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In memoria... - Suore Orsoline
In memoria...
Supplemento a “Insieme per un carisma educativo”
n. 1 - 2011
Suore Orsoline di M.V.I. di Gandino
In Memoria...
INSIEME PER UN CARISMA EDUCATIVO
Suore Orsoline di M.V.I. di Gandino
Via Masone 20/A - Bergamo
Supplemento a “INSIEME per un carisma educativo”, 1/2011
Autorizzazione del Tribunale di Bergamo n. 348 del 23 gennaio 1958
INDICE
2
Suor Antonia Orlandi . . . . . . . . . .4
Suor Cesaria Leoni . . . . . . . . . . .32
Madre Graziosa Bugini . . . . . . .12
Suor Candida Peracchi . . . . . . . .33
Suor Elsa Mandonico . . . . . . . . .16
Suor Consolata Bonomelli . . . . .34
Suor Elvira Cattaneo . . . . . . . . .17
Suor Ferrantina Zanga . . . . . . . .36
Suor Genny Zanutto . . . . . . . . . .18
Suor Nerina Anesa . . . . . . . . . . .38
Suor Ferdinanda Bono . . . . . . . .20
Suor Epifania Meli . . . . . . . . . . .40
Suor Celestina Illipronti . . . . . . .22
Suor Ave Ricci . . . . . . . . . . . . . .41
Suor Ancilla Borlotti . . . . . . . . .23
Suor Eletta Maisetti . . . . . . . . . .42
Suor Narcisa Cassinelli . . . . . . .24
Suor Ludgarda Piva . . . . . . . . . .44
Suor Elfinesh Fessaha . . . . . . . .25
Suor Abrehet Aregay . . . . . . . . .45
Suor Susanna Rota . . . . . . . . . . .26
Suor Maria Madaschi . . . . . . . . .46
Suor Anania Colombi . . . . . . . . .27
Suor Donata Beretta . . . . . . . . . .48
Suor Minima Scaini . . . . . . . . . .29
Suor Benilde Dò . . . . . . . . . . . . .49
Suor Severa Meringi . . . . . . . . . .31
Parenti defunti . . . . . . . . . . . . . .50
numero speciale
per le sorelle defunte nel 2009-2010
Il 26 dicembre 2010, la nostra cara suor Antonia Orlandi ha sussurrato il suo definitivo “Eccomi”, nel clima di lode e di “Magnificat” che ha percorso come un filo d’oro
tutta la sua esistenza.
Negli ultimi mesi di malattia aveva espresso più volte il rimpianto di non essere riuscita a pubblicare il numero speciale per le suore morte nel 2009, iniziativa che lei
stessa aveva ideato e curato dal 2002. Era convinta che il ricordo delle sorelle defunte ha molteplici valenze:
– anzitutto è un dovere di gratitudine verso persone che hanno speso la vita intera per
Gesù Cristo e per i fratelli e testimoniato la bellezza del Vangelo nella quotidianità;
– è uno stimolo ad approfondire i valori carismatici dell’Orsolina, espressi in modalità diverse secondo le varie personalità, ma con linee convergenti che aiutano a ricomporre l’identità dell’Orsolina di Maria Vergine Immacolata;
– il recupero della memoria è importante e necessario, per tutte ma soprattutto per le
giovani, per vivere l’oggi in modo sapiente, ridimensionando il nostro protagonismo
e facendo tesoro del passato per protenderci verso un futuro ricco di creatività.
C’era anche una motivazione molto semplice e pratica nel desiderio di suor Antonia:
far dono di questa piccola rivista a parenti ed amici, con le foto e il profilo biografico
della persona a loro cara. Ricordo con quanta gioia e soddisfazione lei sfogliava il
giornaletto fresco di stampa e mi diceva: «È uscito proprio bene!». «Sì – le rispondevo – ci hai proprio messo l’anima».
Dal 2007 suor Antonia scriveva il profilo biografico di ogni suora defunta, perché lo
inserissi nel nostro sito internet “www.orsolinegandino.it”, nella sezione “In memoria
delle sorelle defunte”.
Questo numero speciale per le 27 sorelle morte nel 2009-2010 raccoglie appunto le
schede del sito internet scritte da suor Antonia, completate con documenti, testimonianze e foto.
Naturalmente dedichiamo le prime pagine a suor Antonia, non solo per il compito che
ha svolto nel nostro istituto come Segretaria generale, ma per dirle un grazie speciale.
I suoi occhi buoni e positivi hanno saputo guardare le sorelle come un tesoro prezioso, come piccole perle da scoprire ed esporre ai raggi del sole. Non è un meccanismo
spontaneo, ma un’attitudine da coltivare con la purificazione dello sguardo e del
cuore. Occorre un continuo decentramento da sé, per riuscire ad alzare lo sguardo e
commuoversi nel veder brillare in cielo le stelle, anche le più piccole e di debole luce.
Così ha fatto suor Antonia. Noi la ringraziamo e vogliamo raccogliere il suo esempio.
Suor Melania B.
3
Sr. M. Antonia Orlandi:
uno splendido dono per l’istituto
7 ottobre 1945 – 26 dicembre 2010
Anna Carla (Suor Antonia) Orlandi è nata a Bettola
di Calvignasco (Milano) il 7 ottobre 1945 da
Antonio e Natalina Vecchio, terza di sei fratelli, tre
maschi e tre femmine. Una famiglia molto unita e
abituata al sacrificio, soprattutto dopo la morte prematura del padre. Carluccia frequenta le scuole elementari e poi un corso di avviamento professionale in steno-dattilografia che le consente di trovare
presto lavoro a Milano e di farsi apprezzare come
segretaria diligente e scrupolosa.
Nell'oratorio di Bubbiano incontra le suore
Orsoline, in particolare suor Wilma, che le fa la
proposta vocazionale. Carluccia ha vent'anni e
incomincia a pensarci seriamente, a pregare con
fiducia: ha un bel lavoro, un gruppo di amiche,
qualche ragazzo che le ronza attorno... ma capisce
che il Signore ha un progetto speciale su di lei. In
una lettera dell'agosto 1965 alla Madre generale (la
Serva di Dio Dositea Bottani) fa sapere - con il suo
stile asciutto e chiaro - che ha preso la decisione di
farsi Orsolina e che entrerà il 4 settembre:
«[...] Sì, ormai è deciso, entrerò in settembre. Ho
già dato le dimissioni alla ditta dove lavoro e per
la fine di agosto sarò libera dalle sue dipendenze.
Costa sì lasciar tutto e, man mano che si avvicina
il momento, si avverte di più il distacco: la
mamma, i fratelli, la casa, i superiori, la ditta, i
colleghi, il lavoro, le compagne dell'oratorio, tutte
le ragazze che conosco, il paese. Forse forse non
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mi sono mai accorta come adesso di voler bene
veramente a tutti quelli che conosco; ma io in fin
dei conti ho una strada da percorrere. Ho
Qualcuno da amare sopra tutti, anzi, solo amando
Lui amerò veramente anche gli altri, perciò sia
fatta la sua Santa Volontà.
Se Gesù mi chiede questo, è perché posso e devo
farlo, quindi chiedo anche a Lei, Reverendissima
Madre, una preghiera particolare, perché possa
fare questo passo con tanta generosità e solo per la
maggior gloria di Dio e per la salvezza delle
anime».
Carluccia, favorita dalla serenità e pacatezza assorbite nel contesto familiare, si inserisce facilmente
nella nuova vita del Noviziato delle Orsoline a
Scanzorosciate e instaura relazioni belle e durature
con le compagne. Il 30 agosto 1966 fa la vestizione con altre 4 novizie, prendendo il nome di suor
Antonia in ricordo del papà, e inizia con gran fervore i due anni di noviziato. Le piace leggere libri
impegnativi, approfondire gli argomenti che la
maestra delle novizie va affrontando nelle lezioni
sull'onda dell'appena concluso Concilio Vaticano
II, discutere su varie tematiche di attualità che filtrano in vari modi anche nel noviziato. Si dedica
con gioia ai lavori domestici e si diverte volentieri
con le giovani compagne in tempo di ricreazione.
Le piace tutto, non si lamenta di niente.
A volte la madre maestra la mette alla prova e la
umilia secondo i metodi educativi un po’ spartani
di un tempo, ma lei non si scoraggia e non si scompone, anzi, si impegna al massimo a conoscere e
fare la volontà di Dio.
Il 30 agosto 1968 suor Antonia si consacra al
Signore nella professione religiosa e incomincia lo
juniorato, sei anni di formazione religiosa e professionale che lei vive con intensità, senza perdere un
minuto: consegue il diploma di maestra catechista,
l'abilitazione all'insegnamento nella scuola dell'infanzia (Fiorano 1970) e poi per le scuole elementa-
ri (Roma 1972), il diploma di assistente educatrice
(Roma 1972) e di assistente sociale (Roma 1975).
Il 30 agosto 1974, nella splendida cattedrale di
Bergamo si consacra per sempre al Signore insieme ad altre 7 juniori, che con lei formano il gruppo delle 8 beatitudini, giovani suore compatte e
creative.
Le attività che svolge suor Antonia dopo la
Professione perpetua sono numerose: insegnante di
Scuola elementare a Bergamo, vocazionista, membro della Segreteria USMI di Bergamo, impegnata
nella Caritas diocesana, assistente sociale in aiuto
presso la nostra Casa di Riposo "Istituto San
Giuseppe" di Villa d'Adda. Nel 1977 pubblica sul
settimanale diocesano “La domenica del popolo”
due interessanti articoli sul problema della qualificazione dell'assistenza agli anziani, alla luce della
legislazione e delle nuove prospettive sociali e psicologiche.
Negli anni della elaborazione della nuova Regola
di vita, fa parte di un gruppo affiatato di giovani
suore ingaggiate da madre Graziosa Bugini per lo
studio e la stesura dei testi; le dita della ex segretaria milanese sono le più veloci e precise nel battere i tasti della rumorosa macchina da scrivere.
Dopo la morte di madre Carmela Vanoli (1977),
suor Antonia coordina la redazione della rivista
"Sub Tuum Praesidium Maria" e scrive parecchi
articoli di cronaca. Intanto insegna nella scuola elementare "S. Angela Merici" e risiede al pensionato
per studenti in Bergamo alta. Non è mai stanca,
non si lamenta mai, quasi fosse naturale la fatica; è
sempre ordinata e precisa nel lavoro, qualunque
esso sia. Trova sempre il tempo per curare le relazioni umane, per pregare, per aggiornarsi e rendersi più competente nel servizio che le è assegnato.
Non cerca il sapere per il sapere, ma per conoscere
l'essere umano e servirlo meglio. A questo riguardo, ricordo un suo piccolo episodio.
Nella settimana di un convegno di studio a
Bologna, approfitta di un pomeriggio libero per
visitare la città con una consorella; mentre questa
guarda in alto per ammirare le chiese, i palazzi e le
famose torri di Bologna, suor Antonia preferisce
osservare le persone che popolano le vie, le piazze,
i mercati e pensare che in ognuna vi è l'orma di
Dio, anche nel barbone seduto sui marciapiedi a
chiedere l'elemosina o a sonnecchiare ubriaco.
Dopo il terribile terremoto che il 23 novembre
1980 ha devastato l'Irpinia nel sud dell'Italia, la
Caritas di Bergamo invia a Calitri (Avellino), paese
di 5000 abitanti quasi completamente distrutto, un
gruppo di volontari formato da un sacerdote, suore
e laici. Tra loro vi sono suor Antonia e suor Sofia,
che collaborano alla pastorale parrocchiale di
Calitri dall'agosto del 1981 al gennaio 1982. Dopo
quella intensa esperienza di
condivisione e di servizio, suor
Antonia rimarrà sempre legata
al gruppo dei volontari bergamaschi che si ritrovano in casa
generalizia ogni anno per una
celebrazione eucaristica e una
cena insieme. Per lei questo
incontro annuale è sempre
stato una bella boccata di ossigeno.
Nel 1991 sente il bisogno di un
tempo forte per stare Dio e per
Suor Antonia a Bergamo
con la compagnia delle “Beatitudini”,
il 30 agosto 1974, giorno della
Professione perpetua.
5
Dall’omelia per i funerali
di suor Antonia
fare discernimento, perché gli impegni sono troppi
ed è necessario fare delle scelte. Nel mese di agosto vive una settimana di esercizi spirituali nella
foresteria del monastero francescano di Zogno
(Bergamo). Al termine dell'esperienza scrive alla
Madre generale una lunga lettera in cui fa il punto
della situazione, con la semplicità e la schiettezza
che la contraddistinguono: «...Rivedo la mia vita,
specialmente di questi ultimi anni. Ringrazio il
Signore di avermi dato la luce, la forza, il buon
senso, la fede di accettare man mano i distacchi da
diverse persone care, da diversi ambienti e circostanze. Grazie a Dio, come le dicevo, non sono
spenta, anzi mi sento rinvigorita dalla solitudine
che ho vissuto soprattutto in questo ultimo anno.
Sia pure con fatica, ho cercato di essere fedele a
quanto mi è stato chiesto dall'obbedienza; ho vissuto in prima persona i miei doveri e con tutto l'impegno; mi sono sforzata di non avere pretese, di
occupare meno posto possibile ovunque. [...] Il
Signore conosce i risultati, io non me ne occupo.
So solo che il mio Dio mi dà una grande pace e la
gioia di aver cercato la sua volontà e il bene degli
altri. [...] Ho fatto tutto volentieri. Mi trovo benissimo all'USMI e ne traggo molta ricchezza; mi
sento a mio agio nella scuola, tra le ragazze del
pensionato; non ho problemi per ritiri o altro con
le ragazze; sto volentieri con gli anziani a Villa
d'Adda; mi siedo volentieri a scrivere quando ce
n'è bisogno e altrettanto volentieri lavo i piatti,
scopo o altro (devo ringraziare mia mamma che mi
ha abituato un po' a tutto). Però, onestamente, mi
sembra doveroso chiederle una scelta: la scuola
richiede impegno oltre le ore di lezione; un servizio sociale onesto va fatto tramite agganci e
aggiornamento; l'USMI va portata avanti con passione e competenza... e così via.
Aspetto, possibilmente presto, una
sua risposta».
Nel Capitolo generale del 1994,
suor Antonia è
scelta come Segretaria generale, per
6
Lettera dei fratelli di suor Antonia
Milano, 31 dicembre 2010
sei anni accanto a madre Grata Sirtoli e per altri
dieci accanto a madre Carlita Nicoli: un lavoro che
richiede fedeltà e precisione, sacrificio senza misura e senza notorietà, pazienza e tutta una serie di
virtù che non si possono certamente improvvisare.
Chi ha vissuto con lei l'ha sentita ragionare così:
«Ci possono essere dei pareri diversi, ma si discute e si torna come prima. Qui nessuno deve litigare, ci dobbiamo amare. Noi siamo a servizio di
tutti. Guai se qualcuno va via male». E questo
impegno è durato 16 anni, fino a pochi giorni fa,
quando le forze sono crollate improvvisamente.
Negli ultimi due anni, quando le è stato diagnosticato il tumore, suor Antonia ha esposto in segreteria, nei punti più visibili dalla sua ampia scrivania,
alcuni poster preparati da lei al computer. Sono
preghiere tratte dai salmi, che esprimono la sua
lucidità e la sua esperienza di fede nella malattia.
«Signore...
io sono tranquilla e serena
come bimba svezzata in braccio a sua madre,
come bimba svezzata è l'anima mia» (Salmo 130)
«Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai bucato» (Sl 50, 10)
«È meglio camminare zoppi sulla strada giusta
che correre su quella sbagliata!».
«Nell'ora della paura, io in Te confido...
so che Dio è in mio favore» (Salmo 55).
Suor Melania B.
Rev.ma Madre Generale Carlita,
desideriamo manifestare a Lei e alla Comunità delle Suore Orsoline di
Gandino, la nostra gratitudine per le espressioni d’affetto e per le premurose cure prestate alla nostra carissima sorella Suor Antonia durante
la malattia. La Vostra è stata una testimonianza d’amore che ci ha commosso e confortato. Ringraziamo anche il Signore per il dono della
nostra cara sorella che con la sua delicata sensibilità ha saputo tenerci
sempre uniti, seguendo l’esempio di nostro papà e di nostra mamma.
Sentiamo, inoltre, il bisogno d’esprimere la nostra riconoscenza alla
Vostra Congregazione, nella quale nostra sorella Suor Antonia è stata
formata, guidata e sostenuta per realizzare il progetto che Dio ha avuto
per lei. Dal cielo siamo certi di ricevere tutti quanti il suo aiuto.
Durante i funerali, ci siamo sentiti avvolti in un grande abbraccio affettuoso anche da persone a noi sconosciute, ma sicuramente legate a Suor
Antonia: sacerdoti, religiose, adulti, giovani e bambini.
Giunga anche a loro il nostro GRAZIE.
Nel Signore, cordiali saluti e un abbraccio insieme alle nostre famiglie.
Pino, Mariangela, Annarita, Angelo e Luigi Orlandi
Carissima suor Antonia,
conserverò a lungo
nel cuore
i dialoghi brevi, semplici,
i momenti in cui anche tu
chiedevi, con umiltà,
perdono
dei tuoi piccoli peccati,
conserverò a lungo
soprattutto il tuo esempio,
il tuo silenzio,
la tua disponibilità
alla volontà del Signore.
