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Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 di MATTEO COSENZA RIFLETTIAMO sulla foto. Al tavolo della conferenza stampa sulla clamorosa operazione che ha portato all'arresto, tra gli altri, del magistrato reggino Enzo Giglio e del consigliere regionale del Pdl Franco Morelli, non c'era un calabrese. Svolgendosi l'evento nella Procura di Milano, ovviamente c'erano il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, e, soprattutto, la titolare dell'inchiesta, Ilda Boccassini, e poi accanto a loro sedevano gli ospiti, per quanto sinergicamente partecipi delle inchieste lombardo-calabresi sulla ’ndrangheta, il procuratore capo di Reggio, Giuseppe Pignatone, e il suo vice, Michele Prestipino, che sono, com'è noto, siciliani. Dunque, ai tanti commissariamenti di attività di questa regione bisogna aggiungere anche quello della giustizia? Diremmo: ben venga se lo scopo è quello di far luce sugli intrecci tra ’ndrangheta e cosiddetta zona grigia. continua a pagina 23 Crotone e Reggina non vanno oltre due pareggi Inter in crisi l’Udinese passa a S. Siro e affianca il Milan Il premier vede Terzo polo, Pdl e Pd Alfano: «Non paghino gli stessi» Quei magistrati “stranieri” che aiutano la Calabria www.ilquotidianodellacalabria.it Nello sport Manovra da 25 miliardi Su Irpef e Ici pressing dei partiti su Monti alle pagine 4 e 5 Domenica 4 dicembre 2011 Torna a vincere il Napoli. Oggi la Juve Mario Monti Pazzini dopo il rigore sbagliato Eccellenza e Prima categoria: gli anticipi I particolari che emergono dalle inchieste condotte da Reggio e Milano Due Stati per i soldi dei clan Il Belize e il Delaware paradisi sicuri. Il regista l’avvocato Minasi DUE Stati i paradisi sicuri per i clan, i loro nuovi paradisi fiscali. Belize e Delaware sono la nuova frontiera. È quanto emerge della carte delle procura di Milano e di Reggio che hanno portato dietro le sbarre professionisti e malavitosi. Le due ordinanze hanno in comune un avvocato del foro di Palmi, Vincenzo Minasi. Nei suoi confronti e del suo socio Daniele Borelli, notaio con studio a Lugano, è stata ipotizzata anche «un'attività di riciclaggio internazionale». Dall'indagine è emerso un circuito di occultamento dei beni che dall'Italia sarebbero arrivati in vari Stati esteri. ANDREANA ILLIANO MICHELE INSERRA e PASQUALE VIOLI alle pagine 6 e 7 Oppido Il Nas chiude l’ospedale «Fatiscente» Una struttura di cento anni fa poco curata T. MORABITO a pagina 11 Illustrazione di Luigia Granata Maria, l’amazzone liberata e il dolce perdono di ISABELLA MARCHIOLO L’intervista Fassina «Commissario a giorni per il Pd» FORTUNATO a pagina 12 alle pagina 15,16 e 17 Il racconto Memoria Caterina, la Calabria e l’onda del mare La magia del corno e le bande musicali di ASSUNTA SCORPINITI di VITO TETI alle pagine 18 e 19 alle pagine 20 e 21 Gli italiani e il flebile amor di patria AGAZIO LOIERO a pagina 23 I rapporti tra Gioacchino Piromalli, rampollo del clan di Gioia Tauro, e il palermitano “dottore” Cesare Lupo Sombrero La Russia OGGI si vota in Russia, si rinnova il Parlamento. A Samara, sul Volga, c'è una fabbrica che, sulla carta, ha 3.800 dipendenti. Ma in realtà non esiste più. Eppure, per le norme stabilite, i dipendenti fantasma riempiranno le urne con le loro schede. Debitamente controfirmate dai capi, che fanno tutti riferimento al partito Russia Unita, quello di Putin e Medvedev, il duo che si alterna fra presidenza e governo. Frattanto il governo ha sospeso gli spot dei partiti diversi da Russia Unita, per “istigazione alla discordia sociale”. Perché dove ci sono elezioni, c'è democrazia. Il boss laureato con una tesi sull’estorsione DUE boss uniti dalla giurisprudenza: l’avvocato calabrese Gioacchino Piromalli e il palermitano Cesare Lupo, laureatosi a Catanzaro con una tesi sull’estorsione. GIOVANNI VERDUCI a pagina 14 Scilla La Costa Viola diventa area che si deve tutelare F. MEDURI a pagina 34 11204 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 17 - N. 334 - € 1,20 IN VENA Quei magistrati “stranieri” ... Il garantismo nella lotta alla mafia MARIO CAMPANELLA segue dalla prima Evidentemente le cose non stanno così, ma l'immagine di quel tavolo non può essere archiviata come un caso, come una pura coincidenza. Per evitare equivoci e interpretazioni non rispondenti al nostro pensiero, diciamo subito che nella magistratura come in altri settori vitali della società calabrese operano persone oneste, corrette e capaci, molto spesso anche coraggiose pur non avendo la vocazione all'eroismo e al martirio. Pensiamo a magistrati come Giuseppe Lombardo, a sindaci come Carolina Girasole, a parroci come don Pino Demasi, e con loro citiamo tutti gli altri che onorano le toghe, le fasce tricolori e le vesti che indossano. Noi ne conosciamo tante, voi che leggete sicuramente di più. E meno male che è così altrimenti non resterebbe che chiudere bottega e lasciare che questa terra da punta estrema di una Penisola si trasformi definitivamente in un'isola, più precisamente in un iceberg che va alla deriva pronto a sciogliersi o a schiantarsi. Dunque, non è questo il tema perché le pur innumerevoli e meritorie iniziative, sempre pubblicizzate e spesso anche enfatizzate, non trasferiscono l'idea, qui e fuori di qui, di una terra virtuosa che è capace di isolare la malapianta e di impedire la confusione tra chi sta di qua e chi sta di là. Perché quella malapianta si alimenta e cresce grazie all'acqua e al concime che le cosiddette persone perbene le forniscono in grande quantità. L'altro giorno in un impeccabile articolo di Francesco Forgione, che sottoscriviamo dalla prima all'ultima parola, questo elemento cruciale è stato sviscerato con argomenti e dati concreti. Ma l'ex presidente della commissione parlamentare antimafia è andato oltre quando ha ricordato il Pasolini di “noi sappiamo” perché c'è una verità nota a chi vive in una comunità; altra cosa è la verità giudiziaria che è fatta di prove e sentenze e che impone sempre la presunzione di innocenza fino alle sentenze. Se anche il consiglio regionale ha scaricato il suo componente ora in carcere evidentemente un allarme diffuso c'è ed anche la massima istituzione elettiva locale deve fare i conti con esso. Allora qual è il tema? Molto semplicemente che da quando - e sono pochi anni - a Reggio è cambiato il vertice della Procura e successivamente è scesa in campo, per competenza territoriale vista l'interregionalità conclamata della 'ndrangheta, la Procura di Milano con magistrati come la Boccassini che non hanno mai temuto i potenti fossero pure capi di governo onnipotenti e bellicosi, l'attacco dello Stato alla 'ndrangheta ha fatto un salto di quantità e di qualità. Non solo l'organizzazione malavitosa ha subito danni rilevanti anche se non bastevoli a sconfiggerla, ma finalmente si è incominciato a colpire gli uomini in doppiopetto che con essa fanno affari, organizzano campagne elettorali, gestiscono poteri e condizionano la vita pubblica rendendola irrespirabile, e i magistrati e gli uomini in divisa infedeli. Non è un caso - e l'ha scritto mirabilmente il già citato Forgione - che man mano che è stato alzato il tiro si è incominciato a parlare di veleni a Reggio e segnatamente nella Procura. Copione già visto e sperimentato altrove, solo gli allocchi o i complici possono prestarsi al gioco. E probabilmente è anche vero che uomini come Pignatone, Prestipino e pochi altri venuti da fuori siano considerati e siano dei corpi estranei al contesto. Ne abbiamo avuto nettamente la sensazione andando a Reggio e visitandone qualche palazzo. Gli uomini dello Stato sono sembrati assediati in un fortino, attenti a misurare ogni virgola della propria attività nella certezza che anche la più innocente distrazione - ma non ne risultano finora - sarebbe stata utilizzata per metterli all'indice. Proprio la vigilanza assoluta e interessata che li circonda e il fatto che finora nessuna accusa degna di nota si sia potuta muovere contro di loro sono la dimostrazione fino a prova contraria del loro comportamento e del valore della loro attività. Poi, ovviamente, nessuno può mettere la mano sul fuoco su nessuno. Aggiungiamo che una comitiva variamente assemblata attende la partenza degli “stranieri” per poter ripristinare l'ordine precostituito e tornare a suonare la vecchia musica. Questo probabilmente accadrà e anche presto, ma per i vecchi suonatori potrebbe esserci una variabile che potrebbe fargli scordare gli strumenti. La variabile? 'Nndrangheta. Perché? Ci è venuto da pensare ad un altro campo e ad un altro uomo, anche lui non calabrese, che venne qui e diede voce alla Chiesa che parla il linguaggio della verità e della giustizia. Padre Giancarlo Bregantini. Troppo scomodo. La sua missione strideva troppo con un'altra chiesa, troppo silenziosa. Lo hanno promosso per mandarlo via. Il vuoto è evidente, le cose sono tornate come prima. Difficilmente potrà accadere la stessa cosa nel campo della giustizia per una ragione molto chiara: la 'ndrangheta ormai non è più da tempo un fenomeno prevalentemente calabrese, essa ha conquistato paesi e continenti con i suoi sporchi affari, in Lombardia ha attecchito quasi come sull'Apromonte o nella Piana di Gioia Tauro. Su di essa non indagano più solo le Procure calabresi e, grazie ai legami indissolubili tra la terra madre e le nuove zone conquistate, le indagini di Procure di altre regioni, come quella lombarda ma non solo, investono prepotentemente anche la Calabria. Sarà un paradosso ma il fatto che la 'n- drangheta non sia più solo un fenomeno calabrese bensì interregionale e nazionale (“Milano è come Reggio Calabria”, ha spiegato Prestipino nella conferenza stampa milanese) ci fa fiduciosamente sperare che essa sia combattuta senza troppo rispetto per le zone grigie. Con buona pace di chi spera di giocare e vincere una partita locale e auspica che la 'ndrangheta resti un argomento per scrivere libri e non ordinanze. Dalle parti di Milano ci sarà una Boccassini che ci ricorderà che la legge è uguale per tutti. Che cosa poi questo significhi per la Calabria è altra faccenda. Meditate, gente. Matteo Cosenza Gli italiani e il flebile amor di patria AGAZIO LOIERO na e indivisibile” è il titolo del libro scritto da Giorgio Napolitano per i festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Festeggiamenti che, partiti in un clima di apparente scetticismo di molti italiani e di un vero boicottaggio da parte della Lega - all'epoca asse portante del governo del paese - hanno registrato, grazie all'impegno del Presidente della Repubblica, una straordinaria quanto inaspettata partecipazione popolare. Mostre, bandiere, cimeli risorgimentali, lezioni di storia, rievocazioni hanno caratterizzato quest'anno che volge al termine, a dimostrazione che esiste anche in Italia, magari sopito, l'amor di patria. Nulla di paragonabile a quello coltivato con assiduità da alcuni altri popoli, come il francese o l'inglese che conservano l'orgoglio della propria storia, nelsenso chel'assimilano ascuolae avvertonopoi, nelcorso della vita, il bisogno di tramandarlo, di difenderlo comunque. “Right orwrong, mycountry”.“Abbia ragioneo torto mi schiero con il mio paese”è il tratto un po' selvaggio (schierarsi infatti per chi ha torto è pesante, perfino doloroso) ma anche divinamente patriottico degli inglesi. In Italia il legame con il proprio paese è per ragioni storiche più flebile. E' come se ci fosse uno spirito maligno, in grado di tenere in vita, anche per il presente, la memoria dei conflittidel passato.Qualcosa ingrado dirimettere semprein discussione un'unità raggiunta ormai da 150 anni. Non si tratta di un fatto di poco conto se si considera che uno storico di qualità come Emilio Gentile, è stato costretto a scrivere nel suo libro “né Stato né Nazione” una frase raccapricciante per un paese che intende definirsi tale: “Non si era mai visto al governo un partito per cui l'unità è un disvalore”. “Una e indivisibile” com'è intuibile, presenta una raccolta d'interventi del capo dello Stato svolti per celebrare il nostro “Centocinquantenario”. Essi partono dal disegno di Cavour, dalle imprese di Garibaldi fino a giungere al dettato costituzionale del 1948. Disponendo di poco spazio, scelgo di occuparmi di due capitoli “Mezzogiornoe unitànazionale”eil salutobrevemadenso rivoltoai capi di Stato e agli ospiti internazionali convenuti a Roma in occasione della festa della Repubblica dell'anno in corso. Cominciamo dal primo. Napolitano affronta il te- “U i puo' rispettare il garantismo nella lotta alla mafia? E' un po’ la stessa domanda che venne fatta ai tempi della lotta al terrorismo. Allora, come oggi, dinanzi ad un'organizzazione che produce morte e semina terrore molti invocavano (ed ottennero dopo la vicenda Moro ) una serie di leggi speciali che di fatto sospesero le garanzie per gli indagati. Un'esigenza di salvaguardia dello Stato che produsse, però, guai ed incriminazioni anche per tante persone che non c'entravano nulla. Ricordo che un brillante cardiologo della provincia di Cosenza fu arrestato perché, militante di destra, riportava un cognome che era simile invece al nome di un sedicente terrorista che gli inquirenti cercavano. E' impopolare e difficile fare valutazioni quando si tratta di organizzazioni che ci riportano alla mente il martirio di magistrati, poliziotti, uomini dello stato laico, uccisi perché difensori reali della legalità. Eppure, un paese civile dovrebbe non sospendere mai le garanzie di difesa, le presunzioni di innocenza , il diritto reale ad una difesa non oscurata dal pregiudizio di essere già mafiosi sol perché, magari, si è in un'inchiesta nella quale compaiono nomi indifendibili. Paradossalmente, proprio nell'assicurare una difesa totale, un diritto inalienabile in una sede neutra a personaggi che tutti noi rifiutiamo, segna il discrimine tra i paesi realmente civili e con cultura giuridica e quelli che agiscono ancora con metodi coercitivi. Così com'è accaduto a livello internazionale: seppure molti considerino il processo di Norimberga già scritto, esso fu celebrato e risparmiò a diversi nazisti (evidentemente non colpevoli come i gerarchi) la pena di morte non risparmiata a Mussolini, a Ceausescu, a Gheddafi senza alcun contraddittorio. Seguendo la tradizione beccariana del nostro codice, è giusto e normale che Riina, Provenzano , Morabito, Cutolo, abbiano e dispongano di tutti gli strumenti di difesa utili. Senza se e senza ma anche se si tratta, verosimilmente, di boss sanguinari e senza deterrenze. Nel nostro paese la lotta alla mafia, da parte della classe politica, è spesso un esercizio di retorica mal seguito dai fatti con un distinguo che non riguarda l'organizzazione complessiva del sistema. Che c'entra un partito, un governatore se l'aria di bramosia di campagna elettorale spinge (ed è un esempio) un candidato a rivolgersi a gruppi di affare o di mafia per essere eletto? Non parlo di Franco Morelli: non conosco la sua vicenda e non posso esprimermi, se non augurandogli di cuore di uscire innocente da questa storia. Ma quando si inneggia con i cartelloni ai magistrati non si capisce che si fa un'operazione contro di loro trasformandoli in soggetti politici: voglio ricordare (e chi scrive fu tra coloro che in parte sbagliarono) che, da Di Pietro a De Magistris ci siamo trovati inquisitori declamare arresti, indagare centinaia di persone senza costrutto, finiti a fare i ministri ed i sindaci. Questo Montesquieu non lo aveva previsto. Né Falcone o Borsellino, o Scopelliti, per citare alcuni martiri della mafia, ci avevano puntato. Perché erano grandi uomini che indagavano senza pregiudizio. Come dovrebbe fare ogni magistrato. S ma del Mezzogiorno con coraggio. Dopo avere dato atto a Giustino Fortunato del suo forte impegno sia per le ragioni dell'unità sia per quelle del Mezzogiorno, s'addentra con agilità e padronanza della materia anche in argomenti storicamente controversi. Non ha esitazione a dire che “il Mezzogiorno subì una chiara penalizzazione con il decreto del novembre 1860 che sancì lo scioglimento dell'esercito meridionale e il licenziamento della maggior parte dei volontari”. Ritrova accenti e temi del tutto elusi negli ultimi venti anni dalla pubblicistica nazionale, compattamente orientata contro il Mezzogiorno. Lo fa invitando gli italiani del Nord “all'abbandono dei pregiudizi e luoghi comuni attorno ai meridionali, di atteggiamenti spregiativi che ignorano quel che il Mezzogiorno ha dato all'Italia del Risorgimento e in vari periodi storici. Una difesa strenua dunque delle ragioni di questa partedell'Italia chenon gliimpedisce diusare toni severi nei confronti di buona parte della classe dirigente meridionale. E veniamo al saluto rivolto ai capi di Stato. Di fronte allaplatea internazionaleNapolitano esibiscela fierezzaa tutto tondo dell'essere italiano. Nelle parole che leggo nel libro ritrovo con un leggero sforzo di fantasia il timbro familiare della sua voce interrotta da impercettibili pause emotive. Colgo tutta la consapevolezza e la responsabilità di discendere da un popolo che conserva dentro di sé “il retaggio di civiltà dell'antica Roma, il messaggio del Cristianesimo, lo splendore del Rinascimento…”. E ancora. “La fioritura di una lingua e di una cultura comuni molto prima che l'Italia si unificasse politicamente”. E quil'evocazione dellafigura di Dantenon èun vezzo intellettualistico di un presidente colto, ma un passaggio obbligato. Il nostro massimo poeta entra di prepotenza nelle parole di Napolitano, non solo come l'inventore di una lingua dolcissima, ma come l'intellettuale europeo in grado di spaziare, all'inizio del XIV secolo, oltre gli orizzonti della sua città e della stessa Italia: “Noi che pure amiamo Firenze tanto da subire ingiustamente l'esilio per averla amata, abbiamo per patria il mondo, come i pesci il mare”. Un fremito per chi si sente italiano. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro La Tribuna 23 Domenica 4 dicembre 2011 6 Primo piano Domenica 4 dicembre 2011 L’avvocato di Palmi: «Hanno chiuso una clinica per farmi una Tac» L’asse Milano-Reggio I favori anche dagli Arena Dalle inchieste emergono i paradisi “sicuri” del Belize e del Delaware Perizie e incarichi nella sanità come merce di scambio di PASQUALE VIOLI Ecco dove sono i soldi dei clan REGGIO CALABRIA - E' una soluzione certamente costosa, ma che garantisce la privacy. Per la ‘ndrangheta è l’ideale. E’ due Stati, Belize e Delaware, sono la nuova frontiera, o meglio i nuovi paradisi fiscali della criminalità calabrese. E’ quanto emerge della carte delle procura di Milano e di Reggio che hanno portato dietro le sbarre professionisti e malavitosi. Le due ordinanze hanno in un comune un avvocato del foro di Palmi, Vincenzo Minasi. Nei confronti suoi e del suo socio Daniele Borelli, notaio con studio a Lugano, è stata ipotizzata anche «un'attività di riciclaggio internazionale in favore delle cosche». Dall'indagine è emerso un circuito di occultamento dei beni che, dall'Italia, sarebbero transitati in Svizzera, per propagarsi in vari Stati esteri come l'Inghilterra e il Belize, negli Stati Uniti. La Svizzera per la ‘ndrangheta non è più sicura, proprio perchè le autorità elvetiche hanno cominciato da qualche tempo ad interagire con i magistrati italiani. Il canale di uscita dall'Italia dei beni dei Gallico di Palmi (ben 69.617 metri quadrati di terreni intestati a partire dal 1996 ai coniugi prestanome Giuseppe Surace e Grazia Melissari) partiva dalla Calabria per arrivare in provincia di Como, dall'avvocato Vincenzo Minasi (il legale ha anche uno stu- La cartina del Belize dio a Palmi e un altro a Milano). Poi passava il confine, fino a Lugano, in via dei Gorini, nell'ufficio del notaio ticinese Daniele Borelli e da qui di nuovo via verso i paradisi fiscali: Delaware e Belize. Una strada che, secondo i magistrati milanesi e reggini, serviva per far sparire portando all'estero i soldi della cosca «per occultare e impedire il sequestro dei beni». Come, ad esempio, avvenne con una società costituita nel luglio del 2007 a Wilmington nel Delaware, il cui rappresentante legale era appunto Borelli e che secondo l'accusa compì «transazioni immobiliari» grazie a un prestanome e solo per «trasferire all'esterno intenzionalmente beni patrimoniali di provenienza illecita riconducibili alla nota famiglia mafiosa dei Gallico». Nelle 810 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere della Procura milanese che ha portato all'arresto di dieci persone e nelle 303 della Dda di Reggio che hanno portato al fermo di sei persone, emergono particolari ulteriori che disegnano un ruolo del legale ritenuto anomalo e che per i magistrati «andò ben oltre i compiti del difensore». Tanto da far dire al giudice delle indagini preliminari Giuseppe Gennari che Minasi «è esempio emblematico della abitudine nel predisporre strade per occultare soldi delle famiglie mafiose». Una professionalità spiccata, quella del legale, capace di guidare e consigliare i Gallico a non aprire società in Svizzera («Ci prenderebbero subito, e pensa che per questi reati di mafia - riferisce in una intercettazione -non c'è neanche il segreto bancario». I beni devono andare in altri luoghi, più sicuri. «Ecco, l'unica cosa è stata quella di fare la società americana, perché qui non arrivano. Arrivano alla società ma non al proprietario della società» è la spiegazione che fornisce Minasi. Gestire queste società, però, ha dei costi. Da qui le richieste di soldi da parte di Daniele Borelli («Quello è pazzo, pazzo sclerotico», lo definisce Teresa Gallico, mentre Minasi si limita a parlare di «anello debole») per «tredicimilacentocinquanta» euro. «Ma non voglio che scriva una lettera - lo ammonisce Minasi - che poi diventa un’arma atomica». Passaggio di banconote, 13.150 euro appunto, che sempre secondo l'accusa avviene il 31 gennaio 2010. Prove, quelle che ritiene avere in mano la Dda, che testimonierebbero la «sistematica attività di riciclaggio internazionale operata in favore delle cosche calabresi dai coindagati Minasi e Borelli». Secondo i magistrati Minasi è una grande esperto di società off-shore. Sapeva bene che Belize e Delaware hanno la giurisdizione migliore per le società in cerca di segretezza e di un fisco leggero. E che Svizzera, ma anche Liechtenstein o Lussemburgo, non sono più quelle di una volta. Belize e Delaware hanno tradizionalmente offerto ottima privacy. Le società off-shore non sono tenuti a rivelare i nomi dei registi e dei beneficiari alle autorità di immatricolazione. Sebbene non vi è alcun obbligo di preparare e presentare i conti annuali, una società è tenuta a tenere una contabilità finanziaria, che riflettono la posizione finanziaria della società. E in Belize, in particolare, le società offshore vengono generalmente create per la proprietà dei beni immobili e terreni. L’ideale per la ‘ndragheta, l’ideale per sottrarre i patrimoni ai sequestri dello Stato ai malavitosi. Le strategie per sottrarre i beni della cosca Gallico dai sequestri della giustizia | LA DECISIONE | emesso dalla Procura di Reggio Calabria per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni nell’inchiesta contro la cosca Gallico di Palmi. Nella giornata di ieri si è svolta l’udienza di convalida del fermo durante la quale Minasi, difeso dall’avvocato Pino Nardo, ha risposto alle domande del giudice di Como che lo ha sentito per rogatoria. Durante l’interrogatorio Minasi, secondo il difensore, avrebbe indicato una serie di fatti ed elementi che dimostrereb- gli stessi che si adoperarono, secondo quanto racconta Minasi, per chiudere la clinica in cui la moglie dell'avvocato avrebbe dovuto fare la Tac. E di appoggi in ambito sanitario parlavano anche Giulio Lampada e il medico Vincenzo Giglio commentando la promessa del consigliere Francesco Morelli di “premiare” lo stesso Giglio con una nomina a capo dell'Azienda sanitaria reggina. «No con Franco mi disse il fatto della direzione - racconta il medico Vincenzo Giglio a Giulio Lampada - tu andrai all'Asl, a direttore dove ti ho detto». Dunque un intreccio di relazioni tra esponenti politici, mafiosi e profes- LA POLITICA | Pdl: «Difendiamoci dagli speculatori» Laratta ribatte e c’è un caso Minniti di ANDREANA ILLIANO Uno scorcio panoramico del Belize Il politico citato nell’inchiesta “Infinito” avrebbe preso voti dal clan La Lega più rigorosa del Pdl calabrese «Non daremo la tessera a Cesaroni» REGGIO CALABRIA. Sono più rigorosi del Pdl. Parliamo della Lega che “schiaffeggia” con un solo gesto il Popolo della libertà, no, non si tratta di dissidi politici, ma della decisione della segreteria regionale della Lega Nord delle Marche che ha bloccato «per evidenti ragioni di opportunità», la procedura di iscri- | A Como convalidato il fermo del professionista REGGIO CALABRIA - Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Como, Luciano Storaci, ha convalidato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Reggio Calabria nei confronti dell’avvocato Vincenzo Minasi. Minasi, che è detenuto nel carcere milanese di Opera, è stato arrestato mercoledì scorso perchè coinvolto nell’inchiesta della Procura di Milano contro le cosche della 'ndrangheta dei Valle-Lampada e contestualmente gli è stato notificato il provvedimento di fermo Ilda Boccassini, Bruti Liberati e Giuseppe Pignatone D'altronde è sempre dalle sue parole che gli investigatori apprendono le sue frequentazioni abituali. In una conversazione intercettata tra Minasi e i ValleLampada nell'ottobre del 2010, il legale si compiace della sua vicinanza agli importanti casati di 'ndrangheta calabresi. «Io sono compare d'anello - dice il legale del foro di Palmi - delle più potenti famiglie della Piana di Gioia Tauro, come i Gangemi, i Molè, gli Speranza e i Piromalli, sono difensore di fiducia di Giuseppe Piromalli alias “Facciazza”, il capo storico». Naturalmente Minasi si vanta di avere rapporti anche con altri clan come appunto gli Arena di Isola Capo Rizzuto sionisti che di fatto gestivano, o tentavano di farlo, nomine e accordi per importantissimi incarichi. E l'ambito sanitario era battuto dall'organizzazione in maniera insistente. Infatti legato al gruppo sull'asse MilanoReggio Calabria c'era anche uno stimato neurologo reggino. Un primario che, da quanto emerso dalle indagini della Dda lombarda, era stato avvicinato nel 2010 dall'avvocato Vincenzo Minasi per una perizia specialistica finalizzata alla scarcerazione di un esponente del clan Valle. Ma a quanto riportato nelle carte dell'operazione “Infinito”, il medico in questione avrebbe già avuto rapporti con le persone vicine ai clan nel 2009, quando in una cena a Gambarie vennero intercettati molti soggetti riconducibili alla criminalità. I magistrati dell'antimafia milanese parlano del neurologo reggino come una persone che “fa parte di quella borghesia reggina fatta dei Giglio, dei Giusti (dal quale il medico riceve incarichi) che sono protagonisti di questa indagine”. Già il Giudice per le indagini preliminari di Milano che aveva ricevuto la perizia per la scarcerazione del Valle, sottolineò la singolarità dell'incarico dello stimato medico di Reggio Calabria, in quanto la consulenza dietro toni apparentemente ineluttabili appariva del tutto inconsistente dal punto di vista scientifico. L’ennesima conferma che gli uomini vicini ai clan si servivano, e si servono, di personaggi trasversali e utili ai loro fini. bero la sua estraneità dalle accuse. Al termine dell’interrogatorio il giudice ha convalidato il fermo ed ha emesso nei confronti dell’indagato una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli atti saranno ora trasmessi al giudice di Reggio Calabria competente per territorio. L’avvocato Nardo ha preannunciato che presenterà una istanza alla Procura di Reggio Calabria perchè il suo assistito si è detto disponibile ad essere interrogato dai magistrati che conducono l’inchiesta. L’avvocato Vincenzo Minasi zione al partito dell’ex consigliere regionale del Pdl Enrico Cesaroni, oggi consigliere provinciale ad Ancona, il cui nome compare nelle carte dell’inchiesta della Dda milanese sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta al Nord e in Italia centrale. Va ribadito che Cesaroni non è indagato, compare come uno di quelli che la ‘ndrangheta, esportata al nord, decideva di appoggiare. Nient’altro. Nè avvisi di garanzia, nè arresti. Basta un’intercettazione per la Lega per far saltare un’iscrizione. E non basta la difesa di Cesaroni che afferma di non essersi neanche candidato alle Politiche (il riferimento nell’inchiesta e all’intreccio con i Lampada è proprio a quell’elezione). Fatto sta che il segretario regionale di Ln Luca Rodolfo Paolini ricorda che «l'intenzione di Cesaroni di aderire alla Lega, come semplice sostenitore, risale a soli sei giorni fa» e «non si era ancora concretizzata formalmente: essendo già chiuso il tesseramento 2011 si attendeva l’arrivo delle tessere 2012». Ora però, «per evidenti ragioni di opportunità, la procedura è stata bloccata con provvedimento della segreteria regionale. Nessuno conosceva o pote- Enrico Cesaroni va immaginare quanto starebbe emergendo – sottolinea Paolini – e il sig. Cesaroni, al quale auguriamo di chiarire in senso positivo la propria posizione, è stato tre volte consigliere regionale e primo dei non eletti alle Regionali 2010 nelle liste del Pdl, con oltre 5.000 preferenze, a riprova del fatto che si trattava, e, fino a prova contraria si tratta, di persona che godeva di ampia stima e consenso tra i cittadini». La Lega respinge perciò qualsiasi logica di «sciacallaggio politico». Cesaroni è citato in una conversazione telefonica del 2008 tra Giulio Lampada e il politico emiliano Tarcisio Zobbi, come possibile destinatario di un pacchetto di voti. Ieri, parlando con giornalisti, ha detto di non conoscere nessuna delle persone sotto inchiesta, e ha definito «assurda» l’idea che qualcuno abbia fatto confluire voti su di lui. REGGIO CALABRIA. Il caso politico, dopo le inchieste giudiziarie che si intrecciano, partono da Reggio, ma vanno ben oltre, attraversano la Calabria e creano scompiglio nei partiti, anche a sinistra. Di certo l’arresto del consigliere regionale Franco Morelli e l’implicazione di un giudice reggino, di un avvocato e di un finanziere aprono per la città un nuovo squarcio nel cielo di carta di pirandelliana memoria. La cronaca a botta di note stampa è un vero scontro tra destra e sinistra. Di questa storia però, dopo la prima interrogazione parlamentare a firma di una quarantina di deputati, tra cui Marco Minniti, oggi fa apparire come uno dei “falchi” Franco Laratta (cosentino) che su Reggio scrive: «Quando un anno mezzo fa, in quaranta deputati presentammo un’interpellanza urgente sui 'Misteri di Reggio Calabria’, venne fuori l’imbarazzante comportamento del Governo, gli insulti del Pdl e l’eloquente silenzio di Scopelliti. Oggi è chiaro a tutti: una cupola governa Reggio Calabria». Il sindaco di Reggio, Demetrio Arena sbotta: «Se Laratta sa non sia omissivo: denunci». Laratta fa riferimento ad un’interrogazione di 40 parlamentari (tra cui c’è anche Minniti) e non all’ultima firmata da lui, da Doris Lo Moro (Pd) e non da Marco Minniti (parlamentare reggino) dove si chiede per la città la commissione d’accesso. Insomma questo lascia presagire non un’omissione o un inciucio più che altro un caso interno al Pd, di cui i deputati democrat preferiscono non parlare, infatti non ne fanno neanche più cenno. Le dichiarazioni di Laratta fanno scattare il Pdl. E gli assessori regionali Antonio Caridi e Giacomo Mancini, insieme con il consigliere regionale Fausto Orsomarso che è vicecapogruppo, rispondono stizziti: «Piuttosto che intasare i giornali con dichiarazioni farneticanti, perchè l’onorevole Laratta non si reca alla Procura della Repubblica e denuncia questa fantomatica cupola che governerebbe Reggio Calabria?», dicono ribadendo il concetto dello stesso sindaco di Reggio, Demetrio Arena. Gli assessori e il consigliere non hanno dubbi: «Il parlamentaredelPd haoramaiun’ossessione Fausto Orsomarso e Giacomo Mancini verso Reggio Calabria - affermano Caridi, Mancini e Orsomarso – e la cosa più preoccupante è che nelle sue parole non c'è minimamente il senso della misura. Bene ha fatto il Sindaco Arena a rispondere duramente, perché oramai la misura è colma ed è stato ampiamente superato il limite della decenza. L’onorevoleLarattavuole sostituirsiaimagistrati? Se è convinto di ciò che ha dichiarato deve andare a presentare formale denuncia. Dire che ci sia una «cupola» a governare Reggio è un fatto di una gravità inaudita: si tratta, in pratica, di un parlamentare che sta calunniando e diffamando i reggini. Laratta vada in Procura o chieda scusa a Reggio». Ecco l’aver colpito l’orgoglio reggino è una delle motivazioni (ma forse non la sola) che porta Minniti a firmare una prima interrogazione mesi fa e a non farlo adesso, quando si chiede la commissione d’accesso. Il deputato contrattacca: «Io non ho nulla da dire alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Nullache non sia già noto, che non sia stato oggetto di interpellanze parlamentari e di inchieste di grandi testate nazionali sul “Modello Reggio”e sui “Misteri di Reggio Calabria”. Oltretutto parlano le inchieste in corso, gli arresti, le ispezioni ministeriali, i casi drammatici e le vicende note a tutti che negli ultimi anni hanno devastato la splendida città di Reggio. Io non so cosa dire alla Procura, ma c'è qualcuno in particolare che al Procuratore dovrebbe raccontare tante cose. E che invece non lo fa. Suggerisco ai fidi Arena, Caridi, Mancini, Orsomarso di girare l'invito a chi loro conosco molto molto bene. E ad avere, per una volta, a cuore i destini di questa sfortunata terra». Di certo il contrattacco del centrodestra è come un battaglione: tutti uniti su uno stesso bersaglio, a volte si ripetono addirittura le stesse parole e infatti il consigliere regionale Giovanni Bilardi, capogruppo della lista Scopelliti di dubbi non ne ha: «Non ci sto più alle continue mortificazioni della mia città, da parte di chi antepone gli interessi dei cittadini a quelli personali. Reggio, al pari di altri comuni italiani tanto al nord quanto al sud sta attraversando un momento particolare. Non sarà certamente l’onorevole Laratta di turno a farci preoccupare con i suoi comunicati stampa». Parla di lotta alla ‘ndrangheta, affermando che quella del consiglio regionale non è certo “parlata” Salvatore Magarò, consigliereregionale e presidente della commissione antimafia a Francavilla Angitola , in provincia di Vibo, affigge una targa «Qui la 'ndrangheta non entra», e salutando i presenti non fa accenno a Morelli, ma dice: «C’è la necessità, in un momento critico per la Calabria e l’intero Paese, di intensificare le azioni di contrasto alle mafie, avendo consapevolezza piena che, lungo la strada della legalità, si incontrano spesso “diavoli vestiti da angeli di luce”. La difficoltà di sconfiggere la 'ndrangheta –ha proseguito Magarò –risiede proprio nell’ abilità mimetica delle metastasi di questo moderno cancro. E la mafia più difficile da sconfiggere non è tanto quella della lupara bianca , ma è quella che, con la complicità di insospettabili, è riuscita ad entrare nei palazzi della politica, della giustizia, della finanza, svolgendo un ruolo attivo nel dirigere le scelte politiche, nell’aggiustare i processi e nel rivelare inchieste giudiziarie in corso, nel condizionare l’economia», si riferisce all’inchiesta “Infinito”. