Comments
Description
Transcript
Grande Guerra
I luoghi della storia Cartoline dal fronte La Grande Guerra, sul fronte orientale, si combatteva tra le rocce e dai forti, inespugnabili quanto le montagne che li difendevano. Dal Carso alle Dolomiti, oggi sono i musei all’aperto a raccontare vittorie e sconfitte “È Soldati in appostamento tra le vette innevate del fronte orientale interno diverse correnti politiche: da una parte affluivano socialisti, cattolici e giolittiani, difensori della neutralità; dall’altra accorrevano nazionalisti, liberali, interventisti democratici e socialisti riformisti, schierati a favore di un immediato intervento. Alla fine furono i secondi a prevalere, così, nel 1915 la Triplice Alleanza fu spezzata dal Patto di Londra, nel quale si stabiliva che l’Italia prendesse parte alla Triplice Intesa, composta da Gran Bretagna, Francia e Russia. Il 24 maggio dello stesso anno il nostro Paese dichiarò guerra all’Austria, entrando così ufficialmente nel Nel Paese si aprirono due fronti, quello dei “neutralisti” e quello degli “interventisti” 88 Grazie ai suoi1177 metri di quota, il Forte Belvedere, in Trentino, godeva di una buona visuale verso le posizioni italiane in direzione sud conflitto. Il fronte italiano si concentrò prevalentemente a nord e a nord-est. Dalle Alpi Retiche al Carso triestino trincee, osservatori, camminamenti, casermette e appostamenti andarono a creare una lunga e stratificata linea di difesa rivolta contro le truppe dell’esercito austro-ungarico: e il confine tra l’Austria e l’Italia divenne il teatro privilegiato di sanguinosi scontri e battaglie. Le più cruenti per il Regio Esercito italiano furono le cosiddette “battaglie dell’Isonzo”: ben dodici, culminanti nella “disfatta di Caporetto”, una località strategica BBC History Italia Dicembre 2012 Fototeca Trentino Marketing S.p.A/gianni zotta, wikimedia commons stata una grande vittoria che dimostra al mondo quali meravigliosi combattenti siano gli italiani”. Essenziale ed efficace, com’era nel suo stile, Ernest Hemingway non ha mai avuto dubbi sul valore dei soldati italiani durante la Grande Guerra. Qui, il riferimento va alla battaglia del Piave del 1918. Un episodio che aveva rinfrancato lo spirito di un esercito in ritirata dopo la disfatta di Caporetto, spinto fino al Veneto dall’avanzata degli austroungarici. La controffensiva aveva dato la misura di quanto le truppe nemiche fossero ormai allo stremo, moralmente provate anche dallo sfaldamento progressivo dell’Austria-Ungheria. Ma quale fu il ruolo dell’Italia nella Prima guerra mondiale? Eravamo una nazione con un’unità ancora irrisolta e l’obbligo – dettato dalla Triplice Alleanza – di combattere al fianco di Germania e Austria-Ungheria. Ma le cose non andarono affatto in questo modo. Allo scoppio del conflitto, nel 1914, il governo Salandra scelse di non intervenire. Nel Paese si aprirono due fronti, quello dei “neutralisti” e quello degli “interventisti”, che a loro volta richiamavano al proprio Un portale di itinerari sulla Grande Guerra Per tutti coloro che desiderano scoprire i luoghi, gli itinerari e la storia dei principali eventi della Prima Guerra Mondiale nell’Italia nord-orientale è online il portale www.itinerarigrandeguerra.it, nato dal progetto interregionale “Itinerari della Grande Guerra – Un viaggio nella storia”, che coinvolge le regioni Friuli Venezia Giulia (capofila del progetto), Veneto, Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano. Con l’obiettivo di valorizzare in chiave turistica lo straordinario patrimonio storico e culturale di queste regioni, in modo da renderlo fruibile a tutti gli appassionati e a chiunque voglia conoscere una parte importante della storia della Prima guerra mondiale, il portale dedica un’intera sezione agli itinerari storici nei territori coinvolti, corredati di immagini, schede tecniche e informazioni utili. wikimedia commons Uno scatto d’epoca immortala i volti dei soldati segnati dalla