Grazie
di questa testimonianza
***
Lettera di un nipote
Carissima zia Suor Antonia,
da oggi non ci sei più… Ma, mai come ora ti sento più vicina, da lassù
potrai pregare e vegliare su di noi e sicuramente ci accompagnerai,
come hai sempre fatto, nel nostro cammino. Anche se ultimamente ci
siamo visti poco a causa della lontananza, tu sei sempre stata presente
con le tue telefonate e le tue attesissime e puntuali lettere che segnavano il trascorrere dei giorni, ricordandoci in ogni ricorrenza, senza mai
dimenticare un compleanno, un onomastico o qualsiasi altra occasione
particolare e, quando con mia moglie siamo entrati per la prima volta
nella nostra casa in costruzione, per “coincidenza” è arrivata la tua
telefonata… Ora alle feste, o comunque in qualsiasi ricorrenza, la casella della posta resterà vuota, ma solo quella… Sei sempre stata una presenza silenziosa e costante e tantissimi ricordi mi legano a te, soprattutto all’infanzia, quando venivamo a mangiare a Bergamo da te e quel
mondo mi sembrava magico, oppure quando ci regalavi cioccolate e
caramelle del barettino dell’istituto delle suore, e senza mai scordare la
colonia estiva di Gandino. Poi mi hai sempre accompagnato nella mia
crescita, anche se a volte non capivo… Mi sono reso conto che anche
per mia moglie e i miei figli eri una figura buona sempre presente. Ora
veglia su di noi e indicaci sempre la via giusta come solo tu sapevi
fare… Ora riposa in pace a fianco alla nonna Natalina e al tuo adorato
papà. Con affetto, tuo nipote
Lorenzo Orlandi
e fa sorgere
in mezzo alla gente
che hai incontrato,
alla tua famiglia
che tanto amavi,
ai giovani, alle ragazze
del nostro tempo,
nuove vocazioni
perché come te sappiano
innalzare la fiaccola
del proprio battesimo
perché altre persone
camminino nella luce
del Cristo che nasce
per la salvezza di tutti.
don G.B. Ferrari
7
“La fedeltà
è il segno più forte
dell'amore...
con gioia il Sì perenne”
Sono gli auguri
che suor Antonia mi fece
il 2.IX.1989 in occasione
della mia professione
perpetua; li ho sempre
custoditi nel libro dei Vangeli,
quasi sigillo di un augurio
che ora diventa intensa
preghiera.
Sì, suor Antonia mi e ci ha
realmente testimoniato
la fedeltà a Cristo sposo,
il Vivente.
Rendo grazie e lode
all'Altissimo per questa
meravigliosa sorella che,
mentre il suo corpo esteriore
si stava distruggendo,
nei giorni donati,
ha saputo manifestare
il sorriso della creatura
nuova.
Grazie, sorella
ricca di profonda umanità,
che nel silenzioso
nascondimento hai lasciato
tracce profonde di un cuore
pieno di Amore Eterno.
Lode a Dio, senza fine,
per te carissima
suor Antonia.
suor Fedora
8
Dall'Argentina
Testimonianza di una monaca domenicana
Testimonianza di una volontaria in Africa
A sr Antonia devo la mia vocazione!
Era, e rimarrà sempre, lo slogan che ci univa e che mi distingueva ogni
volta che incontravo una suora Orsolina. Mi bastava vedere una di loro
perché il mio cuore e la mia memoria ritornassero al ricordo degli inizi
della mia ricerca vocazionale. Era buffo e simpatico, ma non potevo
non inviare i miei saluti e il mio carissimo ricordo a sr Antonia ogni
volta che incontravo una suora Orsolina. In ognuna di loro per me c’era
sempre un po’ “della mia suor Antonia”.
A lei devo la mia vocazione anche se, durante il cammino di discernimento vocazionale, alla fine sono stata catapultata in un altro Ordine
religioso, tra le monache domenicane, le vicine di casa. Lei è stata capace di farmi sentire una persona amata ed è stata proprio suor Antonia la
chiave perché io ritrovassi me stessa e mi mettessi a confronto con le
domande importanti della vita. Lei ha creduto in me e da qui è scaturita la mia volontà di rispondere a Colui che lasciavo addormentato nel
mio cuore. Con il suo sorriso e il suo avvicinarmi discreto, non invadente, rispettoso e non curioso, è stata capace di aprirmi ai valori umani
e spirituali. La sua accoglienza mi ha fatto sperimentare l’accoglienza
dell’Amore profondo e permanente del Signore della Vita.
Ho sempre amato e apprezzato suor Antonia per la sua giovialità, la sua
serenità, libertà di cuore e sincerità di parola, per la sua coerenza al vangelo e per la sua infaticabile opera educativa, accogliente e pacifica con
tutti, senza distinzione di persone. Non riesco ancora a capacitarmi che
sia volata in cielo, tra gli angeli di Dio per cantare in eterno il suo perenne Magnificat e la promessa è che continueremo a gareggiare a chi sarà
la prima ad inviare gli auguri di buon onomastico. Sì, questo anche è un
aspetto sorridente che caratterizzava la nostra vicinanza: spesso era lei
che mi precedeva per gli auguri onomastici!
Le parole sono troppo povere per dire la grande ricchezza di vita e di
esempi che ho ricevuto da sr Antonia; rimarrà per me come eredità spirituale da portare a compimento … Per ora un grande GRAZIE dal
profondo del cuore... a tutte le suore Orsoline per il bene che hanno
voluto a suor Antonia e di cui ho beneficiato.
Grazie, carissima suor Antonia, per tutto ciò che mi hai donato;
grazie per aver creduto in me, nonostante i miei limiti e le mie povertà,
grazie per avermi sostenuta e rispettata nella mia scelta vocazionale;
grazie per aver dato vigore e spinta alla nostra vita contemplativa,
grazie per tutto il bene che hai offerto e donato alla comunità di Matris
Domini. Tutte ti ricordano con riconoscenza e affetto e tutte stanno pregando per te.
Ora che vedi e contempli il Volto di Cristo continua ad accompagnarci
con la tua discrezione e la tua amorevole intercessione.
suor Antonella Sana op
Monastero Matris Domini - Bergamo
Grazie, dolce suor Antonia, perché le tue parole, il tuo sguardo, il tuo
sorriso mi hanno reso concretamente visibile la tenerezza di Dio.
Grazie per quell'ultima passeggiata in giardino (avevi le stampelle)
durante la quale, nonostante la malattia, hai saputo dare – tu a me – speranza e coraggio. Grazie perché non avevi bisogno di parole ma sapevi
leggere nel mio cuore. Grazie perché un giorno mi hai detto: «Vai». Ora
ti penso sostenuta dalle braccia di quell'Amore trinitario che tanto hai
amato e che ci chiama ad amare sempre e ovunque.
Vicina nel dolore alla Madre generale e a tutte le Orsoline
Viviana
***
Il ricordo di un ex-alunno
Cara Suor Antonia,
uno dei ricordi più intensi che ho di te è quando in aula, non so per quale
motivo, ci raccontasti di tuo padre: era la nostra terza o quarta elementare e quella volta ti sei messa a piangere dalla commozione; lui da
tempo era scomparso e ti mancava.
Ora che anche tu non ci sei più, penso che lo potrai riabbracciare e
potrai raccontargli tutto quello che hai costruito nella tua vita.
Ti scrivo alcuni versi di una poesia intitolata “Ho imparato”, scritta da
un noto autore radiofonico americano (Andy Rooney). In alcuni di questi versi ho riconosciuto alcune delle cose che mi hai insegnato tu.
Ho imparato... che posso pregare per qualcuno, quando non ho la forza
di aiutarlo in qualche altro modo. Ho imparato... che essere gentili è più
importante dell'aver ragione. Ho imparato... che i soldi non possono
acquistare la felicità. Ho imparato... che sono i piccoli avvenimenti
giornalieri a fare la vita così spettacolare. Ho imparato... che l'amore,
non il tempo, guarisce tutte le ferite. Ho imparato... che ogni persona
che incontri merita d'essere salutata con un sorriso. Ho imparato… che
chi ha condiviso con te l’amicizia, resterà sempre nella tua vita...
Sei parte della mia vita, ti ricorderò per sempre e pregherò per te.
Riposa in pace.
Ciao!
Andrea Rota
Abbiamo letto il profilo
biografico di suor Antonia,
meditato le virtú che
caratterizzarono la sua vita
e ci siamo sentite spronate
a cantare il Magnificat
per le meraviglie che
il Signore ha operato in lei
per il bene della nostra
famiglia religiosa e
dell`umanità.
Ci piace ricordarla cosí.
Un bambino entrando in una
chiesa domanda a suo padre:
«Chi è un santo?».
«Il santo è colui che lascia
passare la luce di Dio».
Suor Antonia
nel suo sguardo luminoso
e penetrante, nel suo lavoro
accurato e discreto, nella sua
semplicità e prudenza,
nella sua relazione umana
e trascendente, nella sua
ricerca della verità
nella carità, nella sua
sensibilità verso chi aveva
più bisogno, ha lasciato
passare la luce di Dio.
Piú volte abbiamo colto
nell’incontro con lei,
il desiderio di donarsi senza
riserve per il Regno di Dio.
Insieme diciamo grazie
a suor Antonia per averci
trasmesso la passione
per l’unità, con gesti
semplici e concreti
e chiediamo a lei che
dal cielo ci aiuti a vivere
l’umiltà e la carità
per una cultura della vita
e dell’amore.
Le sorelle della
Delegazione Argentina
9
Dalle testimonianze
Il ricordo delle suore di Gandino
Dall’Etiopia
Carissima Madre Carlita,
in questo momento di particolare dolore per l’intero Istituto, il nostro
pensiero corre anche a Lei, carissima Madre, perché suor Antonia, nella
sua qualità di Segretaria generale, era la persona a lei più vicina. Siamo
molto addolorate e preghiamo perché il Signore conceda a suor Antonia
di contemplare al più presto il Suo volto nella gloria, con tutti i Santi.
In occasione della mostra dei merletti, abbiamo avuto la gioia di una
visita da parte di suor Antonia, qui a Gandino, e siamo rimaste colpite
per la sua forza d’animo e la sua serenità nel portare avanti la sua malattia. Era lei a farci coraggio e a più riprese ci ha manifestato una grande
fiducia nel Signore e un grande abbandono alla Sua volontà. Noi la sentiamo molto vicina. Assicuriamo la nostra preghiera per Lei e per il suo
Consiglio, perché lo Spirito Santo vi guidi nella scelta della persona che
dovrà sostituire suor Antonia. Coraggio, carissima Madre, ci senta vicine con la preghiera e l’offerta della nostra sofferenza.
Con affetto l’abbracciamo
Le sue figlie “ricche di anni”
con Madre Grata e tutta la comunità di Gandino
Gandino, 27 dicembre 2010
Carissima Madre Carlita e Sorelle,
abbiamo appena appreso da internet la dolorosa notizia della dipartita
della nostra cara suor Antonia Orlandi per l'eternità.
Con negli occhi l'immagine di una "vera Orsolina" (suor Antonia),
esprimiamo la più viva partecipazione al vostro dolore e preghiamo il
Signore che l'accolga nel suo Regno di luce e di pace e la ricompensi
per la sua generosa donazione e dedizione per il bene di tutti.
Mentre si fa sentire il distacco, ci conforta la speranza che suor Antonia
è stata sempre persona di fede e di grande amore per tutti senza distinzione. Anche durante la malattia l'abbiamo vista sempre serena e tranquilla, conforme alla volontà di Dio, che portava il dolore con grande
dignità di sposa di Colui che ha sempre amato.
Siamo certe che la nostra cara suor Antonia non è morta, ma entra nella
gioia della vita, consegnandoci la lampada della fedeltà all'unico Sposo.
Unite nella preghiera
Suor Lemlem Zigta
e Sorelle della delegazione d'Etiopia
***
Dall’Eritrea
***
Dal Kenya
Carissima Madre Carlita,
vogliamo esserle tanto vicine, anche se le parole, nella nostra circostanza, sono inutili. Ci sono momenti nella vita in cui si fa più viva la
memoria e la voglia di comunicare, specialmente quando riguarda persone care che ci hanno lasciato.
Il tempo scorre con le sue vicende, alternando eventi e speranze, gioie
e dolori. Per noi ora è di turno il dolore della separazione.
Speravamo in un miracolo, ma ciò non era nel piano di Dio.
Chiniamo il capo e con dolore e consapevolezza diciamo: "AMEN".
Personalmente non abbiamo vissuto con lei, ma chi ha avuto il dono di
conoscerla ha scoperto che, attraverso il suo sorriso, si nascondeva una
vita impegnata e desiderosa di essere di aiuto alla sorella. Anzi, attraverso il suo sorriso, ci apriva il cuore e ci dava la possibilità di contemplare le meraviglie che il Signore aveva operato con lei.
La soave sensazione di essere state amate ci serva ora per rilanciarci con
entusiasmo nella nostra donazione verso le sorelle e i fratelli bisognosi...
Madre, vogliamo incaricarla di un messaggio importante. Se questo
scritto arrivasse prima di chiudere la bara, dia a Suor Antonia un bacio
a nome delle sorelle che lavorano in Kenya.
Con tanto affetto e riconoscenza salutiamo
Suor Clea e le sorelle tutte del Kenya
10
Cara Sr. Antonia,
quello che ho vissuto con te, quello che ho imparato da te, quello che ci
siamo comunicate con te rimarrà impresso nel mio cuore per sempre.
Permettimi di dirti il mio grazie, Suor Antonia.
· Grazie che sei stata un dono speciale e prezioso per tutte noi.
· Grazie per la tua fede profonda
· Grazie per il tuo essere donna saggia e posata
· Grazie per la tua pace interiore ed esteriore
· Grazie per la tua interiorità profonda
· Grazie per la tua pazienza educante
· Grazie per la tua apertura ed accoglienza
· Grazie per la tua dedizione con precisione
· Grazie per la tua serenità che infonde pace...
Il tuo ricordo è per sempre!!! Non ti dimenticherò maiiii...
Ora che sei nelle braccia del Padre, prega per noi.
Grazie Sr. Antonia!
Basta!... le lacrime mi invadono.
Suor Amleset e Sorelle
Sr Antonia è stata per me
una persona speciale,
sempre accogliente,
precisa nel rispondere
ad ogni richiesta e serena
in ogni occasione,
sia nel momento
della buona salute
che durante la sua malattia.
Mai la dimenticherò.
Suor Vita Bontempi
Suor Antonia, che esempio!
Sempre pronta, positiva,
generosa, disponibile,
precisa, attiva, silenziosa,
di preghiera, prudente...
Mai un NO, ma:
«Appena posso... Eccomi!»
e... fino alla fine:
«GRAZIE!
GRAZIE!
GRAZIE!».
Dopo aver ricevuto
il Sacramento dei malati,
suor Antonia ha detto:
«Ho la forza...
sono contenta...
sono nella pace».
Grazie, suor Antonia,
sui tuoi passi
andiamo avanti.
Con gratitudine.
Suor Beniamina
11
Madre M. Graziosa Bugini:
«Per me vivere è Cristo»
so. Data la salute sempre più precaria, l’8 gennaio
2010 fu portata nell’infermeria della casa madre a
Gandino, dove nella notte dell’8 aprile 2010 ci
lasciò per fare il suo ingresso nella casa del Padre
celeste.
Il ricordo della sua Segretaria
21 ottobre 1923 – 8 aprile 2010
Emma (Suor Graziosa) Bugini, nata a Ciserano
(BG) il 21 ottobre 1923 da Giovan Battista e
Angela Ferrario, entrò nell'istituto il 21 settembre
1943 come postulante; il 28 marzo 1944 fece la
vestizione prendendo il nome di suor Graziosa, il
30 marzo 1946 celebrò la prima professione religiosa e il 30 agosto 1951 i voti perpetui.
Subito dopo la prima professione, si trasferì a
Roma per conseguire il diploma dell’Istituto magistrale. Ottenuta l’abilitazione per l’insegnamento
nella scuola elementare, si fermò come maestra a
Roma presso l’istituto scolastico “S. Gaetano”.
Svolse la missione educativa nella scuola dal 1947
al 1958, quando fu eletta segretaria generale
dell’Istituto.
Il nuovo incarico la riportò a Bergamo nella casa
generalizia, accanto alla Serva di Dio madre
Dositea Bottani, superiora generale da lei molto
stimata ed amata. Nel 1964 fu confermata segretaria generale ed eletta consigliera. Nel 1970 il
Capitolo generale la elesse superiora generale
dell’Istituto, incarico che le venne affidato per tre
sessenni consecutivi fino al 1988, quando, eletta
consigliera generale, rimase in casa generalizia a
lavorare per l’archivio dell’Istituto.
Nel 1994 divenne superiora della comunità di
Viale Albini annessa alla casa generalizia in
Bergamo, continuando il lavoro di archivista.
Nel 2002 ritornò in Via Masone finalmente a ripo-
12
Madre Graziosa, una suora umile e sapiente, chiamata a coprire incarichi di grande responsabilità, è
passata tra noi servendo la Chiesa e ogni sorella
con l’esempio di vita coerente e vigilante. Fondò la
sua vita religiosa sulla salda roccia che è Gesù
Cristo, lo Sposo a cui ha donato tutta se stessa,
unica Verità che non tramonta e non vacilla.
Concludeva sovente i suoi scritti con l’augurio
mariano “Dominus tecuum”; esprimeva il suo anelito di santità con l’espressione paolina: “Per me
vivere è Cristo, morire un guadagno”. Ora che è
entrata nella gioia senza tramonto, dal cielo continuerà la sua preghiera per la Chiesa, il Papa, la sua
Famiglia religiosa, i suoi parenti e le tante persone
amiche che l’hanno conosciuta e stimata durante la
sua lunga vita terrena.
“Dominus tecum”:
questo tuo saluto, carissima Madre,
mi risuona frequentemente in cuore,
mi ricorda che Lui è il ‘sempre presente’,
il Signore della mia vita.
“Dominus tecum”:
me lo ripetevi spesso quando
ti allontanavi da Bergamo per le visite alle Sorelle,
per rassicurarmi che non ero mai sola...