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro SIDERNO - Il clan Arena di Isola Capo Rizzuto fece chiudere al pubblico una clinica per permettere alla moglie dell'avvocato Vincenzo Minasi di farsi una Tac. E' quanto è scritto nelle carte dell'operazione “Infinito” ma soprattutto è quanto riferisce lo stesso Minasi che intercettato dalla Dda di Milano si vanta dei suoi appoggi criminali, delle sue amicizie e vicinanze ai boss di mezza Calabria. E proprio in un' occasione racconta di quando in modo urgente aveva bisogno di far fare una Tac alla consorte. «L'unica Tac che funzionava - dice l'avvocato Vincenzo Minasi senza sapere di essere ascoltato dagli investigatori - era a Crotone, e c'era una lista d'attesa chilometrica, fortunatamente io difendevo gli Arena di Isola Capo Rizzuto e gli ho chiesto di questa benedetta Tac. Ma la cosa più bella è che portai mia moglie in ambulanza a Crotone e chiusero la clinica, per farmi la cosa chiusero la porta della clinica». E della cosa il legale del foro di Palmi si compiaceva con il suo interlocutore, si compiaceva a tal punto da entrare nei particolari folkloristici della vicenda. «Chiusero la clinica - racconta ancora Minasi - cacciarono tutti quanti, una cosa vi dico, tipo America». Per i magistrati della Dda di Milano sono pochi i dubbi che portano a considerare l'avvocato Vincenzo Minasi vicinissimo alle consorterie mafiose calabresi. Il regista è l’avvocato Minasi con il supporto del notaio Borelli E riferisce: «Qui arrivano alla società ma non al proprietario» di MICHELE INSERRA Primo piano 7 Domenica 4 dicembre 2011 La visita «Il perdono non si contrappone alla giustizia perché non soprassiede alle esigenze di riparazione dell’ordine leso» «Rispetto agli organi dello Stato» Il cardinale Bertone glissa sul titolo conferito dal Vaticano al boss Lampada di SILVIA PELLICANO’ REGGIO CALABRIA - «Esprimo rispetto per l'autonomia e le decisioni degli organi dello Stato italiano». Così, a margine della cerimonia di consegna del premio «Giovanni Paolo II per la pace» il Cardinale e Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha risposto ai giornalisti in merito al conferimento da parte del Vaticano del titolo di Cavaliere di San Silvestro al presunto boss della 'ndrangheta Giulio Giuseppe Lampada, una delle dieci persone arrestate mercoledì scorso nell’ambito dell’operazione della Dda di Milano in cui sono stati coinvolti, tra gli altri, il consigliere regionale della Calabria Franco Morelli ed il giudice Vincenzo Giglio, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria. Alla cerimonia di conferimento del premio al Cardinale Bertone, promossa a Reggio Calabria dall'associazione Anassilaos sono interventi, tra gli altri, i presidenti della giunta e del consiglio regio- nale della Calabria, Giuseppe Scopelliti e Francesco Talarico, il prefetto Luigi Varatta, il sindaco Demetrio Arena, l'arcivescovo Vittorio Mondello e il presidente dell'associazione Stefano Iorfida. La vera pace è frutto della giustizia, ma poiché la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com'è ai limiti e agli egoismi personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati - ha detto il cardina- le citando Giovanni Paolo II-. Il perdono non si contrappone in alcun modo alla giustizia, perché non consiste nel soprassedere alle legittime esigenze di riparazione dell'ordine leso». «Qui si tratta di proporre il perdono considerandolo nel livello politico, cui l’atteggiamento della riconciliazione può giungere – ha aggiunto. Viene posta l’attenzione della comunità cristiana e civile alla necessità della giustizia e del perdono a livello politico. In questo senso è nuovo il concetto di perdo- no». Non è sufficiente, secondo Bertone, fermarsi al pacifismo sociale, nelle due diverse accezioni di sostegno della rivoluzione sociale e della eliminazione delle ingiustizie, occorre mettere in campo il perseguimento ostinato e dotato di strumenti concreti del perdono a livello di polis. Il nuovo concetto di «perdono» quindi, uno dei tratti più originali dell'innovativo magistero di Giovanni Paolo II, andrebbe reinterpretato come «fatto politico» capace di generare «riconciliazione E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Primo piano 9 Domenica 4 dicembre 2011 I due, a Cosenza per cercare lavoro, avevano incassato una somma dalla vendita del loro appartamento Botte e minacce agli inquilini Padre e due figli estorcevano denaro a una coppia della Valle D’Aosta di MASSIMO CLAUSI COSENZA - Questa è una storia particolare sin dal suo antefatto. Una giovane coppia originaria della Valle d’Aosta decide di abbandonare l’opulento Nord per cercare lavoro a Cosenza. Non c’è niente di particolare che li lega a questi luoghi se non delle antichissime origini calabresi; ma allo stress delle grandi città i due preferiscono i ritmi più lenti del Sud. Lui è un operaio specializzato, lei è casalinga ma non ha più voglia di stare dietro i fornelli e vuole cercarsi un lavoro. Arrivati a Cosenza rimangono affascinati dal centro storico e decidono di stabilirsi lì, anche perchè i fitti sono più bassi che nel resto della città. Conoscono un signore e i suoi due figli che sembra gente molto affabile e cordiale. I tre mettono a disposizione un magazzino sito in Portapiana adibito ad appartamento. Giancarlo Stancati, 53 anni, e dei suoi due figli, Elio, 23, e Pierangelo, 28 alla coppia sono sembrati subito delle brave persone, cordiali e alla mano. Così il rapporto si è trasformato subito in una piacevole confidenza. Una chiacchiera tira l’altra e la coppia si lascia sfuggire un’informazione che avrebbe fatto meglio a tenere per sè. I due confessano infatti ai cosentini di voler acquistare un appartamento a Cosenza visto che finalmente erano riusciti a vendere la loro casa in Val d’Aosta ed erano entrati in possesso Lamezia. Un anno fa la strage sulla statale 18 Pedalata per la sicurezza in ricordo dei ciclisti Giancarlo Stancati, Elio Stancati, Pierangelo Stancati di una discreta somma di danaro liquido. Come hanno spiegato ieri mattina in conferenza stampa il maggiore Matteo Salvatori e il luogotenente Francesco Parisi, da quel momento per la coppia sono iniziati i guai. I tre hanno cominciato a minacciare di continuo i loro affittuari per spillargli tutti i soldi derivanti dalla vendita della loro casa. Ovviamente facendo ricorso ad una serie di minacce, anche a mano armata per convincere i due che era meglio stare zitti e pagare. In più di una occasione i ragazzi valdostani sono stati accompagnati con la forza in banca a prelevare. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando i co- sentini hanno chiuso nell’appartamento la donna e hanno trascinato l’uomo fino in banca per l’ennesimo prelievo. A quel punto i due ragazzi hanno capito che da questo tunnel non sarebbero più usciti ed hanno sporto regolare denuncia ai carabinieri. Gli episodi contestati coprono un arco di tempo che va da giugno fino al settembre scorso. Di ieri gli arresti dei carabinieri di Cosenza Nord in ottemperanza ad un’ordine di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Cosenza. I tre, attualmente ristretti presso la casa circondariale di Cosenza, devono rispondere dei reati di rapina aggravata, violenza privata, sequestro di persona ed estorsione, il tutto aggravato dall’uso delle armi. Sequestrata la condotta e denunciati i proprietari Allevamento di maiali inquinava una fiumara SIDERNO - Una condotta idrica, attraverso la quale veniva scaricata nella fiumara “La Verde”i reflui provenienti da un allevamento industriale di maiali, è stata sequestrata a Caraffa del Bianco dal personale del Corpo forestale dello stato, che ha denunciato due fratelli. Nel corso di accertamenti è emerso che il greto della fiumara, una delle più importanti della provincia di Reggio Calabria, era invaso dagli escrementi degli animali. Il personale della forestale ha quindi effettuato un controllo in un'azienda agricola dove vengono allevati circa trecento maiali. Dalle verifiche è emerso che i box in cui venivano allevati gli animali erano puliti con acqua corrente che, senza alcun trattamento, finiva direttamente nel greto della Fiumara La Verde attraverso un sistema di condotte, in parte celate alla vista ed in parte a cielo aperto. Due fratelli, M.G., di 30 anni, e M.B., di 36 anni, titolari dell'allevamento, sono stati denunciati per smaltimento illecito di rifiuti e violazione della normativa paesaggistico-ambientale. L'intervento di Polizia Giudiziaria ha riguardato un complesso aziendale di notevoli dimensioni posto in località “Chiuse-Distoli”, in agro di Caraffa del Bianco. La superficie interessata, infatti, è risultata pari a circa 6.000 metri quadrati, di cui circa 1.200 occupati da un capannone industriale, all'interno del quale, in 44 box, venivano allevati in maniera intensiva poco più di 300 maia- Gli sversamenti nella fiumara La Verde li, del valore commerciale presunto non inferiore ai 250.000 euro. Attività industriale, quindi a tutti gli effetti, dalla quale sarebbero dovuti discendere stringenti obblighi per la gestione dei rifiuti provenienti, in prima battuta, dalle deiezioni organiche degli animali. Dagli accertamenti eseguiti dagli uomini del Corpo forestale dello Stato, è stato evidenziato che lo smaltimento delle deiezioni, che la vigente normativa inquadra come rifiuti, avveniva senza alcun rispetto della norma. I box dove venivano allevati gli animali, infatti, venivano puliti con acqua corrente che, senza alcun trattamento, finiva direttamente nel greto della Fiumara La Verde attraverso un ingegnoso sistema di condotte, in parte celate alla vista ed in parte poste a cielo aperto. I controlli effettuati nell'azienda dagli uomini del comandante provinciale Giorgio Maria Borrelli, hanno riguardato anche le modalità di allevamento dei maiali destinati al consumo umano, al fine di definire profili di eventuali condotte illecite anche nel settore agroalimentare. Sono in corso ulteriori indagini atte a verificare alcuni aspetti dell'intera vicenda che riguardano la materia urbanistico-edilizia e paesaggistica. «Purtroppo - spiegano gli uomini del Corpo forestale - tali comportamenti illeciti non sono infrequenti in provincia di Reggio Calabria. Per tale motivo, il Comando Provinciale hainteso intensificare le attività di controllo del territorio finalizzate alla prevenzione generale ed alla repressione dei reati di più stretta competenza». gio.ve. Giancarlo Stancati è già noto alle forze dell’ordine. E’ stato già coinvolto nell’operazione antimafia Ciak. Arrestato è stato poi assolto in dibattimento e anche risarcito per l’ingiusta detenzione subita. Attualmente è fra gli imputati del processo Missing che è in corso di svolgimento presso la Corte d’Appello di Catanzaro. Anche suo figlio ha piccoli precedenti penali per reati contro il patrimonio. I tre adesso attendono di essere sentiti dai magistrati. La coppia protagonista di questa brutta avventura ha invece deciso di fare ritorno in Valle d’Aosta anche per dei problemi di natura familiare. Chissà che racconti faranno della Calabria ai loro amici. LAMEZIA TERME - Il 5 dicembre otto cicicloamatori lametini venivano falciati sulla statale 18 da una Mercedes guidata dal giovane marocchino Chafik El Ketani, condanno a ottobre scorso a otto anni di carcere. Un anno è quindi passato da quella tragedia che oggi verrà ricordata con la manifestazione “Pedalata per la sicurezza” organizzata dall'Amministrazione Comunale di Lamezia Terme insieme al Ciclo Club Lamezia (il club sportivo a cui appartenevano gli otto ciclisti morti). La manifestazione è rivolta a tutti i cittadini e cicloamatori della città e non solo; si tratta di una pedalata per le vie della città effettuata a velocità controllata dedicata ai bambini e alle famiglie e a tutti gli appassionati di ciclismo e agli sportivi. Il programma prevede il ritrovo dei partecipanti alle 8.30 al piazzale della piscina comunale, mentre la partenza è fissata per le ore 9.30 e prevede un percorso di 12 km per i bambini e a seguire un percorso di 25 km circa per tutti gli altri partecipanti con età superiore ai dodici anni. Questo secondo percorso prevede un passaggio dal luogo del tragico evento. La partecipazione è gratuita, ed è consigliabile indossare il casco ed il giubbettino fluorescente (quello obbligatorio in auto), a simboleggiare la sicurezza per le strade. E domani alle 18 alla Cattedrale di Lamezia il vescovo Luigi Cantafora celebrerà un messa per l'anniversario della strage. p.re. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Domenica 4 dicembre 2011 24 ore Domenica 4 dicembre 2011 I rapporti fra l’avvocato Gioacchino Piromalli e Cesare Lupo: il boss palermitano laureatosi a Catanzaro Boss uniti dalla giurisprudenza L’esponente dei Graviano, gestiva il pizzo, e aveva fatto una tesi sulle estorsioni l'inchiesta “Araba fenice”: di GIOVANNI VERDUCI «E' emerso inoltre che Torregorssa ha mantenuto anPOLISTENA - Accomunati che contatti con esponenti dalla giurisprudenza e sedi primissimo piano della parati dalla legge. Gioac'ndrangheta calabrese; dichino Piromalli, rampollo fatti, sempre nell'ambito dell'omonima cosca di nel procedimento penale Gioia Tauro e Cesare Lupo, 13794/05, in data 11 diboss emergente del gruppo cembre 2007, è stato documafioso di Brancaccio a Pamentato un incontro a Palermo, avevano due intelermo tra Torregrossa e ressi in comune: gli affari Gioacchino Piromalli, nato di famiglia e le pandette di a Gioia Tauro il primo gendiritto. naio 1969, elemento notoGioacchino Piromalli, riamente di spicco della l'avvocato finito al centro omonima famiglia della 'nnel 2008 dell'inchiesta drangheta operante nel “Cento anni di storia” e da Piromalli durante un incontro a Palermo comprensorio della piana poco tempo assolto anche in secondo grado, e Cesare vissuto insieme si era con- do più concreto. In un paio di Gioia Tauro (cfr. inforLupo hanno condiviso un cluso e l'uno aveva fatto ri- di occasioni, infatti, gli in- mativa Squadra Mobile delungo periodo di detenzio- torno a Palermo, ripren- vestigatori della Mobile positata il 15 novembre del ne all'interno della casa cir- dendo in mano il business hanno avuto modo di regi- 2011)». I rapporti fra il gruppo condariale “Siano” di Ca- del “pizzo”; mentre l'altro strare gli incontri palermitanzaro. La loro amicizia si aveva ripreso in pugno le tani fra Gioacchino Piro- mafioso palermitano e la è saldata dietro le sbarre. In dinamiche della cosca di malli con gli esponenti del- 'ndrina di Gioia Tauro, poi, la famiglia Brancaccio. Og- viene ribadito dal collabocarcere Cesare Lupo ha af- Gioia Tauro. Gli investigatori della gi, gli investigatori della ratore di Giustizia Fabio frontato lo studio delle materie giuridiche e, lui che Squadra mobile di Paler- Mobile stanno lavorando Tranchina. Per il pentito Lupo e Piromalli mo, diretti da per dare concreper i Graviano si sarebbero inMaurizio Calvi- tezza alle proprie (l’ala stragista contrati anche no, sono convinti ipotesi investigadella mafia siciasul continente, che i loro rappor- tive. Per il moliana) gestiva i nel regno della ti siano stati soli- mento resta il datraffici illegali e cosca di Gioia di anche nell'ulti- to di fatto degli curava la raccolTauro. «Il dato mo periodo. Anzi incontri fra Lupo ta del “pizzo”, è scrivono gli inche la famiglia e Piromalli. riuscito a lauvestigatori della A dicembre del Brancaccio si aprearsi in Scienze Squadra mobile poggiasse alla 2007, mentre le giuridiche presnella loro inforpotente cosca di telecamere della so l'Università mativa ai magiGioia Tauro, polizia di Stato redella Magna Grestrati della Direcia di Catanzaro, Gioacchino Piromalli uscita vincente gistravano a di- Cesare Lupo zione distrettuadallo scontro in- stanza di sicurezottenendo il dottorato in scienze giuridi- terno con gli ex alleati della za, l'avvocato gioiese arri- le antimafia palermitana - è che con il voto di 104 su 'ndrina Molè, per avere un vò a Palermo, a bordo di particolarmente significa110. Naturalmente Cesare supporto nel business del una Bmw X3 in compagnia tivo alla luce di quanto rifeLupo, davanti ai professori traffico degli stupefacenti. di altre due persone, e si in- rito dal collaboratore di della facoltà catanzarese, Nell'ambito dell'inchiesta contrò con Jonny Torre- giustizia Fabio Tranchina ha discusso una tesi dal ti- “Araba fenice”: il blitz con- grossa: il braccio destro di nel corso dell'interrogatotolo profetico: “Le estorsio- tro cosa nostra palermita- Cesare Lupo, colui che du- rio del 9 maggio 2011 a na che ha portato dietro le rante il periodo di detenzio- proposito dei rapporti tra ni”. Il boss laureato e l'avvo- sbarre 36 esponenti dei ne del boss aveva curato gli Cesare Lupo e Gioacchino cato non hanno smesso di gruppi criminali emergen- affari della famiglia paler- Piromalli, che Tranchina e sentirsi, nemmeno quando ti a Palermo, questi rappor- mitana. Durante le indagi- Lupo andarono a visitare a il periodo di carcerazione ti sarebbero emersi in mo- ni, si legge nelle carte del- Gioia Tauro nel 2004». Per l’omicidio di Isabella Raso Il gip convalida il fermo di Grillo di GIANLUCA PRESTIA SAN CALOGERO - Ha confermato al gip Gabriella Lupoli tutto quello che aveva riferito al pubblico ministero Vittorio Gallucci, il 21enne Domenico Grillo accusato, unitamente ad altre due persone, per le quali l’interrogatorio avverrà nella giornata di domani, di aver ucciso la 50enne Isabella Raso la notte del 15 luglio scorso. Il giovane, difeso dall’avvocato Mario Ferraro, ha, come detto, confermato di essere entrato nell’abitazione della vittima, che viveva da sola, insieme a Luigi Zinnà e Francesco Todarello, per compiere una rapina e di aver immobilizzato con delle stoffe la donna nel momento in cui questa si era accorta della loro presenza. Successivamente, proprio per evitare che quest’ultima potesse attirare l’attenzione dei presenti, i tre avrebbero provveduto a tapparle la bocca con un panno. Ha, quindi, riferito di aver abbandonato la casa in quanto si sarebbero presi di paura lasciando la 50enne, a quanto pare, ancora in vita aggiungendo di non aver Domenico Grillo portato via né denaro né beni preziosi. Al termine dell’interrogatorio e della successiva camera di consiglio (il tutto è durato circa tre ore) il giudice Lupoli ha ritenuto che sussistessero i gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato e, pertanto, in accoglimento alla richiesta formulata dal pm Gallucci, ha convalidato il fermo di indiziato di delitto nei confronti del giovane emettendo, contestualmente, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria 25 Domenica 4 dicembre 2011 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Scilla Melito Porto Salvo Palmi La Costa Viola diventa Enzo Russo candidato Quando il boss Gallico un’area da proteggere a primo cittadino cercava i giudici a pagina 34 a pagina 35 a pagina 40 Tra i decreti presidenziali del presidente Raffa spunta il caso della figlia del sindacalista Moralizzatori con memoria corta Azzarà, ex consigliere comunale, si è distinto per campagne anticonsulenze di CATERINA TRIPODI SARÀ la crisi, sarà la disoccupazione imperante, sarà che s'ha da campà, ma Reggio è ormai diventata la città delle mille consulenze. Un incarico fiduciario, un nuovo ruolo organizzativo, o una delega per l'appunto, chiamatele pure come volete, ormai non la si nega a nessuno. Tra i tanti casi reggini c'è n'è uno particolarmente curioso e a dire il vero anche un po' contraddittorio. Fatto sta che, alla spicciolata tra i nomi dei beneficiari dei decreti presidenziali emessi dal presidente della Provincia Giuseppe Raffa e recentemente ratificati dalla riunione di giunta provinciale dello scorso 18 novembre, e del loro relativo contratto di lavoro, spunta anche quello di Alessia Azzarà. Si tratta della giovane figlia di Nuccio Azzarà ex consigliere comunale (all'opposizione, in quota Pdm, dell'ultima amministrazione Scopelliti, ed anche negli ultimi mesi in cui proprio Raffa ne era il facente funzioni), dipendente dell'Asl e sindacalista della Uil, del settore sanità. Quello relativo ad Alessia Azzarà è il decreto 85 del 12 settembre 2011, ed assegna alla giovane (è nata il 4 La locandina Uil agosto del 1984) l'incarico di collaborare nell'ambito della struttura di staff “Ufficio di presidenza”: opererà alle dirette dipendenze del Presidente, ma in coordinazione con l'assessore politiche e pianificazione culturale- Beni culturali -Difesa della legalità (e cioè Edoardo Lamberti Castronuovo, anche lui ex consigliere comunale d'opposizione nell'ultima amministrazione Scopelliti e sempre all'opposizione quando era sindaco Raffa, suo attuale presidente di giunta) e si occuperà di “iniziative progettuali dell'ente”. Il compenso che le verrà erogato, per questa che il decreto presidenziale definisce “contratto di collaborazione esterna”, è “equiparato a quello goduto dai dipendenti di fascia C della pubblica amministrazione”. Peraltro si ricorda all'interno del decreto che, per questo tipo di collaborazione esterna, “il presidente può incaricare direttamente persone di fiducia con professionalità adeguata o procedere a una selezione mediante avviso pubblico”. Nessuna selezione in questo caso ma solo una nomina fiduciaria dal più che esplicito carattere Nel settore dell’assessore Lamberti BREVI DEVE ESPIARE PENA Arresti dell’Arma a Gallina I CARABINIERI della Stazione di Gallina hanno tratto in arresto R.A., 28 anni, per espiare una pena residua di anni due e 11 mesi, per determinazione di pene concorrenti. L’uomo è finito ai domicialiari. LADRI IN AZIONE Furto da 30 euro al distributore Agip L’interno di Palazzo Foti e accanto Nuccio Azzarà politico. Il caso della consulenza assegnata alla figlia (della quale nessuno mette in discussione la professionalità) appare come uno scivolone per l'ex consigliere comunale che da sindacalista della Uil ha peraltro messo faccia e nome affianco di campagne chiarissime ed inequivocabili per la riduzione dei costi della politica, esattamente come quelle che trovate a fianco: tipo “1 consulente in meno = 400 euro in più per 20 lavoratori dipendenti” o “100 consulenti in meno = 1 asilo nido in più”, oppure “25% in meno di assessori consiglieri e consulenti = 30% in meno di tasse comunali”. Per la serie troppe parole e zero fatti. Ma c'è di più lo scorso agosto durante il tormentone estivo sulla riduzione delle spese della politica ed intervenendo in merito alla polemica sullo spostamento del consiglio regionale il segretario provinciale della Uil si lanciò in una struggente “filippica” contro (citiamo testualmente i passaggi del suo intervento sulla stampa locale) “l'insostenibilità degli sprechi e dei costi prodotti dalla politica che vengono imposti alla collettività. Uno sport che i calabresi non possono assolutamente permettersi mentre il sindacato è alle prese con una situazione drammatica per il mantenimento dei livelli occupazionali”. “Per ridurre i costi della politica - è un altro dei suggestivi passaggi sulla stampa del sindacalista - si sarebbe potuto intervenire per tempo modificando ed abrogando quelle leggi che sui detti intervengono in maniera preponderante: assessori esterni, strutture speciali, rimborsi forfettari a consiglieri per diaria e trasporto, dirigenti esterni, strutture e/o organismi di sottogoverno con consigli di amministrazione lautamente retribuiti”. Ipse dixit. Frasi anticonsulenze rilasciate lo scorso 24 agosto e che stridono decisamente, facendo rumore, con il decreto presidenziale datato 12 settembre che assegna alla figlia proprio una collaborazione esterna, per motivi politici. IGNOTI si sono introdotti all’interno del chiosco del distributore carburanti “Agip”, ed hanno asportato un registratore di cassa contenente monete per 30 euro e vari documenti. Sulla vicenda indagano gli uomini dell’Arma. ANCORA INCENDI Auto danneggiata dalle fiamme DURANTE la notte scorsa un incendio ha avvolto l’autovettura Renault Megane, di proprietà N.V., 56 anni. Sul caso indagano i carabinieri. FIOCCO AZZURRO Il modello Reggio e i valori negati PER molto meno di quello che sta succedendo a Reggio, nel 1998 la Commissione parlamentare antimafia ha definito Messina un “verminaio”. Ai miei colleghi e a voi lettori il compito di sbizzarrirsi sulle definizioni del luogo in cui sta sprofondando oggi il “Modello Reggio”. Io preferisco confidare che, prima o poi, il governatore Scopelliti si renda conto che le persone che “hanno tradito i suoi valori”stanno diventando una moltitudine, e ne tragga le dovute conseguenze. Agenti in missione bebè GLI Agenti della Polizia di Stato ieri mattina hanno svolto una missione a dir poco insolita ma che per una volta ha arrecato davvero un infinita gioia al destinatario del loro piccolo blitz. Ma vediamola nei particolari. i poliziotti della questura di Reggio sono intervenuti in località Gallico in soccorso di una giovane donna, al nono mese di gravidanza, che aveva già richiesto l’intervento di un’ambulanza del pronto soccorso, al momento impossibilitata ad intervenire. Gli uomini della Volante hanno così trasportato d’urgenza, la donna presso il nosocomio cittadino ove la stessa ha dato alla luce un maschietto. Una volante della Polizia di Stato E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 40 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] San Giorgio Morgeto. Prosegue lo stato di agitazione contro l’accorpamento Scuola, i genitori non mollano Alla Biblioteca comunale si terrà una nuova assemblea aperta di SIMONA GERACE SAN GIORGIO MORGETO - Continua lo stato d'agitazione dei genitori degli alunni che frequentano l'Istituto comprensivo “Florimo” di San Giorgio Morgeto. Dopo il rinvio al prossimo martedì della discussione sull'approvazione del piano di ridimensionamento del sistema scolastico da parte del consiglio provinciale, l'assemblea dei genitori, che la scorsa settimana aveva organizzato un sit in di protesta direttamente a Reggio davanti a Palazzo Foti, tornerà a riunirsi questa sera, alle 17, presso la Biblioteca comu- nale. Obiettivo dell'iniziativa sarà stabilire le prossime mosse con cui contrastare l'accorpamento alle scuole “Chitti” e “Marvasi” di Cittanova. Intanto, proprio nei giorni scorsi, si è svolto il consiglio d'istituto, aperto, in via straordinaria, anche al primo cittadino,Carlo Cleriche inquesta battaglia ha avuto un ruolo di primo piano insieme alla sua amministrazione e con il pieno appoggio dei gruppi consiliari di minoranza. Partendo dal presupposto che il “Florimo” è stato uno dei primi istituti comprensivi creati all'interno dell'intera provincia, e prendendo atto dell'alto tasso di dispersione scolastica e delle peculiarità che contraddistinguono il luogo montano dai comuni viciniori, ovvero un territorio composto dal centro storico e da numerose abitazioni rurali, con un contesto socio-culturale e politico di tipo agricolo, in cui l'economia della maggior parte delle famiglie si fonda ancora su esperienze di artigianato, di agricoltura e di mestieri, il consiglio d'istituto ha deliberato all'unanimità di proporre, in deroga, il mantenimento dell'autonomia scolastica dell'Istituto Comprensivo “Florimo”. La proposta sarà rivalutata nella riunione di stasera, organizzata anche per decidere se nella giornata di martedì, quando il consiglio provinciale tornerà a riunirsi per determinarsi sul ridimensionamento scolastico, bisognerà riprendere il La protesta dei genitori a Reggio Calabria sit in di protesta. Martedì intanto, a Palazzo Foti si discuterà del giorno, presentato sempre dallo anche della situazione di San Gior- stesso Longo, in cui viene chiesto algio Morgeto e dell'emendamento, la Provincia di farsi promotrice delpresentato dal consiglierePrc, Giu- le esigenze di San Giorgio Morgeto seppe Longo, che propone l'accor- e di proporre all'ufficio scolastico pamento della scuola solo all'Istitu- regionale, il trasferimento della dirigenza, del nuovo Istituto “Marvato Marvasi. A questo seguirà poi un ordine si”da Cittanova a San Giorgio. Giuseppe Gallico voleva parlare con i magistrati ma venne stoppato da Minasi Per l’aiuto prestato Palmi, Bellomo ha ringraziato il Comune Chiese di essere sentito ma si avvalse di facoltà di non rispondere di Cittanova Il boss cercava i giudici di DOMENICO GALATÀ PALMI - Voleva parlare ai magistrati, Giuseppe Gallico, ma l'avvocato Vincenzo Minasi e, soprattutto, il boss Domenico Gallico non erano d'accordo. È quanto emerge dalle carte dell'operazione delle Dda di Reggio Calabria e Milano, che ha portato all'arresto del legale e di alcuni presunti esponenti della 'ndrina di Palmi. In tale contesto, emerge la figura di Domenico Nasso, genero di Giuseppe Gallico, che dopo l'arresto di alcuni esponenti della famiglia, si sarebbe completamente dedicato al mantenimento della stessa. A lui, nel corso di un colloquio in carcere, il suocero dice di volere parlare ai magistrati: Gallico: «Glielo dici all'Avvocato, se vuole venire, a Minasi se è libero…per fare un salto…»; Nasso: «…n.d.r.: annuisce con la testa)…»; Gallico: «Gli devi dire: “Avvocato andate che deve parlare di tutti questi fa…”»; Nasso: «Lui qua a due passi ha lo studio…»; Gallico: «Qua…se vuole venire viene a trovarmi…eh…così parlo…»; Nasso: «ehm…lui…»; Gallico: «Così parlo di tutte queste cose…»; Nasso: «Lui…io con lui ho parlato…»; Gallico: «Uh…»; Nasso: «Lui dice che il discorso che vuoi fare tu…»; Gallico: «Eh…»; Nasso: «A lui non…»; Gallico: «Non…non gli…(incomprensibile)…»; Nasso: «…(n.d.r.: annusice con la testa)…»; Gallico: «Perché non…non s… perché non sa…»; Nasso: «Gli ho detto io: “Aspettate Avvocato, ma voi state pensando che quel cristiano dopo ventidue anni arriva…”»; Gallico: «Eh…»; Nasso: «Ha detto: “Sì, ma sai può danneggiare a suo fratello e può danneggiare…”»; Gallico: «… (n.d.r.: fa segno di no col dito)…»; Nasso: «A chi danneggia!»; Gallico: «Ma se io gli dico che non sanno niente…come li danneggio? Scusa…». Nasso, secondo quanto si legge nelle carte dell'operazione, avrebbe poi Domenico Gallico informato della volontà del suocero. I due si sono scambiati numerose lettere tra l'agosto del 2010 e il giugno del 2011, ed in una di queste Nasso «forniva al boss Gallico Domenico una informazione potenzialmente molto importante, comunicandogli che il suocero Gallico Giuseppeaveva manifestato l'intenzione di farsi interrogare». Ma il boss, nella sua risposta, si era mostrato per nulla d'accordo con quella decisione: «In tale missiva - scrivono gli inquirenti - oltre a commentare la vicenda giudiziaria che aveva interessato tutti i suoi familiari, inviava un messaggio al nipote, manifestando la propria contrarietà alla decisione di Gallico Giuseppe di rendere dichia- razioni all'A.G., ritenendo tale iniziativa inutile (“non credo che il Giudice vorrà ascoltare la sua difesa e qualsiasi chiarimento verrà fuori non verrà creduto”). Il successivo passaggio era un chiaro suggerimento su quella che avrebbe dovuto essere la strategia difensiva di tutti i familiari, che cozzava con l'intenzione manifestata da Pino Gallico: “ma poi lui ha nulla da chiarire perché si tratta solo di chiacchiere prive di senso che però si prestano ad essere interpretate contro tutti i cari”. Alla fine, si legge ancora nelle carte, «dopo aver chiesto di essere sottoposto ad interrogatorio, Gallico Giuseppe rifiutava di rendere dichiarazioni e si avvaleva della facoltà di non rispondere», così come Minasi e Domenico Gallico avevano suggerito. di ANTONINO RASO Giuseppe Pignatone e Ilda Boccassini Tra gli affari anche la compravendita di navi PALMI - Quella dell'intestazione fittizia di beni e del riciclaggio per conto di terze persone, sarebbe stata, secondo gli inquirenti, una pratica consolidata tra Vincenzo Minasi e Daniele Borelli, il notaio svizzero con cui l'avvocato palmese condivideva uno studio a Lugano. Ciò emergerebbe dallo scambio di mail tra i due, in una delle quali si parla anche della compravendita di navi: «Nella e-mail - scrivono gli inquirenti - l'avvocato Borelli Daniele richiedeva lecommissioni per consentire, ad una cliente dell'Avvocato Minasi Vincenzo, che faceva da intermediario tra diversi paesi del mondo, di portare a termine la compravendita di navi. Il Borelli spiegava all'avvocato Minasi di aver contattato il loro corrispondente di Londra il quale aveva messo a loro disposizione le sue società per consentire l'incasso delle somme provento della compravendita delle navi. Borelli aggiungeva, inoltre, che l'unico problema che avrebbe potuto sorgere con la Banca Inglese, poiché per quanto riguardava i soldi provenienti dalla Russia e dalla Cina il controllo della provenienza dei fondi era molto rigoroso per eludere il riciclaggio di denaro e, pertanto, avrebbero potuto chiedere tutta la documentazione afferente le navi oggetto della compravendita». do. ga. CITTANOVA - Il Commissario prefettizio di Palmi, Antonia Bellomo, con un comunicato redatto e inviato lo scorso ventinove novembre, ringrazia il Comune di Cittanova per l'aiuto offerto in occasione dell'emergenza idrica che, la scorsa settimana, ha messo in ginocchio la cittadina pianigiana per diverse ore. Ringraziamento arrivato a seguito dell'invio, da parte del Municipio cittanovese, di un'autobotte d'acqua e di un autista che hanno contribuito a tamponare il disagio causato dal mancato funzionamento dell'acquedotto palmese, messo fuori uso da un furto di rame che ha danneggiato l'impianto. Un intervento tempestivo, quello disposto dal sindaco Cannatà, che ha suscitato la gratitudine del commissario Antonia Bellomo. «A nome mio personale e di tutta la cittadinanza - recita il comunicato - le porgo i più sentiti ringraziamenti per l'aiuto offerto in occasione dell'emergenza idrica dei giorni scorsi». L'arrivo della missiva è stato appreso con soddisfazione dal sindaco di Cittanova, Alessandro Cannatà, che ha voluto ricordare: «l'importanza della cooperazione tra i paesi della Piana nella risoluzione dei problemi specifici, congiunturali, e spesso comuni che ci si trova ad affrontare ogni giorno. Essere pronti ad interpretare al meglio le problematiche delle singole realtà è un ulteriore passo in avanti nel miglioramento dei rapporti tra i diversi Comuni dell'area». Gioia Tauro. Varato il coordinamento che si aprirà al territorio L’Idv punta sulle donne nella Piana Foto di gruppo per le donne di Idv di FRANCESCO PAPASIDERO GIOIA TAURO - Parte da Gioia Tauro il coordinamento pianigiano delle donne di Italia dei Valori, presentato ufficialmente ieri mattina a Gioia Tauro nella sala consiliare. Era presente la coordinatrice regionale delle donne Antonietta De Fazio e la Senatrice Giuliana Carlino. Hanno tenuto a battesimo l'evento di ieri mattina, il consigliere regionale e commissario regionale Giuseppe Giordano e il commissario regionale Enzo Tromba. Giuseppe Giordano ha annunciato anche la nascita del Circolo delle donne della Piana che «fungerà da centro di ascolto per le esigenze del cittadino e che tramite i rappresentanti Idv potrà trovare aiuto per la ricerca delle risposte. Giovani donne normali e preparate per una realtà che vive un momento di difficoltà straordinaria che dovrà vedere un autentico risorgimento morale». È intervenuta anche Maria AntoniettaDe Fazioche, citandoBachelet ha affermato che «se una donna fa politica, cambia la donna. Se più donne fanno politica, queste cambieranno la politica», e ha continuato spronando le donne di Idv a portare determinazione, esperienza ed equilibrio. Il coordinamento sarà presieduto da Rossella Romeo, da Clementina Albanese e Maria Melini che nel loro intervento hanno spiegato il loro impegno nell'Idv inteso come «servizio per le generazioni future». Clementina Albanese, ha affermato di «sentirsi il “frutto di questa terra. Farò di tutto per esaltarne il sapore più sano e buono, riconoscendomi total- mente nei valori dell'Idv». Maria Melini, invece, ha dichiarato di«voler mettere a disposizione del mio territorio le competenze acquisite. Voglio rimanere in Calabria, è un mio diritto ma è anche e soprattutto un mio dovere». Enzo Tromba ha fatto un'analisi generale e si è soffermato sulle «democrazie compiute del Nord Europa, dove vi è una maggiore partecipazione delle donne nelle assisi importanti. Auspico un'inversione di tendenza nei nostri centri decisionali per contribuire a far crescere sia il partito che la società con le loro competenze professionali e l'alto senso della morale. