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Da non perdere: martedì 15 ``Spalti di guerra`
Da non perdere: martedì 15 ''Spalti di guerra''. La vittoria dei V.F. della Spezia del '44 raccontata su Rai Tre da Giovanni Minoli. La Spezia - LA STORIA SIAMO NOI: 'SPALTI DI GUERRA' Sessanta anni fa l’incredibile vittoria dei Vigili del Fuoco dello Spezia nel campionato 19431944, il più difficile della storia del calcio. Interviste inedite ai protagonisti di quell’impresa straordinaria. Per la serie “La Storia siamo noi” Rai Educational presenta “Spalti di guerra” di Carlo Durante, in onda martedì 15 giugno su RaiTre alle ore 08.05 (replica alle ore 20.30 su TeleLiguriaSud). Giovanni Minoli ricostruisce l’incredibile storia di quello che è stato definito il “Medioevo del calcio”, il campionato 1943-1944. Una stagione giocata in un’Italia devastata dalla guerra e divisa in due: al Sud gli Alleati, al Nord l’occupazione tedesca e la Repubblica di Salò. È la storia di un’irriducibile passione per il calcio, che sfida le bombe degli Alleati e i rastrellamenti dei nazisti, la fame e la distruzione delle città e delle strade. Ed è la storia dell’insperata vittoria dei Vigili del Fuoco dello Spezia. Il 27 novembre 1943, in un anonimo appartamento di Venezia, si riunisce quel che resta della FederCalcio. In serata, il comunicato ufficiale: si giocherà un campionato nazionale “misto”. Squadre di serie A, B e C giocheranno insieme in gironi regionali, che comprendono perfino il Lazio, sul fronte meridionale. Solo in seguito, le migliori si misureranno in un girone unico. La notizia ha un effetto benefico su tutto il mondo del pallone. Ad accompagnarla infatti è anche l’attesa norma sul “nulla-osta”: i giocatori possono giocare ovunque si trovino, indifferentemente dalla società di appartenenza. Massimo Novelli della Repubblica: “Molti giocatori sono riusciti a evitare di essere portati in Germania, non hanno aderito alla Repubblica Sociale o comunque sono fuori dalla guerra e dalla guerra civile. Vengono ingaggiati in questo campionato rispetto al luogo in cui si trovano”. Ora dunque c’è un motivo in più per aggrapparsi all’irrinunciabile rito del pallone. Per i tifosi, un campionato misto significa rovesciare tutte le gerarchie sportive; per i giocatori, qualunque ingaggio significa evitare la scelta definitiva – impugnare le armi, da una parte o dall’altra. A La Spezia la condizione dei giocatori tesserati è sempre più difficile. Sergio Bicchielli terzino dei VVFF La Spezia ‘43-44: “Per non mandarli in guerra o altrove il comandante dei Vigili del Fuoco Gandino ha preso tutti noi giocatori dello Spezia e ci ha fatti diventare vigili del fuoco”. Ad un primo gruppo di calciatori già arruolati come “Allievi Volontari Provvisori”, si aggiungono Rostagno, Borrini e Amenta, il portiere Bani, i fratelli Wando e Sergio Persia, e Mario Tommaseo. Appartenere ai Vigili del Fuoco significa avere il lasciapassare: i vigilicalciatori sono così liberi di allenarsi, superando controlli e posti di blocco, al sicuro dai rastrellamenti dei nazifascisti. Massimo Novelli la Repubblica: “Ottengono il famoso patentino bilingue tedesco-italiano che significava che il lavoratore era addetto all’industria di guerra quindi evitava in questo modo la deportazione. Era un vero e proprio lasciapassare per le città occupate dai tedeschi”. In quell’autunno del ’43, del resto, sono tante le squadre che si legano a industrie o enti istituzionali. È il caso dell’Ampelea Conservifici di Isola d’Istria, della Juventus Cisitalia, del Torino-FIAT. Luigi Griffanti portiere del Torino ‘43-44: “Io ero andato a Torino per questo per la sicurezza del lasciapassare: ci impiegarono tutti alla Fiat”. I calciatoripompieri dello Spezia esordiscono il 13 febbraio, a Busseto. Hanno chiesto e ottenuto di essere dirottati nel girone emiliano, dove giocano avversari più abbordabili, e che appare anche meno rischioso. Sergio Persia, terzino dei VVFF La Spezia‘43-44: “Avevamo paura perché facevano le retate. Mica andavano tanto per il sottile, per vedere se eravamo vigili del fuoco oppure no”. I tifosi ovviamente scarseggiano. Mario Tommaseo, Mediano dei VVFF La Spezia ‘43-44: “Avevano tutti paura dei bombardamenti quindi veniva sempre poca gente, venivano solo quelli appassionati”. I tifosi che si avventurano allo stadio, insomma, sperano in una giornata nuvolosa. E spesso, per i ritardi delle squadre, non sanno come ingannare il tempo. Leopoldo Ferino de Il Secolo XIX ricorda un aneddoto divertente: “A un certo punto cominciarono dalle gradinate a volare i preservativi. Noi lo prendemmo come un passatempo. Li passavano da una parte all’altra, logicamente gonfiati, a mo’ di pallavolo”. Maggio 1944. A Sud gli Alleati hanno sfondato il fronte a Cassino e si apprestano a liberare Roma. Ma mentre il fronte si avvicina pericolosamente, il Campionato di Calcio è giunto appena alla fase inter-zonale. Ci sono ancora tutte le favorite – Torino, Juventus, Ambrosiana, Bologna e Venezia – ma anche alcune sorprese, come il Varese, l’Ampelea e i Vigili del Fuoco di La Spezia. Il 7 maggio, gli spezzini battono gli emiliani del Suzzara con due reti di Costa e Angelini. La truppa è di buon umore, anche grazie alle frequenti trasferte in Emilia, proficue per la borsa nera quanto avventurose. Giorgio Barbieri, figlio dell’allenatore dello Spezia Ottavio Barbieri: “Nonostante i bombardamenti, nonostante il mangiar poco, le peripezie che hanno dovuto passare, hanno formato un gruppo speciale”. Domenica 9 luglio 1944. Lo Spezia è approdato alla fase finale e parte per Milano, dove ad attendere i finalisti ci sono le brande della locale caserma dei Vigili del Fuoco. Durante il trasferimento da La Spezia a Milano, i Vigili, che come al solito si spostano su un furgone scoperto, vengono sorpresi da un acquazzone estivo. Mario Tommaseo Mediano dei VVFF La Spezia‘43-44 racconta un episodio divertente: “Siamo arrivati a Milano e il direttore dei Vigili del Fuoco di Milano ci disse: ‘come mai siete così sporchi? levatevi le divise’. Ci siamo levati le divise e l’hanno messe ad asciugare. Allora ci siamo messi a mangiare contenti, ma quando è arrivato il momento di ritirare le divise le avevano tutte bruciate!”. Nel primo pomeriggio, quando i vigili raggiungono l’Arena, gli avversari, i lagunari del Venezia, per un momento pensano di dover affrontare un gruppo di barboni. L’editorialista della Gazzetta dello Sport ne approfitta per una nota di colore: “Gli spettatori hanno così sotto gli occhi un aspetto del Campionato di guerra: quelle maglie denunciano le lunghe ed incerte trasferte degli spezzini. È gente che ha fatto ventiquattr’ore di autocarro. Ed è gente che non ha avuto il tempo e i mezzi per provvedere alla civettuola toletta di parata, che in altre occasioni era di prammatica prima delle maggiori gare”. Domenica 16 luglio 1944. Si gioca Torino – La Spezia. È la partita che deciderà il Campionato. Pochi minuti prima del fischio d’inizio, l’allenatore del favoritissimo Torino, Pozzo, fa visita agli avversari negli spogliatoi. Mario Tommaseo Mediano dei VVFF La Spezia‘43-44 “Ci ha fatto un discorso bellissimo. Alla fine dice: però, mi dispiace, noi siamo abituati a fare 3-4 gol per partita e oggi tocca a voi. Mentre stava andando via qualcuno gli ha tirato la sedia ma lui non se ne è accorto perché ha preso la porta. Ma noi ci siamo stretti tutti insieme”. Già dopo pochi minuti, è subito chiaro che l’esito della partita sarà tutt’altro che scontato. Anche perché Ottavio Barbieri ha introdotto una novità assoluta: la figura del libero. Sergio Bicchielli, terzino dei VVFF La Spezia‘43-44: “È stato il primo allenatore in Italia che ha inventato il libero. Il libero doveva essere un giocatore tra il portiere e la mediana, che doveva essere libero di andare a tappare i buchi”. Quella del libero è un’invenzione che rivoluzionerà gli schemi calcistici. Ma dietro non ci sono solo motivazioni ‘tecniche’: “Occorreva sopperire a deficienze fisiche dovute al momento: dovute all’alimentazione, alla preparazione che non poteva essere effettuata”, spiega Giorgio Barbieri, figlio di Ottavio Barbieri. Dopo il primo tempo lo Spezia conduce 2 a 1. Tutti i giocatori rientrano negli spogliatoi. Il Torino è incredulo quanto lo Spezia. A questo punto l’allenatore dei pompieri fa la seconda mossa vincente della partita: trova il modo di bloccare il giocatore più forte della squadra avversaria: il grande Mazzola. Barbieri, chiama Tommaseo: “Gli ha detto: Lei si deve mettere in mente di seguire passo passo Mazzola. Lui le farà delle finte. Lei non guardi mai i suoi piedi guardi il pallone”, racconta Giorgio Barbieri figlio di Ottavio Barbieri. Contro ogni pronostico, è La Spezia a vincere la partita. Luigi Griffanti portiere del Torino ‘43-44 racconta: “Eravamo convinti di fare una passeggiata, invece vinsero loro: sono stati più bravi di noi”. 20 luglio ’44. Quattro giorni dopo l’epica impresa di Milano, mentre sono in viaggio verso La Spezia, i Vigili del Fuoco hanno la conferma ufficiale: il Torino ha battuto l’altro finalista, il Venezia. Dunque, i nuovi Campioni d’Italia sono proprio loro, i pompieri-calciatori. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Cronaca/redirezionata-4467.aspx "A Torino nasce Via Scirea mentre alla Spezia siamo ancora ad aspettare" E' stato il presidente della Juventus Andrea Agnelli questa mattina a ricordare il compianto Gaetano Scirea, al quale la città di Torino ha dedicato una strada. Si tratta dell’ex corso Grande Torino che cambia nome in memoria del campione del Mondo del 1982, morto tragicamente il 3 settembre 1989. Un atto che verrà seguito dalla prossima intitolazione di una via vicina allo Stadio Olimpica, dedicata questa volta al Grande Torino. Ci scrive un lettore e tifoso dello Spezia significandoci il suo disappunto: "A Torino inaugurata via Scirea. Qui siamo ancora ad aspettare una palestra, un vicolo, un orinatoio intitolato ad un emerito sportivo a Spezia e ne abbiamo già suggeriti parecchi" - scrive Paolo, sul nostro profilo Facebook. In particolare alcuni mesi fa si era paventata la possibilità di intitolare una via o una piazza, attigua allo stadio "Alberto Picco", ai Vigili del Fuoco, campioni d'Italia del 1944. Un'idea, voluta da tantissimi tifosi dello Spezia che avevano significato questo desiderio, attraverso le pagine di CDS. Un'iniziativa che tuttavia si era però arenata subito, fra le pieghe della burocrazia per questioni di toponomastica. Non è il momento di metterci il giusto impegno e regalare un ricordo a chi ha fatto tanto per lo sport di questa città? Tratto da: http://www.cittadellaspezia.it/Lettere-a-CDS/-A-Torino-nasce-ViaScirea-mentre-alla-120474.aspx Lo scudetto dei Vigili del fuoco celebrato. Fra calcio, storia e poesia La Spezia - Era il luglio del 1944 e quel giorno la gloria abbandonò per una volta gli eroi consueto per trasferirsi nel cuore e nella testa di un manipolo di Vigili del Fuoco che, battendo il grande Torino, diventava Campione d'Italia. Una storia che come teatro ebbe quell'Arena Civica di Milano ora intitolata a Gianni Brera e che recentemente ha omaggiato la grande impresa di "quei pompieri" con una targa a futura memoria. Come molti sanno la tragica situazione del periodo portò ben presto a dimenticare l'impresa e soltanto nel 2002, con delibera della Federcalcio, lo Spezia ottenne il riconoscimento ufficiale del titolo. Perché si parla di Vigili del Fuoco calciatori? Semplicemente lo Spezia al tempo si accordò col comando locale dei VVFF che arruolando calciatori nei propri ruoli evitava agli stessi destinazioni diverse nella RSI incrementando il numero di pompieri a servizio di una città particolarmente soggetta a bombardamenti. Per arrivare alla fase finale di Milano lo Spezia vinse il girone Tosco Emiliano giocando in situazioni al limite spesso disputando fuori anche le partire in casa, il Picco era inagibile (troppo vicino all'Arsenale), e poi eliminò il Bologna in semifinale. Per andare in giro veniva usata una autobotte modificata. La motivazione con cui la Federcalcio 10 anni fa ha attribuito lo "Scudetto per sempre" allo Spezia è sia tecnica - aveva vinto - ma anche umana, era la voglia di una città distrutta e stremata che rappresentata da una squadra di serie B giocava combatteva e vinceva contro le squadre più forti al tempo in Italia e in Europa. Per ricordare quegli avvenimenti e quei protagonisti la Provincia della Spezia ha organizzato per il prossimo mercoledì 23 alle 21 nella sala del Consiglio Provinciale una serata dedicata allo “Scudetto di Guerra”. Dopo i saluti di rito delle Autorità e del direttore dello Spezia Calcio Renato Cipollini e del comandante dei Vigili del Fuoco Gaspare Fundarò sono previsti i seguenti interventi: Lorenzo Tronfi, storico – le condizioni di vita in città negli anni di guerra, i bombardamenti, i crolli dei palazzi, i rifugi, i razionamenti, l’occupazione tedesca. Armando Napoletano, giornalista – lo Spezia e il 42° Corpo dei VVFF , la conquista del titolo a