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Il delfino triste trova un amico negli abissi

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Il delfino triste trova un amico negli abissi
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CULTURA
Corriere della Sera Domenica 1 Maggio 2016
33
#
Premi
Dopo il Pulitzer
l’esordiente Nguyen
vince anche l’Edgar
Il 18 aprile aveva vinto il premio Pulitzer per
la fiction, ora raddoppia con un altro premio
letterario di prestigio per il genere mistery.
Il romanzo giallo The Sympathizer dello
scrittore Viet Thanh Nguyen, edito da Grove
Atlantic, ha ottenuto anche l’Edgar Award
nella Sezione opera prima. Vietnamita
americano, classe 1971, docente della
University of Southern California, Nguyen ha
scritto, oltre al suo romanzo d’esordio, saggi
Segna
libro
Anzi discute sempre e testardamente il da farsi.
Ecco un aspetto di lei che mi sentirei di sottolineare. La Ginzburg apparteneva con evidente
consapevolezza a quella leva che, poco dopo
aver compiuto la maggiore età alla fine degli
anni Trenta, si era trovata a sfidare pericoli
mortali, a patire infami persecuzioni, a soffrire
lutti incolmabili. Una leva che più tardi, quando
finalmente si fosse tornati a vivere perché liberati dal nazifascismo, avrebbe dovuto liberamente scegliere tra il perdono e la rabbia. In
questo senso Natalia scelse una terza via cioè il
giudicare attraverso la letteratura, ubbidendo a
un’idea o forse sarebbe più corretto dire a un
sentimento di sé, che l’accompagnava fin dall’adolescenza. In una pagina autobiografica,
pubblicata nella raccolta Le piccole virtù con il
titolo Il mio mestiere, si legge esplicitamente,
con un ribattere sulle parole come si batte sul
ferro fin quando è caldo: «Il mio mestiere è
quello di scrivere e io lo so bene e da molto tempo. Spero di non essere fraintesa: sul valore di
quello che posso scrivere non so nulla. So che
scrivere è il mio mestiere. Quando mi metto a
scrivere, mi sento straordinariamente a mio
agio e mi muovo in un elemento che mi par di
conoscere straordinariamente bene: adopero
degli strumenti che mi sono noti e familiari e li
sento ben fermi nelle mie mani».
***
Negli ultimi quattro o cinque anni della sua
vita, dopo che ci eravamo trovati insieme nella
stessa tornata a sostenere l’esame per diventare
giornalisti (non credevo ai miei occhi quando la
vidi anche lei scrittrice famosa seduta a fare il
compito scritto), ho incontrato più volte Natalia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Viet Thanh
Nguyen (1971)
Non c’è
soltanto «la
rabbia dei
diseredati»
dietro
l’efferatezza
jihadista,
sostiene Aldo
Di Lello nel libro
Il codice
dell’Apocalisse
(Koinè, pp. 110,
 12). Ciò che
dà vigore all’Isis
e ai gruppi
consimili, a suo
avviso, è una
visione
profetica
indirizzata alla
purificazione
del mondo. E
l’Europa sta
dimostrando di
non avere gli
strumenti
culturali per
capire e
affrontare con
efficacia
questo genere
di minaccia
Un luogo
comune vuole
che il Sud non
abbia mai
sviluppato
attività
manifatturiere
di rilievo. Ma
Amedeo
Toraldo, nel
libro L’arte
della seta a
Catanzaro tra il
Mezzogiorno e
l’Europa nel Sei
e Settecento
(Rubbettino,
pp. 320, € 19),
smentisce lo
stereotipo. I
documenti, tra
cui uno statuto
dell’arte serica
risalente al
1718,
mostrano che i
«drappi di
Catanzaro»
erano esportati
e apprezzati
a cura di
Antonio
Carioti
Sympathizer come di «una complessa storia
ambientata tra gli immigrati, raccontata con
la voce beffarda di un uomo con due
mentalità, e con due Paesi». Il romanzo, che
ricostruisce l’ambiente degli «asian
american» negli anni Settanta e Ottanta, è
soprattutto un affresco del mondo
americano di quegli anni, visto con uno
sguardo nuovo.
