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Un anno abbiamo cucinato settemila tortel
Un anno abbiamo cucinato settemila tortelli per San Giovanni. Ce li hanno rubati due settimane prima della data fatidica. Be’, li abbiamo rifatti tutti. Era così, al Buco Magico: ci si rimboccava le maniche e si faceva quello che c’era da fare. Ora non c’è ricambio generazionale, soprattutto di donne in cucina. Noi ci diciamo: «Piuttosto che niente facciamo noi», però ogni tanto siamo costrette ad appoggiarci al bar, che è gestito da un privato, e così non riusciamo sempre a raccogliere fondi da reinvestire. C’è meno spirito di collaborazione, meno desiderio di impegnarsi nel sociale. Noi veterane anni fa organizzavamo anche delle sfilate, ne abbiamo fatta una memorabile, nel 1992, di abiti da sposa 14 100FACCE 100STORIE dagli anni Trenta al Duemila: cento abiti per cento ragazze. Le parrucchiere sono venute gratuitamente, e gli abiti erano i nostri, quelli delle nostre zie, delle nostre nonne, delle nostre mamme. Oggi è tutto più difficile, per chi come me ha visto come potevano funzionare le cose: facevamo la cena d’autunno con i funghi perché eravamo partiti alle cinque del mattino per andare a raccoglierli, adesso bisogna pagarli. Diventa difficile persino organizzare la cena per gli anziani, che era un rito annuale. Nonostante tutto io continuo a crederci: d’estate faccio i turni per cucinare lo gnocco, e non ho perso nemmeno per un attimo il desiderio di stare con la gente e di darmi da fare per gli altri. ” Miria Notari 61 anni, socia del Buco Magico IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 15 Afro Guidotti 90 anni, socio del Catomes Tot 16 100FACCE 100STORIE “ Sono nato nel ’18, non vorrei sottilizzare ma stava finendo la prima guerra mondiale. Ho attraversato tutto un altro mondo. Mio padre mi ha mandato a scuola, e nel frattempo correvo in bicicletta. Ero bravo nell’una e nell’altra cosa, correvo da dilettante con Coppi e Bartali. Poi ho piantato lì la scuola e la bici, e non sono diventato né dottore né corridore: è venuta la guerra e mi sono fatto cinque anni di militare a Roma al Ministero dell’Aeronautica. A un certo punto mi hanno trasferito a Reggio Emilia, per l’aeroporto, l’8 settembre siamo scappati. I bombardieri chi se li scorda? Finita la seconda guerra mondiale sono entrato nell’Intendenza di Finanza, anni e anni a far di conto. A quei tempi a Reggio ho visto cose incredibili: il sindaco e il vescovo che si sfidavano a colpi di comizi ma, uno accanto all’altro con le gambe sotto il tavolo, andavano d’accordissimo e si passavano anche il sale. A sessantaquattro anni sono andato in pensione. Facevo da autista a mia moglie e andavo in bicicletta. Un giorno, per caso, sono passato al Catomes Tot, che adesso è la mia seconda casa da dieci anni. Se non ci fosse il circolo non saprei dove andare, non avrei punti di riferimento. Ero abituato a essere sempre impegnato e a correre con centinaia di persone: cosa farei se non ci fosse un posto dove stare in compagnia e comunicare? IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 17 Sono stato partigiano: ero nella Centoquarantaquattresima Brigata Garibaldi, col nome di Bergonz. Tante sono le cose che potrei raccontare ma ne ricordo in particolare una: quando abbiamo preso Montecchio e avevamo i tedeschi da una parte, a Montechiarugolo, e i fascisti dall’altra, a Cavriago. Quella volta lì l’abbiamo proprio rischiata grossa. Oggi sono in pensione, dedico la maggior parte del mio tempo all’Anpi. Il mio impegno è andare nelle scuole a parlare con i ragazzi della guerra di Liberazione. Frequento anche il Rosta Nuova ma, viste le mie ottantatré primavere, non sono impegnato come volontario. È un bell’ambiente, mi trovo bene, conosco quasi tutti e mi tengono anche in considerazione, un po’ per l’anzianità e la simpatia e un po’ anche perché sono stato partigiano. 18 100FACCE 100STORIE ” Renato Vacondio 83 anni, socio del Rosta Nuova IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 19 Il Biasola è come una grande famiglia: facciamo quasi tutto noi soci, come volontari, con mezzi nostri, perché ci crediamo. Crediamo nell’importanza di costruire qualcosa con le nostre mani e del metterlo poi in comune, crediamo nella collaborazione. Io mi occupo della manutenzione, ho sistemato i pavimenti della casetta di legno esterna e ho fatto parte della squadra che ha tirato su il gazebo nel parco. D’estate 20 100FACCE 100STORIE organizziamo delle feste, che vanno avanti per quindici giorni in agosto, e io mi occupo della griglia. Sono il fochista, in due parole. Penso che sia fondamentale avere a disposizione uno spazio condiviso con altra gente, dove passare del tempo e nutrire le amicizie. Per questo ce ne prendiamo cura con tanta attenzione e sollecitudine. Siamo soddisfatti quando le cose alle quali teniamo vengono bene. ” Ivan Ilari 61 anni, socio del Biasola IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 21 Giovannina Bizzarri detta “Rosa” 72 anni, socia del Catomes Tot 22 100FACCE 100STORIE “ Da quando sono in pensione vado spesso al centro sociale. Le carte non mi piacciono, così faccio i turni al bar o delle pulizie. Muovermi, stare in mezzo alla gente mi dà vita. Lì conosco tutti, mi sento accolta e accettata, mi vogliono tutti bene. Sentiamo un po’ la mancanza di nuovi volontari, siamo solo in quattro, ma finché possiamo ci prendiamo cura noi del circolo. Mi piace veramente. L’ambiente è bellissimo, ne sono innamorata. D’estate è stupendo, quando si può stare fuori all’ombra degli alberi. