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Il teatro in Italia nel Settecento. La riforma di Goldoni

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Il teatro in Italia nel Settecento. La riforma di Goldoni
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volume
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SEZIONE V - IL TESTO E LA SUA STORIA
il teatro della borghesia
Il Settecento
IL TEATRO IN ITALIA NEL SETTECENTO
Pietro Domenico
Olivero (1679-1755),
Interno del Teatro Regio
di Torino, 1740,
particolare.
A metà del Settecento inizia in Italia un percorso di trasformazione graduale
ma di importanza capitale. Tra gli intellettuali che si occupano di teatro e di letteratura si fanno sentire una certa ansia di rinnovamento e un’insofferenza verso le consuetudini teatrali dell’epoca, tutte basate sull’artigianato di mestiere di
teatranti che replicano sempre gli stessi modelli, come le maschere e la recitazione “all’improvviso”.
All’epoca, il fare teatro è un sapere che si tramanda operativamente, senza basi teoriche. Non c’è un legame profondo e consolidato tra il drammaturgo e la
scena. In effetti in Italia manca completamente una drammaturgia.
La riforma di Goldoni
In questo quadro si inserisce Carlo Goldoni, avvocato di
professione, uomo di teatro per vocazione. Egli comincia
scrivendo melodrammi, tragicommedie, tragedie, commedie sentimentali e romanzesche, seguendo il gusto dell’epoca e ispirandosi, o meglio imitando, autori d’oltralpe
come Molière.
Presto però il suo mestiere matura verso una maggiore
consapevolezza e il suo obiettivo diventa quello di riformare il teatro italiano. Questa riforma per Goldoni deve
però avvenire attraverso cambiamenti graduali, perché
innovazioni troppo dirompenti non sarebbero accolte dal
pubblico. Incline al genere della commedia, cerca di infondere in essa non tanto la caricaturizzazione della realtà,
bensì la realtà stessa, osservata minuziosamente nella sua
concretezza, colta attraverso un intuito sottile che rese
Goldoni uno dei più geniali scrittori della nostra storia.
La sua prima commedia di questa fase fu il Momolo cortesan, figura nuova, ben più umana delle solite maschere
della Commedia dell’Arte. È una figura che si fa specchio
della borghesia, dei suoi valori pratici e del buon senso che
è il fondamento della sua morale. Il Momolo è ancora scritto parzialmente secondo lo stile del tempo, cioè è in parte
un canovaccio: infatti Goldoni scrisse per intero solo la
parte di Momolo e alcuni suoi dialoghi, mentre per il resto
si affidò all’improvvisazione dell’Arlecchino del famoso
Antonio Sacchi, formidabile caratterista della tradizione
comica.
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Presto però comincia a scrivere le sue commedie per intero e, salvo concessioni alla tradizione, calcherà sempre più la mano sulle motivazioni caratteriali, per non dire psicologiche, che spingono ad agire i suoi personaggi.
L’operazione di Goldoni fu quella di sostituire gradualmente la commedia “a
soggetto” (che si reggeva sul canovaccio) con la commedia “a carattere”,
spostando il fondamento della commedia italiana dall’intreccio brillante e fantasioso, spesso volgare e raffazzonato, all’umanità del carattere, cioè del personaggio.
La commedia a carattere goldoniana ha la sua efficacia nell’inquadrare il personaggio nella sua azione quotidiana e ordinaria, anziché rappresentare situazioni
straordinarie agite da figure piatte. Esemplare da questo punto di vista la Trilogia
della villeggiatura, rappresentata la prima volta nel 1761, e composta di tre
commedie concepite insieme in un unico progetto: Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura e Il ritorno dalla villeggiatura. A questo
punto del suo percorso Goldoni aveva già maturato una concezione della commedia assai moderna, ormai piuttosto lontana dalla commedia a soggetto basata sull’equivoco grossolano e sui lazzi delle maschere. Qui la vicenda coglie i
soggetti di una borghesia vista nella sua quotidianità svelandone le problematiche, spesso futili, e le dinamiche sociali. La grande genialità di Goldoni fu nel restare in contatto con la tradizione, pur inserendo elementi nuovi e rivoluzionari, che sottrassero i personaggi al limite angusto del “tipo”, della caricatura,
della maschera, restituendo loro realtà e umanità.