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Domenica 4 dicembre 2011 Risultati e classifica Albinoleffe-Nocerina 17’ pt Laner; 7’ st Plasmati, 12’ st Negro 13’ st Laner Bari-Cittadella 18ª giornata 2-2 Marcatori domani Arbitro: Gallione di Alessandria Crotone-Sassuolo 1-1 Empoli-Ascoli 3-2 5’ pt Masucci, 23’ st Caetano Calil 5’ pt Tavano, 7’ pt Lazzari, 24’ pt Gorzegno 31’ pt Papa Waigo, 48’ st Beretta Juve Stabia-Gubbio 1-0 Livorno-Verona 0-2 Modena-Vicenza 0-3 10’ st Sau 47’ pt Maietta, 13’ st Jorginho 43’ pt Soligo, 19’ st Abbruscato 45’ st Mustacchio Padova-Torino Al 37’ st per black out elettrico sospesa Pescara-Grosseto 22’ pt Sansovini, 40’ pt Alfageme, 35’ st Sforzini 1-2 Reggina-Sampdoria 0-0 Varese-Brescia 2-2 27’ pt Jonathas, 30’ pt Juan Antonio 6’ st De Luca, 22’ st Neto Pereira Prossimo turno 19ª giornata 10/12/2011 ore 15 Ascoli - Varese Brescia - Bari (11/12, ore 12,30) Cittadella - Reggina Grosseto - Modena Gubbio - Padova Nocerina - Crotone Samp - Juve Stabia (09/12, ore 20,45) Sassuolo - Livorno Torino - Pescara Verona - Albinoleffe Vicenza - Empoli TORINO* PESCARA SASSUOLO PADOVA* VERONA REGGINA VARESE GROSSETO SAMPDORIA BARI* (-2) JUVE STABIA (-4) VICENZA CROTONE (-1) EMPOLI CITTADELLA* LIVORNO ALBINOLEFFE BRESCIA MODENA NOCERINA GUBBIO ASCOLI (-10) 38 33 33 31 31 29 26 26 25 23 22 21 21 21 21 20 20 19 16 15 14 8 *una partita in meno 17 11 5 1 20 8 8 5 3 0 9 6 2 1 11 5 12 +5 18 10 3 5 38 27 9 7 1 1 22 11 9 9 3 2 4 16 16 11 -3 18 9 6 3 22 12 9 4 3 2 10 6 9 5 3 1 12 6 10 -3 17 9 4 4 26 19 8 6 1 1 11 5 9 3 3 3 15 14 7 -2 18 9 4 5 25 20 9 4 3 2 11 10 9 5 1 3 14 10 5 -5 18 8 5 5 31 20 9 5 2 2 18 11 9 3 3 3 13 9 11 -7 18 7 5 6 25 20 9 3 3 3 9 4 2 3 16 12 5 -10 18 7 5 6 21 23 9 4 2 3 13 14 9 3 3 3 9 -2 -10 18 5 10 3 25 16 9 2 5 2 13 7 9 3 5 1 12 9 9 -11 17 7 4 6 15 17 8 3 3 2 9 4 1 4 18 8 4 6 25 23 9 5 2 2 13 10 9 3 2 4 12 13 2 18 5 6 7 22 24 8 3 2 3 9 10 2 4 4 13 15 -2 -13 18 5 7 6 17 20 10 3 5 2 11 10 8 2 2 4 6 10 -3 -16 18 6 3 9 24 28 10 4 2 4 16 18 8 2 1 5 8 10 -4 -17 17 6 3 8 18 22 9 4 1 4 15 15 8 2 2 4 3 7 -4 -14 18 5 5 8 18 17 9 2 3 4 9 3 2 4 11 8 1 -16 18 5 5 8 25 33 9 3 3 3 11 16 9 2 2 5 14 17 -8 -16 18 4 7 7 16 23 9 3 2 4 9 13 9 1 5 3 7 10 -7 -17 18 3 7 8 16 30 9 2 3 4 9 16 9 1 4 4 7 14 -14 -20 18 3 6 9 26 32 9 1 3 5 14 18 9 2 3 4 12 14 -6 -21 18 3 5 10 15 30 9 3 2 4 8 10 9 0 3 6 18 5 3 10 21 27 9 1 2 6 8 12 9 4 1 4 13 15 -6 -18 9 7 9 7 3 8 7 9 8 8 10 -2 -8 -8 7 20 -15 -22 13 RETI: Tavano (1 rig) (Empoli) 11 RETI: Abbruscato (3 rig) (Vicenza) 10 RETI: Sansovini (Pescara) 9 RETI: Cocco (4 rig) (Albinoleffe); Immobile (2 rig) (Pescara) 8 RETI: Sforzini (1 rig) (Grosseto); Castaldo (4 rig) (Nocerina) 7 RETI: Papa Waigo (2 rig) (Ascoli); Jonathas (2 rig) (Brescia); Sau (1 rig) (Juve Stabia); Insigne (Pescara); Missiroli (1 rig) (Reggina) 6 RETI: Cacia (Padova); Ceravolo (1 rig), Ragusa (Reggina); Boakye, Sansone (2 rig) (Sassuolo) 5 RETI: Caridi (2 rig) (Grosseto); Ciofani (1 rig) (Gubbio); Dionisi (2 rig) (Livorno); Cutolo (Padova); Bertani (1 rig), Pozzi (1 rig) (Sampdoria); Bianchi (1 rig) (Torino); Cellini, De Luca (Varese); Halfredsson (Verona) 4 RETI: Feczesin) (Brescia); Caetano (Crotone); Maah (Cittadella); Alfageme (Grosseto); Mbakogu (Juve Stabia); Catania (2 rig), Di Maio (Nocerina); Campagnacci (Reggina); Marchi, Masucci (Sassuolo); Martinetti (Varese) 3 RETI: Laner (Albinoleffe); Marotta (2 rig), De Paula (Bari); Schiavon (Cittadella); Ciano (Crotone); Buscè (Empoli); Danilevicius (Juve Stabia); Paulinho (Livorno); Greco, Stanco (Modena); Farias (1 rig) (Nocerina); Ruopolo (Padova); Cascione (Pescara); Maccarone (1 rig) (Sampdoria); Ebagua (Torino); Carrozza (Varese); Abbate, Ferrari (1 rig), Gomez, Pichlmann (Verona); Paro (Vicenza) Padova-Toro giallo sospensione. Giannini si dimette ALBINOLEFFE NOCERINA 2 2 EMPOLI ASCOLI 3 2 ALBINOLEFFE (4-1-4-1):Offredi 6; Luoni 5, Lebran 5, Bergamelli 6, Piccinni 6; Hetemaj 6; Pacilli 5 (13' st Germinale 6), Laner 7, Girasole 6, Cristiano 6 (st 34' Salvi sv); Cocco 5 (st 40' Torri sv). In panchina: Chimini, D’Aiello, Taugourdeau, Cisse. Allenatore: Fortunato 6. NOCERINA (3-4-3): Russo 6; Nigro 6, De Franco 6, Pomante 6; Scalise 6,5 (st 29' Sacilotto 6), De Liquori 6, Bruno 6, Donnarumma 6 ( pt 45' Plasmati 6,5); Negro 6,5, Castaldo 5 (st 19' Filosofa 6), Farias 6. In panchina: Gori, Alcibiade, Catania, Marsili. Allenatore: Auteri 6 ARBITRO: Di Paolo di Avezzano 5. MARCATORI: 17' pt Laner; 7' st Plasmati, 12' st Negro, 13' st Laner. NOTE: pomeriggio piovoso; terreno in discrete condizioni. Spettatori: 2 mila circa. Espulsi al 49' st l’allenatore Fortunato e il direttore sportivo Valoti dell’Albinoleffe per proteste. Ammoniti: Luoni, Girasole, Nigro, Pomante, Bruno, Donnarumma. Angoli: 3-3. Recupero: 1'; 4'. EMPOLI (4-3-1-2): Pelagotti 6.5; Vinci 6, Tonelli 6, Mori 6, Gorzegno 7; Buscè 7, Valdifiori 6.5 (38' st Signorelli sv), Coppola 6.5 (34' st Moro ng); Lazzari 7 (20' st Brugman 6.5); Tavano 8, Coralli 6.5. In panchina: Dossena, Regini, Dumitru, Mchedlidze. Allenatore: Carboni 7. ASCOLI (3-5-2): Guarna 5; Ciofani 5, Peccarisi 5, Faisca 4.5; Gazzola 4.5 (32' st Beretta 6), Vitiello 5.5, Parfait 6, Sbaffo 6.5 (7' st Maurantonio 6), Pasqualini 6.5; Soncin 5.5 (21' st Falconieri 5.5), Papa Waigo 6.5. In panchina: Ilari, Boniperti, Scogniamillo, Tamburini. Allenatore: Silva 5 ARBITRO: Cervellera di Taranto 6 MARCATORI: 5' pt Tavano, 7' pt Lazzari, 24' pt Gorzegno, 31' pt Papa Waigo, 48' st Beretta NOTE: Spettatori 617, per un incasso di 2435,00 euro. Ammoniti: Valdifiori, Tonelli, Signorelli, Sbaffo, Parfait e Pasqualini. Espulso al 20' st Guarna per fallo su chiara occasione da gol. Angoli: 6-2 per l’Ascoli. Recupero 1' pt, 5' st. BERGAMO – Al 18' seriani in vantaggio con Laner. Al 5' della ripresa i campani firmavano il pareggio con Plasmati. Due minuti dopo nuova rete della Nocerina con Negro. Al 13' nuova parità con la seconda rete di Laner. EMPOLI – Al 5' toscani in vantaggio con Tavano. Tre minuti dopo il raddoppio di Lazzari. Il tris al 23 con Gorzegno. Al 34' i marchigiani accorciavano con Papa Waigo. Al 46' la seconda rete dell’Ascoli con Beretta. MODENA VICENZA 0 3 MODENA (4-4-2): Caglioni 5.5; Jefferson 5 (21' st Gilioli sv), Turati 5, Perna 4.5, Milani 5; Nardini 5, Petre 4.5, Spezzani 5 (9' st Rullo 5.5), Fabinho 5 (1' s.t. Bernacci 5); Di Gennaro 5.5, Stanco 5. In panchina: Guardalben, Bassoli, Carini, Carraro. Allenatore: Cuttone 5. VICENZA (4-4-2): Frison 6; Tonucci 6, Martinelli 6 (32' pt Mustacchio 6.5), Augustyn 6.5, Giani 7; Bariti 6 (15' st Misuraca 6), Rigoni 6.5, Soligo 7, Gavazzi 6.5; Abbruscato 7 (22' st Pisano sv), Paolucci 6.5. In panchina: Acerbis, Minieri, Maiorino, Tulli. Allenatore: Cagni 7. ARBITRO: Gavillucci di Latina 6 MARCATORI: 43' pt Soligo, 19' st Abbruscato, 45' st Mustacchio NOTE: giornata nuvolosa con leggera pioggia, terreno in buone condizioni. Spettatori 4000 circa. Ammoniti: Paolucci, Perna, Spezzani, Augustyn e Gavazzi. Recupero: 1', 3'. VICENZA – Colpo esterno del Vicenza che condanna il Modena alla sconfitta casalinga. Al 41' biancorossi avanti con la rete di Soligo. Al 20' della ripresa il raddoppio con Abbruscato. Al 45' il tris firmato da Mustacchio su preciso assist di Gavazzi. PADOVA TORINO SOSPESA PADOVA (4-3-1-2): Perin; Legati (15' pt Donati) , Schiavi, Trevisan, Renzetti; Bovo, Milanetto, Osuji; Marcolini; Ruopolo, Cacia (34' st Lazarevic). In panchina: Cano, Franco, Italiano, Hallenius, Cutolo. Allenatore: Dal Canto TORINO (4-2-4): Coppola; D’Ambrosio, Glik, Ogbonna, Zavagno; Iori, De Feudis; Stevanovic, Sgrigna (13' st Ebagua), Bianchi, Antenucci (13' st Verdi). In panchina: Morello, Di Cesare, Pagano, Suciu, Oduamadi. Allenatore: Ventura ARBITRO: Calvarese di Teramo MARCATORI: 5'st Ruopolo NOTE: Partita sospesa al 37' st per guasto all’impianto d’lluminazione. Il secondo tempo era iniziato con dieci minuti di ritardo per lo stesso motivo e al 24' della ripresa era stata temporaneamente sospesa per sei minuti. Si ripartirà dal minuto in cui è stata sospesa. MILANO – La Lega Serie B rende noto che non essendoci la disponibilità da parte di una delle due squadre di riprendere domani (oggi), domenica 4 dicembre, l’incontro Padova-Torino, il presidente Andrea Abodi deciderà la data della ripresa della gara entro 15 giorni come da regolamento JUVESTABIA GUBBIO 1 0 JUVE STABIA (4-4-2): Colombi 6.5; Maury 5.5 (1'st Baldanzeddu 6), Molinari 6.5, Scognamiglio 6 Di Cuonzo 6; Tarantino 6.5 (13'st Raimondi 6), Cazzola 7.5, Mezavilla 6 (25'st Scozzarella 6.5), Zito 6.5; Danilevicius 5.5, Sau 7. In panchina: Seculin, Biraghi, Mbakogu, Zaza. Allenatore: Braglia 6.5 GUBBIO (5-3-2): Donnarumma 6.5; Bartolucci 6 (30'st Gerbo 5.5), Caracciolo 6.5, Cottafava 6.5, Benedetti 6, Rui 6.5; Buchel 6.5, Bosfer 6 (17'st Lunardini 5.5), Raggio Garibaldi 5.5 (26'st Ragatzu 6); Graffiedi 6.5, Ciofani 6.5. In panchina: Farabbi, Maccarone, Giannetti, Mendicino. Allenatore: Simoni 6 ARBITRO: Candussio di Cervignano 6 MARCATORI: 10'st Sau NOTE: Pomeriggio nuvoloso, terreno in buone condizioni. Spettatori: 2652 incasso di euro 38670. Espulso l’allenatore della Juve Stabia Braglia per proteste al 30'st. Ammoniti: Maury. Angoli: 6-0 per la Juve Stabia. Recupero 1'; 3'. CASTELLAMMARE DI STABIA – Vittoria preziosa seppur di misura per la Juve Stabia che ha la meglio sulla matricola Gubbio. Al 10' della ripresa le «vespe» sbloccavano il punteggio con il gol di Sau (settimo gol stagionale). Al 31' espulso il tecnico dei campani Piero Braglia per proteste. PESCARA GROSSETO 1 2 PESCARA (4-3-3): Anania 6; Zanon 5.5 Brosco 5 Capuano 5.5 Balzano 6; Gessa 6 Cascione 6 Nicco 6 (19'st Petterini 5.5); Sansovini 6.5 (19'st Maniero 5.5) Immobile 6.5 Insigne 5. In panchina: Pinsoglio, Romagnoli, Soddimo, Giacomelli. Allenatore: Zeman 6. GROSSETO (4-1-4-1): Narciso 6.5; Petras 6 Padella 6.5 Antei 6 Giallombardo 6; Ronaldo 6.5; Alfageme 7 (21'st Mancino 6) Crimi 6.5 Consonni 6 (34'st Moretti 6) Caridi 6.5 (39'st Lupoli sv); Sforzini 7. In panchina: Mangiapelo, Formiconi, Gerardi, Nannni. Allenatore: Giannini 6. ARBITRO: Nasca di Bari 5.5 MARCATORI: 22'pt Sansovini, 40'pt Alfageme, 35'st Sforzini. NOTE: Pomeriggio soleggiato, terreno in buone condizioni. Spettatori 10.435. Angoli: 4-3. Recupero: 3'; 3. Ammoniti: Caridi, Giallombardo, Gessa, Antei, Zanon, Cascione, Ronaldo. PESCARA - Il Grosseto vince a Pescara (12) ma a fine gara arrivano le dimissioni del tecnico dei toscani, Giuseppe Giannini. «Mi sono dimesso perchè mi dà fastidio essere giudicato settimana per settimana. È una decisione già presa lunedì scorso». LIVORNO VERONA 0 2 LIVORNO (4-1-4-1): Bardi 6.5; Perticone 5.5, Miglionico 5.5, Knezevic 5.5, Schiattarella 4.5, Rampi 5 (10'st Salviato 5), Luci 6, Filkor 5.5, Remedi 5 (22' st Russotto 6), Bigazzi 5 (1' st Dionisi 5), Paulinho 5. In panchina: Mazzoni, Belingheri, Genevier, Barone. Allenatore: Novellino 5 VERONA (4-3-1-2): De Andrade 6.5; Abbate 6.5, Mareco 6.5, Maietta 7, Scaglia 6, Russo 6.5, Tachtsidis 6.5, Halfredsson 7 (27'st Doninelli sv), Jorginho 6.5 (27' st Ceccarelli sv), Ferrari 6 (1'st Pichlmann 6) Gomez 6. In panchina: Nicolas, Pugliese, Cangi, D’Alessandro. Allenatore: Mandorlini 6.5 ARBITRO: Velotto di Grosseto 4 MARCATORI : 47'pt Maietta, 13'st Jorginho NOTE: Giornata nuvolosa, campo in buone condizioni. Spettatori 5552 (di cui 3075 abbonati) per un incasso totale di 38.208,77 euro. Ammoniti: Paulinho, Mareco, Ferrari, Luci, Filkor. Al 38' pt espulso Schiattarella per proteste e al 39'st Knezevic per gioco violento. Angoli: 5-1 Recupero: 3'; 0'. LIVORNO – Ancora un successo per il Verona, settimo consecutivo. A farne le spese il Livorno (Novellino in bilico?) VARESE BRESCIA 2 2 VARESE (4-4-2): Bressan 6; Pucino 6,5; Troest 4,5; Terlizzi 6; Cacciatore 6; Carrozza 5.5 (1'st De Luca 7 ); Corti 6.5; Kurtic 6.5; Nadarevic 7.5; Cellini 5 (1' st. Neto Pereira 7.5); Martinetti 7 (29' st. Grillo sv). In panchina: Milan, Figliomeni, Filipe Gomes, Zecchin. Allenatore: Maran 7. BRESCIA (4-3-1-2): Leali 6.5; Berardi 5; De Maio 6.5; Martinez 6; Daprela 5; Salamon 6; Budel 6.5,(41' pt Martina Rini 5); El Kaddouri 6 (37' st Cordova sv); Vass 5 (43 st Paghera sv); Juan Antonio 7; Jonathas 6. In panchina: Arcari, Feczesin, Mandorlini, Maccan. Allenatore: Scienza 6.5. ARBITRO: Merchiori di Ferrara 6. MARCATORI: 27' pt Jonathas, 30' pt Juan Antonio, 6' st De Luca, 22' st Neto Pereira NOTE: Espulso: Troest. Ammoniti: El Kaddouri, Corti, Martinez, Terlizzi, Cacciatore, Martina Rini, Grillo, Berardi. Angoli: 5-3. Recupero: 2' e 4'. VARESE – Al 27' ospiti avanti con la splendida punizione calciata da Jonathas. Al 30' il raddoppio di Juan Antonio. Al 5' della ripresa il Varese accorciava le distanze con il gol di De Luca in mischia. Al 26' lo splendido pareggio del Varese con la sforbiciata di Neto Pereira. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Sport 45 Calcio - Serie B Domenica 4 dicembre 2011 Omicidio Raso. Il gip Lupoli emette contestualmente un’ordinanza di custodia cautelare in carcere Convalidato il fermo di Grillo Il giovane ha confermato quanto già dichiarato al pm Vittorio Gallucci di GIANLUCA PRESTIA GRAVI indizi di colpevolezza hanno spinto il giudice per le indagini preliminari del tribnale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, a confermare il provvedimento di fermo di indiziato di delitto a caico di del 21 Domenico Grillo accusato, unitamente ad altre due persone, per le quali l’interrogatorio avverrà nella giornata di domani, di aver ucciso la 50enne Isabella Raso la notte del 15 luglio scorso. Il giovane, difeso dall’avvocato Mario Ferraro, durante la convalida di ieri mattina ha sostanzialmente confermato quanto aveva dichiarato in precedenza al sostituto procuratore Vittorio Gallucci, affermando di essere entrato, per il tramite di una porta secondaria, nell’abitazione della vittima, che viveva da sola, insieme a Luigi Zinnà e Francesco Todarello, per compiere una rapina e di aver immobilizzato con delle stoffe la donna nel momento in cui questa si era accorta della loro presenza. Ma la reazione di quest’ultima e la loro paura che potesse attirare l’attenzione dei presenti, avrebbe spinto i tre a tapparle la bocca con un panno. Grillo ha, poi, riferito di aver abbandonato la casa in quanto si sarebbero presi di paura lasciando la 50enne, a quanto pare, ancora in vita aggiungendo di non aver portato via né denaro né beni preziosi. Ciò che, quindi, emerge in questa prima fase dell’indagine è l’aspetto della presenza in vita della vittima al momento della fuga da parte dei tre presunti responsabili. Al termine dell’interrogatorio e della successiva camera di consiglio (il tutto è durato circa tre ore) il giudice Gabriella Lupoli ha ritenuto che sussistessero i gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato e, pertanto, in accoglimento alla richiesta formulata dal pm Gallucci, titolare dell’indagine condotta dai carabinieri del Reparto operativo di Vibo, della Stazione di San Calogero e della Compagnia di Tropea, ha convalidato il fermo di indiziato di delitto nei confronti del giovane e, contestualmente, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Per quanto concerne le altre due persone coinvolte nell’inchiesta il loro interrogatorio avverrà nella mattinata di domani. Francesco Todarello è rappresentato dall’avvocato Patrizio Cuppari, mentre Luigi Zinnà da Francesco Muzzopappa. Come si ricorderà le indagini dei carabinieri hanno avuto la svolta decisiva al momento dell’esito dell’esame del dna rinvenuto tra le unghie della Raso e confrontato, dopo essere stato “raccolto” con uno stratagemma, con un campione di quello di Grillo. Esito che collocava il 21enne sulla scena del crimine. La presenza degli altri due presunti complici si è avuta poche ore dopo il fermo quando l’indagato, pressato dalle domande degli investigatori è crollato confessando di non aver agito da solo in relazione alla rapina facendo, così, i nomi di Zinnà e Todarello. La donna pare fosse ancora viva BREVI DENUNCIATO Cuoco sorpreso con la droga I CARABINIERI della stazione di Vibo Marina, agli ordini del maresciallo Riccardo Astorina, hanno denunciato un giovane di 24 anni, F.A., cuoco, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Durante una perquisizione, i carabinieri coordinati dal tenente Marco Califano hanno ritrovato addosso al giovane, nascosta in una tasca del giubbotto, una bustiva con 20 grammi di marijuana. Domenico Grillo al momento del fermo per l’omicidio di Isabella Raso A CESSANITI ARRESTI DI MILANO «Inquinata la vita economica, politica e sociale» «Anche chi si è tenacemente ostinato a non voler vedere, non può fare a meno di constatare che dagli arresti di ieri sull'asse Lombardia – Calabria emerge un sistema di potere diffuso e capillare che inquina la vita economica, politica e sociale di vasti territori della nostra regione». È quanto afferma, in una nota, Franco Garufi, segretario generale Camera del lavoro di Vibo che commenta gli arresti eseguiti, nei giorni scorsi tra Milano e la Calabria. «Si tratta di un intreccio, apparentemente inestricabile – prosegue Garufi – tra uomini politici di rango, magistrati, esponenti di forze dell’ordine, imprenditori, mafiosi che dominano tutto ciò che dipende dalla mano pubblica, dal controllo delle istituzioni regionali, alla sanità, a settori decisivi dell’economia. Non possiamo accontentarci di dire che si tratta di 'mele marcè; ormai è chiaro che è il cesto che va cambiato per evitare che il marciume continui a regnare incontrastato. Fuor di metafora – prosegue Garufi – è finito il tempo del silenzio e dell’acquiescenza. Questa è la stagione dell’assunzione delle responsabilità e dell’impegno di ciascuno per spezzare i meccanismi che contribuiscono alla vischiosità della situazione calabrese. Non ci vuol molto, poi, ad accorgersi che, se si somma quest’ultima inchiesta a quelle che l’hanno preceduta». E così, secondo il sindacalista della Cgil, nel viene fuori una condizione di «diffusa illegalità nei territori del reggino e del vibonese, dove una percentuale significativa dei rapporti politici, sociali ed economici appare regolata dall’intermediazione mafiosa. La questione conclude Franco Garufi - investe direttamente il governo di centro destra della Regione ed il presidente Scopelliti che non può continuar a far finta di niente». r. v. Dalla Camera penale LA RIFLESSIONE SE il social network è la nuova potente arma della comunicazione di massa, lo spazio ideale dove i giovani producono oggi molte delle loro idee e le diffondono, è un altro il network oscuro che sottende alla realtà imprenditoriale e commerciale: una rete fitta, impenetrabile di rapporti e scambi che gestisce spesso le azioni quotidiane del «sistema» Stato, paese, città. Azioni quotidiane che inconsapevolmente hanno effetti all'interno di questa rete, la nutrono e la determinano: il parasistema che se ne viene a creare si infoltisce e come una “Malapianta” espande radici e rami anche a scapito di quelle fasce della società che apparentemente dovrebbero esserne totalmente lontane, come quella giovanile. Il modo di agire dellE mafiE nella quotidianità milanese è ormai improntato a questa logica di espansione secondo un modello “net” e non è più ormai un mistero; i nodi di questa rete sono spesso collocati nelle attività industriali, politiche, commerciali di quello che per l'Italia è il vero polmone dell'economia. E la mafia a Milano, non è più solo un “prodotto di importazione”, come si è spesso detto, dalla Calabria o da altre Illegal network, quando le mafie avvelenano la quotidianità regioni del sud, poiché dopo una spinta iniziale, cominciata una ventina d'anni fa, il controllo sul territorio del capoluogo lombardo e dell'hinterland è diventato radicato ed autonomo dalle logiche e dagli obiettivi di partenza. La differenza fra i “colletti bianchi” di cui si parlava qualche anno fa e quelli “meno bianchi”, per così dire, è diventata ormai praticamente invisibile poiché si insinua nelle maglie della società, anche di quella civile, e importando le sue logiche crea continue metastasi, come un tumore la cui origine ormai è difficile scovare anche a chi osserva il fenomeno da anni. Le manifestazioni sintomatiche di questo tumore finiscono spesso per essere violente, ma di una violenza meno barbara, meno primitiva, di quella cui siamo stati abituati dagli strilli sulle faide calabresi, però più agghiacciante: è di poco tempo fa la notizia dell'incendio di un palazzetto dello sport in zona 9, di natura evi- dentemente dolosa, servito come atto dimostrativo contro chi aveva deciso di togliere questa risorsa ai clan della zona per ridarla al “polmone verde della società”, cui tra l'altro apparteneva di diritto, cioè i giovani, i ragazzi del quartiere. Tutto questo rende agghiacciante questa realtà: il fatto che un parasistema, che sembra interessato ai grandi capitali e alle grandi ricchezze, abbia ancora bisogno di colpire chi è totalmente al di fuori di queste logiche e lotta quotidianamente col disagio e con “problemi”molto più semplici, come una partita di pallavolo. Agghiacciante ma purtroppo non più sorprendente. C'è però un'altra faccia della medaglia ed è quella di chi per questi avvenimenti si sorprende ancora e cerca di porvi rimedio, anche solo parlandone, anche solo portandone testimonianza. Su quest'ultima realtà e non solo vogliono puntare i Giovani Democratici il 6 dicembre alle 19.00 presso l'Acquario civico di Milano: il dibattito giovanile e l'impegno nella lotta contro le mafie, quelle coi colletti bianchi e quelle con le mani sporche, saranno il tema centrale della serata, con un occhio su Milano e uno sguardo nazionale. Il dibattito sarà corredato dall'intervendo di due esperti: l'Avv. Francesca Terzoni, che porterà la sua esperienza in campo giuridico sul tema e il prof. Michele Polo, con un importante ricognizione economica relativa al ricilaggio come sfogo al complesso delle attività mafiose, anche nell'ambito di una delle tante abitudini dei giovani milanesi, come l'aperitivo. Oggi dunque, se nei e dei social network ormai si parla senza interruzione, si vuole alzare il volume, con quest'iniziativa, su quello che è un “Illegal Network”, per monitorarlo, esporlo, affrontarlo a viso aperto. Perché il progresso della comunicazione di massa è ormai inarrestabile, ma quello dell'”illegalità di massa va fermato”, senza mai perdere le speranze, e va bloccato non solo nelle sue manifestazioni violente, ma soprattutto nella sua capacità di tacere e far tacere. Maria Teresa Santaguida Solidarietà all’avvocato Marafiori «IL Consiglio Direttivo della Camera Penale “Francesco Casuscelli” di Vibo Valentia preso atto della perquisizione avvenuta presso lo studio dell'avvocato Giovanni Marafioti, esprime la propria solidarietà al collega, «professionista di indiscusse qualità, nella certezza che saprà dimostrare la propria estraneità ai fatti». Purtroppo - afferma il consiglio - si segnala anche la preoccupazione che nasce da provvedimenti che troppo spesso, come il recente deliberato della Giunta delle Unioni Camere penali italiane del 24 ottobre 2011 ha sottolineato, vengono emanati nei confronti di difensori che svolgono il proprio dovere senza violare alcuna norma». Per i componenti dell’organo vibonese «certamente il clima che regna nel settore giustizia non è tra quelli che potranno essere ricordati come sinonimo di garanzia e di leggi frutto di riflessioni, ma l'Avvocatura dovrà trovare nel proprio interno la forza per combattere ogni forma di stravolgimento dei principi giuridici che rappresentano la garanzia di libertà di ogni cittadino». Abusivismo edilizio un deferimento I MILITARI dell’Arma della stazione di Cessaniti unitamente al personale dell’ufficio tecnico del Comune, nel corso di un controllo ad un cantiere per la verifica del possesso dei requisiti di legge, hanno scoperto come D.P., bracciante agricola di 50 anni, stesse allargando la propria abitazione in maniera del tutto abusiva. Immediata la denuncia della donna all’autorità giudiziaria nonchè il sequestro dei muri perimetrali, già in avanzato stato di ultimazione, del nuovo appartamento. SICUREZZA ALIMENTI Sanzioni a titolari supermarket SANZIONI amministrative pari a 4.000 euro sono state elevate dai carabinieri di San Gregorio D’Ippona e dai loro colleghi del Nas di Catanzaro nei confronti dei titolari di due supermarket. Gli uomini dell’Arma, che da settimane stanno passando al setaccio rivendite di alimenti e ristoratori, hanno accertato come entrambi i supermercati svolgevano la propria attività in assenza dell’obbligatorio piano di autocontrollo alimentare. ORIGINARIO DI VIBO Ex generale investito dal treno a Bologna E' UN ex generale medico dell’ Esercito ormai in pensione, Gregorio Schiavone, di 87 anni, la vittima dell’incidente avvenuto nel primo pomeriggio al passaggio a livello di via del Lazzaretto, a Bologna. Originario di Vibo Valentia, era da tempo residente a Bologna. Secondo la ricostruzione della Polfer, l’uomo avrebbe imboccato per errore la stradina, chiusa al traffico con accesso riservato solo ai mezzi che lavorano in un cantiere, e trovando le semibarre abbassate avrebbe deciso di oltrepassarle facendo 'slalom'. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 27 Domenica 4 dicembre 2011 dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 5 boccassini a reggio? Può servire perché è un giudice bravo Sarebbe come mandare l’esercito Le ragioni del sì: la magistratura non è un potere rappresentativo legato al territorio Le ragioni del no: non abbiamo niente da imparare da Milano, città corrotta DI PIERO SANSONETTI L’idea che Ilda Boccassini possa scende- opera. Dovrebbe occuparsi semplicemente re in Calabria, assumendo l’incarico di pro- di vedere i reati e perseguirli – e spesso non curatore di Reggio, circola da diverso tem- lo fa - non sulla base di teorie ma sulla bapo. Si sa che Giuseppe Pignatone, supera- se degli indizi e delle prove. E siccome ogto il traguardo dei tre anni (che è necessa- gi la magistratura, nel Reggino, è in granrio per poter chiedere il trasferimento) non de affanno, è bene sostituirla. Senza dramha più molta voglia di restare. E allora la mi, senza traumi. E non ci sarebbe niente caccia al successore è obbligatoria. Fino a di male se al vertice della Calabria fosse qualche mese fa c’erano due candidati su mandata la giudice che – nel giudizio di tutti: il vice di Pignatone, Giuseppe Presti- tutti – è “tecnicamente” la più brava d'Itapino, e il vice di Pietro Grasso (cioè il nume- lia. Ilda Boccassini non può certo scendere ro due dell’antimafia nazionale) Alberto Ci- il Calabria per salvare la Calabria. Per ricosterna. Poi però è successo qualcosa. E cioè struirne il tessuto morale, le relazioni politiche, la sua collocazione che nella magistratura si è nazionale. Né per sanare le scatenata la guerra, so«Oggi la ingiustizie che da decine di prattutto la guerra di Pimagistratura anni si accaniscono su quegnatone e Prestipino a Cista regione. Può invece vesterna, con insinuazioni nel Reggino è in nire qui e riprendere il filo pesantissime e piuttosto grande affanno della lotta al crimine, senza immotivate sui di lui e perpregiudizi e senza credere sino con l’iscrizione sul re- È bene sostituirla» che l’attività giudiziaria sia gistro degli indagati. Il risultato è stato - come era avvenuto già tan- “il tutto”. Non lo è: è uno degli aspetti delte volte in passato - che la magistratura ca- la vita pubblica e della presenza dello Stalabrese (che nei tre anni precedenti, e fino to. Solo la politica può ricostruire lo Stato a quel momento, aveva registrato risultati e l’insieme dei diritti. Una giudice brava, incoraggianti nella lotta alle cosche) è sta- però, può ricostruire la macchina della giuta travolta dal discredito. E a questo feno- stizia. E Ilda Boccassini è una meno non si è certo accompagnata una rea- giudice brazione forte della politica:la politica è rima- va. sta inerme. La conseguenza di tutto ciò – lo segnalavamo proprio ieri sul nostro giornale – è stato lo sgretolamento e l’autoaffondamento delle classi dirigenti calabresi. L’impressione nettissima è che non siano più in grado di dirigere. E allora? E' chiaro che di fronte a questa condizione di debolezza e di assenza (ieri abbiamo addirittura parlato di omertà) della politica calabrese, il Nord vede con favore una nuova colonizzazione. L’occupazione della Calabria, la sostituzione dei suoi gruppi dirigenti con gruppi dirigenti del Nord, che proteggano gli interessi del Nord, isolando la ’ndrangheta, blindandola in Calabria, e assicurando la destinazione della nostra regione a terra di sfruttamento, senza pretese, senza dirigenti, senza giustizia, senza sviluppo. E quindi, così come sono contrario a qualunque commissariamento politico perché penso che non è con l’occupazione, la sottomissione, la colonizzazione che si risolvono i problem - non mi sembra invece irragionevole un “investimento” su Ilda Boccassini. Perché? Perché la magistratura non ha niente a che fare – non dovrebbe avere niente a che fare...