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In memoria... - Suore Orsoline
In memoria... Supplemento a “Insieme per un carisma educativo” n. 1 - 2011 Suore Orsoline di M.V.I. di Gandino In Memoria... INSIEME PER UN CARISMA EDUCATIVO Suore Orsoline di M.V.I. di Gandino Via Masone 20/A - Bergamo Supplemento a “INSIEME per un carisma educativo”, 1/2011 Autorizzazione del Tribunale di Bergamo n. 348 del 23 gennaio 1958 INDICE 2 Suor Antonia Orlandi . . . . . . . . . .4 Suor Cesaria Leoni . . . . . . . . . . .32 Madre Graziosa Bugini . . . . . . .12 Suor Candida Peracchi . . . . . . . .33 Suor Elsa Mandonico . . . . . . . . .16 Suor Consolata Bonomelli . . . . .34 Suor Elvira Cattaneo . . . . . . . . .17 Suor Ferrantina Zanga . . . . . . . .36 Suor Genny Zanutto . . . . . . . . . .18 Suor Nerina Anesa . . . . . . . . . . .38 Suor Ferdinanda Bono . . . . . . . .20 Suor Epifania Meli . . . . . . . . . . .40 Suor Celestina Illipronti . . . . . . .22 Suor Ave Ricci . . . . . . . . . . . . . .41 Suor Ancilla Borlotti . . . . . . . . .23 Suor Eletta Maisetti . . . . . . . . . .42 Suor Narcisa Cassinelli . . . . . . .24 Suor Ludgarda Piva . . . . . . . . . .44 Suor Elfinesh Fessaha . . . . . . . .25 Suor Abrehet Aregay . . . . . . . . .45 Suor Susanna Rota . . . . . . . . . . .26 Suor Maria Madaschi . . . . . . . . .46 Suor Anania Colombi . . . . . . . . .27 Suor Donata Beretta . . . . . . . . . .48 Suor Minima Scaini . . . . . . . . . .29 Suor Benilde Dò . . . . . . . . . . . . .49 Suor Severa Meringi . . . . . . . . . .31 Parenti defunti . . . . . . . . . . . . . .50 numero speciale per le sorelle defunte nel 2009-2010 Il 26 dicembre 2010, la nostra cara suor Antonia Orlandi ha sussurrato il suo definitivo “Eccomi”, nel clima di lode e di “Magnificat” che ha percorso come un filo d’oro tutta la sua esistenza. Negli ultimi mesi di malattia aveva espresso più volte il rimpianto di non essere riuscita a pubblicare il numero speciale per le suore morte nel 2009, iniziativa che lei stessa aveva ideato e curato dal 2002. Era convinta che il ricordo delle sorelle defunte ha molteplici valenze: – anzitutto è un dovere di gratitudine verso persone che hanno speso la vita intera per Gesù Cristo e per i fratelli e testimoniato la bellezza del Vangelo nella quotidianità; – è uno stimolo ad approfondire i valori carismatici dell’Orsolina, espressi in modalità diverse secondo le varie personalità, ma con linee convergenti che aiutano a ricomporre l’identità dell’Orsolina di Maria Vergine Immacolata; – il recupero della memoria è importante e necessario, per tutte ma soprattutto per le giovani, per vivere l’oggi in modo sapiente, ridimensionando il nostro protagonismo e facendo tesoro del passato per protenderci verso un futuro ricco di creatività. C’era anche una motivazione molto semplice e pratica nel desiderio di suor Antonia: far dono di questa piccola rivista a parenti ed amici, con le foto e il profilo biografico della persona a loro cara. Ricordo con quanta gioia e soddisfazione lei sfogliava il giornaletto fresco di stampa e mi diceva: «È uscito proprio bene!». «Sì – le rispondevo – ci hai proprio messo l’anima». Dal 2007 suor Antonia scriveva il profilo biografico di ogni suora defunta, perché lo inserissi nel nostro sito internet “www.orsolinegandino.it”, nella sezione “In memoria delle sorelle defunte”. Questo numero speciale per le 27 sorelle morte nel 2009-2010 raccoglie appunto le schede del sito internet scritte da suor Antonia, completate con documenti, testimonianze e foto. Naturalmente dedichiamo le prime pagine a suor Antonia, non solo per il compito che ha svolto nel nostro istituto come Segretaria generale, ma per dirle un grazie speciale. I suoi occhi buoni e positivi hanno saputo guardare le sorelle come un tesoro prezioso, come piccole perle da scoprire ed esporre ai raggi del sole. Non è un meccanismo spontaneo, ma un’attitudine da coltivare con la purificazione dello sguardo e del cuore. Occorre un continuo decentramento da sé, per riuscire ad alzare lo sguardo e commuoversi nel veder brillare in cielo le stelle, anche le più piccole e di debole luce. Così ha fatto suor Antonia. Noi la ringraziamo e vogliamo raccogliere il suo esempio. Suor Melania B. 3 Sr. M. Antonia Orlandi: uno splendido dono per l’istituto 7 ottobre 1945 – 26 dicembre 2010 Anna Carla (Suor Antonia) Orlandi è nata a Bettola di Calvignasco (Milano) il 7 ottobre 1945 da Antonio e Natalina Vecchio, terza di sei fratelli, tre maschi e tre femmine. Una famiglia molto unita e abituata al sacrificio, soprattutto dopo la morte prematura del padre. Carluccia frequenta le scuole elementari e poi un corso di avviamento professionale in steno-dattilografia che le consente di trovare presto lavoro a Milano e di farsi apprezzare come segretaria diligente e scrupolosa. Nell'oratorio di Bubbiano incontra le suore Orsoline, in particolare suor Wilma, che le fa la proposta vocazionale. Carluccia ha vent'anni e incomincia a pensarci seriamente, a pregare con fiducia: ha un bel lavoro, un gruppo di amiche, qualche ragazzo che le ronza attorno... ma capisce che il Signore ha un progetto speciale su di lei. In una lettera dell'agosto 1965 alla Madre generale (la Serva di Dio Dositea Bottani) fa sapere - con il suo stile asciutto e chiaro - che ha preso la decisione di farsi Orsolina e che entrerà il 4 settembre: «[...] Sì, ormai è deciso, entrerò in settembre. Ho già dato le dimissioni alla ditta dove lavoro e per la fine di agosto sarò libera dalle sue dipendenze. Costa sì lasciar tutto e, man mano che si avvicina il momento, si avverte di più il distacco: la mamma, i fratelli, la casa, i superiori, la ditta, i colleghi, il lavoro, le compagne dell'oratorio, tutte le ragazze che conosco, il paese. Forse forse non 4 mi sono mai accorta come adesso di voler bene veramente a tutti quelli che conosco; ma io in fin dei conti ho una strada da percorrere. Ho Qualcuno da amare sopra tutti, anzi, solo amando Lui amerò veramente anche gli altri, perciò sia fatta la sua Santa Volontà. Se Gesù mi chiede questo, è perché posso e devo farlo, quindi chiedo anche a Lei, Reverendissima Madre, una preghiera particolare, perché possa fare questo passo con tanta generosità e solo per la maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime». Carluccia, favorita dalla serenità e pacatezza assorbite nel contesto familiare, si inserisce facilmente nella nuova vita del Noviziato delle Orsoline a Scanzorosciate e instaura relazioni belle e durature con le compagne. Il 30 agosto 1966 fa la vestizione con altre 4 novizie, prendendo il nome di suor Antonia in ricordo del papà, e inizia con gran fervore i due anni di noviziato. Le piace leggere libri impegnativi, approfondire gli argomenti che la maestra delle novizie va affrontando nelle lezioni sull'onda dell'appena concluso Concilio Vaticano II, discutere su varie tematiche di attualità che filtrano in vari modi anche nel noviziato. Si dedica con gioia ai lavori domestici e si diverte volentieri con le giovani compagne in tempo di ricreazione. Le piace tutto, non si lamenta di niente. A volte la madre maestra la mette alla prova e la umilia secondo i metodi educativi un po’ spartani di un tempo, ma lei non si scoraggia e non si scompone, anzi, si impegna al massimo a conoscere e fare la volontà di Dio. Il 30 agosto 1968 suor Antonia si consacra al Signore nella professione religiosa e incomincia lo juniorato, sei anni di formazione religiosa e professionale che lei vive con intensità, senza perdere un minuto: consegue il diploma di maestra catechista, l'abilitazione all'insegnamento nella scuola dell'infanzia (Fiorano 1970) e poi per le scuole elementa- ri (Roma 1972), il diploma di assistente educatrice (Roma 1972) e di assistente sociale (Roma 1975). Il 30 agosto 1974, nella splendida cattedrale di Bergamo si consacra per sempre al Signore insieme ad altre 7 juniori, che con lei formano il gruppo delle 8 beatitudini, giovani suore compatte e creative. Le attività che svolge suor Antonia dopo la Professione perpetua sono numerose: insegnante di Scuola elementare a Bergamo, vocazionista, membro della Segreteria USMI di Bergamo, impegnata nella Caritas diocesana, assistente sociale in aiuto presso la nostra Casa di Riposo "Istituto San Giuseppe" di Villa d'Adda. Nel 1977 pubblica sul settimanale diocesano “La domenica del popolo” due interessanti articoli sul problema della qualificazione dell'assistenza agli anziani, alla luce della legislazione e delle nuove prospettive sociali e psicologiche. Negli anni della elaborazione della nuova Regola di vita, fa parte di un gruppo affiatato di giovani suore ingaggiate da madre Graziosa Bugini per lo studio e la stesura dei testi; le dita della ex segretaria milanese sono le più veloci e precise nel battere i tasti della rumorosa macchina da scrivere. Dopo la morte di madre Carmela Vanoli (1977), suor Antonia coordina la redazione della rivista "Sub Tuum Praesidium Maria" e scrive parecchi articoli di cronaca. Intanto insegna nella scuola elementare "S. Angela Merici" e risiede al pensionato per studenti in Bergamo alta. Non è mai stanca, non si lamenta mai, quasi fosse naturale la fatica; è sempre ordinata e precisa nel lavoro, qualunque esso sia. Trova sempre il tempo per curare le relazioni umane, per pregare, per aggiornarsi e rendersi più competente nel servizio che le è assegnato. Non cerca il sapere per il sapere, ma per conoscere l'essere umano e servirlo meglio. A questo riguardo, ricordo un suo piccolo episodio. Nella settimana di un convegno di studio a Bologna, approfitta di un pomeriggio libero per visitare la città con una consorella; mentre questa guarda in alto per ammirare le chiese, i palazzi e le famose torri di Bologna, suor Antonia preferisce osservare le persone che popolano le vie, le piazze, i mercati e pensare che in ognuna vi è l'orma di Dio, anche nel barbone seduto sui marciapiedi a chiedere l'elemosina o a sonnecchiare ubriaco. Dopo il terribile terremoto che il 23 novembre 1980 ha devastato l'Irpinia nel sud dell'Italia, la Caritas di Bergamo invia a Calitri (Avellino), paese di 5000 abitanti quasi completamente distrutto, un gruppo di volontari formato da un sacerdote, suore e laici. Tra loro vi sono suor Antonia e suor Sofia, che collaborano alla pastorale parrocchiale di Calitri dall'agosto del 1981 al gennaio 1982. Dopo quella intensa esperienza di condivisione e di servizio, suor Antonia rimarrà sempre legata al gruppo dei volontari bergamaschi che si ritrovano in casa generalizia ogni anno per una celebrazione eucaristica e una cena insieme. Per lei questo incontro annuale è sempre stato una bella boccata di ossigeno. Nel 1991 sente il bisogno di un tempo forte per stare Dio e per Suor Antonia a Bergamo con la compagnia delle “Beatitudini”, il 30 agosto 1974, giorno della Professione perpetua. 5 Dall’omelia per i funerali di suor Antonia fare discernimento, perché gli impegni sono troppi ed è necessario fare delle scelte. Nel mese di agosto vive una settimana di esercizi spirituali nella foresteria del monastero francescano di Zogno (Bergamo). Al termine dell'esperienza scrive alla Madre generale una lunga lettera in cui fa il punto della situazione, con la semplicità e la schiettezza che la contraddistinguono: «...Rivedo la mia vita, specialmente di questi ultimi anni. Ringrazio il Signore di avermi dato la luce, la forza, il buon senso, la fede di accettare man mano i distacchi da diverse persone care, da diversi ambienti e circostanze. Grazie a Dio, come le dicevo, non sono spenta, anzi mi sento rinvigorita dalla solitudine che ho vissuto soprattutto in questo ultimo anno. Sia pure con fatica, ho cercato di essere fedele a quanto mi è stato chiesto dall'obbedienza; ho vissuto in prima persona i miei doveri e con tutto l'impegno; mi sono sforzata di non avere pretese, di occupare meno posto possibile ovunque. [...] Il Signore conosce i risultati, io non me ne occupo. So solo che il mio Dio mi dà una grande pace e la gioia di aver cercato la sua volontà e il bene degli altri. [...] Ho fatto tutto volentieri. Mi trovo benissimo all'USMI e ne traggo molta ricchezza; mi sento a mio agio nella scuola, tra le ragazze del pensionato; non ho problemi per ritiri o altro con le ragazze; sto volentieri con gli anziani a Villa d'Adda; mi siedo volentieri a scrivere quando ce n'è bisogno e altrettanto volentieri lavo i piatti, scopo o altro (devo ringraziare mia mamma che mi ha abituato un po' a tutto). Però, onestamente, mi sembra doveroso chiederle una scelta: la scuola richiede impegno oltre le ore di lezione; un servizio sociale onesto va fatto tramite agganci e aggiornamento; l'USMI va portata avanti con passione e competenza... e così via. Aspetto, possibilmente presto, una sua risposta». Nel Capitolo generale del 1994, suor Antonia è scelta come Segretaria generale, per 6 Lettera dei fratelli di suor Antonia Milano, 31 dicembre 2010 sei anni accanto a madre Grata Sirtoli e per altri dieci accanto a madre Carlita Nicoli: un lavoro che richiede fedeltà e precisione, sacrificio senza misura e senza notorietà, pazienza e tutta una serie di virtù che non si possono certamente improvvisare. Chi ha vissuto con lei l'ha sentita ragionare così: «Ci possono essere dei pareri diversi, ma si discute e si torna come prima. Qui nessuno deve litigare, ci dobbiamo amare. Noi siamo a servizio di tutti. Guai se qualcuno va via male». E questo impegno è durato 16 anni, fino a pochi giorni fa, quando le forze sono crollate improvvisamente. Negli ultimi due anni, quando le è stato diagnosticato il tumore, suor Antonia ha esposto in segreteria, nei punti più visibili dalla sua ampia scrivania, alcuni poster preparati da lei al computer. Sono preghiere tratte dai salmi, che esprimono la sua lucidità e la sua esperienza di fede nella malattia. «Signore... io sono tranquilla e serena come bimba svezzata in braccio a sua madre, come bimba svezzata è l'anima mia» (Salmo 130) «Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai bucato» (Sl 50, 10) «È meglio camminare zoppi sulla strada giusta che correre su quella sbagliata!». «Nell'ora della paura, io in Te confido... so che Dio è in mio favore» (Salmo 55). Suor Melania B. Rev.ma Madre Generale Carlita, desideriamo manifestare a Lei e alla Comunità delle Suore Orsoline di Gandino, la nostra gratitudine per le espressioni d’affetto e per le premurose cure prestate alla nostra carissima sorella Suor Antonia durante la malattia. La Vostra è stata una testimonianza d’amore che ci ha commosso e confortato. Ringraziamo anche il Signore per il dono della nostra cara sorella che con la sua delicata sensibilità ha saputo tenerci sempre uniti, seguendo l’esempio di nostro papà e di nostra mamma. Sentiamo, inoltre, il bisogno d’esprimere la nostra riconoscenza alla Vostra Congregazione, nella quale nostra sorella Suor Antonia è stata formata, guidata e sostenuta per realizzare il progetto che Dio ha avuto per lei. Dal cielo siamo certi di ricevere tutti quanti il suo aiuto. Durante i funerali, ci siamo sentiti avvolti in un grande abbraccio affettuoso anche da persone a noi sconosciute, ma sicuramente legate a Suor Antonia: sacerdoti, religiose, adulti, giovani e bambini. Giunga anche a loro il nostro GRAZIE. Nel Signore, cordiali saluti e un abbraccio insieme alle nostre famiglie. Pino, Mariangela, Annarita, Angelo e Luigi Orlandi Carissima suor Antonia, conserverò a lungo nel cuore i dialoghi brevi, semplici, i momenti in cui anche tu chiedevi, con umiltà, perdono dei tuoi piccoli peccati, conserverò a lungo soprattutto il tuo esempio, il tuo silenzio, la tua disponibilità alla volontà del Signore. Grazie di questa testimonianza *** Lettera di un nipote Carissima zia Suor Antonia, da oggi non ci sei più… Ma, mai come ora ti sento più vicina, da lassù potrai pregare e vegliare su di noi e sicuramente ci accompagnerai, come hai sempre fatto, nel nostro