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Antonio Lo Re, il salentino immigrato nella triste Capitanata

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Antonio Lo Re, il salentino immigrato nella triste Capitanata
Antonio Lo Re, il salentino immigrato nella triste Capitanata
Nella seduta del 21 aprile 1983 il Consiglio Comunale di San
Vito dei Normanni, cittadina in provincia di Brindisi, delibera
per la denominazione di alcune nuove strade della zona 167.
Una di esse è dedicata al Prof. Antonio Lo Re. Il concittadino,
come riportato nell'atto numero 84 del registro comunale delle
nascite, viene alla luce alle ore 14 del 18 aprile 1857,
nell'abitazione di famiglia sita in Strada Tempio Antico. Alle
16, il padre Tommaso, di anni 26, si presenta all'ufficiale di
Stato Civile e al sindaco Donato Carbotti per dichiarare la
nascita di un figlio avuto da Ippolita Nardelli, sua consorte, a
cui impone il nome di Vitantonio.
Avviato agli studi presso il Reale Liceo di Lecce, a diciott'anni
incomincia ad insegnare in una scuola elementare. Grazie ad
una borsa elargita dalla Provincia, si trasferisce a Portici,
presso la Regia Scuola di Agricoltura. Nel 1879 è segnalato dai
Le figlie del Tavoliere
“Per uno studio sociologico ed economico della donna della terra pugliese, io non ho trovato alcun aiuto di storia o
esegesi locale. Il fatto stesso che ella abbia rappresentato finora il coefficiente minimo della economia domestica della
famiglia contadina, e la schiava del marito, e l'abbruttita dai maltrattamenti e dalla fame, e la macchina involontaria
d'una figliolanza anarchica e pericolosa per i cattivi istinti e per l'educazione negativa, anzi immorale, l'ha fatta
trascurare come quantité négligeable da ogni studioso indagatore (leggero ed inesperto?) delle condizioni economiche
sociali di nostra gente contadina. Ma non vita senza valore; e non è possibile perciò che queste donne e queste
fanciulle, schiave dei pregiudizi del sesso e, più che della paura del maschio, non abbiano il loro indice di utilità
effettiva, nonché forse di potenzialità latente. Io vorrei oggettivamente determinare codesto indice. Mi proverò […].
Lo Re,
Antonio (Vitantonio)
San Vito
Dei Normanni 1857
Foggia 1920
Messina,
Agrigento, Foggia
Agronomia
La donna del tavoliere è robusta, di buona statura, brachicefala (ho notato molte capraie con profilo che ricorda il
greco), capelli ha neri e castani, quasi mai biondo cenere, spesso biondo acceso, somigliante a pannocchie di
granoturco, e in questo caso ha la pelle sempre macchiata di lentiggini. Gli occhi d'ordinario sono intelligenti, i denti
sani, la voce spesso sgradevole. Non manca di buon senso naturale, e talvolta ha intuizioni inattese e dà risposte
giudiziose e acute. Ma è nella più profonda ignoranza. Perciò lo scetticismo inconsapevole, che è il fondo della sua
anima, spesso la salva dal bigottismo, mai dalla superstizione. E se moralmente non è sempre irresponsabile, merita
pietà più che censura. Di solito è condannata per reato d'ingiuria o di diffamazione, ma addolora e sgomenta
soprattutto la disinvoltura con cui, se accecata dall'ira, sa maneggiare il coltello. E la riprova dolorosa della crassa
ignoranza, della morale vacillante, della minima educazione è che vibra ognora sulle labbra della donna del tavoliere
il turpiloquio.”
A. Lo Re, Le proletarie del Tavoliere, E. Trafiletti, Pescara 1910, pp. 1-5.
Prologo di una conferenza mai tenuta
“Signore e signori di Puglia in Roma!
Gente di Puglia, che qui vivete per i vostri negozii, piacciavi di ascoltare questo viandante che, come un antico
proconsole, viene a portare le voci della colonia lontana. Tolga Iddio che queste vetuste glorie abbiano attutito in voi il
senso della realtà: che il palatino v'abbia fatto dimenticare la gleba: che la nuova decadenza degli ordinamenti civili e
il rumore e il lusso della moderna Urbe immortale v'abbiano fatto smarrire il ricordo della siepe e il sentimento del
focolare ove fu il nascimento vostro e ora sarebbe la vostra rinascita.
Della satira VI di Orazio, Otii laudes et vitae rusticae [Lodi dell’ozio e della vita rustica] i primi famosi versi: Non desiai
che un poveretto con l'orto ed un vivo fonte situato presso la casa ed un poco di boschetto, possono gabellarsi per sentimentali o
romantici per i tempi che corrono; ma gli altri, più innanzi, nei quali evoca la figura dell'operaio che arando, trovò
dell'oro col quale compera un campo, che pur non ismise anche quando col favore di Ercole in un momento ricco divenne
suscitano tale immagine di onesta moderna economia italiana, e soprattutto italiana del Sud, da invitarci alla
meditazione.
