Condannati tre calabresi per agguati a Milio, Gazzetta
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Condannati tre calabresi per agguati a Milio, Gazzetta
GAZZETTA DEL SUD – 15 marzo 2008 Capo d'Orlando Giuseppe Scarpati con il figlio Rocco e suo cognato Rocco Bonina Condannati i tre calabresi accusati degli agguati all'imprenditore Milio La vittima: «Il mio coinvolgimento dovuto alla mia intransigenza» Santino Franchina CAPO D'ORLANDO Sono stati giudicati con il rito abbreviato e condannati i tre calabresi accusati per gli attentati all'imprenditore orlandino Luciano Milio. Si tratta di Giuseppe Scarpari, 69 anni, il figlio Rocco, 39, entrambi di Varapodio in provincia di Reggio Calabria e del cognato di quest'ultimo Rocco Bonina, 29 anni, di Oppido Mamertina, arrestati nell'estate del 2002 perché ritenuti responsabili, i primi due nella qualità di mandanti e Bonina quale esecutore, degli attentati messi in essere ai danni dell'imprenditore agrumicolo dal 2000 al 2002. Secondo gli inquirenti l'obiettivo era quello di costringere Milio a pagare circa tre miliardi di lire rivendicati come debito da onorare, per questo motivo dopo le minacce erano arrivati gli attentati. Milio e Scarpari, nell'ambito del settore agrumicolo, avevano avuto dei rapporti economici poi sfociati in una causa civile per l'importo di un milione e mezzo di euro. Fu proprio questo contenzioso a indirizzare gli inquirenti sulla pista reggina e una serie di accertamenti con intercettazioni ambientali e telefoniche permisero di individuare i personaggi che avrebbero organizzato gli attentati; e di formalizzare accuse ben precise che portarono all'arresto prima di Bonina e due mesi dopo dei due Scarpari. Bonina nel gennaio dello scorso anno aveva già patteggiato una pena a 5 anni di reclusione, confessando di essere stato l'esecutore dello spaventoso attentato che l'8 gennaio del 2002 fece saltare in aria l'auto dell'imprenditore parcheggiata nella sua villa a Capo d'Orlando. Secondo l'accusa i due imprenditori reggini sarebbero i mandanti di questo attentato e dell'incendio che nella notte tra il 26 e 27 marzo del 2000 distrusse alcuni uffici dell'Apo a Rocca di Capri Leone, provocando danni per centinaia di milioni. I tre imputati, difesi dagli avvocati Armando Veneto e Antonina Ventura, sono stati ora riconosciuti colpevoli, i due Scarpari, di detenzione illegale di esplosivo, tentata estorsione in concorso, Bonina e Rocco Scarpari di incendio aggravato. Il giudice delle udienze preliminari di Patti Anna Imparato ha inflitto la pena più pesante a Rocco Scarpari (4 anni e 8 mesi di reclusione), mentre Giuseppe Scarpari, (assolto per il reato di incendio) è stato condannato a tre anni e 4 mesi e Bonina a 2 anni, tutti hanno usufruito della riduzione della pena per il rito abbreviato. I tre sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare in carcere. Il pubblico minitero Alessandro Lia aveva invece chiesto 6 anni per i due Scarpari e 2 per Bonina. L'imprenditore Milio, costituitosi parte civile con l'assistenza dell'avvocato Giuseppe Ammendolia, dopo aver appreso della conclusione del processo ha voluto esprimere la propria soddisfazione sperando che la sentenza ponga fine a tutte le «malevoli insinuazioni che i soliti ignoti hanno messo in giro per screditarlo». «Ritengo – ha dichiarato Milio – che il mio coinvolgimento continuo in situazioni di questo tipo sia dovuto alla mia intransigenza nel non volere in nessun caso trattare con gli estortori e di rivolgermi sempre e comunque all'autorità giudiziaria».