Milano. Gian Luigi Zennaro, Capitano dello Spezia negli anni 50 – 60 – la testimonianza diretta di chi conosciuto ragazzino quei calciatori e poi ne ha preso l’eredità; Renzo Fregoso, poeta – dedicherà dei versi alla città martoriata e alla squadra. Lunedì 21 gennaio 2013 alle 11:47:52 REDAZIONE [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA All'Arena di Milano una targa in onore dello scudetto del 1944 Nell'anniversario della storica e decisiva vittoria sul Grande Torino, cerimonia di commemorazione per l'impresa della formazione di Ottavio Barbieri. La Spezia - Una targa commemorativa in onore della formazione del 42o Corpo dei Vigili del Fuoco La Spezia, formazione che nel '44, battendo il Grande Torino di Piola, vinse lo scudetto di guerra, verrà apposta all'esterno dell'Arena Civica "Gianni Brera" di Milano, lo stadio che ospitò la mitica partita fra i Vigili spezzini e il grande Torino di Silvio Piola. La manifestazione si terrà il prossimo 16 luglio prossimo, Proprio fra quelle mura, la squadra di Ottavio Barbieri, scrisse la sua storia indelebile. E, nell'anniversario di quella vittoria*, grazie all'opera di Alberto Pandullo, storico tifoso aquilotto, nonchè ex-dirigente del club, insieme con Fabrizio Santangelo del Corpo dei VV.F. e dei suoi collaboratori, l'impresa di Bani, Borrini, Amenta, Gramaglia, Persia, Scarpato, Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori, Angelini, in un inferno fatto di bombe, sangue e devastazione, sarà ricordata da una targa in marmo, dopo il riconoscimento ufficiale della vittoria avvenuto nel gennaio del 2002. Programma manifestazione 17:30 arrivo autorità e mezzi VVF 18:00 deposizione targa ricordo 19:30 rinfresco Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/All-Arena-di-Milano-una-targa-in-onore137482.aspx Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/Foto-del-giorno/Lo-scudetto-dello-Spezia-si-prende-un138208.aspx Lo scudetto dello Spezia si prende un pezzo di Milano - E' domani il giorno della 'scopertura' della targa commemorativa in onore della formazione del 42esimo corpo dei Vigili del fuoco della Spezia, che nel '44, sconfisse il Grande Torino di Piola, andando a vincere lo scudetto di guerra. L'insegna verrà apposta all'interno dell'Arena civica "Gianni Brera" di Milano, lo stadio che ospitò la mitica partita tra la squadra degli spezzini e il Torino e presto sarà teatro dei campionati italiani di atletica. Più precisamente nella Tribuna Appiani. Fra quelle mura, la squadra di Ottavio Barbieri, scrisse una storia indelebile. E, nell'anniversario di quella vittoria, grazie all'opera di Alberto Pandullo, storico tifoso aquilotto, nonché ex-dirigente del club, insieme con Fabrizio Santangelo del Corpo dei Vigili del fuoco e dei suoi collaboratori, l'impresa di Bani, Borrini, Amenta, Gramaglia, Persia, Scarpato, Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori, Angelini, in un inferno fatto di bombe, sangue e devastazione, sarà ricordata da una targa in marmo, dopo il riconoscimento ufficiale della vittoria avvenuto nel gennaio del 2002. La scaletta della cerimonia: Sala appiani 18.30 Introduzione di Alberto Pandullo Intervento del presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi Intervento del prefetto della Spezia, Giuseppe Forlani Intervento del sindaco della Spezia, Massimo Federici Intervento del segretario generale dell'Unione nazionale veterani sportivi, Ettore Biagini Intervento del comandante dei Vigili del fuoco della Spezia, Gaspare Fundarò Intervento del dirigente dell'Ufficio per le attività sportive dei Vigili del fuoco, Fabrizio Santangelo Intervento del giornalista e scrittore, Armando Napoletano, che introdurrà il libro "Un giorno di allarmi aerei" All’esterno 19 Scopertura della targa 19.10 Fine cerimonia 19.30 Rinfresco al comando dei Vigili del fuoco di Milano Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Tacoli-Quello-del-1944-e-unoscudetto-138258.aspx Tacoli: "Quello del 1944 è uno scudetto di valore inestimabile" Il presidente non sarà a Milano e ha scritto una lettera di ringraziamento. La Spezia - "A nome della Società Spezia Calcio, del Presidente Onorario Gabriele Volpi, del Cda e soprattutto di tutto il Popolo Bianco porgiamo onori ai componenti del 42° Corpo dei Vigili del Fuoco La Spezia che nel 1944, battendo il grande Torino di Pozzo e Piola, conquistarono uno Scudetto storico, unico, dal valore inestimabile, portatore di valori alti quale il rispetto, il sacrificio, la speranza. La targa in loro onore rende tutti noi fieri. Un sentito ringraziamento va ad Alberto Pandullo, promotore dell'iniziativa, e al Corpo dei Vigili del Fuoco. A loro i sentiti complimenti per quanto fatto e nel dare lustro ad un'impresa fatta di cuore e sacrificio". Lamberto Tacoli non potrà esserci e decide di inviare una lettera ufficiale di ringraziamento ai protagonisti di ieri e di oggi per uno scudetto che rimarrà sulle maglie dello Spezia Calcio per sempre: "Il ricordo di quegli uomini, eroi dentro e fuori dal campo, e' più vivo che mai. Le loro gesta sono consegnate alla storia del calcio e del nostro Paese, rendendoci fieri e orgogliosi. Purtroppo improrogabili impegni di lavoro non mi permetteranno di essere presente alla cerimonia di posa della targa. Invio i più sinceri auguri per il successo dell'evento e invio i miei più cordiali saluti". Martedì 16 luglio 2013 alle 14:46:02 Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Targa-all-Arena-di-Milano-Abodi-Un138297.aspx Targa all'Arena di Milano, Abodi: "Un patrimonio del calcio" ARTICOLI CORRELATI Le bandiere dello Spezia all'Arena di Milano per onorare i campioni del 1944 La Spezia - Abodi ha reso merito a chi più di dieci anni fa ha recuperato un patrimonio che onora la città di Spezia, la sua società e il Corpo dei Vigili del Fuoco: "E' un tratto distintivo potersi fregiare di un tricolore", quindi ha parlato della necessità di ricordare il passato: "Lo dobbiamo per dare il giusto peso a chi ha contributo affinché il calcio diventasse quel fenomeno popolare che è oggi". "Fra l'altro questo - ha proseguito Abodi - è un titolo vinto da un Corpo dello Stato che merita tutti i riguardi alla pari degli altri titoli in un momento, quello della guerra, dove lo sport rappresentava spensieratezza e voglia di rinascita, quegli stessi valori che vorremmo fossero oggi alla base del calcio moderno e di chi si reca allo stadio". Mercoledì 17 luglio 2013 alle 00:39:30 Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Le-bandiere-dello-Spezia-all-Arena-di138298.aspx Le bandiere dello Spezia all'Arena di Milano per onorare i campioni del 1944 La Spezia - C'erano anche tre grandi bandiere dello Spezia all'Arena di Milano per onorare la targa che ricorderà per sempre i Vigili del Fuoco Spezia che batterono il grande Torino. Nella foto Marco Rossinelli, Giampaolo Bonanni , Osvaldo Motto con lo storico segretario Federico Finetti Mercoledì 17 luglio 2013 alle 00:46:46 Più forti della guerra e del Grande Torino La Spezia - Da martedì 16 luglio l’Arena Civica “Gianni Brera” di Milano onora, con una targa commemorativa, la leggendaria partita che spianò la strada alla conquista dello scudetto 1944 da parte dello Spezia Calcio, allora Vigili del Fuoco: quella contro il Grande Torino di Valentino Mazzola, giocata il 16 luglio di 69 anni fa proprio all’Arena, conclusasi con la vittoria dei Vigili per 2 a 1. Leggiamo il Corriere della Sera del 17 luglio 1944: “Sovvertendo tutti i pronostici e causando un notevole stupore nei tecnici e negli appassionati, la squadra di Ottavio Barbieri ha battuto i campioni d’Italia… Il successo è meritato, premia il sacrificio di undici buoni giocatori e del non meno bravo allenatore”. Barbieri fu uno degli inventori di un nuovo sistema di gioco, quello con il “libero” in difesa e l’”ala tornante” sulla fascia destra: “Giuro che il Torino non ci capì nulla, per questo lo battemmo”, diceva sempre uno degli undici, Mario Tommaseo, quando lo chiamavamo a ricordare quella mitica giornata. Eppure lo Scudetto, per decenni, fu negato a quei campioni e alla città. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’Italia era divisa in due tronconi segnati dalla linea gotica: al di là, nel centro sud, gli alleati, al di qua, nel nord, i tedeschi. Era impossibile organizzare un campionato nazionale, per questo la Federazione Gioco Calcio organizzò nel ’43-44 il “Torneo Alta Italia”, definito “campionato nazionale”. Ma, il giorno dopo l’assegnazione del titolo, la Federazione non lo omologò come Scudetto, forse anche perché troppo forte era l’influenza del Torino, che infatti rimase campione in carica per aver vinto nel ’42-43. Eppure i giornali parlarono in termini chiari di un torneo valido a tutti gli effetti: “Lo Spezia ha vinto il campionato italiano di calcio” titolarono. Quando il Secolo XIX, nell’inserto “Aquilotti in volo”, ricordò la vittoria del 1944-era il febbraio 2000- pensai che fosse il momento giusto per riproporre il riconoscimento di un’impresa sportiva senza precedenti, non solo legata a fattori agonistici ma con connotazioni anche storiche, sociali, umane. Perché disputare quelle partite nel pieno della guerra mondiale significava rischiare in prima persona la vita, sia affrontando insidiose trasferte lungo strade deserte dove tedeschi e fascisti rastrellavano e deportavano nei lager, sia rimanendo tra le mura amiche, soggette a continui bombardamenti. Non tutti, forse, ricordano che la squadra di calcio dello Spezia venne “imprestata” ai Vigili del Fuoco per iniziativa del suo presidente Perioli, che poi morì in un campo di concentramento tedesco. Si trattò di una vera e propria scappatoia: arruolati come pompieri, i calciatori sfuggirono alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò, e poterono fare i ritiri nelle caserme e affrontare le trasferte in un’autobotte, scomoda ma al sicuro da posti di blocco e rastrellamenti. Un mezzo dove caricavano preziosi sacchi di sale ottenuti bollendo l’acqua marina, scambiati in altre zone del nord con farina, olio e pasta che scarseggiavano a Spezia, per la gioia di familiari ed amici. La vittoria di quella squadra, tra un allarme aereo e un bombardamento, era stata davvero un’impresa epica, e doveva essere onorata. Un momento emozionante fu l’incontro, nel marzo 2000, con i protagonisti superstiti al Centro Allende. Ascoltare le loro parole appassionate, leggere nei loro sguardi l’emozione e il rimpianto per quell’impresa mai riconosciuta mi commosse davvero e mi spronò ad andare fino in fondo: non dimenticherò mai Mario Tommaseo mentre difendeva il “suo” Scudetto con l’irruenza di un ventenne: “Devono darcelo! Perché lo abbiamo vinto! Abbiamo battuto il Grande Torino, una squadra immensa, la più forte del mondo, mica il Biassa o il Canaletto!”. Poi ancora Bruno Gramaglia, presentatosi con un ritaglio di giornale che raccontava la partita, quindi Paolo Rostagno, Sergio Persia, e Sergio Bicchielli, che da allora divenne un caro amico, che passava periodicamente a trovarmi in Comune… La domenica successiva, al Picco, la curva dello Spezia salutò l’ingresso in campo delle aquile con una scenografia straordinaria: la gradinata aveva assunto i colori di migliaia di bandierine bianche, rosse e verdi a comporre un unico, gigantesco, tricolore. Ora tutta l’Italia sapeva. Costituimmo un Comitato per lo Scudetto, che oltre a me comprendeva il presidente dello Spezia Angelo Zanoli, l’assessore provinciale allo sport Paolo Garbini, il dirigente dello Spezia Alberto Pandullo (colui che ha voluto fortissimamente la targa all’Arena) e i veri animatori, i giornalisti Armando Napoletano e Paolo Rabajoli. Napoletano aveva scritto, già nel 1991, il libro “Un giorno di allarmi aerei”, frutto di anni di ricerche, poi ripubblicato, ampliato, nel 2002. Rabajoli scrisse, sempre nel 2002, con Fabrizio Calzia, “Lo scudetto per sempre”. In questi lavori c’era la documentazione essenziale. Nel maggio completammo il dossier da presentare alla Federazione. Era un momento delicato, la Federazione viveva un momento di passaggio, il mandato del presidente Nizzola stava per scadere. Alla fine però le nostre istanze furono accolte e la Figc riaprì il caso: fu istituita una commissione presieduta dall’avvocato Mario Valitutti, un galantuomo e un esperto, che dimostrò grande attenzione e sensibilità. Ricordo il suo commento entusiasta: “Ma questi non sono calciatori, qui si tratta di eroi!”