e omogeneo nella erogazione dei servizi alla persona, in
particolare le fasce più deboli , vulnerabili e bisognose di sostegno. In tale prospettiva tutte le progettazioni, anche quelle
non finalizzate specificatamente ai diversamente abili, sono predisposte anche all’utilizzazione di questi soggetti.
FRANCESCO MOROSINI
[email protected]
politica
Stilo, la minoranza
chiede “ospitalità” a Miriello
STILO
A Stilo la minoranza chiede…albergo! Sì, proprio così, in considerazione del fatto che tanto il gruppo consiliare de “La Svolta stilese”
quanto il sodalizio “Per Stilo” hanno formalizzato ufficiale richiesta al sindaco della “Città del Sole”, Giancarlo Miriello, chiedendo «la
concessione d’uso di un locale situato all’interno del
Palazzo Municipale da adibire a sede della Segreteria
dei Gruppi Consiliari di Minoranza».
Tanto si evince, per l’appunto, dal testo sottoscritto
dal capogruppo de “La Svolta stilese”, Pasquale Grillo,
in una lettera datata
22.11.2011, n. 7163 di protocollo della municipalità stilese, indirizzata al primo cittadino ed avente ad oggetto
“Richiesta
concessione
d’uso di locali”, a cui si attende un cenno di riscontro
da parte dello stesso Miriello; un modo come un altro
per potere essere maggiormente addentrati nelle vicende che ineriscono la Co-
Il consigliere Scarfone
sa pubblica, semmai intuitivamente coinvolgendo la
principale utenza della Pubblica Amministrazione, ovvero siano i cittadini cui del
resto ci si rivolse proprio nel
contesto dell’ultima campagna elettorale, sei mesi orsono, promettendo loro un
coinvolgimento più costruttivo nei fatti essenziali della
politica locale.
ANTONIO BALDARI
[email protected]
DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 15
l’ora di Cosenza
Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected]
SAN LORENZO
L’INTERCETTAZIONE
Un roglianese
nell’inchiesta
su Morelli
CASSANO
La minoranza
abbandona
il Consiglio
> pagina 20
BONIFATI
Nuovo sindaco
Gallo rassicura:
alle urne nel 2012
> pagina 21
Operai arrestati
per trasporto
di rifiuti pericolosi
> pagina 28
> pagina 30
Estorsione e sequestro
Tre uomini in manette
Avrebbero vessato una coppia di coniugi loro affittuari
Un uomo di 53 anni, Giancarlo Stancati, di Cosenza, e i
suoi due figli, Elio di 23 anni e
Pierangelo (28), sono stati arrestati dai carabinieri nell’ambito dell’operazione denominata “Family”. Sono accusati di
minacce, percosse, estorsione,
sequestro di persona. Hanno
vessato per tre mesi una coppia
di coniugi del Nord Italia, sottoponendoli a una serie di violenze umilianti. Comincia tutto a giugno, quando lei, casalinga, vende la propria casa in
Val d’Aosta e si trasferisce a Cosenza. Per caso incontra Elio
Stancati, che le affitta un magazzino a Portapiana: un buco
umido e senza luce al numero
8 di via San Giovanni Battista.
Inizialmente i rapporti sono
amichevoli. Poi succede che lei
confida al padrone di casa di
avere un libretto in banca con
circa 125mila euro: il ricavato
della vendita della casa a Chatillon. E cambia tutto. Minacciandola di morte il giovane cosentino la costringe a prelevare 1.500 euro e a farseli consegnare. All’inizio di luglio, il marito della donna, un operaio
Pierangelo Stancati (28 anni)
Elio Stancati (23 anni)
Da sinistra, il maggiore Salvatori
e il maresciallo Parisi
La conferenza stampa
dell’operazione “Family”
Giancarlo Stancati (53 anni)
edile specializzato, raggiunge li Stancati si ripresentano. Stasua moglie a Cosenza. È il 20 volta con loro c’ anche il padre:
quando Elio Stancati e suo fra- già coinvolto in inchieste antitello Pierangelo – entrambi mafia come Missing e Ciak.
con precedenti di polizia – si Vuole 9.500 euro. Quando si
sente dire no
presentano a
Giancarlo
casa dei coDa locatari
Stancati gli
niugi e semgli
Stancati
spiana una pipre con la mistola in faccia,
naccia di uccisi sarebbero
un’arma di
derli gli portatrasformati
piccolo calino via altri
in aguzzini
bro. Poi li rin3.760 euro. A
chiude nel
questo punto
la coppia comincia a discutere magazzino finché, mezzi morsul da farsi, se non sia il caso di ti di paura, i due non accettano
raccontare tutto ai carabinieri. di dargli il denaro. E così succeMa hanno troppa paura e desi- de, la coppia consegna i soldi.
stono. A fine settembre i fratel- Ma non nei tempi auspicati.
Perché la banca non consente
il prelievo di una somma del
genere tutta in una volta e il
“pagamento” avviene in più soluzioni. Un fatto che innervosisce gli Stancati. Fanno dire alla coppia che quel denaro gli
serve per comprare i mobili.
Per tutta l’estate fino ai primi di
novembre i coniugi del Nord
Italia vivono un piccolo inferno, fatto di prepotenze e umiliazioni: costretti a salire in auto, rinchiusi in casa propria,
picchiati, derubati. Un giorno
si vedono piombare in casa i
fratelli Stancati, che se ne vanno con il computer, la play station, un telefono cellulare, la
carabina ad aria compressa
ereditata dal «povero papà».
All’inizio di novembre il marito prende il coraggio a due mani e va da Giancarlo Stancati
chiedendogli indietro i 14.700
euro estorti alla moglie e a lui.
La risposta è un pugno in faccia: la goccia che fa traboccare
il vaso. Pochi giorni dopo i coniugi vanno dai carabinieri e
denunciano tutto. Il maggiore
Salvatori, comandante della
Compagnia, affida le indagini
alla stazione di Cosenza Nord.
Il maresciallo Parisi e i suoi uomini non hanno perso tempo.
Venerdì mattina, su richiesta
della Procura di Cosenza, il gip
(Carpino) del Tribunale di Cosenza ha firmato un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere a carico di Giancarlo Stancati e dei figli Elio e Pierangelo.
Ipotizza i reati di minacce, percosse, estorsione e sequestro di
persona. I tre indagati sono difesi dall’avvocato Cristian Cristiano. Perché una coppia di
coniugi che ha una casa in Val
d’Aosta abbia deciso di venderla per ricominciare da Cosenza,
andando a vivere in un antro a
Portapiana non lo sapremo
mai. Alessandro Z. e Zaira C.
hanno lasciato la città.
ALESSANDRO BOZZO
[email protected]
giallo al comune di san fili
Dieci indagati per la Bollettopoli
E Tallarico ottiene i domiciliari
Sembrava una storia semplice,
seppur non priva di accenti grotteschi: un dipendente comunale infedele che dopo aver intascato per
anni i soldi del suo ufficio, incendia l’intero Municipio per far
L’ex dipendente
sparire le tracce
nega di aver
della truffa. Purtroppo per lui, gli
intascato i soldi
va male: Franco
degli oneri di
Tallarico, infatti,
urbanizzazione
resta ferito nel rogo, viene scoperto e condannato per incendio doloso. Accadeva a San Fili, esattamente un anno fa. Quattro giorni
addietro, poi, le indagini relative a
quegli ammanchi dalle casse comunali, (circa 300mila euro nel-
l’arco di dieci anni) sono culminate nell’arresto dell’impiegato, stavolta con l’accusa ben più grave di
peculato. Storia chiusa? Niente affatto. La Bollettopoli di San Fili potrebbe avere, infatti, contorni e dimensioni ben più ampie del previsto. E quasi certamente con risvolti clamorosi e inaspettati. Il primo
si è già verificato. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, svoltosi giovedì scoro davanti al gip
Salvatore Carpino, al pm Antonio
Cestone e in presenza del difensore Roberto Loscerbo, Tallarico ha
ottenuto i domiciliari. Un vero e
proprio colpo di scena. L’indagato,
infatti, non ha ammesso la propria
colpevolezza per nessuno dei 105
capi d’imputazione a lui contesta-
ti. Sì, 105 casi in cui i cittadini sanfilesi si sarebbero recati da lui, nell’ufficio tecnico comunale, per pagare i cosiddetti oneri di urbanizzazione relativi ai permessi a costruire. Tasse che i cittadini s'illudevano di aver regolarmente versato poiché, nelle loro tasche finiva
una ricevuta di pagamento falsificata mentre, nelle casse del Comune non entrava neanche un euro.
Quei soldi finivano, dunque, nella saccoccia di Tallarico, così come
ritiene la Procura? Al riguardo, il
diretto interessato ha illustrato,
punto per punto, episodio per episodio, come a suo dire sarebbero
andati realmente i fatti, negando
di aver mai sgraffignato un euro
di soldi pubblici. E al termine del-
Da sinistra, Franco Tallarico e il suo difensore Roberto Loscerbo
l’interrogatorio, non solo Carpino
lo ha rispedito a casa, ma ha chiesto al pubblico ministero di approfondire i fatti e le circostanze riferite dall’indagato. Quali fatti? Quali circostanze? Da Cestone a Loscerbo, vige per ora il massino riserbo sull’argomento. Di certo c’è
che, il numero di persone indagate per questa vicenda ammonta a
dieci. Oltre a Tallarico ci sono altri
due dipendenti dell’ufficio tecnico
e ulteriori sette persone di cui non
si sa nulla. Gli atti che li riguardano, infatti, sono attualmente se-
cretati, ma tra loro figura anche il
nome di qualche politico, già amministratore comunale. Nessuno,
però, di quelli attualmente in auge
alla guida dell’ente. Anzi, in origine, erano stati proprio il sindaco
Zuccarelli e il suo vice Argentino a
segnalare il sospetto ammanco
dalle casse comunali, innescando
così tutti gli eventi successivi: dall’incendio all’arresto di 5 giorni fa.
La sensazione, però, è che le sorprese siano appena cominciate.
MARCO CRIBARI
[email protected]
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DOMENICA 4 dicembre 2011
calabria
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A M A N T E A - C A M P O R A S A N G I OVA N N I - B O N I FAT I
BONIFATI
Giovinastri vicini al clan
intimoriscono i cittadini
COSENZA
Figli di pregiudicati consumano pasti senza pagare
AMANTEA
Non bastava la presenza di un’intera
cosca in città, né la nascita di una nuova
banda criminale capeggiata da un folle,
adesso anche alcuni ragazzacci del luogo
provano ad alzare la voce contro commercianti e imprenditori. Probabilmente si è
diffusa la voce che ad Amantea gli appartenenti alla categoria sono “buoni” in
quanto non denunciano e non si difendono. Da prima dell’estate un gruppo di giovani, per lo più figli di pregiudicati (fatta
eccezione per un solo componente il cui
genitore è un noto commerciante di
Amantea), sta seminando il panico per le
vie cittadine a causa di comportamenti alquanto discutibili. L’ultima bravata commessa dal gruppo, in ordine di tempo, è Uno scorcio del centro storico di Amantea
rappresentata da una sostanziosa “mangiata a scrocco” in un noto locale ubicato mancato pagamento della cena. Fatto sta
sul lungomare di Amantea. Il gruppo di che nessuno ha reso i soldi all’imprenditore, né il fattaccio è stagiovani, dopo aver trato denunciato alle autoscorsa un’allegra serata
Un cameriere
rità competenti. Come se
davanti a un tavolo impicchiato
e
bandito di ogni ben di
ciò non bastasse, la sera
Dio, si è alzato ed è andastessa il gruppetto di deminacciato
to via senza pagare. Il
linquenti è ritornato (in
perché
aveva
proprietario del locale,
orario di chiusura) nello
chiesto il conto
informato dal cameriere,
stesso locale ad attendeil giorno successivo si è
re il cameriere che si è rirecato dal capobanda per chiedere i soldi. mediato una bella aggressione a calci e
Ma lo stesso si è messo sulle difensive af- pugni (neanche questo è stato denunciafermando di averli dati al cameriere. Il ge- to). E proprio per essere certi che lo stesstore del locale, però, ha precisato che era so cameriere non creasse ulteriori problestato proprio il cameriere a denunciare il mi, nel mentre gli aggressori si allontana-
AMANTEA - L’INTERVENTO
«Basta confusione
sulle nostre scuole»
La questione dell'accorpamento delle Istituzioni
scolastiche ha generato
grande confusione in città.
E' opportuno, quindi, chiarire alcuni aspetti della vicenda che pur evidenzia dei
punti fermi incontestabili:
nessuna scuola sarà chiusa,
ad Amantea come a Campora S. Giovanni; nessun
servizio scolastico subirà alcuna riduzione per effetto
della decisione assunta dall’Amministrazione comunale; la soluzione adottata è
del tutto provvisoria... A chi
afferma cose diverse, diciamo che siamo sempre pronti al confronto per chiarire i
termini del nuovo piano di
dimensionamento scolastico e spiegare gli effetti conseguenti. A chi, in mala fede,
tenta di diffondere inutile
allarmismo tra la popolazione, diciamo che sta svolgendo solo una grave opera
diseducativa e distruttiva.
La Scuola di Campora non
ha un proprio dirigente già
da oltre un anno e nessuna
scuola è stata chiusa, nessun servizio ha subito alcun
ridimensionamento. Infatti, la vicenda in questione riguarda solo la riorganizzazione delle strutture dirigenziali delle scuole cittadi-
ne, riorganizzazione dettata dalle nuove leggi in materia di razionalizzazione
della spesa pubblica. In
pratica il legislatore ha ritenuto di ridurre complessivamente il numero dei dirigenti in un’ ottica di contenimento dei costi. Nell’assumere la decisione di procedere al nuovo dimensionamento delle scuole presenti
in Città, l’Amministrazione
ha anche considerato la
possibilità in prospettiva futura di altri accorpamenti
con le sedi di Amantea di
Istituti scolastici, non solo di
Serra d'Aiello, Cleto e Aiello
Calabro ma anche di Belmonte, Longobardi e Fiumefreddo. Come noto le
scuole di Lago, già dallo
scorso anno, sono accorpate all’Istituto comprensivo
di Amantea. Vi ricordiamo
quello che in questi anni la
nostra Amministrazione ha
fatto: tre nuove aule alla
scuola di Campora per una
spesa di euro 100000;
stanno per iniziare i lavori
di costruzione di una nuova
scuola materna con un appalto già assegnato per euro 950000; tutti gli istituti
scolastici di Camposa sono
a norma antisismica.
La giunta Tonnara
vano dal lungomare, il capobanda è tornato indietro, armato di coltello, per puntualizzare: “quando mi vedi, mi devi rispettare”. Questo è solo uno dei tanti episodi delittuosi verificatisi ad Amantea e,
sicuramente non sarà neanche l’ultimo.
La ritrosia degli esercenti a denunciare simili gravissimi episodi, probabilmente è
giustificabile per la paura di subire danni
alle attività commerciali, ma tacendo si
rischia di rendere ancor più pericolosi
questi giovani che un domani potrebbero
non accontentarsi più della semplice
“mangiata a scrocco”
STEFANIA SAPIENZA
[email protected]
Recupero del castello
Chiesti 700mila euro
Dopo aver approvato il
protocollo d'intesa per l'elaborazione di un progetto di
interesse locale (Pisl) denominato “Borghi d’eccellenza
della Calabria, provincia di
Cosenza, Castelli e Musei:
Nodi di interazione culturale", la giunta comunale, presieduta dal sindaco Antonio
Mollo, ha approvato un progetto per l’ottenimento di risorse attorno allo strumento
della progettazione integrata per il recupero e valorizzazione del Castello di Bonifati. La presentazione dei progetti integrati di sviluppo locale sono predisposti per dare attuazione delle diverse tipologie di programmi di
sviluppo, tra cui ricade quella inerente il Pisr “Borghi di
Eccellenza”. Il Pisr “Borghi
di Eccellenza”, sostiene la
realizzazione delle azioni di
recupero, rifunzionalizzazione e valorizzazione degli
edifici pubblici e/o di interesse pubblico e degli elementi urbani di maggiore
valenza storica, culturale e
architettonica. Sarà attuato
attraverso progetti integrati
di sviluppo locale e dovrà
prevedere uno sviluppo a fini turistici e/o culturali delle azioni previste. L’amministrazione comunale ha inteso partecipare al Pisl “Borghi di Eccellenza” consapevole che la valorizzazione e
riqualificazione del patrimonio artistico e culturale che
Antonio Mollo
insiste nel comune di Bonifati possa essere, non solo la
salvaguardia di un bene storico, ma il rilancio turistico e
culturale del paese. Con precedente delibera della giunta comunale è stato approvato lo schema di convenzione con il quale è stato affidato alla società Essetre
s.r.l rappresentata dall’architetto Mauro Francini
l’elaborazione sia della proposta generale di Pisl che dei
singoli progetti delle opere.