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 23 Sono socio del Buco Magico dall’85, mi ci sono divertito moltissimo. Ho organizzato le bocce, i giochi senza frontiere per le donne – una veniva da Bologna! – diversi spettacoli teatrali con la compagnia “I + Tost… che gnint”. Nel ’97 abbiamo fatto Lo zio d’America, tutta in dialetto. All’inizio era un gioco, poi, dato che sapevamo far ridere, è diventata una cosa più seria. Abbiamo cominciato a ricevere inviti in diversi posti, partivamo con un furgone dove era caricata persino la scenografia: mobili che venivano dalle nostre case, costumi cuciti dalle nostre donne. Ora faccio parte della compagnia di Guidetti. Erano anni bellissimi: c’era da lavorare tanto ma avevamo costituito un gruppo che sapeva trovare l’accordo anche quando le opinioni erano divergenti. Ora è diverso, quel gruppo si è sfaldato, ognuno tende a pensare un po’ di più a sé, ma forse sono i tempi che lo richiedono. 24 100FACCE 100STORIE ” Gianfranco Govi 68 anni, socio del Buco Magico, ex consigliere IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 25 Giacinto Maseroli 59 anni, presidente del Centro Insieme 26 100FACCE 100STORIE “ Se uno non trova qualcosa da fare che gli piace al Centro Insieme, tanto vale che se ne stia a casa sua a guardare dalla finestra. Balliamo, giochiamo a tombola, a carte e a calcio, seguiamo le lezioni di storia dell’Università della Terza età, facciamo feste, cene, serate danzanti. Abbiamo gruppi di motociclisti, di cicloturisti, di pescatori, di podisti, persino gli Amici degli anni Sessanta. Aiutiamo il Telefono Azzurro, che ha presso di noi l’unica sede dell’Emilia occidentale, e la Croce Verde, che voleva avere una postazione fissa in zona e ora ha quella e cinque o sei volontari in più. Andiamo a fare feste e suonare nelle case di riposo. L’Ah Bèin bar è gestito da Antonio Guidetti, l’attore, che ha dato nuova linfa alle nostre attività culturali. In tutto si parla di duemila persone. Il Centro, che non è un centro sociale, anche se le attività più o meno si assomigliano, è nato dalle menti illuminate dell’ex assessore Nedo Borciani e del professor Luigi Geri, che hanno fondato una cooperativa di diciannove soci sul modello delle prime del Novecento, alla quale il Comune ha dato in gestione la struttura nella quale siamo attualmente. Lavoriamo per il tempo libero, e abbiamo tanto di bilancio. L’idea di avere anche un locale pubblico di questo genere, l’Ah Bèin bar, è stupenda: tutti possono entrare senza dover fare nessuna tessera. Per statuto mentale ci siamo imposti di non stare lì dentro solo per pagare le spese ordinarie della sede, che peraltro costa cara, ma di favorire la socializzazione e di aiutare i bisognosi. Dire: «Ti auguro tanta salute» non sposta una foglia, aiutare concretamente forse sì. Non possiamo certo fare il ponte di Calatrava, ma quello che ci è consentito lo doniamo: all’ospedale, al parroco che raccoglie gli ultimi per strada, alla casa Madonna dell’Uliveto di Montericco, al Ceis, all’Associazione Celebrolesi, al Telefono Azzurro, ecc. ecc. Se non ci fosse questo scopo, così come quello della socializzazione, che ci fa tenere in piedi alcune attività importanti per le persone che partecipano anche se sono in perdita, allora andrei in un bar normale e dedicherei la giornata alle mie passioni e non a fare il presidente da undici anni. Invece ci credo. Anzi crediamo, io e tutti i consiglieri e i sessanta volontari, in una società migliore, che parta dal basso, crediamo nell’importanza di fare ciò che possiamo per contribuire a renderla concreta. Sono cose che arricchiscono, queste: lo stare insieme, il conoscere gente, lo scoprirsi amici. Qualcuno che ti aiuta lo trovi sempre, alla fine, perché le persone vedono quello che facciamo e sono contenti di aiutarci. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 27 Sono cresciuta con il volontariato nel sangue. Trovo importante il punto dello Statuto dei centri sociali nel quale si dice che gli anziani devono cercare di trasmettere i valori ai giovani. Per questo mi do da fare sia nell’ambito del progetto “Educare ai sentimenti contro la violenza sulle donne, la prostituzione e l’intolleranza”, sia per sostenere l’associazione Alice, che fa informazione e prevenzione sul tema dell’ictus cerebrale. Il progetto “Educare ai sentimenti”, gestito in collaborazione con diverse istituzioni, con il circolo Arci Pigal, con i centri sociali di Santa Croce nella circoscrizione 7, e con vari esperti di sessuologia, psicologia, sociologia e teatro artistico, è rivolto proprio agli studenti della scuola media superiore. 