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No, non marchiamo la parte da operare
IL CAFFÈ 26 luglio 2015 6 Attualità rosa & cactus una rosa a... un cactus a... Il direttore sanitario del Beata Vergine di Mendrisio ha smentito l’allarme scabbia per la presenza degli asilanti, lanciato dal deputato leghista Robbiani. E ha avvertito, il Ticino ha ben altre rogne da grattare Irrefrenabile comunicatore ed esternatore compulsivo via Facebook, tace del tutto invece sui seni asportati per errore alla Clinica S. Anna. Devastante il “Beltrasilente” per la credibilità del ministero della Sanità Brenno Balestra OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 Paolo Beltraminelli 7 Ti-Press Lo scandalo Il fatto Interrogativi e polemiche alla clinica Santa Chiara per la partenza di 3 pediatri Nuove illazioni sul clima di lavoro nell’istituto privato locarnese Ti-Press La clinica di Sorengo per la prima volta precisa le verifiche che venivano fatte e quelle che sono state introdotte in chirurgia dopo i seni asportati per errore ad una paziente Ti-Press C’ “No,non marchiamo la parte da operare” La direzione della Sant’Anna spiega quali sono (e non sono) i loro sistemi di controllo PATRIZIA GUENZI A desso un “time out” fresco di stampa sta lì, appeso alla parete di tutte le sale operatorie della clinica Sant’Anna di Sorengo. Un foglio, formato A4, su cui spiccano dei riquadrati incolonnati con tanto di titolino a colori, con tutte le verifiche da fare prima e dopo un’operazione. Adesso... “Già, troppo tardi - commenta laconico Roberto Volontè, direttore sanitario della struttura privata del gruppo Genolier, che al Caffè ha spiegato quali sono, e non sono, i sistemi di controllo all’interno della clinica -. Comunque sia, se anche un anno fa le regole di sicurezza fossero state applicate sino in fondo, chiaramente questo incidente non sarebbe avvenuto”. Tuttavia, malgrado l’accaduto un’inutile mastectomia totale ad una donna 67enne per mano del ginecologo Gianmarco Rey, al centro dell’indagine della magistratura - ancora oggi la clinica non ha imposto di fare un segno indelebile sulla parte del corpo da operare prima di prendere in mano il bisturi. “No, non marchiamo ancora la parte da operare, una mancanza a cui stiamo provvedendo ora - assicura Volontè -. A farlo, questo segno sul corpo, sarà il paziente stesso, controllato poi dal chirurgo”. Il time out, si chiama così in gergo medico, è l’iter che consente una corretta identificazione del paziente appena viene steso sul lettino della sala operatoria. In sostanza, un anno fa, alla Sant’Anna esisteva invece un protocollo che solo lontanamente ricalcava le direttive consigliate dall’Organizzazione mondiale della sanità per la sicurezza in sala operatoria. “C’era sicuramente l’identificazione del paziente e del sito”, spiega Volonté. Già, ma non la marcatura! Un gesto che quasi sicuramente avrebbe evitato alla donna di ritrovarsi il corpo orrendamente martoriato, senza ancora sapere con esattezza, dopo oltre un anno dall’errore, come realmente si siano svolti i fatti. “Chirurgo, anestesista e infermiere I FA anestesista TTI dovevano osservare un time out simile a quello dell’Oms, la cui stesura risaliva però a parecchi anni prima ammette il direttore sanitario -. Quindi la verifica delle generali- tà del paziente, ma non, ad esempio, l’obbligo di fare un segno indelebile sulla parte del corpo da operare. E so che sembrerà incredibile, eppure proprio in quei giorni, un anno fa quindi, stavamo potenziando il nostro time out uniformandolo a quello dell’Oms. Oggi è addirittura più completo, abbiamo aggiunto una colonna in cui si prevedono numerose e dettagliate verifiche che devono iniziare dalla camera del paziente e ter- minare al suo ritorno in corsia, con tutti gli step di controllo firmati, dal primo all’ultimo”. Al di là di come si sono svolti i fatti, sarà la magistratura a stabilirlo, resta comunque l’amaro in bocca. Una vicenda davvero gestita male da parte dei vertici della clinica. “Si privilegiò il rapporto medico-paziente e si lasciò gestire la situazione al chirurgo in questione, forse in modo naïf... tardi, è vero. Comunque sia, clinica e chirurgo co- municarono la verità alla paziente, prima di tutte le denunce che seguirono”. Intanto, sull’onda dell’emotività che inevitabilmente casi simili provocano nell’opinione pubblica, in questi giorni sono state pubblicate notizie dal sapore un po’ fantozziano, come quella di un’infermiere di sala che ad un certo punto, nel corso dell’operazione, avrebbe avvertito il chirurgo che quella non era la paziente “giusta”. E sta facendo parecchio discutere anche la lettera di un ex superiore del dottor Rey che, oltre a descrivere quest’ultimo come un soggetto “dotato di un ego patologico che non ammette la possiblità di sbagliare”, riporta di una fonte ben informata secondo cui qualcuno lo avvertì dello sbaglio che stava commettendo, per poi denunciare il tutto alla direzione della clinica. “Sono soltanto vecchi rancori, ruggini mai risolte - taglia LE VERIFICHE DA FARE PRIMA E DOPO UN’OPERAZIONE L’editoriale Indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità per la sicurezza in sala operatoria LILLO ALAIMO Prima dell’anestesia Ingresso in sala Il paziente deve confermare... • Nome cognome e data di nascita • Sito chirurgico • Procedura chirurgica • Consenso all'anestesia e all'intervento - Il “sito chirurgico” deve essere indicato con un segno indelebile sulla cute - Compilare la checklist per l’anestesia - Verifica funzionamento del saturimetro Verificare se il paziente ha... • Allergie note a farmaci e/o alimenti • Vie aeree difficili/rischio di inalazione • Se si, sono stati previsti ausili e assistenza? • Rischio di emorragia > 500ml (7ml/Kg per i bambini) • Se sì, sono stati previsti adeguati accessi venosi e fluidi da infondere? Tutti i componenti dell’équipe devono presentarsi con nome e funzione Chirurgo, anestesista