La predetta società ha predisposto il progetto preliminare per la realizzazione dei
lavori di recupero del Castello e riqualificazione urbanistica dell’area circostante.
L’importo per l’esecuzione
delle opere ammonta ad euro 700.000. Per detti lavori
l’amministrazione comunale chiederà un finanziamento alla Regione Calabria attraverso la partecipazione al
bando pubblico dei Pisl.
Mario Rugiero
Dimensionamento, è scontro
Oggi protesta a Campora. Morelli alla Provincia si è astenuto
AMANTEA
Qualsiasi altra discussione
sul dimensionamento scolastico, ormai, è inutile. Di tempo
per opporsi ce n’è stato, chi
non lo ha fatto è perchè aveva
tutto l’interesse affinchè le cose andassero avanti così.
Ebbene, venerdì la Provincia ha approvato il dimensionamento. Gli unici due che si
sono astenuti dal voto sono
stati i consiglieri provinciali
GB Morelli (Amantea) e Ernesto Clausi.
«Sono stato l'unico (del Tirreno ndr )- ha dichiarato Morelli - che in consiglio provinciale si è astenuto sull'approvazione del dimensionamento
scolastico. E l'ho fatto esclusivamente per l'attaccamento alla mia città e per non avallare
il comportamento dell'amministrazione comunale che non
ha creato il minimo spazio di
discussione e confronto con la
cittadinanza, soprattutto quella di Campora San Giovanni,
interessata direttamente dalla
proposta di accorpamento dell'Istituto “A. Longo”, sito nella
frazione. Esso è stato calato
dall'alto e non è stato né concertato né condiviso dai diversi rappresentanti politici del
territorio, sia di maggioranza,
sia d’opposizione, e tanto me-
G. B. Morelli
Giuseppe Nesi
no dalla comunità interessata, di un risultato decisionale conche, anzi, è stata mortificata in diviso dalla cittadinanza sul dimodo vergognoso nel corso mensionamento scolastico da
dell’ ultima seduta del consi- effettuare nel nostro comprenglio comunale, in cui non è sta- sorio. Ho manifestato in tutte
to consentito,
le sedi la mia
da parte della
contrarietà ad
«In assise
maggioranza,
un accorpala
Comunità
di esporre demento che è
mocraticastato imposto
mortificata
mente e civila Campora
in
modo
mente le proquando, invevergognoso»
prie ragioni».
ce, andava
condiviso e
E, ancora:
«Sono l'unico consigliere pro- concertato, come hanno fatto
vinciale espressione del terri- tutti i sindaci della provincia di
torio e, da parte dell'ammini- Cosenza a favore dei territori
strazione comunale, non sono da loro rappresentati». La
stato messo al corrente delle giunta Tonnara, invece, «è stadecisioni in modo da poter ta lontana e, anzi, ha adottato
contribuire al raggiungimento una decisione che va contro
una porzione importante della propria comunità in modo
unilaterale e antidemocratico». La manifestazione di protesta, in programma per oggi a
Campora «è l'epilogo di una
triste ed amara vicenda di cui
porta in pieno la responsabilità la giunta Tonnara che oramai sa solo avvitarsi su se stessa, tanto da offrire un mediocre spettacolo di sé, nella serata dell’ultima Assie, nel corso
del quale alcuni degli stessi assessori e consiglieri di maggioranza si sono dissociati dalla
decisione presa in merito». I
consiglieri di opposizione Antonio Rubino e Giuseppe Nesi,
in merito, hanno espresso la
loro solidarietà «a genitori e
cittadini di Campora che pacificamente continuano a manifestare il loro disappunto rispetto all'avvenuto accorpamento che rischia di creare notevoli disagi all'intera comunità scolastica. Saremo anche
noi - dichiarano Morelli, Rubino e Nesi - in piazza a Campora, con coraggio ed umiltà, ad
ascoltare le ragioni di una legittima protesta che non ha incontrato un minimo di attenzione da parte della giunta
Tonnara. Questa è l'ennesima
testimonianza della incapacità della maggioranza».
s. s.
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calabria
ora
C A T A N Z A R O
Il ricordo
del Maestro
Le due anime di Vittorio De Seta
Due anime albergavano in Vittorio De Seta: quella del
maestro del cinema e quella dell’imprenditore. E non è
detto che le due fossero scollegate. All’inizio degli anni
ottanta, De Seta ritorna in Calabria ad occuparsi delle sue
terre e qui concepirà il suo film documento “In Calabria” (1993). Tenendo conto di queste “due anime” abbiamo ascoltato le testimonianza di chi lo conosceva e ha
lavorato con lui ed affianco a lui. De Seta ha insegnato il
mestiere a Nino Galea, regista e scenografo, che ha conosciuto il suo maestro in occasione della stesura della
tesi di laurea all’Accademia di belle arti. Da allora non ha
mai smesso di essere accanto a De Seta diventandone
anche aiuto regista per il film-documento “In Calabria”.
«La rappresentazione della realtà calabrese da parte del
maestro - afferma Galea - era facilitata dal suo reale distacco: era aristocratico ed era siciliano. Questo, unito al
suo genio, ha permesso di ritrarre l’anima della Calabria senza rinunciare ad un’aspra critica e senza autocommiserazione». Il modo migliore per celebrare il maestro e per conoscerlo - continua - è guardare i suoi visi,
le sue mani, i suo personaggi di fronte ai quali la macchina da presa scompariva per restituirne la realtà». Il
De Seta uomo ed imprenditore ci viene raccontato da Sabrina Ceccato che ha lavorato per ben sei anni nella sua
tenuta, occupandosi della raccolta delle olive e anche di
diverse incombenze casalinghe. «Vittorio De Seta ha
cercato di arricchire la Calabria anche dal punto di vista
imprenditoriale, cercando di importare tecniche nuovissime, all’epoca, per la raccolta delle olive». Dal punto di vista umano era una persona che sapeva rapportarsi davvero con tutti - racconta Sabrina - e che aveva una
forte etica. Inoltre era umile e riservato. Un giorno, dopo un malinteso, venne a chiedermi scusa direttamente
a casa». Anche per Sabrina, De Seta è stato un maestro:
«Quando era stato prigioniero durante la guerra - continua Sabrina - mi raccontava, aveva mangiato bucce di
patata ammuffite. Così quando veniva a cena a casa della mia famiglia ci imponeva di non buttare nulla. I sei anni passati con lui sono stati stupendi, mi ha insegnato a
rapportarmi con il mondo».
Simona Tulelli
La rappresentazione della realtà
calabrese fatta dal maestro era
facilitata dal suo distacco: era
aristocratico e siciliano
Nino Galea, regista e scenografo
Egli ha cercato di arricchire la
Calabria anche dal punto di vista
imprenditoriale. Si pensi alle
tecniche per raccogliere le olive
Sabrina Ceccato, collaboratrice domestica
le memorie di un amico
«Gli brillarono gli occhi»
Filippo Curtosi e quell’incontro per la rivista “La Calabria”
«Quando se ne va un grande maestro è
difficile trovare le parole adatte. Posso dire
che conoscere Vittorio De Seta significa
conoscere l’anima del Sud,
rivivere la meridionalità e
scoprire la bellezza della
verità». Con queste parole
inizia il nostro colloquio
sul maestro Vittorio De
Seta con Filippo Curtosi
autore, insieme a Giuseppe Candido, del volume La
Calabria (2009), antologia
della Rivista di letteratura
Qualcuno oggi dice
diretta da Luigi
che era siciliano, altri popolare
Bruzzano (1888-1902), e
che era calabrese di
del quale Vittorio De Seta
ha firmato la prefazione.
adozione. Io che ho
Abbiamo chiesto a Curtoavuto l’onore di
si il motivo della scelta di
De Seta per la prefazione:
conoscerlo dico che
«Vittorio de Seta - afferma
lui era calabrese
Curtosi - era un grande renell’anima
gista che ha rappresentato la cultura popolare e le
tradizioni del meridione
tutto, e della Calabria, come nessun altro ha fatto. Abbiamo pensato di accostare l’opera di Bruzzano a quella di De Seta perché troviamo nei lavori di
De Seta, soprattutto ne “Il Mondo Perduto”
(serie di documentari degli anni 1954-1959,
ndr) le stesse antinomia che troviamo in
Bruzzano. Inoltre, Bruzzano e De Seta avevano la stessa umile empatia nel raffigurare la realtà popolare». Alla nostra domanda sull’impressione ricevuta dall’incontro
con De Seta, in occasione della loro proposta letteraria, Curtosi risponde: «Ricordo
Vittorio nel giorno in cui gli portammo alcune copie della rivista “La Calabria”: gli
FLASH
In alto alcuni
scatti del
maestro. A
destra giovane
regista. Sotto
con Filippo
Curtosi
brillarono gli occhi. Egli amava la cultura
popolare della Calabria. Qualcuno in questi giorni ha affermato che era siciliano, altri che era calabrese di adozione, perché
aveva ricevuto diverse cittadinanze onorarie da paesi calabresi. Vittorio era calabrese nell’animo. Rimase enormemente colpito, come egli stesso scrisse, scorrendo i
canti, le leggende e le novelle popolari, raccolte da Bruzzano, per la loro bellezza e vastità». L’uomo De Seta vive nel ricordo di
Curtosi che lo esprime con queste parole:
«Ci mise subito a nostro agio e ci parlò dei
suoi film, della sua vita, in una lunga intervista a quattro mani. Fu disponibile a parlare di qualunque cosa: dalle condizioni del
lavoro, e di come si sono evolute negli ultimi decenni, al suo rapporto con la fede, con
la vera dottrina di Gesù. Ma parlammo anche di scuola e del suo rapporto con il grande Pier Paolo Pasolini».
s.t.
Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
10
Calabria
.
REGGIO Completati nelle case circondariali di Opera e Palmi gli interrogatori delle persone sottoposte a fermo dalla Procura distrettuale
Il penalista Vincenzo Minasi resta in carcere
Convalidato il provvedimento restrittivo nei confronti di Misale e Nasso. Torna libero Rinaldi
Paolo Toscano
REGGIO CALABRIA
Terza giornata nel carcere di
Opera e secondo interrogatorio
per l’avvocato Vincenzo Minasi.
Venerdì il penalista palmese era
stato sentito dal gip Giuseppe
Gennari, il magistrato che ne
aveva disposto l'arresto, insieme
con altre nove persone, nell'ambito dell'inchiesta della Dda di
Milano sulle attività della cosca
Valle-Lampada. Contestualmente gli era stato notificato il provvedimento di fermo emesso dalla
Procura di Reggio Calabria per i
reati di concorso esterno in associazione mafiosa ed intestazione
fittizia di beni nell’inchiesta contro la cosca Gallico di Palmi. Ieri,
Minasi è comparso davanti al
giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como, Luciano
Storaci per l'udienza di convalida. Nel corso dell'interrogatorio,
presente il legale di fiducia avvocato Pino Nardo, l'indagato ha risposto alle domande del giudice
di Como che lo ha sentito per rogatoria. Durante l’interrogatorio
Minasi, secondo il difensore,
avrebbe indicato una serie di fatti
ed elementi che dimostrerebbero
la sua estraneità dalle accuse.
Vincenzo Minasi ha praticamente trascorso tutto il suo tempo in
cella a studiare le carte. Ha letto
la ponderosa ordinanza, ha letto
il decreto di fermo. E una volta
che si è presentato davanti al giudice di Como ha seguito, dunque,
la stessa strategia attuata nel primo interrogatorio e finalizzata a
chiarire ogni aspetto dei fatti
contestati. La posizione di Minasi
è considerata tra le più delicate. Il
penalista calabrese, infatti, viene
considerato dai giudici come lo
snodo di collegamento tra cosche. Al termine dell’interrogatorio il gip Storaci ha convalidato il
fermo ed ha emesso nei confronti
dell’indagato una ordinanza di
custodia cautelare in carcere. Gli
atti saranno ora trasmessi al giudice di Reggio Calabria competente per territorio. L'avvocato
Nardo ha preannunciato che presenterà una istanza alla Procura
di Reggio Calabria perchè il suo
assistito si è detto disponibile ad
essere interrogato dai magistrati
che conducono l’inchiesta. Giornata di interrogatori anche a Palmi sul fronte aperto dal fermo
eseguito mercoledì mattina in
contenporanea con l'ordinanza
milanese. Ieri davanti al giudice
per le indagini preliminari Paolo
Ramondino sono comparsi altre
tre destinatari del provvedimento della Dda reggina: Gesuele
Vincenzo Misale, Domenico Nasso e Alfonso Rinaldi, i primi due
accusati di concorso in associazione per delinquere di stampo
mafioso, il terzo di intestazione
fittizia di beni aggravata dall'articolo 7, ovvero di aver agito per
favorire un'associazione mafiosa. A conclusione degli interrogatori il gip Ramondino non ha convalidato il fermo di Alfonso Rinaldi ritenendolo illegittimo. Il
difensore dell'indagato ha sostenuto che non si può imputare
l'aggravante mafiosa a un soggetto che non fa parte di un'associazione. Convalidati i fermi per
gli altri due indagati nei cui confronti è stata emessa misura cautelare.
Si è conclusa, dunque, la due
giorni dedicata agli interrogatori
delle persone coinvolte nel lavoro investigativo sviluppato sinergicamente tra le Procure distrettuali di Milano e Reggio sulle attività della cosca formata, secondo
l’accusa, dalle famiglie Valle e
Lampada, originarie della periferia nord di Reggio ed emigrate in
Lombardia dove da anni hanno il
centro dei loro interessi. I risultati delle indagini avviate tre anni
addietro hanno portato in carcere i presunti vertici della cosca attenzionata e messo nei guai personaggi eccellenti. Oltre l’avvocato Vincenzo Minasi ci sono il
presidente della sezione misure
di prevenzione del Tribunale di
Reggio, Vincenzo Giuseppe Giglio, finito in carcere con le accuse di corruzione, favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio con l’aggravante dell’articolo
7, il consigliere regionale del Pdl
Francesco Morelli, il maresciallo
capo della Guardia di Finanza
Luigi Mongelli. Un altro magistrato, Giancarlo Giusti, gip del
Tribunale di Palmi, ha avuto la
perquisizione dell’ufficio mentre
agli avvocati Francesco Cardone
di Palmi e Giovanni Marafioti di
Vibo sono stati perquisiti gli studi. E il Consiglio direttivo della
Camera penale di Vibo ha espresso solidarietà all’avvocato Marafioti, manifestando la certezza
che saprà dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati.
IL CARDINALE SUL BOSS “CAVALIERE”
Bertone: «Pieno rispetto
per la Magistratura»
REGGIO CALABRIA . «Esprimo
La casa circondariale di Palmi dove ieri si sono svolti gli interrogatori di tre persone sottoposte a fermo
rispetto per l’autonomia e le
decisioni degli organi dello
Stato italiano». Lo ha detto a
Reggio Calabria, dove ieri sera
ga ricevuto il premio Anassilaos “Giovanni Paolo II per la
pace”, il cardinale segretario
di stato Tarcisio Bertone, rispondendo a una domanda dei
giornalisti sul conferimento da
parte del Vaticano del titolo di
Cavaliere di San Silvestro al
presunto boss della ’ndrangheta Giulio Giuseppe Lampada.
