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Intervista a Sifu Simone SEBASTIANI by Riccardo De Vito Oggi incontriamo il Maestro Simone Sebastiani, fondatore della Scuola di Discipline Orientali San Bao, Rappresentante Italiano della “International Wing Chun Organization” del Maestro Donald Mak di Hong Kong e Regional Coordinator per l’Italia della “World Wing Chun Union”. Ci puoi dire qualcosa sulla tua vita? Quando hai iniziato a praticare Arti Marziali? Effettivamente non ricordo la mia vita senza Arti Marziali. Ho cominciato quando ero bambino, all’età di 10, 11 anni circa. Un giorno accesi la TV e casualmente (sempre che il caso esista) mi trovai davanti la scena di un piccolo ma agile uomo cinese che a calci e pugni combatteva contro più avversari rimanendo imbattuto (più tardi scopri che si trattava del famoso Bruce Lee). Rimasi talmente colpito ed affascinato dal filmato che andai immediatamente sul cortile di casa e comincia ad “allenarmi”…senza il minimo rudimento di Arti Marziali, ma con quella sana improvvisazione che solo i bambini posseggono. Ero talmente trasportato ed affascinato dalle Arti Marziali che cominciai a chiedere a tutti i miei amici che già praticavano Karate o Judo (le più diffuse all’epoca) di insegnarmi qualcosa, fino a quando i miei genitori, comprendendo che non si trattava di una semplice passione passeggera, decisero di iscrivermi in una Scuola di Arti Marziali. Sono stato molto fortunato ad aver trovato e scelto la Scuola di Kung Fu Tradizionale Cinese del Maestro Paolo Cangelosi, con cui ho praticato per molti anni sotto la sua guida diretta e dei suoi più stretti e migliori collaboratori ed allievi. Con chi iniziasti a studiare lo stile Wing Chun? Ebbi l’opportunità di conoscere il Wing Chun nella Scuola del Maestro Cangelosi, anche se, con il senno di poi, posso dire che “quel” Wing Chun era molto carente di principi, tecniche e metodiche di allenamento fondamentali del sistema. Per essere sincero trovavo all’epoca il Wing Chun abbastanza noioso e statico, ma ciò è normale essendo io molto giovane ed essendo il sistema di allenamento dell’epoca poco vicino al “Concetto” Wing Chun; a quel tempo il mio ideale di Kung Fu era quello cinematografico, fatto di “strani” pugni e “calci volanti”. Non amavo il Wing Chun, ma mi piaceva il Kung Fu e mi allenavo diligentemente su tutto quello che il mio Maestro mi chiedeva di fare. Con il tempo invece, soprattutto con l’esperienza e la conoscenza di Maestri qualificati, ho cominciato a comprendere meglio il Wing Chun ed a studiarlo sistematicamente, comprendendo che si trattava dello Stile che meglio si adattava al mio fisico, alla mia mente ed alle mie esigenze. 1 Chi sono stati i tuoi Maestri nel passato? E chi è il tuo attuale Maestro? Provenendo dal Kung Fu Tradizionale, ho avuto l’opportunità di conoscere, allenarmi e studiare con molti Maestri e Rappresentanti di diversi Lineage Marziali; ho spaziato dalla Boxe (con il Campione dei pesi medio‐massimi Ray Sugar Beya) all’Aikido, dal Tang Lang (con il Maestro Lee Kam Wing) allo Shaolin, dal Tai Chi Chuan al Pa Kua, e molto altro. Per quanto riguarda il Wing Chun invece, dopo il Maestro Paolo Cangelosi ho avuto l’opportunità di avvicinarmi a diverse Scuole di Wing Chun tra cui quella del Maestro Lok You, grazie al suo allievo diretto Willelm Blesch, il Maestro Austin Goh (allievo diretto di Lee Shing) e la Scuola del Maestro Leung Ting durante la mia permanenza nei Paesi Baschi. Dal 2006 circa seguo unicamente il Maestro Mak Kwong Kuen, meglio conosciuto con il suo nome d’arte Donald Mak, allievo diretto del Maestro Chow Tze Chuen, diretto discendente del Gran Maestro Ip Man. In questa Scuola ho trovato prima di tutto