UN NUOVO GENERE: IL DRAMMA BORGHESE
Gaspare Galliari (17611823), Camera rustica,
particolare. L’interesse
per ambienti reali, tratti
dalla vita di ogni giorno,
fanno di questa
produzione “rustica” la
parte più interessante
dell’attività di Gaspare
Galliari, ultimo
esponente di una delle
più importanti famiglie
di scenografi italiani
attivi tra il XVII e
il XIX secolo.
La stagione forte di quello che di solito si
definisce “dramma borghese” è l’Ottocento, eppure le basi teoriche su cui esso si fonda sono gettate nella seconda
metà del Settecento, da un lato dalla
scrittura di Goldoni in Italia e dall’altro dalle teorizzazioni di Diderot Vedi Appendice , filosofo e scrittore francese attivo nel panorama illuminista.
In Italia, per quanto riguarda la commedia,
è ancora Arlecchino a dominare le scene e
l’opera lirica domina sui palcoscenici, ma
in tale contesto Goldoni aveva mostrato in
modo inequivocabile la via per il futuro. Ma mentre qui le resistenze a un’innovazione del teatro sono molteplici e provenienti da più parti, tanto che Goldoni a un
certo punto della sua vita accetterà di trasferirsi a lavorare a Parigi, dove morirà,
la situazione del teatro in Europa è più avanzata e dinamica. L’illuminista
Diderot, pur non essendo un uomo di teatro, indovina la potenza di questo mezzo e le sue teorizzazioni in merito vanno esattamente nel senso della necessità
di un nuovo linguaggio che aderisca ai contenuti e ai valori della nuova classe
borghese che si sta affermando a livello prima economico e poi politico in tutta
Europa. Uno dei più importanti elementi riformatori delle idee di Diderot è quello
della concezione di un “genere intermedio” che si ponga tra i due generi classici di commedia e tragedia: il dramma, inserendo il discorso sul teatro nel solco
del Naturalismo Vedi Volume A che si stava affermando in letteratura.
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SEZIONE V - IL TESTO E LA SUA STORIA
il teatro della borghesia
Carlo Goldoni
L’importante è apparire
la storia
la scrittura
i personaggi
la lingua
i temi
L’OPERA
“Ho concepito l’idea di tre commedie consecutive...: nella prima si vedono i
pazzi preparativi, nella seconda la folle condotta, nella terza le conseguenze
dolorose che ne provengono” (Carlo Goldoni, prefazione alla Trilogia della
villeggiatura).
Nella prima commedia (Le smanie per la villeggiatura) Filippo, con la figlia
Giacinta, e Leonardo, con la sorella Vittoria, stanno per partire per la villeggiatura, momento fondamentale nella vita borghese, dedicato al consolidamento della posizione sociale e delle relazioni che le sono annesse, nonché
all’ostentazione delle possibilità economiche. Tutta la commedia si svolge
durante gli interminabili preparativi della partenza. Per non sfigurare di
fronte ai conoscenti Leonardo sembra non accorgersi dei debiti che contrae, l’importante è partire, ma la villeggiatura sembra continuamente compromessa da vari ostacoli: Leonardo, innamorato di Giacinta, pensa di partire nella carrozza con lei, ma Filippo, distrattamente, invita con loro il signor
Guglielmo, altro innamorato di Giacinta; Vittoria si rifiuta di partire prima che
sia pronto il suo nuovo abito. Il meccanismo su cui si regge la commedia è
quello di ritardare continuamente la partenza, che infine avverrà solo dopo
la firma di un contratto che vedrà Leonardo e Giacinta promessi sposi.