Lampada è una delle dieci
persone arrestate mercoledì
scorso nell’ambito dell’operazione contro la ’ndrangheta
nell’ambito dell’inchiesta della
Dda di Milano che ha portato
agli arresti eccellenti in Calabria. Giulio Giuseppe Lampada, chiamato a rispondere di
associazione mafiosa, corruzione, concorso in rivelazione
di segreto d’ufficio, intestazione fittizia di beni, è indicato
dalla Dda di Milano come il
personaggio che sovrintende
ai rapporti con le famiglie di
’ndrangheta di Reggio Calabria. Tra i suoi titoli c’è anche
quello di cavaliere del pontificio Ordine equestre di San Silvestro. E la nomina in Vaticano l’ha ricevuta dal cardinale
Bertone l’8 novembre del
2009.
I cavalieri del pontificio Ordine equestre di San Silvestro
indossano una divisa, cucita su
misura, di panno nero a falda
lunga sul collo, con tasche e
paramani in seta nera, copricapo nero di felpa con piume
bianche. Ci sono anche ricami
in oro sui pantaloni e l’insignito riceve anche uno spadino da
portare quando indossa la divisa.
Giulio Giuseppe Lampada
aveva fatto un punto di orgoglio la sua nomina a cavaliere
in Vaticano e conversando al
telefono con l’avvocato Minasi
evidenziava: «Ora mi devono
chiamare eccellenza».(p.t.)
LA NOMINA A COMMISSARIO DELL’ASP DI VIBO SAREBBE AVVENUTA SOLO PER ESIGENZE POLITICHE
«Confiscare le somme percepite dalla dottoressa Sarlo»
VIBO VALENTIA. Dovrà essere
confiscata la retribuzione ottenuta da Alessandra Sarlo nel
periodo in cui ha ricoperto l’incarico di commissario straordinario dell’Asp di Vibo. Lo scrive
a chiare lettere il gip, Giuseppe
Gennari, nell’ordinanza con la
quale ha accolto le richieste
avanzate dalla Dda di Milano
guidata dal procuratore aggiunto, Ilda Boccassini.
È lo stesso magistrato a spiegarne i motivi laddove afferma che
la dott.ressa Sarlo ha ottenuto
«l’attribuzione di un incarico
pubblico pagato con soldi pubblici» grazie a “manovre” costate l’accusa di corruzione aggravata al marito, il magistrato di
Reggio Calabria, Vincenzo Gi-
glio. La gestione della sanità a
Vibo Valentia sarebbe stata
quindi sacrificata e piegata in
nome di disegni “politici” in cui
varie caselle di un enorme puzzle – giocato sullo scacchiere regionale e nazionale – si sarebbero, in un determinato arco temporale, incastrate. Lo evidenzia
ancora una volta il gip che riporta sul punto le parole dei pm
della Dda milanese: «Non è certamente un caso che Alessandra
Sarlo abbia occupato un posto
di rilevo nell’ambito della sanità calabrese. La sanità è un settore dove avviene la distribuzione discrezionale di servizi
che attengono ai bisogni essenziali di ogni persona e pertanto
il controllo in campo sanitario si
traduce in una forma di potere.
Avere un soggetto in tale settore – evidenziano il procuratore
Ilda Boccassini e poi il gip – ha
un forte impatto nella costruzione del consenso politico ed
elettorale, essendo notorio che
il mondo sanitario può essere
un bacino di voti estremamente
importante».
Tali considerazioni dei pm risultano per il gip ancor più rafforzate da una conversazione
intercettata fra il magistrato Giglio ed il consigliere regionale
del Pdl, Luigi Fedele, il cui apporto si è rivelato determinate
per la nomina della dott.ssa
Sarlo. Il 15 marzo 2010, infatti,
il magistrato Giglio così dice a
Fedele: «Ed io ti porto pezzi im-
portanti della famiglia Giglio su
di te, giorno su giorno ti porto
pezzi importanti». Fedele, per il
gip, si presta quindi «per calcolo
politico e clientelare a promuovere la Sarlo che non viene sostenuta per i suoi meriti, ma solo perché la moglie del giudice
Giglio, amico dell’amico Morelli».
Lo stesso consigliere Morelli
che, ad avviso del gip Gennari,
«vende la propria funzione per
sistemare la moglie del giudice
in cambio di notizie riservate
che possono salvare la sua carriera politica», quali la mancata
iscrizione sul registro degli indagati per reati di mafia. Riguardo le pressioni che il giudice Giglio avrebbe operato su
Morelli (arrestato) e Fedele, il
gip spiega poi che «Giglio fa la
cosa peggiore per chi riveste un
ruolo delicatissimo e di garanzia della legalità: egli strumentalizza il proprio ruolo e la propria autorevolezza per fini privati e lo fa con un livello di spregiudicatezza veramente inquietante...».
Se però per il gip «la sanità in
Calabria è un settore colonizzato dalla ndrangheta e terreno di
scorrerie elettorali», la conclusione nel caso dell’Asp di Vibo è
una sola: «Il favore fatto da Fedele ai Giglio ed a Morelli retribuiva – evidenzia il magistrato
milanese – anche il sostegno
elettorale avuto da Fedele».(g.b.)
CATANZARO I genitori presentano una denuncia per saperne le cause. La Procura indaga 11 sanitari
COSENZA Previsti oggi dalle 8 alle 16
Neonata muore dopo appena un giorno di vita
Blocchi temporanei
della Salerno-Reggio
Giuseppe Mercurio
CATANZARO
È stata trasferita dall’ospedale
di Crotone a quello di Catanzaro dove ha partorito una bambina che però, nel giro di ventiquattr’ore, è morta. Arresto
cardio-circolatorio la causa del
decesso dopo alcuni problemi
di respirazione. Ora i genitori,
straziati dal dolore, vogliono
vederci chiaro e tramite i loro
legali, gli avvocati Silvestro Seminara e Maria Bilotta, hanno
presentato un esposto alla Procura della Repubblica che dovrà fare luce sulle cause della
morte della bambina. È quello
che è successo nelle scorse ore
all’ospedale “Pugliese” del capoluogo.
La signora, A.L., di Crotone,
era giunta giovedì sera
all’ospedale “Pugliese” proveniente dal nosocomio di Crotone in quanto più attrezzato per
il caso in questione. La donna,
accompagnata dal marito C.B.,
era al nono mese di gravidanza. I medici di Catanzaro, secondo quanto si è appreso
nell’immediatezza dei fatti,
Uno scorcio dell’ospedale Pugliese dov’è avvenuto il decesso della neonata
hanno effettuato un parto cesareo dal quale è nata una
bambina. Sia puerpera che
neonata stavano bene subito
dopo il parto. Qualcosa però
per la bimba non è andato per
il verso giusto perchè, a distanza di 24 ore dalla nascita, la
neonata ha cessato di vivere.
Inspiegabilmente, almeno per
il momento. I genitori, come
accennato, pur in un momento
di profondo sconforto, hanno
trovato la forza di rivolgersi ai
loro legali che hanno presentato denuncia alla Procura della
Repubblica. Il caso è quindi
giunto sulla scrivania del sostituto procuratore di turno in
Procura, Alberto Cianfarini,
che ha subito disposto, oltre al
sequestro della documentazione sanitaria, un accertamento
tecnico non ripetibile per verificare le cause del decesso optando per un esame autoptico.
Per questo motivo ha inviato
un avviso di accertamento tecnico non ripetibile ai sanitari
che sono stati in contatto con la
bambina. Si tratta di: Luigi
Rocca Morena, Assunta Iuliano, Novellino Pasquale, Clemente Vitantonio, Menotti Pullano, Rossella Galiano, Michele Morelli, Roberto Noia, Enzo
Consarino, Emanuele Pietragalla e Domenico Galea. Quest’ultimo è il ginecologo di Crotone che ha avuto in cura la
donna per il periodo della gravidanza. I sanitari sono difesi
dagli avvocati Daniela Fregola,
Enzo De Caro, Andrea Ferrara
e Rossella Greco. L’avviso inviato ai sanitari rappresenta un
atto dovuto da parte della Procura, a tutela degli stessi sanitari e della possibilità di esple-
tare l'attività difensiva prevista
dalla legge, a partire dalla partecipazione - con consulenti di
fiducia - all'esame autoptico.
D'altra parte, in questo momento nulla attesta alcuna responsabilità. Peraltro, il numero altissimo di indagati andrà
in ogni caso scremandosi nel
momento in cui dovessero essere individuate eventuali responsabilità.
Nessun sanitario ha nominato i consulenti di fiducia mentre la Procura ha affidato l’incarico al medico legale Berardo Silvio Cavalcanti di Roma e
all’anatomo-patologo Vannio
Vercillo di Cosenza mentre la
presunta parte offesa ha nominato il prof. Pietrantonio Ricci
dell’Università Magna Græcia
di Catanzaro. L’esame autoptico è stato eseguito ieri nella sala mortuaria dell’ospedale civile di Catanzaro. I periti depositeranno il risultato dell’esame
entro sessanta giorni. Nel frattempo il sostituto procuratore
della Repubblica vaglierà la
documentazione sanitaria per
verificare se le procedure adottate siano state corrette.
COSENZA. L’Anas comunica
che dalle ore 8 alle ore 16 di
oggi saranno effettuati blocchi temporanei della circolazione, su entrambe le carreggiate dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, tra i
chilometri
261,500
e
262,500, nel tratto compreso
tra gli svincoli di Cosenza
Nord e Cosenza Sud.
«Il provvedimento – si legge nella nota diramata dalla
concessionaria autostradale
– si rende necessario per eseguire lavori di manutenzione
straordinaria per la bonifica
delle pendici ai lati dell’autostrada ed è stato disposto in
un giorno festivo al fine di limitare al minimo i disagi alla
circolazione autostradale. Il
traffico sarà pilotato dal personale Anas in collaborazione con la Polizia Stradale».
Per quanti si dovessero
mettere in marcia proprio in
queste ore, Anas rammenta
che l’evoluzione della situazione del traffico può essere
consultata in tempo reale at-
traverso il sito internet
www.stradeanas.it/traffico.
Per quanti non hanno sotto mano una connessione al
web, l’alternativa è rappresentata da una telefonata
all’800.290.092, il numero
verde dedicato alla Salerno-Reggio Calabria.
Con molta probabilità, gli
autoveicoli in transito durante gli orari del blocco,
verranno deviati lungo percorsi alternativi che ricalcano la la viabilità urbana del
capoluogo bruzio.
Non va dimenticato che,
per la giornata di oggi, è previsto il primo “esodo” di cittadini verso centri commerciali e grandi magazzini
dell’intera area urbana. Le
festività si avvicinano e, come di consueto, la gente si riversa per strada durante i
weekend per effettuare gli
acquisti natalizi. L’elevato
concentramento di veicoli
dovuto anche alle chiusure,
dunque, potrebbe anche avere delle ricadute.
Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
30
Calabria
.
COSENZA In quattro mesi, una coppia arrivata dalla Valle d’Aosta avrebbe sborsato 14.700 euro a Giancarlo Stancati e ai suoi due figli Elio e Pierangelo
Costretti a pagare il “pizzo” ai padroni di... casa
Marito e moglie avrebbero versato la “tangente” ai proprietari del magazzino dove erano andati ad abitare
Giovanni Pastore
COSENZA
Avevano scelto la Calabria per ricominciare a vivere. La crisi economica aveva spento improvvisamente le loro speranze lassù al
Nord e così, Franco (il nome, naturalmente, non è quello vero), un
giorno disse a sua moglie: «Anna
(anche questo è un nome inventato), torniamo a Cosenza. Laggiù ci
sono maggiori possibilità per noi.
Per il mio lavoro e, se va bene, troveremo un impiego anche per te».
Era giugno. Alla fine del mese Anna era già a Cosenza in cerca d’una
casa dove andare ad abitare. Per
iniziare sarebbe bastato anche un
“buco”. Poi, col tempo si sarebbero potuti sistemare meglio. E proprio in quei giorni, la donna, sola e
senza nessuno, conobbe per caso
un giovane che «sembrava serio e
affidabile», Elio Stancati. Il ventitreenne aiutò Anna a trovare un
locale, una specie di magazzino,
senza luce, senza cucina e con tanti problemi legati alle infiltrazioni
d’acqua. Non era granchè però
sembrava sufficiente per partire.
Per quel locale, che sorge nel
quartiere di Portapiana, la donna
iniziò a pagare un canone mensile
di 200 euro. Stancati avrebbe preteso anche una mensilità supplementare a titolo di caparra. Dopo
qualche settimana, da Chatillon
(Aosta) giunse, pure, Franco, operaio specializzato d’origini cosentine. La coppia si ricongiunse e cominciò immediatamente a cercarsi il pane e, contemporaneamente, anche una casa vera. Un sogno
che sarebbe stato ostacolato da
Stancati e dalla sua famiglia con
violenze, pretese di denaro e pesanti minacce a mano armata. Un
inferno di vita dal quale i coniugi
sono riemersi grazie ai carabinieri
del colonnello Francesco Ferace. I
detective della Compagnia cittadina, guidati dal maggiore Matteo
Salvatori, hanno ammanettato,
ieri mattina, un’intera famiglia,
padre e due figli. Si tratta di Giancarlo Stancati, 53 anni, volto noto
negli archivi della polizia giudi-
ziaria, e dei suoi due ragazzi, Elio,
appunto, e Pierangelo 28. Ai tre
indagati, il procuratore Dario
Granieri e il pm Donatella Donato
contestano una valanga d’accuse.
Ipotesi di reato che il gip Salvatore
Carpino, nell’ordinanza cautelare, ha qualificato in rapina, estorsione e sequestro di persona. Sono
stati Anna e Franco a chiedere l’intervento dei carabinieri. Prima
l’uomo, poi la donna si sono recati
nella sede della Stazione di Cosenza Nord e davanti al luogotenente Franco Parisi hanno ricostruito gli ultimi mesi di vita vissuta da prigionieri in quel girone dei
dannati. «Siamo stati costretti a
consegnare a quei tre, sotto la minaccia delle armi, 14.700 euro in
quattro mesi». Quattrini che i presunti aguzzini avrebbero preteso
dopo aver saputo dalla coppia il ricavo di 126mila euro dalla vendita della propria abitazione a Chatillon. Franco avrebbe tentato di
farsi restituire da Elio Stancati
quel denaro, ottenendo solo botte
e un “invito” a non denunciare i
fatti.
In almeno cinque circostanze,
gl’indagati avrebbero costretto la
coppia a versare la “mazzetta” sotto la minaccia d’una pistola. La
prima volta sarebbe stato Elio
Stancati a pretendere dalla donna
1.500 euro dopo averla minacciata di morte. la seconda volta, Elio
e suo fratello Pierangelo si sarebbero fatti consegnare un “fiore” da
3.760 euro. Il 27 settembre, i due
figli e il padre sarebbero andati oltre ottenendo dai loro “inquilini”
9.500 euro e impossessandosi,
inoltre, d’un telefono cellulare,
d’una carabina ad aria compressa,
d’un pc portatile e di una consolle
per videogames. Poi, ancora, il 27
ottobre, si sarebbero fatti consegnare altri duemila euro e, infine,
il 4 novembre, 2.200 euro. Il sistema d’incasso sarebbe stato sempre lo stesso: la coppia veniva prelevata a bordo di un’auto e accompagnata in banca per il prelievo
del contante che sarebbe stato immediatamente consegnato nelle
mani degli Stancati.