“Dominus tecum”:
oggi, questo saluto angelico
mi dà il coraggio della concretezza,
della fedeltà alla Parola, al quotidiano,
al servizio amorevole per ogni Sorella.
Vedi anche la rivista “INSIEME per un carisma educativo”,
1/2010, pp. 44-47.
“Dominus tecum”:
sì, il Signore è con me,
è con me il suo Amore, la sua Pace, la sua Gioia
e posso gridare: “Signore mia forza,
mia roccia, mio liberatore, vieni in mio aiuto”.
Madre Graziosa,
che mi sei stata madre, sorella e maestra
non potrò mai esprimere a parole il mio grazie
per l’esempio, la pazienza, l’amore e ancora
ti chiedo di vegliare su di me e sull’intero Istituto.
Suor Grata Sirtoli
13
Testimonianze di Madre Graziosa
per Madre Gesuina e Madre Dositea
Madre Graziosa, diventata madre generale nel
1970, fece subito raccogliere le testimonianze sulla
santità di madre Dositea Bottani, di cui era stata
segretaria. Nel 1987, dopo essersi consultata con
p. Antonio Cairoli ofm, avviò i lavori per l’introduzione della causa di canonizzazione sia di
Madre Dositea che di Madre Gesuina Seghezzi,
che lei aveva conosciuto da molto vicino. Era
fortemente convinta che il loro cammino di santità
avrebbe dato un forte impulso al rinnovamento
spirituale dell’istituto. Il Capitolo generale del
1988 ratificò quella sua intuizione e nel 1991 fu
aperta l’inchiesta diocesana. Madre Graziosa fu la
prima testimone ad essere interrogata e rilasciò
un’ampia e profonda testimonianza per entrambe
le Serve di Dio.
In queste pagine trascriviamo alcuni brani in cui
madre Graziosa parla del suo rapporto con madre
Gesuina e madre Dositea, punti di riferimento
anche per il suo stesso governo dell’istituto.
Madre Gesuina Seghezzi
«Madre Gesuina governava con amore e saggezza,
amata dalle suore di ogni età, particolarmente da
quelle (circa duecento) che erano state sue novizie
e vedevano in lei un modello di santità e di umanità, la madre a cui si poteva ricorrere in ogni
necessità.
Il suo rapporto con le suore era caratterizzato da:
— grande rispetto per la persona, che ella valorizzava, accompagnava, incoraggiava, mostrandole
mete sempre più alte, comunicando la gioia di
vivere per Dio solo, con l’entusiasmo e la generosità di “sposa del Crocifisso”;
— attenzione alla situazione delle suore, ai loro
bisogni, all’ambiente in cui operavano.
Nel suo magistero, attraverso le lezioni che teneva
in occasione di esercizi spirituali e di visite canoniche, nell’incontro personale e nella corrispondenza epistolare, evidenziava i seguenti nuclei:
— lo scopo dell’Istituto è “santificarsi per santificare”; la suora deve ripetersi spesso: “O santa, o
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morta”; santità è unione intima con Dio e dedizione totale ai fratelli;
— la santità si vive nella imitazione di Cristo
Crocifisso, nella partecipazione alla sua gloriosa
passione: “puro amore, puro patire”;
— spiccata devozione all’Eucaristia e al Sacro
Cuore, dalla cui frequente contemplazione si attingono luce e forza per il cammino spirituale e per il
servizio ai fratelli;
— zelo per la salvezza delle anime, che costano il
sangue prezioso di Cristo; immolarsi per la salvezza dei peccatori;
— la comunità religiosa è vista come una famiglia
spirituale in cui si trovano abbondanti mezzi di
santificazione e insieme si cammina nell’amore di
Cristo;
— Maria Immacolata è la madre in cui rifugiarsi,
la consigliera, il modello particolare in cui la suora
Orsolina deve specchiarsi».
«Vissi con madre Gesuina gli ultimi anni della sua
esistenza e precisamente dall’agosto 1958 alla
morte (30-3-1963). Avevo di lei una grande stima e
venerazione, anche per quanto mi diceva madre
Dositea Bottani che fu sua novizia e le visse accanto per oltre cinquant’anni. La sentivo religiosa di
fede profonda, di grande equilibrio e saggezza.
Non trascorse gli ultimi anni della sua vecchiaia
nella inazione. Tante suore venivano in casa generalizia da lei per consiglio, per aiuto spirituale, per
avere una parola di conforto. La grande sua occupazione era un’intima e intensa comunione con
Dio. Quando passavo dal suo studio per un saluto,
se era sola la trovavo in meditazione delle cose di
Dio o attenta alla lettura spirituale, oppure sgranava il Rosario. Alzava i suoi occhi vispi e sereni e
mi incoraggiava con un pensiero che spronava a
visione di fede, ad amare “la santa regola”, ad essere riconoscente a Dio per il dono della vocazione
religiosa. Mi raccomandava confidenza, specie
nelle difficoltà, con la madre generale Dositea
Bottani, di cui aveva grande venerazione e stima e
ne parlava come di una religiosa ricca di saggezza
evangelica, dotata di intuizione, di fede, di amore a
Dio e al prossimo. Infine mi salutava con un solenne “Sia lodato Gesù Cristo”.
Madre Dositea Bottani
«La fede. Madre Dositea si sentiva proprietà di
Dio. Tutto le veniva da Lui. Cristo dimorante in lei
era l’autore di tutto ciò che operava. Il vivere di fede le consolidava quell’equilibrio di cui era dotata
e che rendeva armonica la sua quotidianità. Aveva
un animo ben strutturato dentro, perché era una
donna interiormente unificata... Ogni manifestazione della bellezza e della bontà di Dio la faceva
vibrare interiormente e trasalire di gioia. Ricordo
che un giorno in cui madre Dositea era indisposta,
sul tramonto, mi recai nella sua camera al secondo
piano di casa generalizia a Bergamo; ero preoccupata per una questione che avrei voluto si risolvesse subito. Lei era assorta e contemplava dalla finestra, nello sprazzo di cielo sulla cima di un cedro
molto alto, un usignolo che gorgheggiava beatamente; nei luminosi e rossi riflessi del tramonto si
intravedeva benissimo il suo becco in movimento.
Le esposi il problema e lei, per tutta risposta, mi
disse: “Siedi, senti, vedi che spettacolo! Com’è
grande Iddio! Benediciamolo insieme”. Entrò in
me un senso di pace che sdrammatizzò il problema,
e me ne tornai serena in segreteria, accettando le
cose come Dio le disponeva, grazie anche allo
sguardo sapienziale della madre che, con la sua
costante ottica di fede, infondeva in me un alto
modo di vedere la vita...
Il suo sguardo di fede aveva una particolare efficacia nell’incontro profondo con le anime, che percepivano in lei un animo amico, perciò si sentivano
amate al di là di ogni loro miseria. Ricordo che un
giorno madre Dositea cercava di avvicinare una
sorella, ma quella, urtata dalle giuste osservazioni
fattele, non cedeva agli inviti della madre, che
reagì con bontà: “Ringraziamo il Signore anche per
questa sofferenza, come occasione per amare veramente. Amiamo e preghiamo! Dio l’ama tanto e
saprà trovare il momento giusto”. Dopo un po’ di
tempo, quella sorella capì e tornò serena dalla
madre, che l’abbracciò e non tornò più sull’accaduto».
«La carità. Era l’amore teologale che determinava
la vita di madre Dositea. Si sentiva amata da Dio,
immersa in Lui come sposa e di conseguenza ama-
va il prossimo d’un amore vero...
Aveva un cuore umile e semplice e chi le viveva
accanto avvertiva che veramente “l’umiltà è lo spazio dell’amore”. La sua parola aveva valore perché
nasceva dal suo silenzio pregno di Dio, che ne era
il contenuto segreto. “Il valore di un’anima è dato
dalla ricchezza di quello che non dice”, afferma
Sertillange.
Ricordo con quanta pazienza e abnegazione ascoltava fino a tarda ora suore in difficoltà, nonostante
la sua età e i suoi disturbi; talvolta subiva umiliazioni, ma rimaneva sempre serena e fiduciosa.
La sua gioia era profonda e si intensificava quando
l’interlocutrice, entrata nel suo studio afflitta e
preoccupata, si lasciava attrarre dalla bontà di Dio
che traspariva da lei e si rappacificava con se stessa e con gli altri.
Quante volte vidi sorelle che giungevano da lei con
il peso di tante preoccupazioni, col viso teso e,
dopo il colloquio, se ne tornavano a casa serene,
sollevate, pronte a riprendere con più slancio i loro
impegni, nel cammino di santità tipico dell’Orsolina: configurazione a Cristo in carità-umiltà.
Madre Dositea accoglieva le persone sempre con il
sorriso, con piena disponibilità e le ascoltava con
interesse, come se null’altro avesse da fare, così
che l’animo si apriva alla fiducia, alla confidenza.
Lodava ogni sforzo ed anche il più piccolo risultato positivo, ma sapeva fare anche proposte esigenti, indicare cammini non facili (i santi sono scomodi, perché non accarezzano il nostro amor proprio
e non tollerano la pigrizia!), rispettando sempre i
ritmi di maturazione della persona.
La sua parola schietta, sicura, stimolava sempre al
bene».
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Sr. M. Elsa Mandonico:
un cuore grande e materno
26 dicembre 1922 – 31 gennaio 2009
Natalina Mandonico (Suor Elsa) nacque a Brescia
da Giovanni e Maria Gilberti il 26 dicembre 1922;
abitava nella parrocchia di Corzano (BS) quando
entrò nel nostro istituto l’11 febbraio 1948. Fece la
vestizione sei mesi dopo prendendo il nome di suor
Elsa, professò per la prima volta il 31 agosto 1950
ed emise i voti perpetui il 30 agosto 1956.
Suor Elsa, donna di indole mite ed umile, dal cuore
grande e materno, trascorse la sua vita di Orsolina
nella cura dei minori in difficoltà. Da giovane
suora fu a Gandino presso l’orfanotrofio, quindi
Suor Elsa al centro
tra i bambini
nella casa
“Madonnina del
Grappa” a Galeata
con le sorelle,
i collaboratori
e i volontari.
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Sr. M. Elvira Cattaneo:
un dono totale e gioioso
passò a Ponte Selva, poi a Galeata (FC) presso
l’Opera Madonnina del Grappa, dove vengono
ospitati bambini con problemi familiari o senza
una famiglia, affidati alle suore dai Servizi Sociali.
Suor Elsa si prese cura dei piccoli con grande dedizione e generosità, stando con loro giorno e notte
per assisterli, accudirli, ma soprattutto per volere
loro bene, cercando di riempire il loro cuore di
affetto e la loro mente di ricordi belli e costruttivi.
Serena e paziente, suor Elsa attingeva la forza interiore dalla preghiera fedele e perseverante. Amava
i piccoli e i loro cari senza formulare giudizi, ma
vedendo in loro il volto di Gesù e riconoscendo in
ciascuno la dignità di figli di Dio.
Trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena a
Gandino in infermeria. L’infermità la costrinse
quali completamente a letto, immobile e silenziosa
per lungo tempo, sempre serena e in preghiera,
come sempre durante la sua vita.
La morte la colse la mattina del 31 gennaio 2009.
Passò da questa vita all’eternità senza un lamento,
ma pronta per l’incontro con lo Sposo celeste.
4 marzo 1923 – 22 febbraio 2009
Maria (Suor Elvira) Cattaneo nacque a Mornico
(Bergamo) il 4 marzo 1923 da Giovanni Battista e
Elvira Teresa Chiari. Entrata tra le Orsoline nel
1943 indossò l’abito religioso il 31 agosto 1943,
emise la prima professione il 31 agosto 1945 e la
professione perpetua nel 1951.
Suor Elvira visse la sua missione di Orsolina come
cuoca in diverse comunità: nella casa generalizia di
Bergamo, a Corniolo, ad Albino casa di riposo,
nelle scuole materne di Sotto il Monte, Scanzorosciate, Cazzano S. Andrea. Nel 1998 si ritirò a
Ranzanico e passò l’ultimo tratto della sua vita terrena nella nostra casa madre a Gandino.
Persona semplice, mite e generosa, impegnata nella preghiera e nella coerenza quotidiana, Suor
Elvira si prodigò con cura e premura al servizio del
prossimo. Anche nell’età anziana, colpita da una
sordità che le impediva di sentire anche i minimi
suoni, ella continuò la sua offerta a Dio nella preghiera silenziosa.
La frase biblica che suor Elvira ha scelto come
luminosa indicazione per la sua vita è: «Dio ama
chi dona con gioia» (2Cor 9,7).
Il 28 settembre 1993 Suor Elvira scrisse da
Cazzano S. Andrea una breve lettera alla Madre
generale, dalla quale si coglie tutta la sua generosa
disponibilità alla volontà di Dio. Manca un mese e
mezzo al suo trasferimento a Ranzanico, dovuto al
suo precario stato di salute, e la suora ringrazia la
Madre per la lettera che le ha mandato: «L’ho letta,
meditata e la mediterò... In questa attesa mi sono
chiesta: quando ho fatto la mia Professione, tutta
festante e con slancio d’amore ho detto il mio “Sì”.
Ripensando a questo, pur soffrendo, ho trovato
tanta gioia e serenità. Reverenda Madre, La ringrazio per la nuova destinazione, con un lavoro più
leggero. Sono contenta. L’ho sempre presente nelle
mie preghiere e prego tanto la Madonna e lo
Spirito Santo perché accompagni il nostro lavoro
in preparazione al Capitolo generale».
Significativa è anche la frase di don Alberione,
stampata in alto sulla lettera di suor Elvira:
«Abbiate un cuore ampio come l’oceano, amate
tutti con lo spirito del Vangelo che è universalità e
misericordia». Esprime bene gli atteggiamenti
interiori e concreti di suor Elvira, vissuti in semplicità e nel nascondimento.
Domenica 22 febbraio 2009 è morta a Gandino
all’età di 86 anni, dopo due giorni di malattia.
Ora riposa nel cimitero di Mornico accanto ai suoi
cari.
Immagine ricordo
del 25° di
Professione
religiosa
di suor Elvira,
celebrato
ad Albino
il 30 agosto 1970
17
Sr. M. Genny Zanutto:
una parola buona e consolante
18 giugno 1929 – 28 febbraio 2009
Olga (Suor Gerosolima, detta Genny) Zanutto è
originaria di Pravisdomini (Pordenone) dove nacque il 18 giugno 1929. Entrata nell’istituto a 20
anni, iniziò la formazione religiosa in noviziato con
il rito della vestizione il 23 marzo 1950, celebrò la
prima professione il 31 marzo 1952, la professione
perpetua il 27 marzo 1958.
Suor Genny iniziò la sua missione di Orsolina,
come cuoca in alcune comunità, tra cui Viggiù
(Varese), all'Opera “Piccoli di Padre Beccaro”.
Nell'aprile del 1964 si ammalò gravemente e arrivò
in punto di morte: attribuì la sua improvvisa guarigione, avvenuta la notte del 10 maggio 1964, all'intercessione della Serva di Dio madre Gesuina
Seghezzi, morta l'anno precedente in fama di santità.
Conseguito il diploma di abilitazione per l’insegnamento nella scuola materna, svolse la sua missione
di educatrice tra i piccoli ad Altedo (BO), Santa
Severa (Roma), Mirandola (MO), Borgomontenero
(LT), Terracina (LT).
Ultimamente si trovava a Fiorano al Serio, dove,
nonostante la malferma salute, si rendeva ancora
disponibile per un aiuto nella scuola materna e
nella cucina.
Suora di grande fede, assidua nella preghiera, aperta alla relazione con il prossimo, incontrava tutti
con tratto affabile e cordiale. Amava i piccoli della
scuola, verso i quali esprimeva la sua premura edu-
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cativa con tenerezza e materna dedizione.
Ascoltava con attenzione e partecipava alle gioie e
alle sofferenze altrui con visibile condivisione. Per
tutti aveva la “parola buona e consolante”. Sapeva
accettare i disagi della vita con animo lieto e pieno
di speranza.
Nei periodi di malattia e durante le degenze ospedaliere si manteneva serena e donava sollievo e
sostegno alle persone che incontrava.
Colta da un malore improvviso e irreversibile,
dopo due giorni di coma, ci lasciò la sera del 28
febbraio 2009. Era pronta per l’incontro con lo
Sposo celeste.
Incontri di suor Genny con la Serva di Dio
madre Gesuina Seghezzi
Da questi brani, che fanno parte di una lunga testimonianza di suor Genny su Madre Gesuina, noi
possiamo conoscere qualche sprazzo della sua vita
e della sua sensibilità spirituale.
Madre Gesuina era superiora generale, quando l’ho
incontrata a Bergamo, da ragazza, alla cerimonia
delle Vestizioni e Professioni nella cappella di casa
generalizia, alla fine di agosto del 1948. Sono
rimasta colpita, vedendola in chiesa mentre riceveva i voti delle suore, ma particolarmente dopo la
funzione, lungo il corridoio della portineria, quando le fui presentata dalla superiora madre Antonia
Perani con altre due amiche venete a servizio
dell’Opera ‘Piccoli di Padre Beccaro’ di Viggiù:
«Reverenda madre, a queste figliole è piaciuta
molto questa cerimonia». Lei ha abbozzato un sorriso di compiacenza e ci ha detto: «Pregate, siate
buone, chissà che il Signore doni anche a voi la
vocazione religiosa». Mi pare che nel salutarci mi
abbia dato anche una coroncina. Quell’incontro mi
ha convinto pienamente che la mia scelta di vita
era quella di entrare nell’Istituto delle Orsoline,
come avvenne, infatti, nel febbraio del 1949, dopo
soli cinque mesi. E così anche le altre mie due
compagne.