La seconda commedia (Le avventure della villeggiatura) si svolge tutta in
villeggiatura, durante la quale Giacinta finisce di innamorarsi proprio di Guglielmo e, sorpresa troppo spesso in sua compagnia, è costretta a spacciare
il suo amante per pretendente di Vittoria per giustificarsi e salvare le apparenze. La promessa fatta a Leonardo vale più dell’autentico sentimento
d’amore, perché alla parola data è legato l’onore e quindi l’immagine che si
dà di sé agli altri.
Il terzo e ultimo atto della trilogia (Il ritorno dalla villeggiatura) porta a
compimento il tracciato disegnato fin qui. La rassegnazione al grigiore di
esistenze sacrificate al denaro e al prestigio e l’incombere inevitabile della
miseria sono il punto di gravità cui tendeva la trilogia fin dall’inizio. Gli
eventi, gli interessi economici e l’importanza data alla reputazione hanno
portato alla nascita di coppie infelici: Leonardo e Giacinta, innamorata di un
altro, sprovvista della cospicua dote in cui confidava il fidanzato e costretta
alla partenza, Guglielmo e Vittoria, anch’essa consapevole che il suo sposo
ama un’altra, Rosina con lo sciocco Tognino, e Ferdinando con la zia di Giacinta, anzi con la sua eredità.
genere
commedia
tratto da
Le smanie
per la
villeggiatura
anno
1761
luogo
Italia
LA SCENA
Siamo nel primo atto, scena prima delle Smanie per la villeggiatura. Così
inizia la prima commedia della trilogia, con i frenetici preparativi per la partenza.
Camera in casa di Leonardo.
Paolo che sta riponendo degli abiti e della biancheria in un baule, poi Leonardo.
LEONARDO Che fate qui in questa camera? Si han da far cento cose, e voi
perdete il tempo, e non se ne eseguisce nessuna. (A Paolo.)
PAOLO Perdoni, signore. Io credo che allestire il baule sia una delle cose necessarie da farsi.
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Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707 da una
Ho bisogno di voi
famiglia borghese. Intraprese studi giuridici, che
per qualche cosa di più imporriuscì a terminare solo nel 1731, a Padova. I suoi
tante. Il baule fatelo riempir dalle
anni giovanili furono molto turbolenti, segnati da
viaggi continui, da disavventure di ogni genere e
donne.
dalla passione per il teatro e per le donne. Alla
PAOLO Le donne stanno intorno
fine di questo lungo processo di maturazione
umana e professionale Goldoni divenne comundella padrona; sono occupate per
que un avvocato e un diplomatico affermato. La
essa, e non vi è caso di poterle
sua vera vocazione, però, fu il teatro. Risale al
nemmen vedere.
1734 la sua prima prova teatrale, il Belisario, cui
seguirono anni di preparazione durante i quali viaggiò spesso con una
LEONARDO Quest’è il diffetto di
compagnia teatrale. Fu in questo periodo che maturò il suo distacco dalla
mia sorella. Non si contenta mai.
Commedia dell’Arte. Appartengono a questo periodo di crescita e di maturazione artistica le commedie di Momolo cortesan e La donna di garbo.
Vorrebbe sempre la servitù occuVisto il favore con cui vennero accolte le sue prime opere teatrali, nel 1747
pata per lei. Per andare in villegGoldoni decise di lasciare definitivamente l’attività di avvocato per dedigiatura non le basta un mese per
carsi completamente al teatro. Tra il 1748 e il 1752 lavorò presso il Teatro
Sant’Angelo di Venezia con la compagnia Medebac; fu un periodo assai
allestirsi. Due donne impiegate
fertile: in un anno, tra il 1750 e il 1751 giunse a comporre ben 17 commeun mese per lei. È una cosa insofdie, fra cui La bottega del caffè e La locandiera.
Successivamente lavorò al Teatro San Luca con la compagnia Vendramin.
fribile.