cammino. Anche se ultimamente ci siamo visti poco a causa della lontananza, tu sei sempre stata presente con le tue telefonate e le tue attesissime e puntuali lettere che segnavano il trascorrere dei giorni, ricordandoci in ogni ricorrenza, senza mai dimenticare un compleanno, un onomastico o qualsiasi altra occasione particolare e, quando con mia moglie siamo entrati per la prima volta nella nostra casa in costruzione, per “coincidenza” è arrivata la tua telefonata… Ora alle feste, o comunque in qualsiasi ricorrenza, la casella della posta resterà vuota, ma solo quella… Sei sempre stata una presenza silenziosa e costante e tantissimi ricordi mi legano a te, soprattutto all’infanzia, quando venivamo a mangiare a Bergamo da te e quel mondo mi sembrava magico, oppure quando ci regalavi cioccolate e caramelle del barettino dell’istituto delle suore, e senza mai scordare la colonia estiva di Gandino. Poi mi hai sempre accompagnato nella mia crescita, anche se a volte non capivo… Mi sono reso conto che anche per mia moglie e i miei figli eri una figura buona sempre presente. Ora veglia su di noi e indicaci sempre la via giusta come solo tu sapevi fare… Ora riposa in pace a fianco alla nonna Natalina e al tuo adorato papà. Con affetto, tuo nipote Lorenzo Orlandi e fa sorgere in mezzo alla gente che hai incontrato, alla tua famiglia che tanto amavi, ai giovani, alle ragazze del nostro tempo, nuove vocazioni perché come te sappiano innalzare la fiaccola del proprio battesimo perché altre persone camminino nella luce del Cristo che nasce per la salvezza di tutti. don G.B. Ferrari 7 “La fedeltà è il segno più forte dell'amore... con gioia il Sì perenne” Sono gli auguri che suor Antonia mi fece il 2.IX.1989 in occasione della mia professione perpetua; li ho sempre custoditi nel libro dei Vangeli, quasi sigillo di un augurio che ora diventa intensa preghiera. Sì, suor Antonia mi e ci ha realmente testimoniato la fedeltà a Cristo sposo, il Vivente. Rendo grazie e lode all'Altissimo per questa meravigliosa sorella che, mentre il suo corpo esteriore si stava distruggendo, nei giorni donati, ha saputo manifestare il sorriso della creatura nuova. Grazie, sorella ricca di profonda umanità, che nel silenzioso nascondimento hai lasciato tracce profonde di un cuore pieno di Amore Eterno. Lode a Dio, senza fine, per te carissima suor Antonia. suor Fedora 8 Dall'Argentina Testimonianza di una monaca domenicana Testimonianza di una volontaria in Africa A sr Antonia devo la mia vocazione! Era, e rimarrà sempre, lo slogan che ci univa e che mi distingueva ogni volta che incontravo una suora Orsolina. Mi bastava vedere una di loro perché il mio cuore e la mia memoria ritornassero al ricordo degli inizi della mia ricerca vocazionale. Era buffo e simpatico, ma non potevo non inviare i miei saluti e il mio carissimo ricordo a sr Antonia ogni volta che incontravo una suora Orsolina. In ognuna di loro per me c’era sempre un po’ “della mia suor Antonia”. A lei devo la mia vocazione anche se, durante il cammino di discernimento vocazionale, alla fine sono stata catapultata in un altro Ordine religioso, tra le monache domenicane, le vicine di casa. Lei è stata capace di farmi sentire una persona amata ed è stata proprio suor Antonia la chiave perché io ritrovassi me stessa e mi mettessi a confronto con le domande importanti della vita. Lei ha creduto in me e da qui è scaturita la mia volontà di rispondere a Colui che lasciavo addormentato nel mio cuore. Con il suo sorriso e il suo avvicinarmi discreto, non invadente, rispettoso e non curioso, è stata capace di aprirmi ai valori umani e spirituali. La sua accoglienza mi ha fatto sperimentare l’accoglienza dell’Amore profondo e permanente del Signore della Vita. Ho sempre amato e apprezzato suor Antonia per la sua giovialità, la sua serenità, libertà di cuore e sincerità di parola, per la sua coerenza al vangelo e per la sua infaticabile opera educativa, accogliente e pacifica con tutti, senza distinzione di persone. Non riesco ancora a capacitarmi che sia volata in cielo, tra gli angeli di Dio per cantare in eterno il suo perenne Magnificat e la promessa è che continueremo a gareggiare a chi sarà la prima ad inviare gli auguri di buon onomastico. Sì, questo anche è un aspetto sorridente che caratterizzava la nostra vicinanza: spesso era lei che mi precedeva per gli auguri onomastici! Le parole sono troppo povere per dire la grande ricchezza di vita e di esempi che ho ricevuto da sr Antonia; rimarrà per me come eredità spirituale da portare a compimento … Per ora un grande GRAZIE dal profondo del cuore... a tutte le suore Orsoline per il bene che hanno voluto a suor Antonia e di cui ho beneficiato. Grazie, carissima suor Antonia, per tutto ciò che mi hai donato; grazie per aver creduto in me, nonostante i miei limiti e le mie povertà, grazie per avermi sostenuta e rispettata nella mia scelta vocazionale; grazie per aver dato vigore e spinta alla nostra vita contemplativa, grazie per tutto il bene che hai offerto e donato alla comunità di Matris Domini. Tutte ti ricordano con riconoscenza e affetto e tutte stanno pregando per te. Ora che vedi e contempli il Volto di Cristo continua ad accompagnarci con la tua discrezione e la tua amorevole intercessione. suor Antonella Sana op Monastero Matris Domini - Bergamo Grazie, dolce suor Antonia, perché le tue parole, il tuo sguardo, il tuo sorriso mi hanno reso concretamente visibile la tenerezza di Dio. Grazie per quell'ultima passeggiata in giardino (avevi le stampelle) durante la quale, nonostante la malattia, hai saputo dare – tu a me – speranza e coraggio. Grazie perché non avevi bisogno di parole ma sapevi leggere nel mio cuore. Grazie perché un giorno mi hai detto: «Vai». Ora ti penso sostenuta dalle braccia di quell'Amore trinitario che tanto hai amato e che ci chiama ad amare sempre e ovunque. Vicina nel dolore alla Madre generale e a tutte le Orsoline Viviana *** Il ricordo di un ex-alunno Cara Suor Antonia, uno dei ricordi più intensi che ho di te è quando in aula, non so per quale motivo, ci raccontasti di tuo padre: era la nostra terza o quarta elementare e quella volta ti sei messa a piangere dalla commozione; lui da tempo era scomparso e ti mancava. Ora che anche tu non ci sei più, penso che lo potrai riabbracciare e potrai raccontargli tutto quello che hai costruito nella tua vita. Ti scrivo alcuni versi di una poesia intitolata “Ho imparato”, scritta da un noto autore radiofonico americano (Andy Rooney). In alcuni di questi versi ho riconosciuto alcune delle cose che mi hai insegnato tu. Ho imparato... che posso pregare per qualcuno, quando non ho la forza di aiutarlo in qualche altro modo. Ho imparato... che essere gentili è più importante dell'aver ragione. Ho imparato... che i soldi non possono acquistare la felicità. Ho imparato... che sono i piccoli avvenimenti giornalieri a fare la vita così spettacolare. Ho imparato... che l'amore, non il tempo, guarisce tutte le ferite. Ho imparato... che ogni persona che incontri merita d'essere salutata con un sorriso. Ho imparato… che chi ha condiviso con te l’amicizia, resterà sempre nella tua vita... Sei parte della mia vita, ti ricorderò per sempre e pregherò per te. Riposa in pace. Ciao! Andrea Rota Abbiamo letto il profilo biografico di suor Antonia, meditato le virtú che caratterizzarono la sua vita e ci siamo sentite spronate a cantare il Magnificat per le meraviglie che il Signore ha operato in lei per il bene della nostra famiglia religiosa e dell`umanità. Ci piace ricordarla cosí. Un bambino entrando in una chiesa domanda a suo padre: «Chi è un santo?». «Il santo è colui che lascia passare la luce di Dio». Suor Antonia nel suo sguardo luminoso e penetrante, nel suo lavoro accurato e discreto, nella sua semplicità e prudenza, nella sua relazione umana e trascendente, nella sua ricerca della verità nella carità, nella sua sensibilità verso chi aveva più bisogno, ha lasciato passare la luce di Dio. Piú volte abbiamo colto nell’incontro con lei, il desiderio di donarsi senza riserve per il Regno di Dio. Insieme diciamo grazie a suor Antonia per averci trasmesso la passione per l’unità, con gesti semplici e concreti e chiediamo a lei che dal cielo ci aiuti a vivere l’umiltà e la carità per una cultura della vita e dell’amore. Le sorelle della Delegazione Argentina 9 Dalle testimonianze Il ricordo delle suore di Gandino Dall’Etiopia Carissima Madre Carlita, in questo momento di particolare dolore per l’intero Istituto, il nostro pensiero corre anche a Lei, carissima Madre, perché suor Antonia, nella sua qualità di Segretaria generale, era la persona a lei più vicina. Siamo molto addolorate e preghiamo perché il Signore conceda a suor Antonia di contemplare al più presto il Suo volto nella gloria, con tutti i Santi. In occasione della mostra dei merletti, abbiamo avuto la gioia di una visita da parte di suor Antonia, qui a Gandino, e siamo rimaste colpite per la sua forza d’animo e la sua serenità nel portare avanti la sua malattia. Era lei a farci coraggio e a più riprese ci ha manifestato una grande fiducia nel Signore e un grande abbandono alla Sua volontà. Noi la sentiamo molto vicina. Assicuriamo la nostra preghiera per Lei e per il suo Consiglio, perché lo Spirito Santo vi guidi nella scelta della persona che dovrà sostituire suor Antonia. Coraggio, carissima Madre, ci senta vicine con la preghiera e l’offerta della nostra sofferenza. Con affetto l’abbracciamo Le sue figlie “ricche di anni” con Madre Grata e tutta la comunità di Gandino Gandino, 27 dicembre 2010 Carissima Madre Carlita e Sorelle, abbiamo appena appreso da internet la dolorosa notizia della dipartita della nostra cara suor Antonia Orlandi per l'eternità. Con negli occhi l'immagine di una "vera Orsolina" (suor Antonia), esprimiamo la più viva partecipazione al vostro dolore e preghiamo il Signore che l'accolga nel suo Regno di luce e di pace e la ricompensi per la sua generosa donazione e dedizione per il bene di tutti. Mentre si fa sentire il distacco, ci conforta la speranza che suor Antonia è stata sempre persona di fede e di grande amore per tutti senza distinzione. Anche durante la malattia l'abbiamo vista sempre serena e tranquilla, conforme alla volontà di Dio, che portava il dolore con grande dignità di sposa di Colui che ha sempre amato. Siamo certe che la nostra cara suor Antonia non è morta, ma entra nella gioia della vita, consegnandoci la lampada della fedeltà all'unico Sposo. Unite nella preghiera Suor Lemlem Zigta e Sorelle della delegazione d'Etiopia *** Dall’Eritrea *** Dal Kenya Carissima Madre Carlita, vogliamo esserle tanto vicine, anche se le parole, nella nostra circostanza, sono inutili. Ci sono momenti nella vita in cui si fa più viva la memoria e la voglia di comunicare, specialmente quando riguarda persone care che ci hanno lasciato. Il tempo scorre con le sue vicende, alternando eventi e speranze, gioie e dolori. Per noi ora è di turno il dolore della separazione. Speravamo in un miracolo, ma ciò non era nel piano di Dio. Chiniamo il capo e con dolore e consapevolezza diciamo: "AMEN". Personalmente non abbiamo vissuto con lei, ma chi ha avuto il dono di conoscerla ha scoperto che, attraverso il suo sorriso, si nascondeva una vita impegnata e desiderosa di essere di aiuto alla sorella. Anzi, attraverso il suo sorriso, ci apriva il cuore e ci dava la possibilità di contemplare le meraviglie che il Signore aveva operato con lei. La soave sensazione di essere state amate ci serva ora per rilanciarci con entusiasmo nella nostra donazione verso le sorelle e i fratelli bisognosi... Madre, vogliamo incaricarla di un messaggio importante. Se questo scritto arrivasse prima di chiudere la bara, dia a Suor Antonia un bacio a nome delle sorelle che lavorano in Kenya. Con tanto affetto e riconoscenza salutiamo Suor Clea e le sorelle tutte del Kenya 10 Cara Sr. Antonia, quello che ho vissuto con te, quello che ho imparato da te, quello che ci siamo comunicate con te rimarrà impresso nel mio cuore per sempre. Permettimi di dirti il mio grazie, Suor Antonia. · Grazie che sei stata un dono speciale e prezioso per tutte noi. · Grazie per la tua fede profonda · Grazie per il tuo essere donna saggia e posata · Grazie per la tua pace interiore ed esteriore · Grazie per la tua interiorità profonda · Grazie per la tua pazienza educante · Grazie per la tua apertura ed accoglienza · Grazie per la tua dedizione con precisione · Grazie per la tua serenità che infonde pace... Il tuo ricordo è per sempre!!! Non ti dimenticherò maiiii... Ora che sei nelle braccia del Padre, prega per noi. Grazie Sr. Antonia! Basta!... le lacrime mi invadono. Suor Amleset e Sorelle Sr Antonia è stata per me una persona speciale, sempre accogliente, precisa nel rispondere ad ogni richiesta e serena in ogni occasione, sia nel momento della buona salute che durante la sua malattia. Mai la dimenticherò. Suor Vita Bontempi Suor Antonia, che esempio! Sempre pronta, positiva, generosa, disponibile, precisa, attiva, silenziosa, di preghiera, prudente... Mai un NO, ma: «Appena posso... Eccomi!» e... fino alla fine: «GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!». Dopo aver ricevuto il Sacramento dei malati, suor Antonia ha detto: «Ho la forza... sono contenta... sono nella pace». Grazie, suor Antonia, sui tuoi passi andiamo avanti. Con gratitudine. Suor Beniamina 11 Madre M. Graziosa Bugini: «Per me vivere è Cristo» so. Data la salute sempre più precaria, l’8 gennaio 2010 fu portata nell’infermeria della casa madre a Gandino, dove nella notte dell’8 aprile 2010 ci lasciò per fare il suo ingresso nella casa del Padre celeste. Il ricordo della sua Segretaria 21 ottobre 1923 – 8 aprile 2010 Emma (Suor Graziosa) Bugini, nata a Ciserano (BG) il 21 ottobre 1923 da Giovan Battista e Angela Ferrario, entrò nell'istituto il 21 settembre 1943 come postulante; il 28 marzo 1944 fece la vestizione prendendo il nome di suor Graziosa, il 30 marzo 1946 celebrò la prima professione religiosa e il 30 agosto 1951 i voti perpetui. Subito dopo la prima professione, si trasferì a Roma per conseguire il diploma dell’Istituto magistrale. Ottenuta l’abilitazione per l’insegnamento nella scuola elementare, si fermò come maestra a Roma presso l’istituto scolastico “S. Gaetano”. Svolse la missione educativa nella scuola dal 1947 al 1958, quando fu eletta segretaria generale dell’Istituto. Il nuovo incarico la riportò a Bergamo nella casa generalizia, accanto alla Serva di Dio madre Dositea Bottani, superiora generale da lei molto stimata ed amata. Nel 1964 fu confermata segretaria generale ed eletta consigliera. Nel 1970 il Capitolo generale la elesse superiora generale dell’Istituto, incarico che le venne affidato per tre sessenni consecutivi fino al 1988, quando, eletta consigliera generale, rimase in casa generalizia a lavorare per l’archivio dell’Istituto. Nel 1994 divenne superiora della comunità di Viale Albini annessa alla casa generalizia in Bergamo, continuando il lavoro di archivista. Nel 2002 ritornò in Via Masone finalmente a ripo- 12 Madre Graziosa, una suora umile e sapiente, chiamata a coprire incarichi di grande responsabilità, è passata tra noi servendo la Chiesa e ogni sorella con l’esempio di vita coerente e vigilante. Fondò la sua vita religiosa sulla salda roccia che è Gesù Cristo, lo Sposo a cui ha donato tutta se stessa, unica Verità che non tramonta e non vacilla. Concludeva sovente i suoi scritti con l’augurio mariano “Dominus tecuum”; esprimeva il suo anelito di santità con l’espressione paolina: “Per me vivere è Cristo, morire un guadagno”. Ora che è entrata nella gioia senza tramonto, dal cielo continuerà la sua preghiera per la Chiesa, il Papa, la sua Famiglia religiosa, i suoi parenti e le tante persone amiche che l’hanno conosciuta e stimata durante la sua lunga vita terrena. “Dominus tecum”: questo tuo saluto, carissima Madre, mi risuona frequentemente in cuore, mi