E quelli, infine, non so se più giocondi, o satirici, o profondi del topo campagnuolo, rifuggente dal palagio cittadino:
Non è già buona per me tal vita. Addio. La selva e il buco, con un po' di legume mi fan secura la vita sono un monito ed un
invito. Dei quali - oh la vanità! - né pure io ho fatto tesoro, poi che lasciando e la selva e il buco, abbia osato di venir fra
voi, orgogliosamente, a trovar la meritata condanna […].”
A. Lo Re, Appunti per una conferenza, in A. Merendi, Antonio Lo Re. Capitanata. Nuovi studi economici, S. Pescatore,
Foggia 1951, pp. 3-4.
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vera e propria opera d'arte”: così lo ricorda Domenico Santoro.
Nel 1886, con mandato di fiducia, è nominato vicepreside del
nascente Regio Istituto Tecnico di Foggia. Lo Re torna così in
Puglia. Non vi si allontanerà più, neanche quando, ottenuta la
libera docenza, gli offriranno una cattedra all'Università di
Padova (1911) e l'incarico di preside del Regio Istituto Tecnico
di Trapani (1912).
San Vito dei Normanni
agli inizi del secolo XX,
Archivio privato del Sig.
Marco Marraffa
suoi professori al Ministero della Pubblica Istruzione per un
posto di insegnante al Reale Istituto Tecnico di Messina. Passa
poi al Regio Istituto Tecnico di Girgenti (Agrigento). Il giovane
merita pienamente la fiducia accordatagli: in soli quattro anni
raggiunge il grado più alto della carriera degli insegnanti
secondari, diventando titolare di Ia classe.
La produzione di Lo Re è notevole e spazia da articoli su
riviste e testi per la scuola a studi di economia. Nel 1883,
l'agronomo pugliese pubblica un'encomiabile Relazione sulla
missione condotta, su richiesta del Governo, a Lampedusa e
Linosa. Scrive anche numerosi articoli, molto apprezzati e
seguiti, su varie riviste siciliane. È inoltre un abile divulgatore.
In lui “non traspare lo studioso freddo, il tecnico erudito, ma
l'anima di un artista che, con una forma agile e snella, piena di
vivacità e di colorito, trasforma la sua materia arida in una
In Capitanata, dopo una rigorosa analisi del territorio, avvia
importanti trasformazioni agrarie. La sua straordinaria
competenza di economista è testimoniata soprattutto da due
volumetti dal titolo Capitanata triste (Appunti di economia rurale,
il primo del 1896, Proprietariato intellettuale, il secondo del
1898), preziosa fonte per gli studiosi locali e stranieri, in cui
illustra con puntuale perizia le gravose condizioni di vita dei
contadini e dei coltivatori di quella terra allora desolata.
Trascorre i suoi ultimi anni a Foggia, dove, stimato e
apprezzato da tutti, occupa diverse cariche pubbliche, tra cui
quella di assessore alla Pubblica Istruzione. In questa stessa
città muore il 12 febbraio 1920.
Benedetto Biagi riassume il suo contributo nei seguenti
termini: “Antonio Lo Re lo si deve a buon diritto considerare
non solo come uno dei più grandi studiosi dei problemi
agricoli del suo tempo, ma ancora come un forte letterato, in
modo che l'opera sua divulgatrice esercita una grande
influenza. La sua voluminosa produzione scientifica, i suoi
preziosi libri scolastici, le sue numerose conferenze, i suoi
frequenti corsi straordinari di lezioni, ci parlano della sua
opera divulgatrice ed assicurano al Lo Re uno dei posti
eminenti tra gli studiosi di tutte le questioni interessanti
l'agricoltura”.
MN
Cenni bibliografici
Le proletarie del Tavoliere, E. Trafiletti, Pescara 1910.
Letteratura primaria:
Capitanata. Nuovi studi economici, Pescara, Cerignola
1913; ried. Arti grafiche S. Pescatore, Foggia 1951.
Economia della industria agraria, G. Modugno, Foggia
1895.
Letteratura secondaria:
Capitanata triste. Appunti di economia rurale,
Tipografia della Scienza e Diletto, Cerignola 1896;
ried. (insieme al seguente) Centro regionale di
servizi educativi e culturali, Cerignola 1992.
Capitanata triste. Proprietariato intellettuale,
Tipografia della Scienza e Diletto, Cerignola 1898;
ried. (insieme al precedente) Centro regionale di
servizi educativi e culturali, Cerignola 1992.
La crisi pugliese, Dante Alighieri, Roma 1900.
Sunto storico dell'agricoltura italiana, Zobel, Foggia
1902.