28 100FACCE 100STORIE Vogliamo offrire ai giovani un’occasione per parlare di temi sui quali generalmente in famiglia si comunica poco, come la prostituzione, la violenza, l’intolleranza e il bullismo. Interviene anche Rabbunì con don Daniele, il parroco di Pratofontana, che da anni concretamente porta avanti la lotta alla prostituzione e cerca di aiutare le ragazze in difficoltà. Prima del progetto (nato dieci anni fa) frequentavo meno sia il Tricolore che gli Orti di Montenero, i circoli di cui sono socia, adesso invece vado spessissimo, per mantenere viva la sinergia che si è creata tra associazioni che si occupano tutte di volontariato e del sociale, anche se ognuna si muove in modo differente. ” Rosa Galeazzi 70 anni, socia del Tricolore e degli Orti di Montenero IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 29 Emilio Davoli 75 anni, vicepresidente e fondatore di Alice 30 100FACCE 100STORIE “ Abbiamo fondato la sezione emiliana di Alice, l’Associazione Lotta all’Ictus Cerebrale, senza mezzi e senza spazi, ma con moltissime idee e soprattutto con moltissima speranza. Era il 1998, ci trovavamo a casa dei consiglieri, la sera, per pensare a cosa poter fare e a come diffondere le informazioni che riteniamo fondamentali perché il maggior numero possibile di persone riesca a evitare questa malattia. Siamo approdati al Tricolore dopo poco, a un solo anno dalla fondazione: ci hanno offerto uno spazio dove riunirci e siamo ancora lì, dopo la bellezza di dieci anni. Nel frattempo Alice è cresciuta, continua la mia attività di volontariato Avo non più in Neurologia, da dove ebbe inizio la fondazione di Alice, ma nelle medicine del Santa Maria, e sono il vicepresidente dell’associazione. Oggi seguiamo molte iniziative: due volte l’anno, in maggio e novembre, diamo la possibilità di farsi visitare gratuitamente e di fare gli esami necessari, sovvenzioniamo parzialmente una palestra per la riabilitazione post ictus, organizziamo concerti e spettacoli per raccogliere fondi da reinvestire in materiale informativo, come un notiziario che inviamo agli iscritti, o altro materiale specifico (per il decimo compleanno di Alice devolveremo una parte di quanto raccolto dalle manifestazioni sopracitate al nostro ospedale, per l’acquisto di strumentazioni mediche), e ogni mercoledì, dal 1999, teniamo aperto al Tricolore un ambulatorio neurologico, anch’esso gratuito, prima col dottor Terenziani e poi con la dottoressa Antonia Nuciera. Si può dire che sia iniziata qua, al Tricolore. E si può anche dire che in pochi casi la parola “sociale” abbia mai avuto tanta pregnanza di significato. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 31 Sono socia del Tricolore dal 2005, da quando sono presidente per l’Emilia Romagna dell’associazione Alice. Il Tricolore ci ha concesso uno spazio dove poter allestire un ambulatorio, e ogni mercoledì sono lì a fare informazione e controlli. Sono dottoressa di Neurologia, con una specializzazione in ischemie cerebrali e una sfrenata passione per la prevenzione. Se non si conoscono i sintomi dell’ictus cerebrale è molto più difficile capire cosa sta accadendo, e reagire in tempo per evitare le conseguenze peggiori. Bisogna sapere che non colpisce solo gli anziani ma anche i giovani, bisogna sapere i fattori di rischio e tenerli monitorati, bisogna sapere che fino a pochi anni fa non c’erano terapie, mentre ora esiste un farmaco che, se somministrato entro tre ore dall’insorgere dei sintomi, dissolve il trombo. Per questo vogliamo essere presenti sul territorio: per fare informazione, per fare prevenzione (attraverso giornate sul campo, controlli gratis e comunicazione con la gente) e per offrire un sostegno ai pazienti che, finita la riabilitazione in ospedale, tornano a 32 100FACCE 100STORIE casa. Perché l’ictus non impegna solo dal punto di vista economico, ma ha anche costi sociali: la famiglia si trova con una persona in casa da accudire, magari giovane e magari depressa, che soffre la solitudine. Raccogliamo fondi attraverso concerti e spettacoli per finanziare la palestra Airone, insieme ad altre istituzioni, che si occupa di riabilitazione post-ictus, e per mantenere vivo il nostro sito (www.alice-re.it), dal quale io rispondo per quanto riguarda dubbi medici e altri esperti per quanto riguarda dubbi burocratici. Abbiamo partecipato a Casa e Tavola, insieme a Confcommercio e all’Unione Panificatori, e con i proventi ricavati dalla vendita dei prodotti fornari fatta dai nostri volontari siamo riusciti ad avere i soldi necessari per una borsa di studio destinata a una logoterapista. Dato che Alice è una onlus, siamo grati al Tricolore per sostenere con tanta disponibilità la nostra associazione e per consentirci di utilizzare i fondi per le iniziative che riteniamo davvero utili. ” Antonia Nuciera 41 anni, socia del Tricolore IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 33 Paolo Zambonelli 42 anni, presidente del Quaresimo 34 100FACCE 100STORIE “ Faccio il presidente del Quaresimo e il volontario a Ottavo giorno, un’associazione che si occupa del tempo libero dei disabili adulti, con la stessa mentalità: ci sono se c’è bisogno per la collettività e ci sono per stare insieme alla gente. Non si può essere volontari “obbligati”, non credo: bisogna riuscire a stare bene e a divertirsi. Io ci riesco, tant’è che i ragazzi di Ot- tavo giorno dopo tanti anni sono più amici che altro, e uno è addirittura nel mio gruppo dello gnocco al circolo. Una cosa mi dispiace: le ore e le energie sono quelle che sono, e dentro bisogna farci stare la moglie, i genitori, il lavoro, il sonno… un sacco di cose. Sento che nel volontariato sto dando meno di quello che vorrei, ma ce la metto tutta. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 35 I giovani del Primavera vivono fuori dalla porta, sotto il portichetto. Un paio di quarantenni sono i ragazzini di un circolo gestito da sessantenni. Ma io mi chiedo: cosa vogliono questi ragazzi? Mi sforzo di andar loro incontro, ma la forbice generazionale è troppo grande, non capisco, per me restano un enigma. Quando cerchiamo di coinvolgerli nella gestione del circolo fanno delle gran sparate, ma poi non collaborano alla realizzazione delle loro idee. È come se si aspettassero di trovare tutto pronto, cucinato e servito. Ma loro sono il circolo tanto quanto noi anziani. Non mi corrisponde, questo modo di fare: il centro sociale ce lo siamo costruito e guadagnato, ci aspettiamo un atteggiamento propositivo, più coinvolto. 