ricorda che Lui è il ‘sempre presente’, il Signore della mia vita. “Dominus tecum”: me lo ripetevi spesso quando ti allontanavi da Bergamo per le visite alle Sorelle, per rassicurarmi che non ero mai sola... “Dominus tecum”: oggi, questo saluto angelico mi dà il coraggio della concretezza, della fedeltà alla Parola, al quotidiano, al servizio amorevole per ogni Sorella. Vedi anche la rivista “INSIEME per un carisma educativo”, 1/2010, pp. 44-47. “Dominus tecum”: sì, il Signore è con me, è con me il suo Amore, la sua Pace, la sua Gioia e posso gridare: “Signore mia forza, mia roccia, mio liberatore, vieni in mio aiuto”. Madre Graziosa, che mi sei stata madre, sorella e maestra non potrò mai esprimere a parole il mio grazie per l’esempio, la pazienza, l’amore e ancora ti chiedo di vegliare su di me e sull’intero Istituto. Suor Grata Sirtoli 13 Testimonianze di Madre Graziosa per Madre Gesuina e Madre Dositea Madre Graziosa, diventata madre generale nel 1970, fece subito raccogliere le testimonianze sulla santità di madre Dositea Bottani, di cui era stata segretaria. Nel 1987, dopo essersi consultata con p. Antonio Cairoli ofm, avviò i lavori per l’introduzione della causa di canonizzazione sia di Madre Dositea che di Madre Gesuina Seghezzi, che lei aveva conosciuto da molto vicino. Era fortemente convinta che il loro cammino di santità avrebbe dato un forte impulso al rinnovamento spirituale dell’istituto. Il Capitolo generale del 1988 ratificò quella sua intuizione e nel 1991 fu aperta l’inchiesta diocesana. Madre Graziosa fu la prima testimone ad essere interrogata e rilasciò un’ampia e profonda testimonianza per entrambe le Serve di Dio. In queste pagine trascriviamo alcuni brani in cui madre Graziosa parla del suo rapporto con madre Gesuina e madre Dositea, punti di riferimento anche per il suo stesso governo dell’istituto. Madre Gesuina Seghezzi «Madre Gesuina governava con amore e saggezza, amata dalle suore di ogni età, particolarmente da quelle (circa duecento) che erano state sue novizie e vedevano in lei un modello di santità e di umanità, la madre a cui si poteva ricorrere in ogni necessità. Il suo rapporto con le suore era caratterizzato da: — grande rispetto per la persona, che ella valorizzava, accompagnava, incoraggiava, mostrandole mete sempre più alte, comunicando la gioia di vivere per Dio solo, con l’entusiasmo e la generosità di “sposa del Crocifisso”; — attenzione alla situazione delle suore, ai loro bisogni, all’ambiente in cui operavano. Nel suo magistero, attraverso le lezioni che teneva in occasione di esercizi spirituali e di visite canoniche, nell’incontro personale e nella corrispondenza epistolare, evidenziava i seguenti nuclei: — lo scopo dell’Istituto è “santificarsi per santificare”; la suora deve ripetersi spesso: “O santa, o 14 morta”; santità è unione intima con Dio e dedizione totale ai fratelli; — la santità si vive nella imitazione di Cristo Crocifisso, nella partecipazione alla sua gloriosa passione: “puro amore, puro patire”; — spiccata devozione all’Eucaristia e al Sacro Cuore, dalla cui frequente contemplazione si attingono luce e forza per il cammino spirituale e per il servizio ai fratelli; — zelo per la salvezza delle anime, che costano il sangue prezioso di Cristo; immolarsi per la salvezza dei peccatori; — la comunità religiosa è vista come una famiglia spirituale in cui si trovano abbondanti mezzi di santificazione e insieme si cammina nell’amore di Cristo; — Maria Immacolata è la madre in cui rifugiarsi, la consigliera, il modello particolare in cui la suora Orsolina deve specchiarsi». «Vissi con madre Gesuina gli ultimi anni della sua esistenza e precisamente dall’agosto 1958 alla morte (30-3-1963). Avevo di lei una grande stima e venerazione, anche per quanto mi diceva madre Dositea Bottani che fu sua novizia e le visse accanto per oltre cinquant’anni. La sentivo religiosa di fede profonda, di grande equilibrio e saggezza. Non trascorse gli ultimi anni della sua vecchiaia nella inazione. Tante suore venivano in casa generalizia da lei per consiglio, per aiuto spirituale, per avere una parola di conforto. La grande sua occupazione era un’intima e intensa comunione con Dio. Quando passavo dal suo studio per un saluto, se era sola la trovavo in meditazione delle cose di Dio o attenta alla lettura spirituale, oppure sgranava il Rosario. Alzava i suoi occhi vispi e sereni e mi incoraggiava con un pensiero che spronava a visione di fede, ad amare “la santa regola”, ad essere riconoscente a Dio per il dono della vocazione religiosa. Mi raccomandava confidenza, specie nelle difficoltà, con la madre generale Dositea Bottani, di cui aveva grande venerazione e stima e ne parlava come di una religiosa ricca di saggezza evangelica, dotata di intuizione, di fede, di amore a Dio e al prossimo. Infine mi salutava con un solenne “Sia lodato Gesù Cristo”. Madre Dositea Bottani «La fede. Madre Dositea si sentiva proprietà di Dio. Tutto le veniva da Lui. Cristo dimorante in lei era l’autore di tutto ciò che operava. Il vivere di fede le consolidava quell’equilibrio di cui era dotata e che rendeva armonica la sua quotidianità. Aveva un animo ben strutturato dentro, perché era una donna interiormente unificata... Ogni manifestazione della bellezza e della bontà di Dio la faceva vibrare interiormente e trasalire di gioia. Ricordo che un giorno in cui madre Dositea era indisposta, sul tramonto, mi recai nella sua camera al secondo piano di casa generalizia a Bergamo; ero preoccupata per una questione che avrei voluto si risolvesse subito. Lei era assorta e contemplava dalla finestra, nello sprazzo di cielo sulla cima di un cedro molto alto, un usignolo che gorgheggiava beatamente; nei luminosi e rossi riflessi del tramonto si intravedeva benissimo il suo becco in movimento. Le esposi il problema e lei, per tutta risposta, mi disse: “Siedi, senti, vedi che spettacolo! Com’è grande Iddio! Benediciamolo insieme”. Entrò in me un senso di pace che sdrammatizzò il problema, e me ne tornai serena in segreteria, accettando le cose come Dio le disponeva, grazie anche allo sguardo sapienziale della madre che, con la sua costante ottica di fede, infondeva in me un alto modo di vedere la vita... Il suo sguardo di fede aveva una particolare efficacia nell’incontro profondo con le anime, che percepivano in lei un animo amico, perciò si sentivano amate al di là di ogni loro miseria. Ricordo che un giorno madre Dositea cercava di avvicinare una sorella, ma quella, urtata dalle giuste osservazioni fattele, non cedeva agli inviti della madre, che reagì con bontà: “Ringraziamo il Signore anche per questa sofferenza, come occasione per amare veramente. Amiamo e preghiamo! Dio l’ama tanto e saprà trovare il momento giusto”. Dopo un po’ di tempo, quella sorella capì e tornò serena dalla madre, che l’abbracciò e non tornò più sull’accaduto». «La carità. Era l’amore teologale che determinava la vita di madre Dositea. Si sentiva amata da Dio, immersa in Lui come sposa e di conseguenza ama- va il prossimo d’un amore vero... Aveva un cuore umile e semplice e chi le viveva accanto avvertiva che veramente “l’umiltà è lo spazio dell’amore”. La sua parola aveva valore perché nasceva dal suo silenzio pregno di Dio, che ne era il contenuto segreto. “Il valore di un’anima è dato dalla ricchezza di quello che non dice”, afferma Sertillange. Ricordo con quanta pazienza e abnegazione ascoltava fino a tarda ora suore in difficoltà, nonostante la sua età e i suoi disturbi; talvolta subiva umiliazioni, ma rimaneva sempre serena e fiduciosa. La sua gioia era profonda e si intensificava quando l’interlocutrice, entrata nel suo studio afflitta e preoccupata, si lasciava attrarre dalla bontà di Dio che traspariva da lei e si rappacificava con se stessa e con gli altri. Quante volte vidi sorelle che giungevano da lei con il peso di tante preoccupazioni, col viso teso e, dopo il colloquio, se ne tornavano a casa serene, sollevate, pronte a riprendere con più slancio i loro impegni, nel cammino di santità tipico dell’Orsolina: configurazione a Cristo in carità-umiltà. Madre Dositea accoglieva le persone sempre con il sorriso, con piena disponibilità e le ascoltava con interesse, come se null’altro avesse da fare, così che l’animo si apriva alla fiducia, alla confidenza. Lodava ogni sforzo ed anche il più piccolo risultato positivo, ma sapeva fare anche proposte esigenti, indicare cammini non facili (i santi sono scomodi, perché non accarezzano il nostro amor proprio e non tollerano la pigrizia!), rispettando sempre i ritmi di maturazione della persona. La sua parola schietta, sicura, stimolava sempre al bene». 15 Sr. M. Elsa Mandonico: un cuore grande e materno 26 dicembre 1922 – 31 gennaio 2009 Natalina Mandonico (Suor Elsa) nacque a Brescia da Giovanni e Maria Gilberti il 26 dicembre 1922; abitava nella parrocchia di Corzano (BS) quando entrò nel nostro istituto l’11 febbraio 1948. Fece la vestizione sei mesi dopo prendendo il nome di suor Elsa, professò per la prima volta il 31 agosto 1950 ed emise i voti perpetui il 30 agosto 1956. Suor Elsa, donna di indole mite ed umile, dal cuore grande e materno, trascorse la sua vita di Orsolina nella cura dei minori in difficoltà. Da giovane suora fu a Gandino presso l’orfanotrofio, quindi Suor Elsa al centro tra i bambini nella casa “Madonnina del Grappa” a Galeata con le sorelle, i collaboratori e i volontari. 16 Sr. M. Elvira Cattaneo: un dono totale e gioioso passò a Ponte Selva, poi a Galeata (FC) presso l’Opera Madonnina del Grappa, dove vengono ospitati bambini con problemi familiari o senza una famiglia, affidati alle suore dai Servizi Sociali. Suor Elsa si prese cura dei piccoli con grande dedizione e generosità, stando con loro giorno e notte per assisterli, accudirli, ma soprattutto per volere loro bene, cercando di riempire il loro cuore di affetto e la loro mente di ricordi belli e costruttivi. Serena e paziente, suor Elsa attingeva la forza interiore dalla preghiera fedele e perseverante. Amava i piccoli e i loro cari senza formulare giudizi, ma vedendo in loro il volto di Gesù e riconoscendo in ciascuno la dignità di figli di Dio. Trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena a Gandino in infermeria. L’infermità la costrinse quali completamente a letto, immobile e silenziosa per lungo tempo, sempre serena e in preghiera, come sempre durante la sua vita. La morte la colse la mattina del 31 gennaio 2009. Passò da questa vita all’eternità senza un lamento, ma pronta per l’incontro con lo Sposo celeste. 4 marzo 1923 – 22 febbraio 2009 Maria (Suor Elvira) Cattaneo nacque a Mornico (Bergamo) il 4 marzo 1923 da Giovanni Battista e Elvira Teresa Chiari. Entrata tra le Orsoline nel 1943 indossò l’abito religioso il 31 agosto 1943, emise la prima professione il 31 agosto 1945 e la professione perpetua nel 1951. Suor Elvira visse la sua missione di Orsolina come cuoca in diverse comunità: nella casa generalizia di Bergamo, a Corniolo, ad Albino casa di riposo, nelle scuole materne di Sotto il Monte, Scanzorosciate, Cazzano S. Andrea. Nel 1998 si ritirò a Ranzanico e passò l’ultimo tratto della sua vita terrena nella nostra casa madre a Gandino. Persona semplice, mite e generosa, impegnata nella preghiera e nella coerenza quotidiana, Suor Elvira si prodigò con cura e premura al servizio del prossimo. Anche nell’età anziana, colpita da una sordità che le impediva di sentire anche i minimi suoni, ella continuò la sua offerta a Dio nella preghiera silenziosa. La frase biblica che suor Elvira ha scelto come luminosa indicazione per la sua vita è: «Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9,7). Il 28 settembre 1993 Suor Elvira scrisse da Cazzano S. Andrea una breve lettera alla Madre generale, dalla quale si coglie tutta la sua generosa disponibilità alla volontà di Dio. Manca un mese e mezzo al suo trasferimento a Ranzanico, dovuto al suo precario stato di salute, e la suora ringrazia la Madre per la lettera che le ha mandato: «L’ho letta, meditata e la mediterò... In questa attesa mi sono chiesta: quando ho fatto la mia Professione, tutta festante e con slancio d’amore ho detto il mio “Sì”. Ripensando a questo, pur soffrendo, ho trovato tanta gioia e serenità. Reverenda Madre, La ringrazio per la nuova destinazione, con un lavoro più leggero. Sono contenta. L’ho sempre presente nelle mie preghiere e prego tanto la Madonna e lo Spirito Santo perché accompagni il nostro lavoro in preparazione al Capitolo generale». Significativa è anche la frase di don Alberione, stampata in alto sulla lettera di suor Elvira: «Abbiate un cuore ampio come l’oceano, amate tutti con lo spirito del Vangelo che è universalità e misericordia». Esprime bene gli atteggiamenti interiori e concreti di suor Elvira, vissuti in semplicità e nel nascondimento. Domenica 22 febbraio 2009 è morta a Gandino all’età di 86 anni, dopo due giorni di malattia. Ora riposa nel cimitero di Mornico accanto ai suoi cari. Immagine ricordo del 25° di Professione religiosa di suor Elvira, celebrato ad Albino il 30 agosto 1970 17 Sr. M. Genny Zanutto: una parola buona e consolante 18 giugno 1929 – 28 febbraio 2009 Olga (Suor Gerosolima, detta Genny) Zanutto è originaria di Pravisdomini (Pordenone) dove nacque il 18 giugno 1929. Entrata nell’istituto a 20 anni, iniziò la formazione religiosa in noviziato con il rito della vestizione il 23 marzo 1950, celebrò la prima professione il 31 marzo 1952, la professione perpetua il 27 marzo 1958. Suor Genny iniziò la sua missione di Orsolina, come cuoca in alcune comunità, tra cui Viggiù (Varese), all'Opera “Piccoli di Padre Beccaro”. Nell'aprile del 1964 si ammalò gravemente e arrivò in punto di morte: attribuì la sua improvvisa guarigione, avvenuta la notte del 10 maggio 1964, all'intercessione della Serva di Dio madre Gesuina Seghezzi, morta l'anno precedente in fama di santità. Conseguito il diploma di abilitazione per l’insegnamento nella scuola materna, svolse la sua missione di educatrice tra i piccoli ad Altedo (BO), Santa Severa (Roma), Mirandola (MO), Borgomontenero (LT), Terracina (LT). Ultimamente si trovava a Fiorano al Serio, dove, nonostante la malferma salute, si rendeva ancora disponibile per un aiuto nella scuola materna e nella cucina. Suora di grande fede, assidua nella preghiera, aperta alla relazione con il prossimo, incontrava tutti con tratto affabile e cordiale. Amava i piccoli della scuola, verso i quali esprimeva la sua premura edu- 18 cativa con tenerezza e materna dedizione. Ascoltava con attenzione e partecipava alle gioie e alle sofferenze altrui con visibile condivisione. Per tutti aveva la “parola buona e consolante”. Sapeva accettare i disagi della vita con animo lieto e pieno di speranza. Nei periodi di malattia e durante le degenze ospedaliere si manteneva serena e donava sollievo e sostegno alle persone che incontrava. Colta da un malore improvviso e irreversibile, dopo due giorni di coma, ci lasciò la sera del 28 febbraio 2009. Era pronta per l’incontro con lo Sposo celeste. Incontri di suor Genny con la Serva di Dio madre Gesuina Seghezzi Da questi brani, che fanno parte di una lunga testimonianza di suor Genny su Madre Gesuina, noi possiamo conoscere qualche sprazzo della sua vita e della sua sensibilità spirituale. Madre Gesuina era superiora generale, quando l’ho incontrata a Bergamo, da ragazza, alla cerimonia delle Vestizioni e Professioni nella cappella di casa generalizia, alla fine di agosto del 1948. Sono rimasta colpita, vedendola in chiesa mentre riceveva i voti delle suore, ma particolarmente dopo la funzione, lungo il corridoio della portineria, quando le fui presentata dalla superiora madre Antonia Perani con altre due amiche venete a servizio dell’Opera ‘Piccoli di Padre Beccaro’ di Viggiù: «Reverenda madre, a queste figliole è piaciuta molto questa cerimonia». Lei ha abbozzato un sorriso di compiacenza e ci ha detto: «Pregate, siate buone, chissà