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TORINO: Martini rinnovato, ma perderà 50 posti letto
12314 LA STAMPA GIOVEDÌ 21 GENNAIO 2016 Mandate le vostre segnalazioni, foto e video a [email protected] Quartieri .53 . QUARTIERI Per le vostre segnalazioni [email protected] Raffica di lavori per otto milioni Circoscrizione 7 Gli interventi saranno effettuati in due fasi che hanno come obiettivo rendere il presidio più efficiente senza causare ai degenti grossi disagi in fase di cantiere Chiude “Moiso” la torrefazione di Porta Palazzo IRENE FAMÀ Dopo 74 anni, la «Torrefazione Moiso» chiude i battenti. Serrande abbassate per lo storico locale in corso Regina Margherita all’angolo con corso XI febbraio. Clara Moiso, dopo aver ereditato l’attività dai suoceri, aveva fatto di quel luogo, a soli due passi da piazza della Repubblica, un punto d’incontro per il quartiere e per la Città. «Nel retro conserviamo ancora le macchine per tostare i chicchi. Ormai rimarranno inutilizzate» racconta, tra le lacrime, mentre riordina le ultime scatole. Le vetrine, che un tempo attiravano i clienti con ogni tipo di dolciumi, tra cui degli ottimi biscotti al cioccolato da gustare con il caffè, ora sono completamente vuote. In terra qualche scatolone per racco- ALESSANDRO MONDO Un intervento in due fasi: la prima da marzo; la seconda, più consistente, nella seconda metà dell’anno. Salto di qualità Accade all’ospedale Martini, classificato nella rete ospedaliera torinese come sede di Dea di primo livello, che prossimamente cambierà volto con un investimento di 8 milioni garantiti da fondi ministeriali. Progetto ambizioso, basato su una pluralità di interventi finalizzati a migliorare i servizi esistenti più che a crearne di nuovi. È il caso dei lavori al quinto piano, oggi in gran parte inutilizzato, destinato ad accorpare e ad ospitare parte dell’area medica del presidio. Percorsi dedicati Il grosso della ristrutturazione, progettata a febbraio, partirà invece dal secondo semestre e punterà essenzialmente sulla ridefinizione degli spazi all’insegna di un utilizzo più efficace ed agevole per i pazienti. Come spiega Giovanni Soro, direttore generale dell’Asl Torino 1, l’applicazione degli standard strutturali previsti dal ministero, significa molte cose, cominciando dal rifacimento dei percorsi interni alla struttura: dal pronto soccorso all’area medica, dall’area medica a quella chirurgica, passando per la diagnostica. In una parola: percorsi dedicati e segnalati - «anche ricorrendo all’utilizzo del colore» - collegamenti più agevoli e riduzione dei tempi di trasferimento da un comparto all’altra dell’ospedale. «Di fatto, verrà ottimizzato il percorso dei pazienti nelle varie aree del presidio», precisa Soro. REPORTERS Circoscrizione 3/ Pozzo Strada Martini rinnovato ma perderà 50 posti letto «Camere di attesa» Giovanni Soro direttore generale Asl To1 Circoscrizione 8/ San Salvario Nella stessa ottica la creazione di spazi destinati ai pazienti in attesa di ricovero: messi in condizione di cominciare a sottoporsi alle terapie o al percorso diagnostico per il tempo necessario per ottenere la disponibilità del letto. Bagni in camera Se è per questo, e più ancora che il rifacimento dei percorsi interni, ai ricoverati interesserà sapere che il piano prevede la disponibilità di un bagno per ogni camera (attualmente nei reparti ne esistono ma solo di uso comune): particolare non secondario per chi è costretto in ospedale. Meno posti letto Camere le quali, ma questo è frutto dell’atto di programmazione regionale, recepito nell’atto aziendale dell’Asl, conterranno un numero minore di letti: 200 rispetto ai 250 attuali. «Già oggi molti risultano solo sulla carta precisa Soro - In ogni caso, il nuovo assetto non comprometterà la