Dopo un incerto inizio, i trionfi si succedettero a ritmo incalzante con le
PAOLO
Aggiunga, che non bacommedie: Gli innamorati (1759), I rusteghi (1760), Le smanie per la villegstandole le due donne, ne ha
giatura (1761), Sior Todero brontolòn (1762), Le baruffe chiozzotte (1762).
I successi e i trionfi gli procurarono però anche molti avversari e detrattori
chiamate due altre ancora in
della sua riforma teatrale. Nel 1762 si trasferì a Parigi per dirigere gli spetaiuto.
tacoli della Comédie italienne. Qui egli dovette confrontarsi con varie difficoltà, anche perché l’arte teatrale parigina era ancora legata alla tradizione
LEONARDO E che fa ella di tanta
della Commedia dell’Arte, che Goldoni aveva profondamente rivoluzionato
gente? Si fa fare in casa qualche
a Venezia. Nonostante i contatti con la corte francese, Goldoni finì progresnuovo vestito?
sivamente con l’isolarsi dalla vita parigina. Nel 1780, stanco e deluso, si ritirò a vita privata. In questi anni della vecchiaia, vissuti anche in ristretPAOLO
Non, signore. Il vestito
tezze economiche, scrisse in francese la sua autobiografia, Mémoires
nuovo glielo fa il sarto. In casa da
(Memorie). La rivoluzione francese sconvolse la sua vita e, con la soppressione delle pensioni di corte, morì in miseria il 6 o il 7 febbraio 1793.
queste donne fa rinovare i vestiti
usati. Si fa fare delle mantiglie,
de’ mantiglioni, delle cuffie da
giorno, delle cuffie da notte, una quantità di forniture di pizzi, di nastri, di
fioretti, un arsenale di roba; e tutto questo per andare in campagna. In oggi
la campagna è di maggior soggezione della città.
LEONARDO Sì, è pur troppo vero, chi vuol figurare nel mondo, convien che
faccia quello che fanno gli altri. La nostra villeggiatura di Montenero è una
delle più frequentate, e di maggior impegno dell’altre. La compagnia, con
cui si ha da andare, è di soggezione. Sono io pure in necessità di far di più di
quello che far vorrei. Però ho bisogno di voi. Le ore passano, si ha da partir
da Livorno innanzi sera, e vo’ che tutto sia lesto, e non voglio, che manchi
niente.
PAOLO Ella comandi, ed io farò tutto quello che potrò fare.
1
LEONARDO Prima di tutto, facciamo un poco di scandaglio di quel, che c’è,
e di quello, che ci vorrebbe. Le posate ho timore che siano poche.
PAOLO Due dozzine dovrebbero essere sufficienti.
LEONARDO Per l’ordinario lo credo anch’io. Ma chi mi assicura, che non
vengano delle truppe d’amici? In campagna si suol tenere tavola aperta.
1. scandaglio:
Convien essere preparati. Le posate si mutano frequentemente, e due col- strumento
per misurare
la profondità dell’acqua.
telliere non bastano.
LEONARDO
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SEZIONE V - IL TESTO E LA SUA STORIA
il teatro della borghesia
La prego perdonarmi, se parlo troppo liberamente. Vossignoria non
è obbligata di fare tutto quello che fanno i marchesi fiorentini, che hanno
feudi e tenute grandissime, e cariche, e dignità grandiose.
LEONARDO Io non ho bisogno che il mio cameriere mi venga a fare il pedante.
PAOLO Perdoni; non parlo più.
LEONARDO Nel caso, in cui sono, ho da eccedere le bisogna. Il mio casino
di campagna è contiguo a quello del signor Filippo. Egli è avvezzo a trattarsi
bene; è uomo splendido, generoso; le sue villeggiature sono magnifiche, ed
io non ho da farmi scorgere, non ho da scomparire in faccia di lui.
PAOLO Faccia tutto quello che le detta la sua prudenza.
