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Un poliziotto con il calcio nel cuore
.SPORT. INFORMAZIONE VENERDÌ 14 NOVEMBRE 2008 27 Tommy nel cuore Gli agenti della questura di Parma che hanno preso parte alla partita tra la nazionale cantanti e una squadra mista il 5 settembre 2006 allo stadio Tardini: Pellegrino Gaita, Giuseppe Tramuta, Giuseppe Festa e Domenico Previti Ha giocato nel Messina e ora partecipa a incontri per beneficenza ve ritrova amici di vecchia data come Nevio Scala, Ivan Carminati e Enzo Di Palma. Ispettore, facciamo un passo indietro: quando ha iniziato a giocare nel Messina? «Sono partito dal settore giovanile,avevo 12 anni.Poi ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra che all’epoca militava in C2». Ruolo? «Mediano, ma anche libero». Poi cosa è successo? «Un infortunio e la società non ha più creduto in me.Sono stato ceduto alla seconda squadra della città,Il Provinciale.Una formazione di Promozione composta da ex giocatori del Messina e del Trapani.Ho fatto anche parte di diverse rappresentative siciliane». E così la decisione di abbandonare il calcio ed entrare in polizia. «Sì, avevo quasi 21 anni. Un diploma da geometra ma poche prospettive. Così ho dato seguito alla proposta di un amico che era già in polizia.Era l’82». Ma il calcio non l’hai mai, veramente, abbandonato. «Mentre ero a Vicenza al corso giocavo in una squadra di dilettanti.L’ultimo campionato “vero” fu quello del 1983/84 quando ero a Roma e giocavo nella Promozione laziale con l’Ariccia». E i campionati con la squadra della questura di Parma? «Negli anni ’90 avevamo una formazione di calcio a 11 molto forte con cui abbiamo vinto anche il campionato Aics.Ricordo i colleghi Tramuta,Gaita,Festa,Angilella e Cervini, un grande centravanti.Attingevamo anche dai carabinieri e dalla polizia penitenziaria.Qualche volta si allenava con noi anche l’attuale questore Gallo. Nella Previti (a destra) quando era nella scorta di Giovanni Paolo II finale del torneo del ’98 che vincemmo 2-1,però,mi ruppi i crociati del ginocchio. L’ultima partita,è mancato il ricambio generazionale…». Poi solo incontri per beneficenza. «Uno dei primi a cui partecipai era per Nicholas Green (il bambino statunitense ucciso da rapinatori sulla Salerno - Reggio Calabria nel ’94, ndr). Ma già negli anni precedenti era prassi fare degli incontri di calcio per beneficenza anche per i colleghi». A proposito di bambini a Parma è sceso in campo nell’incontro in memoria di Tommaso Onofri. «Un’emozione forte. Sono stato bimbo e forse sarò anche anziano. Considero le violenze verso queste persone una cosa aberrante. Non mi sono occupato direttamente della vicenda ma è stato toccante, c’erano altri colleghi, siamo entrati in campo con un bambino per mano e un palloncino… per poco non mi dimenticavo di lanciarlo». Vive a Parma da 17 anni ma è messinese di nascita. Qual è la sua squadra del cuore? «Vivendo a Parma non si può non tifare per la squadra della propria città… Ma da ragazzino ero un tifoso della Fiorentina». E con la maglia viola ha giocato quest’anno e lo scorso anno per la Fondazione Niccolò Galli, creata per ricordare la giovane promessa del calcio italiano e figlio dell’ex portiere Giovanni. «A Firenze, sì.Antognoni era il mio idolo da ragazzino, conservavo in camera le sue foto. Ci siamo ritrovati nello spogliatoio insieme e ho impiegato un’ora per cambiarmi perché continuavo a guardare lui.Avevo la pelle d’oca». Quale il gol che ricorda più volentieri? «Non sono mai stato un goleador e nelle ultime partite di beneficenza non ne ho segnato nemmeno uno». Ha giocato a San Siro, al Tardini… quale stadio preferisce? «Il San Paolo è una bolgia anche per un incontro di solidarietà.Sono stato convocato per una partita della Fondazione Cannavaro - Ferrara ma non ho giocato perché l’allenatore della mia squadra, Marcello Lippi, si è