capacità operativa dell’ospedale». Stesso discorso per i cantieri, che dovrebbero avere un impatto attenuato grazie all’utilizzo temporaneo di «aree polmone» interne al Martini. Alla voce «novità» rimanda anche l’aumento di altri postiletto: quelli del reparto di Psichiatria, che passano da 10 a 16. Locale storico Serrande chiuse e vetrine vuote per questo locale da 74 anni nel quartiere gliere, tra antiche ricette e vecchie targhe, ciò che rimane della «Torrefazione Moiso» e del suo profondo legame con il territorio. «Con il locale se ne va una parte di storia del quartiere» mormorano nei negozi vicini. Ma Clara, stupita da tanto interesse, spiega: «Questo non è tempo per il commercio. Per chi ha un’attività i costi sono diventati troppo elevati. A Torino siamo in molti ad aver chiuso». E mentre a Porta Palazzo sono in tanti a dispiacersi per la fine di Moiso, Clara dice: «Non credo che chiusura di questa attività sia una perdita per la Città». Lo puntualizza non curandosi delle numerose manifestazioni di solidarietà che sono arrivate da più parti, e in particolar modo sui social. Clara, vorace lettrice di giornali cartacei, non usa Internet, non guarda la televisione; legge soltanto i quotidiani. Ribadisce: «I tempi sono cambiati: una volta avevamo 7 locali a Torino. Oggi è tutto differente». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Circoscrizione 9/ Lingotto Circoscrizione 10/ Mirafiori Sud Carreggiata sconnessa Dopo un anno di attesa Bonificato dall’amianto in via Madama Cristina ecco i condizionatori il tetto della ex “Claus “ MIRIAM CORGIAT MECIO PIER FRANCESCO CARACCIOLO Ci sono decine di lastre di pietra sconnesse nella carreggiata di via Madama Cristina, all’altezza del civico 5, davanti alla fermata del bus della linea 67. Lo segnala Teresio Asola sullo «Specchio dei Quartieri». «Ci sono dislivelli di centimetri - dice - L’altro giorno sono inciampato mentre stava sopraggiungendo il bus e ho rischiato di essere investito». Si lamentano anche gli automobilisti, che in quel tratto di via mettono costantemente a rischio le sospensioni dell’auto. «La strada è così da mesi: perché nessuno la sistema?» si domanda Luca Lubello, un residente. In Circoscrizione assicurano di essere a conoscenza del problema. «Ma al momento non abbiamo le risorse per risolverlo - spiega Marco Addonisio, vicepresidente della Otto - Stiamo lavorando per recuperare fondi da destinare alla viabilità: appena sarà possibile interverremo». Il centro d’incontro del Parco Di Vittorio ha finalmente un condizionatore nuovo. L’impianto, infatti, è stato installato nei giorni scorsi grazie alla donazione di un privato che aveva scoperta sulle pagine del nostro giornale della mancanza di un sistema di refrigerazione adeguato. Questa estate, quindi, gli anziani che frequentano lo spazio potranno contare su temperature più miti durante il giorno. [F. CAL.] Dopo anni di attesa il tetto dell’ex stabilimento Claus Metalli di via Somalia, che conteneva amianto, è stato rimosso completamente. Un risultato che soddisfa i residenti della zona, che si erano appellati a lungo ai proprietari e all’amministrazione per chiedere la bonifica dell’edificio. «La situazione era diventata pericolosa anche per la salute di chi abita qui, ora per fortuna il problema è stato risolto una volta per tutte» commenta Andrea Giannelli, che abita nella via. Alcuni, però, chiedono che i responsabili della ditta facciano un ulteriore intervento nell’area. «I marciapiedi intorno al capannone sono in uno stato pietoso, al limite della discarica abusiva - raccontano - Dopo la bonifica del tetto speriamo che la proprietà provvederà anche a pulire la strada intorno all’ex stabilimento, così da restituirci una via finalmente decorosa». 