- con gli interessi e quindi col potere locale. La magistratura non è un potere rappreIlda Boccassini sentativo, come la politica, e quindi non è legata al territorio dove DI Milano come Reggio Calabria. Sembra il titolo di un poliziottesco degli anni Settanta (di quelli con Luc Merenda o Thomas Milian o Maurizio Merli) – del tipo: Milano trema: la polizia vuole giustizia, oppure: Milano odia: la polizia non può sparare – e invece è la sintesi del pensiero del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino. Che in conferenza-stampa insieme a Ilda Boccassini, visto che l’ordinanza con cui mezzo mondo tra Milano e Reggio Calabria è stato messo sossopra nasce da due anni di indagini congiunte, si è lanciato in questa frase iconica (che i giornali hanno reso iconica). Ora, uno si chiede: e se fosse al contrario, cioè Reggio Calabria come Milano, sarebbero rose e fiori? C’era una volta, nel sud, sto pensiero qui, sto paragone qui, che quando una città camminava un po’ industrialmente (diciamo negli appalti pubblici e nell’edilizia, che “industrialmente” è una parola grossa), allora era la “Milano del sud”, che evocava quando Milano pedalava, coi cummenda e gli operari. Lo si disse per Catania, a esempio, e non solo. Era il tempo dei Cavalieri dell’apocalisse, come li chiamò Giuseppe Fava. Invece, fosse un tessuto sano, trasparente, solido, LANFRANCO CAMINITI dove non vige la corruzione, dove non si danno gli appalti ai propri amici in cambio di voti, dove non si gonfiano le valorizzazioni delle aree o dei prezzi per spuntare denaro in nero, da accaparrarsi in proprio o da gestire con altri, allora a Milano gli ndranghetisti farebbero cilecca. Cioè, si ridurrebbero a quello che è, a esempio, la mafia cinese, capace sì di esercitare violenza e pressione e condizioni di schiavitù ma, almeno sinora, solo all’interno del proprio circuito etnico e sociale. Non è che non sarebbe un male o non si dovrebbe essere allarmati, ma sarebbe un male “controllabile”, circoscritto, e non un’infezione con capacità di contagio altissima. Perché questo si imputa soprattutto alla ’ndrangheta (oltre ai reati specifici di cui la si accusa), di star infettando Milano, la Lombardia, il nord. E allora la soluzione sarebbe colpire di più “all’origine del contagio”, a Reggio Calabria, invece che “a valle”, a Milano: invece dell’esercito ci manderebbero la Boccassini (che vale uguale a un esercito) in Calabria e le cose cambiano. Bisogna fermare la ’ndrangheta qui prima che si “espanda” (così c’è scritto nell’ordinanza della Boccassini) lì. E Milano si salva, cioè rimane com’è. Ora, Filippo Penati, per dire il primo nome che viene in mente a caso, non è nato a Cinquefrondi o a Gallico o a Isola Capo Rizzuto: è lombardo al ciento per ciento, come diceva Abbatantuono. E, date per vere le accuse elevate nei suoi confronti, la devastazione del tessuto economico e sociale e politico di un pezzo di Lombardia è stata enorme. Del tessuto sociale e politico, ché a questo, giustamente, guarda la Boccassini. Nell’ordinanza, a pagina 50, riportando la decisione dei mafiosi di sostenere la carriera politica di Leonardo Valle (poi risultata un flop clamoroso), si legge: «Leonardo Valle presenta la sua candidatura nella lista dei “Riformisti”. Che avesse di riformista un mafioso di famiglia mafiosa è un po’ difficile comprenderlo. Ma questo fa parte della opera di mimetizzazione che la criminalità organizzata è assai abituata a praticare, con straordinaria abilità. Piuttosto, verrebbe da chiedersi cosa ci trovassero di riformista in Valle i suoi colleghi di partito!» Ecco, lo stesso identico quesito lo si potrebbe porre a tutti i democratici riformisti lombardi a proposito di Penati: che cosa ci trovassero di riformista in Penati! E prima dei guai giudiziari, eh, quando inseguiva la Lega sui provvedimenti contro gli immigrati o in materia di sicurezza voleva mostrare i muscoli più delle ronde padane. Vogliamo far un altro nome a caso? Don Verzè del San Raffaele. Dice che porta la croce come Cristo, ma in un’intercettazione ambientale lo si sente chiedere un atto di intimidazione (un incendio) nei confronti di locatari vicini che lui voleva sfrattare per accaparrarsi l’area. L’incendio poi c’è. Non è ’ndrangheta questa? Non è mentalità mafiosa? Che è? E don Verzè non ha mai portato il labaro a Madonna di Polsi. C’è tanto lavoro investigativo e giudiziario da fare a Milano, che è una metropoli malata come lo è ormai buona parte d’Italia e non solo. E qui in Calabria ci sono bravi magistrati e bravi cittadini che combattono giorno per giorno contro la ndrangheta e pagano un prezzo salatissimo. Non è che se venisse la Boccassini ci sentiremmo meno soli, perché altre cose servirebbero, lavoro, credito, trasparenza, investimenti, scuola, infrastrutture. E a Milano no? 6 DOMENICA 4 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O ’ndrine, giudici e politica il commento «Più che i singoli è la politica a essere malata» Quegli onorevoli che “latitano”... Zavettieri: la zona grigia? Un circolo vizioso DI DAVIDE VARÌ Loro, ostinati, insistono nel proprio silenzio e noi, cocciuti, riproponiamo la stessa domanda: che fine ha fatto la politica calabrese in questi giorni drammatici? Giorni di retate. Giorni in cui vengono a galla intrecci perversi tra istituzioni, politica e ’ndrangheta. Giorni in cui si gioca il futuro della Calabria e, soprattutto, dei calabresi. Insomma, la politica avrebbe tante buone ragioni per intervenire. E invece niente, silenzio assoluto. Forse i nostri politici sono in attesa che la magistratura finisca il proprio lavoro. Che completi l’opera di pulizia che ha avviato. Ma è mai possibile che una classe dirigente deleghi al potere giudiziario il compito di guidare una regione intera? Perché questo sta accandendo in Calabria. Che la nostra sia una regione “commissariata” dai magistrati è ormai chiaro a tutti. Magistrati che nella gran parte dei casi fanno benissimo il loro lavoro ma che altrettanto spesso, e loro malgrado, si ritrovano a occupare spazi inconsueti, per così dire. Ma se la magistratura è diventata così potente, se la sua credibilità è aumentata a dismisura tanto che solo loro, i giudici, sono in grado di offrirsi come modello etico per le nuove generazioni, ciò dipende esclusivamente dalla scomparsa della politica. La nostra numerosa pattuglia parlamentare, tanto per dirne una, che fine ha fatto? A parte qualche isolatissima voce, nessuno dei deputati calabresi sembra si sia accorto di quel che sta accadendo. E che dire dei nostri ex sottosegretari? Bravissimi a sfilare davanti alle telecamere nei giorni della gloria (indimenticabili le immagini del nostro Gentile incollato al “compianto” Tremonti) e altrettanto abili a defilarsi nel momento in cui la terra che li ha portati lì, su quegli ambitissimi scranni, è in difficoltà. Che fine hanno fatto i vari Gentile, Belcastro e Galati? E qualcuno ha per caso visto Nitto Palma, siciliano eletto qui in Calabria? Niente, nessuna notizia neanche dell’ex guardasigilli. E l’ex viceministro Misiti? Non pervenuto. Dunque, “che fare”? Attendere? Cercare di stanarli? Forse è arrivato il momento di rinunciare. Forse dobbiamo metterci l’anima in pace e attendere. Aspettare anche noi che la magistratura finisca il suo lavoro. Perché con questa classe dirigente non si va lontano. Serve uno scatto di reni, servono risorse nuove, fresche, visionarie. Capaci di immaginare la Calabria del nuovo millennio e, mattone dopo mattone, iniziare a costruirla. La strada sarà lunga, certo, ma del resto un lungo cammino inizia sempre con un piccolo passo (copyright, Mao Tse Tung). E su Scopelliti: dovrebbe fare autocritica CATANZARO La sollecitazione di Calabria Ora alla politica di battere un colpo è musica per le orecchie di Saverio Zavettieri, socialista di lungo corso. Lupo solitario, ma ancora in attività col suo garofano, equilontano dai tre poli. Egli non si sottrae all’invito di aprire una breccia nel muro di gomma che la politica calabrese ha innalzato in questi giorni. Ne nasce una conversazione senza riflettori, microfoni, registratori, taccuini. «Sono una voce fuori dal coro», esordisce con una punta di civetteria. E quindi? «Senza voce, lei parla con un defunto». Per uno che combatte il bipolarismo gli sembrano chiare le voci bipartisan. Più che osservare il singolo malato - e nell’inchiesta della Boccassini i malati non hanno bisogno di interpreti Zavettieri guarda la malattia. La politica malata che è un tutt’uno con il sistema malato che favorisce lo scambio di favori, di voti, di interessi. Nelle ganasce della politica politicante che ha abdicato al suo ruolo di filtro con i problemi della società. Egli è d’accordo con il nostro giornale che si è rammaricato per la mancanza di un dibattito in seno al consiglio regionale sui fatti di Milano, «la mancanza di un dibattito - dice snatura la funzione degli eletti, alcuni dei quali preferiscono viaggiare per Milano». Ma non è Roma lo snodo politico nazionale? Da qui il malizioso dubbio del leader socialista che i viaggi nel capoluogo meneghino possano significare altro. Gli argomenti s’intrecciano e toccano anche il governatore Scopelliti che, per Zavettieri, dovrebbe fare una seria autocritica, e poi: «È troppo chiedergli di dimettersi da coordinatore regionale del Pdl? Angelino Alfano ha detto che una sedia può ospitare un solo sedere». Chissà che fine faranno i congressi, in questo clima. I partiti si sono trasferiti nelle istituzioni. Da quando? Zavattieri fa risalire il big bang alla legge elettorale dei nominati che non rappresentano più i territori di provenienza. Ed ancora: chi controlla i controllori? Chi controlla la loro competenza? Da qui il ricordo di come questa maggioranza abbia raggiunto il primato nel farsi impugnare leggi e provvedimenti dallo stesso governo (amico) di Berlusconi. Nell’inchiesta di Milano c’è il chiaroscuro della antimafia/mafia. «Io quando ero assessore alla Cultura - continua Zavettieri - smantellai l’osservatorio antimafia che mangiava solo soldi, mi massacrarono: ma…». Ma? «Ricordo che l’Espresso mi diede addosso, ma poi il direttore Giulio Anselmi e il giornalista Peter Gomez dovettero pagarmi 20.000 euro di risarcimento, più 5.000 euro di spese legali». Non è una medaglia da esibire, ma il tempo è galantuomo per il segretario nazionale dei “Socialisti uniti”. Una ciliegia tira l’altra. La zona grigia. Qui Zavettieri è tranciante sostenendo che essa somma e non sottrae. «Il fenomeno della zona grigia è più diffuso di quanto si possa pensare e riguarda gli apparati pubblici, regionali e lo- FUORI DAL CORO Saverio Zavettieri cali. Il 75 % dei redditi è di emanazione pubblica. E il restante 25 % non è indenne da influenze negative. L’impresa malata che vive di finanziamenti pubblici prevale in Calabria. Insomma, la rappresentazione elettiva trae alimento da questo sistema». Le conclusioni sono amare: «Sono stati neutralizzati gli anticorpi della società». Poi spiega: «Per il ruolo di commissari o di consulenti si chiamano pensionati dei corpi dello Stato, militari e giudiziari. Con quali risultati?». Sembra la foglia di fico del sistema. Altro spunto: «È stato creato un dipartimento, quello dei controlli, affidato alla dottoressa Alessandra Sarlo. Con quale criterio si scelgono i direttori generali?». Il sistema è circolare, autoreferente e con molte risorse a disposizione. «Prendiamo i gruppi consiliari: ognuno incassa 200.000 euro, più 30.000 per ogni consigliere. Chi va a spulciare le pezze giustificative?». Insomma, Zavettieri non è molto diverso dal socialista perennemente inquieto e controcorrente che ci ha abituati a conoscere. Con la sua voce cantilenante fuori dal coro. Quando era assessore nella giunta Chiaravalloti si dimise due volte. Poi ricevette il piombo di chi voleva ucciderlo. Si salvò per miracolo. Era il 2004. E l’indagine al Cedir di Reggio Calabria è ancora aperta. BRUNO GEMELLI [email protected] l’udienza L’avvocato Minasi resta in carcere. Il gip di Como convalida il fermo COMO Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como, Luciano Storaci, ha convalidato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Reggio Calabria nei confronti dell’avvocato Vincenzo Minasi, detenuto nel carcere di Opera (Milano). Minasi è stato arrestato mercoledì scorso nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano e contestualmente gli è stato notificato il fermo per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni nell’inchiesta contro la cosca Gallico di Palmi. Ieri mattina si è svolta l’udienza di convalida durante la quale Minasi, difeso dall’avvocato Pi- no Nardo, ha risposto alle domande del giudice di Como che lo ha sentito per rogatoria, indicando - secondo il difensore - una serie di fatti che dimostrerebbero la sua estraneità alle accuse. Al termine dell’interrogatorio il giudice ha convalidato il fermo e ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli atti saranno ora trasmessi al giudice di Reggio Calabria competente per territorio. L’avvocato Nardo ha preannunciato che presenterà una istanza alla Procura di Reggio perché il suo assistito si è detto disponibile ad essere interrogato dai magistrati che conducono l’inchiesta. Il Consiglio faccia i conti L’inquietante quadro che emerge dall’ennesima inchiesta giudiziaria della magistratura, in questo caso milanese, assieme a quella reggina, sui perversi e profittevoli intrecci tra apparati dello Stato, famiglie di ’ndrangheta, politici, imprenditori e profes- dinaria, di sfregiare territori e diritti dei citsionisti corrotti, sull’asse Calabria-Lombar- tadini e dei lavoratori. Contro questo sistema tanto degenerato, dia, conferma le denunce che la Cgil Calaquanto autoritario, pervasibria da tempo sta sostenenvo delle istituzione e di domido, che intorno alla spesa «Attorno alla nio assoluto dei processi ecopubblica e in modo particospesa pubblica nomici, che mortifica ogni lare a quella sanitaria, si è si è consolidata tentativo di riscatto sociale e consolidata una “borghesia criminale e mafiosa” mortidi libertà dei cittadini e dei launa borghesia fera e pervasiva, capace di voratori, capace di piegare, criminale» come nel caso delle decine di muoversi impunemente in Comuni coinvolti, istituzioni tutto il territorio nazionale, di piegare ed orientare ingenti risorse verso locali, Asp, a strumenti di privilegio e prevainterventi speculativi, di strumentalizzare ricazione, di strumentalizzare settori econoogni ganglo della spesa ordinaria e straor- mici e merceologici, come la sanità, il ciclo dei rifiuti, le reti del commercio, dell’edilizia, dell’agricoltura e dell’industria, di controllare il mercato del lavoro e sfruttare fino alla schiavitù migliaia di lavoratori immigrati, ledendo diritti e contratti, va consolidata, resa strutturale e permanente, non solo in Calabria, ma in tutto il Paese una forte azione di contrasto non solo militare e giudiziaria ma, principalmente, culturale, politica e sociale. Un ventennio di pensiero unico per la libertà e l’irresponsabilità dell’impresa, di ridimensionamento o distruzione di ogni sistema di controllo pubblico e democratico, di svilimento delle istituzioni democratiche, di riduzione dello stato di diritto, di critica 7 DOMENICA 4 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O ’ndrine, giudici e politica «Tra me e Pignatone non c’è alcuna guerra» Il pm Lombardo: «Solo un diverso approccio investigativo» REGGIO CALABRIA «Nessuna guerra, solo divergenze di vedute». Ci tiene a chiarire in modo netto il sostituto procuratore Giuseppe Lombardo. Proprio nei giorni in cui il filone di “Meta” relativo alla cosca Lampada sta per tornare in riva allo Stretto, il pm della Dda reggina ritiene che non vi debbano essere dubbi sul clima che si respira all’interno dell’ufficio del sesto piano del Cedir. Nel corso dell’intervista pubblicata ieri su Calabria Ora, infatti, a Mimmo Nasone – voce storica di Libera – veniva chiesto cosa ne pensasse della “guerra” che si starebbe consumando tra magistrati che appartengono al medesimo ufficio, ovvero la Dda di Reggio CaA mio avviso si sta labria. facendo ancora Ebbene, Lombardo troppo poco non vuole fraintendimenti in un momento nelle investigazioni così delicato: «Conferriguardanti i politici mo pienamente le tesi che ho sostenuto nel e i loro rapporti corso del convegno tecon la ’ndrangheta nutosi a Bologna. A mio avviso – dichiara il magistrato a CO – si sta facendo ancora troppo poco nelle investigazioni riguardanti i politici ed i loro rapporti con la ’ndrangheta. Resto dell’opinione che il comportamento di un candidato che incontra un boss per chiedere sostegno elettorale diviene penalmente rilevante in quanto idoneo a legittimare colui il quale (il boss, ndr) rappresenta l’antistato. Ma questo è ben lontano dal poter affermare che sia in atto una guerra tra me e Pignatone. Abbiamo semplicemente un diverso approccio investigativo su determinate tematiche. Ciò s’inserisce nel solco di un confronto continuo, diretto, che rientra pienamente nella normale dialettica che riguarda magistrati che credono nel lavoro che fanno all’interno di un ufficio botta e risposta Pdl-Laratta È polemica DIVERGENZE DI VEDUTE Giuseppe Lombardo e Giuseppe Pignatone complesso come la Direzione distrettuale antimafia. Io ho le mie tesi e le difendo, il procuratore Pignatone ha le proprie e le porta avanti, ma voglio che sia chiara una cosa: qui non c’è nessuna guerra tra giudici, siamo tutti uniti per raggiungere un obiettivo comune che è quello di tentare di sconfiggere la ’ndrangheta, un cancro che ha ormai colpito, come emerso negli ultimi mesi, tutti i settori della società. È per questo che il mio sforzo è continuo e va nella stessa direzione di quella intrapresa dal procuratore Pignatone e da tutti gli altri componenti del nostro ufficio». Parole molto nette, dunque, quelle di Lombardo che – vista la sua proverbiale precisione e attenzione anche ai dettagli più piccoli – non vuole che possano ingenerarsi equivoci di sorta. Del resto la circostanza che all’interno dell’operazione “Infinito” siano finiti i nomi di diversi soggetti politici e che ora le carte debbano tornare – nuovamente – sul tavolo della Dda di Reggio Calabria, la dice lunga sulla lungimiranza di un magistrato che ha da sempre sostenuto come la magistratura possa fare sicuramente di più dinnanzi alle collusioni tra ’ndrine e politica che impediscono ai cit- con quanto è successo politica alla cultura delle regole e dei diritti, a partire dai contratti collettivi, hanno prodotto una realtà in Calabria e nell’intero Paese, nella quale l’illegalità diffusa ha fatto da brodo di coltura per il proliferare di ricchezze enormi e incontrollate, di speculazioni finanziarie e di arricchimenti criminali. La Cgil della Calabria sostiene l’azione della magistratura, ad ogni suo livello, e l’azione meritevole di quanti, operatori di giustizia, forze politiche e sociali, associazioni e reti culturali, sindaci ed amministratori onesti, conservano il senso dello Stato ed il rispetto delle regole costituzionali e democratiche, nello spirito delle centinaia di iniziative di so- tadini di poter avere degli amministratori scevri da qualsivoglia forma di “riconoscenza” o, peggio, ricattabilità con la criminalità organizzata. Una cosa è certa: quanto emerso venerdì, nel corso del processo “Meta”, farà dormire sonni poco tranquilli a parte della classe politica calabrese. Il pm Lombardo tornerà ad occuparsi di quegli incartamenti che, nell’agosto del 2009, erano stati trasmessi ai colleghi di Milano. Era una questione di competenza territoriale e di reati più gravi (l’associazione mafiosa) che assorbivano altri reati quali la corruzione ed il concorso esterno. Adesso, dopo l’esecuzione dei provvedimenti, la palla torna in riva allo Stretto e c’è da scommettere che il sostituto procuratore della Dda continuerà ad investigare con lo stesso modus operandi che lo ha contraddistinto sino ad oggi. Ecco perché il filone politico di “Meta” promette ancora interessanti sviluppi con annessi probabili terremoti che colpiranno i palazzi dei bottoni di una Calabria ancora frastornata dagli ultimi accadimenti giudiziari. CONSOLATO MINNITI [email protected] nale, sui temi della legalità che faccia i conti politicamente con i troppi e reiterati coinvolgimenti, in reati di mafia e non solo, di rappresentanti eletti nel massimo organo della regione. lidarietà ed impegno diretto per la legalità e Occorre una vera e propria azione di verila civiltà del diritto, di cui emblema sono sta- tà e di assunzione di responsabilità per far te le manifestazioni del 24 ottobre 2009 ad uscire dal pantano in cui è stata cacciata la nostra Regione. Amantea ed il 25 settembre 2010 a Reggio Calabria, che «Serve un’azione Far finta che nulla stia accadendo, sperare che passi la dimostrano che anche in Cadi contrasto buriana, adottare il metodo labria esistono, e vanno aiudel silenzio, dimostrerebbe, tate, le forze sane per il suo che sia anche invece, l’alto grado di indifriscatto. politica, sociale ferenza e di vera collusione La Cgil calabrese continua e culturale» di chi avendo ruoli politici e ad impegnare tutta la orgaistituzionali non li esercita in nizzazione a mantenere alta l’iniziativa quotidiana sui temi della legalità, questa direzione. Sergio Genco chiede al presidente la convocazione urgensegretario generale Cgil Calabria te e aperta di una seduta del consiglio regio- REGGIO CALABRIA «Piuttosto che intasare i giornali con dichiarazioni farneticanti, perché l’onorevole Laratta non si reca alla Procura della Repubblica e denuncia questa fantomatica cupola che governerebbe Reggio Calabria?» Replicano duramente alle dichiarazioni del deputato Franco Laratta gli assessori regionali Antonio Caridi e Giacomo Mancini e il consigliere Fausto Orsomarso. In una nota scrivono: «Il parlamentare del Pd ha oramai un’ossessione verso Reggio Calabria e la cosa più preoccupante è che nelle sue parole non c’è minimamente il senso della misura. Bene ha fatto il sindaco Arena a rispondere duramente, perché oramai la misura è colma ed è stato ampiamente superato il limite della decenza. L’onorevole Laratta vuole sostituirsi ai magistrati? Cerca il nulla tanto per attaccare? Se è convinto di ciò che ha dichiarato deve andare a presentare formale denuncia. Dire che ci sia una “cupola” a governare Reggio è un fatto di una gravità inaudita: si tratta, in pratica, di un parlamentare che sta calunniando e diffamando i reggini». Sulla stessa linea il capogruppo della lista Scopelliti Presidente alla Regione, Giovanni Bilardi: «Reggio Calabria sopra ogni cosa. Non ci sto più alle continue mortificazioni della mia città, da parte di chi antepone gli interessi dei cittadini a quelli personali». E prosegue: «Reggio, al pari di altri comuni italiani tanto al Nord quanto al Sud sta attraversando un momento particolare. Non sarà certamente l’onorevole Laratta di turno a farci preoccupare con i suoi comunicati stampa. Desta però indignazione leggere quanto il deputato del Pd scrive. Mi indigna poiché so quanto abbiamo lavorato per far crescere la città ed il tempo che abbiamo dedicato affinché la nostra Reggio tornasse ai fasti di un tempo». E la controreplica del diretto interessato non si fa attendere. «Al sindaco Arena, al Pdl regionale, agli assessori e consiglieri regionali Antonio Caridi, Giacomo Mancini e Fausto Orsomarso - scrive Laratta rispondo: io non ho nulla da dire alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Nulla, almeno che non sia già noto e che non sia stato oggetto di interpellanze parlamentari (firmate da me e da 40 deputati in più riprese) e di inchieste di grandi testate nazionali sul “modello Reggio” e sui “misteri di Reggio Calabria”. Oltretutto parlano le inchieste in corso, gli arresti, le ispezioni ministeriali, i casi drammatici e le vicende note a tutti che negli ultimi anni hanno devastato la splendida città di Reggio. Io non so cosa dire alla Procura prosegue il parlamentare del Pd - ma c’è qualcuno, in particolare, che al procuratore dovrebbe raccontare tante cose, ma proprio tante. E che invece non lo fa. Suggerisco ai fidi Arena, Caridi, Mancini e Orsomarso di girare l’invito a chi loro conoscono molto molto bene. E ad avere, per una volta, a cuore i destini di questa sfortunata terra». DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 15 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 MELITO PORTO SALVO SCILLA Verso le elezioni Si presenta “Melito futura” Italia nostra: «La Costa Viola va tutelata» > pagina 21 > pagina 22 OPPIDO MAMERTINA Ospedale Dopo i Nas stop ai ricoveri > pagina 23 CARAFFA DEL BIANCO Sversavano abusivamente nella fiumara > pagina 26 Viaggi tra memoria e realtà Le storie di vittime e carnefici si incrociano nell’arte della penna Coraggio, perdono, cambiamento. Tre sostantivi per realizzare un impegno forte, attraverso la cultura e l'arte della penna, costruito sul baluardo della memoria, inteso come fondamento della realtà. Il messaggio della casa editrice Sabbia Rossa fondendo le testimonianze ed i contenuti dei libri “Bianco come la valigia” di Paola Bottero e “Tra le mura dell'anima” di Marcella Reni e Carlo Paris, presentati ieri a palazzo Foti, è un cammino di ricerca della verità sull'esistenza e l'animo umano senza nascondere la realtà, nelle sue espressioni più crude, violente e disumane ma affrontandola per interpretarla e cambiarla. In questo contesto s'inserisce la brutta storia di una giovane vittima di 'ndrangheta, Francesco Inzitari, raccontata direttamente dalla giornalista-scrittrice Paola Bottero (al terzo romanzo) e il progetto “Sicomoro”, promosso dall'associazione “Prison Fellowship Italia” e tradotto con vive testimonianze in “Tra le mura dell'anima”. Itinerario, quest'ultimo, in cui detenuti e vittime s'incontrano nelle carceri per capire, capirsi avviando un percorso di recupero umano dei detenuti. E nel confronto di ieri, con il contributo di due familiari di vittime di mafia che non si rassegnano al dolore, Nicoletta Inzitari (sorella di Francesco) e Mario Congiusta Un momento dell’incontro di ieri (padre di Gianluca), riaffiora l'attualità della violenza mafiosa e delle criticità del sistema carcerario italiano. Coraggio, perdono e cambiamento, dunque. E cioè il coraggio di una scelta precisa che fa da fulcro al perdono e al tentativo di cambiamento che, per migliorare la società deve partire da ciascuno di noi, come spiega il referente di Libera, don Pino De Masi. «Non so come sia possibile che la scelta di vivere in questa terra debba essere accompagnata dal dolore – evidenzia la Bottero – ma sicuramente non possiamo girarci dall'altra parte». «Nel libro – prosegue – rac- conto con leggerezza e crudeltà ciò che non ho accettato. Entrambi i volumi parlano al cuore, fanno male dentro e lasciano tante domande». Lo conferma l'ex magistrato antimafia Salvatore Boemi che ha letto “Tra le mura dell'anima”: «Questo libro ha determinato in me una crisi interiore dei miei 40 anni di magistratura che sono un fallimento nella politica giudiziaria», afferma con riferimento alla grave condizione delle carceri. Per Boemi su questo problema «nulla è cambiato rispetto a quando ho iniziato a fare il magistrato negli anni '70 con carceri ottocentesche, barbariche e strumento del crimine, nonostante le tante lettere inviate in quegli anni al Ministero dell'Interno. Non mitizziamo la figura del magistrato e – sostiene con rammarico – abbiamo fallito per non aver modificato la situazione. Il detenuto è un soggetto di diritti». E ricordando che la forza della 'ndrangheta è la famigerata “zona grigia” loda il progetto Sicomoro, «che – tuona – doveva essere voluto dallo Stato, ma ques'ultimo non fa nulla». Un percorso di cui è protagonista in prima persona Nicoletta Inzitari, a contatto diretto con i detenuti, che precisa: «Non è stato un percorso di perdono ma di cambiamento in me e qualcosa è cambiato anche in loro. Il primo giorno ho notato delle persone molto fredde ma poi ho provato tenerezza nel vederli così soli». La scrittrice Reni, dell'associazione “Prison Fellowship Italia”, identifica il progetto Sicomoro come un'iniezione di amore e di utilità sociale verso i detenuti perché «chiunque si sente amato è consolato altrimenti s'incattivisce. Per questo progetto ci autofinanziamo, non abbiamo aiuti perché è un'iniziativa che fa male». L'intenzione è di proseguire gli incontri con destinazione Secondigliano e Palermo. ALESSANDRO CRUPI [email protected] reggionontace Un appello alla partecipazione civica e una mobilitazione per ottenere chiarezza sulla situazione ambientale in un comprensorio Ravagnese- Vallata Valanidi segnato da un alto tasso di leucemie ed altre gravi malattie. Sono le due iniziative venute fuori dal consueto appuntamento del “Tre di ogni mese” di “Reggio non tace”, svoltosi, appunto, ieri pomeriggio all’istituto “San Vincenzo dè Paoli”. «Ci rivolgiamo a quanti hanno a cuore la giustizia e la liberazione della città dalla ndrangheta. Magistratura e forze dell’ordine hanno ottenuto risultati rilevanti, ma serve un impegno maggiore e diffuso: non è più possibile guardare da lontano, ma è opportuno scendere in piazza per dare concretezza al- Partecipazione e mobilitazione Due iniziative per i cittadini l’impegno civile – uno stralcio del documento al quale rivolto a sindaco, prefetto, vescovo, rettori, dirigenti scolastici e presidenti di associazioni in vista di una grande manifestazione pensata per il prossimo 3 gennaio – chiediamo un momento assembleare per rendere palese chi si impegna e chi no. Basta farsi i fatti propri, basta sfiducia e rassegnazione. È venuto il tempo di agire per identificare ed isolare una zona grigia che sta soffocando le forze pulite della città». Un documento, questo, come è stato chiarito da Rnt, che «non è un giudizio di disprezzo o di attacchi personali». Bensì «un appello per domandarsi se è giusto tenere un profilo basso del proprio impegno civile o addirittura defilarsi, una chiamata alla corresponsabilità perché tanta gente non la vediamo e non la sentiamo e, se si fa vedere e sentire, lo fa poco e male». Perché, come spiegato dal movimento, «è meglio un “Non ci sto e dico perché” rispetto al silenzio». Come detto, Rnt ha lanciato anche una mobilitazione relativa alla situazione ambientale a Ravagnese e dintorni. La mobilitazione, oltre che per la costituzione di una commissione tecnica di studio, si contraddistinguerà per una richiesta da parte di Rnt di un’analisi più approfondita relativamente al locale elettrodotto e nella presentazione alla Procura da parte dello stesso movimento delle numerose firme raccolte dal signor Nino Anghelone in una petizione rimasta inascoltata. Nel corso dell’incontro, padre Ladiana, oltre a bacchettare il presidente del consiglio regionale Talarico e i gruppi assembleari per un documento sull’arresto del consigliere Morelli definito «dalla doppia morale ipocrita», affermando che «“Il si sapeva” mi sconvolge», ha invitato a «dire apertamente che non siamo amici di tutti ed avere chiari i nemici: dobbiamo recuperare la faccia e dire da che parte stiamo». LUCA ASSUMMA [email protected] > siulp MAX LAUDADIO IN PROVINCIA PER “INSIEME SI PUÒ...” È arrivato anche Max Laudadio, volto noto di “Striscia la notizia”, a sostenere il progetto dell’associazione “Insieme si può…” presieduta da Francesco Minici, Assistente Capo della Polizia in servizio al Commissariato di Siderno e dirigente provinciale del Siulp. L’associazione si propone di sviluppare, insieme ad altri soggetti interessati, una serie di iniziative di interesse sociale promuovendo altresì un’immagine dei poliziotti e di conseguenza della Polizia di Stato, come di una forza che, oltre a garantire la sicurezza pubblica, opera attivamente nel sociale. I due hanno incontrato Giuseppe Raffa nell’Ufficio di Presidenza del Palazzo Storico della Provincia, insieme al vicepresidente Giovanni Verduci ed al consigliere Demetrio Cara, per chiedere all’Ente di via Foti un sostegno alle iniziative che ormai da dieci anni l’associazione svolge sul territorio tanto che nei prossimi giorni sarà siglato un protocollo d'intesa con la Provincia a partire dal quale “Insieme si può…” inizierà un percorso sull’intero territorio della provincia con importanti novità e con la sicura partecipazione di altri personaggi del mondo dello spettacolo. D’altra parte, la lista dei “personaggi” che hanno sostenuto e che sostengono ancora "Insieme si può...", è lunghissima e annovera tra gli altri artisti del calinbro di Gianni Cinelli, Max Pisu, Ficarra e Picone, Dario Cassini, Ale e Franz, Checco Zalone e tanti altri. «È impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla vitalità di Francesco Minici – ha detto Laudadio -. Quando ho conosciuto la sua Associazione ed ho visto quello che faceva con i ragazzi non ho resistito e mi sono lanciato subito a capofitto nel tentativo di dargli una mano. Per venire fin qui a promuovere il progetto Insieme si può… – fa notare - mi sono alzato alle cinque. Ma evidentemente ne valeva la pena». «Questo è lo spirito che anima la nostra associazione - ha sostenuto Minici - che opera da oltre dieci anni in Calabria ed in altre regioni d’Italia e si prefigge di diffondere tra le giovani generazioni la cultura del rispetto della legalità facendolo senza toni da cattedratici, ma ridendo e scherzando con i ragazzi». I particolari delle iniziative saranno resi noti in occasione della firma del documento di condivisione d'intenti . 