dimenticato di me e non mi ha fatto entrare… Il Meazza, invece, incute timore anche quando è mezzo vuoto». E il San Filippo di Messina? «Non è il mio stadio. Sia ai tempi del Messina che de Il Provinciale giocavamo allo stadio Giovanni Celeste». Se le chiedo il nome di un calciatore, qual è il più grande? «Maradona.Ho avuto la fortuna di stringergli la mano il primo anno che era in Italia. Non mi sono lavato la mano per tutto il giorno…» E tra quelli con cui ha giocato? «Gigi Apolloni, perché ci troviamo bene a parlare anche di cose che non riguardano il calcio. Massimo Ficcadenti ed Ermes Fulgoni sono amici veri». Dopo il calcio, quali altri sport le piacciono? «Quelli di fatica, dove ci sono anche scontri fisici.Boxe,rugby e ciclismo». A proposito delle due ruote, il prossimo 7 dicembre ci sarà il memorial Pantani, organizzato tutti gli anni in onore del Pirata. Andrà a giocare? «Sì, Roberto Pregnolato (l’ex massaggiatore di Marco Pantani,ndr) mi ha invitato. Ci sono già stato due volte e ho conosciuto anche Marco Simoncelli, campione nella classe 250 del Motomondiale qualche settimana fa. So che farà di tutto per essere in campo anche quest’anno e forse porterà altri campioni. In queste partite sono rimasto sorpreso nello scoprire che anche alcuni ciclisti sono buoni calciatori». Il sogno nel cassetto? «Mi piacerebbe giocare almeno una volta a fianco di Gattuso e Del Piero,anche se so che non è facilmente realizzabile. Sarebbe bello anche con Roberto Baggio,ma credo che lui non possa più giocare nemmeno tra amici. Questo per quanto riguarda lo sport. Un altro sogno è la laurea: si dovrebbe avverare il prossimo aprile.E poi vorrei avere un figlio». Con Pioli, Pregnolato e Fulgoni “ Il memorial Pantani? I ciclisti ottimi con i piedi Previti e Gianni De Gennaro “ Sono entrato in polizia consigliato da un amico Galli, Previti e Galbiati “ “ H Un poliziotto con il calcio nel cuore “ Matteo Billi a indossato la stessa maglia di Alessandro “Billy” Costacurta, Nelson Dida, Giancarlo Antognoni, Giovanni Galli,Gigi Apolloni.Ha scortato magistrati, politici, papi. Domenico Previti, 47 anni,ispettore capo della polizia di Stato in servizio alla questura di Parma dal ’91 è anche un calciatore (ex del Messina). Previti ha l’altruismo nel dna e il suo aiuto lo dà sia quando veste la divisa da ispettore di polizia sia quando calca ancora l’erba degli stadi della Penisola. «Ringrazio il questore Gennaro Gallo che mi ha autorizzato ad accettare l’intervista dell’Informazione. Parma è in buone mani, Gallo è un ottimo professionista e anche un buon calciatore».Previti entra in polizia nell’82, l’anno dell’Italia campione del Mondo per la terza volta,perché «mi sono reso conto che su un campo di calcio non c’erano più spazi per me», racconta.Almeno non per fare il calciatore professionista. «Lavoravo in uno studio di geometri e guadagnavo 150mila lire al mese.I miei genitori, che sono stati dei maestri di vita, non mi hanno mai ostacolato ma mi sono reso conto che non potevo andare avanti così». Diventa un servitore dello Stato grazie a un amico:«Dopo il corso a Vicenza venni trasferito Roma, quindi a Reggio Calabria e in Sicilia nelle scorte.A quei tempi lottavamo contro qualcosa di invisibile». Il ricordo più bello? «Una carezza di papa Giovanni Paolo II. Me la fece in un momento in cui ero voltato. Sento ancora la sua mano su di me…».Mille altri sarebbero gli aneddoti da raccontare ma l’accordo con Previti è chiaro:niente domande di lavoro, solo sport. Ci adeguiamo.Nel 1991 Ennio Gaudio, all’epoca direttore del nucleo antisequestro nella Locride, viene nominato questore a Parma e lo vuole con sé. Previti lascia la Sicilia e arriva nella città emiliana do- Domenico Previti, 47 anni, ispettore capo della questura di Parma racconta la sua carriera di calciatore “ L’INTERVISTA A Firenze con Antognoni... ho ancora la pelle d’oca