una Famiglia ed un modo di vivere e manifestare il Wing Chun più consono al mio modo di essere e di vivere la pratica. Dopo anni di ricerca in cui la mia “sete” di sapere non era stata soddisfatta, ho trovato finalmente un “luogo” in cui fermarmi ma anche un trampolino di lancio verso le altre avventure nel mondo Wing Chun che spero mi attendono. Come si diventa SiFu nella tua Scuola? Ti ringrazio per questa domanda perché mi permetti di spiegare un concetto a cui tengo molto: il termine SiFu. Effettivamente noi occidentali tendiamo ad abusare di questo termine, considerandolo un titolo (come Ingegnere, Professore, Avvocato, Principe…) mentre, nella sua accezione Orientale, indica esclusivamente una “relazione” tra persone. “Io” sono SiFu dei “Miei” allievi e non “un SiFu”; perché SiFu, nel Kung Fu Tradizionale, è associato al termine “To Dai” che significa allievo o studente. Effettivamente il termine sifu viene utilizzato anche in oriente (come Lao Sze, Sien Sun ed altri) per indicare un insegnate, un professore, ma nel Kung Fu Tradizionale, ed in particolare nel Wing Chun di Hong Kong, si dovrebbe intendere il significato più alto del termine SiFu (che noi indichiamo appunto con la “s” e la “f” maiuscole) ovvero quello di “Padre”, inteso come Padre Spirituale, Magister, in grado di trasmettere ed insegnare oltre l’Arte Marziale anche la sua Moralità, la sua Rettitudine e la Spiritualità. Nella nostra Scuola, sia la “SAN BAO” che la “INTERNATIONAL WING CHUN ORGANIZATION”, questo concetto è molto chiaro ed importante, è per questo che sono stato accettato come allievo interno diretto dal Maestro Donald Mak. Ormai in Occidente (soprattutto in Italia) consideriamo il termine Sifu un titolo di cui fregiarsi, e siccome sono tutti “sifu” bisogna inventarsi dei termini nuovi, come Master, Gran Master, Dai Sifu etc. Come diceva Bruce Lee: “il Kung Fu (e tutto il mondo che gli gravita intorno) è soltanto un nome, il Kung Fu sei Tu!”. Ovviamente ognuno vede il proprio Wing Chun e l’organizzazione della propria Scuola come vuole e come meglio crede, ho soltanto paura che questo modo di operare produca più che altro una scissione, una suddivisione, una separazione (che a noi occidentali viene molto bene) piuttosto che creare unità, integrazione e coerenza. 2 Detto questo posso rispondere alla tua domanda in due modi: “sifu” si diventa con il tempo, progredendo con il programma, impegnandosi nell’allenamento, avendo esperienza nell’insegnamento (prima di un piccolo gruppo e poi magari sempre più grande) fino a quando il proprio Maestro non ritiene opportuno concedere una totale fiducia. Per diventare “SiFu” ci vuole molto più tempo e soprattutto un’attitudine innata, una capacità speciale e, perché no,……Karma? Quante ore ti alleni al giorno? La risposta ti sorprenderà: non lo so! Preferisco dire che “Vivo” Kung Fu, o come si usa dire nella nostra Scuola, tendo ad avere una “Kung Fu Life”. Effettivamente non ho un orario o un tempo predefinito di allenamento settimanale, dipende soprattutto dalle lezioni che faccio e dagli allievi. Diciamo che mi “muovo” sempre e trascorro molto tempo in palestra (minimo 5/6 ore al giorno), poi faccio molte lezioni private oltre che girare nelle nostre Sedi e seguire il mio SiFu nei vari Seminari Internazionali. La mia attenzione è rivolta soprattutto ai miei allievi ed alla volontà di farli progredire. Ovviamente insegnando continuamente ho modo di allenarmi molte ore al giorno, ripassando le forme, praticando gli esercizi di base ed il Chi Sao con persone differenti. Quindi direi che mi alleno “mai e sempre”! Come disse Yoghi Bajan (un grande Maestro di Kundalini Joga) “se vuoi sapere qualcosa leggilo, se vuoi capire qualcosa