Il procuratore Dario Granieri
Il tabellone dell’operazione con i volti di Elio, Giancarlo e Pierangelo Stancati
Il pm Donatella Donato
COSENZA Riti magici e sacrifici umani compiuti in mezzo al mare
Strage sul barcone dei disperati
Convalidati i fermi dei ghanesi
COSENZA. Il barcone si fermò
improvvisamente in mezzo al
mare in tempesta per una avaria al vecchio motore. Si fermò a metà strada, tra le coste
libiche e quelle siciliane. E a
bordo si scatenò la follia, tra
riti di magia nera e sacrifici
umani invocati da psuedo
santoni per esorcizzare la rabbia degli dei. Accadde in agosto e a tre mesi di distanza, la
Mobile, guidata dal commissario capo Antonio Miglietta,
ha fermato due dei presunti
carnefici: Kujo Ahmokugo, 44
anni, e Adam Mohamed, di 28
(che sono difesi dagli avvocati: Amalia Falcone, Katia Vizza e Matteo Cristiani), entrambi ghanesi. Ieri, il gip Salvatore Carpino, su richiesta
del pm Antonio Cestone, ha
convalidato i fermi degl’indagati emettendo l’ordinanza
cautelare richiesta.
I due erano stati stanati dai
poliziotti del questore Alfredo
Anzalone, nell’oasi per rifugiati di Rogliano dove avevano trovato una comoda sistemazione. All’interno dell’ex
complesso alberghiero “Calavrisella” avevano incassato il
visto di cittadinanza riconosciuto ai rifugiati politici, ri-
Kujo Ahmokugo
Adam Mohamed
chiesto insieme agli altri miserabili fuggiti dai paesi
dell’Africa che i conflitti intestini hanno ridotto a una polveriera. E, intanto, avevano
cominciato a studiare la lin-
gua italiana, a imparare gli
elementi di base per la loro integrazione, nella struttura del
Savuto gestita da una cooperativa onlus di Reggio, sotto
l’egida della Protezione civile
regionale e con il sostegno
dell’Unione europea.
Fingevano d’essere come
gli altri Ahmokugo e Mohamed, quelli che per la polizia
sono i “boia del Mediterraneo”. Due uomini neri che
hanno ucciso altri uomini neri, gente affamata e impaurita, sacrificata per placare la
furia degli dei.
Su quella carretta del mare
si scontrarono nordafricani
con nigeriani e ghanesi. E furono proprio i centrafricani ad
avare la meglio sul ponte degli orrori. E fu a quel punto
che cominciò il massacro, una
carneficina che sarebbe stata
ricostruita da una mezza dozzina di testimoni, gente che
era su quel barcone e che
avrebbe assistito impotente a
quella strage. Racconti condensati nella richiesta cautelare vergata dal pm Antonio
Cestone. Una ricostruzione
che ha pienamente convinto
anche il gip Salvatore Carpino. (g.p.)
POLLINO Preoccupazione tra i residenti del comprensorio
Uno sciame sismico inquietante
Ieri altre quarantacinque scosse
Angelo Biscardi
CASTROVILLARI
Quel brontolio improvviso risale dalle viscere della terra e
scuote le case. Non c’è pace ai
piedi del Pollino. Perché c’è
un pezzo di montagna che
continua a tremare. E continua a farlo con una cadenza
ormai divenuta molto preoccupante. Lo sciame sismico,
infatti, ieri ha prodotto 45
scosse (la maggior parte delle
quali solo strumentali) con
una punta di 2.5 gradi della
scala Richter registrata alle
6.16 del mattino. La zona è
sempre quella compresa tra il
Monte Alpi-Sirino ed il Massiccio del Pollino. Un’area
geografica che, entro i 10 chilometri, è abitata da circa 16
mila abitanti. Entro i venti
chilometri, invece, si sale ad
una popolazione di circa
70mila residenti. Da dire che,
sempre da quanto sottolineato dall’Istituto Nazionale di
Geofisica e vulcanologia,
qualche giorno fa sono stati
sistemati 4 nuovi sismografi a
Rotonda, Orsomarso, Castelluccio e Santa Domenica Talao. La situazione è preoccupante
proprio
perché
nell’area esistono due zone sismicamente “nevralgiche”:
sono il bacino del Mercure e
la faglia di Castrovillari-Frascineto, dove nella storia si
sono verificati terremoti in alcuni casi devastanti. Il più recente è stato quello del 9 settembre 1998 quando, alle
13.28, un terremoto di ma-
gnitudo 5.6 della scala Richter colpì l’area localizzata
al bordo settentrionale del
bacino del Mercure nella Basilicata Meridionale, con epicentro tra i comuni di Rotonda, Lauria, Castelluccio Superiore e Castelluccio Inferiore.
Per i momento non sono
segnalati danni importanti a
persone o a cose. È chiaro, però, che continua a salire la
preoccupazione dei cittadini
di questo scorcio della Calabria, i quali si aspettano un
robusto intervento di prevenzione e l’attivazione di una
sala di monitoraggio che, come già previsto dai protocolli
di sicurezza, meglio possa seguire una serie di eventi meritevoli della massima allerta.
39
Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011
Cronaca di Reggio
.
Gli inquirenti avevano chiesto e ottenuto dal gip l’archiviazione del precedente fascicolo
Nell’ambito dei processi Crimine e Ponte
L’INIZIATIVA
Omicidio Filianoti, nuova svolta
La Procura ha riaperto le indagini
Duplice decisione,
Meduri lascia il carcere
e passa ai domiciliari
“Carducci
Day”:
la Scuola
si apre
al territorio
Rinasce la speranza di dare un volto a chi ha ucciso l’assicuratore
Paolo Toscano
Nuova svolta nell’inchiesta
sull’omicidio di Giovanni Filianoti. Qualche tempo fa la
Procura aveva chiesto e ottenuto dal gip l’archiviazione
del fascicolo contro ignoti relativo alla morte del noto
agente generale dell’Ina Assitalia, assassinato a pistolettate
la sera del primo febbraio
2008 sulla porta di casa in via
Melacrino.
Adesso si apprende che gli
stessi magistrati, i sostituti Antonio De Bernardo, Giuseppe
Bontempo e Federico Perrone
Capano hanno riaperto le indagini. Una decisione che sarà
sicuramente legata a elementi
nuovi, sopravvenuti alla precedente iniziativa.
Si riaccende, dunque, la
speranza di riuscire a dare un
volto e un nome a chi ha ucciso Giovanni Filianoti. La scelta
di archiviare non preclude la
possibilità di una riapertura
del capitolo giudiziario solo
temporaneamente interrotto.
Evidentemente la Procura ha
individuato nuove piste investigative da seguire. Quello
che si erano augurati la moglie
e i figli dell’assicuratore che
non possono sicuramente rassegnarsi alla morte del congiunto senza conoscere il motivo del suo barbaro assassinio
e senza nemmeno sapere chi è
stato a sparare senza nessuna
pietà in quella fredda notte
del febbraio di tre anni fa.
L’omicidio di Giovanni Filianoti aveva provocato un’ondata di sdegno e rabbia in riva
allo Stretto. La città era stata
scossa da uno dei fatti di cronaca nera che aveva aveva lasciato il segno sia per le moda-
Investigatori della Polizia impegnati nei rilievi in via Melacrino sul luogo dell’omicidio dell’assicuratore
Giovanni Filianoti
lità dell’esecuzione avvenuta
in un orario (intorno alle 21)
insolito, sia per la personalità
della vittima. Giovanni Filianoti era un personaggio assai
noto in città e la sua tragica fine aveva lasciato un profondo
vuoto in quanti l’avevano conosciuto.
Nessuno avrebbe accettato
la chiusura del caso con un’archiviazione del fascicolo a suo
tempo aperto a carico di ignoti. Il lavoro degli investigatori
nella prima fase non era andato oltre la ricostruzione del
fatto. Il killer aveva atteso
l’agente generale dell’Ina-Assitalia sotto la sua abitazione
di via Melacrino, nella zona
degli Ospedali Riuniti, e quando era giunto alla guida della
sua auto, avevano atteso che
scendesse per aprire il fuoco.
Quattro dei sette colpi di pistola calibro 7,65 esplosi dal
killer avevano centrato Filianoti fulminandolo.
Un altro fatto acclarato dalle indagini svolte dalla squadra mobile della Questura è
che il killer aveva sparato da
distanza ravvicinata e non
aveva dato scampo all’assicuratore. L’assassino si era poi
allontanato dal luogo dell’agguato verosimilmente in sella
a una moto guidata da un
complice. Giovanni Filianoti
era sposato e aveva tre figli,
Natalia (che l'ha sostituito alla
guida dell’agenzia assicurativa), Walter e Roberto. Proprio
ai familiari era toccato il compito di fare la terribile scoperta accorrendo in strada, subito
dopo aver sentito i colpi di pistola.
Lascia il carcere e va ai domiciliari Paolo Meduri, 71 anni, di
Pellaro. La decisione è stata
adottata dal Giuseppe Minutoli
riconoscendo l’esistenza di gravi motivi di salute.
Meduri era stato arrestato
nell’ambito della maxi operazione “Crimine” con l’imputazione di associazione mafiosa,
con l’aggravante della transnazionalità in ragione delle ramificazioni criminose oltre il territorio italiano e più specificamente in Canada, Australia e
Svizzera.
Paolo Meduri. già condannato nel processo “Ponte” per 416
bis alla 8 anni di reclusione, stava scontando la pena nella propria abitazione in regime di detenzione domiciliare per gravi
motivi di salute allorquando, in
data 28 febbraio 2011 era stato
colpito da nuova ordinanza di
custodia cautelare in carcere.
Meduri veniva, dunque, riportato in carcere con una nuova
accusa di associazione mafiosa.
E proprio in ragione della
contestata recidiva, nonchè per
il contestato ruolo verticistico
svolto da Meduri in seno all’associazione mafiosa di appartenenza (capo del “locale” di Pellaro) il pm Nicola Gratteri non
aveva esitato a chiedere per
l’imputato, in sede di giudizio
abbreviato, la condanna a 20
anni. Ciò non ha impedito, però, ai legali di Meduri, avvocati
Giuseppe Putortì e Maria Leonardo di inoltrare al gup istanza
di arresti domiciliari in ragione
delle gravi condizioni di salute
del loro assistito.
Il giudice Minutoli ha disposto una perizia medico legale al
fine di accertare l’eventuale incompatibilità con il regime carcerario. All’esito degli accertamenti specialistici, condividen-
Paolo Meduri
do pienamente le argomentazioni della difesa, il gup ha sostituito la misura della custodia
in carcere con quella degli arresti domiciliari.
Ma la decisione adottata in
“Crimine” non ha consentito a
Meduri di lasciare il carcere, atteso che il Tribunale di sorveglianza reggino, in ragione del
sopravvenuto titolo custodiale,
aveva revocato la detenzione
domiciliare già concessa a Meduri Paolo nell’ambito del processo “Ponte”. Pertanto analogo provvedimento di detenzione domiciliare veniva invocato
dagli avvocati Giuseppe Putortì
e Valeria Iaria anche al Tribunale di sorveglianza. L’avvocato
Putortì evidenziava, pure in
questa sede, come la scarcerazione e la concessione degli arresti domiciliari per gravi motivi di salute intervenuta in “Crimine” dovesse estendersi anche all’ambito del processo
“Ponte”. Così anche il Tribunale
di sorveglianza, accogliendo la
richiesta difensiva, ha concesso
a Paolo Meduri il beneficio della
detenzione
domiciliare.(p.t.)
Domenica 11 dicembre la
scuola primaria “G. Carducci”
aprirà le porte al territorio per
rendere visibile il percorso che
l’Istituzione ha intrapreso già
dallo scorso anno.
Il “Carducci Day” è stato fortemente voluto dal dirigente
scolastico Rina Pasqualina
Manganaro e dai docenti della
stessa scuola per dare visibilità
alle logiche educative ed alle
strategie metodologiche innovative adottate. La scuola sarà
aperta dalle 9 alle 12 e dalle 15
alle 18 per consentire ai genitori di visionare laboratori, aule, uffici e servizi: sono operativi 3 laboratori multimediali, 1
cl@sse 2.0, 7 laboratori Lim, 1
laboratorio scientifico e 1 artistico, 1 cineforum, 1 biblioteca, 1 aula di videoconferenza,
un cortile interno e una palestra che consentono di diversificare l’offerta formativa.
All’iniziativa partecipano,
tra gli altri, l’associazione
pre-post accoglienza “L’Officina della Fantasia”, Libera e
l’Accademia del tennis che si
occuperanno di illustrare i loro
servizi facendo animazione
con i bambini che interverranno.
Rina Pasqualina Manganaro
Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011
43
Reggio Tirrenica
.
OPPIDO MAMERTINA Nel mirino dei Nas il reparto di lungodegenza con 20 posti letto
RIZZICONI Domani giornata dedicata a Francesco Maria Inzitari
Borse di studio nel nome
Dopo l’ispezione dei carabinieri
legalità e dell’antimafia
l’Asp blocca i ricoveri all’ospedale della
Funzione religiosa, tavola rotonda, e fiaccolata
Si teme il trasferimento dei pazienti. Si mobilita il sindaco Barillaro
Vincenzo Vaticano
OPPIDO
Che l’ispezione a carattere igienico-sanitario e strutturale eseguita, lunedì scorso, non preludesse
nulla di buono per il locale nosocomio, lo si era intuito da qualche indiscrezione trapelata al
termine del sopralluogo effettuato dai Nas in collaborazione
con i colleghi del Nucleo operativo ecologico di Reggio e della locale stazione dei carabinieri.
Nel pomeriggio dell’altro ieri,
infatti, in base alle risultanze negative (in materia di igiene e sanità, sicurezza dei luoghi di lavoro e salubrità degli ambienti) evidenziate dal rapporto del nucleo
antisofisticazione
e
sanità
dell’Arma , è stato disposto da
parte dell’Asp 5, il blocco dei ricoveri nel reparto di lungodegenza
che dispone di 20 posti letto.
A notificare il provvedimento
al direttore sanitario dell’ospedale, dott.sssa Luisa Pandolfini, è
stata la dott.ssa Anna Maria Rosato, capo dipartimento ospedaliero dell’Asp. La notizia si è sparsa subito in paese ridestando,
com’era facilmente immaginabile, fondati timori che questo
provvedimento, ritenuto estremamente pesante e penalizzante, possa determinare la definitiva chiusura dell’unico reparto
ancora funzionante, e rappresentare, nel contempo, il “de profundis” per l’intero ospedale, con
buona pace del diritto alla salute
di migliaia di cittadini residenti
in un comprensorio particolarmente disagiato e difficile dal
punto di vista orografico. Un
provvedimento, che rappresenta
per la cittadina un’autentica doccia scozzese, dopo la recente, apprezzata ed incoraggiante decisione dell’Asp di attivare ad Oppido un Ppi h24 con due postazioni di 118: una di emergenza
territoriale con ambulanza h24
medicalizzata (postazione mobile); l’altra di postazione fissa
(Ppi). E, soprattutto, dopo la promessa dell’Azienda di provvedere alla ristrutturazione dei locali
del piano terra per accogliere i
pazienti del reparto di medicina
di lungodegenza, in atto, ricoverati al primo piano.
Gli amministratori comunali
insieme ai cittadini, va rilevato,
stanno seguendo con molta attenzione l’evolversi della vicenda. Una delegazione guidata dal
sindaco Bruno Barillaro e dall’assessore provinciale (nonché consigliere comunale) Domenico
Giannetta si incontrerà martedì
prossimo con il direttore dell’Asp
Rosanna Squillacioti per fare il
punto sulla questione e trovare
eventuali rimedi in grado di evitare situazioni irreversibili per la
futura sorte dell’ospedale. Cercheranno, soprattutto, di scongiurare il paventato trasferimento dei pazienti in altri ospedali.
Attilio Sergio
RIZZICONI
Il pronto soccorso dell’ospedale di Oppido
L’assessore provinciale Giannetta con alcuni cittadini
Domani, lunedì 5 dicembre, su
iniziativa della Fondazione
“Francesco Maria Inzitari
onlus”, sotto lo slogan “In ricordo di Francesco”, in occasione
del secondo anniversario
dall’uccisione a colpi di pistola
del giovane Francesco Maria
Inzitari, si svolgeranno a Rizziconi tre momenti di riflessione:
alle ore 16,30 sarà celebrata
una Messa presso la “Casa Famiglia di Nazareth” di via Provinciale di Rizziconi; alle ore
17,30 tavola rotonda “In ricordo di Francesco” con la consegna delle borse di studio; seguirà una fiaccolata “Per dare vita
alla tua vita” con partenza dalla
Casa Famiglia Nazareth e conclusione in piazza Municipio.