LEONARDO Andate da monsieur Gurland, e pregatelo per parte mia, che mi
favorisca prestarmi due coltelliere, quattro sottocoppe, e sei candelieri d’argento.
PAOLO Sarà servita.
2
LEONARDO Andate poscia dal mio droghiere, fatevi dare dieci libbre di
caffè, cinquanta libbre di cioccolata, venti libbre di zucchero, e un sortimento di spezierie per cucina.
PAOLO Si ha da pagare?
LEONARDO No, ditegli, che lo pagherò al mio ritorno.
PAOLO Compatisca; mi disse l’altrieri, che sperava prima ch’ella andasse in
campagna, che lo saldasse del conto vecchio.
LEONARDO Non serve. Ditegli, che lo pagherò al mio ritorno.
PAOLO Benissimo.
LEONARDO Fate, che vi sia il bisogno di carte da giuoco con quel che può
occorrere per sei, o sette tavolini, e soprattutto che non manchino candele
di cera.
PAOLO Anche la cereria di Pisa, prima di far conto nuovo, vorrebbe esser
pagata del vecchio.
LEONARDO Comprate della cera di Venezia. Costa più, ma dura più, ed è
più bella.
PAOLO Ho da prenderla coi contanti?
LEONARDO Fatevi dare il bisogno; si pagherà al mio ritorno.
PAOLO Signore, al suo ritorno ella avrà una folla di creditori, che l’inquieteranno.
LEONARDO Voi m’inquietate più di tutti. Sono dieci anni che siete meco, e
ogni anno diventate più impertinente. Perderò la pazienza.
PAOLO Ella è padrona di mandarmi via; ma io, se parlo, parlo per l’amore
che le professo.
LEONARDO Impiegate il vostro amore a servirmi, e non a seccarmi. Fate
quel che vi ho detto, e mandatemi Cecco.
LEONARDO Sarà obbedita. (Oh! vuol passar poco tempo, che le grandezze di
villa lo vogliono ridurre miserabile nella città). (Parte)
PAOLO
55
60
65
70
75
80
85
90
da C. Goldoni, Trilogia della villeggiatura, Rizzoli, Milano 1982
2. libbre: antica unità di
misura di peso che
corrisponde circa
a 1/3 di kg.
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STRUMENTI DI LETTURA
La scrittura
Una delle grandi operazioni innovatrici di
Goldoni, visibile nel testo che abbiamo letto,
risiede nel fatto che tutti i dialoghi della
commedia sono scritti e condotti nel dettaglio: nulla qui è affidato all’improvvisazione
che dominava nei canovacci delle commedie
dell’epoca, le battute sono puntuali e circostanziate. Ancora per lo più assenti invece le
didascalie, alle quali è affidato esclusivamente il compito di chiarire il contesto nelle
sue linee fondamentali.
I personaggi
Siamo a una fase matura dell’evoluzione
della riforma goldoniana e i nomi dei personaggi lo testimoniano: non si tratta delle
classiche maschere della Commedia dell’Arte, non più Arlecchino o Brighella a fare
da servo, ma Paolo, che mostra per di più un
carattere nuovo, non quello del servo astuto
o del servo sciocco, ma quella di un personaggio saggio e giudizioso. Neppure Leonardo porta uno dei classici nomi del ruolo
dell’innamorato (che erano di solito Flavio,
Leandro). Le maschere si stanno trasformando in caratteri.
I personaggi di questa trilogia sono borghesi
abbastanza benestanti, non lavorano, sono
più che altro dediti a consolidare, attraverso
le relazioni, la loro posizione sociale.
Durante i frenetici preparativi per la villeggiatura la superficialità del personaggio di Leonardo è evidente in tutto ciò che dice: la sua
mente è occupata solo dall’obiettivo di apparire, quindi sono gli oggetti, i beni, i vestiti,
il cibo a riempire i suoi discorsi.