insegnalo”. Hai mai combattuto in contesti sportivi? Quando, dove e con quali risultati? No, mai. Per scelta. Non ho mai partecipato a gare sportive perché ritengo il contesto sportivo ben lontano dall’Arte Marziale. Ritengo l’Arte Marziale, indipendentemente dal Sistema, un’Arte, cioè una forma di ricerca ed espressione e non uno sport. Considerarle sport significherebbe vederle sotto un aspetto riduttivo. Ovviamente questo è il mio punto di vista e non ho nulla da obbiettare a chi organizza o partecipa a gare di Arti Marziali, ma non è la mia Via. L’Arte Marziale Tradizionale interessa diversi aspetti dell’essere umano: quello mentale, fisico e spirituale. Inoltre è permeata dalle tradizioni culturali e dalle filosofie orientali. Lo Sport manca di questi aspetti, quindi per me non possono essere paragonati. Però siamo Occidentali e le persone hanno spesso il bisogno di confrontarsi e di affrontare i propri “Mostri” interiori. La mia visione è che viviamo nel 2011 e non possiamo più basarci su un’Arte Marziale per combattere contro qualcuno o per sentirci più forti; chi vive un’Arte Marziale in questo modo è, secondo me, ancora molto indietro nel percorso Marziale. Oggi l’Arte Marziale deve essere una Via di Conoscenza e di Auto miglioramento. Come disse lo scrittore Francese Jean Girardoux: “L’Arte Marziale consiste nel delegare al corpo alcune delle più forti virtù dell’Anima: l’energia, l’audacia, la pazienza. E’ il contrario della malattia”. Quante ore a settimana dovrebbe praticare uno studente per progredire in maniera seria? Penso che non dipenda dalle ore di allenamento, o per lo meno non solo. Nel Kung Fu Tradizionale si dice che “un terzo lo fa il Maestro, un terzo lo fa il cielo ed un terzo lo fa l’allievo”. Si potrebbero anche definire delle ore minime di allenamento, ma sarebbe difficile e non opportuno, perché ognuno di noi è diverso e ci sono diverse tipologie di allenamento (allenamento fisico, allenamento sull’energia interna, allenamento 3 tecnico, allenamento a solo, allenamento in coppia etc..), inoltre la vita ci pone dinanzi a diverse fasi, in cui il nostro tempo libero per l’allenamento può essere diverso. Penso che sia meglio parlare di costanza e continuità nell’allenamento. Io dico sempre che la continuità paga molto più di pochi allenamenti intensi fatti ogni tanto. Potrebbe bastare una sola ora a settimana, vissuta con passione e continua nel tempo, per poter progredire in modo serio. Ovviamente più ci si allena e prima si raggiungono dei risultati. Ma escludendo il caso di atleti professionisti, gli altri, le persone comuni, non dovrebbero aver fretta. Il Kung Fu in generale ed il Wing Chun in particolare, sono una Via di crescita e trasformazione, una Via di Autoelevazione quindi un percorso che richiede molto tempo…..forse tutta la vita. Cosa ne pensi degli altri SiFu e dei loro metodi di insegnamento, nelle altre associazioni e Famiglie di Wing Chun? In generale tendo ad interessarmi poco degli altri, visto la mole di impegni che ho. I metodi di insegnamento suppongo dovrebbero essere gli stessi espressi in modo diverso, in modo personale; cosi come i principi e le forme. Ci sono buonissime Scuole di Wing Chun in Italia e nel mondo; quelli che conosco personalmente sono ottimi insegnanti con delle buonissime Associazioni e Lineage alle spalle. Si potrebbe lavorare di più sulla condivisione piuttosto che proteggere con timore il proprio operato. Ma sono sicuro che con il tempo questo avverrà, è un normale processo di evoluzione. La cosa più importante è che ognuno lavori con sincerità e purezza, portando avanti il proprio lignaggio con rispetto verso il proprio SiFu, Si Gung e verso le altre Scuole di Wing Chun. Purtroppo