24 DOMENICA 4 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Clan Gallico, scarcerato Rinaldi Palmi, il gip non ha convalidato il fermo per il presunto prestanome della cosca PALMI Si era riservato di sciogliere la riserva entro ieri il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palmi, Paolo Remondino. E puntualmente, nel tardo pomeriggio è arrivata la decisione del Gip in merito agli arresti, effettuati mercoledì dalla distrettuale antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di Gesuale Misale, Alfonso Rinaldi e Domenico Nasso, considerati dagli inquirenti come vicino alla potente cosca Gallico di Palmi. Il giudice palmese, dopo avere letto le carte della distrettuale non ha convalidato i fermi disponendo la scarcerazione per Alfonso Rinaldi, e decidendo però di confermare la custodia cautelare in carcere Da sinistra Misale, Rinaldi e Nasso per Gesuele Misale e per Domenico Nasso, per i quali avrebbe riscontrato gravi indizi di colpevolezza. I tre, indagati a vario titolo di intesta- zione fittizia di beni e di favoreggiamento alla cosca dei Gallico, in sede di interrogatori di garanzia si erano detti estranei alle accuse. L’opera- zione che aveva portato in galera i tre presunti prestanome dei Gallico – la famiglia di mafia egemone a Palmi, proprio in questi giorni alla sbarra per VARAPODIO il maxi processo sulla faida sanguinaria che sconvolse la città e sui vorticosi giri di mazzette che gravitavano sui cantieri infiniti per la ristrutturazione del tracciato dell’autostrada Salerno–Reggio Calabria – aveva portato alle indagini anche per tre avvocati, Francesco Cardone e Giovanni Marafioti (che difendevano alcuni dei Gallico nel processo che si svolge davanti alla Corte d’Assise di Palmi e che hanno annunciato la decisione di abbandonare la difesa) e Minasi (per il quale il Gip di Como ha confermato il fermo) che è riuscito nel non semplice risultato di farsi raggiungere, nel medesimo giorno da due ordinanze di custodia cautelare differenti. vimp Seminara, rubati 2 semafori alla Sarc Due semafori mobili. Questo il bottino del furto alla ditta “Sarc” nel cantiere a Barritteri di Seminara . Sul posto sono intervenuti i carabinieri. Delianuova, preso per furto di energia Un uomo è stato arrestato per furto di energia elettrica. G.S. di 35 anni è stato scoperto in flagranza dai carabinieri della stazione di Delianuova e del NOR. SAN GIORGIO MORGETO L’esercitazione simula il terremoto Accorpamento della primaria Genitori sul piede di guerra I volontari ProCiv hanno attivato un ponte radio con la Prefettura VARAPODIO Dopo le calamità naturali di tipo alluvionale che hanno più volte messo a rischio la vita della cittadinanza calabrese e il pericolo dei terremoti per essere territorio sismico, l’ok ad un’esercitazione dei volontari della ProCiv di prevenzione dal titolo “Calabria 2011” che si è svolta su tutto il territorio calabrese, qualche giorno fa, soprattutto per far fronte ad eventuali movimenti tellurici. Non si intende creare allarmismi nella popolazione ma solo essere pronti ad affrontare le eventuali situazioni d’emergenza di cui ci auguriamo il non verificarsi. Mario Cucinotta di Varapodio e Sergio Casadonte di Palmi entrambi operatori di radio con un comunicato alla stampa hanno fatto sapere come è avvenuta l’esercitazione radio sul territorio di loro competenza che comprende Varapodio, Molochio ed Oppido Mamertina. «Anche nel territorio di Oppido Mamertina - si legge nella nota - è stata effettuata la simulazione, e in particolare attivata una postazione radio Com 5 (Centro operativo municipale), per operare sui relativi comuni di competenza. La presenza dei radioamatori è stata sempre di vitale importanza, perché in caso di evento sismico o calamità naturale non sono più attivi i ponti telefonici e le comunicazioni risultano indispensabili per alleviare il malessere, l'incertezza e la sensazione di solitudine delle popolazioni colpite. La postazione radio formata dai due operatori: Mario Cucinotta “Iz8 ted” e sergio Ca- CRONACA ATTIVI La centrale operativa dell’esercitazione sadonte “Iz8 fwu”, che hanno operato con le proprie apparecchiature presso il comando di polizia municipale nell'ambito della simulazio- ne dell'emergenza sismica, hanno ricevuto le varie comunicazioni dalla prefettura per poi trasmetterle ai vari corpi in mobilitazione li pre- senti (volontari della protezione civile, polizia Municipale, ecc.)». Questa significativa esperienza, ha dimostrato l’importanza della comunicazione radio nel settore dell’emergenza. Visti i precedenti eventi sismici che hanno colpito questa terra, sono necessarie le esercitazioni per testare non solo la preparazione della macchina dei soccorsi istituzionali che operano in campo, ma anche tutte quelle forze che, in forma di volontariato, svolgono un’importante funzione a beneficio della collettività come i radioamatori che con i ponti radio facilitano i soccorsi. FILOMENA SCARPATI [email protected] GIOIA TAURO Ecco il coordinamento donne Idv Piana L’organo guidato da tre presidenti: Romeo, Albanese e Melini GIOIA TAURO Presentato ieri mattina nella sala consiliare del comune di Gioia Tauro il neo coordinamento delle donne Idv della Piana, che sarà presieduto da Rossella Romeo, Clementina Albanese e Maria Melini. «Siamo il frutto della nostra terra e abbiamo il dovere e il diritto di rimanere qui», hanno detto le neo presidenti, dichiarando di mettere a disposizione del territorio le proprie competenze. Erano presenti la coordinatrice regionale delle donne Antonietta De Fazio, la senatrice Giuliana Carlino, in visita in Calabria per la presentazione delle 14 leggi migliori d’Europa per fare entrare le donne in politica, e i commissari regionali Giuseppe Giordano ed Enzo Tromba. La De Fazio ha citato Bechelet «“se una donna fa politica, cambia la donna; se più donne fanno politica, queste cambieranno la politica”». La Carlino ha detto che «nell’agenda politica di Italia dei Valori la questione femminile rappresenta una priorità, un’esaltante azione che va nella direzione della realizzazione dell’unità tra le donne d’Europa, attraverso l’estensione delle migliori leggi europee, e quindi dei diritti, a tutte indipendentemente dal Paese di residenza». Giordano ha messo in luce che quelle del neo coordinamento sono «giovani donne normali e preparate per una realtà che vive un momento di difficoltà straordinaria che dovrà vedere un autentico risorgimento morale». Tromba ha ricordato come nel Nord Europa ci sia «una maggiore partecipazione delle donne nei consessi elettivi». Presenti altri dirigenti del partito e Romina Leotta, presidente del consiglio comunale di Stilo. Raffaella Caruso SAN GIORGIO MORGETO Ancora agitazioni e proteste a San Giorgio Morgeto, in merito alla questione del ridimensionamento scolastico. Negli scorsi giorni, come segno di protesta contro l’amministrazione provinciale, che ha già accorpato l’istituto comprensivo Florimo di San Giorgio alle scuole Chitti e Marvasi di Cittanova, lo stesso primo cittadino Carlo Cleri aveva ipotizzato le proprie dimissioni. Intanto è prevista per oggi alle 17, nei locali della biblioteca comunale, una pubblica assemblea, alla quale parteciperanno i genitori degli alunni del Florimo, nella quale si prevede anche la partecipazione dell’amministrazione comunale, schierata, appunto, in prima linea, per la difesa dell’autonomia scolastica dell’istituto. L’occasione servirà per proporre nuove soluzioni e diffondere a larga scala i risultati delle discussioni effettuate in sede di consiglio scolastico. Proprio dal verbale, emerge come la presenza della scuola all’interno del comune si ponga come una necessità irrinunciabile per la cittadina. «Il territorio di San Giorgio Morgeto- si legge nel documento- infatti, presenta delle particolarità che lo distingue in modo determinante dai comuni vicini, anche se confinanti. E’ un territorio che è composto dal centro storico e da numerose abitazioni rurali con una evidente difficoltà per i minori residenti in tali luoghi. Solo grazie alle azioni promosse dalla scuola, dalla parrocchia e dalle varie associazioni, essi hanno la possibilità di acquisire una chiara identità sociale e di appartenenza ad una comunità». Proprio per tali ragioni il consiglio d’istituto ha deliberato «all’unanimità di proporre, in deroga, il mantenimento dell’attuale autonomia scolastica dell’Istituto Comprensivo “F. Florimo”, tenuto conto delle particolarità del territorio e della scuola, già dichiarata “scuola di montagna” per le sue peculiari caratteristiche sociali, economiche e culturali». Le sorti dell’istituto saranno chiarite nel prossimo consiglio provinciale, indetto per il prossimo martedì 6 dicembre. Isabella Galimi precisazione Differenziata, il bando è precedente In merito all’articolo “Dangeli annuncia finanziamenti ma sul bando il Comune non c’è” pubblicato sull’edizione di CO di sabato, il sindaco Alessandro Cannatà precisa che «quel finanziamento di cui ha parlato l’assessore Dangeli è stato ottenuto dal nostro Comune nell’annualità 2010 da parte della Regione Calabria, attraverso la partecipazione al precedente bando regionale (del 2009)». Dell’errore ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 26 l’ora della Locride Sede: Via Verdi, 89048 Siderno Tel. e fax 0964 342899 Mail: [email protected] GUARDIE MEDICHE Siderno Locri Marina di Gioiosa J. Gioiosa Jonica Roccella Jonica Bovalino Grotteria Caulonia tel. 0964/399602 tel. 0964/399111 tel. 0964/416314 tel. 0964/51552 tel. 0964/84224 tel. 0964/61071 tel. 0964/53192 tel. 0964/861008 FARMACIE EMERGENZA CINEMA Bovalino Bovalino Locri Cinema Vittoria tel. 3397153696 “Il re leone in 3D” ore 16 -18 - 20 - 22 tel. 0964/66128 tel. 0964/61028 tel. 0964/356097 Gioiosa Jonica Martora & Crupi tel. 0964/51259 Satriano tel. 0964/51532 Scopacasa tel. 0964/58134 Cristiano De Sandro Longo Carabinieri Polizia Capitaneria tel. 0964/61000 tel. 0964/67200 tel. 0964/787657 Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/51616 Marina di Gioiosa Jonica Carabinieri tel. 0964/415106 Siderno Cinema Nuovo tel. 0964/342776 “The twilight saga -Breaking dawn” ore 16 - 19- 22 Roccella Jonica Cinema Golden tel. 0964/85409 “I soliti idioti” ore 18 - 20 - 22 Caraffa, allarme inquinamento Sversavano abusivamente nella fiumara La Verde: due deferiti SIDERNO Uno dei più importanti corsi d’acqua della provincia di Reggio Calabria, il torrente La Verde, era diventata una vera e propria fogna a cielo aperto. Migliaia di litri di deiezioni maleodoranti provenienti da un allevamento industriale di maiali, in località “Chiuse-Distoli”, di Caraffa del Bianco, venivano sistematicamente riversati nel torrente. A causa di questi continui scarichi, del tutto illegali, si era creata un’ampia pozza sotto il ponte che attraversa il greto della fiumara. Per porre fine a tale grave situazione sono intervenuti gli uomini del Corpo forestale dello Stato, in particolare agenti del comando della stazione di Brancaleone e Locri, coadiuvati da un equipaggio del comando della stazione mobile in uso per tali servizi e da personale del Nucleo investigativo di Polizia ambientale e forestale dello stesso comando. Dagli accertamenti eseguiti è stato evidenziato che lo smaltimento di questi liquidi, che la vigente normativa inquadra come rifiuti, avveniva senza alcun rispetto della norma vigente. Inoltre, i box in cui erano allevati gli animali, venivano puliti con acqua corrente che, senza alcun trattamento, finiva diretta- Lo stato della fiumara La Verde mente nel greto della fiumara La Verde, attraverso un ingegnoso sistema di condotte, in parte celate alla vista ed in parte a cielo aperto. Quest’ operazione garantiva ai proprietari dell’attività un note- vole profitto, che veniva ricavato dall’assenza delle spese da sostenere per lo smaltimento regolare dei rifiuti liquidi prodotti dalla loro azienda. I controlli effettuati hanno riguardato anche le modalità ed M.B., di 36 anni, rispettidi allevamento dei maiali de- vamente conduttore e titolare stinati al macello, al fine di dell’allevamento, residenti definire profili di eventuali ambedue ad Africo. Ad encondotte illecite anche nel trambi sono stati, infatti, contestati i reati inerenti lo smalsettore agroalimentare. timento illeSono, comunque, in cito di rifiuti, Nel mirino corso ulteriola violazione degli agenti del ri indagini atdella normate a verificare tiva paesaggiCorpo forestale alcuni aspetti stico-amun allevamento bientale, dell’intera viindustriale nonché violacenda che rizioni del coguardano la materia urbanistico-edilizia e dice penale per aver prodotto esalazioni maleodoranti popaesaggistica. L’operazione ha infine con- tenzialmente pericolose per la dotto al deferimento i due salute dell’uomo. proprietari dello stabile, nonADELINA B. SCORDA ché fratelli, M.G., di 30 anni, [email protected] 27 DOMENICA 4 dicembre 2011 calabria ora L O C R I D E Quelle dritte ai Pelle sulle indagini in corso Era Giovanni Zumbo a dare i dettagli al capomafia SIDERNO I padrini di San Luca s’informavano sulle indagini in corso. Il capo mafia Giuseppe Pelle, dei Pelle – Gambazza, era venuto a sapere di un’inchiesta che lo vedeva coinvolto. Un suo fedelissimo, Giovanni Zumbo (nella foto), il commercialista in odore di servizi segreti, gli aveva detto che il blitz si sarebbe chiamato “Tenacia”. Quel giorno, il 16 marzo 2010, a casa dei boss di San Luca, c’era anche un uomo d’onore dei Ficara. Era Giovanni Ficara a chiedere chiarimenti sui coinvolgimenti della famiglia Pelle nell’ambito dell’indagine “Tenacia”, che si sarebbe consumata di lì a poco e contestualmente chiedeva conferma dell’identità dell’uomo che aveva dato la soffiata sulle indagini in corso. «Giglio come hai detto che si chiama?», chiedeva Ficara, «qualche altro pentito... Giglio che dice...Tenacia». «Operazione Tenacia», comfermava Zumbo. Lui, informatore dei Ficara e dei Pelle, aveva dunque in mano molti elementi sull’esistenza di indagini pendenti sulle loro teste presso le Procure della Repubblica di Reggio Calabria e di Milano. Durante l’incontro a casa sua, inoltre, Pelle chiese all’uomo dei Ficara se il suo informatore fosse in grado di intercedere in suo favore presso il Tribunale di sorveglianza speciale di Reggio Calabria, per far si «che egli potesse usufruire di uno sconto del periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale», si legge nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari. «Nel- Giovanni Zumbo le misure di prevenzione che possibilità abbiamo? - chiede Giuseppe Pelle ai suoi interlocutori - non possiamo fare per farmeli togliere? Giglio me la fa...per giorno 24». In quell’occasione Zumbo chiese conferma sull’identità di Giglio, seguito da Ficara che rassicurò Pelle: «Giglio la fa...lo conosci», disse, esortando Zumbo a intercedere a favore del capo mafia sottolineando le sue condizioni di salute. «Gli dici: guarda sono rimasti quattro mesi a questa persona, è malato...i certificati li ha». Alle pressioni di Ficara però Zumbo rispose con un certo scetticismo, visto che da lì all’udienza sarebbero trascorsi solamente quattro giorni, manifestando comunque la propria disponibilità ad aiutare Pelle per amicizia. «Se posso fare una cosa la faccio perchè... La devo fare perchè... Ve la meritate, sennò non ve ne faccio», disse infine Zumbo. Tutte le conversazioni danno dunque conferma delle reali conoscenze di Zumbo in procura, che gli permettevano di fornire ai propri interlocutori notizie certe e confermate dai fatti su quelli che sarebbero stati i reati contestati e i sequestri effettuati, citando finanche il numero dell’articolo del codice penale. Riguardo all’operazione “Tenacia”, infatti, Zumbo fu i grado di fornire al capo mafia Pelle alcuni elementi circa il coinvolgimento di Perego, «società che i capitali pensa che siano vostri con intestazione fittizia dei beni», spiega il commercialista. Le indagini di “Tenacia”, poi confluite insieme a quelle di “Patriarca” e “Infinito” sotto un’unica denominazione, ovvero “Crimine” e condotte dalla Dda di Milano in collaborazione con quella di Reggio Calabria, sono state dunque caratterizzate da una grossa fuga di notizie propiziata da soggetti vicini ai servizi segreti, come confermato dalle intercettazioni che vedono protagonista Giuseppe Pelle e Giovanni Zumbo, in possesso di particolari assolutamente precisi che confermano l’assoluta vicinanza di Zumbo alle Procure. Sono sette i Comuni che hanno approvato i progetti in Consiglio Giorno 2 dicembre sono scaduti i termini per la presentazione dei Progetti integrati di sviluppo locali (Pisl), che hanno visto impegnate tutte le amministrazioni comunali della Calabria, a seguito di un bando regionale, con il coinvolgimento delle amministrazioni provinciali. Bianco ha partecipato a due tipologie di Pisl, quello per i “Sistemi Turistici Locali” e quello per la “Qualità della Vita”. In quest’ultima tipologia erano previsti, tra gli altri, interventi per la “diversa abilità” e per il “disagio sociale”. Problematiche, queste, molto presenti nel territorio della Locride, anche per un ritardo nel processo di emersione di bisogni per lungo tempo trascurati. Consapevole di questa diffusa situazione, il Comune di Bianco si è reso parte attiva per elaborare una serie di progetti insieme con altri sei Comuni contigui, allo scopo di costruire un sistema, meglio ancora una rete, di strutture in grado di erogare servizi che possano soddisfare esigenze diffusamente presenti nel territorio di appartenenza. Per tale motivo si sono messi insieme, con Bianco capofila, i Comuni di Africo, Benestare, Bruzzano, Caraffa del Bianco, Casignana e Ferruzzano, sostenuti e guidati dalla consigliera provinciale Allessandra Polimeni, nella sua qualità non solo di presidente della Commissione politiche sociali ma anche di esperta in progettazione nell’ambito del sociale, e da Francesca Ba- soli e Maurizio Zavaglia, in qualità di coordinatori dei sette Comuni. L’idea forte del progetto intercomunale è stata quella di realizzare in ogni Comune una struttura che eroghi servizi per tutti gli altri sei, sia nel campo della disabilità, variamente qualificata, che nel campo dell’aggregazione sociale e culturale di giovani ed anziani, con l’utilizzo di strutture riqualificate o di completamento o ex novo. Si è posto, ovviamente, il problema della mobilità e del trasferimento dei futuri utenti e si è pensato di utilizzare gli scuolabus già disponibili in alcuni dei Comuni coinvolti. Un sistema, dunque, all’interno del quale si esprima ai massimi livelli la complementarietà e la sinergia e dove “ognuno è per tutti”. All’interno di questa impostazione e di questo quadro di riferimento Africo ha proposto la progettazione di un “Palatenda”, in una zona già destinata ad attività sportive, che così viene riqualificata e valorizzata, per un importo di circa 393mila euro. Benestare ha presentato un progetto di completamento di una struttura già esistente da adibire a teatro, a servizio di tutte le “compagnie teatrali”, sia professionistiche che dilettantistiche, esperte o agli esordi, presenti nei sette Comuni, per un importo di circa 400mila euro. Bianco ha inteso ristrutturare la scuola materna della frazione Pardesca, per realizzare un “centro socio-assistenziale” al servizio dei diversamente abili, e completare la struttura dell’Istituto Civico Musicale Giuseppe Verdi con la realiz- Terme di Antonimina Arriva una Onlus SIDERNO Non una cessione a prezzi irrisori del vecchio stabilimento delle terme di Antonimina-Locri ma una semplice locazione ad una onlus che offre servizi di assistenza a soggetti diversamente abili. È quanto apprendiamo da fonti interne del consiglio di amministrazione dell’ente terme, dopo che nell’ultima seduta del consiglio comunale, il capogruppo di “SìAmo Locri” Francesco Macrì aveva sollevato il rischio di una cessione dell’immobile che fino a qualche mese fa aveva ospitato le terme prima del trasferimento nel nuovo stabilimento, inaugurato la scorsa estate. Ma non solo. Dalle stesse fonti abbiamo appreso che l’operazione di affitto all’associazione locataria dell’immobile è avvenuta col pieno consenso dell’assem- blea dell’ente terme, composta – è il caso di ricordarlo – dai sindaci di Antonimina e Locri. E se il canone di locazione sarebbe comunque basso (quasi un prezzo “politico”, viste le finalità umanitarie della onlus locataria) tra i vantaggi dell’ente terme c’è quello di fare utilizzare un immobile in disuso, la cui manutenzione è a carico dell’affittuario che s’impegna pure ad assumere alcuni operatori di assistenza sociale. Fin qui quanto abbiamo appreso, fermo restando che la discussione inerente gli enti ed i consorzi dei quali il Comune di Locri fa parte, sarà oggetto, stando a quanto detto nell’assise di mercoledì dall’assessore Ratuis, dell’ordine del giorno di una prossima seduta consiliare. Intanto, nello stabilmento termale si lavora a percorsi benessere con l’utilizzo di palestra e piscina. Gianluca Albanese CRONACA Gerace, 52enne denunciato Bianco, guida l’auto ubriaco I carabinieri della stazione di Gerace hanno deferito in stato di libertà M.G., 52 anni.Veniva controllato alla guida della sua auto con nel bagagliaio una ascia, un bastone di legno, un martello e un coltello da cucina del tipo da tavola. I militari della Compagnia Norm di Bianco hanno deferito in stato di libertà D.M., 29 anni. L’uomo si è reso responsabile di guida in stato di ebbrezza, violenza o minaccia a Pubblico ufficiale ed oltraggio a Pubblico ufficiale SIMONA MUSCO [email protected] Pisl, Bianco capofila dell’area sud BIANCO la decisione zazione di un “Auditorium” per concerti e manifestazioni musicali, di importo complessivo pari a 390mila euro. Bruzzano è intervenuto per mettere a norma la palestra scolastica per un importo di 300mila euro, da utilizzare ad attività di atletica e ginnastica. Caraffa del Bianco ha previsto di riqualificare una struttura già esistente, valorizzando nel contempo l’area circostante, e con un finanziamento di 368mila euro si propone di realizzare un’area multi servizi con un centro diurno per anziani. Casignana ha presentato un progetto di di 380mila euro per la riqualificazione di una struttura già esistente al fine di realizzare un complesso sportivo da adibire a centro polivalente ludico-ricreativo. Infine Ferruzzano , con il suo progetto di 310mila euro ha inteso adeguare e riqualificare la palestra comunale, per l’erogazione di servizi di riabilitazione funzionale per i diversamente abili. Come si può facilmente notare ci troviamo di fronte ad un complesso unitario e armonico di interventi e di servizi alla persona, che qualifica in alto un intero territorio e lo rende unitario e omogeneo nella erogazione dei servizi alla persona, in particolare le fasce più deboli , vulnerabili e bisognose di sostegno. In tale prospettiva tutte le progettazioni, anche quelle non finalizzate specificatamente ai diversamente abili, sono predisposte anche all’utilizzazione di questi soggetti. FRANCESCO MOROSINI [email protected] politica Stilo, la minoranza chiede “ospitalità” a Miriello STILO A Stilo la minoranza chiede…albergo! Sì, proprio così, in considerazione del fatto che tanto il gruppo consiliare de “La Svolta stilese” quanto il sodalizio “Per Stilo” hanno formalizzato ufficiale richiesta al sindaco della “Città del Sole”, Giancarlo Miriello, chiedendo «la concessione d’uso di un locale situato all’interno del Palazzo Municipale da adibire a sede della Segreteria dei Gruppi Consiliari di Minoranza». Tanto si evince, per l’appunto, dal testo sottoscritto dal capogruppo de “La Svolta stilese”, Pasquale Grillo, in una lettera datata 22.11.2011, n. 7163 di protocollo della municipalità stilese, indirizzata al primo cittadino ed avente ad oggetto “Richiesta concessione d’uso di locali”, a cui si attende un cenno di riscontro da parte dello stesso Miriello; un modo come un altro per potere essere maggiormente addentrati nelle vicende che ineriscono la Co- Il consigliere Scarfone sa pubblica, semmai intuitivamente coinvolgendo la principale utenza della Pubblica Amministrazione, ovvero siano i cittadini cui del resto ci si rivolse proprio nel contesto dell’ultima campagna elettorale, sei mesi orsono, promettendo loro un coinvolgimento più costruttivo nei fatti essenziali della politica locale. ANTONIO BALDARI [email protected] DOMENICA 4 dicembre 2011 PAGINA 15 l’ora di Cosenza Tel. 0984 837661-402059 Fax 0984 839259 Mail: [email protected] SAN LORENZO L’INTERCETTAZIONE Un roglianese nell’inchiesta su Morelli CASSANO La minoranza abbandona il Consiglio > pagina 20 BONIFATI Nuovo sindaco Gallo rassicura: alle urne nel 2012 > pagina 21 Operai arrestati per trasporto di rifiuti pericolosi > pagina 28 > pagina 30 Estorsione e sequestro Tre uomini in manette Avrebbero vessato una coppia di coniugi loro affittuari Un uomo di 53 anni, Giancarlo Stancati, di Cosenza, e i suoi due figli, Elio di 23 anni e Pierangelo (28), sono stati arrestati dai carabinieri nell’ambito dell’operazione denominata “Family”. Sono accusati di minacce, percosse, estorsione, sequestro di persona. Hanno vessato per tre mesi una coppia di coniugi del Nord Italia, sottoponendoli a una serie di violenze umilianti. Comincia tutto a giugno, quando lei, casalinga, vende la propria casa in Val d’Aosta e si trasferisce a Cosenza. Per caso incontra Elio Stancati, che le affitta un magazzino a Portapiana: un buco umido e senza luce al numero 8 di via San Giovanni Battista. Inizialmente i rapporti sono amichevoli. Poi succede che lei confida al padrone di casa di avere un libretto in banca con circa 125mila euro: il ricavato della vendita della casa a Chatillon. E cambia tutto. Minacciandola di morte il giovane cosentino la costringe a prelevare 1.500 euro e a farseli consegnare. All’inizio di luglio, il marito della donna, un operaio Pierangelo Stancati (28 anni) Elio Stancati (23 anni) Da sinistra, il maggiore Salvatori e il maresciallo Parisi La conferenza stampa dell’operazione “Family” Giancarlo Stancati (53 anni) edile specializzato, raggiunge li Stancati si ripresentano. Stasua moglie a Cosenza. È il 20 volta con loro c’ anche il padre: quando Elio Stancati e suo fra- già coinvolto in inchieste antitello Pierangelo – entrambi mafia come Missing e Ciak. con precedenti di polizia – si Vuole 9.500 euro. Quando si sente dire no presentano a Giancarlo casa dei coDa locatari Stancati gli niugi e semgli Stancati spiana una pipre con la mistola in faccia, naccia di uccisi sarebbero un’arma di derli gli portatrasformati piccolo calino via altri in aguzzini bro. Poi li rin3.760 euro. A chiude nel questo punto la coppia comincia a discutere magazzino finché, mezzi morsul da farsi, se non sia il caso di ti di paura, i due non accettano raccontare tutto ai carabinieri. di dargli il denaro. E così succeMa hanno troppa paura e desi- de, la coppia consegna i soldi. stono. A fine settembre i fratel- Ma non nei tempi auspicati. Perché la banca non consente il prelievo di una somma del genere tutta in una volta e il “pagamento” avviene in più soluzioni. Un fatto che innervosisce gli Stancati. Fanno dire alla coppia che quel denaro gli serve per comprare i mobili. Per tutta l’estate fino ai primi di novembre i coniugi del Nord Italia vivono un piccolo inferno, fatto di prepotenze e umiliazioni: costretti a salire in auto, rinchiusi in casa propria, picchiati, derubati. Un giorno si vedono piombare in casa i fratelli Stancati, che se ne vanno con il computer, la play station, un telefono cellulare, la carabina ad aria compressa ereditata dal «povero papà». All’inizio di novembre il marito prende il coraggio a due mani e va da Giancarlo Stancati chiedendogli indietro i 14.700 euro estorti alla moglie e a lui. La risposta è un pugno in faccia: la goccia che fa traboccare il vaso. Pochi giorni dopo i coniugi vanno dai carabinieri e denunciano tutto. Il maggiore Salvatori, comandante della Compagnia, affida le indagini alla stazione di Cosenza Nord. Il maresciallo Parisi e i suoi uomini non hanno perso tempo. Venerdì mattina, su richiesta della Procura di Cosenza, il gip (Carpino) del Tribunale di Cosenza ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Giancarlo Stancati e dei figli Elio e Pierangelo. Ipotizza i reati di minacce, percosse, estorsione e sequestro di persona. I tre indagati sono difesi dall’avvocato Cristian Cristiano. Perché una coppia di coniugi che ha una casa in Val d’Aosta abbia deciso di venderla per ricominciare da Cosenza, andando a vivere in un antro a Portapiana non lo sapremo mai. Alessandro Z. e Zaira C. hanno lasciato la città. ALESSANDRO BOZZO [email protected] giallo al comune di san fili Dieci indagati per la Bollettopoli E Tallarico ottiene i domiciliari Sembrava una storia semplice, seppur non priva di accenti grotteschi: un dipendente comunale infedele che dopo aver intascato per anni i soldi del suo ufficio, incendia l’intero Municipio per far L’ex dipendente sparire le tracce nega di aver della truffa. Purtroppo per lui, gli intascato i soldi va male: Franco degli oneri di Tallarico, infatti, urbanizzazione resta ferito nel rogo, viene scoperto e condannato per incendio doloso. Accadeva a San Fili, esattamente un anno fa. Quattro giorni addietro, poi, le indagini relative a quegli ammanchi dalle casse comunali, (circa 300mila euro nel- l’arco di dieci anni) sono culminate nell’arresto dell’impiegato, stavolta con l’accusa ben più grave di peculato. Storia chiusa? Niente affatto. La Bollettopoli di San Fili potrebbe avere, infatti, contorni e dimensioni ben più ampie del previsto. E quasi certamente con risvolti clamorosi e inaspettati. Il primo si è già verificato. Al termine dell’interrogatorio di garanzia, svoltosi giovedì scoro davanti al gip Salvatore Carpino, al pm Antonio Cestone e in presenza del difensore Roberto Loscerbo, Tallarico ha ottenuto i domiciliari. Un vero e proprio colpo di scena. L’indagato, infatti, non ha ammesso la propria colpevolezza per nessuno dei 105 capi d’imputazione a lui contesta- ti. Sì, 105 casi in cui i cittadini sanfilesi si sarebbero recati da lui, nell’ufficio tecnico comunale, per pagare i cosiddetti oneri di urbanizzazione relativi ai permessi a costruire. Tasse che i cittadini s'illudevano di aver regolarmente versato poiché, nelle loro tasche finiva una ricevuta di pagamento falsificata mentre, nelle casse del Comune non entrava neanche un euro. Quei soldi finivano, dunque, nella saccoccia di Tallarico, così come ritiene la Procura? Al riguardo, il diretto interessato ha illustrato, punto per punto, episodio per episodio, come a suo dire sarebbero andati realmente i fatti, negando di aver mai sgraffignato un euro di soldi pubblici. E al termine del- Da sinistra, Franco Tallarico e il suo difensore Roberto Loscerbo l’interrogatorio, non solo Carpino lo ha rispedito a casa, ma ha chiesto al pubblico ministero di approfondire i fatti e le circostanze riferite dall’indagato. Quali fatti? Quali circostanze? Da Cestone a Loscerbo, vige per ora il massino riserbo sull’argomento. Di certo c’è che, il numero di persone indagate per questa vicenda ammonta a dieci. Oltre a Tallarico ci sono altri due dipendenti dell’ufficio tecnico e ulteriori sette persone di cui non si sa nulla. Gli atti che li riguardano, infatti, sono attualmente se- cretati, ma tra loro figura anche il nome di qualche politico, già amministratore comunale. Nessuno, però, di quelli attualmente in auge alla guida dell’ente. Anzi, in origine, erano stati proprio il sindaco Zuccarelli e il suo vice Argentino a segnalare il sospetto ammanco dalle casse comunali, innescando così tutti gli eventi successivi: dall’incendio all’arresto di 5 giorni fa. La sensazione, però, è che le sorprese siano appena cominciate. MARCO CRIBARI [email protected] 27 DOMENICA 4 dicembre 2011 calabria ora A M A N T E A - C A M P O R A S A N G I OVA N N I - B O N I FAT I BONIFATI Giovinastri vicini al clan intimoriscono i cittadini COSENZA Figli di pregiudicati consumano pasti senza pagare AMANTEA Non bastava la presenza di un’intera cosca in città, né la nascita di una nuova banda criminale capeggiata da un folle, adesso anche alcuni ragazzacci del luogo provano ad alzare la voce contro commercianti e imprenditori. Probabilmente si è diffusa la voce che ad Amantea gli appartenenti alla categoria sono “buoni” in quanto non denunciano e non si difendono. Da prima dell’estate un gruppo di giovani, per lo più figli di pregiudicati (fatta eccezione per un solo componente il cui genitore è un noto commerciante di Amantea), sta seminando il panico per le vie cittadine a causa di comportamenti alquanto discutibili. L’ultima bravata commessa dal gruppo, in ordine di tempo, è Uno scorcio del centro storico di Amantea rappresentata da una sostanziosa “mangiata a scrocco” in un noto locale ubicato mancato pagamento della cena. Fatto sta sul lungomare di Amantea. Il gruppo di che nessuno ha reso i soldi all’imprenditore, né il fattaccio è stagiovani, dopo aver trato denunciato alle autoscorsa un’allegra serata Un cameriere rità competenti. Come se davanti a un tavolo impicchiato e bandito di ogni ben di ciò non bastasse, la sera Dio, si è alzato ed è andastessa il gruppetto di deminacciato to via senza pagare. Il linquenti è ritornato (in perché aveva proprietario del locale, orario di chiusura) nello chiesto il conto informato dal cameriere, stesso locale ad attendeil giorno successivo si è re il cameriere che si è rirecato dal capobanda per chiedere i soldi. mediato una bella aggressione a calci e Ma lo stesso si è messo sulle difensive af- pugni (neanche questo è stato denunciafermando di averli dati al cameriere. Il ge- to). E proprio per essere certi che lo stesstore del locale, però, ha precisato che era so cameriere non creasse ulteriori problestato proprio il cameriere a denunciare il mi, nel mentre gli aggressori si allontana- AMANTEA - L’INTERVENTO «Basta confusione sulle nostre scuole» La questione dell'accorpamento delle Istituzioni scolastiche ha generato grande confusione in città. E' opportuno, quindi, chiarire alcuni aspetti della vicenda che pur evidenzia dei punti fermi incontestabili: nessuna scuola sarà chiusa, ad Amantea come a Campora S. Giovanni; nessun servizio scolastico subirà alcuna riduzione per effetto della decisione assunta dall’Amministrazione comunale; la soluzione adottata è del tutto provvisoria... A chi afferma cose diverse, diciamo che siamo sempre pronti al confronto per chiarire i termini del nuovo piano di dimensionamento scolastico e spiegare gli effetti conseguenti. A chi, in mala fede, tenta di diffondere inutile allarmismo tra la popolazione, diciamo che sta svolgendo solo una grave opera diseducativa e distruttiva. La Scuola di Campora non ha un proprio dirigente già da oltre un anno e nessuna scuola è stata chiusa, nessun servizio ha subito alcun ridimensionamento. Infatti, la vicenda in questione riguarda solo la riorganizzazione delle strutture dirigenziali delle scuole cittadi- ne, riorganizzazione dettata dalle nuove leggi in materia di razionalizzazione della spesa pubblica. In pratica il legislatore ha ritenuto di ridurre complessivamente il numero dei dirigenti in un’ ottica di contenimento dei costi. Nell’assumere la decisione di procedere al nuovo dimensionamento delle scuole presenti in Città, l’Amministrazione ha anche considerato la possibilità in prospettiva futura di altri accorpamenti con le sedi di Amantea di Istituti scolastici, non solo di Serra d'Aiello, Cleto e Aiello Calabro ma anche di Belmonte, Longobardi e Fiumefreddo. Come noto le scuole di Lago, già dallo scorso anno, sono accorpate all’Istituto comprensivo di Amantea. Vi ricordiamo quello che in questi anni la nostra Amministrazione ha fatto: tre nuove aule alla scuola di Campora per una spesa di euro 100000; stanno per iniziare i lavori di costruzione di una nuova scuola materna con un appalto già assegnato per euro 950000; tutti gli istituti scolastici di Camposa sono a norma antisismica. La giunta Tonnara vano dal lungomare, il capobanda è tornato indietro, armato di coltello, per puntualizzare: “quando mi vedi, mi devi rispettare”. Questo è solo uno dei tanti episodi delittuosi verificatisi ad Amantea e, sicuramente non sarà neanche l’ultimo. La ritrosia degli esercenti a denunciare simili gravissimi episodi, probabilmente è giustificabile per la paura di subire danni alle attività commerciali, ma tacendo si rischia di rendere ancor più pericolosi questi giovani che un domani potrebbero non accontentarsi più della semplice “mangiata a scrocco” STEFANIA SAPIENZA [email protected] Recupero del castello Chiesti 700mila euro Dopo aver approvato il protocollo d'intesa per l'elaborazione di un progetto di interesse locale (Pisl) denominato “Borghi d’eccellenza della Calabria, provincia di Cosenza, Castelli e Musei: Nodi di interazione culturale", la giunta comunale, presieduta dal sindaco Antonio Mollo, ha approvato un progetto per l’ottenimento di risorse attorno allo strumento della progettazione integrata per il recupero e valorizzazione del Castello di Bonifati. La presentazione dei progetti integrati di sviluppo locale sono predisposti per dare attuazione delle diverse tipologie di programmi di sviluppo, tra cui ricade quella inerente il Pisr “Borghi di Eccellenza”. Il Pisr “Borghi di Eccellenza”, sostiene la realizzazione delle azioni di recupero, rifunzionalizzazione e valorizzazione degli edifici pubblici e/o di interesse pubblico e degli elementi urbani di maggiore valenza storica, culturale e architettonica. Sarà attuato attraverso progetti integrati di sviluppo locale e dovrà prevedere uno sviluppo a fini turistici e/o culturali delle azioni previste. L’amministrazione comunale ha inteso partecipare al Pisl “Borghi di Eccellenza” consapevole che la valorizzazione e riqualificazione del patrimonio artistico e culturale che Antonio Mollo insiste nel comune di Bonifati possa essere, non solo la salvaguardia di un bene storico, ma il rilancio turistico e culturale del paese. Con precedente