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Copia di 423ee23ce0390da8184fce9ab8e6121a ** 503*/0 $30/"$" la Repubblica (*07&%¹ (&//"*0 *MQJBOFUBTBOJUË .BVSJ[JBOPPTQFEBMF HMJFTBNJPSBTJTDBSJDBOP EBMDPNQVUFSEJDBTB μMBQSJNBTUSVUUVSBBHBSBOUJSFUVUUJJTFSWJ[JPOMJOF #BTUFSËSFHJTUSBSTJQFSPUUFOFSFPHOJUJQPEJSFGFSUP 4"3"453*110-* * un sistema sanitario 2.0 il paziente prende l’auto soltanto quando deve sottoporsi all’esame diagnostico. Quando il referto è pronto ed è tempo di ritirare la lastra — radiografie tradizionali ma anche una Tac o una risonanza — gli basterà sedersi davanti al computer. Potrà scaricare le immagini a casa o inviarle direttamente via mail al medico di base. Inutile elencare i vantaggi: si inquina meno, non si paga il parcheggio, si contribuisce a non far crescere le code e si risparmia tempo prezioso. Primo in città e in tutto il Piemonte, certamente fra i primi in Italia, l’ospedale Mauriziano da oggi consente tutto questo e batte le altre strutture piemontesi in velocità nel garantire tutti i servizi on line. Due gli indirizzi da segnare per il ritiro dei referti: il primo è quello del sito del Portale della N salute (www.regione.piemonte.it/sanita) dove si troveranno tutti i servizi on line via via che le diverse aziende li renderanno accessibili. Per il Mauriziano il sito da digitare è www.mauriziano.it. La voce da cercare è “ritiro referti”. L’unico pre-requisito, a par- %JTQPOJCJMJBOBMJTJFSBEJPHSBGJF UJDLFUFQSFOPUB[JPOJi*MQSPTTJNP QBTTPTBSËQPJMBDPOTFHOB EFMGBTDJDPMPTBOJUBSJPw te ovviamente l’aver pagato il ticket, è avere le credenziali digitali che si potranno ritirare in qualsiasi ospedale e azienda allo sportello dedicato, semplicemente facendo vedere la carta d’identità. Una volta me- morizzati username, password e pin, basteranno poche operazioni per ritirare tutte le informazioni e verificare da casa se si è in salute o se è necessario affrettarsi per una cura. L’accesso è consentito anche se si è in possesso della tessera sanitaria, attivata agli sportelli dell’azienda. Al Mauriziano, ad esempio, è possibile ottenere le credenziali registrandosi allo sportello numero 10, dal lunedì al venerdì e dalle 8,30 alle 15,30. “Un mondo di servizi on line per la tua salute” è il motto scelto dall’ospedale di corso Turati diretto da Silvio Falco. La responsabile dei servizi informatici è Silvia Torrengo, ex-direttore di Federazione, la sovrastruttura ideata dall’ex-assessore alla sanità Paolo Monferino e poi cancellata per volere dei ministeri di Economia e Sanità. «Collaboriamo con il Csi e il prossimo passo dovrà essere il fascicolo sanitario», spiega. 4JMWJB5PSSFOHP TFSWJ[JJOGPSNBUJDJ Per ora il Mauriziano è l’unico a consentire di scaricare anche le immagini degli esami radiografici. Ma altri servizi sono già on line per altre aziende. Il pagamento del ticket è su Internet all’Asl To1 e alla To5, oltre che all’azienda di Alba, mentre a Torino è già possibile cambiare il medico di base o prenotare visite ed esami al sovracup. Non tutti ne sono a conoscenza e la potenzialità per il momento è senza dubbio ridotta: il portale della Salute della Regione era nato ai tempi della giunta Cota senza Copia di 423ee23ce0390da8184fce9ab8e6121a la Repubblica (*07&%¹ (&//"*0 *** 1&34"1&3/&%*1*Ä /FXTFBHHJPSOBNFOUJ TVUPSJOPSFQVCCMJDBJU 53011&3*$)*&45&"55&4&'*/0"6/"//0&.