che il Signore doni anche a voi la vocazione religiosa». Mi pare che nel salutarci mi abbia dato anche una coroncina. Quell’incontro mi ha convinto pienamente che la mia scelta di vita era quella di entrare nell’Istituto delle Orsoline, come avvenne, infatti, nel febbraio del 1949, dopo soli cinque mesi. E così anche le altre mie due compagne. Madre Antonia e tutte le 17 suore che erano a Viggiù ci parlavano con grande venerazione della loro Madre generale, come di una santa, ed io potei constatarlo di persona negli incontri che ebbi in seguito, da postulante, novizia e professa. Durante il postulato (1949) stavamo nel noviziato di Scanzo, ma venivamo tutte le settimane a Bergamo per il bucato. La Madre, molto semplice nei rapporti, veniva a salutarci in refettorio o in lavanderia e si interessava di noi: chiedeva anzitutto come avevamo pregato, se avevamo fatto bene la meditazione e la lettura spirituale, se osservavamo il silenzio, la carità. Ci chiedeva anche come stavamo in salute e se mangiavamo abbastanza. Durante il noviziato, madre Gesuina è venuta a farci qualche lezione spirituale. Ci inculcava l’amore al Signore, la vita interiore, l’osservanza della regola, il silenzio, la carità nella vita comune. Mi hanno sempre colpito i suoi insegnamenti, in particolare quelli sulla vita comune. Ci diceva che ogni atto, anche il consumare il pasto comune, era benedetto dal Signore. C’è un suo particolare insegnamento che ancora adesso, a distanza di molti anni, osservo scrupolosamente: ci diceva che al tocco della campana si deve lasciare immediatamente tutto ciò che si sta facendo, come gesto di amore verso il Signore che ci chiama ed è là ad attenderci. Madre Gesuina era vicaria di madre Dositea Bottani quando, nel 1958, io tornai da Palermo in casa generalizia per i due mesi di preparazione immediata alla Professione perpetua. Eravamo otto professe di voti temporanei e ogni giorno madre Gesuina ci teneva la lezione sui voti religiosi e sulla vita di preghiera: teneva la voce sommessa e gli occhi bassi, come se traesse le parole dal suo cuore. Si capiva che voleva inculcarci l’amore al Signore, alle virtù religiose, alla vita interiore, alla preghiera, allo spirito di mortificazione, ricorrendo ad esempi pratici di vita quotidiana, che vedevamo vissuti in lei perfettamente. Noi la ascoltavamo volentieri, anche se ripeteva sempre le stesse cose. Ridendo dicevamo: «Batte sempre sullo stesso punto». 19 Magnificat Sr. M. Ferdinanda Bono: con amore accanto ai sofferenti 4 febbraio 1912 – 29 agosto 2009 Adele (suor Ferdinanda) Bono nacque a Ghisalba il 4 febbraio 1912, entrò tra le Orsoline a 25 anni nel 1937, iniziò il noviziato il 1° aprile 1938, emise la prima professione il 27 agosto 1940, la professione perpetua il 30 marzo 1946. Così suor Ferdinanda ricordava, in uno scritto del 1944, la vestizione religiosa e i mesi seguenti: «Nel bel giorno della mia vestizione religiosa, piena di entusiasmo, abbandonata nel Cuore Sacratissimo di Gesù, con l’obbedienza al confessore feci al Signore l’offerta di tutta la mia vita, decisa e risoluta di accettare tutto ciò che il cuore dolcissimo di Gesù desiderava da me. Ebbene, Gesù invece qualcosa d’altro voleva, cioè un altro sacrificio e questo mi costò più di quello che desideravo. Due mesi dopo la mia vestizione, in soli tre giorni morì il mio caro papà senza poterlo vedere. Piansi amaramente tale perdita e poi mi rassegnai e ripetevo tra me: “Al Signore fu più gradito l’olocausto di mio padre che la mia vita”». Suor Ferdinanda, dopo la prima professione religiosa, fu trasferita a Roma per frequentare la scuola di infermiera. Ottenuto il diploma fu impegnata tra i bambini e gli ammalati durante la guerra a Roma, quindi passò all’ospedale di Mirandola (Modena). Furono anni di sacrificio generoso e intenso, come ricordava ancora nello scritto del 1944: «Per il sacrificio sono sempre stata contenta, perché il mio 20 desiderio è di consumare la mia vita per Colui che l’ha consumata per me». Alternò il suo servizio di Orsolina infermiera nelle comunità di casa madre a Gandino e casa generalizia a Bergamo, fino al 1958 quando accettò l’obbedienza di partire missionaria in Eritrea, dove operò presso l’ospedale italiano in Asmara. Nel 1966 tornò in Italia per motivi di salute, ma continuò anche in patria a svolgere la missione di infermiera presso l’ospedale di Mirandola (Modena) e presso la casa madre a Gandino. Nel 1984 fu destinata dall’obbedienza alla casa di riposo "Maria Consolatrice" di Scanzorosciate (Bergamo) a servizio delle ospiti anziane. Da qualche anno ella pure fu provata dall’infermità che la costrinse a letto a condividere il dolore di tante malate e ad offrire le proprie sofferenze al Signore per il bene della Chiesa e del mondo, come aveva offerto il suo lavoro e le sue fatiche quando, ancora in salute, si era chinata molte volte al capezzale degli infermi e dei morenti. La mattina di sabato 29 agosto 2009, alle ore 3, è morta serenamente all’età di 97 anni. Ora gode in cielo, dove canta il Magnificat di lode e di ringraziamento al Signore per il dono della vita e della consacrazione religiosa. Ci uniamo al dolore dei familiari, specialmente della sorella suor Laurenzia, che l'ha assistita con tanto amore in questi ultimi anni. TESTAMENTO SPIRITUALE di suor Ferdinanda 4 febbraio 1986 Oggi 75 anni e sono cinquant’anni di vita religiosa; dove sono andati? passati... Il buon Dio lo sa; avrò almeno salvato un’anima? non lo so. Fin dalla mia giovinezza misi tutta me stessa nelle mani di Dio col mio abbandono. Sempre mi sono trovata contenta. Intanto ringrazio Gesù per la lunga vita donatami senza mio merito. Momenti brutti, momenti belli; son passata attraverso tanti anni, ho pianto, ho sofferto, anche goduto. Il mio cuore è sempre rimasto fermo in Lui, anche se spesse volte il cielo era chiuso, oscuro, la fede vacillava, ma il desiderio di vederlo non venne mai meno; e ancora oggi desidero vederlo ardentemente. Ogni mattina nel santo sacrificio mi offro a Lui, perché faccia di me quel che vuole e più gli piace. E ogni sera prima di coricarmi faccio il mio atto di accettazione della morte con cuore sincero; mi raccomando alla cara Madonna e altre brevi preghiere e chiedo perdono di cuore delle mie colpe. Quando la mia giornata sarà finita, io Lo attendo: Lui verrà e con Lui me ne andrò. Amen (4-2-1976) Altri dieci anni sono passati da quando feci il mio testamento spirituale. Ripeto e confermo queste mie parole e questa mia preghiera. Sono sgorgate dal cuore, così saranno per sempre, fino all’incontro con Lui. Ed ora chiedo perdono a tutti, a tutte delle offese fatte per il mio carattere ed il mio modo di fare e chiedo una preghiera. Ciao a tutte. Suor Ferdinanda Bono Ti magnifico, Signore, e ti ringrazio perché mi hai dato lunga vita. Grazie. Non hai guardato alla mia miseria, alla mia nullità, ma mi hai scelta per Te. Mi hai chiamata, ti ho risposto, ti ho seguito nella gioia e nel dolore. Grazie, grazie Gesù! Mi hai consacrato, ne gioisco, Signore. Sono tua per sempre. Mi hai inviata, ho obbedito al tuo comando, non mi sono voltata indietro, ti ho seguito dove tu mi hai mandato, ho trafficato il mio talento. Grazie ancora. Mi hai voluta tua sposa, Signore, io sono tua per sempre, Tu sei mio in eterno. Ti ringrazio del bene che mi vuoi, delle tante grazie che mi fai. Grazie di avermi fatto godere un giorno di paradiso, in questo anno giubilare, strettamente unita alle mie consorelle in festosa esultanza e grazie che mi fai godere la gioia della comunità, per poter cantare sempre unita a loro il mio Magnificat. Fa' che sia sempre fedele. Ancora ringrazio Gesù per avermi dato Maria per Madre che mi guida a Lui: possa un giorno contemplarvi in cielo e gustare con voi il Magnificat eterno. Gesù, grazie sempre. Ma non posso dimenticare, o Signore, il perdono che mi hai donato per tante mie mancanze; cancella tutto, ti prego, e fammi tutta per Te perché possa ripeterti: Magnificat anima mea Dominum. E ora attendo serena il giorno del ritorno a Te. E Tu mi mostrerai il tuo volto. Amen. Alleluia! Suor Ferdinanda Scanzo, 2 giugno 1999 21 Sr. M. Celestina Illipronti: sempre pronta a far felici gli altri 25 settembre 1919 – 1° settembre 2009 Giovanna (Suor Celestina) Illipronti nacque a Gorlago (Bergamo) da Ernesto e Paolina Brevi il 25 settembre 1919. Entrò nell'istituto nel 1941, divenne novizia nel 1942, professa di voti temporanei nel 1944 e di voti perpetui nel 1950. Svolse la sua missione di Orsolina educatrice tra i bimbi della scuola materna in diverse comunità. Fu a Lurano (BG), a Corniolo (FO), a Solarolo (RA), a Celana (BG), a Lessona (VC), a Bargnano (BS), a Flaibano (UD), a Amola (BO), a Civitella di Romagna (FO), a Morengo (BG). Nel 2002, già anziana, fu destinata alla casa di riposo di Scanzorosciate dove rimase fino al marzo del 2009. Trasferita a Gandino in casa madre, trascorse gli ultimi mesi quasi completamente a letto, nella sofferenza e nell’offerta della propria vita. Suor Celestina, suora buona e serena, dotata di uno spirito ilare e comunicativo, lascia un bel ricordo di persona semplice, dedita alla sua missione di Orsolina, con perseverante fedeltà alla preghiera e ai suoi impegni. Accompagnava le sue relazioni con il prossimo con tanta cordialità e con la battuta umoristica che le era spontanea e che rallegrava i cuori. Aveva scritto durante la sua vita: «Finché il buon Dio mi dona salute, cercherò di rendermi utile in qualche cosa, per rendergli gloria». Ogni anno, in occasione degli esercizi spirituali, suor Celestina scriveva un proposito sulle ultime pagine del piccolo quaderno iniziato in noviziato. 22 Ecco alcuni brani. «1952. Sarò vigilante su me stessa per essere osservantissima del silenzio, così da sentire le ispirazioni del mio Dio e compiere la volontà sua in ogni cosa sia prospera o avversa». «1955. Un cuore per amare (purezza), un corpo per soffrire (povertà), una volontà da sacrificare (obbedienza). Voglio amar Dio con tutte le forze (improntati sull’amore)». «1960. Lascerò allo Sposo carta bianca: vi scriva quanto e quando vuole Lui a mio riguardo». «1961. Sarò gioiosamente serena, in continua Pasqua, perché sono in compagnia dello Spirito Santo». «1966. Sempre pronta per far felici gli altri». «1998. Anno dello Spirito Santo. Don Francesco [fondatore] è il mio Mosè sul monte che mi indica il modo di seguire Cristo». «2004. È il 60° anniversario della mia Professione religiosa: sequela generosa e gioiosa, sulle orme di Cristo casto, povero, obbediente». Anche nell’anzianità e nella malattia, suor Celestina si impegnò a rendere gloria a Dio con la sua vita semplice e coerente. Al mattino del 1° settembre 2009, nella quiete della sua camera, assistita e confortata dalle consorelle, lasciò la terra per il cielo. A giorni avrebbe compiuto i 90 anni di vita. Ora gode la visione celeste quale premio promesso dal Signore alla sua serva buona e fedele. Sr. M. Ancilla Borlotti: una vita di dedizione umile e gioiosa 29 ottobre 1916 – 5 settembre 2009 Lucia (Suor Ancilla) Borlotti nacque a Credaro (Bergamo) il 29 ottobre 1916 da Giuseppe e Faustina Arici, entrò nel nostro istituto il 19 febbraio 1939, divenne novizia nell'agosto dello stesso anno, celebrò la prima Professione il 30 agosto 1941 e voti perpetui il 29 marzo 1947. Suor Ancilla svolse la sua missione di Osolina educatrice a servizio del prossimo con lo stile della “umile ancella”, con semplicità, gioia e generosità. Nei primi anni della sua vita religiosa, a causa della precaria salute, dovette sostare diverse volte dall'attività per sottoporsi a periodi di cure e di riposo. Da anziana amava raccontare un episodio particolare di guarigione, per intervento di Madre Gesuina Seghezzi: «Ricordo che nel 1942 la Madre generale venne a Roma, dove mi trovavo in aiuto alla scuola materna di via Castelbolognese. Da una decina di giorni avevo la mano sinistra gravemente piagata e non si trovava la cura adatta, anzi, la ferita peggiorava di giorno in giorno e sembrava andare in cancrena... Prima di partire, madre Gesuina volle vedere la mano, me la fece sfasciare, con mia grande riluttanza, perché faceva ribrezzo a me stessa, sembrava lebbrosa con quegli ossicini allo scoperto. Madre Gesuina passò la sua mano sopra le ferite, senza parlare, e poi mi disse di fasciarla. La sera stessa notai un prurito e vidi che le ferite si stringevano; in due o tre giorni la mano è guarita senza nessun medicamento». Suor Ancilla trascorse alcuni anni a Roma, in Via Castelbolognese, impegnata nella scuola materna; quindi fu a Ponte Selva (BG), attiva tra i bimbi e il guardaroba, ricoprendo pure l'incarico di superiora della comunità. In seguito, per circa 30 anni, Suor Ancilla si prodigò con premura per gli ospiti di Villa Santa Maria in Tossignano (BO), casa di spiritualità diretta dal bergamasco mons. Tarcisio Foresti. Nel nascondimento e nel sacrificio, diede tutta se stessa, attenta ai bisogni del prossimo, sostenuta dalla preghiera intensa nella fedeltà alla sua vocazione. Passò poi nella comunità di Scanzorosciate, all’Oasi Maria Immacolata, dove, nonostante la delicata salute e l'età, ebbe la gioia di donare il suo apporto alla comunità fino all'ultimo giorno della sua vita. Nella sua ultima giornata, il 5 settembre 2009, vissuta come al solito nella preghiera e nel servizio, venne colta da un improvviso malore che in pochi minuti la portò dalla terra al cielo. Aveva quasi 93 anni. Era pronta per l'incontro definitivo con lo Sposo celeste. 23 Sr. M. Elfinesh Fessaha: la madre dei poveri Sr. M. Narcisa Cassinelli: la freschezza di un fiore 15 ottobre 1912 – 8 ottobre 2009 Maria Giuseppina (Suor Narcisa) Cassinelli nacque a Sorisole (Bergamo) il 15 ottobre 1912 da Giovanni e Maria Cornago; entrò nel nostro istituto nel 1935 come sorella mandataria, categoria abolita poi nel 1947. Fece la vestizione e divenne novizia il 27 agosto 1935, celebrò la prima professione il 31 agosto 1935 e la professione perpetua nel 1943. Suor Narcisa svolse la sua missione di Orsolina come cuoca a servizio dei bambini di diverse scuole materne. Fu a Ponte Selva (BG), a Longuelo-Bergamo, a Gandino (BG), a Corzano (BS), a S. Eufemia della Fonte-Brescia. Si prestò in seguito come portinaia presso l’Istituto Sordomuti a Bergamo, poi fu impegnata in aiuto nella scuola materna di Gorlago. Ammalatasi, dovette sospendere ogni attività per sottoporsi a cure mediche, sostando in casa madre a Gandino. Risolta la malattia fu trasferita a Casnigo, dove rimase dal 1952 al 1999, quando si ritirò definitivamente a Gandino, perché bisognosa di riposo. Persona mite e socievole, anima di preghiera e di sacrificio, a Casnigo si prodigò tra i bimbi della scuola materna, dove educò diverse generazioni di piccoli allievi che ancora oggi, ormai fatti adulti, la ricordano con affetto e riconoscenza. Benevola con tutti, sorridente e accogliente, Suor Narcisa trasmise l’amore di Dio ai piccoli e alle loro famiglie nella dedizione di ogni giorno. 24 Continuò la sua offerta di donna consacrata al Signore nella quiete della casa madre a Gandino, fino a tarda età (mancavano pochi giorni al compimento di 97 anni). La morte la colse durante la notte dell’8 ottobre 2009. Ai funerali celebrati nella chiesa di san Carlo in Gandino, le sorelle della comunità hanno letto un intenso saluto a suor Narcisa. Ecco qualche brano. «Ci manca la tua cara presenza, sempre serena, sorridente, invitante a vivere di fede e di speranza... Noi ammiravamo la tua presenza soprattutto quando eri in chiesa a pregare... Ti porteremo sempre nel nostro cuore con la tua bella amicizia sempre pronta a donare aiuto, freschezza, quella di un fiore, come dice il tuo nome: Narcisa... Ti sentiamo sempre vicina con la tua gentilezza, la tua umiltà, il tuo sacrificio per tutti i fratelli e le sorelle, per i quali tu ora continuerai a pregare. 