e infermieri devono verbalmente confermare... • L’identificazione del paziente • Il sito e la procedura chirurgica Valutare eventi critici prevedibili - Chirurgici: • Eventi critici o inaspettati, tempi operatori, perdite ematiche - Anestesiologici: • Particolari preoccupazioni correlate al paziente - Infermieristici: • Se i processi di sterilizzazione sono stati validati • Se ci sono particolari preoccupazioni correlate alle apparecchiature • Se la profilassi antibiotica è stata somministrata negli ultimi 60 minuti. (Sì, no, non applicabile) • Se sono visionabili le immagini diagnostiche. (Sì, no, non applicabile) Prima che il paziente esca dalla sala operatoria Uscita dalla sala L'infermiere strumentista deve confermare verbalmente insieme all'équipe... • La denominazione dell'intervento eseguito e la sua registrazione • Se il conteggio di strumenti, garze, aghi... è corretto • Se i pezzi istologici sono correttamente etichettati (incluso il nome del paziente) • Se eventuali problemi connessi alle apparecchiature sono stati segnalati L’Organizzazione mondiale della sanità precisa nelle sue direttive che la checklist “non vuole essere definitiva” ed invita a modificare quanto necessario per meglio adeguarsi alle singole realtà L’INTERVENTO L’8 luglio 2014 la paziente entra in sala operatoria, al Sant’Anna, per operare un tumore dietro al capezzolo; si risveglierà senza entrambi i seni LA BUGIA Il ginecologo anziché dire subito la verità alla paziente, le spiega che il tumore era più esteso del previsto e ha quindi dovuto asportare i seni LA DENUNCIA Ottobre 2014, la paziente segnala il fatto alla Commissione di vigilanza e, a maggio 2015, denuncia il ginecologo per lesioni intenzionali gravi e lesioni colpose Chirurghi, infermieri e anestesisti devono fare un debriefing per analizzare e risolvere i punti critici riscontrati durante l'intervento sul paziente L’AMMISSIONE Il ginecologo convoca la donna nel novembre 2014 alla presenza dell’avvocato Fulvio Pelli, ammette l’errore, c’è stato uno scambio di pazienti L’INCHIESTA Inizialmente sotto inchiesta solo il ginecologo, e l’unico per ora interrogato; le indagini si allargano a tutta l’équipe operatoria e ai vertici della clinica I tre pediatri, che collaboravano da anni con la Santa Chiara, preferiscono trincerarsi dietro un “no comment”. Come dire, inutile creare ulteriori discussioni in un settore, come quello sanitario, in questo periodo parecchio sotto pressione. E, soprattutto, in una clinica che negli ultimi mesi è stata al centro di questioni e polemiche delicate. Da quello che il Caffè è comunque riuscito a ricostruire, i tre specialisti non si aspettavano affatto di non poter più mettere piede nel reparto maternità della Santa Chiara da un giorno all’altro. Avevano semplicemente scritto per esprimere la loro preoccupazione, non essendoci più la presenza fissa di una neonatologa all’interno della struttura, auspicando una veloce sostituzione. Da qui la lettera di “benservito” ai tre pediatri firmata dalla clinica. Ma tant’è... Quest’ultimo episodio, tuttavia, non fa che sollevare ulteriori interrogativi e preoccupazioni sul clima di lavoro in una clinica che si appresta, stando quantomeno La direzione Secondo la direzione i professionisti se ne sarebbero andati autonomamente Pubblicità ai piani di lavoro, ad una sempre maggiore collaborazione con l’ospedale La Carità di Locarno. Il rimpasto nella Santa Chiara sarebbe avvenuto poco dopo il suicidio, lo scorso maggio, della dottoressa Barbora Jancikova, neonatologa alle dipendenze della clinica. Un gesto estremo, che aveva suscitato un’ampia eco in tutto il cantone, oltre a inevitabili domande, anche per l’inusuale annuncio funebre a tutta pagina pubblicato su un quotidiano proprio dalla clinica dove la donna aveva lavorato per quasi dieci anni. Ma la dottoressa Soldati tranquillizza: “Nel reparto non è cambiato nulla e tutto funziona come prima - sottolinea -, cinque erano i medici a disposizione della maternità, tra pediatri e neonatologi, e cinque sono oggi. In più, abbiamo assunto un nuovo neonatologo che assicura i picchetti, assieme ad altri colleghi subentrati dopo la decisione dei tre pediatri di non più collaborare con noi”. Una cosa è certa. La rottura, indipendentemente da chi l’ha provocata, a tutti gli effetti è irrecuperabile e definitiva. Colloqui chiarificatori, dopo la lettera, non ce ne sono stati. Le due parti si sono limitate a prenderne atto. Ma su chi ha subito o provocato la decisione resta il mistero. p.g. LA VICE NDA 1 2 3 LA SOSTITUZIONE Dopo la morte della neonatologa Jancikova i tre pediatri avrebbero scritto alla clinica auspicando una veloce sostituzione LA DECISIONE Forse per un disguido di interpretazione, la direzione della clinica ha preferito interrompere la collaborazione coi tre medici pediatri L’ASSUNZIONE La clinica rassicura sulla massima efficienza del reparto maternità. Ha anche assunto un nuovo neonatologo La difficile intesa per il futuro tra sanità pubblica e privata segue dalla prima pagina C Prima dell'incisione della cute “Time out” in sala corto Volontè -. Si sta facendo un processo mediatico ad una struttura e a tutti i medici che vi lavorano, ogni giorno, al servizio dei pazienti, gettando gratuitamente fango su un’attività di più di 80 anni e con 4000 interventi l’anno eseguiti nelle regole dell’arte medica. E questo molto probabilmente per ragioni politiche e di rancori senili ed ancestrali”. [email protected] @QPatriziaGuenzi LA CLINCA S’ANNA La struttura privata ha oltre 80 anni e offre un’ampia gamma di discipline sanitarie. È soprattutto conosciuta, anche all’estero, per l’eccellenza dei reparti di maternità e neonatologia. La Santa Chiara, in alto a destra, è una clinica privata, con un centinaio i posti letto e una settantina i medici accreditati è un mistero sull’allontanamento improvviso di tre pediatri della regione dalla clinica Santa Chiara di