&;;0 $UPDIJSVSHJBBMSBMMFOUBUPSF RVBOEPJMUVNPSFÒCFOJHOP nel caso di intervento sui tumori maligni. L’attesa però sale da sei mesi fino ad un anno e mezzo — e a volte non si riesce neppure ad avere indicazioni sulle date — se il tumore è benigno. Anche se esteso, evidente e fastidioso. Difficile immaginare che un paziente possa aspettare così a lungo in queste condizioni e non si rivolga al privato. Alcuni lettori denunciano a Repubblica il loro disagio quando è un centro nazionale come quello del Cto a non riuscire a te per numero di interventi e qualità. Inevitabile dunque che la richiesta dei pazienti sia in crescita. «In molti casi i pazienti arrivano da fuori Regione», conferma il direttore sanitario della Città della Salute Maurizio Dall’Acqua. Capacità attrattiva da un lato, ma al tempo stesso il rischio di creare mobilità passiva se i pazienti dovessero scegliere di andare in Lombardia o in Emilia. «L’attenzione della nostra azienda è alta — assicura Dall’Acqua — siamo in un fase di riorganizzazione, che *MEJSFUUPSFEJPSUPQFEJB PODPMPHJDBi*QB[JFOUJ TPOPBVNFOUBUJEFM QFSDFOUPJOUSFBOOJw *MEJSFUUPSFTBOJUBSJPi$J TUJBNPSJPSHBOJ[[BOEP DPTÖNJHMJPSFSËMVTP EFMMFTBMFPQFSBUPSJFw 5 *-i$&37&--0/&w *MTFSWFSEFM.BVSJ[JBOP DIFDPOUJFOFJEBUJEFMMF QSFTUB[JPOJEFMMPTQFEBMF BDDFTTJCJMJBMMVUFO[B EMPI rispettati -PTQFEBMF$UP però mai la spinta necessaria a farsi conoscere davvero dai cittadini: «Anche perché le aziende si sono mosse con troppa lentezza nel rendere accessibili i propri servizi sul portale», puntualizza Torrengo. Per poter conquistare l’etichetta di “ospedale 2.0” bisognerà garantire il referto di esami di laboratori analisi, il ritiro di esami radiologici e le immagini, ma anche permettere il pagamento del ticket: si può fare tramite carta di credito digitando il proprio codice fiscale con la possibilità di stampare la ricevuta valida per la detrazione fiscale. Ovviamente si possono prenotare visite ed esami sul sovracup e, se la prenotazione è già stata fatta, si possono verificare i dettagli, stampare i documenti o annullare l’appuntamento. In attesa che sia il centro unico di prenotazione regionale ad uniformare il servizio per tutta la Regione inserendo anche i servizi del privato. Il bando è stato pubblicato e la novità potrà essere attiva in autunno. ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" garantire una soluzione in tempi accettabili. Raimondo Piana, il direttore dell’ortopedia oncologica e ricostruttiva del Cto, risponde che al momento la sua équipe non è in grado di assicurare tempi certi ma ricorda che il tumore benigno non è pericoloso «Mi rendo tuttavia conto che da un punto di vista psicologico l’impatto di una risposta negativa possa es- sere importante. Purtroppo c’è stato un aumento esponenziale delle richieste, il 113 per cento in tre anni e a volte sono i colleghi a cedermi le sale operatorie». La struttura diretta da Piana è centro di riferimento nazionale per i sarcomi e tumori ossei ed è l’unico centro regionale inserito nella mappa stilata dalla rete oncologica di Oscar Bertetto delle strutture autorizza- ingloba anche il trasferimento del Maria Adelaide. La razionalizzazione dovrebbe migliorare l’utilizzo delle sale operatorie e se sarà possibile non escludiamo un potenziamento». Dove indirizzare i pazienti per interventi non proprio semplici, anche se su tumori benigni «è uno dei quesiti a cui si deve rispondere», sollecita Piana.. TTUS 'FSJUBBM#BSEPSFUSPNBSDJBEFMM*OQT i#PUUBSJÒJOWBMJEBBMDFOUPQFSDFOUPw -BDPNNJTTJPOFNFEJDB SJFTBNJOBJMGBTDJDPMP FSJCBMUBJMQSJNPWFSEFUUP *MDPNNFOUPi(JVTUJ[JB ÒGBUUBNBOPOBWSFJEPWVUP JOTFHVJSFJNJFJEJSJUUJw *-$"40 ("#3*&-&(6$$*0/& j( IUSTIZIA è fatta». Caro- lina Bottari lo dice sottovoce e riesce a racchiudere in un sospiro una frase che sulla bocca di chiunque altro, meno invaso dalla sofferenza e dal ricordo dei terribili attimi sotto il fuoco dei terroristi dell’Is, si sarebbe trasformata in un grido di gioia. Due giorni fa la giustizia è arrivata a farle visita a casa. Stampata nero su bianco: «Invalidità: 100%». Così c’è scritto sul nuovo verbale redatto della commissione medico-legale dell’Inps, che a metà novembre, dopo la denuncia di Repubblica, aveva riaperto la pratica dell’impiegata comunale