1 gennaio 1947 – 10 ottobre 2009 Nata a Gabr-Kokobay in Eritrea nel 1947 da fervente famiglia copta, divenne cattolica ed entrò nell'istituto a Mezba e ad Asmara come aspirante e poi come postulante nel 1964, divenne novizia il 20 marzo 1966 con il nome di suor Cecilia, fece la prima professione il 25 marzo 1968 e la professione perpetua il 25 agosto 1974. Le suore eritree che l’hanno conosciuta fin da piccola, ricordano che per la sua vocazione suor Elfinesh ha sofferto molto, perché i suoi familiari erano decisamente contrari alle sue scelte, ma in seguito furono molto contenti e ringraziarono Dio per quella figlia a lui consacrata. Fu una delle tre suore che diedero inizio alla missione del Kenya, nel 1989. Suor Elfinesh svolse la sua missione di Orsolina educatrice come insegnante di taglio e cucito e, in alcune comunità di Eritrea, Kenya ed Etiopia, anche con l’incarico di superiora. Prudente nel parlare, silenziosa e nel contempo capace di relazioni buone, era molto comprensiva con le sorelle. Caritatevole con i poveri, dava tutto quello che poteva senza suonare le campane. A Dessié, dove era stata per parecchi anni ed aveva espresso il meglio della sua creatività, la chiamavano “la madre dei poveri”. Orsolina dedita con amore al suo servizio nella Chiesa, nell’Istituto e tra la sua gente che tanto amava, ci ha lasciato improvvisamente mentre partecipava ad un incontro di tutte le suore in Asmara insieme alla Madre generale. Un breve malore, una corsa all’ospedale, e il 10 ottobre 2009 passava dalla terra al cielo nel silenzio e nell’ultima offerta di tutta se stessa al Signore cui aveva consacrato la sua vita. Disponibile nel compiere la volontà di Dio attraverso la mediazione dei superiori, Suor Elfinesh non ha mai rifiutato di collaborare all’avvento del Regno del Padre, compiendo la sua piccola parte ogni giorno, ad imitazione di Maria Immacolata, patrona principale della nostra Famiglia religiosa. Le stavano a cuore: la formazione delle giovani suore, verso le quali sentiva la responsabilità di passare il testimone attraverso la sua esistenza e la sua parola; i poveri che avevano il diritto di avere le sue attenzioni e le sue premure; il futuro della delegazione basato su una fraternità secondo il Vangelo. Questi desideri sono state le sue ultime parole espresse durante la riunione in Asmara, pochi giorni prima di morire. Il Signore la accolga nel suo regno di pace e di amore, pace tanto sospirata per la sua patria, amore che ha animato la sua missione tra noi. 25 Sr. M. Susanna Rota: un cuore materno per i più fragili 31 luglio 1916 – 11 ottobre 2009 Giovanna (Suor Susanna) Rota, nata a Chignolo d'Isola (Bergamo) il 31 luglio 1916 da Antonio e Filomena Locatelli, è entrata nell'istituto nel 1936 ed ha iniziato il noviziato il 31 agosto dello stesso anno; ha emesso la prima professione religiosa il 28 marzo 1939, i voti perpetui il 7 aprile 1945. Suor Susanna iniziò a svolgere la missione di Orsolina come guardarobiera in diverse comunità. Fu a Oropa (Biella), a Castelfranco, a Foligno (PG), da dove dovette fuggire sfollata durante la seconda guerra mondiale. In seguito andò ad Albissola (SV) nel guardaroba della casa dei Padri del S. Cuore. Fu poi inviata a Gandellino, a Capriate, quindi a S. Vito Casalbolognese come maestra di taglio e cucito fra le ragazze. Dal 1962 al 1999 Suor Susanna fu educatrice apprezzata nella casa dell’Opera Madonnina del Grappa a Galeata (FC) per l’assistenza ai bambini ospitati in seguito a disagi familiari e personali. In questa opera ella alternò dei periodi in cui assunse anche il ruolo di superiora della casa. Furono anni in cui ella espresse tutta la sua femminilità, prodigandosi maternamente e senza sosta, giorno e notte, per donare ai piccoli l’amore materno e paterno di cui erano stati privati troppo presto. Insieme alle suore della comunità e collaborando con gli operatori laici, Suor Susanna cercò di rendere il clima familiare ai minori, aiutandoli a crescere anche moralmente con principi sani e cristia- 26 ni. L’amore al Signore, alimentato nella preghiera, era il suo sostegno nel servizio al prossimo. Nel 1999, carica di meriti e di anni, si ritirò a Gandino in casa madre per cura e per dedicarsi con più intensità alla preghiera. Continuò a prestarsi in piccoli servizi alle consorelle più malate di lei. Affrontò gli ultimi tempi della sua vita terrena con tenace serenità. Inaspettata è giunta la sua dipartita per il cielo il giorno 11 ottobre 2009, ma ella era pronta per pronunciare il suo Sì definitivo al Signore, Sposo della sua vita. Sr. M. Anania Colombi: testimone dell’Amore in Africa 11 settembre 1911 – 19 ottobre 2009 Teresa (Suor Anania) Colombi, nacque a Luzzana (Bergamo) l'11 settembre 1911 da Giovanni e Giuseppa Terzi, entrò nel nostro istituto il 13 agosto 1934, divenne novizia il 1º aprile 1935, fece la prima professione il 23 agosto 1937 e la professione perpetua il 31 agosto 1942. Svolse la sua missione di Orsolina come infermiera caposala accanto ai malati negli ospedali di Mirandola (Modena), Igea Marina nell’ospedale militare durante la seconda guerra mondiale, Bolzano, Montescudo (Forlì), Viserbella di Rimini, Pieve S. Stefano (Arezzo), fino al 1966, quando partì per la missione di Eritrea ed Etiopia. In diverse case, sia in Italia che in Africa, oltre che infermiera, coprì anche l’incarico di superiora della comunità e di Delegata della missione di Eritrea-Etiopia. Lavorò intensamente soprattutto nell’ospedale di Asmara e più tardi nella clinica di Gighessa presso i piccoli disabili per motivi bellici o per malattia, soprattutto i bambini poliomielitici, bisognosi di cure e di affetto materno. Nel 1996 rientrò definitivamente in Italia carica di meriti e di anni. Sostò per qualche anno in casa generalizia a Bergamo. Nel 2000 passò per cure e riposo nella casa madre di Gandino. Lentamente, ma progressivamente Suor Anania fu colpita da una infermità che la costrinse completamente a letto, dove si preparò, nell’offerta e nella preghiera, all’incontro definitivo con lo Sposo celeste. Era il 19 ottobre 2009. La sua vita è trascorsa nell’oblazione serena e silenziosa in ogni situazione. Passò serena nelle comunità con il suo spontaneo sorriso, la parola buona, la preghiera assidua, l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio. Visse la santità dell’Orsolina di Maria Vergine Immacolata, nascosta agli uomini ma preziosa agli occhi dello Sposo. Negli anni trascorsi a Gandino, suor Anania scrisse una breve autobiografia, nella quale racconta, tra l’altro, il periodo trascorso in Africa. Ecco un brano del suo racconto. LE MERAVIGLIE DEL SIGNORE dalla autobiografia di suor Anania «Il 18 ottobre 1966 sono partita in aereo per Asmara in Eritrea, dove ho svolto la missione di infermiera nell'ospedale italiano con personale medico italiano e mi sono sempre trovata bene con tutti. Ho sempre messo al primo posto la preghiera e nel mio animo c'erano sempre tanta serenità e pace in qualunque prova della vita. Dopo due anni mi hanno affidato l'incarico di Delegata della missione di Eritrea ed Etiopia. Il mio compito era quello di visitare le comunità delle Suore, vedere i bisogni, le necessità di ognuna e verificare le condizioni della vita spirituale. Ho ammirato nella comunità di Mezbà la superiora suor lsaia, che era esemplare in tutto per la sua preghiera, per le attività apostoliche e per spirito di sacrificio. [...] Terminata la mia missione di Delegata, mi è stato assegnato il compito di lavorare in una clinica per 60 handicappati agli arti inferiori; sempre con l'aiuto del Signore e delle mie consorelle ho potuto fare tanto bene a questi ragazzi, alle loro famiglie; molti erano orfani o poveri di ogni genere. Nella clinica i medici venuti 27 dall’Italia operavano due volte all'anno, mettevano protesi per far camminare i bambini e ragazzi. Questi ragazzi dai 3 ai 15 anni, nel tempo della degenza sentivano la mancanza della famiglia ed allora io facevo loro da mamma. Mi chiamavano “Mamma”. Oltre ai malati, venivano poveri da tutti i villaggi intorno, per visite, per prendere a volte degli abiti, anche solo una maglietta, mutandine, del pane... Arrivavano al mattino molto presto per essere i primi a prendere qualche cosa. Aspettavano fuori dalla clinica e, quando vedevano che il personale usciva, correvano in fretta per le scale per essere i primi a ricevere i doni di suor Anania. Facevo loro anzitutto il bagno, li spogliavo dei loro cenci e li vestivo con belle magliette. Quando li vedevo tornare alla loro casa, provavo tanta gioia e dicevo: “O mio Dio, quanto sei grande, salvali tutti i miei africani”. Un po' di tempo prima che lasciassi l'Africa una mamma di 4 figli è venuta da me e mi ha detto: “Per favore, può trovarmi una persona che si prenda la mia bambina di 8 mesi, perché non ho niente per sfamarla?”. Mi ha fatto veramente compassione. Intanto che cercavo la persona, l'ho tenuta io con gli altri bambini handicappati. Cresceva bene ed era buona e intelligente e, prima di andare a dormire, veniva a frugarmi nelle tasche se c'era una caramella, che sempre trovava. Io provavo una grande gioia. Penso che Gesù, quando noi Gli offriamo qualche piccolo sacrificio, gioisca, perché tramite questi sacrifici Lui salva altre persone. Finalmente dopo tre anni è venuta una signora che l'ha adottata. Dopo aver fatto tutte le pratiche, l'ha portata in Italia. Ora va a scuola, è intelligente e di tanto in tanto viene a trovarmi. Il resto del tempo che ho trascorso in Africa l'ho impiegato aiutando i poveri e gli ammalati in diversi ambulatori. Il 17 maggio 1995 sono tornata in Italia dopo 30 anni di 28 missione. Ora mi trovo nella casa madre di Gandino e mi trovo molto bene, perché qui si prega e ci si aiuta vicendevolmente, si riposa, ma soprattutto si ama con Cristo, per Cristo, in Cristo, perché Lui è dentro di noi». Sr. M. Minima Scaini: una gioia contagiosa 14 gennaio 1923 – 23 ottobre 2009 Erminia (Sr Minima) Scaini è originaria di Arcene (Bergamo), dove nacque il 14 gennaio 1923 da Stefano e Annunciata Marino. Entrata nell'istituto nel 1946, passò al noviziato il 30 agosto 1947, celebrò la prima professione il 28 agosto 1949 e la professione perpetua nel 1955. Suor Minima, persona socievole e cordiale, suora serena e impegnata, ha insegnato per molti anni ai bambini della scuola elementare in diverse case dell’Istituto. Conseguito il diploma per l’insegnamento, fu mandata a Celana (BG) presso il collegio vescovile, quindi fu trasferita nel Lazio dove rimase dal 1959 al 1995. Insegnante esperta e amata, educatrice esigente e comprensiva, si prodigò per gli alunni e le loro famiglie a Roma, sia all’istituto San Gaetano in Viale Trastevere, sia in Via Cassia e a Terracina (Latina). Raggiunta l’età pensionabile, dopo aver trascorso quasi 40 anni nella scuola, accettò di assumere l’incarico di portinaia presso la nostra casa di riposo in Villa D’Adda (Bergamo). Dedita come sempre al prossimo, espressione del suo amore a Dio, cui aveva consacrata tutta la sua vita, anche all’Istituto S. Giuseppe in Villa D’Adda seppe accogliere, stimare e servire gli anziani ospiti, intrecciando relazioni cordiali anche con i familiari degli stessi. Alcuni ex alunni e alunne a volte le scrivevano, ricordando con nostalgia i tempi di scuola, come scrive Caterina da Terracina: «Il suo ricordo è sem- pre così vivo dentro di me che, ogni volta che incontro un gruppo di suore qui a Terracina, le guardo una ad una per cercare quel viso tanto familiare e caro che è il suo». Nel 1999 festeggiò il suo 50° anniversario di professione religiosa a Villa d’Adda e ad Arcene. Sul semplice foglietto su cui annotò le date dei vari festeggiamenti, scrisse: «Tutto bello, tutto caro. Tutto un arricchimento spirituale. Grazie, Gesù, di tutto». Una grave malattia, manifestatasi all’improvviso in modo acuto, richiese il ricovero ospedaliero presso la clinica San Francesco a Bergamo, dove fu sottoposta ad un urgente intervento chirurgico. Passò poi convalescente a Gandino in casa madre. Quando sembrava avesse raggiunto una buona ripresa della salute, la malattia si riaccese in modo fulmineo, tanto da condurla presto alla morte. Suor Minima soffrì e offrì tutto al Signore in attesa dello Sposo celeste che la volle con sé il 23 ottobre 2009. 29 Pensieri di suor Minima Mio compito è di testimoniare la verità della mia fede con la santità della vita, col sacrificio nelle opere di carità, con la mortificazione, con la fedeltà ai doveri quotidiani. Cerco di aumentare in me l’amore di Dio vincendo le difficoltà della vita e di affrontare tutto con calma e fiducia. Devo custodire più fedelmente la lingua... L’obbedienza è la via più breve e facile per raggiungere la perfezione. Obbedienza lieta, umile, filiale: è sorgente di pace e di felicità. Apro il mio cuore al Signore per lasciarmi guidare da Lui. Desidero pregare per la mia conversione, per amare di più il Signore. Sento il bisogno di pregare di più, di parlare di più con il Signore. Davanti al Signore dico tutta la mia povertà, gli chiedo fede e santità. Quando mi trovo fra le prove, soprattutto dolorose, chiedo al Signore di liberarmi da ciò che non riesco a sopportare o che mi aiuti a fare la sua volontà. 30 Suor Minima nel ricordo di un alunno (L’articolo integrale è pubblicato sulla nostra rivista “INSIEME per un carisma educativo”, 1/2008, pp. 34-35) Suor Minima è stata la mia maestra tra il 1972 ed il 1975 presso l’Istituto San Giuseppe di Terracina, in provincia di Latina, dove sono nato nella seconda metà degli anni Sessanta. [...] È stata una persona importante nella mia vita, un’autorità morale paragonabile quasi al carisma che i nonni esercitavano su di me. Ero un ragazzino che rifiutava di sedersi al banco e stare in classe con i compagni, capace di resistere in piedi un'intera giornata con cappotto e zaino infilati, chiuso in un silenzio di resistenza passiva. Mio padre, per condurmi in quella classe, doveva oltrepassare il cancello e salire al primo piano sino alla porta dell’aula. [...] Ma suor Minima, dopo mesi, seppe conquistare la mia fiducia. Prima coinvolgendomi in un tema collettivo, poi portandomi le polpette, di cui ero ghiotto, quando non rientravano nel menu del refettorio al pian terreno dell’istituto di via Traiano a Terracina. Infine, facendomi ritirare un premio dal direttore didattico per un lavoro che la nostra classe della sezione B aveva vinto in un concorso ecologico. Ho ancora la foto in bianco e nero di quel momento: un piccolo scolaro col grembiule nero e i capelli sudati che riceve la coppa dal direttore coi baffetti e capelli bianchi. Quando mi disse che, se avessi pianto ancora per stare in classe, mi avrebbe dato una multa sapevo che era fatta: non correvo il rischio di pagare nulla, perché mi piaceva stare con gli altri, studiare e partecipare anche alle pulizie settimanali dell’aula; insomma, mi piaceva stare in quel luogo, perché mi faceva sentire come una piccola ape operaia in un alveare, con i suoi compiti e col risultato di quello che realizzava. Soprattutto, mi fidavo di suor Minima. Antonello Di Mario Sr. M. Severa Meringi: unita a Dio nella semplicità del quotidiano Pensieri cari a suor Severa Suor Severa ha trascritto su un doppio foglio di quaderno a quadretti, consumato dall’uso, una serie di frasi e brani per lei particolarmente significativi, che leggeva e rileggeva come un vademecum per ricordare le cose essenziali. 