Quindici anni di esperienze dedicate ai granicultori del
Tavoliere, V. Porta, Piacenza 1905.
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Biagi B. Profili di scienziati, Frattarolo, Foggia 1930,
pp. 107-15.
Giannotti A., Miscellanea di San Vito dei Normanni già
Santovito degli Schiavoni, Milillo, Roma 1966, p. 40.
Marinò E., Via Antonio Lo Re, «Il Punto», II (1984), p.
9.
Merendi A., Antonio Lo Re. Capitanata. Nuovi studi
economici, S. Pescatore, Foggia 1951.
Villani C., Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e
contemporanei, Vecchi, Trani 1904; ried. Forni, Sala
Bolognese 1974, pp. 859-60.
Omaggio ad Antonio Lo Re
“Alla distanza di quasi mezzo secolo dalla loro prima apparizione, non è senza commozione che si rileggono le vivide
pagine di Capitanata triste […]. Quando, agli albori di questo secolo, il Lo Re illustrava con acuto senso indagatore, la
dura vita rurale di Capitanata deprecando indirizzi e provvedimenti non rispondenti, a Suo giudizio, alle esigenze ed
alle sacrosante aspirazioni di una popolazione meritevole di ben altro destino, e quando esaltava lo sforzo generoso
di coloro che, in sparuta schiera, coraggiosamente profondevano intelligenza e capitali per la redenzione della terra,
la bonifica - intesa nel suo originario significato di lotta contro la malaria - segnava i primi incerti passi.
Era, purtroppo, il tempo in cui le acque pluviali, precipitando disordinatamente a valle dalla catena appenninica e
scorrendo in alvei incerti e vaganti spagliavano ovunque creando nelle bassure e nelle inversioni di pendio, specchi
mortiferi che neppure il più dardeggiante sole estivale riusciva a far scomparire. Erano i tempi in cui la linfa vitale
della quotidiana esistenza era quasi unicamente affidata ai tratturi, la cui intransitabilità nella stagione piovosa,
paralizzava per lunghi mesi qualsiasi collegamento coi lontani centri urbani. In quei periodi, uomini e greggi,
rifugiati nelle “poste” o vaganti per i pascoli, restavano segregati dal mondo civile, fidenti solo dell'aiuto Divino.
Erano anche i tempi in cui la malaria congiunta ad una alimentazione insufficiente e troppo uniforme, non che al
soggiorno in abitazioni primitive e malsane, poneva l'uomo nella triste condizione di dover troppo spesso
soccombere agli attacchi della terribile malattia. Se guardiamo oggi, con occhio sereno e con mente scevra da
preconcetti, alla situazione che si è andata lentamente creando da quando il Lo Re così acutamente analizzava gli
aspetti di Capitanata triste dobbiamo onestamente riconoscere che molto cammino è stato compiuto verso quella
redenzione umana e quel riscatto che lo stesso Lo Re invocava con così accorato accento.”
A. Merendi, Antonio Lo Re. Capitanata. Nuovi studi economici, S. Pescatore, Foggia 1951, p. 5.
Antonio Jatta, tra politica e lichenologia
Non è facile definire un campo specifico in cui circoscrivere le
molteplici attività di Antonio Jatta, nato a Ruvo di Puglia nel
1853 e morto nella stessa città nel 1912. Nella sua intensa vita
pubblica egli si occupò di politica, economia, agraria,
archeologia (come suo padre Giovanni iunior), geologia,
paleontologia. Pur in questa vastità di interessi, il suo più
valido contributo scientifico deriva forse dallo studio della
lichenologia, una branca della botanica ancor oggi
erroneamente ritenuta secondaria.
Compiuti gli studi nel Liceo “Umberto I” di Napoli, a 22 anni
si laureò con lode in Scienze Naturali presso l'Università della
medesima città ed in Agraria alla Scuola Superiore di Agricoltura di Portici. Tornato a Ruvo, si impegnò nella riorganiz-
Jatta, Antonio
Ruvo di Puglia
1853 - 1912
Cenni bibliografici
Letteratura primaria:
Letteratura secondaria:
Appunti sulla geologia e paletnologia della provincia di
Bari, Vecchi e C., Trani 1887.
Aa.Vv. Scritti in onore di Antonio Jatta (1853-1912),
Vecchi e C., Trani 1919.
Materiali per un censimento generale dei licheni italiani,
Società Botanica Italiana, Roma, 1894.
Raimondo F. M., Jatta, Antonio, in Dizionario
Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia
Italiana, Roma 2004, LXII, pp. 179-81.
Napoli, Roma,
Ruvo di Puglia
Agronomia, botanica
Flora Italica Cryptogamica. Pars III. Licheni, Società
Botanica Italiana, Rocca S. Casciano, 1911.
La Puglia preistorica. Contributo all'incivilimento
dell'Italia Meridionale, Vecchi e C., Trani 1914
(postuma).
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