Madre Antonia e tutte le 17 suore che erano a
Viggiù ci parlavano con grande venerazione della
loro Madre generale, come di una santa, ed io potei
constatarlo di persona negli incontri che ebbi in
seguito, da postulante, novizia e professa.
Durante il postulato (1949) stavamo nel noviziato
di Scanzo, ma venivamo tutte le settimane a
Bergamo per il bucato. La Madre, molto semplice
nei rapporti, veniva a salutarci in refettorio o in
lavanderia e si interessava di noi: chiedeva anzitutto come avevamo pregato, se avevamo fatto bene
la meditazione e la lettura spirituale, se osservavamo il silenzio, la carità. Ci chiedeva anche come
stavamo in salute e se mangiavamo abbastanza.
Durante il noviziato, madre Gesuina è venuta a
farci qualche lezione spirituale. Ci inculcava l’amore al Signore, la vita interiore, l’osservanza
della regola, il silenzio, la carità nella vita comune.
Mi hanno sempre colpito i suoi insegnamenti, in
particolare quelli sulla vita comune. Ci diceva che
ogni atto, anche il consumare il pasto comune, era
benedetto dal Signore. C’è un suo particolare insegnamento che ancora adesso, a distanza di molti
anni, osservo scrupolosamente: ci diceva che al
tocco della campana si deve lasciare immediatamente tutto ciò che si sta facendo, come gesto di
amore verso il Signore che ci chiama ed è là ad
attenderci.
Madre Gesuina era vicaria di madre Dositea
Bottani quando, nel 1958, io tornai da Palermo in
casa generalizia per i due mesi di preparazione
immediata alla Professione perpetua. Eravamo otto
professe di voti temporanei e ogni giorno madre
Gesuina ci teneva la lezione sui voti religiosi e
sulla vita di preghiera: teneva la voce sommessa e
gli occhi bassi, come se traesse le parole dal suo
cuore. Si capiva che voleva inculcarci l’amore al
Signore, alle virtù religiose, alla vita interiore, alla
preghiera, allo spirito di mortificazione, ricorrendo
ad esempi pratici di vita quotidiana, che vedevamo
vissuti in lei perfettamente. Noi la ascoltavamo
volentieri, anche se ripeteva sempre le stesse cose.
Ridendo dicevamo: «Batte sempre sullo stesso
punto».
19
Magnificat
Sr. M. Ferdinanda Bono:
con amore accanto ai sofferenti
4 febbraio 1912 – 29 agosto 2009
Adele (suor Ferdinanda) Bono nacque a Ghisalba il
4 febbraio 1912, entrò tra le Orsoline a 25 anni nel
1937, iniziò il noviziato il 1° aprile 1938, emise la
prima professione il 27 agosto 1940, la professione
perpetua il 30 marzo 1946.
Così suor Ferdinanda ricordava, in uno scritto del
1944, la vestizione religiosa e i mesi seguenti:
«Nel bel giorno della mia vestizione religiosa,
piena di entusiasmo, abbandonata nel Cuore
Sacratissimo di Gesù, con l’obbedienza al confessore feci al Signore l’offerta di tutta la mia vita,
decisa e risoluta di accettare tutto ciò che il cuore
dolcissimo di Gesù desiderava da me. Ebbene,
Gesù invece qualcosa d’altro voleva, cioè un altro
sacrificio e questo mi costò più di quello che desideravo. Due mesi dopo la mia vestizione, in soli tre
giorni morì il mio caro papà senza poterlo vedere.
Piansi amaramente tale perdita e poi mi rassegnai e
ripetevo tra me: “Al Signore fu più gradito l’olocausto di mio padre che la mia vita”».
Suor Ferdinanda, dopo la prima professione religiosa, fu trasferita a Roma per frequentare la scuola di infermiera. Ottenuto il diploma fu impegnata
tra i bambini e gli ammalati durante la guerra a
Roma, quindi passò all’ospedale di Mirandola
(Modena).
Furono anni di sacrificio generoso e intenso, come
ricordava ancora nello scritto del 1944: «Per il
sacrificio sono sempre stata contenta, perché il mio
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desiderio è di consumare la mia vita per Colui che
l’ha consumata per me».
Alternò il suo servizio di Orsolina infermiera nelle
comunità di casa madre a Gandino e casa generalizia a Bergamo, fino al 1958 quando accettò l’obbedienza di partire missionaria in Eritrea, dove
operò presso l’ospedale italiano in Asmara.
Nel 1966 tornò in Italia per motivi di salute, ma
continuò anche in patria a svolgere la missione di
infermiera presso l’ospedale di Mirandola (Modena) e presso la casa madre a Gandino.
Nel 1984 fu destinata dall’obbedienza alla casa di
riposo "Maria Consolatrice" di Scanzorosciate
(Bergamo) a servizio delle ospiti anziane.
Da qualche anno ella pure fu provata dall’infermità
che la costrinse a letto a condividere il dolore di
tante malate e ad offrire le proprie sofferenze al
Signore per il bene della Chiesa e del mondo, come
aveva offerto il suo lavoro e le sue fatiche quando,
ancora in salute, si era chinata molte volte al capezzale degli infermi e dei morenti.
La mattina di sabato 29 agosto 2009, alle ore 3, è
morta serenamente all’età di 97 anni.
Ora gode in cielo, dove canta il Magnificat di lode
e di ringraziamento
al Signore per il
dono della vita e
della consacrazione religiosa. Ci
uniamo al dolore
dei familiari, specialmente della sorella suor Laurenzia, che l'ha assistita con tanto amore
in questi ultimi
anni.
TESTAMENTO SPIRITUALE
di suor Ferdinanda
4 febbraio 1986
Oggi 75 anni e sono cinquant’anni di vita religiosa; dove sono andati?
passati... Il buon Dio lo sa; avrò almeno salvato un’anima? non lo so.
Fin dalla mia giovinezza misi tutta me stessa nelle mani di Dio col mio
abbandono. Sempre mi sono trovata contenta.
Intanto ringrazio Gesù per la lunga vita donatami senza mio merito.
Momenti brutti, momenti belli; son passata attraverso tanti anni, ho
pianto, ho sofferto, anche goduto.
Il mio cuore è sempre rimasto fermo in Lui, anche se spesse volte il
cielo era chiuso, oscuro, la fede vacillava, ma il desiderio di vederlo non
venne mai meno; e ancora oggi desidero vederlo ardentemente. Ogni
mattina nel santo sacrificio mi offro a Lui, perché faccia di me quel che
vuole e più gli piace. E ogni sera prima di coricarmi faccio il mio atto
di accettazione della morte con cuore sincero; mi raccomando alla cara
Madonna e altre brevi preghiere e chiedo perdono di cuore delle mie
colpe.
Quando la mia giornata sarà finita, io Lo attendo: Lui verrà e con Lui
me ne andrò. Amen
(4-2-1976)
Altri dieci anni sono passati da quando feci il mio testamento spirituale. Ripeto e confermo queste mie parole e questa mia preghiera. Sono
sgorgate dal cuore, così saranno per sempre, fino all’incontro con Lui.
Ed ora chiedo perdono a tutti, a tutte delle offese fatte per il mio carattere ed il mio modo di fare e chiedo una preghiera.
Ciao a tutte.
Suor Ferdinanda Bono
Ti magnifico, Signore,
e ti ringrazio perché mi hai dato
lunga vita. Grazie.
Non hai guardato alla mia miseria, alla mia nullità, ma mi hai
scelta per Te.
Mi hai chiamata, ti ho risposto,
ti ho seguito nella gioia e nel
dolore. Grazie, grazie Gesù!
Mi hai consacrato, ne gioisco,
Signore. Sono tua per sempre.
Mi hai inviata, ho obbedito al
tuo comando, non mi sono voltata indietro, ti ho seguito dove
tu mi hai mandato, ho trafficato
il mio talento. Grazie ancora.
Mi hai voluta tua sposa, Signore, io sono tua per sempre, Tu
sei mio in eterno. Ti ringrazio
del bene che mi vuoi, delle tante
grazie che mi fai.
Grazie di avermi fatto godere
un giorno di paradiso, in questo
anno giubilare, strettamente
unita alle mie consorelle in
festosa esultanza e grazie che
mi fai godere la gioia della
comunità, per poter cantare
sempre unita a loro il mio
Magnificat. Fa' che sia sempre
fedele.
Ancora ringrazio Gesù per
avermi dato Maria per Madre
che mi guida a Lui: possa un
giorno contemplarvi in cielo e
gustare con voi il Magnificat
eterno.
Gesù, grazie sempre. Ma non
posso dimenticare, o Signore, il
perdono che mi hai donato per
tante mie mancanze; cancella
tutto, ti prego, e fammi tutta per
Te perché possa ripeterti: Magnificat anima mea Dominum.
E ora attendo serena il giorno
del ritorno a Te. E Tu mi mostrerai il tuo volto. Amen. Alleluia!
Suor Ferdinanda
Scanzo, 2 giugno 1999
21
Sr. M. Celestina Illipronti:
sempre pronta a far felici gli altri
25 settembre 1919 – 1° settembre 2009
Giovanna (Suor Celestina) Illipronti nacque a
Gorlago (Bergamo) da Ernesto e Paolina Brevi il
25 settembre 1919. Entrò nell'istituto nel 1941,
divenne novizia nel 1942, professa di voti temporanei nel 1944 e di voti perpetui nel 1950. Svolse
la sua missione di Orsolina educatrice tra i bimbi
della scuola materna in diverse comunità. Fu a
Lurano (BG), a Corniolo (FO), a Solarolo (RA), a
Celana (BG), a Lessona (VC), a Bargnano (BS), a
Flaibano (UD), a Amola (BO), a Civitella di
Romagna (FO), a Morengo (BG). Nel 2002, già
anziana, fu destinata alla casa di riposo di
Scanzorosciate dove rimase fino al marzo del
2009. Trasferita a Gandino in casa madre, trascorse gli ultimi mesi quasi completamente a letto,
nella sofferenza e nell’offerta della propria vita.
Suor Celestina, suora buona e serena, dotata di uno
spirito ilare e comunicativo, lascia un bel ricordo di
persona semplice, dedita alla sua missione di
Orsolina, con perseverante fedeltà alla preghiera e
ai suoi impegni. Accompagnava le sue relazioni
con il prossimo con tanta cordialità e con la battuta umoristica che le era spontanea e che rallegrava
i cuori. Aveva scritto durante la sua vita: «Finché il
buon Dio mi dona salute, cercherò di rendermi
utile in qualche cosa, per rendergli gloria».
Ogni anno, in occasione degli esercizi spirituali,
suor Celestina scriveva un proposito sulle ultime
pagine del piccolo quaderno iniziato in noviziato.
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Ecco alcuni brani.
«1952. Sarò vigilante su me stessa
per essere osservantissima del silenzio, così da sentire le ispirazioni del mio Dio e
compiere la volontà sua in ogni cosa sia prospera o
avversa». «1955. Un cuore per amare (purezza), un
corpo per soffrire (povertà), una volontà da sacrificare (obbedienza). Voglio amar Dio con tutte le
forze (improntati sull’amore)». «1960. Lascerò
allo Sposo carta bianca: vi scriva quanto e quando
vuole Lui a mio riguardo». «1961. Sarò gioiosamente serena, in continua Pasqua, perché sono in
compagnia dello Spirito Santo». «1966. Sempre
pronta per far felici gli altri». «1998. Anno dello
Spirito Santo. Don Francesco [fondatore] è il mio
Mosè sul monte che mi indica il modo di seguire
Cristo». «2004. È il 60° anniversario della mia
Professione religiosa: sequela generosa e gioiosa,
sulle orme di Cristo casto, povero, obbediente».
Anche nell’anzianità e nella malattia, suor
Celestina si impegnò a rendere gloria a Dio con la
sua vita semplice e coerente. Al mattino del 1° settembre 2009, nella
quiete della sua camera, assistita e
confortata dalle consorelle, lasciò la terra per il cielo. A
giorni avrebbe compiuto i 90 anni di
vita.
Ora gode la visione
celeste quale premio
promesso dal Signore alla sua serva
buona e fedele.
Sr. M. Ancilla Borlotti:
una vita di dedizione umile e gioiosa
29 ottobre 1916 – 5 settembre 2009
Lucia (Suor Ancilla) Borlotti nacque a Credaro
(Bergamo) il 29 ottobre 1916 da Giuseppe e
Faustina Arici, entrò nel nostro istituto il 19 febbraio 1939, divenne novizia nell'agosto dello stesso
anno, celebrò la prima Professione il 30 agosto
1941 e voti perpetui il 29 marzo 1947.
Suor Ancilla svolse la sua missione di Osolina educatrice a servizio del prossimo con lo stile della
“umile ancella”, con semplicità, gioia e generosità.
Nei primi anni della sua vita religiosa, a causa della
precaria salute, dovette sostare diverse volte dall'attività per sottoporsi a periodi di cure e di riposo. Da
anziana amava raccontare un episodio particolare di
guarigione, per intervento di Madre Gesuina
Seghezzi: «Ricordo che nel 1942 la Madre generale venne a Roma, dove mi trovavo in aiuto alla
scuola materna di via Castelbolognese. Da una decina di giorni avevo la mano sinistra gravemente
piagata e non si trovava la cura adatta, anzi, la ferita peggiorava di giorno in giorno e sembrava andare in cancrena... Prima di partire, madre Gesuina
volle vedere la mano, me la fece sfasciare, con mia
grande riluttanza, perché faceva ribrezzo a me stessa, sembrava lebbrosa con quegli ossicini allo scoperto. Madre Gesuina passò la sua mano sopra le
ferite, senza parlare, e poi mi disse di fasciarla. La
sera stessa notai un prurito e vidi che le ferite si
stringevano; in due o tre giorni la mano è guarita
senza nessun medicamento».
Suor Ancilla trascorse alcuni anni a Roma, in Via
Castelbolognese, impegnata nella scuola materna;
quindi fu a Ponte Selva (BG), attiva tra i bimbi e il
guardaroba, ricoprendo pure l'incarico di superiora
della comunità. In seguito, per circa 30 anni, Suor
Ancilla si prodigò con premura per gli ospiti di
Villa Santa Maria in Tossignano (BO), casa di spiritualità diretta dal bergamasco mons. Tarcisio
Foresti.
Nel nascondimento e nel sacrificio, diede tutta se
stessa, attenta ai bisogni del prossimo, sostenuta
dalla preghiera intensa nella fedeltà alla sua vocazione.
Passò poi nella comunità di Scanzorosciate,
all’Oasi Maria Immacolata, dove, nonostante la
delicata salute e l'età, ebbe la gioia di donare il suo
apporto alla comunità fino all'ultimo giorno della
sua vita.
Nella sua ultima giornata, il 5 settembre 2009, vissuta come al solito nella preghiera e nel servizio,
venne colta da un improvviso malore che in pochi
minuti la portò dalla terra al cielo. Aveva quasi 93
anni. Era pronta per l'incontro definitivo con lo
Sposo celeste.
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Sr. M. Elfinesh Fessaha:
la madre dei poveri
Sr. M. Narcisa Cassinelli:
la freschezza di un fiore
15 ottobre 1912 – 8 ottobre 2009
Maria Giuseppina (Suor Narcisa) Cassinelli
nacque a Sorisole (Bergamo) il 15 ottobre 1912 da
Giovanni e Maria Cornago; entrò nel nostro istituto nel 1935 come sorella mandataria, categoria
abolita poi nel 1947. Fece la vestizione e divenne
novizia il 27 agosto 1935, celebrò la prima professione il 31 agosto 1935 e la professione perpetua
nel 1943.
Suor Narcisa svolse la sua missione di Orsolina
come cuoca a servizio dei bambini di diverse
scuole materne. Fu a Ponte Selva (BG), a
Longuelo-Bergamo, a Gandino (BG), a Corzano
(BS), a S. Eufemia della Fonte-Brescia. Si prestò in
seguito come portinaia presso l’Istituto Sordomuti
a Bergamo, poi fu impegnata in aiuto nella scuola
materna di Gorlago. Ammalatasi, dovette sospendere ogni attività per sottoporsi a cure mediche,
sostando in casa madre a Gandino. Risolta la
malattia fu trasferita a Casnigo, dove rimase dal
1952 al 1999, quando si ritirò definitivamente a
Gandino, perché bisognosa di riposo. Persona mite
e socievole, anima di preghiera e di sacrificio, a
Casnigo si prodigò tra i bimbi della scuola materna, dove educò diverse generazioni di piccoli
allievi che ancora oggi, ormai fatti adulti, la ricordano con affetto e riconoscenza.
Benevola con tutti, sorridente e accogliente, Suor
Narcisa trasmise l’amore di Dio ai piccoli e alle
loro famiglie nella dedizione di ogni giorno.
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Continuò la sua offerta di donna consacrata al
Signore nella quiete della casa madre a Gandino,
fino a tarda età (mancavano pochi giorni al compimento di 97 anni). La morte la colse durante la
notte dell’8 ottobre 2009.
Ai funerali celebrati nella chiesa di san Carlo in
Gandino, le sorelle della comunità hanno letto un
intenso saluto a suor Narcisa. Ecco qualche brano.
«Ci manca la tua cara presenza, sempre serena,
sorridente, invitante a vivere di fede e di speranza... Noi ammiravamo la tua presenza soprattutto
quando eri in chiesa a pregare... Ti porteremo sempre nel nostro cuore con la tua bella amicizia sempre pronta a donare aiuto, freschezza, quella di un
fiore, come dice il tuo nome: Narcisa...
Ti sentiamo sempre vicina con la tua gentilezza, la
tua umiltà, il tuo sacrificio per tutti i fratelli e le
sorelle, per i quali tu ora continuerai a pregare.