vita in trincea sull’arco alpino della Slovenia che si trova all’incrocio tra il corso dell’Isonzo e la valle che porta verso la pianura friulana. Combattuta nell’ottobre 1917, costrinse gli italiani ad arretrare fino alla Linea del Piave. Benché sconfitti, i soldati seppero riorganizzarsi e, adunate le truppe dell’altopiano di Asiago e quelle schierate lungo il fiume Piave, sferrarono una dura offensiva (iniziata il 24 ottobre e conclusasi il 3 novembre), destinata a terminare vittoriosamente a Vittorio Veneto. All’armistizio del 3 novembre 1918, con il quale il conflitto si Dicembre 2012 BBC History Italia chiudeva a favore delle forze dell’Intesa, seguì, il 10 settembre 1919, il trattato di Saint-Germain, che definiva i confini italo-austriaci senza tuttavia soddisfare pienamente le aspettative italiane. L’Austria cedette all’Italia il Trentino-Alto Adige, l’Istria, l’intera Venezia Giulia fino alle Alpi Giulie includendo la cittadina di Volosca e le isole del Carnaro, la Dalmazia settentrionale nei suoi confini amministrativi fino al porto di Sebenico incluso, con tutte le isole prospicienti, il porto di Valona in Albania e l’isolotto di Saseno di fronte alle coste albanesi. Ma non sarebbe bastato. Gabriele D’Annunzio l’avrebbe definita una “vittoria mutilata”: mancante, cioè, di parte dei territori promessi con il Patto di Londra e precisamente, della Dalmazia settentrionale, oltre che della città di Fiume, non compresa negli accordi del patto, ma che era abitata da oltre 25mila italiani. Bastò poco a incendiare gli animi di chi, politico o militare, intellettuale o giornalista, vide questo come un mantenimento, di fatto, dello status quo ante, in cui l’Italia, a est, si ritrovava sempre una forza ostile: prima l’impero austro-ungarico, poi la Jugoslavia. La vittoria mutilata divenne una sorta di “mito” del dopoguerra. E tutto ciò che ne seguì, dall’occupazione di Fiume all’avvento del fascismo, fu interpretato da molti come volontà di riscattare gli oltre 600mila “meravigliosi combattenti” mandati sul fronte orientale a morire “inutilmente”. Quelli che vi proponiamo nelle pagine seguenti sono alcuni degli itinerari che attraversano i campi di battaglia lungo il confine con l’Austria e con la Slovenia durante gli anni della Grande Guerra. Luoghi che oggi possono essere vissuti anche come mete per un weekend che abbini storia e natura, grazie agli splendidi contesti paesaggistici (le Alpi, la Carnia, il Carso isontino e triestino) in cui la maggior parte delle testimonianze belliche sono inserite. ➣ 89 I luoghi della storia 2 8 2 1 3 4 5 6 1 Itinerario dello Jôf di Miezegnot Museo all’aperto del Pal Piccolo Carnia, Friuli Venezia Giulia Il Pal Piccolo è stato fra gli scenari di guerra più cruenti dell’estate 1915 lungo la linea di confine tra Italia e Austria segnata dal Passo di Monte Croce Carnico (1360 m). Oggi sulla sua cima è stato istituito un museo all’aperto: lo si può raggiungere con una breve escursione, che non presenta alcuna difficoltà di salita. Dal passo, dove si può lasciare l’auto, si procede a piedi fino all’indicazione “Kleiner Pal-MG Nase”. Il tracciato si fa strada nel fitto della vegetazione, tra caverne adibite a uso militare, casermette, una trincea coperta e un appostamento noto come “Naso delle Mitragliatrici”. Una volta in cima, a 1866 metri di quota, si apre un piccolo altopiano irregolare percorso dai resti di labirintici camminamenti e trinceramenti austro-ungarici, che solo pochi metri separavano dal cosiddetto “Trincerone italiano”. Ritornati al passo, in auto si percorre la SS52bis per arrivare al piccolo paese di Timau, dove si può visitare l’Ossario che raccoglie i soldati caduti nella zona, il Monumento dedicato alle Portatrici Carniche (le donne che fornivano cibo e materiale bellico agli uomini impegnati sul fronte alpino) e il Museo della Grande Guerra. Postazioni di difesa italiane nel Museo all’aperto del Kolovrat 4 Museo all’aperto Tel. 0428 2135 90 