. Le premesse sembravano ottime, ma Nizzola lasciò. Iniziò l’interregno di Petrucci, fino alla nomina, a inizio 2002, di Franco Carraro. Lo incontrai il 15 gennaio, mi promise che avrebbe preso in mano il dossier e analizzato l’indagine. Una settimana dopo, il 22 gennaio, grazie allo “Scudetto d’onore”, eravamo Campioni d’Italia 1944: ci consegnarono una medaglia d’oro, una targa ricordo e l’autorizzazione allo Spezia a sistemare sulla maglia l’emblema della Coppa vinta nel campionato di guerra. Fu il risultato di un impegno collettivo, di una perfetta miscela tra istituzioni, società, tifoseria e “studiosi-tifosi”. Festeggiammo il 26 marzo al Civico. “Quasi non ci speravo più, dopo quasi sessant’anni. Non ci aspettavamo questo Scudetto, giusto prezzo ai tanti sacrifici. Viaggiavamo in trasferta in autobotte…” raccontò Paolo Rostagno, il primo “tornante” del calcio. Mentre Mario Tommaseo, il difensore che marcò, annullandolo, Valentino Mazzola (“non mi è mai capitato di incontrare un marcatore come te”, gli disse a fine partita) ci deliziò con la sua voce da tenore cantandoci l’Ave Maria di Schubert. Come disse Franco Carraro, “il titolo rappresenta la forza morale del calcio italiano, che non si è lasciato piegare nemmeno dalla guerra”. Fu quello, non solo il Grande Torino, l’avversario vero che sconfiggemmo allora. Ecco perché dobbiamo essere orgogliosi di uno straordinario titolo che non è solo sportivo ma anche morale, e che dà lustro alla squadra e alla città. Ancora martedì 16 luglio, ancora una targa: finalmente l’auditorium del Centro culturale giovanile e multimediale Dialma Ruggiero, intitolato a Lucio Battisti, ha visibile la sua dedica. Merito dell’assessore alla cultura Diego Del Prato e dei tanti ammiratori del cantante-compositore presenti in città. Proposi l’intitolazione quando Lucio Battisti ci lasciò, nel settembre 1998, e il Dialma era ancora un’idea, poi diventata realtà nel marzo 2002. La scomparsa di Battisti fu un momento di grande e profondo dispiacere popolare: molti milioni di italiani di ogni ceto sociale e di almeno due generazioni avevano cantato le sue canzoni. I giovani, per trent’anni, erano cresciuti con lui: la sua musica rappresentava il ricordo di un amore, dei compagni di scuola, della prima automobile, della chitarra, di una vacanza… Era un tutt’uno con le emozioni della loro vita. Intitolare l’auditorium del Dialma a Lucio Battisti voleva dire che dovevamo dar vita a un luogo della cultura che fosse “di popolo” e soprattutto “dei giovani”. Oggi che il Dialma è ricchissimo di corsi di musica, teatro, danza, fotografia, di eventi partecipati, con tante associazioni giovanili impegnate, possiamo dire di avercela fatta. La prima foto della rubrica di oggi è di Ezio Tassone: è un’immagine della targa dell’Arena di Milano. La seconda foto è di Ilaria Zappelli: è un’immagine di uno spettacolo teatrale rappresentato all’auditorium del Dialma nell’ambito della rassegna “Fuori luogo”, uno dei simboli della grande vitalità della struttura. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Rubrica/Piu-forti-della-guerra-e-delGrande-138561.aspx SPORT E' morto Mario Valitutti, l'uomo che diede lo scudetto del 1944 allo Spezia La Spezia - Dopo una lunga malattia è deceduto oggi a Roma Mario Valitutti, attuale presidente della Fondazione Museo del calcio di Coverciano. Dopo aver ricoperto vari ruoli nell’ambito della Federazione Italiana Giuoco Calcio è stato anche presidente del Settore Tecnico. I funerali avranno luogo lunedì a Roma. Alla famiglia giungano le condoglianze più sentite dall'intero Settore Tecnico. Valitutti fu a capo della Commissione della FIGc che il 19 luglio del 2000 dibattè a Roma sulla scudetto del 1944 allo Spezia Vigili del Fuoco, e fu tra quelli che si mostrarono fin da subito favorevoli al riconoscimento ufficiale. Fu poi la restante commissione a decidere, nonostante il parere contrario del suo presidente, ad assegnare un titolo onorifico. Se ne va uno dei personaggi chiave di quella storia. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/E-morto-Mario-Valitutti-l-uomo-che144412.aspx BLOG / L'ultimo dribbling La domenica della buona gente A Mario Valitutti, io, ero affezionato. Come lo si è ad un qualcosa di importante. La prima volta ci conoscemmo a Coverciano, ero in missione con il collega Paolo Rabajoli per cercare di far riconoscere alla FIGC lo scudetto del 1944, Ci accolse nel suo ufficio e mentre parlavo per proporre quella storia, guardavo dietro di lui le immagini della nazionale, vecchie foto mai stinte, in originale, di trionfi, mondiali, vittorie. La seconda volta fu un’udienza privata, a Roma, sempre in figc. Mi chiese di andare con lui al Settore tecnico come consulente storico, di fare qualcosa per promulgare il calcio e la sua fiaba in Italia. Mi voleva affidare un incarico presso il centro di Coverciano, al Museo. Non riuscivo a proferire parola. Avevano invitato il bambino con il pallone sotto il braccio, nel tempio della storia, dove c’erano molti palloni e sopra aleggiavano nuvole di fantasia. La malattia che lo aggredì poco dopo rese interrotta quella trattativa, io capìì ma sarebbe stato difficile conciliare con il lavoro. Era un riconoscimento personale, una medaglia che mi aveva voluto regalare dopo avermi conosciuto nel 2000. Quando andai a redigere il libro Santa Domenica mi mandò un articolo che pubblicai e che oggi ripropongo. Valitutti è stato tra i pochi dirigenti della FEDERCALCIO che ha sempre guardato al football partendo dalla sua storia, dalla sua passione. Ha scorso i tempi più gloriosii e meno belli della nazionale, ma tramandato tutto ciò che il calcio genera, anche sentimento. Perderlo significa molto per il calcio italiano. Che non potrà mai dimenticare. La domenica della buona gente Prendendo l’ispirazione dall’omonimo radiodramma di Vasco Pratolini, da cui Anton Giulio Maiano trasse un godibile film del 1953, possiamo provare a descrivere la domenica del tifoso di un calcio che non c’è più perlomeno in quelle forme. Per la verità, la domenica calcistica era il terminale di una settimana di passione nel corso della quale il calcio era il centro degli interessi di noi ragazzi. Si cominciava il lunedì con la trepida attesa del quotidiano sportivo che riportava la cronaca della partita della squadra del cuore (ed a quei tempi non esistevano neanche i commenti radiofonici delle gare). Si proseguiva il mercoledì, giorno di uscita nelle edicole di un numero limitato di copie del mitico “Calcio Illustrato”, che conteneva alcune foto delle gare di serie A con i disegni di Silva, che ricostruiva in maniera stupefacente le azioni e soprattutto i gol delle partite più importanti. Come raccontano Papa e Panico nella loro Storia Sociale del calcio italiano, il percorso del pallone aveva un nitido tratto così come la resa visiva dell’impatto tra l’uomo e la sfera di cuoio. Le figure stilizzate dei giocatori e la loro duplicazione nelle diverse posizioni di gioco davano ciò che nessuna descrizione scritta era capace di rappresentare. Per questo, quelli della nostra generazione, venivano detti: coloro che vedono la partita sul “Calcio Illustrato”. Solo dopo molti anni apparve finalmente la sintesi filmata di un sola partita nell’ambito della Settimana Incom, che accompagnava la proiezione del film nella sale cinematografiche. Nel corso della settimana si seguivano con entusiasmo gli allenamenti fino alla vigilia della domenica vissuta come la notte della Befana, con l’ansia incontenibile dell’evento che doveva aver luogo al di là di poche ore. La prima parte della mattinata domenicale veniva dedicata all’Oratorio ed alla messa; poi, dopo aver dato luogo alle epiche sfide calcistiche tirando calci ad una palla quasi sempre fatta di stracci e simulando la gara imminente, si correva a casa per sollecitare la mamma ad affrettare la preparazione del pranzo domenicale. Ed il padre tifoso accelerava, dopo,i passi verso lo stadio che già ribolliva di entusiasmo e cori partigiani. Gli occhi non si staccavano mai dalla scaletta dalla quale sbucavano i calciatori che, dagli spogliatoi, si portavano di corsa verso il centro del campo. Nell’intervallo era usanza cambiare posto, trasferendosi dalla parte del portiere della squadra avversaria, nella certezza chissà perché che i propri beniamini avrebbero trafitto l’estremo difensore ospite. Un’usanza consentita dalla scarsa presenza di tifosi ospiti. Alla fine della partita, sempre, si insinuava una sorta di malinconia sottile per la festa che volgeva al termine e con la consapevolezza di dove provvedere ai compiti per l’indomani calcistico. Il poeta Alfonso Gatto descrive al meglio questo stato d’animo nella Domenica del Crepuscolo: “In fondo al pozzo delle case, sola la voce di un bambino, che fa del suo grigio universo sotto l’ala del mantello che vola. È musica di stanza tra le vuote specchiere delle porte della partita che si ascolta alla radio, è già finita, restano voci immote”. Per quanto detto sopra, il tifoso era affamato di immagini che poteva soddisfare solo allo stadio e pertanto era quasi una sacralità che alla squadra ospite venisse riservato il privilegio di indossare le maglie con i colori ufficiali in maniera che lo spettatore potesse identificare la squadra con le sue maglie tradizionali. Oggi, in omaggio al business, si vedono le squadre indossare maglie di colori più vari ed improbabili con una numerazione che ha di fatto abolito quella tradizionale che andava dall’1 all’11, dal portiere all’ala sinistra. E così, in ossequio alle esigenze economiche di un calcio oramai globalizzato, si vanno perdendo usi e costumi che rappresentano il marchio di un calcio forse artigianale ma certamente più appassionato e fatto di appartenenza. Si è già detto del significato quasi sacrale delle maglie e delle numerazioni; si può proseguire con la sostanziale sterilizzazione del calcio Minuto per minuto alla radio; con l’altrettanto sostanziale scomparsa della schedina del totocalcio e del suo mitico 13 che rappresentava il sogno dell’italiano medio. Ci sarebbe tanto altro da dire. È sufficiente la constatazione che molte delle innovazioni sopra indicate sono imposte dall’evolversi e dalla crescita del fenomeno calcio con le conseguenti esigenze di affrontare e vincere la sfida dettata da un calcio globalizzato. Ma alcune innovazioni sono talvolta minimizzate e rischiano di disorientare e far disamorare il tifoso che comunque rimane il vero ed insostituibile patrimonio del calcio. Quello che resta legato alle tradizioni, al campanile ed ai riti di un gioco che, come tale, non assume i caratteri di un’impresa in senso proprio. Mario Valitutti (Presidente del Museo del Calcio di Coverciano) Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/blog/p56/La-domenica-della-buona-gente_1.aspx I migliori atleti dell'anno premiati al centro Maddalena di Cadimare La Spezia - Nella splendida cornice del Centro Logistico "Umberto Maddalena" di Cadimare, il Comandante Giuseppe Lariula ed il Presidente dei Veterani dello Sport della Spezia premieranno i migliori atleti dello sport spezzino per l'anno 2012. L'appuntamento è programmato per mercoledì 18 dicembre, alle 17 con le esibizioni di bambini e non, in varie discipline sportive. Poi alle 18 la vera e propria cerimonia di premiazione. Elenco premiati. - Atleta dell'Anno 2012 (E' un atleta che nell'anno si è distinto non solo per i risultati sportivi ma anche per la sua etica sportiva): Andrea Bianchi - Nuoto - Giovane Atleta Emergente (E' uno sportivo che pur esssendo giovane ha dimostrato un buon livello di preparazione e delle buone basi per un futuro da grande atleta): Edoardo Cremente Tennis da Tavolo - Premio Scuola/Sport - 32° edizione (Giovani/giovanissimi atleti che hanno dimostrato grandi capacità sia nello sport che nella scuola): Viola Battistella - Arrampicata libera, Costanza Traversi - Tennis, Leonardo Pavinelli - Arti Marziali, Alice Napoletano - Atletica Leggera, Basket. - Premio Ballerini Giovanissimi (Ballerini che hanno dimostrato ottime capacità, si spera di vederli, in futuro, in prestigiose esibizioni) Il due ballerini risultano semifinalisti a Blackpool, Dance Festival. Campioni italiani a Rimini, di Show Dance) Nicolò Berzolla e Nicol Randelli – Ballo - Tre Generazioni di Veterani agonisti (sportivi agonisti di altissimo livello e soci della Sez. UNVS della Spezia) - Silvia Lambruschi - Pattinaggio Artistico a Rotelle - Monica Olmi – Nuoto - Federico Di Carlo - Nuoto - Giornalista Sportivo dell'Anno per: Paolo Paganini - Giornalista Sportivo RAI - Medicina Sportiva - Medico Sportivo dell'Anno (Oltre che un valido medico ha dimostrato una grande umanità ed un grande altruismo): Davide Battistella - Medico, Istruttore arrampicata libera, Soccorritore CAI, primo a far conoscere al mondo la "palestra" di roccia del Muzzerone. - Continuità nello Sport (nonostante un grave infortunio l'abbia portata a rinunciare alla brillante carriera da ginnasta, è riuscita ad eccellere in un'altra disciplina): Iosella Lombardi - Ginnastica Artistica, Bocce - Amore per lo sport (il grande amore per lo Sport, che possiede, sin da piccola, l'ha portata ad eccellere nella sua disciplina, per poi diventare allenatrice): Erica Barbieri - Arti Marziali - Atleta Militare dell'Anno (Atleta e militare esemplare): Roberto Borio - Tiro a Volo - Gruppo Sportivo Militare dell'Anno (Un gruppo sportivo molto unito che è riuscito ad ottenere prestigiosi risultati, riconosciuti ai più alti livelli sportivi): Maristaeli Luni - Canoa Fluviale - Premio "Una Vita per lo Sport" (Una famiglia che da ben quattro generazioni ricopre un ruolo importante nello Sport spezzino): I Guani's - Pallavolo, Ginnastica Artistica, Calcio - Premio Dirigenti Sportivi Danilo Caluri - Pallacanestro (Prima giocatore e poi dirigente, si è distinto nello Sport amato) Maurizio Corona - Hockey a Rotelle (si è prodigato affinchè la sua squadra arrivasse ad ottimi livelli) - Premio Benemerenze (a società che si sono distinte per le attività di promozione sportiva che svolgono sul territorio ) Pro Italia - Ginnastica The Best Dance - Ballo Spectec Carispezia - Atletica Leggera Virtus - Pallacanestro Femminile Uisp Nuoto Valdimagra - Nuoto Venere Azzurra – Nuoto Rievocazione storica del mitico scudetto di calcio conquistato dai VVF della Spezia, nel 1944, battendo la squadra del Grande Torino. Durante la rievocazione storica, verranno premiati: Giorgio Pagano: per essersi fattivamente adoperato per il riconoscimento dello scudetto ai VVF/ Spezia Calcio. - Famiglia Rostagno, Fam. Castellini: soci Veterani fondatori, nel 1972, della Sezione UNVS della Spezia e giocatori nella squadra dei VVF Campioni del 1944 - Menzione e presentazione del professor Vittorio Mantero, all'epoca giocatore dello Spezia - Orgoglio Spezzino: Gruppo organizzato di persone, che con il loro impegno, anche sul sociale, e la loro passione, da ben 25 anni, continuamente promuovono e sostengono la squadra dello Spezia Calcio. Rievocazione storica a cura di Armando Napoletano, Paolo Rabajoli, Paolo Paganini, Alberto Pandullo. Durante la kermesse, vista la fattiva collaborazione che si è istaurata nell'arco dell'anno, sarà attribuito, da parte il Panathlon Junior della Spezia, il "Premio giovane Atleta" ad Jeffferson Parrini (Un giovane nuotatore che ha dimostrato grandi capacità nella sua disciplina ed un ottimo rapporto con i "colleghi") - Nuoto. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/I-migliori-atleti-dell-annopremiati-al-148239.aspx Tifosi Spezia, prima all'Arena poi a San Siro Appuntamento con la storia quello del 15 gennaio: Alberto Pandullo, uno dei protagonisti del riconoscimento dello scudetto, chiama a raccolta i tifosi: "Venite a vedere la targa che racconta di un'impresa senza eguali in uno stadio bellissimo". La Spezia - "Penso che l'occasione sia di quelle da non perdere. Poter venire a Milano e prima di entrare a San Siro, respirare l'atmosfera unica che sa regalare quest'impianto stupendo. E poi la targa, apposta all'ingresso, per ricordare una vittoria che non dimenticheremo mai". L'appello è di Alberto Pandullo, ex consigliere dello Spezia, e uno dei protagonisti, a suon di verifiche e documenti, della battaglia che permise alla società bianca di fregiarsi di quello scudetto, che dal 2002 compare sulle maglie bianche. L'ex dirigente insomma chiama a raccolta tutti i tifosi spezzini che vorranno, prima di entrare al "Meazza", fare un passo all'Arena Civica per omaggiare la targa-ricordo, apposta il 16 luglio del 2013. "Sarò davanti all'ingresso di Viale George Byron a partire dalle 14.30. La distanza con San Siro è talmente esigua che chiunque partisse con anticipo può tranquillamente fare presenza. Sarebbe bello che anche i dirigenti e magari la squadra facessero altrettanto". Anche senza cariche societarie, Pandullo non dimentica di essere un tifoso dello Spezia senza sè e senza ma, uno dei pochi a prendere l'auto da Milano, la città che lo ha accolto e adottato negli anni di carriera a Mediaset, per seguire le sorti della squadra del suo cuore anche quando i campionati erano altri, anche quando le trasferte erano nei paesi della bassa e pochi, anche della dirigenza, seguivano la squadra di persona. Questione di passione, di interesse per la storia, di identità, che forse in chi viaggia e chi deve stare lontano finisce per essere più autentica di chi a Spezia vive e mangia. La targa fu apposta nell'estate scorsa alla presenza di Andrea Abodi, presidente della Lega di serie B insieme a Fabrizio Santangelo dirigente dell'Ufficio attività sportiva dei Vigili del fuoco. Un simbolo di inestimabile valore storico perché in quelle righe c'è la storia di una vittoria eroica, che consegnò ai Vigili del Fuoco il Torneo di Guerra dell'Alta Italia della stagione 1944. Un vero campionato di calcio, nonostante il nome insolito, che vide primeggiare i pompieri spezzini, capaci di sconfiggere il Grande Torino di Piola, Gabetto, Ferraris per 2-1 con la storica doppietta di Angelini. Lo stadio di quell'incredibile avventura che prescinde dallo sport e guarda direttamente alla leggenda, era la mitica Arena di Milano, Come molti ricorderanno il Consiglio Federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, nel corso della riunione del 22 gennaio 2002, aveva deliberato il conferimento di riconoscimenti a ricordo del torneo di calcio della stagione 1943-'44: medaglia d'oro di benemerenza al 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia assegnata nel 2002 dal C.O.N.I., autorizzazione alla società Spezia Calcio 1906 S.p.A. ad apporre sulla divisa ufficiale di giuoco un segno distintivo - logo, nei limiti consentiti dai regolamenti federali, della vittoria del torneo 1943-'44, consistente nella riproduzione della Coppa vinta; targa ricordo alla città della Spezia per la partecipazione. http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Tifosi-Spezia-prima-all-Arena-poi-a-San149653.aspx Per la maglia, solo per la maglia (un pò di gloria per tanto patimento) La Spezia - “I giocatori dello Spezia devono capire che quando indossano quella maglietta, non lo fanno solo per una squadra di calcio, ma per una causa, per un’intera comunità”. L’emblema di una sfida impossibile, ore 18 nella nebbia meneghina, 15 gennaio prossimo, i supporters aquilotti, se la sono marchiata nel sangue. E’ una frase che regalò una sera, parlando da un palco, Mario Tommaseo, centrocampista di fatica e di sudore, della squadra che nel 1944 aveva battuto il grande Torino all’Arena di Milano conquistando il titolo onorifico poi riconosciuto nel 2002. E se la sono talmente scolpita da portarsela addosso anche mercoledì a San Siro, dove vanno a giocare un ottavo di finale di Tim cup dal pronostico forse segnato, imprevedibile solo per l’arte dell’imprevisto che è il calcio, ma poco direzionabile. E per dare lustro ad un pomeriggio storico si sono anche riuniti in grande: saranno in oltre 7000, più di settanta pulmann, un numero imprecisato di auto private, di mezzi, che formeranno una lunga linea bianca dalla salsedine del Golfo dei Poeti alla Scala del calcio, dove i poeti sono stati Pelè, Meazza, Maradona, Mazzola, dove ha giocato Eusebio o Crujff o i grandi di Spagna e di Germania. Mai, nella storia di questo piccolo club, si era arrivati a tanto; a Padova, l’1 maggio del 2006, quando lo Spezia nel più bello ed incredibile dei pareggi a reti bianche guadagnò il ritorno in b dopo 54 anni, erano 5500 all’Euganeo. Al Bentegodi per il play out del 2007 altrettanti; nell’Era Mandorlini o Carpanesi quote similari. Mercoledì saranno molti di più, tanti da occupare tutto il primo Anello verde, molto del terzo anello dello stesso settore di colore, ma con almeno 1550 tagliandi vendibili per quello arancione, aperto dagli organi di Polizia e dalla società rossonera, per far posto a tutti. Quando il Milan già vinceva campionati, 1906, 6 maggio, contro la Juventus, lo Spezia ancora non era nato. Ma da quel momento, da quelle polveri lanciate da un genoano (bancario all’istituto Ramstein), Hermann Hurny, che aveva giocato nel Crystal Palace e che poi giocherò nello stesso Genoa, sono passati tanti anni e sudori, con poche soddisfazioni e tante tribolazioni. Eppure i tifosi sono sempre tornati in ‘chiesa’ nell’attesa del miracolo, non l’hanno visto materializzarsi, ma sono andati avanti. Tifare Spezia vuol dire, così raccontano loro, andare in saluta controvento, considerare un bisillabo foresto come Derby per sfide alle squadre toscane o al Genoa o alla Sampdoria; ingoiare saliva e rosari, immaginare più che sognare. A San Siro lo Spezia non c’è mai stato nella sua lunga storia; nel 1989, guadagnata in coppa Italia maggiore con la sfida contro l’Inter dei tedesconi del Trap, venne portata a giocare a Monza. Quando le toccò Maradona ed il Napoli si decise che era meglio affrontarli a Livorno. Insomma, al tavolo comune del grande calcio, questo club mai si è seduto. Ma 7500 circa a Milano, in un pomeriggio feriale, con una marcata e già prevista assenza di ragazzini nelle scuole e di statali e parastatali negli uffici, vuole dire un 8-9 per cento di una popolazione intera provinciale, che si sposta per il pallone. Mai successo neanche per guai sindacali. Ed in piazza, in maniera massiccia, si scese solo nell’aprile del 2006 occupando anche la stazione Centrale, perché Macalli voleva spostare a Modena la gara con il Genoa di Preziosi. Poco comune per tutte le tribù del calcio possibili, ma qui fenomeno di aggregazione unico. Abituati come sono sempre stati, nascita e morte continua, un po’ di gloria in cambio di tanto patimento, promozioni e fallimenti a ruota libera, i tifosi hanno capito che si gioca per la maglia, solo per quella. Può retrocedere, fallire, essere promossa, ma dà risvolti unici: uno Spezia-Sanbonifacese che ti regala quanti spettatori uno Spezia-Pescara di b o di Spezia-Albese in D. Possibile, al Picco. Eppure questo piccolo club, è uno dei pochissimi in Italia ad essere imbattuto contro la Juventus, ad aver superato il Torino di Valentino Mazzola, a poter fregiarsi di uno scudetto perenne al petto. Sia quando il calcio non era un contenitore di immagini sia ora, dove c’è poco di romanzesco e poetico, se non il tifo. Così, come avrebbero fatto proprio i tifosi granata, quelli che ogni anno invitano i giocatori a maggio a Superga, per ricordare i loro campioni periti nel 1949, quelli aquilotti hanno chiesto alla loro di squadra più che un superamento di turno, una preghiera.”Che vadano prima del match all’Arena Civica milanese e rendano onore alla lapide che ricorda Spezia-Torino del 16 luglio del 1944”. Prima del match gli hanno anche tolto Marco Sansovini, l’ultima bandiera, giubilato senza se e senza ma da Devis Mangia e spedito a Novara. Alla battaglia contro Allegri vanno quasi a mani nude. Ma sono figli di altro calcio, altra storia, altra passione, quella che ha avuto come tecnologia di punta la strada. Quella che percorreranno pari pari gli oltre 70 pullmann e la carovana bianca verso il calcio vero. Per un pomeriggio da grandi. Per Mattia, Ilaria e tutto lo Stadio dei Sogni. Lunedì 13 gennaio 2014 alle 09:35:35 ARMANDO NAPOLETANO Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/Su-due-piedi/Per-la-maglia-solo-per-la-maglia-un-p149841.aspx Dirigenti e tifosi dello Spezia all'Arena per la celebrazione del 1944 La Spezia - La maglia celebrativa, disegnata appositamente per la partita di San Siro in memoria dello storico Scudetto del 1944 a 70 anni dalla conquista, verrà messa in mostra in anteprima durante la visita che una delegazione dello Spezia Calcio e i tifosi porteranno nel primo pomeriggio di mercoledì alla targa apposta nel luglio scorso all'Arena di Milano, targa che celebra l'impresa di quegli uomini, eroi dentro e fuori dal campo. L'appuntamento è programmato per le 14.30 per un presidio di due ore prima del fischio d'inizio fissato alle 18. Lunedì 13 gennaio 2014 alle 18:26:34 REDAZIONE [email protected] Tratto da: www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Dirigenti-e-tifosi-dello-Spezia-all149903.aspx Aquilotti alla Scala, una notte indimenticabile Nella storica partita di Coppa Italia contro il Milan migliaia di tifosi hanno sostenuto con orgoglio lo Spezia. Un esodo bianco senza precedenti che per una sera ha trasformato il Meazza in "San Picco" La Spezia - Poco distante da un Meazza deserto e delineato ormai solo dalle luci soffuse immerse nella nebbia, fra le maglie di Honda e Kakà di una bancarella spiccano colori inconfondibili e la scritta “Spezia Campione” con il tricolore dei Pompieri e l'aquilotto, incrocio speciale per due club con vite e fortune molto diverse. In un'atmosfera fredda e ovattata infatti uno dei tanti ambulanti ripiega con cura il materiale invenduto, comprese le classiche sciarpe celebrative rossobianconere e quelle dedicate esclusivamente agli aquilotti con tanto di logo riprodotto perfettamente. Queste ultime in futuro potranno tornare utili se lo Spezia tornerà ad affacciarsi “alla Scala del calcio” che per una sera lo ha visto protagonista. Un bianco che non passa inosservato, fra il materiale in vendita come sugli spalti di San Siro dove sei o settemila tifosi hanno appena scritto una delle pagine più belle della loro storia. Appuntamento irrinunciabile capitato in un mercoledì di gennaio a un orario che ha costretto mezza città ad annullare impegni, abbassare le saracinesche dei negozi e saltare un giorno di scuola. “La pizzeria? Oggi ho chiuso, magari apro quando torniamo se c'è da festeggiare” confessa uno dei tanti supporters in un autogrill di Fidenza dove si parla solo spezzino. I pullman che arrivano e ripartono a ritmo