1 gennaio 1947 – 10 ottobre 2009
Nata a Gabr-Kokobay in Eritrea nel 1947 da fervente famiglia copta, divenne cattolica ed entrò
nell'istituto a Mezba e ad Asmara come aspirante e
poi come postulante nel 1964, divenne novizia il
20 marzo 1966 con il nome di suor Cecilia, fece la
prima professione il 25 marzo 1968 e la professione perpetua il 25 agosto 1974.
Le suore eritree che l’hanno conosciuta fin da piccola, ricordano che per la sua vocazione suor
Elfinesh ha sofferto molto, perché i suoi familiari
erano decisamente contrari alle sue scelte, ma in
seguito furono molto contenti e ringraziarono Dio
per quella figlia a lui consacrata.
Fu una delle tre suore che diedero inizio alla missione del Kenya, nel 1989.
Suor Elfinesh svolse la sua missione di Orsolina
educatrice come insegnante di taglio e cucito e, in
alcune comunità di Eritrea, Kenya ed Etiopia,
anche con l’incarico di superiora.
Prudente nel parlare, silenziosa e nel contempo
capace di relazioni buone, era molto comprensiva
con le sorelle. Caritatevole con i poveri, dava tutto
quello che poteva senza suonare le campane. A
Dessié, dove era stata per parecchi anni ed aveva
espresso il meglio della sua creatività, la chiamavano “la madre dei poveri”.
Orsolina dedita con amore al suo servizio nella
Chiesa, nell’Istituto e tra la sua gente che tanto
amava, ci ha lasciato improvvisamente mentre
partecipava ad un incontro di tutte le suore in
Asmara insieme alla Madre generale. Un breve
malore, una corsa all’ospedale, e il 10 ottobre 2009
passava dalla terra al cielo nel silenzio e nell’ultima offerta di tutta se stessa al Signore cui aveva
consacrato la sua vita.
Disponibile nel compiere la volontà di Dio attraverso la mediazione dei superiori, Suor Elfinesh
non ha mai rifiutato di collaborare all’avvento del
Regno del Padre, compiendo la sua piccola parte
ogni giorno, ad imitazione di Maria Immacolata,
patrona principale della nostra Famiglia religiosa.
Le stavano a cuore: la formazione delle giovani
suore, verso le quali sentiva la responsabilità di
passare il testimone attraverso la sua esistenza e la
sua parola; i poveri che avevano il diritto di avere
le sue attenzioni e le sue premure; il futuro della
delegazione basato su una fraternità secondo il
Vangelo. Questi desideri sono state le sue ultime
parole espresse durante la riunione in Asmara,
pochi giorni prima di morire.
Il Signore la accolga nel suo regno di pace e di
amore, pace tanto sospirata per la sua patria, amore
che ha animato la sua missione tra noi.
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Sr. M. Susanna Rota:
un cuore materno per i più fragili
31 luglio 1916 – 11 ottobre 2009
Giovanna (Suor Susanna) Rota, nata a Chignolo
d'Isola (Bergamo) il 31 luglio 1916 da Antonio e
Filomena Locatelli, è entrata nell'istituto nel 1936
ed ha iniziato il noviziato il 31 agosto dello stesso
anno; ha emesso la prima professione religiosa il
28 marzo 1939, i voti perpetui il 7 aprile 1945.
Suor Susanna iniziò a svolgere la missione di
Orsolina come guardarobiera in diverse comunità.
Fu a Oropa (Biella), a Castelfranco, a Foligno
(PG), da dove dovette fuggire sfollata durante la
seconda guerra mondiale. In seguito andò ad
Albissola (SV) nel guardaroba della casa dei Padri
del S. Cuore. Fu poi inviata a Gandellino, a
Capriate, quindi a S. Vito Casalbolognese come
maestra di taglio e cucito fra le ragazze.
Dal 1962 al 1999 Suor Susanna fu educatrice
apprezzata nella casa dell’Opera Madonnina del
Grappa a Galeata (FC) per l’assistenza ai bambini
ospitati in seguito a disagi familiari e personali. In
questa opera ella alternò dei periodi in cui assunse
anche il ruolo di superiora della casa. Furono anni
in cui ella espresse tutta la sua femminilità, prodigandosi maternamente e senza sosta, giorno e
notte, per donare ai piccoli l’amore materno e
paterno di cui erano stati privati troppo presto.
Insieme alle suore della comunità e collaborando
con gli operatori laici, Suor Susanna cercò di rendere il clima familiare ai minori, aiutandoli a crescere anche moralmente con principi sani e cristia-
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ni. L’amore al Signore, alimentato nella preghiera,
era il suo sostegno nel servizio al prossimo.
Nel 1999, carica di meriti e di anni, si ritirò a
Gandino in casa madre per cura e per dedicarsi con
più intensità alla preghiera. Continuò a prestarsi in
piccoli servizi alle consorelle più malate di lei.
Affrontò gli ultimi tempi della sua vita terrena con
tenace serenità.
Inaspettata è giunta la sua dipartita per il cielo il
giorno 11 ottobre 2009, ma ella era pronta per pronunciare il suo Sì definitivo al Signore, Sposo della
sua vita.
Sr. M. Anania Colombi:
testimone dell’Amore in Africa
11 settembre 1911 – 19 ottobre 2009
Teresa (Suor Anania) Colombi, nacque a Luzzana
(Bergamo) l'11 settembre 1911 da Giovanni e
Giuseppa Terzi, entrò nel nostro istituto il 13 agosto 1934, divenne novizia il 1º aprile 1935, fece la
prima professione il 23 agosto 1937 e la professione perpetua il 31 agosto 1942.
Svolse la sua missione di Orsolina come infermiera caposala accanto ai malati negli ospedali di
Mirandola (Modena), Igea Marina nell’ospedale
militare durante la seconda guerra mondiale,
Bolzano, Montescudo (Forlì), Viserbella di Rimini,
Pieve S. Stefano (Arezzo), fino al 1966, quando
partì per la missione di Eritrea ed Etiopia.
In diverse case, sia in Italia che in Africa, oltre che
infermiera, coprì anche l’incarico di superiora
della comunità e di Delegata della missione di
Eritrea-Etiopia. Lavorò intensamente soprattutto
nell’ospedale di Asmara e più tardi nella clinica di
Gighessa presso i piccoli disabili per motivi bellici
o per malattia, soprattutto i bambini poliomielitici,
bisognosi di cure e di affetto materno.
Nel 1996 rientrò definitivamente in Italia carica di
meriti e di anni. Sostò per qualche anno in casa
generalizia a Bergamo. Nel 2000 passò per cure e
riposo nella casa madre di Gandino. Lentamente,
ma progressivamente Suor Anania fu colpita da
una infermità che la costrinse completamente a
letto, dove si preparò, nell’offerta e nella preghiera, all’incontro definitivo con lo Sposo celeste.
Era il 19 ottobre 2009. La sua vita è trascorsa nell’oblazione serena e silenziosa in ogni situazione.
Passò serena nelle comunità con il suo spontaneo
sorriso, la parola buona, la preghiera assidua, l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio. Visse la
santità dell’Orsolina di Maria Vergine Immacolata,
nascosta agli uomini ma preziosa agli occhi dello
Sposo.
Negli anni trascorsi a Gandino, suor Anania scrisse una breve autobiografia, nella quale racconta,
tra l’altro, il periodo trascorso in Africa.
Ecco un brano del suo racconto.
LE MERAVIGLIE DEL SIGNORE
dalla autobiografia di suor Anania
«Il 18 ottobre 1966 sono partita in aereo per
Asmara in Eritrea, dove ho svolto la missione di
infermiera nell'ospedale italiano con personale
medico italiano e mi sono sempre trovata bene con
tutti. Ho sempre messo al primo posto la preghiera
e nel mio animo c'erano sempre tanta serenità e
pace in qualunque prova della vita.
Dopo due anni mi hanno affidato l'incarico di
Delegata della missione di Eritrea ed Etiopia. Il
mio compito era quello di visitare le comunità
delle Suore, vedere i bisogni, le necessità di ognuna e verificare le condizioni della vita spirituale.
Ho ammirato nella comunità di Mezbà la superiora suor lsaia, che era esemplare in tutto per la sua
preghiera, per le attività apostoliche e per spirito di
sacrificio. [...] Terminata la mia missione di
Delegata, mi è stato assegnato il compito di lavorare in una clinica per 60 handicappati agli arti
inferiori; sempre con l'aiuto del Signore e delle mie
consorelle ho potuto fare tanto bene a questi ragazzi, alle loro famiglie; molti erano orfani o poveri di
ogni genere. Nella clinica i medici venuti
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dall’Italia operavano due volte all'anno, mettevano
protesi per far camminare i bambini e ragazzi.
Questi ragazzi dai 3 ai 15 anni, nel tempo della
degenza sentivano la mancanza della famiglia ed
allora io facevo loro da mamma. Mi chiamavano
“Mamma”.
Oltre ai malati, venivano poveri da tutti i villaggi
intorno, per visite, per prendere a volte degli abiti,
anche solo una maglietta, mutandine, del pane...
Arrivavano al mattino molto presto per essere i
primi a prendere qualche cosa. Aspettavano fuori
dalla clinica e, quando vedevano che il personale
usciva, correvano in fretta per le scale per essere i
primi a ricevere i doni di suor Anania. Facevo loro
anzitutto il bagno, li spogliavo dei loro cenci e li
vestivo con belle magliette. Quando li vedevo tornare alla loro casa, provavo tanta gioia e dicevo:
“O mio Dio, quanto sei grande, salvali tutti i miei
africani”.
Un po' di tempo prima che lasciassi l'Africa una
mamma di 4 figli è venuta da me e mi ha detto:
“Per favore, può trovarmi una persona che si prenda la mia bambina di 8 mesi, perché non ho niente
per sfamarla?”. Mi ha fatto veramente compassione. Intanto che cercavo la persona, l'ho tenuta io
con gli altri bambini handicappati. Cresceva bene
ed era buona e intelligente e, prima di andare a dormire, veniva a frugarmi nelle tasche se c'era una
caramella, che sempre trovava. Io provavo una
grande gioia. Penso che Gesù, quando noi Gli
offriamo qualche piccolo sacrificio, gioisca, perché tramite questi sacrifici Lui salva
altre persone.
Finalmente dopo tre anni è
venuta una signora che l'ha
adottata. Dopo aver fatto tutte
le pratiche, l'ha portata in
Italia. Ora va a scuola, è intelligente e di tanto in tanto viene
a trovarmi. Il resto del tempo
che ho trascorso in Africa l'ho
impiegato aiutando i poveri e
gli ammalati in diversi ambulatori.
Il 17 maggio 1995 sono tornata in Italia dopo 30 anni di
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missione. Ora mi trovo nella casa madre di
Gandino e mi trovo molto bene, perché qui si prega
e ci si aiuta vicendevolmente, si riposa, ma soprattutto si ama con Cristo, per Cristo, in Cristo, perché Lui è dentro di noi».
Sr. M. Minima Scaini:
una gioia contagiosa
14 gennaio 1923 – 23 ottobre 2009
Erminia (Sr Minima) Scaini è originaria di Arcene
(Bergamo), dove nacque il 14 gennaio 1923 da
Stefano e Annunciata Marino.
Entrata nell'istituto nel 1946, passò al noviziato il
30 agosto 1947, celebrò la prima professione il 28
agosto 1949 e la professione perpetua nel 1955.
Suor Minima, persona socievole e cordiale, suora
serena e impegnata, ha insegnato per molti anni ai
bambini della scuola elementare in diverse case
dell’Istituto. Conseguito il diploma per l’insegnamento, fu mandata a Celana (BG) presso il collegio
vescovile, quindi fu trasferita nel Lazio dove rimase dal 1959 al 1995. Insegnante esperta e amata,
educatrice esigente e comprensiva, si prodigò per
gli alunni e le loro famiglie a Roma, sia all’istituto
San Gaetano in Viale Trastevere, sia in Via Cassia
e a Terracina (Latina).
Raggiunta l’età pensionabile, dopo aver trascorso
quasi 40 anni nella scuola, accettò di assumere l’incarico di portinaia presso la nostra casa di riposo in
Villa D’Adda (Bergamo). Dedita come sempre al
prossimo, espressione del suo amore a Dio, cui
aveva consacrata tutta la sua vita, anche all’Istituto
S. Giuseppe in Villa D’Adda seppe accogliere, stimare e servire gli anziani ospiti, intrecciando relazioni cordiali anche con i familiari degli stessi.
Alcuni ex alunni e alunne a volte le scrivevano,
ricordando con nostalgia i tempi di scuola, come
scrive Caterina da Terracina: «Il suo ricordo è sem-
pre così vivo dentro di me che, ogni volta che
incontro un gruppo di suore qui a Terracina, le
guardo una ad una per cercare quel viso tanto familiare e caro che è il suo».
Nel 1999 festeggiò il suo 50° anniversario di professione religiosa a Villa d’Adda e ad Arcene. Sul
semplice foglietto su cui annotò le date dei vari
festeggiamenti, scrisse: «Tutto bello, tutto caro.
Tutto un arricchimento spirituale. Grazie, Gesù, di
tutto».
Una grave malattia, manifestatasi all’improvviso
in modo acuto, richiese il ricovero ospedaliero
presso la clinica San Francesco a Bergamo, dove fu
sottoposta ad un urgente intervento chirurgico.
Passò poi convalescente a Gandino in casa madre.
Quando sembrava avesse raggiunto una buona
ripresa della salute, la malattia si riaccese in modo
fulmineo, tanto da condurla presto alla morte.
Suor Minima soffrì e offrì tutto al Signore in attesa dello Sposo celeste che la volle con sé il 23 ottobre 2009.
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Pensieri
di suor Minima
Mio compito
è di testimoniare
la verità della mia fede
con la santità della vita,
col sacrificio
nelle opere di carità,
con la mortificazione,
con la fedeltà
ai doveri quotidiani.
Cerco di aumentare in me
l’amore di Dio vincendo
le difficoltà della vita
e di affrontare tutto
con calma e fiducia.
Devo custodire
più fedelmente la lingua...
L’obbedienza è la via
più breve e facile per
raggiungere la perfezione.
Obbedienza lieta, umile,
filiale: è sorgente di pace
e di felicità.
Apro il mio cuore al Signore
per lasciarmi guidare
da Lui.
Desidero pregare
per la mia conversione,
per amare di più il Signore.
Sento il bisogno
di pregare di più, di parlare
di più con il Signore.
Davanti al Signore
dico tutta la mia povertà,
gli chiedo fede e santità.
Quando mi trovo
fra le prove, soprattutto
dolorose, chiedo al Signore
di liberarmi da ciò
che non riesco a sopportare
o che mi aiuti
a fare la sua volontà.
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Suor Minima nel ricordo di un alunno
(L’articolo integrale è pubblicato sulla nostra rivista “INSIEME per un
carisma educativo”, 1/2008, pp. 34-35)
Suor Minima è stata la mia maestra tra il 1972 ed il 1975 presso
l’Istituto San Giuseppe di Terracina, in provincia di Latina, dove sono
nato nella seconda metà degli anni Sessanta. [...]
È stata una persona importante nella mia vita, un’autorità morale paragonabile quasi al carisma che i nonni esercitavano su di me. Ero un
ragazzino che rifiutava di sedersi al banco e stare in classe con i compagni, capace di resistere in piedi un'intera giornata con cappotto e
zaino infilati, chiuso in un silenzio di resistenza passiva.
Mio padre, per condurmi in quella classe, doveva oltrepassare il cancello e salire al primo piano sino alla porta dell’aula. [...]
Ma suor Minima, dopo mesi, seppe conquistare la mia fiducia. Prima
coinvolgendomi in un tema collettivo, poi portandomi le polpette, di cui
ero ghiotto, quando non rientravano nel menu del refettorio al pian terreno dell’istituto di via Traiano a Terracina. Infine, facendomi ritirare
un premio dal direttore didattico per un lavoro che la nostra classe della
sezione B aveva vinto in un concorso ecologico. Ho ancora la foto in
bianco e nero di quel momento: un piccolo scolaro col grembiule nero
e i capelli sudati che riceve la coppa dal direttore coi baffetti e capelli
bianchi. Quando mi disse che, se avessi pianto ancora per stare in classe, mi avrebbe dato una multa sapevo che era fatta: non correvo il
rischio di pagare nulla, perché mi piaceva stare con gli altri, studiare e
partecipare anche alle pulizie settimanali dell’aula; insomma, mi piaceva stare in quel luogo, perché mi faceva sentire come una piccola ape
operaia in un alveare, con i suoi compiti e col risultato di quello che realizzava. Soprattutto, mi fidavo di suor Minima.
Antonello Di Mario
Sr. M. Severa Meringi:
unita a Dio nella semplicità del quotidiano
Pensieri cari a suor Severa
Suor Severa ha trascritto su un doppio foglio di
quaderno a quadretti, consumato dall’uso, una
serie di frasi e brani per lei particolarmente significativi, che leggeva e rileggeva come un vademecum per ricordare le cose essenziali.
5 aprile 1920 – 17 dicembre 2009
Metti la tua anima nell’umiltà, mettila nella fiducia
e poi prega!
Felice Meringi (Suor Severa) nacque a Madone il 5
aprile 1920 da Antonio e Rachele Arrigoni. Entrò
nell'istituto nel 1940, divenne novizia il primo
aprile 1941, emise i primi voti il primo aprile 1943
ed i voti perpetui il 31 marzo 1949.
Suor Severa visse la sua vita di Orsolina servendo
il prossimo nella cucina delle diverse comunità in
cui è stata mandata dall’obbedienza.
