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Le Maschere della commedia dell`Arte
VARIE MEZZETTINO La maschera di Mezzettino comparve alla fine del Seicento come variante di Arlecchino e Brighella. Vestiva il tipico costume degli zanni; abito abbondante, cappello a punta e maschera. Successivamente l'abito divenne a righe verticali e gli fu tolta la maschera. E' un servitore vivace ed elegante, abile musicista, furbo e pronto a sfruttare gli altri pur di ottenere vantaggi. Sempre disponibile a sbrigare le faccende di cuore del suo padrone e soprattutto le proprie. Secondo alcuni il nome deriverebbe dalla parola francese " Mezetin" che significa mezzo boccale o mezzo bicchiere. Divenne anche un personaggio critico verso la società. Si racconta che in una commedia uscisse dicendo: " Cerco un uomo onesto e un mascalzone". In quel momento usciva Arlecchino, vestito da commissario di polizia, che rispondeva: " Io sono il mascalzone!". Questa battuta destò naturalmente le ire della polizia. PIERROT Larghi pantaloni di lucida seta bianca, ampio colletto, lunga casacca guarnita di grossi bottoni neri, papalina sul capo, il volto pallido. la piccola bocca rossa e un'espressione triste: così siamo abituati a vedere Pierrot, diventato il simbolo dell'innamorato malinconico e dolce. La pigrizia gli impedisce di muoversi come abitualmente fanno gli altri zani della Commedia; é sicuramente il più intelligente dei servi, svelto nel linguaggio, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, anzi li esegue al contrario, non per stupidità. ma perché li ritiene sbagliati. Quando le situazioni si ingarbugliano, "lasciate fare a me!" afferma, non perché sia un presuntuoso, ma perché é capace e pieno di buon senso. E' furbo, ma sentimentale; l'unico personaggio che a un piatto di minestra, preferisce una romantica serenata, eseguita sulla mandola, sotto le finestre della sua bella. Forse anche per questa ragione é pallido e languido e, spesso una lacrima gli scende sul viso. CORALLINA Delle poche figure femminili presenti nel Carnevale, Corallina è una servetta impertinente e vivace, che colora la trama delle commedie con l'elemento amoroso, ed è anche volubile e sensuale. CAPITAN FRACASSA Impersona la tipologia del Capitano ed è un condottiero altolocato, un soldato iberico tanto fanfarone quanto pusillanime. Il Capitan Fracassa era l'oggetto del satirico malcontento popolare nei confronti dell'arrogante casta della milizia spagnola che dominava l'Italia con prepotenza. Le sue caratteristiche hanno favorito una proliferazione di nomi buffi che gli sono stati attribuiti, come ad esempio Rodomonte, Matamoros, Terremoto, Coccodrillo, Spezzaferro, Sbranaleoni, Rinoceronte e Sangre y Fuego. La figura del Capitan Fracassa ha avuto una larga fortuna nella Commedia dell'Arte, e in particolare con il romanzo "Le Capitain Fracasse", del 1863, di Théophile Gautier, dove il protagonista è impersonato dallo squattrinato barone di Sigognac, che si unisce a una troupe di recitanti girovaghi nella Francia del 1600, per amore di una bella attrice che ne faceva parte. Le sue radici antichissime affondano nel “miles gloriosus” di Plauto. SCAPINO E' una maschera della Commedia dell'Arte, chiamata in origine anche "Scappino", probabilmente con l'allusione alla peculiare abilità di questo servo nello sgusciare via dalle situazioni da lui ritenute più scabrose. Scapino sembra dotato sopratutto di una spiccata ribalderia truffaldina e una mobilissima furberia ladresca. Nel secolo XVII il costume di Scapino era formato da un semplice ricalco del camicione e pantaloni tipici degli Zanni, ovvero i servi, mentre nel 1700 il suo costume è arricchito da una bianca livrea listata di verde. La maschera di Scapino ebbe ampia notorietà soprattutto sulle scene francesi, per merito dell'attore Gabrieli che recitò a Parigi dal 1624. Scapino passò poi nel repertorio degli spettacoli di marionette, prima del suo declino. La sua notorietà è testimoniata dal ruolo di protagonista che Molière volle affidare alla maschera di Scapino nel 1671 con una delle sue opere più scintillanti, intitolata "Les fourberies de Scapin". CAPITAN MATAMOROS La figura del militare è presente fin dalle origini nella Commedia dell'Arte, sia nel suo ruolo "serio" come Capitan Spaventa, sia nel suo ruolo buffonesco, come nel caso di Matamoros. L'origine di questo ruolo del Capitano risale al "Miles Gloriosus" di Plauto e ai numerosi soldati di ventura che percorrevano il territorio italiano. Vile e vanaglorioso, Matamoros vanta imprese coraggiose inesistenti, parlando in modo esagerato e roboante, per nascondere la sua vera natura. Per