La Clifford’s Tower è il resto più importante di un castello più ampio Tel. 0433 779168 www.museograndeguerratimau.it del Kolovrat Alpi Giulie Friuli Venezia Giulia Nel cuore delle Alpi Giulie, lo Jôf di Miezegnot domina dai suoi 2087 metri di altezza un panorama straordinario. Non è un caso, dunque, che questa vetta, come molte altre dell’arco alpino, sia stata occupata dalle truppe italiane durante la Grande Guerra e quindi teatro dei bombardamenti alle fortificazioni austro-ungariche della Val Canale nel 1915 e della battaglia del Piccolo Miezegnot nel luglio Lapide sullo Jôf di Miezegnot del 1916. Partendo dalla Sella di Somdogna (1397 m), raggiungibile dopo aver percorso tutta la strada della Val Dogna e dotata di comodo parcheggio, lungo il sentiero CAI 609 e attraverso boschi incontaminati si raggiungono i ruderi di un ex cimitero e di un villaggio di guerra, quest’ultimo situato a 1890 metri di quota. I più allenati possono proseguire ancora fino in vetta (4 ore e 30 minuti totali, 700 m di dislivello), dove sorge la croce in ferro che veglia ancora sui circostanti resti di costruzioni, appostamenti e osservatori. I resti dei trinceramenti sul Pal Piccolo Valli del Natisone Friuli Venezia Giulia 3 Anello del Monte di Ragogna Udine-Pordenone Friuli Venezia Giulia Visitando il Museo all’aperto di Ragogna ci si può fare un’idea dalle fortificazioni, dei resti di costruzioni, postazioni e reperti della Battaglia del Tagliamento. Uno degli itinerari ad anello più interessanti – lungo se percorso interamente (10 km ca.), ma senza grosse difficoltà (400 m di dislivello) – parte da Rangona e, passando dal castello di Reunia, raggiunge il monte vero e proprio. Lungo il percorso si notano già la Batteria permanente “Ragogna Bassa” e le riserve e casematte in cui sono visibili L’ingresso di una galleria sul Monte di Rangona Definito la “terza linea di difesa italiana”, l’altopiano del Kolovrat si trova al confine tra Italia e Slovenia. Per visitarne il museo all’aperto, si sale a piedi dal Passo Solarie, dove si può parcheggiare nei pressi dell’omonimo rifugio (956 m). Dopo 50 metri, sulla sinistra si imbocca il sentiero CAI 746, che porta al Passo Zagradan (1042 m). Sulla sinistra le tracce sul terreno congiungono alla cima del Monte Klabuk, dove sono visibili i resti delle postazioni di difesa italiane durante la battaglia di Caporetto del 1917. Dal passo si può anche scegliere di continuare verso il Monte Piatto, seguendone la dorsale fra resti di piazzole d’artiglieria e i ruderi di alcuni edifici (3 ore di escursione, 200 m di dislivello). alcune scritte lasciate dai soldati. Sul crinale nord-est si trovano la Batteria permanente “Ragogna Alta”, le polveriere blindate e il Forte del Cavallino. Percorrendo le trincee di seconda linea si raggiungono i capisaldi del Cret dal Louf e della Spice. Da qui riprende la strada asfaltata e si scende verso la frazione di Muris, costeggiando le trincee più avanzate che concludono l’itinerario. Tel. 0432 954078 www.grandeguerra-ragogna.it BBC History Italia Dicembre 2012 archivio turismo fvg/gabriele Menisx3, Alice Venaruzzo 7 Grande Guerra Scorcio del Forte Zaccarana, uno dei più elevati in quota dell’intero fronte austriaco 5 Parco tematico della Grande Guerra di Monfalcone Carso isontino, Friuli Venezia Giulia Alle spalle di Monfalcone, il Parco tematico della Grande Guerra offre diversi itinerari ben segnalati. Si estende su circa 4 chilometri quadrati, ed è stato il punto più meridionale del fronte italiano da cui sarebbero dovuti partire gli attacchi per la presa di Trieste. Si può percorrere su 3 itinerari: i primi due dedicati alla ridotta di Sentiero lungo il Parco tematico della Grande Guerra di Monfalcone Quota 121 e alla trincea di Quota 85, strutture del sistema difensivo austro-ungarico occupate dall’esercito italiano nell’agosto del 1916 dopo la vittoria nella Sesta Battaglia dell’Isonzo. Il terzo alla trincea Joffre e alla Grotta Vergine, l’importante