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Su «la Lettura» le interviste a Parag Khanna, Ágnes Heller, Almudena Grandes
Ricognizioni nel futuro
Clima, gasdotti, Europa
di Marco Bruna
Il culto della semplicità
Quando un’intervista veleggiava
verso il bla-bla, ti interrompeva
(molto educatamente, senza quasi
fartene accorgere), bloccandoti con
il suo tagliar corto. Pane al pane.
per motivi professionali cioè per intervistarla.
Fatto sta che, proprio a causa della sua «tirannica» semplicità, portare a termine con Natalia
un dialogo fatto di domande più o meno concise e di risposte dove la notizia, magari l’indiscrezione e comunque il parlare di sé si fondessero in un godibile racconto a due voci era tutt’altro che semplice.
La Ginzburg avrebbe desiderato, io credo,
domande e risposte in uno stile un po’ hard boiled. Voleva essere lei l’intervistatore e tu l’intervistato. Quando ti sentiva veleggiare nel bla-bla,
ti interrompeva (molto educatamente, senza
quasi fartene accorgere), bloccandoti con il suo
tagliar corto. Pane al pane. Fu cosi che una volta, mentre le rivolgevo delle domande forse un
po’ troppo timide e cerimoniose per un mio
programma televisivo a proposito di Elsa Morante e dell’Isola di Arturo (conservo ancora il
dvd), Natalia se ne uscì d’un tratto rivelandomi
di essere stata gelosa del talento della sua amica Elsa. «Si, sono stata gelosa del suo talento».
Un’altra volta, in modo del tutto imprevisto parlando di religione, mi disse venendo al nocciolo: «A Dio ci penso sempre. Mi sento ebrea e
cattolica nello stesso tempo. Non sono laica».
Poi aggiunse di sentirsi «ebrea e basta» quando
sui muri della città leggeva, come purtroppo accade ancora, «morte agli ebrei». Questa idea si
trova d’altronde adeguatamente approfondita
in un scritto intitolato appunto Gli ebrei, raccolto nel secondo tomo del Meridiano ginzburghiano, accompagnato da una lunga e illuminante e definitiva prefazione di Cesare Garboli.
Per concludere penso che in Natalia ci fosse
un’invincibile sebbene controllata ansia, un’ansia forse anche generazionale, di dire la verità
su se stessa perché da questa verità faceva dipendere tutto il resto, letteratura compresa.
su letteratura e politica, e alcuni racconti
apparsi su riviste. La storia che ha ottenuto il
premio dei Mystery Writers of America è un
giallo anomalo, che mescola diversi
ingredienti: il noir, la spy story e il romanzo di
guerra, con un’ambientazione divisa tra il
Vietnam e la West Coast americana. Mentre
la giuria dell’Edgar Award non è solita
comunicare le motivazioni del premio, i
giurati del Pulitzer avevano parlato di The
P
ostumo, scrive Alessandro Piperno, «è
uno degli aggettivi più strazianti della
nostra lingua». Se poi la riflessione è applicata a un grande della letteratura come Franz Kafka, che divenne celebre soltanto
dopo la morte, è facile condividere lo spirito
dell’osservazione. Il numero #231 de «la Lettura», in edicola con il «Corriere» fino a sabato 7
maggio al prezzo di 50 centesimi più il costo del
quotidiano, si apre con una riflessione sul futuro come mancanza, uno scenario probabile visto tuttavia attraverso la lente del passato. Che
cosa sarebbe successo, se invece di essere soltanto un semplice impiegato, Kafka avesse goduto della stessa notorietà di cui gode oggi Paulo Coelho?
Una valutazione del futuro, vista da un’angolatura diversa, appartiene anche al lavoro del
politologo nato in India Parag Khanna, autore
del volume Connectography, intervistato da
Massimo Gaggi. Khanna mostra come il superamento dei confini nazionali derivi soprattutto dalle infrastrutture: dove la politica ha fallito,
Orizzonti
Globalizzazione
Canali, oleodotti,
ferrovie superano
i confini e aprono
nuovi scenari
Copertina
La cover del numero #231 de «la
Lettura», in edicola fino a sabato 7
maggio, è firmata dall’architetto
svizzero Mario Botta (1943).