La fiaccolata oltre a ricordare Francesco, avrà il forte significato della lotta contro la criminalità organizzata. La giornata in programma domani,
sarà una delle tante tappe che
la Fondazione percorrerà per
divulgare sempre di più dei
percorsi di educazione alla cittadinanza attiva. Le borse di
studio sono state istituite dalla
Fondazione “Francesco Maria
Inzitari Onlus”, e sono riservate alle tre scuole frequentate in
vita dal giovane Inzitari, per i
ragazzi della classe V delle elementari di Rizziconi, classi III
della media “G. Casella” di Riz-
La gigantografia di Francesco Maria Inzitari
ziconi e classi V del liceo Scientifico “M. Guerrisi” di Cittanova.
Le borse di studio verranno
consegnate ai tre alunni che
hanno svolto il tema più meritorio scelto da un’apposita
commissione di docenti dello
stesso istituto. Questa la traccia
elaborata dalle V classi delle
elementari di Rizziconi: “Famiglia, scuola, società: luoghi in
cui è fondamentale rispettare
regole e leggi. Racconta la tua
esperienza”. La traccia per le III
classi della media “G.Casella”:
“È stupido essere giusti quando
chi è ingiusto ottiene migliore
giustizia”. Commenta la frase
di Esiodo, poeta greco, anche
alla luce delle tue esperienze
quotidiane”. Ed infine la traccia elaborata dalle V classi del
liceo scientifico “Michele Guerrisi” di Cittanova: “La mafia
non è affatto invincibile; è un
fatto umano e come tutti i fatti
umani ha un inizio e avrà anche
una fine. Piuttosto, bisogna
rendersi conto che si può vincere non pretendendo l’eroismo
da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. Analizza questa frase di
Giovanni Falcone e commenta
i progressi della lotta alla criminalità organizzata. Esprimi la
tua opinione su quanto è stato
fatto e su quanto resta ancora
da fare per vincere questa battaglia di civiltà”.
PALMI Giro turistico del gruppo seniores “Alatel Telecom Italia”
GIOIA TAURO La senatrice Giuliana Carlino ha inaugurato il circolo della Piana
Visita guidata tra le bellezze
e il patrimonio storico della città
Italia dei Valori fa largo alle donne
GIOIA TAURO. Italia dei Valori
Ivan Pugliese
PALMI
Una visita a 360° tra le bellezze e
ricchezze di Palmi per il numeroso gruppo seniores “Alatel Telecom Italia” in visita nel comune
di Palmi.
La prima tappa è stata la Casa
della Cultura “Leonida Repaci”:
un lungo ed intenso tour per il
museo civico di Etnografia e Folklore “Corso”, riconosciuto
dall’Unesco come il più importante del Mezzogiorno, la biblioteca comunale “Topa”, l’Antiquarium comunale “De Rosa”, i
musei “Francesco Cilea e Nicola
Manfroce”, la Gipsoteca “Guerrisi”, la pinacoteca “ Leonida ed
Albertina Repaci”.
Ad accoglierli l’ex consigliere
Memmo Cogliandro e Pino Vincenzi che ha intrattenuto gli
ospiti sul tema della Varia. Inoltre era presente la dirigente
dell’area Cultura del comune di
Palmi Mariarosa Garipoli che ha
Il gruppo in visita a Palmi
portato i saluti del commissario
prefettizio Antonia Bellomo.
Al seguito del gruppo Seniores Telecom Mommo Natale. La
visita si è svolta prima nel museo
di Etnografia e Folklore, con le
maschere apotropaiche e con
l’unica e importante collezione
di conocchie, con la collezione di
pastori di Seminara e Fiumefreddo e con le tantissime suppellettili che ricordano il passato
e il folklore palmese, veramente
pezzi unici che meritano di essere visti.
La comitiva si è quindi recata
in visita nella chiesa di San Fantino dove è stata celebrata una
messa in ricordo di tutti i defunti
e, a seguire, la guida Antonio Tedesco del movimento culturale
“San Fantino” ha fatto conoscere
e ripercorrere nel tempo l’importanza della chiesa, antichissimo
sito e testimonianza del culto
cristiano a Palmi, che ha rappresentato per moltissimi anni uno
dei luoghi di culto più importanti per il popolo palmese.
Al suo interno si trova la sacra
cripta paleocristiana dove viene
custodito il sepolcro di San Fantino, vescovo vissuto nel IV secolo. Infine qualche foto sulla
spiaggia della Tonnara con lo
scoglio dell’Ulivo a fare da sfondo.
punta forte sulle donne. A
Gioia, ieri è stata formalizzata
la nascita di un circolo delle
donne della Piana. «Siamo il
frutto della nostra terra e abbiamo il dovere e il diritto di rimanere qui», questo il messaggio dell’iniziativa presentata alla stampa ieri mattina nella sala
del consiglio comunale. Erano
presenti la coordinatrice regionale delle donne Antonietta De
Fazio, la senatrice Giuliana
Carlino, il consigliere regionale
e commissario regionale Giuseppe Giordano e il commissario regionale Enzo Tromba.
Giordano ha presieduto l’incontro e ha espresso forte apprezzamento: «Sono giovani
donne normali e preparate per
una realtà che vive un momento di difficoltà straordinaria
che dovrà vedere un autentico
risorgimento morale».
Per la De Fazio «se una donna fa politica, cambia la donna.. se più donne fanno politi-
Giuseppe Giordano, la senatrice Carlino e le donne del circolo
ca, queste cambieranno la politica».
Il coordinamento sarà presieduto da Rossella Romeo, da
Clementina Albanese e Maria
Melini che nel loro intervento
hanno spiegato il loro impegno
nell’Idv inteso come al servizio
delle generazioni future. Enzo
Tromba ha fatto un’analisi generale e si è soffermato sulle
democrazie compiute del Nord
Europa, con una maggiore partecipazione delle donne nelle
assisi importanti, auspicando
in questo senso una inversione
di tendenza nei nostri centri decisionali per contribuire a far
SCILLA La cerimonia resa possibile da associazioni e gruppi di sub, tra cui un frate cappuccino che ha benedetto le statue sott’acqua
La Natività che “parla” dal fondo del mare: è la prima volta in Calabria
Tina Ferrera
SCILLA
È il primo presepe subacqueo della Calabria, quello che è stato collocato ieri mattina nei fondali antistanti il suggestivo lungomare
di Scilla. La manifestazione di deposizione del presepe ha avuto
due momenti importanti. Il primo, con la benedizione della Natività sulla spiaggia, da parte di don
Francesco Cuzzocrea, parroco di
Scilla, con la presenza di don Raffaele Melacarne, frate cappuccino, subacqueo, che insieme ad altri sub ha depositato in fondo al
mare, a circa 6 metri di profondi-
tà, le statue della Natività. Questo
secondo momento, non visibile
dai numerosi spettatori, presenti
sulla spiaggia per l’occasione, ha
visto la posa in questa grotta naturale del presepe con la benedizione e la recita del “Padre nostro”.
L’iniziativa è nata dal desiderio
di Francesco Pacienza di vedere
realizzato nei fondali scillesi, ricchi di spugne, attinie e gorgonie
dai colori vivaci, un’opera così
suggestiva: la proposta cha trovato nell’assessore al Turismo, Santo Perina un concreto supporto
perché il presepe potesse essere
deposto. Le statue di ceramica, rivestite di un materiale protettivo,
I sub poco prima di immergersi sotto la rupe di Scilla per collocare il presepe e dopo la posa delle statue: è il primo esempio in Calabria
crescere sia il partito che la società con le loro competenze
professionali e l’alto senso della morale. «È necessario dunque – ha concluso Tromba –
creare un meccanismo che possa promuovere una presenza
necessaria nei consessi elettivi».
Le conclusioni sono state affidate alla senatrice Carlino:
«Nell’agenda politica di Italia
dei Valori la questione femminile rappresenta una priorità e
si tratta di un’esaltante azione
che va nella direzione della realizzazione dell’unità tra le donne d’Europa, da realizzarsi attraverso l’estensione delle migliori leggi europee. Il riconoscimento del ruolo culturale e
sociale paritario della donna
non sarà mai conseguenza automatica di un pacchetto di innovazioni legislative, ma deve
ad esse preesistere». Si è detta
disponibile ad ogni azione istituzionale per il supporto del
coordinamento.(a.n)
sono state realizzate grazie alla
famiglia Rovere. La manifestazione si è svolta in sinergia con il diving “Un tuffo nel blu”, l’associazione “Chianalea” e il Consorzio
turistico Scilla. Presenti anche gli
assessori comunali, Giuseppe Bova e Loredana Delorenzo e il comandante della Guardia costiera,
Fontana.
La targa deposta nei fondali è
stata voluta dai subacquei calabresi. Gli appassionati che vi si recheranno, potranno leggere: «I
subacquei calabresi e gli amici di
“Un tuffo nel blu” posero a protezione dei fondali e dei suoi visitatori». Saranno proprio i sub che
prenderanno in custodia la Natività per le opere di manutenzione. Un’ iniziativa culturale e religiosa che contribuisce ad impreziosire i ricchi fondali scillesi.
Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011
45
Reggio Ionica
.
SIDERNO Il primo cittadino finito in carcere nell’ambito dell’operazione “Recupero”
Figliomeni ottiene lo “stralcio”
l’ex sindaco a processo a Locri
Il giudizio immediato avrà inizio davanti al Tribunale il 22 febbraio
Rocco Muscari
LOCRI
Ha chiesto ed ottenuto il giudizio immediato Alessandro Figliomeni, l’ex sindaco di Siderno, sottoposto alla misura cautelare in carcere nell’ambito del
procedimento penale denominato “Recupero” o “Bene Comune”. L’udienza è fissata davanti
al Tribunale di Locri, sezione
penale, per il 22 febbraio del
prossimo anno.
Alessandro Figliomeni, 57
anni, attraverso i propri legali di
fiducia, avvocati Michele Vaira
e Paola Balducci, ha scelto di essere giudicato da solo e perciò
ha presentato un’istanza al gip
di Reggio Calabria, giudice
Adriana Trapani, rinunciando
all’udienza preliminare prevista per domani mattina a carico
dei 70 indagati dalla Distrettuale antimafia, in particolare dal
pm Antonio De Bernardo, titolare dell’inchiesta contro alcuni
presunti appartenenti alle consorterie della ‘ndrangheta confederate alla “cosca madre” dei
Commisso di Siderno.
L’ex sindaco si trova attualmente recluso presso la casa circondariale di Parma, dove è
giunto a seguito della convalida
del fermo, eseguito il 14 dicembre del 2010, e conseguente disposizione della misura custodiale in carcere, come richiesto
dal pm De Bernardo.
Dalle risultanze investigati-
Gli avvocati Maio e Mammoliti e il pm De Bernardo ascoltano la lettura della sentenza
PROCESSO CORDÌ I difensori sull’assoluzione di Panetta
«In carcere per prove incosistenti
adesso Antonio può tornare a vivere»
Alessandro Figliomeni è in carcere da quasi un anno: è stato arrestato il 14 dicembre 2010
Il gip Adriana Trapani
ve, la Distrettuale reggina ha
ipotizzato un ruolo di vertice a
carico di Figliomeni, ritenuto la
“longa manus” della cosca
Commisso nelle istituzioni locali, tanto da essere considerato
uomo politico di riferimento
per il sodalizio criminale a Siderno ed a livello regionale,
promuovendo anche in tale veste gli interessi della cosca e favorendo anche nell’adozione di
specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio.
L’ex amministratore, secondo gli investigatori, avrebbe ricoperto un ruolo apicale all’interno del sodalizio criminale si-
CARAFFA DEL BIANCO Denunciati due allevatori di Africo
Le deiezioni di centinaia di maiali
finivano scaricate in una fiumara
ROCCELLA. Il greto di una delle
più grandi fiumare della Locride,
detta “La Verde”, trasformato in
una cloaca a cielo aperto. È quanto hanno scoperto gli agenti del
Corpo forestale dello Stato di
Brancaleone e Locri. Per due fratelli di Africo è scattata la denuncia. Stando a quanto è stato accertato, migliaia di litri di deiezioni
maleodoranti provenienti da un
allevamento industriale di maiali
venivano scaricati in maniera del
tutto illegale nel greto del corso
d’acqua. Nel corso del tempo,
quindi, si era creata un’ampia laguna sotto uno dei ponti che attraversano la fiumara, dalla quale
uscivano odori nauseabondi.
Il massiccio intervento degli
agenti del Cfs ha interessato un
complesso aziendale di notevoli
dimensioni in località “Chiuse-Distoli”, di Caraffa del Bianco, che si
estende per circa 6.000 metri
quadrati, di cui circa 1.200 occupati da un capannone industriale,
all’interno del quale, in 44 box,
sono allevati in maniera intensiva
poco più di 300 maiali, del valore
di circa 250 mila euro. Un’attività
industriale a tutti gli effetti, dalla
quale derivano specifici obblighi
di legge in tema di gestione dei rifiuti, in primis delle deiezioni degli animali. Nulla di tutto questo,
secondo gli agenti del Cfs.
Gli agenti hanno constatato
che lo smaltimento delle deiezioni, che la vigente normativa in-
Il “lago” di liquami maleodoranti
dernese rivestendo la carica di
“santista”. Per questi motivi
l’ipotesi di reato contestata a Figliomeni è quella di appartenere a un’associazione per delinquere di tipo mafioso, operante
nel territorio ricadente nel comune di Siderno e zone limitrofe, nonché oltre i confini nazionali, specificatamente in Canada nella città di Toronto.
Figliomeni, ex forzista passato nell’Mpa, ha guidato la città
sino al marzo del 2010, quando
decise di candidarsi alle elezioni regionali nella lista “Autonomia e diritti con Loiero presidente”, ottenendo quasi 1400
voti ma non lo scranno.
quadra come rifiuti, si verificava
senza alcun rispetto delle norme.
I box dove sono allevati gli animali venivano sistematicamente puliti con getti d’acqua corrente.
L’imponente quantità di liquame
che ne derivava, senza alcun trattamento, si riversava direttamente nel greto del “La Verde” attraverso un ingegnoso sistema di
condotte, in parte nascoste e altre
a cielo aperto. Ciò consentiva ai
due proprietari di trarre un notevole profitto economico viste le
spese non sostenute per il regolare smaltimento. Quindi il conduttore e il titolare dell’allevamento,
due fratelli di Africo, G.M., 30 anni, e B.M., 36, sono stati denunciati alla Procura di Locri. Le condotte di smaltimento e l’area invasa dai liquami sono state sottoposte a sequestro. I controlli hanno
anche riguardato le modalità di
allevamento dei maiali destinati
al consumo umano, in modo da
acertare eventuali illeciti di tipo
agroalimentare.(a.l.).
LOCRI. «Ci auguriamo che con
l’assoluzione
il
capitolo
dell’omicidio di Salvatore Cordì, riguardo ad Antonio Panetta, possa dirsi concluso in maniera tale da consentire al giovane di rifarsi una vita nella legalità, come il nostro assistito
aveva iniziato nel 2005, quando
si era recato in Romagna per lavorare». È quanto dichiarato
dagli avvocati Luca Maio e Giuseppe Mammoliti dopo la sentenza della Corte d’assise di Locri, che lo scorso 30 novembre
ha assolto il 34enne insieme ad
Antonio Martino, rilevando
«contraddittorietà della prova a
loro carico», condannando
all’ergastolo quale esecutore
materiale del delitto, Michele
Curciarello.
I due penalisti di Locri sottolineano: «La sentenza di assoluzione di Panetta per i reati di associazione per delinquere di
stampo mafioso, e per l’omicidio di Salvatore Cordì, ha dato
ulteriore conferma che la ricostruzione fatta dall’accusa si
fondava su un dato sbagliato,
quello di un ruolo del nostro assistito nell’ambito dell’azione
delittuosa e nella consorteria
Cataldo”. Il teorema degli inquirenti – proseguono gli avvocati Maio e Mammoliti – si fondava esclusivamente su una
convinzione suggestiva, che il
rumore captato sul cellulare di
Domenico Zucco, al progressivo
659, fosse uno dei due colpi
d’arma da fuoco sparati contro
la vittima».