linea di difesa asburgica conquistata dai battaglioni italiani già nel giugno del 1915. Il secondo itinerario è particolarmente interessante perché la trincea Quota 85 è la stessa dove il 6 agosto 1916 Enrico Toti, volontario dell’esercito italiano con una grave mutilazione (aveva perso la gamba sinistra in un incidente), andò all’assalto di una trincea austro-ungarica, venendo colpito per ben tre volte. Poco prima di morire gettò la sua stampella verso le linee nemiche, compiendo il gesto che lo fece diventare uno dei simboli italiani della Grande Guerra. Tel. 0481 494229 6 Itinerario per il Forte Leone Cima di Campo wikimedia commons, forteleone.it, archivio ufficio turistico di vermiglio Cismon-Brenta, Veneto Lo sbarramento Cismon-Brenta aveva nel Forte Leone – situato a Cima di Campo a 1502 metri di quota ed edificato tra il 1906 e il 1912 – uno dei suoi capisaldi più importanti, in quanto poco lontano dal confine con l’AustriaUngheria. Presidiava tutta la parte orientale del Lagorai, teatro di numerose battaglie nel primo bienno di guerra, ma non entrò mai in azione. Dopo la disfatta di Caporetto e il conseguente arretramento della linea italiana, fu anzi occupato dagli austro-ungarici. Per raggiungerlo, dalla cittadina di Arsié, nel feltrino, si prosegue in auto fino al Col di Perer, dopodiché si continua a piedi su sterrata arrivando, dopo circa 4 chilometri di camminata, a Casera Celado. Le indicazioni per il forte segnalano di continuare ancora per altri 3 chilometri circa prima di raggiungere l’imponente struttura (visitabile all’interno solo su prenotazione). L’intero edificio, dotato anche di un osservatorio, era lungo 81 metri ed era ricoperto da uno strato di 2,5 metri di calcestruzzo. Tel. 380 1420535 www.forteleone.it Dicembre 2012 BBC History Italia Il vallo perimetrale del Forte Leone 7 Salita al Forte Zaccarana Passo del Tonale Trentino-Alto Adige Benché lungo (10 km ca.) e con un discreto dislivello (578 m), l’itinerario compreso tra il Forte Strino – la più antica fortificazione austro-ungarica costruita tra il 1860 e il 1861 in Val di Sole, oggi visitabile – e il Forte Zaccarana non presenta grosse difficoltà. Si dipana sui versanti del Tonale, e porta a uno dei forti più elevati in quota fra quelli compresi nello sbarramento che gli austriaci iniziarono a realizzare a partire dal 1859, quando, dopo la Seconda guerra d’indipendenza, la Lombardia passò al Regno di Sardegna. Parcheggiata l’auto al Forte Strino, si procede a piedi sul sentiero per la vecchia strada del Tonale e la Val di Strino. Superato un incrocio, si incontrano i resti dell’antico villaggio militare austriaco chiamato “Caserme di Strino”. Per arrivare al Forte Zaccarana, si continua lungo il sentiero riconoscendo, passo dopo passo, le posizioni trincerate poste a ultima difesa del manufatto militare. Il forte, costruito tra il 1907 e il 1913, era il più moderno della struttura del Tonale: fu pesantemente bombardato nei primissimi mesi di guerra e già nel settembre del 1915 venne disarmato, assumendo il ruolo di caposaldo contro eventuali attacchi ravvicinati. Tel. 0463 901280 8 Forte Belvedere Lavarone, Trentino-Alto Adige Il Forte Belvedere, conosciuto ai tempi come Werk Gschwent, fu costruito tra il 1908 e il 1912 su una cima a strapiombo sulla Val d’Astico. Dopo una profonda risistemazione dell’intero sito, negli anni ‘90 al suo interno è stata creata un’importante realtà museale dedicata alle architetture di guerra in tempo di pace, che si avvale di contenuti multimediali e interattivi. Sui tre piani della casamatta iniziale si ripercorre la storia delle fortificazioni a partire da quella del forte per arrivare a quelle della Grande Guerra in Italia e in Europa. Inoltre si può salire sul tetto per ammirare la parte esterna del forte e la meravigliosa vista sulla valle sottostante. Tel. 0464 780005 www.fortebelvedere.org Il Forte Belvedere, baluardo difensivo austriaco, ospita oggi un museo storico 91