delibera della giunta comunale è stato approvato lo schema di convenzione con il quale è stato affidato alla società Essetre s.r.l rappresentata dall’architetto Mauro Francini l’elaborazione sia della proposta generale di Pisl che dei singoli progetti delle opere. La predetta società ha predisposto il progetto preliminare per la realizzazione dei lavori di recupero del Castello e riqualificazione urbanistica dell’area circostante. L’importo per l’esecuzione delle opere ammonta ad euro 700.000. Per detti lavori l’amministrazione comunale chiederà un finanziamento alla Regione Calabria attraverso la partecipazione al bando pubblico dei Pisl. Mario Rugiero Dimensionamento, è scontro Oggi protesta a Campora. Morelli alla Provincia si è astenuto AMANTEA Qualsiasi altra discussione sul dimensionamento scolastico, ormai, è inutile. Di tempo per opporsi ce n’è stato, chi non lo ha fatto è perchè aveva tutto l’interesse affinchè le cose andassero avanti così. Ebbene, venerdì la Provincia ha approvato il dimensionamento. Gli unici due che si sono astenuti dal voto sono stati i consiglieri provinciali GB Morelli (Amantea) e Ernesto Clausi. «Sono stato l'unico (del Tirreno ndr )- ha dichiarato Morelli - che in consiglio provinciale si è astenuto sull'approvazione del dimensionamento scolastico. E l'ho fatto esclusivamente per l'attaccamento alla mia città e per non avallare il comportamento dell'amministrazione comunale che non ha creato il minimo spazio di discussione e confronto con la cittadinanza, soprattutto quella di Campora San Giovanni, interessata direttamente dalla proposta di accorpamento dell'Istituto “A. Longo”, sito nella frazione. Esso è stato calato dall'alto e non è stato né concertato né condiviso dai diversi rappresentanti politici del territorio, sia di maggioranza, sia d’opposizione, e tanto me- G. B. Morelli Giuseppe Nesi no dalla comunità interessata, di un risultato decisionale conche, anzi, è stata mortificata in diviso dalla cittadinanza sul dimodo vergognoso nel corso mensionamento scolastico da dell’ ultima seduta del consi- effettuare nel nostro comprenglio comunale, in cui non è sta- sorio. Ho manifestato in tutte to consentito, le sedi la mia da parte della contrarietà ad «In assise maggioranza, un accorpala Comunità di esporre demento che è mocraticastato imposto mortificata mente e civila Campora in modo mente le proquando, invevergognoso» prie ragioni». ce, andava condiviso e E, ancora: «Sono l'unico consigliere pro- concertato, come hanno fatto vinciale espressione del terri- tutti i sindaci della provincia di torio e, da parte dell'ammini- Cosenza a favore dei territori strazione comunale, non sono da loro rappresentati». La stato messo al corrente delle giunta Tonnara, invece, «è stadecisioni in modo da poter ta lontana e, anzi, ha adottato contribuire al raggiungimento una decisione che va contro una porzione importante della propria comunità in modo unilaterale e antidemocratico». La manifestazione di protesta, in programma per oggi a Campora «è l'epilogo di una triste ed amara vicenda di cui porta in pieno la responsabilità la giunta Tonnara che oramai sa solo avvitarsi su se stessa, tanto da offrire un mediocre spettacolo di sé, nella serata dell’ultima Assie, nel corso del quale alcuni degli stessi assessori e consiglieri di maggioranza si sono dissociati dalla decisione presa in merito». I consiglieri di opposizione Antonio Rubino e Giuseppe Nesi, in merito, hanno espresso la loro solidarietà «a genitori e cittadini di Campora che pacificamente continuano a manifestare il loro disappunto rispetto all'avvenuto accorpamento che rischia di creare notevoli disagi all'intera comunità scolastica. Saremo anche noi - dichiarano Morelli, Rubino e Nesi - in piazza a Campora, con coraggio ed umiltà, ad ascoltare le ragioni di una legittima protesta che non ha incontrato un minimo di attenzione da parte della giunta Tonnara. Questa è l'ennesima testimonianza della incapacità della maggioranza». s. s. 18 DOMENICA 4 dicembre 2011 calabria ora C A T A N Z A R O Il ricordo del Maestro Le due anime di Vittorio De Seta Due anime albergavano in Vittorio De Seta: quella del maestro del cinema e quella dell’imprenditore. E non è detto che le due fossero scollegate. All’inizio degli anni ottanta, De Seta ritorna in Calabria ad occuparsi delle sue terre e qui concepirà il suo film documento “In Calabria” (1993). Tenendo conto di queste “due anime” abbiamo ascoltato le testimonianza di chi lo conosceva e ha lavorato con lui ed affianco a lui. De Seta ha insegnato il mestiere a Nino Galea, regista e scenografo, che ha conosciuto il suo maestro in occasione della stesura della tesi di laurea all’Accademia di belle arti. Da allora non ha mai smesso di essere accanto a De Seta diventandone anche aiuto regista per il film-documento “In Calabria”. «La rappresentazione della realtà calabrese da parte del maestro - afferma Galea - era facilitata dal suo reale distacco: era aristocratico ed era siciliano. Questo, unito al suo genio, ha permesso di ritrarre l’anima della Calabria senza rinunciare ad un’aspra critica e senza autocommiserazione». Il modo migliore per celebrare il maestro e per conoscerlo - continua - è guardare i suoi visi, le sue mani, i suo personaggi di fronte ai quali la macchina da presa scompariva per restituirne la realtà». Il De Seta uomo ed imprenditore ci viene raccontato da Sabrina Ceccato che ha lavorato per ben sei anni nella sua tenuta, occupandosi della raccolta delle olive e anche di diverse incombenze casalinghe. «Vittorio De Seta ha cercato di arricchire la Calabria anche dal punto di vista imprenditoriale, cercando di importare tecniche nuovissime, all’epoca, per la raccolta delle olive». Dal punto di vista umano era una persona che sapeva rapportarsi davvero con tutti - racconta Sabrina - e che aveva una forte etica. Inoltre era umile e riservato. Un giorno, dopo un malinteso, venne a chiedermi scusa direttamente a casa». Anche per Sabrina, De Seta è stato un maestro: «Quando era stato prigioniero durante la guerra - continua Sabrina - mi raccontava, aveva mangiato bucce di patata ammuffite. Così quando veniva a cena a casa della mia famiglia ci imponeva di non buttare nulla. I sei anni passati con lui sono stati stupendi, mi ha insegnato a rapportarmi con il mondo». Simona Tulelli La rappresentazione della realtà calabrese fatta dal maestro era facilitata dal suo distacco: era aristocratico e siciliano Nino Galea, regista e scenografo Egli ha cercato di arricchire la Calabria anche dal punto di vista imprenditoriale. Si pensi alle tecniche per raccogliere le olive Sabrina Ceccato, collaboratrice domestica le memorie di un amico «Gli brillarono gli occhi» Filippo Curtosi e quell’incontro per la rivista “La Calabria” «Quando se ne va un grande maestro è difficile trovare le parole adatte. Posso dire che conoscere Vittorio De Seta significa conoscere l’anima del Sud, rivivere la meridionalità e scoprire la bellezza della verità». Con queste parole inizia il nostro colloquio sul maestro Vittorio De Seta con Filippo Curtosi autore, insieme a Giuseppe Candido, del volume La Calabria (2009), antologia della Rivista di letteratura Qualcuno oggi dice diretta da Luigi che era siciliano, altri popolare Bruzzano (1888-1902), e che era calabrese di del quale Vittorio De Seta ha firmato la prefazione. adozione. Io che ho Abbiamo chiesto a Curtoavuto l’onore di si il motivo della scelta di De Seta per la prefazione: conoscerlo dico che «Vittorio de Seta - afferma lui era calabrese Curtosi - era un grande renell’anima gista che ha rappresentato la cultura popolare e le tradizioni del meridione tutto, e della Calabria, come nessun altro ha fatto. Abbiamo pensato di accostare l’opera di Bruzzano a quella di De Seta perché troviamo nei lavori di De Seta, soprattutto ne “Il Mondo Perduto” (serie di documentari degli anni 1954-1959, ndr) le stesse antinomia che troviamo in Bruzzano. Inoltre, Bruzzano e De Seta avevano la stessa umile empatia nel raffigurare la realtà popolare». Alla nostra domanda sull’impressione ricevuta dall’incontro con De Seta, in occasione della loro proposta letteraria, Curtosi risponde: «Ricordo Vittorio nel giorno in cui gli portammo alcune copie della rivista “La Calabria”: gli FLASH In alto alcuni scatti del maestro. A destra giovane regista. Sotto con Filippo Curtosi brillarono gli occhi. Egli amava la cultura popolare della Calabria. Qualcuno in questi giorni ha affermato che era siciliano, altri che era calabrese di adozione, perché aveva ricevuto diverse cittadinanze onorarie da paesi calabresi. Vittorio era calabrese nell’animo. Rimase enormemente colpito, come egli stesso scrisse, scorrendo i canti, le leggende e le novelle popolari, raccolte da Bruzzano, per la loro bellezza e vastità». L’uomo De Seta vive nel ricordo di Curtosi che lo esprime con queste parole: «Ci mise subito a nostro agio e ci parlò dei suoi film, della sua vita, in una lunga intervista a quattro mani. Fu disponibile a parlare di qualunque cosa: dalle condizioni del lavoro, e di come si sono evolute negli ultimi decenni, al suo rapporto con la fede, con la vera dottrina di Gesù. Ma parlammo anche di scuola e del suo rapporto con il grande Pier Paolo Pasolini». s.t. Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 10 Calabria . REGGIO Completati nelle case circondariali di Opera e Palmi gli interrogatori delle persone sottoposte a fermo dalla Procura distrettuale Il penalista Vincenzo Minasi resta in carcere Convalidato il provvedimento restrittivo nei confronti di Misale e Nasso. Torna libero Rinaldi Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Terza giornata nel carcere di Opera e secondo interrogatorio per l’avvocato Vincenzo Minasi. Venerdì il penalista palmese era stato sentito dal gip Giuseppe Gennari, il magistrato che ne aveva disposto l'arresto, insieme con altre nove persone, nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Milano sulle attività della cosca Valle-Lampada. Contestualmente gli era stato notificato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Reggio Calabria per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni nell’inchiesta contro la cosca Gallico di Palmi. Ieri, Minasi è comparso davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Como, Luciano Storaci per l'udienza di convalida. Nel corso dell'interrogatorio, presente il legale di fiducia avvocato Pino Nardo, l'indagato ha risposto alle domande del giudice di Como che lo ha sentito per rogatoria. Durante l’interrogatorio Minasi, secondo il difensore, avrebbe indicato una serie di fatti ed elementi che dimostrerebbero la sua estraneità dalle accuse. Vincenzo Minasi ha praticamente trascorso tutto il suo tempo in cella a studiare le carte. Ha letto la ponderosa ordinanza, ha letto il decreto di fermo. E una volta che si è presentato davanti al giudice di Como ha seguito, dunque, la stessa strategia attuata nel primo interrogatorio e finalizzata a chiarire ogni aspetto dei fatti contestati. La posizione di Minasi è considerata tra le più delicate. Il penalista calabrese, infatti, viene considerato dai giudici come lo snodo di collegamento tra cosche. Al termine dell’interrogatorio il gip Storaci ha convalidato il fermo ed ha emesso nei confronti dell’indagato una ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli atti saranno ora trasmessi al giudice di Reggio Calabria competente per territorio. L'avvocato Nardo ha preannunciato che presenterà una istanza alla Procura di Reggio Calabria perchè il suo assistito si è detto disponibile ad essere interrogato dai magistrati che conducono l’inchiesta. Giornata di interrogatori anche a Palmi sul fronte aperto dal fermo eseguito mercoledì mattina in contenporanea con l'ordinanza milanese. Ieri davanti al giudice per le indagini preliminari Paolo Ramondino sono comparsi altre tre destinatari del provvedimento della Dda reggina: Gesuele Vincenzo Misale, Domenico Nasso e Alfonso Rinaldi, i primi due accusati di concorso in associazione per delinquere di stampo mafioso, il terzo di intestazione fittizia di beni aggravata dall'articolo 7, ovvero di aver agito per favorire un'associazione mafiosa. A conclusione degli interrogatori il gip Ramondino non ha convalidato il fermo di Alfonso Rinaldi ritenendolo illegittimo. Il difensore dell'indagato ha sostenuto che non si può imputare l'aggravante mafiosa a un soggetto che non fa parte di un'associazione. Convalidati i fermi per gli altri due indagati nei cui confronti è stata emessa misura cautelare. Si è conclusa, dunque, la due giorni dedicata agli interrogatori delle persone coinvolte nel lavoro investigativo sviluppato sinergicamente tra le Procure distrettuali di Milano e Reggio sulle attività della cosca formata, secondo l’accusa, dalle famiglie Valle e Lampada, originarie della periferia nord di Reggio ed emigrate in Lombardia dove da anni hanno il centro dei loro interessi. I risultati delle indagini avviate tre anni addietro hanno portato in carcere i presunti vertici della cosca attenzionata e messo nei guai personaggi eccellenti. Oltre l’avvocato Vincenzo Minasi ci sono il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio, Vincenzo Giuseppe Giglio, finito in carcere con le accuse di corruzione, favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio con l’aggravante dell’articolo 7, il consigliere regionale del Pdl Francesco Morelli, il maresciallo capo della Guardia di Finanza Luigi Mongelli. Un altro magistrato, Giancarlo Giusti, gip del Tribunale di Palmi, ha avuto la perquisizione dell’ufficio mentre agli avvocati Francesco Cardone di Palmi e Giovanni Marafioti di Vibo sono stati perquisiti gli studi. E il Consiglio direttivo della Camera penale di Vibo ha espresso solidarietà all’avvocato Marafioti, manifestando la certezza che saprà dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati. IL CARDINALE SUL BOSS “CAVALIERE” Bertone: «Pieno rispetto per la Magistratura» REGGIO CALABRIA . «Esprimo La casa circondariale di Palmi dove ieri si sono svolti gli interrogatori di tre persone sottoposte a fermo rispetto per l’autonomia e le decisioni degli organi dello Stato italiano». Lo ha detto a Reggio Calabria, dove ieri sera ga ricevuto il premio Anassilaos “Giovanni Paolo II per la pace”, il cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone, rispondendo a una domanda dei giornalisti sul conferimento da parte del Vaticano del titolo di Cavaliere di San Silvestro al presunto boss della ’ndrangheta Giulio Giuseppe Lampada. Lampada è una delle dieci persone arrestate mercoledì scorso nell’ambito dell’operazione contro la ’ndrangheta nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano che ha portato agli arresti eccellenti in Calabria. Giulio Giuseppe Lampada, chiamato a rispondere di associazione mafiosa, corruzione, concorso in rivelazione di segreto d’ufficio, intestazione fittizia di beni, è indicato dalla Dda di Milano come il personaggio che sovrintende ai rapporti con le famiglie di ’ndrangheta di Reggio Calabria. Tra i suoi titoli c’è anche quello di cavaliere del pontificio Ordine equestre di San Silvestro. E la nomina in Vaticano l’ha ricevuta dal cardinale Bertone l’8 novembre del 2009. I cavalieri del pontificio Ordine equestre di San Silvestro indossano una divisa, cucita su misura, di panno nero a falda lunga sul collo, con tasche e paramani in seta nera, copricapo nero di felpa con piume bianche. Ci sono anche ricami in oro sui pantaloni e l’insignito riceve anche uno spadino da portare quando indossa la divisa. Giulio Giuseppe Lampada aveva fatto un punto di orgoglio la sua nomina a cavaliere in Vaticano e conversando al telefono con l’avvocato Minasi evidenziava: «Ora mi devono chiamare eccellenza».(p.t.) LA NOMINA A COMMISSARIO DELL’ASP DI VIBO SAREBBE AVVENUTA SOLO PER ESIGENZE POLITICHE «Confiscare le somme percepite dalla dottoressa Sarlo» VIBO VALENTIA. Dovrà essere confiscata la retribuzione ottenuta da Alessandra Sarlo nel periodo in cui ha ricoperto l’incarico di commissario straordinario dell’Asp di Vibo. Lo scrive a chiare lettere il gip, Giuseppe Gennari, nell’ordinanza con la quale ha accolto le richieste avanzate dalla Dda di Milano guidata dal procuratore aggiunto, Ilda Boccassini. È lo stesso magistrato a spiegarne i motivi laddove afferma che la dott.ressa Sarlo ha ottenuto «l’attribuzione di un incarico pubblico pagato con soldi pubblici» grazie a “manovre” costate l’accusa di corruzione aggravata al marito, il magistrato di Reggio Calabria, Vincenzo Gi- glio. La gestione della sanità a Vibo Valentia sarebbe stata quindi sacrificata e piegata in nome di disegni “politici” in cui varie caselle di un enorme puzzle – giocato sullo scacchiere regionale e nazionale – si sarebbero, in un determinato arco temporale, incastrate. Lo evidenzia ancora una volta il gip che riporta sul punto le parole dei pm della Dda milanese: «Non è certamente un caso che Alessandra Sarlo abbia occupato un posto di rilevo nell’ambito della sanità calabrese. La sanità è un settore dove avviene la distribuzione discrezionale di servizi che attengono ai bisogni essenziali di ogni persona e pertanto il controllo in campo sanitario si traduce in una forma di potere. Avere un soggetto in tale settore – evidenziano il procuratore Ilda Boccassini e poi il gip – ha un forte impatto nella costruzione del consenso politico ed elettorale, essendo notorio che il mondo sanitario può essere un bacino di voti estremamente importante». Tali considerazioni dei pm risultano per il gip ancor più rafforzate da una conversazione intercettata fra il magistrato Giglio ed il consigliere regionale del Pdl, Luigi Fedele, il cui apporto si è rivelato determinate per la nomina della dott.ssa Sarlo. Il 15 marzo 2010, infatti, il magistrato Giglio così dice a Fedele: «Ed io ti porto pezzi im- portanti della famiglia Giglio su di te, giorno su giorno ti porto pezzi importanti». Fedele, per il gip, si presta quindi «per calcolo politico e clientelare a promuovere la Sarlo che non viene sostenuta per i suoi meriti, ma solo perché la moglie del giudice Giglio, amico dell’amico Morelli». Lo stesso consigliere Morelli che, ad avviso del gip Gennari, «vende la propria funzione per sistemare la moglie del giudice in cambio di notizie riservate che possono salvare la sua carriera politica», quali la mancata iscrizione sul registro degli indagati per reati di mafia. Riguardo le pressioni che il giudice Giglio avrebbe operato su Morelli (arrestato) e Fedele, il gip spiega poi che «Giglio fa la cosa peggiore per chi riveste un ruolo delicatissimo e di garanzia della legalità: egli strumentalizza il proprio ruolo e la propria autorevolezza per fini privati e lo fa con un livello di spregiudicatezza veramente inquietante...». Se però per il gip «la sanità in Calabria è un settore colonizzato dalla ndrangheta e terreno di scorrerie elettorali», la conclusione nel caso dell’Asp di Vibo è una sola: «Il favore fatto da Fedele ai Giglio ed a Morelli retribuiva – evidenzia il magistrato milanese – anche il sostegno elettorale avuto da Fedele».(g.b.) CATANZARO I genitori presentano una denuncia per saperne le cause. La Procura indaga 11 sanitari COSENZA Previsti oggi dalle 8 alle 16 Neonata muore dopo appena un giorno di vita Blocchi temporanei della Salerno-Reggio Giuseppe Mercurio CATANZARO È stata trasferita dall’ospedale di Crotone a quello di Catanzaro dove ha partorito una bambina che però, nel giro di ventiquattr’ore, è morta. Arresto cardio-circolatorio la causa del decesso dopo alcuni problemi di respirazione. Ora i genitori, straziati dal dolore, vogliono vederci chiaro e tramite i loro legali, gli avvocati Silvestro Seminara e Maria Bilotta, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica che dovrà fare luce sulle cause della morte della bambina. È quello che è successo nelle scorse ore all’ospedale “Pugliese” del capoluogo. La signora, A.L., di Crotone, era giunta giovedì sera all’ospedale “Pugliese” proveniente dal nosocomio di Crotone in quanto più attrezzato per il caso in questione. La donna, accompagnata dal marito C.B., era al nono mese di gravidanza. I medici di Catanzaro, secondo quanto si è appreso nell’immediatezza dei fatti, Uno scorcio dell’ospedale Pugliese dov’è avvenuto il decesso della neonata hanno effettuato un parto cesareo dal quale è nata una bambina. Sia puerpera che neonata stavano bene subito dopo il parto. Qualcosa però per la bimba non è andato per il verso giusto perchè, a distanza di 24 ore dalla nascita, la neonata ha cessato di vivere. Inspiegabilmente, almeno per il momento. I genitori, come accennato, pur in un momento di profondo sconforto, hanno trovato la forza di rivolgersi ai loro legali che hanno presentato denuncia alla Procura della Repubblica. Il caso è quindi giunto sulla scrivania del sostituto procuratore di turno in Procura, Alberto Cianfarini, che ha subito disposto, oltre al sequestro della documentazione sanitaria, un accertamento tecnico non ripetibile per verificare le cause del decesso optando per un esame autoptico. Per questo motivo ha inviato un avviso di accertamento tecnico non ripetibile ai sanitari che sono stati in contatto con la bambina. Si tratta di: Luigi Rocca Morena, Assunta Iuliano, Novellino Pasquale, Clemente Vitantonio, Menotti Pullano, Rossella Galiano, Michele Morelli, Roberto Noia, Enzo Consarino, Emanuele Pietragalla e Domenico Galea. Quest’ultimo è il ginecologo di Crotone che ha avuto in cura la donna per il periodo della gravidanza. I sanitari sono difesi dagli avvocati Daniela Fregola, Enzo De Caro, Andrea Ferrara e Rossella Greco. L’avviso inviato ai sanitari rappresenta un atto dovuto da parte della Procura, a tutela degli stessi sanitari e della possibilità di esple- tare l'attività difensiva prevista dalla legge, a partire dalla partecipazione - con consulenti di fiducia - all'esame autoptico. D'altra parte, in questo momento nulla attesta alcuna responsabilità. Peraltro, il numero altissimo di indagati andrà in ogni caso scremandosi nel momento in cui dovessero essere individuate eventuali responsabilità. Nessun sanitario ha nominato i consulenti di fiducia mentre la Procura ha affidato l’incarico al medico legale Berardo Silvio Cavalcanti di Roma e all’anatomo-patologo Vannio Vercillo di Cosenza mentre la presunta parte offesa ha nominato il prof. Pietrantonio Ricci dell’Università Magna Græcia di Catanzaro. L’esame autoptico è stato eseguito ieri nella sala mortuaria dell’ospedale civile di Catanzaro. I periti depositeranno il risultato dell’esame entro sessanta giorni. Nel frattempo il sostituto procuratore della Repubblica vaglierà la documentazione sanitaria per verificare se le procedure adottate siano state corrette. COSENZA. L’Anas comunica che dalle ore 8 alle ore 16 di oggi saranno effettuati blocchi temporanei della circolazione, su entrambe le carreggiate dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, tra i chilometri 261,500 e 262,500, nel tratto compreso tra gli svincoli di Cosenza Nord e Cosenza Sud. «Il provvedimento – si legge nella nota diramata dalla concessionaria autostradale – si rende necessario per eseguire lavori di manutenzione straordinaria per la bonifica delle pendici ai lati dell’autostrada ed è stato disposto in un giorno festivo al fine di limitare al minimo i disagi alla circolazione autostradale. Il traffico sarà pilotato dal personale Anas in collaborazione con la Polizia Stradale». Per quanti si dovessero mettere in marcia proprio in queste ore, Anas rammenta che l’evoluzione della situazione del traffico può essere consultata in tempo reale at- traverso il sito internet www.stradeanas.it/traffico. Per quanti non hanno sotto mano una connessione al web, l’alternativa è rappresentata da una telefonata all’800.290.092, il numero verde dedicato alla Salerno-Reggio Calabria. Con molta probabilità, gli autoveicoli in transito durante gli orari del blocco, verranno deviati lungo percorsi alternativi che ricalcano la la viabilità urbana del capoluogo bruzio. Non va dimenticato che, per la giornata di oggi, è previsto il primo “esodo” di cittadini verso centri commerciali e grandi magazzini dell’intera area urbana. Le festività si avvicinano e, come di consueto, la gente si riversa per strada durante i weekend per effettuare gli acquisti natalizi. L’elevato concentramento di veicoli dovuto anche alle chiusure, dunque, potrebbe anche avere delle ricadute. Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 30 Calabria . COSENZA In quattro mesi, una coppia arrivata dalla Valle d’Aosta avrebbe sborsato 14.700 euro a Giancarlo Stancati e ai suoi due figli Elio e Pierangelo Costretti a pagare il “pizzo” ai padroni di... casa Marito e moglie avrebbero versato la “tangente” ai proprietari del magazzino dove erano andati ad abitare Giovanni Pastore COSENZA Avevano scelto la Calabria per ricominciare a vivere. La crisi economica aveva spento improvvisamente le loro speranze lassù al Nord e così, Franco (il nome, naturalmente, non è quello vero), un giorno disse a sua moglie: «Anna (anche questo è un nome inventato), torniamo a Cosenza. Laggiù ci sono maggiori possibilità per noi. Per il mio lavoro e, se va bene, troveremo un impiego anche per te». Era giugno. Alla fine del mese Anna era già a Cosenza in cerca d’una casa dove andare ad abitare. Per iniziare sarebbe bastato anche un “buco”. Poi, col tempo si sarebbero potuti sistemare meglio. E proprio in quei giorni, la donna, sola e senza nessuno, conobbe per caso un giovane che «sembrava serio e affidabile», Elio Stancati. Il ventitreenne aiutò Anna a trovare un locale, una specie di magazzino, senza luce, senza cucina e con tanti problemi legati alle infiltrazioni d’acqua. Non era granchè però sembrava sufficiente per partire. Per quel locale, che sorge nel quartiere di Portapiana, la donna iniziò a pagare un canone mensile di 200 euro. Stancati avrebbe preteso anche una mensilità supplementare a titolo di caparra. Dopo qualche settimana, da Chatillon (Aosta) giunse, pure, Franco, operaio specializzato d’origini cosentine. La coppia si ricongiunse e cominciò immediatamente a cercarsi il pane e, contemporaneamente, anche una casa vera. Un sogno che sarebbe stato ostacolato da Stancati e dalla sua famiglia con violenze, pretese di denaro e pesanti minacce a mano armata. Un inferno di vita dal quale i coniugi sono riemersi grazie ai carabinieri del colonnello Francesco Ferace. I detective della Compagnia cittadina, guidati dal maggiore Matteo Salvatori, hanno ammanettato, ieri mattina, un’intera famiglia, padre e due figli. Si tratta di Giancarlo Stancati, 53 anni, volto noto negli archivi della polizia giudi- ziaria, e dei suoi due ragazzi, Elio, appunto, e Pierangelo 28. Ai tre indagati, il procuratore Dario Granieri e il pm Donatella Donato contestano una valanga d’accuse. Ipotesi di reato che il gip Salvatore Carpino, nell’ordinanza cautelare, ha qualificato in rapina, estorsione e sequestro di persona. Sono stati Anna e Franco a chiedere l’intervento dei carabinieri. Prima l’uomo, poi la donna si sono recati nella sede della Stazione di Cosenza Nord e davanti al luogotenente Franco Parisi hanno ricostruito gli ultimi mesi di vita vissuta da prigionieri in quel girone dei dannati. «Siamo stati costretti a consegnare a quei tre, sotto la minaccia delle armi, 14.700 euro in quattro mesi». Quattrini che i presunti aguzzini avrebbero preteso dopo aver saputo dalla coppia il ricavo di 126mila euro dalla vendita della propria abitazione a Chatillon. Franco avrebbe tentato di farsi restituire da Elio Stancati quel denaro, ottenendo solo botte e un “invito” a non denunciare i fatti. In almeno cinque circostanze, gl’indagati avrebbero costretto la coppia a versare la “mazzetta” sotto la minaccia d’una pistola. La prima volta sarebbe stato Elio Stancati a pretendere dalla donna 1.500 euro dopo averla minacciata di morte. la seconda volta, Elio e suo fratello Pierangelo si sarebbero fatti consegnare un “fiore” da 3.760 euro. Il 27 settembre, i due figli e il padre sarebbero andati oltre ottenendo dai loro “inquilini” 9.500 euro e impossessandosi, inoltre, d’un telefono cellulare, d’una carabina ad aria compressa, d’un pc portatile e di una consolle per videogames. Poi, ancora, il 27 ottobre, si sarebbero fatti consegnare altri duemila euro e, infine, il 4 novembre, 2.200 euro. Il sistema d’incasso sarebbe stato sempre lo stesso: la coppia veniva prelevata a bordo di un’auto e accompagnata in banca per il prelievo del contante che sarebbe stato immediatamente consegnato nelle mani degli Stancati. Il procuratore Dario Granieri Il tabellone dell’operazione con i volti di Elio, Giancarlo e Pierangelo Stancati Il pm Donatella Donato COSENZA Riti magici e sacrifici umani compiuti in mezzo al mare Strage sul barcone dei disperati Convalidati i fermi dei ghanesi COSENZA. Il barcone si fermò improvvisamente in mezzo al mare in tempesta per una avaria al vecchio motore. Si fermò a metà strada, tra le coste libiche e quelle siciliane. E a bordo si scatenò la follia, tra riti di magia nera e sacrifici umani invocati da psuedo santoni per esorcizzare la rabbia degli dei. Accadde in agosto e a tre mesi di distanza, la Mobile, guidata dal commissario capo Antonio Miglietta, ha fermato due dei presunti carnefici: Kujo Ahmokugo, 44 anni, e Adam Mohamed, di 28 (che sono difesi dagli avvocati: Amalia Falcone, Katia Vizza e Matteo Cristiani), entrambi ghanesi. Ieri, il gip Salvatore Carpino, su richiesta del pm Antonio Cestone, ha convalidato i fermi degl’indagati emettendo l’ordinanza cautelare richiesta. I due erano stati stanati dai poliziotti del questore Alfredo Anzalone, nell’oasi per rifugiati di Rogliano dove avevano trovato una comoda sistemazione. All’interno dell’ex complesso alberghiero “Calavrisella” avevano incassato il visto di cittadinanza riconosciuto ai rifugiati politici, ri- Kujo Ahmokugo Adam Mohamed chiesto insieme agli altri miserabili fuggiti dai paesi dell’Africa che i conflitti intestini hanno ridotto a una polveriera. E, intanto, avevano cominciato a studiare la lin- gua italiana, a imparare gli elementi di base per la loro integrazione, nella struttura del Savuto gestita da una cooperativa onlus di Reggio, sotto l’egida della Protezione civile regionale e con il sostegno dell’Unione europea. Fingevano d’essere come gli altri Ahmokugo e Mohamed, quelli che per la polizia sono i “boia del Mediterraneo”. Due uomini neri che hanno ucciso altri uomini neri, gente affamata e impaurita, sacrificata per placare la furia degli dei. Su quella carretta del mare si scontrarono nordafricani con nigeriani e ghanesi. E furono proprio i centrafricani ad avare la meglio sul ponte degli orrori. E fu a quel punto che cominciò il massacro, una carneficina che sarebbe stata ricostruita da una mezza dozzina di testimoni, gente che era su quel barcone e che avrebbe assistito impotente a quella strage. Racconti condensati nella richiesta cautelare vergata dal pm Antonio Cestone. Una ricostruzione che ha pienamente convinto anche il gip Salvatore Carpino. (g.p.) POLLINO Preoccupazione tra i residenti del comprensorio Uno sciame sismico inquietante Ieri altre quarantacinque scosse Angelo Biscardi CASTROVILLARI Quel brontolio improvviso risale dalle viscere della terra e scuote le case. Non c’è pace ai piedi del Pollino. Perché c’è un pezzo di montagna che continua a tremare. E continua a farlo con una cadenza ormai divenuta molto preoccupante. Lo sciame sismico, infatti, ieri ha prodotto 45 scosse (la maggior parte delle quali solo strumentali) con una punta di 2.5 gradi della scala Richter registrata alle 6.16 del mattino. La zona è sempre quella compresa tra il Monte Alpi-Sirino ed il Massiccio del Pollino. Un’area geografica che, entro i 10 chilometri, è abitata da circa 16 mila abitanti. Entro i venti chilometri, invece, si sale ad una popolazione di circa 70mila residenti. Da dire che, sempre da quanto sottolineato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e vulcanologia, qualche giorno fa sono stati sistemati 4 nuovi sismografi a Rotonda, Orsomarso, Castelluccio e Santa Domenica Talao. La situazione è preoccupante proprio perché nell’area esistono due zone sismicamente “nevralgiche”: sono il bacino del Mercure e la faglia di Castrovillari-Frascineto, dove nella storia si sono verificati terremoti in alcuni casi devastanti. Il più recente è stato quello del 9 settembre 1998 quando, alle 13.28, un terremoto di ma- gnitudo 5.6 della scala Richter colpì l’area localizzata al bordo settentrionale del bacino del Mercure nella Basilicata Meridionale, con epicentro tra i comuni di Rotonda, Lauria, Castelluccio Superiore e Castelluccio Inferiore. Per i momento non sono segnalati danni importanti a persone o a cose. È chiaro, però, che continua a salire la preoccupazione dei cittadini di questo scorcio della Calabria, i quali si aspettano un robusto intervento di prevenzione e l’attivazione di una sala di monitoraggio che, come già previsto dai protocolli di sicurezza, meglio possa seguire una serie di eventi meritevoli della massima allerta. 