«Un convincimento – affer-
Antonio Panetta
GROTTERIA Il 57enne alla Maratona più prestigiosa del mondo
Grande Bruzzese a New York:
miglior tempo tra tutti i calabresi
Vincenzo Cataldo
GERACE
Ulteriore affermazione, alla
maratona di New York, per il
grotterese Isidoro Bruzzese, 57
anni. Sul palcoscenico più prestigioso del mondo, l’indistruttibile podista di Grotteria, ha
corso con il tricolore sul petto
attraverso i cinque distretti della Grande Mela, 42 km e 195
metri resi ancora più ardui dalle numerose e ripide salite.
La 42. edizione della celeberrima competizione, è partita con oltre 47.000 iscritti. Quest’anno, gli italiani presenti erano circa 4.000, il gruppo straniero più numeroso tra le 23 na-
Isidoro Bruzzese a New York
LOCRI Affollatissimo meeting annuale della Pastorale Giovanile. Il tema: sessualità e morale cristiana non sono incompatibili
I ragazzi, la Chiesa e l’amore: il coraggio di scegliere
Antonio Condò
LOCRI
“Cuori controcorrente” era il tema del meeting autunnale dei
giovani che ogni anno viene
proposto dall’Ufficio di Pastorale Giovanile. Quest’anno l’appuntamento è stato ospitato dal
Centro Salesiani di Locri e ha visto confluire nella cittadina jonica tantissimi giovani provenienti dalle varie parrocchie
della Diocesi, per ritrovarsi tutti
insieme accomunati nella preghiera e nelle testimonianze. Il
tema del meeting d’autunno
proposto dal vescovo mons.
Giuseppe Fiorini Morosini, è
stato “l’amore”, sentimento da
vivere quasi in controtendenza.
L’educazione affettivo-relazionale e sessuale” giovanile, inteso come percorso che conduce
all’amore, rappresenta, infatti,
il tema dominante del programma annuale della Pastorale Giovanile Diocesana che intende
anche sfatare il luogo comune
secondo cui la Chiesa e la morale cristiana sarebbero contrarie
all’amore e alla sessualità.
Non a caso il presule, introducendo i lavori, ha evidenziato come vi sia un’errata interpretazione della posizione della
Chiesa su certi temi tanto che,
da questa, vi è la tendenza ad
allontanarsi.
Estremamente
coinvolgente la relazione tenuta da Gigi Avanti, laureato in
Teologia alla Gregoriana di Roma, consulente familiare e docente di religione, membro, con
sua moglie Maria, della Consulta per la famiglia della Cei. Molti gli stimoli al dialogo proposti
dal relatore in merito agli aspet-
Il foltissimo pubblico intervenuto al centro salesiano e l’intervento di Gigi Avanti
ti educativo-evolutivi dell’amore nella concezione cristiana.
Lapidario il concetto secondo il quale «la vita dipende da
due o tre sì o da due o tre no
pronunciati dai quindici ai
vent’anni. Sì a Dio, no all’Io. Sì a
Gesù, no a Satana. Sì all’amore,
no all’amor proprio».
Altrettanto lapidario – ha aggiunto – un imperativo categorico: mai farsi vincere, condi-
mano ancora i legali – non suffragato da alcun elemento di riscontro tecnico, tanto che, anche grazie ai nostri consulenti
ingegnere Sergio Lupis e professor Antonio Federico, la difesa è riuscita a far emergere la
verità su una vicenda paradossale, che ha tenuto banco per
circa sei anni e che ha visto la
Procura, nonostante i numerosi
verdetti negativi, continuare a
insistere su una linea accusatoria che si è dimostrata perdente
sin dall’inizio».
A tal proposito i legali richiamano alla riqualificazione dei
ruoli dei protagonisti della vicenda giudiziaria, che dall’operazione “Dead 659” del novembre 2005 a quella “Pioggia” del
dicembre 2008, ha rideterminato la strategia dell’accusa.
Circostanza che, secondo i penalisti locresi, sarebbe da ricondurre «all’assenza di qualsivoglia elemento indiziario che potesse ritenere Panetta responsabile dei gravissimi reati che gli
venivano contestati».(r.m.)
zionare, e quindi trascinare dalla collera, dalla gioia euforica,
dalla tristezza, dalla paura e dai
vari istinti. È necessario che i
giovani imparino a cavalcare
l’onda del “facile trasporto”
perché usando la volontà possono ritrovarsi più forti
dell’istinto. Già, la volontà, ovvero quella prerogativa, quella
dote che può incoraggiare i giovani a non temere ciò che li
cruccia o li impaurisce, a guardare in faccia ciò che li affligge:
un modo per prendere atto delle loro fragilità e, conseguenzialmente, per capire quali siano i modi per vincerle, superarle.
Durante l’incontro si è discusso di come andare “controcorrente”, di come i giovane
possano vincere la sfida moderna che “invita” alla commercializzazione dell’amore e al sesso
facile. Uno dei metodi migliori
per raggiungere l’obiettivo è,
senza dubbio, la riscoperta e la
valorizzazione di un sentimento che il consumismo pare abbia
zioni rappresentate. Isidoro ottenuto il miglior risultato assoluto tra tutti i calabresi presenti, con un tempo che gli ha valso
il 2152. posto in classifica generale ed il 23. assoluto nella categoria m. 56, oltre al 182. piazzamento tra gli italiani, equivalente a un incredibile 2. posto
nazionale di categoria. Di questo atleta reggino, ormai abituato a cimentarsi in questa durissima disciplina, va ricordato
che da diversi anni occupa il podio delle competizioni nazionali riservate alle polizie municipali ed ai dipendenti degli enti locali, essendosi laureato, in
diverse circostanze, campione
italiano della sua categoria.
fatto smarrire. Ecco, dunque,
alcune linee guida: amore consapevole, razionale, da distinguere nettamente dall’innamoramento, dalla “cotta” o dalla
passione irrazionale ed involontaria, dall’attrazione fisica.
Forte il monito lanciato dai relatori ai giovani perché, abituati ormai all’avere, vengano educati anche ad intendere l’amore, come sacrificio, come “prova” di difficoltà e di coraggio di
compiere scelte consapevoli.
Avanti ha letteralmente affascinato e coinvolto i giovani che
successivamente, riunitisi in
gruppi di lavoro, hanno a loro
volta discusso della varie sfaccettature che il tema presenta.
Un ulteriore confronto, moderato dal salesiano don Mario
Del Piano, con Giovanni Avanti,
fa fornito tante indicazioni utili
per capire come non fare scelte
sbagliate, come un uomo e una
donna possano iniziare il giusto
percorso animati da un sentimento che li accompagnerà per
tutta la vita, prendendoli per
mano.
Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011
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Cronaca di Catanzaro
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Scuola di magistratura
Si presenta il comitato
Si presenta domani,
alle 11.30 al Comune il
comitato “Per la scuola
della magistratura
a Catanzaro”
.
Si addensano una montagna di problemi (oltre che di rifiuti) sul sito di smaltimento che potrebbe non riaprire in tempi brevi IMMONDIZIA
Raccolte
ben 240
tonnellate
La società Enerambiente ha presentato istanza di fallimento al Tribunale di Venezia e conferite
a Pianopoli
to ciò si aggiunge il problema
Discarica di Alli, in forse l’ampliamento
Giuseppe Mercurio
Montagne di rifiuti e un mare di
problemi. Ad Alli e dintorni si è
creato una sorta di “mostro giuridico” che si trascina un carico di
rischi ed incognite. Se, infatti, il
contratto con Enertech per la gestione della discarica è stato rescisso dall’ufficio del commissario per l’emergenza rifiuti, i rapporti sono ancora “intatti” con
un’altra società, la Enerambiente,
“attenzionata” dalla Procura della Repubblica nell’ambito dell’inchiesta che ne ha portato in carcere i massimi rappresentanti.
In particolare, Enerambiente si
è aggiudicata nei mesi scorsi la
gara d’appalto per l’ampliamento
della discarica, i cui lavori sono
tuttora in corso. E proprio su quest’aspetto sono adesso puntati i riflettori degli inquirenti in quanto
proprio la società Enerambiente
ha presentato al Tribunale di Venezia una istanza di fallimento
che dovrà essere discussa
nell’udienza del 12 gennaio prossimo. Da qui la “consueta” domanda che sorge spontanea: come fa Enerambiente a terminare i
lavori di ampliamento della discarica di Alli se ha già presentato
La discarica di Alli che è finita nell’inchiesta della Procura della Repubblica
l’istanza di fallimento? E ancora:
che fine farà la gara d’appalto
bandita dall’ufficio del Commissario delegato per l’emergenza
ambientale vinta dalla Enerambiente? E soprattutto: quanto
tempo dovrà passare ancora perchè terminino i lavori dell’ampliamento della discarica in modo da
poterne consentire un pieno utilizzo? Anche perchè, a questo
punto, bisognerebbe rescindere il
contratto in essere con la Enerambiente in quanto è stata avviata
una procedura di fallimento, indire una nuova gara d’appalto e, dopo l’aggiudicazione, far proseguire i lavori sino al loro termine.
Tempi molto lunghi, quindi. Le
incognite che incombono sull’ampliamento della discarica di Alli
sono legate anche a un altro
aspetto importante. Il 31 dicembre 2011 scade il commissariamento del settore ambientale da
parte del Consiglio dei Ministri. A
questo punto si dovrà decidere se
le competenze dovranno ritornare alla Regione Calabria o se
l’emergenza non è finita e, di conseguenza, prorogare lo stato di
emergenza nel settore. Passaggio
importante per decidere il soggetto che dovrà mettere mano ai problemi ampliamento e gestione.
Come se ciò non bastasse, a tut-
dell’utilizzo del sito che, almeno
per il momento, rimane sotto sequestro giudiziario e affidato a un
custode, dopo il sequestro preventivo disposto dal gip del Tribunale su richiesta della Procura
della Repubblica. Nei giorni scorsi il legale della Enertech, la società che aveva in gestione la discarica, ha presentata un’istanza di
dissequestro dell’impianto al tribunale del riesame, il quale ancora deve decidere in merito.
Proprio nelle scorse ore il Pm
che sta conducendo l’inchiesta,
Carlo Villani, e il custode giudiziario nominato dal gip, l'ingegnere Stefano Colosimo, hanno
fatto il punto della situazione, anche perché all'interno della discarica permangono i rischi ambientali e una situazione di rischio segnala anche dalla “Enertech” in
relazione a una frana generatasi
sulla sponda esterna della discarica, che potrebbe far confluire
nuovo percolato nel fiume Alli e,
di conseguenza, in mare.
Insomma, una vicenda che si
complica sempre di più ogni giorno che passa e che, ormai, sembra
avere tempi lunghi per la risoluzione.
L’EX ASSESSORE IACONANTONIO DIFENDE A SPADA TRATTA L’AMMINISTRAZIONE OLIVO: «HA OPERATO CON SAGGEZZA»
Scalzo: ora occorre solamente potenziare la differenziata
«Proprio in un momento di estrema emergenza e difficoltà si sarebbe dovuta potenziare la raccolta differenziata, perché aumentarla significa, logicamente,
decrementare l'indifferenziata
che è poi il rifiuto che finisce nelle
discariche portandole alla saturazione». Lo ha affermato il capogruppo del Pd al Consiglio comunale, Salvatore Scalzo, criticando
le scelte del sindaco Michele Traversa sulla gestione dell’emergenza rifiuti.
«In un momento dove la discarica di Alli è chiusa e posta sotto
sequestro e tutte le altre discariche ai limiti della saturazione, sarebbe quanto mai opportuno – secondo Scalzo – stimolare la raccolta differenziata. Difatti se i cit-
tadini catanzaresi cominciano ad
operare la selezione dei rifiuti riciclabili (carta, vetro, plastica
ecc.) invece di gettarli nei sacchetti dell'indifferenziata insieme a tutti gli altri rifiuti, si risparmierebbero diverse tonnellate da
smaltire in discarica». Ma c’è
dell’altro. «Nell'impianto di Alli,
posto sotto sequestro per le note
vicende giudiziarie, i cittadini devono sapere che sono presenti, oltre alla discarica, degli impianti
deputati al compostaggio dell'umido e della frazione organica»
che, per Scalzo, «potrebbero, in
via straordinaria, essere utilizzati
per lavorare l'umido, sempre nella logica di decrementare quelle
200 tonnellate di rifiuto indifferenziato che deve essere smaltito
Salvatore Scalzo
Domenico Ianonantonio
ogni giorno a Pianopoli. Pertanto,
il sindaco di Catanzaro dovrebbe,
di concerto con i principali amministratori dell'hinterland, il Commissario Straordinario e la magistratura, chiedere la possibilità di
utilizzare gli impianti di lavorazione della frazione organica di
Alli in grado, secondo piano, di lavorare sino a 100 tonnellate di rifiuto organico al giorno».
Sull’emergenza rifiuti è anche
intervenuto l’ex assessore all’Ambiente Domenico Iaconantonio, il
quale ha evidenziato che «l’Amministrazione, da quando si è insediata l’autorità commissariale,
ha un’inconsistente agibilità. Il
sindaco Traversa può fare sulla
vicenda quanto poteva fare Olivo.
I commissari hanno provveduto,
con autonome ordinanze, a stabilire chi, per quanto tempo e per
quante tonnellate poteva conferire nella discarica di Alli. La verità,
per come anche il sindaco Traversa ha scritto sulla stampa, è che alla data di avvicendamento
dell’Amministrazione, la discarica di Alli aveva capienza sino al
2014/15. Ora, ritengo, salvo che
in questi sei mesi di giunta Traversa siano avvenute cose non da
me conosciute, che non è possibile conferire rifiuti ad Alli non per
mancanza di capienza, ma perché la discarica è chiusa per le note vicende. La verità è che l’Amministrazione Olivo, anche per questo settore ha operato con grande
saggezza
e
lungimiranza».(g.m.)
Ieri sono state «raccolte e conferite nella discarica di Pianopoli ben 240 tonnellate di Rsu:
il massimo quantitativo quotidiano consentito dopo l'autorizzazione accordata dal Commissario per l’emergenza rifiuti, questore Vincenzo Speranza, per consentire al capoluogo di uscire dall’emergenza». Lo rende noto un comunicato del sindaco Michele Traversa.
«Continua senza sosta – si
legge nella nota – l’operazione
straordinaria di pulizia della
città, che vede impegnata una
task force che da tre giorni è al
lavoro per lo smaltimento dei
rifiuti accumulati per le strade
a causa della chiusura della discarica di Alli. L’operazione
continuerà senza sosta finché
la città non sarà completamente ripulita, sfruttando anche la possibilità di conferire
in discarica la domenica fino
alle ore 13, come richiesto dal
sindaco Traversa al commissario». Anche oggi, dunque, «le
squadre di "Aimeri" e "Ambiente & Servizi" saranno regolarmente al lavoro. È stato
lo stesso sindaco, insieme
all’assessore comunale all’Ambiente Franco Nania, a programmare il piano di interventi con il quale si sta aggredendo il territorio, eliminando i
sacchetti di immondizia accumulati anche fuori dai cassonetti e raccogliendo quantità
consistenti di ingombranti. Se
l’operazione proseguirà senza
intoppi, entro una settimana
si riuscirà a riportare la situazione alla normalità: eliminati
i rifiuti accumulati, si potrà infatti smaltire senza difficoltà
la quantità di Rsu prodotta
giornalmente dalla città, attualmente di circa 140 tonnellate al giorno, anche tenendo
conto di un aumento della
produzione nel periodo delle
festività natalizie. Superata
l’emergenza – conclude la nota – si procederà a bonificare e
disinfettare le piattaforme e i
cassonetti, sostituendo quelli
danneggiati, e soprattutto ci si
concentrerà sulla raccolta e lo
smaltimento dei rifiuti ingombranti e Raee».(g.m.)
Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
34
Cronaca di Cosenza
.
L’INTERVISTA Il procuratore capo di Castrovillari, Franco Giacomantonio, denuncia l’omertà che finisce per irrobustire la malavita organizzata
«Il silenzio e la paura foraggiano la criminalità»
L’appello: la magistratura deve recuperare autorevolezza per riconquistare la fiducia dei cittadini
Attilio Sabato
Se venissero tenute in debita
considerazione le peculiarità
di un territorio, a nessuno,
forse, verrebbe in mente di
mettere il “lucchetto” ai tribunali di provincia. Si obietterà:
siamo in piena crisi economica, le casse dello Stato sono
vuote e da qualche parte bisognerà pur tagliare per recuperare risorse. D’accordo. Possibile, però, che nell’elenco delle “sforbiciate” necessarie ci
finiscano anche i presidi di
giustizia? Che non si trovi di
meglio e di più redditizio da
eliminare che i palazzi di giustizia periferici? Domanda legittima: è conveniente mettere mano nella filiera della legalità? In una terra, poi, come
la Calabria dove c’è sete di
giustizia? Evidentemente chi
“manovra” questa macchina
complessa, non conosce a
fondo questo lembo di terra,
attraversato da forti fibrillazioni e non tutte, purtroppo,
edificanti.
Rimescolare le carte quaggiù, vuol dire lanciare l’ennesimo segnale destabilizzante.
La tesi è del Procuratore di
Castrovillari Franco Giacomantonio che da tempo sente
“puzza di bruciato”. « Non
condivido. Se ciò dovesse
concretizzarsi, sarebbe una
jattura per l’intero territorio.
Penso ai disagi a cui andranno incontro i cittadini». Questa è un’area che di tranquillo
ha davvero poco. Basta dare
un’occhiata alle cronache
dell’ultimo periodo. «Sette
omicidi in tre anni e mezzo
dicono che siamo in presenza
di gruppi criminali che non
scherzano. La Sibaritide, per
esempio, è territorio assai
complesso, che presenta dinamiche criminali preoccupanti».
Una delinquenza organizzata pervasiva e feroce a giudicare dai fatti di sangue.
«Purtroppo protetta anche
dalla società civile». Comportamenti omissivi? « Nessuno
vede e sente niente. L’omertà
è spaventosa. Questo è un dato allarmante. Non è però un
“esclusiva” di questo pezzo di
Calabria. Ho trent’anni di carriera sulle spalle e non mi è
mai capitato di trovare gente
disposta a collaborare spontaneamente». Il silenzio è d’oro.
«Pare proprio di sì». Neanche
per i piccoli reati? «Neanche
quest’ultimi sfuggono alla regola. Pensi al cosiddetto “cavallo di ritorno”, la gente non
si rivolge alla forze dell’ordine per denunciare il furto
dell’auto, preferisce percorrere altre strade».
Capita, magari, di ritrovarla “casualmente”. «Proprio
così. Spesso ci raccontano,
guarda caso, di aver individuato l’automobile durante
una passeggiata lungo sentieri meno battuti». Quando si
dice la fortuna! «Esattamente. La famosa dea bendata è
componente fondamentale».
Sarà anche un problema legato alla fiducia. «Certamente. I
cittadini l’hanno persa e allora preferiscono contrattare il
prezzo». Non solo per queste
“piccolezze”.
«L’elenco, purtroppo, è
lunghissimo». Tocchiamo un
altro punto. «Le potrei parlare dell’aumento spropositato
delle false testimonianze, delle dichiarazioni mendacià.».
La gravità c’è tutta. «Non è
una bella cosa per l’istituzione». Non si può, però, buttare
Il personaggio
Il procuratore capo di Castrovillari Franco Giacomantonio è nato 69 anni
fa a Cosenza. In magistratura dal 27 maggio del
1977 si è sempre distinto
nelle sue funzioni per il
rigore e lo scrupolo con
cui ha sempre trattato i
suoi fascicoli meritandosi
la stima dei colleghi, degli
avvocati e degli stessi cittadini-utenti della giustizia. Da giovane sotituto
procuratore della Repubblica a Rossano ha coordinato inchiestesulla prima storica organizzazione
mafiosa che controllava la
Sibaritide ed era capeggiata dallo storico mammasantissima, Giuseppe Cirillo. Dopo una parentesi in
Corte d’appello, Giacomantonio è stato nominato procuratore aggiunto a
Cosenza dov’è rimasto in
carica fino al 2009 (assumendo anche le funzioni
di capo tra la collocazione
a riposo di alfredo Serafini
e la nomina di Dario Granieri) anno di investitura
ufficiale alla guida della
Procura di Castrovillari.
Il procuratore Franco Giacomantonio (al centro in abito grigio) sul luogo dell’agguato a Gaetano De Marco
la croce addosso solo ai cittadini. «No, è una questione di
autorevolezza che dobbiamo
riconquistare». Dopo il ciclone di questi giorni, c’è tanto
lavoro da fare. «Non entro nel
merito della questione. Mi lasci dire, però, che se i fatti
contestati venissero provati,
sarà dura».
In che senso? «C’è il rischio
di sprofondare in baratro».
Altra colpo alla fiducia. «È
chiaro. Ma aspettiamo per capire meglio che cosa è successo. Il tempo ci dirà». L’impatto, però, è tremendo. «Veda,
non voglio dare giudizi. Il bene e il male sono ovunque, così come l’onestà e la disonestà». Lei è a capo di una Procura di frontiera, come si dice
spesso in riferimento agli Uffici periferici. Ci pare di capi-
re che anche qui le lamentele
non mancano. «Grazie a Dio
siamo messi bene». Nel senso
che funziona tutto alla perfezione? « No, no, mi riferivo alle rivendicazioni». Che, quindi, non mancano. «Basta scegliere da dove iniziare». Ha
facoltà di decidere. «Partiamo
dal palazzo. Sono anni che dicono: presto avremo il nuovo
tribunale. Vuole sapere come
la penso? ». Assolutamente sì.
«Trattasi di lavori pubblici».
Quindi? «I tempi sono biblici». Sfiducia a piene mani.
«Aspetto di essere smentito,
mah!».
Veniamo alle “cose” della
giustizia, alla fase della quotidianità. «Risparmiamo la
carta, se è questo che vuole
sapere». Non è una novità.
«Appunto. Il materiale di can-
celleria è merce rara, fatichiamo e non poco a reperirla».
Inutile parlare di uomini.
«Ecco. Sorvoliamo. Questo,
però, non vuol dire che ci fasciamo la testa. Il nostro Ufficio lavora e, credo, anche bene». Problemi logistici a parte. «C’è grande senso di responsabilità». Non è poco in
una stagione delicata come
questa.
Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011
43
Cosenza - Provincia
.
CETRARO Unanime appello di istituzioni e forze politiche dopo l’intimidazione al consigliere Pascarelli
Subito il Comitato sull’ordine pubblico
Il Consiglio: il fenomeno malavitoso è una grave emergenza sociale
Tiziana Ruffo
CETRARO
Indignazione dei gruppi consiliari, delle forze politiche, dell’amministrazione comunale per l’intimidazione perpetratao ai danni
del consigliere comunale Franco
Pascarelli, dirigente del Partito
socialista italiano.
L’incendio dell’auto della moglie del consigliere rappresenta
un attacco alle istituzioni che intendono prospettare al Prefetto la
necessità di convocare a Cetraro il
Comitato dell’ordine e della sicurezza pubblica e valutare, insieme allo stesso Consiglio, le iniziative da intraprendere per restituire serenità ai cittadini e debellare
il fenomeno malavitoso che continua a rappresentare una grave
emergenza per la cittadina tirrenica. Il Consiglio, l’Amministrazione e le forze politiche, si legge
in una nota, «all’unanimità, ed in
una riunione molto partecipata,
profondamente indignati per il
vile atto intimidatorio perpetrato
ai danni del consigliere comunale, con delega all’Igiene ambientale Franco Pascarelli, ribadiscono senza mezzi termini che l’azione di civiltà, di rispetto delle regole e di diffusione della cultura della legalità procederà speditamente con l’obiettivo di costruire una
La Prefettura chiamata in causa
Palazzo del Trono, sede municipale
Una recente seduta del consiglio comunale
comunità solidale in cui i cittadini
possano vivere sereni ed in piena
agibilità democratica».
Nel sottolineare la piena e convinta solidarietà al consigliere Pascarelli, le forze politiche ed i
gruppi consiliari si sentono direttamente colpiti in quanto l’azione
di servizio da lui portata avanti
costituisce un tassello del lavoro
corale che si sta portando avanti
per la crescita morale e civile della città. Saranno messe in campo
iniziative e percorsi utili ad emarginare comportamenti delinquenziali ed a creare un clima di
civile convivenza nel pieno rispetto delle regole.
«Si auspica – continua la nota che le forze dell’ordine procedano con efficacia ed urgenza per
colpire i malfattori. Data la gravità dell’episodio intimidatorio,
che fa seguito ad altri atti consumati negli ultimi tempi, si chiede
al Prefetto di convocare con urgenza a Cetraro una seduta
straordinaria del Comitato
dell’ordine e della sicurezza pubblica con la finalità di trasmettere
fiducia ai cittadini e di affermare
la piena sovranità dello Stato nel
nostro territorio che sta compiendo gli sforzi necessari per promuovere crescita e sviluppo con i
riflettori puntati sul futuro delle
nuove generazioni».
SAN MARCO ARGENTANO L’ennesimo “invito” del Pd a conclusione dell’ultima assemblea cittadina
«Meglio che la Giunta Termine stacchi la spina»
Alessandro Amodio
SAN MARCO ARGENTANO
«Staccate le spina!». È l’ultimo
monito del Pd a quel che resta
della Giunta Termine dopo
l'ennesimo consiglio comunale
animato più dalle divisioni interne della maggioranza che
dai contenuti politici e programmatici. Eppure da discutere e decidere c'era tanto, visto che s’è proceduto alla votazione sui progetti Pisl (Piani
integrati sviluppo locale).
«Anche questa volta – tuonano i “Democrat” – la maggioranza comunale, piuttosto
che favorire una sana e costruttiva discussione tra le varie forze politiche presenti in
Consiglio, ha preferito render-
Il Municipio, teatro dell’acceso confronto politico in atto
si protagonista manifestando
pubblicamente le tante contrapposizioni interne, il tutto
con l'ingiustificabile assenza
del sindaco in trasferta all'estero. È purtroppo allarmante evidenziare che dopo oltre tre
mesi di lavoro e discussione sui
Pisl, per di più in calendario da
oltre un anno, tra i membri di
maggioranza (in assoluta autonomia e senza il doveroso
confronto con le forze di minoranza) non si sia riuscito a trovare la sintesi e la coesione necessaria per affrontare degnamente un consiglio comunale,
riproponendo in questa sede
l'ennesima triste scena dei distinguo e delle precisazioni
manifestate da alcuni membri».
Piazza Ferrante, nel centro storico
BONIFATI Una settimana di rodaggio
Raccolta differenziata
Qualche disfunzione
ma il servizio procede
Alessia Antonucci
BONIFATI
La raccolta differenziata, a
quasi una settimana dalla sua
entrata in vigore, mostra ingranaggi ancora non del tutto
oleati, specie per il servizio
“porta a porta” attivo nel centro urbano di Cittadella del Capo, per poi estendersi a Bonifati
e a Torrevecchia. Una fase di
rodaggio che gli esperti dichiarano tuttavia “necessaria e
comprensibile” sia per gli addetti ai lavori, nello specifico i
dipendenti della “Geo Ambiente srl” a cui è stata affidata la gestione, sia per la cittadinanza,
chiamata a una svolta dalle importanti ripercussioni sull’ambiente e l’inquinamento.
I disguidi sono sorti in particolare per le etichette presenti
sui quattro mastelli colorati,
forniti ai residenti in comodato
d’uso, su cui sono riportate informazioni non conformi ai
giorni e agli orari di conferimento inerenti il Comune.
Molti utenti, facendo riferimento a quanto scritto sui contenitori, infatti, hanno messo
sull’uscio di casa quelli sbagliati, ma i dipendenti della ditta siciliana, seguendo le indicazioni di smaltimento, li hanno lasciati intatti con tutto il loro
contenuto, come a dire, “rimandato al destinatario”.
La situazione è stata segnalata in modo informale alla
“Geo ambiente srl” che sta
provvedendo a rimuovere gli
adesivi errati e a stampare
quelli corretti, da apporre presto sui mastelli. La confusione
si poteva ovviare seguendo il
calendario illustrato e descritto
nel depliant informativo a firma del sindaco, Antonio Mollo,
che ribadisce la sua diffusione
capillare, se non fosse che numerosi utenti dichiarino di non
averlo affatto ricevuto. Scoperto l’arcano, l’aspetto adesso è di
facile risoluzione: basta infatti
recarsi al punto di front office,
nella delegazione comunale di
Cittadella del Capo, aperto da
lunedì a sabato, dalle ore 9 alle
13, per richiedere il depliant e
segnalare eventuali disfunzioni. Tra queste compaiono la
mancata consegna ad alcuni
nuclei familiari sia delle buste
biodegradabili che dei mastelli, e dei bidoni carrellati da 120
litri o 240 in comodato d’uso
ancora da fornire agli esercizi
commerciali che, per il momento, stanno conferendo i rifiuti negli appositi cassonetti
colorati, posti lungo le strade,
ma a quanto pare la ditta rimedierà quanto prima. BONIFATI
SCALEA Obiettivo: l’assistenza e la tutela delle persone che hanno problemi alla vista
Installati in svariate zone della città
cassonetti per gli indumenti già usati
Virgilio Minniti
SCALEA
Si è conclusa con l'installazione
dei cassonetti per la raccolta di indumenti usati l'iniziativa avviata
già da diversi giorni sul territorio
in collaborazione con l'Anpvi,
l'Associazione nazionale privi di
vista e ipovedenti. Una serie di
raccoglitori già collaudati in altre
città sono stati distribuiti in varie
zone della città. La questione è
stata seguita da vicino dal Gabinetto ristretto del sindaco che si
occupa da qualche giorno della
delega all’ambiente e formato dagli assessori Raffaele D'Anna, e
Antonio Stummo, dal consigliere
con delega al Bilancio, Franco Di
Giorno, e , ovviamente, dal sindaco Pasquale Basile.
«L'associazione – ha ricordato
il sindaco Basile – ha per finalità
l'assistenza e la tutela delle persone non vedenti ed ipovedenti.
Con tale operazione che abbiamo
avviato già da qualche tempo otterremo un duplice risultato: raccogliere indumenti e scarpe in
L’Amministrazione ha coordinato il posizionamento dei nuovi cassonetti
modo ordinato e concorrere all'attività dell'associazione nel reperire i fondi necessari per l'organizzazione delle iniziative dell'Anpvi stessa». L'assessore Raffaele D'Anna ha espresso soddisfazione: «Abbiamo accettato su-
bito la proposta dell'Anpvi che è
un'organizzazione non lucrativa
e di utilità sociale. Avremo modo
di concorrere al miglioramento
dei servizi che l'associazione offre e continuerà ad offrire a chi
soffre il grave problema legato al-
la cecità o alla difficoltà nel vedere».
L'assessore Antonio Stummo
ha ricordato che si è detto disponibile sin da subito a fornire tutto
il possibile supporto logistico all'Anpvi. «I cassonetti sono stati di-
stribuiti in aree predisposte e la
raccolta alla quale sono destinati
non crea problemi legati a cattivi
odori. Pertanto abbiamo scelto
luoghi in cui i cittadini potranno
recarsi facilmente per lasciare gli
indumenti usati».
«Abbiamo siglato subito l'accordo con l'Anpvi – ha confermato il consigliere Franco Di Giorno
– che collabora con la cooperativa “Città pulita”. I cassonetti, così
come avviene in altre cittadine,
vengono installati in punti centrali e scelti in modo strategico.
Noi abbiamo fornito tutta la collaborazione possibile perché siamo sicuri che con la raccolta degli
indumenti usati contribuiremo a
rendere la nostra cittadina più ordinata e pulita e concorreremo
alla crescita dell'associazione.