5 aprile 1920 – 17 dicembre 2009 Metti la tua anima nell’umiltà, mettila nella fiducia e poi prega! Felice Meringi (Suor Severa) nacque a Madone il 5 aprile 1920 da Antonio e Rachele Arrigoni. Entrò nell'istituto nel 1940, divenne novizia il primo aprile 1941, emise i primi voti il primo aprile 1943 ed i voti perpetui il 31 marzo 1949. Suor Severa visse la sua vita di Orsolina servendo il prossimo nella cucina delle diverse comunità in cui è stata mandata dall’obbedienza. Fu a Carpi (Modena), a Foligno (Perugia), a Celana (Bergamo), a Montecatini Terme (Pistoia), a Vitorchiano (Viterbo), a Roma presso la Curia generalizia dei Padri Dehoniani, a Bubbiano (Milano), ad Albino nella scuola materna per oltre 25 anni, quindi nella comunità di Gandino casa madre come aiuto cuoca. Di salute precaria, sostò per qualche periodo in casa generalizia a Bergamo per cure e riposo. A Gandino, dopo aver servito per diversi anni la numerosa comunità delle suore, si ritirò a riposo per l’avanzare dell’età e per la salute sempre più debole. Suora di sacrificio nel lavoro, silenziosa e solerte, traeva dalla preghiera intensa e fervorosa la forza di servire Dio nel prossimo. Fedele agli atti comuni, discreta nelle relazioni, offrì la sua vita nella semplicità del quotidiano fino al 17 dicembre 2009, quando, ormai pronta, fu chiamata dallo Sposo celeste a coronare le nozze eterne nel suo paradiso. Lodiamo il Signore, che compie meraviglie nei piccoli e umili di cuore come questa nostra sorella. Senza pause di vero silenzio, molto presto non si sa più che cosa si è. Mio Dio, che il mio silenzio lasci il posto alle tue parole! Felicità è incontrarsi personalmente con Cristo. Nella misura in cui andate incontro alle prove, siano per voi l’occasione di portare insieme al Signore ed offrire al Padre le tante disgrazie e sofferenze ingiuste che colpiscono i nostri fratelli ed alle quali il sacrificio di Cristo può dare, nella fede, un significato. 31 Sr. M. Cesaria Leoni: una suora serena e rasserenante 16 marzo 1916 – 20 dicembre 2009 Giuseppina (Suor Cesaria) Leoni nacque a Morengo (Bergamo) il 16 marzo 1916 da Giuseppe e Angela Forlani. Entrò nel nostro istituto il 2 febbraio 1932 insieme alla sorella Maria Battistina (suor Bice, morta nel 1995) maggiore di due anni. Insieme diventarono novizie il 29 settembre 1932, emisero la prima professione il 1° aprile 1935, la professione perpetua il 1° aprile 1941. Suor Cesaria, dopo la professione religiosa, svolse la sua missione di Orsolina in diverse comunità come maestra di lavoro: a Casnigo, a Longuelo, a Ghisalba, a Ciserano. In seguito si è impegnata tra i bimbi della scuola materna a Comenduno, a Valbondione, a Lurano, a Angolo Terme (BS), a Capizzone, a Predappio (FC), a San Savino (FC). Per molti anni è vissuta a Bubbiano (MI), fino quando, già anziana e precaria di salute, è stata trasferita a Gandino in casa madre per riposo e cure. Suor Cesaria ovunque è passata ha lasciato un caro ricordo di sé, per la sua capacità di relazioni con il prossimo, per il servizio umile e assiduo, per la sua preghiera fervorosa e fedele, nella quale coinvolgeva il prossimo, invitandolo ad amare il Signore e a ringraziarlo per la provvida e paterna misericordia verso tutti. Aveva un’attenzione particolare verso i malati e gli anziani, ai quali portava parole di consolazione e di sostegno che solo la fede cristiana può offrire a chi 32 soffre. Era atteso il suo arrivo, cara la sua compagnia di suora serena e rasserenante. A Gandino continuò la sua offerta pur nella sofferenza. Aveva difficoltà visiva, non vedeva quasi più, ma nel suo cuore la luce della fede è diventata sempre più luminosa, fino al 20 dicembre quando il Signore la volle con Sé nella visione eterna del paradiso, alla bella età di 93 anni. La signora Faldina Ravaioli, a nome dei familiari, ha scritto dopo la morte di suor Cesaria: «Ora che sulla terra sei solo un nome, cara suor Cesaria, restano i frutti dei tuoi preziosi insegnamenti a testimoniare la vita vissuta qui da noi: le molte giovani coppie che riempiono la chiesa del nostro piccolo paese di San Savino coi loro numerosi figlioletti. E se sono spiritualmente “sane” lo debbono a te e alla cara suor Natalia. Avete seminato tanto e tanto bene anche quando, per 20 lunghi anni, siamo rimasti senza parroco. Grazie, grazie di cuore! Pregate per noi dal cielo». Sr. M. Candida Peracchi: essere la gioia di Dio brevi e semplici scritti, ma soprattutto ringraziava con il ricordo nella preghiera. Dopo una breve degenza all’ospedale, da cui fu dimessa molto sofferente, lentamente, offrendo tutto al Signore della sua vita, ci lasciò il 12 febbraio 2010. Suor Candida amava trascrivere frasi che le piacevano particolarmente. Ed ha anche abbozzato una sua immaginetta, che tentiamo di realizzare noi. 17 ottobre 1917 – 12 febbraio 2010 Maria (Suor Candida) Peracchi nacque a Gazzaniga (Bergamo) il 7 ottobre 1915, entrò nell'istituto il 20 febbraio 1933, seguita due anni dopo dalla sorella suor Cesarina (morta nel 1995). Passò al noviziato il 24 marzo 1934, emise la prima professione il 31 agosto 1936 e la professione perpetua nel 1942. Conseguito il diploma per l’insegnamento nella Scuola Materna, passò in diverse comunità come educatrice. Svolse la sua missione di Orsolina a Terracina (LT), a Roma, a Viggiù (VA), in provincia di Bergamo a Fiorano, a Scanzorosciate, a Gorlago, a Pognano, poi a Mazzunno (BS), a Cesenatico (FC) e in alcuni altri paesi per brevi periodi. Nel 1987 dovette sostare in casa generalizia a Bergamo per motivi di salute, quindi fu trasferita a Santa Severa in aiuto alla Scuola materna e dedita a tanti piccoli servizi nella casa. Anziana e precaria di salute, si ritirò a Gandino in casa madre nel 2001. Anche in questa nuova comunità seppe donare il suo generoso servizio facendo diversi piaceri; prestò anche servizio come portinaia, accogliendo con il sorriso e parole cordiali chi suonava alla porta. Suora semplice e generosa, esuberante e comunicativa, sopportò con umiltà e docilità i disagi della fragile salute, mantenendosi sempre serena e disponibile. Pregava molto e pregava per tutti. Sensibile alle attenzioni che le venivano offerte per i suoi bisogni, mostrava gratitudine anche con «Non puoi cadere tanto in basso, da non trovare Cristo ancor più in basso di te per proteggere la tua caduta» (H. V. Balthasar). Le sofferenze squisite Cadere nel ridicolo: sopportare lo scherno altrui. Non essere amati, non valorizzati, non creduti. Vivere nell’oscurità, nel buio spirituale. Lavorare molto e combinare poco o nulla. Non vedere il risultato del proprio lavoro. Lavorare e veder attribuito il buon esito ad altri. Sfumature di carità Rendere servigi che mai saranno noti. Sopportare con pazienza le falsità altrui. Rendere servizio dando l’impressione di essere stati noi i beneficiati. «Tu sarai la gioia del tuo Dio» 33 Sr. M. Consolata Bonomelli: dolce e affabile icona dello Sposo 10 settembre 1926 – 19 febbraio 2010 Maria Bambina (Suor Consolata) Bonomelli nacque a Carobbio degli Angeli (Bergamo) il 10 settembre 1926 da Giacomo e Rosa Brignoli, entrò nell'istituto il 2 febbraio 1948, divenne novizia il 28 agosto 1948, emise la prima professione religiosa il 31 agosto 1950 e la professione perpetua il 30 agosto 1956. Suor Consolata svolse con grande dedizione il servizio come cuoca in diverse comunità anche con il compito di superiora. Fu a Capolago (VA), Torre Pedrera (RN), Scacciano di Misano Monte (FC), Poggio alla Lastra (FC), Botta di Sotto il Monte (BG), Santa Severa (RM), Padova, Villa D’Adda scuola materna, Marone (BS). Suora dolce e affabile, trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena a Gandino, accettando serenamente l’obbedienza di “stare” con le sorelle malate nell’infermeria di Gandino per un accompagnamento spirituale, un sostegno morale, un aiuto materiale. Suor Consolata ha dato tutta se stessa prendendosi cura delle sorelle anziane e ammalate nell’infermeria di Gandino: irradiava pace e fiducia con il suo sorriso, la sua stretta di mano, la sua parola buona detta al momento giusto. Ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita donando la sapienza della sua esperienza umana, consolando il dolore, offrendo le sue pene e quelle delle sorelle in unione al sacrificio eucaristico. Colpita pure lei da una grave malattia, convalescente e sofferente non si è sot- 34 tratta alla sua missione fino a quando le forze fisiche glielo hanno permesso. Suora generosa e paziente, in ogni ambiente in cui è vissuta ha donato la ricchezza interiore del suo cuore, alimentato dalla preghiera, dall’unione con Dio, dall’ascesi quotidiana, dal servizio umile ai fratelli. Ci ha lasciato il mattino di venerdì, 19 febbraio 2010. Per lei è iniziata l’alba del nuovo giorno che non ha tramonto. Chiediamo al Signore che doni anche a noi un cuore generoso e buono come quello di suor Consolata. Suor Consolata trascriveva in un quadernetto i pensieri che la colpivano durante la lettura della Bibbia o di un libro di spiritualità, nell’ascolto di una predica o di una conferenza. Il filo d’oro che collega questi appunti è un profondo desiderio di unione con Gesù Sposo, per condividere la sua immolazione al Padre per la salvezza dell’umanità. «Il legame con Cristo si stabilisce mediante il compimento della volontà di Dio. Ma occorre una nuova nascita secondo lo Spirito: “Per quella volontà noi siamo santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre”. Il discepolo di Cristo deve entrare nella stessa vicenda di Cristo, nella sua crocifissione. Deve essere disposto a perdere, a consegnare tutta la propria vita, come Gesù l’ha consegnata per la salvezza del mondo sulla croce». «Fissare Gesù ed essere fissate da lui. Leggi il capitolo 3 di Giovanni». «Questo Dio che ci ama, ci dice: “Sei mia! Non ti amo perché te lo meriti, ma ti amo perché ti amo. Ti ho amato da sempre”. Questo stupendo amore gratuito del Signore è un amore personale, salvifico. Dio solo mi deve bastare, non le cose di questa terra». «Vuoi sapere se lo Spirito ti sta plasmando? Verifica se senti il gusto di essere “un cuor solo e un’anima sola”, se avverti il senso del “Che tutti siano una cosa sola”, l’utilità di un corpo compaginato, pure nella diversità dei carismi». «La Vergine t’insegna in che modo devi essere “madre”. Guarda la sua fede, la sua umiltà, il suo silenzio, la sua piena disponibilità ad essere “madre delle anime”, che veglia sui propri figli sparsi nel mondo, buoni o cattivi, grati o ingrati». «Che cosa manca alla vita religiosa? La risposta più semplice e concreta può essere: più “vita” e più “religiosa”». «Dobbiamo diventare tutti mendicanti, tutti piccoli, cioè ricuperare nella vita spirituale l’atteggiamento dei semplici, degli umili, cioè con la mano tesa a chiedere l’elemosina». «La nostra vita attuale è attraversata da sofferenze, anzi tutto l’universo è in gemito, ma non si tratta di un dolore sterile. “Non abbiamo ancora – dice Paolo – la libertà della gloria dei figli di Dio”, cioè la condizione perfettamente adeguata al nostro essere figli di Dio. Ma la gloria senz’altro verrà e sarà stupenda, così che non c’è confronto tra le prove attuali e la gloria futura. Dobbiamo riaccendere la speranza, non lasciarci deprimere, andare avanti con serenità. “Chi semina nel pianto raccoglie nella gioia”». "Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio. Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi, per annunciare quanto è retto il Signore: mia roccia, in lui non c'è ingiustizia" (Sl 91). Donna di preghiera Donna di sacrificio Donna di profonda dedizione Donna di comunione Donna di consolazione Grande Sorella e Madre, Suor Consolata, consacrata intimamente allo Sposo, a Colui che ha detto: "Chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto", è stata testimone verace della Parola. A lei s'addice, come perfetto abito, il salmo 91. Suor Consolata, "lieto il sorriso" anche nella sofferenza. Suor Consolata, tenerezza fatta voce, gesto, sguardo della divina compassione. Grazie per il DONO del tuo essere fra noi. Grazie per aver condiviso ogni istante con noi, tutti i giorni che ci sono stati regalati. Grazie o Signore, Amante della Vita, per la Tua risurrezione perché in Te nessuna comunione si spezza. Grazie perché in Te continua il dono di comunione con Suor Consolata che per sempre ci hai donata. Suor Fedora 35 Preghiere di suor Ferrantina Testimonianza di una ex alunna Sr. M. Ferrantina Zanga: educatrice, madre, amica 29 novembre 1924 – 8 aprile 2010 Giovanna (Suor Ferrantina) Zanga nacque ad Uckange (Francia) il 29 novembre 1924 da Ferrante e Maria Zanga. Da giovane si stabilì con la sua famiglia a Bergamo, dove lavorò attivamente nell'Azione Cattolica. Il 3 ottobre 1943 entrò in convento tra le Orsoline a Bergamo; il 30 agosto 1944 fece la vestizione assumendo il nome del padre, a cui era affezionatissima, ed iniziò il noviziato a Gandino. Celebrò la prima professione religiosa il 30 agosto 1947 e la professione perpetua il 29 agosto 1952. Conseguito il diploma per l’insegnamento nella scuola elementare e in seguito la laurea in lingue e letterature straniere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, dedicò tutta la sua vita di Orsolina alla scuola e all’educazione delle giovani ospiti nel collegio presso la casa generalizia in Bergamo. Per 50 anni, senza interruzione, si impegnò nella missione educativa affiancando nella loro crescita diverse generazioni di alunne e alunni attualmente nonni, genitori, professionisti in vari ambiti lavorativi. La giornata, celebrata ogni anno, per gli exalunni, popolava la casa generalizia in Via Masone, poiché il folto numero ha mantenuto costantemente i contatti con la preside, Suor Costante Vitali, la Vicepreside, Suor Ferrantina e le altre suore e docenti che collaboravano nella scuola superiore “S. Angela Merici”. La missione educativa svolta da Suor Ferrantina 36 trovava il suo fondamento profondo e costante nella preghiera, nella coerenza alla propria vocazione di Orsolina. Numerosi riconoscimenti per il lavoro assiduo testimoniano il valore dell’opera di Suor Ferrantina, sempre presente, sempre attiva, dedita a corsi di aggiornamento continui per mantenere alta la qualità della scuola e, soprattutto, per formare adulti capaci di immettersi nel mondo del lavoro con competenza ed onestà umana e cristiana. Suor Ferrantina fu pure nominata dal Vescovo di Bergamo, negli anni ’70, a far parte del Consiglio pastorale diocesano; partecipava inoltre a gruppi di animazione cristiana; era attiva nella comunità delle suore, presente alla preghiera comunitaria, alle feste celebrate con solennità e rallegrate da preziosi lavoretti confezionati da lei con abile maestria. Nel maggio del 2009 dovette essere ricoverata in clinica per esami. Ne uscì il 30 maggio e fu trasferita nell’infermeria della casa generalizia. Doloroso fu il distacco dalla scuola. Accettò la malattia con la dignità di sempre. Non un lamento, non un attimo di impazienza. Sorridente e riconoscente si abbandonò alla volontà di Dio. Lasciò la casa generalizia il 27 marzo 2010. Ringraziando le consorelle per il servizio ricevuto e testimoniando la sua serena sottomissione a Dio, si recò a Gandino in infermeria. Ci lasciò pochi giorni dopo, la sera dell’8 aprile 2010. Era pronta per l’ingresso definitivo nella casa del Padre celeste. Carissima Suor Ferrantina, mi permetto da oggi di darti del tu per esprimere con sincerità la persona che eri. Una piccola ma grande donna, che esercitava con dedizione e amore la sua missione di insegnare a noi ragazzi la virtù del rispetto, l’educazione ma soprattutto il valore della fede. Ogni mattina ci attendevi all’ingresso della scuola affidandoci piccoli e semplici compiti ma importanti per il nostro futuro. Ci accoglievi sempre giorno dopo giorno con il sorriso, pronta a risolvere i nostri problemi ma noi, forse immaturi, non ci siamo mai chiesti se anche tu avevi bisogno di noi. Sei stata per noi una madre, un’amica, pronta sempre a dispensare le tue perle di saggezza. Abbiamo condiviso con te anni di serenità e, anche se a volte noi ti abbiamo fatto disperare, ci hai sempre accolto a braccia aperte. Ora noi siamo uomini e ti siamo riconoscenti per tutto ciò che tu hai fatto per noi e per le nostre famiglie. “La fine è da dove noi partiamo” diceva un famoso scrittore inglese. E ora tu hai finito la tua vita qui e sei partita per una nuova, in un posto molto felice, un posto di luce dove non ci sono contrasti, conflitti, sofferenze ma solo amore, quell’amore che viene direttamente da Dio e che ispira la fratellanza universale. Da oggi tu sei in cielo con il tuo Sposo e da lassù ti chiediamo di continuare a vegliare su di noi, sulle persone a noi care, proteggendoci da ogni difficoltà che la vita ci può riservare, con le tue preghiere come tu hai sempre fatto quando a scuola eri in mezzo a noi. Un giorno racconteremo ai nostri figli chi eri, trasmetteremo loro i tuoi insegnamenti e diremo che solo chi non ti ha conosciuto non ti ha potuto amare. Ciao Suor Ferrantina, Ti vogliamo bene. Vedi anche la rivista “INSIEME per un carisma educativo”, 1/2010, pp. 48-51. Signore, mi hai fatto una mirabile compagnia nella notte di lavoro. Sei un compagno fedele, unico e sempre gradito. Mio Dio, sono piena, gonfia di Te. Voglio AMARTI DI PIÙ, ancora, sempre per tutti i secoli. Trasforma la mia vita, rinnovami ogni momento, umiliami perché io possa amarti di più. Quanto sei buono e immenso. Da poco ti conosco, ma sei sempre nuovo, mi sorprendi, mi affascini e mi confondi. Caro Gesù, potrò un giorno indossare la tua veste camminare i tuoi passi, ascoltare con il tuo silenzio, parlare con le tue parole? Sì! Amare solo Te è il mio unico desiderio e il tuo desiderio. ... “Non voi avete scelto me ma Io ho scelto voi...”