Locarno. Sta in una lettera o, meglio, sulla sua interpretazione. Ma le conseguenze sono state drastiche: l’interruzione immediata della collaborazione con la struttura privata. La vicenda potrebbe sembrare poco rilevante, se non fosse che arriva solo dopo qualche settimana le polemiche, ancora non chiarite, per il drammatico suicidio di una neonatologa della clinica. Una morte su cui si è forse anche speculato tirando in ballo le condizioni di lavoro all’interno della struttura e, quantomeno, una parte del personale. Ma torniamo a quest’ultima vicenda. Quella dei tre medici che oggi, inaspettatamente, non collaborano più con la Santa Chiara. “I tre medici hanno scritto e firmato in comune una lettera, perentoria, in cui comunicavano alla direzione che dal 30 giugno 2015 non avrebbero più fatto il picchetto su chiamata per i parti - dice al Caffè la dottoressa Daniela Soldati, membro del Consiglio di amministrazione dell’istituto -. Abbiamo dovuto arrangiarci e trovare in fretta una soluzione”. Questa, dunque, la versione ufficiale della clinica locarnese. Una versione che non collima con quella dei tre professionisti. he non è - come qualcuno ancora ha scritto rispondendo al nostro ultimo editoriale sul bisogno di solidarietà la rivolta o la richiesta delle anime belle. La trasparenza è la condizione prima perché i cittadini possano esercitare un diretto controllo - anche attraverso i media - sulle istituzioni e, più in generale, sulle strutture e i meccanismi sociali e di servizio della realtà che li circonda. Per potersi domandare, come nel caso della Sant’Anna, perchè sia possibile un simile errore; quali controlli una clinica di questo livello metta in atto in sala operatoria; per quale ragione un medico che falsifica (ammettendolo) un rapporto operatorio e menta ripetutamente alla paziente su quanto accaduto, abbia potuto (e tutt’ora possa) esercitare la professione. Come sia possibile che la medicina abbia perso quel tanto di etica che la deve tenere incollata alla fiducia dei pazienti. Come sia possibile che la medicina possa essere trasformata certo non da tutti e ovunque - in una catena di montaggio dove per abbassare i costi e far lievitare i guadagni si “esternalizzino” servizi delicati di sala operatoria, quasi si trattasse della pulizia dei vetri o dei gabinetti appaltata a ditte esterne. Così, per razionalizzare e risparmiare. Ma sulla pelle dei pazienti. Il “reale interesse pubblico” - come sono solite scrivere le istituzioni per frenare gli interrogativi della stampa - nel caso della Sant’Anna c’è e come. E delle chiare ed esaurienti risposte politiche già ora si impongono, fosse solo perchè la riorganizzazione in corso delle strutture ospedaliere (la Pianificazione) annuncia una sempre più stretta collaborazione tra pubblico e privato. In questo caso, tra Civico di Lugano e Sant’Anna di Sorengo. La trasparenza - con il racconto penetrante e coraggioso dei media - contribuisce al rafforzamento degli anticorpi democratici. Una crescita che passa anche dall’esercizio quotidiano dell’indignazione. E in questi giorni, dinanzi allo scandalo Sant’Anna, di indignazione ce n’è tanta. Nei cittadini, ma non a sufficienza nella politica e in chi ha il dovere di fornire delle spiegazioni e prendere delle decisioni, indipendentemente dal corso del procedimento penale. I fatti sono accaduti un anno fa. I vertici della clinica conoscevano perfettamente la dinamica dell’errore e le successive bugie nel maldestro, infantile e disonesto tentativo di farla franca. No, il riserbo - per dirla con una delle solite frasi fatte da comunicato stampa - in questo caso non è comprensibile, tantomeno giustificabile. Nè quello della clinica nè quello delle istituzioni successivamente coinvolte. Ed un dibattito che prenda le mosse da questa vicenda si impone al più presto. Perché si possa comprendere - a seguito di un’attenta analisi - quali sono le modalità di lavoro, gli standard di qualità e gli obiettivi di ogni singola struttura privata in Ticino, che oggi progetti una collaborazione con l’Ente ospedaliero cantonale. In un Paese in cui la sanità costa una settantina di miliardi l’anno, in cui ad ogni estate si annunciano importanti aumenti dei premi delle assicurazioni malattia..., beh, in questo Paese i cittadini hanno diritto ad una qualità delle cure e prima ancora ad una trasparenza che metta ai margini disfunzioni, errori grossolani, disonestà e frodi nel rapporto fra medicina e pazienti. Trasparenza, dunque, che significa correttezza e onestà. Ed è difficile dire se su questo fronte le cose sono peggiorate o migliorate rispetto al passato. Tempo fa, erano gli anni ‘90, un paziente dell’ospedale di Bellinzona venne a sapere causualmente da un articolo del Blick che la sua sterilità era stata causata da un errore medico (anche allora per una confusione di identità). A raccontarlo al giornale fu tempo dopo un infermiere presente in sala. Anni dopo al Civico si amputò ad un paziente la gamba sana anziché quella malata. Il comunicato della magistratura fu immediato e addirittura si fece una conferenza stampa nello stesso ospedale per spiegare l’accaduto e l’avvio dell’inchiesta penale. [email protected] ! ! IL CAFFÈ 19 luglio 2015 6 ATTUALITÀ Lo mala sanità Il caso Giallo sulle check list effettuate e firmate dall’équipe operatoria della clinica S. Anna La direzione distrettuale antimafia di Bologna ha notificato al fiduciario Sergio Pezzatti l’avviso di fine indagini per l’inchiesta “Aemilia Il colletto bianco che da Lugano “frodava il fisco per la‘ndrangheta” ELENA BOROMEO da Bologna L La“sicurezza”del chirurgo dei seni asporati per sbaglio potrebbe aver indotto tutti ad una errata identificazione PATRIZIA GUENZI E IFAT TI L’INTERVENTO L’8 luglio 2014 la paziente entra in sala operatoria, al Sant’Anna, per operare un tumore dietro al capezzolo; si risveglierà senza entrambi i seni LA BUGIA Il ginecologo anziché dire subito la verità