continuo fanno tutti rotta su Milano su un'autostrada interamente colorata dai vessilli bianchi. Una striscia infinita di corriere, macchine e pulmini, nei quali si parla solo di quello che sta per accadere, si ripercorrono i viaggi di una vita al seguito di questo o quello Spezia, si rincorrono aneddoti e racconti come da tradizione. Il primo applauso della lunghissima giornata scatta poco prima della barriera di Melegnano, quando con lo sguardo s'incrocia lo striscione appeso ad uno dei tanti cantieri a bordo strada. La scritta “Avanti aquile” trasmette il senso di un qualcosa di unico ed irripetibile, atteso da troppo tempo. Ansia che cresce scorgendo lo stadio fra i cantieri dell'Expo 2015 e avvicinandosi a quei cancelli che in questi anni hanno accolto tutte le tifoserie più importanti d'Europa. Da Luni a Riomaggiore c'è una provincia che si raduna sotto le iconiche torri a spirale e davanti ai tornelli che si aprono senza l'obbligo di esibire tessere o documenti. Smartphone, sorrisi e passi frenetici accompagnano verso quegli spalti sognati tante volte, prima di quell'ultimo gradino e l'attimo che toglie il fiato. Primo anello verde con vista su un passato fatto di Vico Equense e Sestri Levante, Pizzighettone e Vittoria ed un presente che si chiama Milan, Coppa Italia, partita vera. Fratelli di fede, famiglie, parenti acquisiti campionato dopo campionato, tutti presenti fianco a fianco con un pensiero per chi non c'è più o non può esserci. Nell'unico settore affollato di una cattedrale maestosa c'è una città intera con la sua indole e il suo passato portati con orgoglio in ogni stadio d'Italia. Esperienza tradotta in cori per trascinare all'impresa impossibile una squadra che cambiando volto ogni sei mesi non può avere lo spirito della sua gente e che di fronte ai vari Montolivo e Pazzini si presenta senza il suo bomber e priva di un capitano al quale sarebbe stato giusto concedere quest'ultima passerella. Chi sta in campo prova comunque a battersi inseguendo il pallone che viaggia veloce e preciso, infilandosi una, due, tre volte alle spalle di Leali. Mentre dall'altra parte del mondo mezzo Giappone esulta per il gol di Honda, a Milano un popolo che non si è mai arreso si emoziona intonando “o bela speza”, rivivendo batoste e trionfi e godendosi ogni istante di una notte da ricordare per sempre. Dagli eroi dell'Arena a quelli di una sconfitta indolore che diventa dolcissima quando Ferrari segna il gol del 3-1 a tempo scaduto. Alle spalle di Abbiati un blocco unico di corpi e volti si disunisce disordinatamente liberando un boato che ha un senso profondo e commovente solo in un perimetro geografico ben circoscritto e solo per quei settemila che piangono e si abbracciano, perché per quei tre minuti che restano hanno vinto la speciale partita e onorato il loro appuntamento con la storia. Una vicenda di calcio e passione che non sarà mai una “bella favola” ma resterà sempre un avvincente racconto di mare, fra burrasche ed approdi fantastici. Giovedì 16 gennaio 2014 alle 22:00:06 BENEDETTO MARCHESE Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Aquilotti-alla-Scala-una-notte150153.aspx Scudetto del 1944, a luglio una grande festa Nel settantenario di Spezia-Torino si tenta di organizzare un triangolare con le vecchie glorie al "Picco". La data scelta è il 17 luglio, quando i bianchi vinsero 21 contro la corazzata granata. La Spezia - Di lavoro da fare ce n'è ancora tanto, ma intanto a scanso di equivoci ogni tifoso dello Spezia Calcio può disegnare un circoletto rosso sul calendario. La data da marcare è giovedì 17 luglio 2014, perché quel giorno con tutta probabilità lo Spezia e il Torino torneranno in campo per sfidarsi di nuovo, proprio come settant'anni prima. Non saranno gli undici di Mangia contro gli undici di Ventura però a animare la competizione, quanto piuttosto le vecchie glorie della maglia bianca e di quella granata. La ricorrenza - sarebbe quasi inutile specificarlo a questo punto - è l'anniversario di quello Spezia Vigili del Fuoco-Torino giocato nel 1944 all'Arena Civica di Milano, che scolpì i nomi di quel manipolo di giocatoripompieri nella storia dello sport italiano. C'è quindi una grande festa che inizia non da oggi a essere preparata, con contatti avviati in diverse città italiane e una situazione per forza di cose ancora in divenire. Ma con alcune idee ben precise. Si punta innanzitutto a organizzare un triangolare di 45 minuti a partita, con una formazione di vecchie glorie dello Spezia che dovrebbe vedersela con le vecchie glorie del Toro e con una squadra formata da atleti legati ai Vigili del Fuoco. Volando un po' (ma neanche troppo) con la fantasia si possono immaginare Coti e Guidetti da una parte contro Lentini e Annoni dall'altra. Attenzione poi ai nomi dei mister che siederanno in panchina quella sera perché si parla di tecnici di caratura nazionale. A occuparsi di prendere accordi a destra e a manca sarebbe in questo momento Alberto Pandullo direttamente da Milano; manager e tifoso che l'anno scorso fu al centro del progetto, poi realizzato, di apporre una targa ricordo all'Arena Civica. Oltre al trovare le squadre, c'è infatti tutta una macchina dell'ospitalità da mettere in moto tra alberghi, rinfreschi, premiazioni e occasioni di contatto con i tifosi e la popolazione. Lo stadio "Alberto Picco" è ovviamente il set prescelto per questa manifestazione, con tutte le incognite del caso. E se lo Spezia fosse promosso e dovessero iniziare i lavori sull'impianto cittadino? Problema non secondario, anche perché da parte del Comune c'è la ferma volontà di mantenere l'evento strettamente all'interno del perimetro cittadino. E' una delle incognite del momento, insieme a quella dell'identificazione di eventuali sponsor che volessero accollarsi una parte delle spese. Di certo l'ingresso, a prezzi ovviamente popolari, andrà tutto in beneficienza. Mercoledì 2 aprile 2014 alle 17:40:02 ANDREA BONATTI Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Scudetto-del-1944-a-luglio-una-grande155245.aspx Festa per il 70esimo dello scudetto 1944, Carpanesi e Mondonico sulle panchine La Spezia - Sergio Carpanesi e Emiliano Mondonico. Sono questi i due mister che ALberto Pandullo ha contattato per sedere sulle panchine durante il triangolare che celebrerà il 70esimo della vittoria dei Vigili del Fuoco Spezia contro il Torino di Vittorio Pozzo. E proprio le vecchie glorie dei due club si sfideranno sul campo quel giorno, insieme a una formazione di veterani dello sport. La data, per ora ancora solo abbozzata, è quella del 17 luglio. Mercoledì 16 aprile 2014 alle 18:55:09 REDAZIONE [email protected] Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Festa-per-il-70esimo-dello-scudetto156206.aspx Spezia e Torino di nuovo in campo come nel 1944 Il 16 luglio una festa al "Picco" per ricordare lo Scudetto di Guerra. Pandullo: "Alla posa della targa mancava l'aspetto sportivo". Federici: "La pagina più bella dello sport cittadino". La Spezia - E pensare che l'unico atleta del Grande Torino ancora in vita è Sauro Tomà, spezzino doc che con la maglia bianca della sua città ha inizato la carriera. Ieri l'attenzione del calcio italiano era ancora tutta sui fatti successi prima della finale di Coppa Italia di Roma, eppure a Superga si celebrava il 65esimo anniversario dalla tragedia che spazzò via una delle squadre più belle che il mondo del pallone abbia mai conosciuto. Tante curiosità e tante coincidenze uniscono lo Spezia e il Torino, le cui vecchie glorie si sfideranno il 16 luglio prossimo per celebrare il 70esimo della vittoria dei Vigili del Fuoco nel 1944. Un nesso forte tra le città è poi realtà dall'Ottocento, da quando la grande Spezia sabauda soppiantò la piccola Spezia genovese. Alcuni aneddoti vengono fuori anche mentre Alberto Pandullo presenta la festa che andrà in scena allo stadio "Alberto Picco", sempre che cause di forza maggiore non obblighino l'impianto cittadino a diventare cantiere di ampliamento. Proprio al cimitero momunentale di Torino è sepolo Alberto Picco. "Alla fine degli anni Novanta un gruppo di ottimisti e di amici con la passione dello Spezia riesumò la storia straordinaria dei Vigili del Fuoco - dice - C'era chi stigmatizzò l'iniziativa, come il Guerin Sportivo, ci fu invece chi ci sostenne e chi ci accolse con quel menefreghismo che è così diffuso in questa città. Iniziò un lavoro di lobby per ottenere questo riconoscimento, che oggi è realtà e che, scusate la deformazione professionale, ha cambiato la storia del posizionamento del brand Spezia in Italia". Dalla posa della targa all'Arena di Milano avvenuta un anno fa parte il lavoro per l'evento della prossima estate. "Gli allora dirigenti dello Spezia Calcio, quando mandai una mail per dire della targa, non mi degnarono di risposta - il sassolino nella scarpa di Pandullo - Invece mi chiamarono i Vigili del Fuoco e da lì è iniziata una collaborazione che ancora va avanti". "Un anno e mezzo fa navigando su internet trovai questa notizia sul fatto che c'era qualcuno che voleva rievocare la vittoria del 1944 - conferma Fabrizio Santangelo, dirigente nazionale dei Vigili del Fuoco - Dopo qualche ricerca venne fuori il nome di Alberto Pandullo e da lì è nato un rapporto che è andato avanti fino all'incontro all'Arena di Milano. L'anno scorso a Milano mancò proprio l'evento sportivo, una cosa che ci fece notare anche il presidente della Lega di Serie B Andrea Abodi, e quindi ci siamo messi d'impegno". "Parliamo di quella che è la pagina più bella dello sport cittadino e una delle più belle di tutto il Paese - ricorda il sindaco Massimo Federici - Tutte le realtà in gioco hanno concorso in maniera entusiastica: lo Spezia Calcio, partner indispensabile per ovvie ragioni, dell'associazione ex calciatori del Torino, i Veterani dello Sport spezzini e poi le vecchie glorie dello Spezia e i Vigili del Fuoco, il comando generale che ha dato un apporto decisivo". "Nel 1944 fu battuto il Grande Torino e ora vogliamo rifarci di quello che lo Spezia conquistò allora - scherza Giuseppe Santangelo, che rappresenta le Vecchie glorie del Torino onlus - Siamo rimasti ammagliati dai racconti di Alberto di quella stagione: sapeva tante cose di calcio, del Torino e dello Spezia. Siamo contenti di venire a fare questo torneo e speriamo sia una bella giornata di festa e di solidarietà". Il biglietto di ingresso avrà un prezzo simbolico, ma si cercano sponsor perché tutto quello che avanzerà andrà a una onlus. "Siamo orgogliosi di essere stati contattati - dice la presidente Francesca Bassi dei Veterani dello Sport - Due dei giocatori di quello Spezia, ovvero Rostagno e Castellini, erano soci fondatori della nostra associazione nel 1972. L'entusiasmo di Alberto non poteva lasciarci fuori da questa manifestazione". "E ricordiamo che abbiamo vinto il primo campionato d'Italia over 40", puntualizza Marco Rossinelli. Nell'occasione sarà posta anche una lapide in memoria di Alberto Picco, come ricorda Paolo Rabajoli. Infine i saluti del colonnello Giuseppe Lauriola, in rappresentanza dell'Aeronautica Militare. "Lo sport fece tacere le armi allora, sebbene solo per poche ore, in un periodo molto drammatico - la chiosa è affidata a Giuseppe Zironi, comandante dei Vigli del Fuoco spezzini Celebreremo quell'evento con una festa. Il confronto con quello che è successo a Roma oggi fa riflettere". ANDREA BONATTI 05/05/2014 18:33:46 [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/mobile/La-Spezia/Sport/Spezia-e-Torino-di-nuovo-in-campocome-157317.aspx Il match che ha fatto la storia, a settant'anni dallo scudetto Il campionato delle bombe sarà onorato il 16 luglio in una serata di festa da un quadrangolare over 40 tra All Star Spezia, Vecchie Glorie del Torino, una squadra di Vigili del Fuoco e una di Veterani dello Sport La Spezia - Coti largo e libero di svariare, Barbuti al centro per sfondare la porta e Andreini seconda punta pronto a sfruttare gli spazi. Uno dei possibili attacchi dei sogni scremato dagli ultimi trent'anni e passa di storia dello Spezia Calcio, un trio da fantacalcio che mercoledì 16 luglio scenderà in campo al "Picco". E' la magia del settantenario dalla vittoria del campionato del 1944 da parte dello Spezia targato Vigili del fuoco. Il campionato delle bombe sarà onorato in una serata di festa da un quadrangolare over 40 tra All Star Spezia, Vecchie Glorie del Torino, una squadra di Vigili del Fuoco e una di Veterani dello Sport. Sottili, Fusco, Rossinelli, Rotoli, Chiappara, Stabile, Telesio, Zaniolo e molti altri. Tante persone hanno lavorato intensamente negli ultimi dodici mesi per creare l'evento, a partire dal giorno in cui all'Arena di Milano fu posta una lapide per commemorare quell'impresa sportiva e umana. "Dal settembre scorso abbiamo iniziato a pensare a una festa per il settantenario dello scudetto del '44 ricorda Alberto Pandullo - Siamo stati a Torino con Paolo Rabajoli e poi in giro per l'Italia a cercare partner. La prevendita ci premia per adesso, con più di mille biglietti già andati. Il ricavato