36 100FACCE 100STORIE Con gli anziani riusciamo a mettere insieme delle attività – che so, delle feste, la tombola… – con i giovani no, il che è tragico se si pensa che un centro sociale va mandato avanti anche dal punto di vista economico. Se una festa richiede molte energie e parte dei fondi e non incassa niente, ma ha uno scopo sociale, va bene lo stesso. Non voglio dire che il circolo è un’azienda, per carità, ma che un contributo di idee e di collaborazione aiuterebbe e sarebbe solo gradito. L’ordinaria amministrazione riusciamo a mandarla avanti, quello che ci manca sono le novità, il brio di persone che investono energie nuove nel circolo. Noi l’abbiamo costruito, adesso chi se lo prende? ” Giorgio Corradini 64 anni, consigliere ed economo del Primavera IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 37 Fabio Catellani 25 anni, presidente del Pratofontana 38 100FACCE 100STORIE “ Ho sempre lavorato nel sociale e servito alla Festa dell’Unità, perché nella mia famiglia era così. Cinque anni fa si è posto un problema a Pratofontana, perché nessuno voleva prendere in mano il centro sociale. Mi dispiaceva: la struttura era nuova e bella e le alternative erano due: restituire le chiavi al Comune o appaltarlo a qualche privato. Così mi sono fatto avanti e ho costruito un gruppo di lavoro giovane: presidente, vicepresidente, cassiere e segretaria sono tutti al di sotto dei trentacinque anni. Gli anziani collaborano volentieri a tutto, che si tratti del progetto di cooperazione con la Bosnia Erzegovina, dove andiamo a portare aiuti una volta al mese per un orfanotrofio a Tuzla; o che si tratti del doposcuola, iniziativa che coinvolge tutti gli attori sociali della zona, dalla sezione dei Ds al circolo Arci al gruppo di lavoro parrocchiale. Ci siamo uniti per creare un’occasione di ritrovo ai ragazzi, perché mancava un luogo per loro. Certo, bisogna saper appianare le proprie differenze e accettarsi come si è, bianchi o rossi, vecchi o giovani. E, per me, è anche un eterno compromesso con il lavoro e con gli amici, ma è un’esperienza soddisfacente, e tanto mi basta. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 39 A Codemondo non c’è mai stato granché, a parte i campi, che ci sono ancora oggi, per fortuna. Il luogo per ritrovarsi era uno solo: il bar della cooperativa. Quando ha chiuso, tutta la cittadinanza ha pensato di costruire un centro sociale. Noi cinque abbiamo deciso di collaborare a trovare i soldi per la ristrutturazione dello stabile: volevamo contribuire anche noi alla creazione di uno spazio per riunirci, per passare del tempo insieme. È stato naturale: siamo amiche da sempre, e ci siamo messe a fare una cosa che facevamo da decenni, lo gnocco. Stavamo in un piccolo capannone in via Pigoni a cucinare in una padella di rame della Clara. Non avevamo messo nessun cartello – non ci avevamo pensato – ma la gente arrivava lo stesso: seguivano il profumo. Un pezzo di gnocco costava 25 lire, quattro pezzi per 100 lire. La gente pagava, e anche noi compravamo qualche pezzo, per dare più soldi. Abbiamo cominciato così, e piano piano siamo riuscite a organizzare anche alcune feste. In breve ci siamo ritrovate con ottanta-novanta persone tutte le domeniche. Si pranzava in sezione, dato che non c’era- Lia Castioni 83 anni, socia del Quaresimo Ilde Strozzi 82 anni, socia del Quaresimo 40 100FACCE 100STORIE no altri spazi a disposizione, e per renderla più accogliente coglievamo fiori da mettere sulla tavola. I nostri mariti hanno ristrutturato il Quaresimo che si vede oggi, con le loro mani e l’aiuto dei muratori, per le cose grosse. Ci dispiace che oggi non ci sia più questo tipo di entusiamo, questo desiderio di collaborare. Evidentemente non siamo riusciti a insegnarlo ai nostri figli. I giovani non fanno niente per niente. È un peccato: i nostri mariti dedicavano le ferie alla Festa dell’Unità, e facevano le notti per tirare su i muri del centro. Clara Fregni 78 anni, socia del Quaresimo Maria Nizzoli 76 anni, socia del Quaresimo ” Emilia Beggi 76 anni, socia del Quaresimo IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 41 L’Orologio nasce negli anni Settanta, in coincidenza con il cambiamento del ruolo dei bar che, se prima erano soprattutto luoghi di ritrovo per giovani e anziani, con spazi destinati al gioco delle carte o al biliardino, si trasformano in punti di passaggio e restringono gli spazi destinati alla socialità. I partiti al tempo avevano altre priorità, erano distratti sul sociale. Io mi presto da sempre alla politica, ma credo che ci siano occasioni in cui debba fare un passo indietro, per privilegiare le esigenze dei singoli cittadini. Ecco perché quando, nel ’78, decisero di abbattere il Casino dell’Orologio, che era abbandonato da anni, per costruire delle palazzine, tutti insieme, bianchi e rossi, lo occupammo. Io al tempo ero presidente della circoscrizione. La motivazione che ci spinse a farlo era unicamente sociale: ci insediammo nella stalla, lo spazio più ampio, che rimettemmo a nuovo con le nostre forze e i nostri