39 Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011 Cronaca di Reggio . Gli inquirenti avevano chiesto e ottenuto dal gip l’archiviazione del precedente fascicolo Nell’ambito dei processi Crimine e Ponte L’INIZIATIVA Omicidio Filianoti, nuova svolta La Procura ha riaperto le indagini Duplice decisione, Meduri lascia il carcere e passa ai domiciliari “Carducci Day”: la Scuola si apre al territorio Rinasce la speranza di dare un volto a chi ha ucciso l’assicuratore Paolo Toscano Nuova svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Giovanni Filianoti. Qualche tempo fa la Procura aveva chiesto e ottenuto dal gip l’archiviazione del fascicolo contro ignoti relativo alla morte del noto agente generale dell’Ina Assitalia, assassinato a pistolettate la sera del primo febbraio 2008 sulla porta di casa in via Melacrino. Adesso si apprende che gli stessi magistrati, i sostituti Antonio De Bernardo, Giuseppe Bontempo e Federico Perrone Capano hanno riaperto le indagini. Una decisione che sarà sicuramente legata a elementi nuovi, sopravvenuti alla precedente iniziativa. Si riaccende, dunque, la speranza di riuscire a dare un volto e un nome a chi ha ucciso Giovanni Filianoti. La scelta di archiviare non preclude la possibilità di una riapertura del capitolo giudiziario solo temporaneamente interrotto. Evidentemente la Procura ha individuato nuove piste investigative da seguire. Quello che si erano augurati la moglie e i figli dell’assicuratore che non possono sicuramente rassegnarsi alla morte del congiunto senza conoscere il motivo del suo barbaro assassinio e senza nemmeno sapere chi è stato a sparare senza nessuna pietà in quella fredda notte del febbraio di tre anni fa. L’omicidio di Giovanni Filianoti aveva provocato un’ondata di sdegno e rabbia in riva allo Stretto. La città era stata scossa da uno dei fatti di cronaca nera che aveva aveva lasciato il segno sia per le moda- Investigatori della Polizia impegnati nei rilievi in via Melacrino sul luogo dell’omicidio dell’assicuratore Giovanni Filianoti lità dell’esecuzione avvenuta in un orario (intorno alle 21) insolito, sia per la personalità della vittima. Giovanni Filianoti era un personaggio assai noto in città e la sua tragica fine aveva lasciato un profondo vuoto in quanti l’avevano conosciuto. Nessuno avrebbe accettato la chiusura del caso con un’archiviazione del fascicolo a suo tempo aperto a carico di ignoti. Il lavoro degli investigatori nella prima fase non era andato oltre la ricostruzione del fatto. Il killer aveva atteso l’agente generale dell’Ina-Assitalia sotto la sua abitazione di via Melacrino, nella zona degli Ospedali Riuniti, e quando era giunto alla guida della sua auto, avevano atteso che scendesse per aprire il fuoco. Quattro dei sette colpi di pistola calibro 7,65 esplosi dal killer avevano centrato Filianoti fulminandolo. Un altro fatto acclarato dalle indagini svolte dalla squadra mobile della Questura è che il killer aveva sparato da distanza ravvicinata e non aveva dato scampo all’assicuratore. L’assassino si era poi allontanato dal luogo dell’agguato verosimilmente in sella a una moto guidata da un complice. Giovanni Filianoti era sposato e aveva tre figli, Natalia (che l'ha sostituito alla guida dell’agenzia assicurativa), Walter e Roberto. Proprio ai familiari era toccato il compito di fare la terribile scoperta accorrendo in strada, subito dopo aver sentito i colpi di pistola. Lascia il carcere e va ai domiciliari Paolo Meduri, 71 anni, di Pellaro. La decisione è stata adottata dal Giuseppe Minutoli riconoscendo l’esistenza di gravi motivi di salute. Meduri era stato arrestato nell’ambito della maxi operazione “Crimine” con l’imputazione di associazione mafiosa, con l’aggravante della transnazionalità in ragione delle ramificazioni criminose oltre il territorio italiano e più specificamente in Canada, Australia e Svizzera. Paolo Meduri. già condannato nel processo “Ponte” per 416 bis alla 8 anni di reclusione, stava scontando la pena nella propria abitazione in regime di detenzione domiciliare per gravi motivi di salute allorquando, in data 28 febbraio 2011 era stato colpito da nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. Meduri veniva, dunque, riportato in carcere con una nuova accusa di associazione mafiosa. E proprio in ragione della contestata recidiva, nonchè per il contestato ruolo verticistico svolto da Meduri in seno all’associazione mafiosa di appartenenza (capo del “locale” di Pellaro) il pm Nicola Gratteri non aveva esitato a chiedere per l’imputato, in sede di giudizio abbreviato, la condanna a 20 anni. Ciò non ha impedito, però, ai legali di Meduri, avvocati Giuseppe Putortì e Maria Leonardo di inoltrare al gup istanza di arresti domiciliari in ragione delle gravi condizioni di salute del loro assistito. Il giudice Minutoli ha disposto una perizia medico legale al fine di accertare l’eventuale incompatibilità con il regime carcerario. All’esito degli accertamenti specialistici, condividen- Paolo Meduri do pienamente le argomentazioni della difesa, il gup ha sostituito la misura della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari. Ma la decisione adottata in “Crimine” non ha consentito a Meduri di lasciare il carcere, atteso che il Tribunale di sorveglianza reggino, in ragione del sopravvenuto titolo custodiale, aveva revocato la detenzione domiciliare già concessa a Meduri Paolo nell’ambito del processo “Ponte”. Pertanto analogo provvedimento di detenzione domiciliare veniva invocato dagli avvocati Giuseppe Putortì e Valeria Iaria anche al Tribunale di sorveglianza. L’avvocato Putortì evidenziava, pure in questa sede, come la scarcerazione e la concessione degli arresti domiciliari per gravi motivi di salute intervenuta in “Crimine” dovesse estendersi anche all’ambito del processo “Ponte”. Così anche il Tribunale di sorveglianza, accogliendo la richiesta difensiva, ha concesso a Paolo Meduri il beneficio della detenzione domiciliare.(p.t.) Domenica 11 dicembre la scuola primaria “G. Carducci” aprirà le porte al territorio per rendere visibile il percorso che l’Istituzione ha intrapreso già dallo scorso anno. Il “Carducci Day” è stato fortemente voluto dal dirigente scolastico Rina Pasqualina Manganaro e dai docenti della stessa scuola per dare visibilità alle logiche educative ed alle strategie metodologiche innovative adottate. La scuola sarà aperta dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 per consentire ai genitori di visionare laboratori, aule, uffici e servizi: sono operativi 3 laboratori multimediali, 1 cl@sse 2.0, 7 laboratori Lim, 1 laboratorio scientifico e 1 artistico, 1 cineforum, 1 biblioteca, 1 aula di videoconferenza, un cortile interno e una palestra che consentono di diversificare l’offerta formativa. All’iniziativa partecipano, tra gli altri, l’associazione pre-post accoglienza “L’Officina della Fantasia”, Libera e l’Accademia del tennis che si occuperanno di illustrare i loro servizi facendo animazione con i bambini che interverranno. Rina Pasqualina Manganaro Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011 43 Reggio Tirrenica . OPPIDO MAMERTINA Nel mirino dei Nas il reparto di lungodegenza con 20 posti letto RIZZICONI Domani giornata dedicata a Francesco Maria Inzitari Borse di studio nel nome Dopo l’ispezione dei carabinieri legalità e dell’antimafia l’Asp blocca i ricoveri all’ospedale della Funzione religiosa, tavola rotonda, e fiaccolata Si teme il trasferimento dei pazienti. Si mobilita il sindaco Barillaro Vincenzo Vaticano OPPIDO Che l’ispezione a carattere igienico-sanitario e strutturale eseguita, lunedì scorso, non preludesse nulla di buono per il locale nosocomio, lo si era intuito da qualche indiscrezione trapelata al termine del sopralluogo effettuato dai Nas in collaborazione con i colleghi del Nucleo operativo ecologico di Reggio e della locale stazione dei carabinieri. Nel pomeriggio dell’altro ieri, infatti, in base alle risultanze negative (in materia di igiene e sanità, sicurezza dei luoghi di lavoro e salubrità degli ambienti) evidenziate dal rapporto del nucleo antisofisticazione e sanità dell’Arma , è stato disposto da parte dell’Asp 5, il blocco dei ricoveri nel reparto di lungodegenza che dispone di 20 posti letto. A notificare il provvedimento al direttore sanitario dell’ospedale, dott.sssa Luisa Pandolfini, è stata la dott.ssa Anna Maria Rosato, capo dipartimento ospedaliero dell’Asp. La notizia si è sparsa subito in paese ridestando, com’era facilmente immaginabile, fondati timori che questo provvedimento, ritenuto estremamente pesante e penalizzante, possa determinare la definitiva chiusura dell’unico reparto ancora funzionante, e rappresentare, nel contempo, il “de profundis” per l’intero ospedale, con buona pace del diritto alla salute di migliaia di cittadini residenti in un comprensorio particolarmente disagiato e difficile dal punto di vista orografico. Un provvedimento, che rappresenta per la cittadina un’autentica doccia scozzese, dopo la recente, apprezzata ed incoraggiante decisione dell’Asp di attivare ad Oppido un Ppi h24 con due postazioni di 118: una di emergenza territoriale con ambulanza h24 medicalizzata (postazione mobile); l’altra di postazione fissa (Ppi). E, soprattutto, dopo la promessa dell’Azienda di provvedere alla ristrutturazione dei locali del piano terra per accogliere i pazienti del reparto di medicina di lungodegenza, in atto, ricoverati al primo piano. Gli amministratori comunali insieme ai cittadini, va rilevato, stanno seguendo con molta attenzione l’evolversi della vicenda. Una delegazione guidata dal sindaco Bruno Barillaro e dall’assessore provinciale (nonché consigliere comunale) Domenico Giannetta si incontrerà martedì prossimo con il direttore dell’Asp Rosanna Squillacioti per fare il punto sulla questione e trovare eventuali rimedi in grado di evitare situazioni irreversibili per la futura sorte dell’ospedale. Cercheranno, soprattutto, di scongiurare il paventato trasferimento dei pazienti in altri ospedali. Attilio Sergio RIZZICONI Il pronto soccorso dell’ospedale di Oppido L’assessore provinciale Giannetta con alcuni cittadini Domani, lunedì 5 dicembre, su iniziativa della Fondazione “Francesco Maria Inzitari onlus”, sotto lo slogan “In ricordo di Francesco”, in occasione del secondo anniversario dall’uccisione a colpi di pistola del giovane Francesco Maria Inzitari, si svolgeranno a Rizziconi tre momenti di riflessione: alle ore 16,30 sarà celebrata una Messa presso la “Casa Famiglia di Nazareth” di via Provinciale di Rizziconi; alle ore 17,30 tavola rotonda “In ricordo di Francesco” con la consegna delle borse di studio; seguirà una fiaccolata “Per dare vita alla tua vita” con partenza dalla Casa Famiglia Nazareth e conclusione in piazza Municipio. La fiaccolata oltre a ricordare Francesco, avrà il forte significato della lotta contro la criminalità organizzata. La giornata in programma domani, sarà una delle tante tappe che la Fondazione percorrerà per divulgare sempre di più dei percorsi di educazione alla cittadinanza attiva. Le borse di studio sono state istituite dalla Fondazione “Francesco Maria Inzitari Onlus”, e sono riservate alle tre scuole frequentate in vita dal giovane Inzitari, per i ragazzi della classe V delle elementari di Rizziconi, classi III della media “G. Casella” di Riz- La gigantografia di Francesco Maria Inzitari ziconi e classi V del liceo Scientifico “M. Guerrisi” di Cittanova. Le borse di studio verranno consegnate ai tre alunni che hanno svolto il tema più meritorio scelto da un’apposita commissione di docenti dello stesso istituto. Questa la traccia elaborata dalle V classi delle elementari di Rizziconi: “Famiglia, scuola, società: luoghi in cui è fondamentale rispettare regole e leggi. Racconta la tua esperienza”. La traccia per le III classi della media “G.Casella”: “È stupido essere giusti quando chi è ingiusto ottiene migliore giustizia”. Commenta la frase di Esiodo, poeta greco, anche alla luce delle tue esperienze quotidiane”. Ed infine la traccia elaborata dalle V classi del liceo scientifico “Michele Guerrisi” di Cittanova: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. Analizza questa frase di Giovanni Falcone e commenta i progressi della lotta alla criminalità organizzata. Esprimi la tua opinione su quanto è stato fatto e su quanto resta ancora da fare per vincere questa battaglia di civiltà”. PALMI Giro turistico del gruppo seniores “Alatel Telecom Italia” GIOIA TAURO La senatrice Giuliana Carlino ha inaugurato il circolo della Piana Visita guidata tra le bellezze e il patrimonio storico della città Italia dei Valori fa largo alle donne GIOIA TAURO. Italia dei Valori Ivan Pugliese PALMI Una visita a 360° tra le bellezze e ricchezze di Palmi per il numeroso gruppo seniores “Alatel Telecom Italia” in visita nel comune di Palmi. La prima tappa è stata la Casa della Cultura “Leonida Repaci”: un lungo ed intenso tour per il museo civico di Etnografia e Folklore “Corso”, riconosciuto dall’Unesco come il più importante del Mezzogiorno, la biblioteca comunale “Topa”, l’Antiquarium comunale “De Rosa”, i musei “Francesco Cilea e Nicola Manfroce”, la Gipsoteca “Guerrisi”, la pinacoteca “ Leonida ed Albertina Repaci”. Ad accoglierli l’ex consigliere Memmo Cogliandro e Pino Vincenzi che ha intrattenuto gli ospiti sul tema della Varia. Inoltre era presente la dirigente dell’area Cultura del comune di Palmi Mariarosa Garipoli che ha Il gruppo in visita a Palmi portato i saluti del commissario prefettizio Antonia Bellomo. Al seguito del gruppo Seniores Telecom Mommo Natale. La visita si è svolta prima nel museo di Etnografia e Folklore, con le maschere apotropaiche e con l’unica e importante collezione di conocchie, con la collezione di pastori di Seminara e Fiumefreddo e con le tantissime suppellettili che ricordano il passato e il folklore palmese, veramente pezzi unici che meritano di essere visti. La comitiva si è quindi recata in visita nella chiesa di San Fantino dove è stata celebrata una messa in ricordo di tutti i defunti e, a seguire, la guida Antonio Tedesco del movimento culturale “San Fantino” ha fatto conoscere e ripercorrere nel tempo l’importanza della chiesa, antichissimo sito e testimonianza del culto cristiano a Palmi, che ha rappresentato per moltissimi anni uno dei luoghi di culto più importanti per il popolo palmese. Al suo interno si trova la sacra cripta paleocristiana dove viene custodito il sepolcro di San Fantino, vescovo vissuto nel IV secolo. Infine qualche foto sulla spiaggia della Tonnara con lo scoglio dell’Ulivo a fare da sfondo. punta forte sulle donne. A Gioia, ieri è stata formalizzata la nascita di un circolo delle donne della Piana. «Siamo il frutto della nostra terra e abbiamo il dovere e il diritto di rimanere qui», questo il messaggio dell’iniziativa presentata alla stampa ieri mattina nella sala del consiglio comunale. Erano presenti la coordinatrice regionale delle donne Antonietta De Fazio, la senatrice Giuliana Carlino, il consigliere regionale e commissario regionale Giuseppe Giordano e il commissario regionale Enzo Tromba. Giordano ha presieduto l’incontro e ha espresso forte apprezzamento: «Sono giovani donne normali e preparate per una realtà che vive un momento di difficoltà straordinaria che dovrà vedere un autentico risorgimento morale». Per la De Fazio «se una donna fa politica, cambia la donna.. se più donne fanno politi- Giuseppe Giordano, la senatrice Carlino e le donne del circolo ca, queste cambieranno la politica». Il coordinamento sarà presieduto da Rossella Romeo, da Clementina Albanese e Maria Melini che nel loro intervento hanno spiegato il loro impegno nell’Idv inteso come al servizio delle generazioni future. Enzo Tromba ha fatto un’analisi generale e si è soffermato sulle democrazie compiute del Nord Europa, con una maggiore partecipazione delle donne nelle assisi importanti, auspicando in questo senso una inversione di tendenza nei nostri centri decisionali per contribuire a far SCILLA La cerimonia resa possibile da associazioni e gruppi di sub, tra cui un frate cappuccino che ha benedetto le statue sott’acqua La Natività che “parla” dal fondo del mare: è la prima volta in Calabria Tina Ferrera SCILLA È il primo presepe subacqueo della Calabria, quello che è stato collocato ieri mattina nei fondali antistanti il suggestivo lungomare di Scilla. La manifestazione di deposizione del presepe ha avuto due momenti importanti. Il primo, con la benedizione della Natività sulla spiaggia, da parte di don Francesco Cuzzocrea, parroco di Scilla, con la presenza di don Raffaele Melacarne, frate cappuccino, subacqueo, che insieme ad altri sub ha depositato in fondo al mare, a circa 6 metri di profondi- tà, le statue della Natività. Questo secondo momento, non visibile dai numerosi spettatori, presenti sulla spiaggia per l’occasione, ha visto la posa in questa grotta naturale del presepe con la benedizione e la recita del “Padre nostro”. L’iniziativa è nata dal desiderio di Francesco Pacienza di vedere realizzato nei fondali scillesi, ricchi di spugne, attinie e gorgonie dai colori vivaci, un’opera così suggestiva: la proposta cha trovato nell’assessore al Turismo, Santo Perina un concreto supporto perché il presepe potesse essere deposto. Le statue di ceramica, rivestite di un materiale protettivo, I sub poco prima di immergersi sotto la rupe di Scilla per collocare il presepe e dopo la posa delle statue: è il primo esempio in Calabria crescere sia il partito che la società con le loro competenze professionali e l’alto senso della morale. «È necessario dunque – ha concluso Tromba – creare un meccanismo che possa promuovere una presenza necessaria nei consessi elettivi». Le conclusioni sono state affidate alla senatrice Carlino: «Nell’agenda politica di Italia dei Valori la questione femminile rappresenta una priorità e si tratta di un’esaltante azione che va nella direzione della realizzazione dell’unità tra le donne d’Europa, da realizzarsi attraverso l’estensione delle migliori leggi europee. Il riconoscimento del ruolo culturale e sociale paritario della donna non sarà mai conseguenza automatica di un pacchetto di innovazioni legislative, ma deve ad esse preesistere». Si è detta disponibile ad ogni azione istituzionale per il supporto del coordinamento.(a.n) sono state realizzate grazie alla famiglia Rovere. La manifestazione si è svolta in sinergia con il diving “Un tuffo nel blu”, l’associazione “Chianalea” e il Consorzio turistico Scilla. Presenti anche gli assessori comunali, Giuseppe Bova e Loredana Delorenzo e il comandante della Guardia costiera, Fontana. La targa deposta nei fondali è stata voluta dai subacquei calabresi. Gli appassionati che vi si recheranno, potranno leggere: «I subacquei calabresi e gli amici di “Un tuffo nel blu” posero a protezione dei fondali e dei suoi visitatori». Saranno proprio i sub che prenderanno in custodia la Natività per le opere di manutenzione. Un’ iniziativa culturale e religiosa che contribuisce ad impreziosire i ricchi fondali scillesi. Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011 45 Reggio Ionica . SIDERNO Il primo cittadino finito in carcere nell’ambito dell’operazione “Recupero” Figliomeni ottiene lo “stralcio” l’ex sindaco a processo a Locri Il giudizio immediato avrà inizio davanti al Tribunale il 22 febbraio Rocco Muscari LOCRI Ha chiesto ed ottenuto il giudizio immediato Alessandro Figliomeni, l’ex sindaco di Siderno, sottoposto alla misura cautelare in carcere nell’ambito del procedimento penale denominato “Recupero” o “Bene Comune”. L’udienza è fissata davanti al Tribunale di Locri, sezione penale, per il 22 febbraio del prossimo anno. Alessandro Figliomeni, 57 anni, attraverso i propri legali di fiducia, avvocati Michele Vaira e Paola Balducci, ha scelto di essere giudicato da solo e perciò ha presentato un’istanza al gip di Reggio Calabria, giudice Adriana Trapani, rinunciando all’udienza preliminare prevista per domani mattina a carico dei 70 indagati dalla Distrettuale antimafia, in particolare dal pm Antonio De Bernardo, titolare dell’inchiesta contro alcuni presunti appartenenti alle consorterie della ‘ndrangheta confederate alla “cosca madre” dei Commisso di Siderno. L’ex sindaco si trova attualmente recluso presso la casa circondariale di Parma, dove è giunto a seguito della convalida del fermo, eseguito il 14 dicembre del 2010, e conseguente disposizione della misura custodiale in carcere, come richiesto dal pm De Bernardo. Dalle risultanze investigati- Gli avvocati Maio e Mammoliti e il pm De Bernardo ascoltano la lettura della sentenza PROCESSO CORDÌ I difensori sull’assoluzione di Panetta «In carcere per prove incosistenti adesso Antonio può tornare a vivere» Alessandro Figliomeni è in carcere da quasi un anno: è stato arrestato il 14 dicembre 2010 Il gip Adriana Trapani ve, la Distrettuale reggina ha ipotizzato un ruolo di vertice a carico di Figliomeni, ritenuto la “longa manus” della cosca Commisso nelle istituzioni locali, tanto da essere considerato uomo politico di riferimento per il sodalizio criminale a Siderno ed a livello regionale, promuovendo anche in tale veste gli interessi della cosca e favorendo anche nell’adozione di specifici provvedimenti, personaggi intranei o vicini al sodalizio. L’ex amministratore, secondo gli investigatori, avrebbe ricoperto un ruolo apicale all’interno del sodalizio criminale si- CARAFFA DEL BIANCO Denunciati due allevatori di Africo Le deiezioni di centinaia di maiali finivano scaricate in una fiumara ROCCELLA. Il greto di una delle più grandi fiumare della Locride, detta “La Verde”, trasformato in una cloaca a cielo aperto. È quanto hanno scoperto gli agenti del Corpo forestale dello Stato di Brancaleone e Locri. Per due fratelli di Africo è scattata la denuncia. Stando a quanto è stato accertato, migliaia di litri di deiezioni maleodoranti provenienti da un allevamento industriale di maiali venivano scaricati in maniera del tutto illegale nel greto del corso d’acqua. Nel corso del tempo, quindi, si era creata un’ampia laguna sotto uno dei ponti che attraversano la fiumara, dalla quale uscivano odori nauseabondi. Il massiccio intervento degli agenti del Cfs ha interessato un complesso aziendale di notevoli dimensioni in località “Chiuse-Distoli”, di Caraffa del Bianco, che si estende per circa 6.000 metri quadrati, di cui circa 1.200 occupati da un capannone industriale, all’interno del quale, in 44 box, sono allevati in maniera intensiva poco più di 300 maiali, del valore di circa 250 mila euro. Un’attività industriale a tutti gli effetti, dalla quale derivano specifici obblighi di legge in tema di gestione dei rifiuti, in primis delle deiezioni degli animali. Nulla di tutto questo, secondo gli agenti del Cfs. Gli agenti hanno constatato che lo smaltimento delle deiezioni, che la vigente normativa in- Il “lago” di liquami maleodoranti dernese rivestendo la carica di “santista”. Per questi motivi l’ipotesi di reato contestata a Figliomeni è quella di appartenere a un’associazione per delinquere di tipo mafioso, operante nel territorio ricadente nel comune di Siderno e zone limitrofe, nonché oltre i confini nazionali, specificatamente in Canada nella città di Toronto. Figliomeni, ex forzista passato nell’Mpa, ha guidato la città sino al marzo del 2010, quando decise di candidarsi alle elezioni regionali nella lista “Autonomia e diritti con Loiero presidente”, ottenendo quasi 1400 voti ma non lo scranno. quadra come rifiuti, si verificava senza alcun rispetto delle norme. I box dove sono allevati gli animali venivano sistematicamente puliti con getti d’acqua corrente. L’imponente quantità di liquame che ne derivava, senza alcun trattamento, si riversava direttamente nel greto del “La Verde” attraverso un ingegnoso sistema di condotte, in parte nascoste e altre a cielo aperto. Ciò consentiva ai due proprietari di trarre un notevole profitto economico viste le spese non sostenute per il regolare smaltimento. Quindi il conduttore e il titolare dell’allevamento, due fratelli di Africo, G.M., 30 anni, e B.M., 36, sono stati denunciati alla Procura di Locri. Le condotte di smaltimento e l’area invasa dai liquami sono state sottoposte a sequestro. I controlli hanno anche riguardato le modalità di allevamento dei maiali destinati al consumo umano, in modo da acertare eventuali illeciti di tipo agroalimentare.(a.l.). LOCRI. «Ci auguriamo che con l’assoluzione il capitolo dell’omicidio di Salvatore Cordì, riguardo ad Antonio Panetta, possa dirsi concluso in maniera tale da consentire al giovane di rifarsi una vita nella legalità, come il nostro assistito aveva iniziato nel 2005, quando si era recato in Romagna per lavorare». È quanto dichiarato dagli avvocati Luca Maio e Giuseppe Mammoliti dopo la sentenza della Corte d’assise di Locri, che lo scorso 30 novembre ha assolto il 34enne insieme ad Antonio Martino, rilevando «contraddittorietà della prova a loro carico», condannando all’ergastolo quale esecutore materiale del delitto, Michele Curciarello. I due penalisti di Locri sottolineano: «La sentenza di assoluzione di Panetta per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, e per l’omicidio di Salvatore Cordì, ha dato ulteriore conferma che la ricostruzione fatta dall’accusa si fondava su un dato sbagliato, quello di un ruolo del nostro assistito nell’ambito dell’azione delittuosa e nella consorteria Cataldo”. Il teorema degli inquirenti – proseguono gli avvocati Maio e Mammoliti – si fondava esclusivamente su una convinzione suggestiva, che il rumore captato sul cellulare di Domenico Zucco, al progressivo 659, fosse uno dei due colpi d’arma da fuoco sparati contro la vittima». «Un convincimento – affer- Antonio Panetta GROTTERIA Il 57enne alla Maratona più prestigiosa del mondo Grande Bruzzese a New York: miglior tempo tra tutti i calabresi Vincenzo Cataldo GERACE Ulteriore affermazione, alla maratona di New York, per il grotterese Isidoro Bruzzese, 57 anni. Sul palcoscenico più prestigioso del mondo, l’indistruttibile podista di Grotteria, ha corso con il tricolore sul petto attraverso i cinque distretti della Grande Mela, 42 km e 195 metri resi ancora più ardui dalle numerose e ripide salite. La 42. edizione della celeberrima competizione, è partita con oltre 47.000 iscritti. Quest’anno, gli italiani presenti erano circa 4.000, il gruppo straniero più numeroso tra le 23 na- Isidoro Bruzzese a New York LOCRI Affollatissimo meeting annuale della Pastorale Giovanile. Il tema: sessualità e morale cristiana non sono incompatibili I ragazzi, la Chiesa e l’amore: il coraggio di scegliere Antonio Condò LOCRI “Cuori controcorrente” era il tema del meeting autunnale dei giovani che ogni anno viene proposto dall’Ufficio di Pastorale Giovanile. Quest’anno l’appuntamento è stato ospitato dal Centro Salesiani di Locri e ha visto confluire nella cittadina jonica tantissimi giovani provenienti dalle varie parrocchie della Diocesi, per ritrovarsi tutti insieme accomunati nella preghiera e nelle testimonianze. Il tema del meeting d’autunno proposto dal vescovo mons. Giuseppe Fiorini Morosini, è stato “l’amore”, sentimento da vivere quasi in controtendenza. L’educazione affettivo-relazionale e sessuale” giovanile, inteso come percorso che conduce all’amore, rappresenta, infatti, il tema dominante del programma annuale della Pastorale Giovanile Diocesana che intende anche sfatare il luogo comune secondo cui la Chiesa e la morale cristiana sarebbero contrarie all’amore e alla sessualità. Non a caso il presule, introducendo i lavori, ha evidenziato come vi sia un’errata interpretazione della posizione della Chiesa su certi temi tanto che, da questa, vi è la tendenza ad allontanarsi. Estremamente coinvolgente la relazione tenuta da Gigi Avanti, laureato in Teologia alla Gregoriana di Roma, consulente familiare e docente di religione, membro, con sua moglie Maria, della Consulta per la famiglia della Cei. Molti gli stimoli al dialogo proposti dal relatore in merito agli aspet- Il foltissimo pubblico intervenuto al centro salesiano e l’intervento di Gigi Avanti ti educativo-evolutivi dell’amore nella concezione cristiana. Lapidario il concetto secondo il quale «la vita dipende da due o tre sì o da due o tre no pronunciati dai quindici ai vent’anni. Sì a Dio, no all’Io. Sì a Gesù, no a Satana. Sì all’amore, no all’amor proprio». Altrettanto lapidario – ha aggiunto – un imperativo categorico: mai farsi vincere, condi- mano ancora i legali – non suffragato da alcun elemento di riscontro tecnico, tanto che, anche grazie ai nostri consulenti ingegnere Sergio Lupis e professor Antonio Federico, la difesa è riuscita a far emergere la verità su una vicenda paradossale, che ha tenuto banco per circa sei anni e che ha visto la Procura, nonostante i numerosi verdetti negativi, continuare a insistere su una linea accusatoria che si è dimostrata perdente sin dall’inizio». A tal proposito i legali richiamano alla riqualificazione dei ruoli dei protagonisti della vicenda giudiziaria, che dall’operazione “Dead 659” del novembre 2005 a quella “Pioggia” del dicembre 2008, ha rideterminato la strategia dell’accusa. Circostanza che, secondo i penalisti locresi, sarebbe da ricondurre «all’assenza di qualsivoglia elemento indiziario che potesse ritenere Panetta responsabile dei gravissimi reati che gli venivano contestati».(r.m.) zionare, e quindi trascinare dalla collera, dalla gioia euforica, dalla tristezza, dalla paura e dai vari istinti. È necessario che i giovani imparino a cavalcare l’onda del “facile trasporto” perché usando la volontà possono ritrovarsi più forti dell’istinto. Già, la volontà, ovvero quella prerogativa, quella dote che può incoraggiare i giovani a non temere ciò che li cruccia o li impaurisce, a guardare in faccia ciò che li affligge: un modo per prendere atto delle loro fragilità e, conseguenzialmente, per capire quali siano i modi per vincerle, superarle. Durante l’incontro si è discusso di come andare “controcorrente”, di come i giovane possano vincere la sfida moderna che “invita” alla commercializzazione dell’amore e al sesso facile. Uno dei metodi migliori per raggiungere l’obiettivo è, senza dubbio, la riscoperta e la valorizzazione di un sentimento che il consumismo pare abbia zioni rappresentate. Isidoro ottenuto il miglior risultato assoluto tra tutti i calabresi presenti, con un tempo che gli ha valso il 2152. posto in classifica generale ed il 23. assoluto nella categoria m. 56, oltre al 182. piazzamento tra gli italiani, equivalente a un incredibile 2. posto nazionale di categoria. Di questo atleta reggino, ormai abituato a cimentarsi in questa durissima disciplina, va ricordato che da diversi anni occupa il podio delle competizioni nazionali riservate alle polizie municipali ed ai dipendenti degli enti locali, essendosi laureato, in diverse circostanze, campione italiano della sua categoria. fatto smarrire. Ecco, dunque, alcune linee guida: amore consapevole, razionale, da distinguere nettamente dall’innamoramento, dalla “cotta” o dalla passione irrazionale ed involontaria, dall’attrazione fisica. Forte il monito lanciato dai relatori ai giovani perché, abituati ormai all’avere, vengano educati anche ad intendere l’amore, come sacrificio, come “prova” di difficoltà e di coraggio di compiere scelte consapevoli. Avanti ha letteralmente affascinato e coinvolto i giovani che successivamente, riunitisi in gruppi di lavoro, hanno a loro volta discusso della varie sfaccettature che il tema presenta. Un ulteriore confronto, moderato dal salesiano don Mario Del Piano, con Giovanni Avanti, fa fornito tante indicazioni utili per capire come non fare scelte sbagliate, come un uomo e una donna possano iniziare il giusto percorso animati da un sentimento che li accompagnerà per tutta la vita, prendendoli per mano. Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011 33 Cronaca di Catanzaro Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel 0961.723010 / Fax 0961.723012 [email protected] Concessionaria: Publikompass S.p.A. Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel. 0961.724090 / Fax 0961.744317 [email protected] Scuola di magistratura Si presenta il comitato Si presenta domani, alle 11.30 al Comune il comitato “Per la scuola della magistratura a Catanzaro” . Si addensano una montagna di problemi (oltre che di rifiuti) sul sito di smaltimento che potrebbe non riaprire in tempi brevi IMMONDIZIA Raccolte ben 240 tonnellate La società Enerambiente ha presentato istanza di fallimento al Tribunale di Venezia e conferite a Pianopoli to ciò si aggiunge il problema Discarica di Alli, in forse l’ampliamento Giuseppe Mercurio Montagne di rifiuti e un mare di problemi. Ad Alli e dintorni si è creato una sorta di “mostro giuridico” che si trascina un carico di rischi ed incognite. Se, infatti, il contratto con Enertech per la gestione della discarica è stato rescisso dall’ufficio del commissario per l’emergenza rifiuti, i rapporti sono ancora “intatti” con un’altra società, la Enerambiente, “attenzionata” dalla Procura della Repubblica nell’ambito dell’inchiesta che ne ha portato in carcere i massimi rappresentanti. In particolare, Enerambiente si è aggiudicata nei mesi scorsi la gara d’appalto per l’ampliamento della discarica, i cui lavori sono tuttora in corso. E proprio su quest’aspetto sono adesso puntati i riflettori degli inquirenti in quanto proprio la società Enerambiente ha presentato al Tribunale di Venezia una istanza di fallimento che dovrà essere discussa nell’udienza del 12 gennaio prossimo. Da qui la “consueta” domanda che sorge spontanea: come fa Enerambiente a terminare i lavori di ampliamento della discarica di Alli se ha già presentato La discarica di Alli che è finita nell’inchiesta della Procura della Repubblica l’istanza di fallimento? E ancora: che fine farà la gara d’appalto bandita dall’ufficio del Commissario delegato per l’emergenza ambientale vinta dalla Enerambiente? E soprattutto: quanto tempo dovrà passare ancora perchè terminino i lavori dell’ampliamento della discarica in modo da poterne consentire un pieno utilizzo? Anche perchè, a questo punto, bisognerebbe rescindere il contratto in essere con la Enerambiente in quanto è stata avviata una procedura di fallimento, indire una nuova gara d’appalto e, dopo l’aggiudicazione, far proseguire i lavori sino al loro termine. Tempi molto lunghi, quindi. Le incognite che incombono sull’ampliamento della discarica di Alli sono legate anche a un altro aspetto importante. Il 31 dicembre 2011 scade il commissariamento del settore ambientale da parte del Consiglio dei Ministri. A questo punto si dovrà decidere se le competenze dovranno ritornare alla Regione Calabria o se l’emergenza non è finita e, di conseguenza, prorogare lo stato di emergenza nel settore. Passaggio importante per decidere il soggetto che dovrà mettere mano ai problemi ampliamento e gestione. Come se ciò non bastasse, a tut- dell’utilizzo del sito che, almeno per il momento, rimane sotto sequestro giudiziario e affidato a un custode, dopo il sequestro preventivo disposto dal gip del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica. Nei giorni scorsi il legale della Enertech, la società che aveva in gestione la discarica, ha presentata un’istanza di dissequestro dell’impianto al tribunale del riesame, il quale ancora deve decidere in merito. Proprio nelle scorse ore il Pm che sta conducendo l’inchiesta, Carlo Villani, e il custode giudiziario nominato dal gip, l'ingegnere Stefano Colosimo, hanno fatto il punto della situazione, anche perché all'interno della discarica permangono i rischi ambientali e una situazione di rischio segnala anche dalla “Enertech” in relazione a una frana generatasi sulla sponda esterna della discarica, che potrebbe far confluire nuovo percolato nel fiume Alli e, di conseguenza, in mare. Insomma, una vicenda che si complica sempre di più ogni giorno che passa e che, ormai, sembra avere tempi lunghi per la risoluzione. L’EX ASSESSORE IACONANTONIO DIFENDE A SPADA TRATTA L’AMMINISTRAZIONE OLIVO: «HA OPERATO CON SAGGEZZA» Scalzo: ora occorre solamente potenziare la differenziata «Proprio in un momento di estrema emergenza e difficoltà si sarebbe dovuta potenziare la raccolta differenziata, perché aumentarla significa, logicamente, decrementare l'indifferenziata che è poi il rifiuto che finisce nelle discariche portandole alla saturazione». Lo ha affermato il capogruppo del Pd al Consiglio comunale, Salvatore Scalzo, criticando le scelte del sindaco Michele Traversa sulla gestione dell’emergenza rifiuti. «In un momento dove la discarica di Alli è chiusa e posta sotto sequestro e tutte le altre discariche ai limiti della saturazione, sarebbe quanto mai opportuno – secondo Scalzo – stimolare la raccolta differenziata. Difatti se i cit- tadini catanzaresi cominciano ad operare la selezione dei rifiuti riciclabili (carta, vetro, plastica ecc.) invece di gettarli nei sacchetti dell'indifferenziata insieme a tutti gli altri rifiuti, si risparmierebbero diverse tonnellate da smaltire in discarica». Ma c’è dell’altro. «Nell'impianto di Alli, posto sotto sequestro per le note vicende giudiziarie, i cittadini devono sapere che sono presenti, oltre alla discarica, degli impianti deputati al compostaggio dell'umido e della frazione organica» che, per Scalzo, «potrebbero, in via straordinaria, essere utilizzati per lavorare l'umido, sempre nella logica di decrementare quelle 200 tonnellate di rifiuto indifferenziato che deve essere smaltito Salvatore Scalzo Domenico Ianonantonio ogni giorno a Pianopoli. Pertanto, il sindaco di Catanzaro dovrebbe, di concerto con i principali amministratori dell'hinterland, il Commissario Straordinario e la magistratura, chiedere la possibilità di utilizzare gli impianti di lavorazione della frazione organica di Alli in grado, secondo piano, di lavorare sino a 100 tonnellate di rifiuto organico al giorno». Sull’emergenza rifiuti è anche intervenuto l’ex assessore all’Ambiente Domenico Iaconantonio, il quale ha evidenziato che «l’Amministrazione, da quando si è insediata l’autorità commissariale, ha un’inconsistente agibilità. Il sindaco Traversa può fare sulla vicenda quanto poteva fare Olivo. I commissari hanno provveduto, con autonome ordinanze, a stabilire chi, per quanto tempo e per quante tonnellate poteva conferire nella discarica di Alli. La verità, per come anche il sindaco Traversa ha scritto sulla stampa, è che alla data di avvicendamento dell’Amministrazione, la discarica di Alli aveva capienza sino al 2014/15. Ora, ritengo, salvo che in questi sei mesi di giunta Traversa siano avvenute cose non da me conosciute, che non è possibile conferire rifiuti ad Alli non per mancanza di capienza, ma perché la discarica è chiusa per le note vicende. La verità è che l’Amministrazione Olivo, anche per questo settore ha operato con grande saggezza e lungimiranza».