alla paziente, le spiega che il tumore era più esteso del previsto e ha quindi dovuto asportare i seni LA DENUNCIA L’AMMISSIONE Ottobre 2014, la Il ginecologo convoca paziente segnala il fatto la donna nel alla Commissione di novembre 2014 alla vigilanza e, a maggio presenza dell’avvocato 2015, denuncia il Fulvio Pelli, ammette ginecologo per lesioni l’errore spiegandole intenzionali gravi che c’è stato uno e lesioni colpose scambio di pazienti ra un’équipe di almeno cinque persone quella che nel luglio di un anno fa alla clinica Sant’Anna di Sorengo operò, sbagliando clamorosamente, la 67enne oggi protagonista di un procedimento penale - con al centro il ginecologo Piercarlo Rey per alcuni tratti unico più che singolare. Invece di asportare un piccolo tumore dietro ad un capezzolo, le furono tolti entrambi i seni. E per quattro mesi nessuno le disse la verità, facedole credere che quell’intervento fosse necessario. E non frutto di un errore d’identità. Un errore difficile da immaginare e da comprendere se si leggono le norme rezza del momento circa l’identità struzioni in corso ormai da mesi. so e delle preoccupazioni nate, be capitato qualche mese fa: serie internazionali e svizzere che ogni struttura operatoria è invitata a ri- della paziente, abbia indotto tutti Una vicenda delicata su cui la ma- l’altro giorno ha deciso di rendere difficoltà durante un’operazione, spettare. Verifiche immediatamente prima di entrare in sala operatoria, in errore. Forse anche sostenendo gistratura indaga da tempo (il rea- noto il nome del medico, il gineco- tanto da dover trasportare una paverifiche sul lettino chirurgico prima dell’intervento e verifiche al ter- che il nome indicato in una cartel- to possibile è lesioni intenzionali logo Piercarlo Rey. E tanto è basta- ziente in gravi condizioni al Civico mine dell’operazione, prima di lasciare la sala. Verifiche collettive, per la era sbagliato. Ma si tratta, come gravi e lesioni colpose) e, consa- to perché prendessero forma altre di Lugano. [email protected] così dire, a cui tutta l’équipe è responsabilmente chiamata a partecipa- detto, di ipotesi sulla base di rico- pevole della drammaticità del ca- voci su un altro fatto che gli sarebQ@PatriziaGuenzi re. Tre “check list”, cosiddette, che necessitano ogni L’INTERVENTO PREVISTO volta la firma di un Le tecniche Così la chirurgia interviene in caso di tumori piccoli o di maggiori dimensioni operatore dell’équipe a conferma dei controlli Cicatrice effettuati. Tumore Anestesisti, strumentisti, chirurghi, responsabili, chi direttaIncisione mente chi indirettaROBERTA VILLA drantectomia). Con questo intervento la for- L’alto tasso di sopravvivenza, e spesso di vemente, di quell’interma e l’aspetto del seno non vengono com- ra e propria guarigione, che si ottiene oggi vento e, prima ancora, ssere operate al seno può voler dire promessi in maniera significativa. Resta una nelle donne a cui viene diagnosticato un delle verifiche. Innancose molto diverse. Un piccolo nodulo cavità più o meno grande che si crea nella cancro al seno ha infatti spostato l’attenzioL’intervento alla Sant’Anna prevedeva zitutto l’équipe medica superficiale, che non si è diffuso alle sede della cicatrice, che, se si desidera, può ne dalla sola durata, alla qualità della vita l’asportazione di un piccolo tumore è chiamata ad identifighiandole linfatiche, può essere asportato essere riempita in seguito con diversi meto- che si può offrire loro. Si toglie solo quello sopra il capezzolo. Sarebbe care il paziente. E alla con pochissime conseguenze, anche esteti- di, per esempio tramite iniezioni di tessuto che è necessario a non correre rischi, ma rimasta solo una modesta cicatrice Sant’Anna, come negli che, talvolta addirittura in un regime di adiposo prelevato da altre parti del corpo con grande cura per l’effetto estetico finale, L’INTERVENTO “day surgery”, cioè rientrando a casa la se- con la liposuzione, con il sistema detto di che non è considerato un vezzo, ma un eleospedali dell’Ente EFFETTUATO ERRONEAMENTE ospedaliero per altro, mento importante per il benessere anche ra. Le cose cambiano quando la malattia è “lipofilling”. ciò dovrebbe essere avSe il tumore è di maggiori dimensioni, psicologico della donna. Alla fine del trattaPer un errore d’ indentità più estesa allo stesso seno o, più raramente, venuto prima di tutto mento il seno non sarà mai come era prima, alla Sant’Anna si è proceduto all’asportazione addirittura da entrambe le parti, oppure si oppure è al centro di un seno medio-piccolo, attraverso un bracciama spesso si possono ottenere risultati abcompleta dei due seni decide un intervento preventivo radicale oppure ancora si riscontra la presenza di alletto al polso del pacome quello che ormai tutti conoscono no- tri focolai di malattia, per evitare brutte sor- bastanza soddisfacenti, soprattutto se ci si ziente con stampigliato nostante il suo nome difficile (mastectomia prese la scelta della mastectomia, cioè del- affida a un centro dove opera un’équipe spenome, cognome, data bilaterale), perché raccontato pubblicamen- l’asportazione dell’intera ghiandola, diventa cializzata, in cui il chirurgo senologo, il chidi nascita e sesso. inevitabile. Anche questo intervento, tutta- rurgo plastico e l’oncologo cooperano tra di te dall’attrice Angelina Jolie. L’équipe deve immeNel primo caso si può asportare il solo via, oggi non produce più i risultati deva- loro. Ben prima di entrare in sala operatoria, diatamente dopo deternodulo insieme con una quantità di tessuto stanti che si vedevano decine di anni fa. e di decidere il tipo di intervento, il chirurgo Tessuto e minare il tipo di operadovrebbe quindi discutere con la paziente sano circostante sufficiente a garantire che linfonodi da zione e (qui si apre un l’opportunità, i modi e i tempi della ricostrunon restino cellule tumorali che possano ri- Il medico rimuovere aspetto forse fondazione, che può avvenire