ci sono persone in Italia che, per puri scopi personali ed economici, si celano dietro grandi nomi, anche quando non dovrebbero perché non gli appartengono. Trovo inoltre molto brutto e squallido chi si permette di criticare altre Scuole di Wing Chun o Grandi Maestri del Sistema; o ancora chi pretende di essere allievo dell’unico grande maestro che conosce la verità sul Wing Chun. Tutte queste cose non fanno altro che impoverire il Wing Chun e le persone che mettono in giro queste voci. Esiste solo chi opera con serietà, professionalità e passione, basandosi su un Lignaggio Tradizionale. Questo secondo me ha senso, anche se non si è “i migliori”, anche se non si sono vinti premi internazionali o sconfitto 100 avversari con un braccio solo. Il tempo dei barbari è finito. Oggi è il tempo della Luce. 4 Possiamo sapere la differenza tra il Wing Chun del Maestro Mak Kwong Kuen e le altre interpretazioni? Nessuna. Non ci sono differenze tra le diverse Scuole di Wing Chun, solo diverse interpretazioni, o meglio diversi modi di espressione di una stessa verità. E’ per questo che bisogna studiare molto e seguire con umiltà il proprio Maestro, per fare più esperienza possibile e creare un “Marzialista” completo, che non conosca solo parte della verità pensando che sia tutta. Penso che nel Kung Fu le persone debbono trovare una Via di espressione e ricerca in base alla propria fisicità, attitudine e cultura. Le diversità tra una Scuola e l’altra, penso che scaturiscono da questo (dal modo di esprimere ed intendere del Maestro), ma non sono vere e proprie diversità. E’ bene non vederle come diversità ne insegnarle come tali. Ad esempio il Maestro Chow Tze Chuen, allievo di prima generazione del Gran Maestro Ip Man e Maestro di SiFu Mak Kwong Kuen, aveva un fisico ed un attitudine molto simile a quella di Ip Man, inoltre non essendo molto alto, ha sviluppato enormemente il lavoro di gambe del Wing Chun. Potremmo dire che la “Differenza” del nostro Wing Chun rispetto agli altri è proprio nel lavoro di Gambe (Calci, Spostamenti e Posizioni); ma penso che sia più corretto dire che il Maestro Chow Tze Chuen ha lavorato molto sulle gambe, sia perchè era molto affascinato dai Calci, sia perchè una serie di aneddoti (che non sto qui a raccontare) ha indotto il Maestro Chow a lavorare maggiormente sulle gambe e gli spostamenti. Inoltre sembra che il Maestro Ip Man gli abbia trasmesso una ulteriore sequenza all’Uomo di Legno, rispetto alle tradizionali 8 sequenze, interamente basata su tecniche di Calci (nella nostra Scuola infatti si studiano 9 sequenze all’Uomo di Legno). Ma questo non fa di noi e della nostra Scuola una differenza, semmai una particolarità, visto che anche gli altri Maestri e Scuole conoscono i calci e gli spostamenti Wing Chun, è solo che, probabilmente, li hanno lavorati meno o in maniera meno oculata rispetto a noi. Quali sono i concetti di combattimento su cui è focalizzata la tua Scuola? Riprendendo il nostro punto di forza direi sicuramente la Struttura e gli Spostamenti. Nella nostra Scuola esiste un Kuen Kuit (Poesia Marziale) che recita più o meno cosi: “La struttura neutralizza, lo spostamento dissolve”. Questo significa che in una situazione di combattimento noi mettiamo molta importanza prima di tutto sulla struttura interna del corpo che, se ben realizzata, tenderà a neutralizzare la forza di impatto dell’avversario, trasportandola a terra attraverso l’impostazione del bacino e le gambe. Solo se l’avversario è molto irruento, forte o tende a destabilizzarci allora utilizzeremo gli spostamenti per dissolvere le forze in gioco e trovare l’angolo migliore per contrattaccare da una posizione di sicurezza. Altro punto su cui poniamo molta attenzione (e che è strettamente collegato alla Struttura) è la fluidità e la morbidezza che deve essere utilizzata in ogni situazione. Morbidezza non significa rilassamento estremo degli arti (sicuramente pericoloso), bensì utilizzare solo ed esclusivamente la muscolatura interessata, potremmo definirla, più propriamente, Resilienza. Questo ti permette di non muoverti in modo erratico, ma seguire l’avversario ed inoltre utilizzare tutta la massa del corpo quando si trova il momento di contrattaccare. La Morbidezza, la Struttura interna e gli Spostamenti ci garantiscono, nel nostro modo di intendere il combattimento, di trovare l’angolo migliore senza scontrarci con la forza dell’avversario. 5 Ci puoi dire qualcosa sul 'Luk Dim Poon Kwan'? Molto tempo fa le Armi venivano utilizzate nelle Arti Marziali principalmente per apprenderne l’utilizzo in battaglia. Oggi questa necessità è scomparsa e quindi l’utilizzo delle Armi riguarda prevalentemente il secondo aspetto fondamentale: creare e rinforzare le connessioni interne. Nella forma del Bastone Lungo dello stile Wing Chun, oltre che studiare le tecniche marziali di parata, attacco e controllo, si tende a portare l’attenzione sullo sviluppo degli arti: braccia e gambe. Essendo il Bastone Wing Chun molto lungo occorre una buona presa ed un buon lavoro di avambraccio per poter controllare completamente l’arma; lo sbalzo in avanti rispetto al corpo genera infatti degli sforzi pliometrici nei muscoli del braccio e dell’avambraccio (ma anche in polso e dita) tali da rinforzare muscolarmente gli arti superiori e, soprattutto, sviluppare forza elastica. Nella forma sono inoltre presenti delle posizioni “diverse” rispetto a quelle tradizionalmente viste nelle prime forme a mano nuda, alcune delle quali molto basse che impongono al praticante un buon lavoro sia sulla muscolatura che sulla scioltezza e flessibilità delle gambe. Queste posizioni, aiutano lo sviluppo del “Qi” ed inoltre sono di particolare importanza per alcune tecniche di combattimento a mano nuda soprattutto in caso di combattimento libero o difesa personale (ci aiutano ad esempio a portare a terra l’avversario mantenendo comunque una posizione stabile di vantaggio). Ci puoi dire qualcosa sui 'Bart Cham Dao'? Anche per i Coltelli a Farfalla dello stile Wing Chun valgono le stesse considerazioni fatte per il Bastone Lungo. L’utilizzo dei Coltelli ci aiuta a lavorare maggiormente con il polso, favorendo cosi lo sviluppo della forza interna nell’esecuzione delle tecniche di pugno o nelle liberazioni di braccia. Inoltre le tecniche di Coltello ripercorrono e ripropongono spesso tecniche similari a quelle studiate nelle forme a vuoto, soltanto che in questo caso la presenza dei Coltelli obbliga il praticante ad un lavoro con dei “carichi” e quindi lo sviluppo e la coscienza di alcune strutture interne in grado di supportare il sovraccarico. Questo condizionamento interno ci torna particolarmente utile durante il Chi Sao o nelle tecniche di combattimento a mano nuda. Anche i Coltelli propongo delle posizioni particolari, ed in particolar modo gli spostamenti tra una posizione ed un'altra, permettendoci di coprire con degli spostamenti anche delle distanze relativamente lunghe; basti pensare che i Coltelli a Farfalla venivano spesso utilizzati contro i Bastoni Lunghi o le Lance dei soldati, e quindi dopo la tecnica di controllo o parata era necessario avvicinarsi rapidamente ed in modo sicuro al nemico per poterlo colpire. Questi spostamenti ci tornano quindi estremamente utili durante una tecnica di combattimento o difesa personale (soprattutto in caso che l’avversario sia armato di coltello o bastone). 6 
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