. “Mio Gesù”, fa’ che possa essere “SOLO TUA”. Tienima vicina come un uccellino che ha freddo... perché io sia pronta a volare quando tu vuoi e fare ritorno al nido nel momento del richiamo. Un uccellino può far sorridere un bimbo, tener compagnia all’anziano, far gioire un cuore stanco e poi volare verso Chi lo ha creato. 37 Sr. M. Nerina Anesa: un cuore di artista 14 maggio 1927 – 16 maggio 2010 Suor Nerina (Anna) Anesa nacque a Fiorano al Serio (Bergamo) il 14 maggio 1927 da Elia e Teresa Boffelli, entrò nell'istituto il 2 luglio 1942, fece la vestizione il 18 marzo 1944, la prima professione il 30 marzo 1946, i voti perpetui il 30 agosto 1951. Suor Nerina, ottenuto il diploma all’insegnamento nella scuola elementare a Roma, rimase nella Città eterna impegnata nella scuola per tutto il tempo della sua vita di Orsolina. Fu infatti all’Istituto scolastico S. Gaetano in Viale Trastevere dal 1946 al 2010, con un intervallo di due anni quando, tra il 1949 e il 1951, insegnò a Roma in Via Cassia. Impegnata a tempo pieno nella scuola, non si risparmiò, insieme alle suore della comunità, per rendere la casa sempre più accogliente ai fini della scuola e dell’ospitalità dei pellegrini, specialmente bergamaschi. Oltre alle grandi doti umane di educatrice, di persona affabile e accogliente, di suora coerente, Suor Nerina possedeva una profonda spiritualità che esprimeva anche attraverso l’arte. Sapeva decorare la cappella della casa con belle composizioni floreali con la sua mano abile e delicata; vari sono i suoi dipinti a pastello e carboncino rappresentanti scene evangeliche; su pannelli, deposti davanti all’altare centrale, amava rappresentare scene in sintonia con il tempo liturgico, rendendo visivo il mistero che si celebrava. 38 Numerose sono le sue conoscenze in Roma, dagli ex-alunni e loro famiglie, a persone altolocate per cultura e responsabilità pubbliche, a persone umili e anziane che frequentavano quotidianamente la cappella della casa, dedicata a San Gaetano; con loro aveva intrecciato relazioni aperte ai bisognosi attraverso diverse adozioni a distanza di bambini africani e argentini. Raggiunta l’età pensionabile, non si ritirò a riposo; anzi, continuò gli studi fino ad ottenere la laurea in materie letterarie con il massimo dei voti, presso l’Università degli Studi a Roma. Era l’anno 1998 e Suor Nerina aveva 71 anni compiuti. A fine marzo del 2010, la malattia che la minava da tempo e che ella visse con fortezza d’animo continuando la sua attività, si fece più grave e Suor Nerina stessa chiese il trasferimento nell’infermeria di Gandino. Tra momenti di ripresa e periodi acuti che richiesero pure la degenza presso la clinica S. Francesco a Bergamo, suor Nerina si preparò all’incontro con lo Sposo celeste. Serena e ringraziando per l’assistenza sanitaria e spirituale ricevuta, ci lasciò il 16 maggio 2010. Era la mattina della solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo. Suor Nerina amava contemplare la natura, le cose belle che Dio ha create, e anche l’arte, espressione umana della creatività divina. Le piaceva disegnare, dipingere pannelli ricchi di significati spirituali, esprimendo nelle forme e nei colori la propria meditazione sulla Parola di Dio e sulla vita. Nei tempi forti della Liturgia o in occasione di solennità, preparava nella cappella di Trastevere il paliotto dell’altare adatto alla cir- costanza, come vediamo nella foto qui sotto. Il disegno de “la vite e i tralci” è stato commentato da suor Scolastica, durante il funerale, come il progetto di vita di suor Nerina e come il testamento che lei ci ha lasciato. Il pannello che rappresenta la Donna (Maria, ma anche l’Orsolina) avvolta dalla luce dello Spirito Santo è stato creato da suor Nerina prima del 2006 ed utilizzato nel Capitolo generale di quell’anno. 39 Sr. M. Epifania Meli: abbracciare la croce con gioia 31 agosto 1913 – 19 giugno 2010 Angelina (Suor Epifania) Meli nacque a LuzzanaEntratico (Bergamo) il 31 agosto 1913 da Zaccaria e Seconda Trovesi. Entrata nell'istituto nel 1934, fece la vestizione il primo aprile 1935, la prima professione il 10 aprile 1937, la professione perpetua nel 1943. Suor Epifania visse la sua lunga esistenza terrena, per oltre 70 anni, tra le Suore Orsoline di Gandino. Dopo la prima professione religiosa fu inviata a Roma come studente per conseguire l’abilitazione all’insegnamento nella scuola materna. Passò quindi in diverse comunità fra i bimbi della scuola materna come educatrice e superiora della comu- Sr. M. Ave Ricci: dal tabernacolo la forza nella sofferenza nità delle suore. Fu a Parre, Arcene, Morengo, Ghisalba, Scanzorosciate, Pieve Santo Stefano (Arezzo), Predappio (Forlì). Cessata l’attività nella scuola materna per raggiunti limiti di età, si prestò come portinaia in casa generalizia a Bergamo e a Fiorano al Serio. Ebbe poi l’incarico di superiora a Morengo e a Mazzunno (BS). Nel 1998, carica di anni e di meriti, si ritirò a Gandino in casa madre, a riposo. Suora impegnata e generosa nel donarsi, assunse ogni obbedienza con responsabilità e libertà di spirito mantenendo, fino all’età anziana, il senso del buon umore in ogni circostanza, portando serenità e distensione al prossimo con cui condivideva la giornata. Ligia al dovere, parca di parole, con la battuta indovinata per ogni evenienza, rendeva lieto il clima e sereno l’ambiente. A Mazzunno, sua ultima dimora prima di passare a Gandino, mostrò la sua materna accoglienza verso le suore che durante l’estate si alternavano nella casa per cure termali e periodi di riposo. Assidua alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio, visse la comunione fraterna testimoniando il Vangelo nelle opere quotidiane, con semplicità di cuore e di parola. All’alba di sabato 19 giugno 2010 ci lasciò serenamente. Aveva 97 anni, tutti dediti ad amare il Signore e a far contento il prossimo. Suor Epifania ha scritto su un quadernetto di appunti: «Essere nella gioia, perché annunciatrici di Cristo risorto. È impossibile essere religiose e non essere nella gioia. Se volete fare il bene, fatelo nella gioia. Abbracciate la croce con gioia. Imparate a sorridere». 40 16 maggio 1920 – 11 luglio 2010 Palmira (Suor Ave) Ricci nacque a Ghisalba (Bergamo) il 16 maggio 1920 da Giovanni e Elisabetta Crotti. Entrata nell'istituto il 16 agosto 1939, divenne novizia il 1º aprile 1940, celebrò la prima professione il 31 agosto 1942 e la professione perpetua il 28 agosto 1948. Suor Ave, dopo la prima professione, per breve tempo svolse la sua missione nella casa di riposo a Scanzorosciate. Dovette, poi, sostare in casa madre a Gandino per motivi di salute, precarietà che la seguì periodicamente per tutta la sua vita. Passò nelle comunità di Villa D’Adda scuola materna, presso i Padri del S. Cuore a Monza, ad Albino Scuola Apostolica, a Bologna studentato, a Roma Cristo Re, a Trento, come guardarobiera e come superiora della comunità delle suore. Fu pure in aiuto a Savignano e a Terracina fino a quando, nel 1996, si ritirò per cure in casa generalizia a Bergamo, dove era già stata diverse volte, sempre per sottoporsi a cure mediche. Passò, quindi, a Ranzanico a riposo fino al 2007, quando fece il suo ingresso nell’infermeria della casa madre a Gandino. Suora impegnata, generosa e sempre disponibile, servì a lungo i Padri del Sacro Cuore con premura e precisione, come fece anche tra i bimbi della scuola materna e le suore delle varie comunità. Umile e discreta, trovava la sua forza davanti al tabernacolo, nei suoi colloqui con Gesù, sposo della sua vita. Quando la salute glielo consentiva, partecipava alle ricreazioni comunitarie dando un prezioso apporto con il suo umorismo, coinvolgendo altre sorelle a creare un clima di sana allegria che faceva bene a tutte. Si affidò alla provvidenza divina con fiducioso abbandono pure nei periodi di malattia, nelle lunghe soste forzate, ma accettate con docilità dalla volontà divina. Progressivamente il Signore la condusse ad una infermità quasi totale, togliendole l’autonomia nel gestire la sua persona e privandola della capacità di esprimersi e di comunicare. Mantenne sempre la serenità, ben visibile sul suo volto sofferente. Ci lasciò nel primo pomeriggio di domenica, 11 luglio 2010, per entrare nel regno del Padre celeste che aveva servito per tutta la vita nel prossimo a lei affidato. La sua tomba è nel paese natale a Ghisalba presso i suoi cari. 41 Grazie, suor Eletta! Sr. M. Eletta Maisetti: educatrice delle nuove generazioni 26 settembre 1935 – 6 settembre 2010 Clelia (suor Eletta) Maisetti nacque ad Angolo Terme (Brescia) il 26 settembre 1935 da Rocco e Silvia Mioradelli. Entrò nell'istituto a 17 anni, nel febbraio del 1952, divenne novizia ad agosto dello stesso anno, celebrò la prima professione religiosa a Bergamo il 31 marzo 1955 e i voti perpetui il 27 marzo 1961. Suor Eletta, conseguito il diploma per l’insegnamento nella scuola elementare, insegnò in alcune scuole dell’Istituto: a Fiorano al Serio, a Roma SS. Vergine, a Roma S. Gaetano, dove svolse anche il compito di superiora della comunità. Dotata di profonda sensibilità umana, contenta di svolgere la missione educativa nella scuola, si impegnò con grande serietà a inculcare nei suoi allievi, oltre la cultura, i valori umani e cristiani e ad accompagnare la loro crescita con grande attenzione e competenza. Gli ex-allievi ne conservano il ricordo con profonda riconoscenza. Colpita da una grave malattia che le chiese il doloroso distacco dalla scuola, dai suoi amati alunni e dalle loro famiglie, suor Eletta accettò di essere trasferita nell’infermeria di casa generalizia a Bergamo, dove si sottopose alle cure con serenità e con tanta fiducia di poter riacquistare la salute e così continuare la sua missione nella scuola. Ma la provvidenza divina aveva pensato per lei un’altra via alla santità, provandola con una lunga degenza, vissuta con grande disponibilità alla 42 volontà di Dio. Nonostante le cure e l’assidua assistenza da parte delle consorelle, il suo fisico deperiva progressivamente. Consapevole che la “chiamata divina” si avvicinava sempre più, ella trascorreva le giornate nella silenziosa offerta, nella paziente attesa, mostrando gratitudine per le tante attenzioni ricevute. Fece ritorno alla casa del Padre la mattina del 6 settembre 2010. Ora, dal cielo, veglia su di noi con la sua preghiera di intercessione presso il Signore della sua vita. Testimonianza della comunità di Roma Trastevere Suor Eletta, donna di rara sensibilità, religiosa devota, direttrice rigorosa ma estremanente umana, collega altruista e sempre sincera. Ci piace ricordarti seduta alla tua cattedra ogni mattina con le forbici in mano, mentre tagli il pensiero di Gianfranco Ravasi, su Avvenire; spesso ci hai invitato a leggere quegli articoli che conservavi gelosamente, per darci degli spunti di riflessione. Ci piace ripensarti raccolta in preghiera a recitare il rosario nella tua aula al tramonto, quando il sole lascia il posto alle stelle e la giornata ormai volge al termine. Ci piace rivederti quando, ormai stanca e provata dalla fatica, continuavi la tua opera con entusiasmo e tenacia, con quei tuoi occhi che mai hanno giudicato ma sempre compreso. Hai trascorso una vita intera senza risparmiarti mai. La vita terrena non è altro che un passaggio per poter accedere alla Luce eterna... Tu questo l'hai sempre saputo e siamo sicure che adesso il Suo bagliore illumina il tuo volto. La morte non ci separerà, percorrendo i tuoi passi, continueremo la nostra missione di educatrici, con la consapevolezza che quanto ci hai donato è una ricchezza grandissima che ci guiderà sempre nel nostro operato. Per sempre con noi. Per sempre nel cuore! Il ricordo degli alunni e delle famiglie Cara Suor Eletta, siamo accanto a Lei e lo saremo sempre. Lei è stata non solo l'insegnante dei nostri ragazzi, ma un'importante figura di continuo riferimento. Il modo in cui li ha sempre seguiti, l'intelligente amorevole comprensione, la profonda partecipazione alla loro vita, hanno fatto nascere in loro un'amicizia ed un affetto che la morte fisica non può estinguere. Lei continuerà a vivere nei nostri pensieri, nei nostri ricordi. Come noi mamme, pure Lei desiderava che i nostri figli crescessero forti e generosi, capaci di agire nel bene e per il Bene. Noi tutte siamo sicure che, dall'alto, Lei continuerà ad essere per loro una guida, una Angelica guida. Ora che ha lasciato il suo corpo fisico terreno e non possiamo più vedere il suo volto, noi continueremo a vivere in comunione con Lei nelle nostre anime. Possa l'amore, che continuo scaturisce dai nostri cuori, essere accolto dai cieli e divenire luce che rischiari il suo cammino. Possano i nostri pensieri d'amore e gratitudine essere riverberati dagli Angeli che guidano la Sua Anima verso le più elevate regioni dello Spirito. Ciao Suor Eletta Fiorella Dall’omelia del suo ex alunno «Grazie, Signore, che ti sei servito di suor Eletta per farti conoscere, amare e pregare. Grazie per tutti quegli anni trascorsi nell’istituto. Grazie per il dono della sua vocazione. Grazie, infine, per tutti quei gesti di bontà che tante persone riusciranno a compiere sul suo esempio e in suo ricordo». L'anima nostra magnifica il Signore per il dono di suor Eletta che, plasmata dal carisma educativo, ha vissuto nella sua originalità: “Lasciate che i bambini vengano a me...”. Il suo cammino nel tempo l'ha percorso accogliendo ed educando alla vita cristiana molti fanciulli e con essi ha saputo accompagnare e sostenere i genitori nella delicata missione educativa. Saggezza, professionalità e capacità di relazionarsi con tutti nella semplicità di cuore, sono state le sue doti che molto abbiamo apprezzato. Alcuni suoi alunni così la ricordano: «Nel nostro cuore sempre sta suor Eletta che ci ha preso cuccioli, ci ha insegnato a leggere, a scrivere e a pensare con la nostra testa, ma anche ad essere composti, educati e ad amare Gesù e il nostro prossimo». Sr Eletta carissima, hai creduto profondamente nella valenza educativa vissuta nell'ambiente scolastico e nella pastorale parrocchiale. Ora dal cielo sostienici nell'affrontare la sfida educativa nell'oggi, con quella profonda convinzione che vale la pena affrontare ogni sacrificio pur di generare la vita attraverso la testimonianza, la professionalità e una squisita umanità. Ti salutiamo, suor Eletta, ricordando una poesia scritta quest'anno da alcuni tuoi alunni della classe quinta: Una dolce compagnia che ci mette in allegria una vera e cara amica che per noi dà la vita. Sempre brava coi suoi alunni che la stimano per 100 anni, così bella e cortese che per noi non bada a spese. Per quest'anno con dolore i suoi bimbi a malincuore lasceranno la loro scuola, ma la maestra non sarà mai sola. Suor Pierangela R. 43 Sr. M. Ludgarda Piva: cuoca disponibile e materna 26 agosto 1923 – 6 settembre 2010 Afra (Suor Ludgarda) Piva nacque a Besenello (Trento) il 26 agosto 1923 da Clemente e Melania Grott. Entrata nell'istituto nel febbraio del 1953 appena un anno dopo la sorella minore suor Rosetta, fece la vestizione religiosa il 31 marzo 1954, la prima professione il 22 marzo 1956, i voti perpetui il 22 marzo 1962. Suor Ludgarda, dopo la prima professione religiosa, fu mandata a Fiorano al Serio in aiuto nella scuola materna, quindi passò alla Casa del Clero a Bergamo a servizio dei sacerdoti malati ed anziani. Celebrata la professione perpetua, andò a Bologna presso il Villaggio del Fanciullo in qualità di cuoca. In questo ambiente espresse la sua carica materna nei confronti dei bambini ospiti bisognosi di cure e di tanto affetto. 