contemporaneaformare il tumore. Si parla allora di “chirur- Ben prima di entrare in sala mentale per la vicenda) mente all’intervento principale, oppure rigia conservativa”, che comprende la sola operatoria il chirurgo discute individuare la zona del mandata a fasi successive, soprattutto se è asportazione del nodulo (nodulectomia) o Incisione Fonte: cancer.org corpo da operare che richiesta anche una radioterapia. della parte di mammella interessata (qua- con la paziente le metodologie dovrebbe (o potrebbe) essere stata “marcata” già in camera. Ciò è previsto dalle proceLE INDICAZIONI DI “VERIFICA” SECONDO L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ PER LA SICUREZZA IN SALA OPERATORIA dure della Sant’Anna? E se sì, è stata fatta correttamente? Oppure qualcuno è stato indotto da un PRIMA PRIMA DELL'INCISIONE PRIMA CHE IL PAZIENTE ESCA precedente errore (il nome sbaDELL'ANESTESIA DELLA CUTE DALLA SALA OPERATORIA gliato su di una cartella ad esempio) e ha “marcato” una parte sbaINGRESSO IN SALA “TIME OUT” IN SALA USCITA DALLA SALA gliata (quindi i due seni, anziché Il paziente deve confermare... Tutti i componenti dell’équipe L'infermiere strumentista deve confermare un capezzolo)? - Nome cognome e data di nascita devono presentarsi con nome e funzione verbalmente insieme all'équipe... All’interno della sala, le verifi- Sito chirurgico - La denominazione dell'intervento eseguito che vengono ripetute ed in questo - Procedura chirurgica Chirurgo, anestesista e infermieri e la sua registrazione caso quasi certamente alla pre- Consenso all'anestesia e all'intervento devono verbalmente confermare... - Se il conteggio di strumenti, garze, aghi... è corretto senza del chirurgo che, stando alla - L’identificazione del paziente - Se i pezzi istologici sono correttamente etichettati prassi più diffusa, firma il secondo - Il “sito chirurgico” deve essere indicato - Il sito e la procedura chirurgica (incluso il nome del paziente) “check”. Il terzo, al termine delcon un segno indelebile sulla cute - Se eventuali problemi connessi alle apparecchiature l’operazione, serve ad accertarsi Valutare eventi critici prevedibili sono stati segnalati che nel corpo del paziente non sia- Compilare la checklist per l’anestesia - Chirurgici: no rimasti strumenti o garze. È - Eventi critici o inaspettati, tempi operatori, Chirurghi, infermieri e anestesisti devono fare possibile che quest’ultimo step di - Verifica funzionamento del saturimetro perdite ematiche un debriefing per analizzare e risolvere controllo venga firmato da un in- Anestesiologici: i punti critici riscontrati durante l'intervento sul paziente fermiere strumentista. Verificare se il paziente ha... - Particolari preoccupazioni correlate al paziente E allora, quando ci si è accorti - Allergie note a farmaci e/o alimenti - Infermieristici: del gravissimo errore? Solo una - Vie aeree difficili/rischio di inalazione - Se i processi di sterilizzazione sono stati validati volta riportata in camera la paSe si, sono stati previsti ausili e assistenza? - Se ci sono particolari preoccupazioni ziente? Oppure, come alcune rico- Rischio di emorragia > 500ml correlate alle apparecchiature struzioni fanno pensare, nel corso (7ml/Kg per i bambini) - Se la profilassi antibiotica è stata somministrata di uno dei primi due “check”, Se sì, sono stati previsti adeguati accessi venosi negli ultimi 60 minuti. (Sì, no, non applicabile) quindi prima di iniziare l’operae fluidi da infondere? - Se sono visionabili le immagini diagnostiche. zione? E se così fosse, come è pos(Sì, no, non applicabile) sibile che si sia proceduto ugualmente all’intervento? Parrebbe, ma si tratta solo di ricostruzioni L’Organizzazione mondiale della sanità precisa nelle sue direttive che la checklist “non vuole essere definitiva” ed invita a modificare quanto necessario per meglio adeguarsi alle singole realtà che non hanno l’avallo dell’ufficialità, che il chirurgo con la sicu- Dalla semplice“incisione”alla mastectomia E 7 L’INCHIESTA Inizialmente sotto inchiesta solo il ginecologo, e l’unico per ora interrogato; le indagini si allargano a tutta l’équipe operatoria e ai vertici della clinica a ‘ndrangheta ramificata nel Nord Italia si sarebbe servita di un professionista ticinese per frodare il fisco e moltiplicare i proventi illeciti delle sue attività economiche. Per Sergio Pezzatti, il fiduciario luganese già noto alle cronache per essere stato arrestato quattro anni fa dall’Fbi a New York su rogatoria internazionale con l’accusa che è poi caduta in Cassazione - di concorso in attività mafiose, si profila un secondo capitolo nelle aule di giustizia italiane. La direzione distrettuale antimafia di Bologna nei giorni scorsi ha, infatti, notificato a Pezzatti l’avviso di fine indagini per l’inchiesta “Aemilia”, contestando i reati di reimpiego e frode fiscale “con l’aggravante - scrivono gli inquirenti - di avere agito al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, e in particolare delle cosche Arena, Nicoscia e Grande CARTIERA LUGANESE In via della Posta a Lugano la società accusata di illeciti per conto della malavita Aracri” in concorso con altri soggetti, ma precisando la sua estraneità all’associazione di stampo mafioso vera e propria. Intanto, giovedì scorso l’inchiesta Aemilia ha registrato nuovi sviluppi con l’arresto di altre nove persone e il sequestro di 330 milioni di euro. Nell’atto di 151 pagine, firmato dal Procuratore Roberto Alfonso e dai Pm Marco Mescolini, Beatrice Ronchi e Enrico Cieri, si ribadisce il ruolo di Pezzatti quale amministratore delle società cartiere con sede a Lugano che sarebbero state usate dalla ‘ndrangheta per occultare operazioni fiscali illecite. Secondo la pubblica accusa, Pezzatti avrebbe amministrato la società Multi Media Corporate, con sede in via della Posta a Lugano, per conto di soggetti “organici alle dinamiche delle cosche Arena e Nicoscia/Grande Aracri” mettendo