Fra l'altro l'operazione non comporta alcuna spesa per l'ente».
La delega all’Ambiente, lo ricordiamo, era detenuta dal consigliere Francesco Acquaviva. Di
recente il sindaco Basile ha ritirato le deleghe ad Acquaviva optando per formazione di un gruppo
ristretto di lavoro per cercare di
gestire nel miglior modo possibile l’ambiente. La scorsa estate la
città di Scalea ha avuto molti problemi legati alla spazzatura.
L’obiettivo sarà adesso di programmare per tempo strategie
che possano evitare disservizi palesati nel recente passato.
SORPRESI DAI CARABINIERI CON MATERIALE FERROSO INERTE
Rifiuti speciali, due arresti
BONIFATI. Con le accuse di illecito carico e trasporto di rifiuti pericolosi i carabinieri della Stazione di Cittadella del Capo hanno
arrestato C. G., 55 anni, gestore dell’impianto di depurazione di
Bonifati, e F. B. di 53. I due sono stati sorpresi in località Parise
mentre prelevavano - in un’area adibita a temporanea raccolta
di rifiuti - materiale ferroso inerte (motori di auto, carcasse di
ciclomotori, batterie esauste). Ai due sono stati concessi gli arresti domiciliari.
52
Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud
Vibo - Provincia
.
SAN CALOGERO Ricostruiti durante l’interrogatorio di Domenico Grillo (che resta in carcere) i drammatici momenti della rapina
TROPEA
Che festa!
I bersaglieri
calabresi
La donna graffiando con le unghie uno dei malviventi ha “costruito” la prova del Dna invadono
indagini e delle testimonianze reoggi la città
Guido Galati
se da Grillo.
Così è stata uccisa la povera Isabella Raso
SAN CALOGERO
Resta in carcere Domenico Grillo,
il ventunenne reo confesso
dell’uccisione di Isabella Raso, la
donna morta soffocata in casa
propria durante una rapina che lo
stesso Grillo, in concorso con altri, avrebbe consumato nel corso
della nottata compresa tra il 14 e
il 15 luglio scorso.
Il Gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, accogliendo la richiesta del pm Vittorio Gallucci, dopo circa tre ore di
camera di consiglio e poco prima
delle 15 di ieri, ha disposto la custodia cautelare in carcere
dell’imputato.
Grillo, che era difeso dall’avvocato Mario Ferraro, sarebbe apparso provato ma lucido. Avrebbe, infatti, risposto a tutte le domande postegli dal Gip, confermando quanto aveva già dichiarato al sostituto procuratore Gallucci, subito dopo il suo arresto, e
ricostruendo nei minimi particolari la dinamica della sconvolgente vicenda di cui è stato diretto
protagonista. Alla lettura del dispositivo non avrebbe tradito alcuna emozione, certamente consapevole del fatto che per lui, almeno fino a quando i tre gradi di
giudizio previsti dal codice di procedura penale non si saranno
esauriti, non vi potrà essere altra
alternativa che il carcere.
Domani mattina toccherà a
Luigi Zinnà, 21 anni, e a Francesco Todarello, 45, accusati di
complicità nel delitto, presentarsi
in Tribunale e cercare di smontare, con l’ausilio dei loro rispettivi
difensori, gli avvocati Francesco
Muzzopappa e Patrizio Cuppari,
l’impianto accusatorio che gli investigatori della Procura e
dell’Arma dei Carabinieri hanno
potuto costruire sulla base degli
elementi raccolti nel corso delle
Testimonianze secondo le quali, la notte tra il 14 e 15 luglio, in
casa della povera Isabella Raso, si
sarebbe scatenato un vero e proprio inferno. Pianificato il colpo
ed entrati nell’abitazione della loro vittima predestinata attraverso
l’ingresso secondario che si apre
su via Giosué Carducci, Grillo,
Zinnà e Todarello, si sarebbero
trovati di fronte a un’inaspettata
quanto energica reazione della
donna. La Raso, svegliata da rumori sospetti provenienti dalla
scala a chiocciola, trovatasi di
fronte i tre individui, peraltro a lei
noti, e capite quali fossero le loro
reali intenzioni, avrebbe tentato
con tutte le sue forze di opporre
resistenza, sperando così di dissuaderli e farli fuggire. I tre, però,
per tutta risposta l’avrebbero immobilizzata, legandole le mani
con della stoffa e stringendole davanti alla bocca e al naso uno
straccio. Sarebbe stato in questo
concitato frangente che la poveretta, in un estremo tentativo di
autodifesa, avrebbe cercato di divincolarsi dalla stretta dei suoi rapinatori-assassini, graffiandone
uno, esattamente Domenico Grillo, all’altezza dell’addome e impadronendosi, così, del suo profilo genetico rivelatosi determinante per la soluzione dell’assurda vicenda.
Accortisi che la Raso, rimasta
intanto in forte debito d’ossigeno
per l’occlusione delle vie respiratorie, era spirata, i tre, sempre ritenendo veritiere le testimonianze rese dal principale imputato,
presi dal panico, hanno abbandonato la casa dell’orrore non senza
aver prima, però, rovistato
nell’armadio posto nella camera
da letto ed essersi impossessati di
parte del contante, di alcuni titoli
di credito e di preziosi della loro
vittima. Domenico Grillo al momento di lasciare la caserma “Achille Mazza” per essere condotto in carcere
La vittima è il generale medico in pensione Gregorio Schiavone originario di Vibo
Muore a Bologna a un passaggio a livello
Un generale medico in pensione, Gregorio Schiavone, 87 anni, originario della nostra provincia, ha perso ieri la vita a Bologna nel corso di un incidente
stradale verificatosi nei pressi
di un passaggio a livello.
Il tragico incidente è avvenuto in via del Lazzaretto. Originario di Vibo Valentia, era da
tempo residente a Bologna dove aveva fissato la sua dimora.
Secondo la ricostruzione
PIZZO Il commissario avvia una serie di incontri con gli operatori
Accoglienza turistica, come evitare
errori e disservizi di questa estate
Rosaria Marrella
PIZZO
«Estate tutto l’anno» è il progetto curato dal commissario Bruno Strati. Mira a individuare soluzioni in grado di migliorare
l’offerta turistica della città. Un
momento di confronto con gli
operatori e i cittadini si è tenuto
nei giorni scorsi. Sono state gettate le basi per una stagione
estiva meno tribolata di quella
del 2011. Nel corso dell’incontro, il commissario ha chiesto la
collaborazione di tutti per analizzare in modo analitico le disfunzioni e, contestualmente,
individuare proposte migliorative e risolutive.
«L’obiettivo – ha puntualizzato il commissario straordinario – è quello di dar voce a chi
opera nel settore delicato del turismo, che rappresenta la prima
risorsa del comune di Pizzo».
L’incontro ha registrato interventi e spunti interessanti
proposti dalle associazioni dei
commercianti, dagli esercenti
balneari e dai comitati di quartiere nonché l’illustrazione del
segretario regionale Wwf, Pino
Paolillo sulle cause del fenomeno dell’inquinamento del mare.
Ovviamente, attenzione particolare è stata dedicata proprio
al mare, fonte di attrazione del
turismo a Pizzo e in Calabria in
genere.
Il commissario Bruno Strati
della Polfer, l’uomo avrebbe
imboccato per errore la stradina, chiusa al traffico con accesso riservato solo ai mezzi che
lavorano in un cantiere, e trovando le semibarre abbassate
avrebbe deciso di oltrepassarle
facendo “slalom”. Ma, proprio
in quel momento, è sopraggiunto il convoglio. Il treno ha
spinto e trascinato in avanti
lungo i binari l’automobile,
una Citroen C3 grigia metalliz-
Secondo Strati «dal dibattito
è scaturita la volontà di tutti di
partecipare attivamente ai tavoli di lavoro, che saranno tre,
coordinati dal Comune: uno,
dedicato all’ambiente, un altro,
dedicato ai servizi, ed infine,
l’ultimo è a carattere istituzionale».
Entro il prossimo 12 dicembre, gli operatori del settore, così come le associazioni sociali e
culturali del territorio, potranno aderire ad uno o più dei predetti tavoli, iscrivendosi presso
il settore socio-culturale al secondo piano del palazzo municipale.
Si può prendere contezza del
primo incontro dedicato al turismo, grazie all’impegno di
Giampaolo Masciari, che lo ha
ripreso e lo ha reso disponibile
sul “Youtube”. Un’iniziativa,
quella del giovane Masciari che
consente di partecipare, anche
se in differita, agli eventi peculiari del Comune. In breve
CESSANITI
SAN GREGORIO D’IPPONA
TROPEA
PIZZO
Sequestrata
abitazione abusiva
Elevate sanzioni
a due supermercati
Stop alle auto
in zona Convento
Pellicola calabrese
a “Lanterna magica”
I carabinieri della stazione
di Cessaniti, unitamente al
personale dell’ufficio tecnico del Comune, nel corso di
un controllo a un cantiere
per la verifica del possesso
dei requisiti di legge, hanno
scoperto come D.P., bracciante agricola di 50 anni,
stesse allargando la propria
abitazione in maniera del
tutto abusiva. Immediata la
denuncia della donna all’autorità giudiziaria nonchè il
sequestro dei muri perimetrali del nuovo appartamento.
Sanzioni amministrative pari a 4 mila euro sono state
elevate dagli uomini della
stazione dei Carabinieri di
S. Gregorio d’Ippona e dai
loro colleghi del Nas di Catanzaro nei confronti dei titolari di due supermarket.
Gli uomini dell’Arma, che
da settimane stanno passando al setaccio rivendite di
alimenti e ristoratori, hanno
accertato come entrambi i
supermercati svolgevano la
propria attività in assenza
dell’obbligatorio piano di
autocontrollo alimentare.
Circolazione interrotta a
causa di lavori in zona Convento. A stabilirlo il responsabile del corpo di Polizia
municipale Vincenzo Ascanio, per permettere il regolare svolgimento dei lavori
di consolidamento della rupe. Il provvedimento è rivolto sia alla circolazione
veicolare che pedonale e riguarda una carreggiata del
tratto di strada della zona
di Marina del Convento. La
sospensione consentirà alla
ditta di svolgere più velocemente i lavori. (f.b.)
Ancora un appuntamento
con il circolo del cinema
“Lanterna Magica”, presieduto da Antonietta Villella.
Alle 18.30, nei locali del
museo della Tonnara di Pizzo Marina, sarà proiettato
«In attesa dell’avvento», pellicola vincitrice della sezione Orizzonti all’ultimo festival di Venezia. Tra l’altro, in
sala saranno presenti i registi, i calabresi Arturo Lavorato e Felice D’Agostino.
Nel corso della serata sarà
presentato il progetto
“Equosud”. (r.m.)
zata, per oltre duecento metri.
La vettura, ridotta a un ammasso di lamiere, è stata poi rimossa dai Vigili del fuoco.
Gregorio Schiavone non è
stato l’unico a sbagliare strada:
anche un’altra auto aveva preso la stessa strada, fermandosi
al passaggio a livello, dopo che
il conducente era stato tratto in
errore dalle mappe di un navigatore satellitare non aggiornato.
Per la famiglia Schiavone, si
tratta della seconda tragedia
nell’arco di due anni. Il 22 agosto del 2009, il figlio di Francesco Schiavone, figlio della vittima di ieri, perse la vita, all’età
di 57 anni, in un incidente areo
verificatosi a Civitella, in provincia di Forlì. L’ultraleggero
sul quale si trovava in compagnia di un amico, precipitò al
suolo dopo aver toccato i fili
dell’alta tensione. TROPEA. Aria di festa grazie ai
bersaglieri. Con il raduno
dell’Associazione nazionale
bersaglieri (Anb) della Calabria, infatti, è previsto l’arrivo
di numerosi rappresentanti
delle sezioni di Chiaravalle,
Isola Capo Rizzuto, Rocca di
Neto, Roccella Jonica, Villa
San Giovanni, Cosenza, Crotone e Reggio Calabria. L’arrivo
dei bersaglieri è previsto per le
8.30 e ad accoglierli ci sarà il
sindaco Gaetano Vallone che
rivolgerà loro (alle 8.45) un
breve saluto. Subito dopo sono
previsti, alla biblioteca “Albino
Lorenzo”, Alle 11, i gruppi in
visita alla città saranno riuniti
per la santa messa in Cattedrale, da dove partiranno tutti insieme alle 12 circa, per raggiungere piazza Vittorio Veneto in sfilata.
Nella piazza principale, ai piedi del monumento ai caduti,
sarà deposta una corona di alloro. Alle 12.30, infine, si terrà
un breve concerto della Fanfara regionale e sarà ricordata la
storica consegna del tricolore
alla città di Trieste, avvenuta il
26 ottobre 1954, alla quale
partecipò il bersagliere tropeano Francesco Russo. (f.b.)
Una recente sfilata
PIZZO Denunciati gli inevitabili disagi
SAN CALOGERO
Alunni e insegnanti
della media “Anile”
senza riscaldamenti
Droga,
in cella
giovane
di Calimera
SAN CALOGERO. I carabinieri
La porta aperta che conduce al locale della caldaia
PIZZO. Senza riscaldamenti la
scuola media “Anile”. Benchè
vi sia stato l’interessamento
della scuola – il cui dirigente
scolastico è Antonello Scalamandrè – e il Comune di Pizzo, attraverso il commissario
straordinario Bruno Strati,
abbia inviato gli operatori, da
tre giorni gli studenti e i docenti attendono che l’impianto di riscaldamento riscaldi le
loro aule. Fortunatamente, il
clima mite di questi giorni
non ha arrecato notevoli disagi ma, è necessario che ci si
attivi per tempo, in considerazione del freddo legato alla
stagione invernale. In realtà,
non si doveva attendere il
mese di dicembre per intervenire sull’impianto, ma ora
non si può più tergivesare oltre.
Ciò che però inquieta qualche
docente, nonchè qualche
operatore Ata è che il locale
in cui si trova l’impianto sia a
oggi incustodito. Nella fattispecie, tre giorni fa, l’intervento dei tecnici comunali ha
visto forzare la porta del locale in questione poichè non ne
consentiva l’accesso e, da
quel dì essa è rimasta aperta:
il timore, infatti, è che qualcuno possa utilizzare il manufatto (sito nella parte posteriore del plesso scolastico,
fuori dagli occhi dei docenti e
del personale Ata) per fare
qualche sciocco scherzo e manomettere le macchine, o, che
qualcuno possa penetrarvi
all’interno e rischi di farsi male.
Insomma, la speranza è
che nell’attesa di attivare
l’impianto si possa almeno
chiudere la porta del locale,
scongiurando così pericoli di
sorta. (r.m.)
della stazione “Achille Mazza” hanno tratto in arresto
Ottavio Rosello, 36 anni, invalido civile di Calimera, per
espiazione di pena residua. Il
provvedimento restrittivo è
da mettere in relazione a
un’ordinanza emessa a suo
carico dalla Procura di Montepulciano (Siena).
L’uomo, che dallo scorso mese di agosto si trovava agli arresti domiciliari in attesa della pronuncia della Cassazione, cui, tramite il proprio legale, avvocato Gregorio Cacciola del Foro di Palmi, aveva
presentato ricorso contro la
sentenza di condanna a 4 anni di detenzione e al pagamento di una multa di 18mila euro inflittagli, per traffico
di stupefacenti, dai giudici
del Tribunale toscano, è stato
prelevato nella propria abitazione dagli uomini del maresciallo Salvatore Scalzone e
associato alla casa circondariale di Vibo Valentia.
La vicenda che lo riguarda
risale al 5 giugno dell’anno
scorso, quando nel corso di
un’operazione di polizia condotta dai Carabinieri di
Chianciano Terme fu colto in
flagranza di reato mentre
stava trafficando una partita
di stupefacenti. Da qui l’arresto e la condanna ora passata
in giudicato. Il Rosello dovrà
scontare una pena residua
quantificata in 3 anni, 7 mesi
e 17 giorni. (g.g.)
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