andrà tutto in beneficenza, e questo torneo si sta trasformando nel più grande evento di riunione di ex giocatori dello Spezia Calcio degli ultimi cinquant'anni. Tra l'altro il questore ha disposto che anche chi è stato colpito da Daspo possa partecipare, dimostrando grande sensibilità". "Ho cercato di radunare più calciatori possibile dai Sessanta a oggi - illustra Paolo Rabajoli - Alla fine abbiamo fatto 160 numeri di telefono, ma non tutti ovviamente verranno perché chi è ancora nel mondo del calcio e in questo periodo affronta i ritiri. Ringraziamo Damir Miskovic che porterà lo Spezia di oggi in tribuna in un'unione simbolica che travalica i decenni". Non sarà ovviamente la presentazione della rosa per la stagione 2014/15, che avverrà dopo. In panchina ci saranno Emiliano Mondonico per i granata, Sergio Carpanesi per gli aquilotti e Eugenio Fascetti per i Veterani dello Sport. Arbitro lo spezzinissimo Luca Maggiani: "Per me è un grandissimo onore". Il biglietto costerà 5 euro e la maglietta celebrativa si può trovare presso "Football Point". I club dei tifosi, dal Cavatorti agli Irriducibili alla Curva Ferrovia, hanno dato disponibilità a muoversi per vendere i biglietti, che sono circa 1400 al momento. Saranno aperti distinti e tribuna, e solo in caso di necessità altri settori. "I partecipanti alla partita si sono auto tassati per gli allenamenti - ricorda Giuseppe Zironi, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco - che di questi tempi è un bel segnale ed è una disponibilità non facile da trovare anche in campioni sportivi celebrati". La pletora degli sponsor è molto ampia, tra aziende spezzine che hanno comprato biglietti (Oto Melara, Costa Group, Elsel), mentre gli sponsor di livello nazionale sono Liquigas (il cui direttore generale, dotto Arzà, è spezzino e sarà presente allo stadio), Acqua San Benedetto e Intesa Sanpaolo. Tra gli sponsor anche lo Sporting Club Marconi di Milano, il cui patron è Angelo Zanoli che non ha mancato di dare il suo sostegno appena invitato all'evento. "Ringraziamo il Comune, lo Spezia Calcio, l'Aeronautica militare, i Vigili del Fuoco e la Lega di serie B - aggiunge Francesca Bassi - L'input arriva direttamente dal presidente Andrea Abodi, che ringraziamo. Il ricavato andrà all'Isola che non c'è, un'associazione che aiuta ragazzi in stato di disagio, il canile municipale della Spezia, la Missione 2000 che serve pasti agli indigenti ogni giorno e la Caritas che userà la cifra che riusciremo a donargli per costruire una casa di accoglienza. Abbiamo pensato anche di dare una piccola borsa di studio per i ragazzi dell'Onfa dell'Aeronautica Militare". Gli organizzatori ringraziano in particolar modo il Bar l'Idea: la prima maglietta è andata a loro ed è già stata indossata durante un funerale di un iscritto venuto a mancare pochi giorni fa. Allo stadio ci saranno anche i parenti di quell'undici che fece l'impresa contro il Grande Torino. Sport, emozione, memoria e solidarietà: gli ingredienti per una serata memorabile ci sono tutti. Giovedì 10 luglio 2014 alle 12:39:10 ANDREA BONATTI [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Il-match-che-ha-fatto-la-storia-a161685.aspx Settant'anni dopo lo Scudetto della solidarietà Tremilasettecento euro per Cartias diocesana, L'Isola che non c'è, Missione 2000 e canile municipale. "Come ai tempi di Olimpia si fermavano le guerre per le Olimpiadi, così nel ’44, per un paio d’oro si fermò la guerra civile per giocare le finali". La Spezia - Cartias diocesana, L'Isola che non c'è, Missione 2000 e canile municipale sono le associazione destinatarie del ricavato della manifestazione del 16 luglio in occasione del quadrangolare per il settantesimo anniversario della vittoria dello scudetto del 1944 dallo Spezia Vigili del Fuoco. Si è svolta questa mattina in Comune, la cerimonia di presentazione dell'iniziativa che permetterà di erogare circa 3mila700 euro per ogni associazione: presenti i portavoce delle organizzazioni prescelte Giovanni Russo, Pier Giorgio Gandolfo, Marika Raggi e Annalisa Lilla. Inoltre una borsa di studio di mille euro sarà donata ad un allievo meritevole dell’istituto “Maddalena” dell’aereonautica militare di base a Cadimare; era presente il comandante della base, colonnello Giuseppe Lauriola. Questa mattina a Palazzo civico è stata presentata la donazione: Paolo Rabajoli, delegato provinciale dell’Ussi, ha spiegato come funzionerà la consegna del denaro, secondo i termini di legge. Tra sponsor e incasso al botteghino del Picco per il quadrangolare di metà luglio sono stati infatti ricavati al netto delle spese oltre 16 mila euro. All’organizzazione avevano lavorato col Comitato del Settantesimo, MySpezia (Comune), Spezia calcio, Vigili del fuoco, Veterani dello sport, Aereonautica militare e Lega calcio serie B. Dopo il saluto del sindaco Massimo Federici, che ha parlato di una vittoria anche in questo frangente, ricordando la bellissima pagina di sport nazionale e spezzino scritta settanta anni fa, ha sottolineato la finalità esemplare del ricavato. "Una vittoria di memoria, sport e solidarietà", ha detto. Il primo cittadino era accompagnato dall’assessore allo sport, Patrizia Saccone. Quindi il presidente del comitato del Settantesimo, Alberto Pandullo, ha ripercorso brevemente la storia dello scudetto e come si è giunti all’organizzazione del quadrangolare con l’imput del presidente della Lega di serie B, Andrea Abodi. Il presidente provinciale dei Veterani dello sport, Francesca Bassi, ha ricordato gli sponsor che hanno contribuito in maniera determinante a toccare la cifra record di oltre 16 mila euro. Li ricordiamo: Liquigas (direttore generale è lo spezzino Andrea Arzà, ieri è intervenuta la responsabile Ambiente Patrizia Valli), acqua San Benedetto, Fgs (Fluid global solutions), Cti (Commercio tecnico industriale), Intesa San Paolo, Comune della Spezia, Autoligure (concessionario Wolkswagen) e Sporting club Marconi. Di quest’ultimo centro sportivo con sede a Segrate è presidente Angelo Zanoli, che ricopriva la carica di massimo dirigente dello Spezia quando la Federcalcio riconobbe lo scudetto; sono passati oltre dieci anni, ma Zanoli non ha dimenticato gli Aquilotti. Il presidente Bassi ha ringraziato anche le Forze dell’ordine, coloro i quali si sono attivati per la vendita dei biglietti e in particolare i bar che hanno operato per la vendita di biglietti e magliette commemorative, i negozi aderenti e tutti gli altri sponsor della manifestazione. Un ringraziamento è andato anche alla terna che ha diretto le partite del quadrangolare, l’arbitro Luca Maggiani (dirigente dello Spezia) con gli assistenti Pietro Albericci e Simona Canese e agli spettatori (oltre duemila) che hanno fatto da cornice alla manifestazione. Proprio in rappresentanza dello Spezia erano presenti l’addetto stampa Leonar Pinto e il responsabile del progetto etico Luca Maggiani. Intervenuto anche il delegato regionale dei Veterani sportivi, Piero Lorenzelli, una giusta vetrina nazionale per un organismo che ha messo a disposizione tutta la sua notevole capacità organizzativa per la manifestazione del Settantesimo. Il comandante facente funzioni dei Vigili del fuoco, Giuseppe Zironi, ha portato, mostrandola alla platea, la coppa vinta nel ’44 e la medaglia d’oro conferma nel 2001 dalla Federcalcio. "Come ai tempi di Olimpia si fermavano le guerre per disputare le Olimpiadi, così in quel travagliato ’44, per un paio d’oro si fermò la guerra civile in atto per disputare le finali del campionato di calcio". Infine il presidente del Torino club Lunigiana, Giorgio Gerali ha donato stampe e gagliardetti del club, visto che i granata sono stati co-protagonisti nella sfida quadrangolare di anniversario. Venerdì 5 dicembre 2014 alle 16:57:01 REDAZIONE [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Settant-anni-dopo-lo-Scudetto-della171653.aspx Su due piedi-Testamento biologico di uno scudetto medicine per la memoria La Spezia - Era il mattino del 10 ottobre del 1991, nel mio ufficio intorno alle ore 11 si presentò un signore, viso scavato, voce forte, un quadro sotto il braccio; chiese educatamente chi fosse Napoletano e dove lo potesse trovare. Fuori pioveva, di quell’acqua che ti entra addosso e nell’anima e che non te la levi facile. Quando me lo trovai davanti mi disse solo:”Mi deve una parola”. Parola un termine strano; molti, compreso noi giornalisti vi ci arrampichiamo spesso, ne’ parete ne’ montagna mai scalata ne danno il senso, ne’ sogno mai ricordato. Solo la farfalla assomigli vagamente alla parola per quanto sfugge, ma lenta. Lo avevo cercato io al telefono per la verità, per un’intervista, volevo ricordare la sua figura, ma lui era interessato ad altro e quella telefonata non bastava.”Mi deve un parola”. La concessi, durò quanto una partita. Mario Tommaseo rimase lì ben oltre la linea di demarcazione del pranzo, era partito col pensiero e con la parola, ma non ci circondava un vuoto di spettri, anzi, tutto era limpido. Ha ragione chi dice che il calcio sia un libro che noi leggiamo periodicamente, e dal quale escono personaggi che poi entrano nella nostra vita. Tommaseo entrò nella mia. Mi chiese di scrivere di uno scudetto che non gli avevano riconosciuto, di una partita, di una fiaba, che non era una vera storia ma un sentimento, in tutto e per tutto. Mi chiese di realizzare qualcosa per lo Spezia ed i Vigili del Fuoco del 1944 e lo fece con quell’ardore che lo aveva contraddistinto sul un palco nel cantare, in campo a rincorrere centrocampisti, davanti ad una tela. Era arte. Chiese di correre anche a me, col pensiero. Lo guardavo e pensavo:”Si può invecchiare così meravigliosamente vivi?”. Il giorno dopo tornò, e lo fece anche il terzo successivo, ma era sabato, e trovò tutto chiuso. Quella partita per lui non finiva mai. La storia di quel campionato mi era nota, ma non così nota. Comincia a cercare, specie in biblioteca, i pezzi scritti negli anni, da colleghi; trovai un articolo del Tirreno di Tarcisio del Riccio, altri di Rino Capellazzi, o di Fulvio Magi, gli appunti di una serata al Panathlon. Serviva di più, la Brera a Milano. Poi politici e dichiarazioni di maniera, di chi si era fondamentalmente sciacquato la bocca con quella storia, ma poi l’aveva sputata. Ma dovevo partire, perchè quel racconto non passasse nel rimescolio delle onde del mare, ma rimanesse nel marmo. Richiamai io Mario, e mi volle a casa sua. Ci aprì una signora minuta che andò in buon ordine in cucina, mentre lui, nel suo studio, scopriva giornali, carte, ritagli e tele, pagine ingiallite ma conservate bene. Ebbi anche il numero di Paolo Rostagno, lo contattai, ci vedemmo la mattina seguente ai primi di novembre; poi cercai Sergio Angelini, quello delle due reti al Torino. Mi disse con una voce rauca toscana, che il lunedì successivo doveva passare per l’ospedale Sant’Andrea e che mi avrebbe raggiunto. Lo fece, venendo in redazione, allora ero un semplice cronista de la Nazione. Lo accolsi nello stanzino sul retro, dove lavoravano i poligrafici. Girammo un intervista, mi spiegò tutto, con una mano gesticolando, con l’altra tenendo le sue analisi, impietose, che lo avrebbero portato nello stadio dei Sogni dopo non molto. Anche quella, disse lui, era una partita. Ma sapeva sarebbe diventata dipartita. Poi contattai la famiglia Persia, e parlai con il figlio di Wando, Giampiero, persona splendida, e conobbi Licia Cardellini, la moglie del capitano. Mi accolsero in casa come fossi un amico, e parlammo, parlammo, tanto da riempire tre notes. Mi mandarono dalla zio, Sergio, che aveva giocato con Wando in quella squadra. Poi mi contattò Sergio Bicchielli, che aggiunse molto al racconto, lui che era un po’ il ragazzino del gruppo. E lo fece anche una dolcissima signora, Cloe, la moglie di veleno Amenta. Furono due mesi stupendi, dentro una storia, dentro un spogliatoio, dove si consuma il rito del calcio. Era cronaca, e se hai un cuore, non è mai fedele. La signora Cloe Amenta ci accolse a Fezzano, a parlammo attorno al tavolo, quel tavolo, diceva lei, sul quale la sera Carmelo stendeva il cinturone da Vigile, perché ‘nel caso di una retata, la Gestapo avrebbe notato in casa per primo quello’. Cloe parlò lentamente ma in maniera forte, raccontando una vita ed un amore, quello eterno per il marito, mediano in campo. Un lampo mi condusse a Rapallo dove un signore attempato mi regalò 30’ non di più, seduti su una panchina; Bruno Gramaglia viveva così, velocemente, ma con saggezza, non sprecava parole e minuti. Seguiva una strada. Grazie a Sergio Curletto riuscii a parlare anche con i figli di Giovannino Costa, che vivevano a Vicenza. Vennero fino a Lerici per raccontare e aggiunger qualcosa ad una tela, che di per se era solo affascinante viverla. Loro mi davano in appalto idee, sensazioni, momenti di vita, dovevi solo tradurli. Iniziò allora una enorme ricerca storica sui fatti sul tempo, sul campionato, ma documenti se ne trovavano raramente. Qualcosa spuntò fuori. Ma quando si parlò di coppa entrammo in mille dubbi; dov’era