rimasta ferita a Tunisi lo scorso 18 marzo nell’attentato al museo del Bardo, annullando il primo verdetto emesso sulla base delle valutazioni dei medici dell’Asl e sul quale era stato scritto l’inappellabile giudizio: «Non invalida». Il mancato riconoscimento dell’invalidità civile alla signora Bottari, colpita da un proiettile di kalashnikov che le ha portato via sette centimetri di gamba, era parso un torto agli occhi di tutti meno che dei burocrati abituati a nascondere sotto montagne di carte bollate le persone e le loro storie. Emerge una storia tanto incredibile che l’Inps decide di tornare sui propri passi, annulla il primo pronunciamento e riparte da zero per accertare, aveva precisato l’istituto, «il giusto grado di invalidità» della Bottari. La quale poche settimane più tardi viene sottoposta a una nuova e approfondita visita. A due mesi di distanza ecco il nuovo verdetto. Che ribalta completamente, il primo responso: da «non invalida» a «invalida al 100 per cento». «Era quello che mi aspettavo dall’inizio — commenta la Bottari, che nell’attentato, oltre a restare gravemente ferita e costretta sulla sedia a ro- 463&16##-*$" telle, ha perso il marito Orazio Conte — Mi sono resa conto, però, che ho ottenuto ciò che mi era dovuto solo finendo sul giornale, una cosa che di mia iniziativa, per la mia indole riservata, -BEJQFOEFOUFDPNVOBMFBWFWB BWVUPVOBHBNCBBDDPSDJBUB EBVOQSPFUUJMFEJLBMBTIOJLPW OFMMBTTBMUPJODVJFSBNPSUPJMNBSJUP -"%&/6/$*" *MOVNFSPEJ3FQVCCMJDB5PSJOP DIFBOOVODJBWBMJOUFSWFOUPEFM TJOEBDP'BTTJOPTVMDBTP#PUUBSJ non avrei mai pensato di fare». Con il certificato d’invalidità totale potrà prolungare il periodo di assenza per malattia dal lavoro in Comune che ormai era agli sgoccioli, chiedere l’indennità di accompagnamento e conta- ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -&5"11& re su una borsa di studio per i tre figli universitari. Carla, come la chiamano in famiglia, lo considera soprattutto un atto che ristabilisce l’ordine delle cose secondo giustizia, dopo che si era vista negare la sua storia di vittima del terrorismo. «All’inizio — racconta — l’avevo presa persino bene. Mi ero detta: forse i medici pensano che possa guarire. Invece la mia dottoressa mi disse che le cose stavano in un altro modo, e che per loro era come se mi fossi rotta una gamba cadendo dalle scale. Una cosa incredibile». Come incredibile e dolorosa sarebbe stata la strada che le avevano prospettato: fare ricorso in tribunale per ribaltare il verdetto di non invalidità, dover convincere i giudici. «Per me — fa notare la signora Bottari — sarebbe stato troppo doloroso raccontare di nuovo quella storia: in ogni momento tutto, qualsiasi stupidaggine mi riporta a quel momento, e rivedo negli occhi scene irripetibili, dolorose anche per chi dovesse sentirne il racconto». A luglio sarà richiamata dai medici dell’Inps per aggiornare la situazione. «Uno spiraglio di guarigione che mi è stato lasciato», annota sperando in un miglioramento l’impiegata comunale, che di una cosa però ormai è sicura: «Sono stanca di dire chi sono: Carolina Bottari, vittima del terrorismo al museo del Bardo. Queste cose dovrebbero andare avanti come un treno, da sole su binari dritti, invece di dover sempre rincorrere qualcuno o qualcosa per ottenere ciò che si dovrebbe avere per diritto». ª3*130%6;*0/&3*4&37"5" -"55&/5"50 *MNBS[PVO HSVQQPUFSSPSJTUJDP BTTBMUBJMNVTFPEFM #BSEPB5VOJTJ VDDJEFOEPUVSJTUJ FGFSFOEPOF -&7*55*.&4"#"6%& 5SBJNPSUJDJTPOPUSF QJFNPOUFTJUSBJ GFSJUJDÒ$BSPMJOB #PUUBSJDIFOFMMB TUSBHFIBQFSTPJM NBSJUP0SB[JP$POUF *-i/0w%&--*/14 "MMBSJDIJFTUBEJ JOWBMJEJUËDJWJMFMB DPNNJTTJPOF NFEJDBEFMM*OQT SJTQPOEFJOQSJNB CBUUVUBDPOVOiOPw *-3*&4".& %PQPMBEFOVODJB EFMDBTPEBQBSUFEJ 3FQVCCMJDBM*OQT BOOVODJBJMSJFTBNF EFMMBTJUVB[JPOF EFMMJNQJFHBUB