questo viene spesso messo in ridicolo e respinto dalle donne alle quali manifesta il suo amore. Il costume col quale viene raffigurato è caratterizzato da colori sgargianti, barba e baffi imponenti, un cappello enorme e carico di piume e una spada smisurata, che penzola su un fianco, impacciando continuamente i movimenti dell'attore. Fra gli interpreti più noti si ricordano Silvio Fiorillo (Capua, seconda metà del Seicento), celebre anche come Pulcinella. CASSANDRO Cassandro appartiene alla serie dei "vecchi", come Pantalone e Zenobbio. La sua origine è incerta, tuttavia abbiamo testimonianza della sua presenza già nella Compagnia dei Gelosi, dov'era interpretato dell'attore Gerolamo Salimbeni. Il suo ruolo nelle commedie è quello di ostacolare l'amore dei giovani, di impedirne il matrimonio per le più diverse ragioni, ponendosi spesso come rivale del figlio. Poco sappiamo del suo costume originario. Nel corso del Settecento, durante il quale il personaggio godette di una certa fama soprattutto in Francia, la sua fisionomia si definì con precisione. Nelle immagini dell'epoca viene raffigurato come un vecchio dalla faccia rubizza, con gli occhiali appuntati sul naso e una parrucca giallastra in testa. L'abito è di foggia settecentesca, col tricorno e lacanna, mentre spesso porta in mano l'orologio o la tabacchiera. COVIELLO O COVELLO L'origine di questa maschera risale alla fine del Cinquecento, diffuso soprattutto nell'Italia Centro-meridionale, dove è noto con il cognome di Cetrullo Cetrulli, Ciavala, Gazzo o Gardocchia. Coviello, diminutivo di Iacoviello (Giacomino), non ha solitamente un ruolo ben definito né stabile: a volte è stupido, altre rude bravaccio, taverniere intrigante, servo sciocco, mite padre di famiglia, a seconda delle esigenze della commedia e delle caratteristiche dell'interprete. Anche il suo aspetto non è sempre costante. In alcune incisioni del Seicento di Francesco Bertarelli viene raffigurato con lunghi pantaloni attillati allacciati sui fianchi, un corpetto aderente e una corta mantella. Indossa anche una maschera con un naso enorme sopra il quale poggiano degli occhiali smisurati. Elemento costante anche un mandolino. Fra gli interpreti che portarono questo personaggio alla notorietà si ricordano Ambrogio Buonomo, Gennaro Sacco, Salvator Rosa, Giacomo Rauzzini. FLAMINIA Flaminia è uno dei molti nomi che nella Commedia dell'Arte prende il personaggio della Innamorata. In perenne contrasto con i vecchi, che ne ostacolano i desideri d'amore, le Innamorate sono di solito molto più determinate dei loro colleghi uomini, sia nel cercare che nel rifiutare l'amore degli uomini. Intraprendenti e battagliere, sono pronte a qualsiasi impresa per conquistare l'oggetto dei propri desideri, anche a travestirsi da uomo. Abili nel parlare, capaci di assumere diversi ruoli, alle attrici che impersonavano le Innamorate erano richieste doti di bellezza, eleganza, qualità artistiche e una certa cultura. Fra le interpreti ricordate dalla storia della Commedia dell'Arte Isabella Andreini (1562-1604), Virginia Andreini Ramponi (1583-1630) e la loro contemporanea, nonché rivale, Vittoria Piissimi. FLAVIO Il personaggio di Flavio appartiene alla fitta schiera degli Innamorati, da sempre presenti negli scenari e nei generici della Commedia dell'Arte, spesso legati al nome dei primi attori. Agli Innamorati erano richieste doti di fascino, una buona cultura letteraria e la capacità di trasformare in forbiti discorsi le profferte d'amore, le ansie di un sentimento non corrisposto, le dichiarazioni appassionate, sempre infarcite di metafore e giochi verbali. Il suo carattere non è mai molto precisato, né psicologicamente, né drammaticamente, poiché era completamente affidato alle doti inventive personali degli attori che ne vestivano i panni. Il costume di scena, sempre privo della maschera, era molto elegante e modellato secondo la foggia del tempo. ISABELLA Questo è il nome con cui più frequentemente appare in scena il personaggio dell'Innamorata. Il suo carattere è spesso legato alle attrici che lo impersonarono. Fra le più note furono senz'altro Isabella Canali Andreini (15621604), famosa per la sua bellezza e le sue doti non trascurabili di letterata, di colta e raffinata interprete, applaudita sulle scene d'Italia e Francia con la Compagnia dei Gelosi e Francesca Biancolelli, che diede ad Isabella una connotazione maliziosa e ardita. LEANDRO La maschera di Leandro appartiene alla schiera degli Innamorati, che annovera un discreto numero di personaggi diversi. Pur avendo caratteri molto simili e richiedendo agli attori che li impersonavano doti comuni di