Riporta un quadrato magico che
rimanda al mistero delle parole
secondo l’autore si impongono, e continueranno a imporsi, le «nuove vie di comunicazione»,
— gasdotti, oleodotti, ma anche fiumi, canali e
vie marittime. Qui il futuro ha un’accezione positiva e diventa più di un’ipotesi. Ipotesi su cui si
concentra invece l’articolo di Leonardo Caffo,
nel quale emergono alcuni degli interrogativi a
cui l’uomo cerca di trovare delle soluzioni, affidate in questo caso a un istituto di Oxford e a un
social network che hanno raccolto i pareri di
esperti e calcolato le risposte attraverso un algoritmo.
Di futuro parla anche la scrittrice madrilena
Almudena Grandes, intervistata da Elisabetta
Rosaspina, che racconta come le prospettive
della Spagna siano cambiate dopo la crisi. In
un’altra intervista, quella di Danilo Taino alla filosofa ungherese Ágnes Heller, è il futuro dell’Europa ad essere al centro dell’attenzione. La
prospettiva di rilanciare il continente è, secondo la Heller, nelle mani di Berlino. Per l’economista e gesuita Gaël Giraud, a colloquio con
Stefano Montefiori, la Francia e il mondo potrebbero aspettarsi rivoluzioni sociali e catastrofi se il sistema non cambierà.
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Incontri
Itinerari
La conversazione
Almudena Grandes
racconta la crisi
Colloqui
La filosofa Ágnes
Heller e l’economista
gesuita Gaël Giraud:
dove va l’Europa
Con «Pinna Morsicata» (Marcos y Marcos) Cristiano Cavina si rivolge ai ragazzi
Il delfino triste trova un amico negli abissi
di Cristina Taglietti
U
n delfino depresso, che
ha perso la gioia perché
ha il cuore spezzato.
Senza più rotta né compagnia
si lascia trasportare dal mare
desiderando soltanto di scomparire. Eppure una volta è stato l’avventuroso Pinna Morsicata (da uno squalo) del Clan
di Muso Lungo. Cristiano Cavina, il pizzaiolo-scrittore di
Casola Valsenio, sull’Appennino romagnolo, autore di romanzi sempre vicini alla sua
vita e alla sua terra (Alla grande, Un’ultima stagione da
esordienti, Inutile Tentare Imprigionare Sogni tra gli altri),
prende un lungo respiro e si
immerge nelle acque fresche
della letteratura per ragazzi,
ospite d’onore della Grande
Nazione dei Mammiferi Marini a cui sono vietati gli abissi
più profondi. Pinna Morsicata
(edizioni Marcos y Marcos),
accompagnato dalle belle illustrazioni nelle variazioni dell’azzurro di Laura Fanelli, è un
romanzo marino di formazione cetacea in cui un giovane
delfino fa quello che fanno
tutti i giovani: trasgredire le
regole, andare là dove ti dicono di non andare, mettere alla
prova limiti e confini. Insomma crescere.
Solo, lontano dal clan da cui
si è volontariamente esiliato,
Pinna morsicata si rende conto che la bellezza delle cose è
inutile se non si ha qualcuno
con cui condividerla. Decide
di scendere nelle profondità
degli abissi dove, a sorpresa,
sente la sua stessa lingua. La
parla un pesce strano, fatto a
Uno dei disegni di Laura Fanelli
che illustrano il libro di Cristiano
Cavina Pinna Morsicata (Marcos y
Marcos, pagine 170,  15).
Cavina è nato a Casola Valsenio, in
provincia di Ravenna, nel 1974
spigoli che, per merito degli
umani, di profilo sembra una
valigia e di fronte una busta
della spesa. Spigolo ha navigato tutti i mari, conosce tutti gli
idiomi, dai dialetti delfinesi
alla volgata squalense, ma non
può dormire perché appena si
assopisce affonda, così chiede
a Pinna Morsicata di accompagnarlo non si sa dove, per incontrare non si sa chi.
Comincia un viaggio a due
(«Giù i testoni e code a manetta») in cui ciascuno insegna
qualcosa all’altro. Lungo la rotta incontrano stenelle e testuggini, polipi e meduse, latterini e narvali fino a quando il
delfino scoprirà il segreto di
Spigolo. Pinna Morsicata è
un’avventura per ragazzi, ma
anche un piccolo atlante marino, da leggere in apnea.
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