quella consegnata a Semorile e Barbieri? Il figlio di Ottavio viveva a Genova, ci raggiunse alla Spezia, anche lui per parlare. Anche lui aiutò molto tutta la struttura. Ma la coppa, dov’era? Un pomeriggio chiesi udienza al comando dei Vigili, parlai con il Comandante, sapeva poco di tutto ciò. Mi affidò ad un uomo baffuto ed energico, credo si chiamasse Cossu. Non facevo fatica a vederlo Pompiere. Mi portò in un sottoscala dove c’era un mobile in vetro e dentro, ammassate, tante coppe. Trofei di ciclismo, iniziative amatoriali. Poi, sotto a tutte queste, malmessa e chissà da quanto lì, la coppa del 1944, confusa tra trofei ciclistici. La presi e la pulii con lui, consigliai di tenerla fuori; scattai molte foto, e quando tornai pochi giorni dopo, quel Cossu ebbe l’accortezza di portarla in un ufficio, lasciandola in vista ma sorvegliata un minimo. La maggior parte di coloro che lì operavano non sapeva. Fatta la mia valigia da cronista, messo tutto insieme, sviluppato un occhio profondo di fantasia, immaginato una partita come SpeziaTorino e la sua cronaca, andai da un amico, il professore. Si chiama Salvatore Di Cicco, è un uomo coraggioso soprattutto, ne porta le cicatrici addosso di quel coraggio; spiegai il progetto, un libro che rimettesse all’attenzione di tutti quello scudetto mai assegnato. Avevo trovato un altro sognatore. Di Cicco, uomo abruzzese, ha quell’impeto che è caro a chi ha la letteratura nel sangue, l’istinto dell’impresa e della parola; disse si, la settimana dopo consegnai un floppy disk con dentro tutto. Tre giorni dopo, eravamo a novembre, nacque la prima stesura di Un Giorno di Allarmi aerei che riproduceva nel titolo proprio quell’articolo che avevo letto per primo, del collega toscano Tarcisio Del Riccio. Il testo arrivò a vendere circa 1000 copie in pochi mesi, ne parlarono anche i giornali nazionali, meno quelli locali, profeti in patria non si è mai. Arrivai a Roma, alla federazione, e mandai il testo a Matarrese, che promise di leggerlo e vagliare la cosa. Era il luglio del 1992, più o meno, ma questa non è storia di date. Non fece nulla. Anche grazie a Tuttosport passarono gli anni con vari articoli sul tema, rimanevano punto morto, quella partita che avevamo riaperto non vedeva mai il fischio di inizio. Poi nel 1999, è ottobre succede qualcosa; Giorgio Pagano, Sindaco della Spezia, durante un convegno, parla di quella squadra e dice che non ‘capisce come mai non si possa riaprire il caso’. Sette giorni dopo, è una mattina, sono circa le 12, ricevo una telefonata da Paolo Garbini, allora Assessore:”Pagano vorrebbe trovare materiale e notizie su quell’impresa del 1944, vorrebbe contattarti, ci dai una mano”. Un collega, Paolo Ardito, futuro caporedattore del Secolo, gli aveva consigliato di parlare con me. Alle 15 ero in Comune davanti a Garbini, offrendo ogni tipo di collaborazione, avvisando Tommaseo. Passano due mesi e si organizza al Centro Allende un convegno, su quello scudetto mai riconosciuto, si vuol ripartire con un comitato, per provare o sondare il terreno. Vengo chiamato a parlare, spiego cosa ho in mano e cosa si può fare. Mancano documenti; in Emilia, meglio non precisare, dicono ci sia una sede della figc dove hanno molto di quei comunicati. Riesco in maniera avventurosa ad avere fotocopie, 150 pagine, dentro c’è tutto della storia e di quei giorni. Ne consumo la lettura in una notte. Fino Fini, che si occupa del museo di Coverciano e del materiale della federcalcio italiana, mi dice no, non si può visionare un bel nulla alla FEDERCALCIO a Roma. Il Comitato vive, parte un movimento di opinione ch raccoglie oltre 5000 firmatari. Insieme a Paolo Rabajoli mi reco a Coverciano a parlare con Valutitti e con Nizzola, la nazionale Italia si sta allenando davanti a noi per andare agli europei del 2000 in Olanda. Altri si muovono ma il grosso del sistema sono i documenti. Sul tavolo di Valitutti riverso uno stadio, le firme di una città intera, non può non ascoltare. Una mattina mi reco nello studio dell’avvocato Franco Ferri, porto materiale, inviamo a Roma una richiesta formale, un’istanza. Scrive anche il Sindaco, finchè arriva dalla figc il fax più bello ed inatteso della storia: hanno riaperto il caso. Nominano una commissione di indagine e vogliono confrontarsi, ci sarà anche un audizione. Che avviene il 17 luglio del 2000 in via Allegri a Roma. Tanta gente che arriva dalla Spezia, da Merlo a Pagano a Ricciardi a Campagni ai dirigenti stessi, ci sono anche Zanoli e Rocchi per lo Spezia; ad un certo punto, in quella che sembra una parata, i politici non capiscono mai la differenza tra un corner ed un dibattito, uno dei delegati della federazione, l’avvocato Persichelli, uan pertica d’uomo, dice chiaramente:‘Ma al di là delle parole avete altro’. Pagano fa una mossa intelligente:”Nessuno dica più nulla, vorremmo far parlare un giornalista”. Mi gira la parola, inizia una vera partita che dura poco meno di 90’. Dirà Pagano alla fine :”Pensavo oramai la assumessero’. Si va sui particolari, su domanda specifiche, si chiedono documenti, sembra un vero processo, qualcosa di forte. Ad ogni obiezione vedi 12 occhi che si girano verso di me, come per dire ‘ e ora?’. La federazione non sembra intenzionata stare li a regalare medaglie, Goldoni altro avvocato, fa chiari riferimenti alla sostanza. Finchè dopo che un documento, proprio tra quelli rilevati a Bologna, apre altre verità, la FEDERCALCIO capisce che dopo anni non può più nascondere. Valitutti riferisce convinto: “Fosse per me, dipendesse da me, lo assegnerei, ma non dipende solo da me”, e guarda il resto della commissione, gli altri 4. Pennacchia, un collega storico che è lì per la figc, fa capire che bisogna trovare una soluzione:”E allora facciamone una questione d’onore’. Ma il governo federale non c’è, nella realtà nessuno può decidere, leggere quello che esce dall’istruttoria. In tanti, Petrucci compreso, terranno la cosa in tasca senza la necessità di visionarla, prima che arrivi un presidente. Sarò Carraro, il 22 gennaio del 2002 a sancire il titolo onorifico. L’Ansa arriverà nel primo pomeriggio, mi emoziono a sentire al telefono tutte le chiamate al mio cellulare. Dopo anni un riconoscimento:poi la festa del Civico, una targa che mi viene consegnata da Macalli tra gli altri. Un regista che viene da Roma per girare un film ‘Spalti di guerra’ e che rimane in città con me 10 giorni. Poi ancora quella onorificenza, avere sulle maglie un tricolore per sempre, unica squadra in Italia. Nessuno è profeta in patria, e le cose si fanno non per i lustrini, ma per regalare qualcosa a chi resta. Diventa un fatto di molti, curiosa la telefonata di un politico che anni prima aveva letto un libro scritto da un collega bolognese:”Vorrei salire sul carro dei vincitori please”- mi dice al telefono urlando-“ sono anni che dico che quello scudetto deve essere dato allo Spezia, da quando lo diceva quel libro”.Che per inciso, per chi lo ha letto, dice proprio l’opposto, non venga riconosciuto niente, please. Si ci sono altre persone che collaborano, ma dall’esterno, dire che si sono sbattute per trovare anche un solo documento fa ridere. Ma loro lo diranno. Nel 2012, un altro tifoso, Alessandro Botti, visita l’Arena di Milano, e vede delle targhe affisse nell’atrio del palco centrale. Mi chiama, mi dice che si potrebbe ricordare quella partita proprio lì, scolpita. Ne parla con un altro storico tifoso, Alberto Pandullo, che ha fatto parte del comitato per lo scudetto. Lui apre dei contatti col Comune di Milano.Che chiede un rendering, la scritta e garanzie. E’ un altro tifoso ancora, Paolo Peveri e disegnare il tutto ed a mandarlo a Milano, chi scrive queste righe che leggete invece, compone la targa lettera per lettera. Una bellissima manifestazione alla presenza del sindaco Massimo Federici incorona l’evento della scopritura della lapide. Ma viene premiato il solo Pandullo, bontà sua e del Sindaco. Pandullo che sarà anche tra i promotori della festa del settantennale, registrando anche un copyright del logo. Con una raccolta in solidarietà unica, ma senza uno sguardo alla storia che avete letto, mai un cenno. Perchè anche in quel caso, tutto quello che avete letto prima non compare mai, dimenticato. Colpevolmente. Quello che resta è uno scudetto sulle maglie, a futura memoria, la forza dei tifosi di appoggiare quell’iniziativa, un libro Un Giorno di Allarmi aerei che di fatto riaprì il caso, un professore coraggioso, un vecchio Spezia-Viareggio ed una curva tricolore, ma anche la memoria corta di politici e sportivi. L’Italia è la patria della falsa commedia, recitavano tanti attori. Basta però tirare giù un sipario per guardare in faccia quelli veri. Ps. Il Comune nel frattempo ha intitolato in tutto silenzio lo slargo davanti alla piscina Mori a questa storia, dicono senza neanche registrarlo nella toponomastica. Messo così com’è, capiamo anche il perché. Anche questo a futura memoria. Sabato 6 dicembre 2014 alle 21:13:07 ARMANDO NAPOLETANO © RIPRODUZIONE RISERVATA Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Su-due-piedi-Testamento-biologico-di- 171744.aspx L'impresa dello Spezia del 1944 diventa una canzone Si intitola "Addio domeniche tranquille", a scriverla il milanese Martino Corti: "Me ne parlò il figlio di Facchetti, è una vicenda che mi ha subito emozionato. Anche in tempi durissimi, una passione riscalda i cuori". La Spezia - Milanese doc, interista nel sangue, abita a qualche passo dall'Arena Civica e di mestiere fa il cantautore. E ha scritto una canzone dedicata all'impresa di quello Spezia in divisa da Vigile del Fuoco che sconfisse il Grande Torino nel 1944. Lui è Martino Corti, artista dell'etichetta "Cimice" che oggi gira l'Italia con un tour nei teatri che segue l'uscita del suo ultimo doppio intitolato C’era una svolta – Monologhi pop vol. 2. Un giorno un artista come lui, e figlio di un grandissimo campione del passato, gli fa conoscere la "storia pazzesca" dei calciatori che si fecero pompieri, che schivarono le bombe, che percorsero l'Italia in un autobotte modificata e che scesero in campo con le maglie bianche bruciacchiate per battere forse la squadra più forte che il Vecchio Continente avesse mai conosciuto. Nasce così "Addio domeniche tranquille", in cui Corti immagina un nonno che racconta quell'impresa ai nipoti, come fecero sicuramente quei campioni riconosciuti solo tanti anni dopo, quando alcuni di loro non c'erano più. Un milanese come viene a conoscenza della storia di quello Spezia arruolato nei Vigili del Fuoco per sfuggire alla leva? "Me l'ha raccontata Gianfelice Facchetti, figlio dell'indimenticabile Giacinto, con me regista degli spettacoli di Monologhi pop. Sapendo quanto ami le storie e quanto mi piaccia raccontarle nei monologhi e nelle canzoni mi ha detto "Perché non scrivi una canzone su questa storia pazzesca?". Così è nata "Addio domeniche tranquille" in cui un nonno ci racconta quello che ha vissuto". Cosa ti ha colpito di quella vicenda a lungo dimenticata, ma che probabilmente è una delle più belle pagine di sport e umanità che l'Italia abbia conosciuto nel Novecento? "Innanzitutto il fatto che ai più sia sconosciuta. E' una storia vera, che mi ha emozionato tantissimo: emoziona chi la scopre ascoltando la canzone e sono sicuro emozionerebbe tutti. Infine l'ennesima dimostrazione di come anche in tempi durissimi, in tempi di guerra, in tempi di fame, una passione sia capace di scaldare i cuori e ammorbidire atrocità". Dopo la vittoria del piccolo Spezia sul grande Torino - suo malgrado diventato uno strumento di propaganda per il regime - la federazione di allora decise che quel torneo era da derubricare, di fatto fingendo a posteriori che non fosse mai successo. Alcuni degli atleti che formavano quello Spezia sono morti senza aver mai vista riconosciuta la propria impresa. Quella dei "dimenticati" è una tematica classica per il cantautorato italiano dopotutto. "Beh, il riconoscimento è una parte importante ma chi ha compiuto un'impresa lo sa bene, con o senza riconoscimento. Credo che il fatto che prima o dopo qualcuno ne parli sia solo una conseguenza che a volte si realizza, molte altre volte no. Per parlare invece di noi poveri "dimenticati del cantautorato italiano", ti racconto un aneddoto che ben rappresenta il mio punto di vista. Nel 2010 ho accompagnato i Nomadi in tour aprendo i loro concerti in tutta Italia. Grazie a tantissimi racconti e testimonianze ho avuto il piacere di conoscere meglio il grande Augusto Daolio. Fra le tante cose che mi hanno colpito di lui, una frase su tutte mi ha emozionato: "Non scrivo, non dipingo, non canto per riempire un vuoto, ma per condividere un pieno". Io condivido il mio pieno senza sapere chi quando dove e perché lo conoscerà/riconoscerà". Hai qualche rapporto con la città della Spezia, tu da milanese doc? Sai che c'è una targa all'Arena Civica che ricorda quell'impresa e il 2-1 al mitico Torino di Vittorio Pozzo? "Nessuno. L'unico rapporto con la Spezia poteva nascere quando abbiamo proposto questa canzone allo