grazia, gioventù, buona cultura ed eloquenza, gli Innamorati si distinguono l'uno dall'altro soprattutto per l'interpretazione che ricevevano dagli attori. Gli scenari e i generici su cui le Commedie si basavano consentivano infatti agli attori di arricchire il proprio personaggio in base alle proprie capacità. Fra gli interpreti più importanti che vestirono i panni dell'Innamorato col nome di Leandro troviamo Giovan Battista Andreini detto "Lelio" (1576-1654), della Compagnia dei Fedeli, attore talentuoso e fine letterato. RAGONDA Fin dal primo apparire della Commedia dell'Arte, Ragonda rappresenta una delle forme prese dal personaggio della fantesca. Donna solitamente ormai matura e per questo esperta nei fatti della vita, la fantesca era a servizio di una padrona, sempre pronta a cavarla d'impaccio e a favorirne con inganni e sotterfugi le relazioni amorose, lecite o illecite che fossero. Il suo linguaggio era schietto e mai volgare, i suoi discorsi pungenti e pieni di buon senso e saggezza. Secondo la tradizione il costume di scena era molto semplice: un'ampia gonna sormontata da un grembiale e stretta in vita da una fascia, una camicia e una piccola cuffia a ricoprire il capo. RUZANTE La figura di Ruzante nasce dalla fantasia letteraria dell'attore e commediografo Angelo Beolco (Padova 1500 ca - 1542) e non può essere considerata tout-court tra le maschere della Commedia dell'Arte, anche se assume in sé particolari aspetti di una certa tradizione anti-villanesca, ma un personaggio teatralmente compiuto, che trova la sua realizzazione direttamente sulle scene grazie all'interpretazione dell'autore stesso. Ruzante diventa la personificazione del contadino rozzo e volgare ma anche ladro e assassino, che si dibatte nella miseria in una condizione di inferiorità anche rispetto ai servi, suoi pari, che hanno trovato il sostentamento in città, coinvolgendo lo spettatore nel dramma della sua esistenza. Due le ipotesi sull'origine del nome. La prima viene dal cognome (estremamente diffuso nella campagna padana) di qualche noto personaggio dell'epoca del quale voleva proporre una ironica caratterizzazione; la seconda dalla formazione del nome che in esso rivela una sconcia allusione all'abitudine dei contadini di avere rapporti con gli animali. Fra gli interpreti del teatro di Beolco ricordiamo, in epoca contemporanea, Gianfranco De Bosio, Franco Parenti, Dario Fo e Paolo Rossi. TRIVELLINO Personaggio che appartiene a una delle numerose elaborazioni del secondo Zanni o servo sciocco, a cui appartiene lo stesso Arlecchino. Dal costume molto simile a quello di Arlecchino, lo si ritrova solo in una stampa della prima metà del Settecento con un raffinato abito bianco molto attillato decorato con lusse, soli e motivi geometrici di forma triangolare. Fra gli interpreti: il bolognese Andrea Franconi, Domenico Locatelli, Domenico Biancolelli e Carlo Sangiorgi. Contrariamente ad altri personaggi la fama di Trivellino non si perpetuò con uguale successo nei teatri delle marionette e nelle baracche dei burattini. UOMO SELVATICO Presente nei rituali di molte popolazioni sotto diverse forme (divinità, spirito dei boschi, protettore dei campi e della natura), viene variamente caratterizzato da regione a regione, pur conservando caratteri costanti. Come spirito della natura egli viene tradizionalmente descritto come un essere mezzo uomo e mezzo bestia, che si aggira per i boschi armato di una verga, completamente ricoperto di peli e il viso dall'aspetto orribile. La sua prima rappresentazione teatrale risale al "Magnus Ludus de quodam homine selvatico"(1208), ma tracce della sua presenza si riscontrano in molte delle maschere della Commedia dell'Arte, per esempio nel misto di violenza e ingenuità, malizia e sventatezza che hanno fatto negli anni il successo di Arlecchino. CAVALIER CARTIGLIO Il Cavalier Cartiglio si richiama nei modi, nei gesti e nel linguaggio ai Capitani della Commedia dell’Arte. E’ un Capitano smargiasso armato di spada appesa ad una larga cintola, cappello piumato, gorgiera, guanti, stivali cadenti, vestito poco appariscente quasi incolore. Non porta la maschera ma ha due baffoni. Nei suoi monologhi si rifà proprio alle atmosfere dell’epoca medioevale: “Io sono il Cavalier Cartiglio, uccisore di draghi, demoni e dragoni li tiro fuori dal loro nascondiglio. Pronto di lingua sono e più di mano; rintuzzo, abbatto, sgomino, fracasso, di taglio e punta meno e vado a fondo; la gente si ritira quando passo sa che posso dir che son solo al mondo”. FRITTELLINO Tipo di servo e raggiratore della Commedia dell’Arte, E’ il nome di uno degli Zanni raffigurati nella raccolta di stampe.