(g.m.) Ieri sono state «raccolte e conferite nella discarica di Pianopoli ben 240 tonnellate di Rsu: il massimo quantitativo quotidiano consentito dopo l'autorizzazione accordata dal Commissario per l’emergenza rifiuti, questore Vincenzo Speranza, per consentire al capoluogo di uscire dall’emergenza». Lo rende noto un comunicato del sindaco Michele Traversa. «Continua senza sosta – si legge nella nota – l’operazione straordinaria di pulizia della città, che vede impegnata una task force che da tre giorni è al lavoro per lo smaltimento dei rifiuti accumulati per le strade a causa della chiusura della discarica di Alli. L’operazione continuerà senza sosta finché la città non sarà completamente ripulita, sfruttando anche la possibilità di conferire in discarica la domenica fino alle ore 13, come richiesto dal sindaco Traversa al commissario». Anche oggi, dunque, «le squadre di "Aimeri" e "Ambiente & Servizi" saranno regolarmente al lavoro. È stato lo stesso sindaco, insieme all’assessore comunale all’Ambiente Franco Nania, a programmare il piano di interventi con il quale si sta aggredendo il territorio, eliminando i sacchetti di immondizia accumulati anche fuori dai cassonetti e raccogliendo quantità consistenti di ingombranti. Se l’operazione proseguirà senza intoppi, entro una settimana si riuscirà a riportare la situazione alla normalità: eliminati i rifiuti accumulati, si potrà infatti smaltire senza difficoltà la quantità di Rsu prodotta giornalmente dalla città, attualmente di circa 140 tonnellate al giorno, anche tenendo conto di un aumento della produzione nel periodo delle festività natalizie. Superata l’emergenza – conclude la nota – si procederà a bonificare e disinfettare le piattaforme e i cassonetti, sostituendo quelli danneggiati, e soprattutto ci si concentrerà sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ingombranti e Raee».(g.m.) Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 34 Cronaca di Cosenza . L’INTERVISTA Il procuratore capo di Castrovillari, Franco Giacomantonio, denuncia l’omertà che finisce per irrobustire la malavita organizzata «Il silenzio e la paura foraggiano la criminalità» L’appello: la magistratura deve recuperare autorevolezza per riconquistare la fiducia dei cittadini Attilio Sabato Se venissero tenute in debita considerazione le peculiarità di un territorio, a nessuno, forse, verrebbe in mente di mettere il “lucchetto” ai tribunali di provincia. Si obietterà: siamo in piena crisi economica, le casse dello Stato sono vuote e da qualche parte bisognerà pur tagliare per recuperare risorse. D’accordo. Possibile, però, che nell’elenco delle “sforbiciate” necessarie ci finiscano anche i presidi di giustizia? Che non si trovi di meglio e di più redditizio da eliminare che i palazzi di giustizia periferici? Domanda legittima: è conveniente mettere mano nella filiera della legalità? In una terra, poi, come la Calabria dove c’è sete di giustizia? Evidentemente chi “manovra” questa macchina complessa, non conosce a fondo questo lembo di terra, attraversato da forti fibrillazioni e non tutte, purtroppo, edificanti. Rimescolare le carte quaggiù, vuol dire lanciare l’ennesimo segnale destabilizzante. La tesi è del Procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio che da tempo sente “puzza di bruciato”. « Non condivido. Se ciò dovesse concretizzarsi, sarebbe una jattura per l’intero territorio. Penso ai disagi a cui andranno incontro i cittadini». Questa è un’area che di tranquillo ha davvero poco. Basta dare un’occhiata alle cronache dell’ultimo periodo. «Sette omicidi in tre anni e mezzo dicono che siamo in presenza di gruppi criminali che non scherzano. La Sibaritide, per esempio, è territorio assai complesso, che presenta dinamiche criminali preoccupanti». Una delinquenza organizzata pervasiva e feroce a giudicare dai fatti di sangue. «Purtroppo protetta anche dalla società civile». Comportamenti omissivi? « Nessuno vede e sente niente. L’omertà è spaventosa. Questo è un dato allarmante. Non è però un “esclusiva” di questo pezzo di Calabria. Ho trent’anni di carriera sulle spalle e non mi è mai capitato di trovare gente disposta a collaborare spontaneamente». Il silenzio è d’oro. «Pare proprio di sì». Neanche per i piccoli reati? «Neanche quest’ultimi sfuggono alla regola. Pensi al cosiddetto “cavallo di ritorno”, la gente non si rivolge alla forze dell’ordine per denunciare il furto dell’auto, preferisce percorrere altre strade». Capita, magari, di ritrovarla “casualmente”. «Proprio così. Spesso ci raccontano, guarda caso, di aver individuato l’automobile durante una passeggiata lungo sentieri meno battuti». Quando si dice la fortuna! «Esattamente. La famosa dea bendata è componente fondamentale». Sarà anche un problema legato alla fiducia. «Certamente. I cittadini l’hanno persa e allora preferiscono contrattare il prezzo». Non solo per queste “piccolezze”. «L’elenco, purtroppo, è lunghissimo». Tocchiamo un altro punto. «Le potrei parlare dell’aumento spropositato delle false testimonianze, delle dichiarazioni mendacià.». La gravità c’è tutta. «Non è una bella cosa per l’istituzione». Non si può, però, buttare Il personaggio Il procuratore capo di Castrovillari Franco Giacomantonio è nato 69 anni fa a Cosenza. In magistratura dal 27 maggio del 1977 si è sempre distinto nelle sue funzioni per il rigore e lo scrupolo con cui ha sempre trattato i suoi fascicoli meritandosi la stima dei colleghi, degli avvocati e degli stessi cittadini-utenti della giustizia. Da giovane sotituto procuratore della Repubblica a Rossano ha coordinato inchiestesulla prima storica organizzazione mafiosa che controllava la Sibaritide ed era capeggiata dallo storico mammasantissima, Giuseppe Cirillo. Dopo una parentesi in Corte d’appello, Giacomantonio è stato nominato procuratore aggiunto a Cosenza dov’è rimasto in carica fino al 2009 (assumendo anche le funzioni di capo tra la collocazione a riposo di alfredo Serafini e la nomina di Dario Granieri) anno di investitura ufficiale alla guida della Procura di Castrovillari. Il procuratore Franco Giacomantonio (al centro in abito grigio) sul luogo dell’agguato a Gaetano De Marco la croce addosso solo ai cittadini. «No, è una questione di autorevolezza che dobbiamo riconquistare». Dopo il ciclone di questi giorni, c’è tanto lavoro da fare. «Non entro nel merito della questione. Mi lasci dire, però, che se i fatti contestati venissero provati, sarà dura». In che senso? «C’è il rischio di sprofondare in baratro». Altra colpo alla fiducia. «È chiaro. Ma aspettiamo per capire meglio che cosa è successo. Il tempo ci dirà». L’impatto, però, è tremendo. «Veda, non voglio dare giudizi. Il bene e il male sono ovunque, così come l’onestà e la disonestà». Lei è a capo di una Procura di frontiera, come si dice spesso in riferimento agli Uffici periferici. Ci pare di capi- re che anche qui le lamentele non mancano. «Grazie a Dio siamo messi bene». Nel senso che funziona tutto alla perfezione? « No, no, mi riferivo alle rivendicazioni». Che, quindi, non mancano. «Basta scegliere da dove iniziare». Ha facoltà di decidere. «Partiamo dal palazzo. Sono anni che dicono: presto avremo il nuovo tribunale. Vuole sapere come la penso? ». Assolutamente sì. «Trattasi di lavori pubblici». Quindi? «I tempi sono biblici». Sfiducia a piene mani. «Aspetto di essere smentito, mah!». Veniamo alle “cose” della giustizia, alla fase della quotidianità. «Risparmiamo la carta, se è questo che vuole sapere». Non è una novità. «Appunto. Il materiale di can- celleria è merce rara, fatichiamo e non poco a reperirla». Inutile parlare di uomini. «Ecco. Sorvoliamo. Questo, però, non vuol dire che ci fasciamo la testa. Il nostro Ufficio lavora e, credo, anche bene». Problemi logistici a parte. «C’è grande senso di responsabilità». Non è poco in una stagione delicata come questa. Gazzetta del Sud Domenica 4 Dicembre 2011 43 Cosenza - Provincia . CETRARO Unanime appello di istituzioni e forze politiche dopo l’intimidazione al consigliere Pascarelli Subito il Comitato sull’ordine pubblico Il Consiglio: il fenomeno malavitoso è una grave emergenza sociale Tiziana Ruffo CETRARO Indignazione dei gruppi consiliari, delle forze politiche, dell’amministrazione comunale per l’intimidazione perpetratao ai danni del consigliere comunale Franco Pascarelli, dirigente del Partito socialista italiano. L’incendio dell’auto della moglie del consigliere rappresenta un attacco alle istituzioni che intendono prospettare al Prefetto la necessità di convocare a Cetraro il Comitato dell’ordine e della sicurezza pubblica e valutare, insieme allo stesso Consiglio, le iniziative da intraprendere per restituire serenità ai cittadini e debellare il fenomeno malavitoso che continua a rappresentare una grave emergenza per la cittadina tirrenica. Il Consiglio, l’Amministrazione e le forze politiche, si legge in una nota, «all’unanimità, ed in una riunione molto partecipata, profondamente indignati per il vile atto intimidatorio perpetrato ai danni del consigliere comunale, con delega all’Igiene ambientale Franco Pascarelli, ribadiscono senza mezzi termini che l’azione di civiltà, di rispetto delle regole e di diffusione della cultura della legalità procederà speditamente con l’obiettivo di costruire una La Prefettura chiamata in causa Palazzo del Trono, sede municipale Una recente seduta del consiglio comunale comunità solidale in cui i cittadini possano vivere sereni ed in piena agibilità democratica». Nel sottolineare la piena e convinta solidarietà al consigliere Pascarelli, le forze politiche ed i gruppi consiliari si sentono direttamente colpiti in quanto l’azione di servizio da lui portata avanti costituisce un tassello del lavoro corale che si sta portando avanti per la crescita morale e civile della città. Saranno messe in campo iniziative e percorsi utili ad emarginare comportamenti delinquenziali ed a creare un clima di civile convivenza nel pieno rispetto delle regole. «Si auspica – continua la nota che le forze dell’ordine procedano con efficacia ed urgenza per colpire i malfattori. Data la gravità dell’episodio intimidatorio, che fa seguito ad altri atti consumati negli ultimi tempi, si chiede al Prefetto di convocare con urgenza a Cetraro una seduta straordinaria del Comitato dell’ordine e della sicurezza pubblica con la finalità di trasmettere fiducia ai cittadini e di affermare la piena sovranità dello Stato nel nostro territorio che sta compiendo gli sforzi necessari per promuovere crescita e sviluppo con i riflettori puntati sul futuro delle nuove generazioni». SAN MARCO ARGENTANO L’ennesimo “invito” del Pd a conclusione dell’ultima assemblea cittadina «Meglio che la Giunta Termine stacchi la spina» Alessandro Amodio SAN MARCO ARGENTANO «Staccate le spina!». È l’ultimo monito del Pd a quel che resta della Giunta Termine dopo l'ennesimo consiglio comunale animato più dalle divisioni interne della maggioranza che dai contenuti politici e programmatici. Eppure da discutere e decidere c'era tanto, visto che s’è proceduto alla votazione sui progetti Pisl (Piani integrati sviluppo locale). «Anche questa volta – tuonano i “Democrat” – la maggioranza comunale, piuttosto che favorire una sana e costruttiva discussione tra le varie forze politiche presenti in Consiglio, ha preferito render- Il Municipio, teatro dell’acceso confronto politico in atto si protagonista manifestando pubblicamente le tante contrapposizioni interne, il tutto con l'ingiustificabile assenza del sindaco in trasferta all'estero. È purtroppo allarmante evidenziare che dopo oltre tre mesi di lavoro e discussione sui Pisl, per di più in calendario da oltre un anno, tra i membri di maggioranza (in assoluta autonomia e senza il doveroso confronto con le forze di minoranza) non si sia riuscito a trovare la sintesi e la coesione necessaria per affrontare degnamente un consiglio comunale, riproponendo in questa sede l'ennesima triste scena dei distinguo e delle precisazioni manifestate da alcuni membri». Piazza Ferrante, nel centro storico BONIFATI Una settimana di rodaggio Raccolta differenziata Qualche disfunzione ma il servizio procede Alessia Antonucci BONIFATI La raccolta differenziata, a quasi una settimana dalla sua entrata in vigore, mostra ingranaggi ancora non del tutto oleati, specie per il servizio “porta a porta” attivo nel centro urbano di Cittadella del Capo, per poi estendersi a Bonifati e a Torrevecchia. Una fase di rodaggio che gli esperti dichiarano tuttavia “necessaria e comprensibile” sia per gli addetti ai lavori, nello specifico i dipendenti della “Geo Ambiente srl” a cui è stata affidata la gestione, sia per la cittadinanza, chiamata a una svolta dalle importanti ripercussioni sull’ambiente e l’inquinamento. I disguidi sono sorti in particolare per le etichette presenti sui quattro mastelli colorati, forniti ai residenti in comodato d’uso, su cui sono riportate informazioni non conformi ai giorni e agli orari di conferimento inerenti il Comune. Molti utenti, facendo riferimento a quanto scritto sui contenitori, infatti, hanno messo sull’uscio di casa quelli sbagliati, ma i dipendenti della ditta siciliana, seguendo le indicazioni di smaltimento, li hanno lasciati intatti con tutto il loro contenuto, come a dire, “rimandato al destinatario”. La situazione è stata segnalata in modo informale alla “Geo ambiente srl” che sta provvedendo a rimuovere gli adesivi errati e a stampare quelli corretti, da apporre presto sui mastelli. La confusione si poteva ovviare seguendo il calendario illustrato e descritto nel depliant informativo a firma del sindaco, Antonio Mollo, che ribadisce la sua diffusione capillare, se non fosse che numerosi utenti dichiarino di non averlo affatto ricevuto. Scoperto l’arcano, l’aspetto adesso è di facile risoluzione: basta infatti recarsi al punto di front office, nella delegazione comunale di Cittadella del Capo, aperto da lunedì a sabato, dalle ore 9 alle 13, per richiedere il depliant e segnalare eventuali disfunzioni. Tra queste compaiono la mancata consegna ad alcuni nuclei familiari sia delle buste biodegradabili che dei mastelli, e dei bidoni carrellati da 120 litri o 240 in comodato d’uso ancora da fornire agli esercizi commerciali che, per il momento, stanno conferendo i rifiuti negli appositi cassonetti colorati, posti lungo le strade, ma a quanto pare la ditta rimedierà quanto prima. BONIFATI SCALEA Obiettivo: l’assistenza e la tutela delle persone che hanno problemi alla vista Installati in svariate zone della città cassonetti per gli indumenti già usati Virgilio Minniti SCALEA Si è conclusa con l'installazione dei cassonetti per la raccolta di indumenti usati l'iniziativa avviata già da diversi giorni sul territorio in collaborazione con l'Anpvi, l'Associazione nazionale privi di vista e ipovedenti. Una serie di raccoglitori già collaudati in altre città sono stati distribuiti in varie zone della città. La questione è stata seguita da vicino dal Gabinetto ristretto del sindaco che si occupa da qualche giorno della delega all’ambiente e formato dagli assessori Raffaele D'Anna, e Antonio Stummo, dal consigliere con delega al Bilancio, Franco Di Giorno, e , ovviamente, dal sindaco Pasquale Basile. «L'associazione – ha ricordato il sindaco Basile – ha per finalità l'assistenza e la tutela delle persone non vedenti ed ipovedenti. Con tale operazione che abbiamo avviato già da qualche tempo otterremo un duplice risultato: raccogliere indumenti e scarpe in L’Amministrazione ha coordinato il posizionamento dei nuovi cassonetti modo ordinato e concorrere all'attività dell'associazione nel reperire i fondi necessari per l'organizzazione delle iniziative dell'Anpvi stessa». L'assessore Raffaele D'Anna ha espresso soddisfazione: «Abbiamo accettato su- bito la proposta dell'Anpvi che è un'organizzazione non lucrativa e di utilità sociale. Avremo modo di concorrere al miglioramento dei servizi che l'associazione offre e continuerà ad offrire a chi soffre il grave problema legato al- la cecità o alla difficoltà nel vedere». L'assessore Antonio Stummo ha ricordato che si è detto disponibile sin da subito a fornire tutto il possibile supporto logistico all'Anpvi. «I cassonetti sono stati di- stribuiti in aree predisposte e la raccolta alla quale sono destinati non crea problemi legati a cattivi odori. Pertanto abbiamo scelto luoghi in cui i cittadini potranno recarsi facilmente per lasciare gli indumenti usati». «Abbiamo siglato subito l'accordo con l'Anpvi – ha confermato il consigliere Franco Di Giorno – che collabora con la cooperativa “Città pulita”. I cassonetti, così come avviene in altre cittadine, vengono installati in punti centrali e scelti in modo strategico. Noi abbiamo fornito tutta la collaborazione possibile perché siamo sicuri che con la raccolta degli indumenti usati contribuiremo a rendere la nostra cittadina più ordinata e pulita e concorreremo alla crescita dell'associazione. Fra l'altro l'operazione non comporta alcuna spesa per l'ente». La delega all’Ambiente, lo ricordiamo, era detenuta dal consigliere Francesco Acquaviva. Di recente il sindaco Basile ha ritirato le deleghe ad Acquaviva optando per formazione di un gruppo ristretto di lavoro per cercare di gestire nel miglior modo possibile l’ambiente. La scorsa estate la città di Scalea ha avuto molti problemi legati alla spazzatura. L’obiettivo sarà adesso di programmare per tempo strategie che possano evitare disservizi palesati nel recente passato. SORPRESI DAI CARABINIERI CON MATERIALE FERROSO INERTE Rifiuti speciali, due arresti BONIFATI. Con le accuse di illecito carico e trasporto di rifiuti pericolosi i carabinieri della Stazione di Cittadella del Capo hanno arrestato C. G., 55 anni, gestore dell’impianto di depurazione di Bonifati, e F. B. di 53. I due sono stati sorpresi in località Parise mentre prelevavano - in un’area adibita a temporanea raccolta di rifiuti - materiale ferroso inerte (motori di auto, carcasse di ciclomotori, batterie esauste). Ai due sono stati concessi gli arresti domiciliari. 52 Domenica 4 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud Vibo - Provincia . SAN CALOGERO Ricostruiti durante l’interrogatorio di Domenico Grillo (che resta in carcere) i drammatici momenti della rapina TROPEA Che festa! I bersaglieri calabresi La donna graffiando con le unghie uno dei malviventi ha “costruito” la prova del Dna invadono indagini e delle testimonianze reoggi la città Guido Galati se da Grillo. Così è stata uccisa la povera Isabella Raso SAN CALOGERO Resta in carcere Domenico Grillo, il ventunenne reo confesso dell’uccisione di Isabella Raso, la donna morta soffocata in casa propria durante una rapina che lo stesso Grillo, in concorso con altri, avrebbe consumato nel corso della nottata compresa tra il 14 e il 15 luglio scorso. Il Gip del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, accogliendo la richiesta del pm Vittorio Gallucci, dopo circa tre ore di camera di consiglio e poco prima delle 15 di ieri, ha disposto la custodia cautelare in carcere dell’imputato. Grillo, che era difeso dall’avvocato Mario Ferraro, sarebbe apparso provato ma lucido. Avrebbe, infatti, risposto a tutte le domande postegli dal Gip, confermando quanto aveva già dichiarato al sostituto procuratore Gallucci, subito dopo il suo arresto, e ricostruendo nei minimi particolari la dinamica della sconvolgente vicenda di cui è stato diretto protagonista. Alla lettura del dispositivo non avrebbe tradito alcuna emozione, certamente consapevole del fatto che per lui, almeno fino a quando i tre gradi di giudizio previsti dal codice di procedura penale non si saranno esauriti, non vi potrà essere altra alternativa che il carcere. Domani mattina toccherà a Luigi Zinnà, 21 anni, e a Francesco Todarello, 45, accusati di complicità nel delitto, presentarsi in Tribunale e cercare di smontare, con l’ausilio dei loro rispettivi difensori, gli avvocati Francesco Muzzopappa e Patrizio Cuppari, l’impianto accusatorio che gli investigatori della Procura e dell’Arma dei Carabinieri hanno potuto costruire sulla base degli elementi raccolti nel corso delle Testimonianze secondo le quali, la notte tra il 14 e 15 luglio, in casa della povera Isabella Raso, si sarebbe scatenato un vero e proprio inferno. Pianificato il colpo ed entrati nell’abitazione della loro vittima predestinata attraverso l’ingresso secondario che si apre su via Giosué Carducci, Grillo, Zinnà e Todarello, si sarebbero trovati di fronte a un’inaspettata quanto energica reazione della donna. La Raso, svegliata da rumori sospetti provenienti dalla scala a chiocciola, trovatasi di fronte i tre individui, peraltro a lei noti, e capite quali fossero le loro reali intenzioni, avrebbe tentato con tutte le sue forze di opporre resistenza, sperando così di dissuaderli e farli fuggire. I tre, però, per tutta risposta l’avrebbero immobilizzata, legandole le mani con della stoffa e stringendole davanti alla bocca e al naso uno straccio. Sarebbe stato in questo concitato frangente che la poveretta, in un estremo tentativo di autodifesa, avrebbe cercato di divincolarsi dalla stretta dei suoi rapinatori-assassini, graffiandone uno, esattamente Domenico Grillo, all’altezza dell’addome e impadronendosi, così, del suo profilo genetico rivelatosi determinante per la soluzione dell’assurda vicenda. Accortisi che la Raso, rimasta intanto in forte debito d’ossigeno per l’occlusione delle vie respiratorie, era spirata, i tre, sempre ritenendo veritiere le testimonianze rese dal principale imputato, presi dal panico, hanno abbandonato la casa dell’orrore non senza aver prima, però, rovistato nell’armadio posto nella camera da letto ed essersi impossessati di parte del contante, di alcuni titoli di credito e di preziosi della loro vittima. Domenico Grillo al momento di lasciare la caserma “Achille Mazza” per essere condotto in carcere La vittima è il generale medico in pensione Gregorio Schiavone originario di Vibo Muore a Bologna a un passaggio a livello Un generale medico in pensione, Gregorio Schiavone, 87 anni, originario della nostra provincia, ha perso ieri la vita a Bologna nel corso di un incidente stradale verificatosi nei pressi di un passaggio a livello. Il tragico incidente è avvenuto in via del Lazzaretto. Originario di Vibo Valentia, era da tempo residente a Bologna dove aveva fissato la sua dimora. Secondo la ricostruzione PIZZO Il commissario avvia una serie di incontri con gli operatori Accoglienza turistica, come evitare errori e disservizi di questa estate Rosaria Marrella PIZZO «Estate tutto l’anno» è il progetto curato dal commissario Bruno Strati. Mira a individuare soluzioni in grado di migliorare l’offerta turistica della città. Un momento di confronto con gli operatori e i cittadini si è tenuto nei giorni scorsi. Sono state gettate le basi per una stagione estiva meno tribolata di quella del 2011. Nel corso dell’incontro, il commissario ha chiesto la collaborazione di tutti per analizzare in modo analitico le disfunzioni e, contestualmente, individuare proposte migliorative e risolutive. «L’obiettivo – ha puntualizzato il commissario straordinario – è quello di dar voce a chi opera nel settore delicato del turismo, che rappresenta la prima risorsa del comune di Pizzo». L’incontro ha registrato interventi e spunti interessanti proposti dalle associazioni dei commercianti, dagli esercenti balneari e dai comitati di quartiere nonché l’illustrazione del segretario regionale Wwf, Pino Paolillo sulle cause del fenomeno dell’inquinamento del mare. Ovviamente, attenzione particolare è stata dedicata proprio al mare, fonte di attrazione del turismo a Pizzo e in Calabria in genere. Il commissario Bruno Strati della Polfer, l’uomo avrebbe imboccato per errore la stradina, chiusa al traffico con accesso riservato solo ai mezzi che lavorano in un cantiere, e trovando le semibarre abbassate avrebbe deciso di oltrepassarle facendo “slalom”. Ma, proprio in quel momento, è sopraggiunto il convoglio. Il treno ha spinto e trascinato in avanti lungo i binari l’automobile, una Citroen C3 grigia metalliz- Secondo Strati «dal dibattito è scaturita la volontà di tutti di partecipare attivamente ai tavoli di lavoro, che saranno tre, coordinati dal Comune: uno, dedicato all’ambiente, un altro, dedicato ai servizi, ed infine, l’ultimo è a carattere istituzionale». Entro il prossimo 12 dicembre, gli operatori del settore, così come le associazioni sociali e culturali del territorio, potranno aderire ad uno o più dei predetti tavoli, iscrivendosi presso il settore socio-culturale al secondo piano del palazzo municipale. Si può prendere contezza del primo incontro dedicato al turismo, grazie all’impegno di Giampaolo Masciari, che lo ha ripreso e lo ha reso disponibile sul “Youtube”. Un’iniziativa, quella del giovane Masciari che consente di partecipare, anche se in differita, agli eventi peculiari del Comune. In breve CESSANITI SAN GREGORIO D’IPPONA TROPEA PIZZO Sequestrata abitazione abusiva Elevate sanzioni a due supermercati Stop alle auto in zona Convento Pellicola calabrese a “Lanterna magica” I carabinieri della stazione di Cessaniti, unitamente al personale dell’ufficio tecnico del Comune, nel corso di un controllo a un cantiere per la verifica del possesso dei requisiti di legge, hanno scoperto come D.P., bracciante agricola di 50 anni, stesse allargando la propria abitazione in maniera del tutto abusiva. Immediata la denuncia della donna all’autorità giudiziaria nonchè il sequestro dei muri perimetrali del nuovo appartamento. Sanzioni amministrative pari a 4 mila euro sono state elevate dagli uomini della stazione dei Carabinieri di S. Gregorio d’Ippona e dai loro colleghi del Nas di Catanzaro nei confronti dei titolari di due supermarket. Gli uomini dell’Arma, che da settimane stanno passando al setaccio rivendite di alimenti e ristoratori, hanno accertato come entrambi i supermercati svolgevano la propria attività in assenza dell’obbligatorio piano di autocontrollo alimentare. Circolazione interrotta a causa di lavori in zona Convento. A stabilirlo il responsabile del corpo di Polizia municipale Vincenzo Ascanio, per permettere il regolare svolgimento dei lavori di consolidamento della rupe. Il provvedimento è rivolto sia alla circolazione veicolare che pedonale e riguarda una carreggiata del tratto di strada della zona di Marina del Convento. La sospensione consentirà alla ditta di svolgere più velocemente i lavori. (f.b.) Ancora un appuntamento con il circolo del cinema “Lanterna Magica”, presieduto da Antonietta Villella. Alle 18.30, nei locali del museo della Tonnara di Pizzo Marina, sarà proiettato «In attesa dell’avvento», pellicola vincitrice della sezione Orizzonti all’ultimo festival di Venezia. Tra l’altro, in sala saranno presenti i registi, i calabresi Arturo Lavorato e Felice D’Agostino. Nel corso della serata sarà presentato il progetto “Equosud”. (r.m.) zata, per oltre duecento metri. La vettura, ridotta a un ammasso di lamiere, è stata poi rimossa dai Vigili del fuoco. Gregorio Schiavone non è stato l’unico a sbagliare strada: anche un’altra auto aveva preso la stessa strada, fermandosi al passaggio a livello, dopo che il conducente era stato tratto in errore dalle mappe di un navigatore satellitare non aggiornato. Per la famiglia Schiavone, si tratta della seconda tragedia nell’arco di due anni. Il 22 agosto del 2009, il figlio di Francesco Schiavone, figlio della vittima di ieri, perse la vita, all’età di 57 anni, in un incidente areo verificatosi a Civitella, in provincia di Forlì. L’ultraleggero sul quale si trovava in compagnia di un amico, precipitò al suolo dopo aver toccato i fili dell’alta tensione. TROPEA. Aria di festa grazie ai bersaglieri. Con il raduno dell’Associazione nazionale bersaglieri (Anb) della Calabria, infatti, è previsto l’arrivo di numerosi rappresentanti delle sezioni di Chiaravalle, Isola Capo Rizzuto, Rocca di Neto, Roccella Jonica, Villa San Giovanni, Cosenza, Crotone e Reggio Calabria. L’arrivo dei bersaglieri è previsto per le 8.30 e ad accoglierli ci sarà il sindaco Gaetano Vallone che rivolgerà loro (alle 8.45) un breve saluto. Subito dopo sono previsti, alla biblioteca “Albino Lorenzo”, Alle 11, i gruppi in visita alla città saranno riuniti per la santa messa in Cattedrale, da dove partiranno tutti insieme alle 12 circa, per raggiungere piazza Vittorio Veneto in sfilata. Nella piazza principale, ai piedi del monumento ai caduti, sarà deposta una corona di alloro. Alle 12.30, infine, si terrà un breve concerto della Fanfara regionale e sarà ricordata la storica consegna del tricolore alla città di Trieste, avvenuta il 26 ottobre 1954, alla quale partecipò il bersagliere tropeano Francesco Russo. (f.b.) Una recente sfilata PIZZO Denunciati gli inevitabili disagi SAN CALOGERO Alunni e insegnanti della media “Anile” senza riscaldamenti Droga, in cella giovane di Calimera SAN CALOGERO. I carabinieri La porta aperta che conduce al locale della caldaia PIZZO. Senza riscaldamenti la scuola media “Anile”. Benchè vi sia stato l’interessamento della scuola – il cui dirigente scolastico è Antonello Scalamandrè – e il Comune di Pizzo, attraverso il commissario straordinario Bruno Strati, abbia inviato gli operatori, da tre giorni gli studenti e i docenti attendono che l’impianto di riscaldamento riscaldi le loro aule. Fortunatamente, il clima mite di questi giorni non ha arrecato notevoli disagi ma, è necessario che ci si attivi per tempo, in considerazione del freddo legato alla stagione invernale. In realtà, non si doveva attendere il mese di dicembre per intervenire sull’impianto, ma ora non si può più tergivesare oltre. Ciò che però inquieta qualche docente, nonchè qualche operatore Ata è che il locale in cui si trova l’impianto sia a oggi incustodito. Nella fattispecie, tre giorni fa, l’intervento dei tecnici comunali ha visto forzare la porta del locale in questione poichè non ne consentiva l’accesso e, da quel dì essa è rimasta aperta: il timore, infatti, è che qualcuno possa utilizzare il manufatto (sito nella parte posteriore del plesso scolastico, fuori dagli occhi dei docenti e del personale Ata) per fare qualche sciocco scherzo e manomettere le macchine, o, che qualcuno possa penetrarvi all’interno e rischi di farsi male. Insomma, la speranza è che nell’attesa di attivare l’impianto si possa almeno chiudere la porta del locale, scongiurando così pericoli di sorta. (r.m.) della stazione “Achille Mazza” hanno tratto in arresto Ottavio Rosello, 36 anni, invalido civile di Calimera, per espiazione di pena residua. Il provvedimento restrittivo è da mettere in relazione a un’ordinanza emessa a suo carico dalla Procura di Montepulciano (Siena). L’uomo, che dallo scorso mese di agosto si trovava agli arresti domiciliari in attesa della pronuncia della Cassazione, cui, tramite il proprio legale, avvocato Gregorio Cacciola del Foro di Palmi, aveva presentato ricorso contro la sentenza di condanna a 4 anni di detenzione e al pagamento di una multa di 18mila euro inflittagli, per traffico di stupefacenti, dai giudici del Tribunale toscano, è stato prelevato nella propria abitazione dagli uomini del maresciallo Salvatore Scalzone e associato alla casa circondariale di Vibo Valentia. La vicenda che lo riguarda risale al 5 giugno dell’anno scorso, quando nel corso di un’operazione di polizia condotta dai Carabinieri di Chianciano Terme fu colto in flagranza di reato mentre stava trafficando una partita di stupefacenti. Da qui l’arresto e la condanna ora passata in giudicato. Il Rosello dovrà scontare una pena residua quantificata in 3 anni, 7 mesi e 17 giorni. (g.g.)