44 Sr. M. Abrehet Aregay: una giovane umile e generosa Fu poi inviata a Terracina (LT) dove rimase per 25 anni nella grande cucina a servizio delle suore della comunità e degli alunni della scuola. Accettò in seguito di essere trasferita a Padova, come cuoca per i bambini della scuola materna e il Collegio universitario “Bottani”. Sempre disponibile e serena, svolse la sua missione con grande dedizione, cura e premura. Si prestò anche per la visita agli ammalati della parrocchia, portando loro il conforto e la luce della fede cristiana. Amava la vita comunitaria, era aperta al dialogo con le sorelle, con le persone che incontrava anche casualmente. Per tutti aveva una parola buona e una promessa di preghiera. Da quattro mesi si trovava a Gandino in infermeria, perché la sua salute, sempre più precaria, aveva bisogno di assistenza continua. Era felice di trovarsi nella casa madre e di vivere come una “lampada vivente”, in preghiera, nel silenzio dolce e sereno dell’attesa dello Sposo. L’aggravarsi della malattia richiese un ricovero all’ospedale di Piario, dove ci lasciò il 6 settembre 2010. Ora dal cielo, insieme alla sorella Suor Rosetta che l’ha preceduta, veglia su di noi e su tutti i suoi cari. 20 aprile 1973 – 11 settembre 2010 Suor Abrehet Aregay nacque ad Alitiena nel Tigray (Etiopia) da una famiglia profondamente cristiana. Dopo un’esperienza da aspirante ad Adigrat nel nord Etiopia, entrò nel postulato delle Orsoline ad Asmara in Eritrea e, divenuta novizia il 12 settembre 1999, fece il noviziato ad Addis Abeba Shola. Celebrò la prima professione il 1° settembre 2001, i voti perpetui il 27 agosto 2007. Durante lo juniorato frequentò l’Università di Debrebrhan e conseguì la laurea in matematica e scienze. Nel 2007 andò come insegnante della Scuola media (classi 6ª-7ª-8ª) a Wukro nel Tigray. Dal 26 giugno 2010 si trovava in Kenya, dove aveva frequentato un corso intensivo di inglese e poi aveva iniziato a frequentare un corso per maestre di formazione a Tangasa, insieme alla kenyana suor Florence. Avrebbe sostituito come maestra delle novizie suor Lemlem Zigta, nominata Superiora della Delegazione di Etiopia. La Delegata Suor Lemlem ha delineato così la personalità di suor Abrehet: «Una suora molto umile, ricca di spirito di sacrificio, sempre serena. Era la generosità in persona: la sua vita era una continua offerta, un darsi completamente. Tutte la ricordano come una suora buona e gentile con tutti. Le sorelle della Delegazione di Etiopia sono rimaste scosse da questa morte improvvisa, senza parola. Tutte le volevano bene». Suor Abrehet Aregay è stata ferita in un incidente per strada, al ritorno da Tangasa, il giorno 8 settembre 2010 a Nairobi e, dopo un disperato intervento chirugico alla testa, è morta l’11 settembre 2010. La salma è stata trasportata ad Addis Abeba la sera del 14 settembre e trasferita ad Adigrat, dove il 17 settembre è stato celebrato il funerale, con la partecipazione dei suoi familiari e compaesani venuti da Alitiena, degli insegnanti e alunni di Wukro e tanti amici delle suore di Adigrat. I progetti del Signore sono diversi dai nostri... e noi Orsoline ripetiamo nel silenzio del cuore, come Madre Dositea: «Sì, sempre, nella serenità dell'amore". Vedi anche la rivista “INSIEME per un carisma educativo”, 2/2010, pp. 38-41. 45 Pensieri dei bambini per il 50° di suor Maria Inno di ringraziamento di suor Maria nel 50° di Professione religiosa Sr. Maria Madaschi: come un’ostia sull’altare 30 aprile 1922 – 19 ottobre 2010 Maria Erminia (Suor Maria) Madaschi nacque a Bianzano-Spinone dei Castelli (Bergamo) il 30 aprile 1922 da Rocco e Irene Poli, entrò nel nostro istituto nel gennaio del 1947, fece la vestizione religiosa il 30 agosto 1947 prendendo il nome di suor Maria Eustochia, la prima professione nel 1949, la professione perpetua il 28 agosto 1955. Suor Maria si dedicò alla missione di Orsolina come educatrice nella scuola materna e in alcune comunità anche come superiora locale. Fu a Desenzano al Serio (BG), a Capolago (VA), a Borgo Montenero (LT), a Crespi D’Adda (BG), a Torre Pedrera (RN), per lungo tempo a Terracina (LT). Nel 2005 suor Maria si ritirò a Ranzanico a riposo fino al 2009, quando si trasferì nella casa madre di Gandino, perché la sua salute, sempre più precaria, richiese cure più specifiche. Suora “mite e buona” come venne definita dalle sorelle che hanno condiviso con lei la vita comunitaria, passò nel silenzio e nella preghiera nei vari luoghi che le furono assegnati dall’obbedienza. Fu una educatrice dal cuore materno e 46 tenero verso i piccoli e le loro famiglie. A Terracina, dove visse per quasi 20 anni, lasciò un ricordo vivo nelle famiglie, nelle giovani mamme che le affidavano con tanta fiducia i loro piccoli da accudire e da educare umanamente e cristianamente. Nel 1999, per il suo 50° di consacrazione religiosa la classe IV B di suor Maria Pia Marcon le offrì in dono un album di dediche sotto forma di acrostico. Riportiamo in queste pagine alcuni pensieri, che rivelano il bel legame di affetto che si era creato tra i bambini e la paziente e dolce suora portinaia. A Ranzanico e poi a Gandino, continuò la sua missione educativa con la preghiera e l’offerta delle sue sofferenze. Il Signore la colse improvvisamente per chiamarla a Sé nel suo Regno di pace. La sera del 19 ottobre 2010 era a cena con la comunità delle suore, aveva terminato di consumare il pasto come ogni giorno quando, reclinando il capo, rese lo spirito, nella quiete della sposa pronta per andare incontro allo Sposo celeste. Aveva 88 anni di vita, 61 di professione religiosa. Non ho parole adatte per ringraziare Dio. Lui, il Creatore del mondo, fin dall'eternità mi ha pensata e amata, come una mamma ama la sua creatura ancora prima che nasca. Dio già mi amava quando non ero ancora nata. Mi ha scelta fra le mie sorelline che sono morte. A me ha dato la vita. I medici dicevano che sarei vissuta poche ore, tanto che mi è stato amministrato il Battesimo. Poi, l’incontro con Gesù il giorno della mia prima Comunione, giorno di amore e di lacrime, poiché avevo perso la mamma da soli venti giorni. Il Signore mi ha chiamato alla vita religiosa; mi ha scelta tra quattro sorelle più buone di me. Posso dire che mi ha amato e che mi ama nonostante le mie cadute. Mi sento immersa nelle sue grazie. Prego sempre la Madonna che supplisca Lei alle mie povertà, ringraziando il Signore per me. Invito anche tutta la creazione a lodare e ad amare Iddio. Ho trascorso tanti Natali, ma quello del 1999 mi è sembrato straordinario e pieno di gioia perché era l'ultimo del secolo e può essere l'ultimo della mia vita, perchè gli anni ci sono. E poi, è il Natale del Giubileo preparato per tre anni con una conoscenza più profonda della SS.Trinità. Intensa è stata anche la novena: ogni giorno ci è stata suggerita una virtù da praticare. Gli incontri comunitari sulla parola di Dio, il dialogo per rispondere alle domande della programmazione suggerita dalle schede in preparazione al Capitolo, la meditazione della circolare della Madre generale... sono state tutte occasioni per ritrovare entusiasmo nel cammino verso la santità. Forse non ho messo tutto l'impegno che dovevo. Chiedo scusa per questo poco amore. Mi sforzo, però, di migliorare ogni giorno. Sr. Maria Madaschi Terracina, Epifania del Signore, 6 gennaio 2000 Sul retro di questa immagine, suor Maria ha scritto la preghiera: Gesù, trasformami in Te. Fa’ di me la tua piccola ostia bianca per la purezza, piccola per l’umiltà, elevata sull’altare per il distacco totale, generosa nel donarmi, nel prodigarmi, nel consumarmi per Te e per le anime. Una piccola ostia che sfama Te, Gesù, divinamente affamato delle tue creature, una piccola ostia che sfama le anime. Suor Maria, pace a te che esisti e credi in Gesù. (Giacomo) Gioisco la mattina quando ti vedo sorridere al mio ingresso a scuola. Mi piace pensare a te con riconoscenza come il mio giardino in fiore. (Erika) L’augurio è per te, suor Maria! Inizia un nuovo giorno pieno di gioia! Ancora non conosciamo il tanto Amore che hai per noi. Grazie di cuore e tanti auguri. (Eliana) Cara Suor Maria, ti voglio dire auguri per i tuoi 50 anni di vita donata al Signore. Ti ringrazio di esserci stati vicini per tutto questo tempo e per il bene che ci hai voluto, ma soprattutto per la tua pazienza. (Umberto) 47 Sr. M. Donata Beretta: il miracolo quotidiano di alleviare le sofferenze Sr. M. Benilde Dò: maestra autorevole, competente e allegra Un grato ricordo 13 giugno 1920 – 31 ottobre 2010 Pierina (Suor Donata) Beretta nacque a Gorlago (Bergamo) il 13 giugno 1920 da Giacomo e Melania Nicoli. Entrò nell’istituto come postulante il 2 febbraio 1943, iniziò il noviziato il 31 agosto 1943, celebrò la prima Professione religiosa il 30 agosto 1945 e la Professione perpetua il 30 agosto 1951. Suor Donata dopo la prima professione religiosa fu inviata come cuoca nelle comunità bergamasche di Colzate, Ciserano e Peia. Nel 1951, dopo la professione perpetua, sostò a Gandino nell’allora ospedale, ora RSA, per sottoporsi a cure mediche, ma dal 1959 al 1992 vi rimase come infermiera. Furono lunghi anni, in cui ella espresse tutta la sua sensibilità femminile, prodigandosi maternamente e senza sosta, giorno e notte, per donare agli ospiti l’amore fraterno e il conforto della fede. Per motivi di salute, nel 1992 accettò il trasferimento nella comunità di Gandino in casa madre per riposo e cure specifiche. In questi ultimi anni, la preghiera fu la sua occupazione principale, consapevole che la sofferenza offerta in unione al sacrificio eucaristico, viene elevata a redenzione insieme ai meriti di Gesù. Da qualche giorno Sr. Donata si era aggravata e, lentamente, ormai pronta per andare incontro allo Sposo celeste, rese lo spirito nelle primissime ore di domenica 31 ottobre 2010. 48 Il 31 ottobre scorso Suor Donata ci ha lasciati: in silenzio, senza far rumore, con la discrezione, con la semplicità e con l’umiltà che l’hanno accompagnata per tutta la sua lunga vita. Molti si chiederanno: “Chi era?”, ma quelli come me che l’hanno conosciuta, soltanto ora che è tornata alla casa del Padre, si rendono conto di quanto sia stata importante la sua opera. Ha lavorato ed ha testimoniato la sua fede per lunghi anni presso la nostra Casa di Riposo; in anni difficili, quando curare, nutrire ed assistere i sofferenti era difficile, quando mancavano i mezzi economici e di conseguenza i supporti tecnici e scientifici. Tuttavia, con l’aiuto delle consorelle e di alcuni amministratori, ed ancor di più con l’appoggio di silenziosi benefattori, riusciva a compiere il miracolo quotidiano di alleviare tanti dolori e tante miserie. Ricordo il suo sorriso discreto, appena accennato, il suo saluto cordiale, le poche parole semplici e gentili e la sua grande passione a preparare il Presepe in occasione del S. Natale. Quest’anno troverà in cielo il Presepe più bello. Grazie Suor Donata per tutto il bene che hai fatto alla nostra comunità e per la grande lezione di vita che ci hai dato. Da La Valgandino, novembre 2010 4 maggio 1931 – 21 dicembre 2010 Anna Maria (Suor Benilde) Dò nacque a Breno (Brescia) il 4 maggio 1931 da Giuseppe e Matilde Vogini. Entrata nell'istituto il 26 gennaio 1946, ad agosto divenne novizia; il 28 agosto 1948 si consacrò al Signore nella prima professione religiosa e lo stesso giorno del 1954 emise la professione perpetua. Insegnante della Scuola elementare, ha vissuto gran parte della sua missione educativa nelle scuole dell’istituto nel Lazio, apprezzata ed amata per il suo entusiasmo e la sua presenza capace di diffondere ottimismo e allegria. Da alcuni anni era nella casa madre di Gandino per cure e, la sera di martedì 21 dicembre 2010, suor Benilde è ritornata al Padre dopo anni di malattia vissuti con coraggio, fede e serenità. Ecco la testimonianza di suor Adancilla, che ha condiviso con lei la vita comunitaria e l'esperienza educativa. mamma Matilde seguita, 7 mesi dopo, da don Stefano e da papà Giuseppe. Quei momenti di lutto sono stati vissuti da te nella maturità della fede e hanno accentuato in te il bisogno di stare in comunità. Il tuo ritornello anche a Gandino era breve ed implorante: «Non lasciatemi da sola!». E non sei rimasta sola! Ora noi, tue sorelle, chiediamo a te l'intercessione sul nostro Istituto, sulle famiglie con le quali hai condiviso le fatiche e le gioie dell'impegno educativo, sui tuoi alunni che ti ricordano affettuosamente come una maestra “autorevole, competente, esigente e... buffa insieme”. Grazie per il dono della tua vita consacrata che ha contribuito alla "bellezza" della Chiesa, alla formazione di persone responsabili e colte, alla sensibilità religiosa di molti adolescenti ed adulti con i quali meditavi e condividevi la Parola. Ti penseremo intenta a lodare il Signore: forse canterai senza prove e senza dissonanze (ricordi le simpatiche "stecche" nei tuoi canti a voce spiegata?) e certamente esploderai nel canto di "Gloria a Dio... e pace in terra": Sarà così efficace il tuo cognome DO' e il tuo nome di vocazione BENILDE, perché continuerai a DONARE il BENE. Suor Adancilla Cara suor Benilde, avevi prenotato un posto per Natale in Paradiso e sei partita silenziosamente nella calma di una sera dal sapore natalizio. È facile parlare di te, grazie alla trasparenza dei tuoi rapporti ed all'umorismo, ereditato da papà Giuseppe, che semplificavano i malintesi al loro sorgere. Sei presente nei nostri cuori come una persona serena, dinamica e creativa, capace di cogliere nella tua storia la presenza di una volontà di Dio a volte misteriosa. Già dal 1981 tutta la tua famiglia ha preso dimora in Paradiso: dapprima tuo fratello Lino, poi 49 NELLA LUCE DEL RISORTO Affidiamo alla misericordia del Padre i parenti defunti nel 2009-2010 Il padre di Suor Angela Salvi Suor Amleset Hagg Suor Valeria Marchesi Suor Redenta Taramelli Suor Timketu Teklejohannes La madre di Suor Gustava Barcella Suor Valeria Marchesi Suor Firewayni Mehdin Suor Lemlem Zigta Suor Mahlet Jacob Suor Lucia Pezzotta Suor Bissrat Habtemariam Suor Anna Mazzola 50 Il fratello o la sorella di Suor Askalemariam Kahsay Suor Elisabetta Brena Suor Adamina Cattaneo Suor Cirilla Bertasa Suor Guerina Piolanti (sorella e fratello) Suor Lorenza Panigada novizia Agnes in Kenya Suor Sara Tufamo in Etiopia Suor Delia Ghisleni Suor Clea Rota Suor Armanda Longhi Suor Editta Dolci Suor Priscilla Grismondi Suor Francalia Pagnoncelli Suor Giancarla Rovera Suor Umbertina Sangalli Suor Adila Ruggeri Suor Flaviana Mignani La preghiera del girasole Signore, com e il Sole, Tu splendi e m andi a noi i Tuoi raggi. Siam o i Tuoi girasoli, gli innam orati del Sole. Vogliam o vivere sem pre «girati» verso dì Te, senz a m ai più abbandonarTi. Vogliam o fare il pieno di Te perché Tu sei la nostra vita, Tu sei tutto per noi. Vogliam o vivere per Te com e Tu vivi per noi e portarti ovunque perché altri si «orientino» a Te. Signore, nostro Sole, siam o i Tuoi girasoli.