soldi per renderla uno spazio accogliente dove potersi trovare. L’Orologio è stato uno dei primi centri sociali della città, una specie di esperienza pilota, che si reggeva in piedi grazie al volontariato e all’autofinanziamento. Lentamente, siamo 42 100FACCE 100STORIE riusciti a organizzare anche attività che ci consentissero di guadagnare qualcosa, da reinvestire poi nell’Orologio stesso. Nella seconda metà degli anni Ottanta cambiarono molte cose: il Comune intervenne progettando i nuovi locali con la collaborazione della cooperativa muratori di Reggiolo, che ci fece credito perché i soldi erano sempre troppo pochi; ci scegliemmo un nuovo presidente, Lina Montanari, che si impegnò subito con energia per aprire alle donne e per valorizzare le capacità femminili. Oggi i soci sono oltre ottocento, e ciascuno collabora attivamente. Pensiamo che un centro come questo non debba essere solo uno spazio ludico, ma destiniamo parte degli introiti anche a iniziative differenti: abbiamo donato un pullmino allo Stradello di Scandiano, abbiamo finanziato borse di studio per i giovani del Mozambico e fondato una banca etica per i circoli in difficoltà. Fa ridere che siano i centri sociali e non la politica a pensare al domani. Comunque, la gente oggi affronta problemi nuovi, discute di come arrivare alla fine del mese. Ci piacerebbe trovare un modo per star vicino alle persone anche in questi frangenti. ” Adler Landini 63 anni, presidente onorario dell’Orologio IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 43 Sono vent’anni che frequento il Primavera, da quando ero un ragazzino. Negli ultimi anni ci passo meno tempo, perché la famiglia ha le sue esigenze, ma partecipo alle serate più spesso possibile e sono nel consiglio, mi piace aiutare quando ce n’è bisogno. Mi dispiace che si sia sfaldato il nucleo di ragazzi sotto i quaranta, che per vari motivi hanno abbandonato il centro. I ragazzi che frequentano il campo sportivo ci sono, e i giovani genitori che d’estate vengono nel parco attrezzato con i bimbi anche. La loro è una partecipazione occasionale, sporadica. Sono proprio cambiate le abitudini: per me e i miei amici a vent’anni era normale andare al circolo la sera, adesso magari si sta a casa, non si esce. 44 100FACCE 100STORIE ” Alessandro Iob 36 anni, consigliere del Primavera IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 45 Giuseppe Gallinari 78 anni, socio del Venezia e del Buco Magico 46 100FACCE 100STORIE “ Sono impegnato in politica da sempre, per una politica che aiuti i lavoratori e gli sfruttati. Sono stato nella Cgil, e ho sempre lavorato come volontario al Venezia. Da quando sono andato in pensione – ho fatto prima il contadino e poi l’operaio e l’ispettore alle vendite alle Cantine Riunite – ho potuto dedicare il mio tempo interamente alla solidarietà. Poche cose danno così soddisfazione. Per otto anni, insieme all’Arci, sono riuscito a organizzare viaggi in Italia per i bambini di Chernobyl: li abbiamo ospitati a Reggio nelle nostre famiglie, li abbiamo portati al mare o in montagna, li abbiamo curati nei nostri ospedali. Erano raggianti, e anch’io lo ero. Chi come me ha visto la desolazione dell’area colpita, chi è stato permeato da quel senso di vuoto non può non provare gioia nel vedere anche solo uno di quei bambini sorridere. La mia preferita si chiama Natasha: l’ho incontrata quando mi sono recato a Chernobyl in occasione del decennale dell’esplosione. Natasha era molto malata, e la sua mamma ci ha chiesto aiuto. L’abbiamo invitata in Italia, ed è rimasta qua sei mesi, prima a Reggio e poi a Bologna, per le cure ospedaliere. Oggi Natasha ha vent’anni, è una splendida ragazza, per me è come una figlia. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 47 Il volontariato è una costante della mia vita, come il lavoro: ho cominciato a tredici anni, facevo il ragazzo del pasticcere, poi sono stato alle Reggiane e infine alle Poste, per la bellezza di quarantadue anni. Adesso faccio soprattutto il nonno, e quando sono libero dagli impegni familiari scappo al Fogliano a giocare a carte. Oggi sono solo socio, ma per decenni ho fatto ben altro tipo di volontariato: sono stato nel direttivo del Dopolavoro delle Poste, sono stato attivista del sindacato di catego- 48 100FACCE 100STORIE ria alla Cgil per vent’anni, e poi sono andato alla Planetario, impiegando là le mie ore libere dal lavoro. Nel 1985, quando sono andato in pensione, ho cominciato a collaborare con l’ufficio gite per i soci della Coop Nord Emilia. Passavo interi pomeriggi presso l’associazione ItaliaUrss, per organizzare viaggi in Unione Sovietica. Poi sono finito all’Etli (l’Ente turismo lavoratori italiani) presso la Camera del Lavoro. Una vera passione, quella dei viaggi. ” Pietro Gasparini 82 anni, socio del Fogliano IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 49 Giuliano Adami 68 anni, consigliere del Fogliano 50 100FACCE 100STORIE “ Non riesco a stare fermo: ho fatto per vent’anni il magazziniere in un caseificio, un lavoro faticosissimo ma lo stipendio era buono. Oggi faccio soprattutto il nonno, e mi occupo della manutenzione del verde di Fogliano. Siamo in due, io e Fabiano Armini, perché tener dietro a un parco di quarantacinquemila metri quadri non è una cosa che si possa fare in un giorno. Fortunatamente l’Enìa ci concede l’uso dei mezzi, quindi abbiamo a disposizione tutto quello che serve, dal trattore al decespugliatore, dal soffiatore per le foglie al tagliaerba. Non mi piace tanto giocare a carte, preferisco muovermi. Con un mio amico a volte andiamo a piedi o in bici fino al Buco Magico e oltre, facendo lunghe chiacchierate. Prendiamo un caffè e torniamo indietro, d’estate è una passeggiata stupenda. Al Fogliano si sta bene: ci conosciamo tutti, la sera il centro è frequentato anche da giovani. Con loro c’è un po’ di distacco, bisognerebbe che sia i giovani che gli anziani smussassero un po’ gli angoli e cercassero di andare d’accordo, ma non sempre è facile. Ci sono stati anche degli episodi un po’ spiacevoli, che hanno facilitato unicamente le incomprensioni. Ma ora la situazione è migliorata: il circolo si regge sul volontariato e prima o poi ci sarà bisogno di braccia nuove e forti. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 51 Vado all’Orologio dal ’94, da quando sono in pensione. Dopo decenni alla Sip ho pensato di dedicarmi al volontariato. Assieme ad altri soci ho creato la squadra di cicloturisti: siamo una quindicina, facciamo uscite di gruppo sulle nostre colline e partecipiamo ai sette raduni della Resistenza. Uno è organizzato dall’Orologio col Conad Le Querce, vengono circa settecento persone! Mi piace passare lì il mio tempo, organizzare i turni, incastrare gli impegni di tutti. 52 100FACCE 100STORIE Ho conosciuto molta gente e fatto amicizie, questo non può che rendermi felice. Il mio cruccio sono i giovani: dovrei essere io l’addetto al coinvolgimento, ma è sempre più difficile. Magari frequentano il centro per un po’ di tempo, poi trovano la ragazza da un’altra parte e spariscono. Tra l’altro non è facile gestire il rapporto tra due generazioni piuttosto distanti: gli anziani sentono il circolo come “roba loro” e i giovani, che spesso non sono delicatissimi nell’esprimersi, non li aiutano. ” Gisberto Vernizzi 65 anni, vicepresidente dell’Orologio IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 53 Luca Neviani 24 anni, socio del Fogliano 54 100FACCE 100STORIE “ Gioco in difesa nella squadra della Caam, e al momento siamo primi. La squadra ha fatto un accordo col Fogliano e faremo un campo da pallone. Noi ci mettiamo la squadra e loro metteranno il campo: questione di sinergia. Frequento il circolo da almeno nove anni, è un punto di riferimento di Fogliano, è lì che mi ritrovo con gli amici, e poi negli ultimi anni l’hanno ampliato e migliorato. Noi ragazzi in passato avevamo un rapporto burrascoso con gli anziani, forse anche perché noi stessi eravamo un po’ più burrascosi di ora… Adesso va meglio: abbiamo uno spazio a nostra disposizione, e per fortuna che c’è, anche se ancora non c’è quella comunicazione che permetterebbe una crescita del gruppo del centro. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 55 Quando prendo un impegno lo porto a termine. Avevo servito da piccolo alla Festa dell’Unità, ma la mia prima esperienza di volontariato consapevole è stata con La Paradisa: preparavano la fiera di Massenzatico e io mi sono occupato sia di trovare gli sponsor, sia di organizzare il torneo di calcetto. Alla fine abbiamo premiato tutte le squadre, che erano composte da giovani del paese, e ho dovuto anche arbitrare. Il centro nella quotidianità non lo frequento molto, anche 56 100FACCE 100STORIE perché sono presissimo dal lavoro. Vado di sicuro in occasione delle cene che facciamo nella sala al piano superiore con il Real Massenzatico, che coinvolgono ogni volta settanta-ottanta persone. Quella volta mi sono divertito: è stato impegnativo, ma mi ha dato soddisfazione vedere le cose fatte. Ora mi piacerebbe occuparmi del verde insieme a qualche amico, sistemare un po’ il parco pubblico, tenerci dietro. Sarebbe bello fare qualcosa per il mio paese. Vedremo. ” Mirco Prandi 30 anni, socio della Paradisa IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 57 Ivano Germini 60 anni, vicepresidente della bocciofila del Tricolore 58 100FACCE 100STORIE “ Mi occupo di bocce da una vita: sono stato un giocatore e sono tuttora negli organismi della Federazione Italiana Bocce con funzioni arbitrali. Otto anni fa mi sono avvicinato al Tricolore e ho collaborato all’organizzazzione delle varie manifestazioni sportive che allestisce la bocciofila. Poi per cinque anni me ne sono allontanato, perché ero stato eletto presidente di un circolo Arci, ma ho sempre mantenuto i rapporti collaborativi. Ecco perché, quando sono tornato, sono stato scelto ed eletto consigliere, con assunzione di responsabilità nel settore bocce. Posso definirmi uno degli ultimi arrivati nel consiglio direttivo. Nella mia esperienza precedente come nell’attuale ho spiacevolmente constatato che circoli palpitanti come il Tricolore siano afflitti dalla mancanza di ricambio non solo nell’attività specifica del volontariato – perché il lavoro è tanto e la gente disponibile sempre meno – ma anche nel gioco delle bocce: le nuove generazioni risultano assenti e ostili ad avvicinarsi a questa che io ritengo una sana attività sportiva. La domanda del perché e la ricerca delle motivazioni è costantemente all’ordine del giorno, ma non si è ancora trovata risposta precisa. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 59 Il primo viaggio Casablanca-Italia l’ho fatto bambino, nel 1989, al seguito dei miei genitori. Abbiamo girato tutta la penisola, e infatti ho molti amici sparsi per le diverse regioni. Arrivato a Reggio Emilia non conoscevo nessuno, così mi sono iscritto al Foscato, perché abito vicino. Non mi piace la solitudine, sentivo il bisogno di comunicare e di fare qualcosa insieme ad altri finito il lavoro. Sono stato accolto subito bene e mi sono integrato nel gruppo velocemente. Bisogna 60 100FACCE 100STORIE darsi un po’ da fare perché il circolo si basa sul volontariato, tranne il bar, che è affidato a due ragazze, ma lo facciamo senza grossi problemi. Ci sono moltissimi giovani, anche diciottoventenni. Giochiamo a biliardino, alla PlayStation, stiamo al bar a chiacchierare, facciamo partite di calcetto. Quando ero più giovane giocavo in attacco, adesso, dato che sono lo zio dei miei compagni di squadra, mi sono ritirato in difesa. ” Adil Amrani 32 anni, socio del Foscato IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 61 Giuseppe Iori 73 anni, consigliere dell’Orologio 62 100FACCE 100STORIE “ Sono già otto anni che sono nel consiglio dell’Orologio. Mi trovo bene, mi piace partecipare alle riunioni e dare del mio quando posso. Tempo fa facevo anche il magazziniere, finché c’è forza va bene! Quando la forza comincia a mancare, bisogna che ci sia qualcuno che prenda il tuo posto. Adesso stanno entrando alcuni giovani al circolo, è una bella cosa. Facciamo di tutto per inserirli e coinvolgerli, e spero proprio che rimangano, il ricambio generazionale è importante. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 63 Sky ha rovinato tutto perché ti guardi la partita a casa: prima la gente la sera usciva e andava al circolo, si stava insieme e si chiacchierava. Adesso la gente esce meno, è proprio diverso. E quindi non fanno nemmeno i volontari. Fino a poco tempo fa al Primavera non avevamo altro che gente che chiedeva di collaborare, e infatti facevamo un sacco di cose: feste, cene, serate danzanti d’estate. Continuiamo a fare tutto anche se siamo in meno, e ci costa un po’ più fatica. Di giovani ce ne sono pochi: i giovani vanno dove 64 100FACCE 100STORIE sono le ragazze. Quando c’era un gruppetto di cinque o sei ragazze, di giovani era pieno. Adesso che le ragazze non ci sono sono scomparsi anche i maschi. La solita storia. Ma capisco, anch’io ai miei tempi, forse, avrei fatto la stesa cosa. È un po’ un peccato, perché eravamo tutti volontari quando il centro l’abbiamo voluto, inventato, restaurato e poi inaugurato. È stato inaugurato in primavera, da lì viene il nome. Mi piacerebbe che tutta la sua storia non andasse perduta. ” Luciano Bezzecchi 78 anni, socio fondatore e presidente del Primavera IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 65 Roberto Govi 37 anni, consigliere del Primavera 66 100FACCE 100STORIE “ Al Primavera sono cresciuto: era ed è lì la mia compagnia, il circolo è il punto di riferimento quando organizzo qualunque cosa con gli amici, da almeno vent’anni. Aiuto volentieri quando ci sono serate, cene, feste. Ho visto che ce n’era bisogno e non mi sono tirato indietro, e la stessa cosa ho fatto quando c’era da entrare nel direttivo. Data la mia esperienza, mi stupisco vedendo che sono proprio cambiati i ritmi e lo stile di vita, che il bar non è più il centro nevralgico dell’organizzazione dei ragazzi. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 67 Eros Bu≠agni 63 anni, vicepresidente del Tasselli 68 100FACCE 100STORIE “ Sono socio del Tasselli da quando c’è, cioè dall’83. L’abbiamo costruito con le nostre mani, finché il Comune non ci ha dato una mano e siamo riusciti ad ampliare la struttura. Incredibile a dirsi, non ho la passione delle bocce, cosa che accomuna il novanta per cento dei soci. C’è addirittura gente che viene fino a Roncocesi apposta, grazie alla tessera Ancescao. Quando non mi occupo di organizzare le riunioni, dei volantini, del servizio al bar, mi fermo a guardare gli altri giocare. È pur sempre un modo per stare insieme. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 69 Sono presidente del Tasselli dal 1994, e ho il terrore di vederlo completamente vuoto, un giorno. Forse i tempi sono cambiati e il modo di uscire oggi è diverso rispetto a quello di qualche anno fa. Ne capisco poco, io in casa dopo cena non riesco proprio a starci, mi viene voglia di vedere gente e di fare una mano alle carte. La sera al circolo non ci sono più di quindici-venti persone. Giovani non se ne parla, anche perché abbiamo avuto alcuni problemi: avevamo destinato loro una sala ma non ci piaceva come la utilizzavamo, così ora la situazione è in stallo. D’estate l’affluenza e le attività aumentano, la gente frequenta di più anche durante il pomeriggio. Ci piacerebbe che andasse sempre in questo modo, con i bambini delle elementari che vengono a pranzo. I volontari sono solo cinque, ma cerchiamo di fare in modo che vada bene così. 70 100FACCE 100STORIE ” Enea Fratti 69 anni, presidente del Tasselli IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 71 Silvio Gattamelati 76 anni, socio del Catomes Tot 72 100FACCE 100STORIE “ Noi vecchietti dove andiamo? Io e mia moglie ci siamo iscritti al Catomes Tot per ballare e giocare a carte. Ci andiamo dal 1990, era il primo dell’anno. Allora la sede era alla Caserma Zucchi. Oggi conosco tutti, siamo come fratelli. Mi dispiacerebbe se chiudesse, ma vedo i soci calare sempre di più e anche i volontari: quest’anno lo gnocco l’abbiamo fatto anche io e mia moglie, perché c’era bisogno. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 73 Fogliano è come una famigliola. Il lunedì è un giorno tristissimo, perché il circolo è chiuso. È la mia seconda casa: un punto di riferimento, c’è gente di ogni età, di ragazzi è pieno. Sembra strano a dirsi, ma con gli anziani siamo nella stessa compagnia: d’inverno siamo tutti chiusi dentro e capita di fare una partita a carte insieme, o solo di stare a chiacchierare. È gente con molta più esperienza di me, cui chiedo consiglio nel momento del bisogno. 74 100FACCE 100STORIE ” Daniele Benevisi 19 anni, socio del Fogliano IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 75 Ivaldo Montermini 68 anni, socio fondatore del Primavera 76 100FACCE 100STORIE “ L’uomo ha bisogno di socialità. Io di sicuro: senza contatto con le persone, addirittura senza discussione, non campo. Finché posso voglio esserci, comunicare. Credo che la cosa migliore sia stare in mezzo alle persone: poco o tanto, tutti mi danno qualcosa del quale essere grato. Vivo in campagna da sempre. Lì c’è poco in generale per saziare questi bisogni, ma è andata anche peggio quando ha chiuso il bar della cooperativa, l’unico posto dove potevi prendere un caffè e fermarti a fare due chiacchiere con gli amici senza essere buttato fuori di corsa per lasciar posto al prossimo che si deve avvicinare al bancone. Questa fretta non la condivido, non mi piace. Il Primavera l’abbiamo proprio voluto. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 77 Negli anni Settanta a Buco della Signora c’era un solo bar, dove peraltro gli anziani erano malvisti, perché consumavano poco. Un gruppo se ne andò a giocare a briscola sotto il portico del nucleo centrale attorno al quale sorse poi il Buco Magico, e così venne l’idea: il demolitore che occupava la casa se ne era andato, e dalla sezione del Pci partì l’input a fondare lì un centro sociale. Subito raccogliemmo dei fondi con una sottoscrizione, per autofinanziarci, poi entrò il Comune, che diede un contributo per sistemare il verde attorno e farci un bel parco, che oggi c’è e che mettemmo a posto noi volontari con della terra da riporto. Al tempo lavoravamo tutti, io facevo l’idraulico, ma spendevamo il nostro tempo libero per fare qualcosa che potesse servire a tutti. Ci sembrava un bene collaborare alla nascita di un luogo che sarebbe appartenuto alla cittadinanza. È stato un periodo stupendo della mia vita. Allora era sindaco Benassi, che ci aiutò insieme all’ingegner Venturi dell’Ufficio tecnico. 78 100FACCE 100STORIE Ci credevamo. Dopo anni di lavoro, nell’80 noi soci fondatori sottoscrivemmo il primo statuto. L’abbiamo firmato in quattro: Paolo Gallinari, Ugo Ferrari, Natale Bertoldi e io. Poi seguì tutto il resto. Per prima cosa il nome, che ci venne in mente quando la Simona della sezione disse: «Sarà una cosa magica!» Dato che eravamo a Buco della Signora lo chiamammo Buco Magico. Poi il direttivo, che era misto, cioè comprendeva tutte le forze politiche, anche se l’iniziativa era partita dal Pci. Se una cosa è di tutti, è giusto che ognuno possa parteciparvi. Anzi, ognuno dovrebbe parteciparvi, e offrire il suo contributo creativo. Dato che si parla di un bene della collettività, bisognerebbe in teoria riuscire a trovare accordo anche quando la si pensa diversamente. Magari prima si litiga ferocemente, ma poi bisogna essere capaci di trovare un punto d’incontro. Qua è andata piuttosto bene, direi. ” Enzo Poli 90 anni, socio fondatore del Buco Magico IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 79 Gildo Veroni 83 anni, socio fondatore del Tricolore 80 100FACCE 100STORIE “ Il Tricolore nacque ufficialmente nel 1976, ma la sua storia inizia ancora prima, nel 1964, quando venne stipulato un contratto di locazione tra il Comune e quella che allora si chiamava Srat (Società Ricreativa Assistenziale Tricolore), per il bocciodromo di via Agosti. Nel 1976, dopo diversi incontri con il Comune, si decise, saggiamente, di fondere tre bocciofile (Reggiana, Gattaglio e Gardenia) e di creare una grande società multiculturale. Ottenuta la convenzione dalla Srat per uso gratuito ventennale degli impianti, c’era bisogno di un nuovo fabbricato. Il Comune contribuì per due terzi della spesa, mentre un terzo rimase a carico della nuova associazione. La somma necessaria venne ottenuta soltanto dietro fidejussione bancaria, controfirmata da me e dall’amministratore James Bertani: fu un gesto di responsabilità, e di fiducia nel futuro del centro sociale. Sull’onda dell’entusiasmo, parte dei lavori vennero sostenuti gratuitamente dai soci, che si diedero da fare per pavimentare, fare impianti elettrici e idraulici, tinteggiare e quant’altro fosse necessario. Il nuovo impianto venne inaugurato nel 1998. Tutte le attività sono possibili grazie al volontariato. Non ho mai smesso di pensare quanto sia importante dare il proprio contributo per la collettività. Quando c’è la volontà di lavorare e si crede nell’obiettivo da raggiungere, ci si riesce. A noi è successo e ne siamo fieri. Gianni Iotti organizza la tombola, la serata del ballo è seguita da Emilio Fontanili, l’organizzazione della società ciclistica poggia sulle spalle di Luigi Iotti. Il settore delle bocce, presieduto da Athos Bagnacani, svolge un’intensa attività con gare ufficiali e competizioni di grande rilievo provinciale e nazionale. Voglio esprimere un sentito apprezzamento al nostro presidente, Antonio Frignani, per la costante presenza e l’attività che svolge per il bene del Tricolore. IL RACCONTO DEI CENTRI SOCIALI DI REGGIO EMILIA 81