inoltre a disposizione il proprio diritto di firma nei conti correnti presso Credit Suisse e Clariden Leu “su cui erano eseguite le movimentazioni di denaro inerenti le transazioni commerciali riconducibili alle frodi carosello”. Transazioni finalizzate a nascondere un’evasione sull’Iva per diverse centinaia di migliaia di euro che, secondo gli inquirenti, avrebbero rimpinguato le casse delle cosche. Il tramite di queste operazioni, si legge nelle carte dell’inchiesta, era Paolo Pelaggi, un faccendiere del nord Italia, noto alle cronache per aver piazzato una bomba in un uffi- L’aggravante La società Al professionista è contestato il reato di “reimpiego” di fondi con l’aggravante di aver agito per agevolare la mafia Secondo la pubblica accusa, si sono usate delle società “cartiere”con sede in Ticino per occultare attività illecite cio dell’Agenzia delle Entrate nel 2006 a seguito di alcuni accertamenti fiscali nella società Point One. L’inchiesta, allora, era la stessa che aveva portato la magistratura emiliana a spiccare un mandato di arresto per il fiduciario luganese, scarcerato dopo nove mesi per il venir meno dell’accusa più grave: il concorso in attività mafiose. Nel nuovo fascicolo dell’antimafia di Bologna, il nome di Pelaggi riemerge accanto a quello di Pezzatti in relazione alla Multi Media Corporate, società di cui il faccendiere era socio assieme al manager americano Michael Salwach (pure attivo in Svizzera), a Giuseppe Giglio e Pasquale Riillo. Per loro è scattato l’avviso di fine indagini, che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, per quello che si profila come il più grande processo di mafia nella storia del Nord Italia. Pezzatti ha già nominato suo difensore Filippo Sgubbi, noto penalista che ha difeso imputati del calibro di Calisto Tanzi (Parmalat) e Giovanni Consorte (Unipol). ŠŠŠÛÕŠr˝@%çH²mûç)@Z)Ûüm rosa & cactus Attualità Gli errori ospedalieri causano 2000 morti e danni milionari IL CAFFÈ 12 luglio 2015 OFFERTI DA Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 4 una rosa a... un cactus a... Dopo 16 anni lascia la poltrona di vicesindaco plrt di Coldrerio. Motivo? Fare largo ai giovani. Un ottimo esempio che tanti altri politici dovrebbero imitare, per rinnovare le fila dei partiti. Ha sollevato polemiche e qualificate proteste la scelta di liberare dalle opere d’arte l’area antistante il nuovo Lac di Lugano. Una decisione quella del municipio che è stata forse sin troppo precipitosa. Mauro Carobbio Marco Borradori 5 Ti-Press Il progetto Un’iniziativa che si rifà alle norme dell’aviazione che tutti i piloti devono rispettare prima che inizi la fase di decollo Infezioni nelle corsie, diagnosi scorrette, scambi di pazienti. O seni asportati per sbaglio come alla Sant’Anna di Sorengo e dall’inchiesta sulla clinica emerge anche un rapporto falso PATRIZIA GUENZI N I PRECE DENTI L’AMPUTAZIONE Nel 2001 al Civico di Lugano a un paziente ottantenne viene amputata non la gamba malata, ma quella sana. L'uomo muore pochi giorni dopo l'intervento. La vicenda, ovviamente, a suo tempo suscitò un enorme scandalo Ti-Press L’EPATITE C Nel 2013 all’ospedale Civico di Lugano nel reparto di radiologia quattro pazienti sono stati infettati dal virus dell’epatite C. È capitato durante una cardiotac, probabilmente con l’uso del prodotto di contrasto LE GARZE DIMENTICATE Nel 2010 alla Clinica Luganese a una paziente furono lasciate delle garze nell’addome. Due anni dopo, ricoverata al San Giovanni con febbre e disturi i medici scoprirono la “dimenticanza” IL CUORE Nel 2004, all'ospedale universitario di Zurigo una donna muore dopo che le è stato trapiantato il cuore di un donatore con un gruppo sanguigno non compatibile on si può certo dire che la sanità svizzera in questo periodo goda di buona salute. Tra infezioni ospedaliere (70mila l’anno), diagnosi e terapie sbagliate, chirurghi troppo anziani per operare, errori in sala operatoria e scambi di pazienti si contano 2000 morti e danni per centinaia di milioni. Di che allarmarsi. L’ultimo, eclatante, caso di malasanità, in mano alla magistratura, è stato rivelato dalla Regione. Lo scorso anno, a luglio, una 67enne, operata alla clinica Sant’Anna di Sorengo - 80 posti letto, 90 medici accreditati e 4mila interventi l’anno anziché subire un’incisione al capezzolo per togliere un piccolo tumore si è risvegliata senza entrambi i seni. Nell’ottobre 2014 la paziente si rivolge alla Comissione di vigilanza. È la prima tappa di Franco Portinari una vicenda per lei accompagnata dalla paura che il ginecologo volesse “insabbiare” l’errore. Mentre la Commissione di vigilanza resta in stand-by, lo scorso maggio la donna si rivolge alla magistratura. Ora dall’inchiesta emerge che anche nel rapporto opera- Franco Portinari torio, come ha rivelato la Rsi, il ginecologo parla di intervento necessario e non di una mastectomia fatta per errore. Altro aspetto inquietante, in un caso che ha sollevato molti interrogativi. Per ora il medico è l’unico indagato e il solo al centro dell’inchiesta amministrativa, visto che non sono emerse, fino adesso, responsabilità dirette della clinica. In Svizzera gli errori medici in ospedale causano spese per centinaia di milioni di franchi. Con una sanità elvetica che ogni anno costa 70 miliardi di franchi c’è di che preoccuparsi. L’Ufficio delle perizie extragiudiziarie della Federazione dei medici svizzeri nel 2014 ha rilevato 19 errori di diagnosi o di trattamento su un totale di 43 verifiche compiute. I due terzi concernono cure ospedaliere o una collaborazione tra ospedale e medico indipendente. A metà gennaio 2015 erano 161 i casi pendenti. Eppure, la recente idea del consigliere federale Alain Berset di un centro per il controllo della qualità delle cure è stata bocciata. Da assicuratori, Cantoni e ospedali. Lo scopo era, anche, evitare spese milionarie I fatti alla Sant’Anna visti da Franco Portinari L’intervento L’8 luglio del 2014 