Fu a Carpi (Modena), a Foligno (Perugia), a
Celana (Bergamo), a Montecatini Terme (Pistoia),
a Vitorchiano (Viterbo), a Roma presso la Curia
generalizia dei Padri Dehoniani, a Bubbiano
(Milano), ad Albino nella scuola materna per oltre
25 anni, quindi nella comunità di Gandino casa
madre come aiuto cuoca. Di salute precaria, sostò
per qualche periodo in casa generalizia a Bergamo
per cure e riposo. A Gandino, dopo aver servito per
diversi anni la numerosa comunità delle suore, si
ritirò a riposo per l’avanzare dell’età e per la salute sempre più debole. Suora di sacrificio nel lavoro, silenziosa e solerte, traeva dalla preghiera
intensa e fervorosa la forza di servire Dio nel prossimo. Fedele agli atti comuni, discreta nelle relazioni, offrì la sua vita nella semplicità del quotidiano fino al 17 dicembre 2009, quando, ormai pronta, fu chiamata dallo Sposo celeste a coronare le
nozze eterne nel suo paradiso.
Lodiamo il Signore, che compie meraviglie nei
piccoli e umili di cuore come questa nostra sorella.
Senza pause di vero silenzio, molto presto non si sa
più che cosa si è. Mio Dio, che il mio silenzio lasci
il posto alle tue parole!
Felicità è incontrarsi personalmente con Cristo.
Nella misura in cui andate incontro alle prove,
siano per voi l’occasione di portare insieme al
Signore ed offrire al Padre le tante disgrazie e sofferenze ingiuste che colpiscono i nostri fratelli ed
alle quali il sacrificio di Cristo può dare, nella fede,
un significato.
31
Sr. M. Cesaria Leoni:
una suora serena e rasserenante
16 marzo 1916 – 20 dicembre 2009
Giuseppina (Suor Cesaria) Leoni nacque a
Morengo (Bergamo) il 16 marzo 1916 da Giuseppe
e Angela Forlani. Entrò nel nostro istituto il 2 febbraio 1932 insieme alla sorella Maria Battistina
(suor Bice, morta nel 1995) maggiore di due anni.
Insieme diventarono novizie il 29 settembre 1932,
emisero la prima professione il 1° aprile 1935, la
professione perpetua il 1° aprile 1941.
Suor Cesaria, dopo la professione religiosa, svolse
la sua missione di Orsolina in diverse comunità
come maestra di lavoro: a Casnigo, a Longuelo, a
Ghisalba, a Ciserano. In seguito si è impegnata tra
i bimbi della scuola materna a Comenduno, a
Valbondione, a Lurano, a Angolo Terme (BS), a
Capizzone, a Predappio (FC), a San Savino (FC).
Per molti anni è vissuta a Bubbiano (MI), fino
quando, già anziana e precaria di salute, è stata trasferita a Gandino in casa madre per riposo e cure.
Suor Cesaria ovunque è passata ha lasciato un caro
ricordo di sé, per la sua capacità di relazioni con il
prossimo, per il servizio umile e assiduo, per la sua
preghiera fervorosa e fedele, nella quale coinvolgeva il prossimo, invitandolo ad amare il Signore e
a ringraziarlo per la provvida e paterna misericordia verso tutti.
Aveva un’attenzione particolare verso i malati e gli
anziani, ai quali portava parole di consolazione e di
sostegno che solo la fede cristiana può offrire a chi
32
soffre. Era atteso il suo arrivo, cara la sua compagnia di suora serena e rasserenante.
A Gandino continuò la sua offerta pur nella sofferenza. Aveva difficoltà visiva, non vedeva quasi
più, ma nel suo cuore la luce della fede è diventata
sempre più luminosa, fino al 20 dicembre quando
il Signore la volle con Sé nella visione eterna del
paradiso, alla bella età di 93 anni.
La signora Faldina Ravaioli, a nome dei familiari,
ha scritto dopo la morte di suor Cesaria: «Ora che
sulla terra sei solo un nome, cara suor Cesaria,
restano i frutti dei tuoi preziosi insegnamenti a
testimoniare la vita vissuta qui da noi: le molte giovani coppie che riempiono la chiesa del nostro piccolo paese di San Savino coi loro numerosi figlioletti. E se sono spiritualmente “sane” lo debbono a
te e alla cara suor Natalia. Avete seminato tanto e
tanto bene anche quando, per 20 lunghi anni, siamo
rimasti senza parroco. Grazie, grazie di cuore!
Pregate per noi dal cielo».
Sr. M. Candida Peracchi:
essere la gioia di Dio
brevi e semplici scritti, ma soprattutto ringraziava
con il ricordo nella preghiera. Dopo una breve
degenza all’ospedale, da cui fu dimessa molto sofferente, lentamente, offrendo tutto al Signore della
sua vita, ci lasciò il 12 febbraio 2010.
Suor Candida amava trascrivere frasi che le piacevano particolarmente. Ed ha anche abbozzato una
sua immaginetta, che tentiamo di realizzare noi.
17 ottobre 1917 – 12 febbraio 2010
Maria (Suor Candida) Peracchi nacque a
Gazzaniga (Bergamo) il 7 ottobre 1915, entrò nell'istituto il 20 febbraio 1933, seguita due anni dopo
dalla sorella suor Cesarina (morta nel 1995).
Passò al noviziato il 24 marzo 1934, emise la prima
professione il 31 agosto 1936 e la professione perpetua nel 1942. Conseguito il diploma per l’insegnamento nella Scuola Materna, passò in diverse
comunità come educatrice. Svolse la sua missione
di Orsolina a Terracina (LT), a Roma, a Viggiù
(VA), in provincia di Bergamo a Fiorano, a
Scanzorosciate, a Gorlago, a Pognano, poi a
Mazzunno (BS), a Cesenatico (FC) e in alcuni altri
paesi per brevi periodi. Nel 1987 dovette sostare in
casa generalizia a Bergamo per motivi di salute,
quindi fu trasferita a Santa Severa in aiuto alla
Scuola materna e dedita a tanti piccoli servizi nella
casa. Anziana e precaria di salute, si ritirò a
Gandino in casa madre nel 2001. Anche in questa
nuova comunità seppe donare il suo generoso servizio facendo diversi piaceri; prestò anche servizio
come portinaia, accogliendo con il sorriso e parole
cordiali chi suonava alla porta.
Suora semplice e generosa, esuberante e comunicativa, sopportò con umiltà e docilità i disagi della
fragile salute, mantenendosi sempre serena e
disponibile. Pregava molto e pregava per tutti.
Sensibile alle attenzioni che le venivano offerte per
i suoi bisogni, mostrava gratitudine anche con
«Non puoi cadere tanto in basso, da non trovare
Cristo ancor più in basso di te per proteggere la tua
caduta» (H. V. Balthasar).
Le sofferenze squisite
Cadere nel ridicolo: sopportare lo scherno altrui.
Non essere amati, non valorizzati, non creduti.
Vivere nell’oscurità, nel buio spirituale.
Lavorare molto e combinare poco o nulla.
Non vedere il risultato del proprio lavoro.
Lavorare e veder attribuito il buon esito ad altri.
Sfumature di carità
Rendere servigi che mai saranno noti.
Sopportare con pazienza le falsità altrui.
Rendere servizio dando l’impressione di essere
stati noi i beneficiati.
«Tu sarai la gioia del tuo Dio»
33
Sr. M. Consolata Bonomelli:
dolce e affabile icona dello Sposo
10 settembre 1926 – 19 febbraio 2010
Maria Bambina (Suor Consolata) Bonomelli nacque a Carobbio degli Angeli (Bergamo) il 10 settembre 1926 da Giacomo e Rosa Brignoli, entrò
nell'istituto il 2 febbraio 1948, divenne novizia il
28 agosto 1948, emise la prima professione religiosa il 31 agosto 1950 e la professione perpetua il
30 agosto 1956.
Suor Consolata svolse con grande dedizione il servizio come cuoca in diverse comunità anche con il
compito di superiora. Fu a Capolago (VA), Torre
Pedrera (RN), Scacciano di Misano Monte (FC),
Poggio alla Lastra (FC), Botta di Sotto il Monte
(BG), Santa Severa (RM), Padova, Villa D’Adda
scuola materna, Marone (BS). Suora dolce e affabile, trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena
a Gandino, accettando serenamente l’obbedienza
di “stare” con le sorelle malate nell’infermeria di
Gandino per un accompagnamento spirituale, un
sostegno morale, un aiuto materiale.
Suor Consolata ha dato tutta se stessa prendendosi
cura delle sorelle anziane e ammalate nell’infermeria di Gandino: irradiava pace e fiducia con il suo
sorriso, la sua stretta di mano, la sua parola buona
detta al momento giusto. Ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita donando la sapienza della sua
esperienza umana, consolando il dolore, offrendo
le sue pene e quelle delle sorelle in unione al sacrificio eucaristico. Colpita pure lei da una grave
malattia, convalescente e sofferente non si è sot-
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tratta alla sua missione fino a quando le forze fisiche glielo hanno permesso.
Suora generosa e paziente, in ogni ambiente in cui
è vissuta ha donato la ricchezza interiore del suo
cuore, alimentato dalla preghiera, dall’unione con
Dio, dall’ascesi quotidiana, dal servizio umile ai
fratelli. Ci ha lasciato il mattino di venerdì, 19 febbraio 2010. Per lei è iniziata l’alba del nuovo giorno che non ha tramonto.
Chiediamo al Signore che doni anche a noi un
cuore generoso e buono come quello di suor
Consolata.
Suor Consolata trascriveva in un quadernetto i pensieri che la colpivano durante la lettura della Bibbia o di un libro di spiritualità, nell’ascolto di una predica o di una conferenza.
Il filo d’oro che collega questi appunti è un profondo desiderio di unione con Gesù Sposo, per condividere la sua immolazione al Padre per la
salvezza dell’umanità.
«Il legame con Cristo si stabilisce mediante il compimento della
volontà di Dio. Ma occorre una nuova nascita secondo lo Spirito: “Per
quella volontà noi siamo santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di
Gesù Cristo, fatta una volta per sempre”. Il discepolo di Cristo deve
entrare nella stessa vicenda di Cristo, nella sua crocifissione. Deve essere disposto a perdere, a consegnare tutta la propria vita, come Gesù l’ha
consegnata per la salvezza del mondo sulla croce».
«Fissare Gesù ed essere fissate da lui. Leggi il capitolo 3 di Giovanni».
«Questo Dio che ci ama, ci dice: “Sei mia! Non ti amo perché te lo
meriti, ma ti amo perché ti amo. Ti ho amato da sempre”. Questo stupendo amore gratuito del Signore è un amore personale, salvifico. Dio
solo mi deve bastare, non le cose di questa terra».
«Vuoi sapere se lo Spirito ti sta plasmando? Verifica se senti il gusto di
essere “un cuor solo e un’anima sola”, se avverti il senso del “Che tutti
siano una cosa sola”, l’utilità di un corpo compaginato, pure nella diversità dei carismi».
«La Vergine t’insegna in che modo devi essere “madre”. Guarda la sua
fede, la sua umiltà, il suo silenzio, la sua piena disponibilità ad essere
“madre delle anime”, che veglia sui propri figli sparsi nel mondo, buoni
o cattivi, grati o ingrati».
«Che cosa manca alla vita religiosa? La risposta più semplice e concreta può essere: più “vita” e più “religiosa”».
«Dobbiamo diventare tutti mendicanti, tutti piccoli, cioè ricuperare
nella vita spirituale l’atteggiamento dei semplici, degli umili, cioè con
la mano tesa a chiedere l’elemosina».
«La nostra vita attuale è attraversata da sofferenze, anzi tutto l’universo è in gemito, ma non si tratta di un dolore sterile. “Non abbiamo ancora – dice Paolo – la libertà della gloria dei figli di Dio”, cioè la condizione perfettamente adeguata al nostro essere figli di Dio. Ma la gloria
senz’altro verrà e sarà stupenda, così che non c’è confronto tra le prove
attuali e la gloria futura. Dobbiamo riaccendere la speranza, non lasciarci deprimere, andare avanti con serenità. “Chi semina nel pianto raccoglie nella gioia”».
"Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia
daranno ancora frutti,
saranno vegeti e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto
il Signore: mia roccia, in lui
non c'è ingiustizia" (Sl 91).
Donna di preghiera
Donna di sacrificio
Donna di profonda dedizione
Donna di comunione
Donna di consolazione
Grande Sorella e Madre,
Suor Consolata,
consacrata intimamente
allo Sposo, a Colui
che ha detto:
"Chi rimane in me ed io in lui
porta molto frutto",
è stata testimone verace
della Parola.
A lei s'addice,
come perfetto abito,
il salmo 91.
Suor Consolata, "lieto il sorriso"
anche nella sofferenza.
Suor Consolata, tenerezza
fatta voce, gesto, sguardo
della divina compassione.
Grazie per il DONO
del tuo essere fra noi.
Grazie per aver condiviso
ogni istante con noi,
tutti i giorni
che ci sono stati regalati.
Grazie o Signore,
Amante della Vita,
per la Tua risurrezione
perché in Te
nessuna comunione si spezza.
Grazie perché in Te
continua il dono di comunione
con Suor Consolata
che per sempre ci hai donata.
Suor Fedora
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Preghiere
di suor Ferrantina
Testimonianza di una ex alunna
Sr. M. Ferrantina Zanga:
educatrice, madre, amica
29 novembre 1924 – 8 aprile 2010
Giovanna (Suor Ferrantina) Zanga nacque ad
Uckange (Francia) il 29 novembre 1924 da
Ferrante e Maria Zanga. Da giovane si stabilì con
la sua famiglia a Bergamo, dove lavorò attivamente nell'Azione Cattolica. Il 3 ottobre 1943 entrò in
convento tra le Orsoline a Bergamo; il 30 agosto
1944 fece la vestizione assumendo il nome del
padre, a cui era affezionatissima, ed iniziò il noviziato a Gandino. Celebrò la prima professione religiosa il 30 agosto 1947 e la professione perpetua il
29 agosto 1952.
Conseguito il diploma per l’insegnamento nella
scuola elementare e in seguito la laurea in lingue e
letterature straniere presso l’Università Cattolica
del Sacro Cuore, dedicò tutta la sua vita di Orsolina
alla scuola e all’educazione delle giovani ospiti nel
collegio presso la casa generalizia in Bergamo.
Per 50 anni, senza interruzione, si impegnò nella
missione educativa affiancando nella loro crescita
diverse generazioni di alunne e alunni attualmente
nonni, genitori, professionisti in vari ambiti lavorativi. La giornata, celebrata ogni anno, per gli exalunni, popolava la casa generalizia in Via Masone,
poiché il folto numero ha mantenuto costantemente i contatti con la preside, Suor Costante Vitali, la
Vicepreside, Suor Ferrantina e le altre suore e
docenti che collaboravano nella scuola superiore
“S. Angela Merici”.
La missione educativa svolta da Suor Ferrantina
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trovava il suo fondamento profondo e costante
nella preghiera, nella coerenza alla propria vocazione di Orsolina.
Numerosi riconoscimenti per il lavoro assiduo
testimoniano il valore dell’opera di Suor
Ferrantina, sempre presente, sempre attiva, dedita
a corsi di aggiornamento continui per mantenere
alta la qualità della scuola e, soprattutto, per formare adulti capaci di immettersi nel mondo del
lavoro con competenza ed onestà umana e cristiana. Suor Ferrantina fu pure nominata dal Vescovo
di Bergamo, negli anni ’70, a far parte del
Consiglio pastorale diocesano; partecipava inoltre
a gruppi di animazione cristiana; era attiva nella
comunità delle suore, presente alla preghiera
comunitaria, alle feste celebrate con solennità e rallegrate da preziosi lavoretti confezionati da lei con
abile maestria.
Nel maggio del 2009 dovette essere ricoverata in
clinica per esami. Ne uscì il 30 maggio e fu trasferita nell’infermeria della casa generalizia.
Doloroso fu il distacco dalla scuola. Accettò la
malattia con la dignità di sempre. Non un lamento,
non un attimo di impazienza. Sorridente e riconoscente si abbandonò alla volontà di Dio. Lasciò la
casa generalizia il 27 marzo 2010. Ringraziando le
consorelle per il servizio ricevuto e testimoniando
la sua serena sottomissione a Dio,
si recò a Gandino
in infermeria.
Ci lasciò pochi
giorni dopo, la
sera dell’8 aprile
2010. Era pronta
per l’ingresso definitivo nella casa del Padre celeste.
Carissima Suor Ferrantina,
mi permetto da oggi di darti del tu per esprimere con sincerità la persona che eri. Una piccola ma grande donna, che esercitava con dedizione e amore la sua missione di insegnare a noi ragazzi la virtù del
rispetto, l’educazione ma soprattutto il valore della fede.
Ogni mattina ci attendevi all’ingresso della scuola affidandoci piccoli e
semplici compiti ma importanti per il nostro futuro. Ci accoglievi sempre giorno dopo giorno con il sorriso, pronta a risolvere i nostri problemi ma noi, forse immaturi, non ci siamo mai chiesti se anche tu avevi
bisogno di noi. Sei stata per noi una madre, un’amica, pronta sempre a
dispensare le tue perle di saggezza. Abbiamo condiviso con te anni di
serenità e, anche se a volte noi ti abbiamo fatto disperare, ci hai sempre
accolto a braccia aperte. Ora noi siamo uomini e ti siamo riconoscenti
per tutto ciò che tu hai fatto per noi e per le nostre famiglie.
“La fine è da dove noi partiamo” diceva un famoso scrittore inglese. E
ora tu hai finito la tua vita qui e sei partita per una nuova, in un posto
molto felice, un posto di luce dove non ci sono contrasti, conflitti, sofferenze ma solo amore, quell’amore che viene direttamente da Dio e
che ispira la fratellanza universale.
Da oggi tu sei in cielo con il tuo Sposo e da lassù ti chiediamo di continuare a vegliare su di noi, sulle persone a noi care, proteggendoci da
ogni difficoltà che la vita ci può riservare, con le tue preghiere come tu
hai sempre fatto quando a scuola eri in mezzo a noi.