Tali caratteristiche emergono più chiaramente
quando in contrapposizione a lui c’è il servitore Paolo, dotato del buon senso di una
classe popolare, capace di riconoscere l’eccesso, l’inutilità di certi gesti, ma che di fronte
all’isteria di Leonardo è costretto a tacere.
La comicità del dialogo: la comicità di questa scena emerge dal contrasto tra i brontolii del servo, che pur avendo ragione è costretto a tacere ciò che pensa, e gli entusiastici toni di Leonardo, che invece non ragiona più. Più procede il dialogo, più si accentua questo contrasto, nel quale i contenuti espressi dalle battute di ciascuno dei
due personaggi divergono vieppiù. In questo
modo il tono comico è generato da quella
piega ironica e amara che la scrittura goldoniana inventa e che grande fortuna avrà in
ciò che si intende ancora oggi per commedia
in Italia.
I temi
I valori borghesi: la preoccupazione costante di Leonardo è essere all’altezza di ciò
che la piccola società borghese villeggiante
si aspetta. A dominare è una vacua attesa
di generiche e approssimative novità che
regalino una fuga dalla quotidianità.
Il centro dell’interesse di Goldoni è costituito
dalla riflessione sulla vacuità dei valori
della borghesia del suo tempo: l’apparenza di fronte agli altri, il formalismo e il decoro, l’ostentazione, il denaro, l’inseguimento di uno stile di vita aristocratico. Anche
gli intrecci sentimentali sono attraversati
dalla convenienza, dalla frivolezza e dall’apparenza.
Tutti questi temi rendono Goldoni un autore
avanguardistico rispetto al suo tempo, facendone il grande precursore del dramma
moderno, che sarà incentrato sulla ricerca
interiore e sulla scoperta dei grandi vuoti
della società del tempo.
Francisco Goya
(1746-1828), I comici
ambulanti, 1793,
particolare.
La lingua
La modernità di Goldoni: fortemente innovativa rispetto alla comicità farsesca propria
dell’epoca risulta la lingua di Goldoni. Qui i
personaggi si esprimono attraverso una lin-
gua che aderisce alla concretezza delle
circostanze sociali in cui sono immersi, restituendone la quotidianità; è una lingua adeguata a dare voce alla mentalità e alla cultura
borghese.
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SEZIONE V - IL TESTO E LA SUA STORIA
il teatro della borghesia
Comprensione
di
ffi
co
ltà
LABORATORIO
1 Quali preparativi comporta la partenza per la villeggiatura?
2 Quante donne sono al servizio di Vittoria nell’imminenza della partenza?
di
ffi
co
ltà
3 Cosa significa che in campagna si sta in maggior soggezione che in città?
Analisi
I personaggi
Vedi a p. 253
4 Scegli nel gruppo di termini qui sotto, quelli che secondo te descrivono meglio il personaggio di Paolo:
buon senso
frivolezza
superficialità
scaltrezza
ingenuità
saggezza
ipocrisia
spontaneità
incoscienza
5 Rispondi alle seguenti domande su come il personaggio di Leonardo vive la
villeggiatura e argomenta la tua risposta con opportuni riferimenti al testo:
è vissuta con ansia e apprensione
Sì
No
per la villeggiatura non c’è bisogno di spendere molto
Sì
No
in villeggiatura bisogna dimostrare di essere all’altezza
della buona società
Sì
No
in villeggiatura si sta da soli
Sì
No
La lingua
Vedi a p. 275
6 Sottolinea le espressioni e i termini che fanno maggior riferimento alla concretezza della realtà quotidiana.
I temi
Vedi a p. 256
7 Elenca i temi presenti nella commedia con opportuni riferimenti al testo.
Produzione
di
ffi
co
ltà
Laboratorio
volume
B
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SS
IC
O
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8 Stendi delle didascalie Vedi a p. 252 inventate da te che percorrano le battute dei personaggi indicando i movimenti di scena e gli arredi di cui doteresti un ideale allestimento.
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