la paziente 67enne viene operata alla clinica Sant’Anna di Sorengo per incidere un tumore dietro al capezzolo. Si risveglierà senza i due seni. A ottobre si rivolge alla Commissione di vigilanza Franco Portinari Una“checklist chirurgica” per i medici presenti in sala La verità Il medico dopo l’intervento spiega che il tumore era più esteso; nel novembre 2014 convoca la paziente in clinica e alla presenza dell’avvocato Fulvio Pelli, membro del Cda Genolier ammette l’errore. Errore che, però, non figurava nel rapporto operatorio In procura Il ginecologo-ostetrico, dopo la denuncia della paziente, maggio 2015, viene convocato in procura, ammette che in sala operatoria c’è stato un errore, uno scambio di pazienti. Titolare dell’inchiesta è il procuratore Paolo Bordoli ogni anno per gli errori medici. Ora il Consiglio federale propone un coordinamento in rete. Un progetto di 22 milioni di franchi, 3 franchi e 50 all’anno per assi- curato, per istituire una commissione di esperti con tutti gli attori coinvolti, assegnando dei progetti alla Fondazione per la sicurezza dei pazienti. Quest’ul- U INCIDENTI EVITABILI Studi dimostrano che gli incidenti evitabili avvengono nel 2-8% dei ricoveri Ti-Press La legge Con la riforma anche l’istituto sarà obbligato a denunciare La legge sanitaria parla chiaro. L’obbligo di segnalazione esiste. Ma per la Sant’Anna di Sorengo a fare stato è il Codice penale, che prevede, invece, la querela di parte nel caso di lesioni semplici. Lesioni semplici, secondo la clinica quindi, quelle subite dalla paziente a cui il chirurgo invece di toglierle un piccolo nodulo dietro il capezzolo le ha asportato i due seni. “Mi sembra un po’ leggero il comunicato stampa rilasciato dalla clinica - osserva Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici -, ma per de- tima (vedi articolo a lato), ha già messo a punto un programma per una “chirurgia sicura”. In Svizzera su gli oltre duemila decessi dovuti a errori me- dici, mille potrebbero essere evitati. Tra questi, le complicanze infettive e anestesiologiche o gli scambi d’intervento. I margini di miglioramento individuati finirle gravi queste lesioni come dovevano essere?”. E aggiunge: “Fortunatamente si sta preparando la revisione della legge sanitaria, togliendo finalmente una zona grigia, e inserendo che l’obbligo di segnalazione va allargato anche alle strutture ospedaliere”. Intanto, da informazioni raccolte dal Caffè, sembra che il medico si sia assunto tutta la responsabilità per avere indotto in errore gli altri colleghi in sala operatoria, nella convinzione che stava pensando di operare un’altra paziente. sono soprattutto nella coordinazione dei processi e la comunicazione, ma anche nella profilassi antibiotica e nella marcatura del sito chirurgico. Questo, Ti-Press La gestione Il consigliere nazionale Ignazio Cassis Le precauzioni All’Ente i dati del malato sono sul polso “Il management di qualità Un semplice braccialetto è fondamentale per le cure” che può salvare una vita C he tipo di management di qualità ha un istituto di cura? È questa la domanda fondamentale che bisogna farsi quando accadono errori in corsia o in sala operatoria. Ignazio Cassis, consigliere nazionale e presidente di Curafutura, Associazione assicuratori malattia, non entra nel caso specifico della clinica Sant’Anna, ma nota: “A fare la differenza è proprio il management, tra l’altro obbligatorio in tutti gli ospedali e cliniche. Anzi, a volte ce n’è più di uno, oltre a certificazioni esterne. Ciò non toglie che gli errori possono accadere, ma quando capitano bisogna fare tutte le verifiche per capire che cosa non ha funzionato e introdurre gli eventuali correttivi necessari”. Cassis più in là non si spinge. Non entra nel merito del comportamento tenuto dalla clinica o dal medico che ha operato e che, senza la denuncia della paziente, molto probabilmente non avrebbe ammesso niente. Si limita a dire che “la vicenda è stata raccontata da un giornale e che sulla stampa se ne leggono di tutti i colori”. Dimenticando, però, che la stessa clinica ha ammesso l’errore del medico con tanto di comunicato stampa. S embra una sciocchezza, ma il braccialetto che viene infilato al polso del paziente appena entra in camera è un gesto fondamentale. Riporta i suoi dati: nome, cognome, data di nascita e sesso. Questo per la sua sicurezza, per non essere confuso, è costantemente identificato dal personale curante. Lo si fa in tutti gli istituti dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc). Il braccialetto è stato introdotto all’Eoc nel 2012, dopo un’esperienza pilota di tre anni alla Carità di Locarno. È rilasciato al momento del disbrigo delle pratiche di ammissione e viene applicato da un infermiere che prima si accerta della correttezza dei dati verificandoli verbalmente con la persona interessata o, se il paziente non è completamente vigile, con un familiare o un accompagnatore. Le più importanti organizzazioni internazionali che si occupano della sicurezza e della qualità negli enti di cura, compresa l’Organizzazione mondiale della sanità, raccomandano l’uso di questo semplice dispositivo che a volte può scongiurare errori fatali. LE VERIFICHE IN SALA OPERATORIA Un’ultima verifica da fare a fine intervento è quella di contare tutti gli strumenti e le garze, per scongiurare l’ipotesi che possano essere stati dimenticati in qualche organo nel paziente per scongiurare sbagli clamorosi come quello avvenuto nel 2001 al Civico di Lugano, dove ad un paziente venne amputata la gamba sana. Ma anche come il caso dell’ospedale universitario di Zurigo, nel 2004, quando una donna morì dopo che le era stato trapiantato il cuore di un donatore con un gruppo sanguigno non compatibile. Da diversi anni, per il miglioramento della sicurezza in chirurgia l’Organizzazione mondiale per la sanita ha messo a punto il programma “Safe Surgery Saves Lives”, il cui elemento centrale è proprio la checklist