Spezia Calcio, ma non faceva al caso loro. Credo che una bella storia debba essere raccontata a più persone possibili, anzi che si debba "lottare" per far conoscere queste storie, a prescindere da chi le racconti. Abito vicino all'Arena, ho anche giocato su quel campo vincendo una finale delle scuole di Milano ma non ero a conoscenza della targa. Domani andrò sicuramente ad emozionarmi e a renderle omaggio..." Porti in giro per l'Italia un spettacolo a metà tra canzone e recitazione, sulla scia di quello che nell'immaginario di molti è lo stile tipico di un altro milanese, Giorgio Gaber. Perché questo nome "Monologhi Pop"? "Se dici teatro-canzone i critici pensano "ecco un altro che porta in giro Gaber", i giovani "che due palle il teatro". Ho detto spesso che la cosa che più mi avvicina a Gaber è che faccio Giorgio di secondo nome. "Sulla scia di Gaber" però è una giusta definizione perché quello che proviamo a fare è partire dal bello che c'è stato per fare qualcosa di nuovo: scriviamo tutto, canzoni, monologhi e sketch. Per questo abbiamo cercato un nome nuovo. Credo che il mondo vada avanti e credo anche che sia un dovere, per rispetto soprattutto del pubblico, smettere di usare Gaber per girare i teatri d'Italia e finalmente portare in scena qualcosa di nuovo. Sono sicuro che a Gaber piacerebbero un sacco gli spettacoli di Monologhi pop! Certo, sono monologhi alternati canzoni ma sul palco, oltre a me e Luca Nobis (chitarrista eccezionale) c'è il Dj Producer Kustrell con il quale abbiamo unito elettronica e acustica. Sono spettacoli che hanno come filo conduttore l'ironia. Si ride, si piange, si va a fondo, si rimane in superficie. Dopo gli spettacoli qualcuno mi dice "sono morto dal ridere devi andare a Zelig!", altri mi abbracciano e dopo un respiro profondo con gli occhi ancora lucidi mi dicono "grazie". Cosa significa fare il cantautore in Italia nel 2015, e perché abbiamo ancora bisogno di sentirci cantare delle storie secondo te? "Perché la curiosità è una delle armi più efficaci che abbiamo a disposizione e le storie, il teatro, la musica, l'arte e la cultura in generale aiutano a svilupparla. Non so cosa significhi fare il cantautore nel 2015 ma posso condividere come ci si sente. Ci si sente come tutti quelli che credono fermamente in un progetto e lavorano tutti i giorni per farlo crescere convinti di farcela qui, in Italia. Ci si sente fieri del proprio lavoro nonostante i tantissimi ostacoli, primo fra tutti quello di far capire che questo è un lavoro. Fare quello che piace è sicuramente un grande privilegio ma quando non si raccolgono subito i frutti di questo lavoro ci vuole grande coraggio per continuare, soprattutto quando inizi ad avere 31 anni, tua moglie Camilla lavora con te perché ha fondato l'etichetta "Cimice" di cui sei diventato socio, insieme portate avanti questo progetto e tra poco passerete da "figli che hanno intrapreso una strada bellissima ma difficile" a genitori. Faremo del nostro meglio per essere una brava mamma e un bravo papà e non possiamo sapere come andrà. Di una cosa siamo certi: sarò un papà che racconta un sacco di storie e che sarà felicissimo di ascoltarne!" Martino Corti, Addio domeniche tranquille. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La‐Spezia/Sport/L‐impresa‐dello‐Spezia‐del‐1944‐diventa‐ 176523.aspx Tutti al Picco, si girerà in città il video della canzone sullo scudetto del 1944 "Addio domeniche tranquille" di Martino Corti diventa un singolo, domenica 29 marzo le riprese nel centro storico della Spezia. Il gran finale allo stadio, aperto in via straordinaria ai tifosi. La Spezia "Addio domeniche tranquille" diventa un singolo e il suo videoclip sarà girato per buona parte alla Spezia. Non solo, avrà tra gli attori protagonisti i tifosi dello Spezia, che potranno per un pomeriggio accomodarsi e mettersi in posa in un "Alberto Picco" aperto in via del tutto straordinaria. Ieri è arrivato l'ok definitivo dello Spezia Calcio che ha detto "sì" a Martino Corti e ai registi della clip, pronti per il ciak che avverà il prossimo 29 marzo. L'aveva promesso l'artista milanese: "questa storia non finisce qui". Dopo l'intervista di un mese fa a CDS (leggi CDS del 18 febbraio 2015), la sua canzone ci ha messo poco più di un pomeriggio a diventare una hit tra i tifosi aquilotti. Decine di messaggi di congratulazioni e ringraziamenti sono arrivati a Corti, e parallelamente si sono scatentate "tutta una serie di connessioni" sfociate nella decisione di girare un video. Una serie di contatti per esempio con il comando dei Vigili del fuoco e con gli organizzatori del 70esimo anniversario dell'impresa del 1944. Alberto Pandullo a Milano e Francesca Bassi alla Spezia sono in questi giorni coinvolti nell'organizzazione tra Milano e la Spezia del video tratto dal pezzo contenuto nell'album "C'era una svolta Monologhi pop, vol. 2". Il set spezzino sarà innanzitutto il centro storico, in particolare alcuni luoghi simbolici legati all'epopea dei calciatori-pompieri che sconfissero il Torino di Vittorio Pozzo. Un breve viaggio nel tempo. "Le immagini che raccoglieremo serviranno a raccontare tutti gli incontri con chi, in un modo o nell'altro, ha a che fare con questa storia e quelli con cui si è creata una connessione grazie alla canzone", illustra Corti. E ancora un passaggio, obbligatorio, sarà fatto alla caserma dei pompieri per carpire altre immagini e parole. La regia sarà a cura di David Drills (videomaker calabrese da anni trapiantato a Milano) e Mosè Rodriguez (già vincitore di premi a livello nazionale), che creeranno la clip della canzone a anche un backstage che testimonierà degli incontri della loro giornata spezzina. Tra le persone coinvolte ci sono anche i parenti di alcuni di quegli uomini che segnarono una delle pagine più belle dello sport italiano. La moglie di Wando Persia, la figlia di Paolo Rostagno, i nipoti di Giuseppe Castellini e quelli di Mario Tommaseo sono stati tra i primi ad essere contattati e ad aver dato disponibilità. Il gran finale, su cui si è lavorato nelle ultime settimane, si terrà al "Picco" come detto. Un grande abbraccio con tutte le persone che vorranno essere presenti, un ponte gettato con la storia grazie alla musica e alle parole della canzone di Martino Corti. Parole da mandare a memoria nei dieci giorni che rimangono prima delle riprese. Tratto Da: http://www.cittadellaspezia.com/La‐Spezia/Sport/Tutti‐al‐Picco‐si‐girera‐in‐citta‐il‐178476.aspx Si gira il video di "Addio domeniche tranquille", ecco cosa serve per partecipare Riprese aperte a tutti i tifosi dai 12 anni in su, ma dovranno firmare una liberatoria. "Portate bandiere, sciarpe e magliette per rendere il video e il pomeriggio più speciale!". La Spezia - Si prospettano due giorni consecutivi in Curva Ferrovia per centinaia di tifosi dello Spezia. Sabato la sfida play-off contro il Pescara dell'ex Sansovini. A fine serata, sciarpe e striscioni non dovranno essere riposti in cantina; meglio un cassetto a portata di mano perché quei gradoni di cemento dovranno essere animati anche domenica pomeriggio. Per mettere il proprio volto e i propri colori nel video di "Addio domeniche tranquille", la canzone dedicata all'impresa del 1944 che presto sarà un singolo con videoclip annessa. Dodici ore avanti e indietro per la città, videocamera in mano. Alla fine, il cantautore Martino Corti e i registi David Drills e Mosè Rodriguez porteranno con sé il girato a Milano, per l'ultima parte delle lavorazioni. Non prima però di un passaggio all'Arena Civica dove i calciatori-pompieri dello Spezia sconfissero il Torino di Vittorio Pozzo ormai 71 anni fa. Prima tappa con Fabrizio Santangelo, direttore sport dei Vigili del fuoco, poi la partenza di buona mattina per la Spezia. Punto d'arrivo la caserma dell'Antoniana, dove il trofeo vinto dai ragazzi di Ottavio Barbieri è tuttora conservato e dove ci sarà un incontro con Pietro Lorenzelli, delegato regionale dell'Unione dei veterani dello sport. Dopo pranzo l'incontro con la presidentessa Francesca Bassi, poi Paolo Rabajoli e Armando Napoletano che con il suo libero "Un giorno di allarmi aerei" mise in moto il processo di riscoperta storica. L'appuntamento per tutti quelli che vorranno esserci è alle 16.30 dietro la Curva Ferrovia, aperta in via del tutto eccezionale grazie all'interessamento dello Spezia Calcio. Dalle 17 telecamere accese per riprendere i tifosi con maglie (si suggerisce di presentarsi in bianco), sciarpe, stendardi e quant'altro. Serve la liberatoria. Due i requisiti: memorizzare la canzone e, cosa che faciliterà le operazioni di ingresso in curva, presentarsi con la liberatoria firmata. Il documento da compilare potrà essere richiesto all'indirizzo [email protected]: va letto, firmato e consegnato all'ingresso in Ferrovia domenica pomeriggio. Potranno partecipare anche i minorenni (solo dai 12 anni in su) accompagnati da genitori o da un tutore che firmerà per loro la liberatoria; i tifosi più piccoli potranno comunque partecipare a questo incontro bellissimo ma non potranno comparire nel video. "Qualsiasi bandiera, sciarpa, maglietta, qualsiasi cosa vorrete portare legata alla squadra o a questa storia magnifica aiuterà a rendere ancora più speciale questa giornata e questo video!", sottolinea Martino Corti. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Si-gira-il-video-di-Addio-domeniche179101.aspx Martino Corti l'ha fatto di nuovo, i campioni del 1944 su Radio24 La Spezia - Anche Olympia, trasmissione cult di Dario Ricci su Radio24, si è occupata dell'impresa dei Vigili del Fuoco spezzini nel 1944. E' ancora una volta Martino Corti, cantautore milanese che a quella storia ha dedicata una canzone, a riportare alle cronache nazionali le vicende degli uomini di Ottavio Barbieri che sconfissero il Grande Torino di Vittorio Pozzo. "La mancanza di quell'encomio per un tempo così lungo - ha spiegato Corti - mi ha spinto a raccontare in musica la storia di quella squadra. Perché il racconto ascoltato e condiviso è il frutto più bello della memoria". Alla trasmissione ha partecipato anche Armando Napoletano, che questa storia ha riscoperto nel libro "Un giorno di allarmi aerei" e Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, che ha sottolineato "il segno vivo nella storia dello sport e della nostra società" lasciato da quegli uomini in maglia bianca. Sabato 3 ottobre 2015 alle 09:25:13 A.BO. Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Martino-Corti-l-ha-fatto-di-nuovo-i191905.aspx "Pompieri tricolori", la Gazzetta dello Sport celebra i campioni dello Spezia La Spezia - In molti questa mattina aprendo la Gazzetta della Sport hanno provato una certa emozione vedendo la pagina interamente dedicata agli eroi del 1944: i Vigili del Fuoco della Spezia che all'Arena di Milano batterono il Grande Torino conquistando lo scudetto. La Rosa, con la firma di Andrea Schianchi, celebra l'impresa dei “dilettanti in autobotte che fecero piangere Valentino” con il riferimento a Mazzola, uomo simbolo dei Granata che il 16 luglio 1944 s'inchinarono davanti alla doppietta di Angelini intervallata dal momentaneo pareggio di Piola. Pur non indicando subito la provenienza di quella squadra mitica il quotidiano rende così omaggio ad un episodio che ha unito storia ed impresa sportiva scrivendo un momento indimenticabile per il nostro calcio ed impreziosito da due immagini dell'epoca e da un manifesto con il tricolore ed i nomi dei Vigili del Fuoco che fecero l'impresa, fra i quali: Bani, Borrini, Amenta, Gramaglia, Persia, Scarpato, Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori, Angelini. Domenica 4 ottobre 2015 alle 14:00:05 Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/-Pompieri-tricolori-la-Gazzetta-dello191981.aspx B.M. Pandullo: "Scudetto del '44 momento più alto della storia. Giusto parlarne ancora" La Spezia - "Quando gli ultras mi hanno chiamato, ho accettato con grande piacere di partecipare. Parlare di scudetto fa sempre bene, quello è il momento più alto della nostra storia anche se purtroppo è avvenuto nel 1944". Alberto Pandullo nel terzo giorno di SpeziaFest torna sulla vittoria dei Vigili del Fuoco, uno dei temi dell'edizione 2016 della festa dei tifosi aquilotti, ospitati alla Pinetina del Centro Allende nell'ultimo weekend: "Oggi una vittoria di quel genere avrebbe ben altro impatto. Pensiamo al Leicester che sarà una città di provincia, avrà giocatori sconosciuti ai più, ma aveva comunque un budget da alta serie A italiana. E allora è giusto che se ne parli almeno fra di noi, basti pensare a quanto sia stata altisonante la vittoria di Roma. SpeziaFest? Bellissima iniziativa, tanta gente. E io volevo comprare la maglia del primo sponsor dello Spezia, la Grunland, ma il proprietario non me l'ha voluta vendere. Mi accontento di averla rivista in questa bellissima mostra. Il futuro? Basterà puntellare la rosa, col lavoro di Fusco, e sono sicuro potremo dire la nostra". Tratto da: http://www.cittadellaspezia.com/La-Spezia/Sport/Pandullo-Scudetto-del-44-momentopiu-211849.aspx