Un giorno racconteremo ai nostri figli chi eri, trasmetteremo loro i tuoi
insegnamenti e diremo che solo chi non ti ha conosciuto non ti ha potuto amare. Ciao Suor Ferrantina, Ti vogliamo bene.
Vedi anche la rivista “INSIEME per un carisma educativo”, 1/2010, pp.
48-51.
Signore, mi hai fatto
una mirabile compagnia
nella notte di lavoro.
Sei un compagno fedele,
unico e sempre gradito.
Mio Dio, sono piena,
gonfia di Te.
Voglio AMARTI DI PIÙ,
ancora, sempre
per tutti i secoli.
Trasforma la mia vita,
rinnovami ogni momento,
umiliami perché
io possa amarti di più.
Quanto sei buono
e immenso.
Da poco ti conosco,
ma sei sempre nuovo,
mi sorprendi, mi affascini
e mi confondi.
Caro Gesù,
potrò un giorno
indossare la tua veste
camminare i tuoi passi,
ascoltare con il tuo silenzio,
parlare con le tue parole?
Sì! Amare solo Te
è il mio unico desiderio
e il tuo desiderio.
... “Non voi avete scelto me
ma Io ho scelto voi...”.
“Mio Gesù”,
fa’ che possa essere
“SOLO TUA”.
Tienima vicina
come un uccellino
che ha freddo...
perché io sia pronta a volare
quando tu vuoi
e fare ritorno al nido
nel momento del richiamo.
Un uccellino può
far sorridere un bimbo,
tener compagnia all’anziano,
far gioire un cuore stanco
e poi volare
verso Chi lo ha creato.
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Sr. M. Nerina Anesa:
un cuore di artista
14 maggio 1927 – 16 maggio 2010
Suor Nerina (Anna) Anesa nacque a Fiorano al
Serio (Bergamo) il 14 maggio 1927 da Elia e
Teresa Boffelli, entrò nell'istituto il 2 luglio 1942,
fece la vestizione il 18 marzo 1944, la prima professione il 30 marzo 1946, i voti perpetui il 30 agosto 1951.
Suor Nerina, ottenuto il diploma all’insegnamento
nella scuola elementare a Roma, rimase nella Città
eterna impegnata nella scuola per tutto il tempo
della sua vita di Orsolina.
Fu infatti all’Istituto scolastico S. Gaetano in Viale
Trastevere dal 1946 al 2010, con un intervallo di
due anni quando, tra il 1949 e il 1951, insegnò a
Roma in Via Cassia. Impegnata a tempo pieno
nella scuola, non si risparmiò, insieme alle suore
della comunità, per rendere la casa sempre più
accogliente ai fini della scuola e dell’ospitalità dei
pellegrini, specialmente bergamaschi. Oltre alle
grandi doti umane di educatrice, di persona affabile e accogliente, di suora coerente, Suor Nerina
possedeva una profonda spiritualità che esprimeva
anche attraverso l’arte. Sapeva decorare la cappella della casa con belle composizioni floreali con la
sua mano abile e delicata; vari sono i suoi dipinti a
pastello e carboncino rappresentanti scene evangeliche; su pannelli, deposti davanti all’altare centrale, amava rappresentare scene in sintonia con il
tempo liturgico, rendendo visivo il mistero che si
celebrava.
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Numerose sono le sue conoscenze in Roma, dagli
ex-alunni e loro famiglie, a persone altolocate per
cultura e responsabilità pubbliche, a persone umili
e anziane che frequentavano quotidianamente la
cappella della casa, dedicata a San Gaetano; con
loro aveva intrecciato relazioni aperte ai bisognosi
attraverso diverse adozioni a distanza di bambini
africani e argentini.
Raggiunta l’età pensionabile, non si ritirò a riposo;
anzi, continuò gli studi fino ad ottenere la laurea in
materie letterarie con il massimo dei voti, presso
l’Università degli Studi a Roma. Era l’anno 1998 e
Suor Nerina aveva 71 anni compiuti.
A fine marzo del 2010, la malattia che la minava da
tempo e che ella visse con fortezza d’animo continuando la sua attività, si fece più grave e Suor
Nerina stessa chiese il trasferimento nell’infermeria di Gandino. Tra momenti di ripresa e periodi
acuti che richiesero pure la degenza presso la clinica S. Francesco a Bergamo, suor Nerina si preparò
all’incontro con lo Sposo celeste.
Serena e ringraziando per l’assistenza sanitaria e
spirituale ricevuta, ci lasciò il 16 maggio 2010. Era
la mattina della solennità dell’Ascensione di Gesù
al cielo.
Suor Nerina amava contemplare la natura, le cose
belle che Dio ha create, e anche l’arte, espressione
umana della creatività divina.
Le piaceva disegnare, dipingere pannelli ricchi di
significati spirituali, esprimendo nelle forme e nei
colori la propria meditazione sulla Parola di Dio e
sulla vita. Nei tempi forti della Liturgia o in occasione di solennità, preparava nella cappella di
Trastevere il paliotto dell’altare adatto alla cir-
costanza, come vediamo nella foto qui sotto.
Il disegno de “la vite e i tralci” è stato commentato da suor Scolastica, durante il funerale, come il
progetto di vita di suor Nerina e come il testamento che lei ci ha lasciato.
Il pannello che rappresenta la Donna (Maria, ma
anche l’Orsolina) avvolta dalla luce dello Spirito
Santo è stato creato da suor Nerina prima del 2006
ed utilizzato nel Capitolo generale di quell’anno.
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Sr. M. Epifania Meli:
abbracciare la croce con gioia
31 agosto 1913 – 19 giugno 2010
Angelina (Suor Epifania) Meli nacque a LuzzanaEntratico (Bergamo) il 31 agosto 1913 da Zaccaria
e Seconda Trovesi. Entrata nell'istituto nel 1934,
fece la vestizione il primo aprile 1935, la prima
professione il 10 aprile 1937, la professione perpetua nel 1943.
Suor Epifania visse la sua lunga esistenza terrena,
per oltre 70 anni, tra le Suore Orsoline di Gandino.
Dopo la prima professione religiosa fu inviata a
Roma come studente per conseguire l’abilitazione
all’insegnamento nella scuola materna. Passò quindi in diverse comunità fra i bimbi della scuola
materna come educatrice e superiora della comu-
Sr. M. Ave Ricci:
dal tabernacolo la forza nella sofferenza
nità delle suore. Fu a Parre, Arcene, Morengo,
Ghisalba, Scanzorosciate, Pieve Santo Stefano
(Arezzo), Predappio (Forlì). Cessata l’attività nella
scuola materna per raggiunti limiti di età, si prestò
come portinaia in casa generalizia a Bergamo e a
Fiorano al Serio. Ebbe poi l’incarico di superiora a
Morengo e a Mazzunno (BS). Nel 1998, carica di
anni e di meriti, si ritirò a Gandino in casa madre,
a riposo.
Suora impegnata e generosa nel donarsi, assunse
ogni obbedienza con responsabilità e libertà di spirito mantenendo, fino all’età anziana, il senso del
buon umore in ogni circostanza, portando serenità
e distensione al prossimo con cui condivideva la
giornata. Ligia al dovere, parca di parole, con la
battuta indovinata per ogni evenienza, rendeva
lieto il clima e sereno l’ambiente.
A Mazzunno, sua ultima dimora prima di passare a
Gandino, mostrò la sua materna accoglienza verso
le suore che durante l’estate si alternavano nella
casa per cure termali e periodi di riposo. Assidua
alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio, visse
la comunione fraterna testimoniando il Vangelo
nelle opere quotidiane, con semplicità di cuore e di
parola. All’alba di sabato 19 giugno
2010 ci lasciò serenamente. Aveva 97
anni, tutti dediti ad amare il Signore e a
far contento il prossimo.
Suor Epifania ha scritto su un quadernetto di appunti:
«Essere nella gioia,
perché annunciatrici di Cristo risorto.
È impossibile essere religiose
e non essere nella gioia.
Se volete fare il bene, fatelo nella gioia.
Abbracciate la croce con gioia.
Imparate a sorridere».
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16 maggio 1920 – 11 luglio 2010
Palmira (Suor Ave) Ricci nacque a Ghisalba
(Bergamo) il 16 maggio 1920 da Giovanni e
Elisabetta Crotti. Entrata nell'istituto il 16 agosto
1939, divenne novizia il 1º aprile 1940, celebrò la
prima professione il 31 agosto 1942 e la professione perpetua il 28 agosto 1948.
Suor Ave, dopo la prima professione, per breve
tempo svolse la sua missione nella casa di riposo a
Scanzorosciate. Dovette, poi, sostare in casa madre
a Gandino per motivi di salute, precarietà che la
seguì periodicamente per tutta la sua vita.
Passò nelle comunità di Villa D’Adda scuola
materna, presso i Padri del S. Cuore a Monza, ad
Albino Scuola Apostolica, a Bologna studentato, a
Roma Cristo Re, a Trento, come guardarobiera e
come superiora della comunità delle suore.
Fu pure in aiuto a Savignano e a Terracina fino a
quando, nel 1996, si ritirò per cure in casa generalizia a Bergamo, dove era già stata diverse volte,
sempre per sottoporsi a cure mediche.
Passò, quindi, a Ranzanico a riposo fino al 2007,
quando fece il suo ingresso nell’infermeria della
casa madre a Gandino.
Suora impegnata, generosa e sempre disponibile,
servì a lungo i Padri del Sacro Cuore con premura
e precisione, come fece anche tra i bimbi della
scuola materna e le suore delle varie comunità.
Umile e discreta, trovava la sua forza davanti al
tabernacolo, nei suoi colloqui con Gesù, sposo
della sua vita. Quando la salute glielo consentiva,
partecipava alle ricreazioni comunitarie dando un
prezioso apporto con il suo umorismo, coinvolgendo altre sorelle a creare un clima di sana allegria
che faceva bene a tutte.
Si affidò alla provvidenza divina con fiducioso
abbandono pure nei periodi di malattia, nelle lunghe soste forzate, ma accettate con docilità dalla
volontà divina.
Progressivamente il Signore la condusse ad una
infermità quasi totale, togliendole l’autonomia nel
gestire la sua persona e privandola della capacità di
esprimersi e di comunicare. Mantenne sempre la
serenità, ben visibile sul suo volto sofferente. Ci
lasciò nel primo pomeriggio di domenica, 11 luglio
2010, per entrare nel regno del Padre celeste che
aveva servito per tutta la vita nel prossimo a lei
affidato.
La sua tomba è nel paese natale a Ghisalba presso
i suoi cari.
41
Grazie, suor Eletta!
Sr. M. Eletta Maisetti:
educatrice delle nuove generazioni
26 settembre 1935 – 6 settembre 2010
Clelia (suor Eletta) Maisetti nacque ad Angolo
Terme (Brescia) il 26 settembre 1935 da Rocco e
Silvia Mioradelli. Entrò nell'istituto a 17 anni, nel
febbraio del 1952, divenne novizia ad agosto dello
stesso anno, celebrò la prima professione religiosa
a Bergamo il 31 marzo 1955 e i voti perpetui il 27
marzo 1961.
Suor Eletta, conseguito il diploma per l’insegnamento nella scuola elementare, insegnò in alcune
scuole dell’Istituto: a Fiorano al Serio, a Roma SS.
Vergine, a Roma S. Gaetano, dove svolse anche il
compito di superiora della comunità.
Dotata di profonda sensibilità umana, contenta di
svolgere la missione educativa nella scuola, si
impegnò con grande serietà a inculcare nei suoi
allievi, oltre la cultura, i valori umani e cristiani e
ad accompagnare la loro crescita con grande attenzione e competenza. Gli ex-allievi ne conservano il
ricordo con profonda riconoscenza.
Colpita da una grave malattia che le chiese il doloroso distacco dalla scuola, dai suoi amati alunni e
dalle loro famiglie, suor Eletta accettò di essere trasferita nell’infermeria di casa generalizia a
Bergamo, dove si sottopose alle cure con serenità e
con tanta fiducia di poter riacquistare la salute e
così continuare la sua missione nella scuola.
Ma la provvidenza divina aveva pensato per lei
un’altra via alla santità, provandola con una lunga
degenza, vissuta con grande disponibilità alla
42
volontà di Dio. Nonostante le cure e l’assidua assistenza da parte delle consorelle, il suo fisico deperiva progressivamente. Consapevole che la “chiamata divina” si avvicinava sempre più, ella trascorreva le giornate nella silenziosa offerta, nella
paziente attesa, mostrando gratitudine per le tante
attenzioni ricevute. Fece ritorno alla casa del Padre
la mattina del 6 settembre 2010. Ora, dal cielo,
veglia su di noi con la sua preghiera di intercessione presso il Signore della sua vita.
Testimonianza della comunità di Roma Trastevere
Suor Eletta, donna di rara sensibilità, religiosa
devota, direttrice rigorosa ma estremanente umana,
collega altruista e sempre sincera.
Ci piace ricordarti seduta alla tua cattedra ogni mattina con le forbici in mano, mentre tagli il pensiero
di Gianfranco Ravasi, su Avvenire; spesso ci hai
invitato a leggere quegli articoli che conservavi
gelosamente, per darci degli spunti di riflessione.
Ci piace ripensarti raccolta in preghiera a recitare il
rosario nella tua aula al tramonto, quando il sole
lascia il posto alle stelle e la giornata ormai volge
al termine. Ci piace rivederti quando, ormai stanca
e provata dalla fatica, continuavi la tua opera con
entusiasmo e tenacia, con quei tuoi occhi che mai
hanno giudicato ma sempre compreso. Hai trascorso una vita intera senza risparmiarti mai.
La vita terrena non è altro che un passaggio per
poter accedere alla Luce eterna... Tu questo l'hai
sempre saputo e siamo sicure che adesso il Suo
bagliore illumina il tuo volto.
La morte non ci separerà, percorrendo i tuoi passi,
continueremo la nostra missione di educatrici, con
la consapevolezza che quanto ci hai donato è una
ricchezza grandissima che ci guiderà sempre nel
nostro operato.
Per sempre con noi. Per sempre nel cuore!
Il ricordo degli alunni e delle famiglie
Cara Suor Eletta,
siamo accanto a Lei e lo saremo sempre. Lei è stata non solo l'insegnante dei nostri ragazzi, ma un'importante figura di continuo riferimento. Il
modo in cui li ha sempre seguiti, l'intelligente amorevole comprensione,
la profonda partecipazione alla loro vita, hanno fatto nascere in loro un'amicizia ed un affetto che la morte fisica non può estinguere.
Lei continuerà a vivere nei nostri pensieri, nei nostri ricordi.
Come noi mamme, pure Lei desiderava che i nostri figli crescessero forti
e generosi, capaci di agire nel bene e per il Bene. Noi tutte siamo sicure
che, dall'alto, Lei continuerà ad essere per loro una guida, una Angelica
guida. Ora che ha lasciato il suo corpo fisico terreno e non possiamo più
vedere il suo volto, noi continueremo a vivere in comunione con Lei nelle
nostre anime.
Possa l'amore, che continuo scaturisce dai nostri cuori, essere accolto dai
cieli e divenire luce che rischiari il suo cammino. Possano i nostri pensieri d'amore e gratitudine essere riverberati dagli Angeli che guidano la
Sua Anima verso le più elevate regioni
dello Spirito. Ciao Suor Eletta
Fiorella
Dall’omelia del suo ex alunno
«Grazie, Signore, che ti sei servito di
suor Eletta per farti conoscere, amare
e pregare. Grazie per tutti quegli anni
trascorsi nell’istituto. Grazie per il
dono della sua vocazione. Grazie, infine, per tutti quei gesti di bontà che
tante persone riusciranno a compiere
sul suo esempio e in suo ricordo».
L'anima nostra magnifica
il Signore per il dono di suor
Eletta che, plasmata dal carisma
educativo, ha vissuto nella sua
originalità: “Lasciate che
i bambini vengano a me...”.
Il suo cammino nel tempo
l'ha percorso accogliendo
ed educando alla vita cristiana
molti fanciulli e con essi ha
saputo accompagnare e
sostenere i genitori nella
delicata missione educativa.
Saggezza, professionalità
e capacità di relazionarsi
con tutti nella semplicità
di cuore, sono state le sue doti
che molto abbiamo apprezzato.
Alcuni suoi alunni così la
ricordano:
«Nel nostro cuore sempre sta
suor Eletta che ci ha preso
cuccioli, ci ha insegnato
a leggere, a scrivere e a pensare
con la nostra testa,
ma anche ad essere composti,
educati e ad amare Gesù
e il nostro prossimo».
Sr Eletta carissima, hai creduto
profondamente nella valenza
educativa vissuta nell'ambiente
scolastico e nella pastorale
parrocchiale. Ora dal cielo
sostienici nell'affrontare la sfida
educativa nell'oggi, con quella
profonda convinzione che vale
la pena affrontare ogni sacrificio
pur di generare la vita
attraverso la testimonianza,
la professionalità e una squisita
umanità.
Ti salutiamo, suor Eletta,
ricordando una poesia scritta
quest'anno da alcuni tuoi alunni
della classe quinta:
Una dolce compagnia
che ci mette in allegria
una vera e cara amica
che per noi dà la vita.
Sempre brava coi suoi alunni
che la stimano per 100 anni,
così bella e cortese
che per noi non bada a spese.
Per quest'anno con dolore
i suoi bimbi a malincuore
lasceranno la loro scuola,
ma la maestra non sarà mai sola.
Suor Pierangela R.
43
Sr. M. Ludgarda Piva:
cuoca disponibile e materna
26 agosto 1923 – 6 settembre 2010
Afra (Suor Ludgarda) Piva nacque a Besenello
(Trento) il 26 agosto 1923 da Clemente e Melania
Grott. Entrata nell'istituto nel febbraio del 1953
appena un anno dopo la sorella minore suor
Rosetta, fece la vestizione religiosa il 31 marzo
1954, la prima professione il 22 marzo 1956, i voti
perpetui il 22 marzo 1962.