chirurgica. Un iter necessario per una corretta identificazione del paziente, che inizia nella camera e finisce un secondo prima che il chirurgo impugni il bisturi. Una sicurezza in più la dovrebbe dare il braccialetto al polso di tutti i ricoverati. Ma gravi errori possono capitare anche in un “semplice” esame di routine, come quello al Civico nel 2013: con una cardiotac quattro pazienti contagiati dal virus dell’epatite C. [email protected] Q@PatriziaGuenzi na piccola lista dai grandi effetti. Un radicale cambiamento di cultura professionale in sala operatoria. È l’intento della Fondazione per la sicurezza dei pazienti che ha avviato un progetto pilota in dieci ospedali svizzeri. Della durata di due anni, si concluderà a fine 2015. Prevede una checklist chirurgica che indichi passo passo i procedimenti da rispettare per tutti gli attori presenti in sala operatoria prima che il chirurgo prenda in mano il bisturi. “La fretta può essere fatale, mai saltare una fase dei controlli che vanno sempre fatti con disciplina e serietà”, sottolinea Paula Bezzola, direttrice aggiunta della Fondazione e responsabile del progetto. Prevista, per la prima volta, anche una settimana d’azione “sicurezza dei pazienti” in tutta la Svizzera, dal 14 al 18 settembre prossimi. “L’obiettivo è di portare il tema della sicurezza dei pazienti in tutte le istituzioni sanitarie e tra l’opinione pubblica, sottolineandone l’importanza Il protocollo nella politica sa“La fretta può essere nitaria - spiega -. Vofatale, mai saltare uno Bezzola gliamo lanciare step, tutti vanno fatti un segnale chiacon disciplina e serietà” ro in tal senso e coinvolgere tutti gli operatori del sistema sanitario”. Tornando alla checklist chirurgica, in sostanza si rifà alle norme di sicurezza in vigore tra i piloti d’aereo. “Se utilizzata in modo standardizzato e corretto, e la ripartizione dei ruoli è chiara, ottimizza la comunicazione in seno all’équipe chirurgica e induce un cambiamento cultu- LA CLINICA La clinica S.Anna di Sorengo, qui sopra, appartiene al gruppo Genolier, proprietario anche di Ars Medica rale in sala operatoria”, osserva ancora la responsabile del progetto. I risultati già si sono visti. “Grazie a questa checklist - ricorda Bezzola -, in uno degli ospedali pilota si è riusciti ad evitare in tempo che a un paziente allergico al nichel venis- I pazienti “Faremo pressione su tutti i nosocomi per più sicurezza” C ’è ancora molto da fare per la sicurezza dei degenti negli ospedali. Lo dice forte e chiaro JeanFrançois Steiert, vice presidente della Federazione svizzera dei pazienti e consigliere nazionale. E sottolinea: “Il nostro compito è di fare pressione sugli istituti per migliorare la qualità delle cure, qualità che, va detto, varia molto da istituto a istituto. Non tutti, infatti, rispettano protocolli e procedure di lavoro, fretta e confusione portano ad errori anche fatali”. Insomma, in molti nosocomi svizzeri c’è ancora un ampio margine di miglioramento per evitare disattenzioni ed errori. Che a volte possono pure rivelarsi gravissimi, proprio come quello accaduto alla Sant’Anna di Sorengo. “Ma soprattutto - riprende Steiert -, occorre stabilire regole e tempi precisi di comportamento, in tutti gli ambiti nosocomiali. E ciò va fatto, anche, con le associazioni che rappresentano i pazienti, in modo tale che gli indicatori di qualità siano veramente affidabili”. se impiantata una protesi contenente questo metallo”. Tuttavia, esistono ancora margini di miglioramento. Ad esempio, in alcuni nosocomi pilota è stato rilevato che una checklist compilata nella cartella clinica del paziente non significa automaticamente che i controlli e la comunicazione siano stati effettivamente attuati. “Ecco perché tutti i passaggi vanno rispettati”, insiste Bezzola. Secondo la Fondazione, i decessi dovuti a errori nell’ambito ospedaliero non sono che la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più esteso. Studi affidabili dimostrano che degli incidenti evitabili avvengono nel 2-8 per cento dei ricoveri. Una percentuale considerevole di questi errori si traduce con danni temporanei per il paziente (30-50%) o permanenti (9%), ma anche con la morte (3%). In media, tali “incidenti” allungano i tempi di ricovero di sei giorni e causano spese di trattamento maggiori nei due terzi dei casi. Parecchio da fare anche sul fronte della trasparenza. Sempre la Fondazione per la sicurezza lamenta l’assenza di statistiche in Svizzera. Solo stime, sulla base della comparazione con sistemi sanitari di altri Paesi simili a quello elvetico. Una grave lacuna. D’altro canto, che gli ospedali fossero dei luoghi pericolosi già l’aveva detto l’ex consigliere federale Ruth Dreifuss. Cinque le patologie potenzialmente più a rischio: infarto miocardico, interventi di bypass, colpo apoplettico, polmonite e intervento di sostituzione dell’anca. p.g. Il ministro “La vicenda non influirà sulla futura Pianificazione” Q uando ancora studiavo al politecnico di Zurigo i professori mi dicevano ‘un caso, nessun caso’. In sostanza, da un episodio non si può generalizzare”. Così il ministro Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, risponde alla domanda del Caffè se quanto accaduto alla Sant’Anna potrebbe in qualche modo modificare la futura Pianificazione ospedaliera. “No, non influirà- afferma-, Errori del genere per fortuna sono estremamente rari, tra l’altro l’inchiesta penale e quella amministrativa sono tuttora in corso. È presto per esprimersi su come in realtà si sono svolti i fatti”. Beltraminelli si dice molto soddisfatto della sanità ticinese. “Abbiamo delle procedure di controllo molto buone: la vigilanza sanitaria, una commissione a tutela dei pazienti, che esiste solo in pochi cantoni e il medico cantonale, che effettua regolarmente in tutte le strutture delle visite. E non mi sono mai stati posti problemi per la clinica Sant’Anna”. Insomma, ancora una volta è un caso isolato.