Suor Ludgarda, dopo la prima professione religiosa, fu mandata a Fiorano al Serio in aiuto nella
scuola materna, quindi passò alla Casa del Clero a
Bergamo a servizio dei sacerdoti malati ed anziani.
Celebrata la professione perpetua, andò a Bologna
presso il Villaggio del Fanciullo in qualità di
cuoca. In questo ambiente espresse la sua carica
materna nei confronti dei bambini ospiti bisognosi
di cure e di tanto affetto.
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Sr. M. Abrehet Aregay:
una giovane umile e generosa
Fu poi inviata a Terracina (LT) dove rimase per 25
anni nella grande cucina a servizio delle suore
della comunità e degli alunni della scuola. Accettò
in seguito di essere trasferita a Padova, come cuoca
per i bambini della scuola materna e il Collegio
universitario “Bottani”.
Sempre disponibile e serena, svolse la sua missione con grande dedizione, cura e premura. Si prestò
anche per la visita agli ammalati della parrocchia,
portando loro il conforto e la luce della fede cristiana.
Amava la vita comunitaria, era aperta al dialogo
con le sorelle, con le persone che incontrava anche
casualmente. Per tutti aveva una parola buona e
una promessa di preghiera.
Da quattro mesi si trovava a Gandino in infermeria, perché la sua salute, sempre più precaria, aveva
bisogno di assistenza continua. Era felice di trovarsi nella casa madre e di vivere come una “lampada
vivente”, in preghiera, nel silenzio dolce e sereno
dell’attesa dello Sposo.
L’aggravarsi della malattia richiese un ricovero
all’ospedale di Piario, dove ci lasciò il 6 settembre
2010. Ora dal cielo, insieme alla sorella Suor
Rosetta che l’ha preceduta, veglia su di noi e su
tutti i suoi cari.
20 aprile 1973 – 11 settembre 2010
Suor Abrehet Aregay nacque ad Alitiena nel Tigray
(Etiopia) da una famiglia profondamente cristiana.
Dopo un’esperienza da aspirante ad Adigrat nel
nord Etiopia, entrò nel postulato delle Orsoline ad
Asmara in Eritrea e, divenuta novizia il 12 settembre 1999, fece il noviziato ad Addis Abeba Shola.
Celebrò la prima professione il 1° settembre 2001,
i voti perpetui il 27 agosto 2007. Durante lo juniorato frequentò l’Università di Debrebrhan e conseguì la laurea in matematica e scienze. Nel 2007
andò come insegnante della Scuola media (classi
6ª-7ª-8ª) a Wukro nel Tigray. Dal
26 giugno 2010 si trovava in
Kenya, dove aveva frequentato un
corso intensivo di inglese e poi
aveva iniziato a frequentare un
corso per maestre di formazione a
Tangasa, insieme alla kenyana suor
Florence. Avrebbe sostituito come
maestra delle novizie suor Lemlem
Zigta, nominata Superiora della
Delegazione di Etiopia.
La Delegata Suor Lemlem ha delineato così la personalità di suor
Abrehet: «Una suora molto umile,
ricca di spirito di sacrificio, sempre
serena. Era la generosità in persona: la sua vita era una continua
offerta, un darsi completamente.
Tutte la ricordano come una suora buona e gentile
con tutti. Le sorelle della Delegazione di Etiopia
sono rimaste scosse da questa morte improvvisa,
senza parola. Tutte le volevano bene».
Suor Abrehet Aregay è stata ferita in un incidente
per strada, al ritorno da Tangasa, il giorno 8 settembre 2010 a Nairobi e, dopo un disperato intervento chirugico alla testa, è morta l’11 settembre
2010. La salma è stata trasportata ad Addis Abeba
la sera del 14 settembre e trasferita ad Adigrat,
dove il 17 settembre è stato celebrato il funerale,
con la partecipazione dei suoi familiari e compaesani venuti da Alitiena, degli insegnanti e alunni di
Wukro e tanti amici delle suore di Adigrat.
I progetti del Signore sono diversi dai nostri... e noi
Orsoline ripetiamo nel silenzio del cuore, come
Madre Dositea: «Sì, sempre, nella serenità dell'amore".
Vedi anche la rivista “INSIEME per un carisma educativo”,
2/2010, pp. 38-41.
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Pensieri dei bambini
per il 50°
di suor Maria
Inno di ringraziamento di suor Maria nel 50° di Professione religiosa
Sr. Maria Madaschi:
come un’ostia sull’altare
30 aprile 1922 – 19 ottobre 2010
Maria Erminia (Suor Maria) Madaschi nacque a
Bianzano-Spinone dei Castelli (Bergamo) il 30
aprile 1922 da Rocco e Irene Poli, entrò nel nostro
istituto nel gennaio del 1947, fece la vestizione
religiosa il 30 agosto 1947 prendendo il nome di
suor Maria Eustochia, la prima professione nel
1949, la professione perpetua il 28 agosto 1955.
Suor Maria si dedicò alla missione di Orsolina
come educatrice nella scuola materna e in alcune
comunità anche come superiora locale.
Fu a Desenzano al Serio (BG), a Capolago (VA), a
Borgo Montenero (LT), a Crespi D’Adda (BG), a
Torre Pedrera (RN), per lungo
tempo a Terracina (LT). Nel
2005 suor Maria si ritirò a
Ranzanico a riposo fino al
2009, quando si trasferì nella
casa madre di Gandino, perché
la sua salute, sempre più precaria, richiese cure più specifiche.
Suora “mite e buona” come
venne definita dalle sorelle che
hanno condiviso con lei la vita
comunitaria, passò nel silenzio
e nella preghiera nei vari luoghi che le furono assegnati
dall’obbedienza. Fu una educatrice dal cuore materno e
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tenero verso i piccoli e le loro famiglie.
A Terracina, dove visse per quasi 20 anni, lasciò un
ricordo vivo nelle famiglie, nelle giovani mamme
che le affidavano con tanta fiducia i loro piccoli da
accudire e da educare umanamente e cristianamente. Nel 1999, per il suo 50° di consacrazione religiosa la classe IV B di suor Maria Pia Marcon le
offrì in dono un album di dediche sotto forma di
acrostico. Riportiamo in queste pagine alcuni pensieri, che rivelano il bel legame di affetto che si era
creato tra i bambini e la paziente e dolce suora portinaia.
A Ranzanico e poi a Gandino, continuò la sua missione educativa con la preghiera e l’offerta delle
sue sofferenze. Il Signore la colse improvvisamente per chiamarla a Sé nel suo Regno di pace.
La sera del 19 ottobre 2010 era a cena con la comunità delle suore, aveva terminato di consumare il
pasto come ogni giorno quando, reclinando il capo,
rese lo spirito, nella quiete della sposa pronta per
andare incontro allo Sposo celeste.
Aveva 88 anni di vita, 61 di professione religiosa.
Non ho parole adatte per ringraziare Dio. Lui, il Creatore del mondo, fin
dall'eternità mi ha pensata e amata, come una mamma ama la sua creatura ancora prima che nasca. Dio già mi amava quando non ero ancora nata.
Mi ha scelta fra le mie sorelline che sono morte. A me ha dato la vita. I
medici dicevano che sarei vissuta poche ore, tanto che mi è stato amministrato il Battesimo. Poi, l’incontro con Gesù il giorno della mia prima
Comunione, giorno di amore e di lacrime, poiché avevo perso la
mamma da soli venti giorni.
Il Signore mi ha chiamato alla vita religiosa; mi ha scelta tra quattro
sorelle più buone di me. Posso dire che mi ha amato e che mi ama nonostante le mie cadute. Mi sento immersa nelle sue grazie.
Prego sempre la Madonna che supplisca Lei alle mie povertà, ringraziando il Signore per me.
Invito anche tutta la creazione a lodare e ad amare Iddio.
Ho trascorso tanti Natali, ma quello del 1999 mi è sembrato straordinario e pieno di gioia perché era l'ultimo del secolo e può essere l'ultimo
della mia vita, perchè gli anni ci sono. E poi, è il Natale del Giubileo
preparato per tre anni con una conoscenza più profonda della
SS.Trinità. Intensa è stata anche la novena: ogni giorno ci è stata suggerita una virtù da praticare. Gli incontri comunitari sulla parola di Dio,
il dialogo per rispondere alle domande della programmazione suggerita
dalle schede in preparazione al Capitolo, la meditazione della circolare
della Madre generale... sono state tutte occasioni per ritrovare entusiasmo nel cammino verso la santità.
Forse non ho messo tutto l'impegno che dovevo. Chiedo scusa per questo poco amore. Mi sforzo, però, di migliorare ogni giorno.
Sr. Maria Madaschi
Terracina, Epifania del Signore, 6 gennaio 2000
Sul retro di questa immagine,
suor Maria ha scritto la preghiera:
Gesù, trasformami in Te.
Fa’ di me la tua piccola ostia
bianca per la purezza,
piccola per l’umiltà,
elevata sull’altare
per il distacco totale,
generosa nel donarmi,
nel prodigarmi,
nel consumarmi per Te
e per le anime.
Una piccola ostia
che sfama Te, Gesù,
divinamente affamato
delle tue creature,
una piccola ostia
che sfama le anime.
Suor Maria,
pace a te
che esisti
e credi in Gesù.
(Giacomo)
Gioisco la mattina
quando ti vedo
sorridere
al mio ingresso a scuola.
Mi piace
pensare a te
con riconoscenza
come il mio
giardino in fiore.
(Erika)
L’augurio è per te, suor Maria!
Inizia un nuovo giorno
pieno di gioia!
Ancora non conosciamo
il tanto Amore che hai per noi.
Grazie di cuore
e tanti auguri.
(Eliana)
Cara Suor Maria,
ti voglio dire auguri
per i tuoi 50 anni
di vita donata al Signore.
Ti ringrazio
di esserci stati vicini
per tutto questo tempo
e per il bene che ci hai voluto,
ma soprattutto
per la tua pazienza.
(Umberto)
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Sr. M. Donata Beretta:
il miracolo quotidiano di alleviare le sofferenze
Sr. M. Benilde Dò:
maestra autorevole, competente e allegra
Un grato ricordo
13 giugno 1920 – 31 ottobre 2010
Pierina (Suor Donata) Beretta nacque a Gorlago
(Bergamo) il 13 giugno 1920 da Giacomo e
Melania Nicoli. Entrò nell’istituto come postulante
il 2 febbraio 1943, iniziò il noviziato il 31 agosto
1943, celebrò la prima Professione religiosa il 30
agosto 1945 e la Professione perpetua il 30 agosto
1951. Suor Donata dopo la prima professione religiosa fu inviata come cuoca nelle comunità bergamasche di Colzate, Ciserano e Peia. Nel 1951,
dopo la professione perpetua, sostò a Gandino nell’allora ospedale, ora RSA, per sottoporsi a cure
mediche, ma dal 1959 al 1992 vi rimase come
infermiera. Furono lunghi anni, in cui ella espresse
tutta la sua sensibilità femminile, prodigandosi
maternamente e senza sosta, giorno e notte, per
donare agli ospiti l’amore fraterno e il conforto
della fede.
Per motivi di salute, nel 1992 accettò il trasferimento nella comunità di Gandino in casa madre
per riposo e cure specifiche.
In questi ultimi anni, la preghiera fu la sua occupazione principale, consapevole che la sofferenza
offerta in unione al sacrificio eucaristico, viene elevata a redenzione insieme ai meriti di Gesù.
Da qualche giorno Sr. Donata si era aggravata e,
lentamente, ormai pronta per andare incontro allo
Sposo celeste, rese lo spirito nelle primissime ore
di domenica 31 ottobre 2010.
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Il 31 ottobre scorso Suor Donata ci ha lasciati: in
silenzio, senza far rumore, con la discrezione, con
la semplicità e con l’umiltà che l’hanno accompagnata per tutta la sua lunga vita. Molti si chiederanno: “Chi era?”, ma quelli come me che l’hanno
conosciuta, soltanto ora che è tornata alla casa del
Padre, si rendono conto di quanto sia stata importante la sua opera. Ha lavorato ed ha testimoniato
la sua fede per lunghi anni presso la nostra Casa di
Riposo; in anni difficili, quando curare, nutrire ed
assistere i sofferenti era difficile, quando mancavano i mezzi economici e di conseguenza i supporti
tecnici e scientifici. Tuttavia, con l’aiuto delle consorelle e di alcuni amministratori, ed ancor di più
con l’appoggio di silenziosi benefattori, riusciva a
compiere il miracolo quotidiano di alleviare tanti
dolori e tante miserie. Ricordo il suo sorriso discreto, appena accennato, il suo saluto cordiale, le
poche parole semplici e gentili e la sua grande passione a preparare il Presepe in occasione del S.
Natale. Quest’anno troverà in cielo il Presepe più
bello. Grazie Suor Donata per tutto il bene che hai
fatto alla nostra comunità e per la grande lezione di
vita che ci hai dato.
Da La Valgandino, novembre 2010
4 maggio 1931 – 21 dicembre 2010
Anna Maria (Suor Benilde) Dò nacque a Breno
(Brescia) il 4 maggio 1931 da Giuseppe e Matilde
Vogini. Entrata nell'istituto il 26 gennaio 1946, ad
agosto divenne novizia; il 28 agosto 1948 si consacrò al Signore nella prima professione religiosa e lo
stesso giorno del 1954 emise la professione perpetua. Insegnante della Scuola elementare, ha vissuto
gran parte della sua missione educativa nelle scuole dell’istituto nel Lazio, apprezzata ed amata per il
suo entusiasmo e la sua presenza capace di diffondere ottimismo e allegria. Da alcuni anni era nella
casa madre di Gandino per cure e, la sera di martedì 21 dicembre 2010, suor Benilde è ritornata al
Padre dopo anni di malattia vissuti con coraggio,
fede e serenità. Ecco la testimonianza di suor
Adancilla, che ha condiviso con lei la vita comunitaria e l'esperienza educativa.
mamma Matilde seguita, 7 mesi dopo, da don
Stefano e da papà Giuseppe. Quei momenti di lutto
sono stati vissuti da te nella maturità della fede e
hanno accentuato in te il bisogno di stare in comunità. Il tuo ritornello anche a Gandino era breve ed
implorante: «Non lasciatemi da sola!». E non sei
rimasta sola! Ora noi, tue sorelle, chiediamo a te
l'intercessione sul nostro Istituto, sulle famiglie con
le quali hai condiviso le fatiche e le gioie dell'impegno educativo, sui tuoi alunni che ti ricordano
affettuosamente come una maestra “autorevole,
competente, esigente e... buffa insieme”.
Grazie per il dono della tua vita consacrata che ha
contribuito alla "bellezza" della Chiesa, alla formazione di persone responsabili e colte, alla sensibilità religiosa di molti adolescenti ed adulti con i
quali meditavi e condividevi la Parola.
Ti penseremo intenta a lodare il Signore: forse canterai senza prove e senza dissonanze (ricordi le
simpatiche "stecche" nei tuoi canti a voce spiegata?) e certamente esploderai nel canto di "Gloria a
Dio... e pace in terra":
Sarà così efficace il tuo cognome DO' e il tuo nome
di vocazione BENILDE, perché continuerai a
DONARE il BENE.
Suor Adancilla
Cara suor Benilde,
avevi prenotato un posto per Natale in Paradiso e
sei partita silenziosamente nella calma di una sera
dal sapore natalizio. È facile parlare di te, grazie
alla trasparenza dei tuoi rapporti ed all'umorismo,
ereditato da papà Giuseppe, che semplificavano i
malintesi al loro sorgere. Sei presente nei nostri
cuori come una persona serena, dinamica e creativa, capace di cogliere nella tua storia la presenza di
una volontà di Dio a volte misteriosa.
Già dal 1981 tutta la tua famiglia ha preso dimora
in Paradiso: dapprima tuo fratello Lino, poi
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NELLA LUCE DEL RISORTO
Affidiamo alla misericordia del Padre
i parenti defunti nel 2009-2010
Il padre di
Suor Angela Salvi
Suor Amleset Hagg
Suor Valeria Marchesi
Suor Redenta Taramelli
Suor Timketu Teklejohannes
La madre di
Suor Gustava Barcella
Suor Valeria Marchesi
Suor Firewayni Mehdin
Suor Lemlem Zigta
Suor Mahlet Jacob
Suor Lucia Pezzotta
Suor Bissrat Habtemariam
Suor Anna Mazzola
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Il fratello o la sorella di
Suor Askalemariam Kahsay
Suor Elisabetta Brena
Suor Adamina Cattaneo
Suor Cirilla Bertasa
Suor Guerina Piolanti (sorella e fratello)
Suor Lorenza Panigada
novizia Agnes in Kenya
Suor Sara Tufamo in Etiopia
Suor Delia Ghisleni
Suor Clea Rota
Suor Armanda Longhi
Suor Editta Dolci
Suor Priscilla Grismondi
Suor Francalia Pagnoncelli
Suor Giancarla Rovera
Suor Umbertina Sangalli
Suor Adila Ruggeri
Suor Flaviana Mignani
La preghiera del girasole
Signore, com e il Sole,
Tu splendi e m andi a noi i Tuoi raggi.
Siam o i Tuoi girasoli, gli innam orati del Sole.
Vogliam o vivere sem pre «girati» verso dì Te,
senz a m ai più abbandonarTi.
Vogliam o fare il pieno di Te
perché Tu sei la nostra vita,
Tu sei tutto per noi.
Vogliam o vivere per Te com e Tu vivi per noi
e portarti ovunque
perché altri si «orientino» a Te.
Signore, nostro Sole, siam o i Tuoi girasoli.
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